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Anno 2016 - L7_I poeti guerra

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Anno 2016 - L7_I poeti guerra
Gli scrittori della guerra
I presupposti
•
Guerra mondiale scoppia nel 1914, ma è nell’aria da anni
•
Crescenti
tensioni
fra
stati
europei
per
questioni
economico-
politiche
•
Situazioni sociali che sembrano poter essere risolte solo con guerra
•
Sembra che stia per scoppiare da un momento all’altro
•
Due fazioni
•
Interventisti:
giovani
per
affermare
ideali
forti,
fare
esperienze di vita forti per riscattarsi da grigia quotidianità;
Nazionalisti: G. come strumento di affermazione della nazione
contro le altre; gesto eroico.
Interventisti democratici: G. come triste necessità per riunire
l’Italia () e sconfitta definitiva dell’Autoritarismo dell’impero
Austro-Ungarico
•
•
Neutralisti
Artisti, scrittori e uomini di cultura partecipano in prima persona
da una parte o dall’altra, ma nessuno immaginava di cosa si trattasse
(8 milioni di morti e 21 milioni di feriti)
Cosa provoca
•
Cambia assetto politico ed economico del mondo
•
Cambia il modo di pensare
•
Trauma violento che porta un senso di crisi profonda nelle possibilità
del progresso e della ragione
•
Molti si arruolano come volontari, altri combattono con generosità e
coraggio. Tutti si rendono conto ben presto, però, di quale sia la reale
situazione
Le
conseguenze
letterarie
•
Vastissima produzione: testimonianze, cronaca, ricostruzione storica
di pietà verso la sofferenza umana, indipendentemente dai paesi
d’origine.
•
Il senso più vero della vita appare solo a diretto contatto con la
morte
Nascono le
basi
dell'Ermetismo
•
(solo qualche opera retorica)
•
Si afferma negli anni ‘30
•
Significa chiuso e deriva da Ermete (Mercurio), il dio delle scienze
occulte e fu usato in senso dispregiativo dal critico Francesco Flora
che accusava la nuova poesia di oscurità
•
Si
sviluppa
dal
Decadentismo)
Simbolismo
riprendendo
il
francese
concetto
(quindi
di
rapporto
intuizione
con
mediante
improvvise folgorazioni
•
Inadeguatezza delle forme espressive degli anni precedenti (parole
o frasi retoriche)
•
Bisogno
di
parole
vere,
essenziali,
ritrovate
nella
profondità
dell’animo dopo un lungo silenzio.
•
Bisogno di caricare le parole di espressività, essenzialità, purezza.
•
Rifiuta ogni bellezza esteriore e riporta la carica espressiva originaria
della parola che l’uso ha svuotato di significato
•
Figura
retorica
utilizzata:
l’analogia
che
concentra
sensazioni
e
intuizioni in versi brevi ed immediati
…Ungaretti
•
La rottura con legami logici lasciando più interpretazioni e sensazioni
•
Ungaretti, Montale, Quasimodo, Saba, Luzi
•
Poesia: strumento di conoscenza della realtà interiore (dell’animo)
ed esteriore
•
Fragilità dell’uomo in balia di un destino più grande di lui: solitudine,
dolore, pena di esistere
•
Le parole d’amore che esprimono la fraternità umana gli servono per
contrapporle a crudeltà e dolore. Per questo sono salvifiche
•
Il suo diario di guerra è frammentato, scarno, essenziale
•
La sua esperienza personale diventa esperienza universale
•
Condizione umana attraverso poche scarne parole dense di significato
•
Rinuncia
a
metrica
tradizionale
(versi
liberi),
abolizione
punteggiatura, uso di spazi bianchi
•
NB: sono valide tutte le caratteristiche dell’Ermetismo in generale
Provare ad immedesimarsi: testimonianze dal fronte
"Vi sono truppe allo scoperto, sotto il tiro del cannone nemico, con 15° sotto zero, e si
vuole che avanzino. Muoiono gelati a centinaia e ciò è ignorato dal paese. Gli ufficiali
più arditi hanno crisi di pianto di fronte alla vanità degli sforzi, davanti
all'impossibile. […] Si muore a torrenti umani e nulla finora si è raggiunto."
"Siamo balzati fuori tutti insieme: siamo a 1.000 m dalle prime trincee tedesche. Il
rumore dalla fucileria e del bombardamento è infernale. Un proiettile scoppia a 2 m da
me: una scheggia mi ammacca l'elmetto, ma non sono ferito. Altri 15 m e un altro
proiettile mi cade ai piedi. Abbiamo conquistato la prima linea: un centinaio di
tedeschi, con le mani alzate, corrono verso di noi. Non riesco a impedirmi di sparargli
addosso. Molti miei compagni sono morti, non abbiamo più ufficiali. Anche le trincee
adesso sono piene di tedeschi che sono morti." (Fronte occidentale, lettera di un
generale dissidente a Giolitti, 1915)
"Non si creda agli atti di valore dei soldati, non si dia retta alle altre fandonie del
giornale, sono menzogne. Non combattono, no, con orgoglio, né con ardore; essi
vanno al macello perché sono guidati e perché temono la fucilazione. Se avessi per
le mani il capo del governo, o meglio dei briganti, lo strozzerei". (Soldato;
condannato a 4 anni di reclusione per lettera denigratoria,1916)
"Sono ritornato dalla più dura prova che abbia mai sopportato: quattro giorni e
quattro notti, 96 ore, le ultime due immerso nel fango ghiacciato, sotto un terribile
bombardamento, senza altro riparo che la strettezza della trincea, che sembrava
persino troppo ampia. I tedeschi non attaccavano, naturalmente, sarebbe stato troppo
stupido. Era molto più conveniente effettuare una bella esercitazione a fuoco su di
noi; risultato: sono arrivato là con 175 uomini, sono ritornato con 34, parecchi
quasi impazziti". (Dal fronte occidentale, 1916)
Mia cara Lucia, quando questa lettera ti sarà pervenuta, io sarò morto fucilato. Ecco
perché:
Il 27 novembre, verso le 5 di sera, dopo due ore di violento bombardamento, in una
trincea della prima linea, mentre stavamo finendo la nostra zuppa, dei tedeschi sono
penetrati nella trincea e mi hanno fatto prigioniero con due miei compagni. Io sono
riuscito ad approfittare di un momento di rissa e di disordine per scappare dalle mani
dei tedeschi.
Ho poi seguito i miei compagni e ho raggiunto le nostre linee. A causa di ciò, sono
stato accusato di abbandono del posto in presenza di nemici.
Siamo passati in ventiquattro davanti al Consiglio di Guerra. Sei sono stati condannati
a morte, tra questi sei ci sono io. Non sono più colpevole degli altri, ma c’è bisogno
di un esempio. Il mio portafogli ti arriverà con quello che c’è dentro.
Ti devo fare i miei ultimi saluti in fretta, con le lacrime agli occhi, l’anima in pena. Io ti
domando umilmente in ginocchio perdono per tutta la tristezza che ti causerò e
per l’imbarazzo nel quale ti metterò….
Mia piccola Lucia, ancora una volta, scusa.
Mi confesserò all’istante e spero di rivederti in un mondo migliore.
Muoio innocente del crimine di abbandono del posto che mi è imputato. Se invece di
scappare fossi rimasto prigioniero dei tedeschi, avrei avuto la vita salva. E’ il destino.
Il mio ultimo pensiero è a te, fino alla fine. Henry Floch
(Lettera del caporale francese Henry Floch alla moglie, 1917)
«Ma fra di me tengo una cosa che non mi dimenticherò più: giorni indietro proprio a
me e sei dei miei compagni mie toccato andare a fucilare uno della nostra
compagnia; devi sapere che cuesto cui cuando eravamo sul Podigara, si era
lontanato dalla compagnia due volte proprio in cuei giorni che bisognava avansare,
poverino si vede che non aveva proprio coraggio, e per cuesto a avuto la fucilazione al
petto; lanno fatto sedere su di una pietra e la è bisognato spararci per forsa
perché dietro di noi cera la mitragliatrice, e poi siè comandati non bisogna
rifiutarsi, ma per questo io son molto dispiaciuto ben che ne ò visti tanti di morti, ma
così mi ha fatto senso e letà di 34 anni... bisogna anche esere asasini». (Lettera di
G. Molinari alla moglie, agosto 1916)
Giuseppe Ungaretti
Veglia
Fratelli
Cima Quattro il 23 dicembre 1915
Mariano il 15 luglio 1916
Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore
Di che reggimento siete
fratelli?
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917
San Martino del Carso
Valloncello dell'Albero Isolato il 27 agosto
1916
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell'uomo presente alla sua
fragilità
Fratelli
Mattina
M'illumino
d'immenso.
Soldati
Bosco di Courton luglio 1918
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie.
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Da "Il dolore"
Giorno per giorno
Ma nel cuore
nessuna croce manca
E' il mio cuore
il paese più straziato
1940-1946
4. Mai, non saprete mai come m'illumina
L'ombra che mi si pone a lato, timida,
Quando non spero più...
8. E t'amo, t'amo, ed è continuo schianto
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