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Quanti soldati borbonici sono entrati nel carcere di Fenestrelle

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Quanti soldati borbonici sono entrati nel carcere di Fenestrelle
CC 3.0 SA BY Zenone di Elea
ANTICIPAZIONI
LA Polemica SULLe vittime del Risorgimento
FENESTRELLE
e i suoi morti
Uno degli edifici del complesso del Forte
di Fenestrelle. Nel riquadro, la lapide
fatta apporre dai neoborbonici nel 2008
Quanti soldati borbonici sono entrati
nel carcere di Fenestrelle senza uscirne più?
E’ nuovamente polemica grazie ad un saggio
che contesta ad Alessandro Barbero
il tentativo di minimizzare le vittime dei campi
di detenzione dopo l’unità d’Italia. Anticipiamo
alcuni passi in cui l’ex magistrato e storico Agnoli
controbatte le tesi di Barbero sulle dimensioni
del fenomeno proprio nel luogo simbolo della
presunta repressione anti-borbonica. Un luogo
dove qualcuno ha scritto «Ognuno vale
non per ciò che è ma per ciò che produce»…
di Francesco Mario Agnoli
e’
lo stesso Barbero che, cedendo
forse al suo istinto di storico
dedito con profitto anche alla
letteratura romanzesca, dedica
proprio alla fortezza di Fenestrelle l’incipit della premessa
al suo libro con la descrizione
di una marcia notturna che
sembra uscita dalla penna (o dal computer) di un revisionista neo-borbonico: «La sera del 9 novembre 1860 una colonna di soldati in lacere uniformi turchine, disarmati e sotto
scorta, marciava lungo la tortuosa strada alpina che risale la
Val Chisone, nelle montagne piemontesi, verso la fortezza di
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Fenestrelle, costruita a 1.200 metri di altezza sul livello del
mare. Erano prigionieri dell’esercito borbonico catturati per
lo più alla resa di Capua il 2 novembre, trasferiti per mare
da Napoli a Genova dove erano approdati il giorno prima,
poi trasportati in treno fino a Pinerolo e ora avviati a piedi, giacché non c’era altro mezzo, alla fortezza. Esausti per
l’interminabile marcia, arrivarono a Fenestrelle per tutta la
notte, a drappelli sbandati. Uno di loro morì appena giunto,
nei giorni seguenti ben 178 su 1.186 vennero ricoverati in
ospedale e altri quattro vi morirono».
Quanto segue farebbe però rimanere di sale o rabbrividire lo scrittore neo-borbonico, perché lo storico piemonte-
ottobre 2013
se accusa di «menzogna e mistificazione» sia la lapide che
il 6 luglio 2008 venne collocata nella fortezza ad iniziativa
dei Comitati Due Sicilie e del Partito del Sud in onore delle
migliaia di soldati dell’esercito delle Due Sicilie che vi erano
stati segregati per essersi rifiutati di rinnegare il re e l’antica
patria, e i discorsi che vennero nella circostanza pronunciati a ricordo degli ottomila uomini che vi sarebbero morti
di fame e di freddo e dei 40 mila «prigionieri meridionali
sterminati nel Nord». Anche a limitarsi agli ottomila che
avrebbero perso la vita a Fenestrelle si tratterebbe di un
vero e proprio sterminio e di un totale fallimento del progetto piemontese che, come si è detto, al contrario di quello
nazista non mirava affatto all’eliminazione degli internati
ottobre 2013
ma al contrario al loro arruolamento (e in realtà nessuno
storico serio, professionista o dilettante, neo-borbonico o
semplicemente revisionista ha mai espressamente sostenuto il contrario). Non la morte, ma la rieducazione sia pure
attraverso mezzi punitivi, (…) insomma una realizzazione
in chiave militaresca (per questo assai più dura nei mezzi) del programma «fare gli italiani» invocato da Massimo
d’Azeglio. (…) Barbero può riuscire credibile quando sulla
base dei documenti ufficiali e del registro parrocchiale dei
defunti, pur se non necessariamente esaustivi, nega gli
ottomila morti, ma certamente non quando sostiene che
le autorità piemontesi ricorsero a questa loro rupestre fortezza solo per la scarsità di altri luoghi nei quali collocare
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