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un fine generoso - Cercasi un fine
n. 100 2015 • anno XI Poste Italiane S.PA - Spedizione in abbonamento postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DRT BARI meditando intervistando pensando una storia un progetto in comune di Franco Ferrara Pasquale Bonasora Ennio Triggiani Franco Chiarello Pietro Urciuoli di Raffaella Carlone Emanuele Cavallone Emilia Brescia Giuseppe Romeo Angela Stallone Gianni Tiani di Emanuele Carrieri Eleonora Bellini Giuseppe Ferrara Franco Greco Carlo A. Resta cercasiunfine ‘‘ Bisogna che il fine sia onesto. Grande. Il fine giusto è dedicarsi al prossimo. E in questo secolo come lei vuole amare se non con la politica o col sindacato o con la scuola? Siamo sovrani. Non è più il tempo delle elemosine, ma delle scelte. i ragazzi di don Lorenzo Milani periodico di cultura e politica www.cercasiunfine.it un fine generoso uando abbiamo iniziato, dieci anni questo giornale, e qualche anno prima le scuole di politica, abbiamo scommesso su Lorenzo Milani, come guida e fonte di ispirazione. Abbiamo scommesso che, pur nella diversità dei tempi e dei contesti sociali e politici, potessimo, anche noi, “cercare un fine onesto, grande, giusto [cioè il] dedicarsi al prossimo”. Ci siamo riusciti o meno, spetta non solo a noi valutarlo, ma soprattutto a voi, che ci avete seguito. Spetta a tutti quelli che noi chiamiamo “compagni di strada”: redattori e soci dell’associazione, lettori e sostenitori del giornale, corsisti delle scuole, collaboratori e docenti, amici e conoscenti incontrati nelle tante iniziative. Diverse cose ci hanno provato in questi anni: la scarsezza delle risorse economiche; un volontariato, alcune volte, vissuto in maniera incostante (dai redattori all’ultimo dei corsisti); l’opposizione ecclesiale (specie di alcuni pastori e fedeli laici); l’opposizione politica di chi ci ha negato risorse pubbliche (come nel caso del milione di euro rifiutato per la Casa della q Convivialità); l’ipocrisia di una parte marcia della sinistra che, a parole, dice di condividere solidarietà e giustizia, ma nei fatti è di un populismo e mafiosità senza precedenti. Diverse altre ci hanno confortato e spronato ad andare avanti: l’entusiasmo e la passione di coloro che credono che l’Italia, specie il sud, non sia ancora totalmente ostaggio di leader populisti e/o mafiosi; l’impegno di chi si è formato nelle nostre scuole e poi ha assunto responsabilità pubbliche; i vari riconoscimenti avuti a livello locale e nazionale; lo scommettere sempre sulla qualità più che sulla quantità. I ragazzi di Milani si e ci chiedono: “E in questo secolo come lei vuole amare se non con la politica o col sindacato o con la scuola?”. È una domanda che spesso, da solo o con gli amici di Cercasi un fine, mi sono posto. Politica, mondo del lavoro e formazione sono ancora gli assi portanti del nostro essere cittadini? Sono ancora i luoghi in cui realizziamo la nostra identità di cittadini italiani e, per alcuni di noi, di cristiani? Non è che la crisi economica ci sta rendendo sempre più avari, chiusi agli altri e preoccupati solo del nostro avvenire e non certo di politica-sindacato-scuola? Non a caso cresce quell’atteggiamento di cooperazione e solidarietà vissuto solo se a costo zero. In altri termini ci si impegna, si è generosi solo nella misura in cui dono il superfluo o quanto è destinato ad essere buttato via. Oppure si è generosi, o si crede di esserlo, solo con un click su FB o su una pagina web, Se invece si tratta di risorse a me preziose (tempo, beni economici, potere) la mia generosità non può realizzarsi. Non ci vuole molto a spiegare l’assurdità di tale pretesa: non esiste atteggia- mento di cooperazione e solidarietà che non costi qualcosa, anche se piccola e nascosta. Non a caso Milani opponeva la politica, il prendersi cura degli altri all’avarizia: “il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”. Il futuro del nostro giornale, delle scuole e di tutte le attività sono nelle nostre mani e sarà ricco di positività solo nella misura in cui il riferimento a Milani diventa pane quotidiano. Non è facile, anzi è parecchio difficile. Ma è l’unico modo per “essere sovrani”, visto che “non è più il tempo delle elemosine, ma delle scelte”. ‘‘ di Rocco D’Ambrosio Lorenzo Milani (1923-1967), prete, educatore, testimone di autenticità umana e cristiana, accoglienza e pace 2 meditando di Franco Ferrara storia e memoria ro 100 di pubblicazione. Diversi sono gli angoli di lettura dell’esperienza. Il primo ha origine nell’esperienza realizzata dal 1997 al 2002 con il periodico Caro Eberhard. Alla fine degli anni ‘90, si registrava in terra di Bari la presenza di un laicato responsabile che in maggior parte aveva vissuto il Concilio Vaticano II e il postconcilio. Lo spazio che si apriva era quello lasciato sul terreno non solo dalla fine della Democrazia Cristiana, dalle mutazioni del Partito Comunista e dall’affermazione di nuovi soggetti sociali come l’associazionismo e il volontariato, ma anche dall’abbandono delle militanze politiche nei partiti. Si raccoglievano da diverse sponde i frammenti di queste realtà. Inoltre, nonostante il clamore mediatico, la complessa vicenda di lotta alle mafie e l’esigenza di amministrare le città, uscendo dai recinti della corruzione, rimanevano sullo sfondo. La lotta alle mafie richiedeva un salto di qualità alla laicità e non soltanto a quella pugliese. Era indispensabile un laicato con un’elevata coscienza critica, che necessitava di una formazione permanente in grado di attivare ai vari livelli istituzionali e sociali il discernimento come azione profetica. In questo humus affonda la matrice e la nascita del giornale e delle scuole di politica. Infatti, mentre Caro Eberhard si chiudeva, dall’incontro informale di don Rocco D’Ambrosio, Ignazio Grattagliano e chi scrive fu pensato un nuovo percorso formativo che trovasse nell’autono- mia laicale il punto di convergenza. L’ispirazione di Bonhoeffer, don Milani, don Tonino Bello, Moro e Stein fu la prima pietra di questo progetto per riscoprire l’impegno politico e sociale a partire dalla propria responsabilità. Le scuole di formazione socio politica, insieme al giornale e alla casa della convivialità, pensate in divenire dai fondatori, dovevano contribuire alla storia della nuova politica. È stato facile convogliare sulla proposta del nuovo giornale e delle scuole, il laicato più impegnato nello spazio sociale e politico. Si è formato un motivato gruppo redazionale che ha trovato reciproca accoglienza e condivisione d’intenti operativi. La redazione, sede in cui ogni volta è discusso e scelto il tema, ha rotto lo schema tradizionale del lungo articolo e soprattutto dell’essere voce di qualche gerarchia. La pubblicazione del giornale ha suscitato interesse per i temi trattati, la novità del punto di vista, l’analisi circostanziata, l’autonomia del pensiero e per la speranza di contribuire al cambiamento dell’azione politica. La sua diffusione ha favorito la nascita e l’affermazione delle scuole di politica sul territorio prima provinciale poi regionale. Esse sono progettate su modulazione triennale, allo scopo di accorciare la distanza tra cittadino e istituzioni e promuovere la partecipazione attiva e competente a discernere le scelte politiche e amministrative locali, fino alla stesura partecipata dei bilanci comunali. Possiamo sostenere che le scuole hanno creato interazioni nuove meditando di Pasquale Bonasora un fine compie 10 anni c ercasi di vita e raggiunge il nume- sul territorio: i docenti, i formatori, i redattori sono stati chiamati periodicamente alla formazione. La loro provenienza dal mondo universitario, da ruoli istituzionali, dal volontariato hanno contribuito all’attuale identità sia del giornale che delle numerose scuole di politica sorte in quasi tutto il territorio pugliese: attualmente ci sono 15 scuole attive. La rilettura del pensiero politico, dei ruoli istituzionali, dei processi della globalizzazione, della crisi economica, insieme ai temi eticamente sensibili, povertà, Europa, multiculturalità, corruzione e altri temi hanno costituito l’ossatura di CuF e del nuovo impegno politico, che ha fatto leva sulla coscienza e la libertà personale. Il secondo angolo di lettura è quello della casa della convivialità sociale, politica e interculturale “don Tonino Bello”. L’idea di far incrociare le culture, di elaborare politiche sociali innovative, scaturiva dalla rilettura del pensiero di don Tonino Bello: “La pace non viene quando uno si prende solo il suo pane e va a mangiarselo per conto suo. Quella è giustizia, ma una volta che è avvenuta la giustizia, non ci sarà ancora la pace. La pace è qualche cosa di più è convivialità, cioè mangiare il pane con gli altri senza separarsi. La pace cosa è? È la convivialità delle differenze, quando si mettono a sedere alla stessa tavola persone diverse che noi siamo chiamati a servire”. Purtroppo il progetto della casa della convivialità non si è realizzato. Il reperimento della struttura è diventato uno scoglio insormontabile, inizialmente ci si è adoperati per gestire il complesso residenziale, confiscato per abusivismo edilizio nel 2008 di Cassano delle Murge; poi l’ospitalità nelle strutture dell’Ospedale Miulli; in seguito ci si è orientati nella ricerca di strutture private. Allo stato attuale la casa della convivialità è sospesa, ma non annullata. Il Centro Studi Erasmo -primo editore- ha favorito la crescita dell’autonomia laicale e la genesi sia associativa che della pubblicazione di CuF per poi ritirarsi, poiché, è nello stile del Centro Studi promuovere l’autonomia, fedele al pensiero e all’azione di Erasmo da Rotterdam. Nel 2014 è stato stipulato un accordo con la casa editrice La Meridiana di Molfetta per aprire nuovi spazi tematici e collaborativi. In cantiere ci sono proposte: il passaggio del giornale su web e la collaborazione con La Meridiana al fine di contribuire alla diffusione delle tematiche fondamentali al rafforzamento dell’autonomia laicale come soggetto innovatore del Mezzogiorno. [presidente Centro Studi Erasmo, redattore CUF, Gioia, Bari] We care ancora storia lunga più di dieci u na anni! Un’esperienza che ha visto e vede coinvolte persone, realtà territoriali, associazioni, semplici cittadini accomunati dalla voglia di riflettere, confrontarsi, impegnarsi per se stessi e per le proprie comunità. È questo, forse, ciò che caratterizza Cercasi un fine che, tra prova ed errore, attraverso l’impegno di un pugno di volontari e tanti amici diffusi un po’ ovunque cerca di essere presente ovunque è chiamata per costruire percorsi di partecipazione, di cittadinanza. Nel corso di tutti questi anni abbiamo attraversato in lungo e in largo la Puglia, e non solo, per cercare, attraverso il giornale e i nostri percorsi di formazione, di comunicare la bellezza dell’impegno sociale e politico. Quello che abbiamo ricevuto in cambio è tantissimo, molto più di quello che avevamo da offrire! Abbiamo scoperto, infatti, che esiste un altro Paese che non rac- coglie le prime pagina dei giornali, che non balza agli onori della cronaca ma che, giorno per giorno, testimonia la volontà di credere come sia ancora possibile amare la politica, che il futuro delle nostre comunità appartiene ad ognuno di noi, che l’indifferenza, il qualunquismo, il ritirarsi nel privato costituiscono il terreno di coltura ideale per chi concepisce la politica come interesse privato, strumento di potere per le proprie carriere, luogo del malaffare. Formazione, partecipazione, responsabilità sono state, da sempre, le nostre parole chiave. I tre principi sui quali abbiamo costruito percorsi, riflessioni, progetti che, di volta in volta, incrociavano le storie delle comunità che abbiamo incontrato. Nel tempo le cose cambiano, si evolvono e da quel lontano 2002, in cui abbiamo avviato il nostro primo percorso formativo, sembra che la distanza tra il palazzo e la città sia sempre più cresciuta. Da una parte chi è costretto, giorno dopo giorno, a difendere la propria dignità di lavoratore, di insegnante, di donna. Dall’altro chi consolida il proprio potere occupando ruoli istituzionali e politici. Per fortuna le eccezioni non mancano ma, appunto, sembrano solo e soltanto delle eccezioni. Di fronte a questa realtà sarebbe facile, quasi naturale, lasciare che a prevalere sia il “chi te lo fa fare” ma don Tonino ci ha insegnato che “portare avanti certi ideali significa anche accettare di fermarsi molto più in qua delle mete intraviste” ci ha insegnato “a superare il punto critico di rottura, da cui o sgorga la speranza o dilaga la disperazione”. Tutto questo, allora, deve farci riflettere su come rendere sempre più efficaci i nostri progetti, i nostri percorsi, le nostre riflessioni. Dieci anni e cento numeri sono certamente un punto di arrivo ma, nella nostra piccola storia associativa, devono essenzialmente rappresentare un punto di partenza. All’interno di Cercasi Un Fine è, questa, una’esigenza che avvertiamo con forza: dare un senso nuovo alle parole formazione, partecipazione, responsabilità. Come rendere il nostro giornale sempre più un luogo di confronto e discussione? Quali nuove strade percorrere con le nostre scuole? Come evitare che anche il nostro impegno, la nostra militanza diventi abitudine, routine? Negli ultimi dieci anni il modo dell’associazionismo, del terzo settore è profondamente cambiato. È sempre più difficile per piccole realtà come le nostre reggere il peso organizzativo ed economico che un’esperienza del genere comporta, le difficoltà rischiano di minare l’entusiasmo e il senso stesso della militanza. Allora, ispirati dai testimoni del nostro tempo e con il sostegno di vecchi e nuovi compagni di viaggio bisogna avere la forza e il coraggio di percorrere sentieri nuovi, mai battuti per rinnovare il nostro impegno e dire, con Lorenzo Milani, I care ancora. [presidente di CuF, Conversano, Bari] meditando 3 di Ennio Triggiani si può fare tanto sempre più difficile, nel nostro amato-odiato Paese, seguire le vicende politiche e ancor meno riuscirci ad appassionarsene. È significativo che da nobile espressione dell’attività umana il termine politica sia normalmente identificata come malaffare, indebito arricchimento, compromesso deleterio, coacervo di interessi del tutto individuali. Ecco perché una dichiarazione d’amore per la politica, oggi, presuppone un’innata passione e una buona dose di coraggio; eppure ad essa, coltivandola in mille forme, non si deve rinunciare essendo comunque indispensabile in vista dell’aspirazione al buon governo ed al bene comune da coniugare prioritariamente con due qualità purtroppo in via di repentina estinzione quali cultura e onestà. Le pietose condizioni in cui versa la povera Italia sono, infatti, legate alla triste circostanza che essa ormai è individuata non più quale il Paese privilegiato del sole e delle ricchezze artistiche ma invece dell’individualismo esasperato, della corruzione eretta a sistema ed aggravata da una diffusa evasione fiscale, della furbizia assurta a virtù e, in sintesi, della mancanza di senso dello Stato, dai più percepito come qualcosa di estraneo se non di antagonista. Si comprende allora l’ormai generalizzata sfiducia verso gli strumenti principali, in ogni democra- è zia, della canalizzazione del consenso e cioè i partiti, indipendentemente dalla loro connotazione ideale. È fuor di dubbio che essi si sono radicalmente trasformati rispetto ai luoghi in cui si praticavano lo studio individuale e collettivo, la gavetta nei luoghi di lavoro e di socializzazione ed anche, per alcuni, un cursus honorum progressivo e monitorato. Oggi sono il più delle volte diventati strumenti di mera canalizzazione del potere e del denaro in cui una ristretta cerchia di personaggi opera per collezionare incarichi e lasciare qualche briciola del fiero pasto a fedeli ed ossequiosi yes men/women. Aristotele scrisse che tre requisiti devono avere quelli che si apprestano a coprire le magistrature supreme, quali oggi il capo dello Stato, i legislatori, i governanti e i magistrati. Il primo è il rispetto della Costituzione in vigore, poi estrema capacità nei doveri della carica, terzo avere virtù e giustizia. Se ci guardiamo attorno, ahimè, non sempre, per usare un eufemismo, il possesso di questi requisiti è rintracciabile in chi ricopre le suddette cariche. La perdita di credibilità delle istituzioni è, però, gravissima in quanto i cittadini hanno, invece, bisogno di credere nella politica, essendo sempre dietro l’angolo il grave rischio di andar dietro al primo demagogo capace di intercettare la crescente e comprensibile insoddisfazione L’aspetto ulteriormente singolare legato a un quadro a tinte così fosche è che, comunque, ci proclamiamo un Paese cattolico anzi quello che per eccellenza potrebbe definirsi tale: ma poi, lo siamo davvero o solo dal punto di vista dell’anagrafe battesimale considerate la scarsa incidenza prodotta sui nostri comportamenti quotidiani? È solo sulla base del recupero dei valori fondamentali della persona che si può porre anche l’annosa questione del riscatto economicosociale del Mezzogiorno, passando attraverso la valorizzazione delle risorse artistiche, economiche e culturali delle nostre terre; e ragionare di un suo riscatto da collocare nell’irrinunciabile strategia diretta a costruire un’Europa sempre più integrata socialmente e politicamente. Forse è il momento giusto per riuscire a cogliere la voglia, che pur è molto diffusa fra i cittadini e sottolineata dal crescente astensionismo, di riappropriarsi della politica ma con strumenti e modalità nuove nonché sane. Nostro dovere è soprattutto far nascere o rinnovare l’amore per la politica, quella vera, soprattutto fra i gio- Prima pagina del vecchio sito di Cercasi un fine vani. Dico sempre ai miei studenti che essi hanno il dovere istituzionale di rinnovare la società portando l’entusiasmo, la passione e la freschezza delle idee che la loro felice età dovrebbe elargire a piene mani. Ed è l’unica maniera con cui, dovendo purtroppo farsi carico dei furti perpetrati nei loro confronti, essi possono riprendersi in mano la vita. Ma, per far questo, è necessario avere una bussola che indichi permanentemente la direzione giusta, quella segnalata autorevolmente del Presidente della Repubblica forse più amato, Sandro Pertini: “Ecco l’appello ai giovani: di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia. E cioè, oggi ci vogliono due qualità a mio avviso cari amici: l’onestà e il coraggio. E quindi l’appello che io faccio ai giovani è questo: di cercare di essere onesti, prima di tutto: la politica deve essere fatta con le mani pulite. Se c’è qualche scandalo. Se c’è qualcuno che dà scandalo; se c’è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato!”. Ma non va trascurata l’esigenza di risvegliare anche nei diversamente giovani la voglia di partecipare, di non rinchiudersi e isolarsi nella stanca disillusione del non c’è più niente da fare. Per queste ragioni è da considerare un piccolo grande miracolo il percorso culturale e formativo svolto dall’associazione Cercasi un Fine attraverso i cento numeri del suo giornale, il suo sito web e le sue scuole, tutti luoghi nei quali ci si confronta, si insegna e si impara, si matura e nei quali vige il metodo dell’apertura alle idee di tutti, indispensabile vaccino per sconfiggere le purtroppo risorgenti malattie dell’integralismo e del fondamentalismo. Siamo di fronte ad un vero patrimonio collettivo dell’umanità, pugliese e non solo. Si tratta di un esempio d’intelligente passione e generosa volontà con cui don Rocco D’Ambrosio e, anzitutto, i suoi più stretti collaboratori hanno dimostrato il tanto che si può fare, pur con scarse risorse, al fine di costruire la buona società. tà di Bari), Roberto Musacchio (già europarlamentare), Walter Napoli (ambientalista), Mariaceleste Nardini (senatrice), Mimmo Natale (parroco), Nicola Neri (università di Bari), Renato Nitti (magistrato), † Nicola Occhiofino (politico, docente), Marianna Pacucci (sociologa), Onofrio Pagone (giornalista), Nisio Palmieri (Osservatorio regionale sulla criminalità), Michele Palumbo (docente), Antonio Panico (università di Campobasso), Maria Panza (ambientalista), Giovanni Parisi (preside, già sindaco), Michele Parisi (magistrato), Natale Pepe (sociologo), Teresa Petrangolini (Cittadinanzattiva – Fondaca, Roma), Vincenzo Picardi (sociologo), Silvia Piemonte (dirigente regionale), Teresa Pietrangolini (Cittadinanzattiva Roma), Rosa Pinto (psichiatra, analista di gruppo), Sebastiano Pinto (FTP, Molfetta), Valeria Pirè (direttrice Ist. Penit. Trani), Federico Pirro (giornalista), Giovanni Procacci (docente, già senatore), Luigi Renna (FTP Bari), Vincenzo Robles (università di Foggia), Roberto Rossi (magistrato), Alda Salomone (ISFOL, Roma), Vincenzo Santandrea (IPRES Bari), Vito Santarsiero (già sindaco di Potenza, cons. reg.), Giuseppe Sapio (sociologo), Raffaele Sarno (direttore Caritas e cappellano Ist. Penit.), Giuseppe Scarcia (giornalista), Piero Schepisi (Unimondo Bari), Patrizia Sentinelli (docente, già viceministro), Giovanni Simeone (dirigente comunale), Bartolomeo Sorge (gesuita, direttore Aggiornamenti sociali), Michele Sorice (LUISS, Roma), Franco Spagnolo (dirigente comunale), Agostino Superbo (vescovo di Potenza), Laura Tafaro (università di Taranto), Francesca Tarulli (dirigente comunale), Sergio Tanzarella (FTIM Napoli, PUG di Roma), Carla Tedesco (politecnico di Bari), Alessandro Torre (università di Bari), Ennio Triggiani (università di Bari), Antonio Troisi (università di Foggia), Domenico Viti (università di Foggia). [docente università Aldo Moro, socio e docente CuF, Bari] scoprendo i nostri docenti Abruzzese (diriE doardo gente regionale), Mimma Albano (dirigente comunale), Emma Amiconi (Cittadinanza Attiva-Fondaca, Roma), Domenico M. Amalfitano (LUMSA Taranto), Francesca Avolio (dirigente ARES Puglia), Angela Barbanente (politecnico di Bari), Rosina Basso Lobello (preside), Fausto Bertinotti (già pres. Camera), Pasquale Bonasora (presidente CuF), Vito Bonasora (dirigente regionale), Andrea Cannone (università di Bari), Vincenzo Caricati (docente), Arturo Casieri (università di Bari), Franco Cassano (università di Bari), Piero Castoro (ambientalista), Giorgio Centola (giudice di pace), Ernesto Chiarantoni (dirigente comunale), Franco Chiarello (università di Bari), Antonio Ciaula (docente ISSR Trani), Nicola Colatorti (ISSR Bari), Enzo Colonna (università di Foggia), Flora Colavito (università di Lecce), Mariateresa Coratella (docente universitaria), Giuseppe Cotturri (università di Bari), Rocco D’Ambrosio (PUG Roma), Tonino D’Angelo (Cittadinanzattiva Puglia), Pietro D’Argento (sociologo), Tonio Dell’Olio (Pax Christi), Francesco De Palo (dirigente prefettura), Luigi De Pinto (FTP Bari), Pasqua Demetrio (sociologa), Domenico Desantis (dirigente provinciale), Annamaria Di Leo (docente), Salvatore Leopizzi (docente), Felice Di Lernia (antropologo, Trani), Erio Di Liso (FTP Bari), Marco Di Napoli (magistrato), Monica Di Sisto (ASCA e PUG, Roma), Rocco Di Vietro (dirigente scolastico), Franco Ferrara (sociologo, presidente Centro Erasmo), Angela Filipponio (università di Bari), Mimmo Francavilla (direttore Caritas), Giuseppe Gambale (politico), Beatrice Genchi (avvocato), Daniela F. Gentile (PUG, MdI Roma), Giuseppe Gentile (già sindaco, avvocato), Corrado Germinario (ISSR Bari), Francesco Giannella (magistrato), Mimmo Giannuzzi (parroco), Francesco Giorgino (giornalista), Mimmo Giotta (dirigente regionale), Silvia Godelli (università di Bari, assessore regionale), Ignazio Grattagliano (università di Bari), Giovanna Iacovone (università di Bari), Giuliana Ingillis (sociologa), Giovanni Intini (FTP Molfetta), Carlo Latorre (sacerdote), Pina Liuni (Cittadinanzattiva Minervino), † Aldo Lobello (FTP Bari), Alfredo Lobello (sociologo), Giuseppe Lofrese (parroco), Vincenzo Lopano (parroco), Dino Lovecchio (Camera di Commercio, Bari), Bruno Maggioni (biblista), Teresa Massari (università di Bari), Roberto Massaro (docente, Monopoli, Bari), Laura Massoli (Ministero Funz. Pubblica, Roma), Giuseppe Mastropasqua (magistrato), Guglielmo Minervini (assessore regionale), Antonella Mirizzi (biologa), Michele Matta (FTP Bari), Gabriele Moccia (ass. parlam., saggista, Roma), Angela Mongelli (università di Bari), Agnese Moro (sociologa), Giovanni Moro (Fondaca, PUG, Roma), Giuseppe Moro (universi- 4 meditando di Franco Chiarello scoprendo riabilitando scuole e itinerari di CuF la politica icaria di Massafra (Ta) Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico anni 2002-2003; 2003-2004; 20042005 frequenza media: 30 corsisti annui V era una volta la politica. Che è quell’esperienza attraverso la quale s’impara che, come diceva don Milani, “il problema degli altri e uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia.” Sembra trascorso un secolo, ma non è poi tanto tempo fa. Quando la politica era quella cosa lì, l’istruzione era meno diffusa di oggi e non c’erano i nuovi media. Era un tempo in cui la TV non era ancora diventata spazzatura, ma diffondeva cultura. Era un tempo in cui le identità non erano state ancora condannate all’individualismo autistico, ma avevano (anche) una robusta dimensione collettiva. Con tutti i loro limiti, i partiti le costruivano e le rappresentavano. Non da soli, certo: era un tempo in cui ogni angolo del territorio era presidiato dalle sezioni dei partiti, ma anche dai sindacati, dal movimento cooperativo, dalle Case del Popolo e dalle parrocchie. Tutti luoghi nei quali si producevano da un lato senso di appartenenza e socialità e, dall’altro, cultura e formazione politica. La crisi dei partiti ha portato con sé la crisi abissale della politica e una progressiva spoliticizzazione della società. Siamo in presenza di un ritorno di analfabetismo politico che contrasta visibilmente con livelli d’istruzione crescenti e con la facilità di accesso ai media e che i talk show televisivi e i social network non riescono a debellare, ma semmai contribuiscono ad amplificare. I partiti hanno svalutato la politica e questa si è progressivamente separata dalla cultura, e quindi dai processi formativi che la producono e la diffondono. I partiti comunità sono stati sostituiti dai partiti personali e questi hanno selezionato (salvo rare, lodevoli eccezioni) una classe politica di disarmante mediocrità, che ha fatto della sua estraneità alla politica addirittura un titolo di merito per accedere alle cariche istituzionali. Una classe politica composta in troppi casi da capibastone, che usano i partiti come comitati elettorali al loro servizio, come dei taxi per conquistare voti e potere e per disseminare al loro interno pratiche neo-feudali, alimentate da relazioni particolaristico-clientelari con centri di potere, non di rado occulti, che garantiscono voti in c’ cambio del sostegno ai propri interessi. Non sorprende quindi che nelle sedi istituzionali le competenze affaristiche, il tornaconto personale e la corruzione hanno progressivamente sostituito il riferimento ai valori e il possesso di competenze politiche volte alla promozione del bene comune. Riabilitare la politica dopo questo disastro è impresa ardua, un atto temerario. Ma qualcuno ci prova. Non i partiti, che non riescono a reagire al degrado che li ha travolti e a tirarsi fuori dalla melma che li sta soffocando. Sono soprattutto le associazioni e i movimenti che operano nella società civile a tentare di salvare la politica da se stessa, dalla sua ostinata vocazione al suicidio per riabilitarla agli occhi dei cittadini. Cercasi un fine lo ha fatto fin dalla sua nascita: e non affidandosi ad estemporanei workshop o a provvidenziali spin doctor, ma utilizzando il più classico degli strumenti che ci vengono dalla tradizione politica: la scuola di formazione all’impegno sociale e politico. Dove il termine qualificante è impegno. Che vuol dire una formazione volta non ad inseguire obiettivi di legittimazione o per selezionare classi dirigenti, ma a diffondere tra i cittadini i valori della giustizia sociale, del bene comune e della difesa dei beni comuni. La bussola che orienta queste attività di formazione è ancora quella della Scuola di Don MIlani: “Bisogna che il fine sia onesto. Grande. Il fine giusto è dedicarsi al prossimo. E in questo secolo come lei vuole amare se non con la politica o col sindacato o con la scuola? Siamo sovrani. Non è più il tempo delle elemosine, ma delle scelte.” (I ragazzi di Barbiana) Questo percorso ha ormai 13 anni di vita, 10 per il periodico: è iniziato nel 2002 e ha visto l’organizzazione di ben 32 scuole, di durata triennale, con la partecipazione attiva di migliaia di persone, di cittadini comuni, in diversi centri della Puglia, della Basilicata e del Lazio. La prima scuola a partire è stata quella di Massafra nel 2002 e a quella, come a diverse altre che l’hanno seguita, chi scrive è fiero e onorato di aver dato il suo contributo. [docente università “Aldo Moro”, docente CuF, Bari] Officine del Sud di Cassano delle Murge (Ba) Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico anni 2003-2004; 2004-2005, 20052006 frequenza media: 20 corsisti annui Cittadinanzattiva di Minervino Murge (Ba) Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico anni 2004-2005, 2005-2006, 20062007; 2007-2008; frequenza media: 30 corsisti annui Consiglio Pastorale Zonale di Putignano (Ba) Scuola di Formazione all’Impegno S. e P. anni 2005-2006, 2006-2007; 20072008 frequenza media: 30 corsisti annui Centro Studi Erasmo di Gioia del Colle (Ba) Scuola di Formazione all’Impegno S. e P. anni dal 2005-2006 al 2013-2014 frequenza media: 25 corsisti annui Laboratorio Politico di Conversano (Ba) Scuola di Formazione all’Impegno S. e P. anni 2005-2006, 2006-2007 frequenza media: 20 corsisti annui Associazione “La Città che vogliamo” di Taranto Scuola di Formazione all’Impegno S. e P. anni 2005-2006, 2006-2007 frequenza media: 20 corsisti annui Centro Pedagogico Meridionale dei Salesiani di Bari Scuola di Formazione all’Impegno S. e P. 2004-2005: in collaborazione con l’AGESCI della Puglia; 2005-2006 in collaborazione con l’AGESCI della Puglia; 2006-2007; 2007-2008 frequenza media: 25 corsisti annui Parrocchia Preziosissimo Sangue e Agesci 12 di Bari Scuola di Formazione all’Impegno S. e P. per Genitori e Figli anni 2005-2006, 2006-2007 frequenza media: 20 corsisti annui Commissione di pastorale sociale della diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie (Ba) Scuola diocesana di formazione all’impegno sociale e politico anni 2006-2007; 2007-2008; 20082009 frequenza media: 50 corsisti annui Ufficio di pastorale sociale e Biblioteca della diocesi di Andria (Ba) Forum di formazione all’impegno s. e p. Dall’anno 2006-2007 al 2014-2015 frequenza media: 40 corsisti annui Associazione Pensare Politicamente di Gravina in Puglia (Ba) Ufficio di pastorale sociale della diocesi di Altamura - (Ba) Scuola di formazione all’impegno s. e p. anni 2007-2008; 2008-2009; 20092010 frequenza media: 40 corsisti annui Circolo Oratorio ANSPI S. Gerardo di Orta Nova (Fg) Scuola di formazione all’impegno s. e p. anni 2007-2008; 2008-2009; 20092010 frequenza media: 25 corsisti annui Commissione interparrocchiale di pastorale sociale di Palo del Colle (Ba) Scuola di formazione all’impegno sociale e politico anni 2008-2009; 2009-2010; 20102011; 2013-2014 frequenza media: 30 corsisti annui Osservatorio sociopolitico interparrocchiale - Modugno (Ba) Scuola di formazione all’impegno sociale e politico anni 2009-2010; 2010-2011; 20112012 frequenza media: 25 corsisti annui Associazione Plurale - Sammichele (Ba) Scuola di formazione all’impegno sociale e politico anni 2009-2010; 2010-2011, 20122013 frequenza media: 20 corsisti annui Associazioni I confini del vento Acquaviva (Ba) e Cercasi un fine Cassano (Ba) Scuola di formazione all’impegno sociale e politico anni 2009-2010; 2010-2011, 20112012 frequenza media: 20 corsisti annui Parrocchia San Paolo Apostolo Bari Scuola “Educhiamoci a…” anni 2009-2010 frequenza media: 50 corsisti annui Diocesi di Altamura - Associazione Pensare Politicamente Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico di Altamura (Ba) Costruire la città dell’uomo anni 2010-2011, 2011-2012, 20132014 frequenza media: 30 corsisti annui Amministrazione Comunale di Binetto (Ba) Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico Una prospettiva nuova della Politica anni 2010-2011, 2011-2012 frequenza media: 20 corsisti annui Parrocchie di Polignano (Ba) Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico Uffici diocesani anni 2011-2012, 2012-2013, 20132014 frequenza media: 25 corsisti annui Associazione Timeo Noicattaro (Ba) Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico anni 2011-2012, 2012-2013, 20132014 frequenza media: 30 corsisti annui Diocesi di Cerignola (Fg) Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico “Mons. Antonio Palladino” anni 2011-2012, 2012-2013, 20132014 frequenza media: 30 corsisti annui Vicariato 7 – Toritto e Sannicandro (Ba) Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico anni 2011-2012, 2012-2013, 20132014 frequenza media: 25 corsisti annui Amministrazione Comunale di Genzano (Rm) Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico anni 2012-2013 frequenza media: 25 corsisti annui Salesiani Don Bosco di Santeramo (Ba) Itinerario di Formazione all’Impegno Sociale e Politico “Quattro Parole sulla Politica” anno 2012 frequenza media: 50 corsisti Ordine dei medici di Bari Scuola di Etica Pubblica per medici anni 2012-2013, 2013-2014, 20142015 frequenza media: 120 corsisti annui Diocesi di Caserta - ISSR Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico anni 2012-2013, 2013-2014, 20142015 frequenza media: 35 corsisti annui Parrocchia Santa Maria Maggiore di Acquaviva (Ba) Itinerario di Formazione all’Impegno Sociale e Politico su Musica e politica “Che musica ragazzi!” anno 2012 frequenza media: 50 corsisti Amministrazione Comunale di Albano (Rm) Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico anni 2013-2014 frequenza media: 20 corsisti annui Circolo di Bari “LibertàGiustizia” Scuola di Formazione sui temi della legalità e della politica anni 2013 frequenza media: 20 corsisti annui Città Plurale di Matera Itinerario di Formazione all’Impegno Sociale e Politico “Quattro Parole sulla Politica” anno 2013 frequenza media: 60 corsisti Associazione PartecipaParlando di Palo del Colle (Ba) Percorso per una città multietnica anni 2013-2014 frequenza media: 30 corsisti annui Parrocchia Sant’Antonio di Monopoli (Ba) Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico anni 2013-2014, 2014-2015 frequenza media: 25 corsisti annui Parrocchie S. Frumenzio e San Saturnino - Roma Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico anni 2013-2014, 2014-2015 frequenza media: 25 corsisti annui Diocesi di Altamura (Ba) Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico di Altamura (Ba) “Nell’anno della carità: testimoni nel sociale” anni 2013-2014 frequenza media: 30 corsisti annui Diocesi di Aversa (Na) Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico anni 2014-2015 frequenza media: 60 corsisti annui Parrocchia Santa Maria La Porta di Palo del Colle (Ba) Itinerario di Formazione all’Impegno Sociale e Politico su “Politica che peccato” anno 2015 frequenza media: 60 corsisti Associazione Il Bivio di Lucera (Fg) Itinerario di Formazione all’Impegno Sociale e Politico su “Oltre la politica...” anno 2015 frequenza media: 60 corsisti Zona Pastorale di Turi (Ba) con Associazioni Locali Itinerario di Formazione all’Impegno Sociale e Politico su “Oltre la politica...” anno 2015 frequenza media: 60 corsisti meditando 5 di Emanuele Carrieri apprendisti cittadini l numero 100 di Cercasi è una buona occasione per rimettere a fuoco l’obiettivo delle scuole di formazione all’impegno sociale e politico. Il bersaglio è sempre lo stesso: una nuova progettualità politica. E anche gli interrogativi sono sempre uguali: si può ripartire dal sociale per ricostruire il politico? Si può costruire un modo nuovo di fare politica? Sì, ma è necessario che la comunità civile si riappropri della funzione politica, che continua a delegare ai professionisti della politica. Un sentiero poco battuto appare quello della partecipazione comunitaria. Per affrontare le sfide della democratizzazione della società, la costruzione di una cittadinanza attiva è precondizione di sviluppo: attraverso la partecipazione si sviluppano le capacità collettive, si costruisce il protagonismo cittadino, si stimola la coscienza dell’importanza della politica centrata sulla persona e sul bene comune. È utile, allora, una riflessione sul ruolo che possono giocare i processi di partecipazione locale nell’incidere sul globale, nell’invertire i rapporti di potere e nel costruire delle nuove relazioni sociali e una coscienza più ampia. Ciò può costituire il terreno di ri- i meditando cerca e di sfida per costruire una cittadinanza attiva e una nuova cultura per una città più umana per gli uomini di oggi e per le future generazioni. Il locale è uno spazio con una propria identità, nel quale le persone si relazionano e costruiscono la loro vita, abitano, lavorano, condividono norme, valori, costumi e tradizioni. Partendo dal territorio, si può progettare lo sviluppo attraverso il contributo di tutti, si aggregano i cittadini, crescono i livelli di consapevolezza delle persone. L’iter di un progetto può essere un’opportunità per l’apprendistato di una cittadinanza attiva, attraverso la partecipazione dei cittadini in tutte le fasi del progetto, dalla socializzazione delle conoscenze alla formulazione e alla realizzazione. Ciò aiuta i partiti, i gruppi e le associazioni a imparare a discutere sistematicamente i vari problemi, dalla famiglia, alla scuola, alla legalità, all’ambiente, al fisco, al traffico, alla qualità della vita, a stabilire le priorità, a formulare le strategie. Si raccolgono i bisogni, le aspettative e le riflessioni dei cittadini, delle organizzazioni, delle istituzioni, si analizzano le informazioni, si discutono le alternative, si scambiano le idee, si negoziano e si concertano le proposte e le strategie. Elaborato il progetto da parte dei tecnici, si ripresenta alla valutazione e all’approvazione della comunità, includendo le eventuali, nuove indicazioni. Sulla base delle competenze, si seleziona chi coopererà al progetto, chiedendo alle organizzazioni e alle associazioni i nominativi delle persone con maggiore esperienza e preparazione. Si stabilisce il tempo previsto, lo spazio interessato, la spesa, prevedendo dei meccanismi semplici e trasparenti per l’amministrazione e la gestione dei fondi finanziari, rendendone conto alla cittadinanza. Durante la fase di avanzamento del progetto, si socializzano le conoscenze alla comunità per renderne sempre attiva la partecipazione, in modo che i cittadini pos- sano esprimere opinioni e suggerimenti. Questo metodo, che rovescia la prassi verticistica attuale, di decisioni prese dall’alto, non solo rappresenta un modo per sconfiggere mafia e corruzione, ma comporta trasformazioni interiori nelle persone e nella collettività in termini di incremento della responsabilità civica e sociale, di rafforzamento dell’identità culturale, della motivazione, dell’autostima, della vocazione collaborativa e solidale, dei comportamenti di tolleranza e di rispetto, come base per l’esercizio della cittadinanza attiva. Si spalancano, così, nuovi orizzonti di senso e di significato alla vita di ciascuno. Questo modo di operare dal basso aiuta a scegliere i leader (non autocandidati o calati dall’alto oppure professionisti della politica), valutando quelli più competenti, più democratici, che, con più passione e sincerità, sono coinvolti nella risoluzione dei problemi, attiva la democrazia interna dei partiti e delle associazioni, stimola l’immaginazione e la creatività dei cittadini, recupera risorse umane più ampie e inespresse. Perché il processo fisiologico dell’agire politico in una democrazia è questo: un’elaborazione culturale che diventa cultura diffusa, che si trasforma in domanda politica di leggi, d’istituzioni, di controllo dal basso sulla loro validità e sulla loro attuazione con la partecipazione, personale e comunitaria. [dipendente dello Stato, socio CuF, Taranto] di Pietro Urciuoli un intreccio personale uest’anniversario di Cercasi un fine coincide in un certo senso anche con un mio anniversario personale. Era la primavera/estate del 2005. Avevo acquistato il libro dell’Abbè Pierre Mio Dio…perché? ed ero rimasto impressionato da quell’uomo di Dio che, ormai prossimo alla fine dei suoi giorni, rifletteva sul significato profondo della sua esperienza di fede senza timore di mettere in discussione alcuni capisaldi della religione cattolica. Decisi così di fare tesoro dello stimolo offerto da quella lettura e di iniziare un cammino di approfondimento, di discernimento della mia vocazione cristiana e francescana; decisi anche di aprirmi di più, di impegnarmi a conoscere altre realtà ecclesiali. Attraverso la rete cominciai a prendere contatti con tante associazioni, con tante persone. Ovviamente nel corso di questi dieci anni molte cose sono cambiate: ho avviato molte esperienze e molte ne ho abbandonate, ho trovato molti compagni di strada e molti ne ho persi. Ma vi sono stati anche alcuni punti fermi, esperienze e persone che mi hanno segnato e ancora mi segnano in profondità. Una di queste è l’espe- q rienza di Cercasi un fine e l’amicizia con Rocco D’Ambrosio. Conservo ancora il primo articolo che gli inviai. E conservo anche la mail nella quale, con la sua consueta cortesia, mi comunicava che il mio scritto avrebbe trovato posto nel giornale. Fu pubblicato sul giornale n. 30, del maggio 2008, un numero dedicato a Giuseppe Alberigo. Non avevo la più pallida idea di chi fosse; ma leggendo il giornale capii che era stato un laico di rara coerenza e un attento testimone del Concilio. Cominciai così a studiare il Concilio per rileggere, con una diversa e nuova maturità, quelle innovazioni epocali di cui non avevo mai ben compreso la portata. E poi cominciai a studiare anche gli anni del dopo Concilio, venendo così a contatto con le esperienze umane ed ecclesiologiche della generazione che mi aveva preceduto. E poi cominciai a seguire l’attività di quanti nella realtà ecclesiale attuale si sforzano di portare avanti quegli slanci profetici del concilio che ancora aspettano di trovare piena attuazione. E poi, e poi, … Questo, dunque, ha rappresentato e rappresenta per me questo giornale; uno strumento che mi pro- pone stimoli sempre nuovi che sviluppo autonomamente nelle direzioni che sento più consone alla mia sensibilità. Oggi i miei interessi sono diversificati, sicuramente più sbilanciati sul versante storico e teologico che su quello politico e sociale; anche per questo motivo - oltre che per le difficoltà logistiche dovute alla lontananza fisica - non posso dire di essere un membro attivo nell’associazione, nelle scuole o nei seminari. Ma al di là delle sue differenti articolazioni e specificazioni – giornale, associazione, scuole, seminari, editoria – è Cercasi un fine nel suo complesso che rappresenta ancora oggi, a dieci anni di distanza, un punto fermo nella mia esperienza umana e religiosa. Un’esperienza che si va sviluppando sempre di più in linea con una frase di don Milani riportata nel sottotitolo del giornale: “Non è più il tempo delle elemosine, ma delle scelte”. [ingegnere, socio CuF, Avellino] pensando giornale è un importantisi lsimo punto di partenza per la riflessione sui numerosi temi che emergono durante le riunioni di redazione, o che vengono sollecitati dall’esterno. Contribuire a realizzarlo è un’esperienza molto pregnante, seppure a volte faticosa. Ma la fatica di dover intersecare le scadenze di richiesta e preparazione di articoli con le scadenze della vita di ogni giorno viene meno quando penso alle finalità del giornale e al contributo alla nostra crescita personale, di contenuti e di valori che con esso promuoviamo. L’associazione è un luogo in cui mi sento a casa circondata da persone con cui condivido ideali e obiettivi. Un’organizzazione che deve continuare crescere e strutturarsi meglio…sono stati fatti molti passi in avanti in questi an- di Eleonora Bellini ni, ma penso che sia indispensabile che ci si rafforzi di più per poter consolidare quello che è stato fatto finora per continuare a crescere e per contribuire sempre di più ad una società più giusta, pacifica e bella. Mentre le scuole e i seminari di Cercasi un fine sono dei momenti di arricchimento, formazione e confronto inestimabili. Tuttavia penso che sia necessario iniziare a fare una seria e approfondita riflessione circa la possibilità di adottare nuovi modelli formativi che facilitino la partecipazione alle nostre iniziative, le rendano più accattivanti e quindi raggiungano sempre più persone, soprattutto le più deluse e sfiduciate. [fisica, vicepresidente CuF, Monopoli, Bari] 6 meditando di Giuseppe Ferrara ricomincio da cento ome spesso mi accade, ho conosciuto Cercasi un fine per caso. Avevo da sistemare poche migliaia di libri della biblioteca appartenuta alla mia famiglia e un amico mi propose di donarli all’associazione. Erano i tempi della vicenda del Garden Village, quando la realizzazione del progetto della casa della convivialità di Cercasi era considerata cosa certa e l’istituzione di una biblioteca era ritenuta necessaria. Sappiamo come è andata a finire e come sono andate a finire le successive iniziative di realizzare una casa. I libri sono rimasti imballati ed io ho sperimentato dal vivo l’insipienza della politica, ma ho, in compenso, conosciuto tanti amici. Mi sono avvicinato al giornale, ho sempre subito il fascino della carta stampata, e sono diventato il redattore più esigente e intransigente sullo stile editoriale. Da subito sono rimasto incuriosito dal fatto che un gruppo di persone ispirate e coordinate da quello che considero una guida spirituale, don Rocco D’ambrosio, fosse impegnato nella ricerca di un corretto rapporto personale nel campo dell’impegno politico; all’inizio non capivo bene se si trattava di un movimento o di una scuola di partito. Poi ho capito che non era nulla di tutto questo e che l’associazione e il giornale andavano a occupare il vuoto che una volta era occupato dalle scuole di partito. La mia meraviglia è stata ancora più grande quando ho scoperto che in Italia sono numerose le iniziative come queste e che moltis- c pensando ordine nella librer imettevo ria, contribuendo alla rac- colta differenziata di carta ma notavo con grande sgomento che i numeri di Cercasi un fine erano ormai al numero 100. Che successo! Non capita tutti i giorni di ritrovarsi con tanti numeri sulle spalle soprattutto oggi, dove la crisi non solo economica ma anche culturale ha messo a repentaglio la vita di alcune testate giornalistiche. Con voi sono sempre sincero, credo che il successo sia dovuto al quel filo conduttore che spinge tante persone, in maniera volontaria, a impegnarsi e a formarsi, a interrogarsi e cercare delle risposte, cercare insieme il bene comune. Sono fiero di condividere con voi questo percorso, non sempre facile e spesso messo in discussione in un mondo dove il proprio interesse va oltre l’altro, dove il proprio egoismo ha ormai radici profonde, dove la propria voglia di fare é sinonimo di un protagonismo sempre più diffuso e accomodante. Con voi respiro quei valori che ormai sono sempre più messi in discussione e che spesso sime sono promosse dalle diocesi di diverse città. Non nascondo che il centesimo numero mi ha colto impreparato; all’improvviso mi sono accorto di quanta strada era stata fatta, come si usa dire ora, a mia insaputa. Ho avuto la sensazione di avere contribuito, anche se tardivamente e marginalmente, a un’impresa culturale importante. Infatti, nel frattempo, era nato il sito e la casa editrice con all’attivo già due pubblicazioni. Ma alla soddisfazione sono frammisti anche alcuni rimpianti, tanti. Il primo è di avere perso per strada tanti amici che si sono allontanati per i più svariati motivi (dalla salute ai problemi economici alle incomprensioni inevitabili in una relazione di gruppo) e il secondo è di non vedere entrare giovani, tanti, da assicurare la continuazione dell’iniziativa. Forse siamo troppo intellettuali con la testa tra le nuvole? In fondo, si tratta, comunque, di un’associazione che ha finalità formativa in un campo, quello politico, molto chiacchierato e, oserei aggiungere, per molti quasi disdicevole, visto il livello medio dei politici. Si tratta quindi di un’attività intellettuale. Solo che sempre più spesso non riusciamo a fare uscire il giornale con regolarità perché molti dei redattori si distraggono o si dedicano giustamente ad altro (consideriamo il periodo di crisi persistente che ipoteca il futuro di molti). Pazienza! Però, ho la brutta sensazione di un gigante che cammina su gambe troppo deboli, le nostre. Vista dall’esterno l’associazione dà l’impressione di una multinazionale, vista dall’interno vive, con poche risorse economiche, sul lavoro e l’impegno di pochi. Secondo me siamo arrivati a un punto di crisi. Sicuramente non possiamo più andare avanti così, in pochi, e senza risorse economiche e umane, ma non sono in grado di fornire indicazioni per una linea che ci consenta di crescere. Se la nostra principale attività è quella formativa svolta nelle scuole; il giornale, il sito e la casa editrice rappresentano dei mezzi e non lo scopo. Mentre gli ultimi tre possono, entro certi limiti, anche essere gestiti da poche persone, sicuramente le scuole, essendo distribuite sul territorio, necessitano del lavoro di più volontari che in effetti non ci sono. Ho notato anche una notevole riduzione, rispetto a pochi anni fa, del numero di partecipanti ai seminari. È vero, sono diminuite le scuole, ma secondo me la riduzione è eccessiva e i motivi del calo vanno cercati probabilmente nelle stesse ragioni che stanno allontanando progressivamente i cittadini dal voto. È utile ricordare che per molti politica e corruzione sono sinonimi, che la volontà d’impegnarsi attivamente in politica è vista dai più con sospetto, che non esistono più i partiti del novecento, ma partiti personali con impostazione feudale. Penso che il motivo principale di disaffezione e sospetto sia proprio il partito personale d’impostazione feudale, vale a dire un partito con un capo e degli di don Worry sono nascosti nella nostra intimità: se penso al desiderio di sporcarsi le mani per fare una giusta politica, qui tra voi percepisco quanto sia importante. E che dire poi delle scuole di formazione, mi capita spesso di consigliare ai miei fedeli, soprattutto giovani, di parteciparvi perché il confronto, il poter dire liberamente le proprie idee sono i punti di forza nelle varie attività delle scuole di formazione. E in una società che cerca di trasmettere una povertà nella politica, nelle relazione, nei partiti, voi con le vostre scuole cercate di trasmettere valori alti, anche il pensiero sociale della Chiesa, dove tutti molto spesso utilizzano il linguaggio del magistero dimenticando che le parole accompagnano i fatti, e che anche noi cristiani siamo chiamati a partecipare, ognuno con i propri mezzi, al bene comune. Vorrei ricordare a tutti i credenti che è proprio della persona umana fare politica, e noi preti dobbiamo ritenere gravoso il non parteciparvi pari a qualsiasi peccato! Il mio augurio è che, non solo la vostra associazione abbia lunga vita, ma che tutto il vostro lavoro diventi stimolo e incoraggiamento a tanti giovani che sono alla ricerca di alti punti di riferimento. E allora mi son detto: “Devo comprare una nuova libreria!”. Ah, dimenticavo: custodisco tutti i numeri di Cercasi un fine. Nuova grafica del nostro sito curato da Vito Falco, Vito Cataldo e Denj Ranieri aderenti a vario titolo e con varie graduazioni di potere e responsabilità, che possono perseguire la realizzazione di un programma di governo, nel migliore dei casi, o d’interessi personali nel peggiore. pensando è iniziato con l’univert utto sità. Ebbene si. L’universi- tà, o meglio il dover svolgere un tirocinio giornalistico, mi ha permesso di conoscere una realtà come Cercasi un fine. Ma prima è necessario anche fare una precisazione. Io non ho mai avuto un buon rapporto con il volontariato nella mia città. Sarà che dove vivo la parola volontariato ha un’interpretazione diversa da come la considero io, sarà che forse non mi piacciono i meccanismi ristretti e chiusi ad una piccola cerchia di persone, fatto sta che ho sempre litigato con il volontariato fino a due anni fa. Come detto ho iniziato la mia avventura con Cercasi per un tirocinio: imparare i segreti del giornalismo, della scrittura, della correzione, insomma tutti quei compiti che un futuro aspirante giornalista deve conoscere. Iniziato come un lavoro, sì uno di quei corsi che obbligatoriamente devi fare all’università, ma alla fine si è trasformato in qualcosa di più. Difficile da spiegare con semplici parole ma ci proverò. L’accoglienza, cosa a me palesemente sconosciuta nelle precedenti esperienze, è stata fantastica; per la prima volta in vita mia mi sono sentito a casa. Non è facile, per chi veniva dal vuoto del proprio paese, provare una sensazione di comunità come quella sperimentata in questa esperienza. Trovarsi in sintonia con un gruppo ben avviato e fortificato è stata una delle emozioni più grandi. Al di là di tutto, forse ciò che rende questo progetto unico è la partecipazione. C’è sempre qualcuno disposto a dare un aiuto, a mettersi in gioco, a collaborare per tutti. In una società individualista questo sen- Forse per riempire i seggi elettorali e le scuole di politica bisognerebbe ricominciare da un nuovo punto di vista. [medico, redazione CuF, Bari] di Davide D’Aiuto so di unione e collaborazione è un bene prezioso e inestimabile, sicuramente da difendere. La formazione è l’altro punto fondamentale. No, non parlo dell’insegnarmi solo i trucchi del mestiere giornalistico, ma principalmente della formazione culturale e politica. È interessante potersi confrontare sui problemi che coinvolgono il mondo in cui viviamo, la società che frequentiamo, cercare soluzioni ai mali che coinvolgono l’umanità. I seminari, gli incontri, sono punti di riflessione importanti per crescere non solo come persone, ma anche come cittadini. Alla fine del mio periodo di tirocinio, dopo il quale comunque mi ero divertito nella stesura di qualche articolo e più di una correzione, ho scelto io, ho chiesto io di poter continuare la mia avventura qui. La mia scelta è stata dettata dalla voglia di poter continuare con un percorso e un cammino che mi è piaciuto sin dall’inizio, che ho trovato interessante. L’avere tanto da imparare e il potersi confrontare serenamente è utile ai giovani come me che si affacciano ai problemi del mondo per la prima volta. La mia speranza è poter continuare a crescere e a dare quel qualcosa in più, o meglio restituire, dopo aver ricevuto davvero tanto in questi due anni. Forse e non sbaglio, visti i precedenti personali, la mia scelta è anche dettata dal pensiero di aver trovato un luogo, un gruppo che ti accoglie come una famiglia e ti apre le porte di una casa. [dottore in comunicazione, redazione CuF, Bitetto, Bari] intervistando cercando insieme 1 , i n n a meri! u n 00 Abbiamo proposto alcune domande ai nostri lettori: 1. Al centesimo numero di Cercasi un fine senti di dire che il giornale è…. 2. Mentre l’associazione secondo te è… 3. Mentre le scuole e i seminari di cercasi un fine sono... 1. Uno spazio in cui ritrovare i valori alti della vita; uno spazio in cui incontrare persone che ancora vivono gli stessi valori; uno spazio che ti dà la voglia di impegnarti per la costruzione di un mondo migliore. 2. Non frequento l’associazione, per motivi di lontananza, ma se l’albero si riconosce dai frutti, dico che è cosa buona come il giornale in questione. 3. A causa della lontananza non frequento i vostri seminari, anche se mi piacerebbe, ho avuto esperienze di scuola in loco e mi sono avvalsa dell’esperienza e disponibilità di alcuni di voi per cui sento di dire che sono stati tempi di grazia: abbiamo respirato aria di cultura vera, di quella che aiuta a crescere, a responsabilizzare e che spinge all’impegno per il bene comune. Per questo mi sento di dire a tutti voi della redazione e a quanti collaborano un grazie di cuore con l’invito di andare avanti senza scoraggiamenti: ne abbiamo veramente bisogno. [Raffaella Carlone, insegnante, Minervino, BT] 1. Il giornale è bene impostato dal punto di vista grafico, del formato, del colore; va bene anche la scelta della carta, dei caratteri e della periodicità (meno i tagli e le correzioni, non so quanto necessari; forse questo pensando raggiungimento di certi i ltraguardi, vedi i cento nu- meri di Cercasi un fine e i dieci anni dell’omonima associazione, spesso conducono a effettuare dei bilanci e verifiche dell’attività svolta. È bello poter sicuramente affermare che tali esperienze hanno consentito di conoscere tantissime realtà e persone con le quali si sono realizzati itinerari di confronto reale e leale, alla luce delle convinzioni di ciascuno e nel rispetto di ogni credo. Corre l’obbligo di ringraziare tutti coloro che hanno consentito e consentono il perdurare di tale esperienza. Come in tutte le aggregazioni anche la nostra associazione e con essa il giornale hanno vissuto dei momenti di prova con l’affermazione di situazioni di delusione e di conflitto che spesso hanno condotto a delle defezioni da parte di alcuni componenti, sofferte, ma che hanno svelato il profondo senso delle scelte di ciascuno e ancor più il forte atteggiamento di rispetto delle opinioni personali. punto merita un maggior approfondimento e una diversa politica di redazione). Però secondo me l’aspetto monografico e monotematico costringe alla lettura di articoli spesso lontani dalla riflessione che può suggerire il vissuto giorno per giorno. Un giornale (anche mensile) è più facile che venga letto se non è monotematico e se accoglie gli articoli (su argomenti vari) man mano che vengono completati dalla passione, interesse o ricerca del singolo articolista su ogni tema a lui caro; così il giornale mi sembra più vivo e più vicino all’esperienza quotidiana. Peraltro un giornale si sfoglia anche con la curiosità di vedere che articoli ci sono e su quale argomento. Poi il numero monografico si può sempre fare, magari con più pagine rispetto al normale (potendo), ma deve essere un numero speciale, semel in anno, evitando possibilmente argomenti troppo trascendentali o filosofici, di tutto rispetto certamente, ma che rendono il giornale più da collezione che da lettura. 3. I seminari sono sempre troppo pochi! Se posso permettermi un suggerimento: visto che si tratta di formazione politica, forse sarebbe il caso di organizzare dei seminari su argomenti più tecnici. Esempi: sul job act, sulle pensioni (legge di Franco Greco Quanto realizzato è forse piccola cosa rispetto ai reali bisogni che il territorio, in senso lato, oggi rivendica. È difficile, però, comprendere la complessità delle istanze che richiedono un impiego notevole di risorse che spesso è mancato. La certezza di aver costruito itinerari formativi, che hanno coinvolto tanti territori e la sensibilità civica di tanti cittadini, ripaga l’impegno profuso e invita a continuare in quest’ottica. Sarebbe bello pensare di intrecciare Fornero), sulla legge Severino (il caso Berlusconi/De Luca), sul welfare e il sindacato; anche economici: che significa economia keynesiana e/o neoclassica, perché occorre aprire gli occhi sui cambiamenti climatici (chi li ha prodotti?), ecc. [Emanuele Cavallone, bancario, redazione CuF, Cassano, Bari] 1. Il giornale è interessante e alcuni temi credo possano essere ulteriormente approfonditi; deve continuare. Spero riuscire ad apportare in futuro anche miei contributi.! 2. L’associazione, personalmente, la vivo poco da quando ho terminato la scuola di formazione, ma sicuramente è necessaria. Personalmente mi ritrovo a dover suddividere il tempo tra professione forense, teatro e cammino neocatecumenale. 3. Le scuole e i seminari sono importanti per la formazione e i processi culturali in corso e da avviare. Grazie a Cercasi un fine! Mi scuso per la brevità e fugacità delle risposte che chiederebbero una maggiore spiegazione. [Emilia Brescia, avvocato, Noicattaro, Bari] 1. Il giornale è uno strumento di dialogo, di circo- con tante altre realtà similari una rete virtuosa di formazione all’impegno politico e sociale, a tal punto da offrire, in modo capillare e a tutti, la possibilità di cogliere momenti di confronto costruttivo per l’edificazione del bene comune, di cui oggi si sente un fortissimo bisogno, dati i continui esempi e testimonianze di malpolitica. [infermiere, redazione CuF, Cassano, Bari] lazione delle idee ed insieme di confronto e conoscenza. Una modalità preziosa di comunicare speranza, fare informazione, approfondimento. Il fatto che ogni numero sia dedicato ad un tema, poi, ci fa scoprire riferimenti personali ed ideali - magari poco conosciuti - da più punti di vista e con articoli di taglio diverso. 2. L’associazione è un luogo di costruzione della partecipazione, del confronto democratico. Un luogo accogliente, stimolante, di approfondimento ed insieme di cultura e ricerca. Per i giovani svolge un ruolo di educazione rilevante, sensibilizza ciascuno di noi a prendersi cura del bene comune, promuove e sostiene la cultura delle differenze. Penso che sia giunto il momento di costruire un futuro d’impegno di cittadinanza attiva e di responsabilità amministrativa, sostenendo sul territorio tutto coloro che desiderano impegnarsi con spirito di servizio per svoltare nella gestione amministrativa degli enti pubblici territoriali della nostra regione e non solo. 3. Le scuole e i seminari sono una grande occasione di formazione e di sensibilizzazione. Dovrebbero rinnovarsi e riattivarsi in tutte le zone e vivere insieme un momento di uscita all’esterno (convegno-proposta) per farci conoscere un po’ di più. Ritengo che sia venuto il momento di strutturare le scuole diffondendone lo spirito e gli obiettivi andando a promuovere Cercasi un fine nelle scuole medie superiori. Pescando dal triennio talenti, spiriti liberi e costruttori di pace. [Giuseppe Romeo, Polignano a Mare, Bari] 1. Cercasi un fine è un ottimo giornale socio - politico, ben strutturato e critico nei confronti di situazioni di governo del passato e del presente, inoltre con i suoi articoli combatte il fenomeno dell’indifferenza sociale. 2. L’associazione l’immagino aperta al mondo con le sue idee ben salde e che porta a tutti gli strati sociali un messaggio vero e autentico, quello della speranza accompagnata dalle azioni pratiche e dai fatti, che non ha paura di uscire allo scoperto, ma in realtà secondo me non è così, perché avvolte si teme di mettere in luce quello che si pensa realmente, pur sapendo che potrà servire a intere generazioni e questo non mi va bene, perché non corrisponde alla mia coerenza personale; punti di vista. L’associazione non può essere nata solo per formare alla cittadinanza attiva, sarebbe troppo riduttivo per la concezione alta che ho prima dell’uomo, sacerdote ispirato, don Lorenzo Milani, e che tanti anni fa iniziò e fondò questo percorso e poi oggi guidato dal sacerdote direttore don Rocco D’Ambrosio. Capisco che la Chiesa nel suo piccolo realizza quello che può, ma quando si tratta di rompere degli schemi radicati, ci schieriamo sempre dalla parte dei più forti anche se sappiamo che prima o poi precipiteremo, così lasciamo correre sperando che solo la preghiera e quindi il Signore dovrà fare il resto, invece ci siamo dimenticati che noi siamo lo strumento nelle mani del Signore e affinché i suoi progetti si realizzino, anche noi dobbiamo realizzare la nostra parte di non comodità. 3. Le scuole di Cercasi un fine, sono secondo me l’inizio di un percorso delle scuole di alta formazione permanente e che forse non solo alcuni giovani e appassionati dovrebbero coltivare, per far si che si formino i nuovi politici del futuro. [Angela Stallone] 1. Il giornale è l’occasione per una riflessione profonda. Uno strumento di crescita morale e culturale. 2. Sull’associazione non sono in grado di esprimere giudizi. 3. Ho frequentato per 3 anni la scuola di formazione politica ed è stato per me un momento di formazione importante, un occasione d’incontro e di confronto in assenza di interessi diretti. Auspico di potervi leggere per altri 10 anni sino al numero 200. [Gianni Tiani, imprenditore, Barletta] [le interviste sono state raccolte e edite da Eleonora Bellini e Giuseppe Ferrara della redazione CuF] 7 8 meditando di Carlo Antonio Resta botte vecchia vino buono o conosciuto Cercasi un fine (CuF) nel 2008 frequentando il primo hanno di formazione, nell’associazione ho trovato l’accoglienza e la cura che avrei voluto trovare nel partito politico dove in passato ho militato, in modo discontinuo, per circa 6 anni. Le motivazioni che mi spinsero a frequentare il corso di formazione scaturirono dalle difficoltà e dalla solitudine provati nel partito. Nell’associazione ho potuto notare con quanta cura siamo stati accettati, ho apprezzato la qualità e la disponibilità dei docenti, sono stato stimolato in modo coinvolgente ad esprimermi, mi sono sentito accolto. Cercasi un fine è parte di quell’opera – come dice Gustavo Zagrebelsky in Imparare Democrazia - che avrebbero dovuto svolgere le istituzioni e i partiti politici per educare la gente alla cittadinanza, per evitare quel baratro che si è creato tra i cittadini e la politica. Alla fine del corso triennale pensavo che si dovesse dare vita a un’iniziativa di carattere sociale, così non è stato. Mi sono chiesto del perché questo non è accaduto, poi ho capito che CuF ringraziandoringraziandoringraziandoringraziandoringraziandoringraziandoringraziando h non nasce per dare vita a movimenti di carattere sociale e politico, ma si impegna nella formazione alla vita sociale e politica. Dipende dallo spirito d’iniziativa dei partecipanti ai corsi, la nascita di forme impegnate socialmente e/o politicamente, ed è anche giusto che sia così, perché l’impegno sociale e/o politico deve essere innanzi tutto una prerogativa di chi frequenta, ma cosa più importante deve essere una volontà voluta e sentita dagli artefici principali, cioè gli iscritti al corso: sono loro che devono sentire la necessità, l’impellenza. Se la formazione dà i suoi frutti, crea la base formativa utile a far compiere il passo successivo: l’impegno nella società. Se questo non avviene, vuol dire che non si è pronti. Ha ragione Riccardo Petrella quando, alla chiusura dell’ultimo anno formativo di CuF, alla domanda postagli circa il tempo necessario a che la gente, ormai instradata dalle istituzioni e dai partiti politici al disinteresse sociale e politico, faccia propria le prerogative per diventare cittadini, rispose: “Quanto tempo c’è voluto affinché il con- tadino imparasse ad usare la zappa?”. Ora parliamo un po’ del nostro giornale. È il nostro biglietto da visita, è un giornale culturale e questo significa che sarà letto comunque da un numero di persone inferiore a quelli che sono attirati dai fatti di cronaca o da polemica politica. Una discussione potrebbe essere avviata in redazione se cambiare il taglio monotematico. È indiscutibile che il giornale soffre perché, tranne pochi piccoli contributi, si distribuisce gratis e si autofinanzia, e sappiamo benissimo che quando non ci sono canali esterni di finanziamento non è facile sopportarne i costi. Di contro, il sacrificio dell’autofinanziamento ci permette di camminare a testa alta. Qui, un atto di comprensione nel riconoscere gli sforzi di questa autonomia lo dovrebbero fare i nostri lettori che, nell’atto di ricevere il giornale gratis, lo dovrebbero sostituire con un piccolo contributo che non si dovrebbe discostare da quello che è il costo di un qualsiasi giornale locale, che spesso si ispira (non solo i giornali locali) alla cultura cercasiunfine periodico di cultura e politica anno XI n. 100 maggio 2015 reg. presso il Tribunale di Bari, n. 23/2005. Grazie! Grazie a chi ha sostenuto e creduto nel giornale, nelle scuole, nell’associazione e in tutto quello che abbiamo realizzato. Grazie a tutti i redattori, passati e presenti, ai soci dell’Associazione Cercasi un fine, a chi ha scritto e disegnato per il giornale. Grazie a chi ci ha donato tempo, denaro e altre risorse per noi molto preziose. Grazie a chi ci ha fatto dono della sua presenza e competenza come docente e animatore. Grazie a chi nel suo impegno professionale, politico e civile spesso ci cita e ci ricorda con affetto e stima. Grazie alle istituzioni civili e religiose, alle associazioni, gruppi e cooperative che hanno collaborato con noi in questi anni. Grazie ai lettori occasionali. Grazie a chi non c’è più e dal Cielo ci continua a seguire e proteggere: in particolare a Imelda Cowdrey, Ignazio Fraccalvieri, Aldo Lobello, Nicola Occhiofino, Antonio Petrone, Alfredo Pierri. Grazie al buon Dio, autore e datore di ogni bene. direttore responsabile: Rocco D’AMBROSIO redazione: Pasquale BONASORA, (presidente dell’Associazione), Eleonora BELLINI (vicepresidente), Claudia SIMONE (segretaria), Raffaella ARDITO, Emanuele CAVALLONE, Davide D’AIUTO, Massimo DICIOLLA, Franco FERRARA, Giuseppe FERRARA, Michele GENCO, Franco GRECO, Nunzio LILLO, Ernesto LUPIS, Denj RANIERI, Carlo RESTA sede dell’editore e della redazione: ASSOCIAZIONE CERCASI UN FINE ONLUS, via Carlo Chimienti, 60 70020 Cassano (BA) tel. 339.3959879 - 349.1831703. [email protected] • [email protected] Per contributi: CCP N. 000091139550, intestato a ASSOCIAZIONE CERCASI UN FINE via C. Chimienti, 60 70020 Cassano delle Murge (BA); l’accredito bancario: Cercasi un Fine ONLUS IBAN IT26C0846941440000000019932 BCC Credito Cooperatvo. grafica e impaginazione: MAGMA Grafic di Guerra Michele & C., [email protected] · www.magmagrafic.it · 080.5014906 stampa: LITOPRESS 70123 BARI Prov. Bari-Modugno Z.A. Largo degi Stagnini tel. 080 5321065 www.litopress.eu web master: Vito Cataldo · [email protected] web developer: Vito Falco · [email protected] periodico promosso da SCUOLE DI FORMAZIONE ALL’IMPEGNO SOCIALE E POLITICO dell’Associazione Cercasi un fine presenti a Massafra (Ta) dal 2002; Cassano delle Murge (Ba) dal 2003; Bari (in due sedi), dal 2004; Minervino Murge (Bt) dal 2004; Gioia del Colle (Ba) dal 2005; Putignano (Ba) dal 2005; Taranto dal 2005; Conversano (Ba) dal 2005; Trani (Bt) dal 2006; Andria (Bt) dal 2007; Orta Nova (Fg) dal 2007; Gravina in Puglia (Ba) e Palo del Colle (Ba) dal 2008; Modugno (Ba), Acquaviva delle Fonti (Ba), Sammichele di Bari (Ba), Parrocchia S. Paolo (Ba) dal 2009; Altamura (Ba), Binetto (Ba) dal 2010; Polignano a mare (Ba), Noicattaro (Ba), Cerignola (Fg) e Toritto-Sannicandro dal 2011; Matera, Genzano (RM), Ass. Libertà e Giustizia (BA), Ordine dei Medici (BA) e Caserta dal 2012; Brindisi, Albano (RM), Roma Parrocchia San Saturnino e Roma Parrocchia San Frumenzio dal 2013 delle cinque esse (sangue, sport, sesso, soldi, spettacoli). I seminari, non solo hanno una funzione aggregante, difatti è un appuntamento che mette insieme le scuole dei diversi comuni e poterci incontrare, ma sono anche un appuntamento che ci permette di incontrare personalità di cultura e di politica per poterci confrontare su temi molto delicati. Tutto questo fermento di crescita, questo ribollire primordiale di formazione, oltre ad una crescita personale, dovrebbe generare iniziative spontanee nell’ambito sociale e politico, risvolto che a parer mio stenta. La formazione spontanea dipende dalla sensibilità personale, e qui sappiamo benissimo che sono in pochi disposti all’impegno serio e spontaneo. Cosa interessante sarebbe, avviare programmi pilota di formazione nell’ambito dell’istruzione scolastica coadiuvati con esperienze pratiche tipo consiglio comunale dei ragazzi legati ad azioni di cittadinanza attiva. Il collegamento e l’interattività di questi tre settori e cioè, senza l’azione formativa nel campo istruzione, non si creano le condizioni per capire quello che deve succedere nel campo istituzionale, e se non collego il settore istituzionale con sistemi di cittadinanza attiva, non chiudo il cerchio (sussidiarietà circolare di Giuseppe Cotturri) virtuale che genera la buona gestione del bene comune. Istruzione, istituzione e cittadinanza attiva sono vitali alla buona riuscita del progetto. [già impiegato aziendale, redazione CuF, Gioia, Bari] Siamo grati a tutti coloro che ci sostengono con la loro amicizia, con i loro contributi intellettuali ed economici. In piena autonomia, in un clima di dialogo e nel rispetto delle posizioni di tutti e dei ruoli ricoperti, siamo ben lieti di poter fare tratti di strada in compagnia di... Luigi ADAMI, Luigi ANCONA, Francesca AVOLIO, Piero BADALONI, Eleonora BARBIERI MASINI, Adelina BARTOLOMEI, Rosina BASSO, Vittorio BELLAVITE, Sergio BERNAL RESTREPO, Angela BILANZUOLI, Gina BONASORA, Vito BONASORA, Giancarlo BREGANTINI, Giuseppe CALEMMA, Lucia CAMPANALE, Liberato CANADA’, Adriano CARICATI, Vincenzo CARICATI, Raffaella CARLONE, Emanuele CARRIERI, Carole CEOARA, Giuseppe CASALE, Arturo CASIERI, Vito CATALDO, Sario CHIARELLI, Antonio CIAULA, Luigi CIOTTI, Gherardo COLOMBO, † Imelda COWDREY, Assunta D’ADDUZIO, Rocco D’AMBROSIO, Raffaele D’AMBROSIO, Dominica DE LUCA, Francesco DE LUCIA, Nica DE PASCALE, Vincenzo DE PASCALE, Annamaria DI LEO, Saverio DI LISO, Monica DI SISTO, Domingo ELEFANTE, Donato FALCO, Lilly FERRARA, Paola FERRRARA, † Ignazio FRACCALVIERI, Beatrice GENCHI, Pino GRECO, Michele GUERRA, Mimmo GUIDO, Savino LATTANZIO, Raniero LA VALLE, Grazia LIDDI, Gaetana LIUNI, Pina LIUNI, Gianni LIVIANO, Aldo LOBELLO, Alfredo LOBELLO, Mario LONARDI, Franca LONGHI, Maria Giulia LOPANE, Vincenzo LOPANO, Matteo MAGNISI, Luciana MARESCA, Rocco MASCIOPINTO, Maria MASELLI, Roberto MASSARO, Loredana MAZZONELLI, Luigi MEROLA, Antonio MIACOLA, Gianluca MIANO, Paolo MIRAGLINO, Antonella MIRIZZI, Giovanni MORO, Giuseppe MORO, Walter NAPOLI, Mimmo NATALE, Paola NOCENT, Filippo NOTARNICOLA,† Nicola OCCHIOFINO, Giovanni PANOZZO, Cesare PARADISO, Salvatore PASSARI, Natale PEPE, † Antonio PETRONE, † Alfredo PIERRI, Rosa PINTO, Giovanni PROCACCI, Fabrizio QUARTO, Giovanna RAGONE, Luigi RENNA, Giovanni RICCHIUTI, Angelo Raffaele RIZZI, Grazia ROSSI, Maria RUBINO, Giuseppe RUSCIGNO, Alda SALOMONE, Vincenzo SASSANELLI, Roberto SAVINO, Gegè SCARDACCIONE, Francesco SEMERARO, Bartolomeo SORGE, Michele SORICE, Vincenzo SPORTELLI. Maria Rosaria STECCA, Laura TAFARO, Ennio TRIGGIANI, Pietro URCIUOLI, Amedeo VENEZIA, Paolo VERONESE, Domenico VITI, Elvira ZACCAGNINO, Alex ZANOTELLI e di... Cittadinanza Attiva di Minervino (Bt), Suore dello Spirito Santo di Bari, Gruppo “Per il pluralismo e il dialogo” di Verona, Laboratorio Politico di Conversano (Ba), Associazione “La città che vogliamo” di Taranto, Biblioteca Diocesana di Andria (Bt), Ufficio Pastorale Sociale di Trani (Bt), Associazione Pensare Politicamente di Gravina (Ba), Circolo ANSPI di Orta Nova (Fg), Fraternità Cappuccina di Bari-Fesca, Consulta Interparrocchiale di Palo del Colle (Ba), Fair, progetti e campagne per l’economia solidale, Genova-Roma, Associazione Parteciparlando di Palo del Colle (Ba), Associazione I confini del vento di Acquaviva (Ba), parrocchia S. Paolo (Ba), Associazione Emmaus, Villafranca (Vr), Donne in Corriera (Bari). La citazione della testata Cercasi un fine è tratta da SCUOLA DI BARBIANA, Lettera ad una professoressa, LEF, Firenze, 1967 I dati personali sono trattati ai sensi del d.lgs. n. 196/2003; i diritti ed il copyright © di foto e disegni sono dei rispettivi autori ed editori; la pubPer ulteriori informazioni si veda il nostro sito. blicazione su questa testata non ne comporta l’uso commerciale.