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Linee Guida per la Valutazione Integrata di Impatto

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Linee Guida per la Valutazione Integrata di Impatto
LINEE GUIDA PER LA
VALUTAZIONE INTEGRATA DI IMPATTO
AMBIENTALE E SANITARIO (VIIAS)
NELLE PROCEDURE DI AUTORIZZAZIONE
AMBIENTALE
(VAS, VIA, AIA)
Aprile 2015
1
A cura del Gruppo di lavoro Inter-Agenziale Ambiente e Salute
Coordinatore: Prof. Giorgio Assennato, Direttore Generale di Arpa Puglia
ARPA Emilia-Romagna: Michele Cordioli, Paolo Lauriola, Andrea Ranzi
ARPA Friuli Venezia Giulia: Fulvio Daris
ARPA Marche: Marco Baldini, Mauro Mariottini
ARPA Piemonte: Ennio Cadum
ARPA Puglia: Giorgio Assennato, Maria Serinelli
ARPA Toscana: Danila Scala
ISPRA: Francesca De Maio, Luciana Sinisi, Jessica Tuscano
2
1.
PRESENTAZIONE DELLE LINEE GUIDA................................................................................... 5
2.
LA VIIAS COME STRUMENTO DI SOSTENIBILITÀ ................................................................... 9
2.1
LE PROCEDURE DI VALUTAZIONE d’IMPATTO: DEFINIZIONI E CONTESTO NORMATIVO ................ 10
2.1.1. VIS ..................................................................................................................................................... 10
2.1.2 VIIAS................................................................................................................................................... 11
2.1.3 IMPATTO AMBIENTALE E INQUINAMENTO ..................................................................................... 11
2.2
3.
RIFERIMENTI NORMATIVI ED ESPERIENZE EUROPEE ....................................................................... 12
LA VIIAS NELLA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA ...................................................17
3.1 LA VALUTAZIONE PRELIMINARE (FASE DI SCREENING O VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ E DI
CONSULTAZIONE PRELIMINARE O SCOPING) ............................................................................................. 18
3.2 ELABORAZIONE E VALUTAZIONE DEL RAPPORTO AMBIENTALE .......................................................... 20
3.3 LA VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI SOCIO-SANITARI.............................................................................. 20
3.4 LA FASE DI MONITORAGGIO................................................................................................................. 21
4.
LA VIIAS NELLA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE (VIA)...........................................22
4.1 LA VALUTAZIONE PRELIMINARE (FASE DI SCREENING O PROCEDURA DI VERIFICA DI
ASSOGGETTABILITÀ A VIA) ......................................................................................................................... 23
4.2 LO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE .................................................................................................. 23
4.3 APPROCCI METODOLOGICI PER LA VALUTAZIONE INTEGRATA DEGLI IMPATTI SANITARI E
AMBIENTALI................................................................................................................................................ 27
4.3.1 METODO RISK ASSESSMENT (RA) ...................................................................................................... 27
4.3.2 METODO HEALTH IMPACT ASSESSMENT (HIA) ................................................................................. 32
4.4 LA FASE DI REPORTING E DI STESURA DELLE RACCOMANDAZIONI ..................................................... 35
4.5 LA FASE DI MONITORAGGIO DURANTE E POST-OPERAM .................................................................... 36
4.6. ANALISI DELLE PRINCIPALI FONTI DI ACCESSO AI DATI AMBIENTALI E SOCIO SANITARI .................... 37
4.7. SCELTA DELLE FUNZIONI CONCENTRAZIONE-RISPOSTA (FCR) PER GLI INQUINANTI ATMOSFERICI... 40
4.8 CHECK LIST PER LA REDAZIONE DELLO STUDIO D'IMPATTO AMBIENTALE e SANITARIO .................... 43
4.6 ADEMPIMENTI DEL VALUTATORE ........................................................................................................ 46
5. LA VIIAS NELL’AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE (AIA) ....................................................47
5.1 ADEMPIMENTI DEL GESTORE ............................................................................................................... 47
5.2 CRITERI PER VERIFICA VIIAS AI FINI AUTORIZZATIVI ............................................................................ 48
5.3 ADEMPIMENTI DEL VALUTATORE ........................................................................................................ 48
5.4 MONITORAGGIO POST-AIA AI SENSI DEL DECRETO LEGISLATIVO 4 MARZO 2014, N.46 ..................... 48
6. CONCLUSIONI ...............................................................................................................................48
APPENDICE 1. APPROFONDIMENTI METODOLOGICI ..........................................................................51
1.
CONFRONTO TRA I DUE METODI: SIMILITUDINI E DIFFERENZE....................................................... 51
2.
POSSIBILE APPROCCIO CONGIUNTO (PER CANCEROGENICITÀ) ...................................................... 52
3
3.
STIMA DEI CASI ATTRIBUIBILI IN PRESENZA DEL SOLO UR............................................................... 52
4.
CONVERSIONE DEL RR IN UR ............................................................................................................ 54
5.
PROBLEMATICHE APERTE................................................................................................................. 55
5.1 SCELTA DELL’AREA DI STUDIO E DELLA POPOLAZIONE ESPOSTA......................................................... 55
5.2 SCELTA DEL LIVELLO DI DETTAGLIO SPAZIALE DELL’ANALISI................................................................ 56
5.3 VALUTAZIONE DEI DIFFERENZIALI DI CONCENTRAZIONE .................................................................... 57
APPENDICE 2. CASI STUDIO ..............................................................................................................59
1.
ESEMPIO DI APPLICAZIONE DELLE METODOLOGIE DI HIA ED RA ALLE EMISSIONI DI UN IMPIANTO
DI INCENERIMENTO RIFIUTI NELLA CITTÀ DI PARMA................................................................................. 59
2.
CASO STUDIO DI TARANTO: VALUTAZIONE DI IMPATTI DEL POLO SIDERURGICO .......................... 67
3. CASO STUDIO DI BRINDISI: STIMA DEL RISCHIO NON CANCEROGENO DI UNA DISCARICA ................... 71
APPENDICE 3 - VALUTAZIONE DEGLI STUDI DI IMPATTO AMBIENTALE NELLE PROCEDURE
AUTORIZZATORIE DI V.I.A. PER L'ANALISI DEGLI IMPATTI SULLA SALUTE UMANA SULLA BASE DEI
CRITERI INDICATI DAL "D.P.C.M. 27 DICEMBRE 1988”........................................................................73
APPENDICE 4 - LA VALUTAZIONE DELLA COMPONENTE SALUTE NELLE PROCEDURE DI VIA E DI VAS
NAZIONALI: L’ESPERIENZA ISPRA ......................................................................................................90
INTRODUZIONE........................................................................................................................................... 90
ESPERIENZA ISPRA NELLE PROCEDURE VAS NAZIONALI ............................................................................ 91
ESPERIENZA ISPRA NELLE PROCEDURE VIA NAZIONALI ........................................................................... 101
CONSIDERAZIONI SULLA BASE DELL’ESPERIENZA ISPRA: LIMITI E PROSPETTIVE ..................................... 106
7. BIBLIOGRAFIA ............................................................................................................................ 109
4
1. PRESENTAZIONE DELLE LINEE GUIDA
Queste Linee Guida, frutto delle conoscenze ed esperienze sviluppate negli anni nel Sistema
Nazionale delle Agenzie di Protezione Ambientale, rappresentano un primo contributo alle
esigenze operative di coloro che, a vario titolo, sono soggetti attivi nell’ambito delle procedure
di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), Valutazione Ambientale Strategica (VAS),
Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) in relazione alla valutazione della componente
salute.
Esse nascono dall’esigenza maturata negli ultimi anni di dotare gli operatori, in particolare
quelli appartenenti al Sistema delle Agenzie per l’Ambiente e al Servizio Sanitario Nazionale,
di uno strumento metodologico per una valutazione integrata dei potenziali impatti sulla salute
dei determinanti ambientali, prendendo spunto da esperienze simili già esistenti in altri Paesi
e in definizione in alcune regioni Italiane. Le Linee Guida definiscono i criteri per lo svolgimento
delle attività ordinarie di VIA, VAS e AIA previste dalle normative vigenti. L’obiettivo è anche
quello di avviare una discussione su un percorso comune e coerente tra le diverse figure
professionali coinvolte a livello locale, promuovendo cioè anche un’integrazione di processo,
ad oggi non strutturato, oltreché metodologico che possa consentire un confronto trasparente
con stakeholder pubblici e privati.
L’integrazione della procedura di Valutazione di Impatto sulla Salute (VIS) con le procedure
correnti di VIA definisce la Valutazione Integrata di Impatto Ambientale e Sanitario
(VIIAS).
L’esigenza di una metodologia condivisa per la VIIAS nasce da una parte in considerazione
delle conoscenze acquisite più recentemente nelle metodologie valutative, dall’altra in
relazione all’evoluzione rapida e alle problematicità del tema della salute umana nell’ambito
di procedure formali di autorizzazione di nuovi piani, progetti e impianti o revisioni di quelli
esistenti. Spesso l’elemento “salute” in tali procedure risulta poco visibile, ridotto o assente.
Nell’esperienza ISPRA1 dell’analisi della componente “salute” di 109 VIA nazionali il capitolo
salute pubblica è risultato presente nel 69% dei SIA esaminati (62 su 90) e le informazioni
sono risultate spesso insufficienti sotto il profilo qualitativo e quantitativo.
Di contro nel nostro Paese è in rapido aumento la sensibilità delle comunità locali rispetto alle
procedure di Valutazione di Impatto Ambientale e Strategico, in particolare sul tema dei rischi
per la salute umana, anche attraverso il formarsi di “comitati di cittadini” intorno ad una
specifica opera (v. ad es. TAV) o ad uno specifico insediamento industriale (v. ad es. l’ILVA di
Taranto) o ad un piano pubblico (v. ad es. i Piani regionali di smaltimento dei rifiuti).
1
Appendice 3
LA VALUTAZIONE DELLA COMPONENTE SALUTE NELLE PROCEDURE DI VIA E DI VAS
NAZIONALI: L’ESPERIENZA ISPRA. A. Cacciuni, M. Cirillo,F. De Maio, P. Fiorletti, S. Rieti
5
Tale sensibilità non sempre si accompagna ad una chiara comprensione del rischio per la
salute, né ad una strategia coerente con l’interesse collettivo.
Nonostante questi limiti, è da tenere in debito conto l’esigenza che le comunità esprimono
sempre più di essere partecipi delle scelte relative al proprio territorio, con una chiara richiesta
che l’impatto sulla salute sia posto “al centro” delle scelte sull’ambiente.
L’emanazione della legge 24.12.2012 n. 231 e del successivo regolamento attuativo di cui al
D.M. 34.4.2013 (G.U. 197 serie generale del 23.8.2013) costituiscono un punto di svolta per
quanto riguarda la definizione della centralità della VIIAS e della metodologia da seguire,
almeno per quanto attiene l’AIA negli stabilimenti di interesse strategico nazionale di
dimensioni rilevanti.
La Legge Regionale n. 21 /2012 della Regione Puglia “Norme a tutela della salute,
dell’ambiente e del territorio sulle emissioni industriali inquinanti per le aree pugliesi già
dichiarate a elevato rischio ambientale” e la legge 24.12.2012 n. 231 intervengono con
verifiche successive alla fase di rilascio della autorizzazione, volte a monitorare specifici
impatti delle attività sulla salute, prevedendo che sulla base dei risultati di tali valutazioni di
danno sanitario si attui la mitigazione del rischio sanitario e ambientale nelle aree interessate
dagli stabilimenti di preminente interesse pubblico, attraverso il possibile riesame della stessa
AIA, al fine di accelerare il risanamento ambientale.
Nel 2014, la Regione Lombardia ha approvato con D.G.R. n. 1266 del 24/01/2014 le Linee
Guida per la componente salute pubblica degli Studi di Impatto Ambientale (SIA), con il fine
di assicurare un adeguato supporto tecnico-amministrativo alle Autorità competenti in materia
di VIA.
Sempre nel 2014, è stato approvato da un ramo del Parlamento Italiano, nell’ambito della
Legge Sblocca Italia, una modifica al D.Lgs 152/2006. Specificatamente, fermo restando
quanto disposto dall’articolo 26, comma 4, e successive modificazioni, al medesimo D.Lgs
152/2006, è stato inserito il comma 5 bis in cui si richiede lo svolgimento – nell’ambito della
VIA - di una VIS, in conformità a linee guida definite dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS),
per i progetti riguardanti: le raffinerie di petrolio greggio; gli impianti di gassificazione e di
liquefazione di almeno 500 tonnellate al giorno di carbone o di scisti bituminosi; i terminali di
rigassificazione di gas naturale liquefatto; le centrali termiche ed altri impianti di combustione
con potenza termica superiore a 300 MW (art. 5 del Titolo II “Disposizioni relative alle
procedure di valutazione d’impatto ambientale e sanitario” del Disegno di Legge “Disposizioni
in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso
eccessivo di risorse naturali”).
É positivo il fatto che con l’introduzione del comma 5 bis) nella normativa di VIA si faccia
riferimento ad una VIS, così come si ritiene opportuno, sia per la predisposizione delle Linee
Guida sia per quanto riguarda la fase di monitoraggio, assicurare una condivisione operativa
6
tra l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), gli operatori sanitari e il Sistema delle Agenzie
Ambientali costituito da ISPRA/ARPA/APPA.
Più recentemente la Regione Marche con la Legge Regionale del 15 gennaio 2015, n. 1
concernente: Modifiche alla legge regionale 26 marzo 2012, n. 3 “Disciplina Regionale della
valutazione di impatto ambientale – VIA” è intervenuta nelle attribuzioni di competenza e,
soprattutto, obbliga le amministrazioni locali ad esprimersi sui potenziali impatti sulla salute
nel corso di ogni procedura di VIA.
Manca ancora oggi l’estensione di metodi e strumenti per AIA non strategiche e alle altre
procedure autorizzative previste dal Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e s.m.i. non
altrimenti trattate.
Nel Piano Nazionale della Prevenzione approvato dalla Conferenza Stato Regioni in data 13
Novembre 2014 si sottolinea che “è quindi forte l’esigenza di riqualificare le valutazioni
preventive a supporto delle Amministrazioni effettuate dagli operatori della sanità pubblica e
di fornire indicazioni per sviluppare adeguatamente la componente salute nell’ambito delle
procedure di VAS e di VIA” (Macro Obiettivo 2.8).
Recentemente si è concluso il progetto “Metodi per la Valutazione Integrata dell’Impatto
Ambientale e Sanitario dell’inquinamento atmosferico - (Progetto VIIAS)” in Italia, finanziato
dal programma del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) del
Ministero della Salute e coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario
del Lazio. Il progetto ha avuto l’obiettivo di porre le basi per uno sviluppo italiano
dell’Integrated Environmental and Health Impact Assessment attraverso l’utilizzo della
modellistica (su base nazionale o locale) per la stima delle concentrazioni al suolo degli
inquinanti, la definizione della popolazione esposta in combinazione con i risultati di studi
epidemiologici consolidati, per determinare gli impatti dell’inquinamento atmosferico (con
particolare riferimento a polveri fini, ozono e biossido di azoto) sulla mortalità e morbosità
della popolazione residente in Italia (www.viias.it).
È in corso il progetto “Tools for HIA (t4HIA)” finanziato dal CCM e coordinato dalla Regione
Emilia-Romagna, che rappresenta il completamento di un percorso iniziato nel 2007 con il
progetto “Monitoraggio degli inceneritori nel territorio dell’Emilia Romagna - Progetto Moniter”
(http://www.arpa.emr.it/moniter/), poi proseguito con il progetto “Valutazione di Impatto
sulla Salute per la Pubblica Amministrazione - (Progetto VisPA)” nel 2010 (http://www.ccmnetwork.it/pagina.jsp?id=node/1603). Il progetto “t4HIA“ ha come obiettivo generale la
definizione di una proposta di Linee Guida per la VIS, contenenti principi, metodologie e
strumenti rivolti sia ai valutatori che ai proponenti.
Destinatari principali di queste Linee Guida sono gli operatori del Sistema delle Agenzie per
l’Ambiente e del Servizio Sanitario Nazionale, ma il documento sarà anche inviato al
coordinatore del Progetto t4HIA per facilitare una convergenza tra istituzioni ambientali e
sanitarie ed unificare tutte le procedure sulla VIIAS a livello nazionale.
7
Il presente documento illustra anche i fondamenti culturali nel cui ambito si colloca la VIIAS,
i riferimenti normativi, nonché gli aspetti per l’applicazione di tale valutazione nell’ambito dei
principali procedimenti amministrativi e autorizzativi correnti. Per facilitare la lettura e il
percorso operativo sono stati distinti i diversi contesti delle procedure di valutazione
ambientale, ovvero l’applicazione delle valutazioni integrate nei contesti di VAS, VIA e AIA.
Una sintesi delle criticità ancora aperte e una bibliografia di riferimento concludono il
documento, per il quale si esprime l’augurio che possa essere adottato come indicazione
comune per il futuro da tutto il Sistema Agenziale.
8
2. LA VIIAS COME STRUMENTO DI SOSTENIBILITÀ
L’integrazione delle componenti salute e ambiente, oltre ad essere parte intrinseca della
definizione di sostenibilità, è lo strumento da sempre riconosciuto a livello globale e locale per
il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile come ribadito nelle maggiori
Conferenze istituzionali d’indirizzo e, dal 1989, nelle dichiarazioni sottoscritte dai Ministri di
Ambiente e Sanità dei 53 Paesi della Regione Europea dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità (OMS) nelle Conferenze interministeriali paneuropee che, con cadenza pressoché
quinquennale, costituiscono il processo ambiente e salute di riferimento (Figura 2.1) e che
hanno ispirato le principali politiche di settore ambientali nonché i piani di azioni ambientali
comunitari.
La stessa Commissione Europea [1-3] sin dal 2002 ha avviato un procedimento di valutazione
d’impatto di ogni proposta legislativa e/o strategia di quasi tutti i settori sulle componenti
ambientali, economiche e sociali da presentare al Consiglio, Parlamento e alla stessa
Commissione prima della loro definitiva finalizzazione2 dotandosi di linee guida e di un
Comitato di Valutatori, Impact Assessment Board [4], che risponde al Presidente della
Commissione ed è composto da esperti delle varie Direzioni Generali. Un esempio quindi di
integrazione di processo e di valutazione integrata.
Come già anticipato in premessa questo sfondo (e metodo) culturale di riferimento che ha
dato luogo a numeroso iniziative e progetti internazionali e nazionali, anche in ambito IMPEL
(European Union Network for the Implementation and Enforcement of Environmental Law) in
materia di AIA e Salute [5], richiama la necessità di sviluppare coerentemente le attività di
VIS in tutti i contesti operativi propri delle Agenzie per la Protezione dell’Ambiente, secondo
metodologie appropriate e condivise, in linea con i principi basilari e nel rispetto della
normativa vigente.
2
COM (2002) 276 final and SEC (2004) 1377: the key steps foreseen are the following:
1. First of all the problem needs to be identified and defined in terms of its extent and those most affected.
2. On the basis of the problem definition, a set of objectives designed to tackle the problem should be established.
3. Once the objectives are set, there should be a systematic screening of options – including non-regulatory
approaches– to assess their potential in meeting the set objectives. This results in the selection of a smaller number
of options to be examined in greater detail for their potential impact.
4. Each of the selected options is then examined for its potential impacts, in an integrated and balanced manner,
across the economic, social and environmental dimensions.
9
Figura 2.1-Conferenze interministeriali
1978
• la “Dichiarazione di Alma Ata - Salute per tutti” tutta la comunità mondiale è responsabile della protezione e promozione
della salute
1986
• Conferenza di Ottawa : l’ambiente fisico è importante per la salute e che, per la salvaguardia di questa, sono necessari un
ecosistema stabile e risorse sostenibili
1989
• 1989,Prima Conferenza Ministeriale Europea di Francoforte: approvato la Carta Europea Ambiente e Salute “Salute per
Tutti”
1992
• la Conferenza Mondiale su Ambiente e Sviluppo, Rio de Janeiro: la buona salute e il benessere delle persone non possono
essere ottenute e mantenute in un ambiente rischioso o deteriorato.
1994
• Seconda Conferenza Ministeriale Europea su Ambiente e Salute, Helsinki: assicurare la validità dello sviluppo sostenibile
al fine di migliorare le condizioni di vita . La prevenzioni degli effetti sulla salute umana è parte dello sviluppo sostenibile
1999
• Terza Conferenza Ministeriale Europea su Ambiente e Salute, Londra: La Valutazione d’Impatto ambientale estesa alla
salute e alla sicurezza umana per fronteggiare le emergenze ambientali e tutelare i gruppi vulnerabili quali i bambini
2004
• Quarta Conferenza Ministeriale Europea su Ambiente e Salute a Budapest “Il futuro per i nostri bambini” realizzare il
“Children’s Environment and Health Action Plan for Europe (CEHAPE)
2010
• Quinta Conferenza Ministeriale Europea su Ambiente e Salute, Parma: impatti sulla salute e sull’ambiente dovuti ai
cambiamenti climatici; i rischi per la salute dei bambini e dei gruppi vulnerabili
2.1
LE PROCEDURE DI VALUTAZIONE d’IMPATTO: DEFINIZIONI E CONTESTO
NORMATIVO
2.1.1. VIS
La definizione più accreditata di Valutazione d’Impatto sulla Salute (VIS) è stata elaborata
da un gruppo di esperti riuniti, nel 1999 a Gothenburg dal WHO European Centre for Health
Policy (ECHP), per revisionare i vari modelli esistenti.
La sintesi dell’analisi recita: “La Valutazione di Impatto sulla Salute è una combinazione di
procedure, metodi e strumenti con i quali si possono stimare gli effetti potenziali sulla salute
di una popolazione di una politica, piano o progetto e la distribuzione di tali effetti all’interno
della popolazione”[6]. Il suo scopo è fornire ai decisori valutazioni basate su conoscenze
sistematiche e condivise, che consentano di scegliere fra diverse alternative rispetto alle
conseguenze future delle opzioni che s’intende mettere in opera. La VIS pone al centro della
complessità sociale la protezione e la promozione della salute della popolazione, affinché le
scelte garantiscano il benessere complessivo degli individui, delle comunità e la sostenibilità
del loro ambiente. Intesa in questo senso, la VIS appartiene all’insieme degli interventi della
sanità pubblica.
10
2.1.2 VIIAS
Per Valutazione Integrata di Impatto Ambientale e Sanitario (VIIAS), in analogia con
la definizione di VIS, si intende una combinazione di procedure, metodi e strumenti con i quali
si possono stimare gli effetti potenziali sulla salute e la distribuzione di tali effetti all’interno
della popolazione nell’ambito delle procedure correnti di valutazioni in campo ambientale.
La VIIAS pertanto costituisce una componente prevista di procedure già esistenti, presenti
nella normativa in vigore ma ad oggi per lo più poco o per nulla applicate o presenti solo allo
stato embrionale nelle esperienze finora condotte nel nostro Paese.
Le esperienze finora condotte in Italia, infatti, si caratterizzano per una notevole eterogeneità
degli approcci utilizzati e del livello di approfondimento adottato, data l’assenza di procedure
condivise.
Le modalità di valutazione degli effetti sulla salute non sono infatti chiaramente indicate né a
livello regionale né a livello nazionale, se non in casi specifici (impianti di interesse strategico
nazionale). Nelle migliori esperienze disponibili, di cui viene data una breve sintesi in
Appendice 2, tale valutazione si esprime attraverso l’attuazione di procedure di VIS, come
strumento che si inserisce nell’ambito di un approccio valutativo integrato tra ambiente e
salute.
La VIIAS, essendo strumento integrativo dei procedimenti di VIA e di VAS, in realtà,
costituisce con i precedenti un iter unico di valutazione di tutti i possibili effetti sulla salute di
piani, progetti e/o impianti industriali suscettibili di un impatto ambientale.
2.1.3 IMPATTO AMBIENTALE E INQUINAMENTO
Per impatto ambientale si intende l'alterazione qualitativa e/o quantitativa, diretta ed
indiretta, a breve e a lungo termine, permanente e temporanea, singola e cumulativa, positiva
e negativa dell'ambiente, inteso come sistema di relazioni fra i fattori antropici, naturalistici,
chimico-fisici, climatici, paesaggistici, architettonici, culturali, agricoli ed economici, in
conseguenza dell'attuazione sul territorio di piani o programmi o di progetti nelle diverse fasi
della loro realizzazione, gestione e dismissione, nonché di eventuali malfunzionamenti (lett.
c, art. 5 comma 1 e del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.). I soggetti competenti in
materia ambientale sono: le pubbliche amministrazioni e gli enti pubblici che, per le loro
specifiche competenze o responsabilità in campo ambientale, possono essere interessate agli
impatti sull'ambiente dovuti all'attuazione dei piani, programmi e progetti.
Con il termine inquinamento si intende l'introduzione diretta o indiretta, a seguito di attività
umana, di sostanze, vibrazioni, calore o rumore o più in generale di agenti fisici o chimici,
nell'aria, nell'acqua o nel suolo, che potrebbero nuocere alla salute umana o alla qualità
dell'ambiente, causare il deterioramento dei beni materiali, oppure danni o perturbazioni a
valori ricreativi dell'ambiente o ad altri suoi legittimi usi (lett i ter, art. 5 comma 1 e del
decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).
11
2.2
RIFERIMENTI NORMATIVI ED ESPERIENZE EUROPEE
Nelle tabelle che seguono sono riassunti i principali atti di riferimento europei (tabella.2.1.) e
nazionali (tabella 2.2) in tema di sostenibilità e procedure di valutazione ambientali.
A livello europeo sono recentemente intervenute due nuove direttive in materia di VIA.
La Direttiva 2011/92/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 13 dicembre 2011
concernente la VIA di determinati progetti pubblici e privati. Tale Direttiva ha armonizzato i
principi per la VIA dei progetti, tramite l'introduzione di requisiti minimi per quanto riguarda
i tipi di progetti soggetti a valutazione, i principali obblighi dei committenti, il contenuto della
valutazione e la partecipazione delle autorità competenti e del pubblico, con lo scopo di
contribuire ad un livello elevato di protezione dell’ambiente e della salute umana.
La Direttiva 2014/52/Ue del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 aprile 2014 che
modifica la Direttiva 2011/92/UE concernente la VIA di determinati progetti pubblici e privati
(Testo rilevante ai fini del SEE).
La Direttiva mira a rafforzare la qualità della procedura di VIA, allineare tale procedura ai
principi della regolamentazione intelligente (smart regulation) e rafforzare la coerenza e le
sinergie con altre normative e politiche dell'Unione. Introduce la valutazione dell'impatto dei
progetti sul clima e la loro vulnerabilità al cambiamento climatico.
Tra i criteri intesi a stabilire se i progetti elencati nell'allegato II debbano essere sottoposti a
una VIA vi sono esplicitamente i rischi per la salute umana. Nelle informazioni per il rapporto
di valutazione dell'impatto ambientale una descrizione dei probabili effetti rilevanti
sull'ambiente del progetto, dovuti, tra l'altro ai rischi per la salute umana, il patrimonio
culturale o l'ambiente.
Il processo di valutazione dell’applicazione della VIA aveva già comunque visto un impegno
della Commissione e degli Stati Membri in precedenza con focus anche sulla componente
salute.
12
Tabella 2.1 – Normativa Europea, sostenibilità e procedure valutazione ambientale
Anno
1985
Direttiva
Direttiva 85/337/CEE
Descrizione
La valutazione dell’impatto ambientale di determinati
progetti pubblici e privati3
1992
1997
Articolo
n.129
e
130
del
La salute costituisce una componente delle altre
Trattato di Maastricht del 1992
politiche
Articolo n.152 del Trattato di
In tutte le politiche e attività comunitarie deve essere
Amsterdam
garantito un alto livello di protezione della salute
umana
1997
Direttiva 97/11/CE del 1997
Per i progetti per i quali si prevede un notevole impatto
ambientale,
prevede
un'autorizzazione
e
una
valutazione del loro impatto
1999
Risoluzione
del
Consiglio
Definire procedure di monitoraggio dell’impatto delle
Europeo del giugno 1999
politiche comunitarie nell’ambito della sanità pubblica
2001
Direttiva 2001/42/CE
Valutazione Ambientale Strategica
2001-2006
Piano
Adotta
Sanitario
Strategico
Europeo 2001-2006
la
VIS
come
metodo
per
assicurare
la
promozione della tutela della salute, all’interno della
programmazione strategica delle politiche comunitarie
Pone
2003
Trattato di Kiev del 2003
l’attenzione
alla
riduzione
delle
minacce
ambientali sulla salute;
Riconosciuta importanza delle VAS
2008
2008/1/CE
Prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento
Relativa
2010
2010/75/UE 2
riduzione
alle
emissioni
integrate
industriali
(prevenzione
dell'inquinamento)
e
legge
24.12.2012 n. 231
2011
Direttiva 2011/92/UE
2014
Direttiva 2014/52/UE
concernente la valutazione dell’impatto ambientale di
determinati progetti pubblici e privati
che modifica la direttiva 2011/92/UE
concernente la valutazione dell'impatto
ambientale di determinati progetti pubblici e privati
Un resoconto dell’andamento dell’applicazione della VIA in Europa è stato pubblicato nel 2003:
la
Relazione
della
Commissione
al
Parlamento
Europeo
e
al
Consiglio
sull’applicazione, sull’efficacia e sul funzionamento della direttiva 85/337/CEE,
modificata dalla direttiva 97/11/CE (Risultati ottenuti dagli Stati membri nell’attuazione
della direttiva VIA).
Dal riesame dell’attuazione e dell’applicazione della suddetta direttiva è emerso che nessuno
Stato Membro aveva ancora provveduto ad attuare completamente le nuove misure introdotte
dalla direttiva. In particolare, la valutazione della Salute non era ritenuta un elemento
importante nella prassi utilizzata. L’interpretazione data agli effetti sulla salute variava in
3
Direttiva del Consiglio concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati
(G.U.C.E. n. L \175 del 5 luglio 1985)
13
modo notevole e alcuni Stati suggerivano l’ipotesi che l’impatto sulla salute fosse meno
rilevante nell’ambito della VIA e rientrasse in altre normative. Da alcuni dati è stato tra l’altro
desunto che l’impatto sulla salute rientrava sotto altre voci come inquinamento o rischio.
Dall’analisi è risultato che gli Stati Membri avevano utilizzato approcci molto differenti per la
valutazione della componente salute pubblica: alcuni dando un'interpretazione limitata (come
ad esempio valutando gli effetti sulla salute delle ripercussioni ambientali dei progetti, in
particolare inquinamento acustico e atmosferico, con un riferimento generale agli effetti
"sull'uomo"4), altri un'interpretazione più ampia (comprendente ad esempio il benessere o gli
effetti socioeconomici).
Da una ricerca svolta nel 2005 e pubblicata nel 2007 dall’OMS [7], risulta che l’attuazione e
l’istituzionalizzazione della VIS era incompleta in tutti i Paesi Europei. Nessun Paese aveva
sviluppato tutte le componenti necessarie - amministrative, finanziarie, generazione delle
risorse, realizzazione – per la piena attuazione della VIS e questo è un importante fattore
limitante. La variazione nel livello di attuazione della VIS spiega l’irregolare distribuzione delle
sue attività in Europa. Tuttavia, nonostante l’incompletezza, molti paesi avevano fatto dei
progressi nell’istituzionalizzazione della VIS, in particolare sul piano amministrativo; non
sempre però la VIS era stata promossa al livello subnazionale, così come risultavano poco
sviluppate le infrastrutture conoscitive. Un buon esempio di politica è “Saving lives: our
healthier nation”i elaborata dall’Inghilterra nel 1999, ma concepita come un lavoro in costante
evoluzione che negli ultimi aggiornamenti suggerisce che i settori non sanitari hanno un
elevato impatto sulla salute e che devono essere maggiormente presi in considerazione. Un
esempio di regolamentazione a livello regionale è il “Public Health Service Act” della regione
del Nord Reno - Westphalia in Germania che provvede una base legale per la VIS a partire
dai servizi di salute pubblica che contribuiscono alla pianificazione di tutto il processo. In
materia di finanziamento della VIS non esiste un approccio comune fra i paesi. I costi della
VIS variano considerevolmente a seconda dei diversi approcci adottati. I finanziamenti per
sostenere le unità di supporto, i centri e gli istituti di ricerca sono scarsi e fanno eccezione
l’Inghilterra, l’Irlanda, l’Irlanda del Nord, il Galles e l’Olanda. In alcuni casi, i finanziamenti
sono inclusi in quelli generali nazionali, negli istituti regionali o in quelli delle amministrazioni
locali.
Il “capacity building” fornisce specifiche risorse per la VIS. Gli aspetti chiave sono la
formazione per gli operatori e l’istituzione di unità di supporto. Un esempio può essere quello
della Svezia in cui l’Istituto Nazionale di Salute Pubblica ha sviluppato una metodologia per
condurre una VIS a livello locale, regionale e nazionale usando come modello il “Gothenburg
consensus framework”ii. Il progetto comprende il supporto delle organizzazioni governative
nei vari settori d’intervento, la VIS come metodologia per lo sviluppo sostenibile sociale a
4
Come previsto dall’articolo 3 della normativa 97/11/CE
14
livello regionale, lo sviluppo di metodologie di VIS per le municipalità, la conduzione di casi di
studio, la formazione generale tramite centri di studio universitari.
I riferimenti normativi nazionali5 in tema di procedure di valutazione ambientale (VIA, VAS e
AIA) sono riassunti nella tabella 2.2 che segue.
Tabella 2.2 – Normativa Italiana
Anno
1988
1988
Direttiva
Descrizione
D.P.C.M. n. 377 del 10 agosto
1988 e s.m.i.
Individua come oggetto della valutazione i progetti di
massima delle opere sottoposte a VIA a livello
nazionale
D.P.C.M. 27 dicembre 1988 e
s.m.i.
Norme Tecniche per la redazione degli Studi di
Impatto Ambientale e la formulazione del giudizio di
compatibilità
Definisce i tre livelli di progettazione caratterizzati da
1994
L. 11/02/94, n. 109 e s.m.i.
diverso
approfondimento
tecnico:
Progetto
preliminare; Progetto definitivo; Progetto esecutivo
Costituisce l’atto di indirizzo e coordinamento alle
1996
D.P.R. 12 aprile 1996
Regioni, relativamente ai criteri per l’applicazione
della procedura di VIA
Individua una procedura di VIA speciale, con una
Legge Obiettivo
2001-2002
(L. 443/2001) ed il relativo
decreto di attuazione (D.lgs.
n. 190/2002)
2002
2006
apposita
Commissione
l’approvazione
realizzazione
delle
che
dei
regola
progetti
infrastrutture
e
la
la
strategiche,
descritte nell’elenco della delibera CIPE
Delibera CIPE n. 57/2002
Dà disposizioni sulla Strategia nazionale ambientale
per lo sviluppo sostenibile 2000-2010
D.lgs. n. 152 del 3 aprile 2006
Procedure per la valutazione ambientale strategica
(titolo
(VAS), per la valutazione d'impatto ambientale (VIA)
I,
parte
seconda,
articolo 4, comma 4 sub b)
e per l'autorizzazione integrata ambientale (IPPC)
Introduce
2008
dedicata,
progettazione,
D.Lgs. 16 gennaio 2008, n. 4
i
principi
fondamentali
di:
sviluppo
sostenibile; prevenzione e precauzione; “chi inquina
paga”; sussidiarietà; libero accesso alle informazioni
ambientali.
2010
D.Lgs 29 giugno 2010, n. 128
Recepimento
della
Direttiva
2008/1/Ce
del
15
gennaio 2008 sull’IPPC e l’AIA
Definisce la centralità della Valutazione del Danno
2012-2013
Legge Nazionale 24.12.2012
Sanitario e la metodologia da seguire per quanto
n. 231 e relativo regolamento
riguarda l’Autorizzazione Integrata Ambientale negli
attuativo D.M. 34.4.2013
stabilimenti di interesse strategico nazionale di
dimensioni rilevanti
5
In materia di normativa nazionale VIA, VAS e AIA si rimanda al sito dell’ISPRA:
VIA: http://www.isprambiente.gov.it/it/temi/it/temi/valutazione-di-impatto-ambientale-via
VAS: http://www.isprambiente.gov.it/it/temi/valutazione-ambientale-strategica-vas
AIA: http://www.isprambiente.gov.it/it/temi/prevenzione-e-riduzione-integrate-dellinquinamento-ippc-controlli-aia
15
Anno
Direttiva
Descrizione
Attuazione della direttiva 2010/75/UE4 relativa alle
2014
d.lgs 4 marzo 2014
emissioni
industriali
(prevenzione
e
riduzione
integrate dell'inquinamento)
2014
D.L. 133/2014 (cd. "Sblocca
Italia") novità su servizio
idrico
integrato,
VIA
e
bonifica siti inquinati
Modifica al D.Lgs 152/2006 è stato inserito il comma
5 bis in cui si richiede lo svolgimento – nell’ambito
della VIA - di una Valutazione di Impatto Sanitario
(VIS), in conformità a linee guida definite dall'Istituto
Superiore di Sanità, per i progetti riguardanti: le
raffinerie
di
petrolio
greggio;
gli
impianti
di
gassificazione e di liquefazione di almeno 500
tonnellate al giorno di carbone o di scisti bituminosi;
i
terminali
di
rigassificazione
di
gas
naturale
liquefatto; le centrali termiche ed altri impianti di
combustione con potenza termica superiore a 300
MW
16
3. LA VIIAS NELLA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA
La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) è un processo che riguarda i piani e i programmi
che possono avere impatti significativi sull’ambiente e sul patrimonio culturale, che si avvia
contestualmente alla formazione del piano o programma.
I richiami alla componente “Salute” nella VAS sono generici e riportati fin dall’origine della
Direttiva 2001/42/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001, concernente
la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente (Box 1).
BOX 1.
Direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 giugno 2001
ALLEGATO I
Informazioni di cui all'articolo 5, paragrafo 1
Le informazioni da fornire ai sensi dell'articolo 5, paragrafo 1, fatto salvo l'articolo 5, paragrafi 2 e 3,
sono:
f)
possibili effetti significativi sull'ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la
popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l'acqua, l'aria, i fattori climatici, i
beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e
l'interrelazione tra i suddetti fattori
La normativa di riferimento per la VAS in Italia è la Parte seconda del Decreto Legislativo
152/2006 e s.m.i.. Nel Decreto, gli unici riferimenti espliciti alla salute umana e alla
popolazione sono presenti nell’Allegato I - Parte Seconda nell’ambito dei criteri per la verifica
della significatività degli impatti ambientali di un piano/programma, e nell’Allegato VI
nell’ambito degli aspetti da considerare per la valutazione dei possibili impatti significativi
sull’ambiente.
17
Allegato I
Criteri per la verifica di assoggettabilità di piani e programmi di cui all’articolo 12.
…
2. Caratteristiche degli impatti e delle aree che possono essere interessate, tenendo conto in particolare, dei seguenti
elementi:
…
• rischi per la salute umana o per l’ambiente (ad es. in caso di incidenti);
• entità ed estensione nello spazio degli impatti (area geografica e popolazione potenzialmente interessate);
Allegato VI
Contenuti del rapporto ambientale di cui all’art. 13.
Le informazioni da fornire con i rapporti ambientali che devono accompagnare le proposte di piani e di programmi
sottoposti a valutazione ambientale strategica sono:
…
f) possibili impatti significativi sull’ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana,
la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l’aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche
architettonico e archeologico, il paesaggio e l’interrelazione tra i suddetti fattori. Devono essere considerati tutti gli
impatti significativi, compresi quelli secondari, cumulativi, sinergici, a breve, medio e lungo termine, permanenti e
temporanei, positivi e negativi;
La normativa, quindi, in assenza delle norme tecniche di attuazione, non fornisce indicazioni
specifiche su come trattare la salute umana nell’ambito delle VAS. Per maggiori dettagli si
rimanda all’Appendice 4.
3.1 LA VALUTAZIONE PRELIMINARE (FASE DI SCREENING O VERIFICA DI
ASSOGGETTABILITÀ E DI CONSULTAZIONE PRELIMINARE O SCOPING)
In base all'art. 12 del D.lgs. 152/2006 (allegato I alla parte seconda - Criteri per la verifica di
assoggettabilità di Piani e Programmi (P/P)) l’autorità competente valuta se è necessaria la
VAS laddove si producano impatti significativi sull’ambiente, acquisendo il parere sul Rapporto
preliminare. Sono inclusi nella valutazione i rischi per la salute umana.
La ricognizione preliminare delle condizioni di rischio può essere svolta con riferimento da un
lato alle aree che presentino sensibilità ambientali pertinenti con la salute e dall’altro ad alcuni
tipi di attività che risultino maggiormente suscettibili di comportare possibili rischi per la salute
e l’ambiente.
Esempi di Aree:
siti potenzialmente contaminati; siti di interesse nazionale; aree ad elevato rischio di crisi
ambientale; aree in cui risulti necessario adottare misure di risanamento della qualità
dell’aria; aree a pericolosità idraulica o geomorfologica perimetrate nei piani stralcio per
l’assetto idrogeologico;
18
Esempi di Attività insediabili:
impianti soggetti ad autorizzazione integrata ambientale per la prevenzione ed il controllo
integrato dell’inquinamento; stabilimenti a rischio di incidente rilevante; industrie insalubri
di prima classe.
È molto importante che il processo della VAS consideri fin dall’inizio le questioni relative alla
salute, perché è questo il momento in cui si definiscono le politiche da mettere in atto e si
dovrebbero valutare le alternative di Piano. É necessario di conseguenza prevedere la
consultazione di soggetti competenti nella VIIAS fin dalle fasi iniziali di definizione del processo
di VAS, al fine di costruire opportunamente le informazioni e i documenti.
Nei casi previsti dall’art.6 della legge D.lgs. 152/2006 o in seguito a un provvedimento di
assoggettamento a VAS, l’Autorità procedente redige un Rapporto Ambientale Preliminare
volto alla definizione della portata e del livello di dettaglio delle informazioni da includere nel
Rapporto Ambientale. Il Rapporto Preliminare viene sottoposto a consultazione dei soggetti
con competenza ambientale ed è possibile segnalare l’opportunità di approfondire,
eventualmente con il supporto di altri competenti in materia di VIIAS, la tematica ambiente e
salute fornendo indicazioni, banche dati, informazioni su studi scientifici, indicatori pertinenti.
In particolare in questa fase il proponente e/o l’autorità procedente con i soggetti competenti
dovranno:
- considerare obiettivi e target relativi alla salute quando si individuano gli obiettivi e
target ambientali che il P/P può contribuire a perseguire;
- identificare gli aspetti rilevanti del contesto relativi allo stato di salute della popolazione
(particolari criticità, gruppi vulnerabili);
- fornire indicazioni su dati e informazioni disponibili per la loro caratterizzazione (anche
studi particolari). La quantità e il livello di dettaglio dipendono dal livello del P/P (nazionale,
regionale o locale) e dallo scopo del P/P. È preferibile che dati e informazioni siano relativi
alle questioni locali più rilevanti per la salute;
- fornire supporto per l’interpretazione dei dati e delle informazioni disponibili;
- contribuire alla individuazione dei possibili effetti (sia positivi che negativi) del P/P sulla
salute della popolazione e sul benessere;
- fornire indicazioni su azioni che possono essere intraprese nell’ambito del P/P per
promuovere e migliorare il benessere e minimizzare o evitare ogni effetto negativo sulla
salute che può derivare dal P/P.
19
3.2 ELABORAZIONE E VALUTAZIONE DEL RAPPORTO AMBIENTALE
In fase di Rapporto Ambientale i principali aspetti utili a costruire il contributo tematico
ambiente e salute sono:
1) definizione degli obiettivi di protezione ambientale (per es. accessibilità agli spazi aperti,
incremento di trasporto pubblico, incentivazione percorsi ciclabili e pedonali, sostenibilità
edilizia, equilibrio idrogeologico, ecc.);
2) coerenza con Piani e Normativa di settore esempi di piani;
3) definizione di effetti diretti: rumore, incidenti stradali, emissioni, etc. e indiretti: salute
mentale, obesità, problemi cardiovascolari etc.;
4) individuazione di alternative;
5) individuazione di misure di mitigazione e / compensazione;
6) definizione delle misure previste per il monitoraggio.
In particolare gli elementi a cui prestare attenzione in fase di elaborazione sono:
- indicare i target specifici del P/P relativi alla salute, i dati e le informazioni (anche proxy)
che consentono di monitorarne il perseguimento;
- nello scenario di riferimento, considerare l’evoluzione degli aspetti rilevanti del contesto
relativi allo stato di salute della popolazione pertinenti al P/P;
- individuare possibili condizioni di criticità per la salute da considerare e approfondire nelle
valutazioni ambientali degli strumenti di attuazione dei piani (VAS dei piani attuativi, VIA dei
progetti);
- assicurare la completezza ed esaustività dell’analisi dei potenziali effetti significativi sulla
salute che possono derivare dall’attuazione del P/P (effetti diretti - indiretti – cumulativi –
sinergici – positivi e negativi);
- considerare le azioni che possono promuovere e migliorare la salute e il benessere nelle
ragionevoli alternative di P/P;
- prevedere misure per mitigare gli eventuali effetti negativi sulla salute e il benessere.
3.3 LA VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI SOCIO-SANITARI
Nella VAS, nei casi in cui ricorrano problematiche particolarmente ampie con numerosi
possibili impatti sanitari ed ambientali, tempi meno vincolanti e disponibilità di risorse ad hoc,
si ritiene appropriata l’effettuazione di una VIS prospettica utilizzando la metodologia
internazionale già consolidata e validata in molte esperienze nazionali ed internazionali.
La valutazione dovrà poi essere svolta con una metodologia orientata alla specifica
problematica ed agli obiettivi che dovranno volta per volta essere predeterminati e dovrebbe
seguire le stesse metodologie previste per la VIA per i singoli aspetti potenzialmente
impattanti sulla salute contenuti nella VAS (quindi ripetuti per i singoli inquinanti in atmosfera,
acque, suoli, rumore, campi elettromagnetici etc.). È qui difficile indicare per ogni aspetto la
20
metodologia più appropriata da seguire, dato che per ogni fattore di rischio l’approccio deve
essere specifico. Per maggiori dettagli si rimanda al capitolo 4.
3.4 LA FASE DI MONITORAGGIO
La progettazione del sistema di monitoraggio di un Piano si basa sulla definizione di indicatori
e delle loro modalità di popolamento (modalità di scambio delle informazioni, aggiornamento
e disponibilità del dato). Tali indicatori devono essere in grado di seguire le trasformazioni
dello stato delle componenti ambientali (monitoraggio del contesto), e di monitorare gli effetti
indotti dall’attuazione del Piano e il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità posti
nell’ambito del rapporto ambientale (monitoraggio del programma).
Il documento e le raccomandazioni comprenderanno tutte le indicazioni necessarie per il
monitoraggio degli impatti nel tempo e le successive valutazioni (indicatori, strumenti di
monitoraggio). Va assicurata la raccolta dei dati e informazioni necessarie a monitorare gli
effetti sulla salute, contribuendo alla costruzione di una base di conoscenza comune
disponibile per i successivi atti (VAS dei piani attuativi, VIA dei progetti).
21
4. LA VIIAS NELLA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE (VIA)
La Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) è un procedimento che riguarda i progetti che
possono avere impatti significativi e negativi sull’ambiente e sul patrimonio culturale, secondo
le disposizioni di cui al titolo III della seconda parte del D.Lgs.152/2006.
La normativa vigente sulla VIA è l'unica valutazione ambientale che ha una disciplina
riguardante gli impatti sulla salute.
In particolare il D.P.C.M. 27 dicembre 19886, "Norme tecniche per la redazione degli studi di
impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità di cui all'art. 6, L. 8 luglio
1986, n. 349, adottate ai sensi dell'art. 3 del D.P.C.M. 10 agosto 1988, n. 377” è ancora
attuale nonostante l'abrogazione da parte del D. Lgs. n. 152/06 del D.P.C.M. delega.
L’allegato 2 del succitato D.P.C.M. indica il punto F “Salute Pubblica” (Box 2) tra i contenuti
dello studio ambientale da redigere a carico del proponente nella sezione "Caratterizzazione
ed analisi delle componenti e dei fattori ambientali".
BOX 2.
punto f) Salute pubblica. Obiettivo della caratterizzazione dello stato di qualità dell'ambiente, in
relazione al benessere ed alla salute umana, è quello di verificare la compatibilità delle conseguenze
dirette ed indirette delle opere e del loro esercizio con gli standards ed i criteri per la prevenzione dei
rischi riguardanti la salute umana a breve, medio e lungo periodo. Le analisi sono effettuate attraverso:
a.
la caratterizzazione dal punto di vista della salute umana, dell'ambiente e della comunità
potenzialmente coinvolti, nella situazione in cui si presentano prima dell'attuazione del
progetto;
b. l'identificazione e la classificazione delle cause significative di rischio per la salute umana
da microrganismi patogeni, da sostanze chimiche e componenti di natura biologica,
qualità di energia, rumore, vibrazioni, radiazioni ionizzanti e non ionizzanti, connesse
con l'opera;
c. la identificazione dei rischi eco-tossicologici (acuti e cronici, a carattere reversibile ed
irreversibile) con riferimento alle normative nazionali, comunitarie ed internazionali e la
definizione dei relativi fattori di emissione;
d. la descrizione del destino degli inquinanti considerati, individuati attraverso lo studio del
sistema ambientale in esame, dei processi di dispersione, diffusione, trasformazione e
degradazione e delle catene alimentari;
e. l'identificazione delle possibili condizioni di esposizione delle comunità e delle relative
aree coinvolte;
f. l'integrazione dei dati ottenuti nell'ambito delle altre analisi settoriali e la verifica della
compatibilità con la normativa vigente dei livelli di esposizione previsti;
g. la considerazione degli eventuali gruppi di individui particolarmente sensibili e
dell'eventuale esposizione combinata a più fattori di rischio.
Per quanto riguarda le infrastrutture di trasporto, l'indagine dovrà riguardare la definizione dei livelli di
qualità e di sicurezza delle condizioni di esercizio, anche con riferimento a quanto sopra specificato.
6
Dovrebbe essere aggiornato dal comitato Tecnico di cui al DM Ambiente del 21/02/2011
22
4.1 LA VALUTAZIONE PRELIMINARE (FASE DI SCREENING O PROCEDURA DI
VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VIA)
Uno dei principali problemi che si riscontra per la redazione di uno Studio d’Impatto
Ambientale (SIA) riguarda la scelta e la raccolta dei dati utili a sviluppare un quadro completo
della componente “Salute Pubblica” come richiesto dalla normativa vigente (DPCM
27/12/1988- Allegato 2- Punto f) per come anche richiamato dall’art.34 comma 1 D.Lgs.
152/2006. Obiettivo della caratterizzazione dello stato di qualità dell’ambiente, in relazione al
benessere ed alla salute umana, è quello di garantire la compatibilità delle conseguenze
dirette ed indirette delle opere e del loro esercizio con gli standards ed i criteri per la
prevenzione dei rischi riguardanti la salute umana a breve, medio e lungo periodo.
La verifica di assoggettabilità a VIA consente di stabilire se un determinato progetto deve
essere sottoposto ad una procedura di VIA.
Nell’analisi preliminare vengono identificati gli aspetti salienti inerenti l’esistenza o meno di
elementi di incompatibilità del progetto, le alternative da esaminare e gli impatti da valutare,
evidenziando quelli più importanti.
In questa fase è necessario individuare gli impatti potenzialmente significativi da approfondire
nello SIA. È quindi necessario valutare a grandi linee, anche sulla base di esperienze simili
maturate in altri luoghi e della letteratura scientifica disponibile, se l’opera proposta possa
potenzialmente comportare modifiche all'ambiente fisico e sociale tali da creare criticità per
la salute delle popolazioni residenti. Va valutata, altresì, l’opportunità e la fattibilità di svolgere
indagini più approfondite anche se incompatibili con i tempi della valutazione.
Per le valutazioni oggetto delle presenti Linee Guida, il processo di Screening deve
generalmente essere rapido e sistematico e orientato a valutare:
• se l’opera abbia un impatto sulla salute della popolazione esposta;
• come l’opera possa influenzare la salute in sottogruppi di popolazione suscettibile, per
esempio per il livello socio-economico, bambini e anziani;
• se gli effetti siano di breve o lungo termine e se gli effetti siano diretti o indiretti;
• se vi sia la necessità di una valutazione più dettagliata.
4.2 LO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
All’interno di uno Studio di Impatto Ambientale, il capitolo “Salute Pubblica”, relativo alla
caratterizzazione dello stato di qualità dell’ambiente in relazione al benessere ed alla salute
della popolazione esposta, deve contenere fondamentalmente le seguenti sezioni:
-
la caratterizzazione ambientale;
-
la caratterizzazione socio-demografica e sanitaria della popolazione coinvolta;
-
la valutazione degli eventuali impatti.
23
Nella sezione relativa alla caratterizzazione ambientale vanno raccolte e documentate le
informazioni relative al contesto produttivo e all’area di riferimento.
La conoscenza del contesto permette di individuare correttamente l'area di studio, le
popolazioni ed i recettori più sensibili, eventuali altre fonti di pressione ambientale
concomitante, le problematiche ambientali con presumibili effetti sociali e sanitari che
potranno influenzare anche le relative prescrizioni. La gran parte delle informazioni necessarie
sono richieste dalla normativa per l'autorizzazione e devono essere fornite dai proponenti
negli SIA.
La seconda sezione deve riportare la caratterizzazione dello stato di salute al baseline
della popolazione presente nell’area che sarà dunque quella interessata dalla realizzazione
dell’opera in progetto. L’obiettivo è quello di stimare e valutare gli effetti delle eventuali
ricadute dell’opera prima che essa sia realizzata. Tale sezione deve fondamentalmente
comprendere le seguenti informazioni:
-
caratteristiche demografiche della popolazione coinvolta (quantificazione e
struttura per età e genere della popolazione residente; situazione
occupazionale dei residenti nel/nei comune/i dell'area);
-
caratteristiche dello stato di salute della popolazione coinvolta (morbosità e
mortalità per causa, incidenza tumorale).
La terza sezione deve comprendere la stima dei possibili impatti derivanti dalla
realizzazione dell’opera sulla salute umana, che deve essere condotta per le seguenti tre fasi:
-
cantiere;
-
esercizio;
-
dismissione.
Prima sezione
Nella prima sezione è necessario disporre delle principali informazioni in merito alla definizione
area potenzialmente impattata. In questa sezione occorre descrivere:
1. le caratteristiche dell’impianto;
2. il quadro ambientale di riferimento, che tenga conto dei principali inquinanti rilevati sia
dalla Rete Regionale della Qualità dell’Aria (RRQA) delle Agenzie Regionali di
Protezione dell’Ambiente (ARPA), che dai sistemi di monitoraggio delle emissioni
puntuali prodotte dagli stabilimenti o impianti presenti nei territori oggetto di
valutazione, individuabili attraverso strumenti quali il registro INEMAR e il Catasto delle
Emissioni Territoriali (CET). Ulteriori componenti ambientali, oltre l’atmosfera, che in
genere vengono considerate maggiormente correlate con la salute umana, sono
Rumore e Vibrazioni, Radiazioni Ionizzanti e non ionizzanti, Suolo ed Acque. I dati
24
ambientali necessari allo sviluppo di un background conoscitivo sono generalmente
raccolti e pubblicati, oltre che in database regionali, anche in database nazionali come
quelli presenti nel SINANet. Qualora alcuni dei dati necessari (qualità dell’aria, delle
acque, dei suoli) non dovessero essere pubblicati in database di accessibilità
immediata online, è necessario farne specifica richiesta alle ARPA di competenza. In
aree urbanizzate è quasi sempre sufficiente sviluppare il quadro della qualità dell’aria,
tuttavia dove sono presenti corsi d’acqua, laghi o acque ricreative è necessario anche
verificare il background di qualità di queste componenti. Dove sono presenti terreni
agricoli è, invece, necessario che si sviluppi anche uno studio sulle ricadute degli
inquinanti sulle produzioni agricole o gli allevamenti presenti nel raggio di ricaduta;
3. la stima del grado di contaminazione eventualmente riscontrabile in uno scenario
futuro per le diverse matrici (acqua potabile ed alimenti, atmosfera outdoor e indoor,
suolo superficiale, acque superficiali, acque di falda);
4. le potenziali emissioni dell'impianto;
5. i risultati della modellistica diffusionale della dispersione degli inquinanti emessi
dall’impianto (concentrazioni al suolo).
Seconda sezione
La caratterizzazione dello stato di salute al baseline della popolazione coinvolta, in
particolare delle fasce più suscettibili, rappresenta la base di partenza per consentire
valutazioni preventive di impatto sulla salute ed il monitoraggio epidemiologico negli anni
futuri ed è fondamentale per identificare le possibili criticità presenti nell’area in esame
(comunità a rischio per la struttura per età dei residenti, per occorrenza di patologie, per
composizione socio-economica, per la presenza concomitante di altre fonti di inquinamento).
In questa fase, devono essere acquisite le evidenze epidemiologiche dell’area in esame in
relazione alle patologie potenzialmente associate agli agenti inquinanti individuati, in termini
di mortalità, ricoveri ospedalieri e incidenza tumorale.
Per la valutazione delle evidenze disponibili circa il livello di associazione tra le esposizioni a
fonti di pressione ambientale e gli eventi sanitari nella popolazione esposta può essere anche
utilizzata l’esperienza sviluppata nel progetto CCM ISS “Sentieri - Studio Epidemiologico
Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento” [8].
Se tali evidenze non sono disponibili, si può eseguire uno studio di impatto ambientale e
sanitario utilizzando flussi informativi sanitari correnti disponibili, quali:
- registri di mortalità (ReNCaM) o schede di morte ISTAT;
- sistemi informativi ospedalieri (SIO) per i ricoveri per causa e gli accessi al pronto soccorso;
- dati del Registro Tumori;
25
Ai fini di un confronto tra la popolazione in studio ed una popolazione di riferimento (provincia,
regione), l’analisi descrittiva in genere si basa sui seguenti indicatori epidemiologici:
1.
tassi diretti di mortalità/morbosità/incidenza standardizzati per età;
2.
rapporti standardizzati di mortalità/morbosità/incidenza (Standardized Mortality Ratio
– SMR, / Standardized Hospitalization Ratio - SHR, Standardized Incidence Ratio - SIR);
3.
SMR/SHR/SIR standardizzati per indice di deprivazione socio-economica costruito sulla
base di diverse variabili di censimento.
Le analisi sono in genere condotte separatamente per maschi e femmine per tutte le cause di
interesse sanitario identificate sulla base della letteratura epidemiologica disponibile in merito
alla potenziale associazione con gli agenti chimici (tossici e cancerogeni).
Terza sezione.
Per quanto riguarda la stima degli impatti sulla salute, la definizione della metodologia da
seguire è descritta in dettaglio nel paragrafo 4.3.
Le informazioni necessarie alla stima degli impatti sono sostanzialmente di due tipi:
•
I recettori presenti nell’area interessata dalla realizzazione dell’opera, quindi abitazioni e
recettori sensibili quali scuole, ospedali, case di riposo ecc.;
•
I possibili impatti identificati per le altre componenti analizzate nel Quadro di Riferimento
Ambientale (QRA), in particolare per le componenti maggiormente correlate con la salute
umana.
Le informazioni sulle emissioni, rumore, radiazioni, etc., connesse con l’attivazione e
l’esercizio
dell’opera
devono
essere
integrate
con
le
informazioni
ricavate
dalla
caratterizzazione dello stato di salute della popolazione dell’area studiata.
Infatti, per una stima puntuale di un possibile impatto sulla salute non è sufficiente verificare
se i limiti imposti dalla normativa vengano superati o meno, ma bisogna sapere ad esempio
se nell’area interessata è presente una situazione critica di qualsiasi tipo, che può essere
dovuta alla presenza di una fonte (o più fonti) concomitante (concomitanti) di inquinamento,
ad una comunità particolarmente a rischio per una patologia, a condizioni meteorologiche od
orografiche particolari che non favoriscono la dispersione degli inquinanti.
Per queste valutazioni integrate si suggerisce l’utilizzo di procedure per la valutazione del
rischio cumulato e/o software di modellizzazione7, che abbinano l’effetto di più fattori di rischio
7 A titolo esemplificativo si riportano dei link presso cui è possibile scaricare o acquistare tali tipi di software:
http://www.eea.europa.eu/publications/GH-07-97-595-EN-C2/iss3c1h.html
http://ihcp.jrc.ec.europa.eu/our_activities/publichealth/risk_assessment_of_Biocides/euses/euses/?searchterm=None
http://www.environment-agency.gov.uk/business/topics/permitting/36414.aspx
http://www.rem.sfu.ca/toxicology/models/ecofate/
http://www.epa.gov/athens/research/frames.html
http://www2.epa.gov/exposure-assessment-models
http://www.epa.gov/oppt/exposure/pubs/efast.htm
http://ofmpub.epa.gov/sor_internet/registry/systmreg/home/overview/home.do
26
anche su più componenti ambientali, risultando in una stima degli impatti potenziali
complessivi sulla popolazione target.
4.3 APPROCCI METODOLOGICI PER LA VALUTAZIONE INTEGRATA DEGLI IMPATTI
SANITARI E AMBIENTALI
Le indicazioni riportate in questo paragrafo riguardano principalmente l’applicazione della
metodologia VIIAS a processi di VIA per il rischio chimico tossico e/o cancerogeno. Tale
metodologia può essere estesa ad altre procedure, quali AIA o VAS.
Nella prassi scientifica internazionale si sono distinti due approcci per la valutazione degli
impatti sulla salute. Il primo approccio metodologico, più vicino all’ambito di ricerca della
tossicologica, è quello dell’analisi del rischio (Risk Assessment - RA), mentre il secondo
approccio, di derivazione epidemiologica, è quello della quantificazione del numero di casi
attribuibili (Health Impact Assessment – HIA) (ed anche gli anni di vita persi e i Disability
Adjusted Life Years- DALYs).
I due metodi condividono fasi di valutazione simili, ma adottano una formulazione concettuale
e matematica molto diversa, portando a risultati quantitativi altrettanto diversificati. Per
questi motivi nel seguito verranno presentati separatamente. Nell’Appendice 1 verranno
discusse le problematiche aperte in merito alla comparazione dei risultati dei due metodi ed
all’eventuale integrazione.
4.3.1 METODO RISK ASSESSMENT (RA)
Lo Human Health Risk Assessment, o valutazione del rischio sanitario, come sviluppata dalla
National Accademy of Science (NAS)[9], è una procedura che, per convenzione, si articola in
quattro fasi:
Il
-
Hazard Identification, identificazione del pericolo;
-
Dose-Response Assessment, valutazione della relazione dose-risposta;
-
Exposure Assessment, valutazione dell’esposizione;
-
Risk Characterization, stima del rischio.
RA,
in
generale,
è
un
processo
tecnico-scientifico
che,
correlando
i
dati
tossicologici/epidemiologici con il livello di esposizione, permette di stimare quantitativamente
il rischio derivante dall’esposizione a sostanze tossiche e/o cancerogene.
Con il termine Valutazione del Rischio si intende la stima delle conseguenze sulla salute umana
di un evento potenzialmente dannoso, in termini di probabilità che le stesse conseguenze si
http://www.breeze-software.com/Templates/BreezeSoftware/Software/Overview.aspx?id=4461
http://www.weblakes.com/products/iraph/index.html
27
verifichino. La nozione di rischio implica quindi l’esistenza di una sorgente di pericolo e delle
possibilità che essa si trasformi in un danno.
Attraverso un processo graduale, si perviene alla definizione quantitativa del rischio (R),
espresso come prodotto dell’esposizione (E) ad un dato contaminante e del valore della
tossicità dello stesso (T).
R=ExT
La valutazione del fattore di esposizione (E) consiste nella stima della dose giornaliera
(definita anche Introito o Intake o ADD Average Daily Dose, per le sostanze non cancerogene,
o LADD Lifetime Average Daily Dose, per le sostanze cancerogene) che può essere assunta
dai recettori umani. Nel caso di esposizione per inalazione ad esempio:
E = Caria x EM
Caria = concentrazione in aria del contaminante (µg/m3)
EM = portata effettiva di esposizione (m3/kg-giorno), ossia la quantità giornaliera di aria
inalata per unità di peso corporeo, che può essere stimata a mezzo dell’espressione di
seguito riportata:
dove:
Bi= rateo di inalazione (m3/ora)
EFg= frequenza giornaliera di esposizione (ore/giorno)
EF= frequenza annuale di esposizione (giorni/anno)
ED= durata dell’esposizione (anni)
BW= peso corporeo (kg)
AT= tempo medio di esposizione (anni).
I fattori di esposizione utili per il calcolo di EM, le relative unità di misura ed i rispettivi valori
sono inseriti nella tabella di seguito riportata (tabella 4.1). I parametri di esposizione, per le
diverse tipologie di recettore e per fascia di età, fanno riferimento al manuale “Criteri
metodologici per l'applicazione dell'analisi assoluta di rischio ai siti contaminati”iii.[10]
28
Tabella 4.1. Fattori di esposizione utili per il calcolo della dose media giornaliera di aria
inalata dallo specifico recettore.
FATTORI DI ESPOSIZIONE (EF)
Simbolo Unità di
Misura
Residenziale
Industriale
Adulto
Bambino
Adulto
Peso corporeo
BW
kg
70
15
70
Tempo medio di esposizione per le
sostanze cancerogene
ATc
anni
70
70
70
Tempo medio di esposizione per le
sostanze non cancerogene
ATn
anni
ED
ED
ED
Durata di esposizione
ED
anni
24
6
25
Frequenza di esposizione
EF
giorni/anno
350
350
250
EFgi
ore/giorno
24
24
8
0,90
0,70
0,90
1,50
1,00
1,50
2,50
1,90
2,50
Frequenza giornaliera di esposizione
Attività fisica sedentaria
Tasso inalazione
Attività fisica moderata
Bo/Bi
m3/ora
outdoor/indoor (*)
Attività fisica intensa
(*) I tassi di inalazione sono applicabili indistintamente per ambienti aperti e confinati
Nella valutazione del rischio sanitario la dose media giornaliera dovrebbe essere calcolata per
ogni singolo percorso di esposizione (inalazione, ingestione, contatto dermico) e per i diversi
recettori umani, bersagli della contaminazione (adulti, bambini, lavoratori). Nel caso specifico,
tuttavia, si è deciso di considerare la sola esposizione per via inalatoria, rimandando a casi
specifici la possibilità di richiedere la stima dell’esposizione giornaliera attraverso altre vie di
esposizione (ingestione, contatto dermico).
Una scelta metodologica in tal senso è stata anche effettuata nella selezione dei parametri
espositivi relativi ai diversi scenari di esposizione che, come evidenziato dalla tabella 4.1, sono
distinti in:
- residenziale, a cui corrispondono recettori sia adulti che bambini;
- industriale, a cui corrispondono recettori esclusivamente adulti.
Ai fini dell’applicazione del RA nell’ambito della procedura di VIA, infatti, si è ritenuto
opportuno considerare il solo scenario residenziale che presuppone un contatto frequente e
prolungato con gli inquinanti aerodispersi e una diversa tipologia di recettore con differente
sensibilità riguardo i possibili effetti sulla salute potenzialmente causati dall’esposizione ai
contaminanti.
Occorre sottolineare altresì che, mentre per le sostanze non cancerogene la stima di EM viene
effettuata assumendo il valore più conservativo tra l’esposizione dell’adulto e l’esposizione del
bambino, per le sostanze cancerogene il calcolo di EM viene condotto attraverso la
sommatoria dell’esposizione dei due recettori mediante la formula seguente:
29
Come indicato in precedenza, nella procedura di RA, alla fase di valutazione delle esposizioni
segue la fase di caratterizzazione del rischio che si estrinseca attraverso l’integrazione del
valore calcolato per la dose media giornaliera con l’informazione tossicologica quantitativa
propria del contaminante.
Il rischio per le sostanze cancerogene è calcolato attraverso la seguente formula:
R = LADD x CSF
dove:
R = rischio o ELCR (Estimated Lifetime Cancer Risk), definito come la probabilità incrementale
dell’insorgenza di casi di tumore nel corso della vita causati dall’esposizione alla sostanza
cancerogena in studio;
LADD= Lifetime Average Daily Dose, espressa in mg/kg giorno;
CSF = Cancer Slope Factor, esprime il potere cancerogeno di una sostanza e indica la
probabilità incrementale di sviluppare un tumore se un individuo è esposto alla sostanza
per tutta la vita. Il CSF indica la pendenza della curva dose-risposta, ossia il potenziale
cancerogeno di una certa sostanza espressa in [mg/kg-giorno]-1.
Per quanto riguarda il rischio dovuto all’esposizione inalatoria, sono disponibili in letteratura
anche dei coefficienti di rischio definiti inhalation unit risk (UR o IUR), che possono essere
applicati direttamente alle concentrazioni atmosferiche, per ricavare la stima di rischio:
R = Caria x UR
dove:
C = Concentrazione atmosferica del contaminante a cui è esposta la popolazione, espressa in
µg/m3;
UR = unit risk inalatorio, definito come il rischio incrementale risultante dall’esposizione
continuativa per tutta la vita ad una concentrazione di 1 µg/m3, espresso in [µg/m3]-1.
Si riporta la formula che pone in relazione lo Slope Factor al corrispondente Unit Risk [11]:
SF
= IUR
70kg
μg
1000
20m /giorno
mg
30
Per le sostanze non cancerogene, il rischio viene calcolato attraverso la seguente formula:
HQ = ADD / RfDinal
dove:
HQ = Hazard Quotient è il Quoziente di Pericolo ed esprime di quanto l’esposizione alla
sostanza supera la dose di riferimento inalatoria (RfDinal);
ADD= Average Daily Dose, espressa in mg/kg giorno;
RfDinal= Inhalation Reference Dose è la stima della quantità massima di sostanza che può
essere inalata giornalmente e per tutta la vita senza comportare apprezzabili rischi per la
salute umana; è espressa in mg/kg-giorno.
Sia per R sia per HQ valgono le proprietà additive, ossia il rischio determinato da più sostanze
e/o da più vie di esposizione, deve essere sommato.
Per calcolare il rischio associato all'esposizione a diverse sostanze e/o per diverse vie di
esposizione, gli HQ calcolati per una singola sostanza e per una singola via di esposizione
devono essere sommati per ottenere l’HI. Il termine HI (“Hazard Index” o “Indice di
Pericolosità”), è dato dalla somma di due o più HQ e può essere relativo ad una singola
sostanza per molteplici vie di esposizione, relativo a molteplici sostanze per una via di
esposizione, o relativo a molteplici sostanze per molteplici vie di esposizione (EPA 1991).
Il processo di valutazione termina confrontando il valore di rischio calcolato con i criteri di
accettabilità del rischio, che per le sostanze non cancerogene con soglia di effetto coincide
con il non superamento del valore RfDinal (HI ≤ 1) mentre, per le sostanze cancerogene l’USEPA, nella valutazione del rischio cumulativo, ipotizza un valore “de minimis” pari a 10‐6, con
interventi discrezionali nel range 10‐4 e 10‐6 e un intervento pianificato in caso di rischio
superiore a 10‐4.
31
4.3.2 METODO HEALTH IMPACT ASSESSMENT (HIA)
Gli studi di valutazione di impatto mediante approccio epidemiologico (HIA) seguono il
percorso metodologico del Risk Assessment, ovvero ciascuna delle quattro fasi che
costituiscono il paradigma della valutazione di rischio:
a) Hazard Identification: valutazione preliminare della pericolosità delle sostanze
identificate mediante l’analisi del rapporto causale di associazione tra un agente e
l’effetto avverso per la salute da questo determinato;
b) Dose-Response Assessment: valutazione di una relazione dose-risposta o, più
propriamente, esposizione-risposta (incidenza);
c) Exposure Assessment: valutazione dei dati quantitativi di misura e/o stima delle
concentrazioni di esposizione o, quando non disponibili, individuazione di indicatori di
esposizione ricostruendo gli scenari espositivi anche attraverso l’utilizzo di interviste
(diari o questionari);
d) Risk Characterization: gli indicatori di associazione tra esposizione della popolazione e
effetto sulla salute derivanti dagli studi epidemiologici (studi di coorte, studi casocontrollo, studi di serie storiche o di “serie temporali”, etc.), sono principalmente il
Rischio Relativo (RR), l’Odds Ratio (OR) e il Rischio Attribuibile (RA). Tra i descrittori
di rischio, idonei a definire l’impatto sanitario sulla popolazione, uno dei più utilizzati è
il rischio attribuibile per la popolazione (RAP), dal quale si può facilmente ricavare il
numero di casi addizionali, attribuibili all’esposizione, che non si sarebbero verificati
nella popolazione studiata se non ci fosse stata l’esposizione a quel particolare fattore
di rischio.
In sintesi, i risultati degli studi epidemiologici forniscono una stima del rischio relativo (RR) di
sviluppare un evento sanitario (decesso, ricovero ospedaliero) per gli esposti ad un
determinato fattore ambientale quando confrontato con il rischio dei non esposti; valutano
dunque la presenza (o l’assenza) di un’associazione tra esposizione ed esito nella popolazione
studiata. Il RR può essere stimato per situazioni di assenza/presenza dell’esposizione ovvero
per diversi gradienti (o misure quantitative, esempio la concentrazione di un inquinante)
dell’esposizione stessa.
La procedura di Health Impact Assessment (HIA), invece, utilizza i RR derivanti dall’evidenza
epidemiologica per:
a) effettuare una stima degli eventi sanitari attribuibili alla differenza tra le concentrazioni
osservate ed un valore di concentrazione di riferimento al di sotto del quale si ipotizza che
l’effetto sanitario possa essere ritenuto trascurabile (burden of disease) (approccio
retrospettivo);
32
b) effettuare una stima degli eventi sanitari attribuibili ad un incremento (o diminuzione)
delle concentrazioni osservate, dovuto all’attivazione (riduzione) di sorgenti emissive
(VIA, prospettico).
L’analisi di tipo retrospettivo viene effettuata nel caso in cui si voglia stimare il numero di
eventi sanitari attribuibili agli attuali o passati livelli di esposizione della popolazione. Data
una certa incidenza osservata della patologia, si vuole determinare quale quota sia attribuibile
all’esposizione ad un determinato inquinante, ovvero la riduzione del carico di malattia che si
otterrebbe nella popolazione esposta se si rimuovesse l’esposizione.
L’analisi di tipo prospettico viene effettuata, invece, nel caso in cui si voglia stimare
l’incremento (o diminuzione) dell’incidenza attualmente osservata per effetto di un aumento
(diminuzione) delle concentrazioni dovuto all’attivazione (o riduzione) delle sorgenti
inquinanti.
Premesso quanto sopra, per condurre un HIA, occorre identificare:
a) il valore di RR per l’effetto sanitario considerato derivato dalla funzione concentrazionerisposta descritta nella letteratura più aggiornata;
b) i valori di esposizione della popolazione in studio, ovvero: 1) la differenza tra
l’esposizione attuale e l’esposizione considerata di riferimento (counterfactual); 2)
l’incremento stimato (attraverso misure o modelli) rispetto alle concentrazioni attuali
dovuto all’attivazione di nuove sorgenti emissive;
c) la dimensione della popolazione di riferimento dalla quale sono ricavati i dati relativi
all’incidenza dell’evento sanitario in studio e la popolazione interessata dalla potenziale
variazione dell’esposizione;
d) l’occorrenza di base (baseline) dell’evento sanitario in studio, morbosità o mortalità nella
popolazione di riferimento.
La combinazione dei dati sopra indicati, rappresentati nell’algoritmo sotto riportato, conduce
alla valutazione della frazione di eventi attribuibili, in una data popolazione, ad una
determinata esposizione:
(1)
AC =
A*B*∆C*Pexp
dove:
AC = numero di casi attribuibili all’esposizione in esame;
A = (RR – 1), eccesso di rischio nella popolazione esposta, attribuibili all’inquinamento
atmosferico;
RR è il rischio relativo desunto dalla letteratura disponibile per il dato esito sanitario; in
genere viene espresso come rischio relativo per un incremento di 10 µg/m3 di inquinante;
B = tasso di morbosità/mortalità di background dell’esito sanitario considerato, ovvero il tasso
che si osserva in assenza dell’esposizione;
33
a) nel caso di valutazioni retrospettive, B non è direttamente misurabile, ma può essere
stimato attraverso la seguente formula: B= B0/[1+(RR–1)* ∆C], dove B0 è il tasso di
morbosità/mortalità
misurato
dell’effetto
sanitario,
riferito
alla
concentrazione
osservata, ottenuto dai dati statistici disponibili nella popolazione di riferimento; ∆C è
la differenza tra l’esposizione del recettore attualmente misurata e la concentrazione
counterfactual
di
riferimento.
Nel
caso
di
una
valutazione
degli
effetti
dell’inquinamento atmosferico il ∆C viene diviso per 10 in quanto il RR per gli inquinanti
Tale valore di concentrazione viene diviso per 10 in quanto il RR viene per convenzione
espresso per incrementi di 10 µg/m3;
b) nel caso di valutazioni prospettiche su variazioni incrementali di esposizione per
modifica delle nuove sorgenti, B rappresenta il tasso di morbosità/mortalità
attualmente osservato, ottenuto dai dati statistici disponibili nella popolazione di
riferimento (B=B0);
∆C= è la variazione nelle concentrazioni ambientali per la quale si intende valutare l’effetto.
Nel caso degli inquinanti atmosferici convenzionali tale valore di concentrazione viene
diviso per 10 in quanto il RR viene per convenzione espresso per incrementi di 10 µg/m3;
Pexp = popolazione esposta;
Il calcolo di AC, viene a rappresentare il numero di eventi attribuibili all’incremento di
concentrazione di un inquinante in aria rispetto alla counterfactual dello stesso (retrospettivo),
oppure rispetto alle concentrazioni attualmente osservate (prospettico). Per il calcolo
dell’intervallo di confidenza della stima relativa al numero di casi attribuibili è necessario
ripetere i calcoli sopra descritti utilizzando sia il limite inferiore che superiore del RR riportato
nella letteratura di riferimento.
Si rimanda alle Appendici 1 e 2 per maggiori dettagli sulle metodologie di calcolo e loro
applicazioni con la presentazione di tre casi studio.
34
4.4 LA FASE DI REPORTING E DI STESURA DELLE RACCOMANDAZIONI
La penultima fase della VIIAS è quella della scrittura del report o relazione conclusiva.
Le voci che dovrebbero sempre essere riportate nel rapporto finale sono le seguenti:
Descrizione del progetto e delle varie opzioni considerate;
situazione ante operam;
o
stato di salute della comunità;
o
determinanti sanitari caratterizzanti la comunità;
o
presenza/assenza di particolari sottogruppi di popolazione suscettibile e loro
descrizione;
o
l’evoluzione di questi fattori nel tempo in assenza di interventi correttivi
all’opera;
lista dei fattori (determinanti) considerati. Per ciascuna voce indicare:
o
come e in che misura il fattore varierà dopo l’implementazione del
progetto/proposta;
o
come
la
qualità
della
vita
della
popolazione
sarà
influenzata
dal
progetto/proposta;
o
misura stimata dell’impatto. Se possibile quantificarla, altrimenti indicarla come
“alta”, “media” o “bassa”;
o
l’incertezza legata alla stima. Se possibile indicare l’evidenza come “certa”,
“probabile” o “possibile”;
una tabella di sintesi degli impatti;
valutazioni su come la proposta ottempera ai principi di equità:
o
chi ne trae beneficio? Chi svantaggio?
o
Come sarà la ricaduta sui differenti sottogruppi della popolazione interessata?
o
Raccomandazioni e suggerimenti su come modificare il progetto/proposta allo
scopo di massimizzare i benefici e minimizzare i danni.
All’interno della relazione si suggerisce di raccogliere tutte le informazioni in forma tabellare,
in maniera tale da fornire una sintesi di immediata interpretazione per i decisori.
Di seguito si suggerisce una delle tante possibili forme con la quale presentare tali risultati.
Si evidenziano tre fasi successive:
fase 1: documentazione circa l’evidenza degli impatti sanitari individuati;
fase 2: lista delle priorità degli impatti in base ai criteri adottati;
fase 3: suddivisione delle raccomandazioni per la politica, programma o progetto
sottoposti a VIIAS basate sulle priorità dei determinanti.
35
4.5 LA FASE DI MONITORAGGIO DURANTE E POST-OPERAM
Il monitoraggio si riferisce a tutti quei processi e sistemi posti in essere dopo che la
proposta/progetto di VIA è stata implementata ed ha lo scopo di controllare che gli impatti
sulla salute siano effettivamente quelli previsti dal procedimento di VIIAS. In fase di report
bisogna indicare chiaramente se ci sono degli aspetti dell’intervento che necessitano di una
maggiore attenzione nel monitorarne l’evoluzione.
Anche per il monitoraggio vi potranno essere casi nei quali sarà difficile implementarne tutte
le azioni su scala locale, per mancanza di strumenti o per mancanza di risorse finanziarie e
umane o per mancanza di dati attendibili.
La valutazione, invece, riguarda quelle operazioni che mirano a stabilire se la VIIAS ha
effettivamente raggiunto gli obbiettivi che si era inizialmente posta.
Il procedimento di VIIAS intende prevedere gli impatti sanitari di un progetto in un sistema
partecipato da vari attori e comunicare le risultanze in modo da influenzare la maniera con la
quale viene successivamente implementata l’opera. A tal proposito si possono individuare tre
punti chiave sui quali deve focalizzarsi la fase di valutazione:
il processo adottato è stato tale da massimizzare le possibilità di prevedere gli impatti?
I decisori sono stati condizionati positivamente dalle risultanze della VIIAS?
I diversi portatori d’interesse sono stati effettivamente inclusi nell’intero processo di
VIIAS?
La fase di monitoraggio e valutazione, comunque, presenta delle difficoltà legate al fatto che
la misura dell’accuratezza della VIIAS è un processo che coinvolge diversi aspetti. La
valutazione, ad esempio, dovrebbe prendere in considerazione anche conseguenze non
previste dalla VIIAS. Il monitoraggio dovrebbe protrarsi nel tempo (dipendente dalla
complessità e dal tipo di intervento) per poter esaminare anche gli effetti a lungo termine. Si
deve prevedere la conduzione di uno studio per valutare l’impatto sulla salute della
popolazione dopo la realizzazione dell’opera, utilizzando i dati sanitari disponibili così come è
previsto nella fase iniziale della valutazione in riferimento alla caratterizzazione dello stato di
salute della popolazione coinvolta; ciò al fine di valutare il reale impatto sulla salute dell’opera
in esame.
Nei paragrafi che seguono sono brevemente indicati:
-
le principali fonti d’accesso ai dati ambientali e socio-sanitari;
-
una proposta di check list per la redazione dello studio d’impatto ambientale, a cura di
Arpa Marche;
-
le funzioni concentrazione-risposta (Fcr) e gli Unit Risk;
-
le indicazioni per le valutazioni sullo SIA da effettuare da parte del valutatore.
36
4.6. ANALISI DELLE PRINCIPALI FONTI DI ACCESSO AI DATI AMBIENTALI E SOCIO SANITARI
Analisi
Tipologia di dati
Caratterizzazione
Dimensione,
demografica
struttura per età della popolazione
della
Disponibilità
Accessibilità
Banche dati
e
Elevata
Elevata
-Sistemi informativi statistici regionali;
-Sistema di Indicatori Territoriali: http://sitis.istat.it/sitis/html/;
-Demografia in cifre: http://demo.istat.it/;
-dati censimento della popolazione:
http://dati-censimentopopolazione.istat.it/;
health for all ITALIA:
http://www.istat.it/it/archivio/14562
di
Elevata
Elevata
-Sistemi informativi statistici regionali;
-Sistema di Indicatori Territoriali: http://sitis.istat.it/sitis/html/;
Dati sanitari/ epidemiologici
Media
Media /Elevata
Dati modellistici o da letteratura
Elevata
Elevata
ISTAT: Health for All-Italia http://www.istat.it/it/archivio/14562);
ISS: la mortalità per causa in Italia: 1980-2003, 2006-2010
http://www.iss.it/site/mortalita/Scripts/SelCause.asp
Ministero della salute (SDO: Schede di Dimissione Ospedaliera);
Registro Tumori Italiani8 http://itacan.ispo.toscana.it/italian/itacan.htm
Indagini epidemiologiche ad hoc: Studio SENTIERI[8], Studio EpiAir2[12, 13];
Aziende Sanitarie Locali o Agenzie Regionali Sanitari, Osservatori
Epidemiologici Regionali;
All’interno dello studio SIA
composizione
popolazione
Principali Indicatori demografici
Caratterizzazione
Dati
socio-economica
povertà,
socio-economici
della popolazione
disoccupazione,
di
(livello
occupazione,
di
di
istruzione,
posizione nella professione, reddito,
le
condizioni
abitative,
la
composizione familiare)
Caratterizzazione
sanitaria
della
popolazione
Perturbazioni
dell’ambiente
possibilmente
causate dall’opera
8
In Italia quasi 28 milioni di cittadini (pari al 46.6% della popolazione totale) vivono in aree coperte dall’attività dei Registri tumori accreditati dall'AIRTUM. La popolazione coperta
da un Registro varia da dimensioni regionali (Umbria) o quasi (Veneto) a dimensioni provinciali o corrispondenti a una singola città (Torino). Attraverso la mappa delle zone
attualmente coperte dai registri si può accedere alle schede di ogni singolo registro. http://www.registri-tumori.it/cms/copertura-new.
37
Analisi
Tipologia di dati
Caratterizzazione
Dati qualità ambientale
dell’ambiente
Disponibilità
Media
Accessibilità
Banche dati
Media
ARPA- ISPRA/SinaNet;
ante-
Sistemi informativi regionali o territoriali
operam
Ricadute
ambientali
dell’opera,
qualità
scenario
Dati
modellistici/dati
di
qualità
Media/elevata
Media/elevata
-
ambientale
ambientale
post-operam
Trasporti
ed
incidentalità
Volumi di traffico autoveicolare pre-
Media
Media
Rilevazione Ente Locale. Proponente. All’interno dello studio SIA
Media
Rilevazione Ente Locale. Polizia urbana. Proponente. All’interno dello
e post-operam;
rischio d'incidente anche stradale
Media
studio SIA
nell'area e potenziale incremento
dello stesso in post-operam.
Identificazione
rischi
tossicologici
particolari
dei
ecodi
sostanze
Sistemi informativi statistici regionali
Effetti ambientali acuti e cronici, a
carattere reversibile ed irreversibile
con riferimento alle normative
nazionali, comunitarie ed
internazionali;
Elevata
Elevata
TOXNET http://toxnet.nlm.nih.gov/
TOX FAQ http://atsdr1.atsdr.cdc.gov/toxfaq.html
HSDB http://toxnet.nlm.nih.gov/
ICSC Ita http://www.cdc.gov/niosh/ipcs/italian.html
tossiche immesse in
ISS http://www.dbsp.iss.it/4daction/WebEntra
ambiente
definizione
emissione
dei
relativi
fattori
di
IPCS INTOX http://www.intox.org/databank/index.htm
HAZ MAP http://hazmap.nlm.nih.gov/index.php
Proponente. All’interno dello studio SIA
38
Analisi
Presenza
Tipologia di dati
di
contaminanti
persistenti
per
ogni
sostanza
Accessibilità
Banche dati
Elevata
Elevata
Inquinanti Organici Persistenti (POPs)
presente i processi di dispersione,
e
bioaccumulabili
Presenza
descrivere
Disponibilità
di
e
http://www.governo.it/biotecnologie/documenti/interferenti_endocrini.p
df
degradazione ed il ruolo nella catena
http://chm.pops.int/TheConvention/ThePOPs/ListingofPOPs/tabid/2509/
alimentare
Default.aspx
diffusione,
descrivere
trasformazione
per
ogni
sostanza
contaminanti
presente i processi di dispersione,
"endocrine disruptor"
diffusione,
trasformazione
e
degradazione ed il ruolo nella catena
alimentare
Elevata
Elevata
Distruttori Endocrini
http://www.governo.it/biotecnologie/documenti/interferenti_endocrini.p
df
http://endocrinedisruption.org/endocrine-disruption/tedx-list-ofpotential-endocrine-disruptors/chemicalsearch
http://www.who.int/ceh/publications/endocrine/en/
39
4.7. SCELTA DELLE
FUNZIONI CONCENTRAZIONE-RISPOSTA (FCR) PER
GLI
INQUINANTI ATMOSFERICI
Per quanto riguarda le procedure di HIA per gli inquinanti atmosferici convenzionali, si
consiglia l’utilizzo delle funzioni concentrazione-risposta (FCR) proposte dal recente progetto
dell’OMS, “Health aspects of air pollution and review of EU policies: the REVIHAAP and HRAPIE
projects”[14], finalizzato a fornire supporto scientifico nella revisione della politica Europea
sulla qualità dell’aria in programma per il 2013. In particolare, il progetto ha coinvolto un
gruppo di esperti internazionali nella definizione della FCR raccomandate per l’HIA.
La revisione si concentra sugli inquinanti particolato (PM2.5, PM10), biossido di azoto (NO2) e
ozono (O3). Dato che l’O3 è un inquinante di origine secondaria, difficilmente ricollegabile alle
emissioni di una specifica sorgente, nel seguito si propongono alcune indicazioni relative ai
soli inquinanti PM ed NO2. In questa fase verranno inoltre presi in considerazione solamente
gli effetti a lungo termine (esposizione cronica).
Per tutte le FCR vale l’assunzione di linearità tra livello di esposizione ed effetto sulla salute.
Per le FCR riferite al PM2.5, il documento consiglia di considerare che il 65% del PM10 sia
composto da PM2.5.
40
Tabella 4.2. Funzioni concentrazione-risposta raccomandate da HRAPIE Project [15]
RR
Inquinante
PM2.5
(media
annuale)
Evento sanitario
All-cause (mortality)
(ICD-9: 1-799) –
age 30+
#
Gruppo
Range
concentrazione
(IC 95%) per 10
µg/m3
1.062
A
All
(1.040-1.083)
Riferimento
Bibliografico
Meta-analysis of
13 cohort
studies with
results: Hoek et
al. (2013)
CRFs used in the
GBD 2010 study
PM2.5
(media
annuale)
PM2.5
(media
annuale)
PM10
(media
annuale)
PM10
(media
annuale)
Mortality,
cerebrovascular
disease (includes
stroke), ischaemic
heart disease,
chronic obstructive
pulmonary disease
(COPD) and trachea,
bronchus and lung
cancer, age 30+
years
A
Lung cancer
incidence
All
Global Burden of
Disease (GBD) 2010
study (IHME, 2013),
supra-linear
exponential decay
saturation model
(age-specific),
linearized by the
PM2.5 expected in
2020 under the
current legislation
scenario
1.09
All
(1.04-1.14)
Postneonatal (age 1–
12 months) infant
mortality, all-cause
Prevalence of
bronchitis in
children, age 6–12
(or 6–18) years
1,04
B
All
(1.02-1.07)
1.08
B
All
(0.98–1.19)
Commento:
“An alternative
to all-cause
mortality”
“Both agespecific and allage estimates to
be calculated to
assess the
potential effect
of age
stratification”
Hamra G et al.
(2014)
Woodruff, Grillo
and Schoendorf
(1997), based
on 4 million
infants in the
United States
PATY study
(Hoek et al.,
2012) analysing
data from about
40 000 children
living in nine
countries
41
RR
Inquinante
PM10
(media
annuale)
Evento sanitario
#
Gruppo
Incidence of chronic
bronchitis in adults
(age 18+ years)
Range
concentrazione
(IC 95%) per 10
µg/m3
1.117
B
All
(1.040–1.189)
NO2
(media
annuale)
Mortality, all
(natural) causes, age
30+ years
B
1.055
> 20 µg/m3
(1.031–1.080)
Riferimento
Bibliografico
Combination of
results from
longitudinal
studies Loma
Linda University
Adventist Health
and Smog
(AHSMOG) and
SAPALDIA
Meta-analysis of
all (11) cohort
studies
published before
January 2013 by
Hoek et al.
(2013)
NO2
(media
annuale)
Prevalence of
bronchitic symptoms
in asthmatic
1.021
B
All
children aged 5–14
years
(0.990–1.060)
per 1 µg/m³
Southern
California
Children’s
Health Study
(McConnell et
al.,2003)
* A: sono disponibili dati sufficienti per consentire una quantificazione attendibile degli effetti;
B: vi è maggiore incertezza circa la precisione dei dati utilizzati per la quantificazione degli
effetti.
Per quanto riguarda le funzioni dose-risposta da utilizzare nelle procedure di RA, il riferimento
internazionale è in genere considerato il database US-EPA Integrated Risk Information System
(IRIS) liberamente disponibile sul sito http://www.epa.gov/iris/.
Ulteriori database suggeriti sono:
-
Profili tossicologici delle sostanze sviluppati da ATSDR (Agency For Toxic Substances
and Disease Registry): http://www.atsdr.cdc.gov/toxprofiles/index.asp
-
Database Cal-EPA, Office Environmental Health Hazard Assessment (OEHHA):
http://www.oehha.ca.gov/risk/chemicalDB/index.asp
42
-
Database Risk Assessment Information System (RAIS): http://rais.ornl.gov/
-
International
Toxicity
Estimates
for
Risk
(ITER)
database:
http://toxnet.nlm.nih.gov/newtoxnet/iter.htm
A livello nazionale, l’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con INAIL, ha predisposto
la
“Banca
Dati
ISS-INAIL
per
(http://www.iss.it/iasa/?lang=1&tipo=40),
Analisi
un
di
Rischio
database
di
Sanitario
riferimento
Ambientale”
per
le
FCR
tossicologiche da utilizzarsi nell’analisi del rischio per i siti contaminati, ai sensi del Dlgs
152/2006.
I diversi database riportano spesso valori diversi per le funzioni dose-risposta, il che può
comportare stime di rischio molto variabili.
4.8 CHECK LIST PER LA REDAZIONE DELLO STUDIO D'IMPATTO AMBIENTALE e
SANITARIO9
In riferimento alle prescrizioni indicate al punto f) Salute Pubblica, allegato II del D. P. C. M
27 dicembre 1988 (descritto nel Box 2), i proponenti devono riportare in apposita sezione
dello SIA le informazioni elencate nelle tabelle che seguono. La check list dovrà essere
compilata per la fase di cantiere, esercizio e di dismissione dell'opera.
Tabella 4.3. Caratterizzazione dal punto di vista della salute dell’ambiente e delle comunità
interessate. Punto F. Salute Pubblica a.
Caratterizzazione dal punto di vista della salute umana, dell'ambiente e della comunità
potenzialmente coinvolti, nella situazione in cui si presentano prima dell'attuazione
del progetto:
Sezione 1.
Caratterizzazione
ambientale
Sezione 2.
- Caratterizzazione
socio-economica e
demografica della
popolazione residente
nell'area
1.
Definizione area potenzialmente impattata;
2.
3.
uso del suolo e principali infrastrutture;
qualità dell'ambiente ante-operam (aria, acqua sup., acqua
prof., suolo);
preesistenza di fonti di pressione ambientale nell'area;
informazioni sulle potenziali emissioni dell'impianto;
informazioni sulla modellistica delle ricadute.
Quantificazione e struttura per età e genere della
popolazione residente;
4.
5.
6.
1.
2.
3.
Situazione occupazionale dei residenti nel/nei comune/i
dell'area;
localizzazione di eventuali di comunità sensibili (scuole,
ospedali, RSA, case di riposo per anziani, ecc.).
1. Indicatori epidemiologici dei decessi per cause associabili
all'esposizione dei potenziali nuovi contaminanti/impianto o
9
Contributo dell’ARPA Marche
43
- Caratterizzazione
dello stato di salute
della popolazione
residente
nell'area/comuni
sensibilità specifiche agli stessi per patologie croniche in
atto;
2. Indicatori epidemiologici dei ricoveri ospedalieri per cause
come sopra;
3. Presenza di studi, ricerche o valutazioni sanitarie sull'area
d'interesse che evidenzino esposizioni, sensibilità o
patologie nella comunità.
Tabella 4.4 Cause significative di rischio. Punto F. Salute Pubblica b e c.
Identificazione e classificazione delle cause significative di rischio per la salute
umana da microrganismi patogeni, da sostanze chimiche e componenti di natura
biologica, qualità di energia, rumore, vibrazioni, radiazioni ionizzanti e non
ionizzanti, connesse con l'opera.
Aria
Acqua
Suolo/rifiuti
Trasporti
incidentalità
ed
1. Inquinanti atmosferici (dettagliare le sostanze e i livelli max
annui di base e di ricaduta sui recettori specie se comunità
sensibili).
1. Inquinanti nelle acque superficiali e profonde (dettagliare le
sostanze e i livelli).
1. Inquinanti nel suolo/rifiuti (dettagliare le sostanze e le
quantità prodotte).
1. Volumi di traffico autoveicolare pre e post operam;
2. incremento del rischio d'incidente anche stradale nell'area.
1. presenza di depositi e/o lavorazioni con emissione di odori
molesti;
2. misure di mitigazione.
Odori molesti
Tabella 4.5. Destino degli inquinanti. Punto F. Salute Pubblica d.
Descrizione del destino degli inquinanti considerati, individuati attraverso lo
studio del sistema ambientale in esame, dei processi di dispersione, diffusione,
trasformazione e degradazione e delle catene alimentari:
Presenza
di
contaminanti
persistenti
e
bioaccumulabili
descrivere per ogni sostanza i processi di dispersione, diffusione,
trasformazione e degradazione ed il ruolo nella catena
alimentare
Presenza
contaminanti
"endocrine
disruptor"
descrivere per ogni sostanza i processi di dispersione, diffusione,
trasformazione e degradazione ed il ruolo nella catena
alimentare
di
Tabella 4.6. Gruppi sensibili ed esposizioni combinate. Punto F. Salute Pubblica g.
Considerazione degli eventuali gruppi di individui particolarmente sensibili e
dell'eventuale esposizione combinata a più fattori di rischio.
6.1. Comunità 1. Elencazione dei gruppi a maggior sensibilità ed elencazione dei
rischi a cui sono potenzialmente esposti
sensibili
44
Tabella 4.7. Impatti positivi sull'ambiente e sulla collettività
Impatti positivi sull'ambiente, sullo stato socio-economico, culturale e relazionale
delle popolazioni residenti nell'area. Gli impatti positivi contribuiscono a compensare
gli eventuali rischi residui legati alla realizzazione dell'impianto e quindi anche a
migliorare/mantenere lo stato di salute della popolazione.
Impatti positivi
sull'ambiente
1. Descrivere e quantificare gli eventuali impatti sulle singole
matrici ambientali, come descritto al paragrafo 4.2
Misure
di
compensazione
1. Descrivere le eventuali misure di compensazione previste
Impatti positivi
sulla collettività
1. Descrivere le ricadute socio-economiche, culturali e
relazionali potenzialmente conseguenti alla realizzazione del
progetto
1. Previsione di un programma di verifica degli impatti
dichiarati
2. Previsione di un piano di monitoraggio degli impatti
3. Durata del piano di monitoraggio nel tempo
4. Definizione puntuale delle autorità preposte ai controlli;
5. Fattibilità/credibilità della realizzazione del monitoraggio da
parte degli organismi individuati
6. Previsione delle azioni da adottare e degli attori in caso di
non rispetto delle prescrizioni ambientali e del monitoraggio
Credibilità
dei
controlli e della
vigilanza
45
4.6 ADEMPIMENTI DEL VALUTATORE
Spetta al valutatore il compito di:
- valutare la congruità delle informazioni ambientali integrandole con i contributi dei settori
competenti ISPRA/ARPA/APPA in merito agli aspetti di competenza quali:
1. la definizione dei fattori di emissione e la stima delle aree di ricaduta (dispersioni e
deposizioni);
2. la caratterizzazione della qualità dell'ambiente in relazione all’inquinamento, al
rumore, alle vibrazioni; alla radioattività, etc.;
3. verificare il piano di monitoraggio ambientale proposto,
4. la verifica della compatibilità con la normativa vigente dei livelli di inquinamento e di
esposizione previsti, etc.
- valutare le informazioni indispensabili mancanti;
- valutare la congruità delle stime di impatto elaborate, in considerazione delle VIIAS
- effettuare le considerazioni sull’accettabilità del rischio. Per il calcolo dei casi attribuibili si
suggeriscono entrambi gli approcci (RA e HIA) descritti nei paragrafi 4.3.1 e 4.3.2. ai fini
decisionali si propone di considerare il criterio più protettivo: se, ad esempio, sulla base del
risultato del Risk Assessment il livello di rischio è maggiore del valore della soglia di
accettabilità, in una zona a bassa densità di popolazione, si consiglia di utilizzare la procedura
di RA; viceversa, se dal risultato del RA il livello di rischio è inferiore al valore soglia, in una
zona ad elevata densità di popolazione, si consiglia l’utilizzo della procedura dell’Health Impact
Assessment.
In Appendice 3 si allega una ipotesi di studio di ARPA Marche per la definizione di algoritmi di
valutazione da applicare nella procedura di VIA.
46
5. LA VIIAS NELL’AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE (AIA)
L’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) viene rilasciata ai fini dell'esercizio di nuovi
impianti, della modifica sostanziale e dell’adeguamento del funzionamento degli impianti
esistenti, che rientrano nelle attività di cui all’allegato VIII e XII10 del D.lgs 152/2006 e s.m.i.
Il D.lgs. 4 marzo 2014 n. 46 " Attuazione della direttiva 2010/75/UE relativa alle emissioni
industriali (prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento)" apporta importanti
modifiche alla norma, fra cui un ampliamento delle attività soggette all'AIA (art.26) che
diventano quelle previste dall'All. I della direttiva11. In particolare le modifiche riguardano:
attività energetiche, produzione e trasformazione dei metalli, industria chimica, trattamento
dei rifiuti e trattamento e trasformazione di materie prime animali e vegetali. Nella Parte IV
viene introdotto il Titolo III-bis relativo, ad esempio, agli impianti di smaltimento e recupero
rifiuti, compresi gli impianti di incenerimento e coincenerimento, che sostituisce e abroga il
D.lgs 133/2005, a partire dal 17/1/2016.
L'AIA è volta a prevenire fenomeni di inquinamento e incidenti e con il D.lgs 46 del 2014
rafforza il coordinamento AIA-VIA tale per cui le condizioni e misure supplementari per l'AIA
inserite nella VIA12 saranno oggetto di verifica e di controllo ai fini del riesame/rinnovo della
autorizzazione.
La Legge Regionale n. 21 /2012 della Regione Puglia “Norme a tutela della salute,
dell'ambiente e del territorio sulle emissioni industriali inquinanti per le aree pugliesi già
dichiarate a elevato rischio ambientale” e la legge 24/12/2012 n. 231 intervengono con
verifiche successive alla fase di rilascio della autorizzazione, volte a monitorare specifici
impatti delle attività specifiche sulla salute, prevedendo che sulla base dei risultati delle
valutazioni di danno sanitario si attui la mitigazione del rischio sanitario e ambientale nelle
aree interessate dagli stabilimenti di preminente interesse pubblico, attraverso il riesame della
stessa AIA, al fine di accelerare il risanamento ambientale.
5.1 ADEMPIMENTI DEL GESTORE
Il gestore deve dimostrare l’assenza di un impatto sanitario dovuto all’esercizio dell’impianto
nelle pregresse condizioni di autorizzazione e produrre una valutazione predittiva rispetto alle
emissioni per cui chiede l’autorizzazione sulla base delle nuove BAT.
In particolare, per impianti già sottoposti ad una valutazione di impatto ambientale, il gestore
presenterà i risultati di monitoraggio VIIAS in sede di autorizzazione o rinnovo della stessa.
10
11
Impianti di competenza statale, per i quali l'AIA corrisponde al provvedimento di VIA
vigente dal 11/04/2014
12 Le considerazioni inerenti la salute e la popolazione fanno parte della componente ambientale da valutare nel
procedimento VIA, come indicato al capitolo 4.
47
Se l’impianto non è stato sottoposto a VIA, il gestore in fase di richiesta di autorizzazione AIA,
deve presentare la documentazione secondo le modalità indicate nel capitolo 4.
5.2 CRITERI PER VERIFICA VIIAS AI FINI AUTORIZZATIVI
Nella VIIAS, la definizione del profilo di salute della popolazione residente nell’area interessata
dall’impianto potrà anche basarsi sulla valutazione dell’evidenza epidemiologica disponibile
relativamente ad esposizioni analoghe alle emissioni dell’impianto. Per maggiori dettagli si
rimanda al capitolo 4.
5.3 ADEMPIMENTI DEL VALUTATORE
Il valutatore dovrà verificare che il gestore abbia correttamente articolato le fasi previste dalla
procedura autorizzativa e definire l’accettabilità del rischio residuo.
5.4 MONITORAGGIO POST-AIA AI SENSI DEL DECRETO LEGISLATIVO 4 MARZO
2014, N.46
Nell’ambito del piano di monitoraggio post-AIA, il valutatore deve condurre una VIIAS sulla
base delle emissioni reali prodotte dall’impianto, anche considerando le misure ambientali
disponibili.
La valutazione potrà essere eventualmente integrata da uno studio sugli effetti a breve
termine degli impatti ambientali derivanti dalle emissioni misurate.
6. CONCLUSIONI
Le Linee Guida per la Valutazione Integrata di Impatto Ambientale e Sanitario (VIIAS) nelle
procedure di autorizzazione ambientale, presentate in questo documento, si configurano come
una prima proposta di approccio metodologico del Sistema Agenziale alla problematica della
VIIAS nell’ambito delle procedure di VIA, VAS e AIA e costituiscono una traccia da seguire
nell’iter di valutazione e caratterizzazione del rischio di natura chimica, fermo restando
l’esercizio, da parte di ciascuno, della propria professionalità.
La valutazione del rischio sanitario determinato da fonti di inquinamento ambientale è un
processo che vede impegnati operatori di diversi enti e professionalità, di conseguenza è
necessario che vengano definiti protocolli condivisi d’intervento in materia di valutazione del
rischio ambientale e sanitario. Questi protocolli devono individuare le reciproche competenze
specifiche o prevalenti, su base “funzionale” o “tematica”, direttamente applicabili alla quattro
fasi che compongono il processo valutativo:
•
raccolta dati e valutazione preliminare di pericolosità delle sostanze identificate
(hazard identification);
•
valutazione di tossicità e studio della relazione dose-risposta;
•
valutazione dell’esposizione;
48
•
caratterizzazione del rischio.
In questo processo, le fasi di identificazione del rischio e valutazione dell’esposizione sono
oggi tipicamente effettuate dagli operatori del Sistema delle Agenzie per l’Ambiente, laddove
la valutazione di tossicità e la caratterizzazione del rischio sono spesso competenze affidate
agli operatori del Servizio Sanitario Nazionale in relazione alle funzioni proprie di tutela della
salute della popolazione.
Si tratta, tuttavia, di un percorso collaborativo e, allorché siano preliminarmente condivisi e
concordati i criteri che devono informare le azioni connesse con ciascuna singola fase, ogni
Servizio potrà agire secondo percorsi sequenziali omogenei e validati, esercitando le funzioni
di propria competenza ed attivando via via le specifiche competenze necessarie in ragione
della crescente complessità del livello di analisi e valutazione richiesto dalla situazione
osservata.
D’altra parte, proprio poiché il processo di valutazione del rischio sanitario è complesso e
comporta, in particolare se condotto sino all’ultima fase di caratterizzazione anche
quantitativa, l’impegno di un carico notevole di risorse, occorre limitare e selezionare con
attenzione i casi in cui lo stesso sia davvero necessario.
In ogni caso l’esito negativo della valutazione in una singola fase pone termine al processo.
Qualora, ad esempio, non venga identificata, nella prima fase, la presenza di alcun inquinante,
il processo si può considerare concluso (stop in fase 1); analoga conclusione si avrà nel caso
in cui gli inquinanti rilevati non siano dotati di alcuna pericolosità intrinseca ovvero non si
possa riscontrare esposizione della popolazione (stop in fase 2).
Se ben utilizzato e condotto, nello spirito di cui sopra, il procedimento di valutazione e
caratterizzazione del
rischio sanitario costituisce un fondamentale supporto per le
amministrazioni a cui compete l’adozione degli interventi a tutela dell’ambiente e della
popolazione (risk management), sebbene siano non poche le critiche rivolte alla metodologia
abitualmente utilizzata nell’analisi di rischio.
L’approccio epidemiologico e un richiamo al principio di precauzione ed alla centralità del ruolo
di tutela della salute della popolazione possono ovviare a molte di tali critiche, superando un
metodo che è spesso visto come eccessivamente ‘tecnicista’ o ‘tecnocratico’ e finendo,
secondo alcuni, per essere più ‘garantista’ nei confronti delle sostanze inquinanti che della
salute delle persone.
Le presenti Linee Guida forniscono un supporto metodologico di base per un approccio
condiviso, omogeneo ed equilibrato al problema, ma anche uno stimolo ad approfondire gli
aspetti controversi e problematici del problema della caratterizzazione del rischio sanitario.
Stante la sempre maggiore sensibilità delle persone nei confronti della tutela dell’ambiente e,
soprattutto, della propria salute, è da prevedere che negli anni a venire le procedure di
valutazione di rischio e/o di impatto sanitario andranno acquisendo sempre maggiore
49
importanza. È quindi necessario che i principi e fondamenti richiamati in queste linee-guida
siano
culturalmente
diffusi
ed
utilizzati
nei
vari
Servizi
Regionali
e
che
vi
sia
contemporaneamente uno sforzo finalizzato alla specifica formazione di professionisti che, a
partire da tali principi e fondamenti, sappiano tradurre i risultati della ricerca tossicologica ed
epidemiologica in indicazioni pratiche a beneficio delle ‘politiche sanitarie’, elaborando
adeguate analisi e valutazioni a beneficio dei decisori e fornendo a questi ultimi ogni
necessario supporto per un’attenta ed efficace tutela preventiva e successiva della salute della
collettività.
50
APPENDICE 1. APPROFONDIMENTI METODOLOGICI
a cura di Andrea Ranzi (ARPA-EMR), Michele Cordioli (ARPA-EMR), Marco Baldini (ARPAM)
1. CONFRONTO TRA I DUE METODI: SIMILITUDINI E DIFFERENZE
Le due procedure di RA ed HIA descritte nei paragrafi 4.3.1 e 4.3.2 provengono da filoni di
letteratura/ricerca storicamente molto diversi. L’applicazione del risk assessment (RA) nel
campo ambientale nasce a fine anni ‘70 da un approccio di tipo tossicologico, basato su test
di laboratorio condotti su animali, finalizzati ad ottenere stime di rischio incrementale dovute
all’esposizione a specifiche sostanze. L’Health Impact Assessment (HIA) si basa invece su
evidenze di tipo epidemiologico e nasce negli anni ’90 come procedura finalizzata al calcolo
del burden of disease attribuibile all’inquinamento ambientale.
Le due procedure sono dunque concettualmente molto diverse. Nel RA si utilizzano coefficienti
di rischio che collegano l’esposizione ad una probabilità di sviluppare un effetto avverso
sull’organismo, che non si basano sulle caratteristiche della specifica popolazione in esame
ma derivano da modelli tossicologici di laboratorio e portano ad ottenere un valore generico
di rischio incrementale di malattia (nel caso di sostanze cancerogene) o indice di pericolo per
il superamento delle dosi di riferimento (sostanze non cancerogene). La procedura di HIA
prevede invece di valutare la modificazione dei tassi di incidenza osservati nella specifica
popolazione in esame, sulla base di funzioni concentrazione-risposta ricavate da studi
epidemiologici condotti su popolazioni simili. L’HIA necessita di conoscere la situazione
sanitaria dell’area indagata (es. incidenza malattie), e produce un numero di casi attesi in
base alla modificazione dei tassi di incidenza nella popolazione in esame.
Nel RA vengono in genere assunti due modelli molto diversi per le funzioni dose-risposta delle
sostanze cancerogene (senza soglia di non effetto, assunzione di linearità alle basse dosi, uso
di coefficienti Unit Risk (UR) o Slope Factor (CSF), valore di rischio incrementale di malattia
come output) e delle sostanze non-cancerogene (con soglia di non effetto, confronto con una
concentrazione o dose massima accettabile, quoziente di pericolo come output).
L’HIA si basa su funzioni concentrazione-risposta basate generalmente sull’assunzione di
linearità tra esposizione ed effetto (almeno per il PM10) che relazionano l’incremento delle
concentrazioni ambientali ad un incremento dell’incidenza di background della patologia, non
differenziando i meccanismi di azione in cancerogeni/non cancerogeni e restituiscono come
output un numero di casi attribuibili alla variazione di esposizione.
Il RA si applica a una serie molto vasta di sostanze, le cui caratteristiche tossicologiche sono
raccolte in database elaborati secondo specifiche procedure (es. IRIS). L’HIA viene condotto
generalmente solo su pochi inquinanti atmosferici per i quali l’evidenza epidemiologica di
causalità sia sufficiente (PM10, Ozono e talvolta NO2). Per stimare l’impatto sulla salute causato
dall’inquinamento atmosferico, che per definizione è costituito da una diversa miscela di
51
inquinanti, gli studi epidemiologici utilizzano diversi indicatori di esposizione rappresentati dai
singoli contaminanti. Data la stretta correlazione degli inquinanti atmosferici, l’impossibilità
da parte degli studi epidemiologici di assegnare eventi attribuibili a ciascuno di essi per le loro
peculiarità fisico-chimiche, ha condotto all’individuazione del particolato atmosferico quale
valido indicatore generale di esposizione per numerose fonti di inquinamento atmosferico
outdoor.
Data la notevole diversità nei due approcci, in definitiva si ritiene che essi debbano essere
condotti separatamente seguendo le metodologie standardizzate disponibili in letteratura. Lo
sforzo nel conciliare le due metodologie deve avvenire nella fase di stima del numero di casi
attribuibili e di definizione dei criteri per l’accettabilità del rischio.
2. POSSIBILE APPROCCIO CONGIUNTO (PER CANCEROGENICITÀ)
Si riportano due esempi di calcolo che rendono possibile il confronto tra approcci RA ed HIA
per le sostanze cancerogene. Per il PM10, ad esempio, non sono disponibili in letteratura valori
di UR o CSF, ma solo valori RR derivanti dalla letteratura epidemiologica. Viceversa, per molte
altre sostanze sono stati sviluppati UR o CSF, mentre non sono disponibili valori di RR
internazionalmente riconosciuti.
Il primo approccio consente di stimare il numero di casi attribuibili a partire dall’incremento
del valore di rischio calcolato con gli UR o CSF (modello additivo). Il secondo approccio
consente invece di stimare gli UR e quindi valutare il rischio incrementale di malattia, partendo
da valori di RR di letteratura (modello moltiplicativo).
Assunti di base:
•
valutazione degli impatti dovuti alle esposizioni croniche (long-term);
•
va di esposizione: inalatoria;
•
tipologia di effetto: cancerogeno.
3. STIMA DEI CASI ATTRIBUIBILI IN PRESENZA DEL SOLO UR
Il più recente lavoro pubblicato che porta ad una comparazione degli approcci tossicologico
ed epidemiologico riguarda l’analisi, fatta dal gruppo di lavoro dell’OMS sull’Environmental
Burden of Disease in Europe (EBoDE), di valutazione di impatto in Europa di 9 diversi fattori
di pressione ambientale [16].
La peculiarità dell’approccio è che propone un metodo di calcolo dei casi attribuibili sia in
presenza di rischio relativo che in presenza di Unit Risk.
E’ condivisibile anche la gerarchia proposta, ovvero privilegiare RR ove disponibile, altrimenti
considerare gli UR. I calcoli proposti superano il limite dell’approccio del RA che non considera
il contesto dello stato di salute di base della popolazione, aggiungendo una formula che tiene
conto dell’incidenza di base della patologia in esame nel calcolo della frazione di casi
attribuibili.
52
Si propone quindi di effettuare valutazioni degli eventi sanitari attribuibili alle esposizioni
utilizzando, in prima analisi, i dati sui rischi provenienti da studi epidemiologici (RR) validati
e, in assenza di questi, dai dati tossicologici (UR) e degli studi occupazionali.
Dati necessari:
•
popolazione esposta;
•
baseline burden of disease dell’outcome in esame.
Tradotto nei termini di richieste all’interno di un processo autorizzativo per un nuovo impianto,
si possono definire come:
•
popolazione dell'area interessata alle ricadute su base comunale (fonte ISTAT);
•
popolazione esposta alle ricadute estrapolata dalla popolazione delle unità di
censimento 2011 sulla base delle aree di ricaduta (fonte ISTAT e SIA);
•
n. degli eventi sanitari in studio per comune (dato annuale fonte ARS-ASL-ISTAT).
O alternativamente:
•
tasso di incidenza/mortalità della malattia in esame;
•
centroide dell’area di studio.
Sempre in relazione al grado di contributo che si richiede al gestore.
I metodi di stima del numero di casi attribuibili all’inquinamento utilizzati del lavoro di
Hanninen e colleghi (13) sono 2, in dipendenza dalla disponibilità del rischio relativo (RR)
derivante da studi epidemiologici (metodo 1a) o di un valore di Unit Risk (UR) di derivazione
tossicologica (metodo 2a).
Metodo 1a. Disponibilità della stima di rischio relativo epidemiologico (RR).
I casi attribuibili sono calcolati in base alla formula (1) già riportata nel paragrafo 4.3.2
(“Metodo Health Impact Assessment (HIA)”).
Rispetto al lavoro di Hanninen e colleghi (13), nel caso di valutazioni prospettiche per una VIA
si propone qui una modifica della formula della frazione attribuibile, come già evidenziato al
paragrafo 4.3.2, considerando il fatto che le stime che si vanno a fare sono relative ad una
situazione prospettica e non nota rispetto all’osservato. Non si tratta cioè di estrapolare da
un carico di malattia complessivo osservato una porzione attribuibile ad una data esposizione,
ma di stimare il carico aggiuntivo che si avrebbe aggiungendo il fattore di pressione ad una
situazione di base, di cui si conosce l’incidenza della malattia. Nella sostanza il differenziale
di rischio (A) viene calcolato con la formula (RR-1) e non (RR-1)/RR.
Metodo 2a. Gli unit risk (UR) sono utilizzati per stimare la frazione di casi osservati nella
popolazione attribuibili all’inquinamento (PAF) per le associazioni esposizione-evento in
mancanza delle stime degli RR. Gli UR rappresentano la stima del rischio incrementale per
unità di esposizione e sono utilizzati per consentire la stima diretta del numero di casi
attribuibili (AC) dai dati di esposizione:
53
AC = E × UR × P = R x P
dove E è il livello di esposizione, UR è l'unità di rischio, R è il rischio incrementale e P è la
dimensione della popolazione esposta.
In sostanza, noto il valore di rischio derivante dall’esposizione in esame (R), esso viene
moltiplicato per la popolazione esposta per ottenere un numero di casi attribuibili. Un valore
di rischio uguale, ad esempio, a 1.5x10-5, sta a significare che sono attesi 1.5 eventi aggiuntivi
su 10,000 soggetti esposti in modo continuo per 70 anni all’esposizione in esame (E).
Nel caso di valutazioni retrospettive, il PAF è stimato dalla AC come
PAF = AC / I,
dove I è l’incidenza osservata della patologia in esame.
Questa impostazione consente di stimare sui casi attribuibili sia utilizzando il metodo HIA che
il metodo RA. Rimane aperta la problematica di definire delle soglie di accettabilità degli effetti
basate sul numero di eventi attribuibili piuttosto che su valori di rischio predefiniti.
4. CONVERSIONE DEL RR IN UR
Nell’ottobre 2013 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato
l’inquinamento atmosferico e le polveri sottili come cancerogeni per l’essere umano (Gruppo
1) rilevando sufficienti evidenze per un’associazione causale con il tumore polmonare [17].
Premesso quanto sopra, è stato implementato un algoritmo che, a partire dai dati
epidemiologici disponibili, ha condotto alla determinazione dell’unità di rischio inalatorio (IUR)
di contrarre un tumore al polmone per esposizione al particolato fine (PM2,5) nella popolazione
italiana.
Secondo l’approccio proposto dall’OMS, l’unità di rischio (UR o IUR), basata su studi
epidemiologici, viene calcolata in base alla formula seguente [18]:
dove P0 è il rischio cumulativo di background di sviluppare un tumore nel corso della vita (070 anni) nell’ambito della popolazione considerata, RR è il rischio relativo di tumore per
esposizione alla sostanza cancerogena stimato da studi epidemiologici e X è l’esposizione
media della popolazione per tutta la vita (ovvero riferita a 24h/giorno, 365 giorni/anno).
Il valore di P0 calcolato a partire dai tassi di incidenza età specifici riportati dal pool dei registri
dell’Associazione italiana dei registri tumori (AIRTUM) [19] è risultato pari a 0.0235.
54
Il valore del RR di tumore polmonare associato ad incrementi di 10 µg/m3 di PM2.5, tratto dal
risultato di una metanalisi di 18 studi epidemiologici, è stato individuato in 1,09 (IC95%:
1,04-1,14) [20].
Considerato che l’esposizione della popolazione al particolato è continuativa (fattore X pari a
1) e che il rischio relativo per incrementi unitari di PM2,5 è di 1,009, sulla base dell’equazione
sopra indicata risulta che l’unità di rischio inalatorio incrementale per esposizione a 1 µg/m3
di PM2.5 è pari a:
Per definizione l’unità di rischio inalatorio (IUR) incrementale per un agente cancerogeno in
atmosfera rappresenta il rischio addizionale di sviluppare un tumore per tutta la vita, in una
ipotetica popolazione, in cui tutti gli individui sono esposti continuamente, a partire dalla
nascita e per tutta la vita, alla concentrazione di 1 µg/m3 di sostanza cancerogena presente
nell’aria che respirano [21].
L’utilizzo dei dati epidemiologici disponibili ha consentito di individuare due casi incrementali
di tumore del polmone su diecimila persone della popolazione italiana a seguito di
un’esposizione per tutta la vita (0-70 anni) a 1µg/m3 di PM2.5.
Questa procedura di conversione del RR in UR è tuttavia raramente applicata in letteratura, e
la derivazione dell’UR per il PM10 non segue le procedure standardizzate che da decenni
caratterizzano il processo di derivazione dei coefficienti di rischio.
5. PROBLEMATICHE APERTE.
5.1 SCELTA DELL’AREA DI STUDIO E DELLA POPOLAZIONE ESPOSTA
Nel caso della VIIAS il problema è definire in maniera univoca e necessariamente generica un
areale di impatto dell’impianto, a prescindere da ciò che gli sta intorno, in quanto il contributo
sarà differenziale rispetto a ciò che già impatta sull’area.
Una scelta critica nei processi di VIA riguarda infatti la definizione dell’area di studio, ovvero
l’areale geografico entro il quale verranno valutati gli impatti sull’ambiente e sulla salute.
Per contaminazioni che interessano il suolo (mezzo immobile) o le acque (mezzo a mobilità
ridotta, determinata dalla presenza di ostacoli di tipo fisico) è in genere possibile determinare
l’estensione dell’area contaminata, sulla base di piani di campionamento dettagliati e
conoscendo le caratteristiche geologiche ed idrologiche del sito (es. perimetrazione di siti
contaminati, definizione del bacino idrografico). Nel caso di sorgenti di emissioni in atmosfera
(mezzo ad elevata mobilità, continuamente rimescolato e non confinato da barriere fisiche) è
in genere possibile definire gradienti di concentrazione attraverso l’uso di misure o modelli
55
fisici, ma non è semplice delimitare un’area precisa al di fuori della quale la contaminazione
è assente.
Dalla definizione dell’area di studio dipendono diverse componenti fondamentali dei processi
di valutazione degli effetti sulla salute:
•
la definizione della numerosità della popolazione esposta, da cui dipende fortemente il
calcolo dei casi attribuibili;
•
la definizione dell’incidenza di background delle patologie, da cui dipende sia il calcolo
dei casi attribuibili che l’interpretazione dell’accettabilità degli impatti sanitari;
•
la definizione di eventuali recettori sensibili.
5.2 SCELTA DEL LIVELLO DI DETTAGLIO SPAZIALE DELL’ANALISI
Prima di intraprendere il processo di valutazione degli effetti sulla salute, è necessario definire
il livello di dettaglio spaziale con cui verrà condotta l’analisi. Tale scelta è sostanzialmente
determinata dalla disponibilità di dati di esposizione da un lato e di dati sulla popolazione e
sullo stato sanitario dall’altro.
Per quanto riguarda i dati di esposizione (concentrazioni ambientali), generalmente essi
potranno riferirsi a:
1. misure ambientali effettuate in specifici punti dell’area di studio;
2. simulazioni modellistiche per specifici recettori situati nell’area di studio (es. punto di
massima ricaduta);
3. aree ad esposizione crescente, identificate sulla base di modelli o misure;
4. mappe rappresentanti una superficie continua di inquinamento nell’area di studio;
ottenute sulla base di modelli o per interpolazione dei dati misurati.
Per quanto riguarda i dati di popolazione, generalmente essi potranno riferirsi a:
a. dati a livello comunale;
b. dati a livello di sezione di censimento;
c. dati a livello di numero civico di residenza;
Per quanto riguarda infine i dati di tipo sanitario (numero di eventi sanitari o dati di incidenza),
generalmente essi potranno riferirsi a:
i.
livello nazionale;
ii.
livello regionale;
iii.
livello di Azienda Sanitaria Locale;
iv.
livello Comunale;
v.
livello sub-comunale.
Dalle diverse combinazioni di questi dati deriva il grado di dettaglio massimo ottenibile
nell’analisi.
La stima degli effetti sulla salute potrà ad esempio essere condotta applicando il massimo
valore di esposizione riscontrato nell’area all’intera popolazione esposta del Comune in cui
56
ricade l’impianto oggetto di valutazione (combinazioni 1a o 2a). Una stima di questo genere
non richiede l’applicazione di analisi di tipo spaziale e l’utilizzo di software cartografici (GIS).
In alternativa, si potranno definire attraverso un modello matematico di dispersione o per
interpolazione di dati misurati, un certo numero di aree a diverso livello di esposizione,
determinando la popolazione esposta in ciascuna area sulla base delle sezioni di censimento
in essa contenute (3b) o in proporzione alla superficie interessata nel Comune (3a). Critica
rimane la scelta dei “cutoff” di concentrazione in base ai quali definire i limiti delle aree di
esposizione.
Il massimo grado di definizione possibile è probabilmente rappresentato dalla sovrapposizione
delle superfici continue di inquinamento (es. mappa della dispersione atmosferica) e la
collocazione esatta dei civici residenziali.
Un esempio dei diversi livelli di dettaglio viene sviluppato nel caso di studio di Parma in
appendice 2.
5.3 VALUTAZIONE DEI DIFFERENZIALI DI CONCENTRAZIONE
Le stime di impatto lavorano su differenziali di casi di malattia, in funzione dei differenziali di
esposizione della popolazione dovuti alla presenza di un nuovo fattore di pressione
ambientale.
Il quesito alla base è: se e quanto e come deve incidere nella valutazione di impatto la
situazione al baseline dell’area di studio ovvero, si può prescindere dal contesto nella
valutazione dell’opportunità di costruzione di un nuovo impianto o no?
La risposta generale è ovviamente no. In tal senso anche la VIS, nella sua concezione più
ampia di processo partecipato che contiene la valutazione quantitativa come una delle fasi,
valuta il contesto più adatto all’insediamento di nuovi impianti, basandosi sulla situazione
dello stato dell’ambiente e della salute delle aree dove dovrebbe sorgere il nuovo impianto.
Queste considerazioni potrebbero portare ad una non autorizzazione alla costruzione di un
nuovo impianto a prescindere dalla valutazione dell’impianto stesso (in base a questo
ragionamento la Pianura padana potrebbe essere sgombra da qualsiasi impianto industriale…)
Per quanto concerne invece la fase oggetto del presente documento, ovvero la valutazione
quantitativa degli impatti dovuti alla costruzione di un impianto (VIA), le procedure proposte
lavorano sul solo incremento di concentrazione attribuibile all’impianto, senza considerare la
situazione ante-operam.
Il livello di compromissione dello stato di salute della popolazione interessata in un certo senso
entra nei calcoli della procedura HIA attraverso il valore di incidenza di base di una malattia
(B), rendendo di fatto indirettamente non lineare la relazione fra dose e risposta. Infatti c’è
da attendersi che se l’impianto sorge in un’area con un livello di esposizione medio al
particolato doppio rispetto ad un'altra zona, al netto di variazioni di composizione e
suscettibilità delle popolazioni coinvolte, il livello di incidenza di base della patologia ambiente57
correlata sia più alto nella prima situazione che nella seconda, con un conseguente più alto
numero di casi attribuibili all’impianto a parità di differenziali nei valori di esposizione.
58
APPENDICE 2. CASI STUDIO
1. ESEMPIO DI APPLICAZIONE DELLE METODOLOGIE DI HIA ED RA ALLE
EMISSIONI DI UN IMPIANTO DI INCENERIMENTO RIFIUTI NELLA CITTÀ DI
PARMA.
Nel seguito viene presentata un’applicazione delle due metodologie HIA e RA alle emissioni di
un impianto di incenerimento rifiuti presente nella città di Parma.
Materiali e metodi
Per l’impianto sono disponibili i risultati della simulazione modellistica della dispersione di
alcuni inquinanti, effettuata con il modello Gaussiano ADMS-Urban.
La simulazione è stata eseguita su un’area area di 10x10km centrata sull’inceneritore.
Nel seguito verranno presi in considerazione solo due inquinanti, il PM10 (assumendo
l’emissione pari al massimo autorizzato per le PTS, 5 mg/Nm3) ed il Cd (assumendo
l’emissione pari al massimo autorizzato per Cd+Tl , 0.05 mg/Nm3, in forma di particolato).
59
Principali Comuni coinvolti
Comune
Pop.Sez
Cens
2001
Parma
Pop.
2012
ISTAT
163457
175842
Sorbolo
8656
9593
Torrile
5955
7448
178068
192883
TOT
Definizione area di studio
Opzione 1. Popolazione esposta entro 4km
Sez.cens istat 2001 = 30.996
Civici 2011 = 31.010
sezioni di censimento e civici entro raggio 4km
Opzione 2. Popolazione esposta entro 10km
Sez.cens istat 2001 = 203141
60
Sezioni di censimento entro il quadrato di 10km coperto dal modello di dispersione
Contributo PM10 impianto (ng/m3)
Massima conc. Media annua di PM10 su recettore = 25.8 ng/m3
Massima conc. Media annua di Cd su recettore = 0.258 ng/m3
Definiamo 5 aree di iso-concentrazione sui quintili di popolazione esposta ISTAT 2001 entro
4km:
PM10
PM10
PM10
Quintile Pop
pop. ISTAT
min*
max*
media*
1
6095
0.34
0.78
0.65
2
6135
0.78
0.94
0.86
3
5991
0.96
1.43
1.16
4
6177
1.43
2.81
2.06
5
6598
2.84
15.90
4.82
TOTALE
30996
0.34
15.90
1.81
* = valori ricavati sulle medie dei recettori del modello entro ciascun poligono di sezione
Definiamo 5 aree di iso-concentrazione sui quintili di popolazione esposta ISTAT 2001 entro
10km:
61
Quintile Pop
pop. ISTAT
PM10
PM10
PM10
min*
max*
media*
1
41228
0.11
0.32
0.24
2
40849
0.32
0.52
0.42
3
41307
0.52
0.83
0.65
4
40666
0.84
1.30
1.06
5
39091
1.30
15.90
2.30
0.11
15.90
0.88
TOTALE
203141
* = valori ricavati sulle medie dei recettori del modello entro ciascun poligono di sezione
Livelli di definizione spaziale nella stima degli impatti:
-
Concentrazione massima di ricaduta applicata all’intera popolazione dei tre comuni
(2a)
-
Concentrazione massima di ricaduta applicata all’intera popolazione entro 4 e 10 km
(2b)
-
5 aree di isoconcentrazione e popolazione da sezioni di censimento ricadenti in ciascun
area (3b)
-
Concentrazione
media
entro
ciascuna
sezione
di
censimento
e
popolazione
corrispondente (4b)
-
Valutazione della concentrazione presso ciascun civico e pop. Residente nel civico (4c)
Incidenza tumore al polmone da pubblicazioni
Incidenza Emilia Romagna 2012 (grezzo): 104.9 per 100.000 (M) 51.5 (F) [22]
Incidenza emilia romagna 2012 (std EU): 55.7 (M) 25.8 (F) [22]
Incidenza Parma 2007 (grezzo): 96.7 (M) , 38.4 (F), 66.7 (M+F) [23]
Incidenza Parma 2007 (std EU): 56.67 (M) , 21.4 (F), 36.5 (M+F) [23]
Funzione conc-risposta PM10
Uso stima metanalitica tumore al polmone [24] RR= 1.09 per 10 µg/m3
Funzione conc-risposta Cd
Uso UR da database IRIS US-EPA: 1.8E-3 per µg/m3
62
STIME CASI ATTRIBUIBILI PM10 TUMORE POLMONE
Max di ricaduta applicato alla popolazione totale dei 3 comuni (2a)
AC = I * (RR-1) * P * E/10 = 66.7/100000 * 0.09 * 0.0258/10 * 192883
= 0.030 casi aggiuntivi annui
Max di ricaduta e popolazione 4 e 10km (2b)
AC4km = I * (RR-1) * P * E/10 = 66.7/100000 * 0.09 * 0.0258/10 * 30996
= 0.0048 casi aggiuntivi annui
AC10km = I * (RR-1) * P * E/10 = 66.7/100000 * 0.09 * 0.0258/10 * 203141
= 0.0310 casi aggiuntivi annui
Aree iso-concentrazione 4km e popolazione da sez. censimento entro ciascuna area (3b)
PM10
casi annui casi annui
Quintile Pop
popolazione
PM10 max media
PMmax
PMmed
1
6095
0.78
0.65
0.00003
0.00002
2
6135
0.94
0.86
0.00003
0.00003
3
5991
1.43
1.16
0.00005
0.00004
4
6177
2.81
2.06
0.00010
0.00008
5
6598
15.90
4.82
0.00063
0.00019
totale area 4km 0.00085
PM10
Quintile Pop
popolazione
0.00036
casi annui casi annui
PM10 max media
PMmax
PMmed
1
41228
0.32
0.24
0.00008
0.00006
2
40849
0.52
0.42
0.00013
0.00010
3
41307
0.83
0.65
0.00021
0.00016
4
40666
1.30
1.06
0.00032
0.00026
5
39091
15.90
2.30
0.00373
0.00054
totale area 10km
0.00446
0.00112
Conc. Media per sezione di censimento e pop entro ciascuna sezione (4b)
Totale casi attribuibili area 4km =
0.00033
Totale casi attribuibili area 10km = 0.0011
63
Conc. Presso il civico e pop nel civico (4c)
Totale casi attribuibili area 4km = 0.00032
STIME RISCHIO CD INALAZIONE
Max conc. Su recettore e pop censimento (2b)
Rischio = 0.258 /1000 * 1.8E-3 = 4.6E-7
Casi 4 km (in 70 anni) = 4.6E-7 * 30996 = 0.014
Casi 10 km (in 70 anni) = 4.6E-7 * 203141 = 0.094
Aree iso-concentrazione (3b)
Quintile
Cd max
rischio
rischio
casi
casi
Cd media
Cd max
Cd med
Cd max
Cd med
Pop
pop
1
6095 0.0078
0.0065
1.40E-08
1.17E-08
8.56E-05
7.13E-05
2
6135 0.0094
0.0086
1.69E-08
1.55E-08
1.04E-04
9.50E-05
3
5991 0.0143
0.0116
2.57E-08
2.09E-08
1.54E-04
1.25E-04
4
6177 0.0281
0.0206
5.06E-08
3.71E-08
3.12E-04
2.29E-04
5
6598 0.159
0.0482
2.86E-07
8.68E-08
1.89E-03
5.72E-04
totale area 4km 0.00254
0.00109
Quintile
Cd max
Cd media
rischio
rischio
casi
casi
Cd max
Cd med
Cd max
Cd med
Pop
pop
1
41228
0.003
0.002
5.76E-09
4.32E-09
2.37E-04
1.78E-04
2
40849
0.005
0.004
9.36E-09
7.56E-09
3.82E-04
3.09E-04
3
41307
0.008
0.007
1.49E-08
1.17E-08
6.17E-04
4.83E-04
4
40666
0.013
0.011
2.34E-08
1.91E-08
9.52E-04
7.76E-04
5
39091
0.159
0.023
2.86E-07
4.14E-08
1.12E-02
1.62E-03
totale area 10km
0.01338
0.00336
Sezioni di censimento (4b)
Totale casi attribuibili (70 anni) area 4km = 0.0010
64
Totale casi attribuibili (70 anni) area 10km = 0.0032
Civici residenza (4c)
Totale casi attribuibili (70 anni) area 4km = 0.0009 (NB: popolazione 2011 maggiore…)
PM10
Casi tumore annui attesi nella popolazione esposta in base a incidenza di background (4km)
= 30996*(66.7/1000000)= 20.67
Casi aggiuntivi per contributo inceneritore (4km) = 0.0048 (worst case, massimo di ricaduta)
casi l’anno
= 0.336 casi in 70 anni
Aumento incidenza pari a 0.0048/20.67 = 0.023 %
Aumento pari a 0.336 casi *100000/30996 = 1.08 casi per 100000 esposti in 70 anni (1.08
* 10-5)
Cd
Rischio max 4.6E-7 inferiore soglia 1E-4 per il soggetto più esposto
Casi attesi in 70 anni nell’area 4km = 4.6E-7*30996 = 0.014 (worst case, massimo di
ricaduta)
ANALISI RISULTATI PER IL PM10
Per quanto riguarda l’impatto dell’impianto, considerare il massimo di ricaduta, le
concentrazioni medie o massime nelle 5 aree di iso-concentrazione oppure le concentrazioni
medie entro ciascuna sezione di censimento comporta variazioni notevoli nella stima del
numero di casi. Se si considera la popolazione dei 4 km, il numero di casi annui aggiuntivi
attesi varia da 0.0048, 0.00085, 0.00036, 0.00033 a seconda che si usi rispettivamente il
massimo di ricaduta assoluto, la concentrazione massima e media entro ogni area di isoconcentrazione, la concentrazione media della sezione di censimento.
Per quanto riguarda l’area di studio, notevole è la differenza sul numero di casi attribuibili
calcolati usando il massimo di ricaduta e la popolazione dei 3 principali comuni coinvolti (0.030
casi/anno), la popolazione dei 10 km (0.031 casi/anno) o la popolazione dei 4km (0.0045
casi/anno).
Nei conteggi è stato utilizzata come incidenza di background il tasso grezzo (M+F) per la
provincia di Parma, così come pubblicato dai Registri Tumori locali. I dati mostrano tuttavia
65
una discreta variabilità a seconda che si considerino i dati provinciali 2007, il dato regionale
2012 e i tassi grezzi oppure i tassi standardizzati.
Infine, l’uso dell’UR per il PM10 calcolato al paragrafo 2.4 (2.12x10-4) per il RA, si traduce in
una stima di 0.0024 casi annui nei 4km usando il massimo di ricaduta, contro una stima
ottenuta con il metodo HIA pari a 0.0048.
66
2. CASO
STUDIO
DI
TARANTO:
VALUTAZIONE
DI
IMPATTI
DEL
POLO
SIDERURGICO
L’area di Taranto risulta essere quella caratterizzata, a livello nazionale, dalle più alte
emissioni in atmosfera generate dalle attività industriali, riguardo in particolare agli
Idrocarburi Policiclici Aromatici, al Benzo(a)Pirene e alle diossine, come riportato nelle banche
dati emissive nazionali e internazionali. Questo ha determinato una situazione di emergenza
ambientale e sanitaria che recenti studi hanno permesso di correlare alle emissioni dello
stabilimento siderurgico ILVA.
OBIETTIVI E METODI
L’obiettivo è quello di fornire una stima del rischio cancerogeno per via inalatoria correlato
alle principali sostanze inquinanti emesse dallo stabilimento ILVA di Taranto.
Dai dati di emissione dello stabilimento e dalla letteratura relativa agli impianti siderurgici, si
è posta l’attenzione sugli inquinanti per i quali sono noti effetti cancerogeni e/o non
cancerogeni per esposizione per via inalatoria (IPA: Benzo[a]pirene e Naftalene; Composti
Organici: Diossine, PCB, benzene; Metalli: Arsenico, Cadmio, Cromo6, Nickel, Piombo,
Selenio).
La procedura di valutazione utilizzata si basa sui principi generali di risk assessment contenuti
in un documento noto come “Red Book” [25] applicati alla valutazione del rischio residuo sulle
cokerie [26]. La valutazione dell’esposizione, che determina il livello di esposizione dei
recettori umani alle sostanze chimiche individuate è stata effettuata per la sola via inalatoria
di esposizione. Per le sostanze aerodisperse è possibile utilizzare le concentrazioni
direttamente misurate nell’ambiente oppure le concentrazioni stimate attraverso modelli di
dispersione a partire dalle emissioni. In questo caso è stata utilizzata la modellistica sia perché
era necessario avere una mappa di concentrazioni continua su tutto il territorio di interesse
sia per la necessità di attribuire l’esposizione alla sorgente di interesse (in questo caso lo
stabilimento ILVA di Taranto). Basandosi sulle concentrazioni stimate e conoscendo la
distribuzione della popolazione sul territorio, è stato possibile calcolare la dose inalatoria della
popolazione potenzialmente esposta, secondo la formula [1] di seguito riportata [27]:
InhalationDose = &'()*+&,-*+&(+&./+&.,+010234 (5
[1]
dove:
Inhalation Dose = Dose through inhalation (mg/kg/d)
10-6 = micrograms to milligrams conversion, liters to cubic meters conversion (10-3 m3/ l)
CAIR = Concentration in air (µg/m3)
DBR = Daily breathing rate (L/kg body weight-day or L/kg-day)
A = Inhalation absorption factor
67
EF = Exposure frequency (days/year)
ED = Exposure duration (years)
AT = Averaging time period over which exposure is averaged, in days (e.g. 25.550 days for
70 years for cancer risk)
Per il calcolo della dose inalatoria, sono stati utilizzati i seguenti valori di default
-
DBR : 393 L/Kg body weight-day (95° percentile)
-
A: 1
-
EF: 350 days/year
-
ED: 70 years
-
AT 25.550 days
Le mappe di distribuzione al suolo delle concentrazioni degli inquinanti considerati
relativamente a tutte le tipologie di emissioni prodotte dall’impianto stesso sono state
ricostruite con l’ausilio della modellistica diffusionale che, ponendo in relazione deterministica
emissioni e concentrazioni, consente di ottenere campi di concentrazione in aree di territorio
dove non esistono punti di misura e di individuare le porzioni di territorio più critiche da un
punto di vista delle ricadute di contaminanti. L’uso delle tecniche modellistiche consente
inoltre di separare e valutare quantitativamente il contributo delle varie sorgenti emissive alla
qualità dell’aria ambiente, consentendo così sia di interpretare i dati “integrati” delle centraline
di monitoraggio che di individuare più efficacemente le strategie di mitigazione e di
risanamento da intraprendere. In particolare, le mappe di concentrazione sono il risultato
finale di una catena modellistica che prevede una ricostruzione meteorologica, una
ricostruzione dei parametri legati alla turbolenza ed una ricostruzione della diffusione degli
inquinanti in atmosfera e al suolo. La dispersione degli inquinanti in atmosfera viene di norma
simulata con modelli semplificati (gaussiani) su periodi temporali relativamente lunghi,
consentendo la quantificazione dell’impatto atmosferico sul territorio circostante ed il calcolo
degli standard di qualità dell’aria previsti dalla normativa vigente relativi ai diversi inquinanti.
Le simulazioni con i modelli gaussiani forniscono, in alcune situazioni critiche, risultati poco
realistici per diversi motivi:
‐impossibilità di riprodurre le situazioni di calme di vento;
‐incapacità di seguire correttamente l’evoluzione temporale dei fenomeni di brezza e di
ricircolo di inquinante.
La complessità dello scenario emissivo dell’impianto ILVA, caratterizzato da un elevato
numero di sorgenti sia di tipo convogliato che di tipo areale, unita alla complessità
meteorologica dell’area, che determina l’innescarsi di condizioni meteo diffusive non
omogenee e non stazionarie, a causa della presenza della discontinuità terra–mare, rende
necessario l’utilizzo di una modellistica tridimensionale di tipo avanzato in grado, cioè, di
riprodurre realisticamente le variazioni spaziali e temporali sia del campo di moto che dei
diversi regimi di turbolenza atmosferica. Come codice tridimensionale di simulazione è stato
68
scelto un modello di tipo lagrangiano a particelle perché particolarmente adatto a fornire una
ricostruzione accurata della distribuzione spaziale locale degli inquinanti primari [28]. A
partire dal dataset meteorologico MINNI [29], descritto nel seguito e prodotto dal modello
prognostico a mesoscala RAMs [30], il sistema utilizzato in questo studio è la cascata di
modelli costituita dal sistema Minerve/Swift‐SurfPro‐SPRAY. In particolare per gli inquinanti
considerati sono state stimate le deposizioni (secca ed umida), nell’ipotesi che essi siano
interamente veicolati dal particolato PM10. La simulazione è stata condotta considerando
l’anno meteorologico 2007.
Calcolate le concentrazioni al suolo si procede con la valutazione dose-risposta che si ricava
dal prodotto tra l’esposizione in termini di dose inalatoria e la risposta in termini di effetto
sanitario avverso. Le formule utilizzate in questo studio per il calcolo del rischio si avvalgono
degli Slope Factor per sostanza cancerogena, per cui sono stati utilizzati quelli direttamente
reperibili in letteratura, ove esistenti. Negli altri casi sono stati derivati dal rispettivo Unit Risk
secondo la formula nel paragrafo 4.3.1.
Dal momento che diversi enti scientifici e regolatori propongono diversi coefficienti si è deciso
di sceglierli in base al seguente ordine di priorità:
1° OMS;
2° US‐EPA;
3° Californian‐EPA;
4° Altra fonte.
Di seguito si riporta la formula utilizzata per il calcolo del rischio cancerogeno inalatorio:
CancerRisk = 8InhalationDose
9:
;:<= >
?8SFinal ;:<= >
9:
?&1x10A +
[3]
RISULTATI E CONCLUSIONI
Le formule sopra esposte sono state utilizzate per calcolare il rischio cancerogeno inalatorio
sostanza-specifico per tutti gli inquinanti considerati. Secondo una modalità additiva, i rischi
delle sostanze sono stati combinati per ottenere mappe di rischio cancerogeno totale. Nelle
figura 1 si riporta la mappa del rischio cancerogeno inalatorio totale relativo alla somma dei
rischi di tutte le sostanze cancerogene considerate: IPA (come B[a]P, con aggiunta del
Naftalene in quanto sostanza volatile), Benzene, Diossine, PCB, As, Cr, Ni, Cd, Pb.
69
Figura 1. Mappa del rischio cancerogeno totale per via inalatoria (per milione). Situazione
2010
In tabella 1 si riporta la proporzione di popolazione esposta a diversi livelli di rischio in termini
assoluti e in percentuale.
Tabella 1. Proporzione della popolazione del comune di Taranto esposta a diversi livelli di
rischio
La valutazione del rischio cancerogeno inalatorio prodotto dalle emissioni in aria dello
stabilimento ILVA di Taranto ha evidenziato una probabilità aggiuntiva di sviluppare un
tumore nell’arco dell’intera vita superiore a 1:10.000 rispettivamente per una popolazione di
circa 22.500 residenti a Taranto per il quadro emissivo 2010.
70
3. CASO STUDIO DI BRINDISI: STIMA DEL RISCHIO NON CANCEROGENO DI UNA
DISCARICA
Come esempio di rischio non cancerogeno per via inalatorio, in questo paragrafo si riportano
i risultati degli inquinanti simulati per valutare gli impatti di due discariche situate nella
periferia di Brindisi. In particolare, si è calcolato l’Hazard Quotient (HQ) per inalazione del
solfuro d’idrogeno (H2S) e dell’ammoniaca (NH3). Il valore di RfC Inalatoria adottato per il
solfuro
d’idrogeno,
reperibile
sul
sito
dell’US
EPA
(http://www.epa.gov/iris/subst/0061.htm#refinhal), è di 2*10-3 mg/m3. Per quanto riguarda
l’ammoniaca
abbiamo
considerato
il
valore
(http://www.epa.gov/iris/subst/0422.htm#refinhal).
1*10-1
di
Rfc
pari
a
I
valori
degli
Hazard
mg/m3
Index
per
l’apparato respiratorio relativi all’impatto delle due discariche sono riportati nella mappa
(Figura 2). Al fine di fornire una stima della popolazione esposta ai diversi livelli di HI, sono
stati identificati 39 edifici a uso residenziale con superficie superiore a 70mq nell’area con
HI >1, con il valore massimo di HI pari a 3.8 relativo al primo recettore sensibile.
71
Figura 2. Mappa hazard index per apparato respiratorio.
72
APPENDICE 3 - VALUTAZIONE DEGLI STUDI DI IMPATTO
AMBIENTALE NELLE PROCEDURE AUTORIZZATORIE DI
V.I.A. PER L'ANALISI DEGLI IMPATTI SULLA SALUTE
UMANA SULLA BASE DEI CRITERI INDICATI DAL
"D.P.C.M. 27 DICEMBRE 1988”
A cura di Arpa Marche e Osservatorio Epidemiologico ambientale delle Marche
73
Valutazione degli Studi di Impatto Ambientale nelle procedure autorizzatorie di
V.I.A. per l'analisi degli impatti sulla salute umana sulla base dei criteri indicati
dal:
"D.P.C.M. 27 DICEMBRE 1988 - NORME TECNICHE PER LA REDAZIONE DEGLI STUDI DI
IMPATTO AMBIENTALE (G.U. 5 gennaio 1989 n. 4)
Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e la formulazione del
giudizio di compatibilità di cui all'articolo 6, legge 8 luglio 1986, n. 349, adottate ai sensi
dell'articolo 3 del Dpcm 10 agosto 1988, n. 377
Valutazione sulla procedura di VIA "
"
presentata dalla ditta .............
richiesta dalla Provincia di ........... in data con prot. n. ...........
protocollata da ............................. in data con prot. n. ...........
74
SEZIONE 1. CHECK LIST PER LA VALUTAZIONE DELLO STUDIO D' IMPATTO
AMBIENTALE
F. Salute pubblica. Obiettivo della caratterizzazione dello stato di qualità dell'ambiente, in relazione al
benessere ed alla salute umana, è quello di verificare la compatibilità delle conseguenze dirette ed indirette
delle opere e del loro esercizio con gli standards ed i criteri per la prevenzione dei rischi riguardanti la salute
umana a breve, medio e lungo periodo. Le analisi sono effettuate attraverso:
Tabella 3. Caratterizzazione dal punto di vista della salute dell’ambiente e delle comunità interessate
Caratterizzazione dal punto di vista della salute umana, dell'ambiente e della comunità
potenzialmente coinvolti, nella situazione in cui si presentano prima dell'attuazione del
progetto:
Suff.1
Punti2
1. Definizione area potenzialmente impattata;
(se l’area comprende centri abitati ed è collocata in:
siti potenzialmente contaminati;
siti di interesse nazionale;
aree ad elevato rischio di crisi ambientale;
aree in cui risulti necessario adottare misure di risanamento della
qualità dell’aria;
aree a pericolosità idraulica o geomorfologica perimetrate nei
piani stralcio per l’assetto idrogeologico;
il punteggio da attribuire va raddoppiato fino al max = 1);
1.1.
Caratterizzazione
ambientale
2. uso del suolo e principali infrastrutture;
3. qualità dell'ambiente ante-operam (aria, acqua sup., acqua
prof., suolo);
4. preesistenza di fonti di pressione ambientale nell'area;
5. informazioni sulle potenziali emissioni dell'impianto;
(se l’area impattata comprende centri abitati ed il progetto
prevede la realizzazione di:
impianti soggetti ad autorizzazione integrata ambientale per la
prevenzione ed il controllo integrato dell’inquinamento;
stabilimenti a rischio di incidente rilevante;
industrie insalubri di prima classe;
il punteggio da attribuire va raddoppiato fino al max = 1);
6. informazioni sulla modellistica delle ricadute.
1. Quantificazione e struttura per età e genere della popolazione
1.2.
residente;
Caratterizzazione
socio-economica e 2. quantificazione dei flussi di residenti temporanei (turismo,
migrazioni, ecc.);
demografica della
75
popolazione
residente nell'area
3. Situazione occupazionale dei residenti nel/nei comune/i
dell'area;
4. localizzazione di eventuali di comunità sensibili (scuole, ospedali,
RSA, case di riposo per anziani, ecc.).
1. Indicatori epidemiologici dei decessi per cause associabili
all'esposizione dei potenziali nuovi contaminanti/impianto o
1.3.
sensibilità specifiche agli stessi per patologie croniche in atto;
Caratterizzazione
2.
Indicatori
epidemiologici dei ricoveri ospedalieri per cause come
dello stato di salute
sopra;
della popolazione
3. Indicatori epidemiologici degli esiti della gravidanza (CEDAP).
residente
(Il livello di dettaglio è determinato dalla disponibilità al
nell'area/comuni
proponente dei dati sanitari);
4. Presenza di studi, ricerche o valutazioni sanitarie sull'area
d'interesse che evidenzino esposizioni, sensibilità o patologie
nella comunità.
1
Presenza dell'informazione se necessaria e sufficiente sulla base della conoscenza dello scenario ambientale,
socio-economico e sanitario (se nel particolare scenario l'informazione non è indispensabile si spunta comunque
il check).
2
Punteggio riferito alla criticità della problematica da 0 a 1.
N.B. La somma dei punti è la somma dei pesi dei determinati * i punti attribuiti e per gli altri eventuali
moltiplicatori.
COMMENTO:
76
Tabella 4. Cause significative di rischio
Identificazione e classificazione delle cause significative di rischio per la salute
umana da microrganismi patogeni, da sostanze chimiche e componenti di natura
biologica, qualità di energia, rumore, vibrazioni, radiazioni ionizzanti e non ionizzanti,
connesse con l'opera:
2.1. Aria
2.2. Acqua
2.3. Suolo/rifiuti
Suff.1
Punti2
Punti3
Suff.1
Punti2
Punti3
1. Inquinanti atmosferici (dettagliare le sostanze e i livelli max
annui di base e di ricaduta sui recettori specie se comunità
sensibili).
1. Inquinanti nelle acque superficiali e profonde (dettagliare le
sostanze e i livelli).
1. Inquinanti nel suolo/rifiuti (dettagliare le sostanze e le quantità
prodotte).
1. Volumi di traffico autoveicolare pre e post operam;
2.4. Trasporti ed
incidentalità
2.5. Odori molesti
2. incremento del rischio d'incidente anche stradale nell'area.
1. presenza di depositi e/o lavorazioni con emissione di odori
molesti;
2. misure di mitigazione.
1
Presenza dell'informazione e/o necessaria e sufficiente sulla base della conoscenza dello scenario
ambientale, socio-economico e sanitario.
2
Punteggio riferito alla criticità della problematica (da 0 a 1).
3
Punteggio riferito alla criticità della problematica a seguito degli interventi di mitigazione (da 0 a 1).
Tabella 5. Rischi eco-tossicologici e fattori emissivi
Identificazione dei rischi eco-tossicologici (acuti e cronici, a carattere reversibile ed
irreversibile) con riferimento alle normative nazionali, comunitarie ed internazionali e
la definizione dei relativi fattori di emissione:
3.1.
ARPAM
Parere 1. Vedere parere ARPAM per quanto di competenza
77
Tabella 6. Destino degli inquinanti
Descrizione del destino degli inquinanti considerati, individuati attraverso lo studio
del sistema ambientale in esame, dei processi di dispersione, diffusione,
trasformazione e degradazione e delle catene alimentari:
4.1. Presenza di
contaminanti
persistenti
e
bioaccumulabili
(descrivere per ogni sostanza i processi di dispersione, diffusione,
trasformazione e degradazione ed il ruolo nella catena alimentare)
4.2. Presenza di
contaminanti
"endocrine
disruptor"
(descrivere per ogni sostanza i processi di dispersione, diffusione,
trasformazione e degradazione ed il ruolo nella catena alimentare)
Suff.1
Punti2
Punti3
COMMENTO:
78
Tabella 7. Compatibilità con la normativa vigente
Integrazione dei dati ottenuti nell'ambito delle altre analisi settoriali e la verifica della
Suff.1
Punti2
Punti3
Suff.1
Punti2
Punti3
Suff.1
Punti2
Punti3
compatibilità con la normativa vigente dei livelli di esposizione previsti:
5.1.
ARPAM
Parere 1. Vedere parere ARPAM per quanto di competenza
Tabella 8. Gruppi sensibili ed esposizioni combinate
Considerazione degli eventuali gruppi di individui particolarmente sensibili e
dell'eventuale esposizione combinata a più fattori di rischio.
6.1.
Comunità 1. Elencazione dei gruppi a maggior sensibilità ed elencazione dei
rischi a cui sono potenzialmente esposti
sensibili
Tabella 9. Rumore e vibrazioni e salute pubblica
Rumore e vibrazioni. La caratterizzazione della qualità dell'ambiente in relazione al
rumore dovrà consentire di definire le modifiche introdotte dall'opera, verificarne la
compatibilità con gli standards esistenti, con gli equilibri naturali e la salute pubblica
da salvaguardare e con lo svolgimento delle attività antropiche nelle aree interessate
7.1.
ARPAM
Parere 1. Eventuali misure di mitigazione
79
Tabella 10. Impatti positivi sull'ambiente e sulla collettività
Impatti positivi sull'ambiente, sullo stato socio-economico, culturale e relazionale delle
popolazioni residenti nell'area. Gli impatti positivi contribuiscono a compensare gli
eventuali rischi residui legati alla realizzazione dell'impianto e quindi anche a
migliorare/mantenere lo stato di salute della popolazione.
Suff.1
Punti4
8.1.
Impatti 1. Descrivere e quantificare gli eventuali impatti sulle singole
matrici ambientali
positivi
sull'ambiente
8.2. Misure di
compensazione
1. Descrivere le eventuali misure di compensazione previste
8.3.
Impatti 1. Descrivere le ricadute socio-economiche, culturali e relazionali
potenzialmente conseguenti alla realizzazione del progetto.
positivi
sulla
collettività
1. Previsione di un programma di verifica degli impatti dichiarati;
2. Previsione di un piano di monitoraggio degli impatti;
8.4. Credibilità dei 3. Durata del piano di monitoraggio nel tempo;
controlli e della
4. Definizione puntuale delle autorità preposte ai controlli;
vigilanza
5. Fattibilità/credibilità della realizzazione del monitoraggio da
parte degli organismi individuati;
6. Previsione delle azioni da adottare e degli attori in caso di non
rispetto delle prescrizioni ambientali e del monitoraggio.
4
Il punteggio per gli impatti positivi va espresso come per i punteggi precedenti da 0 a 1.
COMMENTO:
Per quanto riguarda le infrastrutture di trasporto, l'indagine dovrà riguardare la definizione dei
livelli di qualità e di sicurezza delle condizioni di esercizio, anche con riferimento a quanto
sopra specificato.
Dovrà essere valutata la necessità di compilare la stessa check list anche per la fase di cantiere.
80
VALUTAZIONI DA PARTE DELL'ORGANISMO TECNICO SANITARIO
SINTESI DELLE VALUTAZIONI (DI IMPATTO SANITARIO)
Tabella 11. Valutazioni di sintesi del progetto attuale
9.1.
Informazioni
indispensabili
mancanti
9.2. Punteggio totale
valutato per gli impatti
negativi (criticità ante
operam) (a)
9.3. Punteggio valutato
per gli impatti negativi
aggiuntivi
(criticità
legate al progetto) (b)
9.4. Punteggio
totale valutato
per gli impatti
positivi (c)
9.5.
Punteggio
risultante per la
valutazione
di
"VIS" (a + b + c)
Tabella 12. Valutazioni di sintesi del progetto a seguito dell'accettazione degli interventi di mitigazione
10.1. Punteggio valutato per gli impatti
negativi aggiuntivi con mitigazioni
(criticità legate al progetto modificato)
(b)
10.2. Punteggio totale valutato
per gli impatti positivi (c)
10.3. Punteggio risultante per
la valutazione di "VIS" (b + c)
COMMENTI:
81
SEZIONE 2. VALUTAZIONE INTEGRATA DELL'IMPATTO SANITARIO (VIIAS) (a
cura dell'organismo tecnico di supporto sanitario)
VALUTAZIONI EPIDEMIOLOGICHE SULLO STATO DI SALUTE DELL'AREA IMPATTATA
Tabella 13. Stato di salute dei residenti nell'area
Eventi sanitari
Decessi
Ricoveri
ospedalieri
Esiti
della
gravidanza
EVENTUALI VALUTAZIONI DI RISK ASSESSMENT SUI CONTAMINATI AMBIENTALI
Tabella 14. Valutazioni di risk assessment
Contaminante
Rischio
cancerogeno
Rischio
tossicologico
Rischio cumulativo
CALCOLO DEGLI EVENTI ATTRIBUIBILI ALLE CONDIZIONI AMBIENTALI PREESISTENTI ED AL
CONTRIBUTO AGGIUNTIVO DELL'IMPIANTO IN ESAME
Tabella 15. Calcolo degli eventi attribuibili
Popolazione
esposta
nell'area
Evento / Patologia
Attribuibili ante-operam
Attribuibili
per
il
contributo
aggiuntivo dell'impianto*
82
* Accettabili valori non superiori ad un tasso di 1 per 100.000 per i decessi e 1 per 10.000 per tutti gli altri eventi (?).
COMMENTI:
83
SEZIONE 3. VALUTAZIONI CONCLUSIVE SULL' IMPATTO SANITARIO
Tabella 16. Metodologie utilizzate
Check list per la valutazione del S.I.A.
Valutazione Integrata dell'Impatto sulla Salute
VIS
VALUTAZIONI CONCLUSIVE
Tabella 17. Richiesta ulteriori approfondimenti, prescrizioni e/o compensazioni
Oggetto valutato
Richiesta nuove informazioni
Prescrizioni (mitigazioni/compensazioni)
Tabella 18. Proposta prescrizioni e azioni di mitigazione o di compensazione
Impatto sanitario
Prescrizioni/mitigazioni
Monitoraggio
Responsabile
monitoraggio
84
DATA:
Enti valutatori
Nominativo
Incarico nell'Ente
Firma
PARERE SANITARIO:
85
Allegato APPENDICE 3.
STRATEGIE DI VALUTAZIONE DEI RISULTATI
VALUTAZIONE DEL S.I.A. CON CHECK LIST (fermo restando il rispetto dei requisiti di qualità
ambientali previsti dalle norme vigenti)
La flow chart che segue effettua il processo di valutazione percorrendo progressivamente i seguenti passi:
•
•
•
•
•
valutazione
valutazione
valutazione
valutazione
valutazione
delle informazioni indispensabili mancanti;
delle criticità e dei benefici;
degli impatti specifici del progetto;
stato ambientale ante-operam;
stato di salute dei residenti in relazione ai potenziali nuovi impatti.
Una particolare problematica è legata alla valutazione necessariamente soggettiva dei punteggi da attribuire
ad ogni item della chek list.
Per ridurre al massimo l'arbitrarietà del giudizio che si può manifestare con valutazioni (ed esiti) diversi tra
valutatori (o gruppi di valutazione) diversi si potrebbe optare per una strategia concordata a priori in cui si
definiscano i pesi dei singoli "indicatori" (item) sulla base dell'importanza dell'impatto o sulla fragilità del fattore
in esame; moltiplicando poi i pesi per parametri legati alla tipologia dell'impatto (es. probabilità, durata,
caratteristiche popolazione impattata, ecc.) si ottiene un punteggio meno soggettivo e più ripetibile.
Esempi di pesature:
Pesi determinanti sanitari
Basso peso
Medio-basso
Medio-alto
Alto
Molto alto
1
2
3
4
5
Pesi gruppi popolazione
Molto alto
1
Alto
0.6
Medio-alto
0.5
Medio-basso
0.3
Basso peso
0.1
Non applicabile
Durata dell'impatto
1
Moltiplicatore
Lunga (>24 mesi)
1
Media (6-24 mesi)
0.3
Breve (<6 mesi)
0.1
Non applicabile
1
86
Rischio di impatto
Definito
Moltiplicator
e
associazione definita: accade, diverse fonti di dati forniscono forte e
consistente evidenza.
1
associazione probabile: è verosimile che accada, un insieme di dati
forniscono una evidenza diretta forte;
Probabile
0.5
Possibile
0.3
Speculativo
0.1
Non applicabile
associazione possibile: più facile che accada che non, evidenza diretta ma
limitata;
associazione speculativa: può verificarsi come non verificarsi, nessuna
evidenza diretta supporta l'ipotesi;
1
87
88
89
APPENDICE 4 - LA VALUTAZIONE DELLA COMPONENTE
SALUTE NELLE PROCEDURE DI VIA E DI VAS
NAZIONALI: L’ESPERIENZA ISPRA
A. Cacciuni, M. Cirillo, F. De Maio, P. Fiorletti, S. Rieti
INTRODUZIONE
La Salute Pubblica è una delle componenti che per obbligo di legge deve essere analizzata in uno
studio di impatto ambientale sia nelle procedure di VAS che in quelle di VIA.
Nella presente Appendice verranno esposte le criticità riscontrate nella valutazione del capitolo
della “salute pubblica” nelle procedure di VIA e VAS che sono state esaminate nell’ambito dalle
attività ISPRA di supporto alla Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale13 VIA
VAS e al Gruppo interdirezionale del MATTM per le VAS regionali.
Nel luglio 2008 il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), ha
fatto richiesta all’ISPRA di fornire supporto per il potenziamento delle attività istruttorie della
Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale VIA-VAS (CTVA)14. La richiesta di
supporto
è
stata
successivamente
confermata
con
la
direttiva
del
Ministro
(prot.
GAB/2008/12580 del 19/09/2008) recante “Segnalazione di massima urgenza e priorità
istituzionale” con cui viene richiesto ad ISPRA di fornire “Supporto diretto e istruttorio al
funzionamento della Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale VIA e VAS”.
Le attività vengono realizzate nell’ambito di un’organizzazione multidisciplinare che vede
coinvolte tutte le Unità tecniche dell’Istituto.
Da fine 2009 al 2013 ISPRA ha fornito supporti per 109 VIA nazionali (per 91 delle quali è stata
richiesta la valutazione della componente Salute Pubblica), per 32 VAS nazionali e per 36 VAS
regionali.
ISPRA inoltre è stata incaricata dal MATTM di fornire contributo per l’aggiornamento delle norme
tecniche in materia di valutazioni ambientali15.
Per la VAS il contributo è relativo alla redazione dei documenti previsti dal D. Lgs. 152/2006 e
s.m.i.: documento preliminare per la verifica di assoggettabilità, rapporto preliminare e rapporto
ambientale. Sono, inoltre, trattate le finalità ed i contenuti del piano di monitoraggio ambientale
13
IL CTVIA-VAS: Comitato tecnico per la valutazione di Impatto ambientale e per la Valutazione ambientale strategica
14
A tal fine è stato costituito presso ISPRA, con Ordine di Servizio n. 109 del 23 luglio 2008 e successive integrazioni,
il Gruppo di Lavoro di Interfaccia (GdLI) incaricato di assicurare il collegamento con la CTVA.
15
La parte seconda del D.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, entrata in vigore il 31 luglio 2007, ha introdotto nel nostro
ordinamento la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) ed ha riordinato la normativa esistente in materia di Valutazione
di Impatto Ambientale (VIA), coordinandola con le procedure per la VAS e per l’autorizzazione ambientale integrata
(IPPC). I successivi decreti legislativi n. 4/2008 e n. 128/2010 hanno poi modificato ed integrato la parte seconda del
D. Lgs. 152/2006 anche per quanto riguarda l’aggiornamento e l’adeguamento delle norme tecniche in materia di
valutazione ambientale. Modifica ed integrazione, così come organicamente ridefinita nel novellato art.34, riferita alla
revisione delle norme tecniche esistenti per la VIA, dettate in primo luogo dal DPCM del 27.12.88, e alla introduzione
delle norme tecniche per la VAS, ancora non elaborate a livello nazionale
90
ed i criteri per la valutazione della significatività degli impatti con riferimento a quanto previsto
dall’Allegato I alla parte seconda del Decreto.
Per quanto riguarda la VIA, il contributo ISPRA è relativo al solo Quadro di Riferimento
Ambientale (QRA): la proposta elaborata da ISPRA prevede la modifica e la revisione degli attuali
contenuti del QRA16, con una particolare attenzione alle interazioni esistenti tra le varie
componenti (es ambiente idrico e sottosuolo; vegetazione, flora e fauna ed ecosistemi; salute
pubblica e altre componenti), tema che, per quanto già presente nella normativa tecnica
esistente (che peraltro risale al 1988), è spesso trascurato negli Studi di Impatto Ambientale.
ESPERIENZA ISPRA NELLE PROCEDURE VAS NAZIONALI
Nella tabella 1 sono riassunti i piani e programmi per le cui VAS ISPRA ha fornito supporto alla
CTVA, nel periodo 2008-2013. Trattandosi di piani e programmi approvati da organi dello Stato,
sono sottoposti a VAS in sede statale.
Tabella 1: VAS nazionali prese in esame da ISPRA su incarico della CTVA nel periodo
2008-2013
Settore
Piano
Ambito
territoriale
Fase VAS
Energetico
Piani di Sviluppo della Rete Elettrica di
Trasmissione Nazionale predisposti da Terna s.p.a.
anni 2009-2010-2011-2012
Nazionale
Rapporto preliminare
Rapporto ambientale
e
Piani di gestione Distretto Idrografico
Interregionale
Rapporto preliminare
Rapporto ambientale
e
Interregionale
Rapporto preliminare
Regionale
Rapporto preliminare
Rapporto ambientale
e
Subregionale
Rapporto preliminare
Rapporto ambientale
e
Piano di bacino del fiume Arno, stralcio Bilancio
Idrico
Interregionale
Rapporto preliminare
Rapporto ambientale
e
Piano di Bilancio Idrico del Distretto Idrografico del
fiume Po
Interregionale
Rapporto preliminare
Progetto Strategico Speciale Valle del fiume PO
Interregionale
Rapporto ambientale
Gestione
acque
delle
Alpi orientali
Appennino Settentrionale
Piani di gestione Distretto Idrografico
del Fiume Po
Appennino Centrale
Appennino Meridionale
Piani di gestione Distretti Idrografici
Sicilia
Sardegna
Piano di gestione Distretto Idrografico
Serchio
16
Allegato II del DPCM 27 dicembre 1988
91
Pianificazione
territoriale
Programmi
Operativi Fondi
strutturali
2007-2013
Aggiornamento del Piano morfologico della Laguna
di Venezia
Subregionale
Rapporto preliminare
Proposta di Piano per il riuso economico produttivo
delle aree ex CIP ed ex Carbonchimica incluse
nell'area ecologicamente attrezzata "Marconi" a
Fidenza
Subregionale
Rapporto preliminare
Rapporto ambientale
Programma
Attuativo
Nazionale
Ricerca
Competitività - Mezzogiorno e Centro Nord
e
Nazionale
Rapporto ambientale
Programma Attuativo Nazionale “Competitività dei
sistemi agricoli e rurali - Mezzogiorno e Centro Nord
Nazionale
Rapporto ambientale
e
Le VAS esaminate riguardano tipologie di piani e programmi diversificati:
•
per il settore di riferimento,
•
per l’ambito territoriale di intervento. Per la maggioranza dei casi (68%), i piani e programmi
si riferiscono ad un ambito territoriale vasto, nazionale o interregionale,
•
per il livello di definizione/dettaglio dei contenuti. Vi sono:
o
piani/programmi che definiscono linee di intervento senza specificare gli interventi e la
loro localizzazione.
Misura 1. – Sostegno all’innovazione e alla competitività delle filiere, dei distretti agroindustriali
e groalimentari.
Misura 2. – Sostegno alla ricerca all’innovazione e al trasferimento tecnologico per la
competitività del settore agricolo, agroindustriale e forestale.
Misura 3. – Azione di sistema per il sostegno alla realizzazione di interventi per la competitività
del sistema agricolo, forestale ed agroindustriale mediante l‘attivazione di procedure negoziali
con le amministrazioni centrali e regionali interessate e coinvolte nella politica regionale
unitaria.
Esempio tratto dal Rapporto Ambientale del Programma Attuativo Nazionale “Competitività dei
sistemi agricoli e rurali”
o piani/programmi che individuano tipologie di interventi e le aree in cui possono essere
realizzati,
Pianura tra Piave e Livenza
Misure di tutela quantitativa delle acque sotterranee e regolamentazione dei
prelievi
(6.10.1)
DESCRIZIONE MISURA: Tale misura consiste nell’individuazione, perlomeno nell’area di ricarica della falda, di
opportune limitazioni ai prelievi da falda sotterranea, da riferirsi sia ai volumi ovvero alle portate concesse, che alle
tipologie d’uso, in relazione ai quali subordinare il rilascio della concessioni al prelievo. In tale fattispecie di misura
andranno anche annoverate azioni di contenimento dei prelievi da pozzi ad uso domestico (limite alle portate derivate,
obbligo di dispositivi di regolazione, verifiche periodiche dei prelievi)
Esempio tratto dal Rapporto ambientale del Piano di Gestione dei bacini idrografici delle Alpi Orientali – Allegato 10.
92
o piani/programmi che definiscono gli interventi e la loro localizzazione,
9. Delocalizzazione degli impianti di lavorazione dei materiali inerti ubicati lungo l’asta del fiume Serchio e del suo
affluente principale (torrente Lima).
13. Promozione di intervento di realizzazione del collegamento tra il depuratore di Pontetetto in comune di Lucca e
quello di Casa del Lupo in comune di Capannori.
Esempio tratto dal Rapporto ambientale del Piano di gestione del distretto del Fiume Serchio – Sintesi delle misure di
Piano.
Per più della metà delle VAS (58%) è stato fornito supporto alla CTVA sia per la fase preliminare
che per la fase di valutazione del Rapporto Ambientale.
In generale nei Rapporti Preliminari la “salute umana” non viene trattata, anche nei casi, non
frequenti, in cui, nel rapporto, è presente una preliminare caratterizzazione del contesto
ambientale interessato dal piano/programma e l’identificazione dei possibili effetti ambientali che
derivano dalla sua attuazione.
Prima di analizzare come la “salute umana” è trattata nei Rapporti Ambientali dei piani e
programmi esaminati, occorre premettere che le caratteristiche cui si è accennato in precedenza:
vasto ambito territoriale di intervento, basso livello di definizione/dettaglio dei contenuti,
assenza della localizzazione degli interventi, condizionano l’applicazione della VAS e, in molti
casi, determinano analisi e valutazioni degli effetti sull’ambiente qualitative e generiche. Tali
difficoltà si riflettono, anche, su come viene trattata la “salute umana”, che risente, inoltre, delle
problematiche connesse con il livello di incertezza e complessità che riguarda la valutazione degli
effetti sulla salute dovuti alle variazioni dello stato di qualità delle diverse componenti ambientali
e alle loro interrelazioni.
Le principali casistiche incontrate nelle VAS esaminate sono di seguito riassunte con alcuni
esempi.
•
Analisi
e valutazioni
qualitative dello stato della
salute inserite nell’ambito della
caratterizzazione del contesto ambientale interessato dal piano/programma.
93
Sotto
bacino
Adige
Laguna
Venezia
Descrizione
La salute della popolazione risulta
buona in tutta l'area del bacino.
Probabile rischio di inquinamento
microbiologico perché non tutti i
depuratori possiedono il comparto
per la disinfezione; problema dello
spargimento dei liquami nelle
golene dell'Adige; rischio di
inquinamento da coliformi fecali
per derivazioni ad uso potabile nel
tratto
terminale
dell'Adige;
inquinamento
da
sostanze
pericolose con alcuni casi di
salmonellosi.
Non sono presenti per l'area
elementi
epidemiologici
che
consentano di stabilire un legame
tra la qualità e quantità d'acqua
disponibile per la popolazione e la
salute umana. Allo stato delle
conoscenze
non
sussistono
problematiche. In generale si può
ipotizzare un certo grado di rischio
relativo alla presenza di sostanze
microinquinanti negli alimenti
Problematiche
Grado di
criticità
Alcuni casi di
inquinamento
microbiologico,
legati ai forti
carichi antropici.
Presenza
di
sostanze
microinquinanti
nell'ambiente
Indicatori
Pressione
N°di
sversamen
ti
N°di fosse
imhoff
Carichi
inquinanti
Stato
%
popolazi
one
conness
a
alla
rete
fognaria
ed
acqued
ottistica
Rischio
per la
salute
umana
Impatto
ND
Percentua
le
di
popolazio
ne
esposta a
sostanze
pericolose
Il grado di criticità è assegnato secondo una scala qualitativa (effetti potenzialmente positivi,
potenzialmente negativi, nessuna interazione)
LEGENDA
Effetti potenzialmente
positivi
Effetti
potenzialmente
negativi
Nessuna
interazione
NI
dato
disponibile
non
ND
94
Esempio tratto dal Rapporto ambientale del Piano di Gestione dei bacini idrografici delle Alpi
Orientali – Allegato 5.
•
Assenza di una trattazione specifica per la “salute umana” ma descrizione e analisi di fattori
ambientali che possono essere direttamente o indirettamente con essa correlati.
Indicatori ambientali di contesto per il tematismo: “Salute umana e qualità della vita”
•
•
•
•
•
•
•
Indicatore 24: Aziende agricole che aderiscono a misure ecocompatibili e che praticano agricoltura biologica;
Indicatore 25: Distribuzione per uso agricolo dei fertilizzanti – concimi, ammendanti e correttivi;
Indicatore 26: Distribuzione per uso agricolo dei prodotti fitosanitari – erbicidi, fungicidi, insetticidi, acaricidi
e vari;
Indicatore 27: Utilizzo di prodotti fitosanitari su singola coltivazione.
Indicatore 28: Numero di impianti soggetti ad autorizzazione integrata ambientale/autorizzazioni emanate
Indicatore 29: Numero di certificazioni UNI-EN-ISO 14001
Indicatore 30: Numero di registrazioni EMAS
Obiettivi ambientali:
Macro-obiettivo: Tutela della popolazione da rischi sanitari originati da situazioni di degrado ambientale
obiettivi specifici:
•
•
•
•
riduzione dei rischi per la salute attraverso la tutela e il miglioramento della qualità dell’aria,
garantire una adeguata qualità delle acque destinate al consumo umano,
garantire la sicurezza degli alimenti e delle produzioni animali,
ottimizzare i processi industriali per una riduzione integrata dell’inquinamento.
Macro-obiettivo: Prevenire e ridurre l'inquinamento industriale e il rischio d’incidenti rilevanti
obiettivi specifici:
•
•
ridurre o limitare il consumo di suolo da parte delle attività produttive ed edilizie e delle infrastrutture,
compatibilmente con la pericolosità delle aree
ridurre il rischio ambientale e sanitario dovuto alla presenza di siti inquinati
Effetti sulla salute che possono essere generati dagli interventi del piano/programma.
Tema/comparto
ambientale
Salute umana e
sicurezza
Sintesi
degli
negativi
impatti
Sintesi delle misure già previste dal
Piano
che
determinano
una
mitigazione/compensazione degli effetti
negativi o sintesi degli effetti posiivi
Ulteriori strategie
mitigazione
Non
sono
stati
individuati
impatti
negativi rilevanti o tali
impatti
sono
stati
considerati
marginali
rispetto a quelli positivi.
Nel complesso le misure di piano tendono
a tutelare la salute e la sicurezza dei
cittadini attraverso il miglioramento dei
servizi idrici, della qualità dei corpi idrici
e
dell’ambiente,
dell’accesso
alle
informazioni ambientali. In particolare il
controllo delle fonti di inquinamento
puntuale (scarichi, siti inquinati, etc.) e
diffuso (es. nitrati e pesticidi da attività
agricole e zootecniche) concorrono a
tutelare
la
salute
umana.
Il
coordinamento tra le misure per la tutela
dei corpi idrici e quelle per la difesa dal
rischio
idrogeologico
permette
di
integrare gli interventi evitando di
perseguire
obiettivi
potenzialmente
contrastanti
Non
sono
stati
individuati
impatti
negativi per cui non
sono previste misure
di
di
mitigazione.
Se
durante il monitoraggio
del
piano
venissero
messi in luce effetti
imprevisti si provvederà
a
individuare
le
opportune
misure
correttive
Esempi tratti dal Rapporto Ambientale del Programma Attuativo Nazionale “Competitività dei sistemi agricoli e rurali”
– Allegato III e dal Rapporto Ambientale del Piano di gestione del Distretto Idrografico della Sardegna.
95
•
Rinvio di una valutazione più accurata degli effetti ambientali agli strumenti attuativi dei
piani/programmi quali accordi di programma quadro, bandi/progetti per la realizzazione degli
interventi.
“Gli effetti sulla saluta umana, attraverso il monitoraggio del rischio di esposizione della popolazione a differenti
tipologie di impatti, saranno affrontati e valutati in fase di attuazione del Programma, in armonia con gli orientamenti
della Strategia Europea per l’Ambiente e la Salute e con il set di indicatori sviluppati dall’Organizzazione Mondiale
della Sanità”
Esempio tratto dal Rapporto Ambientale del Programma Attuativo FAS Ricerca e Competitività
•
Assunzione del rispetto dei limiti normativi come criterio di valutazione degli effetti sulla
salute.
Tra gli obiettivi assunti dal Piano di Sviluppo della Rete elettrica, compare la minimizzazione dell’esposizione della
popolazione ai CEM. Di fatto le scelte per la localizzazione delle linee elettriche e le valutazioni degli impatti sulla
salute sono effettuate tenendo in considerazione il rispetto dei limiti normativi (obiettivo di qualità per i nuovi
elettrodotti aerei pari a 3 µT). L’indicatore che TERNA propone è infatti “Aree idonee per rispetto CEM” che misura la
frazione dell’area di studio idonea ai sensi del rispetto dell’obiettivo di qualità di 3 µT, fissato dal DPCM 8 luglio 2003.
Questo indicatore non risponde pienamente al raggiungimento dell’obiettivo di “minimizzazione” dell’esposizione della
popolazione ai CEM. In tal senso sarebbe più appropriato adottare la stima della popolazione esposta ai vari livelli di
campo magnetico articolato in classi come parametro per la valutazione degli effetti sulla salute e la scelta degli
interventi.
Considerazioni sul Rapporto ambientale del Piano di Sviluppo della Rete Elettrica di Trasmissione Nazionale 2011
A tal proposito si osserva che il rispetto dei limiti normativi, rappresenta l’obiettivo di base e non
coincide necessariamente con la finalità ultima di scelta delle soluzioni a minor impatto
ambientale
Le procedure di valutazione ambientale sono chiamate, oltre ad assicurare il rispetto dei limiti
dettati dalla normativa ambientale e di settore, a valutare le soluzioni (interventi di piano
strutturali e gestionali, progetti di opere) a minor impatto ambientale tra quelle ragionevolmente
attuabili e le migliori modalità di realizzazione e inserimento dal punto di vista ambientale nel
contesto territoriale.
Nella fattispecie, per quanto riguarda la salute, le azioni da pianificare sul territorio dovrebbero
essere indirizzate nell’ottica di una minimizzazione dell’esposizione della popolazione ai fattori di
rischio.
Le carenze informative e valutative riscontrate nelle VAS esaminate si riflettono sulla
impostazione del monitoraggio degli effetti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione dei
piani e dei programmi, componente fondamentale del processo di VAS. Un adeguato sistema di
monitoraggio richiede infatti che già in fase di elaborazione del Piano/Programma e del Rapporto
Ambientale siano indicati con chiarezza: il contesto di riferimento analizzato, gli obiettivi di
96
sostenibilità ambientale perseguiti, l’insieme delle azioni da implementare, gli effetti ambientali
stimati delle stesse, un set di indicatori opportunamente scelti per il controllo degli effetti e la
verifica del raggiungimento degli obiettivi. Inoltre per la realizzazione e gestione delle attività
del monitoraggio occorre individuare le responsabilità e le risorse umane e finanziarie necessarie.
All’interno di questo sistema, il monitoraggio degli effetti sulla salute risulta essere
particolarmente complesso in considerazione dei tempi lunghi con cui potrebbero manifestarsi
tali effetti e dei numerosi fattori che influenzano lo stato di salute della popolazione e delle
modalità con cui interagiscono.
Nelle VAS esaminate la definizione del sistema di monitoraggio risulta essere assente o nella
maggior parte dei casi carente nella definizione degli aspetti prima sintetizzati.
Oltre a fornire supporto alla CTVA per le VAS nazionali, dal 2010, ISPRA fornisce supporto
tecnico-scientifico al Gruppo tecnico inter-direzionale istituito presso il MATTM per le VAS di
livello regionale nelle quali il Ministero può essere interessato in qualità di Soggetto competente
in materia ambientale.
Il Gruppo coinvolge tutte le Direzioni Generali del Ministero ed è coordinato dalla Direzione
Valutazioni Ambientali. Per svolgere il supporto richiesto ISPRA coinvolge tutte le competenze
tecniche in materia ambientale espresse dall’Istituto, analogamente a quanto avviene nel
supporto alla CTVA.
Dal 2010 al 2013 ISPRA ha fornito supporto per 35 VAS sintetizzate in tabella 2.
Il 60% delle VAS esaminate è relativa a Piani/Programmi che interessano l’intero territorio
regionale. Nella maggior parte dei casi, il 54%, il supporto ha riguardato la fase preliminare della
VAS, in 5 casi sia la fase preliminare che la fase di valutazione del Rapporto Ambientale, in 6
casi la fase di valutazione del Rapporto Ambientale.
97
Tabella 2: VAS regionali prese in esame da ISPRA su incarico del MATTM nel periodo
2010-2013
Settore
Piano
Numero
Ambito
territoriale
Fase VAS
Energetico
Programma energetico ambientale
1
Regionale
Rapporto preliminare
Gestione delle acque
Piano d’Ambito del Servizio Idrico
Integrato
1
Subregionale
Rapporto preliminare
Rifiuti
Piano di gestione dei rifiuti urbani
1
Regionale
Rapporto preliminare
e
Rapporto
ambientale
Programma di gestione dei rifiuti
comprensivo del programma regionale
di bonifica delle aree inquinate
1
Regionale
Rapporto ambientale
Piano d’Ambito per la gestione dei
rifiuti urbani ed assimilati
1
Subregionale
Rapporto preliminare
Piano Bonifiche
1
Regionale
Rapporto preliminare
e
Rapporto
ambientale
Piano di risanamento e mantenimento
della qualità dell’aria
1
Regionale
Rapporto preliminare
Piano d’interventi
dell’aria
1
Regionale
Rapporto ambientale
Piano paesaggistico
2
Regionale
Rapporto preliminare
Piano di Governo del Territorio
1
Regionale
Rapporto preliminare
e
Rapporto
ambientale
Piano paesaggistico d’Ambito
1
Subregionale
Rapporto preliminare
Piano Ambientale del Delta del Po
1
Subregionale
Rapporto ambientale
Piano urbanistico comunale
1
Subregionale
Rapporto ambientale
Trasporti
Piani Regolatori Portuali
4
Subregionale
Rapporto preliminare
Agricolo
Regolamento
disciplina
utilizzo
agronomico fertilizzanti azotati e
programma
d’azione
nelle
zone
vulnerabili da nitrati
1
Regionale
Rapporto ambientale
Piano zootecnico
1
Regionale
Rapporto preliminare
e
Rapporto
ambientale
Pesca
Piano per la tutela e la conservazione
del patrimonio ittico
1
Regionale
Rapporto preliminare
Telecomunicazioni
Piano di risanamento degli impianti
radioelettrici
1
Regionale
Rapporto preliminare
Altri
Piano di gestione del Parco nazionale
2
Subregionale
Rapporto preliminare
Piano faunistico-venatorio provinciale
1
Subregionale
Rapporto preliminare
Piano per le attività estrattive
1
Regionale
Rapporto preliminare
Valutazione
e
gestione della qualità
dell’aria ambiente
Pianificazione
territoriale
per
la
qualità
98
Settore
Piano
Numero
Ambito
territoriale
Fase VAS
Programmi Operativi
Fondi strutturali
Programma Attuativo FAS
1
Regionale
Rapporto ambientale
Programma transfrontaliero
1
Interregionale
Rapporto preliminare
e
Rapporto
ambientale
Programma di Sviluppo Rurale
2
Regionale
Rapporto preliminare
2007-2013
Programmi Operativi
Fondi strutturali
2014-2020
L’esperienza maturata nell’esaminare i documenti di VAS dei Piani/Programmi indicati in tabella
2 conferma, come già osservato con riferimento alle VAS nazionali, l’assenza, in generale, di una
trattazione specifica della “salute umana” nei Rapporti preliminari.
Una trattazione della componente è presente nei Rapporti Ambientali dei piani di gestione dei
rifiuti, bonifica aree inquinate, qualità dell’aria esaminati. In alcuni di essi per la descrizione dello
stato di salute vengono utilizzati anche i dati disponibili di mortalità e morbilità di livello regionale
e vengono citati studi e ricerche che mettono in relazione fattori di rischio ambientale con lo
stato della salute della popolazione.
• Trattamento dei rifiuti in Campania: impatto sulla salute umana. Studio a livello comunale della mortalità tumorale
e delle malformazioni congenite nelle Province di Napoli e Caserta, commissionato dalla Protezione Civile, realizzato
da Organizzazione Mondiale della Sanità, Istituto Superiore di Sanità, Consiglio Nazionale delle Ricerche e OER.
• Stato di salute e discariche di rifiuti: l'esperienza della Campania capitolo scritto nell’ambito del Rapporto ISTISAN
dell’Istituto Superiore di Sanità n.06/19 “Indagini epidemiologiche nei siti inquinati: basi scientifiche, procedure
metodologiche e gestionali, prospettive di equità”.
• Trattamento dei rifiuti in Campania: impatto sulla salute umana: correlazione tra rischio ambientale da rifiuti,
mortalità e malformazioni congenite. Studio a livello comunale della correlazione tra rischio ambientale da rifiuti,
mortalità e malformazioni congenite nelle Province di Napoli e Caserta, commissionato dalla Protezione Civile,
realizzato da Organizzazione Mondiale della Sanità, Istituto Superiore di Sanità, Consiglio Nazionale delle Ricerche,
Agenzia Regionale Protezione Ambientale Campania e OER.
• Studio epidemiologico sullo stato di salute e sui livelli di accumulo di contaminanti organici persistenti nel sangue e
nel latte materno in gruppi di popolazione adifferente rischio di esposizione nella Regione Campania, commissionato
dall’Assessorato sanità, condotto con l’Istituto Superiore di Sanità, Consiglio Nazionaledelle Ricerche, Registro
Tumori e SEP al fine di definire la concentrazione di diossine insaggi biologici in un campione di popolazione residente
in alcune delle aree critiche interessate dal problema dei rifiuti, associata ad un’indagine epidemiologica sulla
percezione del rischio.
Esempio tratto dal Rapporto ambientale del Piano Regionale di Bonifica in Campania.
99
Dal punto di vista dell’impatto sulla salute umana, il Piano individua il contributo dell’inquinamento atmosferico allo
sviluppo di diverse patologie, relative in particolare all’apparato respiratorio e cardiovascolare.
Questo livello di assessment è di particolare rilevanza e segna una importante innovazione di studio sulla correlazione
inquinamento atmosferico – salute, in modo particolare rispetto ai contesti territoriali a maggiore urbanizzazione. Il
risultato è stato possibile grazie ad una ricerca unica nel suo genere in Italia, svolta nell’ambito del progetto ESSIA
(Effetti Sulla Salute dell’Inquinamento Atmosferico), posto in attuazione dall’Università degli Studi di Milano –
Dipartimento di Medicina del Lavoro e IRCCS Fondazione Ca’ Granda.
Lo studio per la prima volta ha effettuato stime di impatto (in merito quindi alla correlazione tra una determinata
patologia in una data popolazione relativamente alla presenza di uno specifico fattore di rischio), partendo da una
cosiddetta stima di effetto che, nella stretta considerazione delle caratteristiche della Lombardia, valuta la dimensione
del rapporto esistente tra gli inquinanti atmosferici presenti ed il rischio per la salute della popolazione residente.
Questa valutazione ha una forte aderenza alla realtà territoriale, perché si fonda sulla disponibilità di dati, a livello
comunale, che ARPA Lombardia è in grado di fornire sui livelli degli inquinanti. Queste considerazioni metodologiche
pongono in evidenza, da un lato, la nuova frontiera di monitoraggio aperta dalla Regione rispetto alla relazione
inquinamento atmosferico – salute e, dall’altro, la positiva – specie in prospettiva del sistema ambientale di
monitoraggio – capacità del Piano di tenere in considerazione con dati reali (evidenziati attraverso un approccio
bottom – up) e territorialmente contestualizzati l’evoluzione delle relazioni tra i fenomeni di inquinamento dell’aria e
la variabilità di determinate patologie mediche.
Esempio tratto dal Rapporto ambientale del Piano Regionale degli interventi per la qualità dell’aria della Regione
Lombardia
100
ESPERIENZA ISPRA NELLE PROCEDURE VIA NAZIONALI
La modalità e i contenuti del capitolo salute pubblica sono disciplinati dal D. Lgs. 152 del 2006 e
s.m.i e dal DPCM del 27/12/1988. e s.m.i, che richiede ai proponenti di fornire informazioni
relative ai possibili impatti dell’opera sulla popolazione e sulla salute umana, e illustra quali
debbano essere i contenuti del SIA. A seguito dell’esperienza maturata da ISPRA a supporto
della CTVA VIA-VAS nelle attività di preistruttoria delle procedure VIA, è stata valutata la
congruità delle metodologie applicate rispetto a quanto richiesto dalla normativa vigente.
L’analisi condotta ha evidenziato numerose criticità nel modo in cui viene trattata la componente
salute pubblica nelle procedure di valutazione di impatto ambientale. Nei vari SIA esaminati è
stata riscontrata una grande differenza nella redazione e nello sviluppo del capitolo “salute
pubblica”.
Tabella 2: VIA nazionali prese in esame da ISPRA su incarico della CTVA nel periodo
2008-2013
Totale opere : 91
% di SIA in cui è presente:
capitolo salute pubblica
dati di rilevanza sanitaria
26 Infrastrutture stradali
23%
23%
11 Elettrodotti 17
91% sempre con CEM
18%
9 Metanodotti 18
-
-
6 Infrastrutture ferroviarie
50%
50%
5 Aereoporti
100%
-
5 Aree portuali
40%
40%
4 Rigassificatori
50%
50%
3 Raffinerie
100%
100%
3 Centrali di compressione gas
33%
33%
3 Trattamento rifiuti pericolosi
100%
75%
2 Centrali elettriche
100%
100%
17
si nota in maniera evidente la discrepanza tra presenza del capitolo salute pubblica (presente nel 91%) dei casi e
quasi completa assenza di stai di rilevanza sanitaria (16%) questo perchè all’interno del capitolo salute pubblica vengono
riportate solitamente solo le problematiche relative ai campi elettromagnetici (stima del campo elettromagnetico, fasce
di rispetto, distanza di prima approssimazione (DPA) e il rispetto dei limiti normativi).
18
per altre opere quali i metanodotti il capitolo salute pubblica non viene sviluppato.
101
Totale opere : 91
capitolo salute pubblica
dati di rilevanza sanitaria
% di SIA in cui è presente:
2 Opere di riqualificazione
100% poche righe
-
2 Parco eolico 19
-
-
2 Dighe
100% poche righe
-
1 TAV
100%
100%
1 Inceneritori
100%
100%
1 Opere di ripristino idraulico
-
-
1 Impianto biodiesel
-
-
1 Decommissioning centrale nucleare
100%
100%
1 Ponte sullo Stretto di Messina
100%
100%
1 Stoccaggio gas Rivara
-
-
1 Cunicolo esplorativo
100%
100%
Le principali criticità riscontrate sono state le seguenti:
•
il capitolo “Salute Pubblica” è presente nel 68% dei SIA esaminati. Le informazioni
presenti sono spesso generiche e i potenziali impatti, gli inquinanti e loro effetti sulla
salute sono in genere decontestualizzati; informazioni puntuali sui singoli inquinanti, le
concentrazioni ante-operam, le stime post-operam sono usualmente riportate nelle
matrici di interesse (atmosfera, rumore, acqua);
•
caratterizzazione della popolazione: le tavole demografiche sono presenti nel 13% delle
opera esaminate e le tavole di mortalità/morbilità nel 23%, i dati sanitari non sono
correlati con i dati anagrafici/socio-economici e la situazione ambientale, tale correlazione
è fondamentale per una corretta caratterizzazione della salute della popolazione;
•
aggiornamento dei dati: nel 34% delle opere esaminate i dati sono riferiti a più di 5 anni
prima;
•
la stima dell’esposizione è presente solo in 5 delle opere esaminate;
•
la stima dell’impatto sulla salute umana è presente solo in 2 delle opere esaminate;
•
in nessuno studio è stimato il bioaccumulo di inquinanti nella catena alimentare. In
presenza di terreni agricoli è necessario sviluppare uno studio sulle ricadute degli
19
Per Opere (parchi eolici, opere di risanamento idraulico o paesaggistico) che non hanno un impatto diretto sulla salute,
e che hanno un impatto positivo su componenti quali atmosfera, acque hanno la tendenza a non sviluppare il capitolo
salute pubblica
102
inquinanti sulle produzione agricole (o allevamenti) presenti nel raggio di ricaduta,
specialmente per opere quali autostrade, raffinerie, inceneritori, etc., come prevede il
DPCM dell’88 allegato 2 lettera F comma D : “la descrizione del destino degli inquinanti
considerati, individuati attraverso lo studio del sistema ambientale in esame, dei processi
di dispersione, diffusione, trasformazione e degradazione e delle catene alimentari”;
•
in nessuno studio esaminato da ISPRA è previsto un piano di monitoraggio post-operam
della salute della popolazione, volto ad indagare i possibili effetti a breve e lungo termine
conseguenti all’attività dell’opera presa in considerazione;
•
dall’analisi condotta sulle istruttorie prese in esame si è anche rilevato che in alcuni casi
i criteri utilizzati per analizzare l’impatto dell’opera sulla salute sono stati ricavati da
metodologie attualmente in uso in altri paesi20.
• Vol. 2 di 11 Tratto San Pier Niceto - Monforte San Giorgio DN 1200 (48") p 75 bar
le caratteristiche peculiari dell’opera, illustrate nella sezione II
Il proponente afferma che l’impatto di questa parte del progetto, sia per la tipologia dell’opera
che per le caratteristiche del territorio interessato, fanno sì che risulti basso o trascurabile, per
ogni componente ambientale, l’impatto stimato è inoltre in massima parte del tutto temporaneo,
reversibile e limitato alla fase di costruzione, gli impatti relativi all’esercizio del metanodotto
sono del tutto marginali.
Nello specifico, per le opere prese in esame si evidenziano le seguenti incongruenze:
•
il capitolo salute pubblica è presente nel 69% dei SIA esaminati (62 su 90). Nella maggior
parte di questi, le informazioni presenti sono generiche (vengono solitamente descritti i
potenziali impatti correlati alla realizzazione dell’opera (caratterizzazione del pericolo) e
viene effettuata una descrizione chimica dei singoli inquinati, le sorgenti e i potenziali effetti
sulla salute degli inquinanti descritti, ma tali informazioni sono solitamente generalmente
decontestaualizzate;
•
mentre informazioni puntuali sui singoli inquinanti e le loro concentrazioni ante-operam e
stime post-operam sono usualmente riportate ma nelle matrici interessate (atmosfera,
rumore, acqua);
•
la caratterizzazione della popolazione, è effettuata nel maggior numero di opere prese in
esame, ma solo in pochi casi sono state riportate le tavole demografiche (13% dei casi),
mentre in un maggior numero di casi sono state riportate le tavole di mortalità regionali
(23% dei casi). Manca in genere la correlazione tra i dati sanitari forniti (mortalità e morbilità)
con i dati anagrafici, socio-economici; correlazione che invece è necessaria per una corretta
caratterizzazione della salute della popolazione;
20
Per le infrastrutture stradali sono state adottate: metodologia dal Dipartimento della Salute Pubblica di San
Francisco“(Assessment and Mitigation of Air Pollution Health Effects from Intra-urban Roadways: Guidance for Land Use
Planning and Environmental Review”, CARB (California Air Resurces Board).; Air Quality Index degli Stati Uniti (che
prevede la suddivisione in 6 categorie), oppure l’Air Quality Index del Regno Unito (in questo caso le categorie previste
sono solo 4: basso, moderato, alto, molto alto)
103
•
l’aggiornamento dei dati presentati dal proponente (dati sulla qualità dell’aria e del clima
acustico, dati demografici, dati sulla mortalità) risultano aggiornati (dai 2 ai 5 anni prima)
nel 66% delle opere prese in esame;
•
la valutazione dell’esposizione (ossia la stima e/o la definizione della dose di esposizione alle
sostanze inquinanti possibilmente emesse in conseguenza all’entrata in esercizio dell’opera
presa in esame) è stata effettuata solo in 5 delle opere esaminate; lo stesso discorso riguarda
la quantificazione dell’impatto (ossia numero di casi attribuibili, anni di vita persi, valutazioni
economiche);
•
la stima dell’impatto sulla salute umana è stata effettuata solo in una piccolissima
percentuale di opere esaminate. La motivazione addotta in merito dai proponenti era nella
maggioranza dei casi la seguente: “le interferenze del progetto con l’ambiente e l’impatto
previsto non hanno influenza sulla salute pubblica”. Questa affermazione in genere deriva
dal fatto che le emissioni (acustiche o atmosferiche) rientrano nei limiti della normativa
vigente, o dal fatto che, anche se i limiti normativi sono superati, la percentuale delle
emissioni rispetto all’inquinamento presente nella aree interessate viene considerata
trascurabile dal proponente;
Alcuni esempi tratti da opere esaminate:
Caso 1) Progetto Serenissima” presentato da Eni S.p.a – Divisione R&M Raffineria di
Venzia_SIA
Quadro
Ambientale:
“La
raffineria
influenza
in
modo
trascurabile
le
concentrazioni di anidride solforosa, ossidi di azoto, monossido di carbonio e PM10. Spesso il
contributo della raffineria è di un ordine di grandezza inferiore rispetto ai valori rilevati dalle
centraline. Il proponete sottolinea, inoltre, che l’approccio utilizzato è cautelativo (le emissioni
di PM10 sono state equiparate a quelle di PTS, di cui il PM10 è solo una frazione; le missione di
NO2 sono state equiparate a quelle di NOx del quale NO2 è solo una frazione). Quindi la
configurazione futura della raffineria fornirà un contributo minimo alla variazione della qualità
dell’aria, quindi trascurabile (per SO2 il contributo della Raffineria sull’area urbana, è calcolato
pari al 18 %. Per NO2 il valore è inferiore rispetto al precedente, per CO si evidenzia un lieve
incremento, inferiore, comunque di 5 ordini di grandezza al limite di riferimento).”
Caso 2) AUTOSTRADA REGIONALE BRONI-PAVIA-MORTARA Parte Generale – Studio di
Impatto Ambientale 336 Quadro di riferimento ambientale A fronte del livello di fondo
esistente, gli incrementi attesi risultano modesti e tali da non ingenerare superamenti dei limiti.
Per l’NOX, si ravvisa il superamento già allo stato attuale del valore limite per la protezione della
vegetazione. La centralina ARPA di Sannazzaro de’ Burgondi ha inoltre registrato 51 giorni di
superamento della soglia, pertanto con superamento del limite fissato a 35 giorni. Il calcolo del
percentile 90.4° delle medie giornaliere di PM10 non mostra va lori tali da indurre ulteriori
giornate con superamenti dei 50 mg/m3
Caso 3) Progetto di modifica con ampliamento delle attività e delle categorie di rifiuti trattati, di
Sannazzaro dè Burgundi e Ferrera Erbognone (Pv) (QRA p 239)simulazioni mostrano:
-
per SO2, per NO2 , per PM10, per CO, e per gli IPA un aumento sia dei valori massimi orari
che dei valori medi annuali, non si riscontrano superamenti dei limiti di legge. Il proponente
104
conclude affermando che: “i risultati hanno ribadito quanto già ipotizzato con i dati INEMAR,
e cioè che il contributo dell’attività di termovalorizzazione della CR è ampliamente
trascurabile rispetto alla situazione esistente caratterizzata dall’attività di raffineria”. (p239
del QRA) La concentrazione di fondo di TPS è superiore ai limiti di legge ma la concentrazione
di TPS dovuta all’impianto è di 0,034383 mcg/mc quindi, afferma il proponente, ampiamente
trascurabile.
•
altra criticità riscontrata è che non viene mai presa in considerazione la possibilità del
bioaccumulo di alcune sostanze nella catena alimentare (ad esempio cadmio, arsenico
nichel);
•
altre volte è considerata solo l’insieme delle emissioni (es. concentrazione dei metalli pesanti)
e non la concentrazione dei singoli componenti (cadmio, nichel, mercurio e arsenico)
nonostante i loro limiti siano normati nel D.Lgs. 152 del 3 Agosto 2007 (Attuazione della
direttiva2004/107/CE);
•
d’altro altro canto è noto che mentre nella letteratura scientifica sono presenti numerosi studi
sugli effetti acuti e cronici conseguenti all’esposizione a inquinamento atmosferico in
particolare al PM, ben poco è stato fatto per analizzare gli effetti delle sorgenti puntuali di
inquinamento, quali ad esempio gli inceneritori. Non disponiamo, al momento attuale di
biomarcatori in grado di predire con un buon margine di sicurezza il rischio per l’uomo e che
ci permettano di stimare la relazione tra esposizione e i possibili effetti futuri;
•
inoltre va sottolineata la difficoltà da parte del proponente del reperimento dei dati da
utilizzare per la valutazione dell’esposizione;
•
mentre per la caratterizzazione dell’inquinamento atmosferico il proponente può utilizzare i
dati del rapporto sulla qualità dell’aria forniti dalla regione, come per l’inquinamento acustico,
può utilizzare i dati della zonizzazione acustica del territorio, se è stata effettuata, per una
caratterizzazione dello stato ante-operam della zona interessata dal punto di vista
dell’atmosfera e del rumore, per la caratterizzazione dello stato di salute non vi sono dati
certi e disponibili che il proponente possa utilizzare.
Inoltre per stimare l’impatto, in fase di esercizio dell’opera esaminata, delle componenti quali il
rumore e l’atmosfera abbiamo numerosi modelli previsionali per il calcolo delle concentrazioni di
inquinanti atmosferici o delle emissioni acustiche, per la caratterizzazione del esposizione e di
conseguenza, dell’eventuale impatto dell’opera sulla salute umana, difettiamo di modelli che
consentano di stimare l’impatto sanitario, da utilizzare per una valutazione preventiva degli
impianti da analizzare.
Un’altra criticità riscontrata è che spesso non viene presa in considerazione la possibilità del
bioaccumulo di sostanze inquinanti nella catena alimentare. Infatti, in presenza di terreni agricoli
è necessario sviluppare uno studio sulle ricadute degli inquinanti sulle produzioni agricole (o gli
allevamenti) presenti nel raggio di ricaduta.
Per opere quali autostrade, raffinerie, inceneritori è importante stimare il bioaccumolo e il
passaggio nella catena alimentare, per il potenziale impatto sulla salute, degli inquinanti presenti
nelle acque di piattaforma (metalli pesanti, nutrienti, Cloruri, idrocarburi) come prevede il DPCM
105
dell’88 allegato 2 lettera F comma d “descrizione del destino degli inquinanti è importante per
opere quali: raffinerie, inceneritori, opere che prevedono la movimentazione di sedimenti
marini/fluviali o lacustri, per le autostrade, per l’eventuale movimentazione di inquinanti che
vadano ad interferire e con la catena alimentare (coltivazioni, allevamenti, pescato)”.
Infine in nessuno studio è stato previsto alcun piano di monitoraggio post operam della salute
della popolazione, volto a indagare i possibili effetti a breve o a lungo termine conseguenti
all’attività dell’opera presa in considerazione.
Scendendo nel dettaglio, si evidenzia che, nelle istruttorie esaminate dall’ISPRA, le modalità con
cui viene trattata la componente “salute pubblica” differisce in funzione delle tipologie di opere.
È una criticità non essendoci una metodologia chiara e specifica, ogni proponente interpreta a
suo modo la normativa, anche la tipologia di opera influenza la scelta di approfondire, sviluppare
o meno la componente.
Dall’analisi condotta sulle istruttorie prese in esame si è anche rilevato che in alcuni casi i criteri
utilizzati per analizzare l’impatto dell’opera sulla salute sono stati ricavati da metodologie
attualmente in uso in altri paesi.
CONSIDERAZIONI SULLA BASE DELL’ESPERIENZA ISPRA: LIMITI E PROSPETTIVE
COMPONENTE SALUTE NELLE PROCEDURE VAS
Prima di entrare nel merito delle considerazioni specifiche relative ai piani e programmi
esaminati, si ritiene utile rammentare che la VAS nasce anche per rendere espliciti nel
piano/programma considerato gli obiettivi di sostenibilità, cioè i benefici all’ambiente e alla
salute, che si affiancano agli obiettivi propri del piano. In particolare per quanto riguarda la
salute, sarebbe auspicabile che in ogni VAS fosse esplicitato l’obiettivo di miglioramento che si
persegue con la realizzazione del piano/programma, nonché quali azioni del piano concorrono al
raggiungimento di questo obiettivo e, dualmente, quali azioni determinano invece effetti
negativi. Tanto per fare un esempio, un piano regionale dei trasporti potrebbe avere tra gli
obiettivi quello di ridurre una certa quota gli incidenti con conseguenze (anche mortali) che
annualmente si verificano nella regione, e tra le azioni a favore potrebbe prevedere una più
efficace
separazione
dei
flussi
veicolari
rispetto
ai
flussi
pedonali
e
in
bici;
se
contemporaneamente il piano prevede – come è plausibile – un incremento nel tempo delle
percorrenze veicolari, un possibile effetto negativo sulla salute del piano in esame è quello legato
a un eventuale aumento delle emissioni di inquinanti in atmosfera dei veicoli che potrebbe
determinare un aumento dell’inquinamento dell’aria con conseguente impatto sulla popolazione
esposta.
Le considerazioni sulle procedure di VAS esaminate nell’ambito del supporto al MATTM per le
VAS nazionali e regionali evidenziano come, in assenza di indicazioni normative precise, la
trattazione della “salute umana” presenta numerose carenze e criticità, anche negli aspetti,
sopra menzionati, quali l’individuazione di obiettivi di prevenzione e riduzione di effetti negativi
sulla “salute umana”, l’individuazione e la descrizione dei potenziali rischi connessi con gli
interventi previsti dal piano/programma, la caratterizzazione delle matrici ambientali che
106
incidono, direttamente e/o indirettamente, sulla salute umana dei soggetti esposti, la stima degli
effetti che gli interventi previsti dal piano/programma possono avere sull’esposizione della
popolazione. Il livello di approfondimento con cui esaminare tali aspetti dipende fortemente dal
livello delle conoscenze e dei metodi di valutazione, dai contenuti e dal livello di dettaglio dei
piani e dei programmi. Per alcune tipologie di piani e programmi, sebbene vi sia la difficoltà di
isolare scientificamente i rapporti causa-effetto di singoli fattori ambientali sulla salute umana,
si può arrivare ad ipotizzare e trattare correlazioni significative tra rischi ambientali e situazione
sanitaria della popolazione.
La trattazione della “salute umana”, in ambito di VAS, consente di avere un valore aggiunto
rispetto alle valutazioni puntuali poiché consente di analizzare un contesto ampio, nazionale,
regionale o di area vasta, e quindi di avere una visione d’insieme delle situazioni e problematiche
e di considerare anche gli effetti cumulati dovuti alla realizzazione di più interventi.
CONCLUSIONI DELL’APPENDICE 4
In conclusione, l’analisi condotta sulle preistruttorie prese in esame ha evidenziato una grande
disomogeneità nel modo in cui viene studiata la componente “Salute Pubblica” nelle procedure
di VAS e di VIA.
Nell’analisi delle istruttorie prese in esame sono state riscontrate numerose criticità e la principali
difficoltà sia per il proponente che per chi deve valutare piani, programmi o singole opere sono
le seguenti:
•
la normativa attuale è poco puntuale e piuttosto generica nell’indicare le informazioni
necessarie per un’esaustiva valutazione della componente salute pubblica;
•
la stima dell’esposizione della popolazione a fattori ambientali è difficile complessa. La
difficoltà è conseguente anche al fatto che in Italia non sono ancora stati adottati metodi e
modelli condivisi e standardizzati, già utilizzati da qualche tempo in altri paesi. Ad esempio,
sia in Europa che negli USA vengono utilizzati diversi modelli previsionali per la stima
dell’esposizione alle diverse matrici ambientali e dei conseguenti rischi sanitari;
•
la stima degli impatti sulla salute e dell’impatto integrato a più fattori di rischio necessita di
indicazioni normative precise sui modelli da utilizzare;
•
ad esempio, uno o più dei modelli adottati in Europa e/o negli USA potrebbero essere
selezionati ed adattati alla realtà italiana, per stimare l’esposizione e il rischio per la salute
umana derivante dalla possibile contaminazione di una specifica matrice ambientale,
conseguente alla realizzazione dell’opera o del piano nazionale, sottoposti a procedura di
valutazione;
•
il monitoraggio degli effetti sulla salute, componente fondamentale del monitoraggio degli
effetti significativi di piani e programmi previsto dalla VAS e delle opere soggette a VIA,
richiede per la sua attuazione, di indicazioni normative o linee guida specifiche proprio in
considerazione della complessità dovuta ai tempi lunghi con cui potrebbero manifestarsi tali
effetti e dei numerosi fattori che influenzano lo stato di salute della popolazione e delle
modalità con cui interagiscono
107
Appare quindi necessaria la predisposizione di linee guida specifiche, redatte con la
collaborazione delle principali istituzioni preposte (ARPA, ISS, ISPRA), atte a fornire lo schema
corretto da seguire nella redazione del capitolo “Salute Pubblica” nelle procedure di VAS e di VIA.
L’obiettivo è quello di giungere ad una omogeneità negli studi di impatto ambientale allo scopo
di facilitare sia il lavoro dei proponenti che devono redigere lo studio, sia gli esperti hanno il
compito di valutarlo.
108
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