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Parole da condividere al ritorno dagli Esercizi Spirituali…

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Parole da condividere al ritorno dagli Esercizi Spirituali…
Parole da condividere al ritorno dagli Esercizi Spirituali…
Dal 18 al 22 febbraio i vescovi della Conferenza Episcopale Campana hanno svolto gli esercizi spirituali a
Mugnano del Cardinale, in ascolto della Parola, in preghiera silenziosa, in comunione fraterna tra di loro e
spiritualmente uniti al Santo Padre Benedetto XVI.
Ha “letto” per noi la Parola Luciano Manicardi, monaco della comunità di Bose.
La lettura della “Sacra Pagina” ha riguardato le lettere pastorali di San Paolo (1-2 Timoteo e Tito), in
particolare la 2Tm e Tt.
E’ stato molto utile per noi che esercitiamo la presidenza, la cura e il servizio pastorale ascoltare le
raccomandazioni e gli insegnamenti di Paolo ai suoi fratelli e “successori” Timoteo e Tito.
Desidero consegnarvi alcuni pensieri e “parole” nella condivisione spirituale fra il vescovo e la sua Chiesa.
Innanzitutto in questo anno della Fede è consolante partire da una parola di S. Ignazio di Antiochia: “Gesù è
la fede perfetta”, per come Egli si pone di fronte al Padre e di fronte agli uomini: è fedele e credibile.
Così Paolo insegna: “So infatti in chi ho posto la mia fede e sono convinto che egli è capace di custodire
fino a quel giorno ciò che mi è stato affidato” (2Tm1,12).
Il vescovo è la memoria del Vangelo per la comunità, perciò l’Apostolo continua dicendo:”Prendi come
modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù.Custodisci
mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato” (2Tm 1, 13-14).
Egli deve lottare e faticare per annunciare la Parola e vigilare sulla stessa: è paragonato al soldato, all’ atleta
e al contadino. La sua attività ministeriale passa sempre attraverso la sua profonda umanità, egli deve
“ricordare … sforzarsi di stare davanti a Dio come una persona degna … evitare le chiacchiere vuote e
perverse … “ (2Tm 2,14-16). Tutto ciò gli permette di conservare la libertà interiore e la parresiafranchezza evangelica.
Con questa ricchezza di umanità inizia il percorso educativo, che vede coinvolte la sua persona e le persone
affidate. Al primo posto si pone la virtù della pazienza, che è “l’arte di vivere l’incompiutezza in sè e negli
altri”, facendosene carico. Nella pazienza entra il continuo rendimento di grazie per l’altro, in questo modo si
porta l’altro con sé davanti a Dio, purificando la relazione dalla fatica e dal risentimento.
“Tuttavia le solide fondamenta gettate da Dio resistono e portano questo sigillo: Il Signore conosce quelli
che sono suoi, e ancora: si allontani dalla iniquità chiunque invoca il nome del Signore” (2Tm 2,19). La
pazienza si esprime naturalmente nella mitezza: il mite è colui che sa mettere un limite alla propria forza e la
trasforma in dialogo.
Il dialogo è la parola che si pone in mezzo e diventa paideia-educazione: “tu invece mi hai seguito da vicino
nell’insegnamento, nel modo di vivere, nei progetti, nella fede, nella magnanimità, nella carità, nella
pazienza, nelle persecuzioni, nelle sofferenze” (2Tm 3,10-11). L’atto formativo del Pastore nasce dalla
conoscenza di sé e del Signore e si fa proposta di vita, perché educare non è mai sedurre.
Tutti siamo sotto la paideia-educazione del Verbo-Logos-Parola: “è apparsa infatti la Grazia di Dio, che
porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna (paideuo) a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere
in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà”(Tt2,11-12).
La grazia di Dio ci educa a vivere, il Verbo è la Grazia di Dio che è apparsa e ci educa a rendere buona e
bella la vita: “questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità”(Tt 2, 15). In questa
prospettiva, Paolo, lasciando i cristiani di Efeso afferma:”non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita,
purchè conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare
testimonianza al Vangelo della grazia di Dio”(At 20,24), fa eco l’altra parola dell’ Apostolo:”Ho combattuto
la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la Fede”(2Tm 4,7). Ogni credente è guidato dalla
educazione –paideia del Vangelo della grazia di Dio, è la Parola proclamata, celebrata, vissuta nella Chiesa,
in modo particolare le Sacre Scritture:”Queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la
fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed
educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona”(2Tm 3,
15-17).
Come si qualifica un opera buona? S. Ignazio di Antiochia scrive:” Il credente deve assumere i modi
(atteggiamenti, sentimenti, pensieri) del Signore”.
Mons Pasquale Cascio, arcivescovo
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