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Finalmente i genitori confessano, il figlio prediletto esiste eccome

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Finalmente i genitori confessano, il figlio prediletto esiste eccome
21
IL CAFFÈ
20 aprile 2014
tra
parentesi
La famiglia
La preferenza.
Niente più veli
sul più diffuso
tabù familiare
Finalmente i genitori confessano,
il figlio prediletto esiste eccome
PATRIZIA GUENZI
I
figli so’ piezz’ è core. Ma uno lo è di più.
Inutile girarci intorno. Il figlio prediletto
esiste. Nessun genitore lo ammette, ma le
preferenze ci sono e ci sono sempre state.
Proprio sul più comune non detto della vita
familiare hanno indagato due docenti dell’Università di Nantes, Catherine Sellenet e Claudine
Paque, nel libro “L’enfant préféré” (ed. Belin), il
cui sottotitolo “Fortuna o fardello”, dà il là al contenuto: 55 genitori intervistati sia sui motivi che li
spingono ad avere più simpatia per un figlio rispetto ad un altro, sia sulle conseguenze di questo atteggiamento per i figli.
Certo, non significa che a uno si dà tutto e all’altro no, o che un figlio non lo si sgrida mai né lo
si punisce mentre l’altro si piglia anche la dose
del fratello. È qualcosa di molto più sottile. A tradire, a volte, un nomignolo, o anziché dire “il
maggiore” o “la più piccola”, dirne il nome. Esem-
pi di questo tipo sono dettagliatamente riportati
nel libro. Come quella mamma che parla a lungo
di François, Anne e di “Josephine, la mia principessa”.
“Ogni genitore dovrebbe fare un atto di umiltà e ammetterlo - dice Ivan Battista, psicologo e
psicoterapeuta, docente esperto presso la Scuola
medica ospedaliera di Roma -. Solo così può correggersi o almeno compensare a questa sua mancanza”. Già, intanto le autrici hanno faticato non
poco ad ottenere le “confessioni”. All’inizio del
colloquio nessun genitore ha detto di avere preferenze. Alla fine, l’80% l’ha ammesso. Ecco perché, quando i figli accusano un padre o una madre di fare preferenze quasi mai hanno torto.
Hanno invece intercettato minuscoli, ma eloquenti, segnali: il tono della voce, maggior tolleranza o la pietanza tanto amata da uno dei pargoli cucinata più di sovente. Si tende pure a preferire il figlio che più ci assomiglia, con lo stesso carattere, gli stessi tratti, quello che in fondo con-
cretizza il nostro sogno di immortalità. Ma anche
il bimbo bravo a scuola, che pone quindi meno
problemi e che - spiegano molto bene Sellenet e
Paque - non ci fa dubitare di essere dei bravi genitori.
Ma i danni possono anche rivelarsi pesanti.
“Il rischio è che il bimbo non prediletto sviluppi
una personalità di tipo abbandonico - avverte
Battista -, il che significa che sarà più ricettivo a
qualsiasi discriminazione o piccolo atto che non
tenga conto della sua sensibilità. Una latente frustrazione che, se non affrontata magari con l’aiuto di uno specialista, potrebbe trascinarsi per tutta la vita”.
Se è certo che il figlio discriminato soffrirà,
anche per quello preferito non saranno solo rose
e fiori. Crescerà probabilmente più sicuro di sè,
abile nel sedurre, dopo i genitori, docenti e superiori, ma pure oggetto della gelosia dei fratelli,
patendo sensi di colpa. E da grande potrebbe pure fare più fatica a trovare una propria strada, per-
ché sempre alla ricerca di conferme delle sue capacità e doti, intellettuali e fisiche. Ma non è ancora tutto. Il rischio è quello di creare un pessimo
rapporto di fratellanza, di crescerli non solo litigiosi tra loro, ma quasi uno contro l’altro. In
un’eterna competizione, una gara ad accaparrarsi la benevolenza di mamma e papà.
Inutile dire che anche il figlio non prediletto
passerà i suoi guai, riassunti con una definizione
medica ben precisa: la sindrome Lfs (Less favored status, lo stato di meno favorito), che si manifesta con depressione, ansia, perdita dell’autostima e difficoltà varie ad affrontare la vita quotidiana. “L’ha descritta molto bene a suo tempo lo psicoanalista ungherese Michael Balint con il termine ‘basic fault’, ‘ferita primaria’ - nota Battista -.
Discriminante e fondante per la personalità futura del ragazzo”. E allora magari vale la pena di
mettersi in discussione, con l’aiuto delle domande riportate in basso.
[email protected]
Q@PatriziaGuenzi
Il test
La somiglianza
Tra i vostri figli ce n’è uno che
sentite più vicino a voi. Forse
perché vi somiglia,
caratterialmente e
fisicamente? Oppure lo vedete
più delicato e sensibile?
La tenerezza
Concedete maggiori
attenzioni a uno dei vostri figli
perché pensate ne abbia più
bisogno? O è perché vi ispira
più tenerazza e quindi lo
coccolate di più?
Le attenuanti
A uno dei vostri figli
concedete più facilmente
attenuanti? Uno di loro è
una “simpatica canaglia”,
combina pasticci e guai
ma è più divertente?
Il feeling
Amate tutti i vostri figli allo
stesso modo. Ma con uno
di loro vi sentite più in
sintonia, avete più feeling,
trascorrete il tempo più
volentieri?
Lo svantaggio
Uno dei vostri figli ha più
bisogno del vostro aiuto, è
oggettivamente più debole
e svantaggiato? Perciò
pensate abbia bisogno della
vostra protezione?
Il merito
Siete disposti a fare e ad
investire di più su uno dei
vostri figli perché secondo voi
dimostra di meritarlo? Con
uno di loro è più facile
andare d’accordo?
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