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Flotta verde per la Marina Militare Italiana

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Flotta verde per la Marina Militare Italiana
Flotta verde
per la Marina
Militare Italiana
di Claudio Boccalatte
D
La Marina Militare
all’avanguardia
nel settore del rispetto
dell’ambiente marino
e della sostenibilità
dei consumi energetici
al 12 al 16 febbraio 2014 si è
svolta, presso la
Fiera di Roma, l’ottava
edizione di “Big Blu”, il
Salone Internazionale
della Nautica e del Mare. Il salone, accanto all’esposizione delle principali novità del mercato delle imbarcazioni,
dei gommoni e dei motori marini, ha ospitato
una serie di eventi collaterali e convegni in tema di
nautica, diporto, pesca e turismo del mare, organizzati dalle principali associazioni del settore. In
particolare, il salone si è confermato “palco istituzionale” dedicato a confronti e riflessioni delle associazioni ed Enti del settore nautico, tra cui Assonautica Romana, Assomarinas, Assonat, Federazione Italiana Vela, Federazione Italiana Motonautica,
Federazione Italiana Canottaggio, Federazione Italiana Dragon Boat, Lega Navale Italiana, Guardia
Costiera, Confindustria Nautica e Federturismo. I
temi affrontati, inerenti all’economia del mare, sono stati diversi: dalle problematiche fiscali alla formazione professionale dei “mestieri del mare”, dagli adempimenti per le associazioni dilettantistiche
nella vela alla sicurezza in mare e in immersione al
turismo nautico. Particolare attenzione è stata dedicata alle problematiche ambientali relative al settore navale, il cosiddetto green shipping.
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Non poteva naturalmente mancare l’autorevole presenza della
Marina Militare, che
aveva un proprio stand,
dove erano esposti una
deriva olimpionica 470
utilizzata dall’atleta
mondiale Gabrio Zandonà, un remergometro (vogatore), modelli
di barche a vela, una lavagna interattiva, un
Veicolo Subaqueo Autonomo (AUV) per il monitoraggio ambientale e alcuni assetti del Programma
Operativo Nazionale – Port and Coastal Survey.
Presso il proprio stand, la Marina, il 13 febbraio,
ha presentato, congiuntamente ad ENI, il progetto
“Flotta Verde”, che nasce dall’esigenza di poter
impiegare, a bordo delle Unità Navali, un prodotto alternativo al combustibile navale di origine
fossile (gasolio codice NATO F76) attualmente utilizzato. Le motivazioni di questa esigenza sono
due: arginare parzialmente i rischi strategico-economici di approvvigionamento di combustibili
fossili da paesi a forte instabilità socio-politica, e
nel contempo sottolineare l’impegno ambientale
della MM con iniziative concrete, volte ad impiegare combustibili alternativi a quelli derivati dal
petrolio, come il gas naturale liquefatto e i carburanti non fossili. Nell’ambito di tale impegno, ad
esempio, la Marina Militare sta valutando la possi-
Un’immagine della Fiera di Roma nel corso dell’ottava edizione di “Big Blu”, il Salone Internazionale della Nautica e del Mare svoltosi nel mese di febbraio 2014; in apertura, il simbolo del progetto “Flotta verde”della Marina Militare Italiana
bilità di adottare sulle nuove unità navali in fase
di progettazione, come i PPA (Pattugliatori Polivalenti d’Altura), un sistema di propulsione che possa essere alimentato a gas naturale (quindi con
motori del tipo “Dual Fuel”), oppure motori rispondenti alle più stringenti normative ambientali previste, e cioè il cosiddetto “tier 3” (livello 3)
dell’annesso VI alla normativa MARPOL emessa
dall’IMO (International Maritime Organization, organizzazione di riferimento dell’ONU per il settore
marittimo).
In particolare, il 13 febbraio, la Marina e l’ENI
hanno presentato gli obiettivi del progetto Flotta
Verde, i risultati della sperimentazione del Green
F76, ed i programmi per i prossimi anni. Poche
settimane dopo la presentazione, ha avuto luogo
un altro avvenimento legato al programma Flotta
Verde, e cioè la firma, a Venezia, il giorno 2 aprile
2014, dell’accordo di cooperazione tra la Marina
Militare Italiana e la US Navy nel settore dell’interoperabilità dei carburanti di nuova generazione.
Il combustibile individuato nell’ambito del progetto Flotta Verde contiene una percentuale significativa di componenti di origine rinnovabile (superiore al 50%) e, nel contempo, soddisfa le severe
specifiche NATO dei combustibili ad uso militare,
per i quali è escluso l’utilizzo di componenti bioderivati di prima generazione. Tali componenti,
infatti, presentano caratteristiche poco idonee per
l’impiego a bordo dei mezzi navali militari; infatti,
il loro elevato contenuto di ossigeno li predispone
maggiormente alla contaminazione batterica
quando sono immagazzinati per lungo tempo nelle casse combustibile di una nave.
I biocarburanti possono essere classificati in “generazioni”, principalmente sulla base dell’origine.
I biocarburanti di prima generazione sono quelli
ottenuti da prodotti agricoli tradizionali, come il
biodiesel FAME (Fatty Acid Methyl Ester, estere metilico di acidi grassi - standard EN14214), gli oli
vegetali puri, il bioetanolo prodotto dai cereali e
dalle materie prime zuccherine, il bio-ETBE (etil-
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Un’immagine della conferenza stampa svoltasi il 13 febbraio 2014 presso il salone “Big Blu”, nel corso della quale la Marina Militare
Italiana ed ENI hanno presentato il programma “Flotta Verde”
ter-butil-etere, prodotto dal bioetanolo) e il biogas; la loro produzione e le loro applicazioni sono
già avviate, mentre i principali margini di miglioramento riguardano la riduzione dei costi di produzione, l’ottimizzazione del bilancio energetico,
l’incremento dei rendimenti energetici dei motori
e l’aumento delle percentuali di utilizzo in miscela
con i combustibili fossili.
I combustibili di questa generazione sono in competizione con l’industria agroalimentare. La loro
produzione su vasta scala per usi energetici ha, infatti, secondo alcuni studi, portato ad un aumento
dei prezzi dei prodotti alimentari, e l’organismo
internazionale di riferimento nel settore alimentare, cioè la FAO ha espresso dubbi sulla sostenibilità
delle colture agricole dedicate al bio fuel.
I biocarburanti di seconda generazione
sono ottenuti da
prodotti di scarto
dell’industria agricola, forestale od alimentare, aventi costo di reperimento
nullo o basso come
le biomasse lignocellulosiche, gli oli
esausti e la parte organica dei rifiuti urbani. I biocarburanti
di terza generazione
Il pattugliatore Foscari della Marina Militare, prima unità della “Flotta Verde”, che il 29 gennaio 2014
sono quelli ottenuti
ha sperimentato, con pieno successo, l’impiego di una miscela di biocombustibile per l’alimentazione
da vegetali provedi tutti i motori di bordo (diesel principali di propulsione e gruppi elettrogeni)
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Un’immagine del rifornimento di biocarburante di nave Foscari
nienti da colture che non si pongono in competizione con le risorse agricole destinate direttamente od indirettamente al consumo umano, come ad
esempio le alghe e microalghe (sull’impiego delle
biomasse marine per usi energetici si veda l’articolo “Le alghe come fonte di energia” sul numero di
gennaio 2013 di questa Rivista). Sebbene le tecnologie produttive non siano ancora ottimizzate, i
biocarburanti di seconda e terza generazione sono
considerati molto promettenti, poiché costituiscono uno strumento concreto per la riduzione del
costo di produzione dei biocarburanti, costo che
attualmente li penalizza rispetto ai concorrenti
fossili. Inoltre, non sottraendo risorse alle culture
alimentari, non sono soggetti ai dubbi di tipo etico sulla sostenibilità delle culture dedicate alla
produzione di materie prime per carburanti di prima generazione.
Uno dei primi risultati del progetto Flotta Verde è
stato la sottoscrizione, avvenuta a dicembre 2012,
di un accordo di collaborazione tra M.M. ed ENI,
per lo sviluppo e la sperimentazione, a bordo di
unità navali messe a disposizione dalla M.M., di
un biocombustibile composto per almeno il 50%
da Green Diesel™ ottenuto attraverso la tecnolo-
gia Ecofining™, sviluppata da ENI in collaborazione con Honeywell-UOP. In sostanza, questa tecnologia prevede di far reagire i trigliceridi dell’olio
vegetale con l’idrogeno, in presenza di un opportuno catalizzatore, all’interno di un primo reattore, per ottenere propano e idrocarburi paraffinici,
che quindi sono isomerizzati reagendo con idrogeno in un secondo reattore.
Il progetto si è quindi sviluppato nel primo semestre 2013 con la messa a punto della formulazione
ottimale del combustibile, tramite una serie di test
di laboratorio e prove al banco su motori, utilizzando le strutture del Centro Ricerche ENI di S.
Donato Milanese. Nel secondo semestre è stata individuata la formulazione più idonea e si sono
conclusi i test sul prodotto finale. Questa prima
sperimentazione ha portato alla produzione complessiva di circa 30 metri cubi di combustibile, di
cui circa la metà è costituito da Green Diesel™
prodotto in un impianto negli USA su tecnologia
Ecofining™, e l’altra metà è gasolio di alta qualità
proveniente dalla raffineria ENI di Sannazzaro.
Il primo importantissimo obiettivo è stato raggiunto il 29 gennaio 2014, quando il pattugliatore d’altura Foscari della Marina Militare ha speri-
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L’arrivo presso la Bioraffineria ENI di Venezia del Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ammiraglio Giuseppe De Giorgi, e del
Segretario della US Navy Ray Mabus per la firma dell’accordo di cooperazione sui biocarburanti
mentato il nuovo carburante; le prove di funzionamento hanno avuto pieno successo, confermando le aspettative dei tecnici: il passaggio da
un combustibile all’altro è avvenuto senza alcuna
variazione delle prestazioni e dei parametri termodinamici dei motori di propulsione e dei generatori. Il nuovo prodotto è quindi compatibile
con le macchine e con i circuiti esistenti senza apportare alcuna modifica e senza adottare particolari accorgimenti. Nave Foscari proseguirà la propria attività operativa in mare impiegando per i
servizi di propulsione e generazione elettrica di
bordo il “gasolio verde” imbarcato, costituendo
quindi la prima unità della Flotta Verde della Marina Militare Italiana.
Il vice presidente esecutivo del settore Ricerca, Sviluppo Tecnologico e Progetti di Eni, ingegner Giacomo Rispoli, nel corso della conferenza stampa
del 13 febbraio ha commentato “Eni è lieta di partecipare con la Marina Militare Italiana a questo interessante progetto della Flotta Verde, siamo contenti
del risultato dell’attività scientifica e della ricerca,
poiché attraverso essa la Marina Militare Italiana è la
prima in Europa a sperimentare operativamente il
green diesel, in anticipo anche rispetto alla scadenza
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europea che prevede l’uso del 10% di frazione bio entro il 2020”.
Per il 2014, la sperimentazione prosegue anche
nella base di Taranto, coinvolgendo più unità navali con propulsori di diverse caratteristiche, utilizzando quantitativi maggiori (circa 150 m3) di
Green Diesel™ prodotto nella Bioraffineria Eni di
Venezia, primo esempio al mondo di raffineria petrolifera convertita per produrre biocarburanti da
oli vegetali, anche di seconda e terza generazione.
Sono anche stati avviati i lavori per la definizione
di un protocollo di sperimentazione, sugli aeromobili dell’Aviazione Navale, del carburante avio
formulato con il 50% di green jet fuel, che si chiuderà con un volo sperimentale di prova.
Il 2 aprile 2014, come già accennato, è stato firmato, presso la Bioraffineria ENI di Venezia, l’accordo
di cooperazione tra la Marina Militare Italiana e la
Marina Militare Americana, alla presenza del Capo
di Stato Maggiore della Marina Militare, ammiraglio Giuseppe De Giorgi, e del Segretario della Marina degli Stati Uniti d’America Ray Mabus. Obiettivo dell’accordo è l’interoperabilità dei carburanti
di nuova generazione per le navi e per gli aeromobili, attraverso la condivisione dei risultati delle
Aprile 2014: si firma l’accordo di cooperazione tra la Marina Militare Italiana e la US Navy per lo scambio d’informazioni nel settore
dei biocarburanti
quinanti atmosferici della Squadra Navale rispetto
ai livelli attuali.
In conclusione, con gli accordi con ENI e la US
Navy, con la sperimentazione effettuata sul Foscari
e con il programma Flotta Verde la Marina Militare Italiana si pone all’avanguardia tra le marine
europee nel settore del rispetto dell’ambiente marino e della sostenibilità dei consumi energetici,
sfruttando al meglio le più avanzate tecnologie
disponibili in Italia nel settore. La nostra Marina è
stata, infatti, la prima in Europa
a sperimentare operativamente
il green diesel, in linea con la
dottrina NATO sull’interoperabilità. Il Green F76 è, infatti, un
prodotto a specifica Nato che
può già essere utilizzato dalle
Marine dei paesi dell’Alleanza.
Il programma Flotta Verde prosegue, sia per quanto riguarda
le unità già in servizio che quelle di prossima costruzione, a
conferma del primato di attenzione all’ambiente della Marina
sviluppata da ENI in colla■
Militare Italiana.
sperimentazioni; entrambe le marine hanno già
sperimentato con successo, a bordo delle loro navi,
l’impiego di miscele al 50% bioderivate. La frazione di qualità premium si produrrà in scala industriale presso la bioraffineria Eni di Venezia.
Gli obiettivi del Progetto Flotta Verde prevedono,
entro il 2016, di avere una formazione di unità navali operanti con il 50% dell’energia da fonti alternative al petrolio ed entro il 2020 una riduzione
del 40% dei coefficienti di emissione di CO2 e in-
Rappresentazione di massima della tecnologia Ecofining™,
borazione con Honeywell-UOP
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