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foresta del monte generoso
I ndi c e FORESTA DEL MONTE GENEROSO ZPS “Monte Generoso” IT2020302 Il sito Natura 2000 e l e Mi sure di conse r vaz io ne Natura 2000: la Rete ecologica europea 2 I siti Natura 2000 nelle Foreste di Lombardia 3 La Foresta Monte Generoso e la Zona di Protezione Speciale 4 Il territorio, la storia e il turismo nella Foresta 6 Il Piano di Assestamento Forestale Semplificato 9 Gli Habitat Natura 2000 10 Le Misure di conservazione degli Habitat 11 La Fauna e la Flora Natura 2000 13 Le Misure di conservazione della Fauna e della Flora 15 Norme comportamentali e divieti 16 Foto di copertina: Porlezza e il lago di Lugano visti dalla Foresta Regionale ERSAF E NATURA 2000 FORESTA MONTE GENEROSO ZPS Monte Generoso IT2020302 Strada carrozzabile Punto panoramico Strada ad accesso limitato Albero monumentale Sbarra Sentiero botanico Sentiero Sentiero delle Trincee Rifugio Confine Foresta Regionale Ristoro ZPS Monte Generoso Area di sosta Nevera 0 500 m FORESTA DEL MONTE GENEROSO ZPS “Monte Generoso” IT2020302 Il sito Natura 2000 e l e Mi sure di conse r vaz io ne ERSAF E NATURA 2000 N atu r a 2 00 0: l a R et e e c o l o g i c a e u r o p e a Natura 2000 è il nome assegnato dall'Unione Europea ad un sistema coordinato e coerente di aree, da cui il termine “rete”, destinate alla conservazione della biodiversità presente nei territori dei Paesi membri. La Rete si fonda su due Direttive: I la Direttiva 92/42/CEE, detta “Direttiva Habitat” che prevede l’individuazione e la protezione di siti caratterizzati da Habitat naturali e seminaturali e specie animali e vegetali, considerati di interesse comunitario; I la Direttiva 79/409/CEE, detta “Direttiva Uccelli” che richiede sia la conservazione di numerose specie ornitiche sia l'individuazione di aree da destinarsi alla loro protezione. La Dir. Uccelli è stata recentemente sostituita con la Direttiva 2009/147/CE mantenendo, tuttavia, i medesimi obiettivi principali. Per la costituzione della Rete Natura 2000 è promossa l’istituzione dei seguenti siti: le Zone Speciali di Conservazione (ZSC), attualmente rappresentate dai Siti di Importanza Comunitaria (SIC), in esecuzione della “Direttiva Habitat”; I le Zone di Protezione Speciale (ZPS), in esecuzione della “Direttiva Uccelli". I -30° -20° -10° 20° 10° 0° 30° 50° 40° 60° 70° Mappa indicativa delle regioni biogeografiche Alpina Atlantica 60° del Mar Nero Boreale 50° Continentale Macaronesica Mediterranea 50° Pannonica Steppica 40° Il territorio dell'Unione Europea è stato suddiviso in 9 Regioni biogeografiche, ambiti territoriali omogenei dal punto di vista vegetazionale, geologico e climatico: boreale, atlantica, continentale, alpina, mediterranea, macaronesica, steppica, pannonica e regione del Mar Nero. I Siti Natura 2000 individuati in Lombardia ricadono esclusivamente nelle regioni biogeografiche “alpina” e “continentale”. Le due Direttive contengono diversi allegati relativi agli elenchi delle specie e degli habitat che a vario grado necessitano di tutela. I tre allegati più rilevanti sono: Allegato I della Dir. Habitat: raccoglie l’elenco 40° -20° Canary Is. 30° Azores Is. -30° 30° 40° 30° 0° Madeira Is. 10° 20° 0 500 30° 1000 1500 km 40° degli Habitat naturali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di aree speciali di conservazione. Alcuni di questi ambienti sono a rischio di scomparsa in Europa. Per tale motivo necessitano di una tutela rigorosa e sono definiti habitat di “interesse prioritario”. Allegato II della Dir. Habitat: elenca le specie animali (Mammiferi, Rettili, Anfibi, Pesci, Artropodi e Molluschi) e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione. Anche in questo caso sono individuate le specie “prioritarie”. Allegato I della Dir. Uccelli: identifica le specie di Uccelli per le quali devono essere previste misure speciali di conservazione sugli habitat, per garantire la sopravvivenza e la riproduzione delle specie nella loro area di distribuzione. 2 I s i ti N at ur a 20 00 n e l l e F o r e s t e d i L o m b a r d ia L’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste (ERSAF) gestisce e valorizza, per conto di Regione Lombardia, il Patrimonio Forestale Regionale: oltre 23.000 ettari di boschi, pascoli e incolti. Il patrimonio silvo-pastorale regionale deriva prevalentemente dallo storico Demanio Forestale Statale, gestito fino al 1974-1978 dall’ex-Azienda di Stato delle Foreste Demaniali, successivamente dalla Regione tramite il Corpo Forestale dello Stato e, infine (1980), dall’ex-Azienda Regionale delle Foreste, confluita nel 2002 nell’ERSAF. Foreste di Lombardia 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. Il patrimonio è costituito da 20 importanti complessi forestali denominati Foreste Regionali o Foreste di Lombardia, due dei quali sono anche Riserve Naturali, distribuiti nelle province di Como, Lecco, Bergamo, Brescia, Sondrio e Mantova. Azzaredo-Casù Gardesana Occid. Val Grigna Alpe Vaia Anfo Val Caffaro Val di Scalve Legnoli Corni di Canzo Valsolda Monte Generoso Valle Intelvi Resegone Foppabona Val Masino Val Lesina Val Gerola Alpe Boròn Carpaneta Isola Boschina Valle del Freddo - ZPS Val Grigna - ZPS Val Caffaro - ZPS Val Caffaro - ZPS Val di Scalve - ZPS Foresta Legnoli - ZPS Triangolo Lariano - ZPS Valsolda - ZPS Monte Generoso - ZPS Monte Resegone - ZPS Costa del Palio - ZPS/SIC Isola Boschina 17 14 15 4 9 10 11 16 1 7 13 8 3 1 6 12 20 3 4 5 2 Per la loro ricchezza naturalistica 17 Foreste hanno accolto al loro interno l’istituzione di SIC e ZPS (con 13 ZPS, 9 SIC e 1 ZPS/SIC) divenendo parte integrante della Rete europea Natura 2000. Di questi Siti, ERSAF ne gestisce direttamente 10, mentre gli altri sono stati affidati ad altri enti pubblici (Province, Parchi e Comunità Montane). Oltre ai Siti presenti nelle Foreste di Lombardia ad ERSAF è stata affidata anche la cura di altri 3 Siti Natura 2000 individuati nelle Riserve Naturali di cui è ente gestore: la Riserva Naturale “Boschi del Giovetto di Paline”, “Monte Alpe” e “Sasso Malascarpa”. 18 5 19 2 Riserve naturali gestite da ERSAF 1. 2. 3. 4. 5. Riserva Boschi del Giovetto di Paline Riserva Monte Alpe Riserva Sasso Malascarpa Riserva Valsolda Riserva Isola Boschina - ZPS/SIC Boschi del Giovetto di Paline - SIC Monte Alpe - SIC Sasso Malascarpa - ZPS Valsolda - ZPS/SIC Isola Boschina 3 L a F ore st a M on t e Ge n e r os o e l a Z on a di Pr ot e z i on e S pe c i al e La Foresta Regionale Monte Generoso ricade interamente nel Comune di Pellio Intelvi (Co), nella Comunità Montana Lario Intelvese e confina nella parte sud-occidentale con la Confederazione Elvetica. La quasi totalità della Foresta è stata classificata nel 2004 come Zona di Protezione Speciale Natura 2000 della regione biogeografica europea “alpina” e identificata con il codice IT2020302. La Foresta ha una superficie complessiva di circa 237 ettari ed è posta sul versante settentrionale del Monte Generoso, detto anche “Calvagione”, nel massiccio delle Prealpi Calcaree Lombarde. Il territorio è esposto prevalentemente verso nord, presenta una morfologia contraddistinta da versanti molto pendenti (i valori più frequenti di pendenza variano fra il 50 ed il 70%), ricoperti da boschi e intagliati dai solchi delle vallecole. Il Sito comprende la testata della valle Bovè, in cui è presente l’alpe di Gotta, e della valle dell’Inferno, nonché, per una minima estensione, la parte prossima alle sorgenti della valle Breggia. L’area ricade, quindi, nel bacino idrografico del Ticino tra quote che partono dai 1.000 m (Valle Inferno) e raggiungono i 1.608 m (loc. La Camoscia). La foresta e l’alpe di Gotta 4 Cippo di confine Italia-Svizzera Nei boschi, che costituiscono il paesaggio prevalente del Sito, si riscontrano 3 tipi di bosco: 1. il bosco di conifere: presente nella porzione più elevata del territorio che chiude la testata della valle di Gotta e a nord-ovest del Barco dei Montoni, sulla sommità del crinale che divide la valle di Gotta dalla valle dell’Inferno. Si tratta di boschi artificiali originatisi dai rimboschimenti eseguiti sia negli anni ’30 che nell’immediato dopoguerra, con l’impiego quasi esclusivo di abete rosso o peccio (Picea abies) a cui si è aggiunto successivamente il larice (Larix decidua) e l’abete bianco (Abies alba). 2. il ceduo invecchiato a prevalenza di faggio: presente su una estesa superficie nella zona a nord, al cui interno sono ammirabili grosse e antiche piante di faggio (Fagus sylvatica), molto ramose e preesistenti alla maggior parte del bosco attuale, a testimonianza di un diverso paesaggio nel passato, dove le piante isolate, dette “meriggi”, fornivano con la loro chioma estesa riparo alle mandrie. In seguito all’abbandono dei pascoli si è venuto a creare un bosco composto prevalentemente dal faggio ma con presenza di altre latifoglie nobili come il frassino (Fraxinus excelsior), l’acero montano (Acer pseudoplatanus) e il ciliegio selvatico (Prunus avium). Nelle fasce più solive e a quote superiori, verso la località Barco dei montoni, il ceduo di faggio è più giovane con abbondante partecipazione di altre specie, come la betulla (Betula pendula), specie pioniera che caratterizza le fasi iniziali della presenza del bosco. 3. i boschi di nuova formazione: si sono insediati di recente sui pascoli abbandonati e non rimboschiti artificialmente. L’aspetto e la struttura (densità, composizione, dimensione delle piante) di queste neo-foreste sono molto differenziati, soprattutto in relazione alla diversa posizione ed all’epoca di abbandono delle attività d’alpe. Le specie più abbondanti sono il maggiociondolo (Laburnum anagyroides), il nocciolo (Corylus avellana), il sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia), la betulla e l’acero di monte. Queste formazioni sono presenti ovunque nella Foresta, ma soprattutto nelle aree sommitali, ove i “maggiociondoleti” rappresentano una peculiarità del paesaggio. Potenzialmente oggi i boschi della Foresta dovrebbero appartenere, secondo la classificazione delle tipologie forestali, alla categoria delle “Faggete”, nei tipi della Faggeta submontana, montana ed altimontana dei substrati carbonatici, con la presenza, nelle vallecole, dei tipi della categoria degli “Acero-frassineti”. Le aree pascolive e l’attività di pascolo sono attualmente ormai limitate ad una modesta superficie circostante l’Alpe Gotta e il Barco dei Montoni. 5 Area di sosta “baracche” I l t e r ri t or i o, l a s t or i a e i l t ur i sm o n e l l a F ore st a Il clima del territorio risulta influenzato dalla presenza di due grandi masse d'acqua, il lago di Lugano a Nord e quello di Como a Sud-Est. Questa situazione determina un clima di transizione fra una forma continentale con inverni rigidi, abbondanti precipitazioni nevose ed estati calde e un clima più oceanico con ridotte escursioni termiche nel corso dell'anno. La struttura geologica principale è costituita dalle rocce carbonatiche, rappresentate dai calcari grigi del Lias, stratificati, con inclusioni di selci, calcareniti, argilliti e copertura di depositi eluviali. Il paesaggio, severo e solcato da profondi valloni boscosi oggi evidenzia nell’area della foresta solo piccole porzioni a pascolo. In questo territorio, infatti, nel corso dell’ultimo secolo vi è stato un profondo cambiamento nella fisionomia ambientale e del paesaggio, che ha influito sia sulle formazioni forestali, che sulla fauna e la flora presenti. Un tempo le aree a pascolo erano decisamente più ampie delle attuali porzioni residue dell’Alpe Gotta e di Barco dei Montoni. Tra le cause principali si ravvisa il profondo cambiamento della realtà socioeconomica del territorio a partire dal secondo dopoguerra, in particolare di quella tradizionalmente agricola e pastorale. Il lento e costante abbandono degli alpeggi e l’azione diretta di rimboschimento hanno cambiato il volto del Monte Generoso. L’area del Monte Generoso presenta diversi elementi di interesse turistico legati soprattutto alla storia dell’uomo. Inoltre, il territorio fin dalla preistoria è stato testimone delle tragiche ed epiche vicende umane: ha visto la lotta per la sopravvivenza dell’uomo di Neanderthal, probabilmente a caccia dell’orso delle caverne, ha temuto la violenza della Grande Guerra con la costruzione delle Trincee della Linea Cadorna e ha celato le attraversate clandestine dei contrabbandieri. Una visita al sito paleontologico e una camminata lungo i tre itinerari tematici, grazie alla presenza di pannelli informativi, consente all’escursionista di comprendere la realtà storica di queste zone. 6 Trincea Linea Cadorna “Percorso Botanico-Vegetazionale” Per poter ammirare direttamente le bellezze naturalistiche della ZPS e per ritrovare le tracce dell’antico passato è possibile percorrere il tracciato di interesse botanico denominato "Il paesaggio della transumanza". Il sentiero si sviluppa da Orimento fino all’Alpe Gotta, sovrapponendosi nella prima parte al percorso geologico del Monte Generoso e illustra, grazie alla presenza di pannelli didattici, l’evoluzione della vegetazione e la trasformazione dell’ambiente naturale influenzato fin dal passato dalle attività antropiche, come la pastorizia e la transumanza del bestiame. Il “Sentiero delle Trincee” Il percorso didattico conduce alla visita del sistema fortificato di trincee e camminamenti della cosiddetta “Linea Cadorna” risalente al 1916-17. L’opera difensiva, il cui vero nome è “Occupazione Avanzata Frontiera Nord”, fu eretta per fronteggiare un possibile attacco germanico dalla neutrale Svizzera durante la Prima Guerra Mondiale e si estese dalla Valle d’Aosta all’Adda, divisa in 6 settori. In tutta la O.A.F.N., fortunatamente, non si svolse mai neanche una battaglia. L’itinerario, con partenza nei pressi della Dogana di Valmara (m. 840), si snoda su 12 livelli di trincee, passando per il sito militare delle Baracche (area sosta) e raggiungendo il Barco dei Montoni (m 1350). La “Grotta dell’Orso” La Caverna Generosa è il nome dato al sito paleontologico scoperto nel 1988 sotto il Monte Generoso che ha rivelato i resti dell’orso delle caverne (Ursus spelaeus) risalenti ad un periodo compreso tra i 50.000 ed i 40.000 anni fa. L’orso delle caverne si è estinto circa 20.000 anni fa. La fauna fossile ritrovata è costituita da molte altre specie tra cui il Lupo (Canis lupus), l'Orso bruno (Ursus arctos), la Iena delle caverne (Crocuta crocuta spelaeus), lo Stambecco (Capra ibex), l'Alce (Alces alces) e numerosi micromammiferi. Ancora al suo interno più recentemente sono stati rinvenuti manufatti in selce attribuibili all'Uomo di Neandertal, risalenti al periodo Musteriano (60-40.000 anni fa). La montagna è, comunque, ricchissima di anfratti: ad oggi sono state censite 92 grotte, per una lunghezza totale di 13 chilometri. 7 Il “Sentiero Lungo il sentiero dei contrabbandieri dei Contrabbandieri” I boschi e i sentieri del Monte Generoso immergono l’escursionista nelle storie, nelle leggende e nei luoghi di un povero ed epico passato testimone, come in tutte le zone di confine, delle vicende dei contrabbandieri, detti anche “sfrosatori” o “spalloni”. Essi trafugavano le merci di notte, camminando lungo i versanti impervi e pericolosi, e trasportavano sulle spalle bricolle di iuta di 30-40 chili di peso, stando attenti a non essere scoperti dai finanzieri (i burlanda). Il percorso, con partenza dalla Dogana di Valmara e arrivo all’Alpe Gotta, segue in parte il sentiero delle trincee e fa tappa al monumentale Foo di Parol (faggio delle parole) sul quale, secondo la leggenda, i contrabbandieri incidevano le frasi in codice. Come raggiungere la Foresta - ZPS Per raggiungere il territorio della ZPS si può partire da Como, lungo la SS 340 (via Regina), per arrivare fino ad Argegno. Da qui seguire per Valle d’Intelvi e raggiungere la località Casasca. Proseguire in direzione dell’Alpe di Orimento, punto di incrocio e di partenza dei diversi sentieri per la Foresta e per la ZPS. La rete sentieristica è ampia e facilmente accessibile da Pellio Intelvi, S. Fedele Intelvi e Lanzo Intelvi. I sentieri sono percorsi soprattutto da escursionisti provenienti dalla vicina cima del Monte Generoso, sul confine svizzero, raggiungibile dal fondovalle del Canton Ticino con un trenino a cremagliera partendo dalla stazione di Capolago (CH). La fruibilità è garantita dalla rinnovata segnaletica direzionale e didattica e dalla presenza di aree di sosta. Segnaletica U n ’ es c u r s i o n e g u i d a t a Per un approfondimento sulla Foresta e sulla ZPS, si consigliano: I I I 8 Passi nel Bosco. Trenta escursioni nelle Foreste di Lombardia - ERSAF In bici nel bosco. 19 itinerari in Mountain Bike nelle Foreste di Lombardia - ERSAF; La Guerra di pietra. Il Percorso delle Trincee “Luigi Mario Belloni”. Itinerario tematico n.3 - ERSAF I l P i an o di As se s tam e n to Fore stale Sempl ificato ERSAF, in conformità con le normative europee, nazionali e regionali, ha provveduto a redigere un unico e innovativo strumento di pianificazione e di gestione valido sia per il Patrimonio Forestale Regionale, sia per i Siti Natura 2000 ricadenti nelle Foreste di Lombardia e amministrati da ERSAF. Questo importante strumento è il Piano di Assestamento Forestale Semplificato delle Foreste di Lombardia, approvato nel 2009, la cui validità è di 15 anni. Sebbene ciascuna Foresta abbia un proprio Piano di Assestamento Forestale, ERSAF ha inteso coordinare e uniformare col nuovo Piano la gestione, la tutela e la promozione delle Foreste regionali e dei Siti Natura 2000, avvalorando e rinforzando il concetto di “rete”. Il Piano assolve a molteplici funzioni, in particolare: I indica le azioni selvicolturali per la gestione dei boschi e le misure di conservazione per la salvaguardia degli Habitat, delle specie animali e delle specie vegetali protette da Natura 2000; I adotta, nella definizione delle azioni selvicolturali e nelle misure di conservazione, un approccio multifunzionale sulla base delle funzioni prevalenti e delle vocazioni che ogni Foresta esprime (ad esempio: protettiva, naturalistica, turistica, didattica); I formula indicazioni e prescrizioni attuando una moderna tutela dell’ambiente volta a coniugare la conservazione della biodiversità con la valorizzazione delle tradizionali attività agrosilvo-pastorali e con la promozione delle attuali vocazioni didattico-fruitive che le Foreste regionali esprimono. Il Piano ha previsto la ripartizione del territorio di ciascun complesso forestale in diverse unità gestionali dette “macroparticelle”, risultanti dall’aggregazione delle particelle assestamentali contigue ed omogenee per funzionalità, composizione e struttura, delineate dai singoli e precedenti Piani forestali. In considerazione delle caratteristiche ambientali e sociali che contraddistinguono le singole unità gestionali, il nuovo Piano individua la funzione prevalente dell’area, le funzioni secondarie, le specie rilevanti e da tutelare, le rilevanze ambientali, le attività da svolgere, da consentire e da evitare. La Foresta Monte Generoso è stata suddivisa in 6 macroparticelle aventi principalmente funzione ambientale-naturalistica e produttiva. Attraverso il Piano, ERSAF attua una gestione scientifica, programmata e certificata. Infatti, dalla fine del 2009 ERSAF ha conseguito la doppia certificazione della Gestione Forestale secondo i due principali schemi attualmente esistenti a carattere internazionale: FSC (Forest Stewardship Council) e PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes). Entrambi garantiscono una gestione conforme a rigorosi standard ambientali, sociali ed economici riconosciuti in tutto il mondo. 9 G l i H a bi t a t N a t u r a 2 0 0 0 La ZPS Monte Generoso annovera al suo interno 4 Habitat tra quelli protetti dalla Rete Natura 2000 (vedi cartina in fondo al libretto), riconducibili agli ambienti prativi e forestali. Gli ambienti del Sito, in accordo con quanto rilevato dal Piano e secondo la nomenclatura adottata da Natura 2000 che utilizza un codice alfanumerico ed una specifica denominazione scientifica (l’asterisco indica un habitat di interesse prioritario), sono: I I 10 gli Habitat legati ai prati e ai pascoli: • Habitat 6170. Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine. Praterie tipiche dell’ambiente prealpino su substrato carbonatico, localizzate sopra il limite del bosco. Nelle Foreste di Lombardia la composizione varia dai Firmeti, ai Seslerieti, alle praterie magre con elementi di Brometo o di Nardeto. Costituisce l’habitat potenziale per la Coturnice alpina, specie in All. I alla Dir. uccelli. • Habitat 6520. Praterie montane da fieno. Praterie mesofile, più o meno pingui, montano-subalpine, ricche di specie. Sono espressione della classe Molinio-Arrhenatheretea, dove prevalgono elementi di Poo-Trisetetalia. Costituisce l’habitat potenziale per una specie prioritaria come il Re di quaglie, ma anche l’habitat di caccia per diversi rapaci diurni. gli Habitat forestali: • Habitat 9130. Faggeti dell'Asperulo-Fagetum. Sono le foreste a dominanza di Faggio (Faggete) con ricco sottobosco erbaceo, l’habitat su substrato carbonatico più comune tra le Foreste di Lombardia. Costituisce l’habitat potenziale per la Rosalia alpina, specie di Coleottero prioritaria in All. II alla Dir. Habitat e per il Gufo reale, specie in All. I alla Dir. Uccelli. • Habitat 9180*. Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion. Sono le foreste tipiche delle forre, dei canaloni o dei versanti ripidi freschi e umidi, caratterizzate dalla presenza di latifoglie cosiddette “nobili” come aceri, frassini e tigli. Costituisce l’habitat potenziale per il Gufo reale e il Picchio nero, specie in All. I alla Dir. Uccelli. Habitat 9180* In alto: Il monte Generoso visto dalla Foresta Regionale Le Misure di conservazione de g li Habi tat Il Piano analizza tutti i fattori di rischio, la vulnerabilità e le potenzialità degli Habitat presenti nei siti Natura 2000 ed indica le azioni per assicurarne il recupero, il mantenimento e il miglioramento degli stessi. Le Misure di conservazione dei prati e dei pascoli Habitat 6170. Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine Habitat 6520. Praterie montane da fieno Questi ambienti sono sostanzialmente legati alle attività rurali tradizionali. In assenza di cure gli Habitat delle praterie e dei pascoli sono destinati ad essere progressivamente ricolonizzati e sostituiti da comunità arbustive ed arboree. Per mantenere o arricchire la biodiversità viene favorito il pascolo estensivo, principalmente bovino, ma anche ovi-caprino, evitando, però, il carico eccessivo che può banalizzare la flora e favorire le specie nitrofile. Anche lo sfalcio è un intervento previsto per mantenere questi Habitat. Deve, però, essere eseguito con cadenze regolari, nel rispetto dei tempi di nidificazione delle specie ornitiche, come il raro Re di quaglie, ed evitando i tagli dall’esterno verso l’interno che riducono le vie di fuga delle eventuali presenze faunistiche. Inoltre, lo sfalcio o comunque il controllo della colonizzazione arborea e arbustiva, è da considerarsi un intervento fondamentale nelle piccole radure tra i boschi che, altrimenti, sarebbero a rischio di chiusura e che invece sono ambienti importanti per numerose specie faunistiche legate alle aree aperte ed erbose. Le Misure di conservazione della Faggeta Habitat 9130. Faggeti dell'Asperulo-Fagetum Le misure di conservazione per le faggete sono valutate in relazione ai popolamenti e alle condizioni locali presenti. Laddove i suoli consentono lo sviluppo naturale della faggeta, è previsto il mantenimento o l’avviamento all’alto fusto sia con metodi selvicolturali (matricinatura intensiva, diradamenti, selezione degli allievi più promettenti, ecc.), sia mediante la conversione per invecchiamento. In alcuni casi è possibile mantenere il governo a ceduo, soprattutto se si tratta di popolamenti meno evoluti e più svantaggiati per la loro collocazione e per le condizioni di fertilità dei suoli (suoli asciutti, versanti ripidi a sud). Habitat 9130 11 Nelle stazioni in cui si presentano le conifere di origine artificiale (abete rosso e abete bianco) deve essere favorita la ripresa del faggio mediante diradamenti e tagli selettivi a carico delle conifere, con liberazione della rinnovazione di faggio, di acero di monte, di frassino maggiore e di tiglio. Nella gestione selvicolturale sono da evitare l’eliminazione delle latifoglie di accompagnamento (sorbo montano, betulla, maggiociondolo,…) e la formazione di boschi con struttura troppo regolari, mentre è importante il rilascio di piante secche o marcescenti per diversificare le offerte di cibo e fornire rifugi alla fauna. Le Misure di conservazione degli Habitat freschi e umidi con dominanza delle formazioni di acero, tiglio e frassino Habitat 9180*. Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion Le foreste di acero con frassino e tiglio sono considerati Habitat prioritari della Rete Natura 2000 e se ne raccomanda la conservazione e la valorizzazione compositiva e strutturale. La loro conservazione viene garantita evitando captazioni idriche a monte che possono interferire sul grado di umidità necessario all’Habitat ed evitando i tagli che possano creare aperture eccessive, favorendo così l’ingresso di specie estranee al tipo di bosco. Il Piano prevede, ad esempio, il contenimento (taglio) dell’abete rosso, che, seppur originato da rimboschimenti artificiali nei primi decenni del 1900, può diffondersi facilmente e colonizzare in modo massiccio il territorio, mentre propone, nel caso dei giovani acero-frassineti, la libera evoluzione o l’accompagnamento verso la fustaia con interventi mirati di diradamento selettivo o tagli di sfollo per arricchire e mantenere la mescolanza della formazione con altre specie pregiate quali faggio, tiglio, ciliegio, olmo. Il rimboschimento di conifere Il Maggiociondolo 12 Un accenno va fatto al rimboschimento artificiale di abete rosso, cui si accompagnano il larice e l’abete bianco, che ricopre il versante nord dell’area Croset-Camozza. A causa dell’elevata densità del rimboschimento risultano numerosi gli abeti morti in piedi, schiantati o con doppio cimale e le latifoglie (faggio, acero di monte, sorbo degli uccellatori, salicone) trovano spazio proprio in corrispondenza delle aree di schianto oppure ai margini del bosco. Alle quote superiori la pecceta secondaria lascia spazio a formazioni discontinue di maggiociondolo. Questo soprassuolo dalla copertura continua dovrà, col tempo, lasciare il posto agli habitat forestali originari. Gli interventi proposti rispondono, quindi, a due strategie gestionali: l’utilizzazione del legname e l’accompagnamento della successione dinamica verso formazioni di latifoglie autoctone, laddove questa è già iniziata. Questo secondo obiettivo viene favorito con i tagli di sostituzione, i tagli a buche e i diradamenti di buona intensità. Inoltre, sono previsti interventi di ripulitura e di sagomatura delle fasce di transizione con il pascolo con l’obiettivo di incrementarne l’estensione, la profondità e l'andamento sinuoso del bosco. L a F a u na e l a Fl o r a N a t u r a 2 0 0 0 La Fauna della ZPS La complessità ambientale del Monte Generoso favorisce la presenza di un'avifauna assai diversificata. Il monte costituisce un crocevia per le migrazioni fra l'arco Alpino e la pianura Padana. Sono state sinora osservate e segnalate un centinaio di specie di cui 42 nidificanti nella ZPS, per lo più uccelli canori di piccola taglia dell'ordine dei Passeriformi. Il maggior numero di specie e le maggiori abbondanze vengono osservate in primavera - estate con il passaggio dei migratori e con l'arrivo dei nidificanti. Tra le specie indicate nell’Allegato I della Dir. Uccelli si segnalano: 1. Falco Pecchiaiolo (Pernis apivorus) 2. Aquila reale (Aquila chrysaetos) 3. Coturnice (Alectoris graeca saxatilis); 4. Re di quaglie (Crex crex) 5. Gufo reale (Bubo bubo) 6. Picchio nero (Dryocopus martius) Il Pecchiaiolo è un rapace della famiglia degli Accipitridi, di medie dimensioni con dieta focalizzata sul consumo di imenotteri (vespe, bombi, etc) e loro forme larvali che preda dopo aver messo a nudo il nido con le zampe. Frequenta in particolare habitat soleggiati, con radure, di collina e bassa montagna. L’Aquila reale è un rapace diurno appartenente alla Famiglia degli Accipitridi, nidificante sulle pareti rocciose e le vette alpine e prealpine. Maestosa in volo, ricopre un ampio territorio di caccia che comprende gli habitat aperti come le formazioni erbose naturali. In genere vive l’intera vita in coppia. La Coturnice, Fasianide adattatosi agli ambienti aperti e rocciosi, frequenta la cresta di confine italosvizzero, provenendo dal più favorevole versante elvetico che offre maggiori possibilità di alimentazione, rifugio e svernamento. La Coturnice Il Re di quaglie, appartenente alla Famiglia dei Rallidi, è una specie che per la rarità è indicata come prioritaria. Schivo e goffo in volo, preferiscere stare a terra muovendosi tra le erbe alte degli ambienti di prato come l’Habitat “Praterie montane da fieno” (Cod Nat 6520). La specie nel Sito è attualmente da intendersi specie potenziale. Il Gufo reale, appartenente alla famiglia degli Strigidi, è un abile predatore notturno di uccelli e mammiferi. Nidifica solitamente su pareti rocciose a bassa-media quota e caccia in ambienti aperti sia di fondovalle che nelle praterie e pascoli alpini. Il Picchio nero è distinguibile dagli altri Picidi, proprio per il suo piumaggio interamente nero con il solo capo tinto di rosso. Vive nei boschi misti dove è udibile per il caratteristico tamburellare sui tronchi alla ricerca di insetti e per la costruzione dei nidi. Il Picchio nero 13 Fra le specie indicate nell’Allegato II della Dir. Habitat si segnala tra gli Invertebrati la potenziale presenza della Rosalia alpina (Rosalia alpina*), un raro e vistoso Coleottero appartenente alla Famiglia dei Cerambicidi, dalla inconfondibile livrea azzurro-grigia macchiata di nero e che è fortemente legato alla presenza di boschi maturi di faggio. Tra i Mammiferi la ZPS ospita il Capriolo (Capreolus capreolus), il Camoscio (Rupicapra rupicapra), il Cervo (Cervus elaphus) e il cinghiale (Sus scrofa) in fase di preoccupante invasione. Rosalia Alpina Camosci La Flora della ZPS Sebbene nella ZPS Monte Generoso non vi siano le specie indicate nell’Allegato II della Dir. Habitat, è importante segnalare la notevole varietà botanica del sito, legata alle specie vegetali arboree, arbustive e erbacee che contraddistinguono gli Habitat presenti, oltre al ricco contingente floristico di specie endemiche tipiche dell’area insubrica. Da segnalare la presenza diffusa della Peonia (Peonia officinalis) e le distese fiorite di narcisi nella stagione tardo primaverile. 14 Narcisi Le Misure di conservazione de ll a F a un a e d e lla F lor a All’interno delle Foreste Regionali da sempre vige il divieto di caccia che, oggi, si estende anche ai territori delle ZPS istituite al loro interno. Un divieto che implicitamente risulta essere la prima misura di conservazione per la fauna. Più specificatamente, gli interventi all’interno dei boschi a favore della fauna sono mirati ad arricchire lo spazio vitale degli animali, accrescendo la capacità delle foreste di ospitarli. Sono privilegiati i boschi con composizione mista e struttura disetanea, con radure e zone di sottobosco. Gli interventi selvicolturali indicati a questo scopo sono i tagli a gruppi o saltuari, i diradamenti selettivi e a buche, per offrire una buona alternanza tra l’ambiente di rifugio e le zone di alimentazione. Anche i margini dei boschi, zona di transizione importante per molte specie animali, vengono rimodellati con tagli marginali per conferire un andamento frastagliato. Altrettanto importanti, soprattutto per gli Ungulati e per alcuni uccelli, sono le aree aperte costituite da prati, pascoli e incolti perché interrompono la monotonia del bosco, migliorando il paesaggio, e offrono una riserva alimentare. In questi ambienti sono previsti interventi di sfalcio, di pascolo estensivo e di controllo della colonizzazione da parte del bosco. In particolare, le operazioni di sfalcio, effettuate in tarda estate, per evitare disturbo nel periodo di cova, ed eseguite in modo da garantire vie di fuga agli animali presenti, consentono di tutelare specie come il Re di quaglie o la Coturnice, che si riproducono e vivono nelle aree prative. Mentre per la tutela dell’Aquila, nidificante sulle rupi e fruitrice degli habitat aperti, è importante, oltre al mantenimento dei prati e dei pascoli montani, la limitazione del disturbo dell’uomo nei siti riproduttivi, ovvero il disturbo sulle pareti rocciose ove nidifica la specie (pareti non presenti all’interno della Foresta ma localizzate nelle immediate vicinanze sul territorio svizzero). Nell’ambiente forestale la massa legnosa morta, presente in un giusto rapporto con la biomassa viva (tra il 10 e il 30%), è indispensabile per aumentare la biodiversità. Alberi morti o deperienti, in piedi o a terra, insieme alle ramaglie, offrono, infatti, riparo e cibo a diverse specie di animali, dagli Insetti agli Anfibi, dai Rettili ai Mammiferi e agli Uccelli. Ne traggono vantaggio, ad esempio, le specie saproxiliche, che trascorrono parte del loro ciclo vitale nel legno morto o morente, i picchi, che nei tronchi ricavano il proprio nido e catturano le larve d’insetti per nutrirsi, e i rapaci notturni che ricercano rifugio. Per il Picchio nero, oltre alla necromassa legnosa, è, inoltre, importante lasciare alcune piante di grosse dimensioni e non tagliare gli alberi che presentano cavità idonee per la nidificazione. Per quanto riguarda la tutela della flora, non essendoci nella ZPS “Monte Generoso” specie di interesse comunitario, il Piano non ha previsto specifiche misure di conservazione. Tuttavia, attraverso la gestione conservativa degli Habitat e l’applicazione della normativa regionale che impone la protezione rigorosa di molte specie (L.R. n. 10 del 2008 e D.G.R. n. 11102 del 2010) è possibile garantire la salvaguardia anche alle singole presenze floristiche che caratterizzano gli Habitat presenti. 15 N o r m e c o m p o r t a m e n t a l i e d i v i et i Ogni volta che si visita un’area naturale è buona norma attenersi ad alcune regole di comportamento che aiutano ad arrecare minor disturbo all’ambiente circostante e a tutelare al meglio la ricchezza biologica e di paesaggio. In particolare: I I I I I faggio monumentale all'alpe di Gotta I I I l’uso delle mountain-bike è ammesso solo lungo le strade e le mulattiere; percorrere liberamente pascoli, praterie e zone boscate, può provocare danni agli habitat presenti; rispettare le tabelle della sentieristica, evitando di uscire dai tracciati segnalati e seguire le indicazioni contenute nei pannelli informativi; i cani fanno parte della categoria dei “predatori pericolosi” per la maggior parte della fauna locale: devono essere sempre condotti al guinzaglio ed essere strettamente sorvegliati; evitare qualsiasi rumore che possa arrecare disturbo alla fauna e agli altri visitatori, stando in silenzio si possono ascoltare i suoni della natura; le aree attrezzate, sono realizzate in luoghi specifici per arrecare minor disturbo all’ambiente, vanno sempre utilizzate per le nostre soste e i pic-nic; accendere fuochi all’aperto è consentito solo dove ci siano punti appositamente predisposti; i rifiuti, anche quelli di natura organica, non fanno parte dell’ambiente naturale, vanno portati via; se si trova un animale ferito, chiamare la Polizia Locale Provinciale o il Corpo Forestale dello Stato (numero verde 1515) evitando di toccare l’animale. Se si trova un piccolo, lasciarlo dov’è, evitare assolutamente di toccarlo o accarezzarlo. Si ricorda inoltre che nelle Foreste Regionali è vietato: I I I I I I I I I effettuare la caccia; il transito motorizzato al di fuori delle strade agro-silvo-pastorali il cui utilizzo è regolamentato e autorizzato dall’Ente competente; l’utilizzo dell’elicottero per finalità turistico ricreative; praticare il campeggio, libero o organizzato, se non autorizzati da ERSAF; svolgere attività sportive di qualsiasi tipo che possano arrecare disturbo agli animali e all’ambiente, in particolar modo lungo le pareti rocciose dove nidificano l’Aquila reale e il Falco pellegrino. Eventi organizzati devono essere comunque autorizzati da ERSAF; ogni forma di cattura di uccelli e di mammiferi selvatici, nonché il prelievo di uova, nidi e piccoli nati; fornire alimentazione artificiale alla fauna selvatica, sia in modo diretto, sia abbandonando rifiuti nell’ambiente; prelevare e asportare materiale fossile, minerali, rocce, terriccio di sottobosco e strame; effettuare la caccia fotografica in prossimità dei siti riproduttivi di Galliformi alpini e dei siti di svernamento e/o riproduttivi degli Ungulati. È invece regolamentata, e in alcuni casi vietata, da specifiche normative regionali: I I 16 la raccolta di funghi (L. R. n. 31/08 e regolamenti comunali); la raccolta di piante, erbe officinali e/o fiori (L. R. n. 10/08 e DGR n. 11102 del 2010). Questa pubblicazione è stata realizzata con il contributo (finanziario) del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR), nell’ambito del Programma regionale di Sviluppo Rurale 20072013, Misura 323A. Coordinamento editoriale: Alessandro Rapella Testi: Marcello Tardivo, Alessandro Rapella, Barbara Cavallaro, Giuliana Cavalli Immagini: Naturtecnica, pag. 6, 7, 8, 16, archivio fotografico ERSAF pag. 13, Coturnice e Picchio nero: Arto Hakola pag. 14, Rosalia alpina: Mircea Bezergheanu Cartine: Lorenzo Bassi, Mottarella Studio Grafico Progetto grafico e stampa: GraficheCola srl - Lecco L’utilizzo dei contenuti della presente pubblicazione è consentito solo dietro autorizzazione scritta di ERSAF con l’obbligo della citazione scritta della fonte. I edizione 2010 Fanno parte della collana “ERSAF E NATURA 2000”: • Foresta dei Corni di Canzo • Foresta del Resegone • Foresta del Monte Generoso • Foresta della Val di Scalve • Foresta della Val Grigna • Foresta di Legnoli • Foresta di Anfo-Val Caffaro • Foresta dell’Alpe Vaia • Riserva Naturale Valsolda ERSAF Via Copernico, 38 - 20125 Milano Tel. 02.67404.1 - Fax.02.67404.299 [email protected] www.ersaf.lombardia.it www.forestedilombardia.it • Riserva Naturale Sasso Malascarpa • Riserva Naturale Boschi del Giovetto di Paline • Riserva Naturale Monte Alpe • Riserva Naturale Isola Boschina ERSAF - sede territoriale Corso Promessi Sposi, 132 - 23900 Lecco Tel. 02.67404.450 - Fax. 02.67404.469 Le pubblicazioni sono stampate su carta Certificata FSC Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale: l’Europa investe nelle zone rurali PSR 2007-2013 Direzione Generale Agricoltura