...

R2 - La Repubblica.it

by user

on
Category: Documents
16

views

Report

Comments

Transcript

R2 - La Repubblica.it
MERCOLEDÌ 19 SETTEMBRE 2007
La c u ltu ra
Gli s p e tta c o li
Rilke, le lettere
mai pubblicate
“Mamma, leggi
i miei libri”
Il canto libero
di Gloria Estefan
“La mia Cuba
senza Castro”
MAURI ALLE PAGINE 46 E 47
FRANQUI E VIDETTI A PAGINA 49
■ 33
Lo scrittore minacciato dalla camorra ripercorre dopo un anno le strade di Casal di Principe tra indifferenza e ostilità
CHIUSO PER PAURA
Un ragazzino in bicicletta
lungo una via
di Casal di Principe
Foto Mario Spada
Ritorno a Gomorra
ROBERTO SAVIANO
CASAL DI PRINCIPE (Caserta)
A CITTÀ finge disinvoltura. Ma in realtà c’è ansia. Ogni volta che qualcuno viene da fuori, che viene a prendere possesso della piazza del paese, ogni volta che si parla di qualcosa di cui non si vuole parlare l’aria diviene come rarefatta. Grumosa. Mancavo da un
anno, e tutto sembra identico a Casal di Principe. I politici nazionali non la frequentano molto. La conoscono per voci lontane. Ogni tanto finisce in qualche statistica: la città con più
Mercedes al mondo, quella con più omicidi d’Europa. Ma sembrano record del passato. Ora tutto è cemento, rifiuti, mozzarelle. Terra dove ci sono più imprese edili che cittadini. Salgo sul palco e sento la vicinanza di molte persone, molte venute da fuori, e molte del paese che non ne
possono più. Dei clan, del loro paese associato ai clan.
L
In piazza le saracinesche e le finestre sono chiuse. Il lunedì c’è riposo, dicono per giustificarli, non è per timore dei clan che i negozi sono chiusi. Ma nessun commerciante avrebbe rifiutato di triplicare le proprie vendite.
Vedo arrivare Renato Natale, l’ex sindaco. E’ strano. Quando glielo racconto non ci crede. Da
adolescenti nella testa di molti c’era il mito del Che. Io avevo lui come eroe. Proprio mentre lui
era sindaco uccisero Don Peppino. L’esecuzione del parroco che scrisse un documento «per
amore del mio popolo non tacerò». Non tacere, parlare: proprio quello che in queste ore sembra
essere così difficile, pericoloso. Renato Natale tentò di combattere con gli strumenti da amministratore l’impero di cemento dei clan, iniziando dal paese, da quello che loro ritenevano il feudo. Una volta gli scaricarono davanti a casa chili di merda di bufala. E quando decise di chiudere con paletti Piazza Mercato, ritrovava i paletti davanti al portone sradicati dalle ruspe dei clan.
SEGUE ALLE PAGINE 34 e 35
il re p o rta g e
il p ro ta g o n is ta
l’in c h ie s ta
A casa di Maddie
tra speranza e veleni
Cina, il cardinale
che sfida i comunisti
Quando il pane
costa come l’oro
DAL NOSTRO INVIATO
DANIELE MASTROGIACOMO
DAL NOSTRO INVIATO
FEDERICO RAMPINI
DAL NOSTRO INVIATO
JENNER MELETTI
ROTHLEY
iaggio nel paese dei coniugi McCann, 138 giorni dopo la scomparsa
di Maddie. Kate e Gerry, medici in
carriera, tre figli, tra cui due gemelli,
una casa da un milione di euro, sono ora indagati dalla polizia portoghese per omicidio e
occultamento di cadavere. Ma l’Inghilterra e
il villaggio in cui abitano si stringono attorno
ai due. Dal coinvolgimento del responsabile
dei media del governo britannico, sceso in
campo per loro, fino agli abitanti di Rothley,
con cui i coniugi si sono incontrati domenica,
dopo la messa. E per seguire la vicenda giudiziaria è stato preso uno dei legali più celebri
d’Inghilterra, con un onorario da 1000 euro
all’ora: Michael Caplan, lo stesso che ha difeso Pinochet.
ALLE PAGINE 36 E 37
HONG KONG
75 anni Zen Zekiun è il cardinale
che “rappresenta” nel collegio cardinalizio vaticano la Cina comunista. La cattedrale di Hong Kong è un
santuario privilegiato perché si trova nell’unica città cinese che rispetta i diritti umani e
la libertà di parola. Affabile e bonario, eppure il cardinale è uno degli uomini più temuti dal regime di Pechino. Lo chiamano “la
Voce di Hong Kong” da quando guidò in
piazza mezzo milione di manifestanti a difesa della democrazia. Dopo la morte di un
prelato detenuto nello Hebei (la polizia ha
cremato la sua salma di nascosto per evitare che lo sapessero i suoi fedeli), ecco la sua
testimonianza. Un’intervista sulla Cina, i
diritti umani e la libertà religiosa.
FINALE EMILIA (Modena)
opo l’allarme lanciato da Prodi «sull’ingiustificato aumento dei prezzi
del pane», ieri è scoppiata la polemica sui costi della pasta e sui rincari
annunciati dai produttori. «Se continua a salire il grano - ha detto ieri l’imprenditore pugliese Divella - dovremo aumentare il prezzo della pasta di almeno 10 centesimi». Il ministro De
Castro ha detto che la Ue darà risposte, con
l’aumento della produzione del frumento. Sul
tema le associazioni dei consumatori e la Confederazione italiana agricoltori: «Gli aumenti
di pasta e pane non hanno spiegazioni». Per
capire cosa sta succedendo, una notte con i
fornai.
CON UN COMMENTO DI CARLO PETRINI
ALLE PAGINE 40 E 41
V
A
A PAGINA 39
D
MERCOLEDÌ 19 SETTEMBRE 2007
R2 L’ALLARM E CRIM INALITÀ
■ 34
Appena viene fatto il mio nome o inizio a parlare un gruppo di giovani subito incrocia le braccia.
Come a dimostrare che nessun applauso è possibile. Ai cronisti dicono: “La camorra non esiste”
Saviano
le finestre
chiuse
del mio paese
(segue dalla copertina)
ROBERTO SAVIANO
ui li rimetteva e i clan li
sradicavano di nuovo:
una simbolica guerra
che durò tempo. Ma ce
la fece. La piazza divenne luogo
di ritrovo dei giovani di tutta la
zona. In quella piazza vi fu il raduno straordinario della popolazione di Casale insieme a centinaia di scout provenienti da
L
L’a ria è ra re fa tta
Ma n c a vo d a u n
a n n o e tu tto
s e m b ra id e n tic o a
Ca s a l d i P rin c ip e
tutta Italia per il trigesimo della
morte di don Peppino Diana.
Le prime ragazze in strada persino abbracciate ai propri fidanzati, le prime donne davanti ai bar: cose che sembrano ridicole, semplici, normali ma
che quindici anni fa erano assolutamente impensabili. Qui
niente è scontato. Renato Natale mi saluta e vedendolo, proprio mentre sono sulla piazza,
mi salgono come un doloroso
rigurgito i ricordi di episodi terribili. Antonio Cangiano vicesindaco di Casapesenna rifiutò
di far vincere a un’impresa di
un clan un appalto nel paese,
loro che vincevano gare in ogni
parte del nord Italia. Gli spararono alla schiena costringendolo per sempre sulla sedia a
rotelle. E poi Federico. Federico Del Prete, sindacalista. Aveva iniziato a denunciare con
un’azione costante i crimini
minuscoli, le estorsioni agli
ambulanti. E poi aveva persino
aperto un’indagine che permetteva di vedere in alcuni
esponenti del corpo dei Vigili
Urbani il vero strumento utilizzato dalle cosche per controllare il territorio: dall’estorsione al
controllo dei cantieri. Era riuscito a far vedere ciò che sino ad
allora era parso indimostrabile.
E in un momento in cui si discuteva delle troppe macchine
blu date a sottosegretari e ministri, Federico Del Prete lo andarono a trovare nel suo ufficio.
Non aveva protezione. Era al telefono quando 6 proiettili calibro 7,65 lo uccisero. E’ la storia
di un’Italia resistente le cui lapidi sono portate nella voce di
chi ricorda questi episodi, e li
passa di bocca in bocca, mentre
mi chiedo come mai in questi
giorni, in queste ore, i governi,
questo governo abbiano davvero fatto così poco.
C’è il padre di Don Peppino
Diana, i visi di molte ragazze del
paese che mi stringono la mano
e mi abbracciano. Mentre si avvicinano, mi viene spontaneo
guardare dietro le loro spalle
per vedere se ci sono i loro fidanzati e salutare anche loro
per rassicurarli sulla mia correttezza. Sulla mia sinistra i ragazzotti di sempre. Soliti modi
di fare. Occhiali, vestiti che se
fosse passato qualsiasi pubblicitario o stilista li avrebbe immediatamente presi come testimonial dei propri prodotti.
Mi guardano gli anelli che indosso. Li indossano anche loro.
Tre, simbolo lontano. Padre figlio e spirito santo. E l’anello
dello spirito santo è quello della sinistra, la mano che si da a
colui al quale non si concede rispetto. Le telecamere non riescono a non riprenderli. Loro si
avvicinano, «abbassa ‘sta cosa», mettono le mani sugli
obiettivi.
Per molti che vengono da
La s to ria
IL LIBRO
«Gomorra, un
viaggio nell’impero
economico e nel
sogno di dominio
della camorra» è il
titolo del libro
inchiesta scritto da
Roberto Saviano
LE MINACCE
Non appena il libro
viene pubblicato si
moltiplicano le
minacce allo
scrittore. Lettere
minatorie,
telefonate mute e
un «isolamento
ambientale»
LA SCORTA
Dopo le minacce
ad ottobre il
comitato per
l'ordine pubblico di
Caserta dà il via
libera alla scorta
per lo scrittore che
ha sfidato la
camorra
fuori è come arrivare in uno
strano luogo, quasi magico. Ciò
che fuori è cinema e delirio, qui
è realtà. Le misure di sicurezza
sono imponenti, mi dicono che
ci sono persino i cecchini: che
ad una manifestazione pubblica in una piazza debbano esserci i cecchini è difficile spiegarlo
in Europa. I ragazzi della mia
scorta sono tranquilli, non
hanno chiesto nessun rafforzamento e mi placano con una
frase che non ho più dimenticato, «noi non dobbiamo mica fare paura a nessuno, perché nessuno ci fa paura».
C’è una scena quasi divertente. Ogni volta che sibilo parola o
qualcuno accenna a qualcosa
che possa somigliare al suono
del mio nome, i ragazzotti annodano le braccia subito, di
scatto. Prima ciondolanti, con
le mani nelle tasche dei jeans e
i polsi piegati in avanti. Poi, appena mi viene data la parola,
scattano. Come soldatini. Tutti
a braccia conserte, come a dimostrare che non c’è un solo
applauso. Neanche l’intenzione di avvicinare un palmo all’altro. La dimostrazione che
nessuna sorta di vicinanza è
possibile tra loro e questo giullare. Questo buffone.
Fausto Bertinotti parla, ma
Al centro della foto, il padre del boss Francesco Schiavone in piazza durante la manifestazione antimafia
un gruppetto inizia a disturbare. Urlano tra loro, cominciano
a applaudire dichiarazioni che
rilasciano alle telecamere i più
maturi tra gli imprenditori presenti. «La camorra non esiste»
urlacchiano, dichiarano ai
giornalisti e alle telecamere.
Sembra una provocazione. A
leggerla senza capire, come
una frase pronunciata da
chiunque sembra ridicola, persino scontata. Nelle barzellette
i mafiosi dicono che la mafia
Da a d o le s c e n ti
m o lti a v e v a n o
il m ito d e l Ch e , io
q u e llo d e l s in d a c o
a n tim a fia , Na ta le
non esiste. Ma non è così. Camorra è una parola che non
sopportano, sa di crimine comune, quello che loro individuano a Napoli. Rapinarolex,
ladri d’auto. Qui c’è imprenditoria, investimento. I clan di qui
costruiscono l’Emilia Romagna, investono in Romania, si
comprano Casinò in molte parti del mondo, e alberghi, e commerciano nel burro e nelle bufale, nei trasporti e nei rifornimenti di carburante. Dov’è la
camorra? I soldi del racket e del
narcotraffico sono fatti con
metodo aziendale, qui si è svolta la più grande truffa alle assicurazioni d’Italia. L’estorsione
è una partecipazione all’economia dei clan da cui poter dopo aver pagato ricevere benefici, prestiti, protezioni con le
banche.
Dov’è la camorra? E’ un invenzione. La tesi dei loro avvocati è sempre la stessa da anni.
Qui ci sono solo imprenditori
accusati di mafiosità da concorrenti sleali. E il sangue? Anche per questa domanda c’è
una risposta. Vecchi rancori familiari risolti con sparatorie,
retaggi di una terra isolata. Sento che ciò che più ha infastidito
degli interventi è la parola «imprenditori». Arricreate le persone raccontandogli dei guaglioni con la pistola, ma non toccate gli affari.
In piazza c’è don Nicola, il padre di Francesco Schiavone, il
boss dei Casalesi divenuto celebre per il soprannome Sandokan, e per la sua capacità di
@
MERCOLEDÌ 19 SETTEMBRE 2007
PER SAPERNE DI PIÙ
www.iostoconroberto.blogspot.com
www.ammazzatecitutti.org
http://www.camera.it//_bicamerali/antimafia/home.htm
■ 35
SOTTO SCORTA
Saviano con la sua scorta.
In alto, a sinistra, Casal di
Principe nel giorno della
manifestazione
combinare affari milionari nel
settore del cemento con una disciplinata ferocia: dall’alta velocità alle grandi ristrutturazioni, in grado di nascondersi da
latitante al centro di Casal di
Principe mentre le polizie di
mezzo mondo lo cercavano.
Don Nicola non lo riconosco
subito, è parecchio invecchiato. Pensavo ci sarebbe stato ad
accoglierci suo nipote che porta, come legge di sangue pretende, il suo stesso nome, anche lui ormai chiamato don Nicola. Il figlio maggiore di Sandokan. Ma non c’è. Don Nicola
mi definisce un pagliaccio, un
buffone denigratore della propria terra. Accuse necessarie,
ovvie. Non è pensabile essere
accolto a braccia a aperte. «Cosa hai fatto nella vita? Solo denigrare la tua terra», mi viene detto. E anche questo è un pensiero di molti. Ma che il vecchio
padre di Sandokan esclama
senza pudore.
E poi l’accusa più atroce:
«Quello vuole diventare deputato». Come se ci fosse la sottile
insinuazione che si vuol divenire potenti, pronti a chiedere favori e a darne. A spartirsi le torte e i territori. Ai clan fa schifo la
politica, è solo lo spazio che può
essere o ignorato o usato. Nelle
intercettazioni chiamano i politici che sostengono in campagna elettorale «cavallucci da
mandare a governare». Don Nicola vuole salire sul palco. Anche lui vuole parlare. I giornalisti venuti da fuori sono sconvolti. Come ogni forma di tragedia in alcuni momenti assume i
contorni della commedia così
viene voglia di ridere, vedendo
questo anziano signore che
chiede di parlare. Avrei voluto
che gli fosse data la parola:
Do n Dia n a fu
u c c is o , a v e v a
s c ritto : “ No n
ta c e rò , p e r a m o re
d e l m io p o p o lo ”
avrebbe decantato la sua terra
come ricca e florida, ma denigrata da buffoni e cialtroni in
cerca di visibilità. Ed è questo
uno dei miracoli della terra di
camorra. Creare una specie di
soddisfazione continua nella
propria quotidianità e verso la
propria terra. Al punto tale che
il clan di Casal di Principe prende il nome degli abitanti. Casalesi. Un nome che pronunciato
a Napoli mette paura, da Secondigliano a Marano. E persino in Sicilia. Degnano di alleanza solo le ‘ndrine più ricche. In
Italia due clan prendono il nome dai loro paesi identificandosi quindi con essi. I Casalesi e
i Corleonesi.
Quando i cronisti si avvicinano a capire gli umori dei cittadini, in ogni zona d’Italia la gente
impreca, e si danna il cielo e gli
amministratori, si insultano
tasse e traffico, la mancanza di
lavoro. Invece per magia in terra di camorra tutto questo muta. «Qui stiamo bene, andatevene». E’ la prima cosa che dicono coloro che in piazza si definiscono imprenditori. «Ma
quale camorra, noi stiamo benissimo. La camorra la inventate voi. «
Non è a me che sta parlando
don Nicola Schiavone. Non è al
Presidente della Camera e
neanche al Presidente della
Commissione Antimafia. Don
Nicola e i ragazzi di Schiavone
stanno parlando alla loro gente, stanno parlando alle altre famiglie della confederazione dei
Casalesi. E’ ai clan che in realtà
stanno mandando messaggi.
Pochi se ne accorgono. Don Nicola e i suoi stanno dicendo alle altre famiglie che loro non si
fanno scalciare, stanno cercando di difendere la loro leadership, gli Schiavone sono ancora
loro i capi formali.
Non si prendono gli schiaffi
in volto senza reagire. Circoscrivono la piazza da lontano,
come a dire: qui siete venuti in
una sorta di riserva, ora che ve
ne andate noi restiamo.
Quando me ne sto per andare molti ragazzini intorno all’auto della mia scorta si raggruppano. Visi ancora abbronzati, solito ghigno. «Bello il romanzo che hai scritto». Dicono.
Tenendo forte la carica sulla z.
Come se la parola romanzo insultasse il libro. E poi ridendo
«Proprio nu’ bellu romanzo».
Romanzo, sinonimo di invenzione, storiella, fesseria. Non
può contenere verità né nomi e
cognomi, e indirizzi e sangue.
La cosa più inutile e inventata
hai fatto: un romanzo. L’inutile. Un inutile che compravano
di nascosto, o sbirciavano in
singole pagine dove i loro capizona venivano raccontati. Forse persino per sapere o capire
quello che le leggende di paese,
che creano boss come sovrani,
non gli raccontavano.
E’ come quando un anno fa,
sempre a Casal di Principe, subito dopo il mio intervento in
cui invitavo i ragazzini delle
scuole a cacciare i boss dalle loro terre: «Ma come, tu non facevi lo scrittore?». E cercano di
trovare pace valutando i mestieri. E’ dai giudici, da certi giudici che bisogna aspettarsi carognate, è da alcuni politici arrivisti che bisogna aspettarsi
comportamenti infami. Ma dagli scrittori proprio non c’è da
temere. Se questo accade è perché divengono buffoni, giullari,
come se davvero credessero
Le m is u re
d i s ic u re z z a s o n o
im p o n e n ti, m i
d ic o n o : c i s o n o
a n c h e i c e c c h in i
che le parole, le loro parole,
quelle degli scrittori usate per
mestiere e quindi solo di convenienza secondo loro, possano
mutare le cose.
La giornata è finita. La macchina con i miei ragazzi mi porta fuori, costeggiamo le terre
marce di diossina, dove si viene
spesso educati troppo spesso
come in una sorta di Sparta. Un
senso di impotenza ti pervade:
anche se sembra che nulla sia
mutato, in realtà molto, molto è
pronto per cambiare, attende
che sia dato spazio alla mutazione. Piccoli dettagli che non
possono essere ignorati. Persino il fastidio per la presenza
istituzionale può lasciar sperare: troppo spesso lo Stato ha fatto promesse senza mantenerle,
è venuto un giorno e se n’è andato il giorno dopo.
Quand’ero ragazzo, prima di
fare a pugni, prima di sentire le
nocche sulle gengive e prima
che ci si rotolasse per terra cercando di bloccare con le gambe
a tenaglia le cosce di chi stavi
sfidando, ci si sfidava a parole.
Ecco, mi ricordo che prima di
fronteggiarti, le frasi di rito erano degne di uno scontro tra cavalieri, che ad ascoltarle ora farebbero ingolfare la gola di risate. Ma le ricordo ancora: «Io
vengo da dove si imparano due
cose, a sputare in faccia alla
morte e alla paura. Sappi che
per me vita e morte sono la stessa cosa». E sento solo ora cosa
avrei voluto dire, viso a viso, a
molti di quei ragazzi; che io ho
imparato a risparmiare la saliva, che vita e morte non sono la
stessa cosa e che fino al termine
di questa notte proseguirò questo viaggio. Non datevi pace.
MERCOLEDÌ 19 SETTEMBRE 2007
R2 IL REP ORTAGE
■ 36
LA SCOMPARSA
IL SOSPETTATO
GLI APPELLI
LE IPOTESI
LE ACCUSE
Madeleine
McCann, “Maddie”,
quattro anni,
scompare la sera
del 3 maggio dal
residence “Ocean
Club” di Praia da
Luz, in Portogallo,
dove sta
trascorrendo
le vacanze con
la famiglia
Il 13 maggio la
polizia portoghese
ferma un cittadino
britannico, Robert
Murat, che abita in
una villa vicino al
residence. È
sospettato di aver
rapito Maddie: Murat
viene interrogato e
rilasciato senza
alcuna accusa
All’inizio di maggio
inizia la campagna
mediatica per la
ricerca della
bambina: un
appello dei
calciatori, la
visita dal Papa,
la creazione di
un sito internet
Findmadeleine.
com
La prima pista
seguita è il
rapimento.
Il 7 agosto vengono
trovate delle tracce
di sangue nella
camera da letto
e nell’auto dei
McCann. Per gli
inquirenti la bimba
potrebbe essere
morta
Dal 7 settembre la
madre di Maddie,
Kate, è indagata
insieme al marito
Gerry per la
scomparsa della
bambina. Secondo
gli inquirenti Maddie
potrebbe essere
morta per
un’overdose
di sedativi
Le ta p p e
Maddie non abita più qui
viaggio nella famiglia dei sospetti
ROTHLEY
l giallo della solidarietà, il verde della speranza. Anche i colori hanno un peso e un senso
nel grande thriller dell’estate.
Il villaggio che raggiungiamo
nel cuore dell’Inghilterra li ha
trasformati in una bandiera. In un
vessillo gonfio di orgoglio e di rabbia. Li espongono tutti. Sui fiocchi
che spuntano dalle finestre e dalle
porte delle case; sulle antenne delle
automobili; sui polsi, come braccialetti, dei facoltosi medici, avvocati,
finanzieri che lasciano le loro case
diretti al lavoro; sui banchi delle
scuole appene riaperte. Fili, stoffe,
ciuffi di lana, decalcomanie per ricordare che è ancora viva. E poi adesivi sulle confezioni di plastica dei
cd, i bollini sui giornali freschi di
I
La p o liz ia
p o rto g h e s e è
c o n v in ta c h e a
u c c id e rla s ia n o
s ta ti i c o n iu g i
stampa che titolano in prima pagina
l’ultimo colpo di scena del mistero di
Maddie. Adesso sapremo finalmente la verità. Sapremo se Madeleine
McCann, una bambina di 4 anni, gli
occhi azzurri, il viso dolce, il sorriso
bianco, un caschetto di capelli biondi, è stata rapita da un bruto per fini
inconfessabili, oppure è stata uccisa
dalla superficialità dei suoi genitori,
entrambi medici, che le hanno somministrato una dose eccessiva di
tranquillanti per godersi una serata
al ristorante in compagnia di sette
amici. Ce lo dirà il titolare stesso delle indagini, il giudice Pedro Daniel
dos Anjos Frias.
Sarà lui a decidere se le pesanti accuse rivolte ai genitori di Maddie
hanno fondamento. Ma davanti allo
stillicidio di ipotesi e suggestioni, ha
chiesto qualcosa che infrange il rigido diritto procedurale del Portogallo: una eccezionale revoca del silenzio imposto sulle indagini in corso.
Per farlo, si è rivolto al Consiglio superiore della magistratura con una
lettera che è stata diffusa alle agenzie di stampa. «Ho bisogno», scrive il
magistrato, «di dare delle informazioni al pubblico, di spiegare e di rivelare ciò che ha raccolto la polizia.
È una necessità dovuta alle numerose indiscrezioni pubblicate dalla
stampa».
La tensione è al massimo. Trasuda da ogni singolo mattone di queste
case a schiera immerse nel verde
della campagna inglese. C’è una
coppia qui a Rothley, un villaggio di
tremila anime, sette miglia da Leicester, nel centro della regione di Midland, impegnata nella battaglia più
importante della sua vita. E c’è una
squadra di investigatori portoghesi
che su questo caso si gioca il proprio
futuro professionale. La coppia giura la propria innocenza. Gli investigatori di Portimao, cittadina vicino a
Praia de Luz, Portogallo del sud, località dove è sparita la piccola Maddie il 3 maggio scorso, sono invece
convinti della sua colpevolezza. Sono pronti a rendere note tutte le prove che li hanno spinti ad incriminare per omicidio e occultamento di
cadavere i coniugi Gerry e Kate McCann, coetanei di 39 anni. Una decisione clamorosa, un colpo di scena
impensabile. Che ha rimescolato le
carte, scatenato reazioni stizzite e
furiose, diviso lettori e giornali, separato comunità, incrinando i rapporti tra due paesi tradizionalmente
amici.
Per 138 giorni, questa coppia di
genitori perfetti, belli, benestanti,
medici in carriera, lui cardiologo, lei
generico, tre figli, tra cui due gemelli, voluti con ostinazione, tra cure di
ormoni e gestazioni difficili, una casa da un milione di euro in fondo ad
una stradina senza uscita, si sono
dannati in giro per il mondo alla ricerca della loro bambina. Hanno
raccolto un milione e mezzo di euro
in venti settimane. Assoldato una
squadra di investigatori privati. Offerto ricompense, aperto un blog,
arruolato quattro diversi portavoce.
Hanno premuto sul primo ministro
Gordon Brown, coinvolto il responsabile dei media del governo britannico. E, infine, come cattolici praticanti, sono riusciti a farsi ricevere
personalmente da papa Benedetto
XVI in Vaticano.
Mai, come in questo caso, la macchina delle ricerche, della solidarietà, dell’identificazione collettiva,
ha ottenuto tanto successo. È domenica e come tutte le domeniche il villaggio di Rothley si ritrova davanti
alla piccola chiesa del Sacro cuore.
Una costruzione semplice, austera,
in mattoni, un Cristo in marmo
bianco che domina dall’alto, le braccia aperte al cielo. I fedeli arrivano a
gruppi, in macchina a piedi. Famiglie, coppie, singoli. Su tutto spiccano i bambini. Biondi come Maddie,
ordinati, vestiti eleganti, gli sguardi
abbassati, gli occhi tristi. C’è la stampa, la tv, i fotografi. Attendono tutti
loro, Gerry e Kate McCann. Sono appena tornati dal Portogallo, dopo
quasi quattro mesi di angosce, di ri-
cerche ossessive. Di insinuazioni,
sospetti e ora accuse che pesano come un macigno. Arrivano per ultimi,
mano nella mano, a passo veloce, gli
occhi lucidi, il viso tirato. Non degnano neanche di uno sguardo il
drappello di giornalisti e di fotografi
assiepati sul lato opposto della strada. Lei indossa un paio di pantaloni
neri, una camicetta a fiori verdi, un
cardigan intonato; lui pantaloni
annuncia
il rinnovamento
italiano
con sfumature di significato
per la massima
proprietà di linguaggio
I LIBRI SEMPRE APERTI
www.zanichelli.it
DAL NOSTRO INVIATO
DANIELE MASTROGIACOMO
scuri, camicia e maglione chiaro. Sono soli. I gemelli, Sean e Amelie, sono stati portati dalla zia, la sorella di
Gerry.
Vengono accolti dai parenti e dagli amici. Si chiudono tutti in chiesa.
La porta viene sbarrata, poi aperta,
guardata a vista da un commerciante che dardeggia la sua rabbia nei
confronti della stampa. Officia padre Keith Tomlison, lo stesso sacerdote che ha battezzato i gemelli ma
non Madeleine. Ci dirà più tardi:
«Gerry e Kate stanno soffrendo tantissimo. Queste accuse sono come
una frustata. Non lo meritano. Non
lo meritiamo noi, nessuno di noi.
Questa è una piccola comunità, ci
conosciamo tutti. E tutti siamo più
che convinti che Maddie sia ancora
viva e che la polizia portoghese stia
perdendo solo tempo».
Ma la polizia non ha mai perso
tempo. Anzi. Raccoglie prove e indizi perché sospetta sin dall’inizio dei
coniugi McCann. Lo fa perché è una
prassi in Portogallo: quando scompare un bambino, alla squadra investigativa si affianca una équipe di
specialisti che scava nella vita dei
parenti. Lo fanno anche gli uomini
dell’ispettore capo Gonzalo Amaral.
Fino al 9 settembre scorso. Per undici ore gli inquirenti interrogano Kate e per altre nove il marito Gerry.
Devono rispondere a 40 domande.
Precise, dirette, quasi brutali. Ruotano attorno ad un sospetto mai abbandonato: Maddie è stata uccisa
per una overdose di tranquillanti.
Non solo: i McCann si sono disfatti
del corpo. Kate è sconcertata, offesa.
Viene incriminata e decide di non rispondere a dieci di quelle domande.
Ma di fronte all’accusa di omicidio e
occultamento di cadavere, insorge
come una furia: «Come? Come e dove avrei nascosto il corpo?». Gli inquirenti sono ermetici, ma sulla
stampa portoghese è uno stillicidio
di indiscrezioni. Esce di tutto. Secondo una strategia che punta al
crollo emotivo della coppia: hanno
chiuso il corpo di Maddie in un sacco, riempito di pietre, e lo hanno gettato in mare. Lo hanno sepolto nel
cimitero della chiesetta di Praia de
Luz: il parroco aveva fornito loro le
chiavi per andare a pregare. O, ancora: nel cimitero di Fatima dove si era-
@
MERCOLEDÌ 19 SETTEMBRE 2007
PER SAPERNE DI PIÙ
www.findmadeleine.com
www.madeleinemccann.net
www.leics.police.uk
■ 37
LE RICERCHE
Sono state avviate
delle ricerche nella
chiesa di Praia da
Luz dove pregavano
i McCann e dove la
piccola potrebbe
essere sepolta.
Secondo la polizia il
cadavere potrebbe
anche essere stato
gettato in mare da
uno yacht
Co n tro
Le accuse
della polizia
LE TESTIMONIANZE dei partecipanti alla
cena della notte in cui Maddie scomparve
sono discordanti e contraddittorie.
Trovate tracce di sangue nelle tende,
dietro il divano, sulla chiave della porta
nell’appartamento dei McCann. Per le
analisi rimanderebbero al Dna di Maddie.
Odore di cadavere e di materiale biologico fiutato dai cani Spaniel nel vano della
ruota di scorta del bagagliaio della Renault
Scenic, affittata dai McCann 25 giorni dopo la scomparsa della bambina, sul gattino
di pezza di Maddie e sui pantaloni di Kate.
Dopo la scomparsa di Maddie la madre
chiama subito il parroco della chiesa di
Praia da Luz (tra le voci, quella che la bimba possa essere sepolta nel cimitero della
chiesa).
A fa v o re
I punti deboli
delle indagini
NON è stata sigillata e isolata la stanza dove
dormiva Maddie.
Non sono stati allestiti posti stradali o
controlli della Guardia costiera nelle prime
12 ore.
Non sono stati controllate tutte le case
presenti dentro il comprensorio.
Non sono state subito rilevate delle impronte digitali nella zona del crimine.
Non sono stati visionati i filmati delle telecamere a circuito chiuso presenti nella
strade di Praia de Luz.
La lista degli ospiti del comprensorio controllata solo giorni dopo la scomparsa di
Maddie: potenziali testimoni erano già partiti.
Ritardo negli accertamenti telefonici e sui
tabulati del centralino del comprensorio.
no recati in pellegrinaggio 28 giorni
dopo la scomparsa della figlia. Peggio: cremato in un inceneritore per
animali domestici.
Al culmine di una tensione che si
snoda tra Rothley e Praia de Luz, con
i giornali inglesi schierati a difesa
della coppia McCann e quelli portoghesi dell’operato della polizia locale, arriva il colpo di scena: due cani
Spaniel, inviati dalla polizia del Sud
Yorkshire, fiutano tracce di sangue e
odore di cadavere nel bagagliaio
della Renault Scenic presa in affitto
dalla coppia 25 giorni dopo la scomparsa di Maddie. Vengono trovati
molti capelli che l’esame del Dna attribuisce all’85% a Maddie. La polizia mostra a Kate il video nel quale si
vedono i due cani che “impazziscono” mentre si avvicinano al bagagliaio. Lo avvertiranno anche sui
pantaloni indossati dalla signora
McCann. E sul cagnolino di pezza
gale. Il migliore, l’avvocato Michael
Caplan, lo stesso che ha difeso Augusto Pinochet e ha evitato al dittatore l’estradizione in Spagna. Il suo
studio, Kingley Napley, è il più prestigioso del Regno Unito. Un onorario da 1000 euro l’ora. Un’offensiva
mediatica, psicologica, di immagine. L’operato della polizia portoghese è aggredito da critiche e da sospetti. Lo staff dello studio legale trova decine di precedenti. Li soffia,
con abilità, ai giornali. Rispolvera il
caso di una donna portoghese, accusata di aver ucciso la figlia data per
scomparsa e costretta a confessare a
calci e pugni dagli stessi investigatori del caso Maddie. Svela, dati scientifici alla mano, che i cani Spaniel
hanno fallito otto volte su dieci.
Gli investigatori accusano i colpi,
mettono le mani avanti. Finiscono
per ammettere: «Le prove del Dna e
quelle scoperte dai cani non sono
Lo ro h a n n o m e s s o
in p ie d i u n a
fo rm id a b ile
m a c c h in a
m e d ia tic a
Il v illa g g io s i
s trin g e a tto rn o a i
M c Ca n n , fin g e n d o
u n ’in v e ro s im ile
n o rm a lità
della bambina che Kate, in modo inspiegabile secondo la polizia, ha lavato in lavatrice per ben due volte. La
signora McCann rimane impassibile, in silenzio. Risponde il suo avvocato, spiega che l’odore di cadavere
resta per anni impresso su vestiti e
oggetti. La mamma di Maddie è un
medico, tratta spesso casi di decessi.
Gerry McCann reagisce invece furioso alle accuse. E alla fine dell’interrogatorio, quasi con aria di sfida,
grida: «Se non trovate il corpo non
potete provare un bel niente».
La polizia sembra sicura. Considera quella reazione come una conferma dei suoi sospetti. Batte tutta la
costa attorno a Praia de Luz e i boschi
vicini, suggerisce scenari da thriller:
il cadavere nascosto chissà dove, per
quanto tempo e poi affondato in mare, sepolto in cimiteri, cremato nei
forni mortuari. È la rottura, completa, definitiva. La coppia dei medici
accetta la sfida: sceglie un nuovo le-
A CASA
Kate e Gerry McCann
fuori dalla loro casa
di Rothley
I g e n ito ri
KATE MCCANN
GERRY MCCANN
Originaria di Liverpool, 39 anni, è un
medico generico. Di fede cattolica,
praticante, ha concepito Maddie
con l’aiuto della fecondazione in vitro
dopo cinque anni di tentativi, come lei
stessa ha raccontato. Con il marito Gerry
ha avuto anche due gemelli, di due anni.
Nel suo diario, pubblicato dalla stampa
portoghese, Kate annota di essere
“sfinita” dalla vivacità dei figli e si lamenta
che il marito non l’aiuti
Di professione cardiologo, 39 anni, subito
dopo la scomparsa di Maddie si è
occupato direttamente dei rapporti con
i media. Insieme alla moglie ha viaggiato
in diversi paesi europei e nordafricani
per cercare la bambina, ed è stato anche
ricevuto da Benedetto XVI. È
indagato per la scomparsa della figlia ma
respinge tutte le accuse. Si prepara a
lanciare una nuova campagna
pubblicitaria per tenere alta l’attenzione
sul caso di Maddie
sufficienti per un giudizio. Abbiamo
bisogno di una confessione». Ma la
confessione non arriva, un baratto
viene respinto e denunciato pubblicamente. Rientrati a casa, i McCann
si consultano ancora con i loro avvocati, studiano ogni mossa, ogni parola. È il momento della battaglia, di
riapparire in pubblico. Di domenica, in chiesa. Li vediamo pregare insieme, cantare insieme, piangere insieme. In questa campagna avvolta
da un silenzio carico di dolore e di
mistero, vediamo uscire frotte di
bambini. Una ragazza li mette in circolo, ne benda uno, organizza la mosca cieca. I bambini si spingono, si
rincorrono, si prendono. Pochi minuti e il gioco si interrompe. La ragazza li rimette in fila, li spinge dentro la chiesa. Scene da teatro, costruite per fissare momenti di gioia
composta e di serenità per le tv. La
verità può attendere, ora conta solo
l’immagine.
Fly UP