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restauro di noto - Laboratorio Città e Territorio srl

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restauro di noto - Laboratorio Città e Territorio srl
Lo splendore metafisico
della Cattedrale di Noto
Fra antiche
tradizioni
e nuove
tecnologie
un esempio
di eccellente
recupero
monumentale
Un intervento di grande spessore storico
quello della cattedrale di Noto (SR).
Un esempio splendido di accurato restauro
che ha tenuto conto della tradizione, evitando di snaturare un monumento dal suo
contesto originale (Noto, terra di olivi e mandorli, è un piccolo gioiello barocco arroccato su un altopiano che domina la valle dell'Asinaro, coperta di agrumi); un ripristino
strutturale fra antiche tradizioni e nuove tecnologie. La nuova copertura della chiesa non
è in cemento armato come quella crollata,
bensì a falde come quella originaria.
Il restauro è stato eseguito con gli stessi materiali e con l'ausilio delle medesime tecniche del ‘700. Sono state utilizzate pietre locali come la calcarenite bianca, l'arenaria e
la pietra di Modica, assemblate però con moderni metodi antisismici. Proprio per migliorare la resistenza ai grandi terremoti si è fatto ricorso anche a materiali come la fibra di
carbonio. A conclusione di questo lungo e
Cattedrale di Noto restaurata
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complesso restauro, la chiesa è stata riaperta dopo 7 anni di lavori il 18 giugno 2007.
Alla solenne cerimonia erano presenti, fra gli
altri, il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi, Monsignor Angelo Bagnasco, l’ex presidente del
consiglio Romano Prodi, l’onorevole Salvatore Cuffaro (allora presidente della Regione
siciliana), il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, il critico d'arte Vittorio Sgarbi,
importanti cariche istituzionali e religiose
provenienti da tutto il territorio siciliano e da
altre regioni italiane.
Ad entrare nel merito dell’intervento dal
punto di vista storico, filosofico e tecnicoprogettuale è l’architetto Rosanna La Rosa,
collaboratrice al progetto. NdR
LA STORIA
La città di Noto venne quasi totalmente distrutta dal terremoto dell’11 gennaio 1963
che sconvolse la Sicilia sud-orientale e riedificata a valle secondo i piani del vicario
generale per la ricostruzione, duca Giuseppe Lanza di Camastra, coadiuvato dall’ingegnere militare fiammingo Carlos Grunemberg. La Chiesa Madre, dedicata a San Nicolò, fu iniziata nei primi anni del XVIII se-
Stato di conservazione del monumento prima del crollo
Condizioni della cattedrale dopo il crollo
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Progetto dell’intervento strutturale alle navate della chiesa
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colo, e riedificata nel 1776; nel 1844 divenne cattedrale e sede vescovile.
Il 13 marzo 1996 la Cattedrale di Noto vedeva crollare, per un improvviso cedimento
di uno dei suoi pilastri, tutta la navata centrale e quella di destra, uno dei quattro piloni che sorreggevano la cupola, gran parte
del tamburo, della cupola stessa e della copertura dell’ala destra del transetto.
Le cause del crollo possono ricondursi al
collasso per schiacciamento di uno dei pilastri della navata destra, dovuto alla pessima fattura originaria, cui deve aggiungersi
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Nelle immagini: la realizzazione degli archi
rovesci di fondazione
(in evidenza il collegamento tra gli archi rovesci ed i plinti in muratura con tirantature
in acciaio); panoramica della base fondale;
plinti di fondazione
pronti a ricevere i nuovi pilastri della navata
destra
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l’effetto di altri interventi eseguiti in passato
nella chiesa, quali la sostituzione negli anni ‘50 sulla navata centrale del tetto in legno con un solaio piano in cemento armato. Subito dopo il crollo del 13 marzo 1996
l’intera comunità civile e religiosa si diede
subito da fare per avviare la ricostruzione
dell’edificio Sacro, secondo il principio del
dove era e come era. L’incarico progettuale
fu affidato, su indicazione del Vescovo Monsignor Salvatore Nicolosi, all’architetto Salvatore Tringali, al professor Antonino Giuffrè, e all’Ingegnere Roberto De Benedicts.
Il professor Giuffrè, sotto i cui insegnamenti è nato il progetto, non potè però parteci-
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parvi perché scomparve prematuramente.
Nel progetto furono coinvolte parecchie
Università italiane ed estere e numerosi tecnici locali, il cui contributo è risultato essere determinante nell’attività di progettazione prima e di esecuzione dopo.
LA RICOSTRUZIONE
La ricostruzione ha inteso restituire la Cattedrale al paesaggio urbano di Noto, riconsegnando al monumento il suo originario valore espressivo, inscindibilmente legato alla
materia ed alla tecnica con cui questo era
realizzato. Per questo motivo, oltre alla “riproposizione delle forme”, uno degli obiet-
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tivi primari è stato quello di rileggere la cultura della costruzione muraria per declinarla nuovamente con moderna consapevolezza tecnica. L’intervento di ricostruzione parla dunque un linguaggio coerente non solo
formalmente ma anche “meccanicamente”
con le parti residue e con la natura originaria della fabbrica. Il progetto ha mosso i suoi
passi da un’accurata e lunga fase di rilievo
tecnologico, materico e strutturale della
chiesa crollata. Ogni elemento, ogni pietra
è stata individuata, studiata e disegnata, ogni
parte interrogata. Un percorso a ritroso, verso la riappropriazione di conoscenze che
erano parte integrante del sapere comune di
ogni architetto, di ogni capomastro, e che
oggi è stato possibile riacquisire solo indagando pazientemente quei monumenti.
Si è cercato in definitiva di dare corpo e significato alla richiesta della committenza di
ricostruire la chiesa com’era, non in quanto
assunzione acritica, né alibi tecnicista, ma
quale consapevole proposizione culturale.
Strutturalmente, l’intento è stato quello di
partire da ciò che esisteva già, individuando
o riconoscendo nell’edificio originario quelle intrinseche “risorse” che potessero consentirgli non solo di essere ricostruito ma anche di resistere ad un terremoto di notevole
intensità. Gli interventi di progetto hanno seguito così la logica di correggere i difetti della struttura, integrarne le qualità, aggiungervi ciò che mancava.
Ma in modo puntuale, solo dove è stato necessario e facendo sì che correzioni e adattamenti non parlassero un linguaggio culturalmente e tecnicamente estraneo alla costruzione originaria, ma ne costituissero
semmai una naturale e coerente evoluzione.
La tecnica costruttiva che è stata impiegata
è quindi integralmente quella muraria, ma
con “aggiornamenti” ed accorgimenti che
derivano dalle più attuali ricerche sulle
strutture e sui materiali.
La ricostruzione parziale della Cattedrale ha
comportato decisioni molto difficili nella
scelta dei nuovi materiali. I pilastri dovevano infatti essere ricostruiti con la stessa geometria e con materiali diversi dagli originali, ma pur sempre compatibili con quelli degli elementi sovrastanti. Era quindi necessario scegliere la composizione delle malte ed
il tipo di pietra tra le diverse cave e soprattutto definire le caratteristiche meccaniche
della pietra alle quali l’impresa costruttrice
avrebbe dovuto riferirsi.
Anche per quanto riguarda le miscele da utilizzare per i consolidamenti delle murature
mediante iniezione è stato importante caratterizzare in laboratorio le miscele provate in situ. Sono stati così inviati al Laborato48
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rio Prove Materiali del Politecnico di Milano calcareniti provenienti da diverse cave,
leganti e sabbie per le malte e miscele da
iniezione per le opportune prove di laboratorio. Con la consulenza delle professoresse
Binda e Baronio sono state eseguite tutte le
prove in situ ed in laboratorio allo scopo di
valutare:
1) lo stato di danno dei materiali e degli elementi strutturali e la possibilità di questi di
essere conservati nella ricostruzione;
2) la scelta dei materiali per la riparazione,
il rinforzo e la ricostruzione delle parti crollate;
3) la compatibilità chimico – fisica e meccanica dei nuovi materiali con gli originari.
Operate le scelte di progetto si è trattato, in
fase operativa, di accertare la rispondenza
dei materiali utilizzati in cantiere con quelli in precedenza scelti.
A tale scopo per ciascun tipo di materiale,
con cadenza programmata, sono stati sistematicamente prelevati dei campioni per testarne la rispondenza alle caratteristiche del
campione scelto.
Quasi tutte le parti residuate dal crollo sono
state mantenute ed integrate alla nuova costruzione, ad eccezione dei pilastri della navata sinistra, che se pur non crollati, presentavano le stesse pessime caratteristiche
costruttive che avevano causato il collasso di
quelli di destra, ed erano diffusamente lesionati, per cui non era possibile ripararli
senza imporre alla chiesa una pregiudizievole dissimmetria strutturale.
Sono stati pertanto demoliti e ricostruiti con
la stessa tecnica muraria con cui sono stati
rifatti quelli della navata destra.
LA SOSTITUZIONE DEI PILASTRI E DEL
PUNTONE: OPERAZIONE DIFFICILE E MAI
ESEGUITA PRIMA
È stata questa l’operazione più delicata dell’intero intervento, mai eseguita prima: la sostituzione dei pilastri e del pilone della navata sinistra. Per tale intervento (come testimoniano le immagini nelle pagg. 48/49) è
stato necessario trasferire il peso della muratura sovrastante i pilastri su una struttura
metallica di sostegno, che ha consentito di
eseguire in sicurezza tutte le operazioni di
demolizione e ricostruzione per ogni pilastro. Solo alla fine è stato trasferito nuovamente il carico della muratura sui nuovi pilastri; tale operazione finale, di estrema delicatezza, è durata 24 ore ed è stata costantemente monitorata con strumentazioni di
altissima definizione al fine di scongiurare
che si potessero verificare localizzati sovraccarichi e/o crolli.
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In senso antiorario: la
costruzione dei nuovi
pilastri della navata sinistra; dettaglio del
nuovo pilastro che sale per l’innesto con la
muratura esistente; i
pilastri della navata sinistra ricostruiti; le
nuove nicchie dei pilastri di sinistra; l’attacco tra il pilastro ricostruito e l’imposta
esistente; operai addetti alla ricostruzione
dei pilastri (si noti la
difficoltà operativa);
In pagina 51 senso
orario: centina per la
costruzione degli archi
trasversali della navata
destra; fase di costruzione degli archi longitudinali; i nuovi archi trasversali; la ricostruzione degli archi in
prossimità della muratura perimetrale di destra; arco longitudinale
completo; la realizzazione dei pennacchi
tra gli archi trasversali
e longitudinali; vista
generale delle centine
per la ricostruzione degli archi
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SISTEMI COSTRUTTIVI DEL ‘700 IN CONNUBIO CON AVANZATE TECNOLOGIE
Subito dopo si è passati alla realizzazione
dei nuovi arconi timpano di sostegno alla
copertura della navata centrale.
Si è trattato dell’inserimento di un nuovo elemento, non presente nella chiesa crollata,
(bensì in quella precedente), in quanto mozzato per consentire la realizzazione del pesante solettone piano in cemento armato che
negli anni ‘50 andò a sostituire l’originario
tetto ligneo. Gli arconi realizzati in mattoni
sono stati rinforzati e resi sismicamente idonei attraverso il ricorso a materiali tecnolo-
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In senso antiorario: la
costruzione degli archi timpano della copertura a tetto; l’imposta dei nuovi archi timpano in muratura;
completamento
del
primo arco timpano
adiacente al retroprospetto principale; costruzione della nuova
volta della navata centrale in canne e gesso;
fasi di costruzione della nuova copertura a
tetto; le centine costituenti la struttura portante della nuova volta in canne e gesso; le
operazioni di chiodatura alle centine delle
canne naturali
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gicamente avanzati quali le fibre di carbonio. L’uso di materiali e tecniche costruttive
settecentesche unito all’utilizzo delle più
avanzate tecnologie nel campo delle strutture in muratura, ha pervaso l’intera ricostruzione, diventando essa stessa modello
per altri interventi simili, così come è stato
sancito in una specifica Ordinanza del Dipartimento della Protezione Civile che ha
stabilito che: “gli uffici del Genio Civile...
provvedono a verificare la consistenza tecnologica ed a valutare la resistenza statica
dei materiali che costituiscono le membra-
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ture strutturali portanti degli edifici… A tale
scopo utilizzano prioritariamente in via speditiva le stesse metodologie di indagine già
positivamente sperimentate per il recupero
della Basilica della città di Noto..”. Dopo le
coperture delle navate e del transetto, la ricostruzione ha interessato il completamento del tamburo sul quale si è andata ad innestare la nuova cupola, realizzata come la
precedente, in pietra arenaria di Caltanissetta, ed infine la lanterna.
L’area di intervento è stata di circa 2000 m2,
il volume ricostituito è di circa 25.000 m3.
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In senso antiorario: il
tamburo in costruzione (in evidenza la parte residuata al crollo);
travi della copertura
della navata centrale; il
tavolato di copertura
prima della posa dei
pannelli termo acustici; il tamburo visto dalla copertura completata con tegole a coppi;
l’impermeabilizzazione con guaina prefabbricata; la linea di
gronda con in evidenza la griglia metallica
anti volatili; la posa
dell’ondulina sottocoppo in fibrocemento
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In senso antiorario: la
bonifica della muratura perimetrale con
iniezioni di malta di
calce; vista dell’interno di uno dei campanili durante le operazioni di bonifica; le
operazioni di iniettaggio controllato; consolidamento delle murature ad angolo con la
tecnica dello scuci-cuci; inserimento dei diatoni in pietra calcarea;
realizzazione delle catenelle di mattoni per
il consolidamento di
lesioni passanti
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CRONOLOGIA DELLA RICOSTRUZIONE
1996 - 13 marzo: crollano i 4 pilastri ed il pilone della navata destra, l’intera copertura della navata centrale e di quella destra, i 2/3 del tamburo con la sovrastante cupola e l’intera lanterna,
nonché la copertura del braccio dx del transetto
1996 marzo: rilievo fotogrammetrico della superficie delle macerie crollate e delle strutture residue della Chiesa
1996 aprile-ottobre: messa in sicurezza del campanile sinistro, con installazione del relativo sistema di monitoraggio strutturale
1996 settembre-dicembre: messa in sicurezza
della navata sinistra non crollata, con installazione del relativo sistema di monitoraggio strutturale
1996 maggio – settembre 1997: messa in sicurezza della porzione residua di cupola, con installazione del sistema di monitoraggio strutturale. Prima fase di lavoro: realizzazione di una
struttura di protezione dalla caduta dei sassi lungo il bordo interno dell’area rimasta scoperta,
mediante una struttura in elementi tubolari metallici e tavole di legno; rimozione degli elementi
murari pericolanti, previa accurata documentazione fotografica; realizzazione degli incatenamenti metallici di sicurezza nelle murature del
transetto, in corrispondenza degli arconi residui
sotto la cupola; recinzione e preparazione dell’area di stoccaggio dei materiali estratti, realizzata in luogo prossimo al sito della chiesa
1997 gennaio - ottobre: sgombero delle macerie e connesse operazioni di numerazione e catalogazione dei blocchi crollati e relativo rilievo
fotogrammetrico
1997 dicembre - giugno 1998: indagini e prove
geognostiche e geotecniche
1998 aprile: ulteriori lavori urgenti per la eliminazione di parti pericolanti
1998 gennaio - sett: ricerca storico-archivistica
1998 febbraio - sett: indagini sui materiali, sulle strutture e prove di consolidamento
1998 - 13 marzo: presentaz. prog. di massima
1998 - 31 dicembre: presentazione del progetto
esecutivo
1999 - 19 gennaio: approvazione del progetto
esecutivo
1999 - 9 ottobre: consegna dei lavori all’impresa aggiudicatrice
1999 - 3 novembre: apertura del cantiere
2000 - 17 aprile: operazioni di ricostruzione delle fondazioni e dei pilastri della navata dx
2002 - 18 gennaio: operazioni di ricostruzione
degli archi trasversali e longitudinali della navata dx
2002 - 24 maggio: operazioni di taglio e demolizione dei pilastri della navata sx
2002 - 31 luglio: inizio delle operazioni di ricostruzione dei cupolini della navata destra
2003 - 7 febbraio: operazioni di ricostruzione
degli archi timpano della navata centrale e del
sistema di copertura
2004 - 9 luglio: inizio delle operazioni di ricostruzione dei piloni e del tamburo della cupola
2005 - 6 settembre: inizio delle operazioni di ricostruzione della cupola
2006 - 7 settembre: inizio delle operazioni di ricostruzione del lanternino della cupola
2006 - 14 novembre: posa dell’ultima pietra
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Sono stati impiegati complessivamente circa
150.000 blocchi tra pietra di Noto, pietra di
Palazzolo, pietra di Modica e pietra di Caltanissetta, sono infatti questi i materiali che
nella sostanza costituiscono l’ossatura della
Cattedrale, dalle fondazioni ai pilastri costruiti in pietra di Noto, agli archi e al tamburo in pietra di Palazzolo, alla cupola e ai
cupolini costruiti in pietra di Caltanissetta.
Ogni elemento costruttivo è stato oggetto di
studi approfonditi per ritrovare le originali
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In senso antiorario:
realizzazione dei nuovi cupolini (nel particolare la posa del primo filare dei conci); i
nuovi cupolini della
navata destra in costruzione; la doppia
muratura costituente
la struttura del cupolino; vista aerea dei cupolini della navata destra ricostruiti; i conci
di base dei lanternini
dei cupolini; la posa
in opera dei conci dei
vari filari della muratura esterna
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In senso antiorario: la
costruzione del nuovo
tamburo; i primi filari
del tamburo con in
evidenza il basamento
delle nuove lesene; la
centina per la costruzione della nuova Cupola; vista aerea della
centina della Cupola
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forme e l’originale sistema di costruzione
che è stato fedelmente riproposto e attuato
in ogni singolo particolare.
La stessa logica di migliorare ciò che c’era
è stata seguita dall’arch. Salvatore Tringali
anche nella progettazione e nella realizzazione delle opere di finitura e restauro e negli arredi, operando scelte in giustapposizione con l’ambiente architettonico ricostruito, oltre che nel pieno rispetto dello stile tardo barocco dell’edificio sacro.
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In senso antiiorario:
tamburo (il filare di imposta della nuova Cupola); fasi di costruzione della Cupola; la
nuova Lanterna ricostruita; posa in opera
dell’ultima pietra; l’attacco fra la muratura
residuata al crollo ed i
nuovi conci; le cornici
modanate delle finestre del Tamburo; la
posa in opera della
doppia muratura del
Tamburo
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Incrocio fra il transetto di sinistra ed il nuovo presbiterio
Le cappelle laterali con relativo restauro degli stucchi e delle opere in pietra. Il vasto e luminoso interno è a tre navate fiancheggiate da cappelle laterali barocche e stupisce per la sua grandiosa semplicità:
dopo i lavori di restauro si presenta infatti completamente bianco, così com'era prima della realizzazione degli affreschi negli anni cinquanta. In fondo alla navata destra si apre la cappella di san Corrado, nella quale le reliquie del patrono vengono esposte in occasione dei festeggiamenti in suo onore
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Le scelte progettuali operate per ogni elemento, sia costruttivo che decorativo, sono
state tutte improntate sulla coerenza con
quanto già presente nella fabbrica o comunque riscontrabile nelle architetture dell’area, stilisticamente coeve alla Cattedrale.
Per ogni nuovo elemento è stata prioritariamente effettuata una analisi su quanto esisteva nella precedente Chiesa, espresso un
giudizio sulla affinità stilistica e in alcuni casi compiuta una ricerca su analoghi elementi, presenti in altre chiese barocche.
La scelta più significativa, dal punto di vista
del restauro, è stata quella di riportare la
Chiesa non tanto all’ultima definizione figurativa risalente agli anni ’50, quanto a
quella precedente che vedeva la Chiesa totalmente bianca, un bianco quasi metafisico nel quale i volumi e le decorazioni barocche, sotto l’effetto della luce, vengono
esaltati in un gioco di chiaro-scuro.
Seguendo questa linea sono stati mantenuti
e riproposti, laddove erano andati perduti,
gli elementi architettonici e le decorazioni
originarie. Non bisogna infatti dimenticare
che il crollo, che aveva interessato in massima parte, oltre la navata centrale, tutta la
navata laterale destra ed il braccio destro del
transetto, aveva risparmiato tutti gli altari delle cappelle di sinistra. Questi, assieme alle
cappelle del S.S. Sacramento, di S. Corrado
e della Madonna col Bambino, sono stati restaurati e riportati al loro splendore originario, mentre gli altari delle cappelle di destra,
andati interamente distrutti, in attesa di
quelli scultorei definitivi, sono stati sostituiti, in via provvisoria, con altri in gesso dipinto che ne ripropongono il volume in modo semplificato sulla base degli stilemi degli altari superstiti.
ELEMENTO DI INNOVAZIONE
Elemento di innovazione, non presente nella precedente Chiesa, è l’area ottagonale
dell’altare, avanzata fin sotto la Cupola, per
rispondere alle esigenze poste dall’ adeguamento liturgico, secondo gli ultimi indirizzi
ecclesiastici. Con la competente collaborazione della Commissione consultiva del
Commissario per la ricostruzione, sono stati infine individuati nel panorama internazionale alcuni artisti in grado di riproporre,
nelle pitture e nelle sculture, la stessa sensibilità del Settecento attraverso immagini e
forme coerenti con il volume barocco riedificato. Oggi, a cantiere finito, quando tutte
le difficoltà sono state superate e le soluzioni adottate sembrano scontate, ripensare a
questo complesso cantiere che ha visto coniugare soluzioni innovative e tecnologicamente avanzate con la riscoperta dell’uso
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Cupola ultimata dove svetta la “Lanterna”
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delle tecniche e dei materiali della tradizione, ci riempie di orgoglio. Infatti le opere
eseguite in quello che è il monumento simbolo del barocco siciliano sono diventate
punto di riferimento per altri interventi di restauro, creando un vero e proprio laboratorio culturale, basato sullo scambio reciproco delle esperienze, a cui hanno partecipato a vario titolo, come in un antico cantiere, tecnici, studiosi e maestranze.
arch. Rosanna La Rosa
[ www.lct-architettura.it ]
Info: www.cattedraledinoto.it
Rosanna La Rosa, architetto, si laurea all’Università di Palermo nel 1984
con il massimo dei voti e la lode. Collabora al corso di Restauro urbano presso la facoltà di Architettura di Palermo con il professore Salvatore Boscarino (1987-1988). E’ relatrice nel 1999 al Convegno nazionale dell’ARCO svoltosi a Roma ed ai convegni "Earthquake Resistant Enginering Structures II" di Catania e "Stremah 99 - Structural Studies, Repairs and Maintenance of Historical Buildings" di Dresda. Relaziona nel 2000 a Noto al convegno “Ricostruendo la Cattedrale di
Noto e la Frauenkirche di Dresda: due casi studio di ricostruzione in
muratura”. Presenta relazioni al “5 th International Congress on Restoration of Architectural Firenze Heritage 2000” di Firenze e all’International Congress organizzato a Parigi dall’Unesco e dall’Icomos.
Nel 2002 vince il concorso per la realizzazione di “ Strutture ricettive all’aperto per il turismo itinerante” a S. Maria del Focallo – Ispica,
bandito dalla Provincia Regionale di Ragusa. Nel 2003 partecipa con
Ettore Sottsass al concorso per il “ Restauro e riqualificazione della Galleria Regionale di Palazzo Bellomo” a Siracusa, bandito dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Siracusa. (terzo classificato). Cura il libro “La ricostruzione della Cattedrale di Noto” e numerose altre pubblicazioni su interventi di restauro di monumenti.
Salvatore Tringali, architetto, si laurea all’’università di Palermo nel
1984 con il massimo dei voti e la lode. E’ titolare di alcune borse di
studio in Svizzera presso l’Ecole di Architecture di Ginevra ed in America presso l’Università del Sud della California di Los Angeles (1986).
Partecipa, quale consulente per i beni culturali, alla redazione dei Piani Regionali di Sviluppo della Sicilia sud-orientale ed al Progetto integrato di sviluppo del territorio del Comune di Ispica. Dal 1996 si occupa del progetto e dei lavori di ricostruzione e restauro della Cattedrale di Noto, presentandone i contenuti in numerosi convegni nazionali ed internazionali. Progetta le sovrastrutture del porto turistico
e le attrezzature della Tonnara di Capo Granitola a Campobello di Mazara (TP) (1990). Vince il concorso per la realizzazione del Museo etno-antropologico della Collezione Zarino nel Palazzo Carfì a Vittoria
(2002). Partecipa con Tobia Scarpa al concorso per il “ Restauro e riqualificazione della Galleria Regionale di Palazzo Bellomo” a Siracusa (2002) (secondo classificato). Cura la stampa anastatica del “Libretto
di memoria per uso dell’Ingegnere D. Bernardo Maria Labisi dell’Ing.sa
Città di Noto”, pubblica il libro “La ricostruzione della Cattedrale di
Noto”. E’ stato membro della Commissione per il riconoscimento tra
il patrimonio dell’Unesco della città Noto (2000) ed attualmente è
membro della Commissione provinciale per la Tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Ragusa.
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ELENCO PARTNER COINVOLTI
DONATI spa (Lavori di ricostruzione)
ESTI’A srl (Realizzazione Altari in gesso, Lapideo extra, rimontaggio mausoleo – Restauro Bassorilievo Madonna del Latte – Restauro
Altare Maggiore – Restauro Lapidi)
S.A.C.A.I.M. spa (Restauro Vetrate Artistiche e
Restauro Ligneo)
CBM di Casagrande G. & C. snc
(Nuove Panche e Sedi)
TARGETTI (Fornitura corpi illuminanti)
R.C.F. (Fornitura impianti audio)
MAPEI (Fornitura Massetto per Pavimento Radiante – Stuccatura Pavimento)
MAC (Fornitura Malte)
M.C.N. (Fornitura Strato di Finitura Esterno)
SPADARO (Volta in Canne e Gesso, Centinature in Castagno, Intonaco a calce Interno e
Cocciopesto)
RUREDIL (Fornitura Fibre di Carbonio)
CAPANNI SICILIA srl (Campane)
BRUNO (Impianti Elettrici)
ECOCLIMA (Impianto Riscaldamento)
CALVAGNA GIOVANNI (Restauro Argenti)
SCALISI MARIA (Restauro Tele)
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Portone principale in bronzo dopo il restauro
Vista dal basso del cupolino della cappella di S. Carrado dopo il restauro
La grandiosa facciata in pietra arenaria è un meraviglioso esempio di stile tardo barocco. Si erge sulla sommità di
una magniloquente scalinata composta da tre rampe risalenti al Settecento ma ristrutturate agli inizi dell'Ottocento. La facciata è chiusa da due imponenti campanili ed è coronata da statue tardo settecentesche. Nel primo ordine, fiancheggiati da slanciate colonne corinzie, si aprono tre maestosi portali: quello centrale è in bronzo e rappresenta episodi di vita di san Corrado Confalonieri da Piacenza, opera di Giuseppe Pirrone (1982).
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