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silenzio tutti!!! a2a si beve tutta l`acqua dei laghi della sila

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silenzio tutti!!! a2a si beve tutta l`acqua dei laghi della sila
GOLETTA DEI LAGHI 2015
SILENZIO TUTTI!!!
A2A SI BEVE TUTTA L’ACQUA DEI LAGHI
DELLA SILA
Dossier 2015
PREMESSA
In Sila sono presenti i più grandi bacini idrici della regione, realizzati per produrre energie elettrica e
per funzioni irrigue a servizio delle numerose vallate presenti sull'altopiano e delle aree del
Marchesato Crotonese e della valle del Crati. I laghi silani sono il Cecìta (il più esteso e con la
maggiore portata d'acqua), l’Arvo, l’Ampollino, l’Ariamacina, il Serbatoio del Passante e il piccolo
lago del Savuto. Di questi 3 ricadono nei confini del Parco Nazionale della Sila: l'Arvo, l'Ampollino e
l'Ariamacina, mentre il Cecita segna il confine nord-ovest del Parco ma è ricompreso nella Zona di
protezione speciale della Sila Grande. Nel perimetro del Parco sono presenti altri due bacini artificiali
nati per utilizzo agricolo, Il Votturino e quello di Re Di Sole, non ancora completati nonostante siano
passati alcuni decenni dall’inizio dei lavori..
1
Da segnalare è la presenza accertata di alcuni laghi del passato, estinti migliaia di anni fa a causa di
forme di erosione delle loro soglie. Questi laghi sono il Mucone, che interessava pressoché l'areale
dell'attuale lago Cecìta e il lago Trionto, sito in località Difesella di Trionto. In entrambi i casi sono
state trovate tracce di depositi pleistocenici contenenti materiale organico, elementi che farebbero
presupporre l'esistenza dei laghi. Un sesto lago si trova alle pendici della Sila Greca in coincidenza
con l'inizio della Piana di Sibari ed è il lago di Tarsia.
Lago Cecìta
Il lago Cecìta è, per dimensioni superficiali e capacità di
portata, il principale lago della Calabria. Chiamato anche
Mucone per via del fiume omonimo, principale immissario
del bacino, è un lago artificiale realizzato per la produzione
di energia idroelettrica. Il lago ricade territorialmente nei
comuni di Spezzano della Sila, Longobucco e Celico,
interamente nella provincia di Cosenza, ed è stato realizzato
sbarrando con una diga in calcestruzzo e cemento armato, il
fiume Mucone ed altri piccoli ruscelli. I lavori per la
realizzazione della diga iniziarono verso la fine degli anni
Il lago Cecìta
’40 per essere terminati nel ‘51. I lavori vennero realizzati
dalla società Lodigiani per conto della S.M.E. (Società Meridionale di Elettricità) in seguito alla
nazionalizzazione dell'energia elettrica, avvenuta nel 1962, il lago e gli impianti idroelettrici annessi
sono passati sotto il controllo dell'ENEL che ancora oggi ne è proprietario. La realizzazione del lago
Cecìta fa parte di quella che è considerata la seconda fase delle opere idroelettriche della Sila
che prevedeva la realizzazione di un secondo sistema di invasi artificiali dopo quelli di Ampollino e
Arvo realizzati tra la fine degli anni ’20 e i primi anni ’30. In questa seconda fase furono realizzati
oltre al lago Cecìta, anche il lago Ariamacina come serbatoio ausiliare del primo e tutto il sistema di
impianti per la produzione di energia con le centrali site nei comuni di Acri e Luzzi.
Lago Arvo
Il lago Arvo è per dimensioni e per capacità, il secondo lago
della Calabria, capace di raccogliere circa 84 milioni di
metri cubi d'acqua con un perimetro di circa 30 km. Il lago
è alimentato dall'omonimo fiume che si immette nel bacino
per poi uscire da esso e proseguire fino alla confluenza con
il fiume Neto, il secondo corso d'acqua più lungo della
regione. Il lago Arvo si trova incastonato tra le catene
montuose più alte della Sila, con a nord la catena del Botte
Donato, la cima più alta dell'altipiano con i suoi 1.929 m. e
Il lago Arvo vista dai Colli Perilli
a sud con il Monte Cardoneto facente parte della catena del
Montenero, la seconda cima più alta con 1.881 m. Il lago
ricade territorialmente nei comuni di San Giovanni in Fiore ed Aprigliano in provincia di Cosenza, è
stato realizzato sbarrando il fiume Arvo, i ruscelli Bufalo e Fiego allo scopo di creare un bacino
idroelettrico. I lavori per realizzare la diga iniziarono nel 1927 e terminarono nel 1931. La
realizzazione del lago Arvo fa parte di quella che è considerata la prima fase dell’opere
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idroelettriche della Sila quando insieme all'Arvo venne realizzato il lago Ampollino e tutte le opere
di connessione con quest'ultimo e le centrali idroelettriche di Calusia e Timpagrande.
Lago Ampollino
Il lago Ampollino è il primo grande invaso artificiale che
venne realizzato in Sila nella prima fase di realizzazione
degli impianti idroelettrici. L'inizio delle lavorazioni della
diga, che formerà successivamente il lago, iniziarono nel
1916 e terminarono nel 1927. L’opera sin da subito venne
considerata
di
enorme
importanza
tant’è
che
all’inaugurazione dell’invaso prese parte anche l’allora Re
d’Italia Vittorio Emanuele III. Il lago si presenta di forma
stretta ed allungata, con particolari insenature e suggestive
panoramiche
tanto da essere spesso accostato ai fiordi
Il lago Ampollino
norvegesi. La maggiore e particolare caratteristica di questo
bacino è però quello di bagnare ben tre diverse provincie: Cosenza, Crotone e Catanzaro. La sua
realizzazione è ad opera della Società Meridionale Elettrica che sbarrò con una diga in calcestruzzo e
cemento armato il corso del fiume Ampollino riuscendo in questo modo a riempire la vallata omonima
e a realizzare l’invaso a scopo idroelettrico. È collegato, tramite una condotta forzata, al lago Arvo
dalla quale riceve ulteriori acque. Le acque del lago Arvo alimentano 3 grandi centrali idroelettriche,
quella di Orichella, posta a 800 m.s.l.m., facendo un salto di 480 m, e successivamente dopo che le
acque vengono nuovamente raccolte in un bacino di compenso, si dirigono alla seconda centrale
elettrica, quella di Timpa grande, posta a 541 m.s.l.m.. Successivamente le acque vengono
nuovamente raccolte ed indirizzate alla terza centrale, quella di Calosia in territorio di Caccuri (Kr)
ma vicino al centro urbano di Cotronei (Kr). Dopo la centrale di Calosia le acque affluiscono nel
fiume Neto e vengono utilizzate per scopi irrigui irrorando la pianura dell'alto Marchesato Crotonese.
Lago Ariamacina
Il lago Ariamacina è il quinto invaso della Sila con
una’estensione superficiale di 1,20 Kmq, sito nel territorio
comunale di Spezzano della Sila e Serra Pedace. Venne
costruito nella seconda fase di realizzazione dei laghi a
scopo idroelettrico, tra il 1953 e il 1955, in concomitanza
della realizzazione del lago Cecìta con la quale è collegato
tramite condotta forzata rifornendo d’acqua il più grande
invaso silano qualora ce ne fosse necessità. Inoltre prima
di confluire nel lago Cecìta, le acque della condotta forzata
alimentano la centrale elettrica di Vaccarizzo nel comune
Il lago Ariamacina
di Spezzano della Sila. L’invaso è stato realizzato nell’alta
valle del Neto alle pendici del monte Volpintesta, e proprio il fiume Neto, insieme al torrente Righio, è
il suo principale affluente e lo sbarramento del suo corso ha permesso la realizzazione dell’invaso
artificiale. Come tutti gli altri invasi artificiali della Sila, se non in maniera ancora maggiore, anche il
lago di Ariamacina, si è perfettamente adattato all'ambiente circostante, tanto da apparire un invaso
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naturale a chi lo osserva per la prima volta, grazie soprattutto all’ambiente poco antropizzato che lo
circonda. Quest’ultima caratteristica ha fatto del lago Ariamacina una zona lacustre particolarmente
adatta alla nidificazione di molte specie volatili, così come luogo di soste di molti uccelli durante il
periodo di migrazione verso il nord Africa. Essendo una zona lacustre e umida montana di elevato
interesse erpetologico ed ornitologico, oltre che sito di sosta migratoria di specie ornitiche palustri,
nell'ottobre del 2002 in un’area del lago è stata istituita da Legambiente “L'Area Naturalistica di
Ariamacina” facente parte di “Natura e Territorio” (il sistema delle oltre 50 aree protette gestite da
Legambiente su tutto il territorio nazionale, che contribuisce alle più generali strategie di
conservazione della natura e di sviluppo sostenibile locale attuate nel nostro Paese mediante la Rete
Ecologica Nazionale). Per tutte queste caratteristiche il lago è stato istituito come area S.I.C.
(Sito di Interesse Comunitario).
Lago Passante
Il lago Passante, più noto come Serbatoio del Passante, è il
quarto invaso per dimensioni e portata della Sila, sito nel
cuore della Sila Piccola, nel comune di Taverna provincia
di Catanzaro. Come per quasi tutti i laghi calabresi anche
per il Serbatoio del Passante la diga è realizzata in
calcestruzzo e cemento armato. Il bacino idrico ha una
superficie di 1,9 Kmq ed una capienza dell’invaso di 38
milioni di metri cubi di volume d’acqua. Il lago si trova a
confine con il Parco Nazionale della Sila ed è facilmente
raggiungibile percorrendo la SS 179, che collega
Catanzaro con l’altipiano calabrese e i primi villaggi
Il lago Passante
turistici realizzati in Sila Piccola. Causa una profonda
crepa nel novembre 2012 il bacino è stato completamente svuotato per portare a compimento i lavori
di consolidamento, il che ha provocato la moria dei pesci presenti nel lago. Per le attività di
svuotamento si rimanda al paragrafo di merito.
Lago del Savuto
Il più piccolo fra i bacini artificiali della Sila è il lago del Savuto il cui bacino si trova nel territorio di
Parenti in provincia di Cosenza. Pur essendo il più piccolo dei bacini quello del Savuto è però il primo
bacino realizzato in Sila in concomitanza con la realizzazione del lago Ampollino. La sua diga e
l’intero invaso vennero realizzati nel 1926, durante il primo periodo che ha interessato la creazione dei
laghi artificiali della Sila e per realizzare l’invaso venne sbarrato il fiume Savuto. Il piccolo bacino del
Savuto venne realizzato con lo scopo di funzione da lago di compensazione per il vicino e più grande
lago Ampollino. E’ infatti collegato con quest’ultimo attraverso una condotta forzata e parte delle sue
acque, infatti, vengono pompate nel lago Ampollino, qualora ce ne fosse bisogno, in modo da poter
sostenere il lavoro delle centrali elettriche, alimentate da quest’ultimo. Dalle caratteristiche più simili
ad una palude che ad un vero e proprio lago l’area intorno al bacino del Savuto presenta una
vegetazione ed una fauna con caratteristiche proprie delle aree paludose. Nelle vicinanze del lago vi è
la centrale elettrica, e un piccolo villaggio un tempo utilizzato dai dipendenti della centrale, e ad oggi
in stato di abbandono.
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La diga ecosostenibile del lago Arvo
I terrapieni della diga
Ciò che caratterizza il lago Arvo è certamente la sua diga, che si
differenzia da tutte le altre dighe costruite in Sila ed in Calabria. La
diga dell’Arvo infatti è una diga in terra battuta. I lavori per la sua
realizzazione iniziarono nel 1927 e terminarono con non pochi
problemi, nel 1931. Il progetto iniziale prevedeva la realizzazione di
un’opera colossale in calcestruzzo e cemento armato, ma anche a
causa della crisi post bellica, si optò per uno sbarramento in terra
battuta che meglio si integrasse nel bellissimo ambiente naturale
della vallata dell’Arvo. La realizzazione non fu facile, il lago infatti,
fu realizzato come bacino dipendente del lago Ampollino in quella
che fu considerata la prima fase delle opere idroelettriche della Sila.
Oltre alla realizzazione dei bacini idrici vennero costruite tutte le
opere connesse: le centrali elettriche di Timpagrande e Calusia, e
varie condotte idriche. Il lago Arvo, costruito 50 m più in alto rispetto
al lago Ampollino è collegato da una condotta forzata che passa sotto
il Montenero e che comportò vari sacrifici anche in termini di vite
umane.
La perforazione del massiccio del Montenero si presentò alquanto difficoltosa, tanto che verso la fine
del 1929 la montagna era stata perforata solo per 2 km (meno della metà del totale). L’imprevisto
principale era causato dalla grande quantità d’acqua
incontrata nel cuore della montagna che necessitava di
numerose aspirazioni e azioni di filtraggio. Anche a causa
di ciò il terreno si presentava friabile nelle arcate e
melmoso nella pavimentazione. Tutto ciò comportò
inevitabilmente arresti forzati e un andamento del lavoro a
rilento. Si riuscì con grande impegno a terminare entrambe
le opere, il 20 febbraio 1931.
Le sue caratteristiche principali erano quelle di avere una
base con sezione a forma trapezoidale con la base maggiore
intorno ai 200 metri e la minore di 6 metri, ed un
camminamento considerevole dalla lunghezza di ben 280
La diga del lago Arvo vista dall’alto
metri, che la poneva al primo posto per dimensioni in Italia
e una delle prime in Europa. Per tali motivi quando l’opera
venne terminata, l’inaugurazione, avvenuta il 28 Maggio
1932, fu preceduta da una cerimonia solenne cui
parteciparono Umberto e Maria di Savoia. Ma la
caratteristica principale di questo impianto è certamente il
fatto di essere completamente in terra battuta con nucleo
centrale d’argilla, che la rende tutt’ora una diga
ecosostenibile, integrata meravigliosamente nell’ambiente
circostante con la sezione trapezoidale della sua base
coperta da vegetazione che nasconde la diga tra i maestosi
Vista frontale della diga
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pini larici della Sila.
LE GRANDI INCOMPIUTE: QUALCOSA SI MUOVE?
Il Lago Votturino
Il lago Votturino è un bacino artificiale sito nel comune di
Serra Pedace in Provincia di Cosenza. Il lago si trova nelle
vicinanze del villaggio turistico di Silvana Mansio e degli
impianti da sci di fondo del Centro Fondo Carlomagno.
Progettato e costruito nel periodo 1964-65, venne realizzato
per esigenze agricole, come bacino di irrigazione di molte
aree silane, tra cui la vasta piana di Torre Garga a sud fra le
principali piane per la produzione della patata della Sila e del
comprensorio Righio-Sculca-Croce di Magara a nord
dell'invaso. Il lago è stato funzionante per circa 30 anni, fino
Diga del lago Votturino
al 1992 quando a causa di una crepa creatasi sulla diga per le
abbondanti nevicate di quell’anno, l’invaso venne
completamente svuotato. Durante il suo utilizzo il bacino
artificiale poteva contenere circa 5 milioni di metri cubi
d’acqua. L’invaso veniva riempito grazie allo sbarramento,
per mezzo di diga in calcestruzzo e cemento armato, di
alcuni fiumi a carattere torrentizio, che solcavano la vallata
del bacino. Dopo lo svuotamento dell’invaso molte sono
state le ipotesi progettuali di ristrutturazione della diga e di
riempimento dell’invaso, e nel 2011 sono iniziati i lavori di
messa in sicurezza della diga e ripristino del lago. Tra
Il lago Votturino parzialmente riempito quest’inverno
l’autunno del 2013 e l’inverno del 2014 il lago è stato
parzialmente riempito per constatare la tenuta delle paratie della diga. Successivamente il lago è stato
svuotato per poter effettuare i lavori di completamento, dunque il lago in questo momento risulta
vuoto.
La diga “Re Di Sole”
Diga Re di Sole
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La diga di Re di Sole è un’enorme diga in cemento armato e
calcestruzzo sita nel comune di San Giovanni in Fiore nella
omonima località. La diga è nota per essere una delle più
grandi incompiute della Sila e ad oggi si presenta come una
vera e propria cattedrale nel deserto. L’opera costata 30
miliardi di lire è stata progettata dall’allora Opera Sila (ente
preposto allo sviluppo economico dell’altopiano silano) negli
anni 50. Il primo appalto risale al 1978 e l’opera venne
terminata solo nel 1990. L’invaso non venne mai messo in
funzione nonostante l’opera sia stata ufficialmente
consegnata. Tutta l’opera ha dimensioni piuttosto notevoli:
40 metri d’altezza per 13 metri di larghezza, e ben 180 mila
metri cubi di pietrame e calcestruzzo utilizzati, per un invaso che avrebbe dovuto raccogliere solo 1
milione e mezzo di metri cubi d’acqua.
L’opera non venne mai messa in funzione sia per vari motivi burocratici e sia in quanto l’ente gestore,
che in quel periodo aveva modificato intensamente la propria struttura organica trasformatasi in ESAC
(Ente per lo sviluppo agricolo della Calabria) non aveva i fondi necessari per gestirla. Nel frattempo
l’interesse politico era scemato così come lo scopo per il
quale l’opera fu realizzata a servizio delle aree agricole di
molte località quali i Serrisi, il Germano e l’Olivaro, vista
anche la crisi del settore e la chiusura di molte aziende.
L’amministrazione comunale di San Giovanni in Fiore sta
cercando di recuperare la funzionalità dell’invaso e
chiudere definitivamente il cerchio di una questa vicenda
che si protrae da oltre mezzo secolo. Come per il lago
Votturino anche per il Re di Sole nel 2011 sono stati
avviati dei lavori di ripristino per la messa in opera della
La valle che ospiterà il lago vista dalla diga
diga. I lavori risultano praticamente terminati ma alcuni
ritardi stanno rallentando l’avvio di riempimento dell’invaso che una volta completato, servirà per
scopo irriguo o come serbatoio per l’anti incendio boschivo, nonostante ad oggi non ci sia più quella
necessità che c’era quando l’opera venne pensata e progettata.
La Regione Calabria nel bilancio 2015 ha previsto lo stanziamento di spese per il completamento del
progetto n. 26/3000 (ex Agensud) inerente la diga sul torrente Fiumarella in località Re di Sole
trasferito con decreto del Commissario ad acta ai sensi del D. L.vo n. 96 del 03/04/1993 (art. 19
comma 4 e 5 del D.L. n. 32 del 08/02/1995 convertito dalla L. 07/04/1995 n. 104 per uno
stanziamento di € 847.739,99.
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Le realizzazioni e le ipotesi di svuotamento dei Laghi silani da parte di
A2A
Nel novembre 2012 la società concessionaria del Lago
Passante, A2A S.p.a., ha proceduto al suo svuotamento.
Appena si apprese quanto accaduto ci fu subito la protesta
e la reazione del territorio, in particolare da parte di
associazioni e cittadini che frequentavano il lago molto
spesso. Le accuse principali mosse all’azienda gestore del
lago, la A2A, furono principalmente la totale assenza di
comunicazione e coinvolgimento del territorio, oltre alla
totale assenza di informazione delle attività di
svuotamento dell’impianto. A queste si aggiungono le
preoccupazioni circa le presunte crepe su parti della diga.
Il lago Passante dopo lo svuotamento del 2011
Nel 2013, A2A presenta un progetto di gestione per l’invaso del Lago Arvo (Diga Nocelle), e rispetto
alle attività di fluitazione previste, Legambiente ha prodotto una serie di osservazioni, puntuali e
scientifiche coerenti, che sono state presentate durante una audizione della Conferenza dei servizi
indetta dal Dipartimento Regionale Infrastrutture e Lavori Pubblici della Regione Calabria in merito
alla richiesta di procedere a tali attività di fluitazione da parte del concessionario A2A S.p.A.
Ricordiamo che, la gestione dei fenomeni di interrimento
degli invasi artificiali, è stata oggetto di specifiche norme
solo a seguito dell’emanazione del D. Lgs. 152/99 recante
“Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento” e
dal Decreto attuativo recante i criteri per la redazione del
Progetto di Gestione degli invasi (PG) previsto dal D.M.
30/06/2004, che ha come obiettivo quello di assicurare il
mantenimento della capacità di invaso e la salvaguardia sia
della qualità dell’acqua invasata sia del corpo recettore. Il
decreto attuativo ha specificato gli obiettivi di mantenimento
Pesci morti dopo lo svuotamento del lago Passante
e graduale ripristino della capacità utile propria dell’invaso e
di garantire prioritariamente in ogni tempo il funzionamento degli organi di scarico e di presa, nonché
definire i provvedimenti per la tutela delle risorse idriche.
Il D. Lgs 152/99 è stato sostituito dall’art. 114 del D. Lgs 152/2006, il quale fa obbligo ai gestori di
produrre un Progetto per la gestione degli invasi idrici nell’ambito del quale gli aspetti ambientali
assumono un ruolo rilevante, in particolare per le operazioni di svaso periodico dei bacini, finalizzate
a garantirne la capacità d’invaso e, quindi, la loro funzionalità.
Da alcuni anni è in corso a livello internazionale un dibattito scientifico sugli impatti ambientali che la
gestione degli invasi idrici comporta, in particolare sullo stato ecologico dei corsi d’acqua, ed è attivo
un processo di aggiornamento e sintesi delle conoscenze maturate in tale ambito in previsione anche
di futuri aggiornamenti normativi.
A livello nazionale, su mandato del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare,
ISPRA sta coordinando la redazione di linee guida finalizzate a individuare i contenuti tecnicoinformativi minimi da inserire, da parte dei gestori, nei Progetti di gestione degli invasi idrici e delle
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problematiche ambientali attinenti alla loro conduzione e manutenzione.
Gli strumenti normativi ad oggi disponibili per affrontare la problematica in questione forniscono
indirizzi generali che lasciano un ampio margine discrezionale nella redazione dei progetti di gestione,
da regolamentare a livello nazionale e regionale. E le problematiche connesse alla gestione dei
sedimenti di interrimento dei bacini artificiali assumono una importanza non trascurabile.
Le crescenti sensibilità, conoscenza ed attenzione riguardo agli aspetti ecologici e ambientali, rendono
necessario affrontare con rinnovata attenzione gli aspetti connessi alla gestione degli invasi idrici.
Si è fatta, quindi, più evidente la necessità, per i Gestori e per gli Enti competenti, di avere elementi
tecnici definiti e comuni per la redazione e la valutazione dei contenuti dei PG, lo strumento che
riassume la caratterizzazione e la programmazione della gestione dell’invaso, e che, sulla base delle
esperienze più diffuse, deve almeno contenere:
- indagini a scala di bacino su aspetti idrologici, geologici, idrogeologici, geomorfologici, ecologici;
- indagini qualitative e quantitative sui sedimenti del bacino e qualitative sulle acque dello stesso;
- indagini per la caratterizzazione del corpo idrico di valle;
- pressioni antropiche nel bacino di monte;
- modalità di monitoraggio;
- progetto di gestione dei sedimenti.
Gli interventi possibili per il rilascio dei sedimenti dagli invasi artificiali possono riguardare:
spurgo o sghiaiamento per fluitazione con svaso controllato;
manovre di esercizio degli scarichi;
svaso completo (o messa in asciutto) per manutenzione e/o ispezione;
asportazione meccanica dei sedimenti a serbatoio pieno o vuoto.
Ovviamente queste manovre di rilascio dei sedimenti hanno degli effetti, a prescindere che si tratti di
uno svuotamento parziale o totale, sulla variazione di flusso con una conseguente alterazione della
qualità delle acque e degli equilibri geomorfologici del corso d’acqua di valle; hanno un’influenza
sulla classazione sedimentologica dell’alveo ghiaioso e sulla vegetazione riparia, e un’incidenza sulle
comunità bentoniche e sulla connettività laterale e verticale dei corsi d’acqua.
Tra le indicazioni per una gestione sostenibile degli invasi artificiali, che sono alla base delle linee
guida allo studio di ISPRA, si segnala la necessità di svasare una quantità di acqua che simuli la piena
naturale in modo da operare, si ipotizza, minori alterazioni sull’ecosistema fluviale.
Proprio il richiamo al Decreto “Salva Italia”, unitamente alla palese contraddizione tra l’obiettivo
dichiarato nel Piano Operativo Specifico (ispezione paratie dello scarico di fondo) e la modalità per
raggiungerlo (svaso), che ci ha lasciato perplessi sulla condotta di A2A in questa vicenda.
E’ chiaro ed evidente che un intervento di svaso di un bacino posto in un Parco nazionale pone
problemi in ordine alla conservazione della biodiversità, e nel caso dei laghi Arvo e Ampollino, che
sono elementi fondanti dell’area protetta, il tema si allarga all’identità stessa del paesaggio.
Un paesaggio, con i laghi svuotati, al pari di boschi selvaggiamente deforestati, non è concepibile in
Sila. Sebbene siano artificiali e frutto dell’ingegno umano, i laghi in Sila sono un tutt’uno con il
paesaggio e ogni modificazione di questo rappresenta una perdita dell’identità.
Alla luce di queste considerazioni occorre chiarire che gli interventi proposti dovevano essere
sottoposti a una severa Valutazione di incidenza ambientale (VINCA), effettuata sulla base di uno
Studio di Incidenza con una forte caratterizzazione scientifica, che rappresenti realmente uno
strumento di prevenzione atto a garantire la coerenza complessiva e la funzionalità dei siti
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direttamente o potenzialmente coinvolti dall’azione di fluitazione, e alle specie inserite negli allegati
delle direttive habitat e uccelli presenti nell’areale del lago che avrebbero nocumento dalle attività
previste. Il fatto che l’intervento interessi un Parco nazionale, è necessario che lo Studio contenga dati
relativi ai valori (presenti e possibilmente tendenziali) assunti da tutti gli indicatori rappresentativi dei
criteri ambientali adottati dalla procedura di valutazione. Gli impatti generati dalle manovre di svaso
sono connessi ai conseguenti picchi di torbidità in alveo e alla loro durata e ai picchi di portata
conseguenti alle repentine manovre di apertura delle paratoie. Generalmente per le sole manovre di
svaso dei serbatoi il problema può anche essere legato alla tossicità dei sedimenti (dovuta allo
sviluppo di condizioni anossiche).
Durante le manovre di svaso si ha una completa alterazione delle caratteristiche chimico-fische delle
acque residue nel fondo del bacino e la possibile mobilitazione di buona parte di eventuali inquinanti
accumulatisi. Per evitare che tali alterazioni perdurino anche successivamente al nuovo riempimento
del bacino è auspicabile che le sostanze inquinanti presenti nei sedimenti di fondo vengano asportate
nel modo più completo possibile e condotte a siti di bonifica.
Le operazioni di svaso possono causare un completo azzeramento della comunità fitobentonica e delle
macrofite all’interno del serbatoio, e per mitigarne gli impatti, le operazioni di svaso devono essere
effettuate in maniera il più possibile graduale.
Le manovre di svaso possono portare alla perdita di gran parte della comunità ittica che si era
insediata nell’invaso e che non riesce ad emigrare nella porzione fluviale a monte.
Durante le operazioni di svaso si possono registrare alterazioni dirette agli habitat ed alla qualità delle
acque con effetti molto significativi in termini di riduzione dell’abbondanza e della diversità della
comunità macrobentonica.
Sebbene ci si riconosca nell’obiettivo di manutenere le opere di presa e garantire la sicurezza del
territorio e delle popolazioni, non siamo per nulla d’accordo che si sprechi un bene pubblico come
l’acqua invasata nel bacino del Lago Arvo per un’operazione che può essere gestita in maniera
diversa. E’, a nostro avviso, anche una questione di adeguatezza tra il fine dichiarato da A2A e gli
strumenti per raggiungerlo. La tipologia di interventi previsti per il 2013, svaso e fluitazione, hanno un
impatto ben superiore a quanto dichiarato da A2A soprattutto per la carenza e superficialità degli studi
prodotti su habitat e specie presenti, per la incerta quantificazione degli effetti della fluitazione dei
sedimenti sui corpi idrici recettori e per l’impatto sul paesaggio e sulle attività turistiche. E’ singolare
che per un bacino localizzato in un Parco nazionale, limitrofo ad una Zona di protezione speciale, la
cui diga è posta a monte di un Sito di importanza comunitaria (SIC Nocelleto cod. IT 9310127),
dunque con un impatto diretto sul SIC, che interessa una serie di corpi idrici nei quali è stata segnalata
dal Parco stesso la presenza della lontra, non siano stati effettuati studi e approfondimenti sulle specie
e gli habitat.
Grazie alle osservazioni che abbiamo prodotto in sede di Conferenza dei Servizi, il Nucleo Via-VasIPPC dell’Assessorato all’Ambiente della Regione Calabria ha espresso parere negativo sulle
tipologie e modalità intervento proposte dalla società A2A, ritenendo che quanto proposto comporti
effetti significativi e negativi sugli ecosistemi fluviali, quindi sulle specie biologiche e sugli habitat,
tutelati ai sensi della direttiva Habitat92/43/CEE e del DPR 120/2003.
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Ma la bocciatura del progetto per il Lago Arvo non ha certo impedito ad A2A di desistere dalle sue
intenzioni di procedere, anche in violazione delle norme di legge, allo svuotamento dei laghi silani
tant’è che ad ottobre del 2014 venne registrato un improvviso e repentino abbassamento del livello
delle acque del lago Ampollino, l’altro lago per cui A2A aveva presentato, sempre al Dipartimento
Regionale Infrastrutture e Lavori Pubblici della Regione Calabria, un Progetto di Gestione la cui
gestione amministrativa, a differenza di quanto avvenuto per il lago Arvo, è stata tenuta segreta.
L’abbassamento del livello del lago era il segnale che vi erano in atto le prime fasi di svuotamento del
bacino. Le attività che in quel periodo stava svolgendo A2A per il Lago Ampollino, e che nelle
comunicazioni inviate a tutte le autorità coinvolte (Ministeri, Regione, Province, Parco e Comuni)
venivano descritte come attività di manutenzione ordinaria della diga e di tutte le infrastrutture
connesse, in realtà erano lavori di manutenzione straordinaria che dovevano essere autorizzati in
primis dall’ente Parco poichè comportavano un cambio sostanziale dello stato dei luoghi e di
modificazione del paesaggio. Le norme che disciplinano il Parco nazionale della Sila, e quelle a tutela
del paesaggio, impediscono infatti che si possa ridurre di 16 metri il livello di un bacino idroelettrico
senza che queste vengano preventivamente autorizzate.
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Legambiente chiese immediatamente all’Ente Parco, un sollecito intervento per fermare lo scempio
che la multinazionale dell'energia elettrica stava mettendo in atto, sottolineando la necessità di un
immediato ripristino della legalità in un’area protetta continuamente oggetto di utilizzo predatorio, da
parte di piccoli e grandi devastatori.
L’Ente Parco, che in quel periodo si fregiava di aver ottenuto il riconoscimento MAB Unesco, non
stato capace di garantire che lo scempio avvenisse ed ha contravvenuto ad uno dei suoi principali
obblighi in quanto istituzione preposta alla tutela della biodiversità, del paesaggio e del patrimonio
naturale, ed in quanto tale obbligata a imporre il rispetto della legge e delle norme nazionali e
comunitarie. Analoga richiesta di intervento immediato abbiamo avanzato il 12 ottobre 2014 anche al
Ministero dell’Ambiente che, successivamente alla nostra richiesta, ha richiesto al Corpo Forestale ed
all’Ente Parco notizie circa i fatti che avevamo denunciato.
In tutta questa vicenda è emerso in maniera chiara la volontà di A2A di difendere i suoi interessi
economici senza tenere in grande considerazione il rispetto delle leggi e la tutela dell’ambiente. Ha
dimostrato uno scarso interesse per la verità, in quanto ha sempre definito le manovre di svuotamento
del lago come “manutenzione ordinaria” pur nell’evidenza che si trattava di manutenzione
“straordinaria”. A2A ha dimostrato arroganza e disprezzo delle regole, visto che il lago Ampollino è
un bacino idroelettrico che, essendo compreso in un Parco Nazionale, deve sottostare prima alle regole
del Parco e poi a quelle del fruttuoso business dell'energia. Ha volutamente ignorato le norme di
tutela dell'ambiente e della tutela dei beni comuni, come l’acqua, la biodiversità e il paesaggio, che
sono garantiti da leggi dello stato (la legge 394/91, il codice Urbani sul paesaggio, e il D.P.R. Istitutivo
dell'Ente Parco Nazionale della Sila) e che anche le multinazionali, almeno in Italia, sono tenute a
rispettare.
Per quanto ci riguarda, e pur considerando, in via generale, necessarie, le attività di manutenzione di
un bacino artificiale, troviamo incomprensibile il comportamento della società A2A che si è sottratta
alle regole della democrazia ed ha operato in Sila come fanno di solito le multinazionali che rapinano i
beni pubblici e le ricchezze delle popolazioni indigene. Non capiamo perché, se le attività che A2A
richiedeva erano legittime, sebbene si svolgevano in un’area protetta, non si è sottoposta al giudizio
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dell’Ente parco e non ha richiesto le autorizzazioni necessarie. Chiediamo, altresì, che A2A chiarisca
la situazione e l’adeguamento dei canoni imbrimiferi in favore dei Comuni silani.
Purtroppo in tutta questa vicenda è emerso come la A2A non abbia voluto considerare le peculiarità
dell’area in cui si trova il bacino idrico, ed ha considerato il Parco della Sila come un territorio da
conquistare dove depredare risorse senza che le popolazioni locali possano esprimere un loro parere. Il
rispetto delle popolazioni locali deve essere garantito, soprattutto per i tanti cittadini e organizzazioni
che si battono per il diritto all’ambiente e per i beni comuni, all’interno del quadro di norme che
regolano la civile convivenza di interessi, compresi quelli delle multinazionali.
Ci pare, infine, paradossale che ci sia chi sostiene che nell’iter di approvazione di un progetto di tale
incidenza ambientale si possa essere formato “il silenzio-assenso” visto che erano decorsi più di sei
mesi dalla presentazione del Piano di Gestione (peraltro mai reso pubblico) senza l’adozione degli atti
da parte della Regione Calabria. Ancora più stupefacente, dal punto di vista legale, ci pare l’asserzione
secondo cui possa essersi instaurato un nuovo procedimento approvativo all'atto della presentazione
da parte del concessionario di integrazioni e piani operativi che avrebbero semplice valenza
informativa e, pertanto, non soggetti ad atti di assenso di alcun ente pubblico.
Riteniamo che la Regione Calabria ed il Dipartimento competente dei Lavori Pubblici su tutta la
vicenda dello svuotamento dei laghi – nel silenzio e nell’assenza del Parco – si doveva pronunciare in
tempi brevissimi, perché altrimenti nella nostra terra il rispetto delle leggi a tutela del territorio da
parte di multinazionali come A2A non sarà mai garantito. Questi soggetti la devono smettere di
ergersi a padroni e sfruttatori e chiariscano ai calabresi, ed ai silani in particolare, le loro effettive
intenzioni in merito alla tutela dell’ambiente e il rispetto degli interessi pubblici. Non vorremmo che a
settembre ed ottobre prossimi la A2A perseveri nell’illeceità delle manovre poste in essere in questi
anni. Noi lo impediremo con tutte le nostre forze.
Le proposte e le richieste di Legambiente Calabria
Abbiamo avanzato, ai responsabili della procedura legale e della Conferenza di servizi e alle autorità
competenti al rilascio dei pareri, la seguente proposta circa le modalità operative per effettuare le
attività manutentive dei bacini idroelettrici:
- valutare misure tecniche alternative allo svaso e alla fluitazione, verificando la fattibilità
tecnica dell’utilizzo di metodiche non invasive per l’ispezione alle opere di presa e
all’eliminazione dei sedimenti (es. dragaggio a invaso pieno o altra tecnica);
- richiedere ai gestori che il Piano di gestione sia realizzato sulla base di elementi conoscitivi
tecnico-scientifici recenti secondo le nuove disposizioni di legge e non del 2005 come
proponeva A2A;
- produrre elementi conoscitivi ed analisi sui sedimenti effettuate in contraddittorio con una
parte terza (l’Arpacal):
- in un’area protetta si deve procedere attraverso la valutazione degli impatti tenendo conto del
preminente interesse collettivo di tutela della biodiversità e del paesaggio, approfondendo gli
effetti dell’azione di fluitazione dei sedimenti sugli habitat e le specie;
- sottoporre gli interveti a Valutazione di incidenza ambientale (VINCA), basata su studi
conoscitivi approfonditi, monitoraggi di tutte le diverse specie/habitat presenti, e considerando
tutte le perturbazioni e danni che si possono causare ai siti della rete Natura 2000;
- valutare gli interventi tenendo conto sia delle interferenze con la Direttiva habitat che con la
Direttiva Acque (WFD) e la Direttiva Alluvioni di cui no si fa cenno nella documentazione
proposta;
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chiarire i tempi del complesso degli interventi proposti nel Piano di Gestione, predisponendo
un timing chiaro sugli interventi di svaso totale;
quando il complesso delle attività proposte ha durata pluriennale, è necessario predisporre una
Valutazione ambientale strategica (VAS) che tenga conto anche degli impatti economici e
sociali dell’intera operazione proposta nel Piano di gestione.
Il contratto di lago come strumento di gestione integrata
I Contratti di fiume e di lago sono stati introdotti per la prima volta nell'ambito del 2° Forum
Mondiale sull’Acqua tenutosi all’Aia e costituiscono una applicazione della Direttiva Quadro Europea
sulle Acque 2000/60/CE. Si tratta della sottoscrizione di un accordo che permette di "adottare un
sistema di regole in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale, sostenibilità
ambientale intervengono in modo paritario nella ricerca di soluzioni efficaci per la riqualificazione di
un bacino fluviale o lacustre"
Un Contratto di Lago, quindi, consiste in un accordo volontario che prevede una serie di atti operativi,
concertati fra i gestori della risorsa e del territorio (strutture di governo), i cittadini e i rappresentanti
delle categorie che hanno interessi legati ai territori come il mondo delle associazioni di categoria,
delle associazioni di cittadini agricoltori, pescatori, canoisti/velisti, etc.
I principali obiettivi di un Contratto di Lago sono:
• riduzione dell’inquinamento delle acque
• riqualificazione dei sistemi ambientali, paesistici e insediativi
• difesa del suolo
• protezione del rischio idraulico
• riequilibrio del bilancio idrico
• tutela del paesaggio e delle bellezze naturali
• valorizzazione del territorio
• condivisione delle informazioni e della cultura dell’acqua
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