Comments
Transcript
Il cancro del seno colpisce le più DEBOLI
EPIDEMIOLOGIA Il cancro del seno colpisce le più DEBOLI di Daniela Ovadia e Valeria Cudini Dalle riviste mediche e persino dalla stampa laica sale l’allarme: il big killer delle donne è in crescita nei Paesi in via di sviluppo e fino ad alcuni anni fa persino la copertina, mentre la il cancro del seno era prestigiosa rivista medica New una malattia che afflig- England Journal of Medicine ha geva principalmente i Paesi rilanciato l’allarme con un occidentali industrializzati, importante articolo scientifico. “Il 45 per cento dei nuovi da qualche anno si assiste a casi di cancro al seno diagnoun’inversione di tendenza. Nei Paesi in via di sviluppo, sticati ogni anno (nel mondo sono circa un come quelli dell’America Latina Entro il 2020 milione) riguare Centrale, delsette tumori da donne di Paesi a basso o l’Africa, dell’Asia e dell’Europa al seno su dieci medio reddito, colpiranno così come il 55 Orientale, le donne sono sem- nel Terzo mondo per cento dei decessi” spiega pre più colpite (anche perché è aumentata la Peggy Porter, ricercatrice del durata media della vita) e le Fred Hutchinson Cancer previsioni future non sono Research Center di Seattle, certo ottimistiche. Che si tratti autrice dell’articolo sul New di una vera e propria emergen- England. “E sono cifre largaza lo conferma l’interesse dei mente sottostimate, perché media: il settimanale Time ha in molti Paesi le donne si recentemente dedicato alla ammalano ma non vengono questione un lungo reportage e nemmeno curate, o comun- S 8 Fondamentale aprile 2008 que non esistono registri in grado di fornire cifre attendibili”. Gli esperti sostengono che si tratta di una vera e propria epidemia: si prevede che entro il 2020 i Paesi meno agiati, che non possono ancora contare su diagnosi precoce, screening oncologici e trattamenti adeguati, saranno bersaglio del 70 per cento dei tumori mammari. OCCIDENTE, CATTIVO ESEMPIO Sotto accusa quella che il New England chiama l’‘occidentalizzazione dei costumi’, intendendo con questo termine una serie di cambiamenti sociali ed economici, spesso positivi per l’insieme del Paese, ma che hanno ricadute importanti sui fat- tori di rischio per cancro del seno: il controllo delle nascite, che sposta avanti l’età del primo figlio, i cambiamenti nella dieta e la diffusione dell’obesità anche nei Paesi più poveri, l’abbandono dell’allattamento al seno e l’uso della terapia ormonale sostitutiva per la menopausa. Ma non solo: praticare sport per almeno cinque ore a settimana abbassa il rischio di cancro al seno del 20 per cento, soprattutto del tipo più aggressivo, quello negativo per i recettori degli estrogeni, afferma un recente studio californiano. Eppure Paesi come la Cina, un tempo caratterizzati da abitudini di vita contadine, hanno sposato totalmente lo stile di vita occidentale senza preoccuparsi di correggerne i Corbis punti deboli (tra i quali spicca la sedentarietà), oltre ad aver parzialmente abbandonato una dieta tradizionalmente ricca di soia e povera di grassi animali, che tendeva a proteggere il seno delle donne. MENO CURE PIÙ RISCHIO Fra i vari tipi di tumore che colpiscono le donne, il cancro al seno è, a livello mondiale, il più letale. E se nell’Occidente industrializzato sono stati fatti passi da gigante nella diagnostica e nelle terapie, tanto da poter garantire la guarigione nella maggior parte dei casi, nel resto del mondo si arranca. In Cina, per esempio, questo tumore è aumentato in dieci anni del 20-30 per cento, ma non è ancora sufficientemente conosciuto e trattato in modo adeguato. In altri casi mancano gli ospedali, anche quando si tratta di Paesi che hanno un sistema sanitario organizzato: a Pune, una città indiana dove vivono 3,5 milioni di donne, esiste una sola struttura che fornisce servizi per la cura dei tumori, il che significa che la metà delle donne malate semplicemente non viene curata. In Sudafrica solo il 5 per cento d e i tumori è diagnosticato in fase preco- SOLDI PER LA ce contro il 50 per cento PREVENZIONE negli Stati Uniti e il 65 per Anche quando ci sarebbe cento in Italia. modo di accedere agli interAnche in Europa si assiste venti e alle chemioterapie, a una grande varietà di situa- spesso la diagnosi viene fatta zioni, spesso inattese: in in ritardo, il più delle volte per Ucraina (come nella maggior un problema di costi. In Egitparte dell’Europa dell’Est, to, per esempio, una mammocompresi alcuni Stati che grafia costa circa 40 euro, più sono entrati recentemente a o meno l’equivalente di un far parte della mese di stipendio C o m u n i t à La prevenzione di un operaio. E, Europea), per è una spesa anche se può esempio, esistostrano, che non tutte sembrare no le macchine lo stesso problepossono per la mammoma ce l’ha anche grafia, ma il il Giappone, permettersi numero è insufdove non c’è un ficiente, e a causa dei costi sistema sanitario pubblico, troppo elevati della pellicola tanto è vero che nonostante le fotografica i medici fanno raccomandazioni del ministesolo una proiezione del seno ro della Salute di sottoporsi a (quando invece ne servireb- una mammografia l’anno per bero due). tutte le donne al di sopra dei In Africa, invece, gli esper- 50 anni, solo il 7 per cento di ti segnalano un raddoppio dei loro lo può fare. casi in 40 anni, in totale “Purtroppo le strategie assenza di strutture per la alternative a basso costo si cura: in Kenya, per esempio, sono rivelate inefficaci” spiese non si ha la possibilità di ga Porter. “Uno studio effetandare all’estero per curarsi, tuato a Shanghai su oltre non c’è nulla da fare. 300.000 donne e basato sul“In questi Paesi il cancero- l’autopalpazione del seno non geno più potente è la mancan- ha avuto nessun effetto sulla za di cure dovuta alla povertà” mortalità, spiega ancora Porter. “Se la mortalità per carcinoma del seno è pari al 19 per cento negli USA, in Africa si sfiora il 70 per cento”. EPIDEMIOLOGIA perché le mammografie identificano la malattia ancora prima che si manifesti un nodulo palpabile”. zioni religiose hanno aderito alla campagna, convincendo gli uomini, attraverso prediche nelle moschee, della necessità di far visitare e curare le proprie mogli. Corbis LO STIGMA DEL CANCRO Mentre i fattori di rischio I COSTI DELLE CURE attraversano le frontiere, non Se in Italia oggi la maggior si può dire la stessa cosa per parte delle donne può accedequanto riguarda l’approccio re a interventi come la quaculturale al cancro e al suo drantectomia, che risparmiatrattamento. no l’integrità del Ci sono infatti seno, in altri Solo alcuni Paesi in l’informazione Paesi, compresi cui il cancro al gli stessi Stati può aiutare seno è tuttora Uniti, questo a vincere considerato non è sempre come qualcosa di possibile soprati pregiudizi cui vergognarsi e tutto per ragioni perciò da tenere segreto, come economiche: la mastectomia, capitava in Italia fino a un cin- ovvero l’asportazione dell’intequantina d’anni fa. In Egitto, ro seno, per quanto più invasiper esempio, una donna che sa va e invalidante, nella maggior di essere malata spesso lo parte dei casi non ha bisogno nasconde al marito per timore di ulteriori trattamenti, mendi essere lasciata. tre la quadrantectomia va Dietro ogni stigma, più che quasi sempre associata a radiola povertà, c’è la disinforma- terapia. “Dove le risorse sono zione. In India, per esempio, è poche o dove le assicurazioni frequente che una donna private non rimborsano la malata venga isolata per timo- totalità delle cure, la chirurgia re di un ‘contagio’ attraverso le radicale è l’unica soluzione stoviglie o, peggio, con l’allat- che offra prospettive di guaritamento dei figli. Situazioni gione” continua Porter. analoghe si verificano in AfriL’OMS sta lavorando per ca, dove le donne con cancro incentivare i Governi a fare di del seno vengono letteralmen- più: in Messico, per esempio, te cacciate dai villaggi. la mammografia è stata inseDiverse associazioni di rita per obbligo di legge in volontariato (soprattutto sta- tutte le assicurazioni private tunitensi) e la stessa Organiz- per salute. zazione mondiale per la sanità Nessuno sa se questi sforzi stanno promuovendo campa- congiunti riusciranno a blocgne educative rivolte proprio care la diffusione del cancro ai Paesi in via di sviluppo. del seno nel mondo, ma una Qualche risultato è già nuova consapevolezza goverstato ottenuto anche in posti na le istituzioni internazionadove fino a poco tempo fa la li e le charities che si occupaparola ‘cancro’ non poteva no di donne colpite dalla neanche essere pronunciata. malattia: quella per cui il Un esempio positivo è pro- diritto alla salute è un diritto prio l’Egitto, dove le istitu- universale. 10 Fondamentale aprile 2008 Corbis Il cancro si adatta all’ambiente in cui nasce Le donne europee (e quelle americane di origine europea) sviluppano nella maggior parte dei casi un tipo di cancro al seno sensibile agli estrogeni: questo è positivo, perché la malattia è curabile con farmaci che bloccano i recettori per gli ormoni sulle cellule maligne, come il tamoxifene. Le donne asiatiche, invece, sono esposte a un rischio maggiore di sviluppare un tipo molto più aggressivo di cancro al seno, che non ha i recettori per gli estrogeni. E infatti in queste popolazioni la malattia colpisce in media dieci anni prima che in Europa e non è trattabile con farmaci come il tamoxifene proprio perché non è sensibile agli ormoni. Una ulteriore complicazione per le asiatiche è rappresentata dalla particolare costituzione del tessuto mammario che, essendo molto denso, rende più difficile la diagnosi. Le donne africane e le afro-americane sono anch’esse predisposte a un tipo di carcinoma mammario pericoloso perché resistente agli ormoni antiestrogeni, una forma che tra le europee si vede di solito solo nelle portatrici dei geni BRCA1 e 2, ovvero nei rari casi di cancro al seno ereditario. Insomma, spesso a causare i problemi sono i geni e le caratteristiche fisiche. Basti pensare che un gruppo di medici coreani ha dovuto rivedere al ribasso tutti i dosaggi consigliati per le chemioterapie, studiati su donne europee e americane, perché le asiatiche sono molto più piccole e minute e venivano letteralmente intossicate da quantità eccessive di farmaci. Per questo l’Organizzazione mondiale della sanità sta lanciando una campagna di finanziamento della ricerca oncologica anche nei Paesi in via di sviluppo: la personalizzazione delle cure non è solo un diritto delle donne dei Paesi ricchi, ma di tutte.