Le neuroimmagini nella malattia di Parkinson e nei Parkinsonismi
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Le neuroimmagini nella malattia di Parkinson e nei Parkinsonismi
© 2000 LIMPE - pubblicazione dicembre 2000 Le neuroimmagini nella malattia di Parkinson e nei Parkinsonismi PROF. ANGELO ANTONINI L’uso delle neuroimmagini si e’ notevolmente esteso nell’ultimo decennio ed ha contribuito ad accrescere le conoscenze nella patofisiologia di numerose malattie neurologiche. Nella malattia di Parkinson (MP) e nei disturbi del movimento sia la risonanza magnetica cerebrale (RM) che le indagini funzionali PET (tomografia ad emissione di positroni) e SPECT (tomografia ad emissione di fotoni singoli) sono oggi applicate comunemente per scopi clinici e scientifici. La RM consente una rappresentazione morfologica dettagliata delle strutture dell’encefalo e quindi fornisce informazioni di tipo prevalentemente anatomico. La PET e la SPECT consentono invece di localizzare e misurare in modo quantitativo i processi fisiologici e biochimici cerebrali. In uno studio PET o SPECT, una piccola quantità di un composto biologico, marcata con un isotopo radioattivo, viene iniettata nel soggetto e la sua distribuzione ed accumulo nell’organismo è misurata nel corso dello studio. Le immagini tomografiche ottenute esprimono processi biologici quantificabili quali il flusso o la perfusione cerebrale, il metabolismo del glucosio e la densità recettoriale. La malattia di Parkinson La diagnosi di MP rimane prevalentemente clinica e si basa sulla presenza della caratteristica triade rigidità extrapiramidale, tremore e bradicinesia; la diagnosi è suffragata da una buona risposta alla terapia dopaminergica e dal coinvolgimento asimmetrico degli arti all'esordio (1) L’uso delle neuroimmagini consente una conferma diagnostica soprattutto nei casi in cui la diagnosi è dubbia per la presenza di segni clinici atipici. La risonanza magnetica cerebrale La RM ha assunto ormai ampia diffusione sul territorio, accompagnata anche da relativa riduzione dei costi. Può quindi essere affermato che nella maggior parte dei centri è l'indagine neuroradiologica di scelta in pazienti affetti da sospetta Malattia di Parkinson. Se eseguita all'esordio della malattia, l'esame ha essenzialmente lo scopo di escludere la presenza di alterazioni secondarie che possano essere responsabili di parte o dell’intera sintomatologia. Tra queste vi sono innanzitutto le lesioni vascolari che, se piccole e localizzate ai nuclei della base, possono essere sottostimate dalla TC. In particolare, le principali forme lesionali vascolari, in pazienti con sindromi parkinsoniane, sono due (Fig 1): la prima, piu’ nota, definita come “stato lacunare dei nuclei della base” (2), e’ in realta’ meno frequente della seconda, che è rappresentata invece da lesioni vascolari in parte confluenti nella sostanza bianca sottocorticale frontoparietale (3). Molto più raramente l’indagine RM rivela la presenza di neoplasie cerebrali (4,5), leucodistrofie, esiti di intossicazioni da monossido di carbonio ed encefaliti in eta’ infantile, anamnesticamente sottostimate, o esiti di sofferenza perinatale quali nella sindrome emiparkinsoniana del giovane adulto (Fig 2) (6). Nella MP il processo degenerativo a carico della sostanza nera compatta non è direttamente visibile alla RM, anche se la letteratura degli ultimi quindici anni ha dimostrato con misurazioni su immagini pesate in T2 ad 1,5 Tesla, la significativa riduzione dimensionale della sostanza nera compatta rispetto ai controlli sani (7,8,9). La riduzione dimensionale della sostanza nera compatta e’ risultata inoltre asimmetrica nelle fasi iniziali di malattia, in accordo con l asimmetrico esordio della sintomatologia (9). Attualmente, un nuovo approccio (10), che fa uso di sequenza multiparametrica sensibile alla perdita di masse neuronali, sembra molto promettente nel dimostrare, anche direttamente visivamente, una netta differenza morfologica tra sostanza nera compatta degenerata e controlli sani. L’approccio relassometrico alla MP ha permesso di osservare una riduzione del valore calcolato del T2 della sostanza nera compatta dei parkinsoniani (11,12), quale espressione del processo fisiopatologico degenerativo associato ad anomalo accumulo di ferro. Recentemente, infine, utilizzando la RM funzionale (una metodica che attraverso la misurazione di variazioni di flusso nel microcircolo cerebrale permette di valutare modificazioni funzionali della attivazione corticale), sono state descritte alterazioni nell'attivazione di regioni corticali motorie in pazienti parkinsoniani durante l'esecuzione di movimenti semplici (13), influenzate anche dalla presenza di eventuale stimolo farmacologico (14). In pazienti con demenza da corpi di Lewy la RM non fornisce dati specifici. Da recenti osservazioni si evince, comunque, come la RM possa essere di ausilio nella diagnosi differenziale con la demenza di Alzheimer, in quanto in quest’ultima l’atrofia corticale del lobo temporale sarebbe piu’ marcata rispetto a quanto accade nella demenza a corpi di Lewy (15). La PET e la SPECT Lo studio del sistema nigro-striatale dopaminergico con PET e SPECT ha consentito per la prima volta di identificare markers biochimici “in vivo” del processo degenerativo della MP. Durante l’ultimo decennio studi di neuroimmagine recettoriale sono stati usati per monitorare l’esordio della malattia, la gravità e la progressione del processo degenerativo e per identificare soggetti a rischio. - Il sistema nigrostriatale Diversi markers sono stati proposti per lo studio dei terminali dopaminergici striatali. Quelli di più comune e frequente utilizzazione sono la (18F)fluorodopa/PET e il (123I)-ßCIT./SPECT. La (18F)fluorodopa è una sostanza che viene captata dalle terminazioni dopaminergiche striatali come la levodopa e successivamente metabolizzata a (18F)fluorodopamina. Il suo accumulo riflette l’attività striatale dell’enzima dopa-decarbossilasi e consente di identificare la presenza di alterazioni del sistema dopaminergico anche in una fase precoce di malattia (16,17). La sua validità è ampiamente suffragata da studi anatomopatologici, che hanno dimostrato una correlazione diretta tra la riduzione della captazione del tracciante ed il numero effettivo delle cellule dopaminergiche della sostanza nera misurato all’autopsia (18). La capacità della (18F)fluorodopa di identificare pazienti parkinsoniani anche in fase molto precoce è stata ulteriormente potenziata dall’uso di nuove tecnologie, per cui la sensibilità di questo tracciante raggiunge praticamente il 100% (19). E’ stato osservato che le manifestazioni cliniche di malattia compaiono quando la riduzione delle cellule dopaminergiche supera il 50% dei valori normali (Fig 3). Questo dato è stato confermato usando marcanti vescicolari pre-sinaptici quali il (11C)tetrabenazina (20). Correlazioni con la clinica hanno anche indicato che la captazione della (18F)fluorodopa è correlata con le scale per la rigidità e la bradicinesia. Poichè le valutazioni cliniche possono essere influenzate dagli effetti motori di breve e lunga durata dei farmaci, può essere affermato che la misurazione con (18F)fluorodopa fornisce un metodo oggettivo per il monitoraggio della malattia. Per questo motivo misurazioni dei terminali dopaminergici striatali con (18F)fluorodopa sono utilizzate in numerosi studi farmacologici per esaminare il possibile effetto del trattamento dopaminergico sulla progressione di malattia. Attualmente studi sono in corso in pazienti trattati con i dopamino agonisti (pergolide e ropinirolo) e con il bloccante glutamatergico riluzolo. Un ampio interesse è stato rivolto all’uso della PET con (18F)fluorodopa nell’individuazione di pazienti a rischio per MP, soprattutto in soggetti predisposti geneticamente a questa malattia. Studi sono stati condotti in coppie di gemelli di cui uno era affetto da MP. Alterazioni sub-clinche sono state individuate in gemelli clinicamente sani sia tra gemelli monozigoti che dizigoti, ad indicare che fattori ambientali aggiuntivi possano contribuire allo sviluppo della malattia (21). In uno studio successivo di follow-up, le alterazioni nei gemelli monozigoti erano progredite tanto da determinare lo sviluppo di segni clinici di MP in una percentuale consistente dei soggetti (22). Informazioni importanti sullo stato dei terminali dopaminergici sono state ottenute in pazienti sottoposti ad impianto di cellule fetali misurando la captazione della (18F)fluorodopa prima e dopo l’intervento (23,24). In questi pazienti il miglioramento clinico corrispondeva al grado di reinnervazione dello striato delle cellule dopaminergiche impiantate (25). La PET tuttavia fa uso di una strumentazione costosa ed in dotazione solo a pochi centri e non può essere usata nello screening di un numero consistente di pazienti. Recentemente sono stati sviluppati traccianti SPECT che si legano al trasportatore della dopamina (DAT) dei terminali dopaminergici striatali, e possono essere utilizzati in molti centri mediconucleari del territorio. Si tratta di derivati della cocaina che dimostrano alta affinità e specificità per il DAT cerebrale. Numerosi studi clinici hanno dimostrato risultati analoghi alla (18F)fluorodopa in termini di sensibilità e di correlazioni cliniche con le scale di gravità della malattia (26,27). La SPECT con (123I)-ßCIT è attualmente utilizzata per valutare il possibile effetto neuroprotettivo dell’agonista dopaminergico pramipexolo in pazienti parkinsoniani in fase precoce di malattia. Il tracciante (123I)-FPßCIT è stato recentemente approvato per la diagnosi di MP nell’Unione Europea e sarà presto disponibile anche in Italia. In aggiunta agli studi sui terminali dopaminergici striatali, un contributo importante alle conoscenze sulla MP è stato fornito da misurazioni della perfusione e del metabolismo cerebrale. In genere, nella maggior parte dei processi neurodegenerativi perfusione/flusso cerebrale e metabolismo sono accoppiati e correlati all’attività sinaptica nelle varie regioni dell’encefalo. Numerosi autori hanno descritto un aumento dell’attività metabolica nel putamen e soprattutto nel pallido di pazienti parkinsoniani. Tale dato è direttamente correlato con l’aumento di attività neuronale registrato durante l’esecuzione di interventi di neurostimolazione (28). I recettori dopaminergici Numerosi studi hanno quantificato la densità recettoriale dei recettori dopaminergici di tipo D1 e D2 nella MP. I traccianti più usati per i recettori D2 sono il (18F)spiperone/PET (29), il (11C)raclopride/PET (30,31) e lo (123I)IBZM/SPECT (32). Sulla base dei dati disponibili può essere affermato che nei pazienti all’esordio la densità dei recettori D2 è aumentata nel putamen in maniera asimmetrica particolarmente dal lato che mostra il maggior grado di perdita dopaminergica. Questo reperto è in linea con il dato di “ipersensibilità” recettoriale mostrata dagli studi animali dopo trattamento acuto con 6-idrossidopamina e MPTP (33,34). Il trattamento farmacologico e la progressione di malattia portano poi ad una riduzione della densità recettoriale (35). I dati per i recettori D1 sono sostanzialmente analoghi a quelli dei D2, anche se numericamente inferiori a causa della minore disponibilità di molecole con legame specifico (36) E’ interessante notare comunque che non sono state finora dimostrate differenze tra pazienti con e senza discinesie suggerendo che non tanto i recettori dopaminergici quanto alterazioni del sistema glutamatergico (nucleo subtalamico) sono responsabili di questa manifestazione clinica (36). Le alterazioni corticali La presenza di alterazioni metaboliche o di perfusione nelle regioni corticali è legata alla condizioni cognitive dei pazienti esaminati. Comunque anche in pazienti non-dementi sono descritti deficit soprattutto a carico del lobo frontale soprattutto nella porzione dorso-laterale, dell’area supplementare motoria e del cingolo (37,38,39). Alterazioni in queste aree esprimono le difficoltà che i pazienti con MP mostrano nell’esecuzione di sequenze di movimenti e nella programmazione di schemi motori (40). Degenerazione dei neuroni striatali di proiezione corticale e’ stata descritta utilizzando traccianti per il trasportatore della dopamina e la SPECT (41). Afronte di questi deficit corticali è descritto un aumentata attività nel nucleo lentiforme compatibile con l’aumentata attivita’ neuronale del nucleo sub-talamico e del globo pallido (Fig 4). Alterazioni corticali più diffuse sono poi evidenti in quei pazienti che sviluppano una vera e propria demenza sia precocemente che tardivamente nel corso della malattia (42,43). Tali alterazioni sono da attribuire ad una malattia da corpi di Lewy diffusa o ad una possibile associazione con malattia di Alzheimer (Fig 5). L'atrofia multisistemica (MSA) L’abbondante offerta di terapie farmacologiche cosi’ come la crescente diffusione di tecniche chirurgiche di neurostimolazione profonda impongono una corretta selezione dei pazienti e quindi una corretta diagnosi di MP. L’MSA è la malattia che più frequentemente và ipotizzata dal neurologo in presenza di un paziente con parkinsonismo acineticorigido scarsamente rispondente alla levodopa (44,45,46). Spesso l’utilizzo di criteri clinici o la sola presenza di un certo grado di risposta farmacologica alla terapia, non è sufficiente per identificare i soggetti affetti (47,48). Da qui la necessita’ di individuare markers neurobiologici che insieme alle caratteristiche cliniche descritte precedentemente possano aiutare il neurologo nel compito della diagnosi differenziale. Test neurofisiologici sono stati proposti da molti autori allo scopo di evidenziare i segni di disautonomia che sono caratteristici di MSA e parkinsonismo generalmente sin dai primi anni di malattia. I risultati sono pero’ poco incoraggianti alla luce soprattutto dell’alto grado di sovrapposizione tra parkinsonismi e MP che rendono quindi questi test poco specifici e sensibili (49,50). Le neuroimmagini possono in questo caso fornire informazioni importanti al neurologo che volesse confermare la presenza di una possibile MSA. Risonanza magnetica nucleare Le alterazioni evidenti alla RM (specialmente a 1,5 Tesla) nei pazienti con MSA riguardano soprattutto il putamen, il tronco cerebrale e il cervelletto e sono dovute a gliosi e perdita neuronale in tali strutture (51,52,53,54). Nel putamen la gliosi, associata a microvacuolizzazione, interessa soprattutto la porzione laterale e dorsale e si evidenzia come stria di iperintensità in T2 e densità protonica (55) (Fig 6). Da numerosi autori e’ stata descritta anche una ipointensità putaminale in T2; essa è stata attribuita ad alterazioni del campo magnetico locale indotte da abnorme deposito di ferro e da microgliosi. Tuttavia, tale rilievo, anche se molto sensibile alla malattia in fase precoce, non è totalmente specifico di MSA, osservandosi anche a volte nei soggetti normali dopo la sesta decade. Per contro, la presenza del segnale iperintenso putaminale in densita’ protonica può essere considerata altamente specifica per MSA, specie nella forma striato-nigrica. La degenerazione dei neuroni striatali gabaergici porta anche a riduzione del volume del putamen, che può essere misurata con complesse tecniche di acquisizione RM tridimensionale (56), peraltro di problematica applicazione clinica. Nei pazienti con malattia avanzata, è presente inoltre in genere atrofia mesencefalica dovuta alla compromissione dei centri autonomici del tronco ed alla atrofia della sostanza nera. Infine, specialmente in quei pazienti con forma olivo-pontocerebellare, si notano netta atrofia dei peduncoli cerebellari medi, della porzione ventrocaudale del ponte e segni di gliosi (iperintensita’) in tali sedi (Fig 7), a fronte di un relativo risparmio corticale cerebellare, che ne rende relativamente agevole la diagnosi differenziale con le degenerazioni primitive del cervelletto (57). PET e SPECT Misurazioni dei terminali dopaminergici con traccianti del sistema dopaminergico presinaptico quali la fluorodopa o il ßCIT consentono di identificare un difetto nella funzionalita’ dei terminali dopaminergici e possano portare ad una diagnosi precoce di MP ma non sono in grado di discriminare efficacemente tra i parkinsonismi. Questo perchè, sia la MP che i parkinsonismi, presentano un grado simile di degenerazione delle cellule dopaminergiche della sostanza nera e dei loro terminali striatali (58). Per contro traccianti che si legano ai recettori dopaminergici dei neuroni gabaergici dello striato (raclopride ed IBZM) e che misurano il consumo energetico sinaptico o la perfusione quali l’FDG, l’ HM-PAO o l‘ECD possono essere utilizzati per misurare direttamente il grado di compromissione neuronale tipica dell’atrofia multisistemica nella sua forma striatonigrica (59,60,61) (Fig 8). In uno studio recente avevamo valutato l’efficacia di tre traccianti usati in combinazione: l’FDG, la raclopride e la fluorodopa nel differenziare tra pazienti affetti da MSA e MP. Dallo studio era emerso che mentre la fluorodopa differenziava efficacemente tra soggetti sani ed ammalati solo l’FDG e la raclopride consentivano l’identificazione di coloro che erano affetti da MSA. In altre parole soltanto l’utilizzo di traccianti recettoriali o del metabolismo consentiva di identificare il danno neuronale striatale caratteristico dei parkinsonismi (62,59). Ecco perche’ in una fase successiva abbiamo valutato la possibilita’ che la SPECT utilizzando traccianti di perfusione come l’ECD potesse dare simili risultati (61). Perfusione e metabolismo sono probabilmente accoppiati in queste malattie. In un recente studio abbiamo valutato l’accuratezza di RMN e SPET con ECD nel discriminare pazienti con MP e MSA (15). Abbiamo trovato una significativa riduzione della perfusione nel putamen in pazienti con MSA. In questo studio l’uso dell’ECD/SPECT ha consentito di identificare la presenza di MSA con una accuratezza superiore al 95%. La semplicità d’uso e i costi modesti rispetto a traccianti recettoriali quali l’IBZM, rendono l’ECD ideale per valutazioni anche su ampie popolazioni di pazienti. Nell’atrofia multisistemica tipo atrofia olivo-ponto-cerebellare invece il grado di compromissione dei neuroni striatali e’ risultato variabile. In uno studio di Rinne e colleghi su 10 pazienti, 7 presentavano una riduzione della captazione della (18F)fluorodopa nel putamen suggestiva di significativa compromissione del sitemadopaminergico. (62) hanno inoltre dimostrato una significativa riduzione del metabolismo striatale in pazienti con OPCA. Paralisi sopranucleare progressiva La RM dimostra solitamente alterazioni agevolmente riconoscibili solo nelle fasi medio-avanzate di malattia (63,64,65). I quadri più frequentemente descritti sono rappresentati dall' atrofia del tegmento mesencefalico con segni di gliosi (iperintensita’) nella regione del grigio periacqueduttale ed appiattimento dei collicoli superiori (Fig 9). La sostanza nera compatta e’ particolarmente assottigliata, mediamente in grado piu’ marcato rispetto alle altre sindromi parkinsoniane. Numerosi studi hanno valutato metabolismo e flusso cerebrale in soggetti con paralisi sopranucleare progressiva, in alcuni accompagnati da conferma anatomo-patologica. Il metabolismo della corteccia e’ in genere ridotto con particolare compromissione a carico della regione frontale (66). L’ipofunzione corticale frontale e’ stata anche correlata con la performance neuropsicologica negli stessi soggetti (67). Questo reperto non e’ pero’ specifico di PSP ed e’ stato descritto anche in altre malattie neurodegenerative come la corea di Huntington. I terminali dopaminergici sono stati esaminati con la (18F)fluorodopa e sono stati trovati ridotti in maniera equivalente nella testa del caudato e nel putamen (58). Questo contrasta con la situazione nella MP dove invece i terminali del putamen sono maggiormente compromessi di quelli del caudato. La densità dei recettori dopaminergici e’ anch’essa ridotta nello striato di pazienti con PSP (30). Questo reperto non e’ però costante e sono stati descritti pazienti con densita’ recettoriale normale. Degenerazione corticobasale Nelle fasi iniziali di malattia la RM rivela in genere atrofia corticale frontoparietale unilaterale, associata a rima corticale ipointensa in T2 nel giro precentrale, da verosimile accumulo di materiale paramagnetico (ferro?), quale segno della degenerazione corticale (Figura 10). Inoltre, sono state evidenziate alterazioni putaminali simili a quelle della degenerazione striato-nigrica, ma localizzate unilateralmente (68,69,70,71). In realtà, con l’ avanzare della malattia, le alterazioni corticali e putaminali sembrano diventare bilaterali. Sono descritti solo tre studi con la PET e la SPECT in questa malattia. (72) hanno descritto una riduzione della captazione della (18F)fluorodopa asimmetrica con un coinvolgimento del lato controlaterale ai sintomi. (73) hanno invece descritto una notevole asimmetria nel metabolismo a carico della corteccia fronto-parietale controlaterale al lato sintomatico. Infine i recettori dopamiergici striatali sono ridotti in modo asimmetrico nello striato dei pazienti con degenerazione corticobasale, in linea con il dato neuropatologico (74). Didascalie Figura 1 Parkinsonismi vascolari. Sezioni assiali pesate in T2: caso di sinistra – “stato multilacunare dei nuclei della base”; caso di destra-lesioni sottocorticali diffuse. Figura 2 Emiparkinson dell’adulto post sofferenza perinatale. Sezione assiale pesata in T2 : lesione nettamente iperintensa nella sostanza nera compatta di sinistra. Figura 3 Immagine PET con tracciante (11C)FE-CIT che illustra la distribuzione dei terminali dopaminergici striatali in un soggetto affetto da malattia di Parkinson iniziale ed in un controllo sano. Notare come la riduzione interessi soprattutto il putamen nella sua porzione posteriore. Figura 4 Studio di perfusione cerebrale con tracciante ECD e SPECT in paziente con malattia di Parkinson. Notare l’aumento di perfusione nei gangli della base e la riduzione a carico della regione prefrontale Figura 5. Studio di perfusione cerebrale con tracciante ECD e SPECT in paziente con demenza con corpi di Lewy. Notare la ridotta perfusione a carico delle regioni corticali soprattutto nelle regioni parietali, temporali e parieto-occipitale. Figura 6. Degenerazione striato- nigrica. Sezioni assiali pesate in T2 (sinistra) e densità protonica (destra) nel putamen dorsolaterale bilateralmente. Figura 7. Degenerazione olivo –ponto – cerebellare. Sezione assiale pesata in T2. Marcata atrofia dei peduncoli cerebellari medi, con segnale focalmente iperintenso al loro interno; atrofia del ventre del ponte. Figura 8. Studio di perfusione cerebrale con tracciante ECD e SPECT in paziente affetto da atrofia multisistemica. Notare la riduzione di perfusione nei gangli della base. Figura 9. Paralisi sopranucleare progressiva. Sezione sagittale pesata in T1/ marcata atrofia del mesencefalo con assottigliamento della lamina quadrigemina (.Sezione assiale pesata in densità protonica : atrofia del tegmento mesencefalico ed ipersegnale in tale sede. Figura 10. Degenerazione corticobasale. Sezione coronale pesata in T1: Marcata atrofia corticale parietale unilaterale. Bibliografia 1- Gelb DJ, Olver E, Gilman S. Diagnostic criteria for Parkinson disease. Arch Neurol 1999; 56:33-39. 2- Fénelon G. et Al.. Parkinsonism ad dilatation of the perivascular spaces of the striatum: a clinical, magnetic resonance Imaging, and pathological study. Movement Disorders 10; 754-760, 1995. 3- Zijlmans JC, Thijssen HO, Vogels OJ, Kremer HP, Poels PJ, Schoonderwaldt HC, Merx JL, van 't Hof MA, Thien T, Horstink MW MRI in patients with suspected vascular parkinsonism. Neurology 1995; 45:21838. 4- Kondo T.. Brain tumor and parkinsonism. 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