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Sono stata stuprata a nove anni. Ho giurato di non arrendermi al

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Sono stata stuprata a nove anni. Ho giurato di non arrendermi al
STORIE
della settimana
Sono stata stuprata a
nove anni. Ho giurato di
non arrendermi al dolore,
di voler bene solo ai figli.
E di imparare a combattere
Era una bambina felice, colta e piena di vita. Educata all'arte del comando nel castello di un
papà senza scrupoli. Che non esitò a cederla come sposa bambina in nome di un'alleanza,
spezzandole il cuore. Caterina rinunciò ad amare per non soffrire più. Bella come una madonna,
appassionata dì alchìmia, combattiva come una tigre, trattò con teste coronate, fece riforme
importanti, si occupò con intelligenza dei molti eredi. Oggi un libro (finalmente) la celebra
di Gaia Giorgetti
H
FIGLIA ILLEGITTIMA
Sopra, la copertina del
libro La Bastarda dsqli
Sforza di Carla Maria
Russo (Piemme, 17,90
euro), ritratto di
Caterina, figlia illegittima
di Galeazzo Maria Sforza,
tiranno crudele ma
anche grande mecenate
che rese splendida la
corte milanese del 1400.
o chiuso gli occhi. Perché nessuno mi aiata? Il dolore è immenso, un abisso
infinito. Pensa alle parole di mio padre: comportati come una vera Sforza,
non opporre resistenza! E questo sconosciuto sopra di me, mifa male:
«Duchessina, una moglie deve obbedire ai voleri di suo marito, altrimenti
fa peccato mortale. E tu sai che cosa vuol dire mortale?". Ma la morte è già
questa, e io la vorrei, ora in questo letto. Dove sono le mie mamme? Chi
mi può aiutare? Stringo la mìa bambola dì pezza, ma il martirio sembra non finire mai. E
giuro a me stessa: Caterina, nessuno mai più ti può chiedere amore. L'amore l'avete ucciso
stanotte, insieme alla bambina felice che ero.
E i] racconto crudo di uno stupro su una bambina di 9 anni: quello di Caterina Sforza
quando, il 17 gennaio del 1473, deve subire tutto questo. Rampolla del casato di
Milano, figlia illegittima di Galeazzo Sforza, prediletta della famiglia, Caterina è una
bambinetta tutto pepe, che si esercita alle arti della guerra, studia e si appassiona di
alchimia. M a il potere ha le sue leggi e Galeazzo Maria, suo padre, è un uomo senza
scrupoli, ben diverso dal Signore di Milano, nonno Francesco. C'è un'alleanza da
stringere, un conflitto da scongiurare e un matrimonio combinato è la soluzione ideale.
Non importa se la sposa è sua figlia e ha solo 9 anni. E nemmeno se lo sposo pretende
come garanzia delle nozze di consumare subito il rapporto sessuale. Così una
bambinetta di sangue blu finisce al macello, in pasto alle voglie di un uomo, protetta
dalle mura del Castello Sforzesco, ma soprattutto dall'accondiscendenza risoluta del
potere, del padre, del marito, dì un'epoca, quella delle corti italiane, sulla quale
abbiamo costruito una delle parti più luminose della nostra civiltà. Sotto quello
splendore quanta sofferenza femminile è stata taciuta per secoli? La storia di Caterina
Sforza è quella di una vittima del più atroce atto di barbarie che si possa compiere su
una bambina: finire nel letto di un uomo, piccola, sola e offerta al suo totale volere. U n >
PIEMME
La dama dei gelsomini
di Lorenzo di Credi
ritrae Caterina Sforza
(1463-1509), signora di
Imola e contessa
di Forlì. Ebbe 3 mariti e
8figli,trai quali
Giovanni dalle Bande
Nere. Si ritrovò
coinvolta in terribili
lotte di potere,
frequentò artisti e
militari, cavalcava
come un uomo, ma
aveva gusti raffinati.
PIEMME
IL SUO MANUALE DI BELLEZZA
Caterina Sforza in ur'incisionc di Jules David
(1808-1892). Oltre a essere una coraggiosa
tondotliera e un'abile donna di potere, Caterina
era appassionata di medicina, alchimia e
cosmetica. Ci ha lasciate un manoscritto con le
sue ricette di erboristeria per conservare
la salute e la bellezza, dal tìtolo Sperimenti
della excellentissimo signora Caterina da Forlì.
STORIE
della settimana
sacrificio sessuale senza scrupoli. Perché
alla piccola Caterina è stata lacerata
l'anima. Come deve essere stata quella
notte per questa bambina? Lo racconta
un libro appassionante, La Bastarda degli
Sforza, ultimo romanzo di Carla Maria
Russo che, accanto a puntuali
ricostruzioni storiche, dà voce in prima
persona a Caterina, entrando nei suoi
pensieri, nei suoi stati d'animo, nella
psiche di bambina e di donna.
La notte dell'orrore
L'autrice immagina che in quella notte
terribile lei abbia chiuso gli ocelli
terrorizzata, stringendo l'unico simbolo di
affetto che le hanno lasciato, la sua
bambola di pezza. Poi, consumato lo
stupro, ecco arrivare le serve a raccogliere
il lenzuolo imbrattato come prova
dell'unione coniugale. Non c'erano
psicologi, medici, braccia amorevoli o
giudici a difenderla: la Bastarda degli
Sforza ha dovuto superare quella voragine
da sola e ha scelto la strada delle vendetta.
Mai più uno sguardo o nessuna pietà
verso quel marito crudele, nessun
perdono neppure per un padre che amava,
ma l'aveva mandata al macello.
Sola, forte, intelligente Caterina Sforza si
conquisterà l'appellativo di Tigre,
combattendo a cavallo nonostante il
pancione (ebbe otto figli), tenendo in
pugno città, folle ribelli ed eserciti nemici,
contrattando per la salvezza sua e dei
figli, vivendo la prigionia e accettando la
resa. La vita di questa duchessa che
rinasce dal suo dolore diventa un simbolo
potentissimo della lotta delle donne
contro la prevaricazione, perché ci
rammenta il prezzo che abbiamo pagato
alla storia. Ne parliamo con l'autrice del
libro.
Nella Milano del Quattrocento le
donne erano davvero carne da macello,
merce di scambio? Anche le nobili e le
bambine?
«Caterina Sforza vive in un periodo di
grande splendore. Eppure, la sua è una
storia di violenza molteplice,
simboleggiata nello stupro, ma in realtà
continuativa: è la violenza del potere
politico, del potere maschile e del potere
delle convenzioni, perfettamente
coincidenti. La sua sorte non e certo
isolata, a molte dame di corte capitava la
stessa cosa».
Quali leggi potevano giustificare un
padre che favoriva una violenza così
terribile?
«Galeazzo Maria, un uomo privo di
scrupoli, deve sancire un'alleanza con la
famiglia Riario, vicina al Papa: bisogna
trovare una Sforza da offrirgli in moglie,
anche se il prezzo da pagare è la
consumazione sessuale del matrimonio,
come condizione richiesta dallo sposo
Girolamo Riario. Viene scelta la giovane
Costanza, ma la madre Gabriella
Gonzaga osa sfidare Galeazzo,
opponendosi al matrimonio della figlia,
per evitare quello che lei sa bene essere
uno stupro. A quel punto Galeazzo non si
fa alcuno scrupolo di pretendere che sia
proprio sua figlia Caterina a subire questa
sorte».
Come era Caterina prima del trauma
che le ha cambiato la vita?
«Una bambina immensamente felice,
adorata dalla nonna che l'aveva fatta
studiare e l'aveva educata come i suoi due
fratelli alle arti militari, cosa che le sarà
utilissima nella vita. Ma l'educazione dei
casati nobiliari prevedeva anche un
ossequio assoluto alle convenzioni: subire
passivamente i voleri della famiglia, senza
discutere. Nell'indole, però, Caterina era
combattiva e forte. E lo ha dimostrato
sempre».
Perché la chiamavano la Bastarda?
«Bastarda non aveva accezione negativa:
lei era figlia dell'amante di Galeazzo, e
viveva nel Castello Sforzesco con la
mamma e Bona, la moglie del padre. Di
fatto, aveva due madri».
40
PIEMME
Ma quel giorno nessuna delle due la
difese.
«Tutto accadde all'improvviso: Caterina
restò incastrata in quella vicenda, senza
che le madri osassero sfidare il padre. Da
quel momento tutto cambia per lei».
Questa brutta vicenda non era mai stata
raccontata: lei ha scelto di descriverla
dal punto di vista della protagonista.
«Mi sono immedesimata in questa
bambina: ho immaginato cosa può aver
provato, costretta a una violenza del
genere. Aveva davanti lo sposo, Girolamo,
nipote del Papa al quale - come a tutti gli
uomini potenti - era concessa ogni
licenza, ogni cinismo. E fu puro cinismo
quello che lo spinse ad avere d rapporto
sessuale con una bambina di nove anni:
non gli importava chi fosse e quanti anni
avesse, quel che contava è che fosse una
Sforza e che la prova del matrimonio
fosse inconfutabile»".
E nell'animo questa bambina che cosa
provò?
«Un'immane crudeltà sulla sua pelle,
paura, angoscia. Lei non può ancora
capire che cosa suo padre voglia da lei.
Accetta l'ordine come un evento
misterioso e minaccioso. E la sua
angoscia aumenta perché viene lasciata
sola, senza riferimenti affettivi. Per questo
afferra la bambola, che surroga questa
mancanza. Lo stupro per lei è dolore
fisico, ma anche un infinito dolore
dell'animo, una piaga del corpo che
diventa una piaga del cuore, dalla quale
capisce che non guarirà mai più. E giura
vendetta alla Caterina che ha subito lo
stupro: vendicherà quella bambina, non
perdonerà mai né suo padre né suo
marito».
Caterina diventa implacabile, È il
prezzo che ha dovuto pagare?
«I suoi meccanismi affettivi sono stati
compromessi per sempre. Quella notte ha
pensato: non chiedetemi mai più l'amore,
perché lo avete appena ucciso in modo
orribile».!!
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