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Yamaha XT1200Z Super Ténéré Worldcrosser

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Yamaha XT1200Z Super Ténéré Worldcrosser
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PROVE
Numero 54
27 Marzo 2012
89 Pagine
NEWS
MOTOGP
Test MotoGP
SUPERBIKE
Stoner si conferma il
pilota da battere
Rossi: “I miracoli non
esistono”
27 Marzo
Anno
Numero
2012
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SPORT
Mercato
Ducati Panigale: eccola
senza carena, ce ne
parla Nico Cereghini
Nico Cereghini
“Aiuto! Vogliono
rivoluzionare la
MotoGP?”
| prova maxi enduro |
Yamaha
XT1200Z
Super Ténéré
Worldcrosser
da Pag. 2 a Pag. 15
All’Interno
PROVE: Aprilia SRV 850 | NEWS: Ducati Monster Diesel | Del Torchio “Ducati, ci sono trattative, ma non a senso unico”
M. Clarke “100 anni di distribuzioni bialbero” | SBK: Tom Sykes impressiona nei test SBK di Aragon
Yamaha XT1200Z Super Ténéré Worldcrosser
PREZZO € 15.690
Prova maxi enduro
Long test nel deserto
di Andrea Perfetti | Abbiamo guidato la maxi enduro per 600 km
di fuoristrada a tratti impegnativo. Vi raccontiamo come
si è comportata, quanto ha consumato e i setting migliori di sospensioni,
ABS e TCS in offroad. Costa 15.690 euro
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MOTOGP
SUPERBIKE
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Numero
2012
02
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SPORT
L
La protagonista della prova: Yamaha XT1200Z Super Ténéré
Worldcrosser
Rispetto alla maxi enduro di Iwata non ci sono novità tecniche da
segnalare, la Worldcrosser si contraddistingue infatti per un make
up estetico che la rende più grintosa . Troviamo i componenti in
carbonio, ai lati del serbatoio e a protezione del forcellone, e c’è un
esteso paramotore in alluminio. Debuttano i nuovi colori dedicati
alla Worldcrosser, vale a dire il bianco, il grigio scuro opaco e il nero
lucido. Le finiture sono complessivamente molto elevate. La moto
adotta le nuove Pirelli Scorpion Rally. Per gli incontentabili la Yamaha metterà a disposizione un kit composto da frecce a led, faretti e scarico Akrapovic al prezzo di 1.262 euro. Tutte le XT1200Z
Super Ténéré potranno essere trasforamate in Worldcrosser anche dopo l’acquisto, comperando l’apposito kit al prezzo di 1.990
euro. La XT1200Z ha una cilindrata effettiva di 1.199 cc, impiega
4
“
Una maxi enduro alle prese con
600 km di deserto? Sì, se si chiama
Super Ténéré.
Vi raccontiamo com’è andata
nel nostro long test
“
a nostra prova in sella alla Yamaha XT1200Z Super Ténéré
Worldcrosser si è conclusa con un bilancio decisamente positivo. Sulle prime era lecito nutrire qualche dubbio sull’esito
di un test così duro per un moto progettata essenzialmente per
il turismo stradale. Abbiamo percorso quasi 600 chilometri, gran
parte in fuoristrada su piste in terra battuta con vasti e insidiosi
tratti sabbiosi, ma anche pietraie e letti di fiume dal fondo fangoso.
Abbiamo guidato la Worldcrosser su strade secondarie di montagna, tra le curve e gli scenari incantevoli dell’Andalusia. Il nostro
test si articola su tre giorni: il deserto prima, la montagna poi e
infine le strade ricche di curve che sovrastano Almeria.
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la trasmissione finale ad albero
cardanico ed è dotata di una
sofisticata gestione elettronica
del motore e della frenata che
la pone all’avanguardia nel segmento delle entro-fuoristrada
dedicate al turismo a medio e
lungo raggio. Di serie troviamo
infatti ABS-UBS, controllo di
trazione TCS e doppia mappatura (Sport e Touring). I dati dichiarati parlano di 110 cavalli a
7.250 giri e di una coppia massima di 114,1 Nm a 6.000 giri, il
90% di questa è già disponibile
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NEWS
MOTOGP
SUPERBIKE
a soli 2.900 giri. La trasmissione primaria aziona un cambio a sei
marce. La XT1200Z è fornita di cerchi in alluminio idonei, grazie
alla particolare disposizione dei raggi, a ospitare pneumatici tubeless (110/80-19 e 150/70-17 rispettivamente all’avantreno e al
retrotreno). Il sistema di frenata combinata UBS (Unified Braking
System) ripartisce la forza frenante tra le due ruote solo quando
si agisce sulla leva del freno al manubrio (non quando si pigia il
pedale del freno); se si aziona il freno posteriore prima di quello
anteriore, la gestione elettronica si disattiva automaticamente. La
Worldcrosser è disponibile a partire dal mese di marzo del 2012 al
prezzo di 15.690 euro.
E’ giunto il momento di rivivere le tappe del nostro long test per
scoprire come si è comportata la Worldcrosser, quanto ha consumato e quali componenti hanno maggiormente sofferto l’uso
intenso in offroad.
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SCHEDA TECNICA
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27 Marzo
2012
Yamaha
XT1200Z Super
Ténéré (2010 - 12)
Tempi: 4
€ 15.690
Cilindrata: 1199 cc
Raffreddamento: a liquido
Avviamento: E
Potenza: 110 cv (80.9 kW) / 7250 giri
Coppia: 11.6 kgm / 6000 giri
Marce: 6
Freni: DD-D
Misure freni: 310-282 mm
Misure cerchi (ant./post.): 19’’ / 17’’
Normativa antinquinamento: Euro 3
Peso: 261 kg
Lunghezza: 2250 mm
Larghezza: 980 mm
Altezza: 845 mm
Capacità serbatoio: 23 l
Segmento: Enduro Stradale
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Yamaha XT1200Z Worldcrosser
Prima tappa, il deserto
di Andrea Perfetti | Abbiamo portato la Worldcrosser sulle piste del
deserto per capire se la maxi di Iwata sa destreggiarsi in fuoristrada.
Ecco come va e i consigli su come usare ABS e traction control
M
eraviglie della Spagna. A un’ora di volo
da Madrid abbiamo
trovato il deserto, quello vero.
Fatto di sabbia, roccia, cespugli duri come la pietra e tanto
sole, con la temperatura dell’aria che ha superato abbondantemente i 32°. Il deserto di
Tabernas, vicino ad Almeria,
ha regalato un banco di prova
duro per la Yamaha XT1200Z
Super Ténéré Worldcrosser e
per i nuovi pneumatici Pirelli
Scorpion Rally con cui è equipaggiata. La filiale italiana della Casa giapponese ha scelto
questa ambientazione per far
toccare con mano le doti fuoristradistiche della endurona
bicilindrica. Anche tra i nostri
lettori non mancano infatti gli
scettici: come può cavarsela
una maxi moto da 270 kg in ordine di marcia se finisce, tanto
per fare un esempio bastardo,
dentro la sabbia molle? Noi
quella sabbia l’abbiamo cercata e ci siamo finiti dentro apposta. E, telecamera sul casco,
abbiamo documentato come
va la Worldcrosser sulle piste
10
desertiche che in questa parte di Spagna sono in tutto e per tutto
simili a quelle del Marocco (lo troverete online appena possibile,
connessione permettendo).
Con le gomme giuste si può osare
Il deserto di Tabernas ospita la Minihollywood iberica, dove
sono stati girarti molti film western, compresi i cult di Sergio
Leone. E qui abbiamo apprezzato le nuove coperture Pirelli
Scorpion Rally che hanno messo in luce un ottimo grip sui fondi
duri, così come nella sabbia da cui permettono di ripartire sempre facilmente. La trazione è ottima e anche la presa dei tasselli della ruota anteriore (da 19”) non è niente male. Durante
la prima giornata abbiamo percorso un tratto di pista bagnato
da un corso d’acqua. Dove si crea un leggero strato di fango, le
gomme vanno in crisi, non tanto perché non riescono a scaricare la terra, ma a causa del peso della moto. La sua inerzia porta infatti ad allargare le traiettorie e bisogna ridurre la velocità.
Sul duro invece la Worldcrosser corre sicura e molto veloce.
Lontano dall’asfalto va disinserito, mediante l’apposito tasto a sinistra della strumentazione, il controllo di trazione, altrimenti diventa laborioso ripartire dalla sabbia e gestire la potenza sui tratti di
terreno smosso in salita. Consigliamo anche di disinserire sempre
l’ABS, per farlo basta posizionare la moto sul cavalletto centrale e
far girare a motore accesso la ruota posteriore per alcuni secondi,
finché la spia dell’ABS da lampeggiante diventa fissa. A dirla tutta,
il sistema antibloccaggio si comporta bene anche sullo sterrato,
mentre dà fastidio in discesa e nei tratti dal fondo molto smosso.
Il propulsore frontemarcia bicilindrico conferma una grande dolcezza di funzionamento; è regolare e fluido anche a meno di 2.000
giri, oltre i 4.000 regala una buona progressione. Due le mappe
utilizzabili, Touring (T) e Sport (T). Abbiamo preferito la seconda
che offre una spinta più decisa e appagante ai medi regimi.
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Yamaha XT1200Z Worldcrosser
Seconda tappa, la montagna
di Andrea Perfetti | La seconda tappa ci porta presso le miniere d’oro
dell’Andalusia e il passo di Velefique. I nostri consigli sul setting delle
sospensioni e sulle gomme in sella alla Worldcrosser
L
a Yamaha XT1200Z Super Ténéré Worldcrosser
continua a solcare le strade polverose dell’Andalusia,
macinando tanta terra e poco
asfalto. In questi giorni ha messo in mostra una resistenza da
Caterpillar. Alcune moto - non
la nostra per fortuna! - sono
state sottoposte a una dose extra di straordinari, con contatti
molto ravvicinati col terreno.
I fianchetti in fibra di carbonio
e le protezioni in alluminio su
forcellone, cardano e motore
hanno retto a tutti gli urti. In
particolare sono usciti indenni
anche il radiatore e la sua ventola, posti dietro il fianchetto di
sinistra (un lettore lamentava
infatti la posizione esposta di
questi, ma sulla Worldcrosser
i carter di protezione svolgono
bene il loro lavoro).
Tagliafuoco veloci come piste
da rally
La seconda tappa ci ha portati a
percorrere 190 chilometri, buona parte dei quali fatti di strade
bianche velocissime (con punte anche di 150 km/h).- Non
sono mancate le divertenti linee tagliafuoco, lingue di terra
12
contraddistinte dal terreno smosso e dalla pendenza importante
(superiore al 15%). La regione andalusa si presta in modo fantastico alla pratica del fuoristrada. La densità demografica è infatti
molto bassa e ci sono chilometri e chilometri di piste perfette per
l’enduro. Non ci stupiamo affatto di come molti campioni di rally siano spagnoli. Questa è la patria della velocità in fuoristrada.
Abbandonate le miniere d’oro situate a 30 chilometri da Almeria,
ci siamo diretti verso il passo di Velefique (posto a 1.860 metri di
altitudine), percorrendo una statale dall’asfalto perfetto e con una
serie di curve che ricordano i passi dolomitici.
Due trucchi per divertirsi in fuoristrada
Con la Worldcrosser 1200, una “motona” da 270 kg e 110 cavalli di
potenza massima, non abbiamo fatto passaggi impegnativi, è ovvio. Ma la moto giapponese ci ha permesso di guidare in sicurezza
e con grande tranquillità tra le pietraie e la sabbia. La ciclistica si
è rivelata bene a punto; siamo intervenuti sul setting delle sospensioni, indurendo il precarico della forcella (portato a due tacche dal
tutto chiuso) e aprendo il precarico dell’ammortizzatore di quattro
scatti. In questo modo la moto risulta meno caricata sul davanti ed
è quindi più agile quando il fondo diventa molto smosso. L’avantreno della Super Ténéré 1200 si conferma ottimo per confidenza
e precisione di guida, sia su asfalto che in offroad. Nel fuoristrada
impegnativo regala una fiducia sconosciuta alla sua rivale per antonomasia, la BMW R1200GS, il cui Telelever nella sabbia e tra i
sassi va in crisi presto. E’ poi importante diminuire la pressione
degli pneumatici; siamo scesi a 1,7 Bar sia davanti che dietro. Il
rischio di forature è comunque basso, dato che la Worldcrosser
ha gomme tubeless. Le Pirelli Scorpion Rally hanno patito la guida sportiva sulle pietre. Ma la Yamaha XT1200Z Super Ténéré
Worldcrosser è una valida moto per viaggiare, ecco perché nella
terza e ultima tappa del nostro viaggio vi racconteremo quanto
consuma, se è comoda dopo ore in sella e se resiste alle “torture”
dell’uso improprio a cui l’abbiamo sottoposta in questi giorni.
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Yamaha XT1200Z Worldcrosser
Terza tappa, comfort e consumi
di Andrea Perfetti | Abbiamo percorso 580 chilometri in tre giorni
in sella alla Worldcrosser, il 70% in offroad tra pietre e sabbia.
Vi raccontiamo com’è andata e quanto ha consumato
I
l nostro test di tre giorni in
sella alla Yamaha XT1200Z
Super Ténéré Worldcrosser si è concluso da poche ore
e siamo in grado di anticiparvi
un bilancio della nostra avventura in questa regione assolata
della penisola iberica. Abbiamo
percorso in totale 580 chilometri, di questi il 70% sono stati in
fuoristrada su piste in terra battuta con vasti - e insidiosi - tratti
sabbiosi o costellati di pietre a
cui fare molta attenzione. Il restante 30% del test si è svolto
su strade secondarie di montagna. Partiamo col dirvi che
i consumi si sono rivelati una
piacevole sorpresa con una media di 6,4 litri per 100 chilometri. Difficile davvero pretendere
di più da un bicilindrico di 1.200
cc da 110 cavalli; va anche tenuto conto dello stile di guida (non
proprio attento a risparmiare
benzina) e del tipo di strade che
ci hanno frequentemente obbligati a usare le marce basse
(seconda e terza), soprattutto
per destreggiarsi sulla sabbia.
Se poi considerate che in Spagna la benzina non arriva a 1,5
euro/litro, capite bene che la
voce consumi è stata quella che
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meno ha inciso sulla nota spese del viaggio.
La terza tappa
Nel corso del terzo giorno abbiamo portato la Worldcrosser 1200
su una delle numerose rambla (veloci piste sterrate che si diramano da Almeria verso l’interno dell’Andalusia). Il percorso odierno
ci ha condotti dapprima sulle strade in terra battuta che attraversano le distese di campi coltivati a frutta. L’Andalusia vanta infatti
un’importante produzione di primizie esportate nel resto d’Europa. In seguito siamo saliti di quota, inerpicandoci su uno stretto
toboga di curve immerse in una vegetazione montana. Una volta
lasciata la strada bianca ci siamo diretti sul passo de Las Menas,
che arriva sino a 2.200 metri di altitudine. L’asfalto è in perfette
condizioni, ha un ottimo grip, ma occorre fare attenzione ai rigagnoli di acqua creati dallo scioglimento della neve a bordo strada.
Superato il passo abbiamo raggiunto la stazione di osservazione
astronomica e da qui siamo ridiscesi verso Almeria. E’ notevole l’escursione termica che ha accompagnato il nostro viaggio: dai 32°
della pianura siamo giunti ai 10° de Las Menas.
Le doti della Yamaha XT1200Z Super Ténéré Worldcrosser
La bicilindrica giapponese è stata una fedele compagna di viaggio.
Vi diciamo subito quali sono stati i suoi pregi. Comoda grazie alla
corretta posizione (sia da seduti che in piedi), con un ridotto tasso
di vibrazioni e divertente in fuoristrada sui percorsi a lei congeniali.
Ovviamente non è fatta per l’enduro alla bergamasca, ma c’è bisogno di specificarlo? Il motore scalda veramente poco e consuma
il giusto. La guida resta precisa e affidabile anche sull’asfalto dove
bisogna solo prestare attenzione ai tasselli delle gomme, che provocano divertenti ma inutili derapate in uscita dalle curve. La dote
principale della Worldcrosser è stata la qualità complessiva della
moto e la sua robustezza. Non una vite persa, non un rumorino
strano o un problema anche minimo alla fine del test che è stato a
tratti probante. La moto pesa tanto - e lo si sente se la si sdraia e
bisogna rialzarla da soli - ma è
fatta secondo gli standard giapponesi, per durare negli anni.
Difetti? Come detto il peso, che
però non limita più di tanto il
piacere nelle escursioni lontano dall’asfalto, e la protezione
dall’aria, migliorabile oltre i 130
km/h. L’unico inconveniente registrato è stato il distacco della
protezione in neoprene posta
sul fianco sinistro del serbatoio.
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Aprilia SRV 850
PREGI
Motore e prestazioni
DIFETTI
Peso e mancanza Abs
PREZZO € 9.630
Prova Maxiscooter
Il più potente
del mondo
di Maurizio Tanca | In giro per la Maremma col più potente
dei maxiscooter. Derivato dal cugino Gilera, con cui condivide
l’esclusivo bicilindrico a V, punta ai 200 km/h,
ed è già in consegna a 9.630 euro
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L
SPORT
a prova del maxi scooter Aprilia
Aprilia è una casa che ha dato molto al nostro motociclismo
sportivo, nel corso della sua relativamente giovane età. Fondata nel ’45 come fabbrica di biciclette , iniziò infatti a dedicarsi
alle due ruote motorizzate solo nel 1968. E da allora ad oggi, investendo presto nelle corse, sia fuoristrada che sulle piste d’asfalto,
si è creato un palmarès di ben 49 titoli iridati, con più di 300 vittorie. Titoli che ovviamente i boss del Gruppo Piaggio, che dal 2004
ingloba anche il marchio veneziano, si augurano che diventino 50
già quest’anno (capito, Biaggi e Laverty?). Un marchio che certamente va fiero del suo dna sportivo e del suo elevato know how
tecnologico: tant’è che i suoi progettisti hanno voluto accreditarsi
anche il merito di aver realizzato lo scooter più potente del mondo.
O meglio: hanno voluto ulteriormente enfatizzare una supremazia già acquisita dal cugino Gilera. L’operazione di “fine tuning” è
consistita nel rimodellare in galleria del vento il GP800 - nato nel
2007 col motore V2 da 839,3 cc da 75 cavalli derivato dall’Aprilia Mana – ritoccando elettronica, ciclistica e rifiniture varie per
trasformarlo in SRV 850: un mezzo che si rivolge ad un’utenza
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tendenzialmente più sportiva, come peraltro sottolineato dal nuovo musetto chiaramente ispirato a quello della formidabile superbike di famiglia, la RSV4 1000. In Aprilia credono molto in questo
nuovo maxiscooter, che tra l’altro, seguendo le orme di Yamaha, è
inserito nel listino moto, al prezzo di 9.630 euro. Prezzo peraltro
esteso allo stesso Gilera, che ha beneficiato dei medesimi aggiornamenti ma che si rivolge, secondo il marketing Piaggio, ad un’utenza più gran turistica. Una nota: il progetto SRV avrebbe rappresentato l’occasione giusta per introdurre qualcosa di molto utile
a livello di sicurezza. Ma non è stato così nemmeno questa volta.
Niente Abs dunque (non doveva arrivare già ai tempi del GP 800?),
né controllo di trazione (Beverly 350?). Certo, il prezzo sarebbe
lievitato, ma ne sarebbe certamente valsa la pena, specie considerando le prestazioni del mezzo.
Stile Aprilia
E’ evidente, e dichiarato, che la galleria del vento abbia avuto
chiare istruzioni dagli stilisti, veneti o toscani che siano, del Gruppo
Piaggio: “devi creare uno stile che ricordi molto da vicino la RSV4
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1000!”. E così è stato, anche se
frontalmente l’SRV appare, per
forza di cose, decisamente più
grassottello della profilatissima
superbike iridata. Anche l’inserto effetto metallo sul tunnel
centrale, del resto, ricorda vagamente le forme del suo telaio. E gli stessi parafango anteriore e specchietti (con “frecce
“ integrate) sono fedeli allo stile
di famiglia. Rispetto al GP800,
qui il plexiglass di serie è più
basso e sportivo (tranquilli,
c’è anche l’opzionale più alto),
però non è regolabile in altezza.
Il sottostante cruscotto è più o
meno (anzi, più) quello del Gilera: elegante, con tachimetro e
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SPORT
contagiri analogici e, al centro, il classico display digitale che ospita il doppio contachilometri parziale, contachilometri totale, spie
di servizio, termometro del liquido di raffreddamento. Le funzioni
sono selezionabili col dito indice tramite un tasto piazzato sul blocchetto destro del manubrio. Peccato però che non siano disponibili
le indicazioni relative ai consumi – medio e istantaneo – e all’autonomia residua seguente all’accensione della spia di riserva. Sull’SRV non abbiamo né Abs e controllo di trazione, né tantomeno diverse mappature elettroniche disponibili. Tuttavia, sotto al display
figura una spia con la scritta “sport”. «Ci siamo lasciati una porta
aperta…», dichiarano i tecnici. Domanda: perché non l’avete aperta subito? Comunque sia, l’Aprilione appare elegante, ben fatto e
rifinito in generale. Sono molto belle le due colorazioni disponibili:
in bianco/nero opaco, o tutta nera opaca, entrambe contrappuntate da filetti e cifre rossi. Com’è bella la stessa sella: rivestita in
materiale antiscivolo e anch’essa rifinita con cuciture rosse, ha il
supporto lombare regolabile longitudinalmente per circa 3 centimetri, e sotto c’è un ammortizzatore per tenerla sollevata una volta sbloccatane la serratura. Sblocco curiosamente effettuabile in
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due modi: girando al contrario
la chiave di avviamento, oppure premendo il vicino pulsante piazzato al centro del retro
scudo, ma sempre con chiave
inserita nel blocchetto. Il quale
non ospita alcun portaoggetti
di comodo, ma solo la leva del
freno a mano, agevolmente
raggiungibile sul lato destro.
Lo scheletro in plastica della
sella alloggia il telo estraibile
per proteggerla dalla pioggia in
parcheggio, e un porta-attrezzi
integrato. Il vano sottostante,
che include lucina di cortesia e
presa di corrente a 12 Volt, può
contenere un casco jet, e dietro ad esso troviamo il tappo di
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“
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Aprilia dichiara un’accelerazione
da 0 a 100 km/h in 5,7 secondi,
e una velocità massima di ben
“
200 km/h
rifornimento. Passando alla coda del mezzo, troviamo l’affilato fanalino a led mutuato dalla Dursoduro 1200, rifinito ai fianchi dagli
appigli per il passeggero, che si avvale di pedane estraibili.
Gli accessori disponibili:
- Silenziatore in titanio e carbonio progettato da Arrow, omologato,
con sistema bolt-on, provvisto di DB Killer, sensibilmente più leggero rispetto all’originale.
- Sella Sport, con inserto in gel isotermico nella zona della seduta
del pilota.
- Kit bauletto a sgancio rapido, capace di ospitare un casco integrale e un casco full jet con visiera. Il guscio superiore è verniciato
in tinta con il veicolo ed è dotato di poggiaschiena per garantire il
passeggero. Il bauletto è realizzato con lo stesso materiale della
sella, in tessuto effetto carbonio e con cuciture rosse.
- Allarme elettronico completo di cablaggio.
- Parabrezza touring fumé, in metacrilato di alta qualità, per
garantire la massima protettività e il miglior comfort di guida in
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ogni condizione meteo.
- Telo copri gambe, dotato di antifurto, facile e rapido nel montaggio, con inserti riflettenti e impermeabile integrato.
- Telo protettivo copriveicolo impermeabile, nero con cuciture termosaldate con logo Aprilia, fascia rifrangente, finestra trasparente
per la targa e anello catena rivestito in PVC. Il telo è dotato di elastico perimetrale regolabile e apposite sacche per ospitare anche
bauletto e parabrezza.
- Pedane in alluminio anodizzato, applicabili senza alcuna modifica
grazie all’utilizzo dei fissaggi già presenti sul veicolo. Si integrano
perfettamente alle pedane di serie mantenendo la funzione antiscivolo.
- Antifurto meccanico blocca manubrio,: quando non è in uso rimane fissato tra la sella e la pedana. L’antifurto è estendibile con un
accessorio specifico per fissare lo scooter a un palo.
- Copri telaio e parafango anteriore cubicati “carbon look”
- Kit per navigatore Tom Tom, che comprende la staffa e minuteria
di fissaggio.
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La tecnica dell’SRV: il motore…
È noto a tutti che il suo motore sia il primo ed unico bicilindrico
a V di 90° utilizzato anche per utilizzi scooteristici. Raffreddato
a liquido e alimentato da un sistema di iniezione elettronica con
singolo corpo farfallato da 38 mm di diametro, questo motore con
lubrificazione a carter secco ha testate monoalbero con 4 valvole e
due candele per cilindro, e un rapporto tra alesaggio e corsa di 88 x
69 mm. Ottimizzando il software gestionale del motore, la potenza
ha dunque guadagnato un cavallo, quindi siamo a quota 76 (55,9
kW) a 7.750 giri con una coppia massima di 7,8 kgm (76,4 Nm) a
6.000 giri. L’ottimizzazione ha compreso anche l’adozione di due
sonde lambda anziché, per una lettura individuale, quindi più accurata, della combustione nei cilindri ottenendo anche una regolarità
di funzionamento al minimo, un’elasticità ed una progressività di
erogazione della coppia ai bassi e medi regimi davvero notevoli,
per un propulsore del genere. Come interessanti dovrebbero essere i consumi, non dichiarati, né rilevabili nel corso del nostro test.
Ma domandando ai progettisti se i 20 km/litro fossero facilmente a portata di mano, una perentoria risposta “sì” è arrivata in un
microsecondo. Ricordiamo anche che l’albero motore e il gruppo
trasmissione sono controrotanti rispetto alle ruote (soluzione recentemente adottata anche da MV Agusta per i suoi nuovi tricilindrici da 675 cc), per ridurre notevolmente le inerzie rotanti e quindi
l’effetto giroscopico interno, a vantaggio della maneggevolezza del
mezzo e della sua rapidità di ingresso in curva. Anche il sistema di
trasmissione automatica CVT è stato oggetto di attenzioni atte a
migliorarne la dolcezza di funzionamento, mentre la trasmissione
finale è affidata a una robusta catena Regina sigillata con o-ring,
dotata di pratici tenditori eccentrici. Una soluzione, quella della catena, confermata dunque dai tecnici, che hanno a suo tempo provato molto a lungo anche il sistema a cinghia, ma evidentemente
senza rimanerne soddisfatti più di tanto, per dichiarati problemi di
affidabilità. Peccato. In quanto a prestazioni, Aprilia dichiara un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 5,7 secondi, e una velocità massima di ben 200 km/h. Ma diciamo che se anche fossero “solo”
190 effettivi saremmo comunque sul tetto del mondo scooter. Ribadiamo comunque che si tratta più che altro di una questione di
prestigio aziendale.
…e la ciclistica
Sul robusto telaio i tubi d’acciaio abbondantemente rinforzato
(pesa soli 22 kg, quindi più o meno come quello di una moto di
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PROVE
media cilindrata) è infulcrato
direttamente il massiccio forcellone in alluminio, mentre il
motore vi è ingabbiato elasticamente, con l’ovvio scopo di
trasmettere meno vibrazioni
possibile. Da notare che anche
l’impianto di scarico tipo 2-1-2 è
totalmente svincolato dal telaio, sempre per non trasmettere
vibrazioni. Sulle sospensioni,
o meglio, sulla forcella, viene
spontaneo arricciare un po’ il
naso. Si, perché praticamente
tutti i concorrenti (Honda SW-T
escluso, e addirittura il fu Malaguti 500 incluso) montano
solide forcelle a doppia piastra
stile moto, in alcuni casi (Yamaha e BMW) addirittura a steli
rovesciati. Logico che per
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NEWS
MOTOGP
SUPERBIKE
Anno
Numero
02
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»»»Prove
SPORT
adottare questa soluzione si sarebbe dovuto lavorare parecchio,
ma tant’è. L’unità a perno trainato adottata su GP800 ed SRV850,
comunque, ha il piantone di sterzo pieno, anziché cavo (ovviamente per ottenere la massima robustezza) e steli da 41 mm, con un’escursione di 122 mm. Il forcellone posteriore, invece, fa lavorare un
monoammortizzatore laterale orizzontale, regolabile in precarico
su 7 scatti, garantendo alla ruota motrice un’escursione di 133
mm. Quanto al materiale rotabile, abbiamo cerchi in lega di alluminio da 3,50x16” davanti e 4,50x15” dietro, equipaggiati – sui mezzi
che abbiamo provato - con radiali tubeless Pirelli Diablo Scooter
da 120/70 e 160/60. I freni sono Brembo; due dischi anteriori semiflottanti da ben 300 mm, con pinze flottanti a due pistoncini paralleli da 28 mm, e disco posteriore da 280 mm con pinza flottante
a due pistoncini da 25,4 mm. Concludiamo con qualche numero:
le quote principali della ciclistica sono i 25,5° di inclinazione del
cannotto di sterzo abbinati all’avancorsa di 108 mm, e all’interasse
di 1.593 mm, contro i 1.580 del Tmax 530 e i 1.591 dei nuovi BMW.
La sella è a 780 mm da terra, mentre la capienza del serbatoio è di
18,5 litri, 3 dei quali di riserva. Dulcis in fundo (?), il peso a secco
dichiarato per l’SRV è di 249 kg, che col pieno salirebbero a quasi
263.
27 Marzo
2012
La nostra prova
Per tastare il polso al nuovo
arrivato, siamo andati nella
dolce Maremma toscana, dove
non mancano certamente bei
percorsi con curve a sazietà
(e nemmeno gli autovelox…).
L’impostazione, in sella all’SRV,
è molto naturale: si guida a busto eretto, con braccia e gambe per nulla stressate, e con
molto spazio a disposizione
anche per i più alti. Il supporto
lombare regolabile in avanzamento è di ulteriore aiuto per
chi guida; inoltre va sottolineato che qui sgranchirsi le gambe
cambiando la postura in sella è
facile: infatti si può dunque guidare a gambe avanti, piuttosto
che con le ginocchia a 90°, ma
anche assumere una seduta prettamente motociclistica poggiando i piedi nella parte più arretrata (e più stretta, ma comunque non
scomoda) delle pedane, il che aiuta a spingere sulle stesse chi sia
abituato a farlo, per guidare più sportivamente. Anche un eventuale passeggero di stazza importante può godere di una postura ottimale e di un discreto spazio a disposizione. La sella - a 78
cm da terra, per quanto riguarda il pilota - non ha un’imbottitura
faraonica, ma i suoi piani di seduta ampi e ben conformati e per
nulla scivolosi, e chi guida - seduto a 70 cm da terra - può toccar
terra. Sempre che non sia un piccoletto, nel qual caso la situazione
si fa certamente più difficile. Che questo scooter sia imponente è
palese, specie osservandolo di fronte, e che sia pesante lo si avverte subito negli spostamenti a mano. Issarlo sul cavalletto centrale
tuttavia è abbastanza facile, e questo è già un pregio, e anche le
manovre a bassissima velocità non creano grosse difficoltà (sempre parlando di piloti di statura dalla media in su, chiaramente)
come accadeva sul primo Gilera GP800 del 2007, che aveva un
angolo di sterzata piuttosto limitato, ma che è stato aumentato da
37 a 42 gradi già nella versione successiva. E ovviamente riportato
oggi anche su questo SRV, che in effetti consente facili inversioni
ad U in spazi stretti anche senza dover poggiare per forza i piedi a
terra. Insomma, siamo al cospetto di un maxi-maxiscooter di stazza importante, che necessita di qualche chilometro per farsi capire
per bene da utenti non espertissimi, magari provenienti da mezzi
più piccoli, leggeri e anche decisamente meno potenti. Ma un motociclista navigato non avrà certo problemi, e una volta superate
eventuali diffidenze personali - molto diffuse tra chi vede come il
fumo negli occhi qualunque “due ruote” a motore somigli a uno
scooter, o in ogni caso sia privo di leva di leva della frizione e pedale del cambio – grazie anche all’ottima messa a punto di motore e trasmissione, molto probabilmente inizierà a divertirsi. Usciti
da Orbetello, abbiamo percorso un trafficato tratto di superstrada
prima di inoltrarci verso l’entroterra, in direzione di Scansano, per
poi tornare via Montemerano, Manciano, Sgrillozzo e raggiungere
Porto Santo Stefano, prima di rientrare alla base, nei pressi di Porto Ercole. Un bel giro, su strade collinari belle e divertenti, senza
grandi spunti per significativi allunghi velocistici , ma con alcuni
tratti sufficienti ad enfatizzare le notevoli doti di accelerazione di
questo motore. Come già accennato, questa versione ottimizzata
dell’ottimo Aprilia V2 a 90° sfodera un’erogazione pulita e vigorosa
fin da subito, sempre con estrema dolcezza, quindi senza mai denunciare strappetti più o meno accentuati. L’accelerazione è dolce
ma vigorosissima, e accompagna in fretta a raggiungere velocità
decisamente importanti, che magari impressionerebbero poco chi
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27 Marzo
Anno
Numero
2012
02
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SPORT
A me piace
Io se posso lo compro
perchè é anche tremendamente
bello, mi sarebbe piaciuta di più la
colorazione con il cupolino rosso
come nelle prime foto fatte circolare almeno la somiglianza con la
RSV 1000 sarebbe stata totale.
Dario.Cremona - 22/03/2012
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2
3
1 Tachimetro e contagiri analogici e,
al centro, il classico display digitale.
2 Bella la stessa sella: rivestita in
materiale antiscivolo e anch’essa
rifinita con cuciture rosse.
3 I freni sono Brembo; due dischi anteriori semiflottanti da ben 300 mm,
con pinze flottanti a due pistoncini
paralleli da 28 mm.
30
è abituato a guidare mezzi ben più potenti ma che, chissà perché,
forse sarà la suggestione, su uno scooter sembrano parecchio magnificate. Il parabrezza dell’SRV non è certo enorme, però devia più
che discretamente l’aria dal busto anche ad andature autostradali, e oltretutto è sagomato in modo da non far ciondolare la testa
(perlomeno nel mio caso), il che è già di grande aiuto per il collo.
Tuttavia credo che molti acquirenti non esiteranno ad acquistare il
plexiglas touring opzionale. Sul maxi Aprilia automatico non si avvertono vibrazioni importanti, si percepisce il motore frullare piacevolmente, magari in decelerazione, ma siamo sempre ben lungi
dal diventare noioso. Lungo e col baricentro più alto rispetto agli
altri concorrenti (tutti com’è noto dotati di bicilindrici paralleli orizzontali), l’SRV, come del resto lo stesso GP800, non è certamente
il maxiscooter più maneggevole del mondo, ed è abbastanza autoraddrizzante al solo pizzicare il doppio disco anteriore, probabilmente anche per via della poco usuale forcella a perno trainato. Una volta raggiunta la parte collinare e tutta curve del nostro
test, si è ovviamente iniziato a guidarlo sempre più speditamente, e a rinfrescarci la memoria rispetto al parente Gilera provato
qualche anno fa (ma oggi anch’esso aggiornato, come già detto),
che accusava sospensioni - perlomeno davanti - meno a punto, e
una netta tendenza dell’avantreno a chiudere lo sterzo nella manovre a bassa andatura. Qui la situazione mi è parsa migliorata.
Le sospensioni dell’Aprilione sono effettivamente più toniche e
precise, anche sullo sconnesso, e di conseguenza danno più confidenza anche ad andature sostenute, con la ciclistica che rimane sufficientemente solida. Si può piegare abbastanza prima di
strisciare col cavalletto, e una volta assimilata la guida piuttosto
fisica del mezzo, in particolare nelle esse veloci, gustarsi la gioiosa
spinta del motore diventa ancora più piacevole. Non male anche i
freni: anche se la prima parte di corsa delle leve (regolabili) è inerte, quando le due pinze Brembo iniziano a mordere la loro azione è
potente e progressiva; solo che il posteriore arriva fin troppo presto a guastare la festa con la sua esuberanza, e quando si esagera
– tipo frenata da panico, per intenderci – fa saltellare noiosamente
la ruota , in particolare in discesa, quando il trasferimento di carico
sull’anteriore è massimo. Il che, oltre certe andature, può disturbare la guida di chi è abituato a far correre il mezzo tenendo sempre sottomano la leva di sinistra, per correggere eventuali errori di
traiettoria. Al termine del nostro giro in Maremma, che alla fine è
durato circa 180 chilometri, come di consueto mi sono chiesto se
avrei voluto usare l’SRV ancora un po’. E mi sono risposto immediatamente di si. Certo, non è “Mister Perfettini” come il best seller
Tmax, però ha un carattere che mi piace, e mi ci sono divertito molto. Anzi, in una così bella giornata con ci sarei tornato volentieri a
Milano, magari lungo la vecchia Cisa...
SCHEDA TECNICA
1
Aprilia
SRV 850
Tempi: 4
€ 9.630
Cilindri: 2
Cilindrata: 839.3 cc
Avviamento: E
Potenza: 76 cv (55.9 kW) / 7750 giri
Coppia: 7.8 kgm / 6000 giri
Marce: AV
Normativa antinquinamento: Euro 3
Segmento: Scooter Ruote basse
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27 Marzo
Anno
Numero
2012
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News
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Gabriele Del Torchio: “Ducati, ci sono
trattative, ma non a senso unico”
bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb
bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb
bbbbbbbbbbbbbbb
di Alfonso Rago | Il Presidente di Ducati Motor Holding ci parla del
futuro della Casa italiana. E’ vero, ci sono trattative in corso per la
vendita, ma viene considerato anche un ritorno alla quotazione in borsa
S
ubito dopo la premiere
mondiale di Manhattan
e prima del vernissage
in terra d’Oriente del 29 marzo
al Diesel store di Tokyo-Shibuya, l’emporio Diesel di via del
Corso ha ospitato il debutto
europeo della Ducati Monster
Diesel. Una serata in stile Dolce Vita (clicca qui per leggere
com’è andata), con il locale
affollato di facce note del piccolo e grande schermo, VIP
convertiti alla passione per le
due ruote e ragazze i cui abitini
stretti mal si conciliavano con
la possibilità di mettersi in sella
senza rivelare più del lecito. Comunque sia, è stata una festa:
a fare gli onori di casa, Renzo e
Stefano Rosso, insieme a Gabriele Del Torchio con altri uomini dello staff Ducati.
La nostra intervista a Gabriele
Del Torchio
La serata ci ha offerto l’occasione di parlare con il Presidente di
Ducati Motor Holding del futuro
della Casa italiana. A Gabriele
32
Del Torchio, più che commenti
sulla collaborazione con Diesel,
abbiamo infatti chiesto di fare
il punto sulla situazione dell’azienda che dirige. G.D.: «Iniziamo dalla situazione di mercato:
come sapete, il 2011 è stato per
vendite il miglior anno nella storia di Ducati, ma il 2012 è iniziato ancora meglio. Siamo, infatti,
ad un + 15% sull’anno scorso,
dato riferito ai mercati di tutto
il mondo; in Italia, gennaio e
febbraio sono stati disastrosi,
complice anche la condizione
atmosferica terribile. Ora iniziano le consegne della Panigale,
per la quale ci sono richieste
superiori alle attese, e la situazione migliorerà».
La domanda che tutti vorrebbero fare è però un’altra: ci
sarà per tutta la stagione il
marchio AMG sulla moto di
Valentino?
G.D.: «Le voci sul futuro di Ducati sono spesso voli pindarici:
ci sono trattative, ovviamente,
dopo che Andrea Bonomi ha
annunciato al Financial Times
di voler monetizzare l’investimento fatto da Investindustrial
Holdings. Operazione legittima, ovviamente, ma che non
significa per forza vendere Ducati: ci sono trattative, ma non
a senso unico. Uno scenario
alternativo è quello del ritorno
alla quotazione in Borsa, che
personalmente preferisco. In
ogni caso, l’orizzonte sul quale ci muoviamo per arrivare ad
una scelta è di mesi, non certo
giorni. Comunque vada, Ducati
conserverà le sue caratteristiche più importanti: creatività
ed innovazione, radicamento
a Bologna, capacità di innalzare costantemente l’asticella
delle performance dei nuovi
prodotti, esplorazione di nuovi
segmenti di mercato. Condizioni, queste ultime, che derivano
dalla scelta di utilizzare ben
l’8% del nostro fatturato in Ricerca & Sviluppo. Poche altre
aziende, credo, possono esibire
tale concreta fiducia nel futuro
delle due ruote».
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4. Lo scorso anno ne ho vendute due. Chi l’ha comprata si è trovato molto bene. A livello estetico non è piaciuta, ma si guida molto
meglio rispetto alle altre enduro stradali.
Yamaha Motortimes, Saronno. Risponde Paolo Vino
1. Sicuramente questa moto è più di nicchia quindi andrà a incontrare un pubblico più esigente. Non tanto per il fuoristrada, ma per
fare un po’ tutto… la vacanza in Nord Africa per esempio. Chi compra questa moto ha nel cassetto la vacanza in Marocco. Ha una
versatilità che permette di fare qualcosa in più soprattutto sulle
strade non asfaltate.
Mentre stiamo provando la Super Ténéré Worldcrosser, abbiamo
chiesto ai concessionari Yamaha cosa ne pensano del nuovo
allestimento che verrà loro consegnato alla fine di marzo
S
2. Non è detto che abbia una moto simile può essere qualcuno che
si avvicina a quel tipo di moto per la prima volta. Adesso hanno
tutti gli scooteroni, ma ci sarà un’inversione di tendenza e magari
si passerà a moto a tutto tondo come questa. Portare via qualche
cliente BMW sarà difficile. In teoria si scontra con il GS ma i bmwisti sono troppo fissati con il marchio. Poi ci saranno gli intenditori,
penso magari a chi viene da enduro più estremi, come un KTM,
che si tranquillizza un po’.
3. Noi abbiamo già avuto diverse richieste. Le moto dovrebbero
arrivarci entro fine marzo, prima del porte aperte del 24-25 marzo.
4. Le vendite sono andate in crescendo, quest’anno solo in due
mesi sono state vendute più Super Ténéré dell’intero primo anno
d’uscita. Essendo un genere di moto intelligente anche l’esperienza di guida conta, magari mediata da un amico, prima la si vede la
si prova e poi si decide e sceglie. I nostri clienti sono contentissimi
del progetto nella sua totalità, la maneggevolezza, che è la cosa
più incredibile di quella moto, e i consumi. L’unica cosa negativa
che alcuni hanno lamentato è il carattere del motore, che non è
troppo aggressivo.
tiamo provando la
nuova Yamaha Super
Ténéré nell’allestimento Worldcrosser. In attesa della
prova completa che pubblicheremo nei prossimi giorni. Molti
i particolari di eccellenza che
fanno di questo modello una
Super Ténéré speciale, pronta
ad ogni viaggio.
Super Ténéré?
2. Da che moto scende chi comprerà una Worldcrosser?
3. Avete già raccolto ordini per la nuova Worldcrosser? Quando
saranno consegnate?
4. Parliamo della Super Tenere in vendita dal 2010. Come sono
andate le vendite e cosa dice la vostra clientela che l’ha comperata?
La parola ai concessionari.
Queste le domande che abbiamo rivolto loro:
1. Che percentuale di
Worldcrosser prevedete di
vendere nel 2012 sul totale di
2. Chi viene da moto del genere della BMW GS, una clientela di
elite.
Automototorino, Piacenza. Risponde Davide Zambianchi
1. Ci auspichiamo che la moto abbia un successo importante, c’è
curiosità, quindi verrà accolta bene dalla maggior parte del pubblico pur volendo essere esclusiva, con caratteristiche che una moto
di serie non ha.
3. Non abbiamo ricevuto ancora nessun ordine, non è stata molto pubblicizzataenonèancoraquiinconcessionaria.Qualcunaarriverànelle
prossime settimane, sicuramente una bianca.
2. Fa parte della categoria delle enduro turistiche, anche perché
volendo ci sarà la possibilità di montare gomme stradali. Spero
che prenda la fascia della concorrenza GS 1200, KTM o Triumph.
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Di Giuseppe Motors, Avezzano. Risponde Massimo di Giuseppe
1. Credo che più o meno il 30% preferità la Worldcrosser.
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»»»»Prove
News
SPORT
Yamaha Super Ténéré Worldcrosser
A marzo dai concessionari, a loro la parola
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2012
Sarà un po’ una scommessa.
3. Ordini no, ma ci sono diverse
persone che la stanno aspettando. Dovrebbe arrivare verso
la fine del mese massimo nei
primi dieci giorni di aprile.
4. Le vendite in generale in
Italia non sono andate come
si sperava. Noi nello specifico
siamo andati molto bene. La
moto è stata accolta in modo
positivo e chi l’ha acquistata
l’ha apprezzata per tutte le sue
qualità. Varia molto dalle zone,
qui in Emilia l’abbiamo venduta
bene.
Motorix, Cesena. Risponde
Giorgio Casadei Lucchi
1. Un 10%. E’ una personalizzazione particolare che può
piacere o no. Va bene come immagine di mercato, ma come
vendite sarà un piccola parte.
2. Verrà da un’altra moto tutta
terreno, sia da un Ténéré che
da un Transalp. Qualcuno verrà anche da moto più stradali e
sportive, quindi per cambiare
genere di moto.
3. No, per ora nessuna. Le
moto ci arriveranno verso i primi giorni di aprile.
4. Chi l’ha comprata è rimasto
contento. Sulle vendite ha influito il prezzo non azzeccato
da subito e il lancio non è stato
ineccepibile. Noi in tutto ne abbiamo vendute una decina.
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PROVE
NEWS
MOTOGP
SUPERBIKE
3. Sì, ci sono motociclisti che, stufi della moto, vogliono passare
allo scooter ma senza perdere performance e divertimento.
4. Credevo di no, vista la crisi, ma alla fiera di Roma c’è stato molto
interesse.
Lunaschi Moto, Tortona. Risponde Cesare Lunaschi
1. Sono appena arrivati in concessionaria, ne ho venduto uno.
Stiamo provando l’Aprilia SRV 850. In attesa della prova completa
che pubblicheremo nei prossimi giorni ecco cosa ne pensano i
concessionari del nuovo maxiscooter
I
l nuovo SRV850 è l’interpretazione in chiave Aprilia
del cugino Gilera GP800
(del quale nel 2011 sono stati
venduti oltre 900 esemplari),
ma si rivolge ad un’utenza più
sportiva. In attesa della prova
completa che pubblicheremo
nei prossimi giorni lasciamo la
parola hai concessionari che
già lo vendono ad un prezzo di
9.630 euro.
La parola ai concessionari.
Queste le domande che abbiamo rivolto loro:
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News
SPORT
Aprilia SRV 850, la parola ai concessionari
27 Marzo
2012
2. E’ presto per capirlo, ma il cliente tipo è quello del T-Max, dello
scooterone sportivo.
3. Non credo che possa interessare un motociclista.
4. Prima c’era solo il T-Max e quindi poteva essere un mezzo particolarmente interessante, ma ormai la concorrenza è troppa e
diventa difficile…
1. Avete già venduto qualche scooter? Quando vi verranno consegnati?
2. Qual è il cliente tipo che può comprare questo modello? Da
quale mezzo scenderà?
3. E’ uno scooter che è più potente di molte moto, crede che sia
una caratteristica che potrà attirare anche i motociclisti?
4. Aprilia punta sul maxiscooter di alta gamma, crede che sia
quello che il pubblico desidera?
Valentini Moto, Prato. Risponde Pierluigi Valentini
1. No, e non ho avuto nemmeno richieste, o telefonate per avere
informazioni.
St. Peter Moto - Motolido, Roma. Risponde Massimiliano Marucci
1. Sono già in concessionaria, ne ho venduti due per ora.
3. E’ un motore potente, ma poco fruibile. Se c’è qualcuno che cerca prestazioni fuori dal comune può apprezzarlo, ma non il grande
pubblico.
2. Sicuramente un cliente già esperto di scooter, che arriva dal TMax o mezzi simili.
4. L’unica azienda che poteva fare un prodotto così era Aprilia,
un’azienda con un DNA sportivo. Probabilmente andrà meglio
2. Attualmente non so immaginarmene nessuno, perché anche
alla luce del modello Gilera (GP800) credo che questo non sia lo
scooter che la gente vuole, perché è impegnativo a livello di peso
e guidabilità.
dell’800 della Gilera.
Tosca Motor, Corigliano Calabro. Risponde Antonio Tosca
1. Sì, ne abbiamo ricevuti tre.
Uno è stato venduto e un secondo è a disposizione per i
demo ride.
2. Il professionista affermato,
che magari ha già una moto
pesante ma vuole sostituirla
per prendere un mezzo sempre
prestazionale ma di più facile
utilizzo per un uso cittadino ma
allo stesso tempo anche sportivo.
3. Sì, sono pienamente convinto che attirerà i motociclisti. E’
per un cliente che ha già esperienza sulle due ruote se no è
“troppo” in tutti i sensi: peso,
motore ed estetica aggressiva.
4. Penso che in questo caso abbiano sfruttato un prodotto che
già avevano in famiglia (Gilera
GP800), perfezionandolo. Andrà comunque meglio del Gilera perché brandizzato Aprilia,
un marchio forte specialmente
nel racing.
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NEWS
MOTOGP
SUPERBIKE
Una moto nel salotto buono della Capitale: diventa più intensa la
collaborazione tra due marchi che rappresentano l’orgoglio del
Made in Italy nel mondo, ad iniziare dalla versione speciale allestita
sulla Monster 1100 EVO
S
ubito dopo la premiere
mondiale di Manhattan
e prima del vernissage
in terra d’Oriente del 29 marzo
al Diesel store di Tokyo-Shibuya, l’emporio Diesel di via del
Corso ha ospitato il debutto
europeo della Ducati Monster Diesel. Una serata in stile
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Dolce Vita, con il locale affollato di facce note del piccolo e grande
schermo, VIP convertiti alla passione per le due ruote e ragazze
i cui abitini stretti mal si conciliavano con la possibilità di mettersi in sella senza rivelare più del lecito. Comunque sia, è stata
una festa: a fare gli onori di casa, Renzo e Stefano Rosso, insieme a Gabriele Del Torchio con altri uomini dello staff Ducati. La
partnership tra le due aziende passa dal paddock (la scritta Diesel campeggia sul cupolino della Desmosedici GP12 di Valentino e
Nicky) alla strada di tutti i giorni, con un modello destinato al ruolo
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News
SPORT
A Roma Fiorello e Asia Argento
presentano la Ducati Monster Diesel
27 Marzo
2012
d’apripista di un inedito segmento, già battezzato - con terminologia da maison - urban military chic. Renzo Rosso, fondatore
della Diesel, lega ancora una volta il suo nome al mondo dei motori: dopo la Fiat 500, Ducati. «Ma si tratta di una passione antica - rivela con un sorriso - Già oltre quindici anni fa, appassionato
di Monster, mi ero fatto fotografare straiato sopra una, davanti la
sede della mia azienda. Oggi finalmente posso mettere in archivio
quell’immagine ed aggiornarla con quella della moto che racchiude la sintesi dello stile applicato alle due ruote». Il progetto è stato
seguito in prima persona da Stefano, figlio di Renzo, che in questo
lavoro ha investito molto: «E’ stato molto stimolante collaborare
con Ducati: siamo entrambi brand irriverenti, abbiamo voglia di
dire qualcosa di nuovo e facciamo di creatività ed innovazione i riferimenti privilegiati del nostro operare. Inoltre - continua - siamo
conosciuti a livello mondiale come simbolo del Made in Italy ed abbiamo interesse commerciali comuni in mercati stimolanti ed affascinanti come USA e Giappone, o emergenti come Cina e Far East.
Queste considerazioni ci hanno
portato quasi spontaneamente
a realizzare un prodotto cool
come la Ducati Monster Diesel
e la linea di abbigliamento collegata».
Ma come si inserisce il nuovo
modello nella gamma Ducati?
Nessuno meglio di Diego
Sgorbati, Direttore Marketing
dell’azienda bolognese, può rispondere a questa domanda.
«La Monster Diesel si colloca al
vertice del segmento specifico,
premium model per chi ambisce alla 1100 EVO, rispetto alla
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PROVE
quale propone significative presenze tecniche e di stile che ne
rafforzano l’immagine urban.
Abbiamo iniziato a lavorarci sul
serio dopo lo scorso Eicma: rispetto alla moto di serie, sono
oltre 30 i dettagli inediti, ad
iniziare da paramotore, sella,
manopole e pinze. Non è una
serie speciale, ma una moto
destinata a rimanere in listino
a lungo: rappresenta, essendo
disponibile da luglio, il primo
dei model year 2013, sul quale
abbiamo ambiziose speranze.
Mi sbilancio: sui 3.500 Monster
1100 EVO venduti nel mondo,
contiamo di piazzare un numero importante della versione
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SUPERBIKE
27 Marzo
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SPORT
Diesel. Puntiamo ad arrivare ad 800: è il traguardo che indicherebbe il successo di questo progetto».
chiavi in mano. Per sapere come prenotarla, basta collegarsi al sito
Internet dedicato.
Com’è fatta la Ducati Monster Diesel
La base della Monster Diesel è la versione 1100 EVO, modello di
punta della famiglia, sul quale si sono appuntate le attenzioni del
team creativo di Renzo Rosso e del Ducati Design Centre. Esaltata
dallo speciale trattamento nero per telaio a traliccio, cerchi, carter motore, scarico e forcella, l’esclusiva livrea verde opaco “Diesel
Brave Green matte” richiama l’aspetto essenziale dei mezzi militari, mentre la finitura giallo shocking delle pinze freni anteriori
(che riprende il cromatismo dell’ammortizzatore posteriore) ne
sottolinea il carattere performante. Un esame più attento rivela
l’attenzione posta da Diesel nel firmare la moto: tra tutti, spicca
l’etichetta della linea Denim cucita sul rivestimento in pelle della
sella, oltre all’inconfondibile logo del “Moicano” inciso al laser sulle
nuove prese d’aria in alluminio sul serbatoio; una piastrina metallica riporterà il nome del proprietario e il numero di serie progressivo di produzione. La moto, disponibile da luglio, costa 13.490 euro
Non solo moto
La Monster Diesel non è l’unica novità: l’azienda di Rosso ha infatti
realizzato una “capsule collection” specifica per Ducati, che esalta
le radici comuni dei due marchi, creatività e innovazione. La collezione “Diesel Together with Ducati” comprende giacche in pelle
con vestibilità slim, felpe, t-shirt, un denim “raw” a cinque tasche
oltre ad una selezione di accessori. Ogni capo è caratterizzato da
elementi motociclistici con dettagli puliti ed essenziali, in linea con
lo spirito Diesel, come le scritte che ricordano la gomma lasciata
sull’asfalto dagli pneumatici. I colori della collezione sono nero, grigio e bianco, con dettagli in rosso acceso a ricordare i loghi dei due
marchi. I materiali vanno dal cotone al nylon trattato, dal jeans al
jersey decolorato con inserti in pelle e accessori in metallo.
La collezione sarà proposta a partire da metà aprile nei Diesel store, nel Diesel online store e presso una selezione dei migliori concessionari Ducati.
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NEWS
MOTOGP
SUPERBIKE
Vi mostriamo com’è fatta la Panigale sotto pelle. Ecco infatti la
fotografia che mostra l’innovativa ciclistica della superbike italiana.
Ce ne parlano Nico Cereghini e Massimo Clarke
M
assimo Clarke illustra il motore della
Panigale
Dello straordinario alesaggio
(112 mm) si è già detto. È un
primato, per i motori motociclistici, se non si considerano
una o due mostruosità da competizione costruite all’inizio del
secolo scorso. Roba da pionieri
42
del motorismo. Nel 1903 gareggiò al Parco dei Principi, a Parigi,
una moto azionata da un monocilindrico De Dion – Bouton di 1356
cm3, il cui alesaggio era di 120 mm. Il Buchet bicilindrico di 2281
cm3 dello stesso anno si fermava a 110 mm. Pure in confronto ai
motori a ciclo Otto destinati ad altri settori quella del Ducati Superquadro è una bella misura. In fondo, a raggiungere regolarmente valori nettamente più elevati sono stati solo i motori d’aviazione degli anni Trenta e Quaranta (che comunque giravano molto
più piano, non superando che in rarissimi casi i 3000 giri/min,
e avevano cilindrate unitarie che, tranne poche eccezioni, erano
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Numero
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SPORT
Ducati Panigale:
eccola senza carena
27 Marzo
2012
comprese tra 2,2 e 3,0 litri). Nei grossi stellari e nei 12 cilindri a V,
con cilindrate dell’ordine di 30 – 45 litri, gli alesaggi andavano da
130 a 156 mm, generalmente. Cospicui sono stati anche i valori
raggiunti da alcuni motori destinati ai veicoli industriali (che negli
USA hanno continuato ad essere a ciclo Otto, e non Diesel, per vari
decenni). Per quanto riguarda il campo auto, nei mitici Offenhauser, che per tanto tempo hanno dominato a Indianapolis, si andava
da 108,7 a 109,5 mm, in alcune delle versioni più importanti.
Bronzine anche per il banco
In quanto alla adozione di bronzine anche per il banco, oltre che
per le bielle, non si tratta di una novità assoluta, per la casa bolognese. I bicilindrici paralleli di 500 e 350 cm3 prodotti nella seconda metà degli anni Settanta, e in seguito considerati un autentico errore di percorso da parte di tutti i ducatisti, che in genere
preferiscono non parlarne neanche, avevano in effetti due bronzine di banco, oltre a quelle installate nelle teste delle bielle. Pure
in quel caso il basamento era costituito da due semicarter che si
univano secondo un piano
mediano verticale. Per il banco venivano quindi adottate,
come nel nuovo 1199 Superquadro, delle bronzine anulari
e non divise in due parti (come
quelle che si installano nei supporti scomponibili e nelle teste
di biella munite di cappello).
Questa soluzione è largamente
impiegata in campo motociclistico. Basta pensare ai motori
Honda bicilindrici a V di 52° impiegati sulla Transalp e su altri
modelli di larga diffusione (Africa Twin, Revere, VT 500…).
A proposito delle bronzine, la
denominazione più rigorosa
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sarebbe “cuscinetti a guscio
sottile”. Anche perché in molti casi di bronzo non ce ne è
traccia alcuna (in campo moto
assai spesso si impiega un
materiale antifrizione a base
di alluminio e stagno). Ad ogni
modo il termine è già da molti
anni di uso comune, e anche i
tecnici del settore lo adottano
da tempo.
Canne riportate in umido
Il fatto che i due semicarter si
uniscano secondo un piano
verticale ha reso necessaria
l’adozione di canne riportate in
umido. Fanno ricorso a questa
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SPORT
stessa soluzione i bicilindrici a V di 450 e 550 cm3 della Aprilia, nei
quali però le canne sono appoggiate in basso. Qui invece tali componenti sono dotati di un bordino collocato superiormente, ed è
solo tale parte che, quando si serrano le viti della testa, viene messa in compressione. Come ovvio, questa soluzione prevede un
piano di appoggio lavorato con una grande accuratezza. Nel caso
specifico ciò comporta la necessità di posizionare reciprocamente i due semicarter in modo estremamente preciso; e non ci deve
essere inoltre alcuna possibilità che si verifichino, anche nelle condizioni di funzionamento più gravose, degli spostamenti tra i semicarter stessi, anche se di minima entità. Per questa ragione vengono impiegate più spine di centraggio, opportunamente collocate,
in aggiunta a una nutrita serie di viti di unione (dalla disposizione
e dal dimensionamento accuratamente studiati). Sicuramente in
fase di progetto sono state di grande aiuto, a questo proposito,
le simulazioni al computer. Per dare un’idea delle sollecitazioni in
gioco basta pensare che in questo motore il picco di pressione è
dell’ordine di 90 bar; ciò significa che sul cielo del pistone durante
27 Marzo
2012
la combustione si scarica una forza che può superare gli 8500 kg
(sì, otto tonnellate e mezzo), e in maniera piuttosto repentina; l’incremento di pressione infatti è graduale, ma avviene comunque in
tempi ridottissimi. E poi, naturalmente, ci sono le forze d’inerzia…
Un motore senza compromessi
Il 1199 è stato realizzato senza compromessi anche per quanto
riguarda materiali, trattamenti e fornitori dei componenti. Le valvole di aspirazione, in lega di titanio, vengono fabbricate dalla Del
West, azienda americana famosa per la qualità dei suoi prodotti e
per il fatto che fornisce praticamente tutti i costruttori di motori di
Formula Uno.
L’albero a gomito è in acciaio 31 Cr Mo V9 (lo stesso impiegato
dalla BMW per il suo S 1000 RR) e viene sottoposto a nitrurazione
gassosa.
Sia il materiale che il trattamento sono costosi, ma ne vale la pena:
è infatti quanto di meglio oggi disponibile. I pistoni non sono nella
solita lega di alluminio ad elevato tenore di silicio, ma in lega di
alluminio con una congrua percentuale di rame, che mantiene
elevate caratteristiche meccaniche anche dopo lunga permanenza a temperature molto
alte. Le viti delle bielle sono in
acciaio H 11, dalle formidabili
caratteristiche meccaniche.
Questo materiale, che abbina
una grande tenacità a una straordinaria resistenza a fatica,
contiene lo 0,35 % di carbonio, il 5 % di cromo e l’1,5 % di
molibdeno e, per questo impiego specifico, viene trattato in
modo da ottenere una resistenza a trazione dell’ordine di ben
1600 – 1700 MPa.
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Travel Kit su KTM 990 Adventure e
990 SMT 2012 a 500€
KTM offre in promozione il Travel Kit a chi acquista una 990 SMT o
una 990 Adventure 2012 a soli € 500 di sovrapprezzo.
La promozione è valida fino a esaurimento scorte
L
e giornate più lunghe e
sempre più calde accendono in tutti i motociclisti
il desiderio di viaggi in moto.
Con la fantasia si progettano
escursioni su strade che attraversano paesaggi incantevoli
e luoghi unici. Per appagare al
meglio l’istinto avventuriero
e viaggiatore KTM offre con
decorrenza immediata la promozione “Travel Kit” sulle 990
SMT e 990 Adventure 2012.
Chi acquista una delle due bicilindriche da viaggio di KTM, potrà avere con un sovrapprezzo
di soli € 500 IVA inclusa il Travel Kit del valore commerciale
46
che va ben oltre i mille euro.
La promozione è valida fino a
esaurimento scorte. Il Kit è cosi
composto:
KTM 990 Adventure MY 2012
Travel Kit:
· Coppia valige plastica nere impermeabili 32 lt
· Sistema fissaggio rapido borse
· Kit adattatore
· Supporto valigie
· Serratura per supporto valigie
· Chiusure valigie
· Borsa serbatoio
· Supporto porta GPS
· Parabrezza Touring
Valore commerciale Kit €
1.317,48 IVA inclusa
KTM 990 SMT MY 2012 Travel Kit
· Coppia di valigie alluminio
nere 37 lt
· Sistema fissaggio rapido borse
· Kit adattatore
· Supporto valigie
· Serratura per supporto valigie
· Chiusure valigie
· Borsa serbatoio
· Supporto porta GPS
· Cavalletto centrale
· Parabrezza Touring
Valore commerciale Kit €
1.440,32.
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2012
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Jon-Erik Burleson: “KTM è la moto
offroad più venduta in America”
di Massimo Zanzani | Il presidente della KTM North America spiega
strategie e obiettivi della Casa austriaca nel mercato più importante del
mondo per quanto riguarda la vendita delle moto fuoristrada
J
on-Erik Burleson è approdato alla KTM North
America nell’agosto del
’95 quando era ancora al college per concludere gli studi nel
settore finanziario.
Gli proposero di assumere
l’incarico di direttore vendite
dell’area dei Grandi Laghi, e
dalla California si trasferì nel
quartier generale costruito alla
fine degli anni sessanta in Ohio
dal mitico John Penton, ritornato da Mattighofen con un
contratto che gli dava il mandato per diventare l’importatore
americano della KTM. Dopo un
quarto di secolo la proprietà
passò direttamente alla Casa
madre austriaca, rimanendo
nella sede di Amherst fino al
2005, quando il presidente della KTM USA Rod Bush scomparve lasciando il testimone a
Burleson.
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Jon-Erik Burleson
«Quando ho assunto le redini dell’azienda rimanere in Ohio non
aveva più molto senso - dichiara Jon-Erik Burleson - perché volevamo crearci la nostra fetta di mercato nel motocross e negli
Stati Uniti il cuore del fuoristrada è sicuramente la California, sia
come sede per i costruttori che come presenza di gare. Abbiamo
iniziato con un ufficio a San Diego, poi ci siamo spostati a Temecula e infine nel 2008 a Murrieta nella sede attuale, perché a volte
è più facile cambiare nei momenti difficili, mentre in Ohio è rimasta l’assistenza clienti dove abbiamo una struttura per i ricambi
di diecimila metri quadri, compreso il servizio tecnico e un centro
pratica per i rivenditori e i meccanici che hanno anche assistenza
telefonica. Dal punto di vista delle vendite tutto è basato qui, sei
più vicino ai media, alla produzione e abbiamo anche un gruppo
di ricerca e sviluppo che può fare test almeno 345 giorni all’anno e che collabora con l’Austria. Questo trasloco per noi è stata la
catapulta nel mercato del motocross, visto che da allora abbiamo
avuto una crescita costante».
Quante persone lavorano per voi?
«Al momento abbiamo una trentina di persone qui in California
e altrettante in Ohio, ma abbiamo anche un ufficio a Montreal in
Canada con altre dieci elementi e altri quindici collaboratori esterni coinvolti nel reparto corse o R&D. I meccanici invece hanno un
contratto stagionale per il periodo delle gare».
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Numeri davvero notevoli, pensavo foste nettamente dietro ai
giapponesi.
«E’ stata una crescita rapida. Negli Usa il mercato delle moto è
particolare perché molta gente fa corrispondere le vittorie nel
supercross con le quote di mercato anche se degli spettatori del
supercross solo il 30 o 40% sono veri motociclisti mentre quelli
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SPORT
Qual è la vostra quota di mercato negli Stati Uniti?
«Il 2011 è stato per noi un anno record, perché, considerando il
segmento delle moto fuoristrada da competizione, comprese
quelle da motocross, abbiamo raggiunto il primo posto con più
del 30% delle vendite. E’ un dato molto confortante, in alcuni segmenti ci sono giapponesi scesi del 10% mentre noi siamo saliti del
17%. Abbiamo proposto un buon prodotto, e lo dimostra il fatto
che anche solo tenendo conto del solo motocross copriamo tra
il 16 e il 17% del mercato mentre per quanto riguarda l’enduro da
competizione siamo addirittura al 50%. E pensare che solo cinque
anni fa eravamo al terzo posto, mentre ora siamo primi».
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del’outdoor che possiedono una moto sono molti di più mentre il
settore enduro è ancora una piccola rappresentativa anche perché articolato in diversi campionati: GNCC, Desert Racing, Enduro Racing, WOCS. Quindi gli appassionati possiedono molti tipi di
moto fuoristrada, e per un’azienda è difficile fare tutte le scelte e
le azioni giuste, come dimostra il caso della Suzuki che due anni
fa dominava nel supercross e nel motocross outdoor, ma erano
quarti o quinti nelle vendite. Noi offriamo un prodotto eccellente
e adesso, con l’aiuto di Roger De Coster e del suo team, la nuova
450 è tecnologicamente ancora migliore, è un prodotto molto molto competitivo che si affianca ai 42 differenti modelli che abbiamo
negli Stati Uniti e che competono con i giapponesi i quali, invece,
hanno magari un paio di modelli da supercross e altrettanti da motocross».
Quale strategia avete usato dal 2008 ad oggi per raggiungere il
primo posto nelle vendite?
«Il passo più grande è stato traslocare la sede centrale. Questo ha
cambiato molte cose, dalla percezione del mercato al grado di sviluppo dei prodotti. Nei tre anni precedenti però abbiamo curato
molto il servizio clienti rendendolo molto efficiente e abbiamo sviluppato un’ottima rete di rivenditori, questo ha fatto sì che il cliente
finale sia soddisfatto e si senta sicuro nell’acquisto di una KTM.
Poi abbiamo iniziato a imporci nelle gare di motocross: nel 2009
abbiamo vinto una prova comparativa tra le 450 da cross di serie
fatta dalla più importante rivista statunitense ed è stato un passo
importante per fare in modo che la gente iniziasse a comprarla. E’
stato il risultato di un intenso lavoro iniziato nel 2007 mettendo
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Adesso che siete il numero
uno, quali sono i vostri obiettivi?
«Vogliamo
incrementare
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ulteriormente la nostra quota di mercato generale e arrivare al primo posto nelle vendite del motocross. Ora siamo al 17% e vorremmo arrivare al 25, siamo molto vicini al secondo e la chiave di volta
sarebbe vincere un titolo supercross. E’ la cosa che ci porterebbe
in prima classe, agli occhi del consumatore, quella è l’ultima cosa
che manca e che ci si aspetta da noi».
E’ per questo che quest’anno con Dungey, Roczen e Musquin
avete formato un team fortissimo, coincidenze sfortunate a
parte?
«Ci stavamo lavorando da due o tre anni, seguendo un approccio
diverso rispetto al passato che punta esclusivamente alla qualità.
Dovevamo avere la moto giusta, e De Coster ci ha portato la sua
capacità di creare una moto veramente capace di vincere il supercross. Una volta che hai la moto devi avere una buona infrastruttura, un buon capo per la squadra, e Roger è stato anche in questo
caso la pedina giusta per dare sicurezza ai piloti andandoli ad assumere non solo offrendo solo uno stipendio, ma anche la possibilità di vincere. Questa è la sfida: se vuoi buoni piloti devi creare
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sicurezza nel mercato in modo che si sentano tranquilli a correre
per il tuo marchio, ma anche che pensino che è la scelta migliore
che possano fare per essere in grado di competere nel campionato. Purtroppo l’infortunio di Dungey non ci voleva, ma credo
veramente che se riusciamo a raggiungere il nostro obiettivo saremomo veramente in grado di prendere la prima posizione nel
mercato generale del fuoristrada e in quello puro del motocross».
a punto le moto da cross per il
mercato statunitense. Abbiamo impiegato due persone nella ricerca e sviluppo lavorando
con i riscontri dei media, abbiamo sviluppato le specifiche
per i pneumatici e la regolazione delle sospensioni perché il
mercato americano ha le sue
esigenze particolari, in parte
derivate dal supercross che ha
un forte impatto anche a livello
amatoriale, persino sullo stile
di guida».
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Purtroppo anche Ken ne ha fatte le spese ad inizio stagione.
«Ken è un pilota di ultima generazione, è giovanissimo e ha tutto il
tempo per venire fuori. Sia lui che Marvin hanno un gran potenziale, vedremo se verranno confermato in questa stagione o in quella
prossima, sicuramente hanno la possibilità di diventare piloti di
alto livello in entrambe le categorie».
Le vostre moto ufficiali vengono preparate in Europa e poi vengono modificate da voi?
«E’ un lavoro di gruppo, partiamo dalla base factory e lavoriamo su
tutti gli aspetti, ma sempre a contatto con la Casa madre. Fanno
molto sviluppo in Austria, e qui lavoriamo molto sul motore e sulle sospensioni, non posso dire chi fa più o meno perché è l’unico
modo che può esserci, un grande lavoro di squadra per raggiungere il titolo nel supercross».
I titoli vinti da Cairoli e Musquin hanno un impatto nel mercato
USA?
«Nonostante questi riconoscimenti e le splendide gare fatte da
Roczen davanti al pubblico americano nel Nazioni che si è corso in
Colorado e di Tony nel GP di Glen Helen questa nazione si focalizza
tantissimo sul supercross e in seconda battuta sul National».
Guardando il tuo ufficio c’è
però solo una maglia appesa,
quella di Stefan Everts: c’è
una ragione precisa?
«Non mi importa chi sei o da
dove vieni, Stefan Everts è un
eroe ad ogni livello.
Se guardi ai passi che abbiamo
fatto per avere successo nel
motocross, e questo vale anche per gli Stati Uniti, non puoi
non considerare l’impatto che
Stefan ha dato alla squadra, ha
influenzato dallo sviluppo del
motore a quello delle sospensioni: ha dato la sua collaborazione per la crescita globale
dell’azienda.
Adoro quando posso parlare
o lavorare con lui, è una persona favolosa e quando hai la
possibilità di avere una maglia
da una persona come Stefan
Everts, fai in modo che venga
appesa alla tua parete perché
non ci sono molte persone
come lui in giro per il mondo.
Non c’è una ragione precisa per
cui non c’è nessun altro, ma lui
è speciale».
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SPORT
100 anni di distribuzioni bialbero
di Massimo Clarke | E’ trascorso un secolo da quando il genio di
Ernest Henry ha mostrato la strada a tutti i progettisti di motori di alte
prestazioni. Ecco alcune tappe fondamentali
L
’idea di impiegare più di
due valvole per cilindro
i tecnici l’avevano avuta già nei primissimi anni del
Novecento. Il primo brevetto
relativo a una testa di questo
genere (con le valvole disposte
radialmente e non su due piani inclinati tra loro) è dovuto a
Hotchkiss e risale al 1906. Ben
presto c’è stato anche chi ha
pensato di impiegare non quattro, ma sei valvole per cilindro
(MAN, Borderaux). Il motore
Fiat 561 da competizione del
1909 aveva la distribuzione
monoalbero a quattro valvole e
lo stesso schema adottavano la
Opel e la Benz da corsa dell’anno successivo. In tutti questi
casi le valvole venivano azionate da bilancieri a due bracci.
L’intuizione
A indicare lo schema più vantaggioso, con riduzione al minimo delle masse in moto alterno
e con la disposizione complessivamente più razionale delle
valvole, due da una parte e due
dall’altra della testa, su due
piani inclinati tra loro, è stato il progettista della Peugeot
Ernest Henry nel 1912, con il
suo motore da GP a quattro
54
cilindri, dotato di distribuzione bialbero, con eccentrici che agivano
su semplici e leggeri bilancieri a dito. Si tratta dello stesso schema
oggi adottato universalmente nel campo dei motori di alte prestazioni, tanto da competizione quanto di serie. In molti casi al posto
dei bilancieri a dito si impiegano delle punterie a bicchiere (brevettate nel 1916 e impiegate la prima volta dalla Ballot nel 1919),
ma a parte questo, tutto il resto è uguale. La strada era mostrata
e in breve tempo quasi tutti i principali costruttori di auto da competizione hanno adottato questo stesso tipo di distribuzione. Per
quelle di serie, però, la storia è stata decisamente diversa…
Gli anni venti
Negli anni Venti, mentre le teste bialbero erano diventate la norma,
per i motori da corsa, diverse case hanno fatto ritorno alle due valvole per cilindro, anche per via della generalizzata adozione della
sovralimentazione. Questa soluzione nel dopoguerra è diventata
quella standard tanto sulle monoposto quanto sulle vetture della
categoria Sport (negli anni Cinquanta solo la Borgward, tra le europee, impiegava teste a quattro valvole). Sono state fondamentalmente le straordinarie prestazioni fornite dai motori motociclistici
Honda nei primi anni Sessanta a far sì che l’interesse dei progettisti tornasse a focalizzarsi sulle distribuzioni a quattro valvole per
cilindro, che sono state gradualmente adottate da tutti i costruttori
impegnati nel mondiale di Formula Uno nella seconda metà di tale
decennio.
Le auto di serie
Tra le auto di serie, solo pochissime nell’anteguerra hanno adottato distribuzione bialbero (spiccano la Salmson, l’Alfa Romeo e
la Bugatti). Dopo il secondo conflitto mondiale sono arrivati sulla
scena i motori Jaguar e Aston Martin / Lagonda (1948), seguito
dopo pochi mesi dall’Alfa Romeo 1900. Poi sono arrivati i quattro
cilindri della Giulietta e della Giulia, e questo tipo di distribuzione si è esteso anche a vetture prodotte in gran serie e destinate
al normale impiego quotidiano. Grazie alle cinghie dentate, la
soluzione bialbero è stata adottata nel corso degli anni Sessanta
anche dalla Fiat e da altri costruttori. Perché ai due alberi a camme
in testa iniziassero ad essere abbinate quattro valvole per cilindro
è stato comunque necessario aspettare ancora un bel po’. Tornando alle auto da competizione, negli USA, dove si correva sugli ovali,
la scena è stata dominata fin dagli anni Trenta dai motori a quattro
cilindri con distribuzione bialbero disegnati da Leo Goossen, che
nelle versioni più famose erano a sedici valvole. Si trattava del Miller, diventati poi Meyer-Drake e Offenhauser.
Le due ruote
Per le moto le cose sono andate diversamente. Nel primo bialbero a quattro valvole, un bicilindrico parallelo da competizione
realizzato nel 1914 dalla Peugeot, c’era la mano di Ernest Henry. Non si può dire però in questo caso che la strada indicata dal
grande tecnico svizzero sia stata abbracciata rapidamente dagli
altri costruttori. Negli anni Venti sono stati realizzati alcuni motori
monocilindrici a quattro valvole (Triumph-Ricardo, Guzzi,
Rudge), ma nessuno di essi era
bialbero. Le distribuzioni infatti
erano ad aste e bilancieri o monoalbero. Ben presto lo schema più affermato, per i motori
da competizione, è diventato
quello a due valvole con un solo
albero a camme in testa, che le
azionava per mezzo di bilancieri a due bracci. Ad abbracciare
alla grande lo schema bialbero
è stata la Bianchi nel 1924 con
la sua 350 “Freccia Celeste”, il
cui nome è indissolubilmente
legato al grande Tazio Nuvolari.
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MOTOGP
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adottata da quasi tutte le case per i modelli non solo sportivi ma
anche turistici. Ci sono stati però anche alcuni eccellenti esempi di
motori monoalbero, come i 250 e 500 Benelli.
Gli anni trenta
È stato però solo dalla metà
degli anni Trenta in poi che la
maggior parte dei costruttori di
motori da corsa ha iniziato ad
orientarsi con decisione verso
le teste bialbero, invariabilmente a due valvole. Per quanto riguarda la produzione di serie, il
decennio in questione ha visto
il passaggio definitivo dalla distribuzione a valvole laterali a
quella ad aste e bilancieri,
Gli anni quaranta
Nel corso degli anni Cinquanta, mentre tutte le moto da competizione a quattro tempi erano bialbero (salvo due o tre di eccezioni), tra le sportive stradali le teste monoalbero hanno iniziato ad
avere una buona diffusione. Per assistere alla affermazione delle
distribuzioni bialbero è stato necessario però attendere l’entrata
in scena dei costruttori giapponesi.
La Honda CB 450 con due alberi a camme in testa è apparsa nel
1965, mostrando chiaramente la direzione che doveva essere presa. Questa moto è stata prodotta a lungo e in numero elevati, a differenza della MV a quattro cilindri, comparsa pochi mesi dopo (in
versione di 600 cm3), dotata essa pure di testa bialbero. All’inizio
degli anni Settanta sono entrati in produzione via via modelli con
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Il suo motore monocilindrico, a
due valvole, era stato progettato da Mario Baldi.
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due alberi a camme in testa come la Kawasaki Z-1 900 e la Laverda
1000, seguiti dalla Suzuki GS 750.
Negli anni settanta
Per quanto riguarda le quattro valvole per cilindro, praticamente
d’obbligo nei quattro tempi da competizione già dalla metà degli
anni Sessanta (aveva cominciato la Honda, mostrando a tutti la
strada con la vittoria nel mondiale 250 del 1961), sulle moto di serie sono tornate in scena, un poco in sordina, quando sono state
adottate dalla Honda XL 250 monoalbero (1972) e dalla Yamaha TX
500 bicilindrica bialbero (1973).
Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio del decennio successivo via
via tutti i modelli di prestazioni più elevate prodotti dalle principali
case sono stati finalmente dotati di teste bialbero a quattro valvole per cilindro (la Yamaha è addirittura andata oltre, adottando
cinque valvole, soluzione che avrebbe abbandonato solo diverso
tempo dopo).
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Le moto più amate dai Giapponesi
di Andrea Perfetti | Girovagando per Tokyo abbiamo visto tante moto,
alcune da noi sono una vera rarità (Katana, GPZ e molte altre), mentre
in Giappone sono regolarmente vendute. I mezzi più divertenti nella
gallery di Max Morri
I
gusti dei Giapponesi
La passione per la moto in
Giappone è molto radicata.
Le quattro sorelle del Sol Levante (Honda, Kawasaki, Suzuki e Yamaha) sono portabandiera del Paese nel mondo. Ma
non è detto che Europei e Americani da una parte, e Giapponesi dall’altra, amino lo stesso
genere di moto. Ce lo dimostra
la gallery fotografica realizzata
58
dall’amico Max Morri nella metropoli di Tokyo. I Giapponesi hanno una vera predilezione per le moto vintage, in particolare quelle
degli anni ‘70. Tanto che le Case mantengono spesso in regolare
produzione le due ruote di quel periodo, ovviamente aggiornate
(ma non troppo) per adeguarsi ai nostri tempi a livello di emissioni
inquinanti e di sicurezza attiva (freni e sospensioni). Sulle strade è frequente incrociare la Kawasaki GPZ, vera icona degli anni
‘80, o la sobria Zephyr 400 (pare una 750, ma in realtà è una 400
cc, cilindrata assai diffusa in Giappone grazie alle agevolazioni fiscali e normative riservate a queste motorizzazioni). Altrettanto
apprezzata è la mitica Suzuki Katana, presente sul mercato nipponico anche nell’inedita cilindrata 400, mentre in Europa erano
giunte le versioni di 750 e 1100 cc. Alla Honda dedichiamo la sezione virtuale delle piccole moto e scooter a 4 tempi, un genere
molto popolare in Giappone che vede il Cub e il simpatico Monkey in cima alle preferenze dei biker locali. Gli Honda Monkey 50
consumano poco, pesano ancora meno, ma non per questo il loro
look è trascurato, anzi. Guardate che bella customizzazione è dedicata, per esempio, al piccolo Monkey nella livrea HRC. Sempre
dalla Honda arriva una strana
XR 100 Motard, omologata per
il trasporto del passeggero. Notate qualche anomalia? Esatto:
le dimensioni sono lillipuziane e
i cerchi semplicemente minuscoli, da 12 pollici!
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di Antonio Privitera | Di benzinai neppure l’odore. Ormai sono certo
che rimarrò senza benzina su quest’altopiano deserto. E’ stata una follia
quella di cercare di arrivare in città partendo da casa mia in campagna...
D
i benzinai neppure l’odore. Ormai sono certo
che rimarrò senza benzina su quest’altopiano deserto. E’ stata una follia quella di
cercare di arrivare in città partendo da casa mia in campagna, immersa nelle coltivazioni
di hashish e oppio che da anni
io e la mia famiglia curiamo per
conto altrui. Governo o bande
religiose armate, non fa differenza. I rispettivi emissari che
vengono a controllare il prodotto e lo reclamano come proprio
hanno le stesse facce gonfie e
livide da alcol appena immesso in circolo ma, in ogni caso,
da mesi non viene più nessuno
a prendere il carico che giace
sotto le capanne e rischia di
perdere valore. Io non ho mai
toccato un grammo del carico,
non ho mai fumato nemmeno
una sigaretta. Costano troppo
le sigarette e poi servono per
ingraziarsi i miliziani che guardano la mia motocicletta con
occhi indecenti, per questo
le teniamo a casa; ma il carico non si tocca: ti tagliano la
mano, la prima volta; ti tirano
via la testa, la seconda. Le mani
mi servono, tutte e due, per
guidare e coprire il chilometro
60
che ci separa dalla fonte d’acqua, perlomeno d’estate. Da
mesi, saranno due almeno, non
solo non viene nessuno a prendere il carico ma non riceviamo
più né cibo né rifornimenti e
non giungono più notizie degli scontri in città; mia madre
è allo stremo delle forze, mio
fratello minore gioca ancora a
fare i castelli e le piramidi con
le pietre e temo sempre che un
giorno o l’altro scambi una pietra per una mina o viceversa;
mio padre non lo so dov’è, si è
allontanato due settimane fa
per cercare benzina e cibo; non
è ancora tornato. Con quel che
resta dell’ultimo pieno mischiato all’alcol medico ho avviato la
motocicletta all’alba e mi sono
diretto in città, sperando di
trovare qualcuno. Anche questa notte ho fatto sogni brevi,
a raffica, sventagliate di eventi
non concatenati e di emozioni
esibite senza porto d’armi; poi
ho aperto gli occhi rapidamente e controllato la motocicletta
pronta a partire, per andarmene di nascosto perché non ho il
coraggio di dire a mia mamma
che la sto lasciando sola con
mio fratello di cinque anni: a
restare ostaggio di questa situazione, di queste baracche
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SPORT
I racconti di Moto.it: “Libero a Marzo”
27 Marzo
2012
umide, non resisto un giorno
di più. Ora è estate e fa molto
caldo, ma cosa sarebbe accaduto se fosse stato inverno?
Forse il mercato della droga è
in calo e aspettano che risalga
per venire a prendere il carico,
oppure da qualche parte c’è un
checkpoint che sbarra la strada
e nessuno vuole fare la prima
mossa d’attacco per spazzarlo
via e venire qui. In fondo siamo
stati fortunati, siamo manovalanza preziosa ma non insostituibile fuori dalla guerriglia che
insanguina la città e per questo
dobbiamo stare attenti a non
sbagliare nell’esecuzione dei
nostri compiti di coltivatori:
potrebbero portarci in città,
potrebbero pure lasciarci liberi di fare quello che vogliamo
e questa sarebbe la cosa peggiore perché in una nazione
governata dispoticamente essere liberi significa essere prigionieri, in uno stato tiranno e
malato non essere utile ti rende
sacrificabile. Le ultime notizie
parlavano di forze di liberazione internazionali che hanno insediato un reggente e placato
gli scontri; non ci credo: io fino
a poco tempo fa continuavo a
sentire i suoni sordi delle esplosioni in lontananza, di notte, nel
silenzio. Non c’è nessuno per la
strada dritta e asfaltata a tratti, ma in una sola corsia, che
porta in città. Credo che siano
almeno 110 miglia, non lo so
se c’è abbastanza benzina per
farcela. Fino ad adesso non ho
incontrato nulla, nemmeno una
pecora o un convoglio militare;
mi sento libero, invece, come
mai. E’ la prima volta che percorro questa strada, la prima
volta che mi allontano così tanto da casa in tutti i miei vent’anni di vita. Mi invade una viscerale sensazione di leggerezza,
di voglia di scoperta che parte
dalle mani sul manubrio e arriva alla ruota posteriore ormai
liscia come un uovo; non sono
solo: sono con me stesso, avverto la comunione con le cose
che non si vedono, il vento, la
velocità, il calore, le forze che
si scaricano sulla mia schiena
scoperta e bruciata; queste
emozioni mi ottundono la mente, mi fanno perdere di vista il
senso del mio viaggio, quasi
non importa dove sto andando,
tutto mi sembra più leggero e
calcolabile senza fatica e sono
pure sicuro che se incontrassi
adesso i militari saprei come
spiegare loro che li cercavo,
che non sono fuggito dal campo di coltivazione, che non ho
nostalgia della città ma ho solo
desiderio di libertà e di vedere
la mia fidanzata di quindici anni.
La fretta che mi sento in corpo
sta svanendo; se non fosse che
temo le mine antiuomo e le cluster bombs, probabilmente devierei dal mio percorso, salirei
sulle alture e darei uno sguardo
verso nord, dove dicono che il
clima politico sia più sereno, la
vita più semplice, l’occupazione militare occidentale completa. Appena arrivo in città
faccio il pieno, cerco Tamra e
la porto con me alla coltivazione; sento il bisogno di condividere con lei queste sensazioni
irripetibili delle quali credo che
non riuscirò a saziarmi tanto
presto; cambierò la gomma
di dietro, raddrizzerò il manubrio, renderò più accogliente
la sella sforacchiata e storta e
punterò verso nord, dormendo
per terra o in qualche accampamento di nomadi e troverò
il punto d’incontro tra il cielo
e gli altipiani. Partiremo insieme, faremo quello che ci piace
e senza costrizioni faremo la
nostra vita serena. Basta una
motocicletta: anche qui posso
avere la libertà, non importa
tutto il resto. Questo è quello
che non vogliono farci conoscere: la libertà non si raggiunge e non ha senso combattere
per ottenerla, la si sente dentro
quando il vento ti accarezza le
mani e il terreno ti scorre veloce sotto i piedi; se sei libero, lo
senti. Il mio modo di pensare
sta evolvendosi mano a mano
che mi allontano dalla coltivazione e il carburante si consuma; forse diventare uomini è
questo o forse, invece, è quello
che tutti gli uomini dovrebbero
diventare per deporre le armi,
lasciare il mondo in pace e goderselo a cavallo di una motocicletta. Sento pure meno caldo.
Guidare ti riempie la mente di
pensieri profondi e dedicati alle
persone che ami. Voglio andare
al nord e conoscere persone,
oppure viaggiare in…
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SPECIALE MOTOGP
test di JEREZ
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2012
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Test Jerez, Stoner si conferma
il pilota da battere
di Giovanni Zamagni | Casey Stoner chiude imbattuto i test
precampionato, ma Jorge Lorenzo e Dani Pedrosa sono velocissimi
e lo inseguono da vicino. Valentino Rossi chiude sesto a 0”953
C
asey Stoner chiude
imbattuto i test precampionato, ma Jorge
Lorenzo e Dani Pedrosa sono
velocissimi e lo inseguono da
vicino. Valentino Rossi chiude
sesto a 0”953, al termine di una
giornata di lavoro sicuramente
più proficua delle precedenti. Settimo Andrea Dovizioso,
staccato di 1”080.
STONER SEMPRE PRIMO
Quando ha girato, Casey Stoner ha chiuso i test sempre al
primo posto: i suoi avversari
sono riusciti a stargli davanti
solo nel primo giorno del primo
test in Malesia (Casey era stato
bloccato dal mal di schiena) e
nel secondo del secondo test
(fermato ai box da problemi
tecnici della moto). Insomma,
vista così, c’è poco da stare
allegri per Lorenzo e Pedrosa, i
due soli piloti che in questo momento lo possono contrastare
per la vittoria e il mondiale. Insomma, il campione del mondo
è in grande forma e poco importa che sia stato l’unico dei
tre a non aver realizzato una simulazione gara: “perché la dovrei fare” aveva detto venerdì?
64
Non l’ha mai fatta e a Jerez, pista che non ama, ha messo comunque insieme undici giri consecutivi (quasi un primato per lui), con
un passo da paura. Si riparte quindi da dove si era finito, con Stoner punto di riferimento e uomo da battere. “Sono contento che
siano finiti i test e inizino i GP – sbuffa il campione, vero e proprio
animale da gara -! Tre giorni sulla stessa pista sono troppi, rischi
solo di fare confusione. Fortunatamente ieri è piovuto…”. Casey è
così, piace (o non piace) proprio per la sua schiettezza. “Abbiamo
fatto un buon lavoro sul bilanciamento della moto e adesso siamo messi meglio sulla distanza. Alla fine, un po’ di chattering è
emerso ed è veramente l’unico aspetto che ci preoccupa. Per me
questo circuito è sempre stato ostico, fin da quando correvo qui
nel campionato spagnolo, probabilmente perché è troppo stretto
e non puoi mai aprire tutto il gas, tanto che con le MotoGP appoggi appena la sesta. Ecco perché sono ancora più soddisfatto della
mia prestazione: alla fine, mi erano rimaste due gomme nuove e
ho cercato di fare il tempo”.
LORENZO-YAMAHA: CHE RITMO
Ma Lorenzo e la Yamaha sono vicinissimi, più di quanto lo fossero
nel 2011. Lorenzo, a lungo in testa alla classifica, prima di essere
superato proprio nel finale, ha chiuso a 173 millesimi da Stoner,
ma non perderà certo il sonno per questo. Piuttosto, andrà a casa
soddisfatto e convinto di avere un gran ritmo, che gli ha permesso di coprire 27 giri (la distanza del GP di Spagna) con un passo
impressionante di 1’40” basso, con il miglior crono di 1’39”252
e il peggiore di 1’40”794. In altre parole, il pilota della Yamaha è
più che pronto per l’inizio della stagione. “Sono decisamente soddisfatto – commenta – sono sempre stato nelle primissime posizioni in tutti i test, oggi sempre primo fino a dieci minuti dalla
fine: è la miglior conferma che la moto è competitiva. Addirittura
è la miglior M1 che abbia mai guidato. Sicuramente è l’inverno nel
quale mi sono preparato con più efficacia: possiamo essere veloci in tutti i circuiti. Rispetto all’anno scorso, siamo più vicini alla
Honda, anche se dobbiamo migliorare in accelerazione: ho fatto
una buona simulazione, ma l’ha fatta anche Pedrosa. Stoner è un
pilota da qualifica: sicuramente alla fine ha voluto fare il tempo a
tutti i costi”. Per quanto riguarda Ben Spies, il suo quarto posto a
sette decimi dalla vetta dice che l’americano è molto veloce, ma
anche che gli manca ancora qualcosina per essere a livello dei tre
fenomeni della MotoGP. In ogni caso, probabilmente sarà sempre
lì davanti, immediatamente a ridosso della zona podio.
PEDROSA: QUALCOSA IN PIU’ DEL TERZO INCOMODO
Dani Pedrosa si è preso 377 millesimi da Stoner e due decimi da
Lorenzo, ma rappresenta qualcosa in più del “terzo incomodo”.
A Jerez, su una delle sue piste preferite, Dani è andato davvero
forte e anche la sua simulazione, come ha confermato Lorenzo, è
stata davvero convincente, solo leggermente più lenta di quella del
connazionale della Yamaha. “Mi manca un po’ di stabilità in entrata di curva, ma nel complesso siamo veloci e competitivi. E anche
fisicamente sto bene”, dice sorridente: non gli era successo tante
volte nella sua carriera.
ROSSI-DUCATI: UN PO’ MEGLIO. MA LA STRADA E’ LUNGA
Dopo il disastro di Sepang2,
Valentino Rossi e la Ducati hanno visto un po’ di luce alla fine
di tre giorni comunque travagliati. Si è iniziato venerdì con
tanti problemi e Valentino che
non sentiva l’anteriore, poi sabato non si è potuto lavorare
per la pioggia, mentre oggi è
stato seguito un programma
finalmente chiaro e redditizio.
“Abbiamo fatto un passo in
avanti dopo aver fatto una
gran confusione tra i due test
in Malesia. Adesso guido meglio la moto, ma, attualmente,
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è questo il nostro potenziale.
Il podio rimane lontano, dobbiamo lottare con il gruppetto
immediatamente a ridosso dei
primi tre”. Nell’analisi, non ci si
può dimenticare che la GP12,
di fatto, ha girato solo sei giorni (tre sono stati persi per la
pioggia) ed essendo una moto
totalmente nuova, con una tecnologia prima sconosciuta per
la Ducati, richiede naturalmente tempo per essere sviluppata
e sistemata. La sensazione è
che però, finalmente, sia stata
66
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MOTOGP
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DOVIZIOSO INDIETRO, MA NON PREOCCUPATO
Andrea Dovizioso ha chiuso settimo e ultimo tra i piloti Yamaha,
ma Andrea Dovizioso non sembra così preoccupato. “Questa per
me – è la sua analisi – è una pista ostica e conosco troppo poco la
Yamaha per riuscire a sfruttarla al meglio. A Sepang, proprio per le
caratteristiche del circuito, avevo limitato i danni (aveva finito terzo, NDA), ma qui conta di più l’adattamento alla moto. Non sono
troppo preoccupato e il distacco dai primi è sicuramente inferiore
al secondo che ho preso oggi”.
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SPORT
trovata una base: adesso bisogna capire qual è il margine di miglioramento.
Nel finale, Rossi ha messo insieme 14 giri consecutivi: 1’40”756 il
miglior crono, 1’41”608 il peggiore. Come dire, che Stoner, Lorenzo e Pedrosa sono al momento inavvicinabili.
27 Marzo
2012
CRT: LONTANE, COME PREVISTO
La migliore delle CRT è stata la ART di Randy De Puniet, 13esimo
a 1”821 da Stoner, ma a meno di un decimo dalla Ducati di Karel
Abraham e a tre da quella di Hector Barbera: vista così, non è nemmeno andata troppo male, ma non ci si può dimenticare che quella
di Jerez è la pista più favorevole di tutto il mondiale a questo tipo
di moto.
E’ andato benino Danilo Petrucci con la Ioda di Giampiero Sacchi
(motore Aprilia e telaio a traliccio in tubi), anche se il distacco è
elevato (3”146), mentre la Suter di Colin Edwards ha chiuso a
3”293. Piuttosto in difficoltà anche Mattia Pasini, staccato di 3”4
e vittima di una scivolata nel finale, mentre è tutto sommato interessante il debutto di Michele Pirro con la Honda-TSR del Team
Gresini, considerando che, di fatto, la moto era la prima volta che
scendeva in pista.
Classifica
1 Casey STONER Repsol Honda
Team 1:38.780 - - 61
2 Jorge LORENZO Yamaha Factory Racing 1:38.953 +0.173
+0.173 84
3 Dani PEDROSA Repsol Honda
Team 1:39.157 +0.204 +0.377 73
4 Ben SPIES Yamaha Factory
Racing 1:39.495 +0.338 +0.715
61
5 Cal CRUTCHLOW Monster Yamaha Tech 3 1:39.585 +0.090
+0.805 79
6 Valentino ROSSI Ducati Team
1:39.733 +0.148 +0.953 87
7 Andrea DOVIZIOSO Monster
Yamaha Tech 3 1:39.860 +0.127
+1.080 72
8 Nicky HAYDEN Ducati Team
1:39.919 +0.059 +1.139 88
9 Alvaro BAUTISTA San Carlo
Honda Gresini 1:40.017 +0.098
+1.237 85
10 Stefan BRADL LCR Honda
1:40.098 +0.081 +1.318 84
11 Hector BARBERA Pramac
Racing Team 1:40.287 +0.189
+1.507 88
12 Karel ABRAHAM Cardion AB
Motoracing 1:40.579 +0.292
+1.799 87
13 Randy DE PUNIET Power
Electronics Aspar 1:40.601
+0.022 +1.821 71
14 Aleix ESPARGARO Power
Electronics Aspar 1:41.645
+1.044 +2.865 69
15 Danilo PETRUCCI Came Iodaracing Project 1:41.926 +0.281
+3.146 87
16 Franco BATTAINI Ducati
Team 1:42.057 +0.131 +3.277 85
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Rossi: “I miracoli non esistono.
Questo è il nostro potenziale”
di Giovanni Zamagni | I suoi occhi sono decisamente più vispi rispetto
al secondo test di Sepang, ma non sono ancora pieni di gioia. E’ ovvio
che sia così: un passo in avanti è stato fatto, ma i primi sono ancora
lontanissimi
I
suoi occhi sono decisamente più vispi rispetto al
secondo test di Sepang, ma
non sono ancora pieni di gioia.
E’ ovvio che sia così: un passo
in avanti è stato fatto, ma i primi
sono ancora lontanissimi. “Alla
fine sono piuttosto contento,
nel senso che abbiamo lavorato
bene sulla moto e siamo riusciti
a tirare fuori il nostro potenziale. Sono sesto, ho fatto un
buon tempo (1’39”733), sono
la prima Ducati e non sono tanto distante da Crutchlow. Abbiamo trovato un buon setting:
purtroppo, la pioggia di ieri per
noi è stato uno svantaggio, perché avremmo dovuto arrivare
sabato sera in queste condizioni. Venerdì abbiamo pagato gli
errori che avevamo fatto a Sepang2, dove avevamo seguito
una strada che si era rivelata
sbagliata. Piano piano abbiamo modificato la GP12, prima
dietro e poi davanti: adesso,
almeno, entro in curva abbastanza bene, riesco a piegare e
a guidare molto meglio rispetto
a venerdì. Quello che dobbiamo
migliorare prima possibile è il
comportamento della moto
68
con le gomme finite, perché con quella morbida ho fatto un giro
abbastanza buono, ma nella mini simulazione (14 giri, NDA) che
ho fatto alla fine, la Desmosedici comincia a sottosterzare tanto
quando la gomma scivola dietro, non riesco più a metterla dritta
in accelerazione e perdo tanto. Abbiamo parlato con Preziosi (solitamente Valentino lo chiama Filippo, NDA) e vediamo cosa si può
fare. Dei tre test, questo è il più realistico: questo attualmente è il
nostro potenziale. Non è male, considerando che la moto ha solo
6-7 giorni di vita: magari, durante l’anno riusciamo a farla andare
un po’ meglio”.
Quindi, vai in Qatar con quale spirito?
“Beh, se va tutto bene, riusciamo a fare così, questo è il nostro
potenziale”.
Hai sottolineato: “sono il primo Ducati”: quanto è importante
esserlo?
“Non è la cosa più importante, ma lo è. Il primo giorno Hayden non
era andato così male e quindi bisognava essere primi tra le Ducati.
Secondo me Nicky sta guidando forte: lo vedo dai dati, da come
fa le curve veloci ed è quindi importante stargli davanti. E’ in forma e può essere un buon riferimento. Questa moto, rispetto alla
vecchia, mi permette di osare di più: sembra più sicura. E’ molto
importante”.
Cosa bisogna fare adesso?
“Rimanere concentrati e lavorare con calma. Tra Sepang1 e Sepang 2 ci sono state delle grandi idee rivoluzionarie che però ci
hanno portato a fare schifo (non dice esattamente così, NDA) nel
secondo test: invece bisogna stare tranquilli e cercare di migliorare passo dopo passo. I miracoli non esistono, non si può trovare un
secondo così, bisogna farlo piano piano. Adesso la moto rimane
questa fino alla fine dell’anno, ma si possono fare delle modifiche”.
Dopo la preoccupazione di Sepang, adesso sei più sollevato?
“Non è che faccio i salti di gioia, ma sono un po’ più tranquillo, anche perché oggi sono riuscito a guidare piuttosto bene. Ho fatto
tutto quello che potevo, totalizzando 90 giri: per quello che è possibile, sono pronto”.
Ma può succedere un miracolo come quello della Ferrari di
oggi?
“Intanto grandissimi complimenti ad Alonso: oggi è stato proprio
una bestia! Quando hai una possibilità così, in un momento così
difficile, bisogna essere un campione vero per riuscire a vincere la
gara. Per quanto riguarda noi, boh…”.
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Yamaha ha svelato la nuova YZR M1 2012
Jorge Lorenzo e Ben Spies hanno mostrato a Jerez la livrea definitiva
dei due prototipi in sella ai quali affronteranno il campionato 2012
Y
amaha Racing ha svelato ieri i colori e l’immagine definitiva delle YZR M1 che Jorge Lorenzo e Ben Spies guideranno nel corso della prossima stagione. Alla vigilia dell’ultimo
test ufficiale di Jerez per la classe regina, la scuderia giapponese ha realizzato la presentazione all’interno della sua hospitality
nel paddock di Jerez, davanti ad una nutrita rappresentazione di
media ed addetti stampa. All’evento hanno preso parte i principali responsabili legati al marchio – fra questi Lin Jarvis, Managing Director di Yamaha Motor Racing, e il direttore della squadra
Massimo Meregalli – e i due piloti MotoGP™, che si sono mostrati
soddisfatti del ‘look’ dei prototipi numero 11 e 99, ed impazienti di
salire in sella domani per dare il via all’ultima trance di test della
fase prestagionale del Campionato del Mondo 2012.
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“
Circola la voce di un nuovo punteggio, riservato ai
primi dieci classificati e non quindici, che premi molto
di più la vittoria, e che premi anche la pole position
di Nico Cereghini | Girano voci di cambiamenti epocali: griglia,
punteggi, accesso dalle altre categorie. Saranno soltanto ipotesi,
ma sono ipotesi che piacciono anche a noi?
C
iao a tutti! Domenica
guardavo la prima gara
di Formula 1 e riflettevo sulla noia. Brutta faccenda,
mi sono detto a un certo punto, perché questa è una corsa,
una corsa di motori, di valore
mondiale, e non dovrebbe farmi dormire. Ma subito dopo,
ecco un dubbio molesto: se
oggi uno guarda la MotoGP e
non è stra-appassionato, non
si annoia forse anche lui? Mi
sa di sì, e del resto i motociclisti che tifano la SBK dicono
74
che Rossi e Stoner non si possono più guardare. Oggi si sente
dire che per vitalizzare il campionato bisognerebbe unire prototipi e derivate dalla serie, ma non si può fare perché le due parrocchie non cedono. Di certo servono moto meno costose: che
magari sarebbero anche meno veloci, ma l’importante è ricreare
la battaglia e lo spettacolo. Io sono uno che già domenica mattina avrebbe tolto subito tutte le ali alle F1 e che rimpiange la guida
di traverso di Jim Clark e il confronto autentico tra piloti che sanno guidare. E tornando alle nostre moto, credo che la Dorna stia
cercando di fare proprio questo: individuare una formula tecnica
meno onerosa e più spettacolare. Ha introdotto le CRT, e magari
sta sbagliando, e certamente la prima stagione sarà deludente; ma
la speranza è che invece la novità funzioni e che si apra una nuova era. Ma intanto? C’è chi sta progettando altre possibili mosse
urgenti. Chissà se vi piacerebbero. Si progetta di rompere gli
“
“Aiuto! Vogliono rivoluzionare
la MotoGP?”
equilibri. Circola la voce di un nuovo punteggio, riservato ai primi
dieci classificati e non quindici, che premi molto di più la vittoria,
e che premi anche la pole position. Tipo 20 punti al primo, dieci al
secondo, otto al terzo, tre punti alla pole, magari tre punti anche
al giro veloce. Con lo scarto delle due o tre gare più negative per
il pilota, come era normale fino agli anni Settanta. Poi circola anche l’idea di un nuovo sistema di schieramento: al palo partirebbe
l’ultimo classificato della gara precedente (o della stagione precedente, per la prima corsa dell’anno); in prima fila anche il penultimo ed il terzultimo, e via così con il vincitore più recente relegato
nell’ultima casella della griglia. E una volta o due all’anno, nell’impossibilità di scambiare le moto tra i protagonisti (che è un sogno
di tanti di noi), si potrebbe fare entrare in gara anche i migliori delle
altre categorie. Moto2 certo, ma anche SBK e cross. Rompere gli
schemi. Romperli di brutto. Tutto questo forse darebbe più sapore
alle gare, certo vedremmo tanti sorpassi, ma non rischieremmo
di trasformare il campionato in una specie di arena per gladiatori, spostando il livello di rischio molto più in alto? L’argomento è
delicato anche perché il campionato mondiale velocità è nato nel
1949, ha una solida tradizione, e bisogna stare attenti a non distruggerlo. Senza nemmeno farsi intimidire, però, perché se fosse
per la immobile FIM, dico io che ho seguito gli ultimi quarant’anni
di corse, saremmo ancora alla partenza a spinta e alle piste tutte
d’acciaio come Salisburgo. La discussione è aperta. E se ne parlano i papaveri nel segreto dei loro uffici tanto vale che ne parliamo
un po’ anche tra di noi, non vi pare. E allora voi che ne dite?
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Bridgestone, undici anni di MotoGP
Il 2012 segna l’undicesimo anno di presenza del produttore di
pneumatici nella classe regina del motociclismo. Bridgestone è
fornitore ufficiale dal 2009
L
a prossima stagione
rappresenta una tappa
importante per il Moto
GP che vede l’introduzione delle nuove CRT (Claiming Rule
Team), moto dotate di motori derivati da quelli di serie ed
elaborati, e il ritorno ai 1000cc
di cilindrata. Per il 2012 Bridgestone ha sviluppato nuove
specifiche per i pneumatici
che consentiranno a tutte le
moto schierate di sfruttare al
massimo le proprie potenzialità. Le specifiche 2012 per i
pneumatici - assicura Bridgestone - sono state sviluppate in
modo specifico per offrire una
migliore prestazione in fase di
riscaldamento, un miglior feeling e un intervallo più ampio
di temperatura, aumentando
la confidenza del pilota e assicurando un livello ottimale
di aderenza fin dal primo giro.
L’ultima evoluzione dei pneumatici la MotoGP permette di
raggiungere il massimo livello
di prestazioni e di durata nella
più ampia tipologia di condizioni. Questo approccio ha portato vantaggi anche per la gamma Bridgestone di pneumatici
da strada, tra cui spicca il nuovo BATTLAX S20 Hyper Sport,
che beneficia della tecnologia
76
direttamente derivata dagli pneumatici da gara. Mentre i ventuno
piloti dei quattordici team si preparano a prendere parte al campionato MotoGP, Bridgestone comincia l’impegno del nuovo accordo triennale in qualità di fornitore ufficiale.
Bridgestone in pista
1984 Bridgestone partecipa per la prima volta in Giappone a competizioni motociclistiche, fornendo pneumatici nel Campionato
Giapponese classe 250 cc. Negli anni Ottanta Bridgestone inizia
anche a competere nella classe 500 cc.
1985 Bridgestone continua a competere nella classe 250 cc e Dai
Kobayashi vince il Campionato Giapponese classe 250 cc.
1987 Dai Kobayashi ottiene a Suzuka il primo podio in una gara del
Campionato del Mondo con una Honda classe 250 cc.
1989 Tadayuki Okada vince il Campionato Giapponese classe 250
cc.
1991 Bridgestone debutta nel Campionato del Mondo classe 125
cc.
2001 Bridgestone inizia lo sviluppo dei pneumatici da competizione in vista dell’ingresso nella massima categoria motociclistica di
classe 500 cc.
2002 Bridgestone entra nella classe MotoGP con due team: Kanemoto Racing e Proton Team KR. Jeremy McWilliams (Proton
Team KR) ottiene la prima pole position con pneumatici Bridgestone in Australia.
2003 Anche il team Pramac Racing sceglie pneumatici Bridgestone per la classe MotoGP. Makoto Tamada (Pramac Racing) taglia
il traguardo in terza posizione nel Gran Premio del Brasile e il marchio Bridgestone ottiene il primo podio in MotoGP. Bridgestone
esce dalla categoria 125 cc ottenendo complessivamente 30 vittorie e 85 podi.
Rossi ottiene il sesto titolo
mondiale in MotoGP.
2004 Bridgestone rifornisce i team Camel Honda, Kawasaki Racing e Suzuki in MotoGP. Tamada (Camel Honda) ottiene le prime
due vittorie per il marchio Bridgestone nei Gran Premi del Brasile
e del Giappone dopo appena due anni dall’ingresso nella massima
categoria motoristica.
2009 Per tre anni Bridgestone diventa fornitore ufficiale di
pneumatici per il Campionato
del Mondo di MotoGP, garantendo pneumatici e supporto
tecnico a tutti i team e piloti.
Valentino Rossi (Fiat Yamaha)
ottiene il titolo mondiale. Casey Stoner (Ducati) conquista
la 50° vittoria in MotoGP con
pneumatici Bridgestone nel
Gran Premio d’Australia.
2005 Bridgestone amplia la fornitura di pneumatici in MotoGP ai
team Ducati, Kawasaki e Suzuki. Loris Capirossi (Ducati) ottiene la
vittoria con pneumatici Bridgestone nei Gran Premi del Giappone
e della Malesia.
2006 Loris Capirossi (Ducati) ottiene tre vittorie con pneumatici
Bridgestone nei Gran Premi di Spagna, Repubblica Ceca e Giappone.
2007 Casey Stoner e il team Ducati vincono il Campionato del
Mondo di MotoGP con pneumatici Bridgestone. I piloti gommati
Bridgestone conquistano 12 gare su 18. Bridgestone festeggia il
100° Gran Premio a Valencia.
2010 Jorge Lorenzo vince il
primo Campionato del Mondo
di MotoGP conquistando nove
successi. Bridgestone festeggia 150 Gran Premi in MotoGP
nel Gran Premio della Malesia.
2008 Bridgestone fornisce sei team e undici piloti nella classe
MotoGP. I piloti gommati Bridgestone vincono 15 gare su 18. Nella
prima stagione di utilizzo dei pneumatici Bridgestone Valentino
2011 Casey Stoner ottiene il secondo titolo mondiale nel Gran
Premio d’Australia.
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SUPERBIKE
27 Marzo
Anno
Numero
2012
02
54
» Prove
»»»Superbike
SPORT
Tom Sykes su Kawasaki
impressiona nei test SBK di Aragon
di Carlo Baldi | L’inglese della Kawasaki si conferma il re delle prove e
fa segnare il miglior tempo. Importanti novità per la BMW mentre Aprilia
prova il nuovo motore evoluzione. Il team Pedercini ritrova Mercado ed
una nuova elettronica
A
tre settimane dalla prima gara del mondiale
Superbike 2012 alcuni
team si sono dati appuntamento al Motorland di Aragon
per due giorni di test che sono
serviti per mettere a punto le
moto in vista della prossima
gara del 1 Aprile a Imola. Un
clima fresco e ventoso ha accolto il team BMW ufficiale con
Melandri e Haslam, la squadra
Aprilia con Biaggi e Laverty e le
due squadre Kawasaki, quella
privata di Pedercini con Mercado e Salom e quella ufficiale
con Lascorz e Sykes. E proprio
l’inglese stato ancora una volta il più veloce, confermando
la predisposizione sua e della Ninja ZX-10R per le prove,
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visto che Tom aveva già primeggiato nei test di Phillip Island e nelle prove ufficiali del primo round mondiale. Il primo giorno Tom
ha abbassato di quattro decimi il primato in gara stabilito da Checa (1’58”862) mentre nella seconda ed ultima giornata, montata
una gomma morbida, ha fermato i cronometri sul fantastico crono di 1’57”2. Oltre quattro decimi in meno della pole di Melandri
(1’57”634). I progressi della verdona di Akashi sono stati confermati anche da Lascorz, autore di un ottimo 1’58”2 che gli è valso il
terzo posto della classifica ufficiosa dei tempi.
BMW
La BMW era la squadra che poteva trarre maggior vantaggio da
questi test, utili per risolvere i problemi di chattering lamentati da
Melandri e Haslam a Phillip Island. La casa tedesca ha portato ad
Aragon un nuovo forcellone, un nuovo leveraggio della sospensione ed un motore evoluzione. Esame superato da tutti i nuovi
componenti, anche se Melandri ha dichiarato di non essere ancora pienamente contento delle performance della sua S1000RR.
Haslam sembra essersi completamente ripreso dall’infortunio al
piatto tibiale patito a Phillip Island e con la gomma più tenera ha
fatto segnare il secondo tempo assoluto.
Aprilia
La già velocissima Aprilia ha testato al Motorland un motore evoluzione che verrà utilizzato in pianta stabile da Biaggi e Laverty a
partire dalla gara di Monza del 6 Maggio. Non si tratta di un super
motore come qualcuno aveva segnalato, ma di un ulteriore evoluzione del propulsore della RS4. Biaggi ha come sempre badato al
sodo, non ha montato gomme morbide e una volta provato quello
che doveva provare ha saltato l’ultimo turno pomeridiano, proprio
mentre gli altri piloti si cimentavano nei giri veloci.
Laverty soffre ancora per la frattura rimediata in Australia ed ha
dichiarato che spera di essere al meglio a partire dalla gara di Assen a fine Aprile.
Pedercini
Il team Pedercini era presente in Spagna con il convalescente Salom e con Tati Mercado che ha così potuto provare la sua Kawasaki Superbike per la seconda volta. Il ventenne argentino aveva
dovuto rinunciare al round australiano a causa della frattura al
radio rimediata durante un allenamento in Argentina con una supermotard.
Ad Aragon Mercado ha percorso più di cento giri e pur non
montando gomme da tempo
ha fatto registrare molti giri sul
passo del 2’01 basso, con un
miglior crono in 2’00”9.
Non male per un debuttante.
Il suoi compagno di squadra
Salom ha percorso solo sette
giri per testare la nuova elettronica Marelli MHT (la stessa
utilizzata dal team ufficiale) e
soprattutto il suo polso destro
operato poche settimane fa in
Spagna.
David ha avvertito ancora un
poco di dolore, ma a Imola ci
sarà. I pochi giri sono serviti
al team per raccogliere alcuni
dati che consentiranno l’utilizzo della nuova elettronica a
partire dalla prossima gara sul
circuito del Santerno.
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SUPERBIKE
SPORT
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»»»Superbike
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Ma allora questo Sykes fa sul
serio?
Certamente la Kawasaki sta
lavorando molto sulla nuova
Ninja e sta investendo molto
sul progetto Superbike. Per
ora il simpatico Tom è andato
fortissimo solo in prova e con le
gomme morbide. Sarà interessante vedere cosa potrà fare
a Imola, un circuito che all’inglese è sempre piaciuto molto
visto che è riuscito a cogliere
due quarti posti sia lo scorso
anno che nel 2010, quando non
disponeva ancora della nuova
ZX-10R. Per ora Sykes e la sua
moto riescono a fare dei giri
velocissimi, ma sulla distanza
80
la potenza del motore e la ciclistica mettono in crisi le gomme. Il
team Kawasaki sta lavorando proprio su questo aspetto e siamo
certi che riusciranno a mettere Sykes e Lascorz in condizione di
vincere. A quel punto starà ai due piloti dimostrare di avere il carattere e l’esperienza per stare davanti a piloti del calibro di Checa,
Biaggi o Melandri. Biaggi è andato ad Aragon per lavorare e lo ha
fatto come sempre con estrema professionalità. Ha testato il motore evoluzione e se n’è tornato a casa. Il tempo sul giro non serviva a nulla e a due settimane dal secondo appuntamento mondiale
è meglio non rischiare. Melandri e Haslam hanno fatto un ulteriore
passo avanti e se la S1000RR non è ancora cucita addosso a Melandri poco ci manca. Marco si è detto contento dei nuovi componenti testati e del grande impegno profuso da BMW nel progetto
Superbike. Più che nei “temponi” fatti registrare da Sykes, Checa e Biaggi devono guardarsi dal pilota di Ravenna che guida una
moto che ha ancora dei problemi, ma che ha già ottenuto il miglior
risultato di sempre della casa tedesca in Superbike ed è secondo
nella classifica piloti. Cosa potrà fare quando la sua S1000RR lo
asseconderà in pieno?
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SUPERBIKE
Si è corsa sul circuito del Mugello la prima tappa stagionale del
Campionato Italiano Velocità. Cinque gare per sette classi hanno
dato il via all’edizione 2012, con oltre 130 piloti iscritti e l’esordio
assoluto della Moto3
M
OTO3: LA PRIMA E’
DI FERRARI
La prima sfida della
Moto3 tricolore se l’è aggiudicata il romagnolo Matteo
Ferrari. Pilota Honda San Carlo Junior, il 14enne riminese è
stato bravo a sfruttare al meglio la buona messa a punto
trovata nel corso delle prove e
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soprattutto a fare la differenza nella fase finale della gara. In bagarre con gli altri due protagonisti assoluti della gara del Mugello,
Kevin Calia e Andrea Locatelli, Ferrari è riuscito negli ultimi giri a
liberarsi della compagnia dei due avversari e di passare poi sotto la
bandiera a scacchi con sette decimi di secondo di vantaggio. Una
bella dimostrazione di forza per Matteo, che si ritroverà di certo tra
i top rider anche nelle prossime occasioni. “Mi sono divertito molto
– ha detto il vincitore – pensavo di non riuscire a farcela perché per
tutta la gara mi sono rimasti in scia e invece nelle ultime tornate li
ho staccati e ho vinto. Grazie ai tecnici, avevo una moto perfetta”.
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SPORT
CIV al Mugello: i risultati
del weekend di gare
27 Marzo
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In seconda posizione, grazie ad un ottimo spunto sul rettilineo finale, si è piazzato Calia, protagonista delle prove ufficiali. Portacolori
Honda del Team Elle 2 Ciatti, era partito con i favori del pronostico
ma alla fine ha chiuso comunque buon secondo. Alle sue spalle, il
lombardo Locatelli che dopo aver vinto il Trofeo Moriwaki dimostra
di poter correre al top nel CIV.
STOCK 600: DOPPIETTA TEAM ITALIA
E’ stato il Team Italia FMI il grande protagonista della prima gara
dell’anno, riservata alle Stock 600. Al pronti via, Riccardo Russo ha
superato in fretta Sabatino e ha spinto al massimo per prendere
qualche metro di vantaggio sugli avversari e per gestire la gara fino
alla fine. Obiettivo centrato in pieno per il giovane talento campano, che bissa così il successo della prima gara del 2011 (conquistata a Misano) e che con un arrivo in solitaria diventa il pilota da
battere di questa prima parte di stagione. Alle sue spalle il compagno di squadra Luca Vitali, che dopo una brutta partenza e una
splendida rimonta è riuscito a raggiungere la seconda piazza senza
però mettere in difficoltà la leadership anche a causa del deterioramento delle gomme. In terza posizione, splendida sorpresa del
week-end, Yuri Menchetti (Yamaha): il mugellano di Barberino ha
sfruttato al meglio il fattore
“campo” chiudendo con il primo podio al CIV un fine settimana che l’ha visto sempre
protagonista.
STOCK 1000: CORRADI TORNA ALLA VITTORIA
Aveva già dimostrato in prova di
avere una marcia in più rispetto
agli avversari e Alessio Corradi
è riuscito a chiudere uno splendido week-end con la ciliegina
sulla torta, la vittoria. Scattato
forte dalla pole position il “folletto” di Langhirano (Aprilia –
Team Nuova M2) ha preso subito il largo con una serie di giri
veloci che gli hanno permesso
di staccare gli avversari. L’unico a tenergli testa, grazie ad un
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ottimo recupero, è stato l’umbro Alessio Velini (BMW – 2R
Antonellini by Bargy) che dopo
una partenza così così si è rifatto sotto al parmense nelle fasi
finali, senza però colmare quei
cinque decimi di gap che gli
avrebbero permesso di battersi
con Corradi fino all’ultimo metro. Una prestazione comunque
positiva per Velini, che si è messo alle spalle un concreto Ivan
Goi: il mantovano, ex-campione
italiano della Stock 1000, ha
portato sul podio all’esordio
la Ducati 1199 Panigale dimostrando di avere già un ottimo
feeling con la moto preparata
dal Team Barni.
SUPERBIKE: BAIOCCO AL FOTOFINISH
Sembrava una gara senza storia, destinata a chiudersi con
Matteo Baiocco tranquillo
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NEWS
MOTOGP
SUPERBIKE
125 GP: MORETTI IN SOLITARIA
Come da pronostico, la vittoria della prima gara 125 Gp del 2012 è
stata “indiana”: a centrarla, l’ex-campione italiano Riccardo Moretti, che ha corso in solitaria dal primo all’ultimo giro. Netta la supremazia del binomio Moretti-Mahindra, che non ha lasciato spazio
agli avversari e che si è candidato come “l’equipaggio” da battere
per questa stagione. Un long run sul passo dei 2’01” ha permesso al romagnolo di accumulare oltre sedici secondi di vantaggio in
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sotto la bandiera a scacchi con la vittoria in tasta. E invece Gianluca Nannelli l’ha resa incerta grazie ad un ultimo giro fantastico.
Passato sul rettilineo per il giro finale con due secondi da recuperare, il toscano del Team Grandi Corse ha corso gli ultimi metri con
il “coltello tra i denti”, presentandosi alla curva finale alle spalle del
campione. Alla fine l’ha spuntata lo stesso Baiocco, alfiere Ducati
Barni, autore della prima vittoria al cardiopalmo del 2012. Bravo,
Matteo, a sfruttare al meglio il potenziale suo e della 1198 targata
Barni e a confermarsi al vertice della categoria. Nannelli, dal canto suo, ha mandato un segnale a Baiocco, che non potrà rilassarsi
neanche un secondo quest’anno. In terza piazza ha chiuso Fabrizio
Lai. Il milanese, alfiere Ducati Althea Racing by Echos si è liberato
in fretta di un Luca Conforti ancora alle prese con il feeling con le
Pirelli (il lombardo del Team Barni chiuderà quarto sotto la bandiera a scacchi) ma non è riuscito a tenere il ritmo dei primi due anche
a causa di un braccio piuttosto dolorante.
27 Marzo
2012
tredici giri, a dimostrazione dell’ottima qualità del progetto indiano.
Alle sue spalle due giovani davvero promettenti come Lorenzo Dalla Porta e Andrea Mantovani: si sono dati battaglia fino all’ultimo
metro ma alla fine l’ha spuntata il primo, 14enne toscano di Prato
alfiere Aprilia del Team O.R. By 2B Corse – Zack M. In terza posizione il ferrarese Mantovani (Aprilia), che ha provato il tutto per
tutto per agguantare il secondo posto ma che alla fine si è dovuto
accontentare di un comunque positivo terzo gradino del podio.
SUPERSPORT: DIONISI SI CONFERMA LEADER
Ha iniziato come aveva finito il 2011: al comando. Ilario Dionisi ha
fatto sua anche la prima gara d’apertura della nuova stagione,
vincendo in solitaria in sella alla Honda della Scuderia Improve al
termine di quattordici giri perfetti. Scattato forte della pole position, il 28enne laziale ha tenuto da subito un ritmo insostenibile
per gli avversari, gestendo la gara con relativa tranquillità come da
lui stesso dichiarato appena sceso dal podio. Alle spalle del campione in carica, che si candida come favorito anche per la stagione
2012, si è piazzato l’ottimo Stefano Cruciani. Il marchigiano, che
si è presentato al Mugello di nuovo in sella alla Kawasaki del Team
Puccetti, ha accusato un problema di tenuta delle gomme che non
gli ha consentito di rimanere in scia di Dionisi ma è stato bravo a
mettersi alle spalle un altro grande protagonista della scorsa stagione, il romagnolo Roberto Tamburini (Honda). Bella la sfida tra i
due, che alla fine ha premiato Cruciani per soli quattro centesimi di
secondo ma che ha rivelato già
quali potrebbero essere i due rivali principali del campione per
il titolo.
MOTO2: LA SPUNTA IL CAMPIONE
La prima gara stagionale della
classe Moto2 è andata al campione in carica, Alessandro Andreozzi. Il marchigiano, alfiere
del team omonimo, ha lottato
per tutti i 14 giri con il secondo
gruppetto della Supersport e
alla fine è riuscito ad avere la
meglio per poco più di un secondo sul suo primo avversario,
Ferruccio Lamborghini (Quarantaquattro Racing). In terza
piazza il danese Robbin Harms,
che ha portato sul podio la Bimota preparata dal team Edo
Racing. La prossima tappa del
CIV si correrà l’8 Aprile sul circuito di Imola.
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2012
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Campionato Motorally: Filippo Ciotti
su Rieju primo vincitore stagionale
La gara marchigiana si è conclusa con la prima vittoria stagionale di
Filippo Ciotti a bordo della sua Rieju. Secondo e terzo posto per Alex
Zanotti e Matteo Graziani. Una gara nel ricordo di Massimo Montebelli
ex pilota scomparso domenica scorsa
F
ilippo Ciotti, su Rieju, è a
sopresa il primo vincitore
stagionale del Campionato Motorally. Alle sua spalle
Alex Zanotti (TM) e Matteo
Graziani (KTM). Gara al vento
per il campione uscente Andrea Mancini, finito in un dirupo
come molti altri piloti. La gara
del MC Montefeltro ha ricordato Massimo Montebelli, scomparso domenica scorsa.
S.ANGELO IN VADO (PU)
Il Campionato Italiano Motorally ha vissuto il suo esordio stagionale nelle Marche, ottimamente ospitato a Sant’angelo
in Vado, paesino appenninico
immerso nella natura, con la regia organizzativa del Moto Club
Montefeltro. Una gara nel ricordo di Massimo Montebelli, il
grande ex pilota e stimato preparatore scomparso domenica
scorsa, ricordato al briefing del
sabato con un minuto di silenzio e un lunghissimo e sentito
applauso. Pur nella commozione di tutto il paddock, la gara
marchigiana è stata un rally
fantastico che ha proposto
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tutte le difficoltà tipiche della disciplina, tanto bel fuoristrada e
molta navigazione. E non sono mancate le sorprese, causate da
una nota un po’ ambigua nella seconda prova speciale della giornata che ha indotto all’errore molti dei big, tra cui il campione uscente Andrea Mancini, vincitore della prima PS. Stessa sorte toccata a molto altri piloti. Sul bellissimo percorso di 165 chilometri il
più veloce è stato così Filippo Ciotti (Rieju) che grazie al secondo
posto nella prima PS e alla vittoria nella seconda si è aggiudicato
una inaspettata vittoria precedendo di 49 secondi il sammarinese
della TM Alex Zanotti. Sul terzo gradino del podio è salito il pluricampione Matteo Graziani, piuttosto guardingo a inizio giornata,
ma implacabilmente preciso nella navigazione complicata. Ottimo
quarto posto per Mirko Pavan, che ha ottenuto il miglior risultato
della sua ancor breve carriera. Paolo Mendotti è terminato immediatamente alle sue spalle, davanti al mai domo Massimo Chiesa
e al giovane Davide Berzigotti. Chiudono la top ten Antonio Colombo, Domenico Salucci e Fabio Benetti. Dopo l’ottimo debutto
il Campionato Motorally proseguirà a Radicofani (SI) il 22 aprile.
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Supercross. Villopoto vince a Toronto
e prende il largo in classifica
Editore:
CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano
P. Iva 11921100159
La dodicesima tappa dell’AMA Supercross si trasferisce in Canada, a
Toronto, ma i risultati non cambiano. Villopoto conquista la sua settima
vittoria stagionale
Responsabile editoriale
Ippolito Fassati
Capo Redattore
Andrea Perfetti
Redazione
Maurizio Tanca
Cristina Bacchetti
Marco Berti
Francesco Paolillo
Aimone dal Pozzo
Grafica
Thomas Bressani
250
Nella 250 il più veloce allo start è Barcia, ma la sua gara al comando non dura molto. Roczen lo sorpassa dando il via ad una combattutissima lotta a cinque, Barcia, Wharton, Durham, Roczen e
Martin, per la testa del main event. Errori e sorpassi si susseguono
fino a quando Barcia riesce a distanziare il gruppo degli inseguitori
per poi tagliare il traguardo con alle spalle Roczen e Wharton.
4
7.000 spettatori a bocca aperta per assistere
allo show del Super-
cross.
Un’altra prova di forza di Villopoto che allunga in classifica
e mette una seria ipoteca sul
numero uno anche per la prossima stagione.
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450
A rubare la scena a Villopoto ci ha provato Justin Brayton che
dopo essere stato il più veloce allo start, ha dovuto cedere la testa
della gara dopo poche curve. Villopoto inizia subito a prendere la
distanza. Brayton approfitta di qualche sbavatura del pilota Kawasaki che nel terzo giro ha qualche problema sulle woops e si riavvicina. Villopoto cambia marcia e stacca, uno dietro l’altro, tempi
inavvicinabili per gli avversari. Alla bandiera a scacchi arriverà 9
secondi prima del secondo.
Classifica
1 Ryan Villopoto-Kawasaki
2 Justin Brayton-Honda
3 Kevin Windham-Honda
4 Davi Millsaps-Yamaha
5 Jake Weimer-Kawasaki
6 Marvin Musquin-KTM
7 Kyle Chisholm-Kawasaki
8 Broc Tickle-Kawasaki
9 Robert Kiniry-Yamaha
10 Wil Hahn-Honda
Classifica Generale
Ryan Villopoto, Kawasaki – 271
Ryan Dungey, KTM – 192
James Stewart, Yamaha – 177
Davi Millsaps, Yamaha – 169
Kevin Windham, Honda – 166
Justin Brayton, Honda – 165
Jake Weimer, Kawasaki – 150
Brett Metcalfe, Suzuki – 145
Mike Alessi, Suzuki – 136
Chad Reed, Honda – 128
Collaboratori
Nico Cereghini
Massimo Clarke
Giovanni Zamagni
Carlo Baldi
Massimo Zanzani
Lorenzo Boldrini
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it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano,
Via Melzo 9. Ne è vietata quindi ogni
riproduzione, anche parziale, senza
l’autorizzazione scritta di CRM S.r.l.
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Reg. trib. Mi Num. 680 del 26/11/2003
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