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I cretini non sono più quelli di una volta
Verdeta? 15 OK:Verde età 23-01-2009 12:39 Pagina 38 Libro del mese I cretini non sono più quelli di una volta “Un tempo (secoli fa) queste cose succedevano con una certa frequenza. Per ragioni impalpabili, di solito per iniziativa di alcuni che io chiamo per semplificare cretini. Dei quali ricordo le facce: lisce e tranquillizzanti e a volte anche allegre e ammiccanti. Insospettabili e veloci a rientrare nella normalità espressiva dopo qualche momentaneo tic: un colpo a sistemare i capelli, una lisciata con l’indice sul naso, una grattatina all’orecchio. Poi sgambavano elastici verso le loro Bmw, sorridenti e consapevoli di sé. Partivano a razzo dopo un paio di sgassate. È più difficile oggi riconoscere i cretini, quei cretini lì. Hanno sempre la Bmw. Ma non sono più quelli di una volta.” A d integrazione del suo precedente libro “Quando la rucola non c’era”, dove la nostalgia del bel tempo passato la fa da padrona, anche quest’ultimo lavoro di Enrico Vaime si muove su dei ricordi personali che non hanno la pretesa di dare una lezione morale di come eravamo e di come dovremo essere, AUTORE: Enrico Vaime ma dimostra come il tempo ha modificato il PREZZO: 141 pagine, rilegato nostro modo di pensare, o meglio il nostro modo di non riflettere, visto che non ci PREZZO: € 15,00 poniamo mai dei “perché”, incrementando COLLANA: I lunatici così il nostro degrado culturale. EDITORE: Aliberti “Non è una venatura di presunzione – dice Vaime - ma ho sentito il bisogno di descrivere la mia generazione, una generazione che ha perso tutti i treni possibili. Abbiamo mancato il ’68, anche se un minimo di contributo l’ho dato quando si sono presi la mia macchina, appena comprata, contro la mia volontà per costruire le barricate ; non abbiamo fatto la guerra perché minorenni e così abbiamo saltato molti eventi storici. Siamo stati dei testimoni, ma non abbiamo diritto di parola”. “Il fascino discreto dell’amnesia è degli eletti”. Gli altri sono tutti costretti a ricordare, a ripensarci, a fare bilanci e a tornare indietro. E provare anche una strana inaspettata nostalgia. E allora dopo l’autobiografico “Quando la rucola non c’era” si può sentire l’esigenza anche di un secondo capitolo, perché, “tu chiamale, se vuoi, rimozioni”, ma delle cose Enrico Vaime le aveva omesse, e c’era quasi un’altra vita da raccontare. La vita che comincia nel 1960 con l’ingresso in Rai, dove se volevi fare qualcosa di meno che idiota te lo dovevi inventare, le amicizie con Nino e Roberto, con i quali attraversa Milano, gli incontri con Luciano Mastronardi, che chiese in sposa la figlia del più celebre studioso di letteratura italiana, con Giovanni che faceva la rivoluzione al piano di sopra di una sala da biliardo, con Celestino, pieno di figli oltre che di soldi e di quadri di famiglia, con contesse e grandi produttori, ballerine che ballavano da ferme e sassofonisti che eseguivano Mood Indigo in sottoveste di pizzo. Altri personaggi, altro viaggio. In un passato vicino, “quando eravamo felici” e del quale, qui, si recupera anche il linguaggio, senza tanti problemi di consecutio e corretta dizione. Una finestra su un mondo che non riusciamo più a immaginare, nel quale ci si capiva meglio e tutto era più facile. 38 verdetà