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nel
Centrale Fies di Dro (Tn) /// 28-31 agosto 2011
veDrò - piazza Grazioli, 18 - 00186 Roma
tel 06 6892279 - fax 06 68212739
www.vedro.it
presenta
retrospettiva
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di Pino Settan
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28
Centrale Fies -
Dopo aver
ammirato la
galleria infinita
di ritratti
realizzati da
Pino Settanni
tra via Ripetta
e Kabul, mi è
venuta voglia
di fare un
nuovo viaggio
nelle facce
della gente...
magari per un
nuovo film.
Mario M
onicelli
nel Caos
Centrale Fies di Dro (Tn)
28-31 agosto 2011
veDrò2011 è a
emissioni zero
om
grazie a Treed
Programma
Domenica 28 agosto
h 18:00
Martedì 30 agosto
Arrivo dei partecipanti
h 19:00 Aperitivo e cena presso l’Hotel Astoria di Riva del Garda (viale Trento, 9)
h 9:00
Trasferimento alla Centrale Fies di Dro
h 9:30
Plenaria
Dal caos alla conoscenza: presentazione del Rapporto
veDrò2011 Nuovi saperi in divenire: la conoscenza
nell’era della condivisione
Alberto Castelvecchi, Personal Branding advisor Studio
Castelvecchi, e Monica Fabris, sociologa, presidente Episteme,
con Paolo Bertoluzzo, amministratore delegato Vodafone, e
Francesco Caio, amministratore delegato Avio
Modera: Andrea Vianello
Lunedì 29 agosto
h 9:00
Trasferimento alla Centrale Fies di Dro
h 9:30
Plenaria di introduzione
Benedetta Rizzo, presidente veDrò
con Vinicio Marchioni, attore
h 10:00 veDrò e sentirò: Antonio Preziosi, direttore Radio Uno
e Giornale Radio Rai
Caos per le mie orecchie: Fedele Confalonieri, presidente
Mediaset
C’è spazio nel caos: Roberto Vittori, astronauta
h 10:15
Dal caos alle imprese: presentazione dell’Osservatorio
permanente sulle imprese italiane di veDrò in
collaborazione con le Università di Milano e di Stanford
Marco Zanotelli, docente di Econometria, Università di Milano,
Massimiliano Magrini, amministratore delegato Annapurna
Ventures, con Gianluigi Cimmino, amministratore delegato Inticom
(Carpisa Yamamay), e Giuseppe Giordo, amministratore delegato
Alenia Aeronautica
Modera: Giovanni Floris
Pillole di futuro. Quattro minuti per:
Giuseppe De Giorgi, cofondatore e presidente Fubles.com
Enzo Di Fabrizio, direttore Dipartimento di Nanostrutture Istituto
Italiano di Tecnologia
Italiano di Tecnologia
h 10:45
Ripresa dei lavori nei wg
h 13:30
Chiusura dei lavori nei wg. Pranzo
h 15:30
Sessione Plenaria
Il vizio della memoria - registrazione di uno speciale
per La7, con Antonello Piroso in onda a settembre
h 17:30
Partenza delle navette per il centro sportivo.
Sfide di calcio, calcetto e basket*
Ruggero Frezza, presidente e amministratore delegato M31 Italia
Michele Luconi e Andrea Prandi, presidente e vicepresidente
Pillole di futuro. Quattro minuti per:
Gianumberto Accinelli, fondatore e Ceo Eugea
Paolo Baronci, fondatore Mperience
Francesco Baschieri, fondatore e Ceo spreaker.com
Alberto Diaspro, responsabile Dipartimento di Nanofisica Istituto
h 21:00
Smart Italy
Partenza delle navette dagli alberghi
per la Centrale Fies di Dro
Domenico De Masi su Caos Caldo
retrospettiva di Pino Settanni (Centrale Fies, 28-31 agosto)
h 21:30
Dinner party
h 13:30
Pranzo
h 14:30
Apertura dei lavori nei Working group (wg)
h 19:00
Chiusura dei lavori e trasferimento in albergo
h 22:00 veDrò live
Lillo
Edoardo Bennato in concerto
E doardo Bennato si esibirà su un palco interamente ecosostenibile
grazie a un sistema di pannelli fotovoltaici che alimenterà l’impianto
acustico e luminoso. Per un concerto a emissioni zero.
h 20:30 Cena presso la Spiaggia degli Ulivi di Riva del Garda
(largo Medaglie d’Oro al Valor Militare, 5)
h 23:00
Dj set
Mercoledì 31 agosto
Plenaria conclusiva
C’è caos per tutti!: Paolo Scaroni, amministratore delegato eni
h 11:30 Il controcanto di Enrico Bertolino
h 13:00 Chiusura dei lavori. Pranzo
h 10:30 ,
h 9:00
h 18:35
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Drò su Radio 24
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veDrò
piazza Grazioli, 18 - 00186 Roma
tel 06 6892279 - fax 06 68212739
* Coloro che non partecipano al pomeriggio sportivo
saranno riaccompagnati negli alberghi
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nel Caos
Centrale Fies di Dro (Tn)
28-31 agosto 2011
veDrò2011 è a
emissioni zero
om
grazie a Treed
Chi siamo
Benedetta Rizzo, presidente /// cell +39 3355474892 /// [email protected]
Riccardo Capecchi, tesoriere /// cell +39 3293003078 /// [email protected]
Maura Satta Flores, vicepresidente /// cell +39 3478484656 /// [email protected]
Emanuela Lantieri, responsabile organizzativo /// cell +39 3383815687 /// [email protected]
Comunicazione
Monica Nardi, media relations /// cell +39 3385895287
Lucio Palazzo, ufficio stampa /// cell +39 3357572927
Alessandra Calise, ufficio stampa /// cell +39 3339889268
Il primo appuntamento
con veDrò2011
Il primo appuntamento è per domenica 28 agosto, dalle h 19.00,
presso l’Hotel Astoria, in viale Trento 9, a Riva del Garda (cfr.
mappa).
L’Hotel Astoria potrà essere raggiunto autonomamente o con il
servizio navetta. Il servizio partirà alle h 18.30 dai seguenti alberghi: Du Lac (viale Rovereto 44, Riva del Garda), Liberty (viale
Carducci 3/5, Riva del Garda) e Olivo (via Roma 2, Arco).
Badge
Il badge col colore identificativo del Working group prescelto
permette l’accesso alla Centrale Fies e la partecipazione ai lavori: vi chiediamo di indossarlo sempre.
Pomeriggio sportivo
Invitiamo coloro che intendano prendere parte al pomeriggio
sportivo di martedì 30 agosto a portare con sé, in Centrale, sin
dal mattino, il cambio completo: il trasferimento al campo sportivo avverrà direttamente dalla sede dei lavori, senza tornare in
hotel.
Trasferimenti per la Centrale Fies
Lunedì 29 e martedì 30 agosto le navette dirette alla Centrale
Fies di Dro, sede dei lavori, partiranno da tutti gli alberghi alle
h 9.00. Mercoledì 31 partiranno alle h 9.30. Una hostess sarà
presente in ogni albergo per agevolare i trasferimenti. Si raccomanda la massima puntualità.
La Centrale Fies è priva di aree parcheggio: tutti coloro che ci
raggiungeranno con la propria auto devono dunque lasciarla nel
parcheggio dell’hotel e usufruire della navetta a disposizione per
raggiungere la sede dei lavori. Per eventuali spostamenti saranno comunque presenti in Centrale auto elettriche con driver a
disposizione dei partecipanti.
Abbigliamento
Dati la location e il taglio informale dell’evento, è raccomandato un abbigliamento casual (i lavori si svolgeranno all’aperto: in
considerazione del clima instabile, vi consigliamo di portare con
voi un golf e una giacca a vento). Per le serate è ugualmente
consigliato un abbigliamento informale.
Internet
Nella Centrale Fies è presente un Internet point. La Centrale è
comunque coperta da rete wireless.
Supporto logistico
Federica Marcelli, assistente all’organizzazione
cell +39 3383924138
Alessandra Martinoja, assistente all’organizzazione
cell +39 3336988446
veDrò
piazza Grazioli, 18 - 00186 Roma
tel 06 6892279 - fax 06 68212739
progetto grafico
Centrale Fies di Dro (Tn)
28-31 agosto 2011
nel Caos
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Prenotazioni alberghiere
Rivatour - Graziella Zucchelli /// +39 0464570370 /// [email protected]
Transfer personalizzati
Sartorelli Trasporti - Elena Saiani
+39 0464504233 /// +39 3400925926 /// [email protected]
Taxi
Riva del Garda +39 0464557044
Arco +39 0464514520
Dro +39 0464557044
Hotel convenzionati
Arco
1 Hotel Olivo
viale Roma, 2
+39 0464 516 430
2 Palace Hotel Città
viale Roma, 10
+39 0464 531 100
2
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28-31 agosto 2011
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Hotel convenzionati
Riva del Garda
3 Du Lac et Du Parc
viale Rovereto, 44
+39 0464566 600
11 Hotel Europa
piazza Catena, 9
+39 0464555 433
4 Astoria Park Hotel
viale Trento, 9
+39 0464576 657
12 Hotel Bellavista
piazza Battisti, 7
+39 0464554 271
5 Grand Hotel Liberty
viale Carducci, 3/5
+39 0464553 581
13 Hotel Oasi
viale Rovereto, 110
+39 0464554 507
6 Feeling Hotel Luise
viale Rovereto, 9
+39 0464550 858
14 Hotel Venezia
via Kafka, 7
+39 0464552 216
7 Kristal Palace Hotel
via Confalonieri, 8
8 Garda Sporting Hotel viale dei Tigli, 40
+39 0464550 650
15 Hotel Bellariva
via Kafka, 13
+39 0464553 620
+39 0464552 072
16 Hotel Gabry
via Longa, 6
+39 0464553 600
17 Hotel Ambassador
via Longa, 16
+39 0464550 358
9 Hotel Mirage
viale Rovereto, 97/99 +39 0464552 671
10 Hotel Villa Nicolli
via Cattoni, 5
+39 0464552 589
8
4
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Centrale Fies di Dro (Tn)
28-31 agosto 2011
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Gli speaker delle plenarie
Gianumberto Accinelli
Chi è: entomologo, Ceo di Eugea
Carriera: dopo la laurea in Agraria e un
dottorato in etmologia ora è docente
all’Università di Bologna e fondatore di
Eugea, una società nata da un gruppo di ricercatori dell’area Entomologia
dell’Università di Bologna con l’obiettivo
di riportare la natura e la sua preziosa
bellezza in città.
Paolo Baronci
Chi è: cofondatore e Ceo di Mperience,
originale community di condivisione di
idee ed emozioni su film, libri, musica e
arte.
Carriera: ha studiato fisica e neuroscienze (laurea e dottorato) all’Università La
Sapienza di Roma. Con i suoi colleghi ha
condotto al successo una startup, Wolf
Soluzioni, nata nel 2007 e focalizzata sul
riconoscimento caratteri. È stato uno
degli animatori di Vedrò Nuove Imprese
(Matera, 5-7 maggio 2011).
Francesco Baschieri
Chi è: amministratore e co-founder di
Spreaker, piattaforma web che consente la creazione e la condivisione di contenuti audio online.
Carriera: dopo aver conseguito nel 2000
la laurea in Ingegneria Informatica all’università di Bologna, inizia la sua attività
professionale come project manager in
Alstom, una delle più affermate multinazionali nel settore dei trasporti. Nel
2003 diventa direttore operation per Sirea, nota azienda alimentare. Nel 2005
fonda la prima startup, Waymedia, che
nel giro di poco tempo diventa leader nel
mercato del Bluetooh Proximity Marketing. Nel 2008 da vita a Spreaker. Attualmente vive e lavora a San Francisco.
Edoardo Bennato
Chi è: cantautore, chitarrista e armonicista italiano.
Carriera: diplomato al liceo artistico di
Napoli e laureato in architettura, è considerato uno dei maggiori rocker italiani.
Cantautore versatile, Bennato è attivo
sulla scena musicale italiana dagli anni
‘60. Tra i suoi dischi, “Burattino senza
fili”, “Uffà! Uffà!”, “Sono solo canzonette”, “Il paese dei balocchi”, “L’uomo occidentale”, il live “MTV Classic
Storytellers”. Con Gianna Nannini è sta-
to l’autore di “Un’estate italiana”, inno
ufficiale italiano dei mondiali di calcio
Italia ‘90.
Enrico Bertolino
Chi è: attore comico, cabarettista, “formattore”.
Carriera: ha iniziato la sua attività nel
settore bancario, nella divisione Coordinamento Risorse, Marketing e Sviluppo
Prodotti Finanziari in Italia e a Londra
(Standard Chartered Bank, Hong Kong
Bank). Cabarettista dal 1996, ha lavorato tra cinema, teatro e televisione.
Dopo aver condotto dal 2005 al 2010
su Rai Tre Glob – l’Osceno del villaggio,
nel 2011 è tornato come guest star sul
palco di Zelig. Parallelamente, porta
avanti un’intensa attività riguardante
la formazione sulla comunicazione e la
spettacolarizzazione di eventi formativi
e conventions aziendali, infotainment,
edutainment, media training.
Paolo Bertoluzzo
Chi è: amministratore delegato di Vodafone Italia.
Carriera: nato a Padova nel 1965, si laurea in Ingegneria gestionale al Politecnico di Milano nel 1990 con una tesi di
laurea intitolata Proposta di un modello
A.H.P. probabilistico per la giustificazione
economica degli Fms. Nel 1994 consegue un Mba presso l’Insead di Fontaineblau. Inizia la sua carriera professionale
in Monitor Company, lavorando tra Italia
e Stati Uniti. Il suo percorso manageriale
in Vodafone ha inizio nel 1999, dove ha
ricoperto vari ruoli prima della nomina a
direttore generale nel 2007 e ad amministratore delegato nel 2008.
Francesco Caio
Chi è: amministratore delegato di Avio
Group, gruppo aerospaziale internazionale con sede in Italia leader nei sistemi
di propulsione
Carriera: nato a Napoli, si laurea in Ingegneria Elettronica al Politecnico di Milano nel 1980 e consegue un Mba, Insead
alla Luca Braito Scholar, a Fontainebleau
in Francia. Dopo alcuni anni di esperienza in Olivetti a Milano, in Sarin – Gruppo Stet a Roma, si trasferisce, dal 1986
al 1991, in McKinsey and Co., a Londra
dove si occupa di consulenze in strategia e sviluppo nei settori dell’elettroni-
ca, delle Tlc e dei media. In seguito torna
in Olivetti prima, poi dal 1994 al 1996
è amministratore delegato di Omnitel
Pronto Italia, il primo operatore privato
di telefonia mobile in Italia (nel maggio
1996 Omnitel risultava, per estensione
della rete, tempi di realizzazione e successo commerciale, il nuovo operatore
Gsm di maggior successo sulla scena
internazionale). Nello stesso anno lascia Omnitel e diventa amministratore
delegato di Olivetti Spa a Ivrea. Nel 1997
diventa amministratore delegato di
Merloni Elettrodomestici dove resta sino
al mese di aprile del 2000 quando si trasferisce in Netscalibur Italia Spa, azienda
leader in Europa per servizi Internet di
qualità alle imprese, dove ricopre l’incarico di Chief Executive Office. Dall’autunno del 2000 è membro del Consiglio
di Amministrazione Motorola. Nel 2003
viene nominato amministratore delegato di Cable&Wireless e successivamente
entrerà a far parte anche del consiglio di
amministrazione. È stato nominato dal
governo britannico nel febbraio 2008
responsabile del Gruppo di studio per la
progettazione della rete a banda larga
ultra-veloce nel paese.
Alberto Castelvecchi
Chi è: è responsabile innovazione e
public speaking di veDrò, per cui cura
anche il Rapporto annuale con Monica
Fabris.
Carriera: è consigliere di immagine personale di politici, manager, imprenditori. Esperto di comunicazione ed editore,
ha fondato nel 1993 la Casa Editrice che
porta il suo nome. Insegna presso l’Università Luiss Guido Carli Public Speaking, Retorica e stilistica della Lingua
Italiana, Editing Avanzato. Tiene inoltre
workshop e corsi di Personal Branding
e Semplificazione linguistica per le PA
(Ministero Lavori Pubblici, Sanità, Simest, ecc). La sua competenza con il
parlato naturale e l’espressione corporea risale ai numerosi anni di esperienza
come conduttore con la radio Rai, alle
numerose esperienze come comunicatore, speaker, e allo studio pluriennale
di discipline orientali come il Tai Chi. La
sua competenza con la scrittura risale
ai suoi studi come linguista. Ha scritto
con Luca Serianni l’autorevole Grammatica Italiana attualmente in circolazione nella serie delle “Garzantine”. Ha
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Gli speaker delle plenarie
curato l’editing di oltre 700 libri. Come
ghostwriter, ha editato con la tecnica
dell’intervista raccolta decine di volumi
in tutti i campi, dall’alta cultura (Gillo
Dorfles, Leo Castelli) alla divulgazione
popolare (Franco Califano, ecc.). Alla
sua “ingegneria linguistica” sono dovuti
alcuni dei lanci editoriali di giovani esordienti più rimarchevoli dell’ultimo decennio: Isabella Santacroce, Aldo Nove,
Wu Ming (che Castelvecchi ha pubblicato come Luther Blissett), e la giovanissima blogger Pulsatilla.
Gianluigi Cimmino
Chi è: amministratore delegato Carpisa
e Yamamay
Carriera: classe 1973, dopo una laurea
a pieni voti in Economia e Commercio, si trasferisce negli Stati Uniti, alla
Cornell University, per un corso sulle
competenze manageriali tra il 19962001. lavora all´Imap Export, dove cura
la catena di negozi Original Marines nel
Centro-Sud. Nello stesso periodo collabora a sviluppare le catene Intimissimi e
Calzedonia. Dal 2001 è uno dei due amministratori delegati di Kuvera spa, proprietaria del marchio Carpisa, ne elabora la strategia di sviluppo modificando
la formula commerciale del negozio al
dettaglio generico in franchising monomarca. Dal 2002 è amministratore delegato della Inticom, per la quale cura il
lancio della catena Yamamay.
Fedele Confalonieri
Chi è: presidente di Mediaset Spa, consigliere di Amministrazione del quotidiano
“Il Giornale”
Carriera: Fedele Confalonieri, nato a
Milano, una laurea in Giurisprudenza
all’Università Statale di Milano con una
tesi sulle norme antitrust, nel corso
della sua carriera manageriale è stato
amministratore delegato de Il Giornale e presidente di Fininvest dal 1994 al
1996. Dal dicembre 2000 è consigliere
di Amministrazione e vicepresidente del
gruppo Telecinco, membro del Consiglio
Direttivo e della Giunta di Confindustria
e di Assolombarda e, nell’ambito della
Federazione Radio Televisioni, presidente dell’Associazione Televisioni Nazionali. Ha conseguito il diploma di pianoforte
al Conservatorio Verdi di Milano, con
un programma che comprendeva l’Appassionata di Beethoven, una Rapsodia
di Brahms, i Quadri di un’Esposizione
di Mussorgskij e una Fantasia di Schumann. È stato presidente dell’Orchestra
Filarmonica del Teatro alla Scala e presidente del Comitato per le Celebrazioni
Verdiane.
Giuseppe De Giorgi
Chi è: cofondatore e presidente di Fubles.com, una piattaforma di Social
Sport Sharing che conta ad oggi una tra
le community di sportivi più attive in
Europa.
Carriera: ha venticinque anni. Dopo la
laurea in Ingegneria industriale al Politecnico di Milano con il massimo dei
voti, e un’esperienza in Svezia (Università di Upsala) e una nella consulenza
strategica (Accenture), entra nel mondo dell’innovazione lavorando presso
l’incubatore di imprese del Politecnico
di Milano (Acceleratore d’Impresa). Nel
2009 fonda Fubles.com. In Fubles guida tutte le attività di business tra cui il
marketing, le vendite, la pubblicità, la
comunicazione, le risorse umane e il
fundraising.
Domenico De Masi
Chi è: professore ordinario di Sociologia
delle professioni presso il Dipartimento
di Scienze Sociali dell’Università “La Sapienza” di Roma e direttore scientifico
della S3.Studium di Roma.
Carriera: nato a Rotello (Campobasso),
se si eccettuano le scuole elementari,
De Masi ha proseguito tutti i suoi studi
in collegio: a Caserta prima e a Perugia
dopo. Ne ha tratto un senso di famiglia
allargata, che comprende i più cari tra
i compagni di studio, i colleghi di lavoro, gli allievi all’università, gli amici
in tutto il mondo. La prima esperienza
professionale di sociologo è all’Italsider
di Napoli dove studia il comportamento sindacale e i gruppi informali in fabbrica. Nel 1963 si trasferisce a Milano
e nel 1966 a Roma dove abita tuttora.
Fino al 1979, insegna sociologia dell’organizzazione presso il Centro Iri per lo
Studio delle Funzioni Direttive Aziendali
(Ifap). Dal 1980 si dedica esclusivamente all’insegnamento universitario, alla
formazione e alla ricerca socio-organizzativa. Ha fondato ed è stato presidente della Sit, Società Italiana per il
Telelavoro. È past-president dell’ In/
Arch, Istituto Nazionale Architettura. Ha
tenuto conferenze e svolto ricerche in
Brasile, dove è cittadino onorario di Rio
de Janeiro. Ha viaggiato, tenuto lezioni
e conferenze anche in molti altri Paesi,
tra cui Stati Uniti, Cina, Egitto, Marocco, Repubblica democratica del Congo,
Messico, Venezuela, Argentina. Dirige
“NEXT. Strumenti per l’innovazione” ed
è membro del Comitato scientifico della
rivista “Sociologia del lavoro”.
Enzo di Fabrizio
Chi è: capo del Nanofabrication Department presso l’Istituto Italiano di
Tecnologia
Carriera: laureato in Fisica alla Sapienza di Roma nel 1987. La sua attività nel
campo delle micro e nanotecnologie riguarda le applicazioni delle nanotecnologie per la biomedicina e dura da circa
18 anni. Ha condotto una lunga esperienza di ricerca presso l’Università di
Madison Wisconsin, negli Stati Uniti. Ha
pubblicato circa 200 lavori su riviste internazionali. La sua attività internazionale include anche collaborazioni con
i maggiori Paesi occidentali e orientali
come Stati Uniti, Giappone, Cina e India.
Ha insegnato nelle Università di Catanzaro e Pavia, e dal 2009 ha assunto l’attuale incarico presso l’Istituto Italiano di
Tecnologia di Genova.
Alberto Diaspro
Chi è: direttore del dipartimento di nanofisica dell’Istituto Italiano di Tecnologia e professore di fisica applicata presso l’Università di Genova.
Carriera: nato a Genova, si laurea in Ingegneria elettronica nel 1983, con tesi
su Simulazione di un Sistema Ottico
Centrato in Luce Coerente. È autore di
numerose pubblicazioni e di oltre 200
lavori su riviste internazionali. Ha realizzato nel 1998 la prima architettura
italiana per microscopia con eccitazione
a due fotoni, ed ha messo a punto una
metodica per nanobiorobot. Nel 2009
ha realizzato il primo nasoscopio presso
l’Istituto Italiano di Tecnologia. Attualmente la sua ricerca è incentrata sulla
progettazione e sviluppo di sistemi di
nanoscopia ottica per la comprensione
di fenomeni oncologici e neurodegenerativi e per lo studio di nano-biomateriali.
Monica Fabris
Chi è: presidente di Episteme. È responsabile analisi e ricerche di Vedrò, per cui
cura il Rapporto annuale con Alberto
Castelvecchi.
Carriera: laurea in Filosofia a Milano,
dottorato di ricerca a Vienna e specializzazione in psicologia. Entra in Gpf
(società di ricerche fondata da Giampaolo Fabris) come responsabile dell’area
qualitativa nel 1992. Ha collaborato con
la cattedra di Teoria e Tecniche della
pubblicità allo Iulm e tenuto seminari
all’Università Statale di Milano. Si è occupata dei temi della convergenza ed è
stata tra la prime ad interessarsi ai consumi in India e Oriente. Dal 2011 è presidente di Episteme, istituto di ricerca sul
cambiamento sociale e sui mercati.
www.vedro.it
Gli speaker delle plenarie
Giovanni Floris
Chi è: conduttore di Ballarò, programma
televisivo di approfondimento politico
su Rai3, punto di riferimento per il dibattito politico italiano.
Carriera: dopo la laurea in scienze politiche alla Luiss di Roma, è stato (tra l’altro) inviato del Giornale Radio Rai e della
Rai a New York durante l’11 settembre.
Conduce Ballarò dal 2002, e allo stesso
tempo svolge un’intensa attività pubblicistica e saggistica. Ha pubblicato libri
dedicati in particolare alla formazione e
alla struttura economica italiana, analizzando la scuola e l’università, il “mal
di merito”, le corporazioni, le divisioni
regionali.
Ruggero Frezza
Chi è: presidente e amministratore delegato di M31, incubatore d’impresa privato con sede a Padova che si occupa
del supporto a giovani start up tecnologiche.
Carriera: dopo una laurea con lode in
ingegneria elettrotecnica nel 1987 all’Università di Padova e il conseguimento
del PhD in matematica applicata alla
University of California Davis, insegna
in diverse università e centri di ricerca
stranieri, tra cui l’International Institute
for Applied System Analysis, Laxenburg
Austria, il Royal Institute of Technology
di Stoccolma, la University of Groningen
in Olanda, la University of California Berkeley. Nel 1992 Ruggero Frezza diventa
professore di Controlli automatici e visione computazionale presso il Dipartimento di Ingegneria Informatica dell’Università di Padova e lancia con i suoi
studenti e collaboratori varie aziende
operanti nel settore high tech, dal biomedicale all’automazione. Nel 2006
fonda M31, società privata che crea imprese ad alta tecnologia completando
progetti di trasferimento tecnologico.
Nel 2008 Ruggero Frezza decide di abbandonare l’insegnamento universitario per dedicarsi interamente a questo
nuovo progetto. Oggi è presidente e
amministratore delegato di M31 Italia.
Giuseppe Giordo
Chi è: amministratore delegato di Alenia
Aeronautica e Alenia Aermacchi.
Carriera: nato a Treviso nel 1965, laureato in Economia e Giurisprudenza alla
Sapienza di Roma, ha prestato servizio
nell’Aeronautica Militare italiana per tre
anni, prima di iniziare il suo cammino
in Alenia nel 1990. Dal 2004 è stato alla
guida di Alenia North America, guidando
le attività di business e le strategie, gli
investimenti e le collaborazioni industriali sia sul mercato statunitense sia
su quello canadese. Sotto la sua direzione Alenia North America si è pienamente
affermata nel mercato nord-americano,
tanto da essere selezionata come prime
contractor dal Dipartimento della Difesa
Usa per la fornitura di diciotto velivoli da trasporto. Dal giugno 2010 ricopre
l’incarico di amministratore delegato di
Alenia Aeronautica, con la responsabilità dell’intero settore aeronautico del
gruppo Finmeccanica. Da luglio 2011 è
anche amministratore delegato di Alenia Aermacchi.
Michele Luconi
Chi è: presidente di Smart Italy
Carriera: Classe ‘76, marchigiano si occupa dal ‘95 di internet e nuove tecnologie. Da oltre 10 anni docente in diverse
università italiane e in master di specializzazione sulla comunicazione web e
social media, fonda nel 2001 e-xtrategy,
internet company che aiuta aziende,
enti, organizzazioni a sfruttare le opportunità che il web mette a disposizione.
Nel 2011 fonda Smart Italy, associazione
per la valorizzazione dei talenti italiani e
lo sviluppo di progetti digitali.
Massimiliano Magrini
Chi è: Ceo Annapurna Ventures, società di venture capital e venture incubator che opera nell’economia digitale,
con un focus specifico sui servizi web,
il software per imprese e la tecnologia
mobile.
Carriera: dopo aver trascorso la prima
parte della sua carriera professionale come Sales e Business Development
Manager in aziende Media (Publitalia,
Rusconi e Il Sole 24 Ore) la sua carriera
si è sviluppata nel mondo del digitale.
Ha creduto alle potenzialità dei motori
di ricerca come strumento rivoluzionario per la navigazione web da parte degli
utenti e come strumento innovativo di
marketing per le aziende, occupandosi
del lancio in Italia di Altavista. Nel 2002
ha lanciato Google nel mercato italiano
e nel 2008 con il team italiano di Google
ha vinto il premio “Best place to work”.
Dopo aver aver assunto la gestione di
Google Spagna e Portogallo, a settembre
del 2009 ha lasciato Google per fondare
Annapurna Ventures, Venture Incubator di nuova generazione per il lancio di
start up tecnologiche.
Vinicio Marchioni
Chi è: attore.
Carriera: romano di origini calabresi, si
era scritto alla facoltà di Lettere, indirizzo Spettacolo dell’Università La Sapienza di Roma per diventare giornalista,
salvo poi abbandonarla per dedicarsi
completamente al teatro. Si è diplomato nel 2010 presso la Libera Accademia
dello Spettacolo di Roma. Dopo una
lunga esperienza teatrale (il suo debutto risale al 1995), diviene famoso al più
ampio pubblico per la sua partecipazione nel ruolo de Il Freddo nella serie televisiva Romanzo Criminale trasmessa da
Sky, ispirata alla storia della Banda della
Magliana. Nel 2008 ha condotto per La
7 il programma televisivo Città Criminali.
Nel 2009 debutta sul grande schermo
con Feisbum! Il film, pellicola in otto episodi ispirata al social network Facebook.
Nello stesso anno gira da protagonista,
il film 20 sigarette, tratto dal libro Venti
sigarette a Nassiriya, scritto da Aureliano Amadei, uno dei superstiti della
strage di Nassiriya del 2003 e regista del
film. A settembre il film viene presentato alla 67ª Mostra internazionale d’arte
cinematografica di Venezia, nella sezione Controcampo Italiano, di cui vince il
premio e una menzione speciale è dedicata a Marchioni per la prova d’attore.
Nel 2010 ha partecipato ai videoclip
Gli spietati dei Baustelle e Casting dei
Mambassa. Nel 2011, per la sua interpretazione in 20 sigarette, ottiene una
candidatura come miglior attore protagonista ai David di Donatello 2011.
Antonello Piroso
Chi è: giornalista, autore e conduttore
televisivo.
Carriera: nato a Como, diventa giornalista professionista nel 1987, dopo una
esperienza come capoanimatore nei
villaggi-vacanza all’inizio degli anni ottanta e dopo aver frequentato l’Istituto
per la formazione al giornalismo di Milano. Le sue prime collaborazioni come
freelance risalgono al 1985 per Prima
Comunicazione, la Repubblica, Capital e
Panorama. In quest’ultima testata viene
assunto nel 1990. Lavora come autore
televisivo di programmi Mediaset e Rai
di prima serata, e cura alcuni programmi radiofonici. Approda a La7 nel 2002,
come autore, ideatore e poi moderatore
del dibattito sul Tema del giorno del contenitore mattutino Omnibus. Nel 2005
diviene vicedirettore del Tg La7. Dal 2006
al 2010 è direttore del Tg de La7. A veDrò
ha registrato gli speciali mandati in onda
da La7 sull’omicidio del Commissario Calabresi, sulla vicenda giudiziaria di Enzo
Tortora, sugli omicidi di Walter Tobagi e
Umberto Ambrosoli. Conduce per La7 il
programma giornaliero (ah)iPiroso, oltre
a Ndp, Niente di Personale. Tra i vari riconoscimenti, il Premio Flaiano nel 2006
come migliore conduttore televisivo e Il
Premiolino nel 2007.
www.vedro.it
Gli speaker delle plenarie
Andrea Prandi
Chi è: direttore relazioni esterne e comunicazione di Edison e fondatore di
Smart Italy, associazione per lo sviluppo
delle tecnologie digitali in Italia.
Carriera: modenese, laureato in Economia, è da oltre 20 anni nel mondo della
comunicazione, prima come giornalista
e poi nella comunicazione d’impresa.
Dal 2004 è direttore Relazioni esterne e
comunicazione di Edison. In precedenza
ha diretto la comunicazione di Indesit e
l’ufficio stampa di Omnitel (oggi Vodafone). In precedenza ha diretto la comunicazione di Indesit e l’ufficio stampa di
Omnitel (oggi Vodafone). È docente della
Cattolica, consigliere della Fondazione
Edison ed è stato presidente della Ferpi
(Federazione italiana relazioni pubbliche) dal 2005 al 2007. Nel 2011 ha fondato Smart Italy.
stratore delegato fino a maggio 2002.
Dal maggio 2002 al maggio 2005 è stato amministratore delegato e direttore
generale di Enel, dove opera una vera e
propria svolta rinunciando al discusso
modello di società multiutility, sostenuto dal suo predecessore Franco Tatò,
in favore di una maggiore focalizzazione sul core business energetico. Sotto
il suo mandato sono da sottolineare la
cessione di Wind, la riduzione dell’impegno di Enel nella creazione di una catena
di negozi in franchising a marchio Enel
sì. Paolo Scaroni è consigliere di Amministrazione di Assicurazioni Generali, vicepresidente non esecutivo del London
Stock Exchange Group e consigliere di
Amministrazione di Veolia Environnement. È inoltre nel Board of Overseers
della Columbia Business School di New
York e della Fondazione Teatro alla Scala.
stramento (nel 1998 presso il Johnson
Space Center a Houston, Texas per la
formazione per missioni a bordo dello
Space Shuttle e della Stazione Spaziale
Internazionale, e nel 2001 presso il Yuri
Gagarin Cosmonaut Training Center della Città delle Stelle, Oblast’ di Mosca), nel
2002 partecipa alla missione taxi-flight
“Marco Polo” diventando il primo astronauta italiano a partire dalla base di
lancio di Baikonur alla volta della Stazione Spaziale Internazionale, grazie a un
accordo tra Esa, Asi e Rosaviakosmos,
l’Agenzia Spaziale Russa. Nel 2005 si
svolge la missione “Eneide”, la seconda
di Vittori sulla Stazione Spaziale Internazionale. Il 16 maggio 2011 è decollato con
la missione Shuttle STS-134 nel ruolo di
mission specialist, partecipando all’ultima missione dello shuttle Endeavor. È
rientrato il primo giugno 2011.
Antonio Preziosi
Chi è: direttore di Radio Uno e del Giornale Radio Rai.
Carriera: dopo la laurea con lode in
Giurisprudenza presso l’Università La
Sapienza di Roma, consegue il diploma
della Scuola di giornalismo radio televisivo di Perugia. Esordisce come speaker
e conduttore in una radio locale negli
anni Ottanta. Passato alla Rai, diviene
redattore capo ad personam del Giornale Radio Rai. In qualità di inviato speciale
del Gr segue da dieci anni l’attività della Presidenza del Consiglio dei ministri,
nonché i principali avvenimenti di politica estera e internazionale. Dal 2009 è
direttore di Radio Uno e del Giornale Radio Rai. Insegna comunicazione politica
e politiche dei media presso la Facoltà
di Scienze della Comunicazione sociale dell’Università Pontificia Salesiana
di Roma. Nel 2010 è stato insignito del
prestigioso Premio Amalfi per il giornalismo radiofonico.
Andrea Vianello
Chi è: conduttore di Agorà, programma
mattutino di Rai3.
Carriera: laureato in Lettere con una tesi
in Letteratura Brasiliana. Entra in Rai nel
dicembre 1990. Dal marzo 1991 entra a
far parte della redazione del Gr1 prima e
del Giornale Radio Rai unificato poi sotto
la direzione di Livio Zanetti. È stato, tra
l’altro, conduttore di Radio Anch’io e di
Tele Anch’io. Per Rai3, dal 2001 al 2003,
è stato autore e conduttore della trasmissione “Enigma “ e dal 2004 al 2010,
sempre per la terza rete, ha condotto
“Mi manda Raitre”. Da settembre 2010
è conduttore di Agorà. È tra gli animatori del gruppo di ricerca di Vedrò sulla
Tv Industry.
Marco Zanotelli
Chi è: economista
Carriera: è pofessore di Economia all’Università di Milano e Stanford. Scientific
Advisor presso la Commissione europea
e membro del “Committee established
at the European Commission - G8 Democracy and government on line”. Coordinatore dei programmi europei L.A.W.
(Labour Market Changes and Welfare
Perspectives in Europe) e W.E.O. (Work
and Employment Observatory). Membro di E.S.I.P. (European Social Insurance
Platform). È componente del Gruppo di
Lavoro interistituzionale sulla misurazione dell’azione amministrativa presso
il Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) e Direttore del Centro
Studi dell’Inps. È autore di saggi ed articoli sulle tematiche inerenti il mercato
del lavoro e la finanza pubblica. È stato
consigliere economico della Presidenza
del Consiglio dei Ministri e del Ministero per la Pubblica Amministrazione e
l’Innovazione; Coordinatore del Gruppo
di Lavoro “Sistemi di Monitoraggio del
Mercato del Lavoro” presso la Commissione Europea e Coordinatore dell’Osservatorio del lavoro e dell’occupazione
della Regione Lombardia. È responsabile
dell’Osservatorio permanente sulle imprese di veDrò, realizzato in collaborazione con le Università di Milano e di
Stanford.
Paolo Scaroni
Chi è: amministratore delegato e direttore generale di Eni dal 2005.
Carriera: dopo la Laurea in Economia e
Commercio conseguita nel 1969 all’Università Bocconi di Milano e dopo una
prima esperienza di lavoro di tre anni
in Chevron, consegue un Mba presso la
Columbia University di New York e continua la sua carriera in McKinsey. Nel
1973 entra in Saint Gobain, dove svolge
numerosi incarichi manageriali in Italia
ed all’estero, fino alla nomina, nel 1984,
a presidente della Divisione Vetro a Parigi. Dal 1985 al 1996 è vicepresidente e
amministratore delegato della Techint.
Nel 1996 si trasferisce in Gran Bretagna
entrando in Pilkington come ammini-
Roberto Vittori
Chi è: astronauta.
Carriera: laureato presso l’Accademia Aeronautica di Pozzuoli, consegue
il brevetto di Pilota Militare negli Stati Uniti nel 1986 e vola con i Tornado
nell’Aeronautica Militare dal 1991 al
1994. Dopo aver conseguito il brevetto
di Pilota Collaudatore Sperimentatore
presso la United States Navy Test Pilot
School di Patuxent River, nel Maryland,
presta servizio presso il Reparto Sperimentale di Volo di Pratica di Mare come
pilota collaudatore per lo sviluppo della
nuova piattaforma aerea europea, l’Eurofighter Typhoon. Ha al suo attivo circa 2000 ore di volo su più di 40 diversi
aeromobili, tra cui l’F-104 Starfighter, il
Tornado GR.1, l’F/A-18, l’AMX, M-2000,
G.222 e P180. Nel luglio 1998 viene selezionato come astronauta dall’Agenzia
Spaziale Italiana (Asi), in cooperazione
con l’Esa, l’European Space Agency. In
seguito a un’intensa attività di adde-
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Caospitalismo
Capitalismo / Progresso
Ricchezza / Economia / Valori
Relazioni / Profitto / Crisi
nel Caos
01
Caospitalismo
Capitalismo / Progresso / Ricchezza / Economia
Valori / Relazioni / Profitto / Crisi
più recenti studi sull’evoluzionismo e le neuroscienze, a danno
del principio del vantaggio egoistico dato ormai per acquisito.
Coordinano: Nicola Barone, giornalista Il Sole 24 Ore, e Fabrizio Pagani, consigliere politico del Segretario Generale, Ocse.
Tra i partecipanti: Jacopo Barigazzi, giornalista e cofondatore Linkiesta;
Paolo Baronci, cofondatore e Ceo Mperience; Sergio Bellucci, massmediologo e politico, membro del Comitato Scientifico Sel; Luigi Casero,
sottosegretario di Stato Ministero dell’Economia e delle Finanze; Nicola
Dambra, Csr & Sustainability Manager per Alitalia e SkyTeam e componente
esecutivo del Comitato Cultura e Responsabilità Sociale d’Impresa di Confindustria; Enrico Deluchi, managing director of marketing Cisco; Francesco
Delzio, executive vice president Gruppo Piaggio; Matteo Fago, fondatore
L’asino d’oro edizioni e Venere; Ilaria Fava, avvocato, Fava & Associati Law
Firm; Diego Fusaro, filosofo e scrittore, Università Vita-Salute San Raffaele di Milano; Roberto Giacchi, amministratore delegato Poste Mobile;
Massimo Lapucci, Investment director Sintonia S.A.; Antonello Lupo,
avvocato, studio legale Portolano Colella Cavallo; Erminia Mazzoni, avvocato,
presidente Commissione Petizioni Parlamento europeo; Patrizio Messina,
avvocato, Studio Orrick; Andrea Paci, docente di Economia e Gestione delle
imprese, Università di Firenze, e consigliere indipendente Mps Venture; Novella
Pellegrini, responsabile Enel Cuore; Francesco Perrini, docente di Management e tecnologia, Università Bocconi di Milano; Michele Petochi, director
Knowledge Organizations World Economic Forum; Paola Pierri, Philanthropy
advisor; Giuseppe Pierro, esperto in politiche giovanili e comunicazione
educativa presso la Direzione Generale per lo Studente, Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca; Pietro Pietrini, docente di Biochimica clinica
e Biologia molecolare, Università degli Studi di Pisa; Alessandra Poggiani,
senior advisor Everis Spa; Maria Serena Porcari, consigliere delegato Fondazione Dynamo; Anna Puccio, direttore generale Cgm – Gruppo Cooperativo
Nazionale; Andrea Rossini, Consumer Sales & Distribution director Vodafone;
Carmen Verderosa, imprenditrice; Fabrizio Vigo, amministratore delegato
Consodata Spa Gruppo Seat Pagine Gialle.
Al netto delle naturali divergenze dei punti di vista, degli approcci metodologici, dei vari contesti e delle condizioni di partenza, si fa strada il concetto della value creation, imperniato sulla
costruzione di valore sostenibile dal punto di vista ambientale,
delle relazioni fra persone, del rispetto di principi che superino
l’imperativo assoluto della crescita a qualunque costo. Il che si
traduce, semplicemente, in domande di senso e rispetto di presupposti etici nella sfera dell’azione. Non a caso, si riaffaccia con
forza l’interesse del mondo accademico, statunitense ma non
solo, per i cosiddetti critical management studies, con la loro
critica radicale ad alcuni fondamenti della ricerca e alla diffusione tout court in università e business school di teorie asettiche,
ma consolidate, che trascurano del tutto le implicazioni etiche e
gli effetti che l’agire organizzativo e manageriale comporta, in un
più ampio quadro relazionale, tra tutti gli stakeholder coinvolti
nel processo di creazione (o distruzione) di valore.
In futuro, le aziende dovranno saper coniugare il profitto di breve termine con la produzione di valore di lungo termine e con il
progresso sociale, se intendono davvero fare la propria parte e
prosperare; diversamente correrebbero il rischio di snaturare la
propria funzione, condannandosi all’avvizzimento, col crescere
della consapevolezza nei cittadini del proprio ruolo attivo, specie in ambito economico. Una buona ragione per (ri)discutere di
finanza etica, responsabilità sociale delle imprese, sussidiarietà,
filantropia.
wg manager: Francesca Buttara, Italiacamp.
Restaurare il capitalismo dalle fondamenta. Se è questo il progetto su cui riflettono alcuni brillanti economisti in tutto il mondo, i piani dell’opera restano tuttavia piuttosto oscuri. Da dove
ripartire? Serve un taglio netto con il sistema in cui siamo nati e
cresciuti? Soprattutto, quali scelte sono realisticamente praticabili? Cosa di nuovo si muove nella società?
Istituzioni e governi se lo chiedono, in sede internazionale, dopo
la scossa profonda di una crisi non del tutto superata. Altrettanto fa l’establishment occidentale, cui è imputata buona parte della responsabilità del collasso, per negligenza (nell’ipotesi
migliore) o consapevole interesse di parte (in quella peggiore).
L’analisi non è univoca, com’è logico, né a dire il vero si sono
viste sinora efficaci inversioni di tendenza sul piano generale.
Ciononostante, qualche primo segnale si è fatto vivo. Di recente,
l’Ocse ha lanciato la sfida per l’individuazione di modelli innovativi di misurazione del progresso. Ed è già da qualche anno che
la Commissione di studio francese guidata da Joseph Stiglitz si è
pronunciata sugli obiettivi generali da perseguire, oltre il semplice accrescimento della ricchezza. I risultati di queste complesse analisi stanno trovando ampio riscontro in alcuni Paesi,
su scala locale ma anche ai livelli alti delle amministrazioni. Significativa, al riguardo, è stata la decisione del premier inglese,
David Cameron, di monitorare il livello di soddisfazione della vita
secondo nuovi parametri messi a punto dagli esperti. Quella che
viene discussa, anche a livello teorico, è una visione della realtà a
un’unica dimensione, dove spadroneggia incontrastata l’economia. Certo, le analisi degli economisti restano utilissime, perché
descrivono bene i costi e i benefici delle decisioni da prendere
per la comunità, ma negli ultimi anni si sono fatte scoperte sulla
natura umana che hanno innovato i presupposti di base della disciplina, limitandone talvolta pesantemente l’accuratezza e l’affidabilità. Valga per tutte l’accento sulla cooperazione posto dai
emission
veDrò2011 è a
i zero grazie a
Treedom
nel Caos
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Vocaosbolario
Linguaggio / Parole / Valori
Comunicazione / Cultura
Immaginazione / Differenze / Ordine
nel Caos
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Vocaosbolario
Linguaggio / Parole / Valori / Comunicazione
Cultura / Immaginazione / Differenze / Ordine
Coordinano: Barbara Carfagna, giornalista Rai, e Monica Fabris,
sociologa, presidente Episteme.
Tra i partecipanti: Fulvio Abbate, scrittore; Lelio Alfonso, responsabile
comunicazione Rcs; Daniele Bellasio giornalista Il Sole 24 Ore; Fabio Beltram, fisico, direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa; Emma Dante,
regista e autrice teatrale; Giusy Drago, poetessa; Filippo Facci, giornalista
Libero; Benedetto Fanna, autore di La memoria del pesce rosso; Alberto
Fedel, amministratore delegato Newton Management Innovation, Il Sole 24
Ore Group; Andrea Fiorentini, docente di Psichiatra, Università Tor Vergata
di Roma; Sergio Garau, poeta; Stefania Giannini, rettore Università per
Stranieri di Perugia; Maria Giovanna Gatti, responsabile comunicazione
scientifica Ieo e scrittrice; Gianluca Giansante, ricercatore in linguaggi politici, autore di Le parole sono importanti; Elisabetta Jezek, docente di Filosofia
del linguaggio, Università di Pavia; Francesco Linguiti, docente di Semiotica,
Lumsa di Roma; Gianluigi Paragone, giornalista Rai; Marco Piazza, giornalista, responsabile Comunicazione Istituzionale Telethon; Vittorio Picello,
direttore creativo Newton21; Carlo Pizzati, scrittore e giornalista; Antonio
Santangelo, docente di Semiotica, Università di Torino; Giovanni Sasso,
direttore creativo Proforma; Alessandro Schiesaro, docente di Letteratura
modo, le ricomprenderemo nel loro valore e ci lasceremo guidare dalla potenza dei loro significati. Ci faremo ispirare dal linguaggio per far emergere il meglio che c’è in noi e nella società e
per far apparire, come in una cartina di tornasole, i nuovi valori
che contraddistinguono il nostro tempo.
C’è un nucleo di verità nel linguaggio, al di là della fluidità del
gioco dei significati, che non è una gabbia ma un invito al libero
esercizio delle facoltà intellettuali e spirituali dell’uomo. Il linguaggio è tanto vicino alla realtà quanto strumento indispensabile per l’immaginazione. Le parole non sono le cose solo perché
permettono di distaccarcene e quindi riconoscerle e modellarle.
Come il linguaggio sta oggi condizionando la nostra immaginazione? Come ci può aiutare a dialogare davvero alla ricerca di
prospettive nuove? Quali sono i ponti linguistici nella frammentazione e moltiplicazione delle differenze culturali? Come il linguaggio si riformula nella crossmedialità?
latina, La Sapienza Università di Roma, e capo segreteria tecnica ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
wg manager: Federica Colonna, Lo Spazio Della Politica.
Lo scopo del Working group è quello di avviare una riflessione
sull’uso e abuso del linguaggio nella società contemporanea,
con particolare attenzione ai luoghi elettivi in cui si elaborano
la nostra cultura, il nostro immaginario, e dove si assumono decisioni rilevanti per i destini individuali e della comunità. In tal
modo, intendiamo risalire ai nuovi significati e ai nuovi valori che
caratterizzano la cultura contemporanea, prevedendo future
evoluzioni possibili.
Globalizzazione, radicamento e stratificazione delle differenze etniche e sociali, nuovi cultural divide, crossmedialità, sono
tutti fenomeni che concorrono a rendere più ardua la sfida di
un uso positivo e creativo della parola. Le mutazioni del contesto contemporaneo mettono in crisi consistenza e univocità:
assistiamo alla convivenza di diverse strutture e tipologie discorsive. Nella babele di parole sorte, morte e risorte, invertite di significato, slittate, risemantizzate rischiamo di perderci:
la parola si svuota e la retorica si impadronisce del discorso. Il
linguaggio è allo stesso tempo la vittima, l’assassino e la soluzione del giallo. Contribuisce a generare il caos ma, in quanto
struttura significante, rappresenta anche l’unica soluzione e via
di superamento. Questa è la sua funzione primaria: dare ordine
alle cose, renderle intellegibili e permetterci di agire su di esse.
Riappropriarci del nostro futuro significa saper articolare e verbalizzare una narrazione dotata di senso e, dunque, di prospettiva. Il linguaggio in quanto discorso rappresenta la via maestra
del rapporto con l’Altro, l’unico modo di costruire un orizzonte
comune ed è più che mai importante riconoscerne l’attuale statuto sociale, i fraintendimenti e gli automatismi in cui rischiamo
di incorrere. È l’incontro con l’altro a generare naturalmente il
caos perché ci porta fuori dal nostro campo: c’è bisogno di una
reciproca focalizzazione per determinare, insieme, il nuovo significato di una parola e quindi di un’esperienza. Il linguaggio è
uno spazio neutro di definizione a due o più vie attraverso cui
negoziare le relazioni. Tutti quelli coinvolti nelle attività di linguaggio abbandonano l’identità individuale per poter mantenere
il disequilibrio, quello che possiamo chiamare lo sbaratto sociale, per ottenere il contatto. Cercheremo di individuare i punti di
rottura, spaesamento, sovrapposizione in cui le parole smettono
di significare impedendoci di dialogare ed evolverci. In questo
emission
veDrò2011 è a
i zero grazie a
Treedom
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Politicaos
Partiti / Politica / Correnti
Carisma / Valori / Frammentazione
Associazioni / Think tank
nel Caos
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Politicaos
Partiti / Politica / Correnti / Carisma / Valori
Frammentazione / Associazioni / Think tank
Coordinano: Tommaso Labate, giornalista Il Riformista, e Marco
Meloni, responsabile Riforma dello Stato, pubblica amministrazione, Università
e ricerca, segreteria nazionale Pd.
Tra i partecipanti: Marco Almagisti, docente di Scienza politica, Università di Padova; Stefano Bonaccini, segretario regionale Pd Emilia Romagna;
Simone Collini, giornalista L’Unità; Giuseppe Cruciani, giornalista La
Zanzara, Panorama ; Luigi Di Gennaro, capo ufficio stampa Fli; Stefano Di
Traglia, responsabile nazionale Comunicazione Pd; Mattia Diletti, docente
di Scienza politica, La Sapienza Università di Roma; Nicola Formichella,
deputato Pdl; Tommaso Frosini, docente di Diritto pubblico comparato, Suor
Orsola Benincasa Napoli; Gianluca Galletti, deputato Udc; Mariastella
Gelmini, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca; Giancarlo
Giorgetti, deputato Lega Nord; Massimo Leoni, giornalista, responsabile
redazione politica SkyTg24; Giuliano Lesca, responsabile Comunicazione
Ipr Marketing; Fabrizio Meli, presidente e amministratore delegato L’Unità;
Gennaro Migliore, segreteria nazionale Sel; Antonio Misiani, deputato e
tesoriere nazionale Pd; Monica Nardi, direttore TrecentoSessanta; Matteo Orfini, responsabile nazionale cultura e informazione Pd; Alessandro
Padula, avvocato fiscalista, vice president, Morgan Stanley London; Veronica
Pamio, Government Relations Manager JTI; David Parenzo, giornalista e
autore tv La Zanzara, In onda, Titanic Italia; Matteo Richetti, presidente
Assemblea Regionale Emilia-Romagna; Francesco Russo, segretario generale TrecentoSessanta e docente Politiche della formazione, Università di Udine;
Marco Sartori, presidente Inail; Marco Stradiotto, senatore Pd; Paolo
Tognocchi, consigliere regionale Toscana; Flavio Tosi, sindaco di Verona.
ma di un terremoto. Anzi del terremoto: the big one, la fine di
Berlusconi, il passaggio da un’era geologica all’altra. Fosse così,
basterebbe mettersi alla finestra, aspettare la tempesta e cercare di farsi trovare comunque pronti, qualunque cosa accada,
con quel misto di eccitazione e paura che precede tutti i grandi
cambiamenti.
A guardarlo, invece, con gli occhi dei vedroidi – vale a dire costringendosi a una prospettiva di lungo periodo, il più possibile
sganciata dalla contingenza – viene da chiedersi come il caos in
cui versa il potere oggi in Italia possa verosimilmente ricomporsi
e riprodurre un ordine naturale, nelle vicende politiche tra partiti e dentro i partiti, oltreché nelle dinamiche istituzionali. Così,
al di là dei neologismi fantasiosi del nuovo correntismo italico,
in discussione tornano temi serissimi sui quali, sia pure con intensità variabile, ci si confronta in tutte le democrazie mature,
come il rapporto tra leaderismo e dialettica interna e tra centro
e periferia, il nesso tra formazione, selezione e cooptazione della
classe dirigente, la relazione tra costruzione del consenso e valorizzazione del pluralismo e delle diversità.
wg manager: David Ragazzoni, PhD candidate in Political Theory, Scuola
Superiore Sant’Anna.
Carfagnaniani, gelminiani, prestigiacomini. Meloniani confusi tra
la folla degli ex-aennini. E poi verdiniani, scajoliani, frattinini,
stracquadaniani, formigonini, santanchensi e chi più ne ha più
ne metta. Una testa, un’area politica: la nuova frontiera del correntismo italiano sembra passare oggi, imprevedibilmente, per
il Pdl. Vale a dire per l’unico movimento nazionale che può permettersi il lusso di eleggere un segretario per standing ovation,
che non ha mai fatto un congresso e che rifiuta l’appellativo di
Partito. La P sta per Popolo (con la P maiuscola), ci mancherebbe
altro. Nel mentre un altro popolo, quello padano, si attrezza per
il diluvio universale del dopo-Bossi: magico-cerchiati sotto assedio, maroniani sugli scudi. Ai fianchi tante fronde quante sono
i territori della Padania. Del resto, con l’autonomia non si scherza, ci mancherebbe altro.
Al confronto, nel centrosinistra, le vecchie correnti di stampo
democristiano o la guerra fratricida tra dalemiani e veltroniani
paiono roba del giurassico. A furia di appelli ossessivi all’unità,
nel Pd le divisioni le hanno infatti anestetizzate. Silenzio: si fanno
ma non si dice. E giù la sfilza di associazioni, fondazioni, think
tank, network, scuole di formazione. I puristi però storcono
ancora il naso: questa smania di associarsi – dicono – produce frammentazione e alimenta personalismi. Il Partito (con la P
maiuscola) c’è. Basta e avanza. Ci mancherebbe altro.
Sul fatto che basti, un partito, qualche dubbio inizia in realtà a
circolare anche laddove il carisma del capo sembrava fino a ieri
intoccabile. Dipietristi contro demagistrisiani, antiberlusconismo contro ultra-antiberlusconismo, in attesa di capire cosa ne
sarà dei valori quando “lo stupratore dei valori” non ci sarà più.
Stesso clima di attesa in casa Fli, dove falchi e colombe volano,
ma volano basso, visto che ancora non è chiaro se il Terzo Polo
sarà meta di migrazione definitiva oppure nido di appoggio verso
la terra promessa di un nuovo centrodestra.
A guardarlo in superficie, il caos-frammentazione di questo
scorcio di Seconda Repubblica ricorda le scosse telluriche priemission
veDrò2011 è a
i zero grazie a
Treedom
nel Caos
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Lobbisti per caos
Lobby / Potere / Politica
Legalità / Valori / Interessi
Regole / Istituzione
nel Caos
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Lobbisti per caos
Lobby / Potere / Politica / Legalità / Valori
Interessi / Regole / Istituzione
Coordina: Alberto Castelvecchi, Personal Branding advisor Studio Castelvecchi.
Tra i partecipanti: Fabio Bistoncini, lobbista, amministratore delegato FB & associati; Giulia Bongiorno, deputato Fli, presidente Commissione
Giustizia, Camera dei deputati; Riccardo Capecchi, tesoriere veDrò; Anna
Paola Concia, deputato Pd; Fabio Corsico, direttore Affari istituzionali e
sviluppo Caltagirone Group; Sandro Di Castro, Comunità Ebraica italiana;
Ernesto Di Giovanni, partner Utopia; Massimiliano Dona, segretario generale Unione Nazionale Consumatori; Stefano Feltri, giornalista e
responsabile dell’economia Il Fatto quotidiano; Oscar Giannino, giornalista
e analista economico; Francesco Giorgianni, responsabile affari istituzionali Enel; Simone Guerrini, Head of Advisor and Monitoring subsidiaries
Corporate Affairs Alenia Aeronautica; Luca Josi, presidente Einstein Multimedia
Group; Ivan Lo Bello, presidente Confindustria Sicilia; Giovanni Lo Storto,
vicedirettore generale Università Luiss di Roma; Giuseppe Lupo, segretario
regionale Pd Sicilia; Salvatore Martinez, presidente Rinnovamento nello
Spirito Santo; Candida Morvillo, direttrice Novella 2000; Guido Olimpio,
giornalista Corriere della Sera; Riccardo Panzetta, giornalista Dagospia;
Pier Luigi Petrillo, docente di Diritto pubblico, Unitelma Sapienza e docente
Tecniche di lobbying, Università Luiss di Roma; Leda Petrone, Public Affairs
Sky Italia; Angelo Maria Petroni, segretario generale Aspen Institute Italia;
Ferruccio Pinotti, giornalista e scrittore; Patrizia Ravaioli, direttore generale Croce Rossa Italiana; Laura Ravetto, sottosegretario di Stato ai Rapporti
con il Parlamento; Giancarlo Scoditti, docente di Etnologia e Antropologia
sociale, Università di Urbino; Rosa Valletta, responsabile Relazioni istituzionali
Es Comunicazione; Roberto Veronesi, direttore comunicazione e relazioni
istituzionali di Seat PG; Giampiero Zurlo, amministratore unico Utopia.
tagna, in Israele, nell’Unione Europea, esistono norme che, considerando più che legittima (e anzi indispensabile) l’attività di
lobbying, ne assicurano la massima trasparenza, prevedendo, in
taluni casi, un diretto coinvolgimento dei portatori di interessi
particolari nei tavoli istituzionali. Non tutto procede in modo roseo e trasparente, anche in questi Paesi, ma le sanzioni e i limiti
posti a chi si colloca nell’area grigia tra legalità e illegalità sono
molto evidenti. In Italia il nesso tra decisori pubblici e gruppi di
pressione è stato affrontato in modo episodico ed estemporaneo anche dal legislatore, che ha adottato, nel tempo e lentamente, una regolamentazione per così dire “strisciante” ma
ad andamento schizofrenico. Nel nostro Paese, infatti, il tema
dei gruppi di pressione è praticamente ignorato dal legislatore.
Questo non perché da noi le lobby non esistano – tutt’altro – ma
per la preoccupazione che la disciplina dei gruppi di pressione
equivalga alla loro legittimazione, dunque una curiosa ritrosia a
riconoscere che “il re è nudo”.
wg manager: Andrea Garnero, Lo Spazio Della Politica.
Chi comanda davvero in Italia? Come? E sulla base di quale legittimazione? E a chi deve rendere conto? Lobby e lobbisti, gruppi
d’interesse, poteri (più o meno) forti che si confrontano, cordate che si aggregano con obiettivi non sempre visibili: il caos
istituzionale e giudiziario di questi ultimi mesi rappresenta una
magnifica occasione da cogliere.
Per fare chiarezza, riallineare azioni e valori, dare un significato alle
parole che usiamo. L’esistenza di gruppi di pressione che influenzano le decisioni politiche e istituzionali, in una democrazia moderna, dovrebbe essere un fatto assodato. Le lobby, quelle vere,
hanno un nome e un indirizzo registrato e una politica di comunicazione comprensibile. Esse sono un fattore imprescindibile in
una società complessa e organizzata. I decisori pubblici vengono
facilitati nei processi decisionali, e i lobbisti portano informazioni
qualificate ad alto contenuto tecnico. Altra cosa sono i cartelli di
potere di cui leggiamo sempre più spesso nelle cronache.
Di solito non hanno il potere di “fare qualcosa” o di “aiutare a
fare qualcosa”. Hanno la pretesa di esercitare un insidioso potere di interdizione: il potere di “non far fare qualcosa”. Il messaggio che lanciano è quasi sempre lo stesso: “Se vuoi fare questo
o quest’altro, prima devi parlare con noi”. A questo punto, anche la presenza di pochi di questi soggetti diventa un fattore di
blocco per la democrazia. I processi decisionali diventano lenti
e vischiosi, le posizioni politiche vengono deformate, le informazioni e i saperi tecnici “alti” diventano irrilevanti, i legami di
appartenenza, di cooptazione personale, addirittura di clan organizzato “a delinquere” ostruiscono il confronto e la trasparenza di ogni decisione, di ogni nomina. Se nella politica si passa
dalla negoziazione al ricatto, ecco che il potere di inchiesta degli
organi di informazione diventa un gioco al massacro. L’opinione
pubblica comincia a pensare “adesso attaccano X e Y, domani a
chi toccherà?”.
Negli Stati Uniti d’America, in Canada, in Australia, in Gran Breemission
veDrò2011 è a
i zero grazie a
Treedom
nel Caos
05
Caospazio
Spazio / Industria / Tecnologia
Conoscenza / ESA / NASA
Civile / Militare
nel Caos
05
Caospazio
Spazio / Industria / Tecnologia / Conoscenza
ESA / NASA / Civile / Militare
Coordinano: Annamaria Barrile, consulente Eads Francia, e JeanPierre Darnis, vicedirettore Area Sicurezza e difesa Iai.
Tra i partecipanti: Marco Airaghi, vicepresidente Asi; Giuseppe
Aridon, VP Business Development, Telespazio; Andrea Armaro, giornalista
ed esperto di difesa; Lucio Bianchi, capo III Reparto, Armaereo; Francesco
Caio, amministratore delegato Avio; Massimo Cavaliere, Head Business
Opportunity Development, Cira; Serafino D’Angelantonio, Head of Astrium
Italy; Claudio Farina, Strategy Vodafone; Cosimo La Rocca, ufficio di
presidenza Asi; Marcello Maranesi, Ceo, E-geos; Nunzia Paradiso, Space
Generation Advisory Council; Fausto Recchia, deputato Pd; Luca Rossettini, fondatore D-Orbit; Giampaolo Toriello, Cassa Depositi e prestiti;
Roberto Vittori, astronauta.
wg manager: Matteo Scurati, Lo Spazio della Politica.
“The end of the space era” titolava la copertina dell’Economist il
2 luglio scorso. Il riferimento era alla fine del programma Shuttle
negli Stati Uniti, con l’ultimo lancio avvenuto lo scorso 8 luglio,
ma anche alla prospettiva, nel 2020, di de-orbitare la Stazione Spaziale Internazionale nonché all’apparente fine del sogno
di tornare sulla Luna o, meno che mai, esplorare Marte. Nonostante la tecnologia sia oggi matura e disponibile, la passione
per lo spazio, almeno nelle tradizionali potenze dell’esplorazione
spaziale, sarebbe finita secondo l’Economist. Proprio nel giorno
dell’ultimo lancio dello Shuttle, invece, il Presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, rilanciava: “Questo è l’ultimo volo dello
Shuttle, ma oggi si apre una nuova era capace di spingerci verso
le autentiche frontiere dell’esplorazione e delle scoperte nello
spazio. E io ho dato agli uomini e alle donne della NASA una nuova ambiziosa missione: andare su Marte”.
Investire nello Spazio non è certamente solo una scelta di prestigio per una Nazione. Dagli investimenti sulle tecnologie in
questo settore derivano importanti ricadute non solo in termini di conoscenza o di crescita delle competenze del tessuto industriale, ma anche in termini di immediati benefici nella
vita quotidiana dei cittadini e dei decisori politici. Lo spazio offre
infatti un valore aggiunto, strategico, nel governo delle società complesse (del caos, in ultima analisi): si pensi all’utilizzo dei
dati satellitari per la programmazione di interventi di protezione
civile, per missioni militari, per il monitoraggio ambientale, per
la mobilità, ma anche per la gestione della raccolta delle uve nei
vigneti o per la ricerca di minerali.
in un contesto geografico allargato, con l’acquisizione di capacità di osservazione della terra (partecipazione ai programmi Helios, sviluppo di Cosmo Skymed) e di telecomunicazione
dedicata (Sicral). Si tratta di un modello assai diverso rispetto a
quello francese, nel quale i vettori spaziali sono stati sviluppati
come componente tecnologica della dissuasione nucleare, una
dissuasione che richiedeva anche mezzi di comunicazione e di
osservazione dedicati.
La politica spaziale italiana rappresenta dunque un modello di
cross fertilization, a volte virtuoso e a volte complesso, fra le
capacità di ricerca e sviluppo e la crescita di una politica industriale. Non si può non rilevare come oggi la politica spaziale sia
portatrice di una serie di interessi internazionali. La posizione
delle aziende italiane nel contesto europeo e mondiale, il futuro
dei programmi di ricerca spaziale sia nel contesto Esa che Ue,
lo sviluppo di programmi applicativi da parte della Commissione
europea (Galileo), le considerazioni sulla sovranità tecnologica
e l’esportazione di tecnologie sensibili, il futuro dell’industria
nazionale nel contesto di competizione/cooperazione europea:
tutti questi elementi contribuiscono fortemente a definire la posizione dell’Italia nei confronti dei suoi principali partner europei. Il livello di contribuzione al budget dell’Esa indica la Francia,
la Germania e l’Italia come le principali potenze spaziali europee.
Non a caso, lo spazio rappresenta quindi un elemento estremamente rilevante della politica fra questi Paesi.
All’interno del nostro Working group, ci proponiamo di riflettere
sul concetto di cross fertilization virtuoso, sia a livello nazionale
sia europeo. Il mantenimento e lo sviluppo di capacità spaziale
rappresentano uno strumento fondamentale di governo della
complessità, ma anche una strategia per una visione tecnologica e politica del sistema-Paese. Attraverso il confronto tra
gli stakeholder del settore (politici, industriali, utenti, studiosi)
intendiamo esplorare la varietà di prospettive legate allo sviluppo spaziale, contribuendo al dibatto sullo sviluppo spaziale nel
contesto del sistema-Paese. Politiche pubbliche, filoni del sistema della ricerca, applicazioni sono alcuni degli elementi che vogliamo proporre nell’ambito di una riflessione complessiva che
miri a incentivare lo sviluppo virtuoso dello spazio e il virtuoso
contributo dello spazio allo sviluppo della società. Ovviamente
il contesto di difficoltà finanziaria costituisce un parametro da
tenere in considerazione, in un’ottica di impiego lungimirante
delle poche risorse pubbliche disponibili, di valorizzazione degli
investimenti pubblico-privati, degli incentivi alla ricerca e della
dualità (civile/militare) dei progetti per la programmazione futura.
Mentre gli Stati Uniti considerano lo spazio una “nuova frontiera”, in un’ottica condivisa con il nemico sovietico durante
la Guerra Fredda, l’Europa ha adottato un approccio diverso: la
scienza innanzitutto. Basti ricordare l’opera di Amaldi in Italia e il
successivo sviluppo di tecnologie applicate, ad esempio la filiera
della meteorologia e delle telecomunicazioni, oggi mature.
L’Italia da sempre ha avuto un ruolo di rilievo nel settore, attraverso non solo la partecipazione ai programmi dell’Agenzia
Spaziale Europea (l’Italia è il terzo contributore in Esa) ma anche
attraverso importanti programmi nazionali gestiti dall’Agenzia
Spaziale Italiana (Asi) spesso in cooperazione con il Ministero
della Difesa (ad es. CosmoSkyMed) e programmi internazionali in
cooperazione con le altre Agenzie Spaziali internazionali, tra cui
principalmente la Nasa. Nel panorama europeo, il nostro Paese
ha adottato un modello pluralista di sviluppo spaziale: scienza
e tecnologia hanno determinato la crescita delle competenze industriali di Tas-I, Telespazio o Elv e delle Pmi. Lo sviluppo
di tecnologie spaziali ha interessato poi in tempi relativamente recenti la Difesa. Le forze armate si sono dotate di capacità
spaziali nel momento della pianificazione di una loro proiezione
emission
veDrò2011 è a
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Treedom
nel Caos
wg sperimenta
le
06
Caosurfing
Io / Altro / Identità / Pensiero
Consapevolezza / Relazioni
Appartenenza / Navigazione
nel Caos
wg sperimenta
wgCaosurfing
sperimentale
le
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Io / Altro / Identità / Pensiero / Consapevolezza
Relazioni / Appartenenza / Navigazione
Coordinano: Emanuele Caroppo, psichiatra e psicoanalista della Società
Psicoanalitica Italiana, e Cristian Muscelli, filosofo
Il caos è spinta, energia, materia informe e pura, disgregazione,
irriducibilità, cambiamento, evoluzione e imprevedibilità, fertilizzante di sogni e sponsor di orizzonti. Luogo possibile d’incontro col nuovo, alchimista di cambiamenti, alterità.
Nasciamo dal caos e la vita di ognuno, in ultima analisi, è una
quotidiana navigazione “cosmica” di progressive e parzialmente nuove definizioni identitarie. E pluribus unum: Io! Un Io che
emerge dal caos e che, al contempo, naviga in esso iceberg-like
in un rapporto di reciprocità di appartenenza. Incontrare il caos
equivale a incontrare l’Altro, il “contenuto nuovo” che costantemente modifica e che costantemente spaventa. Ed è proprio
per questo spavento che alcuni negano il caos facendo dell’ordine abitudinario uno dei più potenti anestetici e sedativi di difesa
dai dubbi vitali, altri ne rimangono sopraffatti rimbalzando come
una palla ovale sul tappeto del tempo costruendo trame dal difficile significato e così via, ad libitum nelle variegate possibilità
esistenziali umane.
Il caosurfing è una strada che conduce al riconoscimento dell’Altro affrontando l’inquietante alienità attraverso la riflessione sul
modo comune di pensare all’Io (ego) e a ciò che in questa nozione comune induce a credere e, istintivamente, a sentire che
il nostro compito principale nella vita sia vieppiù proprio il “rafforzamento” dello stesso Io.
È infatti da quest’ultima credenza, e a partire da queste premesse, che tecniche specifiche come l’empowerment hanno potuto
svilupparsi. L’Io è stato concepito dalla tradizione occidentale
come “monade”, un soggetto chiuso all’origine che, occasionalmente, ma non necessariamente, può aprirsi all’esterno.
Il caosurfing propone di sviluppare un altro modo di pensare
l’Io, fondato sul convincimento che non c’è e non può esserci
un soggetto, una persona, un Io, se non in relazione con l’Altro. L’Io è sempre parte di una relazione, una sua componente,
ma la relazione precede sempre la nascita del pensiero dell’Io. Il
modo forse più utile di pensarlo può essere quello dell’Io come
un “diagramma di relazioni”. Forse un grafema, interno a un sistema che è fondamento del significato del grafema stesso. In
ultima analisi dunque, l’Io celebrato da tante tecniche del pensiero, soprattutto da quello orientato dalla velocità e dalla produttività, sarebbe un usurpatore di uno spazio originariamente
occupato dalla prassi dell’intersoggettività. Per riassumere e ribadire, ciò che si chiama Io è una relazione, e non una possibilità
di relazione!
La gentilezza, però, è un particolare tipo di risposta che tende a
sollevare, a provocare domande, e non certo a mettere il punto
finale a un colloquio: è il modo per “aprire” la relazione. Rispondere con gentilezza vuol dire produrre una nuova domanda.
Qual è il senso di questa operazione? Dinanzi a un’affermazione,
magari sgarbata, rispondere gentilmente significa chiedere (domandare) ragione, e dunque dimostrare interesse per ciò che
ha indotto l’affermazione. Allora la gentilezza suscita domande
nel nostro interlocutore e lo accompagna nel pensiero condiviso della relazione, lo porta a riconoscere che c’è una relazione.
Ovviamente, praticare la gentilezza è un esercizio che educa anche noi stessi al rapporto con l’altro e, in definitiva, col caos. La
gentilezza è in sintesi rispondere con una domanda? Sì, per due
ragioni: innanzitutto perché la domanda è la forma grammaticale della relazione; inoltre, perché la domanda forza a riflettere, a “prendere” ciò che è accaduto, inconsapevolmente, e a
elaborarlo per comprenderne le ragioni profonde. Il caosurfing
propone la gentilezza anche come una tecnica per acquisire la
capacità di prendersi cura dal momento che la relazione intersoggetiva, che prende il posto dello scontro tra due “Io”, significa prendersi cura gli uni degli altri.
Perdersi per ri-acquisire la capacità di ritrovarsi consapevoli di
chi siamo e di chi stiamo dimenticando, certi che anche un piccolo errore nella conoscenza dello stato di fondo di un sistema/
persona possa provocare un errore, anche grande, nelle previsioni del futuro. Alla fine del percorso del caosurfing emergerà
chiaramente che il luogo dove si genereranno possibilità non
sarà quello brillante alla luce del sole dove ogni cosa è chiara
e nitida, ma tutto ciò che avverrà nella penombra, che lascerà
sufficiente spazio per il dubbio e congrua ambiguità di significato. E così, proprio perché “the night belongs to lovers”, il caosurfing non osannerà l’indipendenza e la potenza dell’Io ma
la “reciproca appartenenza” in periodi esposti nudi al rischio
di dimenticare i moti del cuore! Data la natura teorico-pratica
del Working group, ai partecipanti, di numero non superiore a 15
persone, sarà richiesta la presenza continua durante le sessioni
di lavoro al fine di favorire il corretto svolgimento delle parti pratiche e degli esercizi che verranno proposti.
Sulla scorta di queste considerazioni, il caosurfing propone di
pensare a un modo della prassi intersoggettiva, cioè a una modalità della relazione, che miri al rafforzamento della relazione
stessa e non solo, e asimmetricamente, di una sua parte (l’Io).
Una delle principali modalità su cui il caosurfing invita a riflettere
è la “gentilezza”, anche in ragione della sua capacità di proporsi
come esercizio. Discostandosi dalla visione medievale e cortese
così come dall’odierno luogo comune, il caosurfing prova a definire la gentilezza come “risposta senza desiderio di potenza”.
Innanzitutto una risposta, cioè il riconoscimento dell’Altro, del
suo interpello, della sua richiesta di riconoscimento della relazione. La gentilezza è il riconoscimento dell’Altro come domanda, anzi, della relazione come domanda. Infatti, se l’Io è un diagramma di relazioni, questo diagramma è nella pratica costituito
da domande e risposte, si concretizza in domande e risposte.
emission
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i zero grazie a
Treedom
nel Caos
07
Caosama
Terrorismo / Islam / 9-11
Mediterraneo / Migrazioni
Sicurezza / al-Qaeda / Torri
nel Caos
07
Caosama
Terrorismo / Islam / 9-11 / Mediterraneo
Migrazioni / Sicurezza / al-Qaeda / Torri
Coordinano: Stefano Dambruoso, magistrato e scrittore italiano, capo
dell’Ufficio per il coordinamento dell’attività internazionale del Ministero della
Giustizia, e Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni Internazionali, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Tra i partecipanti: Filippo Andreatta, docente di Scienza politica, Università di Parma; Jamie Bartlett, Head of the Violence and Extremism Programme
Demos; Carla Bassu, docente di Diritto pubblico, Università di Sassari; Francesco Cappè, direttore del Laboratorio Unicri sull’antiterrorismo; Giuseppe
Giordo, amministratore delegato Alenia Aeronautica; Stefano Gori, International Strategy Poste Italiane; Nicola Gratteri, magistrato, procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria; Enrico Letta, vicesegretario Pd; Celeste Cecilia Lo Turco, analista Comitato strategico Fondi
sovrani Ministero Affari Esteri; Raffaello Matarazzo, ricercatore Iai; Roberto
Olla, giornalista Rai; Yahya Pallavicini, Imam della Moschea al-Wahid di Milano, consigliere del Ministero dell’Interno nella Consulta per l’Islam italiano e presidente del Consiglio Isesco per l’educazione e la cultura in Occidente; Maurizio
Rossi, padre dehoiano; Vincenzo Rosario Spagnolo, giornalista e scrittore
Avvenire; Giorgio Starace, ambasciatore italiano Emirati Arabi Uniti; Alessio
Vinci, giornalista Mediaset.
wg manager: Brando Benifei, vicepresidente European Community Organization of Socialist Youth.
3519 giorni dopo l’11 settembre 2011, i corpi speciali di navy seals
degli Stati Uniti hanno ucciso Osama Bin Laden durante un’operazione militare in Pakistan, presso il compound di Abbottabad
dove il leader di al-Qaeda si nascondeva. Il presidente Obama,
dopo che le ceneri del leader del nemico sono state gettate in
mare, ha commentato l’avvenuta riuscita dell’operazione con
le parole “justice has been done”, rivolte anzitutto alle vittime
dell’11 settembre.
Il decennio del terrore? La fine di Osama Bin Laden chiude simbolicamente il “decennio del terrore”. Come ha notato John
Hulsman, tuttavia, il logoramento economico e strategico degli
Stati Uniti non si è interrotto per magia e consegna un panorama
geopolitico incerto. La potenza americana sul piano economico
vive già in un’epoca di overstretch, l’emersione delle nuove potenze non ha ancora portato a una delimitazione definita di poteri, responsabilità, prospettive, influenze in grado di rispondere
alle domande fondamentali di un mondo che cambia. Il mancato coordinamento e la risposta inadeguata ai cambiamenti
del nostro tempo riguarda anche, nella prospettiva europea,
lo sbilanciamento delle comunità umane delle due sponde del
Mediterraneo, più volte sottolineato sul piano demografico, che
ha acquistato una nuova rilevanza per il protagonismo giovanile
della primavera araba.
nibilità economica “controrivoluzionaria” del Consiglio di Cooperazione del Golfo, è evidente che il passaggio istituzionale sia
ben più lento rispetto alle aspettative del contesto tecnologico
e demografico. Ciò che resta di al-Qaeda, d’altra parte, sa di
operare in un orizzonte differente, come dimostrano i dibattiti
interni sull’ascesa della Cina. Al centro dell’attenzione italiana
si pone un Mediterraneo che – sul piano energetico ed economico-finanziario, anzitutto – si apre a influenze nuove. La combinazione del ritiro strategico degli Stati Uniti dai fronti bellici e
il probabile ridimensionamento del progetto comunitario non
possono certo condurre a un’impermeabilizzazione degli Stati
continentali rispetto all’instabilità della sponda Sud. Per ragioni
geografiche, l’Italia è il Paese maggiormente sensibile a questi
pericoli e a una “somalizzazione” della Libia.
Diritto, libertà e sicurezza. Tra le promesse della campagna elettorale di Obama c’era la chiusura del carcere speciale di Guantanamo, e di un equilibrio rinnovato del trilemma diritto/libertà/
sicurezza che ha caratterizzato gli ordinamenti politico-giuridici
nazionali e internazionali all’indomani dell’11 settembre. La promessa non è stata ancora mantenuta. Un altro dilemma riguarda la gestione dell’immigrazione, in uno scenario economico
che colpisce in particolare le popolazioni giovani, sia di giovani
immigrati sia di giovani degli Stati europei in bancarotta di fatto
o a rischio bancarotta, dove con il rischio-Paese aumenta il rischio di rivolta sociale.
La frontiera della rete e la Difesa 2.0. La nuova frontiera della rete per la diplomazia e il rapporto tra sicurezza nazionale e
informazione, evidenziata dall’ascesa di Wikileaks s’inserisce in
un cambio di paradigma già in atto, accelerato dall’evoluzione
tecnologica. Il terrorismo, anche nel mondo dopo al-Qaeda,
presenta sempre più una struttura “fai da te” e senza centro.
Tale evoluzione emerge come un problema per l’intelligence che
deve farsi sempre più flessibile, ed essa stessa sensibile all’apertura della forma-network per contrastarne le attività. Qui
si inseriscono le nuove partite di cybersecurity e cyberwarfare,
già presenti nei contrasti caldi (Russia-Georgia) e freddi (CinaGoogle) degli anni precedenti, e che vedono protagonisti sia gli
attivisti anonimi sia i nuovi “imperi dell’informazione” (Tim Wu).
La sconfitta di al-Qaeda. Nello scenario di incertezza e indecisione sopra descritto, si inserisce però l’indebolimento del progetto
di al-Qaeda. Tale sconfitta non riguarda soltanto la fine carismatica del capo e la prevedibile nomina di Ayman al-Zawahiri come
suo successore, comunque a capo di un’associazione priva di
una struttura gerarchica e centralizzata in grado di controllare
tutte le cellule in cui il verbo terroristico è stato disseminato.
La debolezza di al-Qaeda va ricercata nella perdita di consenso
politico registrata già da molti anni, in particolare all’indomani
del conflitto iracheno. La narrazione convenzionale porterà ad
affermare che “le piazze arabe hanno sconfitto il terrorismo”,
con una domanda di democrazia e partecipazione politica ben
diversa da quella rappresentata dal progetto di Bin Laden.
Primavera araba e inverno euroitaliano. Il cambiamento del
mondo musulmano deve ancora mostrare il suo radicamento:
oltre all’incognita siriana, alla guerra civile libica e alla dispoemission
veDrò2011 è a
i zero grazie a
Treedom
nel Caos
08
Caostrade
Infrastrutture / Investimenti
Ritardi / Privato / Alta velocità
Porti / Spesa pubblica / Strade
nel Caos
08
Caostrade
Infrastrutture / Investimenti / Ritardi / Privato
Alta velocità / Porti / Spesa pubblica / Strade
Coordinano: Paola De Micheli, deputato, responsabile nazionale Pmi Pd,
Luigi Fiorentino, segretario generale Autorità Garante per la Concorrenza e il
Mercato, e Simonetta Giordani, responsabile Relazioni istituzionali e CR Autostrade per l’Italia.
Tra i partecipanti: Giuseppe Busia, avvocato, segretario generale Autorità vigilanza contratti pubblici; Pierpaolo Campostrini, direttore Consorzio Ricerche Laguna; Claudio D’Eletto, managing Director Société Générale,
responsabile per l’Italia per Public sector e infrastrutture; Antonio De Caro,
assessore alla Mobilità comune di Bari; Vito De Filippo, presidente Regione
Basilicata; Simone De Gennaro, direttore tecnico Dec Spa; Vincenzo Falgares, direttore generale Assessorato Infrastrutture e trasporti Regione Sicilia;
Michele Legnaioli, imprenditore Valmarina Srl; Alessandro Maggioni, assessore lavori pubblici comune di Venezia; Federico Merola, direttore generale
Ance; Barbara Morgante, direttore centrale Strategie e Pianificazione Gruppo
FS; Fabrizio Negri, director Structure Finance, Debt Capital Markets Hsbc; Luca
Palermo, amministratore delegato Tnt; Concetta Rau, economista Nomisma; Andrea Rigoni, direttore generale Fondazione Cyber Security; Debora
Serracchiani, europarlamentare; Jacopo Signorile owner Profert; Davide
Tassi, responsabile studi strategici e analisi di settore Enav; Francesco Tassone, Ceo Personal Factory; Luisa Todini, presidente Todini Costruzioni Generali; Edoardo Zanchini, responsabile trasporti ed energia Legambiente.
wg manager: Matteo Minchio, Lo Spazio Della Politica.
C’è una connessione tra il “decennio perduto” della crescita
economica che l’Italia ha alle spalle e la scarsa attenzione al
tema delle infrastrutture. La letteratura economica ha, infatti,
ormai ampiamente riconosciuto la centralità delle infrastrutture
nel funzionamento dei sistemi economici contemporanei e dei
loro andamenti. I dati mostrano chiaramente il ritardo dell’Italia.
Una recente classifica stilata dal World Economic Forum pone il
nostro Paese al 54mo posto nel comparto delle infrastrutture su
134 Paesi analizzati, ultima in Europa.
tiva dovrebbe affiancarsi una progettazione delle infrastrutture
“frugale” e coerente con le caratteristiche del servizio da offrire,
al fine di abbattere tempi e costi, e un iter localizzativo che garantisca tempi certi di realizzazione e condivisione con tutti gli
stakeholder. Un altro aspetto da non sottovalutare riguarda la
fase dell’affidamento: occorre migliorare la “qualità” delle procedure sia sul fronte delle stazioni appaltanti, sia su quello delle
imprese che partecipano alle gare, definendo un sistema efficiente di qualificazione delle stazioni appaltanti e introducendo
criteri reputazionali stringenti tra i requisiti di partecipazione alle
gare.
Quali sono gli output concreti che vanno elaborati nelle discussioni di veDrò? Ecco due idee da percorrere:
• pubblico e privato, diamoci una mano. Gli investimenti privati
sono destinati a giocare nel nostro Paese un ruolo sempre più
centrale. Per questa ragione il Working group deve individuare quali sono gli ostacoli principali oggi esistenti e quali sono i
punti programmatici fondamentali per migliorare i meccanismi del partenariato pubblico-privato. La stabilità delle regole è la condizione imprescindibile per favorire gli investimenti
privati. Sotto questo aspetto, oltre alla già citata esigenza di
realizzare un più coerente e chiaro criterio di ripartizione delle competenze in materia di infrastrutture tra i diversi livelli di
governo, è evidente l’importanza di garantire una tempistica
altrettanto certa e ragionevolmente rapida per la realizzazione
degli interventi programmati;
• adottiamo un’infrastruttura. veDrò adotta tre infrastrutture
strategiche, lavorando per portare all’attenzione dell’opinione
pubblica l’importanza di questi progetti, capire lo spazio della finanza di progetto e soprattutto monitorare nel corso dei
prossimi anni l’avanzamento dei lavori, la loro sincronizzazione
con i tempi di realizzazione previsti e l’evoluzione dei costi.
utture
ti al wg infrastr
Per i partecipan embre una visita al Mose.
tt
è prevista in se
Se passiamo al sistema ferroviario la situazione non cambia: nel
1981 eravamo l’unico Paese europeo assieme alla Francia a disporre di 150 km di rete Tav. Oggi abbiamo 876 km di collegamenti ad alta velocità/alta capacità, contro i 1.915 della Francia
o i 1.616 della Spagna, a cui va aggiunto il problema del Sud, che
ricopre un ruolo marginale nei percorsi dell’Alta Velocità italiana.
La situazione non migliora nemmeno se volgiamo lo sguardo al
nostro sistema portuale. In tutti gli studi specialistici viene ricordato il vantaggio geografico di cui godono i porti italiani rispetto
alle rotte commerciali provenienti dall’Asia e dal Canale di Suez,
i cui flussi però sono cresciuti in maniera esponenziale negli ultimi dieci anni.
Cos’è andato storto? In primo luogo si tratta di un problema
decisionale: la via italiana al federalismo ha comportato una
frammentazione tra il livello centrale e i livelli locali. La Legge
Obiettivo, pensata per il varo delle opere strategiche, non si è
rivelata uno strumento adeguato. Nel decennio che abbiamo alle
spalle si è assistito a una doppia dinamica: pubblicità massima
per gli annunci a cui é seguito in molti casi lo stallo. Il ruolo della
finanza di progetto è rimasto ancora limitato: l’Italia è fanalino
di coda in Europa.
Come uscire dall’Italia sconnessa? Non dobbiamo pensare che
tutto sia perduto, nè che nulla sia stato fatto in questi anni. La
politica delle infrastrutture è democrazia della complessità, ciò
che manca al nostro Paese per compiere un salto di qualità. Per
superare lo stallo è quindi essenziale, in primo luogo, eliminare
la frammentazione delle competenze in materia di infrastrutture (art. 117 Cost.), affidando allo Stato la competenza esclusiva sulle opere strategiche e rimettendo alle Regioni l’esclusiva
competenza su quelle di livello locale. A tale modifica legislaemission
veDrò2011 è a
i zero grazie a
Treedom
nel Caos
wg sperimentali
09 10 11
Quest’anno, sulla base del VersoveDrò Culture, che si è tenuto
a Treviso il 30 Aprile, e del VersoveDrò Culture in Città, che aveva sullo sfondo Expo 2015 e che si è svolto presso la Triennale
di Milano il 6 e 7 luglio, sperimentiamo una modalità innovativa
per i wg La cultura è un’altra caos, Caosity e Dimmi caos mangi – veDrò per l’Expo –, proponendovi un esperimento organizzativo dei nostri contenuti. I tre wg avranno temi differenti e si
articoleranno in riflessioni distinte sulla scorta di tre background
paper differenti:
t -B DVMUVSB Ò VOBMUSB DBPT ha come focus le idee emerse nei
VersoveDrò e si focalizza su una serie di proposte e progetti con
una visione di lungo periodo: la Capitale Europea della Cultura
2019;
t$BPTJUZ ha come focus gli aspetti immateriali delle città intelligenti, cognitive, creative e si occupa evidentemente sia degli
aspetti culturali sia di quelli legati ai grandi eventi urbani;
t %JNNJ DBPT NBOHJ è una sintesi dei due precedenti wg, in
quanto l’esposizione universale è un evento urbano e culturale. Quest’anno però il wg ha un focus relativo alla nutrizione
del pianeta, che è il contenuto dell’evento, non il contenitore.
segue >
nel CAOS
wg sperimentali
09 10 11
h 15:00
La prima parte dei lavori nei wg si svolgerà dunque con i tre
gruppi riuniti.
Introduzione
Benedetta Rizzo, presidente veDrò, e Luca Scandale, docente di Economia
della Cultura e del Territorio, LUM-Jean Monnet, Bari
Culture, Città, Expo: il Mind in Italy nel 2020
h 15:15
Presentazione dei wg
09 La cultura è un’altra caos - Verso la Capitale Ue della Cultura
2019: proposte e progetti di veDrò Culture
Angelo Argento, esperto giuridico al Ministero per i Beni e le attività culturali,
e Francesca Colombo, sovrintendente Maggio Musicale Fiorentino
10 Caosity - Città Intelligenti e Creative: la trasformazione cognitiva
dello spazio urbano
Mario Citelli, amministratore delegato Neon club, e Alessandro Maggioni,
presidente Federabitazione-Confcooperative Lombardia
11 Dimmi caos mangi - Nutrire il Pianeta: Expo 2015, una strategia
per l’Italia
Ernesto Carbone, avvocato, esperto in politiche agricole
h 15:30
Relazioni
Le città nella sfida del federalismo
Francesco Boccia, deputato Pd
Il Ruolo dell’Italia nella competizione globale
Paolo De Castro, presidente Commissione Agricoltura parlamento europeo
Città creative e intelligenti
Michele Emiliano, sindaco di Bari
La cultura non è il cadavere di nostra nonna!
Luca Josi, presidente Einstein Multimedia Group
Oltre le Province: Roma Metropoli e Olympic 2020
Renata Polverini, presidente Regione Lazio
Expo un evento per il Paese
Giuseppe Sala, amministratore delegato Expo 2015
Città e connettività
Beatrice Villari, designer, Politecnico di Milano
h 16:30
Apertura dei lavori nei tre wg
nel CAOS
09
La cultura
è un’altra caos
Cultura / Industria / Valore
Ricchezza / Creatività / Cluster
Capitale Europea della Cultura
Unesco
nel Caos
09
La cultura è un’altra caos
Cultura / Industria / Valore / Ricchezza / Creatività
Cluster / Capitale Europea della Cultura / Unesco
Coordinano: Angelo Argento, esperto giuridico Ministero per i Beni e le attività culturali, e Tobia Zevi, presidente associazione di cultura ebraica Hans
Jonas.
Tra i partecipanti: Cristiano Alviti, scultore; Patrizio Alviti, pittore;
Umberto Angelini, direttore Uovo e organizzatore culturale; Luca Beatrice, critico d’arte; Cristian Carrara, compositore e presidente Acli Roma;
Francesca Colombo, sovrintendente Maggio Musicale Fiorentino; Fabiana
Cutrano, capo Staff amministratore delegato Rai Cinema; Katia Da Ros, vicepresidente Unindustria Treviso; Alberto De Marinis, consulente Deloitte;
Filippo Del Corno, compositore; Nicola Di Tullio, direttore Fondazione Certosa di Capri New York; Patrizia Fontana, partner Carter Benson; Massimo
Ghini, attore; Alessandro Hinna, ricercatore, Università Tor Vergata di Roma;
Nicola Maccanico, direttore generale Warner Bros; Valentina Mantua,
psichiatra Università di Pisa; Simona Manzoni, responsabile Relazioni istituzionali Teatro Olimpico Roma; Vinicio Marchioni, attore; Anna Mattirolo,
direttore MAXXI Arte; Paolo Mezzalama, architetto, amministratore delegato
Scape Spa; Andrea Minetto, operatore culturale; Laura Mirabella, product
manager Cubomusica; Antonella Parigi, direttrice Circolo dei lettori di Torino; Gianluca Peluffo, architetto; Katia Policardi, direttore commerciale
3D Print; Giuseppe Sala, amministratore delegato Expo 2015; Luca Scandale, docente di Economia della Cultura e del Territorio, LUM-Jean Monnet, Bari;
Antonio Scuderi, Ceo 24 ore cultura; Cristiano Seganfreddo, direttore
Progetto Marzotto; Fabio Severino, vicepresidente Associazione per l’Economia della Cultura; Dino Sommadossi, direttore artistico Drodesera; Massimiliano Tarantino, responsabile Corporate Communication Telecom Italia;
Valerio Toniolo, presidente e amministratore delegato Auditorium Conciliazione Roma; Vanessa Tonnini, direttore artistico Festival del cinema francese a
Roma; Benedetto Valentino, editore, Valentino Comunicazione; Gabriele
Valli, imprenditore; Paolo Verri, urban & event planner, direttore Matera 2019;
Beatrice Villari, designer, Politecnico di Milano, Città e connettività; Beatrice
Assunta Vivio, architetto e docente di restauro architettonico.
wg manager: Valentina Montalto, Lo Spazio Della Politica.
culturale come forma di supporto al Made in Italy, non in contrapposizione a esso. Obiettivo: la trasformazione del MiBac
- Ministero per i Beni le Attività Culturali in Ministero dei Beni
Culturali e dell’Impresa Creativa che realizzi anche politiche industriali per cultura e creatività;
• creazione di eventi locali organizzati da veDrò sul modello “create a buzz” per la crescita dei cluster creativi in ambito urbano;
• definizione di un piano strategico degli eventi culturali urbani
dal 2011 al 2021, passando per il Forum delle Culture di Napoli
2013, per l’Expo Milano 2015 e ovviamente per la Capitale Europea della Cultura 2019, il progetto-bandiera di veDrò per la
cultura, fino a “Roma 2020” e al 500º anniversario della morte
di Dante Alighieri, padre della lingua italiana, nel 2021;
• “veDrò Arts” costruire forme di collaborazione con vari partner
pubblici e privati di eccellenza per selezionare il meglio della
giovane creatività italiana e costruire una metodologia di selezione che esalti il merito nei vari ambiti in cui si esplicano i
“linguaggi” culturali;
• proporre alle città che si candidano a “Capitale Europea della
Cultura 2019” un progetto nazionale che valorizzi i loro progetti. A prescindere da chi vincerà la sfida.
In conclusione, l’idea di La cultura è un’altra caos è quella di
immaginare un percorso di proposte da porre all’attenzione di
tutti gli operatori della cultura italiana trasformandoli in progetti
operativi concreti e, ove occorra, in proposte di legge o atti amministrativi da presentare, nello stile “vedroide” bipartisan, agli
organi istituzionali competenti.
Questo Working group è sperimentale ed è connesso ai wg Caosity e
Dimmi caos mangi. L’introduzione e le conclusioni saranno coordinate
per elaborare proposte e progetti comuni, da realizzare anche nell’autunno di veDrò.
La cultura vale. Vale perché attrae e trasforma patrimoni materiali e immateriali in valori non solo economici. La cultura
rappresenta per l’Italia la più importante delle infrastrutture. Le
esternalità culturali, infatti, si diffondono in ambiti ampi, lungo
una catena del “valore”, attraverso la costruzione di un mondo di simboli e brand. Gli impatti culturali alludono all’identità
plurale, multi-culturale, glocale delle nostre città e dei territori
italiani.
Negli incontri di VersoveDrò Culture (Treviso, Palazzo Giacomelli,
30 aprile) e VersoveDrò Culture in Città (Milano, la Triennale, 6
e 7 luglio) si è iniziato un viaggio nelle eccellenze italiane, che
proseguirà per tutto l’anno fino veDrò2012, che ci ha permesso
di estendere le nostre conoscenze e di approfondire singoli temi
da cui sono emerse alcune proposte:
• nuove modalità di partenariato pubblico-privato, con particolare riferimento alle fondazioni, per la valorizzazione dei beni
culturali e artistici, partendo dalla salvaguardia e dalla valorizzazione dei beni dell’Unesco e dei “Paesi Fantasma”;
• strategia per la costituzione di un “Pentagono della cultura”
in Italia: uno strumento di politica estera culture-based per
l’export nazionale affinché il Ministero degli Affari Esteri faccia
della cultura il cuore della nostra strategia verso l’internazionalizzazione;
• affermazione del concept “Mind In Italy” (che nasce a veDrò
nel 2005) per promuovere la produzione creativa, cognitiva e
emission
veDrò2011 è a
i zero grazie a
Treedom
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Caosity
Learning cities / Reti
Auto elettrica / Mobilità
Sviluppo urbano / Ricchezza
Federalismo / Aree metropolitane
nel Caos
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Caosity
Learning cities / Reti / Auto elettrica / Mobilità / Sviluppo urbano
Ricchezza Federalismo / Aree metropolitane
Coordinano: Mario Citelli, amministratore delegato Neon Club e direttore
editoriale Beltel, e Giuseppe Zollino, docente di Tecnica ed Economia dell’energia, Università di Padova.
Tra i partecipanti: Enzo Asseri, marketing public sector Telecom Italia;
Guido Bardelli, avvocato, consigliere di amministrazione della Fondazione
Housing Sociale; Francesco Boccia, deputato Pd; Nicola Braghieri, architetto, associato Exmapis; Andrea Carlucci, direttore Marketing Toyota; Marco
Casini, docente di Tecnologie per la progettazione ambientale, La Sapienza Università di Roma; Davide Corritore, direttore generale comune di Milano; Annabella De Gennaro, assessore al Decentramento, Città turistica e commerciale, Politiche attive del lavoro, Innovazione, Informatizzazione e Sportello unico
alle imprese del Comune di Bari; Anna De Ioris, economista, esperta di reti elettriche; Carla Del Piano, direttore Comunicazione Fiera Milano Spa; Michele
Emiliano, sindaco di Bari; Federico Garcea, fondatore e presidente Treedom;
Francesco Gastaldi, architetto, ricercatore Iuav; Alessandro Maggioni,
presidente Federabitazione - Confcooperative Lombardia; Luca Mangoni, architetto e performer degli Elio e le Storie Tese; Paolo Mazzoleni, docente di
Architettura degli Interni, Politecnico di Milano; Massimiliano Naso, Carbon
Correspondent VWS Development, Veolia Water; Renata Polverini, presidente Regione Lazio; Sergio Porta, docente di Urban Design e direttore dell’Urban
Design Studies Unit, Università di Glasgow; Matteo Renzi, sindaco di Firenze;
Roberto Sambuco, Garante per la sorveglianza dei prezzi, Ministero dello Sviluppo Economico; Giampiero Sanguigni, architetto e fotografo, cofondatore
di Plusingarchitects; Donata Susca, responsabile Enel progetto Smart Cities;
Federica Verona, architetto, dirigente Consorzio Cooperative Lavoratori.
wg manager: Chiara Mazzone, Lo Spazio della Politica.
Questo Working group è sperimentale ed è connesso ai wg La cultura è
un’altra caos e Dimmi caos mangi. L’introduzione e le conclusioni saranno coordinate per elaborare proposte e progetti comuni, da realizzare
anche nell’autunno di veDrò.
Come emerso in VersoveDrò Culture in Città lo scorso luglio a
Milano, le case e il costruito, le piazze, gli spazi fisici, pubblici e
privati, sono il cuore dello sviluppo urbano. Il mondo è alle prese
con uno spostamento radicale della popolazione dalla campagna alla città. Se, da un lato, la crescita delle città può essere
considerata come un indicatore di sviluppo e industrializzazione, dall’altro, un’urbanizzazione eccessivamente rapida e non
accompagnata da adeguate politiche di pianificazione urbana,
potrebbe rappresentare un problema dal punto di vista della sostenibilità. Pianificare città intelligenti, capaci di varare misure
di efficienza energetica rappresenta un elemento importante di
sviluppo sostenibile e può rappresentare al contempo un volano
per le nuove economie basate sulle tecnologie energetiche sostenibili e sulla società dell’informazione.
netrazione dell’auto elettrica esistono molteplici scenari, spesso
in contrasto tra loro. Tuttavia, indipendentemente dagli scenari
considerati, è utile individuare le misure idonee a favorire la diffusione di veicoli elettrici.
Una prima considerazione riguarda il modello da adottare per
l’infrastruttura di ricarica. I modelli di riferimento sono principalmente tre:
• il modello distributore, in cui il servizio di ricarica è garantito
dall’impresa di distribuzione di energia elettrica e dove ogni
punto di ricarica è considerato come un punto di fornitura
condiviso da più clienti finali;
• il modello service provider in esclusiva, dove il servizio di ricarica è garantito da un soggetto terzo rispetto all’impresa di
distribuzione di riferimento, che opera però sulla base di convenzioni di esclusiva in riferimento a un determinato territorio;
• il modello service provider in concorrenza, in cui il servizio,
analogamente alle attuali aree di servizio per la somministrazione di carburanti, è garantito da soggetti che competono tra
di loro.
Una seconda considerazione riguarda il livello istituzionale più
idoneo per attuare le politiche necessarie allo sviluppo del mercato. È necessario raggiungere uno standard operativo a livello
europeo per permettere a chiunque di ricaricare senza intoppi.
Da un punto di vista normativo, le decisioni potrebbero essere
prese su due livelli:
• centralizzato, prevedendo una regolazione unitaria all’interno
della quale il ruolo delle Regioni si limiterebbe a tradurre i principi generali dettati dalla legge tenendo conto delle specificità
locali;
• decentralizzato, in cui gli enti locali giocherebbero un ruolo
fondamentale.
La terza considerazione riguarda le misure da adottare per promuovere la diffusione dell’auto elettrica. Le diverse proposte di
legge in discussione in Parlamento prevedono una serie di agevolazioni capaci di garantire un più rapido sviluppo del mercato
dell’auto elettrica. Per il suo sviluppo, l’Italia parte da una posizione di vantaggio avendo già avviato una serie di progetti sperimentali e presentando una filiera industriale all’avanguardia
dal punto di vista della realizzazione delle infrastrutture e delle
tecnologie ICT. L’Italia presenta condizioni ottimali per lo sviluppo dell’auto elettrica: il 90% dei percorsi quotidiani sono contenuti entro i 150 km per cui già oggi l’auto elettrica potrebbe
soddisfare il 90% delle esigenze di mobilità, e oltre il 60% delle
famiglie avrebbe possibilità di accedere a un punto di ricarica a
casa propria.
Ma cos’è una smart city? È una città che investe sulle infrastrutture materiali e sul capitale umano dei propri cittadini per
promuovere un nuovo paradigma energetico più sostenibile
di quello attuale. Uno strumento abilitante l’utilizzo ottimale
dell’energia elettrica anche in ambiente urbano sono le smart
grid: “reti elettriche in grado di integrare intelligentemente il
comportamento e le azioni di tutti gli utenti connessa al fine di
rendere disponibile l’energia elettrica nella maniera più efficiente, sostenibile, economica e affidabile possibile”. Intervenire nel
settore dei trasporti, costruendo le condizioni per garantire la
diffusione su larga scala della mobilità elettrica, è una delle principali azioni verso città più sostenibili. L’auto elettrica, a causa
dei prezzi elevati, della scarsa autonomia, oltre che dell’assenza
dell’infrastruttura necessaria alla sua ricarica, non è sinora riuscita ad affermarsi sul mercato. Il contesto oggi è però molto
cambiato, per il numero degli stakeholder interessati al suo sviluppo, per i passi in avanti fatti a livello tecnologico e, infine, per
le esigenze di riduzione di emissioni. Sul potenziale grado di peemission
veDrò2011 è a
i zero grazie a
Treedom
nel Caos
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Dimmi caos mangi
Nutrire il pianeta / Prezzi
Instabilità / Crescita
Mercati / Land grabbing
Approvvigionamento / Incertezza
nel Caos
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Dimmi caos mangi
Nutrire il pianeta / Prezzi / Instabilità / Crescita / Mercati
Land grabbing / Approvvigionamento / Incertezza
buito ad aumentare le tensioni sui mercati agricoli internazionali.
Coordinano: Felice Adinolfi, docente di Economia ed estimo rurale, Università degli Studi di Bologna, ed Ernesto Carbone, avvocato, esperto in politiche
agricole.
Tra i partecipanti: Roberto Arditti, direttore Comunicazione e relazioni
esterne Expo 2015; Corrado Cagnola, Consulenza strategica e organizzativa
Sin&rgetica; Fabian Capitanio, ricercatore presso il Dipartimento di Economia
e politica agraria, Università degli Studi di Napoli Federico II; Vincenzo Cremonini, amministratore delegato Cremonini Spa; Paolo De Castro, presidente
Commissione Agricoltura, Parlamento europeo; Roberto Defez, biotecnologo
Cnr; Camilo Gianinazzi, Ceo IpadLab, Spinoff UniMi; Marco Lombardi, critico enogastronomico e cinematografico, Il gambero Rosso; Alessia Mosca,
deputato Pd; Francesco Pugliese, direttore generale Conad; Mauro Rosati,
amministratore delegato Fondazione Qualivita; Daniele Rossi, direttore generale Federalimentare; Luigi Scordamaglia, amministratore delegato Inalca
Spa; Andrea Segrè, docente di Politica agraria internazionale e comparata,
Università di Bologna.
wg manager: Elena Premoli, Lo Spazio Della Politica.
Questo Working group è sperimentale ed è connesso ai wg La cultura
è un’altra caos e Caosity. L’ introduzione e le conclusioni saranno coordinate per elaborare proposte e progetti comuni, da realizzare anche
nell’autunno di veDrò.
I prezzi delle materie agricole sono aumentati nel periodo 20062011 in termini reali del 40% rispetto al quinquennio precedente.
Nel 2011 l’indice Fao ha polverizzato i record fatti registrare nel
2008. Alcune materie prime come grano, mais e zucchero hanno visto incrementi rilevantissimi, anche del 300%. I mercati
sono oggi estremamente volatili con il duplice effetto di spingere
all’ampliamento delle aree vulnerabili dal punto di vista dell’accesso al cibo e di minacciare il potenziale agricolo, soprattutto
laddove è meno “industrializzato”. La sistematica instabilità dei
prezzi agricoli è stata, da sempre, un fattore chiave attorno al
quale è avvenuta la costruzione delle politiche agricole in tutto
il mondo. Un fattore di rischio che non ha solo riflessi settoriali,
ma che tocca aspetti sociali per il suo impatto sulla sicurezza
degli approvvigionamenti.
Numerosi studiosi sostengono l’ipotesi di un incremento della
volatilità dei mercati agricoli nel prossimo futuro. Le cause di
questo fenomeno sono molteplici. Prime fra tutte, la crescita
e le aspettative di crescita della domanda globale di cibo. L’aumento della popolazione e dei redditi nei Paesi in via di sviluppo
porterà nel 2050, secondo le stime Fao, a un incremento tra il
70% e il 100% della domanda di cibo, all’interno di un trend che,
ormai da diversi anni, vede la crescita della domanda superare quella della produttività. La conseguenza è che all’interno di
mercati caratterizzati da un equilibrio precario gli shock di domanda e di offerta portano a sensibili incrementi della volatilità
(Ifpri, 2010). Quando la volatilità si manifesta in forme estreme
crea impatti negativi generalizzati (Adinolfi, Little, Massot 2010)
che coinvolgono produttori, trasformatori, commercianti, consumatori e governi.
I fattori che hanno contribuito prima al picco dei prezzi del
2007/2008 e poi a quello del 2010/2011 sono stati ampiamente
analizzati (Fao 2009, Ifpri 2010, Jrc 2010, Ocse 2010). Alcuni recenti studi hanno evidenziato il ruolo svolto dalla crescita della
produzione di biofuel (Baffes e Haniotis 2010), che oggi conta
per una quota significativa dell’utilizzo globale di alcuni prodotti agricoli strategici, dal legame sempre più saldo tra prezzi dei
prodotti agricoli e prezzi degli energetici e quello, seppur controverso, giocato dalle attività speculative sul mercato dei derivati.
Se, infatti, non ci sono dubbi sul fatto che gli investimenti nei
mercati finanziari delle commodity agricole siano cresciuti a un
ritmo impressionante negli ultimi anni, pareri discordi animano
il dibattito sugli impatti prodotti da questo fenomeno (Ocse, et
all 2011, Von Braun 2010).
Le reazioni dei governi, in particolare quelli deficitari in termini di
approvvigionamenti, hanno poi scontato una mancanza di coordinamento che ha contribuito ulteriormente all’instabilità dei
mercati. In presenza di ampi spazi garantiti dalle regole Wto per
fronteggiare la manifestazione di crisi significative, molti Paesi
hanno attuato restrizioni o divieti alle esportazioni, altri hanno
sostenuto importanti operazioni di ricostituzione delle scorte,
alimentando così la magnitudine delle variazioni dei prezzi (De
Castro et all 2010).
La preoccupazione è tale che diverse fonti di informazione segnalano un massiccio fenomeno, denominato “land grabbing”,
che molti definiscono come “neo colonialismo agricolo” (Kugelman e Levenstein 2010) e che ha visto l’acquisizione di decine
di milioni di ettari di terreni agricoli a scopi produttivi nel continente africano da parte di investitori pubblici come la Cina e gli
Stati del Golfo.
Così durante la crisi del 2007/2008 molte commodity agricole
hanno visto incrementi dei prezzi di centinaia di punti percentuali, facendo aumentare in breve il numero delle persone con
problemi di sotto-nutrizione di oltre 2 miliardi, per poi scendere
velocemente ai livelli pre-crisi e far ritornare, nei primi mesi del
2011, l’indice dei prezzi Fao sugli stessi picchi sperimentati pochi
anni prima.
In questo quadro, il tema della volatilità dei prezzi è divenuto uno
dei punti prioritari dell’agenda del G20, in corso sotto la presidenza francese, che sta valutando misure per mitigare e gestire
in maniera più efficace i rischi associati alla volatilità dei prezzi
delle commodity agricole, che colpiscono soprattutto le popolazioni più povere del pianeta, ma che iniziano a stimolare riflessioni in termini di sicurezza degli approvvigionamenti anche nei
Paesi più sviluppati.
Allo stesso modo, l’offerta non può rispondere rapidamente alle
variazioni della domanda a causa della lunghezza dei cicli produttivi, e questo spazio temporale (tra il segnale di prezzo e la risposta) porta ad aggiustamenti ciclici della domanda che producono ulteriore volatilità. In effetti, i prezzi bassi si sono registrati
nei periodi caratterizzati da basse scorte strategiche e dalla copresenza di diversi eventi calamitosi che hanno ridotto le aspettative sulla produzione. Infatti, così come nel 2007/2008 gli
eventi climatici portarono alla riduzione dei raccolti in Australia e
Canada (due importanti fornitori di materia prime strategiche sui
mercati mondiali), anche nel 2010 l’incendio in Russia ha contriemission
veDrò2011 è a
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nel Caos
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Amministrazione
pubblicaos
Pubblica amministrazione
Giustizia / Riforma / Politica
Potere / Proposte / Formazione
Personale
nel Caos
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Amministrazione pubblicaos
Pubblica amministrazione / Giustizia / Riforma / Politica
Potere / Proposte / Formazione / Personale
Coordinano: Raffaele Cantone, magistrato in Cassazione, già pm presso la
Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Nunzia de Girolamo, deputato Pdl, e
Giulio Napolitano, docente di Istituzioni di diritto pubblico, Università Roma Tre.
Tra i partecipanti: Francesco Paolo Bello, avvocato, portavoce regionale
della sezione pugliese di Generazione Italia; Anna Maria Bernini, ministro delle
Politiche europee; Giovanna Boda, direttore generale Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca; Laura Bononcini, policy associate Google Italia; Marco Canaparo, ufficio diplomatico Presidenza del Consiglio e membro
Agdp; Luigi Carbone, componente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas;
Massimiliano Cesare, avvocato; Michele Corradino, consigliere di Stato e capo di gabinetto Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare;
Marco De Giorgi, segretario generale Ministero dell’Ambiente e vice presidente
Agdp; Luigi Ferrara, dirigente generale Presidenza del Consiglio dei Ministri e
tesoriere Agdp; Giuliano Frosini, European realations & Public affairs Lottomatica; Renato Loiero, capo ufficio servizio Bilancio dello Stato presso il Senato
della Repubblica e responsabile economico Agdp; Giovanni Emilio Maggi,
direttore Relazioni istituzionali Gruppo Sisal; Barbara Marchetti, docente di
Diritto amministrativo, Università di Trento; Andrea Orlando, deputato Pd; Filippo Patroni Griffi, consigliere di Stato; Pasquale Salzano, responsabile
relazioni istituzionali internazionali eni; Pompeo Savarino, segretario generale
del comune di Anzio e presidente Agdp; Giovanni Savini, vice capo di Gabinetto
Ministro per i Rapporti con il Parlamento e vice presidente Agdp; Laura Segni,
consigliere giuridico Ministero del Tesoro; Manuela Siano, avvocato; Alberto Stancanelli, responsabile pubblica amministrazione Italia Futura; Saverio
Sticchi Damiani, docente di Diritto amministrativo, Luiss di Roma e Università del Salento; Maria Teresa Tedeschi, benchmarking Formez; Francesco
Tufarelli, dirigente Presidenza del Consiglio dei Ministri e membro Agdp.
wg manager: Andrea Danielli, Lo Spazio Della Politica.
Nell’ultimo decennio il sistema dei poteri pubblici è profondamente cambiato. È aumentato il suo policentrismo: si sono
cioè moltiplicati i centri di responsabilità decisionale e i livelli
di governo delle funzioni pubbliche. È aumentato anche il polimorfismo, perché la tradizionale monoliticità della Pubblica
Amministrazione ha lasciato il posto a forme organizzative molto diverse: i Ministeri, gli enti territoriali, le agenzie, le autorità
indipendenti, le grandi società pubbliche, e così via. Questo processo ha assecondato un profondo bisogno storico della società italiana e mette all’avanguardia l’Italia – oggi senza dubbio il
Paese più “decentralizzato” fra i grandi Stati europei –, ma al
tempo stesso è stato caratterizzato da non poche distorsioni
che ne hanno ridotto l’efficienza. Dopo 20 anni dall’avvio delle
riforme amministrative con il decreto 29 del 1993, il tema della
riforma della PA torna in prima pagina, ma con argomenti e preoccupazioni non molto diverse da quelle di 20 anni fa: è il segno
che quella stagione di riforme non ha avuto pieno successo e
non si è consolidata.
Il peso del settore pubblico non è diminuito come si sarebbe voluto e avrebbe dovuto essere, né in proporzione ai costi riesce a
erogare i servizi oggi richiesti. La politica è oggi apparentemente
separata dall’amministrazione, ma in realtà la sua incidenza è
cresciuta. Sono aumentati i centri “politici”, gli enti e il numero
di professionisti della politica ed è cresciuto il carattere “politico” delle decisioni a scapito di quello “tecnico”, senza peraltro
che si realizzi – sulle grandi decisioni – quel consenso bipartisan che è necessario per la riuscita delle riforme e che preserva
dal metterci mano nuovamente a ogni cambio di governo. Non
è riuscito il miglioramento della qualità del personale. Di conseguenza, anziché come risorsa, il personale è visto come un mero
costo da ridurre. Le competenze tecniche si sono impoverite e
la dirigenza si è deresponsabilizzata. Sono, invece, entrate prepotentemente le tecnologie dell’informazione e sono stati fatti
importanti passi avanti sulla strada della semplificazione e della
emission
veDrò2011 è a
trasparenza dei servizi per i cittadini, ciò grazie all’ammodernamento degli enti locali che di tali servizi erogano la parte più
cospicua. Dove, insomma, è più forte la pressione al cambiamento da parte dei cittadini, le organizzazioni pubbliche sono
state costrette a rispondere, a ulteriore riprova che le riforme
più efficaci sono quelle che vengono dal basso.
Il ridisegno del settore pubblico, la sostenibilità dei conti pubblici, la competitività e, quindi, la crescita del Paese si ottengono
anche attraverso riforme strutturali, organizzative e funzionali
della Pubblica Amministrazione, che rispondano a un ridisegno
complessivo che concentri l’attività della Pubblica Amministrazione solo nei settori nei quali l’intervento pubblico è davvero
indispensabile. Inoltre, occorre proseguire a intensificare l’attività di semplificazione dei procedimenti amministrativi. In particolare l’Agdp avanza le seguenti “proposte operative”:
• riaffermare-affermare l’autonomia dell’amministrazione dalla
politica e superare le tendenze alla commistione politica/PA.
Occorre ricostituire l’orgoglio dello svolgimento di pubbliche
funzioni da parte di chi ha scelto di servire l’interesse della collettività;
• valorizzare le professionalità oggi esistenti nella Pubblica Amministrazione, in una logica di promozione del capitale umano,
con particolare riferimento al “potenziale inespresso” delle
donne e al preoccupante fenomeno dell’“invecchiamento della PA”;
• realizzare un ampio programma di formazione informatica, attraverso un programma ampio e allo stesso tempo mirato e
coniugare la digitalizzazione dell’amministrazione a una contemporanea opera di semplificazione dei processi e procedimenti amministrativi;
• se devono essere recuperate altre risorse risparmiando sul
settore pubblico, un ulteriore impoverimento dei dipendenti
pubblici non appare accettabile. Altre sono le inefficienze e le
spese eccessive su cui concentrarsi. Si pensi, a titolo di esempio, alle spese ingenti che ogni anno si sostengono per mantenere gli enti provincia, una pluralità di autorità o agenzie, enti
previdenziali sedi di Carabinieri e Polizia di Stato su uno stesso
limitato territorio;
• è necessario agire per migliorare l’efficienza e l’efficacia di interi settori della PA superando la logica dei tagli lineari e promuovendo piani industriali di riforma per settore che diano,
in termini finanziari, dei risultati prefissati, assicurando però
al contempo un determinato livello di performance. Tutto ciò
può essere affrontato “laicamente” aggiungendo all’obiettivo
finanziario anche il punto di vista del cittadino e dei servizi offerti.
Un focus particolare sarà dedicato alla Giustizia, considerato un
settore della PA che rispetto alle risorse investite genera un outcome che la generalità dei cittadini ritiene insufficiente.
i zero grazie a
Treedom
nel Caos
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Caosport
Sport / Pianificazione / Industria
Sociale / Infrastrutture / Impianti
Responsabilità / Olimpiadi 2020
nel Caos
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Caosport
Sport / Pianificazione / Industria / Sociale / Infrastrutture
Impianti / Responsabilità / Olimpiadi 2020
Coordinano: Moris Gasparri, Lo Spazio Della Politica, e
giornalista Rai e conduttore televisivo.
Franco Lauro,
Tra i partecipanti: Ernesto Albanese, direttore generale Roma 2020;
Adriano Bacconi, commentatore sportivo Rai; Mauro Berruto, commissario tecnico della Nazionale italiana maschile di Pallavolo; Mikaela Calcagno, giornalista Mediaset, conduttrice Serie A live Mediaset Premium; Roberto
Cappelli, presidente AS Roma; Jury Chechi, ginnasta, campione olimpico;
Giuseppe De Giorgi, cofondatore e presidente Fubles.com; Massimiliano
Gallo, giornalista, direttore Il Napolista; Maurizio Manzini, team manager SS
Lazio; Anna Maria Marasi, pallavolista, già capitano della nazionale italiana di
pallavolo femminile; Marco Meoni, pallavolista italiano; Marco Morganti,
amministratore delegato Banca Prossima; Gianluca Paparesta, assessore al
marketing territoriale comune di Bari; Andrea Prandi, direttore Comunicazione
e relazioni esterne Edison; Antonio Rossi, canoista, campione olimpico; Salvatore Sanzo, fiorettista, campione olimpico; Michele Uva, dirigente Figc;
Francesco Velluzzi, giornalista La Gazzetta Sport.
wg manager: Moris Gasparri, Lo Spazio Della Politica.
questa fotografia sulla complessità del fenomeno sport in progettualità per il futuro. La discussione si articolerà attorno ad
alcuni nuclei tematici fondamentali:
Investire in infrastrutture. Non esiste sviluppo della pratica
sportiva, sia di base sia ai livelli professionistici, senza un’adeguata dotazione infrastrutturale. Ancora oggi una scuola su
quattro non ha uno spazio dedicato all’attività motoria, e una
palestra su cinque non è dotata per i ragazzi disabili. La scarsa
dotazione di impianti sportivi al Sud fa invece sì che gli indici di
sedentarietà superino il 50% nelle regioni del Mezzogiorno. Di
seguito, alcuni spunti di discussione per migliorare le nostre infrastrutture sportive, tenendo fermo il contesto di riduzione del
finanziamento pubblico:
• il ruolo del project financing e del credito sportivo;
• la big society in versione italiana: donazioni degli sportivi illustri, sponsorizzazioni da parte di imprese private collegate allo
sport, e in ottica prospettica, tra imprese dell’agroalimentare
e sport nel nome della dieta mediterranea e dell’attività fisica;
• responsabilità sociale delle società di scommesse sportive, con
parte degli introiti destinata a fondi per impianti sportivi.
Una repubblica fondata sullo sport. Alcuni studiosi hanno teorizzato il primario ruolo geopolitico svolto dallo sport nel definire
il profilo identitario del nostro Paese. A questo enorme valore
simbolico corrisponde, però, una mancanza d’attenzione nella discussione pubblica per le tante dimensioni in cui si articola
oggi il sistema dello sport, in particolare per quanto riguarda la
complessità delle sue implicazioni economiche e sociali. È da
questo fatto che bisogna partire.
Diamo i numeri. Sono oltre 19 milioni gli italiani che praticano
attività sportive, a cui si uniscono i 16 milioni che svolgono attività fisiche. In Italia operano circa 67.000 società sportive, un
network che supera per presenza sul territorio ogni altra rete,
dalla sanità alla scuola ai bar agli sportelli bancari. Gli atleti tesserati alle varie federazioni appartenenti al Coni sono 4 milioni
e trecentomila, mentre gli operatori sportivi (tecnici, dirigenti)
sono 860.000. L’importanza sociale dello sport è anche importanza economica, che vale circa il 3% del Pil italiano. L’industria
dello sport, infatti, alimenta altre industrie e si alimenta di altre
industrie: quella dell’abbigliamento sportivo e, più in generale,
il sistema-moda; l’industria della comunicazione; l’industria
manifatturiera legata alla produzione di attrezzature sportive
e quella ingegneristico-edilizia legata alla progettazione di impianti sportivi; l’industria del turismo collegato agli eventi sportivi.
I nuovi stadi. La presenza di società calcistiche capaci di proiettarsi ai vertici internazionali significa per lo Stato poter beneficiare di più entrate fiscali e risparmiare nei costi della sicurezza
pubblica, e per la nostra economia di un aumento dei flussi turistici e degli investimenti televisivi. Un capitolo fondamentale
di questo processo è la legge sui nuovi stadi di proprietà, la cui
approvazione parlamentare è in dirittura d’arrivo. I nuovi stadi,
però, non vanno solo costruiti, ma fatti vivere. Da questo punto
di vista è necessaria una riflessione circa il ruolo degli enti locali
e le responsabilità delle stesse società.
La responsabilità educativa dei giornalisti e degli atleti. Le chiacchiere da bar sono il sale della nostra passione sportiva, perché
lo sport è anche di chi lo vede e tifa e non solo di chi lo pratica. Tuttavia non tutto può essere lasciato a questa dimensione.
Occorre una maggiore responsabilizzazione di giornalisti e opinionisti riguardo all’analisi dei fattori economici e sociali dello
sport. Bisogna costruire questa attenzione, con un dibattito costante e informato, a partire dalle scuole: come fare? La stessa
responsabilizzazione spetta agli atleti, che spesso ricoprono loro
malgrado il ruolo di “macchine della comunicazione”. Questa
strategia passa anche da una valorizzazione dei punti di forza del
nostro sistema sportivo. Pensiamo al primato dell’Italia come
“nazione degli allenatori”, con il successo riconosciuto a livello
internazionale dei nostri tecnici.
Sport e salute. Una nazione che fa sport è una nazione più sana,
non solo dal punto di vista morale e spirituale. È il punto che la
Commissione europea ha ribadito nel Libro bianco sullo Sport.
Questo aspetto in prospettiva diventa tanto più importante in
presenza dell’invecchiamento crescente della nostra popolazione. In un contesto di questo tipo, educare alla pratica sportiva le
fasce più anziane della società è un fattore di interesse nazionale, in particolare per quel che riguarda la sostenibilità del nostro
sistema sanitario. Siamo la nazione che ha prodotto l’impresa
che oggi domina i mercati mondiali tradizionali ed emergenti
con il concetto di “wellness”. Dobbiamo fare in modo che questo non sia solo un marchio d’esportazione. Alcuni segnali incoraggianti ci sono, si veda il recente protocollo siglato tra Coni
e Ministero della Salute. Ancora, nel 2010 abbiamo assistito alla
diminuzione di due punti percentuali del tasso di sedentarietà
della popolazione italiana, sceso al 38,3% (anche se nel 1995
era del 35%).
Perché veDrò dedica un wg allo sport. Il Working group sullo
sport ideato da veDrò nasce proprio per tentare di trasformare
emission
veDrò2011 è a
i zero grazie a
Treedom
nel Caos
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Telecaos
Tv industry / Rinnovamento
Proposta / Cultura / Futuro
Società / Sviluppo / White paper
nel Caos
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Telecaos
Tv industry / Rinnovamento / Proposta / Cultura
Futuro / Società / Sviluppo / White paper
dello sviluppo nazionale e che rischiano di relegarlo ai margini
del panorama internazionale.
Coordinano: Alberto Mattiacci, docente di Economia e gestione delle imprese, La Sapienza Università di Roma, e Andrea Vianello, giornalista Rai.
Tra i partecipanti: Giorgia Abeltino, policy counsel Google Italy; Carlo
Antonelli, direttore Wired; Stefano Barbato, responsabile affari economici
Sky Italia; Davide Bogi, responsabile nuovi progetti Digitale terrestre Mediaset;
Lorenza Bonaccorsi, responsabile area sviluppo nuove iniziative editoriali
e nuovi prodotti commerciali Fondazione Musica Per Roma; Antonio Campo
Dall’Orto, vicepresidente MTV International; Gaia Carretta, portavoce presidenza Regione Lombardia; Stefano Coletta, autore e responsabilie nuovi format Rai 3; Giampaolo Colletti, fondatore e direttore esecutivo AltraTv; Ilaria
Dallatana, amministratore delegato Magnolia; Federica De Denaro, giornalista e conduttrice Rai; Anna Maria De Nittis, autrice tv; Luigi De Siervo, direttore Sviluppo e coordinamento commerciale Rai; Paolo Del Brocco,
amministratore delegato Rai Cinema; Andrea Fabiano, responsabile Marketing
Strategico Rai; Marco Ferrari, Ceo Zodiak Active, Zodiak Media Group; Giovanni Filippetto, autore tv; Giovanni Floris, giornalista Rai; Davide Gallino, Head Office of economic and financial analysis Agcom; Mihaela Gavrila,
docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, La Sapienza Università
di Roma; Dario Ginefra, deputato Pd; Andrea Marini, responsabile Legal
Affairs - Competition & Assurance Vodafone Italia; Umberto Marongiu, direzione palinsesto TV e marketing Rai; Antonio Martusciello, commissario
Agcom; Cristiana Mastropietro, autore tv; Marco Mele, giornalista Il Sole
24 Ore; Lorenzo Mieli, amministratore delegato Freemantle; Alessandro
Militi, executive director Fox; Marzia Minozzi, responsabile rapporti istituzionali e regolamentazione Assotelecomunicazioni; Lorenzo Ottolenghi,
portavoce, assistente e consigliere politico-istituzionale del presidente della Rai;
Paolo Palmarocchi, autore tv; Stefano Porro, responsabile comunicazione
Ministero dello Sviluppo economico; Vicsia Portel, autrice tv; Pablo Rojas,
giornalista Rai; Alessandra Rossi, docente di Politica economica, Università di
Siena; Guido Rossi, responsabile Relazioni Internazionali Mtv Italia; Carmen
Ruggeri, senior external institutional communication specialist Sky Italia; Miguel Salerno, docente di Analisi dei consumi mediali, Università di Lugano, e
direttore Neopsis; Simona Salvi, segretario generale Federazione Media Digitali
Indipendenti; Maura Satta Flores, vicepresidente veDrò; Guido Scorza, avvocato, Istituto per le Politiche dell’Innovazione; Francesco Soro, presidente
nazionale Corecom; Francesco Specchia, giornalista Libero; Alessandro
Usai, amministratore delegato Colorado Film; Guglielmo Vaccaro, deputato
Pd; Tommaso Valletti, docente di Economia, Università Tor Vergata di Roma;
Francesco Vecchi, giornalista Mediaset; Fulvio Zendrini, consulente marketing e comunicazione.
Come invertire la rotta? Quali sono i principali snodi su cui intervenire per costruire una prospettiva di crescita futura?
Il dibattito è iniziato lo scorso anno nell’ambito del Working group
di veDrò2010 che fin dalle sue prime battute è stato vivacissimo.
E non poteva essere altrimenti vista la materia e la sua rilevanza
economica e socio-culturale. Alcuni numeri, spesso ignorati o
sottaciuti, che dimostrano con forza la valenza del settore: nel
2010, secondo Agcom il settore ha prodotto un volume d’affari
pari a circa € 9 miliardi. Nel primo semestre del 2011, in media
quasi 49 milioni di italiani (l’85% del totale) ha acceso la tv nel
corso della giornata dedicando ad essa ben 5 ore e 13 minuti.
Il confronto all’interno del Working group è poi proseguito dopo
l’evento estivo con l’apertura di un tavolo veDrò su Tv industry il
cui assiduo lavoro di mesi è stato sintetizzato in un white paper
e in un breve video che verranno presentati a veDrò 2011 come
contributo alla discussione. Le questioni al centro dei lavori saranno:
• come assicurare un assetto fortemente concorrenziale nel sistema in tutti i suoi livelli?
• Quale assetto, governance, missione e modello di finanziamento per la Rai del futuro?
• Come favorire la crescita della produzione audiovisiva nazionale e renderla competitiva sulla scena internazionale?
wg manager: Giulia Gazzelloni, veDrò.
Caos e tv, un binomio inscindibile per l’Italia sin dai tempi della selvaggia e liberatoria fine del monopolio pubblico negli anni
‘70. Dal caos dell’etere nazionale, che continua a manifestarsi
tutt’oggi in edizione aggiornata per l’era digitale, si è passati a
un caos più pervasivo e strutturale che mette in discussione il
futuro della televisione in tutti i suoi elementi.
La salutare scossa a un sistema che aveva trovato un suo equilibrio nell’oligopolio Rai-Mediaset è arrivata dall’evoluzione tecnologica che ha determinato l’ampliamento e la riarticolazione
del mercato dell’informazione, della cultura e dell’intrattenimento attraverso l’ingresso sul mercato di nuovi player, spesso
di dimensione globale, portatori di importanti innovazioni nei
linguaggi, nei modelli di offerta e di business capaci di suscitare
l’interesse delle componenti più evolute ed aperte della società.
Siamo, dunque, nel pieno di una stagione di formidabili cambiamenti e inesorabili spinte evolutive dall’esito non definito, ma
che certamente ci restituirà una televisione totalmente diversa
da quella del passato e che vivrà strutturalmente nel caos e in
una dimensione sempre più globale. Il nostro sistema televisivo
appare ancora in ritardo e ingabbiato entro rigidi steccati che gli
impediscono di diventare un protagonista ancor più importante
emission
veDrò2011 è a
i zero grazie a
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nel Caos
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People have
the caos
Big society / Stato / Start up
Crisi / Federalismo / Spesa pubblica
Impresa / Responsabilità
nel Caos
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People have the caos
Big society / Stato / Start up / Crisi / Federalismo
Spesa pubblica / Impresa / Responsabilità
Coordinano: Francesco Grillo, amministratore delegato Vision and Value, e
Nicola Redi, senior partner Sgr.
Tra i partecipanti: Gianumberto Accinelli, fondatore e Ceo Eugea; Anna
Amati, vicepresidente Meta Group; Dino Amenduni, web strategy Proforma;
Arturo Artom, presidente Artom Innovazione; Francesco Baschieri, fondatore e Ceo spreaker.com; Paolo Bertoluzzo, amministratore delegato Vodafone; Paola Bonomo, head Online Services Vodafone; Paolo Cellini, Innogest, Venture Partner; Augusto Coppola, fondatore e Ceo Innovaction Lab;
Mauro Del Rio, fondatore Buongiorno Spa; Andrea Di Camillo, Quantica;
Enzo Di Fabrizio, direttore Dipartimento di Nanostrutture Istituto Italiano di
Tecnologia; Alberto Diaspro, direttore dipartimento di Nanofisica Istituto Italiano di Tecnologia; Ruggero Frezza, presidente e amministratore delegato M31
Italia; Peter Kruger, Ceo eZecute; Massimiliano Magrini, amministratore
delegato Annapurna Ventures; Mario Mariani, fondatore Netvalue; Marco
Mathieau, giornalista La Repubblica; Gionata Mettifogo, fondatore Paperlit; Francesca Natali, responsabile Fondo Ingenium Sardegna; Francesca
Pasinelli, direttore generale Fondazione Telethon; Carlo Alberto Pratesi,
docente di Economia e gestione delle imprese, Università Roma Tre; Alessandro Rosina, docente di Demografia, Università Cattolica di Milano, e membro
de ITalents, Associazione Talenti Italiani; Raffaele Volpi, deputato Lega Nord;
Marco Zanotelli, docente di Econometria, Università di Milano; Nathania
Zevi, giornalista Wall Street Journal.
wg manager: Eugenio Carlucci, ricercatore Arel.
zione delle barriere d’entrata nel “mercato” della produzione/
fornitura di beni pubblici, rendendo meno importanti economie
di scala?
Big Society significa anche ‘piccolo’ Stato, e quindi un peso ridotto per la politica. Se questo è vero, quanto è realistico pensare che un tale processo possa essere effettuato da un attore
(lo Stato, ma anche la PA) che ha – con l’ipotesi di ridurne le
dimensioni – un “conflitto di interessi”?
A chi dovremmo attribuire il potere di decidere se un determinato servizio in una certa area possa essere erogato da una organizzazione non-statale? Chi deve selezionare l’organizzazione
e attraverso quali meccanismi?Attraverso quali meccanismi si
dovrebbero premiare i nuovi imprenditori sociali? Come potremmo collegare la loro remunerazione ai risultati?
Di cosa avremmo bisogno per creare un vero e proprio mercato
di venture capital per le imprese sociali? E in particolar modo,
cosa manca in Italia? La politica non percepisce questa opportunità ma, sul lato dell’offerta, esistono competenze da parte delle
banche?
Quanto potrebbe funzionare l’idea inglese dell’impact bond di
obbligazioni il cui rendimento è legato al risparmio che l’impresa
sociale produrrebbe a favore dello Stato e che lo Stato retrocederebbe all’impresa?
In quali aree è immaginabile un interesse più a breve termine da
parte di operatori finanziari e imprenditori?
La promozione su larga scala di coalizioni di cittadini che si assumono il compito di auto organizzarsi per l’erogazione di servizi
pubblici e l’implementazione di politiche pubbliche è la chiave
per ripensare il ruolo stesso dello Stato nelle nostre vite e, dunque, per ridefinire il contratto che lega cittadini e istituzioni tenendo conto delle mutazioni profonde che sono state introdotte
dalla rivoluzione tecnologica. Al centro della proposta ci sono le
civic organization, composte da lavoratori della PA con esperienza nel settore e cittadini che di quel servizio usufruiscono
mettendo, dunque, insieme competenze e motivazione.
Si tratta, dunque, di riprogettare lo Stato attraverso lo sviluppo di
imprenditori sociali che riescano a erogare beni pubblici di qualità migliore e con una migliore struttura di costo. Una trasformazione della spesa pubblica corrisponde anche a una grande
opportunità finanziaria. All’ambizione dell’idea sono, però, legate anche le sue debolezze. Tra quelle la principale è quella di
avere ancora una definizione non sufficientemente chiara. Del
resto, il progetto di sostituire lo Stato con pezzi di società civile solleva questioni che hanno a che fare con l’economia, con
l’organizzazione delle amministrazioni pubbliche e con la riforma del fisco nonché degli assetti istituzionali, ma anche con la
psicologia sociale con l’etica e, certamente, con la democrazia.
E se provassimo a lasciare ai contribuenti anche la facoltà di determinare quanta parte – fino a un tetto – delle imposte vogliono devolvere a imprese sociali?
Come il risparmio per lo Stato sarà tradotto in una riduzione delle tasse? Attraverso quali meccanismi il risparmio sarà misurato? Come questo dovrebbe essere distribuito tra riduzione del
debito consolidato e riduzione delle tasse?
In quali aree di servizio l’idea di una società civile che si auto
organizza è più velocemente realizzabile? Quanto è netto, per
ciò che concerne questa questione, il divario Nord-Sud, laddove
sempre più evidente che anche all’interno della stessa Regione
ci sono contesti molto diversi?
In che misura è vero che il decentramento fa sempre bene? Se
istituzioni dello stesso livello sono tra loro molto diverse, ha senso allocare poteri uguali ad amministrazioni pubbliche diverse?
Quanto davvero è civile la “società civile”? In che misura siamo
disponibili a prenderci la responsabilità di noi stessi?
Il gruppo di lavoro può essere l’occasione per raccogliere le prime risposte sulle grandi domande aperte relative alla “big society”, e per sollevare ulteriori questioni per un dibattito che
continuerà. E allora:
Perché se tutti sembrano essere da tempo d’accordo con l’idea
di dover ridurre il peso dello Stato, si è verificato il contrario con
una progressiva dilatazione della spesa pubblica e delle tasse
che ciò comporta? Quali sono i meccanismi inerziali che porta la
burocrazia a occupare sempre più spazio?
Perché l’Italia è, contemporaneamente, il Paese che ha fatto più
riforme e quello dove è cambiato di meno? Dopo tanti tentativi
di modernizzazione della macchina statale, l’amministrazione
pubblica si riforma o si abbatte?
Quanto è grande il ruolo che Internet sta giocando nella ridu-
emission
veDrò2011 è a
i zero grazie a
Treedom
nel Caos
wg sperimentali
16 17
Visti da fuori: da Roma a Parigi passando per Brasilia
Visti da fuori è uno dei nuovi filoni di attività che, a partire dal
gruppo di lavoro Italia-Francia di veDrò2010, vuole “vedere” e
proporre “ricette” concrete per l’Italia da fuori, avendo la capacità di staccarsi dall’autoreferenzialità delle analisi del dibattito locale, con il filtro di occhi internazionali e uno sguardo di
lungo periodo sul futuro. Tema centrale delle riflessioni la crescita, vera malattia globale nel contesto post-crisi, con aggravanti specifiche in Italia. Tornare a crescere è la sfida comune
dell’Unione, ma per (ri)trovare la crescita è necessario un terroir
aperto, dinamico e competitivo, che tenga conto dei nuovi protagonisti dell’economia mondiale.
Quest’anno sperimentiamo una modalità innovativa per “vedere” l’Italia da fuori, proponendovi due Working group con focus
differenti sul rapporto del nostro Paese coi parenti prossimi d’oltralpe e quelli più lontani del Brasile, e un aggancio costante al
faro della crescita. Francia e Brasile sono infatti casi paradigmatici che, nonostante le divergenze, presentano numerose affinità
con l’Italia. Da un lato, la Francia, che si sta confrontando con i
nostri stessi dilemmi e sfide nel contesto post-crisi, in particolare con un neopatriottismo economico di ritorno che sembra
aver colpito l’Europa unita, a tutti i livelli, come dimostrano i più
recenti casi italo-francesi nel mercato dei capitali. Dall’altro il
Brasile – oggi settima potenza economica mondiale, dopo aver
sopravanzato l’Italia – il cui ruolo merita particolare attenzione, proprio per i numerosi punti di contatto, anche culturali,
col nostro Paese, a partire dalla più grande comunità di italiani
all’estero a San Paolo. Per un’economia come quella italiana, interconnessa e con una forte vocazione alle esportazioni, è fondamentale anche agganciarsi alla crescita di contesti esterni, a
partire anche dal rapporto “speciale” con il Brasile.
segue >
nel CAOS
wg sperimentali
16 17
h 15:00
La prima parte dei lavori, con un setting the scene introduttivo
sul complesso contesto economico, si svolgerà con i due gruppi
riuniti.
Introduzione
Isabella Falautano, responsabile Fondazioni, Associazioni internazionali e
“Visti da fuori”, veDrò; responsabile Relazioni Esterne e Istituzionali, Gruppo Axa
in Italia
h 15:15
Presentazione dei wg
16 Cherchez le Caos - Forza Italia? Il neopatriottismo economico in
Europa e in Italia tra protezionismo e reciprocità
Fiorina Capozzi, corrispondente Finanza e Mercati, ed Eric Jozsef, corri-
spondente Liberation
17 Caosamba - Forza Brasile! I motori esterni della crescita
Andrea Goldstein, Senior Economist, OECD Development Centre, e Francesca Chialà, direttore Comunicazione e relazioni esterne Business International
h 15:30
Relazioni
Domenico De Masi, sociologo e cittadino onorario della Città di Rio de Janeiro
Oscar Giannino, giornalista ed economista
Ferdinando Nelli Feroci, ambasciatore rappresentante permanente d’Italia
presso l’Unione Europea
h 16:30
Apertura dei lavori nei due wg
nel CAOS
16
Cherchez le caos
Francia / Italia / Ue / Reciprocità
Protezionismo / Nazionalismo
Neopatriottismo / Regole
nel Caos
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Cherchez le caos
Francia / Italia / Ue / Reciprocità / Protezionismo
Nazionalismo / Neopatriottismo / Regole
Coordinano: Fiorina Capozzi, corrispondente Finanza e Mercati, ed Eric
Jozsef, corrispondente Liberation
Tra i partecipanti: Franco Baronio, senior partner Bain&Company; Giovanni Brianza, direttore M&A Edison; Claudia Colla, funzionario Commissione europea; Daniele De Giovanni, senior vice president Supply Portfolio
Development Divisione Gas & Power, eni; Luca Del Monte, Security strategy
and partnerships development office, Dg Policy Office, European Space Agency;
Emmanuel Dupuy, Presidente Institut Prospective et Sécurité en Europe;
Parigi; Francesco Genuardi, diplomatico Ministero Affari esteri; Edoardo
Ghignone, consulente Union for Mediterranean; Alessandro Giordani, consigliere dell’Ufficio Diplomatico della Presidenza del Consiglio dei Ministri; Andrea
Goldstein, senior economist, Ocse; Stefano Grassi, Segretariato Generale,
Commissione Europea; Francois Lafond, direttore ufficio di Parigi German
Marshall fund Us; Daniela Leveratto, Deputy Technical Director Oica; Marco
Margheri, SVP Public and Eu Affairs Edison; Giovanni Moschetta, consigliere
giuridico per il Diritto Ue e il Diritto Internazionale e Coordinatore Ue del Dagl-Dipartimento per gli Affari Giuridici e Legislativi Presidenza del Consiglio dei Ministri;
Ferdinando Nelli Feroci, ambasciatore rappresentante permanente d’Italia
presso l’Unione Europea; Antonio Parenti, Deputy Head of Unit-Trade Relations with the Far East, Commissione europea; Ludovica Rizzotti, rapporti istituzionali internazionali, Cassa Depositi e Prestiti; Leonardo Rubattu, direttore
generale Iccrea; Adolfo Urso, presidente Fare Italia per la Costituente popolare.
wg manager: Elena Shneiwer, Axa Mps.
Dopo il wg Italia-Francia del 2010, il percorso di Visti da fuori si
è strutturato nel 2011 in una serie di incontri: da quello nella Ville Lumiere Visti da Parigi, in cui le nuove classi dirigenti italofrancesi si sono confrontate sul tema centrale della crescita, elaborando un set di proposte presentate a Roma nella successiva
conferenza Dimmi come cresci e ti dirò che Italia sarai, sino a
Visti da Bruxelles del giugno scorso, un appuntamento nella città
cuore delle istituzioni comunitarie per discutere su come diversi
sistemi Paese e in particolare Roma e Parigi vivono il loro rapporto con l’Ue e come partecipano al processo decisionale europeo.
E ora? Tornare a crescere è la sfida comune dell’Unione, e invece
un nazionalismo di ritorno sembra aver colpito l’Europa unita.
Solo pochi anni fa poteva sembrare che il nazionalismo fosse al
tramonto in Europa, o quanto meno una prerogativa dei Paesi di
più recente integrazione. Lo scenario post crisi ha invece riportato in auge un neopatriottismo, che non sembra risparmiare
nessuno: dai Pigs alle (ex) isole felici della Scandinavia, fino ai
suoi fondatori (Belgio, Francia, Germania). Un fenomeno esacerbato dalle paure legate alle ristrutturazioni del debito pubblico
degli Stati sovrani e dal ruolo sempre più forte nel sistema economico del private equity che, spesso con logiche di ottimizzazione del profitto, mettono in atto politiche di tagli con profondi
impatti sul tessuto economico e sociale. In Europa, le profonde
trasformazioni delle società continentali dinanzi alle grandi sfide globali (economiche, ambientali e di sicurezza), oltre che il
processo dell’allargamento stanno mettendo a dura prova sia i
sistemi più tradizionalmente euro-entusiasti (come l’Italia), sia
le grandi economie fondatrici e euro-centriche, come la Francia.
Così, sistemi politici diversissimi tra loro, sono confrontati con
dilemmi simili e un crescente, comune, euro-scetticismo delle società e dei sistemi politici. In tutto questo, i meccanismi di
progressiva integrazione economica e politica sono prigionieri di
un’articolazione istituzionale distante e priva di rapporto diretto
ed evidente con i cittadini, a tutto vantaggio di un’estenuante
opera di rivendicazione di ruolo dei sistemi politici nazionali (o
di un costante scaricabarile verso il livello europeo per le scelte
impopolari).
chiesta italo-francesi di sospensione provvisoria e riforma del
Trattato di Schengen), a fronte di un europeismo ideale continuato. Sono proprio i cugini d’oltralpe la nostra croce e delizia:
da un lato criticati per la mancanza di reciprocità nei più recenti
casus belli nel mercato dei capitali, dall’altro citati come esempio da seguire.
Ma è vero che il capitalismo italiano è in fase di colonizzazione?
In una delle indagini sul tema, ripresa recentemente dalla Commissione europea, sono stati raccolti e analizzati dati omogenei
relativi alle imprese manifatturiere con almeno dieci addetti per
sette Paesi europei. L’indagine dimostra che l’Italia è il Paese Ue
meno aperto agli investitori esteri, mentre la Francia e Germania
sono più aperte di altri: solo il 4,1% delle società italiane sono
controllate da stranieri che detengano almeno la metà del capitale, quelle francesi sono il 10,3%, e quelle tedesche il 6,3%. La
difficoltà in entrata è riflessa da una quota di imprese che fa investimenti diretti all’estero più bassa dei partner europei (2,5%
in Italia vs 3,8% in Francia e il 6% in Germania). Qualcosa di
muove e non a caso i flussi di Ide in entrata sono quasi raddoppiati tra 2008 e 2009, ma con stock inferiori in termini assoluti
e di percentuali rispetto agli altri grandi Paesi europei.
È sostenibile nel lungo termine occuparsi più della nazionalità
del controllante che delle condizioni competitive in cui le imprese operano, con un sistema produttivo non in grado di attrarre
investimenti dall’estero? O forse è più logico identificare settori strategici in cui lo Stato deve avere un ruolo per il benessere
socio-economico del Paese e definire per tutti i comparti chiare
regole di reciprocità?
Le questioni sul tavolo sono diverse e complesse: è pensabile
declinare il modello francese di “protezione” di settori strategici
nella realtà italiana? Quali criteri per definire un settore/società
come strategico per il nostro Paese? Come coniugare la necessità di una politica industriale di sistema, da troppo tempo latitante in Italia, con quella spinta alla concorrenza e alle liberalizzazioni, quali fondamentali driver per la crescita (si veda l’ultima
relazione annuale al Parlamento del presidente dell’Antitrust)?
La parola chiave non è forse un’altra, ovvero vera reciprocità (e
non chiusura) da reclamare a gran voce a livello europeo innanzitutto? E come si declina il concetto di reciprocità quando lo
portiamo nell’economia aperta e lo traduciamo nella relazione
globale tra l’Ue e i sistemi concorrenti (tema che vede Italia e
Francia schierate insieme a tutela delle posizioni competitive
europee)?
Politica industriale e concorrenza. Neoprotezionismo e reciprocità. Mercato libero e programmazione (e di conseguenza
“mercato interno ed euro-programmazione”). Dicotomie che
possono trovare una sintesi in Europa e non contro l’Europa,
attraverso un insieme di regole chiare, condivise e rispettate a
livello comunitario. E che, per non scadere in una sequenza di
interventi tattici e difensivi, impongono all’Italia una riflessione
organica, ampia e di lungo periodo. Parola chiave: reciprocità,
tanto all’interno dell’Ue quanto nel rapporto tra Ue e mondo
esterno, aspetto nel quale Francia e Italia hanno già dato prova
di diverse (e talora insospettabili) comunanze d’azione. Per passare dalla paura delle invasioni barbariche a un modello Erasmus
che funzioni anche in campo economico.
Chi non è mai stato tentato dal protezionismo scagli la prima
pietra. Un riflusso neoprotezionista più sulle politiche (eg. riemission
veDrò2011 è a
i zero grazie a
Treedom
nel Caos
17
Caosamba
Brasile / Brics / Crescita
Potenza economica / Mercati
Geopolitica / Sostenibilità / Politica
nel Caos
17
Caosamba
Brasile / Brics / Crescita / Potenza economica
Mercati Geopolitica / Sostenibilità / Politica
Coordinano: Alessandro Aresu, fondatore Lo Spazio Della Politica, e Andrea Goldstein, Senior Economist, OECD Development Centre.
Tra i partecipanti: Francesco Anzelmo, direttore editoriale saggistica
Mondadori; Simone Bemporad, chief executive officer, Finmeccanica North
America; Enrico Bertolino, formAttore; Federico Bianchi, Rappresentanza
italiana presso l’Ue; Antonio Calabrò, direttore Corporate Culture di Pirelli & C;
Carlo Calabrò, head di Governance, Banco Votorantim; Lucio Caracciolo,
direttore, Limes; Carlo Cauti, laureando in Relazioni Internazionali, Università
Luiss di Roma; Francesca Chialà, direttore Comunicazione e relazioni esterne
Business International; Domenico De Masi, sociologo e cittadino onorario della
Città di Rio de Janeiro; Germano Dottori, docente di Studi strategici Università
Luiss di Roma; Andrea Goldstein, senior economist, Ocse; Shahin Javidi, direttore marketing strategico, Promos; Riccardo Monti, executive director, Value
Partners; Adriana Niemeyer, corrispondete in Portogallo di Globo News e Radio
France International; Gaetano Pellicano, political advisor, ambasciata americana a Roma; Alessandro Politi, analista strategico; Andrè Urani, executive
director Iets; Armando Varricchio, ambasciatore italiano a Belgrado.
wg manager: Alessandro Aresu, fondatore Lo Spazio Della Politica.
Il concetto di crescita cambia in connessione alle trasformazioni del mondo globale. Come ricorda Moisés Naim a margine del
Word Economic Forum, il giudizio sui primi dieci anni del terzo
millennio cambia a seconda dei punti di vista. In Occidente ricordiamo solo eventi negativi, dall’11 settembre, alle guerre in Iraq
e Afghanistan, alla crisi. Invece c’è un’altra realtà. Se prendiamo
i numeri del 2000 sul prodotto pro capite, la mortalità infantile,
le calorie assunte, l’accesso all’educazione, le pandemie, e poi
prendiamo i numeri del 2010 scopriamo che il progresso è stato
enorme. Grazie ad altri mondi: dall’Asia e all’America Latina.
Nato dalla fantasia di una banca d’affari come un semplice
acronimo, Bric è ormai diventato sinonimo dello spostamento
dell’ago della bilancia dell’economia mondiale dai Paesi industrializzati alle economie emergenti. I Bric sono una metafora
dell’emergere di una nuova geografia economica, che oggi rappresenta oltre il 14% del Pil mondiale, occupano il 26% della
superficie terrestre con il 42% della popolazione.
L’Italia si è accostata ai Bric con molto ritardo rispetto ad altri
Paesi occidentali, e paga la scarsa presenza e capacità di fare sistema-Paese, ma oggi più che mai è fondamentale capire come
aprirci e far aprire i nuovi motori della crescita.
In chiave bi-laterale, in questa tappa estiva di veDrò si vuole
dare particolare attenzione al Paese più affine al nostro, il Brasile. L’ascesa del Brasile è repentina e segue a decenni di promesse non mantenute, e anche nel lunghissimo periodo risulta una
novità assoluta, al contrario delle potenze novecentesche russe,
dell’India e soprattutto della Cina.
Brasile, la prima lettera di Bric. Il ruolo del Brasile – oggi settima
potenza economica mondiale, dopo aver sopravanzato l’Italia
– merita particolare attenzione: crescita economica 2010 del
7,5%; aumento del Pil pro capite da 2.868 dollari del 2002 ai
9.690 dollari del 2010; quarto mercato automobilistico al mondo, dopo Cina, Stati Uniti e Giappone dal 2010, con una produzione di 3,6 milioni di veicoli.
pesa per il 36% delle esportazioni, e l’ambizioso Plano Agrícola
e Pecuário 2011/2012 intende convogliare ulteriori investimenti.
Tra le commodities, consideriamo anche che il Brasile produce
il 33% della produzione globale di etanolo, il 17% di ferro, il 12%
di bauxite.
Brasicina? Il rapporto Brasile/Cina, all’interno del più ampio
triangolo strategico di confronto con gli Stati Uniti, è una chiave di lettura per leggere il Brasile dell’ultimo e del prossimo decennio, in termini di risultati acquisiti, di opportunità e criticità.
Il commercio bilaterale Brasile/Cina è cresciuto tra il 2000 e il
2010 da 2 a 56 miliardi di dollari. Nel 2010 la Cina ha investito
in Brasile 17 miliardi di dollari. Negli accordi firmati da Lula nel
2010, sono presenti anche aspetti linguistici (con l’insegnamento di cinese e portoghese) e di più stretta cooperazione nella ricerca: nel 2011 è stato inaugurato il primo laboratorio congiunto
di ricerca agricola. Ma i fattori di competizione tra Cina e Brasile
sono numerosi. Tre sono le partite principali: a) la competizione
sul piano commerciale sudamericano, b) “Scramble for Africa”
dei campioni nazionali, e in una certa misura uno “Scramble for
Europe”; c) “guerra globale valutaria con il differente peso di real
(sopravvalutato) e di yuan (sottovalutato).
Fabbrica Brasile. Intendiamo la “Fabbrica Brasile” in due sensi: il primo riguarda le prospettive di crescita e consolidamento
di Brasilia, il secondo – sulla falsariga di “Fabbrica Italia” – le
prospettive dei nostri rapporti bilaterali. a) La scoperta di nuove risorse energetiche al largo del Pacifico nel 2007 ha fatto
esclamare al Presidente Lula la celebre frase “Dio è brasiliano”.
In realtà, “Dio sarà brasiliano” se gli investimenti in ricerca e
tecnologia pagheranno e renderanno quelle risorse disponibili, senza far cadere allo stesso tempo l’economia nel “dilemma
olandese” di esportazioni senza industrializzazione, sfruttando
allo stesso tempo per la modernizzazione delle infrastrutture la
finestra dei grandi eventi e la finestra demografica. b) Sul fronte
italiano, l’attualità è caratterizzata dalla vicenda Battisti. Meno
conosciuta è la forza della cooperazione economica italo-carioca, con 7,2 miliardi di euro di interscambio commerciale, in
crescita del 50% in un triennio. Tra le imprese più attive e presenti con forme di investimento diretto estero, ricordiamo tra
le altre Pirelli, Telecom Italia, Fincantieri, Techint e FIAT. Qualche
numero. Il fatturato complessivo di Tim Brasil, quotato sia a São
Paulo che a New York, è cresciuto di quasi il 7 per cento a 20,3
miliardi di real, con oltre 51 milioni di contratti. Le vendite del
mercato brasiliano hanno superato quelle italiane per la prima
volta nella storia di Fiat nel 2009. Nel 2010 l’azienda ha conquistato la leadership del mercato (22,8%) con la vendita di oltre
700mila veicoli, tra automobili e mezzi commerciali leggeri. Un
altro fronte riguarda la Chiesa cattolica. Il Brasile è il Paese di
maggior presenza cattolica del mondo (145 milioni di battezzati),
con nuove spinte a considerarlo “terra di missione” da quando la
supremazia cattolica è stata messa in discussione dalla teologia
della liberazione, dell’ascesa dei movimenti evangelici e pentecostali, dagli strascichi della crisi interna.
Quale futuri possibili per la “Fabbrica Brasile”? Come fare di essa
un volano di sviluppo e di crescita bilaterale? Come riconnettere
la comunità di oriundi italiani al sistema Italia? Come agganciarsi
a questo driver esterno di crescita, in un era di crescita perduta
o nel caos?
Cacao meravigliao. In che modo il Brasile gioca le sue nuove carte
nello scacchiere internazionale? Nel 2010 sono emersi numerosi
segnali di attivismo, dal ruolo di mediazione del Brasile sul nucleare iraniano, alla strategia diplomatica con l’India. Sud-Sud. Il
26 giugno, José Graziano da Silva è stato eletto direttore generale della Fao, battendo la concorrenza della Spagna e posizionando il Brasile tra i giocatori principali nella partita della geopolitica
del cibo e delle materie prime. L’agricoltura nel suo complesso
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Blackcaos
Energia / Regole / Mercati
Autorità / Reti / Operatori
Prezzi / Investimenti
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Energia / Regole / Mercati / Autorità / Reti
Operatori / Prezzi / Investimenti
delle più recenti produzioni normative sull’energia ci mostra che
tale scelta è purtroppo più viva che mai.
Coordinano: Andrea Bolla, Ceo Vivigas, e Maria
sponsabile Affari Regolamentari Edison.
Elena Fumagalli, re-
Tra i partecipanti: Alberto Biancardi, commissario Autorità per l’energia
elettrica e il gas; Pietro Bracco, Partner, Fantozzi & Associati; Carlo Maria
Capè, amministratore delegato Bip - Business Integration Partners; Andrea
Chinellato, direttore generale Electra Italia; Luca Dal Fabbro, imprenditore;
Cecilia Gatti, membro dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas; Diego Gavagnin, past editor Qe-Quotidiano Energia; Paolo Luca Ghislandi, segretario generale Aiget - Associazione Italiana di Grossisti di Energia e Trader; Letizia
Roma, membro GME - Gestore Mercati Energetici; Alessandro Talarico, direttore Relazioni istituzionali e comunicazione, GME - Gestore Mercati Energetici.
La scelta più semplice e coerente sarebbe ovviamente quella di
ridurre il più possibile, e poi trasferire, i residui costi del sostegno
ai settori in declino a carico della fiscalità generale. Dato lo stato strutturale dei nostri bilanci pubblici una simile scelta è forse
preclusa, ma chiedere trasparenza e chiare prese di responsabilità politica in merito è condizione necessaria per poter ottenere
un sistema più equo ed efficiente, che riduca progressivamente i
costi per tutti e sposti il suo fulcro dal ricatto occupazionale alla
riconversione produttiva e dei lavoratori.
wg manager: Antonio Sileo, Research Fellow, Iefe Bocconi & I-Com – Istituto per la Competitività.
Nel giro di pochi anni il sistema energetico italiano è passato
dalla paura di black-out elettrici e carenze di gas naturale ad
ampie sovraccapacità di generazione e oversupply gas. Anche
prima che la crisi economica riducesse la domanda di energia,
il massiccio ciclo di investimenti, promosso dall’inizio delle liberalizzazioni e dai cospicui incentivi garantiti alle energie rinnovabili, aveva reso disponibili nel nostro Paese nuove centrali
elettriche convenzionali e rinnovabili, gasdotti e rigassificatori.
Nel frattempo, a livello globale, il nuovo paradigma tecnologico innescato dall’impetuoso sviluppo dell’LNG e consacrato poi
dalle tecniche non convenzionali di estrazione del gas naturale,
ha messo in crisi i consolidati legami contrattuali tra i mercati
gas e petroliferi.
In tale contesto, il nuovo progressivo fallimento del programma nucleare italiano, lungi dal rappresentare un problema per
la sicurezza e l’economicità delle forniture, può contribuire a
rendere più chiaro e affidabile lo scenario di riferimento per gli
operatori italiani e internazionali, interessati a effettuare e ottimizzare investimenti.
In un quadro in cui anche Paesi di consolidata tradizione nucleare, come Germania, Giappone e Svizzera, hanno deciso di uscirne progressivamente e stanno rendendosi conto degli inesorabili relativi costi, la situazione italiana presenta alcuni evidenti
potenziali vantaggi.
Un parco di generazione ormai tra i più moderni ed efficienti al
mondo e la disponibilità del gas necessario a farlo funzionare,
pongono le premesse per nuove opportunità concorrenziali, a
beneficio di nuovi rapporti tra fornitori e consumatori e della
competitività del nostro sistema energetico.
In quest’ottica, un primo nodo è quello dello sviluppo e del ruolo
della rete di trasmissione elettrica nazionale, snodo anche per
un’equa competizione tra operatori e tecnologie di generazione,
così come per i rischi di una pianificazione usata come arma per
distorcere il mercato. Sul fronte dei consumi, la gestione del declino strutturale delle grandi imprese manifatturiere fortemente
inquinanti e a bassa accettabilità sociale (siderurgia, petrolchimica, alluminio), non dovrebbe di per sé essere considerato
tema di politica energetica. Decenni di sussidi e aiuti di stato più
o meno mascherati, veicolati tramite le tariffe energetiche (e
scaricati sugli altri consumatori meno politicamente “sensibili”),
lo hanno però fatto diventare tale.
In questo senso la presenza di forti sussidi incrociati nelle componenti regolate del prezzo, soprattutto a favore delle grandi
aziende, è stata di fatto una precisa scelta di politica industriale,
condotta nella quasi totale assenza di trasparenza e delle necessarie prese di responsabilità politica. La casistica di alcune
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nel Caos
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Caos alternativo
Alternative / Rinnovabili / Sviluppo
Costi / Mercato / Nucleare
Green / Clima
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Caos alternativo
Alternative / Rinnovabili / Sviluppo / Costi
Mercato / Nucleare / Green / Clima
Coordinano: Stefano Casertano, docente di Politica internazionale e Politica
energetica, Università di Potsdam, Berlino, e Valentina Fabrizio, consigliere giuridico del sottosegretario per l’Energia, Ministero dello Sviluppo economico.
Tra i partecipanti: Edoardo Bemporad, docente di Scienza e tecnologia dei
materiali, Università Roma Tre; Alessandro Beulcke, Presidente Aris - Agenzia di Ricerche Informazione e Società; Emilia Blanchetti, Partner Allea; Enrico Borghi, vicepresidente Anci; Riccardo Casale, presidente Amiu Genova;
Benedetta Celata, responsabile Affari istituzionali, Direzione Affari Istituzionali e
Regolamentari Edison; Stefano Conti, direttore Affari istituzionali Terna; Stefano da Empoli, presidente I-Com - Istituto per la Competitività; Fulvio Fontini,
docente di Economia Politica, Università di Padova; Fabrizio Iaccarino, affari
istituzionali Enel, responsabile Fonti rinnovabili ed efficienza energetica; Stefano
Laporta, commissario Autorità per la sicurezza nucleare; Vanessa Leonardi,
consulente climate change Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del
mare; Marco Merler, amministratore delegato Dolomiti Energia; Paolo Merloni, presidente Ariston Thermo Group.
wg manager: Michele Governatori, direttore Rapporti Istituzionali Egl Italia.
Gli scenari sulle potenzialità tecnologiche e economiche delle
rinnovabili al 2040 o al 2050 continuano a susseguirsi. Istituti e
centri di ricerca ripetono in modo sempre più convinto i che un
2050 100% green (o quasi) non è affatto una chimera. Anche la
Commissione europea segue una strategia non troppo dissimile,
convinta che la direzione della sostenibilità sia caratterizzata,
sempre di più, da un solido sviluppo economico e occupazionale. Inutile dire come la scelta di nazioni di solida e indiscussa tradizione nuclearista, a partire da Germania, Giappone e Svizzera,
di chiudere progressivamente tale parentesi non faccia altro che
rafforzare un tale trend.
Se le promesse di sviluppo delle tecnologie verdi sono sempre
più sulla strada di esser mantenute, gli sviluppi più recenti in
un po’ tutta Europa mostrano che i costi, diretti e indiretti, di
approcci non di mercato sono assai elevati e in prospettiva rischiano di rivelarsi sempre più (economicamente) insostenibili.
Dagli ingenti costi in termini di sussidi dei celebrati “green job”,
alle massicce infiltrazioni della malavita organizzata in iniziative
eoliche e fotovoltaiche, alla sempre più forte resistenza a scaricare sulle tariffe tutti gli extra costi diretti ed indiretti delle rinnovabili, quella che il clima (politico) in Europa stia cambiando è
più che una sensazione.
In questo senso potrebbe rivelarsi ineludibile un ritorno a logiche di mercato anche nel campo delle tecnologie “verdi”, sia in
un’ottica di minimizzazione dei relativi extra costi, sia per cercare di bonificare al più presto l’ampia palude di developer, faccendieri e speculatori fiorita al riparo di logiche sostanzialmente
parassitarie.
Se un più deciso ricorso a logiche di mercato anche per le rinnovabili può promettere positivi risultati, certo non esaurisce l’ambito delle necessarie scelte politiche in materia. Più chiarezza e
trasparenza sugli extra costi delle rinnovabili (e, soprattutto, su
come vengono e verranno scaricati sui cittadini) sono probabilmente ineludibili. Altre scelte necessarie riguardano, inoltre, più
in generale le priorità cui dedicare le (comunque non illimitate)
risorse disponibili. Dal risparmio energetico all’efficienza energetica, al riciclaggio sempre più spinto, le possibili aree di intervento
potenzialmente più fruttuose in termini di rapporti costi/benefici
e tutela ambientale certo non mancano, anche fuori del settore
energetico in senso stretto (trasporti, efficienze energetica degli
edifici, gestione del ciclo dei rifiuti urbani e industriali).
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veDrò2011 è a
i zero grazie a
Treedom
nel Caos
con il patrocinio di
partner istituzionali
Si ringrazia Expo 2015
per il progetto veDrò l’Expo
main partner
si ringrazia
il Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca
per il progetto veDrò giovani
si ringrazia Treedom
per il progetto S.A.F.E.
(Sustainable Agroforestry
Ecosystem) a veDrò
partner evento
partner tecnici
CENTRALE FIES
ambienti per la produzione di performing art
nel CAOS
nel Caos
Centrale Fies di Dro (TN) /// 28-31 agosto 2011
veDrò - piazza Grazioli, 18 - 00186 Roma
tel 06 6892279 - fax 06 68212739
www.vedro.it
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