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venite e vedrete (1,35-51)
VENITE E VEDRETE (1,35-51) IL MESSIA RE E SACERDOTE 110 Oracolo del Signore al mio signore: «Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi». 2 Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: «Domina in mezzo ai tuoi nemici. 3 A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell'aurora, come rugiada, io ti ho generato». 4 Il Signore ha giurato e non si pente: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek». 5 Il Signore è alla tua destra, annienterà i re nel giorno della sua ira. 6 Giudicherà i popoli: in mezzo a cadaveri ne stritolerà la testa su vasta terra. 7 Lungo il cammino si disseta al torrente e solleva alta la testa. 35 Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36 e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». 37 E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38 Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». 39 Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli abitava e quel giorno si fermarono presso di lui. Erano circa le quattro del pomeriggio. 40 Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito era Andrea, fratello di Simone Pietro. 41 Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa Cristo)» 42 e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)». 43 Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: «Seguimi!». 44 Filippo era di Betsaida, la città di Andrea e di Pietro. 45 Filippo incontrò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella legge e i profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». 46 Natanaele esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». 47 Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». 48 Natanaele gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». 49 Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». 50 Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, credi? Vedrai cose maggiori di queste!». 51 Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo». Il messaggio È evidente che si tratta del cammino della fede in Gesù Cristo, cioè come si arriva a credere in Lui. Cogliamo tre motivi: – Gesù ha dei titoli per essere creduto, è un «uomo di qualità» divina: è l’«Agnello di Dio», espressione forte e sintetica che esprime Gesù come colui che dà la sua vita in sacrificio («agnello») per testimoniare all’uomo l’amore del Padre («di Dio»); Egli è colui che toglie il peccato del mondo; (dirà Pietro: “Voi siete stati riscattati da un sangue prezioso come di un agnello senza difetto e senza macchia, il Cristo” 1Pt 1,19); Egli è anche «Rabbi» (citato in aramaico): il Maestro, che porta in sé la splendida «sapienza» di Israele (Sap 6,12.13). – I discepoli, come i due di Emmaus (Lc 24,13-35), scoprono Gesù facendo un cammino con Lui, in uno scambio reciproco di domande, ma finalmente soltanto sostando nell’intimità con Lui, riconoscono veramente chi è. – La fede in Gesù si manifesta chiaramente dentro una intensa relazione interpersonale, dove si intreccia la testimonianza di chi ha già trovato Cristo (Battista), il domandarsi reciproco tra Gesù e il discepolo, il decidersi di andare dove Lui abita ed entrare anzi in casa sua. Ma la dimora di Gesù è il Padre suo: divenire suoi discepoli significa entrare in intimità con Dio. . Si tratta di avere un incontro con Gesù, riconosciuto come Maestro, portatore di un qualcosa che mi vuole attento, anzi di uno che mi anticipa chiedendo il senso della mia ricerca: «Chi cercate?» (anche Dio all’inizio del mondo aveva cominciato la sua parola con una domanda: «Dove sei?», Gen 3,8). In pedagogia si dice che bisogna educare la domanda per avere la possibilità di una genuina risposta. È anche segno della fede matura il lasciarsi domandare da Cristo, chiedere il suo punto di vista, con la stessa serietà con cui diciamo il nostro a Lui con le nostre domande. A Maddalena che lo cercava tra i morti, Gesù chiese: «Chi cerchi?» (Gv 20, 15) e solo allora, illuminata dalla sua presenza, lo vide risorto, vide cioè quello che Gesù già era, il vivente. Ammettiamo che senza rendercene conto affolliamo così tanto Dio, Cristo con le nostre domande (talora più protesta, e dunque inconsapevole, ma reale risposta, che domanda!), che non riusciamo più a sentirlo. Sentiamo come risposta il puro rimbombo delle nostre domande. E invece non dovremmo mai dimenticare che noi cerchiamo Uno che già esiste e ci precede. Di qui gli atteggiamenti giusti di voler vedere Gesù, ma anche di lasciarsi guardare, di chiedere e di lasciarsi chiedere, sapere dove si trova e andarci di persona e starci insieme. Fare meno di questo, è fare una ricerca da dilettanti, equivale al fare nessuna vera ricerca, ma solo gingillarci infantilmente con le nostre domande. Bisogna prenderne atto. È un affare serio! A ciascuno la sua ora. L’incontro può avvenire di giorno e di notte, come Nicodemo (Gv 3,1). Di giorno a qualsiasi ora: per diversi discepoli all’alba (Gv 21,4), per la samaritana a mezzogiorno (Gv 4,6), per questi due alle quattro del pomeriggio. Sì, perché la data della ricerca la fissa il cuore, non il calendario. Ma vi è, vi deve essere la prima volta di un incontro, magari dentro una esperienza di fede che viene da sempre I primi discepoli vengono descritti come uomini che cercano la salvezza che viene da Dio e Dio risponde inviandoli dal suo Messia. Gesù stesso dirà in preghiera a Dio padre: “Coloro che tu mi hai dato”. I discepoli “seguono” Gesù che cammina verso il suo destino, per condividerne l’insegnamento e la vita. La gioia della scoperta si diffonde: Andrea chiama Simone, suo fratello e Gesù fissandolo gli dà un nome nuovo “Pietro” (si sarebbe chiamato Pietro da Pietra che è Cristo, come saggio viene da saggezza e santo da santità); chiama anche Filippo, che riceve una chiamata diretta di Gesù.. Filippo chiama Natanaele (Bartolomeo), questi manifesta dei pregiudizi che potrebbero chiuderlo all’ascolto, Ma Gesù trova la strada del suo cuore, lo loda per la sua sincerità e per il suo amore alla Scrittura (il fico) e Natanaele lo proclama figlio di Dio, maestro e re. Ma Gesù spinge lui e gli altri a inoltrarsi nel mistero: vedrete cose più grandi di questo! Attraverso di di Gesù si compirà la comunicazione stabile tra Dio e gli uomini. I cieli sono aperti definitivamente, poiché la persona di Gesù è il luogo dove Dio si manifesta e si comunica agli uomini. Gesù è la nuova Betel, la casa di Dio tra gli uomini (Gn 28,12). I primi discepoli professano la loro fede in Gesù, non ripetendo quanto avevano ascoltato da Giovanni Battista (colui che toglie il peccato del mondo, colui che battezza nello Spirito), ma quanto scaturiva dalla loro esperienza: Gesù è il Messia, il compimento della Legge e dei profeti, il figlio di Dio, il re d’Israele. È il punto di incontro tra i due Testamenti. Per la riflessione ** Il peccato del mondo è una potenza sempre in azione, anonima che si nutre di ogni forma di male, è la tenebra che lotta la luce. Gesù è l’agnello che viene a liberarcene. Allora l’unica cosa da fare è seguire Gesù-Luce, nel cui nome soltanto c’è salvezza. ** dal racconto evangelico ora accostato, quali indicazioni vengono date per «incontrare Gesù», fare una autentica esperienza di fede in Lui? Che cosa può fare da ostacolo? Come riconoscere la propria «ora»? ** Giovanni battista ha ascoltato ed ha visto Gesù; Giovanni e Andrea ascoltano il Battista e vedono Gesù. La fede si trasmette attraverso l’ascolto, poi segue il vedere. preghiamo Via, Verità e Vita O Signore Verbo, o Dio Verbo, che sei la luce per la quale la luce fu fatta; che sei la Via, la Verità, la Vita, nel quale non sono tenebre, né errore, né vanità, né morte. Luce senza la quale non vi sono che tenebre, Via fuori della quale non vi è che errore, Verità senza la quale non c'è che morte. Dì una parola, Signore, dì: «Sia fatta la luce», perché io veda la luce ed eviti le tenebre. Veda la Via ed eviti ogni deviazione. Veda la Verità ed eviti la vanità. Veda la Vita ed eviti la morte. Illuminami, Signore, mia luce, mio splendore e salvezza. E dirigi i miei passi sulla via della pace, per la quale entrerò nel luogo del tabernacolo ammirabile fino alla casa del Signore, con canti di esultanza e di lode. s. Agostino