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«Decapitato un altro ostaggio»
DOMENICA 14 SETTEMBRE 2014 ANNO 139 - N. 218 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Via Campania 59/C - Tel. 06 688281 Anticipi di Serie A Juve e Roma ok Il duello continua Il premio Oggi A Giorgio Fontana il Campiello 2014 Dieci regole Idee e creatività: gli errori da evitare Servizi e pagelle alle pagine 42 e 43 di Marisa Fumagalli a pagina 33 di Beppe Severgnini nel supplemento PERCHÉ GLI ALTRI NON SI FIDANO DI NOI Giannelli La Ue incalza: le riforme vanno attuate E Renzi insiste: sbloccate 300 miliardi di SERGIO ROMANO Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano 9 771120 498008 40 9 1 4> Padiglione Italia Tasi, il conto (a ostacoli) per gli inquilini di GINO PAGLIUCA A PAGINA 13 ALLE PAGINE 5 E 6 di GIULIANA FERRAINO L a Germania sostiene il piano europeo di investimenti da 300 miliardi, ma lo fa «alla tedesca»: niente finanziamenti a pioggia, solo progetti ben identificati, concreti e di alta qualità. Parola del suA PAGINA 5 perministro Wolfgang Schäuble. Università «Decapitato un altro ostaggio» VOTI E FAVORI IL GRANDE INTRIGO DELLA SAPIENZA Terzo video choc. La vittima è un cooperante britannico di GOFFREDO BUCCINI L’Isis ha annunciato la decapitazione del cooperante britannico David Haines, 44 anni: è il terzo ostaggio occidentale ucciso dai miliziani dello Stato islamico dopo i giornalisti americani James Foley e Steven Sotloff. Nel filmato dell’esecuzione l’Isis mostra un altro britannico, Alan Henning, e minaccia di giustiziarlo. Voleva vedere il volley maschile: arrestata P A PAGINA 3 Farina, Olimpio A Redipuglia tra i caduti del conflitto 1914-1918 La ragazza che sfida Teheran di CECILIA ZECCHINELLI A rrestata con un gruppo di ragazze per aver provato ad assistere a un incontro di pallavolo maschile, sfidando il divieto per le donne. È successo a Teheran, il 20 giugno. Ghoncheh Ghavami, 25 anni (nella foto), è cittadina A PAGINA 15 britannica: ora la sua famiglia ha rotto il silenzio. di Aldo Grasso Il Papa contro la guerra: una follia di affaristi «La guerra è una follia, e anche oggi c’è l’ombra di Caino». Papa Francesco a Redipuglia, tra le tombe della Grande Guerra, è durissimo con i «pianificatori del terrore, gli organizzatori dello scontro, gli imprenditori delle armi». Migranti Barcone a picco Decine di dispersi A PAGINA 2 L. Cremonesi, Vecchi di RICCARDO BRUNO con un commento di Alberto Melloni A PAGINA 34 A PAGINA 19 erché tutto cambi e tutto resti come prima, l’antico patriarca s’è speso molto al telefono: «Ricorda, questi sono i miei due candidati». Dicono sia stanco e invecchiato Luigi Frati. Intristito da cattivi auspici. Venerdì è pure bruciata una sala operatoria del reparto Valdoni. Che è il cuore del suo Policlinico. Che a sua volta è il cuore della sua Sapienza. «Colpa della piastra elettrica di un’infermiera, qui manca tutto e il caffè lo fanno così», mormora un chirurgo bravo ma rompiscatole, dunque un po’ ammaccato durante il regno infinito del Magnifico. Il 23 si vota il nuovo rettore di questo corpaccione da 110 mila studenti che Frati ha riportato in attivo: da meno 48 a più 18 milioni, a costo però di un’emorragia di uomini e mezzi che intasa perfino le macchinette del caffè. CONTINUA A PAGINA 21 Resiste a ogni diserbante, fa scendere il valore degli edifici M Maria Rosaria Rossi è l’ombra del Capo ma divide il partito INVESTIMENTI, LA LINEA TEDESCA I FONDI SOLO A PROGETTI CONCRETI L’Isis minaccia l’esecuzione di un quarto prigioniero. Messaggio a Cameron: paghi l’appoggio ai curdi © RIPRODUZIONE RISERVATA ery per gli intimi, Ros per gli amici, Badante per i nemici, ma soprattutto per gli amici-nemici. Da qualche giorno, Maria Rosaria Rossi è al centro delle polemiche. Il collega Raffaele Fitto l’ha affrontata a muso duro: «La senatrice Rossi non ha titoli né legittimazione per distribuire patenti o decidere chi resta nel partito... Lascia allibiti il fatto che Berlusconi possa consentire alla senatrice Rossi di distribuire, controllare, rilasciare o ritirare patenti sulla legittimità dello stare nel partito, e sulla correttezza o meno delle opinioni e delle tesi politiche altrui». Ma chi è Mery? Viene da Piedimonte Matese, provincia di Caserta, ha vinto un seggio per Forza Italia in un popoloso quartiere di Roma guadagnandosi Continua il botta e risposta tra Ue e Italia. Alla riunione Ecofin di Milano, il commissario agli Affari economici Katainen invita Roma a «passare ai fatti» sulle riforme. E se il ministro Padoan definisce «utili» i controlli europei, a Bari Renzi ribadisce: la Ue investa i 300 miliardi promessi. La casa PHOTOMASI / FACEBOOK pollosamente «diritti acquisiti». Le leggi, quando vengono approvate, sono redatte in modo da produrre risultati parziali e mediocri. Da Tangentopoli a oggi sono passati ventidue anni: una generazione perduta. Vi sono momenti in cui i nostri partner sarebbero felici di credere nell’Italia. Mario Monti è stato accolto entusiasticamente. Enrico Letta, agli inizi del suo governo, godeva di molte simpatie e di grande comprensione. Ma la rapidità con cui entrambi sono stati espulsi dal sistema politico trasforma il credito iniziale in nuovo pessimismo e in più radicale sfiducia. Matteo Renzi ha acceso qualche nuova speranza, ma il modo in cui saltella da un annuncio all’altro e sembra essere continuamente alla ricerca di un nuovo obiettivo, a maggiore portata di mano, comincia a creare diffidenza e scetticismo anche negli ambienti che lo avevano salutato come il Tony Blair italiano. Niente è irreparabile. In un libro recente, apparso in Italia presso il Mulino e in Inghilterra presso la Oxford University Press, un economista, Gianni Toniolo, dimostra che l’Italia è quasi costantemente cresciuta dagli anni Novanta dell’Ottocento agli anni Novanta del Novecento. Ma non si cresce, nel mondo d’oggi, senza la fiducia dei mercati internazionali e i capitali degli investitori stranieri. E non si crea fiducia se il governo non riesce a sconfiggere con qualche cambiamento reale e immediatamente visibile, quei partiti della contro-riforma che sono da troppo tempo i veri padroni dell’Italia. Lo scudo rosa dell’ex Cavaliere fonte di invidie e risentimenti ❜❜ www.abb.it Vertice Ecofin Padoan al commissario Katainen: i controlli europei? Sono utili IL SOSPETTO RICORRENTE F Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: [email protected] Fondato nel 1876 www.abb.it ra i dati sull’Italia, elaborati periodicamente dall’Istat e da Eurostat, manca quello sulla fiducia. Se esistesse, scopriremmo che i nostri partner, indipendentemente dalle pubbliche dichiarazioni dei loro governi e dai comunicati ufficiali alla fine di un incontro bilaterale, non credono nel nostro Paese. Alcune ragioni sono storiche: le guerre fatte a metà, i cambiamenti di campo, il continuo divario fra il Nord e il Sud, gli impegni non rispettati, il familismo amorale, la giungla burocratica, la democrazia clientelare, il peso della criminalità organizzata sulla vita politica e sociale. Altre sono più recenti e più importanti. Come tutti i membri dell’Unione europea, l’Italia è passata attraverso le crisi della modernità, da quella sociale e generazionale del ’68 a quella delle nuove tecnologie, dal ritorno ai mercati dopo il declino dello Stato assistenziale negli anni Ottanta alla crisi del credito nel primo decennio del nuovo secolo. Gli italiani, a tutta prima, sembrano consapevoli della necessità di cambiare, ma il loro sistema politico, a differenza di quelli dei partner maggiori, ritarda i mutamenti o finisce per annegarli in un diluvio di norme insufficienti e contraddittorie. Le Commissioni bicamerali per una nuova Costituzione muoiono senza avere prodotto alcun risultato. Berlusconi fa promesse che non verranno mantenute. Ogni riforma, da quella del lavoro a quella della giustizia, trova sulla sua strada un partito della contro-riforma, composto da corporazioni che difendono i loro privilegi chiamandoli am- In Italia EURO 1,40 www.corriere.it Maria Rosaria Rossi l’appellativo di «Madonnina di Cinecittà» per via dei poster che la ritraevano in posa mistica. È capo dello staff, amministratore unico del partito, ombra dell'ex Cavaliere. Insieme con Francesca Pascale, Giovanni Toti, Deborah Bergamini, Dudù e pochi altri compone quel «cerchio magico» che fa da scudo al Capo, ma che è anche fonte di invidie, critiche, risentimenti da parte di chi, negli anni, ha servito Berlusconi e ora si trova messo da parte. Il suo compito principale è trovare fondi per le esangui casse di Forza Italia. Giorni fa, a Cernobbio, quei due lumaconi di Toti e Vespa esibivano sul cellulare foto della Ros in bikini. Lei ha finto di provare sconcerto: «No, vabbè, scusate... ma sul telefonino c’avete le mie foto in bikini? Ma ve prego! Ero nascosta dietro al castello di Santa Severa! Ma io me ne vado... ma guarda questi... Imbarazzante, cancellate subito quelle foto!». Dopo le ultime uscite, la Badante è vissuta come una «zarina». Anche Berlusconi è amareggiato per le polemiche che stanno travagliando il partito e rimprovera a Mery di non mordersi la lingua prima di lasciarsi andare a commenti che favoriscono le fratture. «Badante» è un banale participio presente che deriva da un verbo e si fa sostantivo, al pari di «governante». Nasce da «badare», che nel tardo latino significava «aprir bocca». Facile assegnare il ruolo a una donna, pur sapendo che non c’è badante senza badato (per giunta, sempre più sbadato). © RIPRODUZIONE RISERVATA A Milano la pianta che attacca le case di PAOLA D’AMICO È un Attila del mondo vegetale e attacca le case: il Poligono del Giappone, pianta spontanea e perenne, è arrivata anche da noi, a Milano e in Lombardia. A PAGINA 26 A Padova Rinasce l’orto botanico più antico del mondo di GIAN ANTONIO STELLA A PAGINA 27 UN INCONTRO ECCEZIONALE TRA DUE GRANDI INTERPRETI DEL NOSTRO TEMPO DAL 10 SETTEMBRE IN LIBRERIA CON BOMPIANI* E IN EDICOLA CON CORRIERE DELLA SERA A € 5,90** *prezzo libreria €7,00 **in aggiunta al prezzo del quotidiano 2 Primo Piano Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Il Pontefice I conflitti Raccoglimento Papa Francesco in preghiera tra le lapidi del cimitero austroungarico a Fogliana di Redipuglia. Il Santo Padre si è poi recato nell’antistante sacrario militare italiano Il Papa: crimini e distruzioni, ogni guerra è una follia La preghiera di Francesco al sacrario di Redipuglia E ripete: c’è un terzo conflitto mondiale, ma a pezzi DAL NOSTRO INVIATO REDIPUGLIA — «L’umanita ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto». Francesco, appena arrivato, ha pregato a capo chino sulle tombe del cimitero austroungarico e ora ha l’aria assorta e triste mentre parla nel sacrario che custodisce centomila soldati italiani della Grande Guerra, 39.857 hanno un nome e 60.330 restano ignoti, sopra tutti la scritta «presente» in rilievo sulla pietra. «Trovandomi qui, in questo luogo, mi viene da dire soltanto: la guerra è una follia». Si rivolge al tempo presente, Francesco, nell’omelia più amara e forse più alta del suo pontificato. Durissimo contro i «pianificatori del terrore, gli organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi» che operano oggi. A cento anni dallo scoppio del primo conflitto planetario, ripete quanto già diceva di ritorno da Seul: «Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta “a pezzi”, con crimini, massacri, distruzioni...». Perché è dalla Grande Guerra che tutto è cominciato. L’orrore del «Secolo breve» che Eric Hobsbawm ha definito «il più sanguinario che la storia ricordi», 187 milioni di morti tra guerre e genocidi, e tutto a cominciare da quella, «una catastrofe storica innescata da erro- La testimonianza Cecenia e Daghestan La mappa La frase Iraq Siria Guerra civile Guerra con nemico esterno Nagorno-Karabakh Ucraina Ribellione Israele-Gaza Sudan ❜❜ Libia Mauritania Mali Repubblica Centrafricana Sud Sudan Cina (Xinjiang) Nigeria Thailandia Colombia ri di valutazione politica», scriveva, che ha come simbolo il milione di morti a Verdun, nel 1916, il non senso di quel «fronte occidentale» che non si mosse per tre anni e mezzo. Così il Papa torna a ripetere l’espressione che Benedetto XV usò il 1° agosto 1917 per chiedere ai capi delle nazioni di fermarsi: l’«inutile strage». Per questo bisogna piangere, sospira Francesco: «Caino non ha pianto». Perché «la cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere» che motivano le guerre Repubblica Kenya Democratica del Congo Somalia Uganda Yemen sono «spesso giustificati da un’ideologia» ma al fondo c’è «la risposta di Caino» che scandisce tutta l’omelia: «A me che importa? Sono forse io il custode di mio fratello?». L’amarezza di Bergoglio sta tutta in una fra- L’ora del pianto Il Pontefice: «L’umanità ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto» India (confine Birmania Pakistan) Pakistan Afghanistan Filippine se: «Sopra l’ingresso di questo cimitero, aleggia il motto beffardo della guerra: “A me che importa?”». Allora l’umanità rispose così, dice. Per questo «oggi» bisogna piangere. Guai all’indifferenza. L’atteggiamento di Caino «è esattamente opposto a quello che ci chiede Gesù». Francesco esorta tutti alla «conversione del cuore», dolore e pentimento sono propri dei «saggi», il suo tono si fa severissimo: «Chi si prende cura del fratello, entra nella gioia del Signore; chi inve- Benedetto XV (...) questa lotta tremenda, la quale, ogni giorno più, apparisce inutile strage 1 agosto 1917 ce non lo fa e con le sue omissioni dice: “A me che importa?”, rimane fuori». Parla al nostro tempo, «anche oggi le vittime sono tante». Durissimo contro i mercanti di morte: «Anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, e c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante!». Gli «affaristi della guerra», scandisce, «hanno scritto sul cuore» la risposta di Caino: «Forse guadagnano tanto, ma il loro cuore corrotto ha perso la capacità di piangere». Alla fine il ministro della Difesa Roberta Pinotti e il capo di Stato Maggiore Luigi Binelli Mantelli si avvicinano all’altare, al Papa viene donato il foglio matricolare del nonno Giovanni Bergoglio, che combattè sul fronte del Medio Isonzo prima di emigrare in Argentina, numero 15543, bersagliere. Si prega per le vittime di tutte le guerre e i militari caduti «nelle operazioni di supporto alla pace». I genitori del maggiore Giuseppe La Rosa, morto in Af- ghanistan l’8 giugno 2013 salvando i compagni, donano al Papa il cappello da bersagliere del figlio. Ha smesso di piovere, la tromba di un alpino intona il Silenzio, diecimila persone abbassano lo sguardo. Restano le ultime parole di Francesco: «L’ombra di Caino ci ricopre oggi qui, in questo cimitero. Si vede qui. Si vede nella storia che va dal 1914 ai nostri giorni. E si vede anche nei nostri giorni». Gian Guido Vecchi © RIPRODUZIONE RISERVATA Il racconto dall’Iraq di Naji Haddu da Erbil, nel Kuristan iracheno: mi hanno offerto quattro mogli. L’unico modo per tornare ciò che ero è emigrare in Europa «Costretto a convertirmi all’Islam per non morire» Il cristiano fuggito: mi hanno rinchiuso in cella, erano pronti a sgozzarmi DAL NOSTRO INVIATO ERBIL (Iraq) — Sul documento di conversione all’Islam di Naji Haddu, vergato il 28 agosto dal giudice del «Califfato» di Mosul, c’è scritto che «Gesù è schiavo di Dio», non figlio di Dio. Naji non lo può mostrare. «Me lo ha preso l’arcivescovo cattolico tre giorni fa, quando sono riuscito a raggiungere la mia famiglia tra gli sfollati cristiani di Erbil. Ma i militanti dell’Isis mi hanno già telefonato. Sono venuti a sapere che sono rimasto senza il documento, per loro vale come lasciapassare. Dicono che se torno a Mosul ne avrò uno nuovo in cui si attesta tra l’altro che ho diritto a una casa gratuita nei confini del Califfato, a cibo gratis e, se voglio, a quattro mogli musulmane. Mi esortano a tornare presto e portare mia moglie e i nostri tre figli, che per loro sono automaticamente musulmani. Aggiungono che devo stare attento. Qui ci sono tanti loro militanti pronti a farsi saltare in aria. Presto sarà il caos nelle zone curde. Meglio vada a Mosul, i musulmani aiutano i musulmani», spiega questo 40enne nato nel villaggio cristiano di Qaraqosh (da agosto occupato dai jihadisti) e incontrato per oltre tre ore due giorni fa nella «Accademia Brasiliana», un centri di raccolta per gli sfollati a Erbil. Naji è confuso, preoccupato. «Non so che fare, diciamo che sono un cristiano-musulmano. L’unica modo per tornare ciò che ero è emigrare in Eu- Perseguitati La fuga L’invasione dell’Isis nel Nord-Est dell’Iraq ha causato l’esodo dei cristiani: in migliaia hanno lasciato le loro case e chi è rimasto è stato costretto a convertirsi all’Islam o a pagare una tassa Gli attentati I cristiani vivevano nella piana di Ninive a Kirkuk, Erbil e Qaraqosh. Ma anche nella capitale Bagdad ci sono più di sessanta chiese. Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli attentati proprio all’interno e davanti ai luoghi di culto. Da 800 mila di pochi anni fa i cristiani in Iraq oggi sono meno di 300 mila ropa», dice. Le autorità cattoliche locali lo rassicurano, spiegano che la sua conversione forzata non vale. Ma gli estremisti islamici decapitano chi abiura la loro fede. E la sua storia è talmente rivelatrice del fanatismo religioso di cui sono vittime i non sunniti nelle regioni controllate dallo Stato Islamico, che è meglio lasciare la racconti lui. Cominciamo dall’inizio. Come mai non è scappato subito con la sua famiglia a Erbil? «La sera del 5 agosto non credevo che i jihadisti sarebbero arrivati sin da noi. Ho detto ai miei di partire, sarei rimasto di guardia alla casa. Mi sono svegliato al mattino e davanti alla porta c’era una pattuglia di volontari afghani. Nessuno mi ha fatto nulla. Dicevano che dovevo convertirmi, ma intanto portavano cibo e bevande. Li rubavano dai negozi abbandonati, nelle case dei nostri vicini e li condividevano con i civili rimasti. Due giorni dopo hanno condotto da me un tedesco di circa quarant’anni con tanti tatuaggi sul corpo. Parlava un arabo stentato. Mi ha spiegato che era stato un celebre cantante pop in Germania, guadagnava sino a 25 mila euro a serata. Poi si era convertito all’Islam e adesso era felice di combattere con i suoi compagni. Nella guerra santa aveva scoperto la vera via. Dopo di lui sono arrivati alcuni jihadisti siriani. Mi spiegavano che avrei combattuto con loro e se fossi morto sa- remmo andati tutti alla Jannah, il paradiso, dove c’è la felicità perfetta, scorrono fiumi di vino e ogni musulmano può avere decine di donne tutte per sé. Infine a Qaraqosh si sono insediati una cinquantina di iracheni provenienti dai villaggi sunniti vicini. Sono molto meno fanatici dei siriani. Li comanda un certo Abu Jassem del villaggio di Qarashol, è sulla cinquantina, il corpo atletico, sembra un bravo soldato. Al suo seguito ci sono però anche tanti ladroni locali, sunniti che rubano ai cristiani in nome di quello che chiamano ghanima, il bot- Nel rifugio Naji Haddu, il cristiano iracheno costretto a convertirsi all’Islam tino di guerra». Perché si è convertito? «Dopo quattro o cinque giorni, quando hanno visto che non mi convertivo, sono venuti a dirmi che dovevo versare la jeziah, la tassa periodica. Avevano decretato dovesse ammontare a circa 130 dollari. Se i cristiani vogliono restare pagano: lo fanno gli uomini in età compresa tra i 20 e 50 anni. Donne, vecchi e bambini sono esenti. Però ero stato derubato, mi restavano in tasca solo 20 dollari. Stavo cercando di trovare altri soldi, quando verso metà agosto i guerriglieri siriani sono venuti a dirmi che ormai era troppo tardi, non avevo più scelte. Non potevo andare via e neppure pagare. Mi hanno chiuso in una cella presso l’ospedale di Qaraqosh. Vi ho incontrato una trentina di cristiani e due sciiti. Siamo stati chiusi per circa una settimana. Ogni tanto arrivavano amici e parenti di qualcuno dei prigionieri. Si erano convertiti e cercavano di convincere i loro cari a fare altrettanto. Sono venute anche la madre e la sorella del mio amico Issam Yalda, del villaggio di Bartallah, che però vive a Qaraqosh. Erano entrambe vestite di nero, totalmente coperte al capo e al viso, da musulmane integraliste. Piangevano, lo imploravano di cambiare religione. Gli dicevano che altrimenti sarebbe stato ucciso. Ho capito che a Bartallah molti cristiani hanno accettato di collaborare, alcuni fanno gli autisti dei guerriglieri. A Mosul quelli convertiti hanno ricevuto le abitazioni di coloro che sono fuggiti. Il 21 agosto infine nella nostra cella hanno fatto irruzione quattro o cinque ragazzini siriani. Avevano il coltello in mano. È stato rapidissimo. Hanno afferrato la testa di uno sciita dicendo che era finita, ci avrebbero sgozzati tutti subito. A quel punto, è intervenuto il capo delle guardie irachene, un certo Abu Jannad, e ha chiesto altre 24 ore: se per allora non fossimo diventati musulmani saremmo morti. Io e altri quindici abbiamo accettato». Come è stata la cerimonia? «Una grande festa. Ci hanno condotto nel nuovo palazzo del governatorato di Mosul, che loro hanno trasformato nel tribunale islamico. Il giudice è un iracheno, ma si veste all’afghana, con la barba lunga e la tunica scura sino alle caviglie. La Shahada, la dichiarazione di fede che testimonia la conversione, è durata cinque minuti per ognuno, poi hanno portato cibo, dolci, tè zuccherato, frutta fresca, cantavano, pregavano, ringraziavano Allah, ci abbracciavano come fratelli. Qualcuno piangeva dalla gioia. Oltre all’attestazione della nostra nuova identità di musulmani, ci hanno donato circa 130 dollari a testa promettendone altri». Cosa è avvenuto a coloro che non si sono convertiti? «Gli sciiti non so. Forse sono morti. Una settimana fa ho rivisto in libertà alcuni dei cristiani che erano in cella. Wali Abbas, l’imam di Qaraqosh, è intervenuto per salvarli, citando il Corano dove afferma che uccidere un cristiano è come uccidere mille musulmani. Pare abbia funzionato. Ma se tornano i fanatici siriani per loro è finita. Io poi sono partito. Sembra che qualcuno da Erbil abbia pagato per garantire che potessi andarmene con un’altra dozzina». Lorenzo Cremonesi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 3 # Medio Oriente Terrorismo islamico La sfida jihadista La terza vittima dopo i giornalisti statunitensi Foley e Sotloff. Forse l’assassino è lo stesso che parla in perfetto inglese L’Isis e il nuovo orrore: abbiamo ucciso Haines Il video sull’esecuzione del cooperante britannico. Il premier Cameron: pura malvagità WASHINGTON — I terroristi dell’Isis hanno ignorato il disperato appello della famiglia ed hanno decapitato l’ostaggio britannico, David Haines, 44 anni, in mano agli estremisti dal maggio 2013. Il rituale è identico alle esecuzioni dei giornalisti american i Ja m es Fo l ey e S te ve n Sotloff. Probabilmente il medesimo boia, un estremista che si esprimeva in inglese. Il nuovo atto di barbarie era temuto. Gli esperti dell’intelligence sostenevano che gli uomini del Califfo avrebbero colpito ancora in un momento chiave. E questo lo è, con gli sforzi americani per mettere insieme una coalizione disposta a combattere i jihadisti in Iraq e in Siria. La famiglia di Haines aveva diffuso, nella giornata di ieri, una lettera scritta ai rapitori sollecitando un contatto. Un tentativo estremo di trovare un canale per fermare gli as- Accuse a Londra Prima di morire l’ostaggio ha dovuto accusare Cameron della sua fine Appello alla jihad Su Internet ieri un appello a lanciare la jihad «contro l’Europa» sassini, ma che non ha avuto alcun effetto. Così è arrivato il video postato su Internet con l’omicidio dell’operatore umanitario sequestrato 17 mesi fa in Siria.Il filmato si apre con uno spezzone dove compare il premier britannico che parla della situazione nella regione. Cambio di immagine. Ecco Haines, costretto a ripetere un messaggio con alle spalle il boia, un uomo mascherato: «Tu, David Cameron, sei interamente responsabile della mia esecuzione. Tu sei entrato volontariamente nella coalizione con gli Stati Uniti contro lo Stato Islamico», ha affermato l’ostaggio. Dopo qualche altra parola è intervenuto il probabile killer. Vestito di nero, con il pugnale nella mano sinistra, si è espresso in inglese. Una voce simile a quella degli altri video: «Quest’uomo britannico paga il prezzo della tua promessa, Cameron, di armare i peshmerga curdi...Ironia della sorte lui stesso (Haines) ha trascorso un decennio della sua vita nella stessa Royal Air Force responsabile della consegna di queste armi...». Il mujahed, per far capire che il video è recente, ha fatto un riferimento ai recenti raid nella zona di Haditha. Sono stati questi gli ultimi istanti di vita di Haines. Come negli altri filmati, la registrazione si è interrotta nel momento in cui il terrorista inizia a passare la lama sotto la gola del prigioniero. Una sequenza ripresa subito dopo dalla consueta scena: il corpo dell’ostaggio a terra e decapitato. Poi la nuova minaccia. Il militante è riapparso alle spalle di un secondo cittadino britannico, Alan Henning, anche lui in ginocchio e con la tunica arancione. La prossima vittima dei tagliatori di teste. Rispetto alle altre «scene», chi ha curato la regia si è preoccupato di cambiarla ancora. C’è solo un leggera collina che non permette di vedere l’orizzonte. Non appare neppure un albero. Questo per non dare il minimo indizio sul luogo, anche se è probabile che sia sempre vicino a Raqqa, cittadina nel nord est della Siria. Duplice il segnale dello Stato Islamico. Prima si rivolge agli alleati dell’America, mettendoli in guardia sulle possibili conseguenze, e lo fa mentre il segretario di Stato statunitense John Kerry è impegnato in una missione nella regione mediorientale. Ieri era al Cairo. Quindi gli estremisti fanno opera di proselitismo mostrando la loro ferocia. L’uccisione di David Haines è coincisa con altri messaggi, apparsi sempre sul web, dove alcuni militanti ( p res u n t i ) p ro m e t to n o «guerra all’Europa, alla coalizione anti Isis e ai cristiani in Siria». E p o i s i r i vo l g o n o a i mujahedin: «Individuate i vostri obiettivi, preparate le autobomba, le cariche e le cinture esplosive per colpire duramente e uccidere». Scenari inquietanti che si uniscono alle indiscrezioni su un possibile attacco contro jet passeggeri americani da parte di un gruppo, ribattezzato «Khorasan». Una cellula che si starebbe addestrando in Siria nelle file dei jihadisti rivali della formazione qaedista Al Nusra, con l’aiuto di esperti yemeniti capaci di costruire ordigni che sfuggono ai controlli. Il mandante sarebbe Ayman Al Zawahiri, l’attuale capo di Al Qaeda oggi oscurato dal Califfo dell’Isis, Abu Bakr Al Baghdadi. Una gara a chi uccide di più. Guido Olimpio © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ultima missione con un italiano per organizzare un campo profughi David Cawthorne Haines aveva 44 anni ed era nato in Scozia. Era un cooperante dell’ong umanitaria Acted (Agenzia per la cooperazione tecnica e lo sviluppo) ed era stato rapito in Siria nel marzo 2013. Haines era apparso nel video della decapitazione del reporter americano Steven Sotloff, nel quale l’Isis minacciava di uccidere anche lui. Nel video della sua esecuzione diffuso ieri, i terroristi mostrano un altro ostaggio britannico, Alan Henning (nella foto), e minacciano di fargli fare la stessa fine DAL NOSTRO INVIATO LONDRA — Hai 17 anni, rapiscono tuo padre in Siria e non puoi dirlo a nessuno, nemmeno al fidanzato. Fingere che va tutto bene: questo ha fatto per 17 mesi la diciassettenne Berthany Haines, su indicazione degli investigatori britannici. Ha finto fino a 10 giorni fa, quando suo padre è comparso in ginocchio nel video dei terroristi dell’Isis, la tuta arancione e l’angoscia sul volto. David Haines aveva 44 anni, inglese dello Yorkshire cresciuto in Scozia, educazione alla Perth Accademy, una breve carriera sotto le armi interrotta nel 1999. Da allora aveva sempre campato nel settore della sicurezza privata all’estero. Il contractor angelo custode di agenzia umanitarie nelle zone di guerra: prima i Balcani, dove aveva trovato un nuovo amore, e poi la Libia, il Sud Sudan fino alla Siria l’anno scorso. L’ultima occupazione: un lavoro con Acted, Agenzia per la Cooperazione Tecnica e lo Sviluppo basata a Parigi. Marzo 2013: Haines sta facendo un sopralluogo al confine con la Turchia con il coordinatore di Acted, l’italiano Federico Motka, per trovare un posto per allestire un campo profughi. Un gruppo armato blocca la loro auto, buca le gomme di quella dell’interprete e prende prigionieri i due europei. In quei giorni è cominciato il calvario silenzioso di una famiglia, anzi di due. La figlia Bethany e la madre Louise, prima moglie di David, nel paesino scozzese di Scone, Perthshire. La seconda moglie Dragana, che vive in Croazia con la figlia di 4 anni, nel piccolo villaggio di Sisak. Lì David e Dragana, interprete croata, si sono sposati nel 2010, dopo che Haines era tornato a lavorare nell’area. L’amore e la possibilità di una nuova vita, lontano dalle guerre: David e Dragana aprono una piccola società, Astrea, che fa macchine per produrre gelati sfusi. Ma i guadagni non sono sufficienti per mantenere le due famiglie in Croazia e in Scozia. E così Haines lascia i gelati e torna a fare il security manager in terre di conflitto. In Libia gestisce la sicurezza per l’ong americana Handicap International che ha lanciato un programma di sminamento. Poi vola in Sud Sudan, dove è impiegato da Nonviolent Peaceforce, un altro gruppo Usa di «operatori di pace non armati». Non sono grandi organizzazioni quelle che impiegano l’ex militare che qualcuno aveva ribattezzato benevolmente «lo scozzese matto»: il direttore di Nonviolent Peaceforce l’ha descritto come un gran lavoratore, che si adattava alle situazioni più disagevoli, esperto di sicurezza. Una di quelle migliaia di persone oscure che negli ultimi 29 giugno 2014 Proclamazione del «Califfato» di Al Baghdadi Lo Stato islamico in Iraq e in Siria (Isis) annuncia la fondazione del «Califfato» sui territori conquistati nei due Paesi arabi. A guidarlo è Abu Bakr Al Baghdadi, che si proclama califfo con il nome di Ibrahim. Migliaia di jihadisti accorrono da tutto il mondo, anche dall’Occidente. Le persecuzioni dei cristiani e delle minoranze si aggravano 19 agosto La morte del reporter Usa James Foley Chi era Sequestrato in Siria da 17 mesi. Si occupava di sicurezza Il profilo Le tappe Lo Stato Islamico dichiara di aver decapitato il giornalista americano James Foley, rapito nel nord della Siria nel 2012. L’annuncio avviene tramite un video che suscita l’indignazione del mondo intero e in cui si minaccia di uccidere un secondo ostaggio in rappresaglia ai raid americani sull’Iraq settentrionale occupato dai jihadisti Ultimi istanti Un fermo immagine del video girato subito prima della decapitazione di David Haines, vestito con una tuta arancione come i prigionieri di Guantanamo dieci anni hanno girato tra Medio Oriente e Afghanistan per guadagnarsi da vivere o per vedere il mondo o per fare del bene, piccoli contractor descritti talvolta come mercenari. Nel villaggio di Scone, dove tutti si conoscono, il vicino Scot Stevenson diceva pochi giorni fa: «Tutti noi speriamo in un miracolo». Il miracolo di Federico Motka, liberato a maggio, non si è ripetuto. Il Sunday Times scrive che per La famiglia David Haines in due immagini di vita familiare: con la moglie croata Dragana Prodanovic e con la figlia di 4 anni. Ne aveva anche una di 17 l’ostaggio italiano il governo Roma avrebbe pagato un riscatto di quasi 5 milioni di sterline. La linea della fermezza reiterata da Londra non ha lasciato questo spiraglio. La decapitazione prima di James Foley e poi di Steven Sotloff, giornalisti freelance americani, e l’apparizione di David nel video con la minaccia »se non fermate i raid la prossima volta tocca a lui» ha ridotto ulteriormente le speranze. Secondo alcuni osservatori anche il referendum in Scozia potrebbe aver giocato un ruolo. L’ammiraglio Lord West di Spithhead, ex ministro per la Sicurezza laburista, l’8 settembre aveva detto al Times: «Lo Stato Islamico è molto attento alla nostra politica. Chi gestisce la propaganda online è a conoscenza dell’imminente voto scozzese». Secondo West l’Isis avrebbe potuto sfruttare l’esecuzione dell’ostaggio per «aiutare» il partito del sì e danneggiare così David Cameron che ha deciso di fornire armi all’esercito iracheno. Cameron ieri notte ha definito l’uccisione di David Haines «un atto di pura malvagità. Faremo di tutto per rendergli giustizia». Michele Farina © RIPRODUZIONE RISERVATA 2 settembre La seconda esecuzione: Steven Sotloff Lo Stato Islamico rivendica con un video simile al primo una nuova decapitazione «esemplare»: la vittima è un altro giornalista statunitense, Steven Sotloff, scomparso ai primi di agosto vicino ad Aleppo. Parlava l’arabo e aveva, ma si è saputo dopo, anche passaporto israeliano. I miliziani minacciano di uccidere l’inglese David Haines 4 italia: 51575551575557 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 5 Il vertice L’Ecofin di Milano L’Europa: siete ambiziosi, ora passate ai fatti Il commissario Katainen incontra Padoan. Il ministro: meno tasse. Visco: i problemi restano MILANO — Un incontro tra il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e l’attuale commissario Ue per gli Affari economici, il finlandese Jyrki Katainen, durante l’Ecofin a Milano, compone il contrasto scaturito da un attacco del premier Matteo Renzi contro Bruxelles. «È stato un colloquio molto buono», ha affermato Katainen, coordinatore dei principali dossier economici nella prossima Commissione del lussemburghese Jean-Claude Juncker (come futuro vice presidente), aggiungendo il suo apprezza- Weidmann (Bundesbank) «Politica Bce, a rischio la stabilità» 2,6% il vecchio obiettivo del rapporto tra deficit e Pil che dovrà essere rivisto. Il governo ha manifestato comunque l’intenzione di non sforare la soglia del 3% mento per l’impegno sulla crescita e per le riforme di Padoan. «Il governo italiano ha un piano molto ambizioso ed è quanto è necessario fare — ha dichiarato Katainen —. Se tutti i programmi verranno attuati l’economia italiana riceverà una spinta importante. Noi appoggiamo il governo italiano». La sua condizione è di passare dalle parole ai fatti. Il commissario finlandese si è detto dispiaciuto e sorpreso dell’interpretazione negativa della sua risposta polemica alle critiche del premier italiano. Ma non ha voluto anticipare se l’Italia avrà più tempo per raggiungere il pareggio di bilancio. Anche se Padoan ha pubblicamente ricordato che «le riforme hanno tempi lunghi» per «l’approvazione» e per ottenere «risultati visibili». Il ministro dell’Economia ha detto che ora in Europa «la crescita è la priorità di tutti». E ha annunciato una «legge di stabilità che favorisce la crescita, aggredisce le cause della scarsa competitività e protegge e favorisce le fasce più deboli confermando i tagli delle tasse che abbiamo già intro- Gli obiettivi L’ex premier finlandese non ha comunque anticipato se l’Italia avrà più tempo per il pareggio di bilancio ✒ dotto». Abbattere le tasse sul lavoro resta «una priorità». Ha specificato che in relazione agli investimenti per la crescita in Europa «stiamo lavorando non a idee generiche, ma a misure concrete che devono essere prese nel giro di poche settimane». Padoan ha definito «utile» il «controllo europeo sulle riforme». Ma è stata smentita dal presidente dell’eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem, e da Katainen l’ipotesi di controlli aggiuntivi per l’Italia, Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e, sullo sfondo, il commissario Jyrki Katainen Le aspettative dell’incontro e la strada ancora da percorrere di STEFANIA TAMBURELLO L’ Italia? Esce dall’Ecofin «con tutti i suoi problemi», dice il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, rispondendo al giornalista del Tg2. Non c’è bisogno di spiegazioni, parlano i dati statistici, per capire che occorre ben più di un vertice europeo per arrivare ad un cambiamento. Con l’inflazione sotto zero, il Pil pure, la produzione industriale che continua a calare mentre crescono disoccupazione e debito, è difficile dire che l’Italia abbia avviato a soluzione qualche problema. E Visco non l’ha detto, e nessuno, a dire il vero, conoscendo soprattutto il suo rigore per l’analisi economica, se lo sarebbe aspettato. Diversamente, forse, qualche attesa alla vigilia del vertice di Milano c’era sul tema principale delle riunioni, il rilancio degli investimenti, condizione essenziale per riprendere a crescere. Quattro proposte di lavoro — i documenti francotedesco, della Polonia, dell’Italia e dell’Europa, a firma di Jean-Claude Juncker — e il comune accordo ad agire assieme e subito, poteva far immaginare la definizione di qualcosa di più di un rinvio, seppure di qualche settimana, a uno schema di suggerimenti più specifici da parte della Commissione e della Bei. Ma è proprio Visco a dare il contesto in cui l’Italia e gli altri Paesi europei si stanno muovendo: «La discussione è su cosa fare per accrescere le potenzialità di sviluppo». C’è un notevole consenso sul fatto che esiste un problema a livello europeo sugli investimenti e sul da farsi per farli ripartire. La situazione al momento è questa e per andare avanti, secondo il governatore, serve innanzitutto «senso di responsabilità e visione coerente», ma anche gli strumenti finanziari adatti e ovviamente le riforme. Non ne basta una, anche se fatta bene, ma bisogna, dice, considerarle tutte nel loro insieme confrontandosi per capire cosa funziona e cosa no. In conclusione, la strada per cominciare a risolvere i problemi è stata delineata ma è lunga. © RIPRODUZIONE RISERVATA fatta circolare informalmente da un euroburocrate. «Nessun nuovo impegno scritto è stato chiesto all’Italia», ha tagliato corto Dijsselbloem. All’Ecofin, presieduto da Padoan, non sono mancate le preoccupazioni per la difficile situazione economica in Italia e in Francia. I dati negativi italiani su disoccupazione, Pil, produzione industriale e debito creano tensioni anche nel governo di Roma. «Sono ben al corrente dei dati macro», ha ammesso Padoan, che non ha voluto commentare l’eventualità di una manovra correttiva. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, presente all’Ecofin, ha dichiarato che l’Italia è uscita dalla riunione a Milano «con i suoi problemi». Il prossimo commissario Ue per gli Affari economici, il francese Pierre Moscovici, ha detto che all’insediamento in novembre si occuperà del «serio problema» dei conti pubblici di Parigi. Katainen ha parlato di «situazione molto difficile», ma ritiene che la Francia «troverà una via d’uscita». Ivo Caizzi © RIPRODUZIONE RISERVATA Il ministro delle Finanze Schäuble sul piano per la crescita: saranno finanziati soltanto progetti concreti e di alta qualità Berlino mette in guardia sugli investimenti: la Ue li valuterà uno a uno, no ai soldi facili MILANO — «Abbiamo bisogno di più investimenti in Europa, anche in Germania. Sopratutto in ricerca, sviluppo e innovazione». Il vero problema, però, non è la scarsità di liquidità: «Non esiste una mancanza di finanziamenti, ma di fiducia», ha spiegato ieri il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble al termine dell’Ecofin informale a Milano. Se questi sono i termini della questione vista da Berlino, è facile intuire perché la Germania non solo fa resistenza a ulteriori allenamenti della politica monetaria della Bce, ma respinge qualsiasi ipotesi di scollamento dai vincoli del Patto di stabilità e di crescita, che minerebbe la credibilità nell’eurozona. Il messaggio tedesco non cambia: «Le regole di bilancio vanno rispettate. Noi lo facciamo, è un fattore fondamentale per la fiducia degli investitori», dice Schäuble dimenticando quando fu proprio la Germania (con la Francia) a sforare il tetto del deficit. E insiste: «Dobbiamo concentrarci sulle riforme strutturali». Anche sugli Abs spazza via ogni dubbio: «La Germania non darà nessuna garanzia statale», come ha suggerito invece il presidente della Bce Mario Draghi per allargare il nuovo programma di acquisto titoli cartolazzati che aprirà a ottobre anche alle tranche più rischiose (mezzanine). Ma poi il ministro tedesco usa, a sorpresa, la parola «solidarietà». È una mano tesa inaspettata da un campione del rigore. «Alle riunione dell’Ecofin ci siamo chiesti come facciamo a far crescere di più l’Europa. In Germania non siamo ancora nervosi, ma non possiamo ignorare chi è in difficoltà», afferma. Il governo tedesco riconosce che «le piccole e media imprese hanno bisogno di più capitali». Perciò non solo ha sostenuto la proposta del nuovo presdiente della Commissione Ue, Jean-Claude Junker, di lanciare un piano europeo di investimenti da 300 miliardi, ma ha presentato un proprio documento firmato insieme alla Francia. Sia ben chiaro, le regole sono alla tedesca: niente finanziamenti a pioggia, ma solo progetti ben identificati. «La lista dei progetti di investimento sarà valutata dalla Commissione entro dicembre». Ma, avverte, «saranno finanziati soltanto progetti concreti e di alta qualità». E anche le grandi reti energetiche europee, ad esempio, dovranno seguire questi La riforma Sanità, nuovo ticket a novembre La riforma dei ticket sanitari, prevista dal Patto per la Salute, dovrebbe nascere entro il 30 novembre. I tecnici sono al lavoro sui nuovi indicatori per le esenzioni per reddito e patologia. Le Regioni potranno comunque intervenire in autonomia con un aumento. criteri. Il documento è stato messo a punto dalla stesso Schäuble con il ministro francese delle finanze Michel Sapin. «Ci sentiamo al telefono tre volte a settimana, e ci intendiamo benissimo», ammette il tedesco. Prove di un’Europa a guida franco-tedesca. Ma la confindenza tra i due ministri non salva la Francia, che ha chiesto più tempo, fino al 2017, per rientrare nei parametri previsti dal Patto di stabilità e di crescita. «Ha promesso di fare i compiti a casa», sentenzia Schäuble. Si vedrà. Per l’Italia «vale lo stesso discorso». Come la Francia, è «un Paese membro fondamentale dell’Unione europea. E noi abbiamo bisogno di un’Italia forte. Il governo Renzi ha annunciato molte riforme strutturali, ora deve implementarle. Realizzare le riforme è meno facile che annunciarle, ma noi sosteniamo il primo ministro italiano nella loro attuazione». Giu. Fer. @16febbraio © RIPRODUZIONE RISERVATA MILANO — «Una politica monetaria troppo espansiva mette a rischio la stabilità finanziaria e può spingere i politici ad allentare gli sforzi a fare le riforme strutturali», afferma Jens Weidmann, 46 anni, presidente della Bundesbank e membro del consiglio direttivo della Bce. Herr Weidmann, è pronta la Germania a creare un po’ di inflazione per aiutare i Paesi dell’eurozona, come l’Italia, che con l’ultimo dato sui prezzi è già scivolata in deflazione? «Il nostro mandato in seno alla Bce è chiaro: assicurare la stabilità dei prezzi, che definiamo con un tasso di inflazione vicino ma sotto il 2%. Perciò non si tratta di aiutare un Paese a spese di un altro, ma di fare una politica monetaria per l’eurozona nel suo complesso». Ma il tasso di inflazione dell’eurozona, sceso a +0,3%, è ben al di sotto del target dalla Bce. «È vero, abbiamo una ripresa fragile e disomogenea e questo si riflette sull’evoluzione dei prezzi. Allo stesso tempo, con la nostra conoscenza e i nostri poteri possiamo influenzare solo il futuro e perciò definiamo il nostro obiettivo di stabilità dei prezzi nel medio periodo. La Jens Weidmann, domanda giusta è se siamo 46 anni, presisoddifatti con dente della l’andamento Bundesbank dell’inflazione rispetto alle previsioni del nostro orizzonte temporale. Qui osserviamo un graduale recupero, sebbbene il tasso di inflazione sia ancora sotto il nostro target. È uno sviluppo che non ci soddisfa appieno, e per questo abbiamo preso importanti decisioni a giugno e, più di recente, il consiglio dei governatori ha deciso ulteriori misure». Perché nell’ultima riunione del consiglio direttivo della Bce lei non era favorevole alla decisione di lanciare, in ottobre, un programma di acquisto di titoli che cartolarizzano prestiti, i cosiddetti Abs? «Non commento mai il mio comportamento quando votiamo, perciò non dirò come ho votato. È naturale però che un tale programma di politica monetaria chiaramente non convezionale trasferisce i rischi dai bilanci delle banche al bilancio della Bce e, in ultima analisi, ai contribuenti». Ha fiducia nelle promesse del premier Matteo Renzi di fare le riforme strutturali, o crede che l’Italia dovrebbe essere messa sotto il controllo della Troika? «Guardo con favore all’agenda di riforme annunciata dal governo italiano. È nell’interesse comune. Ma sono convinto che la spinta debba venire dal Paese, serve un ampio consenso affinché questa agenda di riforme funzioni. Noi, altri Paesi, possiamo assistere e aiutare». Giuliana Ferraino © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Primo Piano Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Il governo Le scelte Renzi alza la voce: l’Europa dia conto dei 300 miliardi di investimenti La giornata Il viaggio in Puglia del premier: Ue senza futuro se è solo spread La provocazione Bonanni e la riforma: «Mi sembra un Jobs ghost» ROMA — «Basta con i palloni gonfiati che promettono posti di lavoro attraverso le riforme». Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, scende dal palco della festa dell’Udc e spara a zero contro Matteo Renzi e il Jobs Act, la riforma del lavoro all’esame del Senato che questa settimana entra nel vivo con il dibattito sui licenziamenti e sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. «Sono cinque governi di fila che promettono più occupazione ma poi nessuno ci riesce» aggiunge Bonanni, tornando indietro nel tempo fino all’ultimo governo Prodi. Poi il segretario della Cisl cambia nome alla riforma presentata da Renzi: «Non parlerei di Jobs act ma di Jobs ghost (fantasma, ndr). Nessuno ha potuto leggere la proposta dettagliata. Spero si recuperi in trasparenza e DAL NOSTRO INVIATO BARI — Le contestazioni sono marginali, ma lo tallonano. Lui gira in lungo e largo la Puglia, dal Gargano allo Ionio, sino a Bari e poi a Mola di Bari, e una volta sono i medici che non ha potuto incontrare nel corso della visita all’Ilva, un’altra i precari del capoluogo pugliese, che gli offrono simbolicamente un gelato, oltre ai fischi, al suo ingresso alla Fiera del Levante, e poi ci sono anche una cinquantina di scalmanati che cercano di forzare i cordoni della polizia in prefettura, a Taranto. Lui ignora quasi tutto, si muove in elicottero fra una tappa e l’altra, improvvisa riunioni con i sindaci che contestano il progetto del gasdotto Tap, e risponde all’Europa: a Milano c’è una riunione dell’Ecofin e il botta e risposta con la Commissione Ue prosegue. La premessa che porta all’inaugurazione della Fiera ha il sapore della rivendicazione, se il Paese si appresta a fare delle riforme che non a tutti piaceranno, c’è forse da mettere le mani avanti, «dopo anni di ubriacature per soluzioni tecniche o tecnocratiche è arrivato per la politica il momento di fare la propria parte». La metafora di una convinzione, questa volta, è mutuata dal pallone: Tra gli alluvionati La solidarietà del capo del governo agli agli alluvionati Contestato a Taranto si vede come «un allenatore che ha la testa dura, e va avanti senza mollare di un centimetro, e per la prima volta sugli spalti c’è gente che fa il tifo perché la squadra vinca». Che la squadra, la sua, debba giocare e vincere la partita, lui continua a non avere dubbi, «da venti anni in Italia c’è una malattia che si chiama riformite, le riforme si annunciano e non si fanno», non sarà così per il suo governo, sembra sottointeso, anche «se non credo che le riforme ci salveranno, almeno da sole, ma sono il minimo per continuare a guardarsi nello specchio». In Europa invece sono quasi più ottimisti, le riforme che ci chiedono e non abbiamo ancora fatto sono decisive, ma «vanno attuate» dice il commissario Jyrki Katainen, intendendo che finora, forse anche il governo Renzi, ne ha parlato troppo. Mentre a Peschici chiedono conto dei soldi per risollevare l’agroalimentare («non vi lasceremo soli», promette il capo del governo), mentre la commissione di Bruxelles dice che finora ha visto più parole che fatti, il premier ha anche lui qualcosa da chiedere, «Juncker è stato eletto con un programma che prevede investimenti per 300 miliardi di euro. Non facciamo piagnistei ma chiediamo di rispettare quanto scritto in quel programma, chiediamo conto» di quei soldi, «visto che siamo l’Italia, siamo alla guida della Ue e dobbiamo essere capaci di farci sentire, l’Europa non può essere solo spread». Uno degli argomenti del gior- Taranto Ieri Renzi a Taranto ha visto i rappresentanti dei lavoratori e delle istituzioni locali sul caso Ilva. Davanti alla prefettura, uno striscione di protesta (foto sotto, Ansa) no è il progetto Tap, gasdotto che parte da Baku, dove Renzi andrà sabato prossimo, e che secondo gli accordi con il governo azero, siglati già da Enrico Letta, dovrebbe portare gas sino alle coste pugliesi. Da queste parti non lo vuole quasi nessuno, almeno fra i sindaci. Renzi Peschici Prima, nella mattina, il premier a Peschici (Foggia) ha incontrato i sindaci del Gargano colpito dall’alluvione. sottolinea due cose. Uno: «Chi dice no non può dire stop, non è possibile che si blocchi un’opera che parte dall’Azerbaijan». Due: «Se volete trovate voi un’alternativa, uno sbocco diverso, viceversa si fa dove stabilito». A Taranto invece c’è da sfatare qualcosa che sembra ormai assodata per tanti, per troppi secondo il premier: per l’Ilva come per altri luoghi industriali «si vuol far credere che diritto a salute e diritto a lavoro non possano convivere, non è vero, Taranto e la siderurgia sono l’esempio che crescita, salute e investimenti siderurgici si possono combinare. L’Ilva è una questione nazionale e bisogna vincere la scommessa di fare produzione industriale nel rispetto dell’ambiente», dice all’uscita dalla prefettura. Alla fine della giornata un proverbio africano riassume lo stato del premier, «certo tutto si poteva fare prima, ma se il momento migliore per piantare un albero è venti anni fa è anche adesso, non si molla e si va avanti». La stessa cosa a Peschici, portando conforto a imprenditori e cittadini alluvionati, con la promessa, vaga, di passare le vacanze del prossimo anno proprio in Gargano. Renzi ha effettuato un sopralluogo in elicottero (foto sopra) Bari Il premier è poi intervenuto all’inaugurazione della Fiera del Levante. Al termine ha incontrato i 40 sindaci salentini che protestavano contro il gasdotto Tap Il segretario Cisl «Nessuno ha letto il piano dettagliato, ora più trasparenza» Marco Galluzzo La carezza Il gesto d’affetto di Matteo Renzi verso Nichi Vendola. A destra, il presidente della Fiera del Levante Ugo Patroni Griffi (Fotogramma) che via via sia una discussione alla luce del sole». Bonanni dice che anche la Cisl sarà in piazza. Al momento, però, i sindacati procedono in ordine sparso. La Fim, i metalmeccanici della Cisl, organizzerà un presidio davanti a Palazzo Chigi per il 30 settembre. La Cgil ha annunciato una manifestazione nei primi dieci giorni di ottobre, mentre la Fiom, i metalmeccanici della stessa Cgil, hanno già fissato per il 25 ottobre un corteo a Roma accompagnato da uno sciopero di otto ore. «Con gli altri segretari ci sentiamo con frequenza credo ci saranno molte iniziative unitarie e non», dice il numero uno della Cgil, Susanna Camusso. Che aggiunge: «Il tasso di disoccupazione ha bisogno di risposte, serve una proposta che unisca il mercato del lavoro». L. Sal. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Palazzo Chigi Da Palazzo Vecchio anche l’uomo che dovrà rispondere alle mail di [email protected] Il leader amplia lo staff. Da Firenze il «tuttofare» La segreteria al completo costerà un milione e 300 mila euro. In squadra pure Nicodemo FIRENZE — Dal segretario particolare Franco Bellacci, una specie di «sono Wolf, risolvo problemi» mutuato dal personaggio del film Pulp Fiction, al «risponditore» Pilade Cantini, già dipendente di Palazzo Vecchio, che gestirà la corrispondenza con le migliaia di cittadini che scrivono al premier. Sono due delle ultime sette assunzioni che completano la segreteria di Matteo Renzi, che con quest’ultima tranche di fedelissimi conta di far viaggiare a dovere la sua «macchina» sei mesi dopo essere arrivato a Palazzo Chigi. Quasi tutti fiorentini e di fiducia, anche per chiudere gli spifferi nei corridoi, dove le informazioni corrono troppo ogni volta che qualche compito delicato viene delegato a qualcuno fuori dal cerchio più stretto. A regime, la segreteria al completo costerà circa 1,3 milioni l’anno, 2300 mila euro in meno rispetto a quella di Enrico Letta. Il decreto con le ultime assunzioni a tempo determinato è alla firma del presidente, che ha formalizzato anche la collaborazione con il governo di 15 consiglieri giuridico-economici (tra cui anche l’ex assessore alla Cultura di Palazzo Vecchio, Giuliano da Empoli), tutti consulenti, a differenza della segreteria, a titolo gratuito che percepiranno solo rimborsi spese. Da Palazzo Vecchio arriverà nei prossimi giorni Franco Bellacci, detto «Franchino», uno dei pochi abituato all’attivismo del premier e pronto a risolvere i suoi piccoli-grandi problemi pratici: La squadra Factotum Franco Bellacci, 46 anni, già capo della segreteria di Renzi a Palazzo Vecchio, risolverà i problemi pratici del premier dal computer che si blocca all’alba alle slide da preparare a notte fonda. C’è un segreto per riuscire a sopportare i ritmi di Renzi? «Tanta voglia di lavorare e altrettanto sacrificio. Poi è chiaro: bisogna fare rinunce, ma le soddisfazioni non sono mai mancate — raccontò Bellacci al Corriere Fiorentino —. Semmai il vero segreto è che ci vuole l’umiltà di affrontare con la stessa attenzione i problemi semplici e quelli com- Gli incarichi Da Palazzo Vecchio Dal Comune di Firenze arriverà anche Pilade Cantini: risponderà alle mail che arrivano all’indirizzo [email protected]. Giovanni Palumbo, già dirigente a chiamata di Palazzo Vecchio, a Palazzo Chigi sarà a capo della segreteria tecnica Consiglieri Il decreto, che aspetta la firma di Renzi, formalizzerà anche la collaborazione con il governo di 15 consiglieri giuridico-economici (tra cui Giuliano da Empoli): a differenza della segreteria, i consulenti sono a titolo gratuito e percepiranno solo rimborsi spese plessi. E poi, per stare dietro a Matteo ci vuole il fisico: io, ad esempio, ho dovuto perdere 20 chili». A Roma si trasferirà anche Pilade Cantini, che prima di arrivare a Palazzo Vecchio era stato assessore in un Comune del Pisano per Rifondazione Comunista. Un curriculum politico opposto a quello del moderato Renzi, che di Cantini apprezza le capacità letterarie, tanto da chiamarlo per ri- Partito Francesco Nicodemo, 36 anni, viene dalla segreteria Pd spondere alle migliaia di mail che ogni giorno arrivano a [email protected]. Il decreto prevede anche l’assunzione di Elena Ulivieri, moglie di Cantini. A capo della segreteria tecnica arriverà a Palazzo Chigi Giovanni Palumbo, già dirigente a chiamata del Comune di Firenze. Dal Pd si sposterà invece Francesco Nicodemo, che lascerà il suo posto al Nazareno pochi giorni prima che Renzi nomini la nuova segreteria. Nicodemo, napoletano, laureato in Lettere ed esperto di social network e social media, gestirà la comunicazione del governo via Facebook, Twitter e altre piattaforme di dibattito virtuale. Infine, anche se al di fuori dalle nomine di questo decreto, il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi avrà un portavoce ufficiale: Luca Di Bonaventura, ex giornalista dell’Ansa, che finora aveva seguito il sottosegretario Luca Lotti, braccio destro del premier. Claudio Bozza @ClaudioBozza © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 italia: 51575551575557 7 8 Primo Piano Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Giustizia Le nomine bloccate A Palermo Il Pd blinda Violante, FI prende tempo Guerini rilancia il candidato per la Consulta: domani scrutinio decisivo Gli azzurri tentati dalla scheda bianca. Le voci di un sondaggio con Coppi ROMA — Lorenzo Guerini, vicesegretario del Partito democratico e plenipotenziario di Matteo Renzi, per ora blinda la candidatura di Luciano Violante alla Consulta. «Ma è in bilico quel nome dopo il ritiro di Antonio Catricalà?», gli è stato chiesto dal Giornale Radio Rai: «Assolutamente no, Violante ha i requisiti di competenza e di autorevolezza per svolgere questo importante incarico», è stata la risposta di Guerini. Ma il vice di Renzi sa bene che se anche lo scrutinio segreto di domani dovesse risolversi in una fumata nera, per l’ex presidente della Camera la strada diventerebbe sempre più in salita. Infatti, sul nome di Violante non è poi così scontata la collaborazione di Forza Italia — necessaria per raggiungere il quorum di 570 voti, 3/5 degli aventi diritto — perché si trova nella condizione di avere consumato un candidato (Antonio Catricalà si è ritirato dopo essersi fermato a 368 voti) senza averlo ancora sostituito con uno nuovo, nella fattispecie il senatore Donato Bruno che pure ha già una base di partenza di 120 voti. Lo scenario che teme di più il Pd è l’atteggiamento attendista di FI che domani pomeriggio, in assenza di un accordo interno al partito sul nome di Bruno o di un altro candidato, potrebbe votare scheda bianca facendo così scendere i voti già ottenuti da Violante (468) e allontanandolo quindi dal traguardo fissato a quota 570. E domani, lunedì, giornata anticipata di rientro a Roma dei parlamentari, il quorum è ad altissimo rischio causa assenze e ritardi di treni ed aerei. Al secondo scrutinio di giovedì scorso ha preso una manciata di voti, undici per l’esattezza, anche il costituzionalista Augusto Barbera che viene accreditato come il «candidato ideale» per Matteo Renzi. Però, fanno notare gli strateghi dell’aula del Pd, questo nome, co- me altri alternativi a Violante, andava speso fin dall’inizio perché l’esperienza insegna che un cambio di cavallo in corso d’opera finirebbe in un bagno di sangue in casa dem. Per questo Guerini si è esposto alla radio del servizio pubblico. «Nel Pd su Violante c’è stata una forte convergenza, al momento del voto abbiamo dimostrato che i gruppi parlamentari sul nome hanno tenuto in maniera significativa». Il ritorno in Aula Le votazioni riprendono domani pomeriggio: difficilmente si potrà contare sulla presenza di un alto numero di parlamentari Guerini non aggiunge altro sui 70 e rotti voti che la maggioranza ha fatto mancare a Violante e poi tende la mano a Forza Italia che ora è impegnata a rimpiazzare Catricalà: «Non accettiamo indicazioni a scatola chiusa però abbiamo la disponibilità e la responsabilità per convergere su nomi condivisi per sostenerli insieme». Ora aspettando la scelta di FI — Giovanni Toti ha ricordato le diverse sensibilità espresse La rosa I democratici per ora non vogliono spendere altri nomi, come quello di Barbera, perché ritengono pericoloso un cambio in corsa dal partito «con voti a Catricalà, Bruno e Pecorella», mentre qualcuno parla di inutili tentativi fatti con il professor Franco Coppi — tra gli azzurri lavora nell’ombra il partito che per tanti motivi non vuole Violante alla Consulta: «Per molti di noi è indigeribile a meno che il suo nome non venga accoppiato a quello di un nostro candidato che ha le caratteristiche dell’avvocato Niccolò Ghedini», dice un parlamentare azzurro molto addentro ai temi della Giustizia. Dunque, rivela la stessa fonte azzurra, la nuova intesa tra Renzi e Berlusconi per la Consulta dovrebbe poter prevedere un passo indietro anche da parte del Pd: «Per noi, se loro votano Donato Bruno, andrebbero bene il professor Stefano Ceccanti o la senatrice Anna Finocchiaro...». Il voto segreto, tuttavia, è governato da imprevedibili correnti carsiche che riguardano tutti i partiti. Precisa infatti il socialista Enrico Buemi, senatore eletto nelle liste del Pd: «Il voto segreto non è leziosità politica ma libertà di discernimento per i parlamentari». E visto che domani si rivota anche per i 5 consiglieri laici del Csm ancora non eletti, il vice presidente della Camera Luigi Di Maio (M5S) stuzzica il Pd: «Io credo che nel patto del Nazareno non solo rientrava Catricalà ma anche persone come Luigi Vitali (ex deputato azzurro, ndr) che ora il Pd e Forza Italia stanno votando per il Csm. Ma Vitali è imputato a Napoli per falso...e ora lui rischia di essere eletto nell’organo che deve giudicare il magistrato che deve giudicare Vitali». Il centrista Pier Ferdinando Casini ricorda infine che, in caso di impasse prolungato nelle elezioni per completare gli organi costituzionali, ci si trova davanti a «un caso di scuola tipico di motivazione di scioglimento del Parlamento». Dino Martirano Carceri piene, Boldrini: riabilitazione ostacolata 120 i voti ottenuti dal candidato per la Consulta Donato Bruno. Il senatore di Forza Italia ha raccolto i consensi dei parlamentari che si opponevano all’elezione dell’ex presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà © RIPRODUZIONE RISERVATA Il retroscena Le divisioni dei democratici La voglia di rivalsa della minoranza E Orfini punta il dito contro il voto segreto: «È un malcostume» ROMA — Due giorni di fuoco per il Partito democratico. Domani si ricomincia con il voto per la Consulta e si capirà se Luciano Violante sarà riuscito a spuntarla o ancora no. Se non fosse così, si dovrà decidere se restare fermi su questo nome o trovarne un altro. Il tutto mentre sta per arrivare la Direzione del partito, martedì, che dovrebbe sancire una nuova segreteria «unitaria». Di unità, in realtà, nel Pd per ora ce n’è poca. Resta alta la tensione e la vicenda della Corte costituzionale è la cartina di tornasole di un partito nel quale si incrociano i malumori contro il dirigismo di Matteo Renzi, l’ostilità al patto del Nazareno e la voglia di rivalsa della minoranza interna. Il partito riproporrà il nome di Violante come suo candidato alla Consulta: «È stata una scelta condivisa, dopo un confronto con i capigruppo Zanda e Speranza — spiega la vicesegretaria Debora Serracchiani — Su 400 parlamen- Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 9 La strategia Il leader di Forza Italia punta a un’intesa sulla legge elettorale Berlusconi conferma i patti: ma teniamoci pronti per le urne La bocciatura di Catricalà indebolisce la linea filo governativa ROMA — La linea resta la stessa, perché questo vuole Berlusconi: sulle riforme si continua a collaborare, visto che «ci siamo impegnati e il nostro ruolo è trasparente», l’opposizione si farà con dichiarazioni anche dure ma atti non feroci, e sulla legge elettorale bisognerà cercare l’intesa migliore possibile. Perché è vero che, dipendesse dal Cavaliere, si potrebbe tranquillamente andare avanti ancora un paio d’anni così — con Renzi che governa nella fatica perdendo consensi e Forza Italia che si riorganizza —, ma la realtà è che le cose potrebbero andare in ben altro modo. È da qualche giorno infatti che ad Arcore si respira un’aria diversa rispetto agli ultimi tempi. La sensazione è che tenere vivo il patto del Nazareno e magari ampliarlo anche ad altri terreni oltre a quello delle riforme e della legge elettorale stia diventando sempre più difficile. Il malumore che si respira nel partito, la difficolVisitando il carcere minorile Malaspina, ieri a Palermo, la presidente della Camera Laura Boldrini è intervenuta sul tema del sovraffollamento negli istituti di pena: «È un ostacolo alla riabilitazione dei detenuti. Il parlamento si è occupato di questo, facendo proprio il monito del Capo dello Stato che ha ricordato la sentenza della Corte di Strasburgo». Meglio il fronte della giustizia minorile: «Stiamo dando un esempio di buone pratiche. La questione carceraria comunque rimane all’ordine del giorno della politica». In ogni caso, ha precisato, un indulto «non è tra le priorità». Pur senza entrare nel merito della riforma, la presidente della Camera ha parlato anche di giustizia: «Spero si vada nella direzione di rendere la nostra giustizia più efficace e veloce, perché i tempi sono richiamo della giustizia europea». Sono stati i giovani detenuti a fare de guida alla Boldrini, mostrandole alcune delle attività svolte nell’istituto: nella cucina le hanno offerto piatti preparati da loro (nella foto, accanto alla presidente, lo chef Angelo Capuana che ha curato il corso di cucina). Qui «i giovani imparano a fare i cuochi, i bagnini o gli istruttori di nuoto ed escono © RIPRODUZIONE RISERVATA con qualcosa in mano», ha detto. Fu tra i fondatori di «Repubblica» Addio a Melega, giornalista e deputato radicale Il messaggio di cordoglio di Napolitano È morto venerdì notte all’ospedale di Venezia dopo una breve malattia lo scrittore, giornalista e politico Gianluigi Melega. Era nato a Milano il 12 gennaio 1935. Dopo un inizio a Il Giorno e a L’Europeo (che ha anche diretto tra il ‘76 e il ‘77), è stato tra i fondatori di Repubblica. Autore di diversi libri, militante radicale, è stato deputato tra il 1979 tari circa ne saranno venuti meno 25-30. Il problema è stato di Forza Italia. Non vedo motivo per cambiare». Sulla stessa linea c’è Stefano Fassina, il quale nega che il nome di Violante, insieme a quello di Legnini, sia un tentativo di coinvolgere la minoranza: «È una candidatura di tutto il partito, non è uno scambio. E non ci sono ripensamenti». Sulla vicenda Violante c’è l’incubo dei 101 di Prodi. Quando Roberto Speranza annunciò il suo nome, un dirigente della minoranza gli evocò apertamente la possibilità di un «remake di Marini», il primo a essere impallinato dai franchi tiratori del Pd per il Quirinale. Allarga le braccia Matteo Orfini: «Non vedo segni di cedimento, ma si sa che in Italia e il 1986. Il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio di cordoglio alla compagna di Melega Irene Bignardi: «Ho appreso con tristezza la notizia — scrive il presidente della Repubblica — ne ricordo l’appassionata attività nel giornalismo e in Parlamento». Il fronte interno Ancora incerta la partita per la segreteria unitaria. E Civati chiude la porta: «Nessuno mi ha chiesto niente» © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo scenario Si rafforza l’idea che il premier pensi al voto anticipato per evitare gli effetti della mancata ripresa e arginare gli avversari interni tà di una linea considerata troppo filo-governativa, sono emersi in maniera eclatante nel voto sui giudici della Consulta, con la bocciatura di Catricalà da parte di almeno un terzo degli azzurri. Un messaggio che a Berlusconi e ai suoi è arrivato forte e chiaro: non solo in FI, ma anche nel Pd il Patto del Nazareno è sempre meno sopportato. Non è solo Raffaele Fitto, che ieri ha chiesto ai suoi un deciso cambio di passo verso una «seria» e più dura opposizione, a rappresentare il dissenso, che è ben più esteso anche se silenzioso. Anche ai vertici si ragiona su quello che dovrà essere il «posizionamento» nelle prossime settimane. Perché il quadro potrebbe cambiare rapidamente. Berlusconi e i suoi si stanno infatti convincendo che Renzi voglia andare al voto anticipato per evitare che le difficoltà economiche della ripresa e il possibile ritorno dei suoi avversari interni lo mettano all’angolo: «A lui potrebbe convenire — è il ragionamento di Berlusconi — dobbiamo tenerci pronti. E cercare di ottenere il massimo possibile dalla e anche nel Pd c’è questa situazione surreale per cui c’è gente che pensa di poter votare quello che vuole a voto segreto, nonostante si sia deciso tutto insieme. È un malcostume che non si riesce a debellare». Il voto sulla Consulta non sarà irrilevante anche per la Direzione, convocata per martedì pomeriggio, e che nelle intenzioni di Renzi dovrebbe varare la nuova segreteria unitaria. Per i bersaniani si fanno i nomi di Enzo Amendola, Andrea Giorgis e Micaela Campana. Per i cuperliani di Andrea De Maria e Francesco Laforgia (ma ne passerà solo uno). Dovrebbero restare fuori i civatiani, come spiega lo stesso Pippo Civati: «Non siamo interessati solo a un giro di nomi. O si cambia davvero e si riapre la A Sutri Matrimonio per il ministro Franceschini Matrimonio per il ministro della Cultura Dario Franceschini. Si è sposato ieri nel municipio di Sutri, piccolo centro in provincia di Viterbo, con Michela Di Biase, consigliere comunale pd nella Capitale (Mistrulli) legge elettorale». E Toti anche in pubblico ci scherza ma non troppo: «Guardate che Renzi ci porta al voto a marzo...». In realtà, gli scenari possibili secondo il vertice azzurro sono tre: il primo, «improbabile», è che Renzi sparigli, sfidi l’Europa sul debito e ne esca alla grande. Il secondo è che, anche per «la spinta che viene dai centristi della maggioranza che non vogliono rimanere soffocati», apra a una collaborazione organica con FI, quella che in sostanza continua a proporgli Renato Brunetta quando gli sottopone l’alternativa «o un governo di coesione nazionale o si vada al voto». Il terzo, appunto, è che si vada ad elezioni anticipate, con una nuova legge elettorale e mantenendo il Senato, il che garantirebbe tanti uscenti. «Se così fosse — dice Berlusconi — bisogna farci trovare pronti, non divisi e litigiosi, ma con un centrodestra riorganizzato: le coalizioni non sono così lontane tra loro...». Per questo il Comitato ad hoc formato da Matteoli, Verdini, Toti, Brunetta e Romani sta cercando di stringere i tempi per arrivare a un’intesa sulle Regionali con gli alfaniani ma anche con la Lega, che continua con Salvini a dire no al patto con Ncd. Schermaglie, secondo Toti: «Le corse in solitaria sarebbero totalmente irrilevanti e i leghisti, a partire da quelli sul territorio, lo sanno bene...». Ma la strada resta ancora in salita e Berlusconi non ha interesse a far precipitare la situazione: è e resta ancora incandidabile, e un suo successore pronto — nonostante nel suo cerchio magico si continui ad evocare la staffetta con i figli Marina o Piersilvio — ancora non c’è. Da lui, insomma, non arriveranno strappi. Ma una trattativa serrata sull’Italicum — che Renzi ha chiesto venga votato al più presto — quella va fatta. Tenendo conto anche delle richieste dei possibili alleati: dunque sì a un abbassamento delle soglie ma solo per chi si coalizza e sì all’innalzamento anche al 40% della percentuale oltre la quale non si ricorre al ballottaggio per ottenere il premio di maggioranza. Potrebbe essere questo il piatto forte del prossimo incontro tra Berlusconi e Renzi, che sembra imminente ma che ancora non è stato fissato. Perché tornare indietro dal patto del Nazareno non si può, ma andare avanti è molto, molto difficile. Paola Di Caro © RIPRODUZIONE RISERVATA discussione, o altrimenti stiamo bene come stiamo. Ma certo, un primo impedimento c’è: nessuno mi ha chiesto niente. Se arrivano telefonate un’ora prima della Direzione, diventa un po’ complicato ragionare di una segreteria unitaria». Civati è la voce più critica del Pd e anche su Violante si allinea alle parole di Franco Monaco: «Aveva chiesto che per la Consulta si puntasse su figure al di sopra della politica e credo sia stata una richiesta giusta». Ma anche le altre minoranze hanno fatto sapere di non essere facilmente allineabili. Lo ha fatto Pier Luigi Bersani, che ha chiesto di «discutere prima su cosa è il Pd». E lo hanno fatto altri, chiedendo un documento che segni la svolta. Documento che Renzi non ha intenzione di firmare, perché, come spiega Serracchiani, «non credo sia il caso di aprire discussioni che potrebbero apparire più congressuali che politiche». La vicesegreteria chiarisce: «I luoghi della discussione non ci sono mai mancati. Abbiamo fatto 11 direzioni nazionali. Non possiamo fare un congresso perenne. Ciò non toglie che si possa e si debba ragionare insieme». Serracchiani sottolinea i buoni rapporti con una parte dell’opposizione: «In questi mesi con Speranza, Orfini e molti di loro c’è stato un dialogo aperto e costante». Orfini è in linea: «Eviterei un dibattito su come viene ora gestito il partito, perché appassiona solo noi e non gli italiani. Non siamo ai tempi supplementari delle primarie». Fassina si incarica però di spiegare che non basta una girandola di nomi: «Ci sono nodi politici da affrontare. Non ha senso parlare di segreteria unitaria se prima non si parla di legge di stabilità, delega sul lavoro e legge elettorale». Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA Il capogruppo azzurro Romani avverte: il candidato dem? Ora si riparta da zero con un nuovo accordo ROMA — «Basta guardare i numeri che hanno ottenuto Catricalà e Violante: Forza Italia, con 120 parlamentari, ha certamente rispettato il patto tra i partiti più di quanto non abbia fatto il Partito democratico, che di parlamentari ne ha ben 400...». Il presidente dei senatori azzurri, Paolo Romani, parte da questa analisi politicoaritmetica per potere affermare che, «a questo punto, si ridiscute tutto: il nuovo patto per la Consulta è complessivo... Si riparte da zero. Ma sono fiducioso che lunedì pomeriggio troveremo la soluzione». Se l’accordo non si trova, lunedì FI voterà scheda bianca? «Mi sembra impossibile che non si trovi un’intesa». Dopo la rinuncia di Antonio Catricalà, il candidato di FI è Donato Bruno? Lui ha già ottenuto 120 voti. «Per decidere sulla candidatura abbiamo ancora tempo. In realtà, Bruno è un candidato non candidato. Lui non si è mai candidato, non è portato da nessuno e ha ricevuto tutti quei Le mosse voti, non solo dal suo partito ma anche da altri, come attestato di stima». Il profilo Bruno viene Bruno considerato la non è bandiera della fronda interna a FI. È così? il terminale di una fronda «Bruno non è il terminale di una interna, fronda interna, ha ha tutti solo ricevuto un attestato trasversale di i requisiti stima in Parlamento». A questo punto, se il Pd non ha problemi a votare Bruno, voi potreste votare Violante e così la partita per la Corte si chiude domani. «Teoricamente Violante e Bruno hanno tutti i requisiti per la Corte. Però la discussione va conclusa. È Violante che finora non ha ricevuto il parere favorevole della maggioranza qualificata del Parlamento. Il siluramento di Catricalà e la mancata affermazione di Violante ai primi due scrutinii non suona come una sconfessione del patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi? «Nel segreto dell’urna si addensano maldipancia di ogni genere. Che vanno ben oltre il patto del Nazareno e riguardano vecchi rancori interni ai partiti, la riforma costituzionale del Senato, la legge elettorale. I 101 “no” a Prodi sono un’esperienza ancora molto recente». Con l’uscita di scena di Catricalà, Forza Italia considera tramontata anche la candidatura di Violante? «Mi auguro che si arrivi a breve a un accordo complessivo. Vorrei ricordare che mancano all’appello anche 5 componenti laici del Csm. I nostri candidati (Casellati e Vitali ancora non eletti, ndr) non hanno nulla di meno rispetto a quelli del Pd». ❜❜ D.Mart. © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Primo Piano Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Giustizia Le polemiche Ferie, rivolta via web dei giudici E Orlando apre a modifiche Le toghe contro lo slogan del governo: basta umiliazioni pronuncia una sentenza alla vigilia delle ferie, deve comunque motivarla e consegnarla alla scadenza prevista. «Non vogliamo far paura a chicchessia — spiega una magistrata che lavora in Sardegna —, ma sarebbe educato l’ascolto prima di ogni decisione». Le rivendicazioni dell’immediato sono riassunte nella ri- Le sentenze Proteste per il lavoro durante le vacanze e l’ipotesi di una sospensiva dei termini chiesta di un giudice pugliese: «Di fronte alla demagogia dell’attuale classe politica, non credo ci sia molto da fare. A questo punto, però, al nostro interno dobbiamo pretendere che, almeno a fini disciplinari, i termini per il deposito dei provvedimenti siano considerati sospesi durante le ferie». Il sottosegretario alla Giustizia Ferri — leader della corrente Magistratura indipendente «prestato» al governo — annuncia una correzione per sospendere quei termini. Ipotesi confermata dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, ma è probabile che sul punto debba intervenire il nuovo Consiglio superiore della magistratura. Ma l’organo di autogoverno non riesce a entrare in funzione perché il Parlamento continua a non completare l’elezione dei componenti «laici». Perciò il coordinamento di Area, cartello che riunisce le due correnti di sinistra dell’Anm, ribadisce che «sarebbero auspicabili una votazione rapida e nomi di alto profilo intellettuale e competenza giuridica»; un modo per dire, senza dirlo, che quelli scelti finora non hanno queste caratteristiche. Al di là dei suoi effetti concreti, il taglio delle ferie abbinato alla velocizzazione dei tempi della giustizia fa nascere il sospetto di altre manovre. «Gli in- L’annuncio Sul sito del governo passodopopasso.italia.it la «slide» su una delle misure più discusse della riforma: «Meno ferie ai magistrati — scrive Palazzo Chigi — giustizia va più veloce» Le altre novità della riforma ILLUSTRAZIONI DI ROBERTO PIROLA ROMA — La sfida continua, pungente e diretta. Sul sito Internet di Palazzo Chigi, intitolato «Passo dopo passo» per accompagnare il cammino delle riforme nei «mille giorni per cambiare l’Italia», campeggia uno slogan perentorio: «Meno ferie ai magistrati, giustizia più veloce». Poi l’annuncio sulla riduzione da 45 a 30 giorni l’anno, introdotta con l’articolo 16 del decreto legge in vigore da ieri. E subito è scattata la reazione delle toghe. Un miscuglio di stupore, indignazione e rabbia affidato ai messaggi di posta elettronica. Un dialogo a distanza sulle mailing list da cui emerge la voglia di rispondere per le rime a quella che viene considerata una provocazione bella e buona. Dalle Marche un pubblico ministero denuncia «l’esplicito additarci come fannulloni che lavorano poco e a cui addebitare le disfunzioni della giustizia (che verranno risolte anche e specie grazie alla riduzione ferie magistrati), nell’ambito di roboanti riforme di facciata e slogan privi di reale efficacia e serietà». E accusa: «Quale altra categoria è così umiliata e derisa? Cos’altro per reagire, ma davvero e senza timidezze e senza calcoli ragioniereschi per la riduzione del danno? Avrà ragione il premier quando ci irride col suo “brrr che paura”?». Quella battuta di Renzi in risposta alla protesta dell’Associazione nazionale magistrati, ha lasciato il segno. Anche in chi replica che, ad esempio, nei 45 giorni era compreso un periodo necessario a smaltire provvedimenti per cui non è prevista la sospensione dei termini di deposito; in pratica, se un giudice Arbitrati: le liti affidate a un collegio di avvocati Il decreto prevede la possibilità di affidare a un collegio arbitrale formato da avvocati le controversie. Sono escluse dalla possibilità dell’arbitrato quelle in materia lavoristica e su diritti indisponibili. Il lodo finale ha valore di sentenza 1 Negoziazione assistita: più spazio agli accordi I legali della parti possono trovare un accordo per una composizione amichevole della controversia. La procedura deve durare almeno un mese. Dovere dell’avvocato è informare preventivamente il cliente di questa possibilità alternativa 2 Pagamenti e processi: una misura contro i ritardi In assenza di un diverso accordo tra le parti, il tasso di interesse nel corso di un procedimento viene equiparato a quello per i ritardi nelle transazioni commerciali. La misura è finalizzata a mettere un freno alle condotte processuali dilatorie 3 Nuovi strumenti per far eseguire le sentenze Viene resa più efficace la fase esecutiva delle sentenze. Possibilità di accesso telematico alle banche dati pubbliche per individuare la situazione patrimoniale del debitore e dei suoi beni che possono essere aggrediti per far eseguire la sentenza 4 terventi sul nostro status giuridico ed economico servono anche a stroncare in radice le critiche sugli altri aspetti della riforma — avverte un giudice lombardo —, come peraltro il premier ha già dimostrato asserendo che il duro comunicato dell’Anm muove da ragioni di interesse personale; dal punto di vista comunicativo la strategia è geniale». Per trovarne una altrettanto efficace molti invocano «un’assemblea generale straordinaria» dell’Associazione. E per un pm romano che invita a «tenere i nervi saldi» poiché bisognerà «abituarsi all’idea di avere qualche dispiacere al nuovo corso», c’è una giudice della Toscana che considera la battaglia ormai persa: «Di che dovremmo parlare, di progetti di riforma che sono già riforma? Un lavoro inutile, vado a scrivere sentenze». Dopo l’annuncio governativo, un magistrato veneto ironizza sul «prevedibile passo successivo: giustizia penale più veloce, il governo aumenta le ferie ai pubblici ministeri; oggi 45 giorni, domani minimo 60». E sembra irridere il Guardasigilli: «Chi l’avrebbe detto che a risolvere i problemi della giustizia bastasse davvero la maturità scientifica?». Su un piano diverso dallo sberleffo la mette Claudio Castelli, presidente aggiunto dei giudici per le indagini preliminari a Milano, già ai vertici dell’Anm ed ex componente del Csm: «Ridurre le ferie, adombrando che sia una soluzione ai problemi della giustizia, significa insinuare una falsità, riproporre una visione del magistrato impiegatizia e burocratica, e porta a ulteriori conseguenze dagli effetti estremamente negativi proprio sul versante del recupero di efficienza. Non basta la volontà di cambiare le cose, occorre anche conoscerle ed approfondirle tecnicamente, altrimenti le conseguenze possono essere disastrose». Giovanni Bianconi © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caos del dopo Errani Il consigliere M5S Defranceschi, indagato come capogruppo, si candida alle primarie del Movimento per la Regione nonostante il divieto di Grillo Guazzaloca: l’Emilia è nella palude, Delbono: giustizialista con i nemici, anche per il vuoto del centrodestra ma per il Pd «la ditta» non sbaglia DAL NOSTRO INVIATO BOLOGNA — A pensarci bene tutto è cominciato con lui. «La sinistra che perdeva nella sua roccaforte era al tempo stesso conseguenza e segno evidente di un modus governandi e di una egemonia culturale agli sgoccioli. La destrutturazione del partito è cominciata allora. Fu una rottamazione ante-litteram». Lo chiamavano il macellaio. In quel 1999 fatale per l’ex Pci-Pds, divenne un fenomeno studiato in Italia e all’estero. Il liberale montanelliano che aveva fatto cadere il muro di Bologna. Nonostante gli anni che passano e le prove che la vita gli riserva, Giorgio Guazzaloca possiede sempre quell’impasto di intelligenza, bonomia, e amore per la sua terra che furono ingredienti di una vittoria miracolosa. E poi cosa accadde? «Proprio nulla. I successi L’uomo del ‘99 elettorali sono fondamenta di Giorgio una casa da costruire. La coali- Guazzaloca zione che mi aveva sostenuto non aprì mai il cantiere. Rinunciò a priori». Una scelta consociativa? «Anche. Resta il fatto che in Emilia-Romagna il centrodestra non ha mai schierato i suoi uomini migliori. Ha sempre mostrato debolezza e subalternità». Effetti collaterali? «Un vuoto pneumatico che crea problemi soprattutto al Pd, come dimostrano le vicende di questi giorni». Ci spiega il paradosso? «Prendiamo Bologna. Per riparare il danno-Guazzaloca e mascherare le difficoltà locali, dovettero ri- correre al Papa straniero, Sergio Cofferati, una personalità forte, quindi problematica per gli ex Pci-Pds». Non si lasciarono bene. «Appunto. Dopo arrivò Flavio Delbono, che però non apparteneva a quella stirpe, ed è durato poco per le note ragioni. Adesso il cerchio si chiude con Virginio Merola, che è dei loro». Il prezzo di questo ritorno al via? «Bologna è una città che ha perso rilevanza a livello nazionale e locale. Gli organi intermedi di governo sono esausti in quanto prodotti di una filiera che si riproduce all’infinito. La palude». Vale lo stesso per la Regione? «La dinamica è uguale. Dopo l’addio di Vasco Errani prevale l’istinto di autoconservazione. Dietro al modello sventolato come una bandiera c’è solo la lotta per la manutenzione di un sistema di potere logoro. La storia recente, depurata dai passaggi stucchevoli sull’Emilia-Romagna bella, buona e rossa, dice che l’attuale classe politica era già stanca nel 1999. Immagini come si senta oggi, assediata dalla rottamazione». Alle Europee Renzi qui ha fatto il pieno. «La base è la stessa, ricompattata dall’assenza di alternative. Votano Renzi come votavano Pajetta». L’attuale centrodestra? «Partiti senza forza, nessuna idea di lista civica che dia valore aggiunto. Abbonati alla sconfitta e all’elemosina dei vincitori». Nessuna alternativa alla perpetuazione della specie? «Non ora. Ma non durerà in eterno. Il ceto produttivo di questa regione è di gran lunga migliore di quello politico. Prima o poi arriverà qualcuno che farà crollare nuovamente il muro». Marco Imarisio © RIPRODUZIONE RISERVATA L’inchiesta sulle spese dei consiglieri regionali dell’Emilia-Romagna, che coinvolge i big pd Matteo Richetti e Stefano Bonaccini, tocca anche il M5S. Ma il consigliere Andrea Defranceschi, indagato, si è candidato alle primarie online per comporre le liste pentastellate alle Regionali. Lo ha fatto contravvenendo al regolamento interno che sbarra la strada anche a chi è solo indagato, aprendo di fatto un caso nel Movimento. La norma, che è una novità, è stata interpretata come una mossa contro Defranceschi, unico nel gruppo M5S (dopo l’espulsione di Giovanni Favia) e possibile candidato governatore. Il consigliere, che fa parte dell’ala moderata, era già stato sospeso da Grillo, per un’indagine della Corte dei conti, e riammesso dopo essere stato scagionato. © RIPRODUZIONE RISERVATA DAL NOSTRO INVIATO BOLOGNA — Questi sono giorni di magra gioia per Flavio Delbono. A dispensarla è il suo telefonino, sul quale arrivano messaggi della serie chi semina vento raccoglie tempesta. «Sono davvero molte le persone che mi segnalano il giustizialismo a intermittenza del Pd. Togliatti è ancora vivo e lotta insieme a noi». La riabilitazione del sindaco breve può ancora attendere. Il docente universitario che con la benedizione di Romano Prodi governò Bologna per pochi mesi prima di essere travolto da uno scandalo che mischiava sesso&peculato, il cosidetto Cinziagate, ha pagato per le sue colpe. Quelli che nel 2010 lo avevano messo in croce adesso hanno problemi simili, un’inchiesta su spese improprie con soldi dei contribuenti che colpisce il cuore antico del Pd. Nel mondo dove c’è sempre qualcuno più puro che ti epura, a volte basta sedersi ad aspettare. Si sta comodi sulla sponda del fiume? «Quel tanto che basta per vedere la doppiezza comunista ancora sulla breccia. Ci faccia caso: il pollice verso, rapido, istantaneo, è rivolto sempre e soltanto a coloro che hanno una storia diversa. Con gli esponenti della ditta, gli ex Pci-Pds-Ds rimasti tali, vengono usati i guanti bianchi del garantismo». Esempi recenti e vicini? «Stefano Bonaccini e Matteo Richetti sono accusati dello stesso reato. A favore del primo c’è stata una levata di scudi condita da frasi sulla giustizia a orologeria. Sul secondo invece, solo silenzio. Nessuno disposto a dire che è innocente». Può risolvere l’equazione? «Bonaccini è un esponente della ditta. Richetti è un intruso, un cattolico renziano della prima ora». Dove vuole arrivare? «Il Pd emiliano-romagnolo è ancora impastato di tradizione diessina. Si sentono i custodi di una tradizione. Questo li porta a essere giustizialisti con i nemici politici del momento, garantisti con gli amici. Quando la magistratura arriva in casa propria, i compagni non sbagliano». Non vorrà sostenere che le sue peripezie giudiziarie sono dovute a un complotto del Kgb? «Per carità, non voglio fare la vittima. Ma è un dato di fatto: io ero a malapena tollerato. Ero un estraneo utile solo a far dimenticare Sergio Cofferati, che rendeva il suo ex assessore e attuale sindaco Virginio Merola una figura difficile da spendere. In quel 2010 per attaccare Berlusconi si difendevano le Procure a prescindere. L’atteggiamento schizofrenico nei confronti della magistratura è nel Dna di questo partito, che potrà dirsi Travolto nuovo solo quando potrà perFlavio mettersi l’imparzialità». Delbono Se le fosse accaduto oggi? «Non mi avrebbero difeso. Non sono della loro razza. Neppure Prodi lo è. Stimato, rispettato, riverito, ma vissuto come diverso. E se andiamo oltre Bologna e l’Emilia, guarda caso, da Filippo Penati a Vincenzo De Luca, i soci della ditta che hanno usufruito di un garantismo peloso appartengono tutti alla stessa storia». Riflesso condizionato? «Forse. Ma non è un bel segno. Quell’atteggiamento è tipico delle specie in via di estinzione». M. Ima. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 Primo Piano 11 italia: 51575551575557 I partiti Le strategie Salvini evoca i «bastoni» contro il governo Ed è gelo con Maroni L’impegno Alfano e il caso polizia: sbloccheremo gli stipendi Sul Monviso Bossi fa il rito dell’ampolla Il leader distante: non voglio usurparlo DAL NOSTRO INVIATO PIAN DELLA REGINA (Cn) — Umberto Bossi siede su un masso a fianco della polla da cui sgorga il Po bambino, sul Monviso. È completamente solo. Roberto Calderoli, con busto per i recenti incidenti, e Roberto Cota con maglietta della Scozia, arriveranno soltanto un lungo quarto d’ora più tardi. Con loro, non più di una decina di militanti. Il prelievo delle «Sacre acque» del Po, una trovata a suo tempo dal folgorante effetto mediatico, sembra al suo epilogo. Soprattutto, tra i convenuti alle origini del gran fiume, non c’è il segretario della Lega, Matteo Salvini. Eppure è a meno di 4 chilometri più in basso, a Pian della Regina. «Ampolla? Non possiedo ampolle» scherza il leader. Che poi, però, torna compìto. E osserva che «i riti non vanno toccati, l’ampolla c’è e ci sarà, i simboli sono cose che abbiamo nel cuore ma poi bisogna riempirli di contenuti». Nel concreto, un convegno che produrrà un «decalogo sulla montagna che porterò a Sua maestà Matteo» (Renzi) spiega Salvini. Quella che va in scena a 2.000 metri di quota è la rappresenta- Spending review zione fedele di una transizione non ancora del tutto completata. Punto primo, il vecchio appuntamento identitario. Salvini sceglie di andare sul Monviso e rispetta l’antico copione dei messaggi fiammeggianti. «Se Renzi mette mezza tassa in più, andiamo tutti a Roma con i bastoni». Poi, diluisce: «Mi sono rotto le scatole di leggere ogni giorno di imprenditori, artigiani, pensionati che si suicidano perché non ce la fanno più. Abbiamo aspettato anche troppo. Ovviamente saranno bastoni democratici, da passeggio, di gommapiuma». L’ostilità all’immigrazione fa parte del dna Protagonisti Da sinistra, l’ex governatore del Piemonte Roberto Cota con una maglia che inneggia all’indipendenza scozzese (LaPresse), e il segretario della Lega Matteo Salvini (Cavicchi) leghista? E allora, pronti via: «I confini vanno difesi, se serve con le armi. È quello che succede in tutto il mondo. Se qualche politico usa le forze armate per fare ribaltare i confini, deve essere processato». Però Salvini non preleva le Sacre acque: «Per non usurpare il ruolo di chi quel gesto se l’è inventato». Punto secondo di frizione tra nuovo e antico, le alleanze. Ed è qui che arriva nitido il messaggio politico della giornata. Per Salvini, l’alleanza con il vecchio centrodestra «adesso è impensabile». Ma come? Giusto qualche giorno fa Roberto Maroni, ospite a Frascati della Fondazione Magna Carta, aveva riproposto il «modello Lombardia» in cui tutte le componenti della vecchia maggioranza «berlusconiana» sono rappresentate. Salvini, che all’ultimo consiglio federale padano aveva detto no alle alleanze con il centrodestra in Emilia («Dove c’è Ncd, noi non ci siamo»), è inequivoco: «Semplicemente impensabile». Poi, si accalora: «Ma insomma: il 18 ottobre voglio portare a Milano 100 mila persone per dire no all’immigrazione, no a Mare Nostrum e no ad Alfano, che è il ministro più disastroso degli ultimi anni. E poi dovrei trattare con lui le alleanze?. Maddài…». Questo, per Ncd. Forza Italia non gode però di maggior popolarità: «Berlusconi amoreggia con Renzi dal lunedì al venerdì, per poi darci un colpo di telefono alla domenica». Salvi- La cerimonia ni diventa serissimo, appoggia entrambe le mani al tavolo massiccio della «Baita della polenta» e scandisce: «Se Forza Italia fa la legge elettorale con il Pd, è una scelta. Se Forza Italia accompagna il Pd in tutte le decisioni di Renzi, è una scelta. Se addirittura in alcune Province nascono alleanze elettorali tra Forza Italia e il Pd, noi che cosa dovremmo fare? Dare una mano quando serve?». Attenzione: non è detto che il no oggi in Emilia varrà anche nella prossima tornata delle Regionali. L’attacco all’Ncd Il segretario contro qualunque ipotesi di accordo con Alfano: è disastroso In cui in palio c’è il Veneto: «Ma questo non è un problema nostro — taglia corto il segretario — Noi, con Zaia, vinciamo». Infine, la distanza tra Salvini e Maroni, che a suo tempo lo ha voluto come suo successore alla guida del Carroccio, è ormai netta. E non solo sulla politica nazionale. La legge lombarda non precisamente favorevole alla fecondazione eterologa aveva fatto inneggiare i «ciellini» di Ncd: «Maroni uno di noi». Salvini non pare entusiasta, e sposta il tiro: «Sul no all’adozione per le coppie gay sono ciellino anch’io». Il governatore lombardo sul Monviso ieri non c’era. Ma è stato invitato? Salvini non vorrebbe, ma gli sfugge: «Lui è di Lozza, cosa c’entra con la montagna... ?». Marco Cremonesi La festa Il rito dell’ampolla è celebrato dai leghisti dal 1996, quando si tenne la prima edizione della Festa dei popoli padani. Da allora l’appuntamento sul Monviso, a Pian della Regina, è diventato annuale (la Festa ha saltato gli anni 2004 e 2013) L’ampolla Il rito, tradizionalmente officiato dal fondatore del Carroccio Umberto Bossi (nella foto Cavicchi, con il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli ieri alla festa) prevede che l’acqua del Po venga prelevata alla sorgente con un’ampolla «Noi abbiamo già assunto la decisione. La decisione è presa. Il problema dello sblocco dei tetti stipendiali» delle forze di polizia «sarà risolto». È il sigillo di garanzia che Angelino Alfano appone ieri in calce alla possibile soluzione della vertenza che vede opposti il governo da un lato e le forze di sicurezza e difesa dall’altro. Il braccio di ferro dura da una settimana. Da quando, all’indomani dell’annuncio (da parte del ministro Marianna Madia) del blocco degli aumenti agli statali, i sindacati del comparto sicurezza e difesa avevano annunciato un possibile sciopero. Ed ha avuto un colpo di scena ieri l’altro, quando Forza Italia ha dato notizia di un incontro — in calendario mercoledì — tra i rappresentanti di alcuni sindacati delle forze dell’ordine e Silvio Berlusconi. Nonostante i fedelissimi di Renzi ostentino «indifferenza» rispetto all’iniziativa berlusconiana, a Palazzo Chigi si starebbe lavorando su due fronti. Il primo è individuare le risorse per aumentare i tetti stipendiali. Servirebbero 830 milioni di cui una parte sarebbe già nelle casse delle amministrazioni. Il secondo è vincere una lotta contro il tempo. E provare a far sì che Renzi o qualcuno dei ministri interessati (Alfano o Pinotti) sigli (martedì?) un armistizio coi sindacati di polizia prima dell’incontro di questi ultimi con Berlusconi. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Renzi negli Stati Uniti sarà seguito solo dai corrispondenti a New York. Ridotti anche gli investimenti per la redazione sportiva e i compensi dei divi La Rai taglia: niente inviati per il premier in trasferta Gubitosi vara una dieta da 150 milioni: le auto blu sono già passate da 160 a 16 ROMA — Tutto confermato: Matteo Renzi sarà il primo presidente del Consiglio che, in un atteso viaggio negli Stati Uniti come quello di fine settembre, non verrà seguito da tre diverse troupe Rai (Tg1-Tg2-Tg3) con inviati e tecnici. Il direttore generale Luigi Gubitosi lo ha già indicato nel nuovo, e già contestato, piano di ristrutturazione dell’informazione: dove lavorano i corrispondenti non c’è bisogno di inviati. Vale, dicono al settimo piano di viale Mazzini, anche per il presidente del Consiglio. E così Renzi vedrà solo le due corrispondenti da New York (Giovanna Botteri e Tiziana Ferrario) e i due collaboratori contrattualizzati: Valentina Martelli da Los Angeles e Francesca Leoni da New York. Piena libertà ai Tg di organizzare commenti, analisi. Ma da Saxa Rubra, Roma. Riprende la stagione Rai, anche dal punto di vista economico. Sempre all’insegna dei tagli che provocano inevitabili malumori e proteste in azienda. Si colpiscono i simboli, per esempio le auto blu, passate dalle 160 degli anni scorsi alle 16 di oggi. Sparite le Audi 3000 si è passati alle più piccole Lancia 1600 Delta. Qualcuno ha parlato di «effetto Francesco», riferendosi alle auto poco vistose usate da Bergoglio. Ora solo la presidente Anna Maria Tarantola usa un’Audi 3000 lasciata da un dirigente licenziato (mistero sul nome) e il direttore generale Luigi Gubitosi gira su una Bmw acquisita in cambio merce da Rai Pubblicità (ex Sipra) e «gentilmente» richiesta da viale Mazzini. Le altre sono usate a rotazione per servizio. I tagli di Gubitosi (i 150 milioni di euro richiesti dalla spending review pesano molto su un bilancio difficile) colpiscono tutto e tutti. «Ma non cancelliamo niente, facciamo in modo che il telespettatore non si accorga di nulla. Ma i risparmi ci sono, e tanti». L’anno pubblicitario non annuncia vacche grasse: il primo semestre si è chiuso a +4% rispetto allo stesso periodo 2013 ma luglio, agosto e settembre sono stati avarissimi. Altri esempi. Rai Sport, ancora sotto la direzione di Mauro Mazza, aveva presentato per i Mondiali di calcio un budget di 8,1 milioni. Il piano è stato tagliato a 4,4 milioni: molto lavoro da Roma, riduzione all’osso di trasferte. Altri campi soggetti ad ulteriori riduzioni entro il 2014. Le scritture artistiche (i divi) costavano 73,8 milioni nel 2011 e sono calate a 68 milioni nel 2013 (-8%) e si attende una ulteriore flessione: la presenza gratuita di Roberto Benigni alla prima puntata di Ballarò, martedì 16, fa parte del clima. La realizzazione dei programmi (i contestati appalti esterni) incideva per 77,2 milioni nel 2011 e il 2013 si è chiuso a 61,1 (-21%). Basta tornare al 2008 per trovare un costo di 101 milioni. Il lavoro autonomo (collaboratori, autori, partite Iva) era a quota 42 milioni nel 2011 e a 38,8 nel 2013 (-7.5%). I servizi telefonici costavano 10,7 milioni nel 2011 e 4,7 nel 2013 (-55.5%), le scenografie 4,8 milioni nel 2011 e 3 nel 2013 (-37%). Il volume delle spese per le trasferte era a 24,4 milioni nel 2011 ed è sceso a 22,7 nel 2013 (-7%) e il comparto trasporti è calato del 12% (erano 21 milioni nel 2011, nel 2013 sono stati 18,5). Gubitosi conta di chiudere il 2014 (è imminente l’approvazione in Consiglio del primo semestre) a 1 miliardo di euro e 200 milioni per quanto riguarda la voce generale dei costi esterni per beni e servizi (la somma dei comparti di cui abbiamo parlato, a partire dagli appalti esterni per approdare ai minori come cancelleria e vigilanza). Bisogna calcolare circa 100 milioni di euro per i diritti sportivi per i Mondiali di calcio. Nel 2012, altro Le cifre di Viale Mazzini COSTI ESTERNI PER BENI E SERVIZI (dati in milioni di euro) COSTI DEL PERSONALE (dati in milioni di euro) 116 6 1.339,5 1.313,3 1.150,9 955 953,2 le auto blu Ridotte rispetto alle 160 degli ultimi anni 933,6 150 15 50 milioni I tagli richiesti alla Rai dalla spending review 11 20 12 20 13 20 11 20 12 20 13 20 anno gravato dai costi dei diritti sportivi (Olimpiade 2012 e Campionati europei di calcio) si sfiorò 1 miliardo 400 milioni. Il risultato a cui il vertice Rai punta è il risparmio di 200 milioni. In quanto ai profitti in vista per la cessione della minoranza di Rai Way, la società proprietaria degli impianti di trasmissione, lo staff di Gubitosi si rifiuta di fare cifre e previsioni: tutto dipenderà dalla fluttuazione dei mercati. L’unica cifra espressa ufficialmente un anno fa era un report di Mediobanca che valutava l’intera società sui 600 milioni di euro. In quanto all’informazione, la recente protesta del Tg3 contro il piano Gubitosi (la creazione di due uniche strutture: Newsroom 1 che di fatto accorperà Tg1-Tg2-Rai Parlamento e Newsroom 2 che riunirà Tg3-Rai News-Tgr-Cciss-meteoWeb) sembra lasciare indifferente la direzione generale: «Andremo avanti senza indugio, entro diciotto mesi il piano sarà operativo e il risparmio nel comparto informazione sarà del 20%»: Gubitosi rinvia al mittente le accuse dei giornalisti del Tg3 che, in una dura lettera alla commissione parlamentare di Vigilanza, parlano di morte del pluralismo, di consegna dell’informazione del servizio pubblico alla maggioranza politica di turno. Nessun margine, avverte Gubitosi, per un ripensamento. Nemmeno di fronte all’alzata di scudi dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti di viale Mazzini. La stagione Rai 2015 si annuncia complessa. E non solo economicamente. Paolo Conti CORRIERE DELLA CORR CO D SERA © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 italia: 51575551575557 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 Primo Piano 13 italia: 51575551575557 Immobili Le imposte La Tasi per le case in affitto le Tasse sul Mattone IMMOBILE A2 DI 120 METRI (valori in euro) CITTÀ TASI E INQUILINI, Varese Grosseto Brindisi Vibo Valentia IL CONTO (A OSTACOLI) DA PAGARE SULLA CASA Treviso Sassari Agrigento Caserta L’Aquila I costi per chi abita in affitto La Tasi bussa alla porta anche degli inquilini, anche se non dappertutto. Da una prima analisi condotta sui capoluoghi di provincia si rileva che succederà in un caso su quattro ma si tratta di una novità rilevante e che, senza un intervento normativo nella prossima legge di Stabilità o comunque nei prossimi mesi, rischia di diventare generalizzata nel 2015. Prima di vedere perché facciamo un passo indietro. La Tasi formalmente non è un’imposta patrimoniale, legata cioè al possesso dell’immobile, come l’Imu. Che in sostanza sia una riproposizione mascherata dell’Imu sulla prima casa è un altro discorso. Non essendo un’imposta ma un corrispettivo di prestazioni (nello specifico i servizi indivisibili forniti dal Comune come la sicurezza, l’illuminazione pubblica, ecc.) va pagata da chi di quei servizi fruisce e quindi parte dal proprietario e parte da chi occupa l’immobile. La legge stabilisce che i Comuni possano far pagare all’inquilino una quota tra il 10 e il 30% della Tasi. Il tributo però per quest’anno ha un tetto: per gli immobili che pagano già l’Imu la somma tra Imu e Tasi non può superare l’aliquota massima dell’Imu. Il comune può applicare un’addizionale di 0,8 millesimi solo se decide detrazioni per la prima casa. Siccome molti grandi Comuni avevano già l’Imu ai massimi o non hanno applicato la Tasi sugli immobili diversi dall’abitazione principale o lo hanno fatto solo nel limite consentito di 0,8 millesimi. Così ad esempio hanno fatto Milano e Roma. Milano e Roma Non può meravigliare quindi che nell’analisi sul costo della Tasi per gli immobili locati a canone libero le due principali città italiane, che hanno anche i valori catastali mediamente più alti del Paese, non figurino ai primi posti. I valori più alti si registrano a Varese, dove la giunta ha deciso per gli immobili diversi dall’abitazione principale un’aliquota dello 0,25%, che incide su valori catastali piuttosto elevati. Varese ha anche deciso di portare al massimo la quota a carico dell’inquilino: dei 388 euro necessari per la casa di maggior valore l’occupante ne dovrà pagare quasi 90. Per l’analisi ci siamo serviti anche di un interessante studio condotto da Confedilizia sui criteri di ripartizione proprietario/inquilino presenti nei regolamenti Tasi dei capoluoghi (anche da quelli che per quest’anno non vogliono o non possono chiedere nulla). Su 90 amministrazioni che hanno deciso in materia, 53 hanno optato per chiedere all’inquilino la quota minima del 10%, 26 per quella massima del 30% e 26 si sono posizionati su livelli intermedi. «Sono dati che in parte ci hanno sorpreso Aosta Roma Milano — dice il presidente di Confedilizia Corrado Sforza Fogliani — perché pensavamo che la quasi totalità dei Comuni avrebbe addossato il massimo possibile alla proprietà. Evidentemente è stato capito che il tributo va anche pagato da chi usufruisce dei servizi. Ciò non toglie che la Tasi era nata con tutt’altre premesse: quando fu presentata nell’estate 2013 dove essere sostitutiva dell’Imu e non una sua addizionale». I canoni Le tabelle sono elaborate ipotizzando un immobile residenziale locato a canone libero, perché questa è la tipologia contrattuale di gran lunga più diffusa nel nostro Paese. Ma la legge consente anche di stipulare locazioni a canone concordato tra associazioni di proprietari, sindacati inquilini, e i Comuni. I canoni concordati sono stati spesso snobbati ma il loro appeal potrebbe crescere grazie a una disposizione contenuta nell’articolo 21 del decreto Sblocca Italia. La norma prevede che chi acquista da un costruttore una casa nuova o ristrutturata fino al 31 di- Cagliari Ascoli Piceno Trento Brescia Cuneo Belluno Savona Sondrio Vicenza Caltanissetta Arezzo Macerata Massa INQUILINO PROPRIETARIO 388,09 322,45 322,37 321,77 282,88 275,46 272,39 271,61 236,55 220,45 204,40 186,66 178,95 161,05 151,67 119,49 116,08 112,80 103,20 102,49 97,96 86,16 78,94 69,24 60,92 89,56 29,31 29,31 74,25 25,72 63,57 24,76 24,69 54,59 50,87 34,07 16,97 23,34 26,84 13,79 19,91 10,55 26,03 17,20 9,32 8,91 19,88 7,18 6,29 5,54 298,53 293,13 293,06 247,51 257,16 211,89 247,63 246,92 181,96 169,58 170,34 169,69 155,61 134,21 137,88 99,57 105,53 86,77 86,00 93,17 89,06 66,28 71,76 62,95 55,38 IMMOBILE A3 DI 70 METRI CITTÀ TOTALE TASI Varese 175,56 172,10 161,68 132,39 131,86 116,32 114,47 112,79 101,69 85,68 80,37 75,82 70,04 69,43 57,08 50,49 43,64 43,53 43,23 40,75 37,35 35,42 35,07 32,87 19,69 Brindisi Le quote Le spese dovranno essere divise in un quarto dei capoluoghi di provincia: chi è in affitto dovrà versare una quota fino al 30% Grosseto Treviso Vibo Valentia Agrigento Caserta cembre 2017 e la destina per otto anni ad affitto a canone concordato potrà avere un bonus fiscale spalmato su 8 anni pari a una deduzione del 20% sull’imponibile calcolato su una spesa fino a 300 mila euro. Se a questo si aggiunge il fatto che i canoni concordati hanno un trattamento Irpef favorevole (si paga una cedolare secca del 10%) e che in molti casi le amministrazioni comunali prevedono aliquote Imu ridotte, si potrebbe dare un po’ di slancio a un mercato immobiliare oggi ancora asfittico, a condizione che gli accordi tra proprietari e inquilini giungano a canoni non uguali a quelli del mercato libero ma almeno abbastanza vicini. «La norma — aggiunge Sforza Fogliani — presenta problemi di equità perché gli immobili agevolati sono solo quelli dei costruttori. Se la ratio è che sul mercato arrivino sempre più immobili efficienti dal punto di vista energetico ben venga, ma perché non allargare la possibilità ai proprietari di case libere e che ristrutturano per venderle? Nell’esame parlamentare sarebbero auspicabili modifiche in questo senso». Roma L`Aquila Sassari Milano Aosta Trento Ascoli Piceno Cagliari Savona Belluno Vicenza Brescia Caltanissetta Arezzo Sondrio Cuneo Macerata Massa Gino Pagliuca © RIPRODUZIONE RISERVATA TOTALE TASI Come funziona I casi Roma e Milano con l’aliquota allo 0,8 1 A Milano e a Roma l’aliquota della Tasi per la abitazioni locate è dello 0,8 per mille. In entrambi i casi la ripartizione della spesa è 90% al proprietario e 10% all’inquilino. Il costo è quindi abbastanza modesto ma va sommato a un’Imu molto pesante per il proprietario. Su un’abitazione da 100 euro di rendita catastale il conto Tasi in entrambe le città è di 134 euro, con una spesa per l’inquilino di soli 13 euro, mentre 121 sono a carico del proprietario, che però a Milano deve anche pagare 1.613 euro di Imu, che nella Capitale diventano 1.781 Conto più leggero per i canoni concordati 2 Le abitazioni a canone concordato hanno trattenute fiscali molto ridotte. Da quest’anno l’aliquota della cedolare secca è stato portata al 10%, mentre per le locazioni libere si paga il 21%. La cedolare consente di evitare l’imposta di registrazione, i bolli, l’Irpef e le addizionali. I canoni concordati hanno durata standard cinque anni, nel corso dei quali però il proprietario non può adeguare il canone all’inflazione. I canoni liberi hanno lo stesso vincolo ma un problema in più: la loro durata standard è di otto anni INQUILINO PROPRIETARIO 40,51 15,65 14,70 12,04 30,43 10,57 10,41 18,80 23,47 19,77 7,31 17,50 6,37 11,57 7,45 8,41 10,07 3,96 7,20 9,40 3,40 3,22 3,19 2,99 1,79 135,05 156,46 146,98 120,36 101,43 105,74 104,07 93,99 78,23 65,91 73,06 58,32 63,67 57,86 49,64 42,07 33,57 39,57 36,02 31,35 33,95 32,20 31,88 29,88 17,90 Manca il decreto per chi compra e affitta 3 Non basterà l’approvazione della legge ma servirà anche un decreto di attuazione per capire come funzionerà il bonus per chi acquista una casa per locarla a canone concordato. Il testo del decreto in Gazzetta però consente di anticipare qualche calcolo. Ipotizziamo un contribuente con prelievo Irpef più addizionali al 40%. Se acquista una casa da 200 mila euro dovrà pagarne anche 20.600 per Iva e imposte. La contropartita sarà un vantaggio fiscale di circa 2.000 euro all’anno per otto anni Fonte: elaborazione Corriere della Sera su dati Confedilizia e Agenzia delle entrate La riforma Le nuove procedure scatteranno da gennaio. Gli enti locali dovranno stornare le somme accertate ma non incassate, se non sono esigibili Comuni, operazione «bilanci puliti». Verso svalutazioni fino a 12 miliardi ROMA — Un’operazione verità sui conti e i crediti inesigibili degli enti locali. Il prossimo gennaio, secondo il decreto legislativo entrato in vigore venerdì scorso, scatterà la riforma della contabilità di Comuni e Province. Una piccola rivoluzione che introduce nuovi principi e modelli contabili. Tradotto, vuol dire che gli enti locali, in fase di approvazione dei loro bilanci, si troveranno alle prese con regole nuove. Più stringenti rispetto al passato. Un dettaglio non trascurabile, stante lo stato di salute della finanza pubblica e più in generale delle casse delle amministrazioni. «Si tratta di una fondamentale tappa nel percorso di risanamento dei conti pubblici — sottolinea il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti — la riforma consentirà di fare emergere lo stato reale dei bilanci, favorendo così chi ha avuto comportamenti virtuosi, fissando una volta per tutte un principio di maggiore trasparenza». Anche per chi non è un provetto contabile è agevole capire che il provvedimento farà pulizia nei conti opachi o non corrispondenti al vero delle amministrazioni locali. Il come è semplice e ha un nome: riaccertamento dei residui attivi: i Comuni dovranno cancellare dai loro bilanci le somme accertate ma non incassate, se queIl sottosegretario al ministero dell’Economia, Enrico Zanetti, al lavoro sulla contabilità degli enti locali st’ultime non sono esigibili. Non basta. Nel caso siano somme di dubbia recuperabilità, i sindaci avranno l’obbligo di accantonare una somma di pari entità. Se riguardasse un’impresa potrebbe essere definita una gigantesca operazione di write off. Le cifre in ballo, del resto, mettono i brividi. Nell’ultima audizione sul federalismo fiscale e i nuovi principi contabili degli enti locali il sottosegretario Zanetti ha ricordato che «il riaccertamento comporta il rischio di fare emergere disavanzi di amministrazione, anche di rilevante dimensione, che il precedente ordinamento contabile non prevedeva». Il calcolo di quanto sia «rilevante» lo ha effettuato l’Anci (Associazione dei comuni), indicando la cifra di 12 miliardi di euro. Al ministero dell’Economia sono più ottimisti e i tecnici di via XX Settembre reputano che, oltre ai disavanzi, emergeranno delle poste positive. L’effetto compensazione ferma così il valore del disavanzo a quota 7-8 miliardi. Numeri che hanno comunque precipitato nel panico sindaci e amministratori locali, i quali avvertono: per compensare i maggiori squilibri non potremmo comunque tagliare ancora la spesa. Va bene privilegiare il principio di pulizia, ma il dubbio si è inevitabilmente soffermato sulla sostenibilità di un’operazione del genere. «La riforma non ha alcun intento di mettere in ginocchio gli enti locali e prevede alcune misure di carattere transitorio, affinché il passaggio alla nuova contabilità non produca squilibri. Anche il governo si sta facendo carico di una gestione attenta dei disavanzi destinati ad emergere» spiega Zanetti. A fronte dei timori degli enti locali è stato deciso di rinviare l’individuazione delle modalità e dei tempi con cui ripianare i disavanzi. A stabilire i dettagli del come e quando fronteggiare le perdite ci penserà un decreto del presidente del Consiglio, a cui sta lavorando anche la Ragioneria generale dello Stato. In attesa del provvedimento la riforma ha individuato alcune ciambelle di salvataggio per i conti comunali. Da un lato l’eventuale disavanzo potrà essere assorbito nell’arco di dieci anni, una spalmatura, insom- 7-8 in miliardi di euro è il valore del disavanzo grazie all’effetto compensazione legato all’emersione anche di poste di bilancio positive ma, per scongiurare pericolosi scossoni. D’altra parte sono in corso di definizione anche alcune modalità straordinarie di ripiano (utilizzo, per esempio, di particolari tipologie di entrate). La nuova contabilità degli enti locali è destinata ad accompagnarsi con l’introduzione dei fabbisogni standard nella Pubblica amministrazione. L’obiettivo, ribadito da Zanetti alla commissione bicamerale per il federalismo fiscale, è di archiviare il criterio della spesa storica incrementale (più spendi e più soldi ricevi dallo Stato centrale) e approdare a nuovi criteri riconducibili a ragioni di efficienza e equità. Tanto che il governo sta cercando di individuare gli standard per fissare i fabbisogni delle amministrazioni. Sarebbe davvero la svolta. Andrea Ducci © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Esteri Il caso Ad attendere il fuciliere anche il ministro Pinotti «Finalmente con papà» La gioia dei familiari per il rientro del marò Latorre ieri sera a casa della sorella Il malore ll fuciliere di Marina Massimiliano Latorre, trattenuto in India dal febbraio 2012 insieme al collega Salvatore Girone nei giorni scorsi accusa un malore e viene ricoverato nell’ospedale di New Delhi. La diagnosi parla di ischemia. Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, vola in India per sincerarsi sulle condizioni del militare I giudici La Corte suprema indiana concede il ritorno in Italia per un periodo di quattro mesi per permettere a Latorre di curarsi. Ma esige una garanzia scritta per il rientro in India finirono sotto accusa per aver ucciso (loro hanno sempre sostenuto di aver sparato soltanto colpi di avvertimento) due pescatori locali durante un attacco di pirati, al largo della costa del Kerala, nell’India sud occidentale. Il sì della Corte Suprema alle cure di Latorre in Italia (con due garanzie scritte di rientro il 13 gennaio prossimo) sembra aver attenuato anche le proteste di chi si è finora detto contrario al rilascio dei militari. Il quotidiano The Hindu ieri scriveva che non ci sono state reazioni contrarie, né delle autorità del Kerala né della comunità dei pescatori di Kollam, alla notizia della partenza del marò. Secondo il giornale è opinione diffusa che «le condizioni di salute del fuciliere meritano solidarietà». Di più. Un leader della comunità dei pescatori di Kollam avrebbe detto che «con il passare del tempo da un sentimento di forte animosità si è passato a uno di simpatia per i fucilie- In famiglia Il fuciliere di Marina Massimiliano Latorre con alcuni familiari a casa di una sorella, ieri, a Taranto (Ansa) ri». «Vi è stata un’emergenza legata alla salute e abbiamo trovato una disponibilità da parte del governo indiano, ma non dimentichiamo che dobbiamo risolvere complessivamente la questione» considera il ministro della Difesa Roberta Pinotti che è andata in aeroporto ad accogliere il marò tarantino assieme ai capi di Stato maggiore della Difesa e della Marina, Luigi Binelli Mantelli e Giuseppe De Giorgi. A proposito della strategia del governo sulla vicenda, il ministro ha detto che «è stata quella di non parlarne molto. Non è utile parlare dei diversi passaggi ma lavorare incessantemente per trovare una soluzione». E mentre il ministro dell’Interno Angelino Alfano dice che il ritorno in Italia di Massimiliano Latorre «è un atto umanitario del governo india- Il ministro Pinotti «Non dimentichiamo che dobbiamo risolvere complessivamente la questione» no» e che «non possiamo gioire del successo finale finché non saranno tornati tutti e due in maniera definitiva», la presidente della Camera Laura Boldrini chiede «tempi certi per la risoluzione del problema» e spiega: «Ciò che non si concepisce è che le autorità indiane non abbiano ancora una posizione chiara, che questo caso sia stato rimandato così tante volte. Questo per noi è pesante e sta creando un notevole imbarazzo». «Sono felicissima, finalmente staremo con papà tutti insieme» annuncia Giulia, fi- glia del fuciliere rientrato ieri e arrivato in serata a casa di sua sorella, a Taranto. La compagna di Latorre, Paola Moschetti, si dice «sollevata per il rientro» e chiede «assoluta privacy e discrezione. È tempo - dice che Massimiliano si concentri sui suoi cari e sulla riabilitazione». E ancora: «Ritiene che sulla sua guarigione inciderà anche la rapida e definitiva soluzione della controversia con l’India». Solo quello «potrà restituire la serenità a lui e Salvatore». Giusi Fasano © RIPRODUZIONE RISERVATA La strana coppia Medici da Cuba, soldi da Microsoft MGA GROUP La vicenda Castro e Gates uniti nella lotta Il nemico comune ora è Ebola DAL NOSTRO INVIATO Stufa a legna ventilata modello Flò colore bianco Sorrisi, abbracci, strette di mano. E la felicità di essere di nuovo a casa. Il fuciliere di Marina Massimiliano Latorre è atterrato ieri pomeriggio nell’aeroporto militare di Grottaglie (Taranto) e con il suo arrivo è partito il conto alla rovescia: un giorno è già andato, ne mancano altri 122. Il governo italiano ha 122 giorni per sciogliere i nodi sul caso dei marò. Obiettivo: riportare a casa anche Salvatore Girone e, soprattutto, ottenere il via libera indiano per il ritorno definitivo di tutti e due. Nei quattro mesi italiani che la Corte Suprema di Delhi ha concesso a Latorre perché possa curarsi a casa dopo l’attacco ischemico del 31 agosto, si lavorerà sul fronte diplomatico senza i picchi di tensione che hanno segnato più e più volte questa storia. E per i due militari del Battaglione San Marco è di nuovo tempo di speranze, dopo più di due anni e mezzo. Era febbraio del 2012 quando Latorre e Girone LONDRA — Castro manda i medici, Gates i milioni. La classica strana coppia: la charity di un ricco filantropo e uno squattrinato governo comunista danno l’esempio alla (finora) risibile armata degli aiuti internazionali all’Africa di Ebola. Accogliendo l’appello dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Cuba ha predisposto l’invio di 165 operatori sanitari nei Paesi colpiti (Liberia, Sierra Leone, Guinea). La «Bill and Melinda Gates Foundation» ha messo sul tavolo 50 milioni di dollari per l’acquisto di materiale: dai guanti alle tende di isolamento. Chi li segue? Perché l’hashtag «fermiamo Ebola» non è virale (almeno) tra governi e istituzioni? «Il numero dei malati cresce più rapidamente della capacità di assisterli», ha detto Margaret Chan, capo dell’Oms (braccio sanitario dell’Onu), accogliendo con favore l’offerta cubana. «Ci servono ancora 500-600 dottori dall’estero e almeno mille infermieri». Le fa eco Joanne Liu, presidente di Medici Senza Frontiere, ong che in quei Paesi opera di fatto come un ministero della Sanità: «Nuovi centri in Liberia servono nel giro di giorni, non di settimane». La struttura con 25 posti promessa dal governo Usa a Monrovia servirà al personale sanitario infettato, non alla popolazione. Un centro britannico da 62 posti in Sierra Leone sarà operativo tra 8 settimane. Troppo poco, troppo lentamente dice l’Oms. L’inviato del New York Times a Monrovia racconta di malati abbandonati negli angoli degli ospedali. C’è un popolo di almeno 400 mila per- MALI GUINEA AFRICA Conakry COSTA D’AVORIO Freetown LEGENDA Casi confermati Casi sospetti SIERRA LEONE Monrovia LIBERIA I MORTI Tutta l’Africa 494 396 1.224 GUINEA SIERRA LEONE LIBERIA 771 1.115 2.400 CONTAGIATI sone in zone altamente infette. L’epidemia si contrasta nelle case, non nei lazzaretti. L’Agenzia Usa per lo Sviluppo Internazionale ha fornito 50mila kit in un mese (guanti, stivali, disinfettante). Il virus va più veloce. Ha già ucciso 2.400 persone su 4.800 casi confermati. Perché le nuove potenze economiche dell’Africa non intervengono? Perché l’Italia non guida l’Unione Europea in un piano massiccio e immediato? Quante volte abbiamo ironizzato sull’interventismo sanitario di un Paese come Cuba, sull’invio «forzato» e interessato di medici (con o senza militari appresso), sulla curiosa politica commerciale dei fratelli Castro (per esempio con il Venezuela) «infermieri in cambio di petrolio»? Al momento Ebolaland non ha molto da dare in cambio. Paesi appena usciti da guerre civili, 2.400/4.800 Dati aggiornati all’11 settembre ex Stati falliti tornati alla democrazia che meritano sostegno. L’Oms (generale senza esercito) si dà l’obiettivo di fermare l’epidemia in 6-9 mesi per impedire che si diffonda altrove. Il New York Times ieri ha criticato il governo Usa: può fare di più. Possiamo fare di più anche noi? Facciamolo per calcolo. Gli scienziati avvertono (sotto voce) che Ebola potrebbe diventare un virus che si trasmette nell’aria e non solo per contatto con liquidi corporei. Ogni nuovo infetto è una palestra: più mutazioni genetiche, più chances di rafforzarsi e diventare una potenza «aerea». E allora anche le nostre difese sarebbero più vulnerabili. Fermiamolo in Africa, prima che venga a prenderci. Michele Farina @mikele_farina © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 Esteri 15 italia: 51575551575557 Il caso Avevano deciso di sfidare consapevolmente il divieto Ragazze al volley maschile L’Iran le spedisce in carcere Fra di loro un’inglese. Mobilitazione internazionale Donne e sport Segregazione Il divieto alle donne di assistere a eventi sportivi in un pubblico misto risale alla rivoluzione khomenista del 1979. Il motivo è la «protezione» delle donne e della «morale sociale», in linea con altre proibizioni che mirano alla segregazione dei due sessi. Permesse le squadre con atlete e pubblico solo femminili Eccezioni Nella storia della Repubblica islamica ci sono stati alcuni rari momenti in cui il divieto ad assistere match di squadre maschili è stato annullato. Ad esempio, un gruppo di attiviste con hijab bianchi (che divennero un simbolo) potè assistere nel 2005 a Iran-Bahrein per le qualificazione dei Mondiali Proteste La passione sportiva e la battaglia per i diritti delle donne si sovrappongono nelle tante proteste di attiviste iraniane, che in genere sono disperse o arrestate. Il 29 novembre 1997, dopo la qualificazione dell’Iran ai Mondiali, 5 mila donne si unirono ai tifosi maschi ed entrarono allo stadio di Teheran. Un evento ricordato come la «Rivoluzione del calcio» Film Alla lotta delle iraniane per il «diritto allo stadio» ha dedicato un film il famoso regista e dissidente Jafar Panahi. Offside racconta di sei donne che riescono a seguire una partita travestendosi da uomini Questa volta non sono migliaia come il 29 novembre 1997, quando l’Iran impazzì di gioia per le qualificazioni ai Mondiali di calcio, e un fiume di donne sfidò i divieti ed entrò nello stadio di Teheran, mischiandosi agli uomini per festeggiare gli atleti. Questa volta sono solo una dozzina, e a loro non è andata bene come alle protagoniste dell’ormai mitica (e mai eguagliata) «Rivoluzione del calcio». Il 20 giugno scorso un gruppetto di donne aveva cercato di entrare allo stadio Azadi (che significa libertà), dove la fortissima nazionale maschile di volley giocava contro l’Italia una partita della World League (poi vinta dai padroni di casa: 3-0). Qualcuno sostiene che le ragazze stessero partecipando all’ennesima protesta organizzata contro la proibizione di entrare ne- lanciato Amin Ghavami, 28 anni, sui social media e tramite le organizzazioni per i diritti umani, mentre Amnesty International annunciava che Ghoncheh va considerata una prigioniera di coscienza. «Ha 25 anni e studia legge all’Università di Londra, si trovava in Iran da due mesi per insegnare a leggere ai bambini di strada. Pensava che le donne potessero entrare allo stadio per le partite di volley, il Paese aderisce alla Federazione internazionale e sui giornali si diceva per volere del presidente le donne erano ammesse, mia madre e mia padre le avevano dato il permesso. Invece l’hanno arrestata e tenuta in isolamento per 41 giorni durante i quali il suo avvocato non ha potuto incontrarla nè avere accesso al suo dossier. Siamo disperati, e non solo io e i nostri genitori, ma i nonni, gli zii, tutti quanti». «Carissima Ghoncheh, i giorni senza di te sono intollerabili e sono già 74 da quando siamo stati privati del tuo viso radioso, per un crimine che non riusciamo a capire — ha scritto su Facebook in una lettera aperta la madre Soosan —. Tuo padre è invecchiato di colpo. Io, ogni mattina arrivo ai cancelli del carcere di Evin e mi cacciano via, senza darmi risposte. Se ancora resisto è per la speranza di udire presto le tue risate squillanti. Possibile che nessuno debba rendere conto del dolore di una madre?». Ghoncheh, ha raccontato la famiglia, era stata in un primo tempo rilasciata. Ma il 30 giugno agenti in borghese avevano fatto irruzione nel suo appartamento, sequestrato gli abiti e il computer, trascinandola quin- Studentessa Ghoncheh Ghavami, 25 anni, doppia cittadinanza iraniana e britannica. Studia legge all’Università di Londra. Era a Teheran per aiutare i bambini di strada. In carcere dal 20 giugno per «propaganda contro lo Stato» di a Evin, il più tristemente noto carcere della capitale dove tantissimi «dissidenti» sono stati detenuti, e tanti giustiziati. Poi il lungo isolamento, i continui interrogatori. Ora la giovane è in cella con altre carcerate e il suo arresto è stato prolungato di 60 giorni. La ma- dre e la zia hanno potuto incontrarla brevemente una volta, ma nessuno ha capito esattamente il reato che le viene imputato. «Propaganda contro lo Stato» è il vago termine usato per giustificare la detenzione. Cecilia Zecchinelli Rivoluzione del calcio Nel ‘97 migliaia di donne entrarono nello stadio di Teheran: un evento ricordato ancora oggi gli stadi imposta alle donne dopo la vittoria di Khomeini, nel 1979,un divieto solo occasionalmente annullato dalle autorità. La passione per gli sport nazionali contagia da sempre entrambi in sessi in Iran e a quella femminile, che si unisce ormai alla battaglia per i diritti, il regista «dissidente» Jafar Panahi ha perfino dedicato un film, Offside. Ma non cambia molto come siano andate davvero le cose. Il risultato è che il 20 giugno le ragazze sono state fermate. La notizia è circolata nella Repubblica Islamica, dove arresti come questi sono però frequenti se non quotidiani. Il mondo l’ha invece quasi ignorata, per lo stesso motivo e perché la sua attenzione è rivolta ora al conflitto in Siria e Iraq, in cui Teheran ha per altro un suo ruolo. Fino a ieri: una delle ragazze arrestate, Ghoncheh Ghavami, è anche cittadina britannica e la famiglia, dopo aver mantenuto il silenzio sperando in un suo imminente rilascio, ha deciso di uscire allo scoperto, di far scoppiare il caso. «Aiutatemi a riportare a casa mia sorella», è l’appello che ha WELCOME TO OUR WORLD Controlli Blitz contro l’Ikea in Russia «Ritorsione per le sanzioni» Blitz delle autorità russe negli uffici dell’Ikea. Gli uomini della Russia’s Investigative Committee, l’equivalente dell’Fbi, hanno effettuato controlli negli uffici della multinazionale svedese a Khimki, località a nord-ovest di Mosca. L’indagine riguarderebbe un appezzamento di terreno. Un’operazione scattata poche ore dopo il via libera dell’Unione Europea alle sanzioni che colpiscono Mosca a causa della crisi in Ucraina. E proprio il governo di Stoccolma è stato tra i più critici nei confronti della politica che sta conducendo il presidente Putin nell’area. I responsabili dell’Ikea hanno fatto sapere che stanno prestando la massima collaborazione alle autorità russe. Timothy Ash, analista economico, è convinto, appunto, che i controlli siano conseguenza dell’attrito in atto tra Ue e Russia. «Il governo svedese — ha detto — è uno dei principali oppositori della politica di Mosca nei confronti dell’Ucraina. Mi chiedo se questa operazione non si inserisca nello stesso tipo di azioni di controllo che hanno visto colpite le catene di fast food in Russia». Ikea ha quattordici filiali nel Paese e una clientela che appartiene soprattutto alla crescente classe media. Nel cuore delle imprese più rischiose ci sono piloti eccezionali, per i quali l’avventura è un’esperienza quotidiana. Uomini che affidano la loro sicurezza unicamente agli strumenti più efficienti. Nel cuore delle imprese più rischiose c’è l’Avenger di Breitling, sintesi di potenza, precisione e funzionalità. I modelli Avenger possiedono una struttura robustissima e una impermeabilità che va dai 300 ai 3000 metri di profondità. Autentici strumenti per professionisti, ospitano movimenti automatici certificati come cronometri dal COSC, la massima autorità ufficiale in tema di precisione e affidabilità. Benvenuti nell’universo delle missioni estreme. Benvenuti nel mondo Breitling. BREI T LI NG.COM AVENGER BLACKBIRD © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 italia: 51575551575557 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 Esteri 17 italia: 51575551575557 Oggi le elezioni La delusione per i modesti risultati del governo uscente di centrodestra Il voto Parlamento La Svezia rinnova il Parlamento unicamerale, il Riksdag, 349 membri eletti con il sistema proporzionale e sbarramento al 4% Elettori Sette milioni gli aventi diritto, due i partiti maggiori (Conservatori e social democratici), due i minori: Democratici svedesi e femministe DAL NOSTRO INVIATO STOCCOLMA — I conti a posto, il culto della disciplina finanziaria non sempre bastano per vincere le elezioni. Il candidato favorito non è colui che promette di tagliare le imposte, ma chi assicura che è necessario aumentarle. Considerando quello che accade nel resto d’Europa, la Svezia spiazza e stupisce. Oggi, così dicono i sondaggi, i sette milioni di elettori, o forse quattro, considerando l’affluenza reale, dovrebbero congedare il premier moderato Fredrik Reinfeldt, 49 anni, in carica da otto, e riconsegnare il Paese ai socialdemocratici che prima di lui lo hanno guidato ininterrottamente per 65 anni. La figura nuova si chiama Stefan Lofven, 57 anni. Si presenta come un erede della vecchia aristocrazia operaia, specialità saldatura. Un uomo pragmatico, concreto. Lofven fu abbandonato dalla madre in un orfanotrofio, quando non aveva ancora dieci mesi. Venne adottato da uno spaccalegna e da un’infermiera. Ha frequentato le superiori e qualche anno di università. Poi ha lasciato per entrare nella Hagglunds, una fabbrica di veicoli militari controllata dalla multinazionale britannica Bae. La sua vera scuola è stato il sindacato: un’ascesa cominciata nel 1981 come delegato di base e culminata nel 2005, quando diventò presidente dei metalmeccanici di If Metall. Infine, nel 2012, il passaggio alla leadership dei socialdemocratici. Nel giorno delle elezioni parte accreditato di un consenso intorno al 35-36%. Insieme con gli ex comunisti e i Verdi, potrebbe mettere insieme il 46,4% dei seggi nel Parlamento. Sull’altro versante il partito moderato di Reinfeldt dovrebbe fermarsi intorno al 30% e, in coalizione con altri quattro formazioni del centro-destra, si attesterebbe intorno al 40%. Due minoranze, dunque. Con due outsider nel mezzo, pronti a far pesare i loro risultati che si annunciano promettenti. Sul lato dei conservatori, il movimento xenofobo del trentacinquenne Jimmie Akesson, i Democratici svedesi, potrebbe toccare addirittura il 10%. Dall’altra parte «Iniziativa femminista», guidata dall’ex comunista Gudrun Schyman, 66 anni, dovrebbe riuscire a superare la soglia minima del 4% e quindi proporsi come alleato decisivo di Lofven. «Per la prima volta la politica svedese rischia di trovarsi nel caos, voi in Italia ci siete abituati, per noi sarebbe uno shock», osserva Goran Eriksson, editorialista di Svenska Dagbladet, quotidiano liberal conservatore. Due gli esiti più probabili. O Lofven (se davvero vince) forma un esecutivo di alternativa, ma con numeri molto stretti. Oppure, al termine di un lungo negoziato, accetterà di guidare una grande coalizione. I socialdemocratici hanno condotto una campagna di attacco puntando su temi di in- Svezia, il ritorno della sinistra con lo spettro degli immigrati I socialdemocratici si avviano a vincere dopo 8 anni Nuovo partito Arriva l’esordio delle femministe DAL NOSTRO INVIATO STOCCOLMA — «Lofven chiama la bomba Gudrun». Il tabloid Expressen annuncia che il probabile futuro premier di Svezia, il socialdemocratico Stefan Lofven, è pronto ad allearsi con la mina vagante delle elezioni di oggi: Gudrun Schyman, 66 anni. Militante della Lega marxista-leninista negli anni Settanta, poi dirigente politico del Partito della sinistra post-comunista negli Ottanta e Novanta. Fino a che, nel 2004, Schyman non decide di trasformare il femminismo in un vero partito, «Iniziativa femminista». Dopo dieci anni di delusioni, stasera Gudrun potrebbe diventare una figura decisiva. La sua formazione ha già sfondato alle europee di maggio raccogliendo il 5,3% dei voti. I sondaggi ora concordano che possa superare la soglia del 4% ed entrare nel Parlamento. La sua agenda: cancellare ogni differenza tra uomini e donne in termini di reddito e di opportunità di carriera. tramontabile richiamo per gli elettori. Innanzitutto la «decadenza» del welfare, il sistema di protezione sociale più imitato e più invidiato in Europa. Il governo moderato ha spinto per la privatizzazione delle scuole, applicando quasi alla lettera la proposta di Milton Friedman, l’economista padre del monetarismo: consentire alle famiglie, attraverso un sistema di voucher prepagati, di scegliere liberamente tra scuola pubblica e privata. Senonché la preparazione degli studenti è in caduta libera, almeno stando agli ultimi test Pisa (le verifiche a cura dell’Ocse). Anche le prestazioni degli ospedali sono scadenti, naturalmente rispetto agli standard elevati cui sono abituati i cittadini. Infine la disoccupazione: il tasso attuale è al 7,9%, un miraggio per mezza Europa rassegnata a percentuali a doppia cifra, ma del tutto deludente, specie quella giovanile all’11%, per gran parte dell’opinione pubblica. Per «riparare i guasti dei moderati» Lofven propone di aumentare le tasse, riportando la pressione fiscale sul prodotto interno lordo dal 53% attuale al 60%, cioè più o meno ai livelli degli anni Scozia Il corteo orangista per il «no» Marcia degli orangisti, gli unionisti più radicali, contrari al referendum sull’indipendenza scozzese a Edimburgo: per gli organizzatori erano 10 mila manifestanti, compreso un gruppo di orangisti provenienti dall’Irlanda del Nord. Un nuovo sondaggio dà il «no» al 54%. G. Sar. © RIPRODUZIONE RISERVATA Novanta. Reinfeldt resiste e promette altri 350 mila posti di lavoro entro il 2020. Ma attenzione: se costretti dai risultati elettorali, i due grandi rivali potrebbero ritrovarsi più vicini di ciò che appare. Moderati e socialdemocratici, se si va un po’ in profondità, da almeno vent’anni rappresentano due versioni dello stesso paradigma riformista. La vecchia contrapposizione tra sostenitori dell’intervento pubblico e fautori del liberismo è terminata nel 1991, quando il Paese subì una crisi economico-finanziaria paragonabile a quella del 2008-2009. Da allora le scelte fondamentali sono state condivise: rigore nelle finanze pubbliche, sostegno e incentivi alle imprese private, oculata gestione del cambio (la corona svedese è la dodicesima moneta più trattata al mondo). Su questo terreno bi-partisan è fiorita la nuova Svezia, da Ikea a Spotify, subentrata all’oligarchia delle grandi dinastie industriali (i Wallenberg). Persino sull’immigrazione, argomento divisivo per eccellenza in tutta Europa, le posizioni dei due antagonisti quasi si toccano. Negli ultimi 12 mesi il Paese (9,5 milioni di abitanti) ha ricevuto 54 mila richieste di asilo e nel 2014 saranno circa 80 mila: più dell’Italia, più della Gran Bretagna. Le periferie di Stoccolma, i vecchi quartieri operai di Malmö si sono gonfiati con i nuovi arrivi. All’ondata proveniente dai Balcani di venti-trent’anni fa si è aggiunta quella partita dalla Siria e dall’Iraq. Inevitabilmente una parte dei cittadini si sente minacciata e spesso la domanda di protezione si trasforma in chiusura e alimenta la protesta xenofoba dei Democratici svedesi. Il premier Reinfeldt e il ministro degli Esteri Carl Bildt, invece, hanno iniziato questa campagna elettorale sostenendo che la Svezia non può rinnegare se stessa e deve «mantenere le porte e i cuori aperti». Un’uscita rischiosa che ha alimentato la propaganda degli outsider populisti. Ma anche una mossa indovinata, perché ha soffocato sul nascere una possibile offensiva dei socialdemocratici. I conti finali si faranno stasera. Giuseppe Sarcina © RIPRODUZIONE RISERVATA Il personaggio Fedelissima del primo ministro Donald Tusk, che lascia Varsavia per Bruxelles dove da dicembre presiederà il Consiglio Ue Il giorno di Ewa: una donna alla guida della Polonia Figlia di una sarta e di un fabbro, è la perfetta espressione della classe media «Troppo grigia» o «troppo irascibile», di lei non si può ancora dir molto e così si dice un po’ di tutto. Ewa Kopacz esce dall’ombra lunga di Donald Tusk e si avvia a diventare la nuova premier della Polonia, seconda donna dopo Hanna Suchocka nel 1992. Nomina attesa e già contestata, quella che sarà ufficializzata domani dal capo dello Stato Bronislaw Komorowski. Fedelissima del primo ministro Tusk, che dopo un settennato di stabilità politica ed economica lascia Varsavia per Bruxelles dove da dicembre presiederà il Consiglio Ue, la 57enne Kopacz è riconosciuta come persona determinata e grande lavoratrice, non come leader. Se la stampa tedesca azzarda paralleli con gli oscuri inizi di Angela Merkel, i critici in casa le rimproverano mancanza di visione e d’indipendenza: per il capo dell’opposizione Jaroslaw Kaczynski il mandato sarà uno strascico dell’era Tusk che continuerà a dare ordini a distanza; all’interno della stessa Piattaforma civica (Po, il partito di governo) torna- In Parlamento Ewa Kopacz, 57 anni, attuale presidente della Camera bassa polacca, è stata scelta come nuovo primo ministro e sostituirà Donald Tusk (Epa) no a farsi sentire aspiranti alla leadership come Grzegorz Schetyna che minacciano la coesione della maggioranza. Il tutto in un passaggio delicato per il Paese locomotiva del CentroEst, in prima linea nella crisi ucraina e prossimo alle elezioni (amministrative a novembre, politiche nel 2015). Ewa Kopacz è la continuità. Pediatra, ex ministra della Sanità e presidente della Camera bassa, non è una professionista della politica, alla quale si è avvicinata solo nel 2001, anno di fondazione di Po. A differenza della maggior parte dei protagonisti della scena post-comunista, non ha un passato di militante di Solidarnosc e non ha legami da rivendicare con il mito fondativo della nuova Polonia. Figlia di una sarta e di un fabbro, è la perfetta espressione della classe media emersa dalle macerie del regime e motore della ricostruzione. Non sempre in sintonia con le pulsioni profonde di un Paese conservatore, che ha una certa consuetudine con le donne ai vertici — lascito dell’eguaglianza tra i sessi perseguita dal comunismo tramite l’inserimento delle «compagne» nel processo di produzione — ma mal sopporta le deviazioni dall’ortodossia cattolica. Nel 2008, da responsabile della Sanità, Kopacz sfidò attivisti e istituzioni ecclesiastiche consentendo a una quattordicenne di abortire dopo uno stupro: vescovi e associazioni pro-vita invocarono la scomunica quando la ministra obbligò un ospedale di Danzica a eseguire l’intervento dopo che diverse cliniche si erano rifiutate, violando la legge. L’anno successivo nel pieno dell’allarme internazionale per la «suina», l’influenza da virus H1N1, fu lei a opporsi all’acquisto del vaccino ordinato in dosi massicce dagli altri Paesi europei, considerandolo inutile. Il tempo le avrebbe dato ragione. E nel 2010, dopo il disastro aereo di Smolensk nel quale persero la vita 96 persone tra le quali il presidente Lech Kaczynski, volle seguire personalmente le operazioni per il riconoscimento delle vittime. Divorziata, nonna di un bimbo di due anni, è una militante del tacco a spillo ma non ha problemi a indossare in Parlamento — sollevando polemiche — T-shirt da teenager con romantici versi ricamati in rosa sotto giacche color salmone. Un romanticismo che pur si coniuga con sfuriate improvvise regolarmente documentate Attesa e contestata Nomina attesa e già contestata, sarà ufficializzata domani dal capo dello Stato dai collaboratori e ben note allo stesso Tusk, che ha sempre amato circondarsi di donne volitive: Ewa fa parte delle magnifiche tre», con il sindaco di Varsavia Hanna Gronkiewicz-Waltz e la nuova commissaria Ue al M e rca to i n te r n o E l z b i e ta Bienkowska. Meticolosa organizzatrice, annota tutto in un diario segreto che non esclude di pubblicare in futuro. «Un documento sul prezzo che paga chi sceglie la politica». Prossimo capitolo, vita da premier. La nuova squadra di governo sarà resa nota e presterà giuramento il 22 settembre. Tra le incognite, il ruolo di pesi massimi come il ministro degli Esteri Radek Sikorski che potrebbe assumere la carica di speaker del Parlamento in staffetta con Ewa: poco potere ma grande prestigio in attesa della grande sfida elettorale con l’opposizione, in crescita, di Kaczynski — che d’ora in avanti dovrà affrontare una signora, di ferro. Maria Serena Natale © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 italia: 51575551575557 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 19 italia: 51575551575557 Cronache L’emergenza Recuperati due corpi, molti altri avvistati. Secondo le autorità della Valletta a bordo c’erano solo 30 persone Barcone a fondo, morti e decine di dispersi Naufragio al largo delle coste maltesi. Un sopravvissuto: eravamo in cinquecento La chiamata da un barcone in difficoltà con un telefono satellitare, un mercantile che accorre e raccoglie 384 migranti, poi la rotta verso Pozzallo, sud della Sicilia. Scena quotidiana nel Canale di Sicilia. Ma questa volta la navigazione è interrotta, quando la nave è a sud di Malta il comandante nota due uomini in mare. Sono vivi, vengono portati a bordo, sono giovani palestinesi, raccontano di essersi salvati dal naufragio della loro imbarcazione. «Eravamo 400 o 500, palestinesi e siriani, molte famiglie e tanti bambini» sono le poche parole che riescono a sussurrare. L’ennesima tragedia, dalle I salvati Una dozzina i salvati, tra cui una bimba di due anni e un altro minore Le vittime circa 1.880 Gli arrivi stimati circa 1.500 circa 500 2011 Fonte: Unhcr dimensioni ancora difficili da definire. Ci sarebbero centinaia di dispersi, ma da Malta arriva subito dopo la correzione che altri superstiti avrebbero detto che a bordo c’erano solo una trentina di persone. Finora sono stati recuperati due cadaveri, ma molti altri sono stati visti affiorare tra le onde. Una dozzina invece i migranti salvati, tra cui una bambina di due anni e un altro minorenne. L’indagine per capire cos’è accaduto esattamente è complessa, coinvolge autorità italiane, maltesi e greche le cui unità sono state impegnate nei soccorsi e stanno tutt’ora perlustrando quel tratto di mare, a 300 miglia a sud-est della Valletta. Il primo allarme è stato lanciato venerdì mattina, quando la Pegasus, nave mercantile con bandiera panamense, ha avvistato i primi due uomini in mare. Sul posto, oltre ai D’ARCO Nel Mediterraneo 2012 mezzi di salvataggio maltesi e greci, sono stati inviati anche un aereo Atlantic dell’Aeronautica italiana e un Atr della Guardia costiera. Quest’ultimo ha individuato alcune persone in mare e lanciato una zattera di salvataggio, che ha permesso a un piccolo gruppo di naufraghi di raggiungere un altro mercantile. Sette i migranti salvati nelle prime ore, tra cui la più piccola che, in condizioni di grave ipotermia per la lunga permanenza in acque fredde, è stata trasportata in elicottero all’ospedale 400 I migranti che sono arrivati a Pozzallo negli ultimi due giorni. A Crotone la nave «Euro» ne ha sbarcati 956, tutti eritrei di Chania nell’isola greca di Creta. Poi nella serata di venerdì altri tre migranti trovati in vita. Dalle prime testimonianze sembra che la tragedia sia stata causata dalla collisione tra due imbarcazioni e questo potrebbe forse spiegare la discordanza tra il numero di persone coinvolte, trattandosi di due barconi affondati. Immancabile la scontro politico innescato dalla tragedia. Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord, come sempre non fa sconti: «I confini ci sono e in quanto tali vanno difesi anche con le armi, perché così succede in tutto il mondo». E aggiunge dal ritrovo del Carroccio alle pendici del Monviso: «Sono morti che pesano sulla coscienza dei soliti noti. Sono morti di Mare Nostrum». Contro l’operazione militare e umanitaria anche Maurizio Gasparri, Forza Italia: «È un disastro senza fine, la Caporetto a carico no- «Io, sindaco di frontiera ho in affido 80 minorenni» Siamo stanchi, sfiniti, ma non in difficoltà Cerchiamo di fare la nostra parte Luigi Ammatuna l’altra notte era sulla banchina del porto. «Ho visto quei due ragazzi scampati al naufragio. Erano provati, ma per fortuna a loro è andata bene». Ammatuna, 65 anni, è il sindaco di centrosinistra di Pozzallo, sulla costa ragusana. Da un anno passa più tempo al molo e al centro di prima accoglienza che in Municipio. «Dalla tragedia di Lampedusa dello scorso ottobre i migranti vengono portati direttamente in Sicilia. Siamo diventati noi la porta d’Europa». Quanti ne avete accolti? «Ventimila nei primi otto mesi del 2014. L’anno scorso in dodici mesi erano stati 4.500...». Fino a quando potrete reggere? «Siamo stanchi, sfiniti, ma non in difficoltà. Mare Nostrum ha permesso di salvare tantissime vite e noi cerchiamo di fare la nostra parte». Nessun tentennamento? «Qualche momento di sconforto, quando gli arrivi si susseguono e non riusciamo a tirare il fiato. Ma poi con dedizione e impegno i momenti di difficoltà si superano». E i suoi concittadini? «Siamo persone accoglienti, in passato anche noi siamo stati emigranti. E poi il porto è a un chilometro dal centro, spesso si accorgono degli sbarchi dalla tv». Davvero nessuna problema? «Per il turismo, sì. C’è stato un calo consistente che non è solo colpa della crisi. Qualcuno pensa di trovare i migranti per strada oppure il mare pieno di cadaveri. C’è molta disinformazione». Come fate fronte all’emergenza? «La struttura di prima accoglienza è collaudata per 180 posti, ma non basta. Meno male che possiamo utilizzare anche un edificio a Comiso. Un problema semmai è quello dei minori che per legge vengono affidati al sindaco. Ne ho avuti 900 quest’anno, adesso sono un’ottantina. I centri in Italia sono pieni e faccio fatica a trovare una sistemazione definitiva». Dove alloggiano? «Nel palazzetto dello Sport e in canonica. Ma adesso le squadre ci chiedono di giocare e il parroco deve iniziare il catechismo...». R. Bru. © RIPRODUZIONE RISERVATA circa 60.000 circa 22.500 2014* Pozzallo Il primo cittadino Luigi Ammatuna ❜❜ La parte circa 69.000 circa 600 2013 circa 124.380 2011 stro con spese gigantesche e il fallimento del patetico tentativo di coinvolgere l’Ue». Tocca al premier Matteo Renzi difendere l’impegno comunitario nel Mediterraneo: «Non è un’impuntatura dell’Italia, ma l’idea che l’Europa abbia un cuore e un’anima, 2012 che l’Europa si preoccupi della vita delle persone, che non lasci morire una giovane mamma». Anche il presidente della Camera, Laura Boldrini, definisce l’operazione «importantissima»: «Salvare vite in mare è un imperativo etico, anche 2013 2014* se poi servono anche altre azioni. Serve una sinergia perché tutti facciano la propria parte». E il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, usa la metafora del muro di Berlino e parla di un «Checkpoint Charlie, che divide il Sud dal Nord del mondo. C’è un pas- saggio a livello che li separa, un pezzo che agogna e desidera il benessere, la libertà e la democrazia e un pezzo del mondo che lo deve difendere». Una frontiera che non lascia momenti di tregua. Negli ultimi due giorni non sono arrivati solo i quasi 400 migranti di Pozzallo. Nel porto di Crotone la nave della Marina militare Euro ha sbarcato 956 eritrei, soccorsi nei giorni scorsi a sud di Lampedusa mentre cercavano di raggiungere la terraferma a bordo di due barconi. Tra di loro anche 122 bambini e 224 donne, alcune incinte. A Porto Empedocle il pattugliatore Orione ne ha trasportati 500, tra cui 49 donne e 59 minorenni. La nave Borsini ha invece salvato nel Canale di Sicilia 104 migranti, altrettanti ne ha recuperati la nave Sirio. Quattro presunti scafisti, due nigeriani, uno del Gambia, e un ghanese, sono stati invece fermati dalla squadra mobile della Questura di Catania. Sono accusati di aver portato gli 82 migranti soccorsi dal mercantile greco «Agrari» e arrivato venerdì pomeriggio nel capoluogo etneo. Riccardo Bruno © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 italia: 51575551575557 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 Università Cronache 21 italia: 51575551575557 Cambio al vertice dopo dieci anni (e tante polemiche). Il preside di Medicina: «Voglio un ateneo più europeo e porterò i calabresi in Europa» In aula Studenti alla Sapienza: in tutto sono 110 mila I volti SEGUE DALLA PRIMA Dicono abbia «risvegliato un mammut». Ma anche «devastato l’immagine dell’ateneo», coi mammut succede. Parlare di cambio d’era non è eccessivo: vent’anni da preside di Medicina, dieci da pro-rettore vicario e da rettore, moglie e due figli piazzati dentro l’università, polemiche, inchieste, una vasta corte di vassalli tra ordinari, associati e ricercatori, ovvero un popolo di 3.872 elettori, molti dei quali gli devono qualcosa. Per dire: nonostante la mission di dimagrire, Frati divise Medicina in tre, moltiplicandone le poltrone. «Nessuno dei sei candidati può sostenere di non essere un uomo suo, io sono leale e lo dico», sorride Tiziana Catarci, una dei sei, che uomo non è ma fa paura a un sacco di uomini — bella, intelligente e aggressiva. La chiamano la Zarina. «Non lo sapevo ma non mi dispiace, Caterina la Grande ha trasformato la Russia». La Zarina domina (per ora) sull’informatica e ha in mano InfoSapienza, cervello milionario e vero centro di potere dell’università anche nell’allocazione delle risorse («i dati sono neutrali, poi la politica li… orienta»). È lei una delle due carte che Frati prova a giocare perché il cambio d’era si trasformi in una transizione da lui stesso governata, magari assurgendo a presidente della Fondazione che, adesso, incassa gli introiti degli affitti dell’ateneo ma domani — chissà — potrebbe gestire direttamente il patrimonio immobiliare di lasciti e donazioni, diventando tutt’altra torta. L’altra carta è Eugenio Gaudio, preside di Medicina: cosentino. Il dettaglio non è irrilevante, i calabresi alla Sapienza sono molti, non solo tra i professori, ma anche tra tecnici e studenti (che pure votano, sebbene con un meccanismo ponderato). Il Quotidiano della Calabria gli fa garbata propaganda («Un medico calabrese tra i sei candidati»). Lui si schermisce: «Veramente vorrei una Sapienza più europea. Poi, se riesco a portare i calabresi in Europa…». S’inalbera sul fratismo: «Non ne parlo! Voglio parlarle del Paese!», dice, alzando i decibel. Immagina un’università aperta ai quattrini privati: «Basta ideologismi». Non per ragioni ideologiche Frati aveva un tempo affidato al dipartimento di Carlo Gaudio, fratello di Eugenio, il proprio figliolo cardiochirurgo, Giacomo, che se pure fosse il nuovo Valdoni si porta addosso lo stigma dell’aiutino. Per non far preferenze, nel dipartimento di Eugenio si può trovare poi anche la figliola di Luigi il Magnifico, Paola, a Medicina legale. Gaudio ha a sua volta il figlio che fa dottorato di ricerca a Ingegneria (ma sono decine i rampolli di professori con dottorato in ateneo). Ovvio 3.872 Tiziana Catarci Sistemi di elaborazione delle informazioni Il numero dei votanti nelle elezioni alla Sapienza Eugenio Gaudio Preside della facoltà di Medicina Candidati, voti e favori Gli intrighi alla Sapienza per la fine dell’era Frati Si sceglie il nuovo rettore. «Tutti e sei sono legati a lui» Medico Luigi Frati, 71 anni, rettore della Sapienza, è docente di Patologia generale che con tanti intrecci familiari Frati abbia a cuore il destino del fido amico. Nonostante ciò si narra che lo punzecchi di tanto in tanto: «Eugenio caro, mica vorrai diventare rettore al primo colpo? Persino io ho dovuto fare il prorettore di Guarini, prima». Nei corridoi si fanno calcoli frenetici. Catarci porta di suo tra i 350 e i 550 voti, Gaudio ne ha un pacchetto di 1.200 (Medicina da sola conta un terzo dell’università). Bella somma, ma si sussurra che i due non si sopportino, al ballottaggio del quarto scrutinio si tratta, e tutto può succedere. La Zarina storce la bocca: «Gaudio e io? Rapporti istituzionali. Sua prorettrice, io? Corro per vincere». Sa di cosa parla. Frati potrebbe assegnarle la guida del tandem. Chiedergli conferma è difficile, il rettore non risponde a quattro telefonate. Ha rischiato l’arresto per difendere dai poliziotti un romeno che volantinava all’università. Gesto generoso, non fosse che i volantini, anonimi, diffamavano uno dei sei candidati alla sua successione. «Su questo non le dirò una parola, si getta fango sulla Sapienza», tronca il diffamato, Giancarlo Ruocco, ex capodipartimento di Fisica e prorettore, 500 o 600 voti di dote. L’accusano di avere avallato tutte le scelte di Frati. «Ha fatto un buon lavoro. Ritengo mi abbia chiamato per le mie competenze, non per politica, io gli ero contro». Ma Frati include, no? «Devo riconoscergli grande apertura mentale». La sua avventura con l’Istituto italiano di tecnologia, 20 milioni di finanziamento per cinque anni di ricerche biomediche, può aver aumentato la stima del rettore ma certamente gli avrà procurato molte invidie, riflesse nel volantino. «Si presenta la cosa come uno scambio, e non è vero. Due volte gli ho scritto lettere di dimissioni da prorettore e lui ha sempre cambiato rotta». Con 500 o 600 voti di partenza, la sorpresa può essere Andrea Lenzi, endocrinologo, da otto anni presidente del Consiglio universitario nazionale: «Ho lavorato con cinque ministri. Se nessuno ha ritenuto di investire su ricerca e innovazione, la colpa non è solo degli altri che son cattivi. È anche di chi non dà un’immagine adeguata della Sapienza. Frati è stato il mio preside. Poi, quando è stato eletto rettore, mi sono dimesso da cinque cariche. Non volevo essere ancillare». Lenzi è La prossima poltrona L’attuale numero uno punterebbe a diventare presidente della Fondazione più politico, il Cun dà peso. Ha una figlia ricercatrice di Storia all’università dei Legionari di Cristo, ha subìto duri attacchi: forse sopra le righe rispetto all’incarico della ragazza. «L’ho scritto pure sul profilo Wikipedia, di mia figlia». Qui Luigi il Magnifico ha mutato anime e cattedre. Roberto Nicolai, candidato delle facoltà umanistiche, parla di «questione etica». La caccia al parente è sacrosanta ma a tratti parossistica (la Catarci ha il marito in facoltà, ma si sono conosciuti lì da ragazzi). Quasi tutti i candidati declamano sulle sorti del Paese e sussurrano sulle magagne dei rivali. «Io mi sono dimessa da prorettrice. Qualcuno fa il prorettore di lotta e di governo», dice la Zarina alludendo a Ruocco. Lei, presidente di InfoSapienza, siede per delega di Frati anche nel consiglio d’amministrazione di Cineca, consorzio che fornisce servizi all’università e ne valuta le ricerche. Inopportuno? «Certamente no!». «Se divento rettore questa cosa finisce», tuona invece Renato Masiani, 350 o 400 voti possibili, ingegnere e preside di Architettura. InfoSapienza era cosa sua. «Poi Frati decise diversamente, e arrivò Tiziana». Fatto fuori? Replica gelida: «Renato era tutti i lunedì alle riunioni del governo dell’ateneo. Magari era distratto. Vuole la verità? Sono la prima candidata rettrice in settecento anni di Sapienza: e do fastidio». In effetti colleghi (e colleghe) non le risparmiano nessuno dei luoghi comuni su una donna di potere che ostenta il tacco dodici. Ma è la Sapienza di Frati, miseria e nobiltà: in bilico tra la bolla papale da cui nacque e una pagina web di Dagospia. Roberto Nicolai Preside della facoltà di Lettere e Filosofia Renato Masiani Preside della facoltà di Architettura Andrea Lenzi Professore ordinario di Endocrinologia Giancarlo Ruocco Professore di Struttura della materia Goffredo Buccini © RIPRODUZIONE RISERVATA Istruzione La stima del Censis: solo per le bollette si spenderebbero 7,9 euro al mese per studente. Oggi è dotata di una connessione veloce una primaria su 10 Internet e tablet in ogni scuola? Servono 650 milioni l’anno Sarà la #voltabuona per #labuonascuola e #unadidatticanuova? O, a colpi di slogan e hashtag, l’istruzione post riforma farà il passo avanti e i tre indietro che fino ad oggi hanno inchiodato la scuola italiana all’analfabetismo digitale? Il tema è di non poco conto. Dopo anni di tentativi e piani per portare le tecnologie in classe, anche il governo Renzi parla di una robusta iniezione di digitale. Spostando, però, la barra del timone: «Il processo di digitalizzazione — ha detto il premier presentando il suo disegno per una nuova scuola — è stato troppo lento, non solo per mancanza di risorse pubbliche, ma anche perché si è investito in tecnologie “pesanti” (Lim e tablet, ndr), che hanno drenato risorse, ingombrato le classi, spaventato docenti non preparati». Ora si cambia: gli investimenti saranno dirottati su reti, connessione a Internet veloce, open data. Nessuna previsione di spesa, nel «libro delle intenzioni». Ma a fare i conti ci ha pensato il Censis: «Servono 650 milioni di euro all’anno, dei quali 184 milioni per la connettività, 274 milioni per la sicurezza e 192 milioni per infrastrutture e apparecchi tecnologici», ha scritto ieri l’istituto di ricerca, nel numero 8 del «Diario della transizione». Tradotto in costo medio, il Censis stima una bolletta per Internet veloce nelle scuole di 7,9 euro al mese a studente. Ma la strada sarà lunga: oggi solo il 10% delle scuole pri- marie e il 23% delle secondarie sono connesse a Internet con rete veloce (superiore a 30 Mbps). Le altre sono collegate a bassa velocità e spesso si naviga solo dalla segreteria o dal laboratorio tecnologico, se c’è. In un’aula su due, al web non si accede. L’uso di Cloud dedicati a insegnanti e stu- denti è frutto di sforzi pionieristici e volontari di alcuni insegnanti. E per quanto riguarda l’hardware, i tablet disponibili per uso individuale sono appena 14 mila. Il registro elettronico — ha calcolato Skuola.net — è usato in classe dal 37% dei docenti, anche se a farne un uso misto 72 Mila È il numero delle lavagne interattive nelle scuole italiane Si trovano in 22 mila istituti a disposizione di circa 300 mila classi. Il registro elettronico è utilizzato dal 37% degli insegnanti (elettronico e cartaceo) sono il 70%. E nell’Agenda Digitale si legge che «il 90% dei contenuti in classe viaggia ancora su carta e solo il 16% degli studenti può avvalersi di un setting didattico innovativo». Non che si sia a digiuno di innovazioni e di sperimentazioni, ma quello che è stato fatto negli anni non è organico e non è completo. Si sono riempite le scuole di lavagne interattive (ce ne sono 72 mila, a disposizione di circa 300 mila classi, in 22 mila scuole). Si sono attrezzate di tecnologia (computer e dispositivi mobili) 1.300 «Cl@ssi 2.0». Una trentina di scuole sono diventate «2.0»: hanno subito cioè una trasformazione radicale della didattica e dell’ambiente di apprendimento. È dal 2007 che si cerca di ammodernare il modo d’imparare. Ma sin qui lo si è fatto con fondi insufficienti: il Piano Nazionale Scuola Digitale ha ricevuto finanziamenti, tra il 2007 e il 2011, per 110 milioni di euro; altri 20 (più 20 dalle Regioni) nella Fase Due (tra 2012 e 2014). A questi vanno aggiunti i 15 milioni del progetto «Wireless nelle scuole» (di cui beneficeranno 1.500 scuole, delle 3.800 che han fatto domanda), voluto dal Il dominio della carta Secondo l’Agenda Digitale il 90 per cento dei contenuti in classe viaggia ancora su carta ministro Carrozza nel 2013 e che si concluderà nel 2015; e il piano di formazione dei docenti: 600 mila euro per la costituzione di 38 poli formativi nelle Regioni, che organizzeranno corsi partendo dalle esigenze del territorio. Sommando tutto, fa meno dello 0,1% della spesa pubblica per l’istruzione. L’Ocse ha stigmatizzato il gap infrastrutturale e il ritardo culturale, quantificando in 15 anni il ritardo rispetto a Paesi più convinti dell’importanza delle tecnologie, come la Gran Bretagna; mentre la Commissione europea ha sottolineato che il nostro Paese ha la più bassa disponibilità di accesso alla banda larga della Ue. Antonella De Gregorio © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 italia: 51575551575557 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 Il progetto La Mossi-Ghisolfi vuole investire 250 milioni Lavoro o ambiente? Un caso in Sardegna sul bioetanolo «Produrlo renderà sterili i nostri terreni» «Non perdiamo 400 posti di lavoro» CAGLIARI — Bioetanolo dove una volta c’erano miniere, carbone, piombo e fabbriche di alluminio. Carburante ecologico prodotto dalle canne invece che gallerie e ciminiere. È il Sulcis del futuro. O meglio, dovrebbe essere se il progetto del gruppo Mossi-Ghisolfi (che ha uno stabilimento simile in Piemonte a Crescentino) prenderà corpo e nei primi mesi del 2015 si apriranno i cantieri. Il sito scelto è anche simbolico: Portovesme, proprio accanto all’Alcoa, industria di alluminio ferma dopo due anni di agonia fra le proteste dei 600 dipendenti e di altrettante persone occupate nelle attività di supporto, che ancora sperano nel subentro di una multinazionale svizzera e nella riapertura. Mossi-Ghisolfi (fatturato dichiarato 3 miliardi di dollari, 2.300 dipendenti, seconda azienda chimica in Italia) produrrà un ecocarburante di seconda generazione, con un bre- 10 Per cento È l’obiettivo dato dall’Unione Europea per l’impiego di carburanti ecologici Cronache 23 italia: 51575551575557 ottenuti. E a Crescentino l’analogo impianto è stato inaugurato meno di un anno fa. «Non è una buona notizia — obietta la scrittrice Michela Murgia — si utilizzano terreni fertili per produrre carburanti e non cibo, in cambio di poche buste paga. Sbagliato, non è certo questo il futuro». E a chi le replica che non si può sempre Come si produce Oristano Iglesias La canna palustre viene utilizzata per la produzione di bioetanolo Dalla biomassa vengono estratte le cellulose e le emicellulose, separandole dalla lignina D’ARCO CO2 Pre-trattamento e riduzione della viscosità Idrolisi e fermentazione Vapore dire di no a tutto, lei risponde: «L’etanolo oggi appare come il carburante del futuro, ma fra 6-7 anni potrà non esserlo più. Queste tecnologie hanno un ciclo breve. E poi? Coltivare canne non fa bene alla terra, significa renderla sterile; dopo non ci si potrà piantare niente per parecchi anni». E insiste: «La Sardegna sta subendo un assalto della Acqua cosiddetta chimica verde, a Porto Torres l’Eni con Matrìca vuole produrre utilizzando cardi». Mauro Pili, parlamentare del Movimento Unidos, va giù assai più duro: «Fermate la devastazione del Sulcis; per coltivare le canne servirà una superficie pari a cinquemila campi di calcio. Ci saranno contributi pubblici e incentivi. E dopo 10 anni il de- Gli zuccheri così ottenuti vengono convertiti in bioetanolo cellulosico Acqua Enzimi BIOMASSA Consegna dei residui agricoli Quindi vengono convertite in zuccheri a basso costo, utilizzando speciali enzimi Recupero Etanolo Caldaia e generatore Vapore Cagliari Carbonia Teulada Golfo di Cagliari Lo stabilimento sorgerà a Portovesme, nel Sulcis SARDEGNA Potenza serto». Pili adombra anche potenti sostegni politici: «Ghisolfi, chi? Non sono forse quelli che hanno dichiarato di aver donato 100 mila euro alla fondazione che ha sostenuto l’ascesa di Renzi?». Murgia e Pili interpretano perplessità diffuse soprattutto fra agricoltori e pastori. «Bisogna essere chiari: dire a chi la- Vasto vora nelle campagne che il modello di sviluppo scelto è questo e che non si punta sulle eccellenze alimentari. In Sardegna importiamo l’80 per cento di quel che mangiamo — insiste la scrittrice — e fra 20 anni le guerre nel mondo i faranno per acqua e cibo (grano, pomodori) e non per il bioetanolo». La fabbrica del bioetanolo a Portovesme è parte importante del Piano Sulcis, nato nell’inverno 2012 dopo la «fuga» in elicottero dei ministri Passera e Barca contestati dai minatori. «Un contratto per lo sviluppo che ha risorse per 624 milioni — spiega Salvatore Cherchi, già deputato e poi presidente della Provincia, ora delegato dal governatore sardo Francesco Pigliaru a seguirne l’attuazione —. Mossi Ghisolfi investe capitali propri per 90 milioni, ci sono finanziamenti di banche e fondi. Il Sulcis è in ginocchio, l’Unione Europea indica come obiettivo l’impiego del 10% di La scrittrice Michela Murgia: «La Sardegna assaltata dalla chimica verde, la terra serve per il cibo» La politica «È di certo una buona opportunità per la regione, anche l’Unione Europea è d’accordo» vetto innovativo: carburante per auto fatto con la cellulosa estratta dalle canne comuni (Arundo Donax). E promette 350-400 posti di lavoro (compreso l’indotto in agricoltura), per un investimento di 220-250 milioni. Una boccata d’ossigeno in una delle zone socialmente più degradate d’Italia: 5.500 lavoratori in cassa integrazione o mobilità su 125 mila abitanti, disoccupazione giovanile superiore al 60 per cento. Per il bioetanolo Sulcis c’è il via libera del governo e della Regione. Autorizzazioni, ostacoli della burocrazia non sembrano essere più un problema, grazie anche a una norma che nei casi di impianti in esercizio con uguali caratteristiche (e connotati fortemente ecologici e innovativi) consente di replicare permessi e concessioni già carburanti ecologici. E ci sono poche alternative: o li produci o li devi acquistare. Non verranno utilizzati terreni agricoli produttivi, ma incolti o marginali. Questa è una buona opportunità. I tempi? Finora rispettati; Mossi Ghisolfi sta prendendo contatto con imprese locali, meccaniche e di costruzioni». Nato nel 1953 (o molti anni prima, come vuole certa aneddotica, in un sottoscala), fondato da Vittorio Ghisolfi, che ultraottantenne ne è presidente, stabilimenti in Brasile, Messico e Stati Uniti. Guido e Marco, figli di Vittorio, vicepresidente e amministratore delegato. Ora la fabbrica in Sardegna e la scommessa: fra meno di 4 anni il bioetanolo nelle pompe di benzina/ gasolio e nei serbatoi delle auto? I capodogli spiaggiati per emboli nel sangue «Fuga dalle trivelle» Nei tre capodogli morti venerdì a Vasto ( foto sopra) è stata rilevata la presenza di gas nei vasi sanguigni: si tratta probabilmente della conseguenza di una riemersione troppo rapida, forse a causa del trauma procurato dall’attività delle trivelle. È la tesi di Vincenzo Olivieri, del Centro studi cetacei onlus. L’esperto ha spiegato che la presenza di gas «potrebbe essere messa in correlazione con le attività di ricerca petrolifera. Tecniche come l’air-gun producono un rumore fortissimo che spaventa e disorienta i capodogli. Questo trauma porta i cetacei a una riemersione troppo rapida, la cui conseguenza è la permanenza di gas nei vasi sanguigni. È simile a ciò che accade ai sub colpiti da embolia in seguito a una mancata decompressione». © RIPRODUZIONE RISERVATA Alberto Pinna © RIPRODUZIONE RISERVATA Il piano L’amministrazione comunale si è rivolta alla prestigiosa organizzazione mondiale in seguito alle proteste da parte di cittadini e ambientalisti E per il supermercato Mantova si affida all’Unesco Il complesso sorgerebbe vicino a Palazzo Te, gioiello del ‘500 dichiarato patrimonio dell’umanità Un «arbitro internazionale», e dei più prestigiosi, deciderà se nel centro di Mantova può essere costruito un supermercato. Può sembrare l’ennesima resa della politica incapace di compiere scelte anche su questioni di ordinaria amministrazione, ma quel che si è venuto a creare nel capoluogo virgiliano è probabilmente un caso limite. Poiché l’intero centro storico di Mantova è stato dichiarato patrimonio dell’umanità e dunque posto sotto la tutela dell’Unesco, gli esperti di quest’ultima orga- nizzazione mondiale sono stati interpellati per sapere se Esselunga potrà realizzare un centro commerciale nelle vicinanze di Palazzo Te, uno dei gioielli architettonici della città, meta di migliaia di visitatori. «Abbiamo preso la decisione di comune accordo con le Soprintendenze interessate alla tutela dei luoghi - conferma Nicola Sodano, sindaco di Mantova nonché architetto esperto nel restauro di edifici storici - e nei prossimi giorni invieremo l’incartamento agli uffici dell’Une- sco di Roma». Per capire come si sia giunti alla singolare chiamata in causa, occorre fare un salto indietro di almeno un anno, quando la società guidata da Bernardo Caprotti avanza la richiesta di costruire il suo primo supermercato a Mantova. Richiesta legittima perché in quell’area il piano del territorio prevede da anni un insediamento commerciale, deciso dalle amministrazioni comunali (di centrosinistra) precedenti a quella attuale (di centrodestra). La notizia provoca però le immediate reazioni di associazioni ambientaliste e comitati spontanei di cittadini, preoccupati che la nuova costruzione e il traffico che porterà con sé, impatti eccessivamente con l’estetica rinasci- mentale di Palazzo Te, distante poche centinaia di metri. Esselunga, dal canto suo, mette sul piatto una serie di interventi (sulla viabilità, sulla sistemazione del verde pubblico) in grado di rendere meno stridente il contrasto tra vecchio e nuovo ma questo non basta a placare le proteste. Sembra l’ennesima strada senza uscita, sembra l’ennesimo impossibile compromesso tra nuove iniziative economiche e tutela del patrimonio ambientale e invece ecco la soluzione: fare Novara Anziana morta, giallo sulle cause NOVARA — Era riversa sul pavimento, in una pozza di sangue. Così una pensionata di 81 anni, vedova da pochi mesi, è stata ritrovata dai suoi due nipoti che come ogni sabato erano andati a trovarla nella sua cascina di Oleggio (Novara). La morte al momento lascia aperte tutte le ipotesi: il cadavere presenterebbe ferite compatibili con i fendenti di un corpo contundente e i carabinieri non escludono che possa trattarsi di un omicidio, forse a scopo di rapina. in modo di coinvolgere l’Unesco, cioè il più alto in grado - in termini di prestigio - in materia di protezione dei beni culturali. «La nostra decisione - spiega il sindaco Sodano - è dettata da una doppia esigenza: da un lato non vogliamo che Mantova perda il titolo di patrimonio dell’umanità, dall’altro non vogliamo fermare un’iniziativa che è legittima ma deve essere portata a termine nel rispetto dei luoghi». «E in più - aggiunge il primo cittadino non facendo mistero di considerazioni anche molto concrete - Esselunga ha promesso una serie di interventi nell’area, già oggi degradata, che la nostra amministrazione non ha i soldi per fare». Ma adesso che la questione del supermercato con vista gio- iello architettonico è «sotto gli occhi del mondo», come fare marcia indietro rispetto all’impegno assunto? Detto in altri termini: se l’Unesco dovesse bocciare il centro commerciale, Mantova si adeguerà a un parere autorevole ma non vincolante? «Il via libera - assicura il numero uno dell’amministrazione - è subordinato al sì da parte delle Soprintendenze; queste ultime, nel corso delle riunioni tenutesi in comune, hanno manifestato il proposito di adeguarsi al parere che verrà espresso dall’Unesco. Dunque, se vale la proprietà transitiva, il supermercato si farà solo se l’Unesco sarà d’accordo». E anche in questo caso, come avrebbe detto la buonanima di Vujadin Boskov, «rigore è quando arbitro fischia». Claudio Del Frate @cdelfrate © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 Cronache La storia Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Andrea Atzeni, 23 anni, è emigrato in Inghilterra quando ne aveva 15. Dalla gavetta al trionfo nel St. Leger La favola del fantino povero arruolato dall’emiro del Qatar Figlio di un pastore sardo, ha vinto la gara più antica Da figlio di un pastore di pecore a primo fantino della scuderia dell’emiro del Qatar al Thani, da un paesino di 2 mila anime nella Sardegna profonda all’Inghilterra capitale del galoppo internazionale, da 15enne emigrato per sbarcare il lunario a vincitore ieri, a 23 anni, della 240ma edizione del classico «St. Leger» di Doncaster, che è anche il più antico (dal 1776) Gran Premio di galoppo del mondo: proprio mentre in Italia le corse di cavalli soffrono la crisi economica che minaccia 50.000 lavoratori dello sport e dell’indotto di galoppo e trotto (allevamento, aste, ippodromi, assicurazioni, autotrasporti, tv, e per lo Stato molti miliardi di euro di gettito fiscale delle scommesse legali), è un 23nne italiano, il sardo «inglese» Andrea Atzeni, la nuova star dell’ippica internazionale. Chi è Sardo Andrea Atzeni nasce a Nurri il 26 marzo 1991. A 14 anni va a Siena, l’anno dopo a Milano (dove resta 3 mesi) e infine in Inghilterra a Newmarket Il debutto Debutta in corsa nel 2009 e subito si mette in evidenza con 30 vittorie Con tutti si può pontificare di gavetta meno che con lui che l’ha fatta per davvero e senza avere alcun ippico santo protettore in famiglia. Nulla a che vedere, ad esempio, con la parabola di un emigrante di lusso quale tanti anni fa il talentuoso Lanfranco Dettori, convinto da giovane a trasferirsi in Inghilterra dal suo lungimirante papà Gianfranco, pluricampione dei jockey italiani negli anni 70 e 80. Atzeni, invece, sardo di Nurri, sa cosa sia la gavetta vera perché fino a pochi mesi fa ne ha mangiato la polvere negli ultimi 8 anni. Ne aveva 14 quando era andato a Siena e si era avvicinato al mondo dei cavalli del Palio accanto a «Trecciolino», il fantino successore di «Aceto». A 15 anni, senza sapere una parola di inglese e senza conoscere quasi nessuno nell’ambiente, decide di andare a cercare fortuna nell’ippica vera in Inghilterra: il Paese dove le corse dei purosangue sono popolari quasi più del calcio, dove il primo giornale che la Regina Elisabetta legge la mattina è una specie di Gazzetta dello Sport tutta dedicata all’ippica, e dove un cavallo o un fantino può essere eletto «sportivo dell’anno». A 16 anni resiste a mesi di solitudine e di inglese masticato per farsi ammettere all’agognato corso di allievo fantino, poi a 17 anni finalmente debutta in gara nel girone infernale delle corse minori inglesi: una bolgia dove ogni pomeriggio una legione di fantini affamati (più di pagnotta quotidiana che di gloria), dopo essersi sciroppati in auto centinaia di chilometri per raggiungere periferici ippodromi, si disputano col pugnale tra i denti un varco millimetrico allo steccato o la miglior posizione nel cuore del gruppone, composto magari da 30 cavalli lanciati a 50 chilometri all’ora su scalcinate piste fradicie di pioggia e sferzate dal gelido vento invernale. La forza di volontà lo impone, poco a poco, all’attenzione del competente pubblico britannico, davanti al quale comincia a vincere 30 corse il primo anno nel 2011, e 50 il secondo anno nel 2012, fino a Ventitré anni Andrea Atzeni al termine della corsa vinta al «Glorious Goodwood», la celebre competizione spalmata in cinque giorni in Inghilterra, il primo agosto scorso. In alto, a sinistra, l’arrivo del St. Leger (Action Images) guadagnarsi l’opportunità di uno stage di formazione negli Stati Uniti a New Orleans, di un’esperienza poi in Dubai, e di alcuni contatti in Germania. Ed è proprio un allenatore tedesco, Andreas Wohler, a dargli per primo fiducia ad alto livello, affidandogli i due purosangue che alla fine del 2012 gli regalano la prima corsa internazionale di una certa importanza in Germania e il primo successo di «gruppo uno» nel «Premio Lydia Tesio» a Roma. Nel 2013 non spreca una chance: appena lo mettono in sella a un purosangue che abbia una reale possibilità di successo la trasforma in risultato, supera il difficile tetto di 100 successi a fine anno in Inghilterra, fa una scappata anche in Italia per vincere pure il «Derby Italiano» a Capannelle, ottiene la fiducia di un proprietario di peso come lo sceicco dubaiano Obaid al Maktoum, e di un grande allenatore nel panorama del galoppo inglese come Luca Cumani, altro italiano trasferitosi molti anni fa a Newmarket e che già era stato determinante per la carriera di Lanfranco Dettori. E ieri, nel giorno in cui a Doncaster con una travolgente rimonta finale sigla la classicissima maratona dei 3 chilometri nel più che bisecolare «St. Leger» in sella al purosangue inglese di 3 anni Kingston Hill (con il quale in maggio aveva già sfiorato l’impresa addirittura nel «Derby di Epsom»), Atzeni supera già quota 100 vittore inglesi in questo 2014. Trovando come regalo, e prossimo trampolino di lancio, un contratto per il 2015 come primo fantino della planetaria scuderia dell’emiro del Qatar al Thani. Luigi Ferrarella [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 Cronache 25 italia: 51575551575557 La negoziazione assistita Il caso dei genitori Divorzio fai da te Ecco cosa cambia Non si va più dal giudice Basta la firma dall’avvocato D a subito si potrà divorziare o ci si potrà separare utilizzando lo strumento della negoziazione assistita. In pratica, la coppia che sceglie la strada consensuale (il consenso è indispensabile altrimenti il procedimento giudiziale non potrà essere evitato), sempreché siano trascorsi i tre anni dalla separazione (almeno fino a quando il Senato non approverà la riforma del divorzio breve già approvata alla Camera), si rivolgerà ad un avvocato che redigerà l’accordo di divorzio. Dall’avvocato e non più dal giudice si potrà andare anche per la separazione. Questo accordo (di divorzio o di separazione) sarà firmato dai coniugi, sottoscritto dall’avvocato stesso e poi trasmesso, in copia autenticata, entro dieci giorni al Comune dove il matrimonio è stato iscritto (o trascritto in caso di nozze religiose). L’associazione degli avvocati matrimonialisti ha chiesto al governo che la procedura vada eseguita sempre da due avvocati, uno per coniuge, perché, spiega il presidente Gian Ettore Gassani, «il coniuge “forte” potrebbe con minacce, pressioni e violenze ottenere una firma in qualche modo estorta». I l decreto legge sulla semplificazione della giustizia civile, pubblicato venerdì sulla Gazzetta Ufficiale e già per alcune parti operativo (per altre si prevedono diversi tempi di decorrenza), introduce il «divorzio fai da te». Sarà più facile, veloce ed economico separarsi o divorziare con la procedura della negoziazione assistita di un avvocato, che depositerà l’atto privato al Comune dove è stato iscritto il matrimonio. Oppure ci si potrà rivolgere direttamente all’ufficiale di sta- Con i figli minorenni tutto resta come prima N essuna negoziazione assistita o ricorso agli ufficiali di stato civile sarà possibile nel caso di separazioni e divorzi con figli minorenni, figli portatori di handicap gravi o figli anche maggiorenni ma non ancora economicamente autosufficienti. In questi casi, che sono poi la maggioranza delle 88 mila separazioni e dei 60 mila divorzi che avvengono ogni anno, tutto resta com’è. In caso di separazioni giudiziali poi, quand’anche il divorzio diventi «brevissimo», i procedimenti continueranno a durare anche sei, sette, persino dieci anni, con ricadute conflittuali e psicologiche su ex coniugi e figli. «Dal 2001 si parla di istituire i Tribunali della famiglia — dice l’avvocato Gian Ettore Gassani —. Purtroppo sulla famiglia, settore cruciale oggi, non si possono fare riforme a costo zero. Continueranno i conflitti, continuerà il peso sostenuto dai tribunali, e senza la mediazione familiare non diminuiranno femminicidi e stragi familiari. Bisogna riqualificare i magistrati, la metà dei quali non è preparata sul diritto di famiglia, e anche gli avvocati, che non possono comunque sostituire psicologi e mediatori». to civile, senza la mediazione di un legale. In nessun caso, comunque, si potrà accedere alla negoziazione assistita se ci sono figli minorenni, figli con gravi handicap e anche figli maggiorenni non economicamente autosufficienti. Intanto al Senato è in discussione la legge sul «divorzio breve», che accorcerà i tempi della separazione (da 3 a 1 anno-6 mesi). Testi a cura di Mariolina Iossa © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il patrimonio I tempi Quando non serve nemmeno l’aiuto del legale Bisogna ancora attendere tre anni dalla separazione I L a negoziazione assistita applicata a separazioni e divorzi è una «piccola rivoluzione». Infatti, non modifica i presupposti della separazione consensuale e del divorzio, che sono poi, per dirla con parole semplici, il pieno accordo dei coniugi. Insomma, sarà facile e veloce solo nei casi facili. Inoltre, nulla cambia sui tempi del divorzio, che dovrà comunque essere chiesto trascorsi tre anni dalla separazione. Tuttavia al Senato è in discussione una legge già approvata ai primi di agosto dalla Camera con 381 voti favorevoli, 30 contrari e 14 astensioni, che taglierà di molto i tempi della separazione. Infatti più che di divorzio breve dovremmo parlare di separazione breve . Per il divorzio, in caso di procedimento giudiziale e soprattutto di conflitto tra ex coniugi, i tempi restano lunghi. Ad ogni modo, se anche il Senato ci mettesse il sigillo, sarà possibile passare dalla separazione consensuale alla fase del divorzio in sei mesi, e da quella giudiziale al divorzio in un anno, indipendentemente dalla presenza di figli. ILLUSTRAZIONE DI PAOLA FORMICA l «divorzio fai da te» sarà possibile anche senza l’avvocato ma non è immediatamente operativo, lo sarà soltanto 30 giorni dopo l’entrata in vigore della conversione in legge del decreto, quindi presumibilmente fra tre mesi. I coniugi potranno recarsi davanti agli ufficiali di stato civile e lì faranno richiesta congiunta di separazione o di divorzio e potranno eventualmente anche chiedere il cambiamento delle condizioni di separazione e divorzio. Anche in questo caso è evidente che ci deve essere pieno consenso della coppia che dovrà sottoscrivere una domanda «amministrativa». Gli accordi depositati davanti all’ufficiale di stato civile, tuttavia, non potranno contenere «patti di trasferimento patrimoniale», cosa possibile invece se l’accordo viene fatto con la negoziazione assistita dell’avvocato. «Sarebbe opportuno però — dice Gian Ettore Gassani — che per patrimoni di una certa consistenza, mobiliari e immobiliari, subentrasse comunque una qualche forma di controllo del giudice per evitare pressioni e costrizioni da parte del coniuge “forte”». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ La stima Percorso velocizzato per trentamila coppie L a riforma della giustizia civile, che «sfiora» con la negoziazione assistita anche separazioni e divorzi, ha l’evidente scopo di alleggerire il carico pendente dei tribunali civili. La possibilità di divorziare o di separarsi più facilmente, senza andare davanti ad un giudice e persino senza l’assistenza dell’avvocato, potrà spingere molte coppie a evitare liti inutili per velocizzare tutta la procedura e risparmiare soldi. Ma, molto opportunamente, il governo ha escluso il «grosso» di separazioni e divorzi da questa modalità facilitata perché quando di mezzo ci sono i figli l’intervento del giudice è garanzia per il minore. E per i figli maggiorenni non sono ancora in grado di mantenersi da soli. A conti fatti, dunque, sui cinque milioni e mezzo di cause civili pendenti, «quelle di separazione o divorzio sono 350 mila circa — sottolinea Gian Ettore Gassani —. Di queste rientrerebbero nella riforma sulla negoziazione assistita, non più di 20, 30 mila separazioni e divorzi, quindi una piccolissima parte. Giudizio positivo sulla buona volontà ma ci vuole ben altro». La fuga MA NON SIAMO ANCORA ARRIVATI A UNA VERA RIFORMA Fine dei viaggi all’estero per aggirare le regole di CESARE RIMINI I l decreto legge sulla semplificazione della giustizia civile che rivoluziona le modalità per ottenere la separazione e il divorzio, se c’è l’accordo tra i coniugi, può apparire una tempesta in un bicchier d’acqua ed è comunque una tempesta incompleta. Basta pensare infatti che l’intervento legislativo riguarda solo l’ipotesi in cui non ci sono figli minorenni o maggiorenni, ma non autosufficienti. La grande semplificazione che dovrebbe alleggerire il lavoro dei giudici riguarda casi che già sono semplici e non richiedono lunghe udienze, perché, quando c’è l’accordo, il lavoro dei magistrati già ora è ridotto. Ben altri sono i casi delle lungaggini infinite nel campo del diritto di famiglia. Invece sul piano ideologico la novità è dirompente, i cittadini sono costretti a ricordi e a riflessioni: la battaglia per l’approvazione del divorzio, che ricorda quella di Enrico VIII con la chiesa di Roma, si è conclusa nel 1970, ma già nel 1974 ci fu il secondo scontro sociale per il referendum abrogativo del divorzio. La politica e la chiesa parteciparono a tutti questi scontri e ancor oggi il nostro divorzio continua a essere regolato come l’estremo rimedio concesso dalla legge a fronte dell’accertamento, dopo tre anni dalla separazione, dell’impossibilità di ricostruire l’unione di vita tra i coniugi. È chiaro che in una situazione legislativa di questo tipo, dire che per divorziare non c’è bisogno nemmeno di andare di fronte a un giudice, ma basta un accordo firmato davanti all’avvocato, oppure firmato di fronte all’ufficiale di stato civile, ci porta all’avanguardia anche tra i famosi paesi del divorzio facile. Ma non c’è dubbio che la soluzione pratica si integra molto malamente sull’attuale normativa del divorzio e il buonsenso vorrebbe che la riforma sul divorzio avvenisse in unico contesto, completo nei suoi aspetti, prima di tutto per i cittadini, che di un po’ di chiarezza avrebbero bisogno. © RIPRODUZIONE RISERVATA I l decreto legge può essere anche una leva per ridimensionare il fenomeno tutto italiano del cosiddetto «turismo divorzile». Nella maggior parte dei Paesi dell’Ue, infatti, la separazione non esiste, c’è direttamente la richiesta di divorzio. Nessun «periodo di riflessione». Molti italiani, quindi, vanno all’estero, per esempio a Bucarest, in Romania, prendono la residenza affittando un monolocale a 30 euro o 50 euro al mese, quindi dopo sei mesi , con una spesa che non supera i 4 mila euro tutto compreso (anche avvocato e spese per la traduzione in italiano della sentenza scritta in romeno) ottengono il divorzio e poi depositano l’atto all’ufficiale di stato civile italiano. Esiste infatti una direttiva Ue del 2001, che prevede la convalida del divorzio ottenuto in altri Paesi membri se si è residenti in uno di quei Paesi. «Gli americani hanno scritto articoli su questo nostro fenomeno — dice Gassani —. Non potevano credere che nella culla del diritto lo Stato costringa i suoi cittadini ad andare all’estero per divorziare più in fretta. La separazione a mio avviso è da abrogare oppure da rendere facoltativa per i credenti e per chi lo desidera». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Sudoku Diabolico 1 3 8 9 7 Giochi e pronostici 8 7 1 3 9 5 2 Puzzles by Pappocom 6 LA SOLUZIONE DI IERI 1 9 7 5 4 1 3 6 2 4 1 Altri giochi su www.corriere.it Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 8 7 9 8 6 1 2 4 3 5 6 4 3 8 5 9 7 1 2 2 1 5 7 4 3 8 6 9 3 7 1 9 2 6 5 4 8 4 2 9 5 8 1 3 7 6 8 5 6 3 7 4 2 9 1 5 3 7 1 9 8 6 2 4 1 8 2 4 6 7 9 5 3 9 6 4 2 3 5 1 8 7 Lotto Estrazioni di sabato 13 settembre 2014 BARI CAGLIARI FIRENZE GENOVA MILANO NAPOLI PALERMO ROMA TORINO VENEZIA NAZIONALE 26 22 76 67 33 60 11 2 50 19 50 34 85 59 31 17 47 86 89 37 85 67 5 65 30 39 77 52 54 26 36 61 7 40 81 73 63 9 40 39 42 35 48 32 8 47 64 45 45 45 49 41 22 88 55 10eLottoI numeri vincenti 2 5 11 17 19 22 26 31 33 34 37 47 50 59 60 67 76 85 86 89 26 Numero Oro SuperenalottoCombinazione vincente 7 20 25 51 65 87 58 numero Jolly 50 numero SuperStar Jackpot indicativo prossimo concorso:27.200.000,00 Ai 6: - Ai 4: 310,69 Ai 3 stella: 1.631,00 Ai 3: 16,31 Ai 2 stella: 100,00 Ai 5+ Ai 5 stella: - Agli 1 stella: 10,00 Ai 5: 26.208,48 Ai 4 stella: 31.069,00 Agli 0 stella: 5,00 Lotto Svizzero 8 9 19 27 33 39 1 Chance www.corriere.it/giochiepronostici Joker 9 2 0 0 8 9 Replay 5 26 Cronache Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # In città Scienziati di tutto il mondo riuniti a Zurigo per capire come eradicarla A Milano la pianta giapponese che aggredisce gli edifici MILANO — È un Attila del mondo vegetale, dove c’è lei non cresce l’erba, un’irriducibile pianta spontanea e perenne, tanto bella quanto invasiva che è stata inserita nella black list delle specie da «monitorare, contenere, eradicare» in Val d’Aosta e Lombardia. Ma i botanici di mezza Europa avvertono: «Non c’è modo di eradicarla, resiste a tutti i diserbanti e le risorse per contenerne l’espansione sono poche». Si chiama Poligono del Giappone, ama l’acqua e le zone freddo-umide, ed è arrivata anche a Milano. È stata individuata nel Parco Adda Nord, nel Parco del Ticino tra Gallarate e Malpensa, a Vigevano, durante la posa di un metanodotto, a Tradate nel Parco Pineta, nel parco di Monza e ora anche alla periferia Est di Milano, dove il Lambro scorre tra ciò che resta dell’ex stabilimento Innocenti di Lambrate e il nuovo quartiere Rubattino. Cresce rigogliosa, piante alte quanto un uomo, insieme alla cicuta , che sola sembra in grado di resisterle: si espande lungo gli argini del corso d’acqua, grazie alla corrente che trasporta i frammenti del rizoma, la sua radice. Nel Regno Unito, dove molte case sono dotate di un giardino, le proprietà invase da questa specie si svalutano di ILLUSTRAZIONE DI ANTONIO MONTEVERDI Si chiama Poligono, in Gran Bretagna deprezza le case 30.000 sterline e le banche tolgono le ipoteche. «Il problema c’è ed è quasi impossibile controllarlo», titolava il Daily Telegraph lo scorso luglio. «Coppia costretta a demolire la casa dopo l’invasione del Poligono del Giappone», faceva eco il Daily Mail. E pensare che il Japanese Knotweed (Reynoutria japonica) fu importato proprio in Inghilterra negli anni Venti dell’800, gli fu addirittura conferito un premio come miglior pianta ornamentale e dalle sue radici in Oriente estraggono un potente antiossidante (il resveratrolo, lo stesso dell’uva). Oggi, invece, è una pianta killer, che è reato anche solo sfalciare, perché come un «alien» si riproduce da minuscoli frammenti. L’invasione Il «Poligono del Giappone» arrivata nei giardini della zona di via Rubattino a Milano (Marfisi) La scheda La «lista nera» «Poligono del Giappone» è una pianta spontanea e perenne appena inserita nella «lista nera» delle specie da «monitorare, contenere, eradicare» in Val d’Aosta e Lombardia Le caratteristiche Questa pianta ama l’acqua e le zone freddo-umide, ed è arrivata anche in città: è stata individuata nel Parco Adda Nord, nel Parco del Ticino tra Gallarate e Malpensa, a Vigevano, a Tradate nel Parco Pineta, a Ostana, nel parco di Monza e anche alla periferia Est di Milano A fine agosto il Cantone di Zurigo ha organizzato un Workshop riunendo tutti gli esperti dei Paesi infestati e lanciando l’allarme. Erano presenti anche i rappresentanti delle ferrovie di Svizzera, Austria e Germania e le autorità delle vie d’acqua austriache. Ci si chiederà perché in Oriente la Reynoutria japonica non fa così paura. «Si presume che abbia degli antagonisti che qui non ci sono, incluso un insettino – spiega Gabriele Galasso, botanico del Museo di Storia Naturale di Milano, l’esperto coinvolto nel gruppo di lavoro internazionale –, che però non sappiamo cosa potrebbe fare inserito in un ambiente diverso». Si pensi ai danni che il tarlo asiatico, o cerambice dalle lunghe antenne (Ano- plophora chinensis.) sta facendo ai nostri boschi. Anche in Italia la Reynoutria japonica, insieme ad altre specie dello stesso genere, può essere considerata una delle entità più invasive. «Introdotta intorno alla metà del XIX secolo come pianta ornamentale — aggiunge il dottor Galasso —, è stata in seguito coltivata anche al di fuori di parchi e giardini per interventi di consolidamento del suolo. La sua presenza allo stato spontaneo è documentata dal 1875, e da allora ha iniziato ad espandersi in modo allarmante». I botanici hanno anche già verificato attraverso l’analisi dei caratteri morfologici e del numero cromosomico che la Reynoutria japonica al di fuori del Giappone «è un unico clone, femminile, derivato da quella prima piantina ornamentale importata all’inizio dell’Ottocento in Inghilterra», che s’è riprodotta per via vegetativa invadendo un paese Il rimedio La pianta resiste anche ai diserbanti, secondo i botanici occorre scavare e bruciare le radici L’espansione Introdotta come elemento ornamentale, si è estesa seguendo i corsi d’acqua dopo l’altro: uno scenario che supera la fantascienza. Prima che se ne comprendesse la pericolosità (i suoi fusti bucano l’asfalto e l’unica soluzione è scavare in profondità, rimuovere i rizomi e bruciarli), fu anche importata una specie con foglie più grandi (Reynoutria sachalinensis) che ha generato un ibrido bohemica, più forte e invincibile dei suoi genitori. Quella che sta crescendo al Rubattino.La stessa che Galasso aveva individuato per la prima volta nell’87 insieme a colleghi fiorentini e ad esperti del Corpo Forestale dello Stato, a Subbiano, in provincia di Arezzo, dove scorre l’Arno. Paola D’Amico [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 Cronache 27 italia: 51575551575557 # L’evento A Padova si inaugura la nuova struttura destinata a diventare «la più straordinaria esposizione del genere» Il futuro Una veduta della nuova parte dell’orto botanico di Padova, che verrà inaugurata domani, sullo sfondo della basilica di Santa Giustina. Le piante sopravvivono grazie anche allo sfruttamento di una sorgente d’acqua che si trova sotto la struttura a 284 metri di profondità. Il nuovo orto lavorerà in stretta collaborazione con le iniziative dell’Expo di Milano Ecco l’orto botanico delle meraviglie Il più antico è diventato avveniristico Raccolte oltre 1.300 specie rare. «Lavoreremo insieme con Expo 2015» di GIAN ANTONIO STELLA «Piombò sulla città di Padova e particolarmente sull’Orto, nel dì 26 agosto 1834 una grandine di mole sì sterminata che malconce, ferite o morte le piante che a quel tempo erano tutte all’aperto, e rotti i tetti degli edifizii e fracassati i vetri delle sue serre, ridusse in brev’ora dalla floridezza passata le sue piante ad un ingombro di foglie lacere, di frondi spezzate, di tronchi ignudi; i suoi coperti, i suoi vasi a un cumulo di macerie». Pareva impossibile, dopo quella «bomba d’acqua» descritta a metà Ottocento da Roberto de Visiani, che l’Orto Botanico di Padova tornasse a nuova vita. Tornò a rinascere, invece. E proprio come certe piante sembrano perdute e al contrario, a sorpresa, buttano una mattina delle nuove gemme, così il più antico Hortus simplicium o Hortus medicus del mondo è rinato più volte. Fino a diventare così celebre da essere riconosciuto nel ‘97 come Patrimonio Mondiale dell’Umanità perché «è all’origine di tutti gli orti botanici del mondo e rappresenta la culla della scienza, degli scambi scientifici e della comprensione delle relazioni tra la natura e la cultura» e «ha largamente contribuito al progresso di numerose discipline scientifiche moderne, in particolare la botanica, la medicina, la chimica, l’ecologia e la farmacia». Una funzione essenziale. Tre secoli prima del dilagare sul web di guaritori e ciarlatani dalle pozioni stupefacenti, l’eccellentissimo dottor Fulvio Gherli, «medico attuale dell’altezza serenissima Signor principe Foresto d’Este», dava alle stampe un volume intitolato «I medicamenti posti alla pietra del paragone. O sia una disamina di tutti i Rimedj delle Speziarie, in cui si scoprono tutti gli errori di molti speziali nel fabbricarli, e di non pochi medici nell’ordinarli, facendo in tal modo conoscere la vera idea del medico pratico». Erano troppi, ancora nel 1722, a commettere sbagli fatali nell’uso di La storia La fondazione L’Orto botanico di Padova viene fondato nel 1545 su delibera del Senato della Repubblica Veneta (foto sotto in una stampa d’epoca). È il più antico Orto universitario del mondo che sia rimasto nella collocazione originaria: erbe medicinali descritte in opere antichissime quali il Papiro di Erbes in Egitto, l’erbario dell’imperatore cinese Shen Nung o i Veda della civiltà indiana, compilati tremila anni prima di Cristo. E non sbagliavano solo certi trafficoni della salute: anche tanti medici. Per questo due secoli prima, nel 1545, il Senato veneziano aveva voluto che l’università patavina desse vita a due passi dalla Basilica del Santo, in quello che oggi è il centro storico cittadino, al progetto di Francesco Bonafede, studioso dei «semplici», le piante medicinali. E per questo l’orto padovano, protetto nel 1522 da un muro di cinta per proteggerlo dalle continue incursioni dei ladri, è stato per secoli il fiore all’occhiello, in senso letterale, dell’ateneo veneto. Via via arricchito con migliaia di piante (seimila, oggi) di specie diverse, dall’albero d’alto fusto alla piantina nana amorevolmente curata in qualche spicchio di terra recintato con bassi muretti ordinatissimi. Di alcune piante è rimasta traccia solo alla voce «curiosità»: come la patata, originaria del Perù, della Bolivia, del Messico e del Cile, che qui venne conserva anche le principali caratteristiche scientifiche e architettoniche Il modello Proprio le sue caratteristiche architettoniche hanno rappresentato nei secoli un modello per altro orti botanici in Italia e nel mondo: da Leida a Lisbona, da Uppsala a Bratislava Patrimonio dell’Umanità È l’unico esempio planetario di orto-giardino (insieme con il Kew Garden londinese, molto più grande ma molto meno antico) benedetto come patrimonio dell’umanità Oggi Sono seimila le piante ospitate nell’Orto, di specie diverse, dall’albero d’alto fusto alla piantina nana, dal gigantesco platano orientale del 1680 col fusto scavato forse da un fulmine, al ginkgo maschio con un ramo femmina piantato nel 1750, fino alla magnolia probabilmente del 1786 In centro L’Orto botanico di Padova si trova nel centro storico, tra le grandi basiliche di Sant’Antonio e di Santa Giustina, vicino ai più importanti monumenti cittadini. Nella foto sopra, una delle fontane piantata per la prima volta in Italia. Altre sono ancora qui, cariche di secoli e di fascino. Come il gigantesco platano orientale del 1680 col fusto scavato forse da un fulmine o un ginkgo maschio con un ramo femmina piantato nel 1750 o una magnolia probabilmente del 1786. E su tutti una palma di S. Pietro messa a dimora nel 1585, conservata in una antica serra ottagonale e resa famosa da Goethe, che ne trasse spunto per «La metamorfosi delle piante» dopo aver passato ore a studiarla alla fine di settembre del 1786: «Le foglie che sorgevano dal suolo erano semplici e fatte a lancia; poi andavano dividendosi sempre più, finché apparivano spartite come le dita di una mano spiegata…» A farla corta, questo gioiello che tiene insieme la storia e la botanica, la medicina e l’architettura ed è l’unico esempio planetario di orto-giardino (insieme con il Kew Garden londinese, molto più grande ma molto meno antico) benedetto come patrimonio dell’umanità, potrebbe vivere di rendita. Ma può una creatura vivente come un giardino rimanere vivo, scusate il bisticcio, senza rinascere buttando nuove gemme? No, ha ris p o s t o l ’ u n i ve r s i t à d i Padova. E così, una decina di anni fa, «con l’obiettivo di rimanere innovativi come lo erano stati costruendo l’orto nel Cinquecento», spiega il rettore Giuseppe Zaccaria, è stato deciso di ampliare l’antico e struggente Hortus simplicium, che ospita tra l’altro un itinerario studiato espressamente per non vedenti e ipovedenti, con uno spazio dedicato alla biodiversità. Una serra immensa ma leggera, progettata dall’architetto Giorgio Strappazzon, tutta luce e vetro e acciaio, lunga centodieci metri e alta diciotto, che si riflette in un gioco reciproco di specchi in enormi vasche piene di piante acquatiche tra l’orto antico e le cupole della Basilica del Monastero di Santa Giustina dei benedettini. Obiettivo: «Creare un percorso “fitogeografico” (dall’America all’Africa, dall’Asia all’Europa, fino all’Oceania) e assieme un viaggio attraverso i biomi del pianeta: dalle aree tropicali alle zone subumide, dalle zone temperate a quelle aride. Per rendere visibile il patrimonio di biodiversità che ogni angolo della Terra custodisce, dal più ricco al più povero, dal più protetto al più minacciato». Ed ecco piante che vivono nelle foreste pluviali tropicali e nelle savane, nei deserti americani e in quelli africani. Ospitate nelle condizioni giuste grazie all’energia solare, all’utilizzo delle brezze o all’acqua di un pozzo artesiano che, prelevata a 284 metri di profondità, assicura una temperatura costante a 24 gradi permettendo di vivere tutto l’anno alle piante acquatiche tropicali. Certo, per quanto siano milletrecento alcune delle quali spettacolari e a starci in mezzo sembrino tantissime (le preferite dai ragazzi, potete scommetterci, saranno le piante carnivore) si tratta solo di una piccola parte del patrimonio vegetale planetario. Né potrebbe essere diversamente: il 99,5% degli esseri viventi presenti sul pianeta, spiegano i curatori dell’Orto, «appartiene a specie vegetali» e solo il 10% di queste specie «è conosciuto mentre si stima che ogni giorno si estinguano centinaia di specie mai conosciute». Fatto sta che, dopo l’inaugurazione fissata per domani, come spiega il prefetto (cioè il direttore) della struttura, Giorgio Casadoro, l’Orto è destinato a diventare «la più straordinaria esposizione italiana della diversità botanica mondiale. La più antica e insieme, nella sua parte nuova, la più avveniristica». Con un occhio all’Expo: «Noi daremo la massima visibilità a loro e loro nel Padiglione Italia daranno la massima visibilità a noi», dice il rettore, «Ma soprattutto hanno affidato a noi la cura della mostra sulla diversità botanica delle regioni italiane. E sarà una ulteriore occasione per ricordare il ruolo del nostro Orto, che per secoli ha visto arrivare qui piante medicinali da tutto il mondo e da qui diffondersi nel mondo la sapienza scientifica sul loro uso». © RIPRODUZIONE RISERVATA Insula spa Santa Croce, 505 - 30135 Venezia Tel. 041 2724354 - fax 041.2724182 - www.insula.it [email protected] - [email protected] Avviso di bando gara lavori Oggetto: Appalto n. 15/2014. Procedura Aperta. Intervento di efficientamento energetico/manutenzione edilizia degli immobili residenziali ERP di proprietà del Comune di Venezia Marghera - Porta Sud - Realizzazione coimbentazione con sistema a cappotto. Lotto 1. R.I. 19990. G. 266. C.I. 13367. Commessa PB.674. CUP F79F13000080001. CIG 5820053BA9. Termine per il ricevimento delle offerte: 13/10/2014 entro ore 12:00, pena l’esclusione. Importo complessivo dell’appalto (compresi oneri sicurezza, esclusa I.V.A.) € 1.099.832,58 di cui a) importo soggetto a ribasso: lavori a misura euro 1.002.800,02; b) importo non soggetto a ribasso: oneri per la sicurezza euro 97.032,56. Lavorazioni, di cui si compone l’intervento: Cat. OS7 classifica III per l’importo di euro 1.099.832,58. Criterio di aggiudicazione: prezzo più basso determinato mediante ribasso sull’elenco prezzi posto a base di gara con l’esclusione automatica delle offerte. Il bando integrale è pubblicato sulla Gazzetta n. 103 serie G.U. V serie speciale - Contratti pubblici del 10/09/2014, all’Albo pretorio del Comune di Venezia e sui siti: www.insula.it e www.serviziocontrattipubblici.it, dai quali è scaricabile unitamente al disciplinare di gara. Responsabile del Procedimento: ing. Umberto Benedetti. Venezia, li 5 settembre 2014 Insula spa Il Direttore Generale - dott.ssa Alessandra Bolognin Insula spa Santa Croce, 505 - 30135 Venezia Tel. 041 2724354 - fax 041.2724182 - www.insula.it [email protected] - [email protected] Avviso di bando gara lavori Oggetto: Appalto n. 16/2014. Procedura Aperta. Intervento di efficientamento energetico/manutenzione edilizia degli immobili residenziali ERP di proprietà del Comune di Venezia Marghera - Porta Sud Realizzazione coimbentazione con sistema a cappotto. Lotto 2. R.I. 19991. G. 267. - C.I. 13367. Commessa PB.674. CUP F79F13000080001. CIG 5820074CFD. Termine per il ricevimento delle offerte: 14/10/2014 entro ore 12:00, pena l’esclusione. Importo complessivo dell’appalto (compresi oneri sicurezza, esclusa I.V.A.) € 1.077.267,09 di cui a) importo soggetto a ribasso: lavori a misura euro 1.020.046,97; b) importo non soggetto a ribasso: oneri per la sicurezza euro 57.220,12. Lavorazioni, di cui si compone l’intervento: Cat. OS7 classifica III per l’importo di euro 1.077.267,09. Criterio di aggiudicazione: prezzo più basso determinato mediante ribasso sull’elenco prezzi posto a base di gara con l’esclusione automatica delle offerte. Il bando integrale è pubblicato sulla Gazzetta n. 103 serie G.U. V serie speciale - Contratti pubblici del 10/09/2014, all’Albo pretorio del Comune di Venezia e sui siti: www.insula.it e www.serviziocontrattipubblici.it, nei quali è scaricabile unitamente al disciplinare di gara. Responsabile del Procedimento: ing. Umberto Benedetti. Venezia, li 5 settembre 2014 Insula spa Il Direttore Generale - dott.ssa Alessandra Bolognin TRIBUNALE TRENTO Abitazioni e box RABBI FRAZIONE FONTI LOTTO 3) Maso ristrutturato, denominato “Maso Bambi” identificato catastalmente dalla P.T. 2891 II, p.ed. 1480 e p.f. 785/2, C.C. Rabbi. Trattasi di un maso, di recente ristrutturazione, in ottimo stato di conservazione, avente una superficie lorda di 82 mq, arredato, e di un terreno di pertinenza di 898 mq. Prezzo base Euro 185.000,00 (compreso arredi). Vendita competitiva 31/10/14 ore 09.00 termine presentazione offerta il 30/10/2014 ore 09.00 c/o lo “Studio Notai Associati ReinaSpenaVangelistiZanoliniZiglio” sito in Trento, via Torre Verde n. 25. G.D. Dott.ssa Monica Attanasio. Curatori Fallimentari Dott. M. Zanolli e Dott.ssa Marilena Segnana. Per informazioni tel. 0461981438. Rif. FALL 10/11 TN220233 A4090698 ESTRATTO AVVISO DI AGGIUDICAZIONE Società appaltante: Fondazione Musica per Roma - Viale P. de Coubertin, n. 30 - 00196 Roma telefono 06/802411 - fax 06/80241277 email: [email protected]; Tipo di procedura: ristretta. Descrizione oggetto dell’appalto: Servizi Tecnici di Spettacolo presso il Complesso Immobiliare denominato Parco della Musica in Roma - Viale Pietro de Coubertin, 30. L’avviso integrale è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana V Serie Speciale n. 102 dell’8 settembre 2014 ed altresì disponibile sul sito internet www.auditorium.com. Il Responsabile del Procedimento (Arch. Antonella Belliazzi) Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Tel. 02 2584 6665/6256 - Fax 02 2588 6114 Via Campania, 59 - 00187 Roma Tel. 06 6882 8650 - Fax 06 6882 8682 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 - Fax 081 49 777 12 Via Villari, 50 - 70122 Bari Tel. 080 5760 111 - Fax 080 5760 126 RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano 28 italia: 51575551575557 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 29 italia: 51575551575557 Economia La lente Hi-tech CORRIERECONOMIA IL BONUS DRAGHI SUI MUTUI A TASSO VARIABILE «I tablet non sostituiranno la tv Le strategie per il piccolo schermo» L o si potrebbe definire una sorta di “bonus Draghi”. E’ quello di cui usufruiscono le famiglie indebitate con un mutuo a tasso variabile e tutti coloro che il mutuo intendono prenderlo in questa fase di mercato. I tassi, anche per effetto delle decisioni della Bce, sono scesi ai minimi storici e le banche oltretutto hanno preso a farsi concorrenza, abbassando gli spread, cioè la maggiorazione applicata ai parametri che determinano il prezzo del mutuo (Euribor o tasso Bce per i variabili, Eurirs per i fissi). I dati aggiornati sono presenti su CorrierEconomia di domani, dove viene sottolineata l’importanza crescente delle surroga, cioè la possibilità di cambiare per un mutuo in corso, la banca erogante senza costi legati alla pratica per ottenere un abbassamento della rata. L’operazione appare conveniente soprattutto per i finanziamenti accesi a tasso fisso quando il costo era superiore al 6% e permette di risparmiare, per chi voglia osare il passaggio al tasso variabile, anche oltre 200 euro al mese su un debito da 100mila euro. Le richieste di surroga oggi rappresentano oltre un terzo delle domande di finanziamento, le erogazioni finalizzate alla rottamazione dei vecchi prestiti stanno vivacizzando un mercato che altrimenti languirebbe perché quello che dovrebbe essere il suo motore, cioè l’acquisto di nuove case, non dà segni sensibili di miglioramento. Eppure le possibilità di comprare per chi abbia alle spalle una buona quota di risparmi e una buona capacità di far fronte a un mutuo, sono le migliori da anni. A parità di spesa oggi nelle principali città italiane si acquista una casa del 30% più grande rispetto a cinque anni fa. Come si arriva a questa conclusione lo spieghiamo domani su CorrierEconomia. Gino Pagliuca © RIPRODUZIONE RISERVATA «Le transizioni tra un sistema televisivo e un altro non avvengono in due o tre anni, ce ne vorranno molti di più prima che l’Ultra Hd si affermi» voi non è un problema? «No. Da un lato infatti se guardiamo al settore del digital imaging noi cerchiamo, ad esempio, di mettere i migliori schermi e le migliori fotocamere possibili all’interno dei nostri smartphone. Dall’altro cerchiamo di realizzare telecamere, fotocamere, tv che si situino nella fascia alta del mercato, mentre gli smartphone, che in quanto tali si trovano in fascia alta, hanno apparati al loro interno che, presi singolarmente, potremmo considerare di fascia bassa. Così Sony è in grado di essere presente in entrambi i mercati: quello degli smartphone e dei tablet e quello delle tv e delle fotocamere». Quindi tablet e smartphones non sostituiranno la tv nella fruizione dei contenuti? «Mai del tutto. Servono a scopi differenti e soprattutto offrono esperienze diverse al consumatore. Del resto scorporare la nostra divisione tv è stata una scelta strategica». Sony ha molto migliorato i suoi prodotti negli Kazuo Hirai, presidente e Ceo di Sony ultimi anni, penso a setl’orizzonte». tori come l’alta risoluzione auOltre al problema dei contenu- dio. Ritiene che per sopravvivere ti un grande operatore dell’elet- un’azienda debba mantenere tronica si trova a dover affronta- sempre un alto livello di qualità re anche una tendenza sempre percepita? E se sì come fare a far più evidente al giorno d’oggi. scoprire al consumatore il livello L’intrattenimento si concentra di qualità nascosta nei vostri sempre di più su uno o due pro- prodotti? dotti, smartphone, tablet… Per «Il punto fondamentale è riuscire a comunicare il perché un prodotto come, ad esempio, quelli che permettono di fruire della cosiddetta alta risoluzione audio, sia portatore di una grande esperienI contenuti za. Nei negozi si deve poter riproStiamo supportando la durre lo stesso tipo di dimostrazioni che sono possibili nelle fiere, distribuzione di in cui prodotti di diversa qualità contenuti ad altissima sono uno accanto all’altro. E c’è definizione, anche Netflix qualcuno che ce li fa provare». Il numero uno di Sony: così uniamo hardware e contenuti DAL NOSTRO INVIATO BERLINO — In un mondo in cui il progresso tecnologico è sempre più rapido il vero problema che devono affrontare ora i grandi player dell’elettronica è di trovare il modo di realizzare o far realizzare i contenuti adeguati ai nuovi standard che loro stessi hanno contribuito a creare. Poche persone sul pianeta sono in grado di parlare con cognizione di causa di questi temi più di Kazuo Hirai, 53 anni, presidente ed amministratore delegato di Sony, l’unico grande operatore dell’elettronica che, a livello globale, produce da un lato l’hardware e dall’altro i contenuti (cinema fiction, ecc…). Mr. Hirai l’industria dell’elettronica sta affrontando un problema di carenza di contenuti? Pensando ad esempio all’altissima definizione video, la cosiddetta Ultra Hd, noi consumatori possiamo acquistare gli apparecchi, ma i contenuti scarseggiano. Sony sta facendo qualcosa per incrementarli? «Assolutamente sì. Ci stiamo muovendo in due direzioni. Da un lato stiamo supportando tutte quelle iniziative nel mondo che permettono di distribuire contenuti in alta definizione, sia via satellite che attraverso la banda larga. Negli Stati Uniti abbiamo creato un sistema di distribuzione di programmi e video in Ultra Hd, ma supportiamo anche produttori e distributori di contenuti come Netflix, negli Usa e in altri Paesi, La multinazionale giapponese Il peso in % dei diversi business in cui opera 51,7 Semiconduttori Aziendale 46,5 Componenti 7,8 10,7 14,8 6,3 1,8 Altro 61,9 Prod. immagini digitali 0,7 35,8 7,8 17,9 2013 10,8 8,6 14,6 58,5 40,8 0,7 Televisioni Audio e video Altro mentre in Giappone stiamo testando un sistema di distribuzione di contenuti in altissima definizione via satellite. Ma i nostri concorrenti coreani fanno lo stesso e sono convinto che anche in Italia ci sia chi sta progettando di distribuire trasmissioni in Ultra Hd sia attraverso il satellite che con la ❜❜ I formati Dobbiamo essere pazienti e non continuare a parlare sempre di nuovi formati all’orizzonte Soluzioni professionali D’ARCO Produzione & soluzioni immagini Giochi Produzioni e comunicazioni mobili 2,3 Altro 60,1 Intrattenimento e suono casa Comunicazioni mobili Dispositivi 39,4 Musica Prod. personale e mobile 0,5 Altro Immagini Servizi finanziari Tutto il resto banda larga. In secondo luogo ci stiamo dando da fare nell’ambito della produzione di contenuti in Ultra Hd attraverso Sony Pictures: abbiamo in programma e stiamo producendo numerosi contenuti in altissima definizione, dai film a programmi per la tv. E’ l’unico modo per far affermare questo tipo di formato». I critici però dicono che l’elettronica progredisce troppo rapidamente, che ora abbiamo l’Ultra Hd, poi però tra due o 3 anni avremo l’8k o Super Hi-Vision… «Le transizioni tra un sistema televisivo e un altro non avvengono in due o tre anni, ce ne vorranno molti di più prima che l’Ultra Hd si affermi. Dobbiamo essere pazienti e non continuare a parlare sempre di nuovi formati al- ❜❜ Marco Letizia © RIPRODUZIONE RISERVATA Industria Al via la nuova società Industria Italiana. Il nodo delle differenze nel costo del lavoro Finmeccanica e King Long, nasce il polo degli autobus Occupazione, ricollocati tutti gli addetti della Bredamenarini e dell’ex Irisbus MILANO — La produzione degli autobus urbani a Bologna nello stabilimento della Bredamenarini, dove avrà sede anche la testa pensante della nuova società. La fattura dei mini-bus per le città d’arte (i nuovi “Pollicino”), gli scuolabus, la manutenzione del parco vetture ormai vetusto di regioni, comuni, province (sarebbero circa 25mila i mezzi da risistemare in Italia perché troppo inquinanti o poco sicuri) invece a Flumeri (Avellino) nell’ex stabilimento Irisbus di proprietà di Cnh (gruppo FiatChrysler) attualmente in dismissione. Una volta – riempiendoci un po’ il petto – le avremmo chiamate politiche industriali. Più prosaicamente ora potremmo dire che sta nascendo un polo dell’autobus tricolore che va sotto il nome di Industria Italiana Autobus, la newco partecipata con una quota minoritaria (20%) da Finmeccanica (controllante della Bredamenarini) e per il restante 80% dalla filiale italiana del colosso cinese King Long delle fami- 20% La quota detenuta da Finmeccanica in Industria Italiana Autobus, il restante 80% è della filiale italiana del colosso cinese King Long glie Del Rosso e Vinella (con un peso paritetico al 40%). La firma dell’intesa preliminare tra i due soggetti di Industria Italiana Autobus è finalmente arrivata venerdì dopo mesi di trattative al ministero dello Sviluppo con la regia del viceministro Claudio De Vincenti e del responsabile dell’unità di crisi del dicastero Giampiero Castano. E significa – in attesa del via libera da parte di Cnh per Flumeri, i cui vertici verranno convocati a stretto giro a Roma per suggellare l’operazione di vendita dello stabilimento campano – la totale ricollocazione dei quasi 500 lavoratori ora in cassa integrazione nei due impianti, quello emiliano e quello nella Valle Ufita, i cui ammortizzatori sociali sarebbero scaduti a dicembre. A ben vedere per Finmeccanica c’è la possibilità – messa nero su bianco nell’accordo preliminare – di un’opzione put da poter esercitare al termine del terzo anno di uscita dalla newco, ma è solo una delle possibilità e comunque non c’è da fare troppi distinguo. Il piano industriale prevede il pareggio di bilancio già al ter- La riforma dei porti Merlo (Genova): più poteri ai presidenti delle Autorità Il decreto Sblocca Italia ha gettato le basi per la riforma dei porti e il presidente dello scalo di Genova ha subito inviato al ministro Lupi la sua proposta, presentata ieri sera alla Festa dell’Unità. Proposta “a costo zero” a cui Merlo lavorava da tempo e che non mancherà di far discutere dal momento che il porto di Genova, il principale in Italia con due milioni di container movimentati all’anno, è uscito polemicamente dall’associazione di categoria, Assoporti. I punti essenziali. Più poteri ai presidenti delle autorità che potranno autorizzare senza convocare i comitati portuali opere al di sotto dei quattro anni (oggi si convoca il comitato anche per alzare una gru o autorizzare un luna park). Tempi certi per le autorizza- zioni e le concessioni degli spazi portuali, dai 90 ai 120 giorni, limiti che impegnano anche i Comuni e oltre i quali vale il silenzio assenso, competenza dell’Agenzia delle Dogane per tutti i controlli (compresi quelli fitosanitari ecc.) oggi frammentati fra più soggetti, più possibilità di lavoro per le compagnie di portuali (a Genova i camalli) che potranno essere chiamati anche per le riparazioni navali ed altro. Incentivi per le autorità portuali che collaborino fra loro e per chi realizza infrastrutture ferroviarie, infine una ridefinizione delle responsabilità dei piloti del porto chiamati a manovrare navi sempre più grandi. E.D. © RIPRODUZIONE RISERVATA mine del 2015 anche sfruttando l’abbrivio dei 155 modelli da customizzare (riverniciare e rimettere in pista) eventualmente a Flumeri provenienti dalla Cina e già prenotati dalla filiale italiana di King Long. Poi si potrà tornare operativi anche nei bandi di gara degli enti locali, considerando che lo stabilimento campano – dove ci sono circa 290 maestranze – è fermo da più di tre anni, mentre su quello di Bologna c’è un’oggettiva sproporzione tra impiegati e operai che pende a favore dei primi e che induce a qualche riflessione sulla necessità di rimodulare i costi (del lavoro) tra i due impianti, forse anche attraverso un periodo di transizione attingendo agli ammortizzatori sociali. Al netto dei tecnicismi resta «la soddisfazione per le prospettive di rilancio di un’intera produzione», dice Castano. Nonostante qualche intoppo che stava rischiando di far saltare tutto proprio all’ultimo metro. Fabio Savelli © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 italia: 51575551575557 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 La storia Il manager del fondo moscovita Vtb Capital, pronto a rilevare le due aziende tricolore MILANO — Il suo nome è balzato all’attenzione delle cronache perché vuole portare sotto le insegne di Mosca i due pezzi dell’argenteria nazionale in vendita oggi nel mondo dell’abbigliamento di lusso e della gioielleria. Ossia la Roberto Cavalli, di cui sta negoziando l’acquisto del 60%, e la catena di negozi di oreficeria Stroili Oro in cordata con il fondo Clessidra di Claudio Sposito. Ma Timothy Demchenko, 41 anni, per tutti Tim, di strada e di affari ne ha fatti parecchi ed è ben conosciuto dal parterre finanziario della City di Londra e di Wall Street a New York. Ma la sua cifra è sempre stata l’understatement. Anche quando ha convinto sei anni fa il potente presidente esecutivo del colosso finanziario russo Vtb Group, Andrey Kostin, a fondare Vtb Capital, ossia il braccio per gli investimenti di private equity che avrebbe consentito alla casa madre di ramificare la presenza fuori dalle mura di Mosca e creare nuove opportunità di guadagno ma anche di relazioni. Una strategia condivisa appieno dal presidente Kostin che siede anche nel board Pirelli e in quello del suo nuovo socio al 13%, il gruppo Rosneft. Na to a M o s c a n e l 1 9 7 3 , Demchenko non è figlio di un oligarca russo, né è vicino alla nomenklatura del Cremlino, anche se la banca per la quale lavora è controllata al 40% dallo Stato russo. Insomma, si è fatto da so- Economia 31 italia: 51575551575557 60% la quota nella società Roberto Cavalli che Timothy Demchenko sta trattando per il fondo Vtb Capital 4,7 miliardi di dollari, il valore degli asset gestiti dal fondo Vtb Capital secondo gli ultimi dati disponibili relativi al 2012 Una sfilata a Milano della griffe Just Cavalli Le mosse di Tim il russo per comprare il lusso italiano La carriera e gli obiettivi di Demchenko, da Cavalli a Stroili Timothy Demchenko, 41 anni, detto Tim, manager del fondo Vtb lo. Anche se il suo percorso di studi tratteggia una famiglia di origini dalle buone disponibilità economiche: un master alla London business school, un dottorato in economia alla prestigiosa Accademia russa di studi politici un diploma al Chartered institute of management accountants di Londra. Residente nella City da oltre 20 anni, Tim ha subito avuto come sfera d’azione il mondo finanziario globale. Ha lavorato per Ibm e Siemens sulle sponde del Tamigi, sempre come responsabile finanza e investimenti.Ha collaborato all’apertura degli uffici di Deutsche Bank a Mosca. Poi è scattata la passione per il private equity. E come vetrina ha scelto uno dei fondi più reputati nel mondo anglosassone, la londinese Td capital fondata dagli ex banchieri Douglas Smith e Gordon Thomson. Insomma Tim è un business man russo di nuova generazione. Non ha dietro di sé il fardello dei Il curriculum Master a Londra, residenza nella City, ha lavorato per Ibm e Siemens legami personali troppo stretti con il premier Vladimir Putin, non ha mai lavorato per imprese russe del mondo statale e parla molte lingue. Chi lo conosce dice che è imbarazzato dalla questione delle sanzioni russe decise da Stati Uniti e Unione Europea nei confronti delle banche nelle quali il Cremlino detiene una quota di riferimento: Sberbank, Gazprombank, Veb, Russian agricultural bank e lo stesso istituto per cui lavora, la Vtb. Una situazione che rischia di mettere in tensione gli investimenti cui sta lavorando da mesi. Primi fra tutti Cavalli e Stroili. Tanto che per diluire la Il rapporto presenza di capitali di Mosca cerca coinvestitori alleati tra le fila di fondi pensioni e asset manager, già sottoscrittori di molti private equity inglesi. Pur con la volontà di assicurarsi la quota di maggioranza relativa. Per cercare di conquistare Stroili ha dovuto tendere la mano a un altro pretendente alla più grande catena di gioiellerie italiane: il fondo Clessidra. Di moda e lusso non è un esperto. Le aziende in cui il colosso Vtb Capital ha fin qui investito spaziano dal retail (Burger King Russia e i ristoranti Lenta) ai trasporti (Brunswick rail). Ma Tim sa che i consumatori russi sono un mercato in continua crescita per le griffe europee. Certo, per convincere Kostin ad affidargli la liquidità per investire nelle aziende più promettenti di Russia qualche buona relazione deve averla avuta. Visto che Kostin, ex ambasciatore a Londra , poi vice presidente della Banca centrale russa e da dodici anni presidente della Vtb, è molto vicino al governo di Mosca. Ne ha preso le redini all’epoca in cui la Banca centrale passò la proprietà di Vtb al Cremlino e poi la fece approdare in Borsa. Anche Kostin è appassionato di investment business e ha lasciato le mani libere a Demchenko. Che adesso è alla sua prima prova oltrefrontiera. Per la partita che ha ingaggiato sulla Roberto Cavalli il manager ha appena arruolato Deloitte che adesso ha messo sotto la lente i bilanci della griffe. Ci vorrà un po’ più di tempo del previsto prima che i consulenti portino a termine la radiografia dei conti. Occorrerà attendere ottobre. Lo stilista Cavalli si è impegnato a vendere. La squadra di Vtb Capital deve ancora decidere se apporre le ultime firme. Daniela Polizzi © RIPRODUZIONE RISERVATA Caro benzina, Italia in testa tra i grandi Paesi europei Gli automobilisti italiani quando vanno a fare il pieno subiscono prezzi e tassazione più alti se si considerano i cinque maggiori Paesi europei. A denunciarlo sono Adusbef e Federconsumatori che in uno studio mettono a confronto i costi in Italia, Spagna, Francia, Germania e Gran Bretagna e sollecitano il Governo ad intervenire rimuovendo «le storture per avviare la ripresa». «La perdurante crisi e i nuovi equilibri di mercato hanno portato ad un abbattimento dei consumi nazionali e ad un aumento dei prezzi di benzina e gasolio, anche dovuti agli aumenti del peso fiscale, comoda leva di tutti i governi succedutisi nei vari decenni» evidenzia lo studio. Ad agosto 2014 il prezzo alla pompa della benzina italiana è risultato il più alto rispetto a quello praticato dagli altri Paesi presi in esame (1,74116 euro contro 1,61301 della Gran Bretagna, 1,55700 della Germania, 1,49470 della Francia e 1,40689 euro della Spagna), con una crescita del +56,5% rispetto al 2009: peggio di noi hanno fatto Inghilterra (+67,9%) e Spagna (+62,1%). Magra consolazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA 32 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 UN INCONTRO ECCEZIONALE TRA DUE GRANDI INTERPRETI DEL NOSTRO TEMPO DAL 10 SETTEMBRE IN LIBRERIA CON BOMPIANI * E IN EDICOLA CON CORRIERE DELLA SERA A € 5,90 *prezzo libreria €7,00 **in aggiunta al prezzo del quotidiano ** “La grandezza misericordiosa di questo pontefice si misura nel suo rapporto con gli altri, nella sua ostinazione a continuare a voler fare il prete, di persona, al telefono, in tutti i modi.” FERRUCCIO DE BORTOLI Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 I sette giorni su Twitter di Luca Dalisi Ogni settimana un ospite suggerisce un libro al giorno ai follower de @la_Lettura. Ecco i consigli dell’illustratore Luca Dalisi. 33 italia: 51575551575557 Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Roberto Bolaño, «2666». Insegui tutte le tue ossessioni. Guarda in faccia i tuoi incubi e fanne letteratura assoluta. D. Foster Wallace, «Infinite Jest». L’Amleto del Novecento e l’Edipo americano in un comico e commovente caleidoscopio di storie. Beppe Fenoglio, «Una questione privata». Al centro del fuoco un freddo perfetto. Resistenza: epos corale e tragedia individuale. Anna Maria Ortese, «Il cardillo addolorato». Poesia declamata in sogno, il canto per un dolore che non può essere detto. Albert Camus, «L’uomo in rivolta». Accettare l’assurdo è, alla fine, atto d’amore verso il genere umano. Ben Katchor, Julius Knipl, «Real Estate Photographer». Poesia visiva pura per racconti in una sola tavola. Philip K. Dick, «Un oscuro scrutare». Fissa abbastanza a lungo uno specchio e ci vedrai un estraneo: te stesso. Cultura Liberarsi dalle gabbie costruite da noi stessi: oggi è online sul canale cultura del «Corriere» (www.corriere.it/cultura) il testo dell’intervento che, nell’ambito della rassegna Jewish and the City, lo psicanalista Luigi Zoja farà stasera alle 20.30 al Teatro Parenti di Milano nella «maratona di pensiero, musica, immagini» intitolata Da quale schiavitù dobbiamo liberarci? Carta e tv Andrea De Carlo è nato a Milano 62 anni fa. Tra l’altro, ha collaborato con Federico Fellini e con Michelangelo Antonioni e con il musicista Ludovico Einaudi. Dal novembre 2013 al marzo 2014, assieme agli scrittori Taiye Selasi e Giancarlo De Cataldo, è stato giudice su Raitre a «Masterpiece», il primo talent show letterario (foto di Malina De Carlo) di CINZIA FIORI S Il tetto rotto sul matrimonio Un danno notturno investe la vacanza italiana di una coppia Andrea De Carlo innesca una resa dei conti intima e morale d’essere accuditi implode in livore raziocinante per Craig e diventa smarrimento per Mara, che continua a porsi domande cui non sa rispondere e sfoga la sua confusione sulla pietra da scolpire. Il narratore non esita a mettere a nudo i sentimenti più bassi, in particolare quelli di Craig, che crede di controllare la propria emotività con la ragione ma, in realtà, ha l’intelletto governato da un ego ipertrofico. C’è una spietatezza nel riportarne i pensieri e le azioni che ricorda quella di Moravia nei confronti di alcuni suoi personaggi. Del resto, anche l’autore de Gli indifferenti aveva scritto un romanzo, diverso ma altrettanto minuzioso sulla coppia, L’amore coniugale. Ad accomunare i due autori è il gusto dei rapporti complicati, l’inesausta indagine sulle relazioni interpersonali e anche l’uso di inserire protagonisti di segno contrario. Ma il paragone si ferma qui. La preoccupazione, non l’impossibilità appartiene a Le scelte di Amedeo Feniello, storico del Medioevo, per i follower de @La_Lettura Il testo di Zoja su Corriere.it/cultura Anticipazione Nel suo diciottesimo romanzo, «Cuore primitivo» (Bompiani), l’autore torna ai temi a lui cari cene da un matrimonio in crisi. Dopo la critica sociale di Villa Metaphora, Andrea De Carlo torna a scrivere di rapporti di coppia. E lo fa soprattutto raccontando il sottaciuto, l’inespresso, le domande e le parole non rivolte che turbinano nella testa dei protagonisti. Ossia Craig, ex antropologo sul campo, da tempo quasi inconsapevolmente seduto sugli allori della celebrità; e Mara, scultrice che ha raggiunto la fama in Inghilterra, dove vive con il marito, pur continuando ad amare il paese ligure in cui abitava prima di incontrarlo. È proprio lì, durante una vacanza italiana, con il tetto di casa sfondato e gli operai che trapanano fin dall’alba per ripararlo, che il carcere di cattivi pensieri e autoinibizioni si fa soffocante. Il titolo del diciottesimo romanzo di De Carlo, Cuore primitivo (Bompiani, pp. 364, 18), nasce da una teoria di Craig Nolan, secondo il quale siamo ancora dominati dal cervello primordiale e, nonostante lo sviluppo della corteccia, ogni nostro gesto è determinato da ragioni ataviche biologicamente codificate. L’autore coglie, ancora una volta e non acriticamente, la tendenza di pensiero del momento, e impronta il monologo interiore all’antropologia delle relazioni. Non foss’altro perché Craig continua a parametrare le proprie riflessioni ai principi della sua specialità e non compie un atto senza analizzarlo alla luce degli studi esistenti. Il mondo è più che mai percezione soggettiva. La narrazione, infatti, si sviluppa per punti di vista alternati, un capitolo ciascuno per moglie e marito, con la minuziosa ricostruzione degli eventi, ma soprattutto dei pensieri. Sensibilità in urto reciproco che generano rancori, insofferenze, rimpianti. L’impossibile matrimonio tra risentimento e tacita richiesta Amedeo Feniello è il nuovo #twitterguest D e C a r l o , c h e t rova s e m p re un’uscita vitalista. Le bestie nere della sua poetica sono il conformismo e l’inautenticità. Perciò il personaggio di segno contrario, Ivo, un costruttore edile, incarna valori opposti. E porta scompiglio nell’oppressivo schema relazionale della coppia in disamore. Ivo è un campione di quella che Craig definisce la flessi- bilità morale italiana. È un istintuale, intuitivo, con una sua etica nonostante tutto. Ma è paradossale osservare come molte fondate ragioni di Craig appaiano torti, mentre gli indubbi torti di Ivo finiscano per esser percepiti come ragioni. È un frutto dell’accurata ricostruzione dei pensieri che mulinano nella testa dei tre. Dal settimo capitolo, infatti, il lettore viene Appuntamenti con il pubblico In libreria a Milano, poi Pordenone Andrea De Carlo ha esordito nel 1981 con Treno di panna, che venne pubblicato da Einaudi. I suoi libri, ora editi da Bompiani, sono stati tradotti in 26 Paesi. Cuore primitivo esce appunto per Bompiani (pp. 364, 18) e sarà in libreria mercoledì 17 settembre. Il giorno stesso l’autore incontrerà i suoi lettori a Milano al Mondadori Store di Piazza Duomo alle 18.30. L’indomani, giovedì 18, De Carlo parteciperà al festival letterario Pordenonelegge dove sarà protagonista di un reading alle 20.30 allo Spazio Itasincontra in Piazza della Motta. introdotto anche a quelli del costruttore. Bene e male sfumano i loro incerti contorni. Nell’Italia del malaffare i veri colpevoli sono altri. Sempre rifuggendo la psicologia, attenendosi invece alla fenomenologia dei moti interiori, De Carlo offre una base solida ai dialoghi e continua il suo peculiare percorso di indagine sui personaggi inaugurato con LeieLui e proseguito in Villa Metaphora. Dall’ultimo romanzo riprende anche l’uso delle onomatopee che, oltre a generare un effetto ironico, finiscono per trasformarsi in dati di realtà, in richiami oggettivi agli eventi in corso. A quasi sessantadue anni, dopo oltre trenta di successi, De Carlo sa quando ha in pugno il lettore. Il suo, in fondo, è un dialogo a puntate, un rapporto quasi personale che non può adagiarsi in un matrimonio «troppo maturo, intellettuale, esangue». L’arte di creare Murakami: «Scrittori, non risolvete tutti i misteri» dal nostro inviato MICHELE FARINA LONDRA — Lo scrittore «stagnino» («Mi vedo come artigiano, non come artista») si alza presto la mattina: «Ascolto un disco, un disco di vinile, mentre scrivo. Dopo 15 minuti non sento più la musica e penso solo a scrivere». I libri di Haruki Murakami, 65 anni, cominciano con una musica e una scatola di misteri. E così finiscono: «È importante che il mistero più importante in una storia venga risolto, altrimenti i lettori restano frustrati. Ma se un certo segreto rimane segreto» oltre la fine del libro, questo è un bene, dice Murakami in una rara intervista al «Guardian»: «Penso che i lettori ne abbiano bisogno». Forse è questo il traguardo dello «stagnino perfetto», un artigiano che non svela tutti i segreti: un lavoro di cesello «sfiancante, una discesa quotidiana nella cantina della mente e poi di nuovo su» alla ricerca della «frase giusta» o del «giusto cassetto di ricordi». L’autore di L’uccello che girava le viti del mondo e dell’ultimo L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio tradotto quest’anno da Einaudi (il titolo fa riferimento al disco di Liszt che ascoltava durante la stesura) ha pubblicato quest’estate in Giappone una raccolta di sei racconti scritti in tre mesi: Uomini senza donne. In questo periodo non lavora a nulla. L’anno prossimo, dice, potrebbe cominciare un nuovo lungo romanzo. Dischi e scrittura («come diceva Raymond Carver, una tortura») e poi riscrittura («la cosa che mi piace di più»). Fino a quando arriva il momento di dire fine: «Non mi pongo scadenze. Però a volte, quando non so smettere, ci pensa mia moglie. Mi dice: “Dovresti finirla qui”. E io obbedisco». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Premi «Morte di un uomo felice» (Sellerio) batte Michele Mari, Mauro Corona, Giorgio Falco e Fausta Garavini. A Claudio Magris il riconoscimento alla carriera Giorgio Fontana sorprende e stacca tutti, il Campiello è suo da Venezia MARISA FUMAGALLI V ittoria annunciata, si era detto ipotizzando che la Giuria popolare del Campiello 2014 convogliasse i suoi voti sull’uomo rude della montagne, il boscaiolo con la bandana. E cioè Mauro Corona, nato a Erto, testimone della tragedia del Vajont, in gara con La voce degli uomini freddi (Mondadori). Invece, le carte si sono sparigliate, come aveva auspicato Monica Guerritore, presidente della Giuria dei Letterati di questa 52° edizione. Corona si è piazzato al terzo posto, con 43 voti, su un totale di 291 validi. Il Super Campiello va a Giorgio Fontana, 33 anni, lombardo. Giovanotto smilzo, che, nel corso della Finale al Gran Teatro La Fenice di Venezia, ha raccontato con garbo il senso di un libro difficile: Morte di un uomo felice (Sellerio, 107 voti). Applausi a scena aperta dalla «claque di amici», presenti in sala. «Un prestito di fiducia per lavoro futuro — commenta il Il vincitore Giorgio Fontana è nato nel 1981 a Saronno. Vive a Milano. È al 4° romanzo vincitore —. Bisogna chiudere la porta dietro di sé alla fine di un libro. Ma quando si riapre è importante ritrovare qualcuno che ti sostiene». Il suo è un romanzo asciutto, che racconta l’ultima stagione del terrorismo in Italia (per il «Corriere» Ermanno Paccagnini lo ha recensito su «la Lettura» #127 del 27 aprile scorso). Inizia nell’estate del 1981, anno di nascita dell’autore. I protagonisti sono due: il magistrato inquirente Giacomo Colnaghi, che non si accontenta di trovare l’assassino di un politico democristiano ma vuole capire le origini profonde del male dando un senso alla verità. E il padre partigiano, ribelle di una famiglia cattolica conformista, presente nella memoria del magistrato. Un libro tormentato, nella sintesi di Geppi Cucciari e Neri Marcorè, conduttori della serata, che andrà in onda mercoledì 17 su La7. Travolgente, invece, l’opera di Corona. Pirotecnico il libro di Michele Mari, il secondo (Roderick Duddle, Einaudi, 74 voti), che la Giuria dei Letterati aveva piazzato al primo posto della cinquina. Illuminante quello di Giorgio Falco (La Gemella H, Einaudi, 36), figurativa invece l’opera di Fausta Garavini (Le vite di Monsù Desiderio, Bompiani, 31). Non c’è stato il verdetto fotocopia della Giuria dei Letterati ma neppure il ribaltone com’è accaduto talvolta in passate edizioni da parte della Giuria popolare dei 300, campione trasversale della società italiana da nord a sud: 162 donne (54%), 138 uomini (46%). Mix di casalinghe, imprenditori, lavoratori dipendenti, liberi professionisti e rappresentanti delle istituzioni, pensionati, studenti. Tra loro, alcuni volti noti: Carlo Cracco, Irene Grandi, Marco Paolini, Gianluigi Paragone, Stefania Rocca. Il romanzo di Giorgio Fontana si consegna ora al giudizio di una platea più ampia dei lettori, che ne decretano il successo di vendite. Tuttavia, il Campiello degli industriali veneti coltiva ambizioni più alte. Lo dimostrano le iniziative che hanno preso corpo nel tempo, attraverso altri riconoscimenti (per esempio, l’Opera Prima, vinto quest’anno da Stefano Valenti con La fabbrica del panico, Feltrinelli) con lo scopo di valorizzare l’arte della scrittura puntando in particolare sulle nuove generazioni. Non è forse questo il senso del Campiello Giovani che, al pari del premio principale, porta in finale 5 narratori in erba? La voglia di scrivere c’è se si considera che per la 19° edizione sono stati valutati circa 500 racconti. Ecco, allora, prima tra i 5, farsi strada la diciottenne pisana Maria Chiara Boldrini con Odore di sogni. Il Premio Fondazione Campiello, invece, punta su scrittori affermati, rappresentativi della cultura del nostro Paese. Per questa edizione, il prescelto è Claudio Magris, «voce molto riconoscibile nel quadro della narrativa italiana. Al di fuori di ogni moda i suoi romanzi e racconti coniugano la capacità di interrogarsi in modo originale sulle questioni ineludibili dell’esperienza umana». © RIPRODUZIONE RISERVATA 34 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile LEADER ✒ Tra gli iscritti alle graduatorie (GAE) che il governo vorrebbe assumere stabilmente come insegnanti, 916 persone sono nella lista di steno-dattilografia e trattamento testi. Lo ammette la proposta di riforma del governo chiedendosi che cosa faranno questi nuovi docenti nella futura «Buona scuola». Difficile non vederli come un rischio e fa bene Michele Pellizzari (www.lavoce.info) a preoccuparsi se insegneranno ai nostri figli. Non è una questione di qualità: son pronto a credere che conoscano la stenografia perfettamente. Conoscono però altrettanto bene gli strumenti più moderni di trattamento elettronico dei testi che servono ai giovani d’oggi per essere competitivi nel mercato del lavoro? Certo questo è un caso estremo. Consideriamo allora gli insegnanti di francese, apparentemente numerosi tra i 150.000 precari che saranno assunti (la cui età media di 41 anni, tra l’altro, poco ringiovanisce la classe docente). I giovani italiani hanno probabilmente più bisogno dell’inglese (o magari dell’arabo e del cinese) nel mercato globalizzato. È quindi una buona idea obbligarli a studiare Molière in lingua originale solo perché ci sono laureati in francese che aspirano a diventare professori? Senza vincoli di tempo certamente sì, ma dovendo scegliere credo di no. Temo manchino invece, tra i precari, laureati in matematica e fisica, materie per le quali abbondano docenti con lauree affini, ma meno in grado di insegnare in questi campi. Fa bene il governo a tutelare l’aspirazione a insegnare di questi docenti, anche se non hanno le competenze che davvero servirebbero e che difficilmente potrebbero acquisire dopo i quarant’anni? Ci sono, in alternativa, ottimi neolaureati che sarebbero disponibili se pagati a sufficienza. Preferendo a questi gli iscritti alle GAE, Renzi non aiuta i nostri figli e il futuro del Paese. La Ue ci vieta giustamente di fare del precariato l’unica forma di assunzione, ma questo non implica affatto un diritto per tutti all’inamovibilità. Le politiche scolastiche e del lavoro non vanno confuse. Se il governo vuole davvero che le scuole possano «schierare la squadra con cui giocare la partita», deve consentire loro di scegliere i propri docenti e l’offerta formativa in funzione di ciò che gli utenti chiedono, anche a costo di non impiegare i precari inadatti alla funzione didattica. Il diritto degli studenti a ricevere una buona istruzione deve contare di più. Andrea Ichino www.andreaichino.it © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ORA DEL PIANTO INVOCATA DA FRANCESCO CONTRO LA CULTURA DEL «NON MI IMPORTA» ✒ Le parole di Dio a Caino — «la terra ha aperto la sua bocca per bere il sangue di tuo fratello» — lette alla messa del Papa a Redipuglia sono suonate potentissime. Ma non è stata meno potente l’omelia di Francesco. Essa s’inserisce nella riflessione sulla guerra che il papato ha sviluppato in quest’ultimo secolo. Ne fa parte il discorso di Paolo VI all’Onu, che invocò «mai più la guerra», ma vaticinò il perpetuarsi dei conflitti in ragione del peccato. Vi si colloca Wojtyla, che teorizzò l’«ingerenza umanitaria» nella ex Jugoslavia e nel catechismo, ma fu isolato quando profetizzò la catastrofe a cui avrebbe portato la guerra in Iraq. Ma all’inizio si trova Benedetto XV che nel 1917 bollò la Grande Guerra come «una inutile strage» e al suo culmine fino a ieri stava Giovanni XXIII, che dichiarò «folle» la guerra giusta nell’era atomica. Francesco ieri ha fatto un balzo avanti con un discorso di estremo rigore biblico, che per questo ha un enorme contenuto politico. Ai piedi di un mausoleo, sul quale il fascismo aveva costruito una propaganda na- zionalista, ha denunciato il mussoliniano «me ne frego» (ovvero «che me ne importa») come matrice della guerra. È stato come se Francesco con la sua voce avesse ricoperto in un istante l’infinita serie dei «presente!» scolpiti dal nazionalismo sulle tombe dei centomila morti con un altra parola: «follia!». Il Papa, nipote di un reduce della Grande Guerra, non ha lodato il bene fatto in divisa non perché non lo conosca (tant’è che ha accolto e dato spazio al ministro Pinotti, come aveva fatto a maggio col ministro Giannini). Ha invece voluto concentrarsi sulla indifferenza che corrompe il cuore e rende impossibile il dono del pianto, che ieri il Papa ha propiziato per molti altri che hanno in mente i ricordi dei nonni e dei genitori, come lui. «Questa è l’ora del pianto»: così Francesco ha finito la sua prima omelia sulla «terza guerra mondiale a capitoli»: perché il pianto, il collirio di Dio, è la sola bevanda che giungendo a terra chiude quella bocca ebbra e assetata dai tempi di Caino. Alberto Melloni © RIPRODUZIONE RISERVATA LA GEORGIA NUOVO MEMBRO DELLA NATO? LE PAURE OCCIDENTALI PER LE REAZIONI RUSSE ✒ Lo scorso weekend il capo del Pentagono, Chuck Hagel, è stato in visita in Georgia. Un importante gesto di rassicurazione per la piccola repubblica ex sovietica che si sente sempre più minacciata dall’espansionismo russo. Ma allo stesso tempo il segno di un dilemma che America ed Europa si trovano ad affrontare nel momento in cui ricalibrano le relazioni con Mosca. Non è un mistero che l’obiettivo della Georgia, ma anche dell’Ucraina e forse pure della Moldavia, è di entrare a far parte della Nato in modo da poter usufruire dell’ombrello di sicurezza dell’Occidente: un deterrente nei confronti di eventuali, ulteriori ambizioni di conquista del Cremlino. Ma è altrettanto chiaro che l’ingresso di territori già appartenuti all’Unione Sovietica nelle strutture militari atlantiche provocherebbe una reazione furibonda da parte di Vladimir Putin. Che già non ha esitato a scatenare una guerra di fronte alla prospettiva di una integrazione europea dell’Ucraina. Non va dimenticato che l’attuale presidente russo, all’inizio del suo mandato, e in particolare dopo l’11 settembre 2001, si proponeva di instaurare un rapporto di partnership con l’Occidente. E che solo dopo l’avvio delle «rivoluzioni colorate» nello spazio post-sovietico (in Georgia nel 2003, in Ucraina nel 2004 e in Kirghizistan nel 2005) ha assunto un atteggiamento antagonista, di reazione a una percepita manovra di accerchiamento nei confronti della Russia. Ciò non toglie che Mosca non ha esitato a ricorrere alle armi per tracciare la sua «linea rossa» : prima in Georgia nel 2008 e oggi in Ucraina. La verità è che al Cremlino non sembrano aver capito che Yalta appartiene al secolo scorso e che nel XXI secolo non ha più senso parlare di«sfere di influenza». Se una nazione, sia essa la Georgia, l’Ucraina o chi altri, non sa che farsene dell’autoritarismo euroasiatico e preferisce volgersi a Occidente, sta all’Europa e all’America farsi garanti della loro sicurezza. Senza fughe in avanti o inutili provocazioni. Ma senza neppure cedere al ricatto della forza. Luigi Ippolito © RIPRODUZIONE RISERVATA Capo del governo e segretario di partito Normalità europea, eccezione italiana di RICARDO FRANCO LEVI È utile che il capo del governo sia anche e contemporaneamente leader del proprio partito? O è meglio che i due incarichi siano separati? Di questo, e per la verità non solo di questo, si sta discutendo all’interno del Partito democratico, con esponenti di primissimo piano come Pier Luigi Bersani e Massimo d’Alema che apertamente chiedono al presidente del Consiglio Matteo Renzi di concentrarsi unicamente sul proprio ruolo di governo lasciando ad altri la guida del partito. La questione ha un rilievo che va ben al di là della disputa tra maggioranza e minoranza del Pd, tanto che può essere utile proiettarla sul più vasto orizzonte europeo per vedere quali siano gli assetti prevalenti nelle democrazie nostre vicine. Ebbene, la prassi è che il leader del partito che, solo o in coalizione con altre forze, vince le elezioni diventi capo del governo conservando la guida del partito. È stato ed è così per Angela Merkel, per David Cameron, per Mariano Rajoy e per quasi tutti i capi di governo europei. Non per François Hollande, ma questo si spiega col fatto che egli ha conquistato la carica non di primo ministro ma di capo dello Stato e a quel punto, come presidente di tutti i francesi, è stato tenuto ad abbandonare la guida del suo partito. Che il leader del partito che abbia vinto le elezioni diventi capo dell’esecutivo senza cedere la sua posizione di comando alla testa della propria forza politica non deve stupire. Nelle democrazie compiute, verrebbe da dire nei Paesi normali, i partiti, persino quelli più piccoli, sono per loro natura «partiti di governo», nel senso che hanno come obiettivo la conquista del potere quale strumento per la realizzazione dei propri programmi. In questa prospettiva, essi scelgono i propri leader non per la semplice attitudine ad essere il primo degli iscritti ma in funzione della capacità di condurli alla vittoria e, quindi, di guidare il Paese. Con il «duplice cappello» di capo dell’esecutivo e del partito, il leader vittorioso è simbolo e garanzia del successo e della promozione della linea politica del partito che, con i propri voti e i propri eletti, diventa naturalmente il «partito del premier», assicurandogli la forza e il tempo necessari per realizzare, spesso nell’arco di più di una legislatura, il programma presentato agli elettori e da loro premiato. L’eccezione a questa prassi si ebbe nella Germania del 1998 quando i socialisti della Spd si presentarono alle elezioni con Oskar Lafontaine, esponente di punta della propria ala sinistra, presidente del partito e Gerhard BEPPE GIACOBBE LASCIARE MAGGIORE LIBERTÀ ALLE SCUOLE PER SCEGLIERE GLI INSEGNANTI PIÙ ADATTI Schroeder, portatore di una politica più moderata, candidato cancelliere. Dopo la vittoria, che pose fine al lungo regno di Helmut Kohl, il contrasto tra i due non tardò ad esplodere con il conseguente abbandono di tutte le cariche di governo (dove era ministro delle Finanze) e di partito da parte di Lafontaine che, pochi anni dopo, sarebbe uscito dalla Spd per fondare una forza dichiaratamente di sinistra. Rivolte di partito determinate non da una sconfitta elettorale ma da un normale esaurimento della leadership, determinarono, peraltro, nella Gran Bretagna culla della democrazia, la fine della carriera politica di due premier potentissimi come Margaret Thatcher, prima, e Tony Blair, poi. A dimostrazione che, per quanto il sostegno al premier e alla sua politica diventi elemento essenziale della vita del partito vittorioso e, in particolare, della sua rappresentanza parlamentare, questo, nella concreta esperienza delle democrazie europee, non comporti necessariamente e all’infinito lo spegnimento del dibattito interno. Rifiutare l’accoppiata premier-segretario è spia di una scelta a favore di un partito non pienamente «di governo» ma, piuttosto e ancora, «di lotta e di governo». Di un partito, cioè, che, pur di fronte a un governo espressione della propria affermazione elettorale, ritiene comunque di dover mantenere spazi di manovra sufficienti per dare voce a sensibilità, interessi, componenti sociali che consideri non sufficientemente rappresentati nell’azione dell’esecutivo e per promuovere, quindi, misure e strategie diverse e, se necessario, alternative a quelle sostenute dal governo. Tornando al punto di partenza, cioè al dibattito attualmente in corso in seno al Pd, non si può evitare di rilevare che questa posizione contrasta con la logica delle primarie, parte costitutiva, come spesso si dice, del DNA del partito. Primarie aperte a tutti gli elettori, con milioni di votanti, si giustificano ed hanno senso perché la posta in gioco è il ruolo di candidato premier. Se si trattasse solo di eleggere il segretario del partito, basterebbero e si dovrebbero chiamare al voto solo gli iscritti. Del resto, l’errore che, solo pochi mesi fa, finì per costare il governo a Enrico Letta non fu proprio quello di non presentarsi alle primarie, pensando di poter tenere l’esecutivo e il proprio ruolo di premier al di fuori della contesa, e di non comprendere, o accettare, che in palio, indissolubilmente legata alla carica di segretario del partito, c’era la guida del governo? E, andando un poco più indietro negli anni, non è forse vero che una fragilità di fondo dei due governi di Romano Prodi fu il fatto che egli era solo il premier e non anche il capo del suo partito? © RIPRODUZIONE RISERVATA L’INDIA CHE CAMBIA Le ambizioni di Modi e il destino dei marò di ANTONIO ARMELLINI V i sono delle interessanti somiglianze fra lo stile politico e le vicende di governo a New Delhi e Roma. Narendra Modi ha preso il controllo di un partito in crisi di identità, «rottamando» una intera generazione. Ha lanciato una campagna elettorale imperniata sull’effetto di annuncio, vincendola alla grande. Ha inaugurato uno stile di governo verticistico, ridimensionando il potere dei ministri. Ha dichiarato guerra alle inefficienze della burocrazia e lanciato una crociata contro la corruzione. Ha proposto un ambizioso programma di liberalizzazioni, promettendo i primi risultati dopo cento giorni. Ha annunciato una riforma epocale della scuola, investimenti di ampio respiro per la modernizzazione di trasporti, infrastrutture e comunicazioni. Ha promosso una riforma del sistema bancario per portare «ogni famiglia ad avere un proprio conto corrente». I cento giorni sono passati e l’asticella temporale è stata spostata più avanti. La fronda interna al partito del BJP non è scomparsa. La politica degli annunci dà segni di stanchezza. Privatizzazioni e liberalizzazioni procedono più lentamente del previsto. La rivoluzione annunciata nell’azione di governo si scontra con resistenze tanto al centro, come nelle burocrazie degli Stati dell’Unione. Qualche risultato è arrivato: sarebbero oltre ottanta milioni i conti correnti aperti a seguito della riforma; alcuni grandi progetti in- frastrutturali sono stati lanciati; la corruzione comincia ad essere percepita come un problema anziché come un fatto ineluttabile; è stata abolita la Commissione centrale di pianificazione, ultimo residuo dello statalismo nehruviano. La luna di miele nei confronti di un governo ricco tanto di annunci come di rinvii si è appannata, mentre resta alto il consenso personale per il Premier, la cui abilità retorica lo pone una spanna al di sopra di alleati ed avversari. Echi di casa nostra, insomma. Sulla politica estera Modi ha innovato in profondità. Partendo dall’assunto che per ottenere lo status di Superpotenza globale l’India deve innanzitutto costruirsi un’area di influenza nella regione, ha rilanciato la look East policy (politica che guarda a Oriente) che languiva dagli anni Novanta, con una azione diplomatica a tutto campo in cui ha lasciato poco spazio ad Europa e Occidente. Con un colpo di teatro ha invitato alla sua cerimonia di inaugurazione i capi di governo di tutti i Paesi vicini, ponendo fine a decenni di cattivi rapporti. A Tokyo ha consolidato con Shinzo Abe un rapporto che marcia sull’onda di centinaia di milioni di investimenti giapponesi. Con il primo ministro australiano Tony Abbott ha firmato a Delhi un accordo vitale sul nucleare. Con Xi Jinping, anche lui in arrivo a Delhi, potrà discutere su come dare un taglio non conflittuale alla competizione con la Cina, che rappresenta la vera ossessione della politica indiana. A New York infine, lo attende un incontro con Obama, a margine dell’Assemblea generale dell’Onu. La creazione di un triangolo di sicurezza in Asia con Giappone e Australia fa parte di un disegno geostrategico a trecentosessanta gradi, indice della volontà di un Paese che ragiona in termini di rapporti di forza, si sente pronto ad un ruolo globale e stenta a capire quale sia la natura e il peso dell’Ue. Paradossalmente, tutto ciò potrebbe non tornare a sfavore di una soluzione della vicenda di Latorre e Girone. A parte l’arbitrato internazionale, abbiamo poco da mettere sul piatto dei rapporti di forza bilaterali. L’Italia è vista dall’India come un Paese simpatico ma nell’insieme non rilevante; la querelle con noi ha un peso secondario e la stampa le dedica attenzione solo quando viene agitato il vessillo della dignità nazionale. Per contro, forte è l’interesse indiano a non vedere scalfita la sua ambizione a svolgere un ruolo di primo piano sulla scena mondiale. La correlazione fra l’ interesse italiano a riportare a casa i marò, e quello indiano di evitare inutili intoppi alla scalata verso il Consiglio di sicurezza, potrebbe aprire spazi paralleli per un negoziato serio. Il permesso accordato a Massimiliano Latorre è un segnale positivo ma limitato: siamo pur sempre dinanzi ad una sorta di libertà condizionata. Resta da capire se Modi sia disposto a fare un passo avanti per chiudere davvero questa vicenda. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 35 italia: 51575551575557 Lettere al Corriere IL CASO DI UN AVVENTURIERO IN FRANCIA NEGLI ANNI TRENTA Risponde Sergio Romano di Danilo Taino Caro Ignoti, leksandr Stavisky, meglio noto come il «bel Sasha», nacque in Ucraina nel 1886, fu naturalizzato francese nel 1910 e as- DE GASPERI E GUARESCHI TAGLI ALLE SPESE DEFLAZIONE PROGRAMMI DELLA RAI Quel processo Dinieghi ingiusti Spirale pericolosa Utenti inappagati Recentemente si è commemorato il 60° anniversario della morte di Alcide De Gasperi. Leggendo della sua vita, ho ricordato che Giovanni Guareschi pubblicò due lettere attribuite a De Gasperi. Le missive, scritte durante la guerra, erano indirizzate agli alleati anglo-americani con la richiesta di bombardare Roma. La faccenda terminò in tribunale e Guareschi finì in carcere, condannato per diffamazione. Le lettere furono mai autentificate? Renzi ha chiesto ai ministeri di tagliare il 3 per cento del budget, per recuperare risorse per gli investimenti. Il ministero della Sanità è subito insorto: la sanità non si tocca. Seguono le Regioni: dal governo un atto di guerra, vuole distruggere il sistema, violato il patto d’onore, ecc. ecc. Eppure si tratta di eliminare gli sprechi e le spese improduttive di cui essi sono notoriamente portatori! Attilio Lucchini [email protected] Con il termine deflazione gli economisti intendono una riduzione dei prezzi che non innesca, però, l’acquisto di beni e servizi. Nel lasso di tempo in cui si verifica l’abbassamento dei prezzi, gli acquirenti non immettono quattrini sul mercato perché attendono che la decrescita sia ancora più consistente. Se le imprese non producono, l’economia ristagna e la disoccupazione sale. È una evidente spirale pericolosa. Solo in un caso la deflazione è positiva: quando si manifesta una diminuzione dei costi di produzione per via di un mercato più concorrenziale. Ma, ahinoi, non è il caso nostro! Dopo 16 anni di Coppa Davis, l’Italia del tennis approda alle semifinali. Perché la Rai non trasmette in diretta almeno alcuni incontri? Spesso l’utente rimane inappagato dall’ente di Stato: parecchio calcio non è in chiaro, il giro ciclistico di Spagna è stato snobbato, l’automobilismo non di rado è in differita ecc. A Franca Arena, Sydney CONTRIBUTIVO PER TUTTI Vi furono perizie grafologiche che giunsero a conclusioni opposte, ma in un libro recente, recensito da Antonio Carioti per la versione online de «La Lettura» (Bombardare Roma? Guareschi contro De Gasperi: uno scandalo nella storia repubblicana), un attento ricercatore, Mimmo Franzinelli, giunge alla conclusione che Guareschi fu ingannato da due fascisti, di cui uno era particolarmente versato nella contraffazione di documenti. Riforma impossibile pressi di Chamonix. Raccontata in questi termini, la storia terrena di Stavisky sarebbe quella di una banale truffa terminata con un banale suicidio. Ma la stampa, nel frattempo, aveva scoperto che il Ponzi ucraino era già stato incriminato parecchi anni prima, che il suo processo aveva beneficiato di diciannove rinvii e che tutta la sua vita professionale era costellata di autorevoli commendatizie provenienti da ambienti politici, da quelli dell’alta burocrazia e persino della magistratura. La questione divenne ancora più imbrogliata ricalcolate le pensioni con il metodo contributivo. È il centesimo che lo dice, apparentemente pensando al futuro dei giovani, ma non capendo che si renderebbero le leggi retroattive e verrebbe meno un patto stabilito a suo tempo con chi è in pensione (come me). Se avessi saputo (come i giovani di oggi) che avrei avuto una pensione da fame, invece di pagare i contributi (lo potevo fare) avrei agito diversamente. Oggi non posso tornare indietro, mentre i giovani lo sanno e possono agire! Antonio Fantini antonio.fantini@ fastwebnet.it Il presidente della Cassa previdenziale Ragionieri afferma che andrebbero La tua opinione su sonar.corriere.it Credete che oggi sia ancora necessario vietare il saluto romano, come ha deciso la Cassazione? quando il corpo del giudice Albert Prince, coinvolto nell’indagine, fu trovato, legato e drogato, sui binari di una linea ferroviaria. Suicidio oppure, come molti sostenevano per la morte di Stavisky, omicidio truccato da suicidio? Per la stampa di estrema destra e, in particolare, per l’Action Française (l’associazione monarchica fondata da Charles Maurras e Léon Daudet), il caso Stavisky fu una miniera d’oro, il segno evidente dello stato di degrado morale e corruzione endemica in cui, ai loro occhi, era precipitata la Francia democratica e repubblicana. Straniero, ebreo, amico di uomini politici e frequentatore di ambienti massonici, Stavisky era, per i nemici della Repubblica, il migliore dei bersagli possibili. La crisi economica che il Paese stava attraversando sin dalla fine degli anni Venti favorì così la crescita di una «antipolitica» che minacciò a lungo le istituzioni della Repubblica. Fra il febbraio del 1932 e il novembre del 1933 la Francia ebbe sei governi. Il 6 febbraio 1934, un assalto al Parlamento, organizzato da tutte le Leghe dell’estrema destra, provocò 15 morti e 2.000 feriti. La reazione, a sinistra, fu la nascita di un fronte popolare, composto da socialisti e comunisti, che vinse le elezioni del 1936. Ma non sorprende che la sconfitta della II Repubblica, quattro anni dopo, sia stata salutata dalla Francia reazionaria come una «divina sorpresa». Fabio Sìcari, Bergamo SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì Maroni sull’eterologa a pagamento: «Decido io come spendere i soldi della Regione». Siete d’accordo? 46 No 54 E-mail: [email protected] oppure: www.corriere.it oppure: [email protected] Più o Meno surse all’onore delle cronache alla fine del 1933 quando venne accusato di avere costruito una «piramide Ponzi», dal nome di un famoso truffatore italo-americano del primo dopoguerra. Con un metodo simile a quello usato da Charles Ponzi qualche anno prima, Stavisky emetteva obbligazioni municipali della città di Bayonne promettendo lauti interessi che venivano pagati grazie alla credulità di altri risparmiatori. Era un castello di carta, destinato a crollare non appena tutti i suoi clienti, insospettiti, si fossero presentati allo sportello per chiedere la restituzione del loro denaro. Quando un suo complice, impaurito, lo denunciò, il bel Sasha fuggì e fu trovato morente, con due colpi di pistola alla testa, in uno chalet nei Ho sentito qualche vago cenno dell’affare Stavisky, che ebbe vasta risonanza in Francia nel 1934. Avvenne uno scandalo per via di una truffa nella quale era implicato Stavisky. Alla morte di lui per cause misteriose, (non si sa se sia stato assassinato o si sia suicidato) Albert Prince, capo della sezione finanziaria del tribunale della Senna, curò l’inchiesta. Che risultati diedero le indagini e quali ripercussioni ebbero sulla vita politica francese? Abelardo Ignoti [email protected] @ Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 © RIPRODUZIONE RISERVATA Carlo Radollovich [email protected] CERCATORI DI FUNGHI Rischi inutili? Apprendiamo notizie quasi giornaliere di cercatori di funghi ritrovati in fondo ai dirupi. Sembra che questo apparentemente innocuo passatempo sia diventato, improvvisamente, molto, molto rischioso! Anche alla luce della vicenda dell’orsa, viene da pensare che, forse, il desiderio di stupire ed eccellere nella raccolta porti queste persone a rischiare eccessivamente la propria incolumità. Roberto Pons Peschiera Borromeo (Mi) Statistical Editor Un milione di romeni Record in Italia P er la prima volta nella storia, l’Italia ha una comunità nazionale di immigrati ufficiali che supera il milione di unità: sono i romeni, un milione e diecimila nel 2013. Una crescita straordinaria: nel 2010 erano 850 mila, nel 2000 solo 120 mila e nel 1990 circa 40 mila. Si tratta — secondo la classificazione che ne fa la United Nations Population Division — di persone nate in Romania e che vivono in Italia da un anno o più. Il dato è rilevante praticamente da ogni punto di vista. Da quello sociale, perché romeni e romene sono una presenza con la quale gli italiani entrano in relazione sempre più spesso. Da quello economico, perché gran parte di loro è inserita nel mondo del lavoro. Da quello commerciale, in quanto una comunità di un milione di persone inizia a essere seriamente interessante per chi vuole offrirle servizi, ad esempio viaggi e istruzione, o prodotti, con pubblicità annessa. Anche dal punto di vista politico, la spinta al rafforzamento di un rapporto tra Roma e Bucarest è quasi obbligata. Questo tipo di considerazioni andrà fatto sempre più spesso nei prossimi anni. Innanzitutto perché i residenti immigrati complessivi crescono a un ritmo non indifferente: nel 1990 erano un milione e 430 mila, nel 2000 erano due milioni e 120 mila, nel 2010 erano saliti a quattro milioni e 800 mila e l’anno scorso sono arrivati a cinque milioni e 720 mila. Ma anche per il cambiamento di provenienza di questi flussi migratori, negli ultimi vent’anni fortissimo. Nel 1990, appena caduto il Muro di Berlino e alla vigilia del crollo Sono 16 le dell’Unione Sovietica, la comucomunità di nità di immigrati più consistente stranieri con più era quella marocchina: 170 mila persone. Seguivano i tedeschi, di centomila circa centomila. Tutte le altre comunità si contavano solo nelcomponenti l’ordine delle decine di migliaia: tunisini e filippini erano 70 mila, come i francesi; egiziani, albanesi, serbi, senegalesi erano attorno ai 40 mila; e i cinesi 30 mila. L’immigrazione era decisamente poco visibile e poco significativa dal punto di vista sociale, del business e della politica. Nel 2013, oltre a quella romena, altre comunità di immigrati sono diventate importanti per numero. Gli albanesi sono diventati 450 mila, i marocchini 430 mila, gli ucraini 210 mila, i cinesi 180 mila, i moldavi 150 mila, i filippini 130 mila (ci sono anche 230 mila tedeschi, 210 mila svizzeri, 150 mila francesi, ma si tratta di immigrazione diversa). Al momento, in Italia ci sono 16 comunità di residenti nati all’estero con più di centomila componenti. (Questi dati — ordinati in forma interattiva da Pew Research per l’intero pianeta su www.pewglobal.org — non misurano la dimensione delle comunità etniche presenti in un Paese, nel senso che considerano solo i nati all’estero, non i figli degli immigrati). I numeri e le tendenze raccontano che queste comunità sono qui per restare e per crescere. Per politica, business, media, pubblicitari, prenderne atto può essere un’opportunità. @danilotaino ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Interventi & Repliche La proposta Alesina e Giavazzi La proposta di Alesina e Giavazzi, rilanciata sul Corriere del 12 settembre e riguardante un piano di interventi composto da 30 miliardi di riduzione della pressione fiscale e di altrettanti di tagli di spesa da realizzare, questi ultimi, nell’arco di un triennio e che lo sconfinamento, per tre anni, dal 3 per cento del rapporto deficit/Pil si ripresenta come una importante, seria alternativa al profluvio di chiacchiere sulla flessibilità nel rispetto delle regole europee, che è diventata una vera araba fenice, indica un percorso difficile, tutto da valutare, a cominciare dal tipo di tagli della spesa da realizzare, ma si tratta comunque di una proposta compiuta nel mare magnum di discorsi «generalgenerici» o di progetti esibiti l’uno separatamente dall’altro, privi di coerenza e organicità, non rispondenti alla necessità ed urgenza di un programma coerente, e di respiro, di politica economica. Detto ciò, tuttavia la proposta in questione, al di là delle accennate doverose riserve di merito, si pone in una rotta di collisione frontale con le molto probabili posizioni della Germania impegnata, per il 2015, a conseguire, con il bilancio, il deficitzero e con la stessa Bce, che ha sollecitato l’Italia al rispetto del programmato obiettivo, per il 2014, del 2,6 per cento. E sarebbe, il nostro, un Paese che torna rapidamente sotto procedura di infrazione, aggiungendosi alla Francia e alla Spagna. Spaventano questi ostacoli? Non dovrebbero; ma ciò richiederebbe una robustezza programmatica e politica e una saldezza di iniziative — cruciali per portare avanti una proposta della specie od opzioni alternative, quale l’introduzione della «golden rule» per gli investimenti pubblici — che non mi sembra ora ricorrano, a meno che il fatto che «il tempo si è fatto breve» ( evocando San Paolo) e l’imminenza della preparazione della legge di Stabilità non inducano a una benefica e tempestiva riconversione. Angelo De Mattia [email protected] CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger CONDIRETTORE Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Andrea ParisI, [email protected] Rischi e difficoltà delle forze dell’ordine Il dipinto di Licini L’episodio del clochard romano, arrestato grazie al coraggioso e ponderato intervento di 4 carabinieri che, pur di non coinvolgere i passanti, sono stati raggiunti da numerosi Il dipinto pubblicato ieri in Cultura, a pagina 52, «Alba su sfondo rosso», è di Osvaldo Licini, e non Vicini come erroneamente indicato. Ci scusiamo. Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli [email protected] - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. CONSIGLIERI DIREZIONE, REDAZIONE E TIPOGRAFIA 20121 Milano - Via Solferino, 28 Tel. 02-62821 DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306 Alessandro Bompieri Marini Delfino, Enego (Vi) Sempre a proposito delll’orsa uccisa vorrei inoltrare alla signora Brambilla e ai rappresentanti delle altre associazioni animaliste, l’invito a organizzare una loro Fulvio Conti, Teresa Cremisi, Luca Garavoglia, Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti, Laura Mengoni DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA fendenti ricordato anche da un lettore sul Corriere del 12 settembre, mi ha riportato alla memoria il massacro di Milano di 4 cittadini a opera di un folle. Mi rendo conto della difficoltà operativa della polizia in questi frangenti dove non si può agire troppo energicamente per non essere poi esposti al pubblico ludibrio. Ma non è giusto nemmeno che i poliziotti siano facili bersagli per i coltelli e i martelli dei folli! Altopiano di Asiago: le sortite di un orso © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI FONDATO NEL 1876 visita di solidarietà presso i malgari dell’Altopiano di Asiago e della Piana di Marcesina dove dal 14 giugno a oggi le sortite dell’orso M 4 (Gene) hanno causato la morte di 31 capi di bestiame (di cui 2 gravide). L’orso è sempre presente e pronto a colpire. Nessuno però ne parla, forse questa notizia non è abbastanza appetibile per le associazioni animaliste, oppure per loro l’Altipiano di Asiago non è in Italia? PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Albania € 2,20; Argentina $ 25,50 (recargo envio al interior $ 1,50); Austria € 2,20; Belgio € 2,20; Canada CAD 3,50; CH Fr. 3,00; CH Tic. 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In Veneto, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Trentino Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. A Bologna e prov. non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorBo € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. A Firenze e prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera + CorFi € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. 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Viaggio nel tempo” € 8,30; con “Tiziano Terzani” € 10,30; con “I capolavori dell’Arte” € 7,30; con “Ufo Robot” € 11,39; con “James Bond collection” € 11,39; con “English Express” € 12,39 36 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Eventi Paglietta Spugna in rame, distribuita da Hay UNA MOSTRA A MILANO Contenitori Serie di vasi in rame e vetro colorato «Stacking vessels» di Pia Wustenberg, 2013 Percorsi Alla Triennale la rassegna «Trame» svela in 250 pezzi, da musei e istituzioni, le molteplici applicazioni del materiale, dalla medicina al design Rame La luce dentro A ttraente. Da usare in tutte le sue sfumature di colore, adatto a qualsiasi espressione artistica, perfetto nel Concetto spaziale di Lucio Fontana come in Enfasi di Luciano Fabro. Duttile, con infinite applicazioni industriali, dall’abitare all’abbigliamento all’informatica. Tecnologico, sostenibile, riciclabile, resistente. Lucente, prezioso, antico. Il rame e le sue molteplici forme. Create per la vita di tutti i giorni e per trovare nuovi linguaggi emotivi. In mostra con «TRAME Le forme del rame tra arte contemporanea, design, tecnologia e architettura». Alla Triennale di Milano dal 16 settembre fino al 9 novembre. Opere finora mai uscite dalle collezioni private, pezzi unici, creati ad hoc. Capolavori dell’arte. Ma anche divani, avanzatissimi rilevatori di particelle, lampade, stampi per budini, spugne. Oltre 250 pezzi selezionati e studiati da Elena Tettamanti, che con Antonella Soldaini ha curato la mostra: «In questo cammino — spiega — è stato straordinario scoprire come una porta aperta su un argomento rimandasse naturalmente a un’altra, in una sequenza quasi senza fine». In cui il rame, filo conduttore — in tutti i sensi — accomuna autori e tecnici, approcci pratici ed estetici. Purezza e duttilità Il fascino del metallo conquista artisti e scienziati. E «parla» con l’ambiente Il personaggio Il designer Giacomo Ravagli adesso lavora in India «Io, artista vagabondo, l’ho scelto per il suo romanticismo vintage» «È ancestrale. Si modifica nel tempo, acquista patine, sfumature, colori diversi. Insomma, è un materiale romantico e lo amo per questo». E dire che Giacomo Ravagli al rame, nel suo percorso tra arte e design, è arrivato quasi per caso. «Studiavo lettere a Firenze ma lavoravo con il marmo come scultore a Pietrasanta. Dopo due anni, la passione per creare era tale che decisi di abbandonare gli studi e diventare artista», racconta. Esperienze a bottega («Indimenticabile quella con Pietro Cascella»), le prime commesse che lo portano anche all’estero: «Sono stato a lungo negli Stati Uniti, un soggiorno a cui devo la conoscenza con il mondo degli architetti e decoratori di interni. In realtà il design è stata una scelta obbligata per avere altre commesse, ma mi ha portato a scoprire una vena creativa che non sapevo di avere». Così, rientrato in Italia, ecco la sua «prima volta» con il metallo rosso: «Per gli oggetti cercavo una soluzione più immediata del marmo, da cui l’idea di combinarlo al rame», racconta. Nascono le lampade Barometro esposte alla galleria di design milanese Nilufar al fuori Salone 2011, su un blocco di marmo levigato come base è fissato il paralume a fogli di rame piegato: «Ho intuito subito le sue potenzialità espressive e il piacere di lavorarlo con totale libertà». La storia prosegue ancora scritta dal caso: «Con la scoperta, nel catalogo del produttore Kme, di una rete tridimensionale di rame: duttile, spessori e trafori che permettevano di inventare giochi di luce». Ed ecco, l’anno Fantasia Giacomo Ravagli, 32 anni, davanti a una delle sue creazioni in cui usa il rame per creare delle trame fitte Legami ❜❜ Scelte di stile Per gli oggetti cercavo una soluzione più immediata del marmo, così l’ho combinato all’oro rosso dopo, Tunisia, lampada sfaccettata e componibile, ispirata — racconta — a quelle di certi palazzi d’epoca milanesi. Storie da raccontare e potenzialità (nuove) da scoprire: «Non ero appagato, da cui l’idea di creare un tessuto di rame usando fili sottilissimi. Una sfida impossibile, ma la ricerca mi ha fatto scoprire l’esistenza di un intrecciato avvolto in bobine che, stirato, diventa una superficie piana, non uniforme». Ed ecco nel 2013 prendere corpo, da queste lastre plasmabili, lo scrittoio Isabò: «Difficilissimo dargli una stabilità per renderlo funzionale. Facile invece l’estetica: la lavorazione regala al rame una patina ossidata e il risultato è di un pezzo vintage». Il futuro, anzi, il presente, è qui, perché Giacomo Ravagli ora è in India, nella zona di Madras, a creare a fianco degli artigiani locali: «Non ho mai avuto una mia bottega, mi piace dire che il mio laboratorio è la mia testa — sussurra —. Mi sposto di volta in volta in luoghi diversi, in base ai materiali da lavorare: Venezia e Milano per i metalli, i marmi a Pietrasanta e Carrara, a Pistoia le fusioni. E ora l’India». Alle prese con bronzo, ottone, legno, granito: «Artigiani bravissimi, lo scambio è alla pari. Posso sperimentare partendo da un semplice schizzo, e si entusiasmano vedendo gli oggetti nascere dalle loro mani. Io vicino a loro». Per ora solo prove d’artista: «Ma ho iniziato a impostare i prototipi per una serie di arredi: console, sedute, lampade, un paravento, piccoli oggetti, fatti con più materiali, legno, bronzo, ottone». E il rame? «Non me l’aspettavo ma l’ho ritrovato: tecniche primitive, attrezzi rudimentali, ma i risultati sono incredibilmente contemporanei. Ecco, sta qui il suo valore». Silvia Nani © RIPRODUZIONE RISERVATA Calde tonalità La scultura di Fausto Melotti «Monumento al nulla», 1972; in alto a sinistra, un’immagine dell’allestimento; in alto a destra, «Enfasi (Baldacchino)», 1982, di Luciano Fabro, in rame, alluminio e plastica (foto Duilio Piaggesi) Quattro sezioni per sviluppare un progetto. Si parte con l’arte contemporanea, circa trenta capolavori dagli anni Sessanta a oggi, dall’Arte Povera fino alla Minimal Art e alle tendenze degli ultimi anni. Ecco allora che accanto ai pezzi storici di Lucio Fontana e Fausto Melotti si incontrano i lavori di Paolo Icaro, Anselm Kiefer, Remo Salvadori, Andrea Sala, Marisa Merz, Tatiana Trouvé, Danh Vo (suoi i frammenti della Statua della Libertà). Opere di dimensioni gigantesche e altre piccolissime, lastre lucide, sfere, coni, assemblaggi di fili, pannelli che si susseguono negli spazi della Triennale rivelando, attraverso il materiale, l’espressività di ogni artista. Rame puro, niente leghe. Ideale per l’abitare in tutte le sue declinazioni come si vede nella sezione design, con le proposte (un centinaio) dei Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 Buona lettura «Libro» in rame «Unter den linden» di Anselm Kiefer, 2013 più grandi nomi della creatività, attratti dalla colorazione calda del metallo, dal suo variare nel corso del tempo. Maestri del Novecento come Luigi Caccia Dominioni e Gio Ponti. E poi Antonio Citterio, Poul Henningsen, Shiro Kuramata. La Plopp Copper Family di Oskar Zieta realizzata con un sistema di «soffiatura», la Cu29 di Tom Dixon con il rivestimento ottenuto grazie alla deposizione elettrolitica di ioni di rame. Ambientazione domestica per oggetti utili e bellissimi. E per i gioielli disegnati da Eliseo Mattiacci e Donatella Pellini o per i capi firmati da Romeo Gigli e Prada. Rame per interni. E per esterni. Nella parte dedicata all’architettura sono esposti modelli di progetti che portano la firma di Renzo Piano, Aldo Rossi, James Stirling. E fotografie che raccontano il lavoro di Alvaro Siza, dei BBPR per la Torre Velasca di Milano, di Herzog & de Meuron per il Signal Box di Basilea. Archistar che hanno usato «l’altro oro» per la sua capacità di legarsi all’ambiente, di adattarsi al paesaggio, diventandone parte. E in questa lunga traversata, in cui il «filo rosso» del rame unisce e caratterizza forme e tratti, si arriva alla sezione tecnologia: trasporti, telecomunicazioni, elettronica, medicina, informatica. Macchine elettromagnetiche, alternatori, interfacce di computer, tele- La storia Eventi 37 italia: 51575551575557 foni, collettori. Centinaia di applicazioni presentate in collaborazione con il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano che, al termine dell’esposizione, accoglierà nei suoi locali parte dell’allestimento. «La mostra — continua la curatrice — sarà itinerante. Con tappe a Londra, a New York, in Giappone, in Israele». Presentata dalla Eight Art Project di Elena Tettamanti e sponsorizzata da Kme, oltre che dall’Istituto Italiano del Rame, da Prysmian, Ducati Energia, Ferrovie Nord e Aon, l’esposizione ha in program- Generazioni Dai pezzi di Melotti e Kiefer all’acceleratore di particelle prestato dal Museo della Scienza ma, nel mese di novembre, un’iniziativa a favore di Dynamo Camp, a sostegno dei bambini affetti da gravi patologie. A proposito di piccoli: tutte le proprietà del rame saranno approfondite nei laboratori didattici della Triennale. Per spiegare temi come sostenibilità e riciclabilità e vederne gli effetti immediati: in mostra Esource di Hal Watts, bicicletta che separa dagli altri materiali il rame contenuto nelle componenti elettroniche. Annachiara Sacchi © RIPRODUZIONE RISERVATA La guida Alla Triennale di Milano, dal 16 settembre fino al 9 novembre 2014, la mostra «TRAME - Le forme del rame tra arte contemporanea, design, tecnologia e architettura». A cura di Antonella Soldaini e Elena Tettamanti, allestimento di Migliore + Servetto Architects, è ideata e promossa da Elena Tettamanti e coprodotta da Eight Art Project con Triennale di Milano, Triennale Design Museum, Istituto Italiano del Rame e con il patrocinio di European Copper Institute. Info: tel. 02 43982493, sito www.triennale.it Scarica l’«app» Eventi Informazione, approfondimenti, gallery fotografiche e la mappa degli appuntamenti più importanti in Italia. È disponibile sull’App Store di Apple la nuova applicazione culturale del «Corriere della Sera Eventi». È gratis per 7 giorni. Il mercato Il boom economico di un materiale duttile e sempre più prezioso Addio vecchio «Dr Cooper» L’oro rosso schizza alle stelle Dal 2005 ad oggi il prezzo è aumentato del 300% I l rame è l’unico metallo ad avere un PhD in economia. Fino a qualche tempo fa, «Dr Copper» era infatti l’indicatore per eccellenza dell’andamento economico mondiale. Procedeva di pari passo con il Pil mondiale. Ma oggi non è più così. «Dal 2011 la stretta correlazione tra rame ed andamento delle borse si è interrotta», afferma Paolo Kauffmann, ceo di Kauffmann & Sons, azienda specializzata nel trading di materie prime. «Dal 2003 in poi, i fondi d’investimento che volevano puntare sull’economia cinese, non avendo accesso al mercato finanziario asiatico, hanno iniziato ad acquistare quello che compravano i cinesi». E li è scattato il rally. «I prezzi sono schizzati ed il rame è iniziato a diventare un metallo del lusso», racconta Moriani Diva, ceo di Kme AG, il più grande gruppo italiano leader in Europa nei semilavorati e leghe in bronzo, le cui lastre lucenti ricche di sfumature rossicce sono richiestissime da artisti del rame come Remo Salvadori. «Nel 2005 il prezzo del metallo era di 2.500 dollari a tonnellata. Oggi, che è salito a quasi 8 mila dollari, registra un aumento del 300%». Di certo, la domanda mondiale che negli anni è cresciuta, attestandosi a 25 milioni di tonnellate, «non giustifica un incremento così alto», continua Diva. «Né lo stagno né il piombo hanno subito impennate di questo tipo». L’oro rosso d’al- Forme insolite Il Nemo Museum ad Amsterdam, progettato da Renzo Piano (1992-97) 25 milioni di tonnellate: è attualmente la domanda mondiale del prodotto, il cui prezzo è in crescita 500 le aziende europee che lo trasformano per un fatturato di 45 miliardi e con 50 mila persone impiegate tronde è indispensabile: trasporta luce ed acqua nelle case, ma anche la voce. Allo stato grezzo viene estratto principalmente nei giacimenti cupriferi in Cile, primo produttore al mondo (32%), seguito da Cina (8%), Perù (8%) ed Africa (Congo e Zambia). «Mentre tra i Paesi che lo raffinano, oltre alla Cina, ci sono gli Stati Uniti e la Germania». In Europa, sono circa 500 le aziende che lo trasformano, con un fatturato di 45 miliardi, impiegando 50 mila persone. Per via dell’elevata duttilità, malleabilità e le elevate prestazioni tecniche, le applicazioni industriali sono tante e si adattano a svariati settori, che vanno dall’efficienza energetica all’edilizia sostenibile, dal si- stema dei trasporti alla sanità. «Ma se la domanda italiana di rame rimane sostenuta nel settore elettrico, in quello dei cavi e nella distribuzione energia — osserva Claudio De Cani, direttore Assomet, l’Associazione di Confindustria che riunisce gli imprenditori della metallurgia non ferrosa — è però in calo quella di prodotti in rame e semilavorati per l’edilizia e le costruzioni, come ad esempio le lastre per i tetti, L’ascesa Anche la domanda mondiale è cresciuta attestandosi a circa 25 milioni di tonnellate le grondaie ed i tubi termosanitari. La rubinetteria cromata in ottone (lega di rame e zinco) invece, dopo due anni di crisi, si sta lentamente riprendendo». Oltre ad avere proprietà antibatteriche (non a caso riveste monete, passamanerie e maniglie di ospedali e luoghi pubblici), è un minerale ecologico «riciclabile fino a 100», continua Diva. «La nostra società per il 50% acquista rottami. Ed abbiamo tecnologie in grado di trasformarlo rimettendo in ciclo sempre nuovo materiale». Una delle applicazioni più innovative sono le tegole fotovoltaiche in rame che uniscono funzionalità e design italiano. Quotato sulle piazze finanziarie di New York, Shangai e Londra, «dall’inizio del 2014, il metallo rossastro ha una performance del 4-5% e non dovrebbe subire eccesive variazioni da qui a fine anno», continua Kauffmann. Gli analisti di Morgan Stanley prevedono per il 2014 un valore medio di 6.971 dollari, in crescita a 7.397 nel 2015, per salire nel lungo termine a 7.938. «Quello che potrebbe incidere sul futuro non è tanto l’impatto sui prezzi, quanto lo scenario che si sta delineando» continua l’analista. «La London Metal Exchange (LME), la borsa dei metalli di Londra, di proprietà delle case di brokeraggio inglesi, è stata venduta ai cinesi della borsa di Hong Kong. In pratica, gli asiatici che acquistano il 50% del rame del mondo, vogliono avere in mano anche lo strumento di riferimento del pricing — dove si determinano i prezzi». Questo contribuirà ad alterare non poco alcuni equilibri finanziari mondiali. «E gli operatori europei dovranno infine sempre più rivolgere l’attenzione verso il Sol Levante». Barbara Millucci © RIPRODUZIONE RISERVATA Un terzo del rame estratto nel mondo viene da qui. Grazie a un sistema misto pubblico-privato, lo Stato riceve numerosi benefici economici «Lo stipendio di una nazione» apre le porte ai sogni del Cile Con le sue miniere il Paese è virtualmente tra i Grandi «E l sueldo de Chile» lo chiamano, lo stipendio di una nazione. È talmente decisivo il rame sul percorso economico e sociale del Cile che è difficile considerarlo appena come un minerale o una fonte di reddito. Gli inizi della sua estrazione nell’Ottocento giustificarono una guerra fratricida con la Bolivia tra gli inospitali deserti del Nord; la nazionalizzazione delle miniere fu uno dei pochi sogni realizzati dal governo socialista di Salvador Allende nei primi anni Settanta, così come il loro parziale ritorno ai privati e agli stranieri ha marcato l’epoca del brutale regime militare venuto dopo il golpe. Negli ultimi vent’anni di democrazia, infine, l’impennata dei prezzi e della produzione del rame hanno permesso la crescita tumultuosa del Cile e il suo virtuale ingresso nel club dei Paesi sviluppati. Un terzo del rame estratto nel mondo viene dal Cile. Qui c’è la più grande miniera della Terra, la Escondida, che in appena vent’anni di vita è arrivata a produrre quasi il 10 per cento di tutto il fabbisogno dell’umanità. C’è la maggiore impresa mondiale, la Codel- co, che è proprietà dello Stato. Il liberismo sfrenato di Pinochet non arrivò a vendere tutto, furono anzi i militari a volere un pezzo della gallina dalle uova d’oro creando la holding pubblica, dopo aver aperto le concessioni alle multinazionali. Fecero anche scrivere nella Costituzione golpista del 1980 che il 10 per cento del fatturato della Codelco fosse destinato all’acquisto di armi per l’esercito. Privilegio che i governi successivi hanno fatto molta fatica a cancellare, riuscendoci appena due anni fa. Il modello misto è rimasto in piedi in democrazia, creando tra royalties, imposte e introiti diretti una pioggia di denaro per lo Stato. Negli ultimi vent’anni le esportazioni di rame si sono moltiplicate per undici e la fetta del Cile nel mercato mondiale è raddoppiata, grazie all’impennata dei prezzi e alla scoperta di nuovi giacimenti. La domanda cinese ha quindi accelerato il boom. Soltanto tra il 2009 e il 2011 i prezzi sui mercati mondiali sono triplicati (poi si sono attestati, ma restando a livelli ancora elevati) e non è un caso che i tubi e i cavi di rame siano diventati (persino da Memoria A sinistra un manifesto per celebrare la nazionalizzazione del rame avvenuta in Cile con Allende nel 1972. A destra, una miniera di rame cilena (Foto: Corbis) noi) obiettivo di quelli che una volta venivano chiamati i ladri di galline. Le previsioni finanziarie del governo di Santiago e la spesa pubblica vengono stilati ogni anno sulla base dei prezzi internazionali del rame: il metallo rappresenta la metà di tutte le esportazioni del Paese. E determina la pressione dell’opinione pubblica sugli investimenti nel sociale, salute e istruzione. Da qualche tempo economisti e sociologi si interrogano sugli effetti a lungo termine del cosiddetto oro rosso, se la «gran fiesta del cobre» sia destinata a finire o se il Cile è diventato troppo dipendente da un unico prodotto. Nella storia gli esempi di maledizioni del petrolio, o di altri doni della Terra, sono parecchi. La gestione della ricchezza nazionale è stata finora talmente oculata da non creare troppe preoccupazioni. Ma c’è un vicino agguerrito, il Perù, le cui estrazioni di rame stanno crescendo a ritmi impressionanti e promettono di raggiungere il trono del Cile nei prossimi 15 anni. E le mai sopite recriminazioni della Bolivia, che si ritiene vittima di uno scippo storico. Conquistando buona parte del deserto di Atacama nella guerra del Pacifico, «il Cile ha preso il nostro posto nel mondo — ha detto di recente il vicepresidente boliviano —. Con tutto quel rame, oggi saremmo noi una potenza continentale». Rocco Cotroneo © RIPRODUZIONE RISERVATA 38 italia: 51575551575557 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 39 italia: 51575551575557 Spettacoli L’intervista Un disco, il tour teatrale e un ruolo in un film. «Non mi fermo anche se questo non è un Paese per vecchi» Ospite Clooney reciterà in «Downton Abbey» George Clooney sarà la guest star dello speciale natalizio della quinta serie di Downton Abbey, al via dal 21 settembre in Gran Bretagna. E sempre a dicembre, il quarto capitolo (in cui recita Paul Giamatti), inedito per l’Italia, andrà in onda su Rete4. Tra i caruggi Un celebre scatto di Ornella Vanoni ritratta in Liguria dal fotografo Mario Dondero negli anni 60, in cui si fa conoscere come la «cantante della mala» A Broadway Prima rappresentazione a Broadway del «Rugantino» di Garinei e Giovannini nel 1964. Da sinistra, Nino Manfredi, Ornella Vanoni, Marcello Mastroianni e Aldo Fabrizi Gli ottant’anni di Ornella Vanoni: soffrivo per amore, il futuro è il jazz Con Gino Ornella Vanoni durante la lunga serie di concerti in coppia con Gino Paoli nel 1985: una tournée di enorme successo da cui viene registrato il doppio disco «Insieme » La carriera «C’è grande affetto tra me e Paoli. Ormai siamo due superstiti» «C osa vuoi festeggiare a 80 anni? Ringrazio che sono ancora viva». Lo dice con ironia Ornella Vanoni che lunedì 22 settembre giungerà al traguardo. L’ironia è da sempre la sua arma vincente, «e pure l’autoironia». Si vede che è una donna che ha attraversato emozioni forti, amori intensi, gioie e dolori sconfinati. Senza che nulla di tutto questo l’abbia davvero cambiata. La incontriamo nella sua nuova casa milanese. Naturalmente non ha l’aria di una pensionata: sta girando un film, sta per tornare in scena con il suo tour, sta per uscire un disco. Ha ancora il fisico asciutto e grande charme. Tiene sempre in braccio il suo barboncino Why. «Sono la tua schiava» gli dice affettuosamente. È vero amore con Why? «Non ci lasciamo mai. Due anni fa mi sono innamorata del suo sguardo. Dolce e malinconico». Ci crede davvero quando dice che il tour «Un filo di trucco, un filo di tacco» sarà l’ultimo? «È molto pesante fisicamente. È uno spettacolo intenso che ho scritto con una ragazza bravissima, Federica Di Rosa: canto, recito, improvviso». Sta anche girando un film, «Ma che bella sorpresa», di Alessandro Genovesi. «Una piccola parte: sono la moglie di Renato Pozzetto, la mamma di Claudio Bisio». Non è mai scattata la scintilla con il cinema? «Il produttore Peppino Amato si invaghì di me. Gli chiesi di fare Gilda del Mac Mahon (di Testori, ndr). Poi Peppino morì. Io allora ero timida e insicura, mi venne a mancare la protezione e alla fine rinunciai alla parte. Penso di aver perso un treno importante. È un dispiacere» La musica è sempre la sua vita? In posa Ornella Vanoni. Il 5 novembre la cantante metterà all’asta i suoi abiti più belli, il ricavato servirà per costruire una scuola in Cambogia «Sì perché mi fa volare. L’ho scelta anche rispetto al teatro proprio perché ha un valore aggiunto». Il 22 come festeggerà? «A Venezia dove ho una piccola casa. Organizzerò una colazione con gli amici veneti su un’isoletta. Chiamerò il pescatore: quel che pesca si mangia». Non ha pensato a un festone? «Ci ho pensato, ma per non offendere nessuno avrei dovuto invitare 200 persone e non me la sono sentita». Che nonna è lei? «Vedo poco i miei nipoti ma credo di essere una buona nonna. Sono felice che ci siano nella mia vita». Ha detto che dopo il tour si dedicherà al jazz... «Vero. Ne ho parlato a lungo con Paolo Fresu. Mi ha detto: devi studiare. Lo farò, ma io il jazz ce l’ho dentro. Quello lineare di Billy Holiday, Amy Winehouse. Senza ghirigori». Ha cantato migliaia di canzoni: quella del cuore? «Le canzoni del cuore sono sempre quelle meno note. Come “La voglia di sognare” che ancora mi commuove». Però è contenta quando le chiedono quelle famose? «Sì certo. Domani è un altro giorno, La musica è finita, Averti addosso» Con chi vorrebbe duettare? «Con Sting». Da una come lei ci si aspetterebbe una presa di distanza dai talent. Invece li ama. «Sì ad Amici seguivo Paolo Macagnino col batticuore. Ora continuo a lavorare con lui. Ma l’Italia è un Paese piccolo con esuberanza di cantanti». Non le piace questa Italia? «No. Penso spesso di andare via, poi decido di restare. È umiliante vedere l’Italia ridotta così. Se guardo Pompei mi viene da piangere. Se penso ai soldi buttati per il ponte sullo stretto di Messina mi intristisco» Le origini Ornella Vanoni è nata a Milano il 22 settembre 1934. Terminati gli studi, nel 1953 frequenta l’Accademia di arte drammatica del Piccolo Teatro di Giorgio Strehler, al quale si legherà sentimentalmente I successi Negli anni 60 stringe un sodalizio artistico (e d’amore) con Gino Paoli che le dedica la celeberrima «Senza fine». Alla musica alterna palcoscenico (nel 1964 debutta a Broadway in «Rugantino» di Garinei e Giovannini) e importanti collaborazioni artistiche, da De Andrè a Dalla, da Conte ai New Trolls e Vecchioni Il nuovo album Il 23 settembre uscirà il triplo cofanetto antologico «Più di me Più di te Più di tutto» (nella foto) Il tour Nel febbraio scorso ha girato l’Italia con la tournée teatrale di successo «Un filo di trucco, un filo di tacco». Il tour riprenderà il 31 ottobre e si concluderà il 10 febbraio a Milano Cosa la fa ridere? «Più che la comicità preferisco l’ironia. Ma Checco Zalone mi fa molto ridere: non per le battute, per la faccia». Lei ha molto sofferto per amore. Ne è sempre valsa la pena? «È la vita. È così» Gino Paoli dice che ridevate un sacco ai tempi del vostro amore. Lei invece dice che ha pianto molto. «Adesso ridiamo tanto, allora no. Ho sofferto molto per lui. Ora c’è grande affetto tra noi, abbiamo un bel rapporto. E poi io e lui ormai siamo superstiti. I miei grandi amici erano Fabrizio De André, Bruno Lauzi, Lucio Dalla, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber». Il ricordo più bello del suo amoremaestro Giorgio Strehler? «Giorgio era bello ed era un genio. E mi ha molto amata. Agli inizi della nostra storia, stava preparando “El nost ❜❜ Il progetto La musica mi fa volare, ho un progetto con Fresu. L’Italia di oggi? Non mi piace Milan”. Mi telefonò nella notte e mi disse “Farò uno spettacolo stupendo perché ora ci sei tu nella mia vita”.». La commuove ancora Milano? «Mi commuove per come la stanno conciando. È terrificante». Alla fine, aveva ragione sua mamma a dirle «Prima di uscire sempre un filo di trucco e un po’ di tacco»? «Alla fine sì. Sul trucco aveva proprio ragione. Specie a una certa età». Una donna che stima? «Dacia Maraini. L’ho vista in situazioni dolorosissime, ma sempre con un filo di leggerezza, senza mai cadere nel dramma». Cosa chiede alla vita? «Vorrei vedere i miei nipoti che ce la fanno, via da questo Paese» E lei: cantare a 90 anni? «Il jazz si può cantare anche a 90 anni. Perché no? Anche se questo non è un Paese per vecchi...» Maria Volpe © RIPRODUZIONE RISERVATA 40 Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). ASSISTENTE alla poltrona ottimo curriculum, cerca lavoro part/full-time. 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Nel caso di immobili esenti dall’indicazione, riportare la dicitura “Immobile non soggetto all’obbligo di certificazione energetica”. Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 Spettacoli 41 italia: 51575551575557 Toronto Prova di bravura di Witherspoon in «Wild» scritto da Hornby. Protagonista anche di «The good lie» La fuga di Reese, ribelle da Oscar: rifletto le ansie della mia generazione Il personaggio Gli esordi Reese Witherspoon (il cui vero nome è Laura Jeanne Reese) è nata a New Orleans, il 22 marzo del 1976. La prima pubblicità arriva quando ha solo 7 anni, poi il debutto al cinema, nel 1991, in «L’uomo della luna». Nello stesso anno recita nel suo primo film per la tv assieme a Patricia Arquette, «Fiore selvaggio», diretto da Diane Keaton Il successo La fama arriva nel 2001 con la commedia «La rivincita delle bionde», consacrazione con l’Oscar nel 2006 (nella foto sopra durante la cerimonia, a fianco di Philip Seymour Hoffman che lo stesso anno ha vinto come miglior attore per «Truman Capote - A sangue freddo») per «Quando l’amore brucia l’anima» Con lo zaino Reese Witherspoon (38 anni) in una scena di «Wild» di Vallée pellicola di Paul Thomas Anderson, Inherent Vice. Ma il ruolo della viaggiatrice le è rimasto nel cuore: «Cheryl Strayed cerca il suo “altrove”. Durante questi viaggi, se si trova il coraggio di farli, si torna con la mente a relazioni che erano state importanti e si ritrovano anche i ricordi dell’infanzia. Accade al mio personaggio che ritorna ragazzi- na nei flash back: figlia di Laura Dern, con un padre assente e violento. Avevo amato il bel libro di memorie da cui è tratto il film e ringrazio Nick Hornby per averlo reso vivo nei G. Gs dialoghi, nei pensieri, nel cammino della protagonista». Non bisogna pensare a nostalgie di tempi passati, assicura: «La mia non è una hippie fuori tempo massimo. Sono una donna in cerca della sua maturità. Sono fiera di aver prodotto il film con la mia compagnia, la Pacific Standard». E proprio la produzione è un’altra grande passione dell’attrice: «Ho tanti progetti da produttrice: commedie degne della verve di Lucille Ball e un film diretto da Todd Haynes al quale lavoravo da anni con Nora Ephron, un biopic su Peggy Lee». Tutt’altri temi rispetto a The good lie: «Interpreto una donna in carriera che conosce un sudanese immigrato negli Stati Uniti, scampato alla guerra civile nel suo Paese. La storia che viene raccontata denuncia forme di razzismo che, purtroppo, riguardano tutti». © RIPRODUZIONE RISERVATA Giovanna Grassi Le altre dive Julianne Moore commuove il Festival nel ruolo di una malata di Alzheimer TORONTO — Tra i tanti film (e molti diretti da donne) al 39° Festival di Toronto è stata sterminata la parata di attrici e dive. Oltre alla doppia interpretazione di Reese Witherspoon sono state protagoniste dei tappeti rossi Jennifer Garner, Octavia Spencer, Charlotte Gainsbourg, Keira Knightley, Chloe Grace Moretz, Anna Kendrick, Naomi Watts, Naomi Rapace, Juliette Binoche, Kate Winslet, Jennifer Aniston, Jane Fonda, Jessica Chastain in Miss Julie diretto da Liv Ullmann.... Ha colpito il pubblico in particolare Julianne Moore, anche lei in un doppio ruolo. Ha spopolato con la riproposta dopo Cannes Set Julianne Moore, 53 anni, in «Still Alice» di Maps to the stars di Cronenberg e ha commosso nei panni di una professoressa di linguistica che scopre di avere l’Alzheimer in Still Alice. Qui recita accanto ad Alec Baldwin e a Kristen Stewart. Beniamina dei più giovani è stata invece Mia Wasikowska (ben tre film) e in prima mondiale una nuova versione di Madame Bovary diretto dalla francese Sophie Barthes, venduto ovunque. Numerosi i debutti da registi di alcuni divi, come Chris Evans (il muscoloso Capitan America) che ha presentato il suo Before we go mentre la veterana Maggie Smith ha conquistato sempre e ancora tutti con la prima mondiale di My old lady dove interpreta la madre di Kristin Scott Thomas. La Callas rivive grazie ai restauri di Abbey Road V «Noi trentenni immaturi, ancora in cerca di un’identità» TORONTO — Ha 38 anni Reese Witherspoon, ma il suo aspetto resta sempre quello della bionda fidanzatina d’America. Eppure sono lontani i tempi di La rivincita delle bionde, commedia del 2001 a cui deve molta della sua popolarità. L’attrice — che ha già vinto un premio Oscar, nel 2006 — ha ottenuto adesso al Festival dell’Ontario un personale successo con due titoli, Wild e The good lie. Due film molto diversi tra loro, ma che in comune — oltre al fatto di aver riempito le sale con un pubblico di diverse generazioni — hanno la caratteristica di essere diretti entrambi da autori canadesi: Jean-Marc Vallée che firma Wi l d d o p o i l s u o D a l l a s Buyers Club e Philippe Falardeau, autore di The good lie. E proprio Wild sembra aver assicurato all’attrice una possibile nomination ai prossimi Oscar per un ruolo che la vede impegnata a ritrovare se stessa dopo la fine di un matrimonio. Come? Attraverso un viaggio fatto in scarponcini e sacco a pelo sulla Pacific Crest Trail, tra vallate, montagne, fattorie e incontri con altri viaggiatori «on the road», anche loro accomunati dal desiderio di ridare un senso alle loro esistenze o, semplicemente, in fuga da qualcosa. «Ho sentito molto mia questa donna ancora giovane ma che ha vissuto tanto e in fretta. Credo che questo sia accaduto alla mia generazione, in generale — dice Witherspoon —. Rapporti instabili, ribellioni, la costante ricerca del lavoro, insoddisfazione cronica, inquietudine. Il suo viaggio, le persone che incontra, i pensieri e gli interrogativi che l’assillano hanno allargato anche le mie prospettive. E poi sono convinta che accada a tutti di pensare, a volte: lascio ogni cosa, parto per andare chissà dove». L’attrice presto sarà sugli schermi del Festival di New York, di nuovo al fianco di Joaquin Phoenix nella Opere e recital entisei opere complete più 13 recital per un totale di 69 dischi costituiscono il «corpus» delle incisioni in studio di Maria Callas, che le effettuò a Londra, Milano, Parigi e in altri studi/teatri tra il 1949 e il 1969. Inutile dire che si tratta di un lascito preziosissimo, vero e proprio oggetto di culto per migliaia di appassionati e fan della «Divina», e che perciò è stato riproposto più volte dalle case discografiche (EMI ma non solo) in versioni di volta in volta più accettabili dal punto di vista della qualità audio. Nulla di ciò è però paragonabile alla nuova edizione «Callas Remastered» (Warner Classics) disponibile già da ora su iTunes in formato digitale e, a partire dal 22 settembre, nei negozi di dischi. Si tratta del frutto di un lungo e paziente lavoro di cinque ingegneri del suono di Abbey Road (i mitici studi di registrazione di Londra, dove lavorò il fior fiore dei musicisti del Novecento, da Celibidache ai Beatles), che permette di riscoprire quel repertorio di inestimabile valore storicomusicale con una qualità sonora nemmeno paragonabile a quanto si è ascoltato fino a oggi. Ciò è stato possibile in virtù dell’impiego di «Retouch», un software di nuova generazione creato a Cambridge che è capace, dapprima di scomporre in centinaia di linee il suono delle fonti originali (nastri e microsolchi conservati a Abbey Road e da collezionisti privati), e poi di sottrarre ad esse la pur minima imperfezione: una macchina sofisticata che sta alla musica come la più evoluta edizione professionale di Photoshop sta alla fotografia. Il cofanetto comprende apparati critici, tecnologici, musicologici e fotografici in gran parte inediti. E a proposito di fotografia, in occasione della pubblicazione di «Callas Remastered», la casa discografica allestisce alla libreria Feltrinelli di Milano a partire da ottobre (poi alle Feltrinelli di Roma, Torino, Napoli e Bari), una mostra di fotografie e documenti (lettere, contratti, appunti) sulla storia discografica del leggendario soprano. Enrico Girardi © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA FictionFest Oggi l’anteprima a Roma della serie ispirata al successo cinematografico dei fratelli registi. Dieci episodi in arrivo su Sky Atlantic Bob Thornton killer di «Fargo»: cedo alla tv dei Coen ROMA — «Se mi fossi trovato nella tua situazione, io l’avrei ammazzato: quello è uno che non merita di stare al mondo». Il killer professionista Lorne Malvo, interpretato da un inquietante Billy Bob Thornton, attacca così discorso con il povero frustrato Lester Nygaard (Martin Freeman) mentre, al pronto soccorso, aspetta di farsi medicare un brutta ferita sul naso che gli ha inferto il suo ex compagno di liceo Sam Hess (Kevin O’Grady), arrogante, volgare e corpulento, di cui è vittima sin da ragazzo. Da questo casuale incontro, prende il via una catena di omicidi. Ed è con questa scena che prende il via anche la serie tv «Fargo», che sarà presentata in anteprima oggi al Roma Fiction Fest e, da dicembre, in prima visione su Sky Atlantic HD. Ispirata all’omonimo pluripremiato film dei fratelli Coen (1996), qui produttori esecutivi, e vincitrice di 3 Emmy, la miniserie in 10 episodi, una Spietato Billy Bob Thornton (59 anni) è Lorne Malvo, lo spietato killer di «Fargo», miniserie in 10 episodi ispirata all’omonimo film del 1996 dei fratelli Coen (che figurano tra i produttori esecutivi). «Fargo» sarà in onda da dicembre su Sky Atlantic HD black comedy che mescola sapientemente dramma e grottesco, ricca di colpi di scena e di sangue a fiotti, racconta in maniera antologica una tranquilla — si fa per dire — ed educata vita di provincia ambientata nel Minnesota. Lester è un impiegatuccio, lavora senza soddisfazione presso un’agenzia assicurativa nella piccola e gelida (nevica in continuazione) cittadina di Bernidji: un uomo mite, un fallito, rassegnato alle vessazioni della moglie, che lo considera un inetto incapace, e tormentato dall’imbarazzante confronto con il proprio fratello minore, Chaz, che è invece un carrierista di successo, uno che sfodera sempre incarichi di prestigio. L’incontro con Lorne, misterioso straniero che sembra provenire da un mondo remoto, cambierà la sua vita. Un killer speciale, quello impersonato da Thornton, spietato e lucido quanto basta, che incarna il fascino del male: a volte parla come un filosofo («È una marea di sangue la nostra vita»), altre volte appare come una strana sorta di angelo vendicatore che, assistendo a certe evidenti ingiustizie, ristabilisce la giustizia a modo suo, tra oppressi e oppressori, con efferati assassini. A cominciare dall’atroce esecuzione del perfido Sam (colto nell’amplesso con una prostituta), per la quale Lester si ritroverà catapultato al centro del ciclone («Tu pensi che ci siano delle regole — sussurra a Lester — ma non ci sono regole. Una volta eravamo tutti animali»). «Mi piace la tv, ma non volevo impegnarmi in una lunga serie, perché temevo di essere coinvolto in qualcosa che poteva durare potenzialmente troppo tempo, e invece io voglio fare anche altri film che mi interessano — dice Thorn- Feste negli Usa I Simpson compiono 25 anni I Simpson — Homer, Marge e i loro tre figli Bart, Lisa e Maggie — compiono 25 anni. Un evento celebrato all’Hollywood Bowl con una tre giorni di festa che si concluderà oggi. I personaggi della popolare sitcom animata creata alla fine degli anni 80 dal fumettista Matt Groening sono apparsi «dal vivo» su un palco. ton, al suo debutto sul piccolo schermo —. Mi ha convinto il copione: è molto vicino ai fratelli Coen, senza imitarli... e poi sono solo 10 episodi». Riguardo al suo personaggio aggiunge: «Lorne non ha una coscienza, è un personaggio terrificante, sadico e al tempo stesso divertente, un predatore la cui unica motivazione è mangiare ciò che si trova davanti. È un provocatore e annusa la debolezza nelle persone». Autore al vetriolo della serie è Noah Hawley: «Fargo, il film, è più comico, è un ridicolo ritratto della provincia americana. Io però non avevo una storia di sole due ore, ma di dieci e quindi dovevo essere più realistico e drammatico. L’obiettivo della mia satira è la società educata di questo immaginario Minnesota, che “preferisce uccidere qualcuno piuttosto che offenderlo”, come si suol dire negli States». Emilia Costantini © RIPRODUZIONE RISERVATA 42 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Sport Le pagelle Juventus da uno dei nostri inviati a Torino Evra è très chic S.V. BUFFON Prende uno spavento quando Bubnjic irrompe nell’area piccola. Passa subito. 6,5 CACERES Esce dai blocchi sparato, trovando subito un cross da applausi. Poi controlla bene. 6 BONUCCI Meno «regista» che in azzurro, del resto la Norvegia non ha un Di Natale. 6,5 OGBONNA Fa capire presto a Muriel che non è serata. 6,5 LICHTSTEINER Riapre a pieno regime la cucina degli assist decisivi: croccanti per i compagni, mattoni sullo stomaco per le difese avversarie. 7 PEREYRA Prima da titolare, contro la sua ex squadra, decisamente convincente. È meno tosto nei contrasti di Vidal, ma ha buona tecnica, i tempi di inserimento già sincronizzati e la capacità di non dare punti di riferimento agli avversari. Cala nella ripresa. 7 MARCHISIO Il gol giusto al momento giusto: un tiro da k.o. che stende l’Udinese che si stava rialzando. Anche lui come mezza squadra dà il meglio nel primo tempo, acquistando nel ruolo di vice-Pirlo sempre maggiore autonomia. 6,5 POGBA Invocato a ripetizione dal popolo, che vuole il suo tiro da fuori, ci prova tre volte, anche su punizione. Meno devastante di altre occasioni, ma ben presente. 7 EVRA La prima apparizione sulla fascia è très chic: triangolazioni tutte francesi con Pogba e cross che scavano già le gerarchie con Asamoah. 6 LLORENTE Colpi di tacco, sponde a piacimento, duetti con Tevez. Ma al gol non va vicino e non è un particolare da poco. 7 TEVEZ Non è al meglio, ma per mezza partita non si vede: segna il 22° gol bianconero (in 50 gare) e cerca la doppietta con insistenza. Non la trova, allora scarica a Marchisio il pallone del 2-0 prima di uscire. 6,5 ALLEGRI Come a Verona, la Juve ha l’approccio dei momenti migliori, ma sbaglia molti gol e cala alla distanza. Dettagli che anche stavolta non incidono, ma che andranno tenuti in considerazione. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA Le pagelle Udinese da uno dei nostri inviati a Torino Di Natale abbandonato 6 KARNEZIS Nei passaggi, di mano e di piede, è da brividi. Coi guantoni però se la cava, respingendo due volte su Pogba e su Tevez. I miracoli sui gol non sono previsti. 5,5 HEURTAUX Cerca di proteggere il malloppo, sventa un cross di Evra con scasso. Ma poi alza le mani e si arrende. 5,5 DANILO Con Llorente, armadio contro armadio, se la gioca bene. Il problema è Tevez, che brucia lui e Allan, sul gol che indirizza la partita. 5 BUBNJIC A proposito di armadi ecco un quattro ante croato, classe ’92: di legno ancora troppo grezzo. 6 WIDMER Coi piedi non può fare quello che vuole. Ma quando si tratta di sradicare il pallone da quelli altrui, anche di Pogba, non si tira indietro. 5,5 KONE Tanta corsa, è vero. Ma senza sbocchi, anche nello spostamento a sinistra. Quando cerca l’uno contro uno con Pogba, fa brutta figura. 5 GUILHERME Nel cuore del gioco, sarebbe l’uomo chiave. E l’Udinese sta davanti al portone a frugarsi le tasche, senza trovare niente nel mazzo. 5,5 ALLAN Lui è un motorino prezioso, ma sembra un Ciao dei vecchi tempi. Solo un’impennata d’orgoglio, quando strappa il pallone a Tevez. 5 PASQUALE In difficoltà in difesa, quasi inesistente in fase di spinta. Deludente. 4,5 MURIEL Chissà se avrà tratto qualche insegnamento di 3-5-2 dalle due punte juventine. Lui si muove troppo poco, non aiuta mai i centrocampisti. Ed esce nell’intervallo. 5,5 DI NATALE Un pallone solo e pure in controtempo non si può trasformare in oro. Nella ripresa sembra crederci, ma è un’illusione. 6 BRUNO FERNANDES Il lavoro di raccordo gli viene sicuramente meglio di Muriel. Ma non abbastanza. 5 STRAMACCIONI L’Udinese sembra scollegata, troppo lenta, rinunciataria. E certe scelte, come Muriel e Pasquale, sono un boomerang. p. tom. © RIPRODUZIONE RISERVATA Nfl: frusta il figlio, arrestato Contador prenota la Vuelta La Nfl, la lega del football Usa, è sempre più nella bufera. Dopo lo scandalo che sta travolgendo Ray Rice, colpevole di aver picchiato in un ascensore la moglie, un’altra stella, Adrian Peterson, dei Minnesota Vikings, è stata arrestata per aver frustato con un ramo il figlio di 4 anni. Una punizione, ha spiegato, con fini esclusivamente educativi. Alberto Contador vince la tappa più dura (Santo Estevo de Ribas de SilPuerto de Ancares, 185 km) e ipoteca la Vuelta: solo 10 km a cronometro a Compostela dividono lo spagnolo, che ha 1’37’’ di vantaggio su Froome, dal trionfo. Ieri ha staccato di 16’’ proprio Froome, di 57’’ Valverde e di 1’21’ l’azzurro Aru (5° al traguardo e nella generale a 4’46’’ dal leader). Bianconeri avanti Con una rete per tempo i campioni d’Italia battono l’Udinese. E ora si pensa alla sfida di martedì con il Malmoe DA UNO DEI NOSTRI INVIATI TORINO — Molto in una sera. I due gol all’Udinese (subito Tevez, Marchisio dopo 75’), dicono che: la Juve ha risposto alla Roma; la squadra ha ripreso da dove aveva lasciato Conte (19 vittorie in 19 partite allo Stadium nell’ultimo campionato), raccogliendo 3 punti all’esordio in casa; Allegri, al quale i tifosi bianconeri non hanno riservato nemmeno mezzo coro, ha battuto per la prima volta in carriera Stramaccioni, che lo aveva battuto due volte su tre nei derby milanesi (più un pareggio) e che il 3 novembre 2012, da allenatore dell’Inter, aveva interrotto la serie di 49 partite utili consecutive, vincendo 3-1. Di fronte a un’Udinese ancora in fase di assemblaggio (molte novità da far crescere, tanto lavoro), la squadra di Allegri ha dimostrato di avere un impianto di gioco e Allegri, c’è Tevez una maturità di gruppo supercollaudati e ha superato senza grandi impacci anche il problema legato alle assenze (Pirlo, Vidal, Chiellini). Adesso può pensare serenamente all’esordio di martedì in Champions League con il Malmoe. La Juventus ha subito raccolto il credito di un avvio rabbioso, passando in vantaggio dopo otto minuti: palla di Lichtsteiner per Tevez che in mezzo all’area non ha sbagliato la conclusione. Si è creata così la situazione ideale per i campioni d’Italia, abituati da tre anni a spingere sull’acceleratore alla ricerca di altri gol, accorciando il campo a 55/60 metri e costruendo molto Recuperato in extremis, realizza il primo gol Marchisio raddoppia, Juve a punteggio pieno soprattutto sulla catena di sinistra (Evra-Pogba). L’Udinese ha opposto una flebile resistenza: piuttosto che sprecare energie nel pressing ha preferito aspettare gli avversari negli ultimi venti metri, sperando nell’errore altrui e cercando di difendere la sconfitta in attesa di tempi migliori. Qualche volta si è creata una situazione interessante per ripartire, ma mantenendo 6 punti dopo le prime 2 partite: è la prima volta per Allegri. Juventus per la 35ª volta a punteggio pieno dopo le prime 2 partite 7/8 uomini dietro alla linea della palla, lanciare Di Natale o Muriel sempre lontanissimi è diventata un’impresa complicata, anche perché Bonucci e Ogbonna hanno «murato» gli attaccanti dell’Udinese, nelle poche occasioni in cui hanno cercato di minacciare Buffon (da lontano). La colpa della Juve, se di colpa si può parlare, è stata quella di non mettere un po’ più di preci- Il dopopartita Max: «Soddisfatto, ma possiamo fare di più Lo Stadium? È una grande emozione» TORINO — Ricomincio da Tevez. L’Apache apre, Marchisio chiude il discorso e per Allegri diventa dolce il debutto allo Stadium. Così la legge dello stadio-fortino si conferma anche con il nuovo allenatore: vittoria consecutiva numero 20 per la Juve in casa e gol numero 20 in serie A per l’argentino. E anche Gigi Buffon, praticamente inoperoso in campo, ci ha messo del suo con un discorso da capitano prima della gara: «Ricordiamoci l’anno scorso, la fatica che abbiamo fatto il primo mese. Siamo stati anche fortunati, abbiamo vinto delle partite e non sappiamo neanche come. Non facciamo il solito errore». Detto, fatto. E Allegri, che da tecnico non aveva mai vinto le prime due gare in campionato, si mostra soddisfatto. «È stata una emozione particolare entrare allo Stadium da allenatore della Juve — dice —, ero curioso di vedere come si sarebbe svolta la serata e se saremmo riusciti a vincere. Non mi sorprende questo avvio di campionato: la squadra ha qualità fisiche e tecniche e può migliorare ancora soprattutto ❜❜ Andrea Stramaccioni Peccato per la rete annullata per pochi centimetri, ma la Juventus ha meritato nella gestione della palla, nei tempi di gioco, nel gestire i ritmi della partita». È sembrata la Juve di Conte. «Abbiamo iniziato molto bene — conferma il tecnico — volevamo sbloccare in fretta la partita. I ragazzi stati bravi a non concedere niente. Nella ripresa abbiamo sofferto soprattutto all’inizio, ma è normale che ci siano cose da migliorare». Ad Andrea Stramaccioni con l’Udinese non riesce il bis del colpaccio compiuto con l’Inter due stagioni fa allo Stadium: «La Juve ha fatto un grandissimo primo tempo dove meritava di capitalizzare le occasioni create; dopo lo svantaggio abbiamo sbandato. Peccato per il gol annullato per pochi centimetri». Filippo Bonsignore © RIPRODUZIONE RISERVATA Sorriso Allegri ha debuttato ieri allo Juventus Stadium (LaPresse) Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 Sport 43 italia: 51575551575557 Basket: finale tra Usa e Serbia Atletica, Bondarenko il più alto Rugby: All Blacks imbattibili La Serbia proverà a fermare gli Stati Uniti nella finale del Mondiale di basket in programma stasera alle 21 (Sportitalia): la squadra di Sasha Djordjevic si affida ancora al suo giocatore più rappresentativo, Milos Teodosic, finora decisivo. Ieri, nella finale per il 3° e 4° posto, la Francia si è imposta in volata sulla Lituania: 95-93 il risultato. Nella prima giornata della Continental Cup Marrakech, ultimo appuntamento della stagione, Libania Grenot, unica italiana selezionata nella squadra europea, ha chiuso 4ª in 50’’60 nei 400 vinti dall’americana McCorory in 49’’94. Nell’alto maschile, la gara più attesa, vittoria dell’ucraino Bondarenko con m 2,37. Barshim e Ukhov si sono fermati a 2,34. Con una meta nel secondo tempo del capitano Richie McCaw, gli All Blacks hanno battuto 14-10 il Sudafrica nel Quattro Nazioni e allungato a 36 la serie di vittorie casalinghe consecutive (ultima sconfitta proprio con gli Springboks nel 2009). Nell’altra partita: Australia-Argentina 3225. Classifica: Nuova Zelanda 16; Sudafrica e Australia 10; Argentina 3. Giallorossi A Empoli decide un tiro del belga deviato in porta dal portiere Sepe Apache Carlos Tevez, 30 anni, ha segnato il gol del vantaggio già all’8’. Nella passata stagione, l’attaccante argentino aveva realizzato 19 reti (Ansa) Roma «lunga» e distratta ma ci pensa Nainggolan allo Stoccarda, Gotze e Ribéry) sia il Borussia D. (3-1 al Friburgo). In Francia il Psg pareggia 1-1 contro il Rennes: oggi il Bordeaux (sfida il Guingamp) può andare a +3 dal St. Etienne. L’Atletico vince 2-1 contro il Real nel derby di Madrid: a Tiago replica Cristiano Ronaldo su rigore, ma Turan chiude i conti. Il Barcellona doma l’Athletic Bilbao (2-0, doppietta di Neymar). Il Cska Mosca, eurorivale della Roma, vince 2-1 contro l’Arsenal Tula. Il Malmoe, avversaria della Juventus in Champions, pareggia 3-3 contro l’Hacken. Fiorentina, si è ripetuto: il suo tiro da fuori area, nel recupero del primo tempo, ha incocciato prima nel palo e poi nella schiena del portiere Sepe, che ha fatto da involontaria sponda per l’1-0. Ma il Ninja non si è limitato al gol decisivo, è stato anche il più continuo della sua squadra. Ha giocato molto bene Kostas Manolas, concentrato e veloce, che sta riuscendo in poco tempo a far dimenticare Benatia. Garcia ha ammesso che «soprattutto una volta passati in vantaggio si poteva fare di più. Dovevamo attaccare meglio l’Empoli, che è stato bravo a pressarci e che, se continuerà a giocare così, si salverà di sicuro. Ci è mancata un po’ di qualità nei passaggi, ma l’importante era vincere e abbiamo vinto. Non sono soltanto i tifosi ad aspettare la Champions League e fare 6 punti prima dell’esordio europeo è comunque un bel risultato». Qui si dividono le strade dei giudizi. Per gli ottimisti è proprio vincere le partite come quella di ieri, nelle quali non si brilla, che porta allo scudetto. La Roma di Spalletti, ad esempio, vinceva solo quando giocava meglio dell’avversario. Totti ha condensato il concetto: «Sono tre punti buoni come il pane». Per i pessimisti c’è ancora molta strada da fare per essere al top e un attacco meno spuntato di quello dell’Empoli, a partire da quello del Cska Mosca, non avrebbe perdonato i tanti errori in disimpegno. Garcia, che è un pragmatico, sa che sono vere tutte e due le cose. Quello che è certo è che con Totti, Gervinho e Iturbe la Roma ha un attacco molto più pericoloso negli spazi e che Ljajic e Destro devono sfruttare meglio le occasioni che vengono loro concesse. Ma è altrettanto sicuro che solo a Roma si distruggono in poco tempo i calciatori — come nel caso anche di Ashley Cole —, andando sempre alla ricerca di un capro espiatorio. Farlo quando le cose vanno male è cattivo ma comprensibile, farlo da primi in classifica è un esercizio a metà tra il protagonismo del commento da bar e il masochismo. Per vincere, la Roma dovrà battere anche questo avversario. © RIPRODUZIONE RISERVATA Luca Valdiserri Garcia: «I tifosi non sono i soli ad aspettare la Coppa» sione nel cercare il secondo gol e chiudere la partita, dopo averla dominata. Molti gli sprechi, da Pereyra a Tevez (alto), da Pogba (Kone ha molto ballato per contenerlo), che ha offerto due conclusioni troppo tenere a Lichtsteiner (a lato) a Llorente (controllo precario in area). Stramaccioni ha cambiato un interprete (Bruno Fernandes per Muriel), nel tentativo di accorciare la squadra, ma non è cambiato il tema del match, con la Juve ancora avanti alla ricerca del raddoppio, anche se con minore intensità rispetto al primo tempo e a ritmi più bassi. Ha DAL NOSTRO INVIATO EMPOLI — I tifosi della Roma, vista la differenza delle forze in campo, anche se i giallorossi hanno risparmiato Totti, Iturbe e Gervinho per la Champions, non pensavano di dovere chiedere «quanto manca?» al vicino di posto nel finale. E invece così è successo, perché L’Empoli ha fatto una partita coraggiosa, mettendo in difficoltà gli avversari con un pressing alto e continuo. Però il calcio è fatto anche e soprattutto di qualità. Non avere attaccanti che fanno la differenza in serie A è un fardello pesante. La Roma si presenta alla Champions, mercoledì all’Olimpico contro il Cska Mosca, avendo fatto il suo dovere nelle due gare di campionato: 6 punti e nessun gol subito sono un buon bottino. La qualità di gioco era stata più alta contro la Fiorentina che ieri, a Empoli, ma di sicuro il pensiero dell’Europa ha avuto il suo peso. Lo dimostrano due cose: 1) le scelte di Garcia, che in attacco ha schierato Ljajic, Destro e Florenzi, ricevendo qualcosa di utile solo dall’ultimo; 2) l’uscita dal campo di Castan, dopo 45’, per un risentimento muscolare alla coscia destra che lo tiene in dubbio per mercoledì sera; Garcia parla di «precauzione», lo staff medico e il giocatore non sembrano al 100% in sintonia sull’entità del pericolo di una ricaduta. La Roma è stata troppo «lunga» e, soprattutto, ha sbagliato troppi passaggi. Pjanic è stato insolitamente impreciso, Ljajic non ha trovato lo spunto da ala pura ed è stato un po’ ignorato dai compagni, Destro è un finalizzatore che soffre, per primo, se la manovra non è fluida. Per fortuna di Garcia, però, Nainggolan è in uno stato di forma araldica e, dopo il gol contro la Unica pecca I bianconeri dominano la partita: unica pecca la scarsa precisione nella ricerca del secondo gol Juventus Udinese 2 0 Marcatori: Tevez 8’ p.t.; Marchisio 30’ s.t. JUVENTUS (3-5-2): Buffon s.v.; Caceres 6,5, Bonucci 6, Ogbonna 6,5; Lichtsteiner 6,5, Pereyra 7 (Padoin s.v. 40’ s.t.), Marchisio 7, Pogba 6,5, Evra 7; Llorente 6 (Morata s.v. 44’ s.t.), Tevez 7 (Coman s.v. 36’ s.t.). All.: Allegri 6,5 UDINESE (3-5-2): Karnezis 6; Heurtaux 5,5, Danilo 5,5, Bubnjic 5; Widmer 6, Kone 5,5 (Thereau s.v. 36’ s.t.), Guilherme 5 (Pinzi s.v. 28’ s.t.), Allan 5,5, Pasquale 5; Muriel 4,5 (Fernandes 6 1’ s.t.), Di Natale 5,5. All.: Stramaccioni 5 Arbitro: Damato 6 Ammonito: Pasquale Recuperi: 0’ più 3’ provato a segnare Pogba su punizione (risposta di Karnezis), mentre Tevez è stato preso in controtempo dall’assist di Llorente e Caceres anticipato da Kone. Questo per riassumere le difficoltà dei campioni a individuare la strada per passare, con il rischio di esporsi al contropiede, come nell’azione che ha dato origine al 21’ ad un doppio calcio d’angolo. E sul secondo, Bubnjic è andato in gol (correzione sul tiro di Danilo), ma è stato pescato in fuorigioco dall’assistente Musolino. In riserva di energie, ma risvegliata dalla paura di essere raggiunta (come era capitato con l’Inter due anni fa), la Juve è tornata ad attaccare andando vicino al raddoppio, sulla conclusione di Tevez, messa in angolo da Karnezis. È stato il prologo al 2-0, firmato da Claudio Marchisio (30° gol in serie A), con un esterno destro dal limite forte e preciso, a chiusura di un’azione «alla mano» di grande efficacia (30’). Sipario. Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA Serie A Ieri Empoli-Roma Juventus-Udinese Oggi, ore 12.30 Sampdoria-Torino Ore 15 Cagliari-Atalanta Fiorentina-Genoa Inter-Sassuolo Lazio-Cesena Napoli-Chievo Ore 20.45 Parma-Milan Domani, ore 20.45 Verona-Palermo Partite in tempo reale e tutti i gol e le immagini della giornata su Roma Marcatore: Sepe (autogol) 46’ p.t. EMPOLI (4-3-1-2): Sepe 6; Laurini 6, Rugani 6,5, Tonelli 6,5, Hysaj 5,5; Vecino 6 (Moro 5,5 16’ s.t.), Valdifiori 6, Croce 5,5 (Zielinski s.v. 35’ s.t.); Verdi 5,5 (Pucciarelli 5,5 17’ s.t.); Tavano 6, Mchedlidze 6,5. All.: Sarri 6 ROMA (4-2-3-1): De Sanctis 6; Maicon 6, Manolas 7, Castan 6 (Astori 6 1’ s.t.), Cole 5; Nainggolan 7,5, De Rossi 6; Florenzi 6,5, Pjanic 5,5 (Keita 6 22’ s.t); Ljajic 5,5 (Gervinho s.v. 37’ s.t.); Destro 5. All.: Garcia 6 Arbitro: Gervasoni 5 Espulso: Sarri 25’ s.t. Ammonito: De Rossi Recuperi: 1’ più 4’ Protagonista Radja Nainggolan, 26 anni. Da un suo tiro è nato il gol della Roma. Aveva già segnato contro la Fiorentina (Ansa) Estero, doppietta di Pellè Balotelli flop, Real ancora k.o. nel derby Con Mario Balotelli in campo dall’inizio (sostituito da Lambert al 26’ s.t.) il Liverpool perde 1-0 ad Anfield Road contro l’Aston Villa (gol di Agbonlahor). Vola il Chelsea, vittorioso 4-2 sullo Swansea grazie a una tripletta di Diego Costa. Arsenal e Manchester City regalano spettacolo (2-2): Citizens avanti con Aguero; i Gunners ribaltano il risultato con Wilshere e Sanchez, ma Demichelis pareggia a 7’ dalla fine. C’è un po’ di Italia nella vittoria del Southampton sul Newcastle (4-0) grazie alla doppietta di Pellè. In Bundesliga vincono sia il Bayern Monaco (2-0 © RIPRODUZIONE RISERVATA 2a giornata 0-1 2-0 Prossimo turno Cagliari Atalanta Fiorentina Genoa Inter Sassuolo Lazio Cesena (4-3-3) 1 Colombi 14 Pisano 15 Rossettini 32 Ceppitelli 8 Avelar 4 Crisetig 5 Conti 20 Ekdal 17 Farias 9 Sau 7 Cossu (4-4-1-1) 57 Sportiello 22 Zappacosta 20 Biava 29 Benalouane 93 Dramé 18 Estigarribia 21 Cigarini 17 Carmona 7 D’Alessandro 11 M. Moralez 19 Denis (4-3-1-2) 1 Neto 40 Tomovic 2 Gon. Rodriguez 15 Savic 28 Alonso 10 Aquilani 7 Pizarro 20 Borja Valero 11 Cuadrado 33 Mario Gomez 30 Babacar (3-4-3) 23 Perin 4 De Maio 8 Burdisso 15 Marchese 21 Edenilson 88 Rincon 69 Sturaro 13 Antonelli 16 Lestienne 32 Matri 10 Perotti (3-5-2) 1 Handanovic 6 Andreolli 23 Ranocchia 5 Juan Jesus 55 Nagatomo 88 Hernanes 18 Medel 10 Kovacic 22 Dodò 9 Icardi 7 Osvaldo (4-3-3) 47 Consigli 23 Gazzola 5 Antei 13 Ariaudo 31 Peluso 8 Biondini 4 Manganelli 7 Missiroli 25 Berardi 10 Zaza 17 N. Sansone (4-3 -3) 1 Berisha 8 Basta 3 De Vrij 18 Gentiletti 5 Braafheid 16 Parolo 20 Biglia 19 Lulic 87 Candreva 11 Klose 14 Keita (4-3-1-2) 1 Leali 25 Capelli 14 Volta 6 Lucchini 33 Renzetti 8 De Feudis 34 Cascione 10 Coppola 11 Brienza 89 Marilungo 9 Rodriguez Arbitro: CERVELLERA di Taranto Tv: ore 15 Sky Sport 5, Premium Calcio 5 Arbitro: ORSATO di Schio Tv ore 15, Sky Calcio 4 Premium Calcio 3 Arbitro: CALVARESE di Teramo Tv: ore 15, Sky Calcio 1, Premiun Calcio Napoli Chievo Parma Milan Sampdoria Torino (4-2-3-1) 1 Rafael 11 Maggio 33 Albiol 25 Koulibaly 18 Zuniga 8 Jorginho 88 Inler 7 Callejon 17 Hamsik 24 Insigne 9 Higuain (4-3-1-2) 25 Bardi 21 Frey 3 Dainelli 12 Cesar 34 Biraghi 13 Izco 14 Cofie 74 Mangani 56 Hetemaj 10 Maxi Lopez 43 Paloschi (4-3-3) 87 Mirante 2 Cassani 29 Paletta 6 Lucarelli 11 De Ceglie 30 Acquah 21 Lodi 18 Gobbi 17 Palladino 99 Cassano 10 Belfodil (4-3-3) 23 Diego Lopez 20 Abate 33 Alex 25 Bonera 2 De Sciglio 16 Poli 34 De Jong 4 Muntari 10 Honda 7 Menez 28 Bonaventura (4-3-3) 2 Viviano 29 De Silvestri 28 Gastaldello 26 Silvestre 86 Cacciatore 21 Soriano 17 Palombo 14 Obiang 11 Gabbiadini 9 Okaka 23 Eder (3-5-2) 30 Padelli 5 Bovo 25 Glik 24 Moretti 36 Darmian 23 Nocerino 20 Vives 7 El Kaddouri 3 Molinaro 22 Amauri 27 Quagliarella Arbitro: GIACOMELLI di Trieste Tv: ore 15 Sky Calcio 2, Premium Calcio 2 Arbitro: MASSA di Imperia Tv ore 20.45 Sky Sport 1 e Calcio 1 Premium Calcio Arbitro: MAZZOLENI di Bergamo Tv: ore 12.30 Sky Calcio 1, Premium Calcio 0 1 Empoli Arbitro: IRRATI di Pistoia Tv: ore 15.00 Sky Calcio 3 Premium Calcio 4 Serie B Sabato 20/9, ore 18 Cesena-Empoli Ore 20.45 Milan-Juventus Domenica 21/9, ore 12.30 Chievo-Parma Ore 15 Genoa-Lazio Roma-Cagliari Sassuolo-Sampdoria Ore 18 Atalanta-Fiorentina Udinese-Napoli Ore 20.45 Palermo-Inter Torino-Verona Il Perugia vince ancora Il Bari beffato al 96’ Classifica JUVENTUS* ROMA* UDINESE* NAPOLI CESENA MILAN CAGLIARI PALERMO SAMPDORIA SASSUOLO Bomber Higuain (LaPresse) * una partita in più 6 6 3 3 3 3 1 1 1 1 ATALANTA INTER TORINO VERONA GENOA CHIEVO PARMA LAZIO EMPOLI* FIORENTINA 3a giornata 1 1 1 1 0 0 0 0 0 0 Venerdì Pescara-Bologna 2-3 Ieri Avellino-Spezia 0-0 Crotone-Carpi 1-1 Entella-Brescia 0-1 Frosinone-Bari 1-1 Modena-Pro Vercelli 1-0 Perugia-Catania 1-0 Trapani-Cittadella 2-1 Varese-V. Lanciano 1-1 Oggi, ore 18 Vicenza-Ternana (Baracani) Domani, ore 20.30 Livorno-Latina (Chiffi) Il Perugia continua a stupire. Nella 3ª giornata di campionato, gli umbri vincono anche contro il Catania. Di Falcinelli il gol vittoria; il Perugia sbaglia un rigore con Taddei. Dopo tre gare, i siciliani rimangono fermi a un punto. Secondo posto solitario per il Trapani che si impone in rimonta contro il Cittadella: Mancosu e Lombardi replicano a Coralli. Classifica Virtus Lanciano rallentata dal pareggio a 9; Trapani 7; Carpi e LanVarese: abruzzesi avanti con Vastola, ma Neto Perugia ciano 5; Cittadella, Ternana*, Livorfirma il pari. Il Capri segna in pieno recupero no*, Latina*, Bologna, Bari, Frosinone, Spezia, Avellino e Modena 4; (46’ s.t.) e riprende il Crotone, passato in Varese**, Pro Vercelli e Brescia 3; vantaggio con Claiton. I calabresi arrivavano Pescara 2; Catania, Vicenza*, Entella e Crotone 1 da due sconfitte consecutive. Un gol di Di *: una partita in meno; **: un punto Cesare al 32’ s.t. regala la vittoria al Brescia in di penalizzazione casa dell’Entella. Successo su misura anche turno per il Modena, che si impone sulla Pro Vercelli Prossimo Venerdì 19/9 (ore 19): Carpi-Tracon la rete di Granoche (46’ s.t.). Il Frosinone pani; ore 21: Spezia-Entella. Sabato 20/9 (ore 15): Bari-Livorno; riacciuffa il Bari addirittura al 51’ s.t. con Bologna-Crotone; Paganini, che replica a Donati. Pari senza reti Brescia-Ternana; Catania-Modena; Cittadella-Pescara; Latina-Avellitra Avellino e Spezia. no; Perugia-Vicenza; Pro Vercelli© RIPRODUZIONE RISERVATA Varese; V. Lanciano-Frosinone 44 italia: 51575551575557 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 Sport 45 italia: 51575551575557 Le milanesi L’Inter a San Siro col Sassuolo vuole riscattare l’esordio così così, il Milan a Parma cerca continuità di prestazione e di risultati Mazzarri, il dubbio delle punte e il ritorno di Guarin «Adesso ritmi alti e tiri in porta» Staffetta Palacio-Osvaldo MILANO — Patti chiari, amicizia lunga e gruppo vincente? Interno dello spogliatoio della Pinetina, il giorno dopo la chiusura del mercato. Walter Mazzarri tiene a rapporto tutti i giocatori e parla a ruota libera. Concetti chiari che condivide da tempo e che hanno toccato le corde giuste di Icardi e soci. «Abbiamo fatto una sorta di patto e si sta creando un gruppo solido, un gruppo che quando va in campo dà l’anima, non ho dubbi al riguardo», ha sottolineato il tecnico interista dispensando serenità. La sensazione è che, giorno dopo giorno, Mazzarri senta questa squadra sempre più sua, con i giocatori che si sentono più responsabilizzati e coinvolti dopo l’addio di Cambiasso e degli altri argentini. Con Fredy Guarin, invece, l’allenatore ha parlato in separata sede, provando a fissarlo negli occhi. «Gli ho detto: azzeriamo tutto, come se fosse il tuo primo giorno all’Inter. Inizia oggi la tua vera storia con questa maglia: hai doti incredibili e sai bene quello che voglio da te». Guarin ricomincia dalla panchina perché non c’è fretta di mandarlo in campo, però il colombiano in questi ultimi giorni è sembrato molto carico e motivato. Nessuno in squadra si considera un intruso dopo essersi sentito ripetere dall’allenatore che «il numero dei componenti della rosa è giusto: per me i titolari sono 23 e ognuno di voi deve dimostrarmi di essere meglio degli altri». Per il debutto in campionato a San Siro contro il Sassuolo di Zaza e Berardi, meglio Palacio dal 1° minuto e poi staffetta con Osvaldo nel secondo tempo? O viceversa? Ecco il tormentone che ha scandito le ore della vigilia in casa Inter. Anche l’allena- Premessa indispensabile: nessuno dei due attaccanti scoppia di salute. Don Rodrigo non ha ancora giocato neppure un minuto, dopo il Mondiale, tormentato da problemi a una caviglia. Osvaldo, invece, ha un buon minutaggio nelle gambe, ma ha avuto qualche problemino muscolare, che ha impedito al tecnico interista di schierarlo dall’inizio contro il Toro e costretto Conte a rispedirlo subito a casa dopo la convocazione in Nazionale. La trasferta di Torino è ormai un ricordo, ma il tecnico, dopo essersi rivisto parecchie volte la gara in tv, sembra essersi reso conto che molte delle critiche alla squadra non erano proprio campate in aria. «Contro il Sassuolo vorrei vedere ritmi più alti in fase di possesso palla, qualche verticalizzazione e qualche tiro in porta in più. In definitiva: spero che i miei riescano a fare quello che non sono riusciti a combinare nel debutto in campionato» ha ammesso Mazzarri. Il bicchiere, insomma, non era proprio mezzo pieno come aveva sentenziato alla fine della L’imprevisto Il tecnico si frattura la mano sinistra cadendo sulla scala che porta agli spogliatoi mento di rifinitura, con partitina finale a San Siro per provare il nuovo campo, non ha risolto del tutto i dubbi del tecnico. Che poi al termine della seduta è scivolato scendendo la scaletta che porta dalla panchina agli spogliatoi, procurandosi una frattura di un metacarpo della mano sinistra. Tecnico Walter Mazzarri, 52 anni, alla seconda stagione sulla panchina dell’Inter (Ansa) partita di Torino. L’ Inter deve e può fare meglio. E per riuscirci il tecnico vuole che la squadra abbini qualità ed equilibrio. «Questo è il mio obiettivo. Per realizzarlo è fondamentale che tutti capiscano che quando la palla ce l’hanno gli avversari, bisogna andare a recuperarla il prima possibile. Siamo la squadra che manda in campo il maggior numero di giocatori con caratteristiche offensive e di qualità: dobbiamo solo migliorare nella fase di interdizione». Per il debutto in campionato a San Siro sono previsti 35mila spettatori (ancora top-secret i dati della campagna abbonamenti che chiuderà a fine mese): chiusa per squalifica la Curva Nord che deve scontare la seconda giornata senza ultrà per i cori contro Balotelli nel derby del 4 maggio. Franco Fiocchini © RIPRODUZIONE RISERVATA Inzaghi, la certezza è Berlusconi «Fa la differenza» Bonaventura verso il debutto Torres pronto a partita in corso MILANO — Un passaggio tra i dubbi per costruire qualche certezza. Il Milan sta scrivendo il suo romanzo di formazione: vuole conoscersi e mettersi alla prova, crescere e costruirsi un’identità. Come in tutti i romanzi di formazione ci sono tappe da affrontare, difficoltà da superare, viaggi da cui tornare più maturi: «Sarà bello valutare a che punto siamo lontani da San Siro» dice Pippo Inzaghi qui nella veste di capitano, mio capitano. Il Parma di Donadoni che l’anno scorso conquistò sei punti su sei, del ritrovato presidente Ghirardi («Sono felice che abbia ritirato le dimissioni, il calcio ha bisogno di persone con la sua passione», l’omaggio dell’allenatore del Milan) e di un Cassano che quando vede rossonero si scatena, è di sicuro un bel banco di prova. Dopo l’entusiasmo scatenato dall’esordio con la Lazio, serve continuità. Di risultati e di rendimento. «Oltre al risultato che è fondamentale, bisogna anche vedere come cerchiamo di raggiungerlo. Io so che il cammino sarà difficile e pieno di intoppi, e che al primo risultato negativo cambierà il giudizio su di noi, ma io non posso andare dietro al vento, devo guardare la prestazione. Vediamo dove siamo a dicembre, lì daremo dei giudizi». Romanzo ma anche dubbi di formazione, che tengono sulla corda un allenatore già insonne di suo. «Quando mi sembra di avere un’idea, poi la squadra delle cosiddette riserve si allena a mille per farmela cambiare. È così che si fa, devo ringraziare i miei giocatori per questo spirito, lo spirito del Milan». Filippo Inzaghi però mantiene una certa tranquillità, anche dopo il forfait di El Shaarawy («Peccato, era in un ottimo momento»): trambi in ottima condizione. Torres? Sta impressionando tutti, ha carica, voglia: è uno tosto». Però Inzaghi sembra intenzionato a inserirlo a partita in corso. «Non è detto che i migliori siano quelli che giocano dall’inizio, a volte potranno entrare nell’ultima mezz’ora. Nel mio modo di giocare i cambi saranno fondamentali». È, questa, una delle due o tre cose che il Milan ha già capito di se stesso. Un’altra è il modulo, per ora 4-3-3: «Sarei stato incosciente a proporre diversi schemi di gioco, bisognava prima impararne uno decentemente. Ma rispetto alle squadre che l’anno scorso ci hanno dato 40 punti noi siamo in costruzione, anche se le fondamenta sembrano buone». Un’altra ancora è la vicinanza del presidente Silvio Berlusconi: «Il suo entusiasmo è incredibile, può fare la differenza». Un’ultima certezza ce l’ha Adriano Galliani, non riguarda il campo, ma la politica sportiva ed è un’entrata a difesa dell’amico e alleato Claudio Lotito. «Quello di Lotito non è presen- La politica Galliani: «Lotito? Il suo non è presenzialismo, è attivismo. Agisce con il mandato della Lega» che quella di oggi a Parma sia la serata del signor Bonaventura (come è quasi certo, titolare a sinistra nel tridente d’attacco) o del forever young, el niño Fernando Torres (che dovrebbe entrare nell’ultima mezz’ora, con Ménez falso nove e a destra Honda), l’allenatore del Milan ha già delle certezze. «Sono en- Deciso Filippo Inzaghi, 41 anni, alla prima stagione sulla panchina del Milan (Ansa) zialismo, è attivismo. Quello che fa non lo fa per se stesso, ma perché rappresenta la Lega calcio, che ha votato in un certo modo proprio perché voleva che si realizzassero le riforme che propongono Lotito e Tavecchio». Insomma, una risposta a chi ha insinuato che Galliani si fosse defilato: «Non mi sono affatto defilato, sono vicepresidente di Lega e, per esempio, la proposta sulla multiproprietà è mia». Cioè, meglio un presidente proprietario di più società, che le seconde squadre (es Milan A e Milan B): «Certo, perché l’Italia è il Paese dei campanili e le multiproprietà li tutelano. Se il Monza diventasse il Milan B si perderebbe qualcosa». Diciamo che sul piano politico il Milan non ha mai smesso di essere protagonista, ora vediamo in campo. Arianna Ravelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Coppa Davis Gli azzurri approfittano del «riposo» di Federer e conquistano il doppio. Oggi si parte dal 2-1, ma per conquistare la finale servono due miracoli Bolelli e Fognini allungano la vita all’Italia del tennis DAL NOSTRO INVIATO GINEVRA — «Finché non suona la campana, vai». Capitan Barazza è della generazioneMorandi. Uno su mille ce la fa, a battere Federer a casa sua, ma vincendo il doppio in questa semifinale di Coppa Davis non abbiamo prolungato l’agonia. Un successo è sempre un successo e questo vale un punto, aiuta il morale, impedisce il cappotto, costringe gli svizzeri a impegnarsi. Oggi, dopo il giorno di vacanza, tornerà in campo herr Roger, tenuto (o auto-sistemato) a riposo. «Finché non è finita, bisogna crederci». In ogni caso questa squadra ha dimostrato di essersi meritata questa semifinale di Davis» sentenzia Corrado Barazzutti. Ci siamo, c’è Simone Bolelli che sta giocando benissimo, c’è Fabio Fognini un po’ strascicato, spesso in preda ai suoi spleen, ma importante in certi passaggi di questo lungo match: 7-5, 3-6, 5-7, 6-3, 6-2, 3 ore e 57’. Si ripete la stessa situazione di Valletta Cambiaso, Genova, settembre 2009, playoff. Sul 2-0, il doppio rossocrociato viene affidato a Stan Wawrinka e Marco Risultati Svizzera-Italia 2-1 (Ginevra, PalaExpo, rebound ace indoor) Federer b. Bolelli 7-6, 6-4, 6-4 Wawrinka b. Fognini 6-2, 6-3, 6-2 Bolelli/Fognini b. Chiudinelli/Wawrinka 7-5, 3-6, 5-7, 6-3, 6-2 Così oggi ore 12: Federer c. Fognini a seguire: Wawrinka c. Bolelli Così in tv diretta Supertennis, canale 224 Sky Quartetto Fognini (a sinistra) e Bolelli impegnati contro gli svizzeri Chiudinelli, la riserva amico di Federer, e Wawrinka (Afp) Chiudinelli. E come allora i due perdono. Marco è gemello di Federer: nati entrambi a Basilea nel 1981, Roger l’8 agosto, Marco il 10 settembre. Il tennis li ha avvicinati umanamente e divisi tecnicamente. Mentre Roger viaggia ancora in prima classe, Marco, che non si perde un concerto di rock pesante, ha imboccato da tempo la strada del de- clino. Però sono cresciuti insieme, sono grandi amici e spesso si ritrovano sulle tribune di St Jacob Park a tifare per il Basilea. Un tempo giocavano a pallone insieme. Roger, dalla panchina svizzera, incoraggia l’amico che l’ha battuto solo quando erano bambini. Da allora sono molto legati. «Mi rattrista sapere che un campione come Roger abbia solo pochi anni di carriera». Più che per sé, Marco è triste per l’amico e per lo sport che lo perderà, prima o poi. Il fatto più eclatante della carriera, Marco lo divide, però, con Wawrinka. Non un bel ricordo. Proprio qui, a Ginevra al Palexpo, nel 2013, con un doppio fallo di Chiudinelli sul match point, la coppia svizzera venne sconfitta da quella ceca RosolBerdych al termine della più lunga partita di doppio della storia della Coppa Davis: 6-4, 5-7, 6-4, 6-7, 24-22 per i cechi in 7 ore e 2’. I due hanno perso tutti i precedenti match (3) giocati, due volte in Davis e uno in torneo, ma non è che la coppia Federer-Wawrinka sia andata meglio (oro olimpico del 2008 a Francia-Rep. Ceca 3-0 (Parigi, Roland Garros, terra battuta) Gasquet b. Berdych 6-3, 6-2, 6-3 Tsonga b. Rosol 6-2, 6-2, 6-3 Tsonga/Gasquet b. Stepanek/Berdych 6-7, 6-4, 7-6, 6-1 Così oggi ore 10.30: Tsonga c. Berdych a seguire: Gasquet c. Rosol parte): quattro sconfitte, l’ultima, nei quarti, con il Kazakistan. Qualche informatore svizzero sostiene che Federer sia stanco, qualche altro che ci siano ragioni commerciali: sul 3-0 e senza l’adrenalina della sfida le gigantesche tribune di ferrotubi rischiavano di restare semi-deserte. Troppo complottistica. In ogni caso Fabio Fognini e Simone Bolelli entrano bene nel match e vanno avanti 7-5, poi gli svizzeri ritornano aiutati anche dal riapparire dei soliti «momenti» dell’eroe di Napoli. Bolelli trascina la coppia, è solido al servizio, risponde in modo devastante e anche quando l’Italia va sotto nel secondo e nel terzo, tiene la barra al centro. Fognini si aggrappa alla zattera soprattutto sul 2-1 del quinto: appena strappato il servizio a un Chiudinelli in preda al panico, Fabio fa di tutto per mollare il suo ma alla fine il duo Italia annulla 4 palle break e a mantiene il vantaggio. Solo due volte (1956, Francia; 1960 Stati Uniti) abbiamo recuperato da uno 0-2 in Davis. Tutto ora è nelle mani di Fognini con Federer. Fabio conferma un intervento di San Gennaro per il doppio. «E se con Roger si presenta anche la Madonna di Lourdes… ». Roberto Perrone © RIPRODUZIONE RISERVATA 46 italia: 51575551575557 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 Sport 47 italia: 51575551575557 MotoGp Per la prima volta Marquez non parte in prima fila: Lorenzo il più veloce davanti a Iannone e Valentino Mondiali di volley Time out Mauro Berruto, 45, c.t. azzurro (Epa) Berruto: «Colpa mia ma non siamo brutti come è sembrato» Ottimista Valentino Rossi, 35 anni, nel Gp di San Marino parte in terza posizione alle spalle di Jorge Lorenzo, 27 anni, e Andrea Iannone, 25 anni (Reuters) Il Dottore e il suo passo antico A Misano per il primo successo Rossi: «Ho perso la pole perché ho esagerato. Ora sono pronto» DAL NOSTRO INVIATO MISANO ADRIATICO — La parola d’ordine per la festa in riviera è «passo». Segnatevelo. Passo inteso come ritmo gara, il migliore di tutti, quello che permette a Valentino di scattare oggi da favorito nel giardino di casa a 14 chilometri da Tavullia. La chiave sta lì, più ancora che nella prima fila dalla quale il campione mancava dal 20 ottobre 2013, terzo tempo a Phillip Island. «Io nel giro secco soffro sempre e ho perso la pole perché ho esagerato in frenata alla curva 4. Ma va bene lo stesso». Rossi ne ha viste troppe per dare eccessiva importanza al terzo posto in griglia. Oggi è altro ciò che conta: consistenza, durata, affidabilità: «In realtà sono soddisfatto soprattutto per l’ultimo turno di prove del pomeriggio, da tempo non ne facevo uno così. Il passo è molto buono, il migliore, ed è molto buono anche il setting della moto. Ci sono due o tre dettagli da sistemare, ma siamo pronti». È senza dubbio il migliore Valentino del 2014 («Mai come oggi quest’anno»), e la sua prima volta in prima fila si intreccia con altre prime volte. Intanto, la prima pole 2014 della Yamaha ufficiale, che è poi la prima di Lorenzo, bravissimo a sferrare il gancio finale in una qualifica bel- 14 24 I Gp dall’ultima 1ª fila conquistata da Valentino Rossi I Gp dall’ultima volta che Marc Marquez ha fallito la 1ª fila la e equilibrata (il sesto, Dovizioso, è a soli 201 millesimi). Jorge sta benone e su questo asfalto sfrutta anch’egli la storica superiorità tecnica della M1 sulla Honda. Non a caso PorFuera ci vince da tre anni consecutivi e punta apertamente al poker: «Il giro è stato spettacolare, la pole ci voleva. È un weekend molto buono...». E mentre ormai non è una novità la seconda posizione del ducatista Iannone («Il passo successivo sarebbe trovare un podio, direi che me lo merito») è invece la prima volta che nessuna Honda parte davanti. Nel caso di Marquez, addirittura, si tratta di un avvenimento storico perché era dal 15 giugno 2013 a Barcellona (sesto) che non partiva nei primi tre. Di lì in poi — per 24 gare (e 19 pole) — MM aveva beneficiato con merito di un vitalizio in prima fila da parlamentare ita- Così al via MotoGp 1. Lorenzo (Spa) Yamaha in 1’33’’238 2. Iannone (Ita) Ducati a 0’’051 3. Rossi (Ita) Yamaha a 0’’064 4. Marquez (Spa) Honda a 0’’122 5. Pedrosa (Spa) Honda a 0’’180 6. Dovizioso (Ita) Ducati a 0’’201 Mondiale piloti 1. Marquez (Spa) 288 2. Pedrosa (Spa) 199 3. Rossi (Ita) 189 Moto2 1. Kallio (Fin) Kalex in 1’38’’043 2. Rabat (Spa) Kalex a 0’’067 Moto3 1. Miller (Aus) Ktm in 1’42’’974 2. Ajo (Fin) Husqvarna a 0’’004 I Gran premi di oggi ore 11: Moto3 ore 12.20: Moto2 ore 14: MotoGp Così in tv diretta SkySportMotoGp, Cielo liano. Sembrava dovesse essere eterno. Invece ieri è scaduto per cause miste: mancanza di grip e difficoltà nel praticare le consuete acrobazie. La cosa, in sé, non autorizza a dare il gatto per sconfitto «perché lui — scherza Rossi — è un noto bastardo». Intanto però MM dovrà faticare un po’ più del solito, anche se la sua idea (ma chissà se ci crede davvero) è di non rischiare tutto come sempre: «L’impossibile lo farò ad Aragon dove voglio conquistare il titolo». Sotto il sole ritrovato, spinto dal solito delirio dei tifosi in adorazione e con in testa il casco speciale (scritta «Misano ci dà una mano», tante mani colorate, le labbra a cuoricino della fidanzata Linda e di mamma Stefania, le impronte dei cani Cesare e Cecilia e del gatto Rossano), a Rossi ora manca la più importante delle prime volte: il primo successo del 2014. Lui ci pensa, ma preferisce non dirlo: «Voglio divertirmi e combattere. Io sto bene, poi però si sa che i valori in MotoGp cambiano ogni giorno…». Vero, ma non stupitevi se oggi rimarranno gli stessi: gli occhi di Valentino, ieri, brillavano. Alessandro Pasini La Formula E parte col botto: paura per Heidfeld DAL NOSTRO CORRISPONDENTE 225 km all’ora la velocità di Heidfeld e Prost jr al momento dello scontro nel giro finale della Virgin Racing (4° ma promosso grazie alla retrocessione del tedesco Daniel Abt). Una gara vera, cattiva, dunque. Proprio come speravano Jean Todt e Alejandro Agag, i paladini della nuova formula verde, pensata per appassionare il pubblico giovane ai motori elettrici e per spingere lo sviluppo della tecnologia che inquina meno dei motori tradizionali. Hanno par- tecipato dieci scuderie, con sponsor importanti, star come sir Richard Branson e Leonardo DiCaprio. Motori uguali per tutti (Renault) e telai costruiti dalla Dallara che hanno dimostrato la loro sicurezza nell’incidente di Heidfeld. I colori italiani in questa prima stagione sono difesi dal team Trulli. Jarno oltre a essere il proprietario della scuderia corre e Giorni fallimentari Ieri nuova sconfitta con l’Argentina «Ma 12 giorni fallimentari non ne cancellano 350 di successi» © RIPRODUZIONE RISERVATA Pechino Nella prima gara per monoposto ecologiche incidente tra Prost jr e il tedesco all’ultimo giro. Vince Di Grassi PECHINO — È cominciato con il fruscio suggestivo dei motori elettrici; è finito con un botto pauroso all’ultimo giro il gran premio d’esordio della Formula E, il nuovo campionato del mondo per monoposto ecologiche. Sul circuito cittadino di Pechino, intorno al Nido d’Uccello, lo stadio dell’Olimpiade, ha vinto a sorpresa il brasiliano Lucas Di Grassi: perché poco prima dell’ultima curva, dopo aver dominato la gara, il francese Nicolas Prost si è toccato a quasi 225 all’ora con Nick Heidfeld che cercava un sorpasso da brivido. La vettura del tedesco è decollata, è andata a sbattere sulle protezioni della pista e si è schiantata a terra rovesciata. Attimi di terrore, poi Heidfeld è riuscito a strisciare fuori e si è rialzato. Allontanandosi a piedi ha scambiato qualche parola e sguardo non proprio amichevoli con Prost. E Prost figlio non ha esitato a parlare di «tentativo suicida» da parte di Nick e di «vittoria rubata». Quindi, 1° Di Grassi su Audi Sport ABT, 2° il francese Franck Montagny su Andretti Autosport, 3° il britannico Sam Bird La situazione dell’Italia del volley, che oggi conclude contro l’Australia un Mondiale deludentissimo (ieri un’altra sconfitta, 3-1 con l’Argentina di Velasco), è un po’ come la vicenda dell’Apollo 13, la missione spaziale rovinata da un grave guasto: si tratta di trasformare un fiasco conclamato in un insuccesso di valore. Nel caso degli astronauti Usa fu il fatto di aver salvato la pelle; in quello dei pallavolisti sta nel costruire qualcosa di positivo sulle ceneri di una spedizione pessima. «Houston, we’ve had a problem»: pare di sentirlo, Mauro Berruto, pronunciare la frase di James Lovell. Berruto, adesso che cosa succede? «Succede che partirà un’analisi/riflessione molto profonda con chi due anni fa mi affidò un incarico, rinnovandolo poi con un piano calibrato sui Giochi di Rio». Hanno cominciato a sparare sul pianista, cioè lei. «Mi assumo la responsabilità di quanto è accaduto. Ma non parteciperò al giochino di dare la caccia al colpevole e di puntare il dito contro questo o contro quello. Il mio dito è puntato solo verso uno specchio, davanti al quale c’è esclusivamente il sottoscritto». Ma lei sa quel che occorre per il rilancio? «Sì, ho le idee chiare. Serviranno dei cambiamenti, ma siamo meno brutti di quello che è apparso: dodici giorni fallimentari non ne cancellano 350 di lavoro e di successi». Appunto: perché un flop dopo sei medaglie consecutive? «Perché questo gruppo, giovane e costruito ha dato una chance alla giovane Michela Cerruti, 27 anni, più che una promessa. La scuderia si è formata solo tre mesi fa, rilevando il progetto del vulcanico lord Paul Drayson, un famoso politico laburista con la passione matta per la velocità. Trulli ha trovato un appoggio economico importante con il partner cinese Jihua, potenza nel campo dell’abbigliamento professionale, sportivo e Volo A fianco in una immagine tv l’auto di Heidfeld rovesciata sulla pista dopo il cozzo contro quella di Prost, che sta sopraggiungendo. Sopra i due piloti discutono dopo l’incidente (Reuters) tecnologico, con molte idee anche per il mercato italiano. In tutti i test la Trulli era stata molto competitiva, ma ieri è incappata in una giornata maledetta. Sia Jarno sia Michela hanno rotto il cambio in prova e sono dovuti partire dalle ultime due file. «Prima di salire in macchina uno della Tesla mi ha fatto gli auguri, ma dimmi tu...», abbiamo sentito sospirare il campione abruzzese mentre guardava i meccanici impotenti davanti al suo povero motore. Qualche polemica anche nei confronti della Renault, perché i cambi rotti ieri a Pechino sono stati otto: troppi. Il Mondiale Formula E prosegue il 22 novembre in Malesia, poi tappe tutte cittadine da Buenos Aires a Berlino e gran finale a Londra. Il sibilo elettrico diventerà familiare. Guido Santevecchi @guidosant © RIPRODUZIONE RISERVATA anche su ragazzi pescati in A2, era meno avanti del previsto. Quattro delle sei medaglie sono state vinte dopo Londra e al via del piano di rinnovamento: probabilmente il frutto non è ancora maturo». Questo risultato è anche figlio delle difficoltà dei club e di un campionato che non ha più i mezzi degli anni d’oro? «Io mi occupo solo di chi può essere convocato in Nazionale». Zaytsev è un campione. Ma a volte è anche un problema? «Ivan è il primo a sapere che non basta una straordinaria individualità a rendere forte un gruppo. La squadra cresce grazie al contributo che ciascuno si sente di dare a una causa: può anche basarsi, semplicemente, sull’essere titolare per 20 partite di fila». Travica ha perso smalto in regia? «Non era al meglio della forma. Ma dato che il nostro è uno sport che perdona poco sul piano mentale, le difficoltà aumentate di giorno in giorno hanno caricato lui e la squadra di uno zaino sempre più pesante». E Berruto ha ruotato poco una rosa non contata... «Ho fatto la cresima e sono da anni nello sport. Sono consapevole che qualsiasi cosa adesso dica, non andrà bene». Sul famoso progetto chiederà il voto di fiducia? «Non pongo alcuna condizione. Mi basta avere il confronto produttivo che ho sempre avuto nel passato. Io ho varato un percorso, ma guai se non si è pronti a correggerlo». Flavio Vanetti © RIPRODUZIONE RISERVATA 48 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 S P E C I A L E a cura di RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo MEDICINA RIGENERATIVA E RICOSTRUTTIVA Ricerca medica e innovazione tecnologica sviluppano nuovi trattamenti per la cura delle ferite Lesioni e ferite: nuove tecnologie per una guarigione più rapida L’impegno di un’azienda medicale leader nel fornire soluzioni avanzate ai pazienti di tutto il mondo A elity è il nuovo brand che unisce tre Società leader nella cura delle ferite e nella medicina rigenerativa, che offre un portfolio di soluzioni volte a migliorare i risultati legati alla guarigione dei pazienti e a ridurre in modo sostanziale i costi a carico del sistema sanitario. Il progressivo invecchiamento demografico rappresenta una delle sfide più significative per i Paesi industrializzati, e questo investe molte aree della medicina, inclusa quella della gestione delle lesioni acute e croniche. Presentata al mercato a inizio settembre e con un fatturato complessivo superiore ai 2 miliardi di dollari, Acelity nasce dall’unione delle forze e della expertise di KCI, LifeCell e Systagenix. Alla guida dei mercati internazionali (Europa, Australia, Nuova Zelanda e Singapore) una manager italiana, Laura Piccinini, forte di un solido background in diverse multinazionali del settore medicale. “Sono molto orgogliosa di annunciare la nascita di Acelity – dichiara Piccinini. - La sinergia fra tre aziende leader nella tecnologia medica rappresenta un’opportunità unica per i nostri clinici, i nostri impiegati e i nostri pazienti. dall’esterno. Queste terapie rimuovono i fluidi in eccesso e mantengono l’ambiente perfettamente isolato, stimolando l’organismo e favorendo inoltre la chiusura dei lembi della ferita. Per quanto riguarda le lesioni croniche, Acelity ha recentemente introdotto un nuovo dispositivo che prevede un prelievo autologo (cioè dal proprio organismo) di cellule cutanee, che vengono trasferite nella parte anatomica che fatica a guarire. Una tecnologia che combina ridotta invasività e facilità d’uso, offrendo un’alternativa agli innesti cutanei, spesso complessi e dolorosi. Questo sistema sta ottenendo risultati estremamente entusiasmanti. “La mission di Acelity – aggiunge Laura Piccinini – “è cambiare insieme la pratica medica con soluzioni che velocizzano la guarigione, riducono le complicanze e generano valore economico, migliorando la vita dei nostri pazienti.” “Acelity è fortemente orientata all’innovazione, con l’impegno di innalzare gli standard di cura nella gestione delle ferite e delle incisioni chirurgiche” Laura Piccinini Acelity è fortemente orientata all’innovazione, con l’impegno di innalzare gli standard di cura nella gestione delle ferite e delle incisioni chirurgiche. Inoltre, non dimentichiamo la congiuntura che stiamo vivendo, in parti- colare in Italia: ecco perché è nostro obiettivo lavorare in ambito sanitario per offrire un vantaggio anche a livello economico”. Il trattamento dei pazienti sottoposti ad interventi chirurgici può essere infatti mol- to complesso, sotto il profilo sia clinico sia assistenziale, con ripercussioni sul piano economico e sociale. L’introduzione e l’evoluzione di protocolli terapeutici basati sull’utilizzo della pressione negativa hanno condotto a nuovi scenari di trattamento, con benefici sia clinici sia economici. È evidente l’importanza di proteggere e gestire attivamente l’incisione chirurgica nella fase post-intervento, prevenendo contaminazioni “ Le tecnologie sviluppate da Acelity nell’ambito della cura delle ferite aprono nuovi orizzonti terapeutici: il sistema di trattamento delle incisioni chirurgiche Prevena fornisce un supporto attivo nella gestione delle ferite, tenendo le infezioni sotto controllo e stimolando i processi rigenerativi del tessuto circostante, mentre CelluTome rappresenta un approccio rivoluzionario nell’ambito della chirurgia plastica e ricostruttiva. “ Professor Roy De Vita, primario Divisione Chirurgia Plastica Ricostruttiva presso l’Istituto dei Tumori di Roma “Regina Elena” PRESSIONE NEGATIVA E INNESTO EPIDERMICO AUTOLOGO Metodologie innovative semplici da usare non invasive e non dolorose CELLUTOMETM: UN PROCESSO SEMPLICE, UNA PROCEDURA VELOCE La protezione attiva delle ferite con il sistema di pressione negativa ha lo scopo di accelerare i tempi di guarigione delle incisioni chirurgiche. Il sistema di innesto epidermico autologo rappresenta un’innovazione rivoluzionaria per la guarigione delle lesioni croniche complesse. Un Summit internazionale a novembre, a Roma “U n esempio del nostro impegno ad essere partner di valore per i professionisti in ambito sanitario - spiega Laura Piccinini - è rappresentato da un summit internazionale che terremo a Roma dal 6 all’8 novembre. L’evento scientifico, “Make Better Summit” sarà un’occasione unica di incontro e d i c o n f ro nt o t ra p ro f e s s i o n i s t i i n ambito sanitario. Vi sarà la possibilità di condividere esperienze cliniche, analizzare la congiuntura economica e sociale che sta investendo l’Europa e valutare come sta evolvendo il profilo degli operatori in sanità, inclusi amministratori, farmacisti e direzioni sanitarie. Avremo interventi di alto profilo da parte di leader riconosciuti in ambito internazionale, e più di 400 p a r t e c i p a nt i p rove n i e nt i d a t u t t o i l mondo, che potranno avere la possibilità di accrescere le proprie conoscenze e di lavorare insieme per migliorare gli standard di cura esistenti” Meno di 1 ora Prelievo di tessuto epidermico Il sistema di prelievo viene posizionato sul sito donatore ed una combinazione di leggero calore e di pressione negativa consentono il sollevamento delle microcalotte epidermiche. Acquisizione dell’innesto Le microcalotte sono raccolte e poi fissate su medicazione Processo automatico uniforme La procedura di prelievo è precisa e riproducibile, solleva microcalotte uniformi. Procedura di prelievo Il sistema CelluTome™ raccoglie in modo efficace l’epidermide dal sito donatore fino allo strato basale, includendo i cheratinociti basali. Make Better - A Summit for Healthcare Innovators”, Roma 6/8 novembre 2014 Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 49 italia: 51575551575557 CorriereSalute LE PAGINE DEL VIVERE BENE www.corriere.it/salute Medicina Diritto Medicina Alimentazione Medicina Le possibili cause del dolore al ginocchio Le detrazioni per le donazioni alla ricerca Da un tumore si può «guarire» Ora è ufficiale Come e quando mangiare frutta per dimagrire Anoressia giovanile e osteoporosi a pagina 53 EDUCAZIONE CIVICA APPLICATA di LUIGI RIPAMONTI R isparmiare in modo intelligente e relativamente facile sulla spesa farmaceutica è possibile. Lo si evince chiaramente dal servizio alle pagine che seguono. Un insieme di misure ispirate dal buon senso e dalla buona volontà dimostrano di essere in grado, da sole, di sgravare di centinaia di milioni di euro il peso dell’assistenza sanitaria alla voce «medicine». E lo straordinario è che non c’è quasi niente di straordinario in queste iniziative, bensì solo l’applicazione non ottusa di criteri e di gesti che potrebbero essere ascritti alla voce «educazione civica applicata», e che coinvolgono tutta la filiera dell’utenza farmaceutica: dal prescrittore (il medico) attraverso l’erogatore (il farmacista) fino all’utente finale (il malato). L’impegno a «fare le cose bene» a questi tre livelli dimostra di poter fare una differenza significativa. E gli esempi che vengono portati, se applicati su scala generale, produrrebbero effetti davvero sensibili in termini di spending review, contribuendo a scongiurare, o perlomeno ridurre, il rischio I tagli alla Sanità dei famigerati e temuti si evitano anche «tagli lineari». Il rovescio della medaglia con risparmi è la triste constatazione che richiedono che quando affidati alla solo buon senso responsabilità dei singoli appropriatezza nella prescrizione, adesione corretta alla terapia eccetera, sembrano inesorabilmente destinate in molti casi a rimanere lettera morta. A farlo pensare sono gli sconfortanti dati relativi ad alcune regioni, che «gridano vendetta» non solo in termini di una buona gestione economica, ma anche di salute pubblica: basti come esempio quello dell’incremento (ancora!) dell’uso inappropriato di antibiotici, che porta con sé non solo un aggravio in bilancio, ma anche un incremento del fenomeno della resistenza batterica, che, a sua volta, comporta il ricorso ad antibiotici più potenti e più costosi, in una spirale viziosa. Un’osservazione, insieme ad altre su singoli sprechi locali, che dà pericolosi argomenti a chi si oppone alla revisione almeno di alcuni aspetti del federalismo sanitario, ostacolando così gli sforzi di correggerlo per porre fine a ingiuste sperequazioni nell’accesso alle cure in base al diverso luogo di residenza nella stessa Nazione. ❜❜ a pagina 57 a pagina 52 a pagina 55 Non sprechiamo i farmaci Indagini mostrano che usiamo le medicine con leggerezza, commettendo molti errori. Che paghiamo. Per recuperare milioni di euro ogni anno, da reinvestire in altre forme di assistenza, basterebbe che i medici prescrivessero in modo più accurato e che i pazienti si impegnassero a rispettare con scrupolo le loro indicazioni di M. GIOVANNA FAIELLA alle pagine 50-51 © RIPRODUZIONE RISERVATA Il numero Giornata mondiale Alzheimer Obiettivo riduzione del rischio Nel mondo ogni 68 secondi una persona si ammala di Alzheimer. Nel 2013 le persone affette da demenza erano 44 milioni, con una previsione di raggiungere i 76 milioni nel 2030 e i 135 milioni nel 2050. In Italia si stima che la demenza colpisca circa un milione di persone, e che di queste circa 600 mila soffrano della malattia di Alzheimer. Per questo, il tema della XXI È la stima del numero Giornata Mondi persone colpite diale Alzheimer, da demenza in Italia. che sarà celebraDi queste, circa 600 mila ta il 21 settemsoffrirebbero di Alzheimer. bre prossimo, è Nel mondo, i malati «Demenza: è di demenza sono possibile ridurre circa 44 milioni il rischio?». ( ) 1 milione Per riflettere su questo tema, conoscere e capire la malattia di Alzheimer e che cosa significa affrontare e gestire la vita a fianco di una persona malata, la Federazione Alzheimer Italia, in collaborazione con ASP Golgi-Redaelli, Fondazione Golgi Cenci e Unamsi (Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione) organizza sabato 20 settembre, dalle ore 9 alle ore 17, a Milano (Palazzo Marino, piazza della Scala 2), il convegno scientifico in chiave divulgativa dal titolo «Capire e rispondere ai comportamenti del malato di Alzheimer». PER SAPERNE DI PIÙ Federazione Alzheimer Italia www.alzheimer.it a pagina 59 50 Salute Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Per saperne di più Rapporto OsMed 2013 «L’uso dei farmaci in Italia» (luglio 2014) www.agenziafarmaco.gov.it dossier diritto di MARIA GIOVANNA FAIELLA Stop agli sprechi I medici devono prescrivere in modo accurato. I pazienti devono rispettare le loro indicazioni Milioni di euro da recuperare usando al meglio i farmaci Che troppo spesso «buttiamo via» F armaci di cui si fa uso eccessivo, o al contrario lasciati inutilizzati nell’armadietto anche se il dottore li ha prescritti; medicine non assunte nel modo giusto perché possano dare benefici — abusandone, o viceversa, in dosi insufficienti — o, ancora, terapie interrotte non appena si sta un po’ meglio, anche se la malattia è cronica e va tenuta sotto controllo. Tutti errori che si pagano, non solo in termini di salute, ma anche in termini di soldi “buttati via”, in un modo o nell’altro. In Europa i costi della non aderenza alle terapie farmacologiche, secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, si aggirano intorno ai 125 miliardi di euro l’anno. E se le condizioni di salute peggio- rano, bisogna fare ricorso nel migliore dei casi ad altre medicine, ma aumentano anche gli accessi al pronto soccorso, i ricoveri, le morti premature. Ma questa è solo una delle due facce della «appropriatezza delle cure farmacologiche»: l’altra è la prescrizione adeguata, ed è compito dei medici. Nel suoi due aspetti l’appropriatezza delle cure è, specie in un periodo di scarse risorse e in cui aumentano popolazione anziana e malattie croniche, una sfida per tutti i Servizi sanitari, compreso il nostro. Ma quali farmaci “sprechiamo”? Ce lo dice il “Rapporto OsMed 2013”, elaborato dall’Osservatorio nazionale sull’impiego dei Medicinali, istituito presso l’Aifa-Agenzia italiana del farmaco. Il Rapporto, per esempio, segnala ancora una volta l’annosa questione degli antibiotici: l’anno scorso il loro consumo è cresciuto del 3,5% rispetto al 2012. Se ne assumono di più, indicano i dati OsMed, in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. L’impiego non appropriato di antibiotici supera il 20% in tutte le condizioni cliniche, ma si arriva al 49,3% per la laringotracheite e al 36,3% per la cistite non complicata. E a poco sono serviti finora i moniti degli esperti, che ripetono, come fa una volta di più il direttore dell’Aifa, Luca Pani: «L’uso inappropriato degli antibiotici non rappresenta solo un problema di costi a carico del Servizio sanitario, ma soprattutto un problema di salute pubblica, poiché favorisce l’insorgenza di resistenze batteri- che con una progressiva perdita di efficacia di questi farmaci». Dall’analisi dei dati delle Aziende sanitarie locali, poi, emergono bassi livelli di aderenza alle prescrizioni principalmente per i medicinali utilizzati nei disturbi ostruttivi delle vie respiratorie, per gli antidepressivi e i farmaci per la prevenzione del rischio cardiovascolare. In quest’ultimo caso, secondo il Rapporto OsMed, pur essendo circa 16 milioni gli italiani che soffrono di ipertensione (uno dei più importanti fattori di rischio per malattie cardiovascolari, ictus e insufficienza renale), ad assumere antipertensivi sono in meno di 8 milioni, sebbene abbiano ricevuto la diagnosi e quindi la prescrizione. A causare una minore aderenza alle terapie ci si mettono anche, stando almeno ad alcuni studi, i costi dei ticket. «L’aumento dei ticket sui medicinali in fascia A (a carico del Servizio sanitario), soprattutto in alcune Regioni con piani di rientro, è un “ostacolo” nell’accesso alle cure segnalato sempre più dai cittadini — sottolinea Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, che ha promosso la campagna “I due volti della sanità: sprechi e buone pratiche” — . Per esempio, il Rapporto OsMed rileva i bassi livelli di aderenza ai farmaci di chi soffre di bpco, la broncopneumopatia cronica ostruttiva. Perché? Forse perché, pur essendo una malattia cronica, non è ancora riconosciuta come tale dalla nostra Sanità, per cui il malato non ha diritto all’esenzione e deve pagare i ticket, per molti troppo onerosi. E così si rinuncia ai farmaci prescritti». C’è poi, come si è detto, il fattore “inappropriatezza delle prescrizioni”. Per esempio, in base agli indicatori di appropriatezza utilizzati nel Rapporto, per il 46,5% dei pazienti che assumono inibitori di pompa per il trattamento dell’ulcera e dell’esofagite (a carico del Servizio sanitario) non ci sono i requisiti di rimborsabilità fissati dalle note Aifa, ovvero si tratta di «consumi altamente inappropriati». La stessa Associazione italiana gastroenterologi ed endoscopisti ospedalieri (Aigo) pensa che siano troppi, per citare un caso, i 20 milioni di euro spesi in un anno nel solo Lazio per farmaci contro il bruciore di stomaco e il reflusso gastrico. «Spesso si prescrivono gli “inibitori di pompa” come “copertura” quando il paziente deve assumere antinfiammatori o antibiotici: lo fanno anche otorini, dentisti, ortopedici — dice il presidente di Aigo, Anto- per esempio per il glaucoma, l’artrosi e la bronchite, spetta poi al medico di famiglia fare la sintesi, perché conosce le condizioni cliniche generali del paziente e può verificare anche se i farmaci interagiscono tra loro». Strumenti per assicurare l’appropriatezza d’impiego dei farmaci, ma anche per contenere la spesa farmaceutica, già esistono: dalle “Note Aifa”, al “Documento programmatico per la valutazione dell’uso dei farmaci nelle cure primarie” predisposto dall’Agenzia insieme ai medici di famiglia; dai registri di monitoraggio, ai piani terapeutici. Alcune Regioni hanno redatto anche proprie linee d’indirizzo per l’uso di specifici farmaci, altre hanno avviato report mensili della spesa farmaceutica. «Le linee guida vanno applicate — ricorda Corti —. In alcune Regioni, nell’ambito della Errori ripetuti L’utilizzo inappropriato di antibiotici supera il 20% in tutte le malattie Regole disattese Spesso si seguono trattamenti al di fuori delle limitazioni fissate dalle «note Aifa» nio Balzano — . In molti casi potrebbe bastare un semplice sciroppo. Per migliorare l’appropriatezza delle prescrizioni abbiamo avviato uno specifico studio, prendendo come riferimento proprio il caso del Lazio». E i medici di famiglia? «Tutto sta nel rapporto di fiducia tra il medico - che non è un semplice “prescrittore” - e l’assistito — sottolinea Fiorenzo Corti della Federazione italiana medici di medicina generale — . Se ogni specialista prescrive farmaci, “medicina di iniziativa”, i medici di famiglia in collaborazione con le Asl hanno attivato meccanismi di controllo sull’appropriatezza delle terapie, coinvolgendo i pazienti. Ma servono interventi più strutturati anche in altre realtà del Paese». Nel consumo e nella spesa per farmaci pesano anche le differenze tra Regioni, che «non sempre sono spiegabili alla luce delle evidenze epidemiologiche» segnala il Rapporto OsMed. «A spendere meno in assistenza farmaceutica territo- riale sono proprio le Regioni che garantiscono anche gli altri livelli essenziali di assistenza — commenta Giovanni Bissoni, presidente uscente di Agenas —. Ridurre le inefficienze in quelle meno “virtuose”, quindi, non significa tagliare la spesa sanitaria, ma ridistribuire i risparmi in altri servizi per i cittadini, come indica anche il nuovo Patto per la Salute 20142016, approvato in Conferenza Stato-Regioni nel luglio scorso». «Gli sprechi — incalza Aceti — andrebbero individuati anche nella burocrazia, in inutili doppioni di centri decisionali, come le Commissioni territoriali per i prontuari farmaceutici». Ci sono poi sprechi più “banali”, dai quali si può recuperare non poco. Secondo le stime di Assosalute, Associazione nazionale dei produttori dei farmaci di automedicazione, ogni anno si distruggono circa 12 milioni di confezioni di farmaci da banco, per un valore di circa 30 milioni di euro. Le cause? Diverse, e riguardano anche gli altri medicinali. «Per esempio, — spiega il presidente Gaetano Colabucci — si riscontra un difetto del packaging, per cui le scatole non vengono messe in commercio; altri farmaci sono ritirati dal mercato perché prossimi alla scadenza. Ma soprattutto, fino a pochi mesi fa, migliaia di confezioni integre venivano ritirate per aggiornare i foglietti illustrativi». Solo nel 2013 sono state circa 5 mila le variazioni dei “bugiardini”. Da giugno, però, la specifica delle modifiche approvate viene consegnata in farmacia al momento dell’acquisto del medicinale. Fino all’esaurimento delle scorte delle “vecchie” confezioni. Che così non finiscono buttate vie. © RIPRODUZIONE RISERVATA Strategie Le Regioni incentivano l’impiego di prodotti a brevetto scaduto Anche la scelta degli equivalenti può farci risparmiare S ono in aumento i consumi dei farmaci a brevetto scaduto, sia dei cosiddetti originator, sia degli equivalenti (a base degli stessi principi attivi), anche se per questi ultimi siamo lontani dalla diffusione che hanno in altri Paesi europei. Da alcuni anni esistono le liste di trasparenza dell’Aifa, con i prezzi di riferimento per tutti i farmaci a brevetto scaduto: chi sceglie un medicinale con prezzo uguale o inferiore alla soglia di rimborsabilità garantita dal Servizio sanitario, non paga nulla; chi, invece, preferisce un altro prodotto più costoso deve pagare la differenza. «I prezzi degli originator a brevetto scaduto sono ormai bassi, a volte superiori solo di pochi centesimi rispetto agli equivalenti — fa notare Federico Spandonaro, professore aggregato di economia dell’Università di Tor Vergata a Roma —. E comunque, in termini di risparmio per il Servizio sanitario non cambia nulla, perché la differenza è a carico del cittadino». Solo nel 2013, gli italiani hanno speso 861 milioni di euro per pagare la differenza tra un ex griffato a brevetto scaduto e un generico “puro”, secondo i dati di Assogenerici, l’associazione che raggruppa i produttori di farmaci equivalenti e biosimilari (simili ai biotecnologici in commercio di cui è scaduto il brevetto, ndr). Molte Regioni hanno scelto di incentivare l’uso degli originator a brevetto scaduto e degli equivalenti per contenere la spesa di farmaci di fascia A. «Se tutte raggiungessero i risultati delle Regioni più virtuose –— dice il presidente di Assogenerici, Enrique Häusermann — i risparmi sarebbero di 767 milioni di euro l’anno per 18 categorie terapeutiche, come segnala il documento dell’Aifa “Indicatori di programmazione e controllo dell’assistenza farmaceutica convenzionata”». Quanto ai biosimilari, il loro impiego è limitato rispetto ad altri Paesi europei, ma sta crescendo. Per esempio, segnala il Rap- porto OsMed, i pazienti avviati al trattamento con epoetina alfa biosimilare nel 2013 sono stati il 41%. Inoltre, per i soli biosimilari a base di epoetina, il miglioramento degli indicatori di appropriatezza ha fatto risparmiare al Servizio sanitario circa 8 milioni di euro. Nel 2015 ne scadranno i brevetti di altri medicinali molto utilizzati per diverse malattie. Sulle modalità di prescrizione dei biosimilari, però, secondo il recente rapporto sul “Federalismo in sanità” di Cittadinanzattiva, co sono difformità di interventi e interpretazioni da Regione a Regione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 Salute 51 italia: 51575551575557 Massimi e minimi dei consumi La mappa della spesa Sulla base del Rapporto annuo dell’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei medicinali (OsMed), ecco, per 5 classi di farmaci, le 3 regioni con i consumi annui di medicine più alti e viceversa le 3 con quelli più bassi, rispetto alla media nazionale. I consumi sono espressi in dosi prescritte ogni mille abitanti (dati 2013) Dati in milioni di euro Maggior numero di prescrizioni (dosi\mille abitanti) Media nazionale in dosi\mille abitanti FARMACI PER IPERTENSIONE E SCOMPENSO CARDIACO ANTIACIDI E ANTIULCERA 372,78 Media nazionale Media nazionale ANTIAGGREGANTI E ANTICOAGULANTI 84,8 Media nazionale IPOLIPEMIZZANTI Lombardia ANTIDIABETICI 4.019 (Per ridurre colesterolo e trigliceridi) 89 Media nazionale 76,9 Media nazionale 62,6 P.A. Trento P.A. Bolzano Friuli V.G 188 Minor numero di prescrizioni (dosi\mille abitanti) Veneto 1.935 Emilia R. 1.866 Liguria 790 Sicilia 461 Emilia-Romagna 121 Calabria 405,8 Lazio 111,7 Lazio 102,9 389,3 P.A. di Bolzano 302,8 P.A. di Trento 332,9 Valle d’Aosta 337,2 P.A. Bolzano 41,5 Toscana 65,5 Lombardia 65,9 Emilia-Romagna 109,9 Toscana 103,2 Umbria 100,2 Sardegna Campania Valle d’Aosta 55,9 P.A. di Bolzano 57,1 Molise 62,9 71,9 P.A. di Bolzano 77,8 Lombardia 78,8 94,5 Sicilia 81,4 Calabria 86,3 Lazio 79,1 Campania 84,7 61,7 P.A. Bolzano 42,5 Marche 49,3 P.A. di Trento 50 692 391 Abruzzo Molise 125 583 Lazio 2.661 778 Puglia 1.847 Campania 2.447 ITALIA 26,1 miliardi di euro Marche Umbria Regione per regione, Toscana a quanti milioni di euro ammonta la spesa annuale totale (del Servizio Sardegna sanitario e dei cittadini) per l’acquisto di farmaci 1.732 Sicilia 527 52 Piemonte 1.923 Umbria 188 Valle d’Aosta Calabria Basilicata Sicilia 2.213 234 866 Fonte: Rapporto OsMed, dati 2013 D’ARCO Uso consapevole Ogni anno montagne di confezioni inutilizzate e ancora efficaci finiscono nella spazzatura Perché non siamo «aderenti» alle terapie C’è chi riduce le dosi, chi sospende la cura. Ma anche chi non ce la fa a pagare il ticket A iutare i pazienti ad assumere correttamente il farmaco p r e s c r i t to , n e i tempi e nei modi indicati dal medico. È l’obiettivo del primo studio pilota avviato in Italia nell’ambito della Medicine Use Review (MUR), promosso da Federazione degli ordini dei farmacisti (Fofi) e dalla Medway school of pharmacy dell’Università del Kent, in collaborazione con i medici di famiglia e le Asl in 15 Regioni. Il progetto si focalizza sull’asma, il cui trattamento si basa su farmaci per via inalatoria che richiedono l’impiego non semplice di dispositivi. Studi scientifici hanno dimostrato che, con la revisione dell’uso dei medicinali grazie al supporto del farmacista, dopo soli sei mesi il numero dei pazienti in grado di usare correttamente i dispositivi è passato dal 24 al 93% e sono migliorate le loro condizioni di salute. «Il primo spreco che il farmacista può contribuire a eliminare è proprio la mancata aderenza alla terapia — spiega il presidente di Fofi, Andrea Mandelli — . Favorire il suo successo significa anche ridurre costi economici, sociali, per l’aggravamento della malattia e i ricoveri». Nella prima fase della ricer- ca, è emerso che su 900 pazienti circa la metà non aderiva alla terapia: dimenticavano di assumere il farmaco , o modificavano arbitrariamente il dosaggio prescritto. Oltre a spiegare al paziente come assumere il medicinale, i farmacisti hanno inviato circa mille segnalazioni ai medici di famiglia. «Laddove la distribuzione mano le confezioni di cui il paziente necessita, evitando prechi di medicinali inutilizzati se il farmaco viene cambiato». Si stima che ogni anno svariati milioni di medicinali ancora non scaduti finiscano nella spazzatura. Da uno studio è emerso che in una città con una popolazione di 300 mila abitanti vengono smalti- Poco scrupolosi Secondo uno studio su 900 asmatici oltre la metà «disobbedisce» al dottore Scarsa attenzione Bisognerebbe considerare anche le spese per lo smaltimento delle medicine scartate dei farmaci previsti dai piani terapeutici avviene nella farmacia sotto casa, piuttosto che in quella dell’Asl o dell’ospedale, — sottolinea Annarosa Racca, presidente di Federfarma — non solo si evitano disagi a pazienti a volte non autosufficienti, con più patologie e diversi piani terapeutici da seguire, ma si ottengono anche risparmi. L’accesso del farmacista al piano terapeutico, tramite la piattaforma informatica, infatti, permette di erogare man ti sotto forma di rifiuti circa 320 mila chili di medicinali in un anno: più di un chilo per cittadino. Considerando che per lo smaltimento si spende mediamente 1,5 euro al chilo, si tratta di circa 480 mila euro all’anno. «Se si presume che ogni cittadino butti in media circa un chilo di farmaci non utilizzati l’anno — fa notare Marco Malinverno, direttore del Banco farmaceutico — si arriva a 60 milioni di chili di rifiuti, con un costo per il solo smaltimento intorno ai 90 milioni di euro. Un enorme spreco di farmaci che potrebbero essere donati a persone non in grado di acquistarli o di pagare i ticket». A Roma, grazie a un’iniziativa pilota che si sta estendendo in altre città, promossa dalla Fondazione Banco Farmaceutico onlus in collaborazione con i farmacisti, in sole 43 farmacie sono state recuperate in un anno 27 mila confezioni di medicinali non scaduti, integre e correttamente conservate, donate poi a chi ne aveva bisogno. Valore delle confezioni: 300 mila euro. «Se solo si estendesse il progetto a tutte le 800 farmacie della Capitale — dice Malinverno — in un anno si potrebbero reperire medicine per un valore di 5,5 milioni. Solo a Roma». Mira proprio a sensibilizzare i cittadini sull’«uso consapevole e senza sprechi dei farmaci», anche per ridurre il loro impatto ambientale, la campagna «Green Health, fai la differenza», promossa da Apmar-Associazione persone con malattie reumatiche, col finanziamento della “Fondazione con il Sud” e il coinvolgimento dell’Agenzia italiana del farmaco. Spiega Antonella Celano, presidente di Apmar: «Tra le varie iniziative stiamo preparando un opuscolo su La sfida Garantire i preparati all’avanguardia, non trascurando la sostenibilità Innovativi, ma molto costosi Rimborsati solo se hanno funzionato N ei prossimi due anni arriveranno nel nostro Paese nuove terapie tanto innovative quanto costose per i tumori, le malattie infettive e del sistema nervoso centrale. Per garantire cure sempre migliori la scommessa è coniugare l’innovazione farmacologica con la sostenibilità economica. «Occorrerebbe ragionare con un’ottica globale quando si parla di spesa sanitaria — sottolinea Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva —. Per esempio, il nuovo farmaco per l’epatite C è di fatto soste- nibile perché la guarigione della malattia significa evitare trapianti di fegato, abbattere i costi per altre cure, ricoveri, invalidità civile». Gianpiero Fasola, presidente di Cipomo, il Collegio italiano dei primari oncologi medici ospedalieri, aggiunge «In oncologia diminuisce la mortalità da tumori, sempre più pazienti hanno prospettive di vita migliori e possono essere curati grazie alle nuove terapie; purtroppo crescono anche i costi. E la velocità di questi cambiamenti è superiore alle risposte date dalle istituzioni». Per introdurre farmaci in- novativi costosi e non sprecare risorse “mirando” il più possibile le cure, si stanno sperimentando modelli di rimborso condizionato, come per esempio cost sharing o risk sharing epayment by result, cioè il pagamento della terapia innovativa da parte dello Stato solo per i pazienti che effettivamente ne traggono beneficio. «In tutto il mondo si sta discutendo su come valutare i benefici delle terapie innovative e, rispetto ad essi, qual è il costo che può essere sostenuto dal Servizio sanitario» sottolinea Fasola. Da noi anche il nuovo Patto della Salute va in questa direzione. «Lo Stato — commenta il presidente di Cipomo — può sostenere il rapporto costo-efficacia valorizzando, in base a criteri scientifici riconosciuti dalla comunità internazionale, i benefici della terapia innovativa rispetto ai trattamenti standard e definendo il costo sostenibile per il nostro Paese: questi trattamenti potranno essere a carico del Servizio sanitario. Ma occorre applicare subito le nuove regole a livello nazionale, altrimenti la “partita” resta oggetto di razionamento occulto, con ogni Asl che può fare a modo suo». © RIPRODUZIONE RISERVATA come usare e smaltire correttamente i farmaci». Notevoli risparmi per il Servizio sanitario, poi, sarebbero possibili col passaggio alla ricetta digitale. In Veneto, poco meno di 5 milioni di abitanti e 40 milioni di prescrizioni farmaceutiche all’anno, da settembre agli assistiti viene consegnato dal medico di famiglia solo un promemoria col quale possono ritirare il medicinale prescritto in farmacia, cui arriva la prescrizione al computer. «Abbiamo calcolato che il sistema sanitario regionale risparmierà oltre 3,2 milioni di euro l’anno con la dematerializzazione delle ricette» dice Claudio Saccavini, direttore tecnico di Arsenàl.IT, consorzio per la sanità digitale di tutte le Ulss e aziende ospedaliere del Veneto. La ricetta digitale è resa possibile grazie al collegamento telematico tra medici, azienda sociosanitaria di riferimento, farmacie, Regione e Ministero dell’Economia. © RIPRODUZIONE RISERVATA 52 Salute medicina Oncologia Un termine che ora si può usare (e si deve) per sempre più pazienti N on più solo «lungosopravviventi o survivors», ma anche guariti. È ormai tempo che questa parola venga utilizzata, che il concetto sia sdoganato, perché i numeri e le statistiche lo dicono: guarire dal cancro è possibile. Lo sostengono gli esperti internazionali che si sono riuniti di recente a Siracusa per la quinta Conferenza europea sui pazienti oncologici lungosopravviventi e cronici, che hanno steso un documento (Carta di Siracusa) in cui sono riassunti i dati a disposizione, che indicano quando, per determinate forme di tumore, si è autorizzati a pronunciare la parola “guarigione”. «È fondamentale, con tutte le cautele necessarie, che il termine entri a far parte del mondo oncologico — dice Paolo Tralongo, direttore dell’Oncologia dell’Ospedale Umberto I di Siracusa, fra gli organizzatori del convegno —. Oggi trop- Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Dopo il cancro alla prostata L’American Cancer Society ha rilasciato di recente nuove linee guida per la gestione del «dopo»tumore alla prostata. Un «manuale» rivolto a medici ed ex-malati , per far loro capire l’importanza del loro ruolo.«Evitare sovrappeso e obesità, fare attività fisica (in base alle proprie possibilità), non fumare: l’abc della prevenzione anticancro parte da qui — dice Giario Conti, presidente della Società Italiana di Urologia Oncologica —. Visto che di tumore alla prostata si guarisce sempre di più è indispensabile promuovere fra gli uomini uno stile di vita che li tenga lontani dalle ricadute». Prospettive Oltre il concetto di lungo-sopravviventi La parola «guarigione» non è più un tabù per chi ha avuto un tumore po spesso familiari e medici sono riluttanti ad usare la parola guarigione, con conseguenze negative sia per gli ex malati che finiscono per sentirsi sempre inutilmente preoccupati, sia per il Servizio sanitario, che spreca invano denaro per visite e controlli che potrebbero non essere più necessari». La premessa è una soltanto: il via libera si ha nel momento in cui l’aspettativa di vita dell’ex paziente (ovvero il suo rischio di morte) diventa uguale a quella del resto della popolazione del suo stesso sesso ed età. Ovviamente, tutto dipende dal tipo di neoplasia, dallo stadio al momento della diagnosi e dal successo delle terapie. «Importanti studi condotti su numeri molto grandi di persone — spiega Tralongo — hanno dimostrato che le persone curate efficacemente per un tumore al colon o alla cervice uterina possono essere definite guarite dopo otto anni di controlli in cui non si è avuta Il traguardo L’aspettativa di vita deve essere pari a quella dei coetanei dello stesso sesso Le variabili Tutto dipende dal tipo di neoplasia, dallo stadio alla diagnosi, dalle cure alcuna ripresa della malattia. Si sale, per ora, a 10 anni per chi ha avuto un carcinoma della tiroide o dei testicoli, il cui tasso di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi oggi è già superiore al 90 per cento. E anche per il cancro al seno sappiamo che ben l’80 per cento delle donne operate per un nodulo di piccole dimensione non ha alcuna ricaduta nei successivi 15 anni: per precauzione, quindi, teniamo la soglia della guarigione a 20 anni, anche in virtù dei molti tipi diversi di carcinoma mammario e consapevoli del fatto che per alcune forme le recidive si presentano a tanti anni di distanza. Un discorso simile può essere fatto per gli uomini con un tumore alla prostata, tenendo presente che viene diagnosticato in un’età più avanzata rispetto a quello al seno». Sentirsi guariti è un passo determinante per il reinserimento sociale, lavorativo, per il benessere psicologico e la sfera più intima e sentimentale, per Quanto al Psa: «Il test andrebbe fatto ogni 6 mesi per i primi 5 anni dopo le cure — aggiunge Conti —. Se è stabile, meglio evitare ulteriori esami, che sono più dannosi (causano agitazione) che utili». Durante il controllo semestrale l’urologo dovrebbe invece valutare le eventuali conseguenze del tumore a livello fisico (problemi urinari, vescicali, sessuali) e psicosociale. «I pazienti talvolta si “sentono” malati ma in realtà non lo sono, o hanno una patologia che di per sé non sarebbe in grado di alterare la qualità della vita e tanto meno accorciarla. E aumentare il numero degli esami , lungi dal rassicurare il paziente ansioso o depresso, peggiora la sua condizione. Sta al medico, se si accorge di una fragilità psicologica, trovare una strada per agire». Persone in Italia che vivono avendo avuto una diagnosi di tumore 2.250.000 Forme per cui il tasso di sopravvivenza dopo 5 anni è maggiore Testicoli 91% Tiroide 90% Prostata 88% Sarcoma Kaposi 87% Seno 1.300.000 sono i cosiddetti lungo-sopravviventi (cioè hanno avuto la diagnosi almeno 5 anni prima) 85% Melanoma 85% Linfoma di Hodgkin Vescica Di questi 78% Utero maschi 49% 83% 76% femmine Leucemia linfatica cronica 60% Rene 72% 68% Cervice uterina 68% Fonte: Rapporto 2011 Airtum, La sopravvivenza dei pazienti oncologici in Italia un ritorno pieno alla quotidiana normalità (basti pensare alle tabelle di rischio per stipulare un’assicurazione, che valutano la pratica in base al rischio di morte della persona, o a tutti quei lavori che necessitano un certificano di piena salute). Certo, purtroppo, ci sono tumori da cui ancora oggi non si guarisce e gli esperti non vogliono in alcun modo accelerare in modo «sbrigativo» il momento in cui i pazienti abbandonano l’iter di controlli. Fermo restando che anche gli ex malati dovranno sempre partecipare, come tutti gli altri, agli screening per la diagnosi precoce con la mammografia per il cancro al seno, il test del sangue occulto delle feci per quello del colon e il Pap o Hpv test per quello dell’utero. «La comunicazione va fatta con gradualità nel rapporto fra medico e paziente — precisa Gabriella Pravettoni, docente di Psicologia all’Università degli Studi di Milano e direttore della Psiconcologia all’Istituto Europeo di Oncologia —, senza dare false speranze da un lato né, dall’altro, far sentire le persone malate, e a rischio, all’infinito. Bisogna far capire, CORRIERE DELLA SERA quando è il caso, che la guarigione è un concetto realistico e sostenere gli ex pazienti e i loro familiari nel passaggio fra i controlli sempre meno frequenti e il ritorno alla normalità. Ad esempio, può rivelarsi molto utile coinvolgerli in un nuovo progetto di vita sano, con educazione a stili di vita corretti (nutrizione, attività fisica, astensione da fumo e alcol), che li incentivi a un pensiero positivo, oltre ad essere concretamente valido per tutelare la salute». Vera Martinella © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 Salute 53 italia: 51575551575557 Per saperne di più sui problemi delle ossa e delle articolazioni si può consultare il sito www.corriere.it/salute/reumatologia medicina pratica Mi spieghi dottore I guai al ginocchio finiscono sempre dal chirurgo? Lo specialista Il dolore al ginocchio è un sintomo comune che può essere passeggero o diventare anche invalidante. A volte è chiaramente imputabile a un trauma, in altri casi è invece più difficile riconoscere la causa che lo scatena Il bisturi serve in casi selezionati Spesso il dolore passa da solo Quella del ginocchio è un’articolazione molto complessa che deve garantire una vasta gamma di movimenti. Diversamente da altre articolazioni non è dotata di un’intrinseca stabilità: la superficie quasi piatta della tibia deve, infatti, interfacciarsi con le due parti convesse terminali del femore (condili femorali). Da qui la necessità della presenza di due «ammortizzatori», i menischi, e dei legamenti crociati e collaterali I l dolore alle ginocchia prima o poi può capitare a tutti nella vita, ma non sempre c’è da preoccuparsi. «Quella del ginocchio è un’articolazione che non ha un’intrinseca stabilità e ciò la espone con più facilità a disturbi che possono riguardare una delle sue Roberto numerose strutture (menischi, D’Anchise legamenti, rotula, cartilagine) — Un. Op. Chirurgia spiega Roberto D’Anchise del Ginocchio, responsabile dell’Unità Operativa Ist. Ortopedico di Chirurgia del Ginocchio, Istituto Galeazzi Irccs, Ortopedico Galeazzi Irccs di Milano Milano —. Sollecitazioni anomale possono infiammare l’articolazione, ma non bisogna allarmarsi al primo dolorino. Spesso il fastidio così come arriva se ne va. Se però il dolore diventa troppo insidioso è meglio cercarne la causa». Quali sono le cause più comuni del dolore? «A parte i traumi, un motivo comune è l’artrosi, dovuta a usura della cartilagine che riveste l’articolazione, un processo che può essere accelerato dall’esito di traumi, compresi interventi al ginocchio, o da alterazioni congenite, come tibia vara o valga. Comuni sono anche le patologie degenerative dei menischi, specie dopo i 35 anni. Il dolore al ginocchio può derivare anche dalla rotula, che di norma scorre allineata in una sorta di “gronda” ossea: se l’allineamento viene meno, ad esempio per alterazioni ossee, tendinee o muscolari, la rotula si sposta verso l’esterno, causando dolore e, talora, cedimenti. Ci sono poi le borsiti prerotulee, legate a microtraumi ripetuti, come il frequente inginocchiamento su superfici dure. È tipica in alcuni lavoratori, per esempio nei piastrellisti, ma anche negli sportivi che rischiano di cadere sul ginocchio». Cause meno frequenti, ma da non sottovalutare? «Senz’altro l’osteonecrosi nell’anziano, anche perché spesso si corre il rischio di confonderla con un danno meniscale per analogie nei sintomi. A confondere concorre il fatto che la risonanza magnetica non mostra nulla, se non, appunto, eventuali degenerazioni meniscali che potrebbero non essere le vere responsabili dei disturbi. Il danno osteonecrotico è visibile solo dopo un po’ di tempo dalla comparsa del dolore. E così non di rado capita che i pazienti vengano sottoposti a un intervento sul menisco, per poi scoprire che il vero problema era l’osteonecrosi: un buon motivo in più per non ricorrere al bisturi con troppa leggerezza. Una patologia che, invece, si può riscontrare nei giovani è l’osteocondrite dissecante che comporta una sofferenza più o meno estesa della cartilagine». Che cosa fare in caso di dolore al ginocchio? «Se non è un dolore passeggero, bisogna cercare di stabilirne i motivi con anamnesi, esame obiettivo (la «visita») ed esami strumentali, in genere radiografia e risonanza magnetica, a volte ecografia, raramente Tac. E le cure quali sono? Serve sempre il chirurgo? «Il trattamento è in genere conservativo. Sono utili antinfiammatori e fisioterapia. In caso di lesioni meniscali degenerative spesso c’è una finestra di guarigione spontanea e l’intervento chirurgico va preso in considerazione in casi selezionati, tenendo presente che a volte, soprattutto negli anziani, può peggiorare le cose. La protesi di ginocchio in presenza di un’artrosi importante è indicata solo quando il dolore limita la qualità di vita. Comunque, come regola generale, bisogna sempre cercare di personalizzare la terapia». LEGAMENTO COLLATERALE LATERALE LEGAMENTO CROCIATO POSTERIORE LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE MENISCO MEDIALE LEGAMENTO COLLATERALE MEDIALE MENISCO LATERALE TENDINE ROTULEO Le principali patologie non traumatiche in grado di provocare dolore al ginocchio LE CAUSE Artrosi del ginocchio Sindrome dolorosa femoro-rotulea Borsite prerotulea Questa condizione è spesso legata a esiti di traumi o ad alterazioni congenite (tibia vara o valga). La cartilagine che riveste l’articolazione del ginocchio cede poco per volta: perde di elasticità, si indurisce, si assottiglia, si frammenta. Le ossa non riescono così più a scorrere agevolmente le une sulle altre Ha origine da un difettoso scorrimento della rotula nella sua sede che la porta a spingere verso l’esterno. Spesso è legata a una o più alterazioni ossee, muscolari e tendinee. L’aumento degli attriti nella zona di contatto tra rotula e femore, a lungo andare favorisce l’usura della cartilagine che ricopre queste ossa È conseguenza di un’infiammazione della borsa sierosa prepatellare, una piccola sacca chiusa collocata tra la rotula e la pelle, che serve per ridurre l’attrito tra osso e cute. Questa patologia è il risultato di microtraumi ripetuti con il frequente inginocchiamento su superfici dure (da cui deriva il nome «ginocchio della lavandaia») Patologie degenerative dei menischi I menischi sono strutture fibrocartilaginee soggette a usura. Con il passare degli anni possono diventare più fragili e meno elastici. Il problema è più frequente dopo i 35 anni Menisco mediale Perone Articolazione femororotulea normale Cartilagine usurata FEMORE Menisco laterale Borsa prerotulea infiammata FEMORE I SINTOMI I SINTOMI I SINTOMI Talvolta il dolore insorge dopo uno sforzo leggero, in assenza di traumi importanti Il dolore è acuto e insorge soprattutto a livello del menisco mediale (sul lato interno del ginocchio) Il dolore è maggiore alla massima flessione A volte si hanno difficoltà nell’estensione della gamba Spesso gonfiore Il dolore aumenta se si eccede nel movimento Progressiva limitazione del movimento Con il passare del tempo impotenza funzionale con difficoltà soprattutto alla «messa in moto» e riduzione della durata del cammino Il dolore è localizzato nella parte anteriore del ginocchio, a livello della rotula o poco sotto questa struttura ossea Il ginocchio fa male soprattutto in occasione di sollecitazioni sportive (salti, corsa, ecc.) o lavorative Il dolore si accentua quando si sta a lungo seduti con le gambe flesse, come al cinema, o quando si cammina in discesa L’eventuale cedimento del ginocchio può essere un segnale di instabilità di rotula Il primo passo per capire l’origine di un dolore persistente al ginocchio è valutarne le caratteristiche come, per esempio, da quanto tempo è presente, quanto è invalidante, se risponde alla terapia con antinfiammatori. L’esame obiettivo permette poi di vedere se il ginocchio si muove bene o meno, se la muscolatura è adeguata o, infine, se c’è un versamento o un difetto posturale ILLUSTRAZIONE DI MIRCO TNGHERLINI Rotula che spinge verso l’esterno ROTULA Tibia LA DIAGNOSI © RIPRODUZIONE RISERVATA È un’articolazione senza un’intrinseca stabilità e ciò la espone facilmente a disturbi delle sue numerose strutture TENDINE DEL QUADRICIPITE PATELLA (rotula) di ANTONELLA SPARVOLI ❜❜ CONDILI FEMORALI Le indagini strumentali che si utilizzano con maggiore frequenza sono la radiografia, per escludere fratture e valutare l’eventuale presenza di artrosi, e la risonanza magnetica che consente di vedere menischi, legamenti e lo stato della cartilagine. L’ecografia può essere utile in casi selezionati, per esempio qualora si sospetti una borsite. Meno usata la Tac I SINTOMI Gonfiore: se la borsa si infiamma, cresce la produzione di liquido sinoviale in essa contenuto e quindi c’è un aumento di volume che porta alla formazione di una bolla di alcuni centimetri di diametro Altri sintomi caratteristici sono il dolore, la zoppia e la limitazione funzionale Se si preme sulla borsa o si eseguono movimenti di flessione ed estensione del ginocchio, i sintomi aumentano LE CURE L’approccio terapeutico al dolore al ginocchio di origine non traumatico è in genere di tipo conservativo In fase acuta, per alleviare il fastidio si consiglia di mettere del ghiaccio e far riposare l’articolazione, senza compiere sforzi. Per alleviare il dolore si possono inoltre utilizzare farmaci antinfiammatori per qualche giorno Se nonostante questi accorgimenti il dolore persiste o si ripresenta a distanza di tempo, è bene fare un controllo ortopedico ed eventuali accertamenti per poter poi intervenire in modo mirato. Il tipo di trattamento dipende infatti dalla causa del dolore Nelle patologie meniscali di tipo degenerativo, in almeno il 20-30 per cento dei casi è possibile una «guarigione» spontanea in cui il dolore scompare da solo o con terapie conservative, come la tecar-terapia o gli antinfiammatori. In generale è meglio ricorrere all’intervento chirurgico in casi selezionati in cui permane dolore perché spesso non consente di avere un recupero immediato. Non solo, c’è il rischio che il dolore persista o addirittura peggiori In presenza di un’artrosi del ginocchio tale da compromettere, per dolore e difficoltà di movimento, la qualità di vita del paziente, il trattamento raccomandato è l’impianto di una protesi Se i fastidi al ginocchio derivano dalla sindrome femoro-rotulea si può intervenire con una riabilitazione che rafforzi la muscolatura locale per mantenere in asse il ginocchio e risolvere il dolore. Quando, però, è evidente un notevole spostamento della rotula, occorre stabilizzarla chirurgicamente La borsite prerotulea può essere trattata in prima battuta con antinfiammatori. È inoltre utile ricorrere a una protezione della zona con ginocchiera per evitare ulteriori traumi. Se il problema persiste, l’unica alternativa è chirurgica con la pulizia e l’eventuale rimozione della borsa 54 italia: 51575551575557 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 ❜❜ alimentazione Niente «scorciatoie» A Frutta meno zuccherina Kcal (per etto) Frutta mediamente zuccherina Kcal (8,8-11,1 g di zucchero per etto) (per etto) Frutta più zuccherina Ingredienti per 4 persone: un chilo di pomodori perini molto maturi, un mazzetto di basilico fresco, due cipolle rosse, due foglie di alloro, tre cucchiai di olio extravergine d’oliva, sale. Preparazione: lavare e sbucciare i pomodori, tagliare la polpa a pezzi, metterla in una ciotola a marinare con il basilico sfogliato e solo un pizzico di sale. Nel frattempo pulire le cipolle e affettarle, condirle con 2 cucchiai di olio, l’alloro spezzettato e poco sale, metterle in una padella, coprirle e, a fuoco molto basso, lasciarle stufare lentamente per circa 20 minuti fino a farle quasi caramellare e mescolandole poche volte. In una casseruola riunire la cipolla senza l’alloro e la polpa di pomodori senza il basilico, scaldare solo 5 minuti e frullare regolando di sale. Aggiungere basilico fresco spezzettato e completare con un filo d’olio . Valori nutrizionali per porzione: proteine g 3 , grassi g 8 (di cui saturi g 1) , carboidrati g 10, energia kcal 121 Ricetta suggerita dallo chef Giuseppe Capano Kcal (11,2-17,6 g di zucchero per etto) (per etto) 16 Pere 35 Fichi 47 Pompelmo 26 Ciliegie 38 Uva 61 Pesche 27 Ananas fresco 40 Cachi 65 Fragole 27 Prugne 42 Banane* 65 Melone 33 Mele delizia 43 sulle calorie giornaliere e sulla glicemia, perciò il suo apporto va controllato, specie in caso di glicemia alta o di ipertrigliceridemia. La verdura, invece, è “a L’avvertenza I diabetici, in particolare, devono prestare attenzione al carico glucidico volontà”, perché ha un apporto calorico minimo e un alto potere saziante. Delle 5 porzioni al giorno fra frutta e verdura raccomandate dalle linee guida ne, — concede Ambra Morelli, responsabile dell’Associazione Nazionale Dietisti per la Lombardia — ma friggere espone l’alimento ad altissime temperature con un effetto negativo su quantità e qualità dei nutrienti. Per non compromettere i contenuti di vitamine e acidi grassi è molto meglio cuci- Accorgimenti L’elevata temperatura della frittura ha effetti negativi sui nutrienti nare il pesce per tempi brevi e senza raggiungere temperature troppo alte: in questo modo si riducono i rischi che potrebbero derivare dal consumo a crudo, si mantiene più sapore e soprattutto si fa il pieno dei preziosi nutrienti, primi fra tutti gli omega-3». Questi acidi grassi, che si trovano in abbondanza in pesce, crostacei e frutti di mare, Mandarini *g zucchero per etto 12,8 italiane, nelle diete ipocaloriche, io consiglio che due siano di frutta (150 grammi l’una) e tre di verdura, di almeno 200 gr.ammi a porzione. E suggerisco di limitare la frutta più zuccherina (vedi tabella) e di preferire verdura che si può consumare senza condimento (finocchi, cetrioli) o di condirla con un cucchiaio da cucina, a porzione, d’olio extravergine d’oliva, meglio se a crudo». E chi, per dimagrire un po’, pensasse di ricorrere a pasti di sola frutta? «I pasti di sola frutta possono essere consumati occasionalmente, per esempio fuori casa, — risponde Carbonelli — ma non devono essere la regola, specie per pazienti diabetici, per il carico solo glucidico, e per quelli che devono Erbe al posto dei condimenti 72 CORRIERE DELLA SERA perdere peso, perché carenti di proteine e poco sazianti. Meglio associare la frutta a un piccolo panino con prosciutto o bresaola, accompagnato da una carota o un finocchio. Così, il pasto è più equilibrato e saziante». C. F. © RIPRODUZIONE RISERVATA Quali accorgimenti possono aiutare a limitare i condimenti grassi nelle verdure? In uno studio, pubblicato su Appetite, si è visto che l’aggiunta di erbe aromatiche in un menu a base di pasta, carne, cavolfiore e broccoli ne migliorava l’accettabilità, in particolare quella delle verdure, che hanno ottenuto un punteggio di “gradevolezza” superiore nella versione con aglio e cipolla in polvere, e aneto, rispetto a quella “normale”, con condimento grasso, senza aromi. Per ridurre le calorie può essere utile anche usare le verdure (abbondanti) come prima portata. Lo indicano due studi della Pennsylvania State University: nel primo (su Appetite), si è notato che iniziando il pasto con una zuppa si riduceva l’apporto calorico del 20%; nel secondo (Journal al American Dietetic Association) si è visto che consumando come primo un’insalata poco condita, si riducevano le calorie del pasto rispettivamente del 7% se la porzione d’insalata era piccola, del 12% se la porzione era grande. a cura di Carla Favaro nutrizionista CANCELLIAMO DAGLI OCCHI DI AHMED L’ORRORE DEL VIAGGIO CHE HA AFFRONTATO PER FUGGIRE DALLA GUERRA. La sua famiglia sta fuggendo da una guerra sempre più feroce, da un Paese in cui non può più immaginare un futuro per sé, ma soprattutto per Ahmed e i suoi fratelli. Hanno bisogno di tutto e non ci chiedono niente: solo di aiutarli a ripartire, per cercare in altre nazioni nuova vita e nuova speranza. Mangiare pesce fa bene al cervello M Questo piatto, gustoso e leggero, fornisce, grazie ai pomodori, buone dosi di vitamina C, di potassio, di acido folico, nonché di carotenoidi. Tra questi è importante soprattutto il licopene, sostanza che è un potente antiossidante Cocomero Fonte: Tabelle di composizione degli alimenti INRAN agg. 2000 L’esperto risponde Alle domande dei lettori sugli argomenti di nutrizione all’indirizzo Internet http://forum.corriere.it/nutrizione La ricetta della salute A confronto (3,7-7,4 g di zucchero per etto) WEB Crema rossa con cipolle Non di sola frutta e verdura si dimagrisce Scoperte Conta però anche il modo in cui si cucina amme e nonne lo ripetono spesso ai bambini: «Mangia il pesce, così diventi intelligente». Hanno ragione, con un piccolo distinguo: stando a uno studio pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine consumare pesce almeno una volta a settimana aumenta il volume della materia grigia, a patto però di cuocerlo con metodi salutari, evitando le fritture. Secondo i dati, raccolti su 260 persone che oltre a fornire informazioni sulle proprie abitudini alimentari si sono sottoposte a una risonanza magnetica del cervello, mangiare pesce cotto alla griglia o in forno fa “allargare” dal 4 al 14% aree cerebrali connesse alla memoria e alla cognitività. Ma l’effetto positivo si perde se si predilige il pesce fritto, anche se si opta per le specie più ricche dei preziosi omega-3, i maggiori responsabili dei benefici del pesce sul sistema nervoso. «In un’alimentazione equilibrata e sana non si deve vietare niente, perciò anche una frittura di pesce ogni tanto può andare be- I frutti sono ricchi di zuccheri semplici che incidono sulle calorie giornaliere; gli ortaggi hanno un apporto energetico limitato e alto potere saziante Perdere peso Per sostituire cibi più calorici, ma scegliendo bene Per la linea meglio puntare su un menu equilibrato nel suo insieme chi ha problemi di sovrappeso si raccomanda spesso di mangiare più verdura e frutta. Ma questa strategia, che può certamente avere effetti salutari, è davvero efficace anche per dimagrire? Per rispondere, ricercatori americani (dell’Alabama University di Birmingham e della Purdue University di West Lafayette) hanno condotto una revisione di sette studi, riguardanti più di 1.200 individui. La conclusione: aumentare il consumo di frutta e verdura non ha, di per sé, effetti di rilievo sulla perdita di peso, ma non sembra neppure favorire un aumento. Ovvero: è probabile che dando più spazio a frutta e verdura lo si tolga ad altri alimenti più calorici, però, non è detto che questo avvenga sempre, e soprattutto in misura tale da portare a una riduzione delle calorie sufficiente a perdere peso. «Questi studi confermano ciò che diciamo sempre ai pazienti — commenta Maria Grazia Carbonelli, direttore dell’Unità operativa dietologia e nutrizione, al S. Camillo Forlanini di Roma —. Per dimagrire non ci si può focalizzare su un solo alimento su un solo gruppo: bisogna ridurre l’apporto calorico e aumentare l’attività fisica». «Riguardo alla frutta e alla verdura, — prosegue l’esperta — va distinta la prima dalla seconda. La frutta è ricca di zuccheri semplici che incidono Salute 55 italia: 51575551575557 Da aprile noi di Progetto Arca, in Siria, in Sicilia, a Milano abbiamo assistito più di 6000 siriani, tra cui più del 30% bambini. Altri ne arrivano ogni giorno. Aiutaci ad accogliere famiglie come quella di Ahmed, a farle ripartire più serene di come sono arrivate. Anche una piccola donazione farà tanto; falla subito così: ma anche in mandorle e noci, hanno effetti antiossidanti e migliorano la composizione delle membrane delle cellule cerebrali. Salmone e pesce azzurro (come acciughe, sgombri, sardine) ne sono particolarmente ricchi. La ricerca appena pubblicata indica che si dovrebbero mangiare almeno una volta alla settimana. Come spiega Morelli: «È il minimo, una “dose” che può essere utile, per avvicinare al pesce chi non è abituato a mangiarlo. Meglio sarebbe portarlo in tavola almeno due o tre volte alla settimana, l’ideale è consumarlo quattro volte». Posto che conta molto come si cucinano, esistono, comunque, in assoluto, pesci “migliori” di altri? «Di fatto no, si può spaziare fra le diverse varietà includendo nella dieta anche i frutti di mare, pure se meno ricchi di omega-3, o seppie, calamari e polpi, più lunghi da digerire per la qualità delle loro proteine ma ugualmente validi» conclude la dietista. Elena Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA con carta di credito sul sito www.progettoarca.org/siria con bonifico bancario c/c Credito Valtellinese IBAN IT06 P052 1601 6180 0000 0001 166 Aiutaci ad accogliere i profughi siriani, aiutaci a farli ripartire verso la pace. Fondazione Progetto Arca onlus - Via degli Artigianelli 6 -20159 Milano Per informazioni: tel. 02 69002965 - www.progettoarca.org 56 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 S P E C I A L E a cura di RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo ACTRIMS-ECTRIMS SCLEROSI MULTIPLA Si moltiplicano gli sforzi della ricerca mondiale sulle cause della malattia e sui nuovi trattamenti Nuove risposte ai bisogni di cura del paziente Ha chiuso i battenti a Boston il meeting congiunto Actrims-Ectrims che riunisce i comitati americano ed europeo contro la sclerosi multipla L a sclerosi multipla (SM), definita anche sclerosi “a placche”, è una malattia autoimmune cronica demielinizzante che colpisce il sistema nervoso centrale, rendendo difficoltosa la comunicazione tra cervello e midollo spinale e causando un ampio spettro di segni e sintomi neurologici che, con la progressione della malattia, riducono notevolmente l’autonomia e rischiano di peggiorare la qualità di vita del paziente dei suoi familiari. Purtroppo ciò che accomuna la SM ad altre malattie croniche degenerative come le demenze, la malattia di Parkinson, la sclerosi laterale amiotrofica (Sla) è la difficoltà ad identificare le cause precise della sua insorgenza. Un problema sul quale se ne innesta un secondo di dimensioni altrettanto preoccupanti che riguarda il sostegno alla ricerca, tuttora carente nel nostro Paese, volta a scoprire le cause di malattie neurologiche particolarmente complesse e rilevanti sul piano sociale. «La SM è una malattia di origine complessa da due punti vista» spiega Giancarlo Comi, past president della Società italiana di neurologia (Sin) e direttore del Dipartimento di neurologia IRCCS dell’Ospedale San Raffaele di Milano. «Da una parte esiste una complessità genetica, confermata dagli oltre cento geni isolati dai ricercatori che evidenziano una forte correlazione con la malattia attraverso il coinvolgimento del sistema immunitario. La seconda complessità riguarda l’ambiente e, in particolare, gli effetti derivanti dall’interazione tra fumo, vitamina D e abitudini comportamentali, quest’anno al centro dell’attenzione mondiale al meeting congiunto del comitato americano (Actrims) e di quello europeo (Ectrims) per il trattamento e la ricerca sulla SM di Boston, che ha appena chiuso i battenti». MICROBIOTA INTESTINALE E FATTORI AMBIENTALI Ma se in questo campo uno dei massimi esperti è lo svedese Tomas Olsson, che dirige il gruppo di ricerca di neuroimmunologia clinica e sperimentale del Karolinska Institutet di Stoccolma, non va dimenticata un’altra ipotesi ambientale interessante nella genesi della malattia: l’interazione della flora batterica intestinale (microbiota) con l’ambiente, portate avanti da un altro peso massimo della ricerca internazionale, cioè David Hafler della Yale School of Medicine di New Haven. «Evidentemente non si tratta di un problema specifico della SM – precisa Comi – trattandosi di una condizione generale delle patologie disimmuni, ma Anche sodio e flora batterica intestinale nel mirino dei ricercatori ha chiaramente un contesto rilevante da non sottovalutare. Soprattutto se lo analizziamo da un punto di vista ancora più sottile di recente speculazione scientifica: il ruolo del sodio nella modulazione della flora batterica intestinale con l’ambiente». NUOVI TRATTAMENTI E MODALITÀ DI CURA Anche sul fronte della terapia farmacologia contro la SM le novità non mancano. Si va dagli immunosoppressori di nuova generazione, dotati di una maggiore selettività di recezione, che hanno il compito di sequestrare una parte dei globuli bianchi, i linfociti, dei linfonodi impedendo loro di migrare nel sistema nervoso centrale e scatenare le reazioni di difesa contro il proprio corpo; fino al trattamento prolungato con anticorpi monoclonali (vengono ottenuti da un’unica cellula) nel tentativo di contrastare la riduzione del tessuto cerebrale (atrofia) alla quale Atlas 2013 of SM, è in aumento il numero complessivo dei malati in tutto il mondo Ma il trend in salita della patologia dipende anche dai migliori risultati ottenuti con le strategie terapeutiche odierne I Teva, ricerca e sviluppo centrate sul paziente della malattia si attesta tra 2.8 e 4.6 per 100.000 dati epidemiologici mondiali sulla sclerosi abitanti, mentre in Europa è compresa nella stessa multipla (SM) sono raccolti nell’ultima fascia per i paesi del bacino Mediterraneo con edizione dell’Atlas of MS 2013, che rappresenta tendenza ad aumentare nei paesi nordeuropei, in l’unico database contenente tutti i numeri particolare nell’area scandinava, dove l’incidenza esistenti sulla malattia in ogni paese del mondo. di SM mostra un picco compreso La prevalenza globale di malattia tra 6.4 e 8.2/100.000 abitanti. Tra le risulta così aumentata da 2.1 milioni In Sardegna regioni italiane a detenere la palma nel 2008 a 2.3 milioni di pazienti colpiti si registra del tasso più elevato è la Sardegna nel 2013. Va sottolineata a questo che, sulla base di un recente studio proposito la differenza concettuale la prevalenza condotto dai ricercatori sardi in tra “prevalenza” (che indica il numero più alta d’Italia un’area circoscritta dell’isola, globale di malati in un certo momento ha evidenziato una prevalenza di osservazione: poiché dipende dalla superiore a 210 casi su 100.000 abitanti: sopravvivenza, risulta aumentata nel caso della considerando che in Sardegna sono presenti circa SM) e “incidenza” della malattia, che misura 1.600.000 abitanti, il tasso di prevalenza stimata è invece i nuovi casi di SM osservati in un preciso di circa 3400 malati. momento di osservazione. In Italia l’incidenza vanno incontro i pazienti colpiti dalla malattia. Non ultimi i cannabinoidi sintetici utilizzati per contrastare la spasticità in questa popolazione di pazienti con problemi della deambulazione. «Alquanto interessanti sono anche gli studi clinici presentati a Boston sui nuovi schemi terapeutici utilizzati nel trattamento della SM con farmaci iniettabili consolidati come gli interferoni e il glatiramer acetato» sottolinea il clinico milanese. «In particolare per il glatiramer acetato la somministrazione a dosaggio doppio tre volte la settimana, invece che a dosaggio standard tutti i giorni, ne migliora la tollerabilità e l’aderenza da parte del paziente, confermando una strategia terapeutica che dimostra ancora un ampio margine di sicurezza». Se da un lato l’introduzione di nuovi farmaci nello strumentario a disposizione del neurologo va incontro alle esigenze e alle aspettative del paziente, dall’altro ha però una ricaduta inevitabile sulla bilancia economica della spesa sanitaria. Costi più alti sono giustificati da una migliore cura e gestione del paziente «Purtroppo si tratta di una faccia della medaglia comune a tutta la medicina odierna, dove vale la regola del “paymentfor-performance” (principio di remunerazione in funzione dei risultati) a tutti i livelli, pur di migliorare l’impatto della malattia sul paziente grazie a farmaci e servizi migliori e più efficaci» afferma Comi. «Ma tale aggravio è legato anche ad una più attenta gestione del malato cronico, ad un monitoraggio più preciso della risposta terapeutica con un uso più consapevole degli strumenti diagnostici di controllo e ad un maggiore approccio riabilitativo. Quello che spesso non rivelano gli studi sono i reali vantaggi ottenuti dai pazienti con un incremento della spesa sanitaria sotto il profilo della qualità della vita». Tra le prime aziende al mondo nel settore farmaceutico, Teva è da sempre impegnata nel rendere accessibili terapie di cura di alta qualità attraverso lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di farmaci equivalenti e innovativi, specialità farmaceutiche e principi attivi. Grazie al suo know-how e alla sua esperienza, Teva ha introdotto soluzioni originali in aree terapeutiche quali la neurologia, l’oncologia e la salute della donna. Soluzioni che non riguardano esclusivamente la formulazione chimica dei farmaci, ma anche i meccanismi d’azione, le vie di somministrazione e, soprattutto, la sicurezza. Mettere il paziente al centro non significa solo perfezionare i farmaci e crearne di nuovi, ma anche rispondere alle necessità dei cittadini , semplificare le terapie, aumentarne l’aderenza massimizzandone l’efficacia. Inoltre, investire nella ricerca e nell’innovazione per Teva significa non solo fornire ai pazienti cure adeguate, mirate e accessibili, ma anche garantire sostenibilità al Sistema Sanitario del Paese. Nell’ambito delle malattie neurologiche, Teva è impegnata nello sviluppo di farmaci a marchio e innovativi in grado di rispondere ai bisogni reali dei pazienti affetti da malattie croniche degenerative come la sclerosi multipla. Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 diritto Terzo settore Continua a tenere banco sul web la campagna #NoProfitNoIva, lanciata da Corriere Social e La7 per chiedere una detassazione dell’Iva per le organizzazioni non lucrative. In un sondaggio dell’Istituto Italiano della Donazione, quasi il 50% del campione intervistato chiede che il non profit non paghi l’Iva, mentre un 36% si dice d’accordo ad un’Iva molto più agevolata. Un dato ampiamente confermato dal successo che sta avendo, anche via social media, la campagna. Donazioni al non profit Le associazioni chiedono maggiori sgravi fiscali Data “storica”, il 29 settembre prossimo: a Milano sarà presentata al pubblico la nuova Fondazione Italia per il Dono Onlus, una struttura di intermediazione filantropica a livello nazionale, la prima del genere in Italia. Il modello sono enti come la Fondation de France, in Francia appunto, o la Fondazione Re Baldovino in Belgio. «L’idea è quella di dare al donatore le garanzie che oggi non vengono assicurate dal livello pubblico — spiega il presidente Stefano Zamagni —. Vogliamo inoltre lavorare per la raccolta di donazioni anche da chi magari può donare solo 100 euro, per poi destinare i fondi a chi li utilizza secondo i parametri di valutazione che ci siamo dati». Il Comitato promotore, nato due anni fa, è riuscito a creare 11 fondi, raccogliendo 283 donazioni e erogando più di 117.000 euro a favore di progetti di utilità sociale. La Fondazione introdurrà anche nuovi strumenti (oltre a quelli previsti dalle leggi vigenti) per consentire al donatore di verificare l’operato, sia dell’ente che delle Organizzazioni beneficiarie. «Abbiamo deciso di metterci la faccia — dice Stefano Zamagni —. Il controllo avverrà attraverso la reputazione. Pubblicheremo anno per anno i modi di utilizzo dei fondi raccolti, cioè dichiareremo gli obbiettivi che abbiamo raggiunto. Se non lo faremo, perderemo in reputazione e quindi non riceveremo niente». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’iniziativa Più informazione I pochi incentivi frenano la generosità degli italiani D La Fondazione al servizio della trasparenza Per saperne di più Su donazioni e lasciti testamentari www. istitutoitalianodonazione.it www.testamentosolidale.org La campagna per la detassazione Iva Un appello a migliorare la normativa e favorire ricerca e solidarietà Garanzie Salute 57 italia: 51575551575557 onazioni e lasciti testamentari rappresentano una voce sempre più consistente nei bilanci di organizzazioni e associazioni impegnate nel campo sanitario e nella ricerca. Basta guardare alle dichiarazioni del 5 per mille, che premiano soprattutto le realtà che operano in questi settori. Ma gli italiani sono davvero sensibili e quanto al tema delle donazioni? Il “World Giving Index 2013” di Charities Aid Foundation, assegna all’Italia il 21esimo posto nella speciale classifica che misura la propensione alla donazione di 153 Paesi nel mondo. Un buon risultato, se si considera che nell’anno precedente ci eravamo fermati al 57esimo gradino. «Nonostante la crisi e pur avendo registrato una flessione nell’ultimo anno — spiega Edoardo Patriarca, presidente dell’Istituto Italiano della Donazione, — la voglia di donare degli italiani è rimasta abbastanza intatta. Questo, secondo noi, dà la percezione di un Paese poco raccontato che di fronte alla possibilità di sostenere progetti di solidarietà tiene ancora». L’ultima rilevazione dell’indagine “L’andamento delle raccolte fondi: stime 2013 e proiezioni 2014” realizzata dall’Osservatorio di sostegno al Non Profit sociale dell’Istituto Italiano della Donazione (IID) in collaborazione con l’Associazione Italiana Fundraiser (Assif) sembra confermare una buona predisposizione alla donazione. I dati raccolti su un campione di oltre 200 Organizzazioni Non Profit (ONP) - statisticamente non rappresentativo, ma significativo dell’intero Terzo Settore italiano - mostrano un andamento positivo in controtendenza come le precedenti edizioni, dando così una ventata d’ossigeno e di speranza a tutto il terzo settore. Ma quanto donano gli italiani in un anno? Da un sondaggio dell’Istituto Italiano della Donazione (su un campione di 4mila intervistati) risulta che quasi un quarto non dona affatto, mentre il 60% dona una cifra inferiore a 100 euro. «È importante però sottolineare — nota Patriarca — che quasi l’80% si dichiara disposto ad aumentare questa cifra se solo potesse godere di maggiori agevolazioni fiscali». Eppure la generosità degli italiani fa ancora fatica a trovare la sua strada, costretta tra diffidenze ataviche e appunto un regime fiscale che non premia a sufficienza i donatori e chi riceve. «Si dice che gli italiani non donino e quindi siano egoisti, — aggiunge Stefano Zamagni, presidente della Fondazione Italia per il Dono Cosa c’è di Nuovo INCENTIVI DIVERSI ALLE DONAZIONI PERSONE FISICHE IMPRESE IN ITALIA Detrazione del 26% della donazione (dall’imposta lorda), fino a 2.065,83 euroo OPPURE Deduzione (dal reddito) fino al 10% del reddito complessivo, ma non oltre 70.000 euro l’anno Deduzione dal reddito di impresa fino a 2.065,83 euro o fino al 2% del reddito d’impresa OPPURE Deduzione fino al 10% del reddito complessivo, ma non oltre 70.000 euro Nel resto del mondo Molti i Paesi prevedono incentivi fiscali per le donazioni a enti di pubblica utilità, ma con criteri diversi. Ecco, in sintesi, alcuni esempi, per le persone fisiche SPAGNA Deduzione del 25% oppure detrazione fino al 10% del reddito imponibile GERMANIA FRANCIA Riduzione fiscale Deduzione fino al 66% fino al 20% della donazione, del reddito il resto in 5 anni. imponibile, O riduzione della l’eccedenza patrimoniale fino si può dedurre, fino 1 milione al 75% della donazione, di euro, in 10 anni entro i 50.000 euro REGNO UNITO STATI UNITI Chi ha donato può chiedere un rimborso fiscale se è soggetto a un’aliquota maggiore del 40% Deduzione fino al 50% del reddito lordo per erogazioni in denaro e fino al 30% del reddito lordo per donazioni di altri beni Fonte: Elaborazione da European Foundation Centre; IRS (Usa) — ma non è vero. Il problema è che l’italiano è disincentivato e demoralizzato». Secondo Zamagni (“padre” della legge istitutiva delle onlus, la 460 del 1997), oltre a ragioni di natura culturale, le donazioni in Italia non riescono a raggiungere il livello di altri Paesi anche per colpa di un vuoto normativo: «Esiste una generale diffidenza nei confronti dei modi di utilizzo delle donazioni — dice — . Se non c’è un’autorità di settore in grado di certificare il buon uso delle somme ricevute dalle onlus, il cittadino medio non si sente garantito. L’Agenzia per il Terzo Settore, di cui sono stato presidente, è stata chiusa dal governo Monti nel 2012 e da allora le cose sono molte peggiorate». Le difficoltà sul cammino di chi opera nel Terzo Settore riguardano sia gli sgravi concessi ai donatori, sia il regime fiscale per le attività svolte dalle organizzazioni stesse. L’esempio più clamoroso è quello dell’Iva, che le organizzazioni non lucrative sono costrette a sborsare nonostante operino per la pubblica utilità. «Il nostro sistema fiscale in generale — argomenta Patriarca — non ha previsto mai con chiarezza una fiscalità premiante per tutti i soggetti che agiscono per il bene comune. Le misure di detrazione e deduzione di donazioni esistono, ma sono molto, per così dire, frastagliate (vedi grafico, ndr). Bisogna invece dare un segnale netto, che faccia capire come la donazione a organizzazioni controllate sia un gesto positivo e comporti in qualche modo un vantaggio per chi dona». Le contraddizioni e la scarsa omogeni- C.D.S. tà in materia di fisco non riguardano solo il nostro Paese, ma si riscontrano anche a livello di Unione Europea. Lo confermano i dati dello European Foundation Centre (un’associazione con sede a Bruxelles formata da 233 Fondazioni provenienti da 40 Paesi), che ha messo a confronto i diversi trattamenti fiscali in Europa: tutti i Paesi esaminati prevedono qualche forma di trattamento fiscale speciale per fondazioni e associazioni con finalità di pubblica utilità. Tuttavia, non esiste un approccio comune per definire i criteri di pubblica utilità che possono portare a sgravi fiscali e le stesse procedure per l’ottenimento di privilegi fiscali variano notevolmente. Proprio per questo motivo, secondo Patriarca, sull’Iva occorrerebbe agire anche a livello di Unione europea. «Il nostro regime fiscale è forse tra i più avanzati — sostiene Zamagni — perchè prevede la detassazione totale se l’organizzazione non profit non svolge attività commerciale, fa cioè del volontariato puro. I problemi nascono però dalle situazioni intermedie, quando l’ente decide cioè di svolgere attività commerciali con le quali raccogliere ulteriori risorse per finanziarsi. Questa “zona grigia” è già oggi dominante e nei prossimi anni lo sarà sempre di più. È su questo che dobbiamo aprire un dibattito pubblico serio, mettendo in evidenza anche i potenziali rischi. Qualcuno infatti potrebbe abusarne. Non possiamo però impedire a chi vuole fare bene il bene, di poterlo fare». Ruggiero Corcella Testamento sociale, opportunità da conoscere meglio A ccampiamo pure tutte le giustificazioni possibili: le radici giuridiche del nostro Paese; le questioni culturali e di religione; l’atavica diffidenza e una diffusa forma di superstizione. Sta di fatto che in Italia la parola “testamento” innesca quasi sempre una sequela di scongiuri e una di automatica rimozione mentale. Proprio per diffondere una conoscenza più ampia intorno al cosiddetto “lascito solidale” - ovvero la donazione con il testamento di propri beni a organizzazioni non profit - e superare le barriere psicologiche e culturali, nel 2013 è nato il Comitato “Testamento Solidale”, che unisce 6 grandi organizzazioni promotrici (Action Aid, AIL, AISM, Fondazione Don Gnocchi, Lega del Filo d’Oro e Save the Children, alle quali si sono aggiunte Amref, Università Campus Bio-Medico di Roma, Cesvi e Fondazione Operation Smile Italia Onlus) e il Consiglio Nazionale del Notariato. In occasione della Giornata internazionale del Lascito solidale (celebrata ieri, 13 settembre) il Comitato ha lanciato la prima campagna di informazione e sensibilizzazione per riflettere sul lascito solidale, un modo di fare del bene agli altri attraverso un gesto che può cambiare la vita delle persone bisognose in Italia e nel mondo. «Abbiamo deciso di unire le forze per due motivi: — spiega Stefano Malfatti presidente di Testamento Solidale — abbiamo capito che prima di chiedere un lascito per le nostre singole associazioni dobbiamo spiegare bene a tutti di cosa stiamo parlando. Già “lascito testamentario” è un’espressione tecnica. A noi piace parlare di “dono nel testamento”. Inoltre il lascito testamentario, a differenza di altri sistemi di raccolta, porta di per sé delle cifre e dei beni molto significativi, che quindi garantiscono una sostenibilità di lungo periodo per l’associazione. Certo negli ultimi cinque anni è anche cambiato il modo di fare testamento: prima ne arrivavano alcuni che destinavano tutto a un solo beneficiario. Oggi, invece, il patrimonio è frazionato tra 5 o 6 ,e a volte anche 10, realtà diverse». I dati di partenza non sono confortanti: secondo un’indagine GFK Eurisko, commissionata dal Comitato, in Italia gli over 55 hanno una bassa propensione al testamento (15,8%), di gran lunga inferiore ad esempio alla Gran Bretagna dove si attesta intorno all’80% e agli Usa con il 50%. Soltanto l’8% degli italiani over 55 ha fatto testamento, mentre il 5% è intenzionato a farlo e il 6% è incerto. Per questo, il Comitato ha preparato una guida scaricabile dal sito (www.testamentosolidale.org) e in futuro si prevedono iniziative sul territorio. «La cultura del testamento comincia ad avere un’inversione di tendenza anche da noi — puntualizza Albino Farina, responsabile dei rapporti con il Terzo Settore e con le Associazioni dei Consumatori del Consiglio Nazionale del Notariato — . La sensibilità cresce». Cosa vuole sapere la gente? «Chiedono consigli — risponde il notaio Raffaele Vannini, che affianca la Fondazione ANT (Associazione Nazionale Tumori) di Bologna negli incontri sul tema dei lasciti solidali — su come lasciare qualcosa ad associazioni benefiche, sostenendo magari di non avere parenti stretti. Poi si scopre che invece i parenti ci sono. Però spieghiamo che, esclusi alcuni parenti (coniugi, figli, genitori) che hanno diritti ereditari per legge, una persona può disporre dei propri beni a favore di qualcun altro senza fare torti». Il Comitato, inoltre, vuole sfatare il luogo comune che solo chi ha un patrimonio ingente può donare. Un sondaggio di Testamento Solidale e Consiglio Nazionale del Notariato su un campione di 700 notai indica che la metà delle donazioni attraverso lasciti è sotto i 20 mila euro. «Non bisogna essere ricchi per lasciare qualcosa a enti non profit — sottolinea Farina —. Basta poco, per aiutare le associazioni meritevoli di continuare la loro opera». © RIPRODUZIONE RISERVATA notizie dalle aziende R.Co. © RIPRODUZIONE RISERVATA a cura di RCS MediaGroup Pubblicità ALL’ISTITUTO ZACCAGNINI SI DIVENTA OTTICI ABILITATI I NUOVI SPAGHETTI SHIRATAKI PESOFORMA OKITASK: CONFEZIONE DOPPIA DA 20 BUSTINE IL MESE DELLA PREVENZIONE DENTALE È LUNGO UN ANNO UN INVITO DA SPAZIOTIROIDE.IT “A fronte di una media annuale di 50 0 abilitati, la domanda delle aziende della filiera ottica è di 700 nuovi posti di lavoro” afferma G. Righetti direttore dell’Istituto Zaccagnini di Bologna, la prima scuola di Ottica d’Italia per numero di iscritti “Il settore non ha subito la crisi in quanto l’acquisto di occhiali e lenti a contatto è determinato dalla necessità di vedere bene e il numero di persone che devono correggere la vista in Italia cresce anche con il progressivo invecchiamento della popolazione. Il diploma è l’unico che abilita, per legge, all’esercizio della professione e si consegue, in possesso di un titolo di scuola media superiore, dopo 2 anni di frequenza in un istituto specializzato”. Per fissare un appuntamento si può chiamare la segreteria, tel. 051 480994, o scrivere a [email protected] Da oggi ci si può concedere fantastici primi piatti senza sensi di colpa: con gli Shirataki Pesoforma, spaghetti sottili giapponesi a base di Konjac, una pianta originaria dell’Asia di cui si utilizza la radice, è possibile gustare tutto il piacere della pasta senza rimpianti. Facili da preparare, pronti in soli 2 minuti, sono ricchi in fibra e per natura a basso contenuto calorico. Una porzione di Shirataki da 150 grammi contiene infatti solo 16 kcal! Il loro gusto neutro li rende ideali per sposarsi con qualsiasi condimento, di cui prendono il sapore, e rimangono sempre al dente. Hanno un ridotto contenuto di carboidrati (-97% rispetto alla pasta tradizionale) e un ridotto apporto calorico (-94% rispetto alla pasta tradizionale). Basta scolarli, sciacquarli e cuocerli per 2 minuti in pentola, padella o microonde. www.pesoforma.com Capita di dover affrontare fuori casa, in ufficio, nel traffico, qualche malessere come un fastidioso mal di testa, magari dovuto allo stress o agli sbalzi di clima, e naturalmente si vorrebbe passasse rapidamente per non soffrire e per poter continuare la propria giornata e portare a termine i propri impegni. Okitask, oggi con la sua nuova confezione doppia da 20 bustine, è doppiamente efficiente: pratico e pronto all’uso, è sempre disponibile da portare con sé quando serve. La sua formulazione in microgranuli permette un’assunzione rapida, senza bisogno di acqua, ideale per le emergenze anche fuori casa! Okitask è una soluzione rapida contro il mal di testa: viene rapidamente assorbito e può iniziare ad agire dopo 5 minuti. Okitask è un medicinale di automedicazione e può essere acquistato in farmacia senza obbligo di ricetta. Maggiori informazioni su www.okitask.it A ottobre, ANDI e Mentadent presentano il 34° Mese della Prevenzione Dentale. Come ogni anno sarà possibile prenotare una visita dentistica gratuita,che comprenderà un nuovo test gratuito del PH salivare, ma ANDI e Mentadent non si fermano a controllo e diagnosi e quest’anno offrono una grande opportunità. Una volta effettuata la visita gratuita, il dentista prescelto potrà suggerire al paziente un percorso preventivo e correttivo, da portare avanti durante il corso dell’anno e composto da alcune prestazioni odontoiatriche, offerte a prezzi calmierati solo per gli utenti del Mese della Prevenzione Dentale: ablazione del tartaro a 70 euro; sigillatura dei solchi a 30 euro per dente; fluoroprofilassi a 80 euro. Per trovare lo studio odontoiatrico aderente più vicino, consultare www.andi.it o www. mentadent.it oppure chiamare il numero verde gratuito 800 800 121. Il Gruppo Bracco a pochi mesi dal lancio del portale web, www.spaziotiroide.it, invita gli utenti al secondo appuntamento per la misurazione del TSH gratuita. Tramite spaziotiroide.it, il 16, 17 e 18 settembre, sarà possibile, infatti, partecipare gratuitamente al test per il controllo della funzionalità tiroidea attraverso il dosaggio dell’ormone TSH nel sangue. Per aderire basta collegarsi al sito www.spaziotiroide.it e scaricare il coupon con le informazioni necessarie. L’esame verrà effettuato presso i Poliambulatori del Gruppo LARC di Torino. La campagna di screening si estenderà ulteriormente in seguito ad altre località. www.spaziotiroide. it è il nuovo portale di riferimento per la salute della tiroide. All’interno è possibile trovare informazioni utili, consigli sul corretto stile di vita per prevenire i disturbi tiroidei e per preservare la migliore qualità di vita in caso di patologia, oltre anche alla possibilità di prendere contatto con uno staff qualificato di esperti che rispondono tempestivamente a domande sulla tiroide. 58 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 S P E C I A L E a cura di RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo SCLEROSI MULTIPLA Una terapia orale che unisce efficacia a comodità di assunzione Disponibile un farmaco che agisce alle radici della malattia Agisce in modo selettivo sulle cellule immunitarie nella fase acuta Q uando arriva la diagnosi di sclerosi multipla - una malattia neurodegenerativa di cui sono affetti circa 68.000 italiani, con 2000 nuovi casi l’anno – la maggiore preoccupazione di medici e pazienti è come evitare che eventuali crisi lascino dietro di sé danni neurologici permanenti. Dal momento che la malattia, con le attuali conoscenze, non può essere curata definitivamente, è essenziale poter contare su farmaci che ne rallentino il decorso. Oggi vi è un’arma in più: la prestigiosa rivista Lancet Neurology ha pubblicato recentemente i risultati dello studio TOPIC che ha coinvolto 618 pazienti da 20 Paesi diversi, suddivisi in tre gruppi trattati rispettivamemte con teriflunomide alla dose di 7 mg, 14 mg o placebo. Teriflunomide è un nuovo immunosoppressore selettivo (cioè tiene sotto controllo il sistema immunitario che, nella sclerosi multipla, attacca la mielina, il rivestimento esterno dei neuroni, danneggiando la trasmissione dei segnali nervosi), somministrato per via orale (contrariamente alla maggior parte dei farmaci finora disponibili) e messo a punto da Genzyme, azienda biotech del Gruppo Sanofi dedicata allo sviluppo di terapie innovative per pazienti con patologie rare e disabilitanti. Il farmaco è disponibile anche in Italia dal 1 settembre scorso, dopo approvazione da parte degli enti regolatori. I pazienti coinvolti nello studio TOPIC erano tutti nella fase iniziale della malattia (con un solo episodio sintomatico nei 90 giorni precedenti la cura e almeno due lesioni da demielinizzazione rilevabili alla risonanza magnetica). La durata totale dello studio è risultata superiore ai 4 anni, mentre ogni paziente era tenuto sotto osservazione per un intervallo di tempo superiore ai 2 anni. I risultati dimostrano che teriflunomide alla dose di 14 mg al giorno riduce significativamente la percentuale di coloro che sviluppano una forma definita e conclamata della malattia rispetto a un trattamento con placebo. UN FARMACO PER TUTTE LE FASI “Il nostro lavoro estende il periodo di malattia per il quale esistono benefici dimostrati nell’uso di teriflu- nomide” spiegano gli autori su Lancet Neurology. In effetti, il farmaco è approvato al momento per la cura della sclerosi multipla recidivante remittente nell’adulto. Gli studi precedenti (TEMSO e TENERE) hanno dimostrato la sua utilità nelle forme definite di sclerosi multipla, mentre l’ultima ricerca coinvolge le forme iniziali. Non solo: in tutte le ricerche, la semplicità della somministrazione orale rende la cura molto più gestibile per In prima linea anche nella lotta alla Sclerosi Multipla Genzyme, società del Gruppo Sanofi, è una delle più importanti società al mondo nel campo delle biotecnologie farmaceutiche e concentra la propria attività nello sviluppo di soluzioni terapeutiche per gravi malattie ancora prive di una risposta clinica adeguata, in particolare Malattie Rare e Sclerosi Multipla. Per quest’ultima, ad oggi, non esiste una cura definitiva e il suo decorso può essere solo rallentato. Nella Sclerosi Multipla recidivante remittente Genzyme ha sviluppato due farmaci: una terapia orale che unisce efficacia terapeutica a comodità di assunzione per la quale AIFA ha recentemente definito tutte le modalità per il suo utilizzo in Italia e un anticorpo monoclonale somministrato per infusione endovenosa, già approvato dall’EMA. Quest’ultimo ha dimostrato di poter raggiungere risultati significativamente superiori, in termini di efficacia, al trattamento attualmente considerato quale standard di riferimento e richiede uno schema di somministrazione che, pur prevedendo un monitoraggio mensile in stretta collaborazione con il Centro di cura, libera il paziente da un trattamento cronico. Vi sono inoltre significative evidenze circa la possibilità di poter ridurre la disabilità già acquisita, aspetto estremamente rilevante nel panorama delle opzioni terapeutiche disponibili. i pazienti, aumentando così la loro adesione ai trattamenti e la qualità della vita. Teriflunomide è una delle poche terapie per via orale in grado di interferire con i meccanismi che causano la malattia, come spiega Giancarlo Comi, docente di neurologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. “A differenza di altri farmaci immunosoppressori meno specifici, abbiamo oggi a disposizione una cura per bocca che non agisce sopprimendo in modo indiscriminato la risposta immunitaria, ma colpisce in modo selettivo le cellule immunitarie coinvolte nella fase acuta della malattia”. In questi stessi giorni, Genzyme ha diffuso anche i risultati di uno studio di quattro anni su pazienti trattati con alemtuzumab, un anticorpo monoclonale che l’azienda ha sperimentato per la prima volta nella terapia della sclerosi multipla, con ottimi risultati in termini di riduzione delle recidive. Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 Salute 59 italia: 51575551575557 corriere.it/salute Inviate le vostre segnalazioni, i vostri quesiti, i vostri dubbi, all’indirizzo di posta elettronica a cura di Daniela Natali [email protected] WEB Chiedete agli esperti Oltre 160 medici specialisti rispondono online alle domande dei lettori in 50 forum VIVERE CON IL WEB Segnalato da voi Dal forum dei nostri esperti Perdere il ciclo mestruale per eccessiva magrezza può danneggiare le ossa? Ho una figlia ventenne con la mania per la linea e per la dieta. Questa sua ossessione l’ha già portata a una condizione di severo sottopeso, che si protrae ormai da cinque anni. Alle tante conseguenti preoccupazioni che mi ha dato, e mi sta dando mia figlia con questa sua fissazione, si è aggiunta ora anche la scomparsa delle mestruazioni. Visto che la menopausa comporta un aumento della fragilità ossea, non accadrà lo stesso anche per prolungati periodi di assenza del ciclo? E se la risposta è affermativa, che cosa si può fare? Risponde Maria Luisa Brandi Ordinario Endocrinologia e Malattie Metabolismo, Università di Firenze www.corriere.it/salute/forum Chi si sottopone a pesanti restrizioni alimentari va incontro a lunghi periodi di perdita dei cicli mestruali, cioè ad amenorrea. Se una donna non si assicura sufficienti calorie, proteine e minerali, il suo corpo cerca di risparmiare le energie non indispensabili alla sopravvivenza, come quelle legate all’emorragia mensile che Il sito della settimana www.sonoundonatore.it Trapianti, appello in Rete Richiamare l’attenzione di ogni cittadino sull’importanza di dichiarare in vita la volontà di donare organi e tessuti. è l’obiettivo del sito www.sonoundonatore.it realizzato nell’ambito della campagna di sensibilizzazione, promossa dal Ministero della Salute in collaborazione con il Centro Nazionale Trapianti e le Associazioni nazionali di settore. La sezione «Non servono superpoteri» contiene informazioni su che cosa vuol dire donare, perché un gesto semplice, come una firma, può salvare la vita di qualcun altro. Cliccando su «Come funziona?» si trovano gli step che portano al processo di donazione. Nell’area «Ho deciso» sono elencate le modalità per manifestare la propria volontà, mentre in «Cosa posso donare?» si accede all’«Atlante degli organi, dei tessuti e delle cellule» che possono essere donati, alcuni anche da viventi. In «Una vita tutta nuova» si possono consultare, infine, le percentuali di pazienti tornati a una vita piena proprio grazie ai trapianti. La più cliccata Terapie La «marijuana di Stato» sarà prodotta dall’Esercito La notizia non è ancora certa, ma dovrebbe essere ufficializzata entro settembre: l’Istituto farmaceutico militare di Firenze sarà quasi sicuramente la sede identificata dagli organi competenti per produrre marijuana «di Stato» a scopo terapeutico. Lo stabilimento toscano, nato con l’obiettivo di produrre farmaci per il mondo militare, ha infatti esteso la sua attività anche al settore civile. Il video Pediatria Miopia nei bambini, sperimentate nuove cure farmacologiche Non solo occhiali, ma anche lenti a contatto e nuove cure farmacologiche come l’atropina in bassi dosaggi per correggere la miopia, difetto sempre più diffuso tra le nuove generazioni. Ne parla il professor Paolo Nucci, direttore della clinica oculistica universitaria al San Giuseppe di Milano, in una videointervista online da domani su Corriere.it/salute da lunedì. caratterizza il ciclo. La riduzione dei livelli di estrogeni dovuta all’amenorrea, il ridotto introito calorico, l’insufficiente quantità di proteine e minerali nella dieta sono, come lei giustamente teme, una vera minaccia per lo scheletro. E poiché spesso i disordini alimentari si presentano nell’adolescenza, periodo critico per il raggiungimento del picco di massa ossea, non solo il danno incide sulla perdita del tessuto scheletrico, ma impedisce il raggiungimento del potenziale genetico di quantità ossea. Che cosa fare? Riacquistare peso prima possibile. Solo laddove le condizioni non lo permettessero, si potrà utilizzare una terapia sostitutiva ormonale, evitando la terapia anticoncezionale, utile solo a ripristinare una pseudo-mestruazione e non certo la funzionalità ovarica. Farmaci come i bifosfonati dovrebbero essere usati pesando bene rischio e beneficio. Andrebbe poi prescritta vitamina D nei soggetti con carenza e calcio nella dieta, ad esempio con il ricorso ad acque minerali ricche in calcio. Chi dovesse rimanere in stato interessante informi il ginecologo su pregressi o attuali disordini alimentari da restrizione, perché in questi casi il rischio di fratture in gravidanza e allattamento aumenta. © RIPRODUZIONE RISERVATA Mal di testa Nevralgia trigemino-occipitale Ci sono terapie efficaci? La cefalea a grappolo è sparita anni fa, ora ho una nevralgia trigemino-occipitale. Sto bene un mese, poi un ciclo di attacchi, fino a 12 ogni 24 ore. Inutile la Oxcarbazepina. Risponde Alberto Proietti Centro Cefalee, Istituto Nazionale Neurologico Carlo Besta, Milano Non è infrequente incontrare casi di dolore nevralgico trigeminale od occipitale che evolvono con caratteristiche tipo-grappolo, e viceversa, fino a forme miste di difficile inquadramento diagnostico, dette anche trigemino-autonomiche. Tale evenienza si attribuisce a una convergenza funzionale, a livello del sistema nervoso centrale, della sensibilità dolorifica di questi distinti territori periferici. Il suo caso potrebbe rientrare tra questi: la relativamente lunga durata dei parossismi dolorosi occipitali, circa mezz’ora, la ricorrenza degli attacchi notturni e diurni, e le fasi attive di 2-3 settimane seguite da periodi di remissione di oltre un mese, che lei riferisce nella sua lettera (ridotta qui per ragioni spazio, n.d.r.) sono caratteri che ricordano la sua «vecchia» cefalea a grappolo. Ma, dato il ripresentarsi improvviso dei disturbi dopo anni di remissione e con modalità almeno in parte differenti dal passato, è bene escludere che si tratti di una cefalea che dipende da altre patologie. Anche ai fini diagnostici possono essere utili infiltrazioni occipitali con anestetico e steroide, un test di risposta all’indometacina e anche all’ossigeno. Se il tentativo terapeutico con oxcarbazepina non ha avuto successo, tenga presente che sono disponibili varie altre terapie farmacologiche, fino alle più recenti tecniche di neurostimolazione occipitale. Il mio consiglio è quello di sottoporsi nuovamente all’osservazione dello specialista, per ridiscutere ogni possibile intervento terapeutico. 60 italia: 51575551575557 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 Ha raggiunto i suoi cari nella casa del Padre Francesco Morazzoni Franca Silvestri Ribero I funerali si terranno il giorno 15 settembre alle ore 11 presso la parrocchia San Pietro in Sala piazza Wagner. - Milano, 13 settembre 2014. Carla, Olivia e Ilaria, Tiziano e Francesco si uniscono a Giovanni Karin e Giulia nel grande dolore per la perdita della loro mamma Franca - Milano, 14 settembre 2014. Dedico a mia sorella Franca Paolo e Orsola Mereghetti si stringono con grande affetto a Irene e le sono vicini nel dolore per la perdita di 14 settembre 1991 - 14 settembre 2014 Gigi Melega Sei sempre nei nostri cuori.- I figli Claudio e Magda con le famiglie.- Italo sarà ricordato oggi, durante la Santa Messa delle ore 18, in Santa Maria Madre della Chiesa a Buccinasco. - Assago, 14 settembre 2014. Ne dà lannuncio con infinita tristezza e profondo affetto la sorella Giovanna vedova Rossi, confidando di trovare conforto al proprio grande dolore nella speranza cristiana.- Un particolare vivissimo ringraziamento a Ruggero per lassidua, affettuosa assistanza prestata.- Il funerale avrà luogo lunedì 15 settembre alle ore 14.45 presso la parrocchia di SantIldefonso, piazza Damiano Chiesa Milano; quindi, dopo la cremazione, Francesco riposerà nella cappella di famiglia al cimitero di Meda. - Milano, 12 settembre 2014. amico grande di una vita e abbracciano Irene, Michele, Barbara e Giovanni. - Roma, 13 settembre 2014. Partecipano al lutto: Angelo Raimondi e famiglia. Massimo e Lorenza Magrì ricorderanno sempre con affetto lamico Marisa e Sergio con Francesco, Barbara, Federica e con Silvana e Tino piangono con Giovanna il caro indimenticabile cugino - Venezia, 13 settembre 2014. - Milano, 13 settembre 2014. Nicola e Rossella, Jas e Elisabetta ricordano con affetto Luigi Melega Francesco Morazzoni Si è spento prematuramente il Si stringono con tanto affetto alla sua amatissima sorella Giovanna condividendone il dolore ed assicurando preghiere. - Milano - Rho, 12 settembre 2014. "Dove vai non camminerai mai sola" Franca dott. Giuseppe Mirabile socio fondatore della ACA Srl Insurance Brokers.I colleghi e i collaboratori della società ACA rammentano con emozione labnegazione, la passione, la disponibilità e la professionalità esemplare. - Milano, 12 settembre 2014. Partecipano al lutto: I cugini Rosaria Tesoro e Aldo Pasquarelli con Annapaola Gualtiero e Iris. piccola mia per sempre nel mio cuore.- Fabrizio. - Milano, 13 settembre 2014. Alessandro, Francesca e Angelica Bernasconi profondamente addolorati per la scomparsa di Gianfranco e la famiglia Bettetini partecipano con affetto e preghiera al lutto per il grande amico e grande artista Umberto Lisa Alessandro e Roberta Bussolati DellOrto sono vicini a Giovanna Morazzoni e ai familiari in questo triste momento Franca Silvestri Franca Silvestri Profondamente commossa, mi unisco al grande dolore di Vittorio per la scomparsa della cara sorella Francesco Morazzoni - Milano, 12 settembre 2014. Leopoldina Paladini Antonio e Franca, Gianni e Bice, Tullio e Anna Luisa, Gianpaolo e Carla, Franco e Piera con le loro famiglie piangono con Giovanna il carissimo vecchio amico Franca Carla Croci, con Mario. - Milano, 13 settembre 2014. I condomini e lamministratore di via Battaglia 33 Milano partecipano al dolore della famiglia per la scomparsa di Francesco Morazzoni - Milano, 13 settembre 2014. - Milano, 14 settembre 2014. Giancarlo Ferrari Giorgio, Cinzia e Stefano partecipano con affetto al grave lutto di Karin Giulia e Giovanni per la scomparsa della cara mamma Ieri 13 settembre è mancato allaffetto dei suoi cari Franca Silvestri Ribero Adalberto Bazzoni - Milano, 13 settembre 2014. A un anno dalla scomparsa, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana ricorda Lo annunciano infinitamente addolorati i figli Paolo con la moglie Ting, Alberto con la moglie Paola, le nipoti Anjelica e Maria.- I funerali saranno celebrati nella parrocchia di Santa Maria alla Fontana - Milano.- Per conferma del giorno e dellora si prega contattare il n. 02.6435494. - Milano, 13 settembre 2014. - Milano, 13 settembre 2014. Partecipa al lutto: La famiglia Castelli. Con immensa tristezza annunciano la scomparsa dell Ing. Ugo Amagliani Giorgio Santerini giornalista, leader sindacale, protagonista di lotte per la dignità e libertà del lavoro e dellinfornazione.- Segretario della FNSI (1991 - 1996).La sua figura sarà ricordata con ALG, nella sala Valsecchi dellAssociazione Lombarda dei Giornalisti in via Monte Santo 7, a Milano, domani 15 settembre alle ore 12. - Roma, 14 settembre 2014. Partecipano al lutto: Bruna Belgiovine e Monica Panciera. Graciela Paredes. la figlia Paola e i nipoti Miranda e Thomas.- Le esequie si terranno a Milano martedì 16 settembre presso la chiesa San Giovanni Battista alla Creta.- Per lorario del funerale contattare il n. 02.5276381 lunedì 15 settembre dopo le ore 12. - Milano, 13 settembre 2014. LAssociazione Lombarda dei Giornalisti a un anno dalla scomparsa ricorda Ciao One Giorgio Santerini resterai sempre con noi.- Nelly con Franco, Alberto, Micaela con Luca, Lalla con Daniele e tutti i tuoi nipotini. - Milano, 13 settembre 2014. Piero Pinto e Beppe Modenese sono vicini a Diego, Luca e Dario nel ricordo della loro mamma per dodici anni Presidente Alg e per sei anni Segretario Generale FNSI che ha diretto con determinazione e lungimiranza. - Milano, 14 settembre 2014. Ti ricorderò sempre con tanto affetto caro Elisa Rossetti 14 settembre 2013 - 14 settembre 2014 A un anno dalla scomparsa Stampa Democratica ricorda nonno One - Milano, 13 settembre 2014. un bacio, Anjie.- Con Laura e Caterina, Luisa e Gianni Terenzi. - Milano, 13 settembre 2014. Onorio Anzani, Anna e Diletta sono vicini a Diego, Dario e Luca per la perdita della cara mamma Giorgio Santerini proprio leader e fondatore e rammenta quanto fece per i giornalisti italiani. - Milano, 14 settembre 2014. Marco Goidanich Lisetta Rossetti Ti ricorderemo sempre come un grande caro amico.- Pier Luigi e Natalina. - Santa Margherita Ligure, 13 settembre 2014. - Parabiago, 13 settembre 2014. La famiglia Bruneri, memore della fraterna amicizia di un tempo, partecipa al dolore di Diego Dario e Luca Rossetti per la grave perdita della loro mamma signora Lisetta - Desio, 13 settembre 2014. Marco e Giulia ricordano con infinito amore e rimpianto Roberto e Laura Franceschini con Massimo e Barbara, Alfredo e Federica piangono la scomparsa di Flavia Personé Donà dalle Rose Marco Goidanich Una santa messa sarà celebrata lunedì 15 settembre alle ore 11, a Roma, nella chiesa di Santa Teresa via Gaspare Spontini 17. - Roma, 14 settembre 2014. amico caro e compagno indimenticabile di giorni felici e sereni e stringono in un forte abbraccio Irene e i familiari tutti. - Milano, 13 settembre 2014. Stefano, Claudia e Flavio insieme a Maria Pia, Nicoletta e i nipoti Francesca Edoardo e Filippo annunciano la scomparsa di Sergio Salvischiani 14 settembre 2011 - 14 settembre 2014 Con amore Anna ricorda il N.H. Ciao cugino Adesso finalmente potrai riprendere a dipingere.- I funerali si terranno lunedì 15 alle ore 15 presso la chiesa San Carlo piazza De Gasperi, Bresso. - Milano, 12 settembre 2014. ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 www.necrologi.corriere.it e-mail: [email protected] Fax 02 25846003 Telefono: 02 50984519 Partecipano al lutto: Mariavittoria e Franca Zucchelli. Alba Betta e Elena piangono con Giovanna lamico carissimo Luciana Fumagalli e famiglia con affetto e infinita amicizia sono vicini allamica Carla e famiglia per la perdita della sorella SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE - Milano, 13 settembre 2014. rimarrà nei nostri cuori. - Milano, 13 settembre 2014. Cari Giovanni Sergio Giulia e Maurilio profondamente commossi le nostre più vive condoglianze uniti allaffetto che ci ha sempre contraddistinti.Famiglia Picchi. - Prato, 13 settembre 2014. dalla famiglia e dalla Galleria dArte Gavioli. - Milano, 14 settembre 2014. Enrico Tovaglieri Franceschino sono affettuosamente vicini ai figli Karin, Giulia e Giovanni in questo triste momento. - Milano, 13 settembre 2014. Bruno Gavioli I tuoi familiari e i tuoi amici porteranno sempre in loro con nostalgia il ricordo dellumanità e della bontà che hanno contraddistinto la tua persona.- La famiglia Mirabile. - Lodi, 12 settembre 2014. I cugini Morazzoni con le rispettive famiglie ricordano con affettuosa simpatia i momenti indimenticabili trascorsi insieme al carissimo Franca Dopo trentacinque anni, un ricordo affettuoso e costante per Giuseppe Mirabile - Milano, 13 settembre 2014. tutte le persone che ti hanno curata per te erano degli angeli, ora tu sei il nostro angelo.- Annamaria con Piero Raffaella e Carlo. - Milano, 14 settembre 2014. 14 settembre 2012 - 14 settembre 2014 Dott. Federico Colombo Con molta commozione ti ricordiamo perché avevi intelligenza, attenzione e coraggio.- Sei sempre con noi.- Mamma e Cristina. - Legnano, 14 settembre 2014. Gigi Francesco così forte e coraggiosa tutti i pensieri più belli.Carla. - Milano, 14 settembre 2014. Rag. Italo Petroncini Design A+G Cara mamma i tuoi figli ti lasciano raggiungere il papà, sapendo che sarà lui a proteggerti e ad accoglierti come un tempo.- La tua forza, il tuo coraggio e il tuo amore saranno sempre un esempio per tutti noi.- Ciao mamma, granzie del tuo amore.- Giovanni con Ricardo ed Edoardo, Karin e Giulia annunciano la scomparsa di 61 italia: 51575551575557 fondazionecorriere.it Antonello Zunino Petros Papavassiliou Caro, quanto mi manchi. - Milano, 14 settembre 2014. Franco Nicoletta Fulvio Raffaella. - Dormelletto, 12 settembre 2014. Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 47? +)? 4 4 +)+3 3? +) 7 4 ? +)+ 4 3 +)88 4 +)7 3?? +)7 4 4 +)8 4? +)8 4+ +)8 -&1( -".1 (.1 &9" "$&( (-"&( ($(& &(5 "-&9 &(& -4" 9&&06&$ ,12(6 9( '*16* ',* $ &6 ,122$*( *( ',$* 2*&!!$'(6* 29 !1( ,16 & 2 2$ ,1 $& *12* & <%( # (# ,1 & ,1*22$' 266$'(- 966;$ 29& *1* 266(61$*(& *1$(6& &&0&6 ,122$*( 2*11*(* *&$ *11(6$ ,$: 12# 6&(6$# & .9&$ ,*16(* ,$: (9$ &*&$ ,$*!! 29$ 1$&$;$ & *1 &*&'(6 29 .9&&$ & (61* 9 ,,(($(*- $*!! ,$: 262 & *1 ;12* '6 266$'(- ,+4"$ %*(..( -" *($" 1&9-( $"-" *26 *1$(* (*; *&*!( *' ',*22* - &1$ 6($ $&(* 1(6* (>$ 1$26 $1(> 19!$ (*( /.9$& ,*&$ 1$ *6(> 6( $-%( &1'* &!#1* !&$1$ 91 $ &$ *& 9;*&* *,16* $*!!$ *;2$ ',*1&$ ; *16* *16 *&6* *16 &'* %7 (*( *26 1$ *&*!( *&>(* 12$ !&$1$ )3 )3 )' )2 )) )2 )' 3) 32 3/ 32 3 3 3' 1(* $*!!$ %7 ) 3: 3) )2 )3 ) )' ) 2: 2) 32 3 3 3 9;*&*2* /.9$& 22$( $&(* ,*&$ &$ &1'* ',*1& %"& %7 )) 33 3) )2 3) ) 3 33 3/ 23 3 3/ 3' 2: *,16* $."&#" .$( -$"&( %.1-% -.5" - (&- "5 4$"&( (*&!& "%4-( 1(($% "&& $-( -"" "$&( &#- 4-.1 -" ".(& (% -$$(& "-& 1& 4&"." $-" !$66* %"& ',*22* 6($ 1*6*( 9(* $1(> (*; ',1$ *22* %"& *& $ ( 22 ,122$*( *&&*6 29&& 1!$*($ &&0= 9!*2&;$ ,*16 (9$ ,$*!! $92 29 9*( ,16 $ &($ && 1!$*($ (9$( *$(6&$ ,$*!! 1.9(6$ (# 29& (61* *1 && 1'($ 29&& ,9&$ (0&61 1 ,122$*(1$ ,12(6 $( 6&(6$* $(;$ 1*(6$ $(26$&$ ;12* & ,($2*& $1$ (*1*$(6& *( &61 ,$*!! ,$: 2*& &61*;- (1&9 1' 19!$ 21 $2 *6(> - &1$ $'$($ ; %"& %7 )2 )) )3 ) ) 33 )2 32 3) 3 32 33 23 33 *;2$ *' *1$(* 1(6* 1$26 $( (>$ 1*( $ %"& %7 ) )3 )) )2 ) ) )) 3/ 3 3 ) ) )' 32 $!" !&!" 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Stasera in onda il film che all’esordio americano ha registrato gli incassi più alti di tutti i tempi, oltre a diventare una pellicola-manifesto delle nuove generazioni «social». In un futuro fanta-politico alla Orwell, la nazione di Panem è formata dalla ricca Capitol City. Ogni anno in ogni distretto vengono scelti un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni per partecipare agli Hunger Games, un evento nel quale i «prescelti» devono combattere per sopravvivere. Il kolossal diretto da Gary Ross ha consacrato nell’immaginario l’attrice protagonista Jennifer Lawrence (foto). Miss Italia La7, ore 21.10 Hunger Games Italia1, ore 21.10 ,>Ó ,>Î ,iÌi{ >>ix Ì>>£ >Ç /Û À>°Ì À>°Ì À>°Ì i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ >Ç°Ì £ä°ää " /1" " ° VÕiÌ>À £ä°Îä -1 ° ÌÌÕ>ÌD° £ä°xx - / -- - /1," - / ,/ ," *", - *,1®° ,i}i° £Ó°ää , / ½ 1-° ,i}i £Ó°Óä 6, -//° VÕiÌ° £Î°Îä /", ° £{°ää 1 ½/, 6/° ÃiÀi £x°{x 66/° -iÀi £È°Îx / £° £Ç°£ä /*" ° £Ç°£x < E ° }À>vV] 1Ã>] Óä£Ó®° ,i}> ` Þ` À>iÀ° £n°xä ½,/° +Õâ° `ÕVi >À Ì Óä°ää /", ° -, Óä°Îx , /1"° 6>ÀiÌD° `ÕVi >Û Ã> Ó£°Îä ,-/1,/", Ó° ÃiÀi° >` Õââ>V>] > ->vÀV] *> >>LÀið Óΰ{x -* /£° ÌÌÕ>ÌD n°£x 6 -" **1 1"6 1 ° i`>] iÀ>>] Óää®° ,i}> ` >ÃØÀ}i /}i° -i}vÀi` ,>ÕV ° £ä°ää , -*//° VÕiÌ>À £ä°{x ," ° ÌÌÕ>ÌD° ££°Îä "-/," " ,9° /iiv° £Ó°£x "-/, ,"° /iiv° £Î°ää / Ó ", "° £Î°{x +1 -*// "° /> à ܰ £x°Îä +1 "° 6>ÀiÌD° £Ç°äx / Ó °°-° £Ç°£ä -/" -*, /° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ>° £n°£ä äc 1/"° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ>° £°Îx -+1, -* ", ££° /iiv° £ä°{ä *" ,"-° /iiv° ££°Îä /, ," 1,"*° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää / ΰ £Ó°Óx -"-/ " ° ÕÃV>i £{°ää / ," ° / ," /"° £{°£x / ΰ £{°Îä £ÉÓ ",° ÌÌÕ>ÌD° £È°£x / " -"/- 1 -+1, "/" -* ° i`>] 1Ã>] Óään®° ,i}> ` Ài` ÕÀÃÌ° Vi ÕLi] ii *>iÀ° £È°{ä , ° À>>ÌV] 1Ã>] Óää{®° ,i}> ` >Û "½ À° ÕÀÌ ,ÕÃÃi° £n°xx /" ΰ £°ää / ΰ £°Îä / ," ° £Ó°ää * / ,° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää -/", 6° ÌÌÕ>ÌD £Î°xx 66 /1,° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä 1 **// <<"° *âiÃV] 1Ã>] £Ó®° ,i}> ` iÀÞ 7iÀ° ÕÀÌ ,iÞ`à £È°xx \ Îx ", ½" ° 7iÃÌiÀ] ÕÃÌÀ>>É À>V>ÉiÀ>>ÉÌ >>É-Ûiâ>] £nn®° ,i}> ` -Ìi° Õ` -«iViÀ] V i ÃÌ>Ì £n°xx / { /", ° £°Îx - ", " ½1/" 1"" ,"° ÛÛiÌÕÀ>] 1Ã>] Óä䣮° Ì Þ *Õi - >Ü° }i> >ÃLÕÀÞ £Ó°ää 6,° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x° i «À}À>>\ iÌi°Ì £Î°{ä ½, "° ÌÌÕ>ÌD £{°ää -/ /6° i`>] 1Ã>] Óäää®° ,i}> ` >` *iÌÀi° ->`À> ÕV £È°£x -- °°° /,/ -* ° °] ÕÃÌÀ>>É1Ã>] Óääx®° ,i}> ` *>õհ ->`À> ÕV £n°{x 6 / 1 /,"t +Õâ° `ÕVi iÀÀÞ -VÌÌ £°xx / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD Óä°ää / x° Óä°{ä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD £Î°ää -*",/ -/ 88° £{°ää ,// -t >Ì>ÃViâ>] 1Ã>] £È®° ,i}> ` / ÕÀÌ° >Þ i 6Ì] >V V à £È°£ä 1/ Ó° ÛÛiÌÕÀ>] 1Ã>] Óäää®° ,i}> ` iÛ iÀÃ>i° *>Õ 7iÃiÞ £n°ää *,"6 ", ,9° -iÀi £n°Îä -/1" *,/"° i «À}À>>\ iÌi°Ì £°ää "6 1-° -iÀi £°£ä **1 //" ,"--" - 1° ÀÀÀ] >>`>ÉÕÃ>] Ó䣣®° ,i}> ` >Ì iÀi >À`ÜVi° >`> -iÞvÀi` Ç°Îä / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " *," 6° >] 1Ã>] ÓääÇ®° ,i}> ` >ià ° ÌiÀ° i> / «Ã ££°Îä -- /° 6>ÀiÌD £Î°Îä / Ç° £{°ää / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä 1 ", " ", *, -*//,7° i`>] LÉÕÃ>] Óään®° ,i}> ` >À>Ì >ÕÀ° Þ `>à £È°Îä , 1 /, " ,,",° >] 1Ã>] ÓääÇ®° ,i}> ` >ÀÀµÕiÌÌi° >ÀÀµÕiÌÌi] >ÀÌ> Õà Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°ää ° °°-° /iiv° >À >À] V >i 7i>Ì iÀÞ] *>ÕiÞ *iÀÀiÌÌi Ó£°{x 7 6ä° /iiv° iÝ "½Õ} ] -VÌÌ >>] >i >i Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä 1 -" *, 1° /iiv° >Õà / i BÀÌiÀ] *>Õ Ài} >Õ Ó£°äx *,- ,//° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ,VV>À` >V> Óΰ£x / ΰ ÓΰÓx / ," ° Ó£°Óx " 6 " /, /° 7iÃÌiÀ] Ì>>] £Çä®° ,i}> ` ° ° ÕV iÀ â >ÀL®° /iÀiVi ] Õ` -«iViÀ° i «À}À>>\ /}VÆ Óΰ£x -- ,/ {° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä -,/"° /iiÛi>° i}> Ì>iÀ] iÝ >`i>] >À> Õâ>à ÓΰÎä 1,<" "-/ <" -"7° /> à ܰ `ÕVi >ÕÀâ ÃÌ>â £°Óä / x "//° Ó£°£ä 1 , -° ÛÛiÌÕÀ>] 1Ã>] Óä£Ó®° ,i}> ` >ÀÞ ,Ãð -Ì>iÞ /ÕVV] iviÀ >ÜÀiVi] > iÃÜÀÌ ° i «À}À>>\ /}VÆ iÌi°Ì £n°ää ½-*//", , 9° /iiv Óä°ää / Ç° Óä°Îä ,"<< *- ,6 -/° 6>ÀiÌD Ó£°£ä -- /° 6>ÀiÌD° `ÕVi -> 6iÌÕÀ> ä°{x / Ç° ÓÓ°{ä " -*",/6 ° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ>° £°ää / Ó° £°Óä *,"/-/ /-"° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÎä - " "- 1/ " /" ° ,i>ÌÞ° `ÕVi Õ -V>À«>Ì £°£ä / ΰ /" ΰ ÓΰÓx 6, *"° 7iÃÌiÀ] 1Ã>] £nx®° ,i}> ` Ì >ÃÌÜ`° Ì >ÃÌÜ`] V >i À>ÀÌÞ° £°xä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD Ó°Óx ,-*,"° À>>ÌV] Ì>>] ÓääÓ®° ,i}> ` >Õii À>iÃi Óΰxx 1 9 -° À>>ÌV]À>V> ÉLÉiÀ>>É Ì>>É1Ã>] ÓääÇ®° ,i}> ` V >i >ii £°ää "6 -° ÌÌÕ>ÌD £°äx / <" 1 " ° À>>ÌV® ,>x ,> -ÌÀ> ,> Õ« ä°xä / £ "//° /*" ° £°£x /-/" *,"/" -/ 6 /1 -" - ""° ÌÌÕ>ÌD ÌÛ°Ì £x°Îä * \ 1"6 ° 6>ÀiÌD £È°Óä /½- 1* "** " /," /*"° 6>ÀiÌD £È°xä /½- 1* "** " /," /*"° 6>ÀiÌD £Ç°Óä 6 66, ° 6>ÀiÌD £n°£ä /-\ - //½ -iÀi £°£ä "6 -*"-° 6>ÀiÌD Óä°£ä "1- " "" *, * / 1 ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä *, " *" " -*"-"° Óΰää -7 ½ -/° ii>Þ /6 £Î°xx 9 /° £{°ää ,"" -/ " ° 6>ÀiÌD £x°ää -7/ / ,/ ΰ /iiv £È°xx 9 /° £Ç°ää 9 /-° ÕÃV>i £n°ää /9° /iiv £n°xx 9 /° £°ää " " "° VÕiÌ>À Óä°ää *- -/ Ó° VÕ,i>ÌÞ Óä°Îä **- / " -/ /"1,° 6>ÀiÌD "*1/ Film e programmi Buzzanca indaga Statham vuole su stupratore seriale riprendersi il cuore ,>{ Nell’episodio «La trappola», un antico paravento giapponese conduce Basilio (Lando Buzzanca, foto) sulle tracce di uno stupratore seriale. A seguire «Codice d’onore». Il restauratore 2 Rai1, ore 21.30 Il killer (Jason Statham, foto) in cerca di redenzione del primo film («Crank», 2006) ora deve riprendersi il cuore, al posto del quale ha degli impulsi elettrici. Crank - High Voltage Cielo, ore 21 Banksy, il re della street art Viaggio nella storia della tv italiana Grazie all’archivio di un eccentrico videoamatore francese, il film ripercorre la storia dello «street artist» più famoso del mondo: Banksy. Exit through the gift shop: Banksy Rai5, ore 21.15 Un percorso nella storia degli ultimi 20 anni del piccolo schermo: un viaggio che incrocia grandi personaggi e il contesto culturale, politico e legislativo in cui si è evoluta la tv italiana. Interferenze Rai Storia, ore 21.30 À>°Ì À>°Ì ££°ää " /", 7"° -iÀi ££°{x " /", 7"° -iÀi £Ó°{ä 66 /1, 1 1"" 6-° £{°Óx {n ",° £È°ää 1//""9 //6 *,/ £° VÕiÌ>À £È°Îä " / 11° /iiv £Ç°£x " / 11° /iiv £n°ää , 7- ", "° £n°äx ,"/,- E --/,-° /iiv £n°xä ,"/,- E --/,-° -iÀi £°Îx "-/ 7-*,,° -iÀi Óä°Óx "-/ 7-*,,° -iÀi Ó£°£ä ½, 1 6"/° -iÀi ÓÓ°ää ½, 1 6"/° -iÀi ÓÓ°{ä -/,° ÌÌÕ>ÌD Óΰäx ," ,° / ÀiÀ® Óä°{x *** 6,"° VÕiÌ>À Ó£°£x 8/ /,"1 / / -"*° VÕiÌ>À ÓÓ°{x "- 1*° VÕiÌ>À ÓΰÎä " " ,6,° £°Îä , 7- "//° £°Îx /," -/",9° ÌÌÕ>ÌD Óä°Óx ", " -/",° VÕiÌ Óä°{x /*" -/",° VÕiÌ Ó£°Îä /,, <°Óä /6-" / ° VÕiÌ ÓÓ°ää 7/, ,--"° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £È°ää /1// *<< *, ",° -iÀi £Ç°ää , 7- ", "° £Ç°äx * " 8*,--° -«iÌÌ>V £°Óx , " /° -iÀi Óä°Óä , " /° -iÀi Ó£°£x / +1 -"7° 6>ÀiÌD ä°äx "- ,-/ "° ÃiÀi À>°Ì À>°Ì £Ç°xx *5 66 /1, --° £°{ä 1 /1, " *"/ "° Ó£°£x ,9 6-" E ,"," ° ÓÓ°xx ",7 *, Î 9"5 -1,*,-° -iÀi À>°Ì ,i> /i Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý >Ç` `>Ý°Ì V>ÃÃ°Ì >Ç°Ì £Ç°xx 7 8 1° >ÀÌ £n°Óä 1* , Óä£ÎÉÓä£{° ÌÌÕ>ÌD £n°{x / ,1-° /iiv £°£ä / ,1-° /iiv £°Îx " - , " -// *,° Óä°xä 7 8 1° >ÀÌ Ó£°£x 7 8 1° >ÀÌ Ó£°£ä "-/," * "" , ",° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°£ä "-/," * "" , ",° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°{ä "-/," * "" , ",° ÌÌÕ>ÌD Óΰäx ,<<" Înä ° ÌÌÕ>ÌD £ä°ää 7E",,° /iiv £Î°ää " " ° -iÀi £{°xä -," ° -iÀi £È°Îä /6 "° ÌÌÕ>ÌD £n°ää 1 6,° Óä°£x 7E",,° /iiv Ó£°£ä -° ÓΰÎä /6 "° ÌÌÕ>ÌD £°xx , /1// "-/° V° Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Óä°{x " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä , /1// "-/° V° Ó£°Îx , /1// "-/° VÕiÌ>À £Ç°{x /,6-/ ,, ° /> Ã Ü £n°xx / Ç° £°ää "" ° ÌÌÕ>ÌD £°xä *, 1 ", "° 6>ÀiÌD Óä°xä -- /° 6>ÀiÌD ä°{x "6 -° ÌÌÕ>ÌD ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì Àði`>ÃiÌ°Ì ViÌÛ°Ì £°äx - ½",-"° >ÀÌ £°£ä - ½",-"° >ÀÌ £°£x - ½",-"° >ÀÌ £°Îä -" *, *-- 9,£ - 9 -"* / ,-/ 9, £ *-° >ÀÌ ££°äÈ 7-° ££°£{ " ' " 1 "° £Î°£ä --,° £È°ä " ", "° £Ç°xn / -/ ° Ó£°ää - - "- / " -° Óΰä 9 / "° £x°Óx "* -/,"° £Ç°£x -/"* E "° >V £n°Îx , 1"° 6>ÀiÌD £°Îx , 1"° 6>ÀiÌD Óä°Îx , ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä , \ 6"/° i`>ÃiÌ°Ì £n°£x 8/, "6, " /" ° VÕiÌ>À Óä°£ä " /" -*"-° VÕiÌ>À Ó£°£ä 1 -/1// /" ° i «À}À>>\ /} Æ iÌi°Ì ÌÛÓäää°Ì £°ää ½-*//", ,, ° -iÀi Óä°ää ,"-," "1,-° ,i}i Óä°Îä 1 " " -5° Óΰxä "//" 6,° £°£ä ,"-," - /1," *"*° ,i}i Corriere della Sera Domenica 14 Settembre 2014 63 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Barrymore e Long amore a distanza Due ragazzi (Drew Barrymore e Justin Long, foto insieme) per sei settimane vivono felici il loro amore. Ma lei è di San Francisco, lui di New York. La loro relazione reggerà alla distanza? Amore a mille... miglia Cinema Emotion, ore 21.15 Bisio eletto presidente della Repubblica -Þ i> -«ÀÌ ££°äx /" *"-/6" -6, - *9"" iÃà `>½Ã«i`>i «ÃV >ÌÀV i `iVà > ÀVµÕÃÌ>Ài ½iÝ }i] *>Ì Ã L>ÌÌi /vv>Þ°°° "ÃV>À > iviÀ >ÜÀiVi° -Þ i> *>Ãà £Ó°Óä /, ," -1 1> À>}>ââ> ` ÃÌ `iÛi À>}}Õ}iÀi «>`Ài *iÃ> Ã>«i` V i µÕiÃÌ Ã m ÀëÃ>Ì i > >ÌÀ ÌÀi v}° -Þ i> >ÃÃVà £Î°äx ,19 -*,- « >ÛiÀ ÌÌiÕÌ Õ VÀi`Li ÃÕVViÃà V ÃÕ «À À>â] À> >Û m V«Ì `> LVV `i ÃVÀÌÌÀi° -Þ i> Ìà £{°£ä /"/'] *** " / /Ì¢ i *i«« à ÀV Õà >V i ViÀV> ` VÛViÀi `ÀiÌÌÀi V i Ài>ÌD à iÌÀ>L Ã>° -Þ i> >ÃÃVà £x°äx 1, ",*" ° ÃÌiÀ m > }Õ>À`> `i VÀ« ` 7° ÕÃÌ] ÃÌ>À `i> V>âi° >ÃVi ½>Ài° -Þ i> *>Ãà £È°{ä / > «>À>L> `i V>`>Ìi 7 Ì>iÀ V i] `« Õ >ÌÌiÀÀ>}} `½iiÀ}iâ> i Ã>Û>Ì>}} `i «>ÃÃi}}iÀ] Ûii `>}>Ì° -Þ i> Ìà £Ç°{x , 9, ",/ LÕi "Ìà à `D >> «>ââ> }> V } >ÌÀ >> `i> v>ÌÌÀ>\ «>`Ài m >ÃÃiÌi° >âi° -Þ i> >Þ £°ää /" / 7" , >À> i i ÛÛ Õ½ÌiÃ> ÃÌÀ> `½>Ài µÕ>` à ÌÀÛ> ÃÕ Ìi ->Ì V i° *iÀ¢ >ÀÀÛ>Ì "> > «iÀ À â> «ÀLi° -Þ i> ÕÌ Ó£°ää , /-9 iiLÀi À>â ` À>Và -VÌÌ Ìâ}iÀ>`] >`>ÌÌ>Ì `> À>Và À` ««>° -Þ i> >ÃÃVà " 1 *- *, 6 +Õ>ÌÌÀ "ÃV>À] ÌÀ> VÕ µÕi «iÀ }À v i }À >ÌÌÀi > ° >À`i] «iÀ > «iV> `ÀiÌÌ> `> vÀ>Ìi i° -Þ i> ÕÌ ",9 }Û>i >> À`Þ Ûii VÛÌ Õ½>ÛÛiÌÕÀ> `> V>«}À «iÀ Ã>Û>Ài > «À«À> v>}> `> ÀÌi ViÀÌ>° -Þ i> >Þ --" \ *"-- Î ½>}iÌi ëiV>i ÕÌ /° ÀÕÃi® ÌÀ> >âi] «>ÃÃ>` `> Õ V>« >½>ÌÀ `i `° V i > ,>° -Þ i> >Ý Ó£°£ä *, ,", £{£] `Õi >V ,>vi ° vviV® i >Þ ° >ÀÌiÌÌ®] «>ÀÌiV«> >½>ÌÌ>VV ` *i>À >ÀLÀ° "ÃV>À «iÀ }À ivviÌÌ ÃÀ° -Þ i> £ ÓÓ°Îx 9 * // / /À>ÌÌ `> À>â ` ÀÃÌ>> À>`] > / «Ã m > Ì>Ì> >Ì`>° -Þ i> >Þ ÓÓ°{ä " / " }i] V>>`iÃi v} ` }À>Ì Ì>>] ÀÛi> > }iÌÀ ` iÃÃiÀi }>Þ° `Õi > «Ài`iÀ> Lii° -Þ i> *>Ãà Óΰäx 1"6 ½"," iÌ] >ÀÀVV Ìà }À>âi > Õ> V`ÌÌ «À«À ÀÌ`ÃÃ>] iÌÌi `ÃVÕÃÃi > Ã> ÛÌ> `« > ÀÌi `i> ÃÕ> >>Ìi° -Þ i> ÕÌ Óΰ£ä 888 1 }Û>i >>Ìi `i} ëÀÌ iÃÌÀi] 8>`iÀ >}i 6° iÃi®] Ûii ÀiVÕÌ>Ì `> }ÛiÀ >iÀV> «iÀ Õ> ÃÃi° ° À}iÌ° -Þ i> >Ý ÓΰÎä , 1° /}>ââ ÌiÀ«ÀiÌ> *À ÀVÛ>ââ] Õ v>ÃVÃÌ> `i½ÕÌ> À>° "ÌÌ> ÌiÀ«ÀiÌ>âi «iÀ > «iV> ` ° ->Vi° -Þ i> >ÃÃVà -/* 1* { ,6"1/" -i> à >À> ` Þ] L>iÀ> i v}> `i½Õ Ìiâ>Ì > À>`iÀi > ÃÕ µÕ>ÀÌiÀi VÕ Ã >i> À>}>ââ° -Þ i> Ìà Óΰxx " , /" \ /- - 1- > L>` `i iÌ `i} "i ÀiVÌ À>VVÌ>Ì> >ÌÌÀ>ÛiÀà i Ì>««i ` Õ ÌÕÀ `>i° à VViÀÌ] > >V i ÀiÌÀÃVi>° -Þ 1 £{°ää "/" -"\ * - , " Ì* >À>° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ £ £x°ää ,"\ - >} > >ÃÌiÀð ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £È°£x "/" -"\ * - , " ÌÎ >À> -Þ -«ÀÌ £ £È°xx 1/""-"\ "** - iÀÀ>À >i}i° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó £n°ää -"\ - /" -/6" , - ,-° £ÈÎ 6ÕiÌ> ` -«>}> ÕÀëÀÌ ,19\ 1-/, , / / i ,Õ}LÞ >«Ã « -Þ -«ÀÌ Ó £°ää "\ /,<" /*"] " " " ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ £ Óä°ää "\ Ç£c "* ½/ Ì>> *À /ÕÀ -Þ -«ÀÌ Ó Óä°äx *6""\ *° " Óä£{ Ó - ,>-«ÀÌ £ Óä°{ä "\ *, -iÀi ° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ £ Ó£°ää "\ 1- * /"1, /ÕÀ >«Ã «° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó Ó£°£x -"\ " /, À>` *ÀÝ° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ ÓÓ°Îä // \ Ó ", / ÌiÌ> Õ«° vviÀÌ> ÕÀëÀÌ Óΰ{x "\ /,<" /*"] " " " ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ £ ä°£x 1/""-"\ /,"" *, iÀÀ>À >i}i -Þ -«ÀÌ Ó -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £{°ää £x°ää £È°ää £Ç°ää £Î°Îä " /" -*"-t 1 ", -/, / -Þ 1 £x°Óä "-- - -Þ 1 £È°Óx £ä *5 "6 1-/, £Ç°äx " -Þ 1 £n°£x "-- - -Þ 1 £n°{ä *" ½ // -Þ 1 £°£ä 1 " "<, " Ý vi Ó£°ää 1 1" Ý vi / "] / ""°°° / -*"-" -Þ i> *>Ãà ӣ°£ä ½- / / -Þ 1 Ó£°xx 1 1" Ý vi ÓÓ°Óx /"1, ÃiÞ >i Óΰää £ä *5 "6 1-/, £È°ää - 9 , Vi`i £Ç°ää 9 // *" 9\ ½ < iÀ>} £n°£ä " -/,", ," " " 1 >ÀÌ iÌÜÀ £°ää 6 /1, / >ÀÌ iÌÜÀ Óä°ää -*" " Vi`i Óä°äx 7 8 1 i`à Óä°£x -/6 1 6,- >ÀÌ iÌÜÀ Ó£°äx / // - "t >ÀÌ iÌÜÀ Ó£°£ä 1,/ /" Ó Ó£°£x 9 // *" 9\ ½ < iÀ>} 7 8 1 ,> Õ« Ó£°Óä 1"6 66 /1, */, * i`à £x°Óä , " , ÃVÛiÀÞ >i £È°äx , ,1- " ÃÌÀÞ >i £Ç°£ä 1 -1,66 ÃVÛiÀÞ >i £n°£ä -/ ½ "1 ÃVÛiÀÞ >i £°ää , ÃÌÀÞ >i Óä°ää "1 / " -/,ÃVÛiÀÞ >i Ó£°ää " //" ÃVÛiÀÞ >i , , 1,9 ÃÌÀÞ >i // -/,"- ÓÓ°Îä " //" ÃVÛiÀÞ >i £x°ÓÓ , *, ° /iiv 9 £È°ää ½", - " " ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°£{ *, /""° /iiv 9 £È°ÎÈ -1/-° /iiv " £Ç°äÎ *, /""° /iiv 9 £Ç°£n +1 " /1//" ° *ÀiÕ i> £Ç°ÓÇ -1/-° /iiv " £Ç°ÎÇ /" < ° ,ÕLÀV> /" £Ç°{ä "7 1/° /iiv -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Ç°{Ç -*""-° /iiv /" £n°äx "7 1/° /iiv -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°£Î +1 "° - Ü " £n°£n "7 1/° /iiv -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°Îä "7 1/° /iiv -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°{x /, ] 1 /," " 1 1 ,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°xx -*""-° /iiv /" £°äx {Ó 6, -/", 1 , ° *ÀiÕ i> £°ÎÎ ,° "1- 6-" ° /iiv " In un paesino di montagna vive un uomo semplice ma dal nome impegnativo: Giuseppe Garibaldi (Claudio Bisio, foto). Un uomo che per errore diventa Presidente della Repubblica. Benvenuto Presidente! Sky Cinema Comedy, ore 21 L’agente Cruise richiamato in missione Alla vigilia della cerimonia di fidanzamento con Julia, che ignora la vera identità del futuro sposo, l’agente Ethan Hunt (Tom Cruise, foto), ritiratosi a vita privata, è chiamato per una nuova missione. Mission: Impossible III Sky Cinema Max, ore 21 £n°ää £°£ä Óä°äx Ó£°ää Ó£°{x ÓÓ°£ä ÓÓ°Óä ÓÓ°Îx ÓÓ°{x /1//" ,/" ÃiÞ >i "1- " 1- ,> Õ« / /",9 Ý " 7/ " ÃiÞ >i /- ÃiÞ >i -*-" Ý / /",9 Ý 1-/ E 9 ÃiÞ >i , - /""9 Ý Ài -*-" Ý *** <1 i`à /- ÃiÞ >i *** <1 i`à , Ý "97"" ÃiÞ >i , - /""9 Ý Ài Mercury raccontato a riflettori spenti i`>ÃiÌ *ÀiÕ Con il suo stile unico, inimitabile, Freddie Mercury ha segnato con i Queen la storia della musica rock mondiale. Ma chi era davvero questo «grande commediante» una volta spenti i riflettori? Freddie Mercury History Channel, ore 21 n°ä / ° /iiv " °ää - " /, <" ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £ä°ÓÓ 1 *, ° /iiv 9 ££°£Ó 9 8 -/9° - Ü 9 £Ó°äÈ / 6*, ,-° /iiv 9 £Î°£Î ,° /iiv /" £{°ä£ / +1-/° ,i> /Û /" La televisione in numeri Il rilancio dei Cesaroni fiction per giovani L a stagione della televisione, e della fiction nazionale, riparte dai «Cesaroni». Il mercoledì sera, simbolica riaccensione del prime time di Canale 5 con la sesta stagione della commedia familiare basata sul format spagnolo «Los Serranos» ma ormai giunta a un livello di «localizzazione» tale da renderla un prodotto più che italiano. La sfida dei «Cesaroni» era quella di re-inventarsi in parte le proprie linee narrative, a seguito di una sostanziale trasformazione del cast (ne abbiamo scritto qualche giorno fa). L’episodio di rilancio — Top & Flop intitolato «Giulio e i suoi fratelli», con riferimento alNorvegia - Italia (I tempo) l’ingresso in scena di un In campo la squadra di Conte nuovo fratello di Claudio Amendola — ha esordito più che bene, considerato il ricambio di cast: mercoledì 4 settembre sono stati davanti al teleschermo «Norvegia - Italia (I tempo)»: 4.781.000 spettatori medi, 9.746.000 spettatori, 37,96% per uno share del 20,9%. Il di share. Rai1, martedì 9 mercoledì successivo, l’episettembre, ore 20.45. Minuto sodio «Due cuori e una spepicco: 10.528.000 spettatori, ranza» ha visto un (fisiologiin campo la squadra di Conte co?) calo del proprio ascolper la qualificazione agli to, totalizzando 4.152.000 Europei (ore 21.14) spettatori. Con la domesticità della commedia familiare Grey’s Anatomy nazionale Canale 5 ha coEllen Pompeo rimette il camice munque superato abbondantemente la serie spagnola «Velvet – Il sacrificio» (con l’approdo di questi prodotti «soapeggianti» anche sulla prima rete Rai si «Grey’s Anatomy»: 328.000 fatica ancora di più a distinspettatori, 1,49% di share. guere le specificità del serviLa7, mercoledì 10 settembre, zio pubblico, ma tant’è…). ore 22.16. Minuto picco La caratteristica più intenegativo: 280.000 ressante dei «Cesaroni» — spettatori, comincia il nuovo confermata anche da questa episodio (in replica) con Ellen Pompeo (ore 22.18) sesta ripartenza — è che questa fiction attrae particolarmente il target commerciale, ed è questo il principale valore aggiunto per Mediaset. La commedia familiare della Garbatella funziona perché «colpisce” un pubblico giovane o giovanissimo: 30% di share fra i bambini, addirittura 37% fra gli adolescenti. Sono dati più che insoliti per un genere, la fiction italiana, solitamente più amata da adulti e anziani. (a.g.) In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel © RIPRODUZIONE RISERVATA £°ÎÎ / 6*, ,-° /iiv 9 £°xx /" < ° ,ÕLÀV> /" Óä°ÓÎ ,° "1- 6-" ° /iiv " Óä°ÓÎ / 6*, ,-° /iiv 9 Óä°Îä "7 1/° /iiv -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Óä°{x / , --,¶° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x -/, /,° *ÀiÕ i> Ó£°£x "-/-° /iiv /" Ó£°£x 1 / /° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÓ°äÓ "6,/ ,-° /iiv /" ÓÓ°ä{ / 6*, ,-° /iiv 9 64 dior.com Dior OnLine 02 38 59 88 88 italia: 51575551575557 Domenica 14 Settembre 2014 Corriere della Sera