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52 - Araberara

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52 - Araberara
segue dalla prima
segue dalla prima
Benedetta gente
glia di usare sopra tutte le strade. Tieniti le mie frasi che
a volte sono l’unico appiglio che mi fa divertire e sentire
addosso la vita. Tieniti il sole e la pioggia, la terra e il cielo,
tieniti il profumo forte dell’erba di aprile che sembra possa
contenermi il mondo. Tieniti le mie emozioni e la mia voglia
di andare dappertutto. Tieniti la mia bicicletta appoggiata
al muro che aspetta di riportarmi ad annusare la strada.
Tieniti la mia canzone, che ogni mattina quando guido e
mi infilo per la valle Seriana mi riempie la testa. Tieniti
le mie scarpe da ginnastica che mi portano dappertutto.
Tieniti pure tutto, ma dammi la fede, dammene almeno
un po’, che con quella, dicono sei apposto per sempre. E io
non lo sono.
Aristea Canini
segue dalla prima
IL PREZZO
degli uomini
ragazzo che reggeva questa gabbia. Nella gabbia c’erano
tre uccellini, che tremavano per il freddo e lo spavento. Il
ragazzo non smetteva di far girare come una banderuola
la gabbia e i poveri uccellini ogni volta che il ragazzo fermava il suo gioco si rotolavano nel poco spazio battendo la
testa da una parte all’altra. Fermai il ragazzo cercando di
convincerlo ad interrompere questo gioco ma non mi diede
troppo retta. Voleva solo divertirsi.
Non trattarli cosi, dissi, lasciali tranquilli o lasciali volare.
Non ci penso nemmeno, rispose il ragazzo, anzi, continuò,
quando sarò a casa mi divertirò un po’ con loro strappando
qualche piuma, e quando avrò finito di giocare li regalerò al
mio gatto… a lui piacciono tanto. Rimasi rabbrividito per
questa risposta alquanto sadica. Allora chiesi al ragazzo se
voleva vendermeli. Dopo qualche trattativa presi cinquanta euro dalla tasca e li misi in mano al ragazzo che subito
si dileguò come un fulmine. Sollevai la gabbia in alto, aprii
lo sportellino e lasciai liberi gli uccellini”.
Così il parroco spiegò perché quella gabbia vuota si trovasse sul pulpito.
Poi iniziò a raccontare questa storia: “Un giorno Satana e
Gesù stavano conversando. Satana era appena tornato dal
paradiso terrestre dove ne aveva combinato una delle sue,
per cui era tutto pieno di orgoglio. Aveva catturato il cuore
degli uomini.
‘Che cosa farai con loro?’ chiese Gesù. Satana rispose: ‘Ora
mi divertirò un po’ con loro. Insegnerò loro come sposarsi e
divorziare, come odiare e farsi male a vicenda, come ubriacarsi… Insegnerò loro a fabbricare armi da guerra, fucili e
bombe e ad ammazzarsi tra di loro. Insomma, mi divertirò
un mondo’.
‘E poi, quando avrai finito di divertirti con loro che cosa farai?’ chiese ancora Gesù. ‘Li ucciderò’, esclamò Satana con
superbia. ‘Quanto vuoi per loro?’ chiese Gesù. ‘Vuoi questa
gente che non vale niente? Non vedi come sono cattivi, egoisti, malvagi? Se ti avvicinerai a loro, ti odieranno, ti sputeranno addosso, bestemmieranno contro di te e saranno
anche capaci di ucciderti… come fai a volerli comperare a
tutti i costi?’. ‘Quanto vuoi?’ insistette Gesù. E Satana sogghignando disse: ‘tutto il tuo sangue, tutte le tue lacrime e
la tua vita’. Gesù pagò”. Detto questo il parroco prese la gabbia e lasciò l’ambone.
“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita
per i propri amici. E voi siete miei amici (Vangelo).
Metua
PRESTAMPA
tardo sulla storia. Non serve ricordare
che l’Italia si era annessa addirittura
la Slovenia, che gli italiani non furono
proprio “brava gente” da quelle parti
e furono ricambiati abbondantemente
delle “scortesie”. Ol Murì ci era appena arrivato da quelle parti e ci rimase
poco, giusto quella Pasqua, perché poi
tornò a Merano e fu fatto prigioniero
quello stesso settembre e deportato in
Germania.
E com’è stata quella Pasqua?, ho
chiesto dopo un bel po’ di silenzio.
“Mah, dovevamo stare attenti, perché
c’erano i partigiani di Tito, bisognava stare attenti”. E basta,
perché poi certe cose vanno riposte nell’archivio della memoria. Lui mi ha guardato e prima
di riavviarsi per la stradina ha
mormorato con un vago sorriso:
“E’ brutto diventare vecchi…
ma – e ha indicato col dito la
tempia – qui la memoria funziona ancora”. Come mi avesse letto dentro. I vecchi sono così, che
ti guardano anche senza darlo a
vedere e ti trapassano i pensieri. La Dida era già al cancello di
casa, ferma, ad aspettarlo, paziente.
* * *
Se Pasqua significa passaggio, che
passi da noi questo calice di scempiaggini che ci vengono propinate ogni
santo giorno, compreso il giorno degli
ulivi, delle palme, degli effimeri osanna, cui seguono gli immancabili crucifige. Le parole che non hanno peso,
che si affastellano sulla rete. Un tempo stamparle richiedeva un vaglio severo, prima di scrivere uno ci pensava,
non fosse che per la fatica di riempire
un foglio bianco, già oggetto raro nelle
case, insieme al calamaio, la cannuccia col pennino sbeccato, la carta assorbente… Le parole correvano libere
solo nelle osterie, con l’alibi del vino
aspro che ingarbugliava i pensieri. E
anche lì, vicino al cartello con scritto
R
più i maestri e i professori con la loro
matita rossa e blu (il blu per gli errori gravi, veri peccati mortali) con voto
e giudizio finale. Gli insegnanti sono
mortificati da un mestiere che viene
equiparato a quello dei parcheggiatori. Si versa l’obolo e come ci si aspetta
di ritrovare l’auto al suo posto, come
l’avevamo lasciata, non rigata, così si
pretende di ritirare il figlio come l’avevamo messo lì, avendo un sacco di altre cose da fare. Ci sorprenderebbe ritrovarlo più critico, più attrezzato nei
giudizi, nella comprensione dei fatti,
nell’analisi delle possibilità e delle
opportunità del momento, più pronto
nelle risposte, insomma più “intelligente”, come ormai si definiscono quelli che trovano le soluzioni più semplici
e più convenienti per vivere meglio o
anche solo al meglio. Ho frequentato
la scuola da alunno e insegnante per
circa 50 anni. Ho avuto due grandi
maestri alle elementari, almeno tre
professori impagabili (infatti, erano
preti, quindi non “comunisti”, anche
se non venivano pagati) dalle medie
al liceo. Ho avuto colleghi di ogni tipo,
carattere, capacità, perfino ideologia.
Tutti (quasi tutti) con la passione della “missione”, parola impronunciabile,
per pudore di apparire una specie fuori moda e fuori tempo, da sempre. In
fondo insegnare qualcosa è la soddisfazione maggiore che ci si porta
a casa.
Lo stipendio è sempre stato
poca cosa. Ma c’era l’orgoglio di
avere in affidamento la parte
più importante della crescita di
un ragazzo o una ragazza. Una
società matura, che sa quello che
vuole, prende i migliori dei suoi
componenti e delega loro il ruolo
di precettori. Sentire Berlusconi parlare degli insegnanti in
quel modo, per un insegnante, è
desolante. A me è venuto il dubbio che abbia avuto la sfortuna
di avere maestri e professori di bassa
tacca. O forse no. In ogni classe c’era il
tipo che trafficava con i fogli di protocollo, le merendine, i compiti precotti.
Ci guadagnava. Ed era destinato, nella vita, a far soldi, era chiaro a tutti i
suoi compagni di classe. Lo disprezzavano, ma poi sottostavano alla “legge
di mercato”. In genere questa è gente
che da adulta fa i soldi e ha successo.
Ma resta gente che monetizza la vita,
che quindi è poi costretta a comprare
tutto e tutti. Compresi gli amori o anche solo gli affetti. E’ una condanna
che faticano ad avvertire come tale.
Ma che resta una condanna, quella di
confondere il mezzo con il fine. Roba
da filosofia. Roba di dignità. Roba di
umanità. Roba di vita.
(p.b.)
segue dalla prima
Caro Papa, chiedo condanne più esplicite
parte vostra, di essere più netti nel
condannare certi comportamenti degradanti e illeciti. L’Italia si professa
uno dei paesi al mondo più cattolico.
Non è possibile che sia anche uno dei
paese più corrotto.
Chiederei anche sempre gentilmente, di ammonire, richiamare, più
severamente i cittadini, mafiosi, (se
necessario anche con la scomunica) gli
evasori fiscali, i corruttori, chi diffonde falsità, volgarità, litigiosità, il razzismo, il malcostume, il non rispetto
dell’altro, chi si arrichisce spropositatamente, sia sul lato economico, che
STAMPA DIGITALE
“non sputare per terra” c’era anche
quello “non si parla di politica”. Cosa
restava da fare, essendo il pettegolame riservato alle donne del lavatoio?
Calare il settebello al momento giusto per non scatenare una sequela di
bestemmie. E bere forte. Adesso, al
tempo dell’analfabetismo di ritorno,
in cui la storia diventa storiella, scriviamo tutti, con il grande vantaggio di
scusare con la fretta le a senza h al
posto giusto, i congiuntivi confusi con
i condizionali, gli ossimori involontari.
E nessuno più corregge. Non ci sono
l’editoriale dei lettori
ubrica
tieniti tutto
ma dammi...
STAMPA
su quello di potere, a chi si permette
di fare festini e festoni di ogni genere.
Io sono un cittadino comune, un infermiere in pensione,faccio volontariato, ho scelto di stare dalla parte degli
ultimi, dei più bisognosi e dalla parte
degli onesti.
Vorrei che tutti facessimo di più e
meglio per i più deboli, per i bambini,
per i disoccupati, per i diversamente
abili, per gli anziani non autosufficienti, per gli immigrati, per gli ammalati,
per tutte quelle persone che soffrono.
Lavorare sodo tutti per costruire e
raggiungere l’obiettivo di una società
LEGATORIA
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piena di diritti doveri e di valori veri,
di giustizia sociale, di uguaglianza e
di pace, per far trovare ai nostri figli
ai nostri nipoti e alle future generazioni, un mondo in cui si possa vivere con
serenità.
Caro PAPA, Cara Gerarchia della
religione cattolica, la moralità, l’etica,
il rispetto costituzione italiana, dei poteri dello stato, della persona, devono
essere i temi prioritari.
Francesco Lena
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Araberara - 22 Aprile 2011
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