“Eccomi” ordinati due diaconi permanenti Intervista a “padre Luca” L
by user
Comments
Transcript
“Eccomi” ordinati due diaconi permanenti Intervista a “padre Luca” L
Diaconi Foglio Notizie del Diaconato della Diocesi di Roma www. vicariatusurbis.org/diaconatus dicembr e 2012 n.60 In questo numer o, fra l’altr o: Intervista a “padr e Luca” “Eccomi” ordinati due diaconi permanenti L’aiuto ai Poveri del Mondo formazione formazione informazione informazione corresponsabilità corresponsabilità editoriale Diaconi Mons. Nicola Filippi N -2- el suo ultimo libro "Cristianesimo. La religione del cielo vuoto", Umberto Galimberti sostiene che con l'incarnazione il Cristianesimo, togliendo Dio dal cielo e rendendolo vicino all'uomo, ha posto le premesse per l'ateismo. Celebrare il mistero della venuta del Verbo eterno del Padre nella nostra carne mortale significherebbe per i cristiani festeggiare, quindi, la morte della fede in Dio, come essere Assoluto e trascendente. Questa tesi dimostra come ancora oggi il Natale del Signore sia un autentico scandalo per molti "pensatori" e filosofi che affidandosi alla sola ragione non riescono a comprendere la radicale novità che questo evento ha comportato. È vero: Dio è il totalmente Altro e l'uomo da solo con la sola forza della sua intelligenza mai avrebbe potuto conoscere il suo volto e il suo nome. Il cielo era chiuso e nessuna forza umana avrebbe mai potuto aprirlo, se Dio stesso non lo avesse squarciato e nel silenzio della notte di Betlemme fosse nato come uno dei tanti bambini ebrei che nacquero in quella terra benedetta da Dio. Mandando suo Figlio tra noi uomini Dio non ha abbandonato il cielo, svuotandolo, ma anzi ha portato il cielo sulla terra, perché l'uomo potesse finalmente comprendere la sua identità e il suo destino ultimo. Dio assunse la nostra natura e allo stesso tempo ci donò di partecipare alla sua vita immortale: è questo il mirabile scambio che i Padri hanno cantato e che ogni anno torna ad affascinarci e a interrogarci. Restiamo stupiti perché incarnandosi Dio non ha reso il cielo vuoto, ma al contrario lo ha riempito di quanti avendolo accolto sono stati da lui generati (cfr Gv 1,14), diventando così fratelli di colui che Figlio Unigenito è però allo stesso tempo il Primogenito di una moltitudine (cfr Col 1,18). In questo Anno della Fede il Natale del Signore ci conduce a rinnovare ancora una volta la nostra professione di fede in lui, Verbo incarnato, vero Dio e vero uomo, nell'unità di una sola persona ma nella duplicità delle nature. Sentiamoci debitori verso gli uomini di questo annuncio che se accolto apre alla vita umana un nuovo orizzonte e le dona un'altra direzione, rispetto a quella che il "mondo" percorre. Ma allo stesso tempo il mistero del Natale ci interroga sul ministero che esercitiamo. Quali ministri ordinati e come famiglie in cui lo sposo è diacono di Cristo siamo tutti chiamati a rinnovare quel mirabile scambio avvenuto a Betlemme. Dobbiamo farci carico della povertà, della solitudine e dell'emarginazione, di quello che chiamiamo l'umano, per donare in cambio il calore dell'amore, esperienza del divino. Solo così il Natale non sarà una parola vuota, ma ancora una volta mistero, realtà infinita che però si rende esperienza concreta nella storia. A tutti l'augurio di una rinnovata esperienza di gioia derivante dalla certezza di essere diventati anche noi, quali familiari di Dio, abitanti del cielo e di regalare con la testimonianza della nostra carità la medesima certezza a quanti credono di essere solo abitanti di questo mondo. Diaconi formazione RICORDANDO MADRE TERESA DI CALCUTTA "I o sono una povera donna che prega....senza Dio siamo troppo poveri per aiutare i poveri..." Con queste ed altre semplici parole spiegava la concretezza di ciò che era spinta a fare dall'ascolto del grido di sete di Gesù Crocifisso. Era il 1978 quando venne per la prima volta nella nostra Parrocchia di Santa Maria del Buon Consiglio al Quadraro di Roma. Subito ci ha conquistato con la sua gracile, forte e umile presenza, con le sue parole che come in un sacramento spiegano i gesti e sono segno efficace della grazia di Dio. "È Lui che pensa, è Lui che scrive. Io sono una piccola matita nelle sue mani, pronta per essere usata..." Quell'incontro è stato formidabile per la nostra comunità parrocchiale. Ci ha invitato a porre al centro di ogni nostro servizio l'Eucarestia , sacrificio d'amore e di carità, presenza viva di Gesù Risorto. "È solo la sua carità che possiamo e dobbiamo esprimere nel servizio ai fratelli" diceva. Da allora è nata anche per noi l'adorazione Eucaristica del sabato e rappresenta tuttora un tempo privilegiato di preghiera. L'Eucarestia sacrificio d'amore e di carità suscitava in Madre Teresa l'esigenza della partecipazione alla vita stessa di Gesù, per questo ci diceva che non poteva iniziare mai la giornata senza l'adorazione Eucaristica e la S.Messa, prima di andare incontro ai poveri tra i più poveri con il sorriso. In breve tempo sono nati nella nostra Parrocchia il Centro di Ascolto e la mensa itinerante in alcune stazioni di Roma con l'intento di essere strumento della carità ed espressione della passione che Gesù ha per ciascuno di noi iniziando dai più poveri. Il passaggio di Madre Teresa, la sua forte testimonianza, hanno reso possibili questi frutti che tuttora sussistono, frutti che possiamo rinBeata Madre Teresa di Calcutta novare ed aumentare se continueremo a stringerci con umiltà ai piedi dell'Eucarestia, culmine e fonte dalla quale possiamo ricevere vitalità ed unità come anche Madre Teresa ci ha insegnato concretamente. Per questo le saremo sempre grati e ringraziamo il Signore. Maria Pia Alivernini -3- Diaconi formazione INTERVISTA A S.E. MONS. LUCA BRANDOLINI Caro padre Luca, cosa ti ha spinto a scrivere "Il ripristino del diaconato permanente". Il motivo contingente è stato il pellegrinaggio a Roma, alla Basilica Lateranense, di un folto gruppo di diaconi della Diocesi di Milano, venuti qualche mese fa con le loro mogli: avevano chiesto di incontrarmi per conoscere con quali prospettive e modalità era stato ripristinato a Roma il diaconato permanente e, dopo avermi ascoltato, hanno chiesto di poter avere il testo della mia relazione, che ora ho appena finito di trascrivere. Ma il motivo più importante è che mi sono trovato ad essere un testimone privilegiato di questo evento così carico di promesse per la Chiesa di Roma e m'è parso doveroso raccontarne la dinamica per tramandarne la memoria. Quali sono stati i punti più caratteristici del ripristino del diaconato a Roma? Si è partiti da una riflessione sulla "coscienza ministeriale" della comunità ecclesiale, che è la necessaria premessa perché attecchisca il ministero diaconale. Si è poi puntato su una formazione che mettesse bene in luce la specificità del servizio e che coinvolgesse anche le mogli, le quali, in virtù del sacramento del matrimonio, sono le prime a partecipare dei frutti della grazia del sacramento che i loro mariti ricevono. Che cosa oggi ti senti di raccomandare ai diaconi? Di non perdere di vista il loro legame con il Vescovo, che nasce dall'ordinazione ed è di natura ontologico-sacramentale: questo da un lato comporta l'obbedienza alla persona del Vescovo e al suo progetto pastorale, dall'altro abilita a un servizio in ambiti pastorali significativi per la Diocesi. Nell'attuale stagione ecclesiale, in cui il papa Benedetto XVI ha rilanciato la "nuova evangelizzazione", i diaconi S.E. Mons. Luca Brandolini sono certamente chiamati a dare un contributo originale in una società che ha bisogno di fermentazione evangelica e caritativa. Sul sito del Diaconato potete trovate il testo completo di mons. Luca Brandolini "Il ripristino del Diaconato Permanente - Un dono fatto alla Chiesa dal Vaticano II". -4- comunità Diaconi I l giorno 25, ottobre presso la parrocchia di san Giuseppe all'Aurelio, si è tenuto il primo incontro dei diaconi del settore Ovest. Erano presenti, fatto salvo i diaNCONTRO DEI IACONI coni ammalati, quasi la totalità dei diaconi con le rispettive DEL SETT ORE VEST mogli. L'incontro è iniziato con la celebrazione del vespri presieduta da don Nicola che nell'omelia ci ha esortati al servizio anche in situazioni difficili, situazioni che noi non capiamo ma che il Signore ci dona per crescere nella fede. Terminati i Vespri, abbiamo condiviso alcune comunicazioni e una E-mail mandataci da Valerio Cimagalli, che nonostante il suo stato di salute, ha voluto essere in qualche modo presente all'incontro. Al termine dell’incontro abbiamo cenato tutti insieme passando così una serata in armonia. Ci siamo presi l'impegno di dare indicazioni su temi da seguire nei prossimi tre incontri così da permettere di fare un piano formativo pastorale per il 2013. diac. Generoso Sellitto I L 'ordinazione diaconale di Domenico (Memmo) Meschini fu la quarta della nostra Diocesi. Una volta gli fu chiesto com'erano andate le cose e lui raccontò che, quando nel 1976 era andato in pensione da funzionario dell'Acea, aveva offerto la propria collaborazione al Cardinal Ugo Poletti. Proprio nel'76 ci fu il terremoto del Friuli e la Diocesi di Roma si gemellò con quella di Osoppo: gli fu dato allora l'incarico di coordinare gli aiuti, sotto la supervisione di don Luigi Di Liegro, direttore della Caritas. Successivamente Memmo rimase a lavorare D O come volontario alla Caritas assumendo il ruolo di vicedirettore. Collaborava anche con la parrocchia di Santa Maria delle Grazie al IL DIACONO MEMMO Trionfale, dov'era parroco don Paolo Gillet, che lo propose per il diaconato. Così, dopo aver frequentato per due anni il corso di Teologia per Laici presso Santa Maria in Traspontina, fu ordinato diacono il 19 novembre 1983. -5- comunità Diaconi I l momento di condivisione durante i ritiri, presieduto da Mons. Brandolini e da Mons. Peracchi, è sempre stato un tempo prezioso per condividere ed approfondire le esperienze personali, verificare quelle comuni e progettare situa- zioni nuove. E poiché p. Luca, quella mattina, aveva sollecitato "con G IUGNO 1992 - V IA A LBERGOTTI forza" le famiglie alla partecipazione dei figli alla celebrazione I NCONTRO CONCLUSIV O DELL’A NNO dell'Eucarestia, proprio la loro prePER I D IACONI , CANDIDATI E ASPI senza alle nostre giornate fu l'argomento della condivisione. RANTI CON LE RISPETTIVE FAMIGLIE Il punto era che i ragazzi, senza animazione di alcun genere, combinavano un guaio dietro l'altro (lampade rotte, otturazione dei water ecc.) ma, soprattutto, non capivano niente di ciò che i genitori stavano facendo e sentivano quell'esperienza totalmente estranea alla loro vita. Fu così che don Franco chiese a noi, ai Blasi ed ai Brusadin di cominciare a pensare ad un percorso di animazione specifico, che li coinvolgesse. È stato un lungo viaggio, affascinante, che ha raccolto e riunito bambini e ragazzi di ogni età nel tentativo di farli avvicinare all'esperienza del loro papà, nella semplicità, serenità e soprattutto nella condivisione, con altri ragazzi, di una situazione familiare fuori dal comune. Abbiamo cominciato non sapendo bene dove andare poi, progressivamente, si è chiarito in noi l'obiettivo di far conoscere meglio ai figli la vocazione dei papà, affrontando con linguaggi e metodi diversi e più adatti alle diverse fasce di età, le stesse tematiche che venivano proposte ai genitori. Dialogando con loro sulle problematiche e sulle perplessità abbiamo non solo aiutato loro, ma anche noi siamo stati aiutati da loro ad essere più semplici e spontanei nel ministero, meno impostati nell'incontro con gli altri che fossero fedeli. preti o anche vescovi. Abbiamo cercato di rinnovarci anno dopo anno attraverso giochi, laboratori, rappresentazioni grafiche, adorazioni eucaristiche con i più grandi e drammatizzazioni conclusive di Sacrofano con i più piccoli (le nozze con lo sposo, il piccolo principe, Giona e la balena e molte altre). Inoltre sono stati organizzati, negli anni, incontri di tre giorni autogestiti cercando di favorire l'amicizia fra i ragazzi più grandi e chi potesse aiutarci nell'animazione -6- Diaconi comunità (Scandriglia, Colle dell'Acero e Soriano). Insieme a don Franco prima e con don Nicola dopo ci siamo fermati a riflettere, a pregare, ma anche a verificare e progettare l'animazione dell'anno successivo. Tre sono i valori fondamentali che sempre hanno guidato il nostro servizio ed in cui crediamo fermamente: l'obbedienza ai superiori, la fedeltà all'impegno preso, e la certezza che le scelte dei papà, le loro esperienze con Gesù e nella Chiesa, non debbano essere vissute indipendentemente dalla famiglia ma compartecipate, nei modi opportuni, da tutti. Oggi l'equipe compie vent'anni e nel suo lungo percorso ha acquistato nuove famiglie che hanno aiutato con le loro esperienze, i carismi personali, la creatività, le capacita di accoglienza e di disponibilità al servizio della comunità; ma anche con le capacità culinarie delle mogli che hanno rinfrancato ed addolcito le faticose preparazioni con cene gustose che non ci siamo mai fatti mancare. Mi piace qui menzionare le famiglie che hanno fatto con noi un pezzo di strada: Mattiocco, Luparia, D'Alù, Panzironi, Chiarelli, Sabelli, Speranza, Valletti, Foddai ed Ciamprone oltre a Paluzzi, Palmieri, e Buzzetti che attualmente fanno parte dell'equipe. Insieme abbiamo formato una clima familiare speciale e voglio qui anche ricordare e ringraziare tutti i gruppi parrocchiali che ci hanno aiutato nell'animazione: gli scout di Sant'Ippolito, i gruppi giovani di San Filippo Apostolo e di Santa Maria della Misericordia e tutti quei figli ormai grandi a partire dallo splendido Emanuele, che ci ha preceduto alla casa del Padre lasciandoci un ricordo fantastico di un giovane uomo pieno di doni del Signore, che ce li ha regalati per troppo poco tempo. Gli altri, che non cito, per non dimenticare nessuno, rappresentano per noi l'orgoglio e la gioia di essere, oggi, indipendenti nell'animazione dei più piccoli. Molti fra i figli dei diaconi hanno compreso la bellezza di far parte di questa comunità e lo manifestano concretamente con la consapevolezza della propria identità partecipando, anche con idee spesso brillanti, alla programmazione annuale. A Don Franco dobbiamo eterna riconoscenza per la fiducia senza limiti e totalmente gratuita che ha avuto in noi, pionieri di questo progetto un po' folle e per alcuni, forse, banale se non inutile. La sua capacità di ascolto, la sua dolcezza, la sua pazienza, i suoi consigli, il suo costante incoraggiamento, la sua capacità di volerci bene uno per uno; tutto questo è inciso nei cuori di tutti noi che continuiamo a svolgere questo servizio. Infine un augurio particolare di benvenuto ad Andrea ed Eleonora Sebastiani, che almeno per quest'anno vivranno l'esperienza dell' "Equipe Figli". Michaela Pietroniro Lenzerini -7- comunità Diaconi E così è giunta anche la nostra ordinazione a diaconi permanenti. Emozionati e raggianti, nella cornice meravigliosa della basilica di S. Croce in Gerusalemme, abbiamo sentito il calore della comunità diaconale, dei presbiteri e del vescovo, Mons. Schiavon. Questa è la giustizia di Dio: chiamare il debole, il superbo, il lontano, colui che meno è degno ed eleggerlo a testimone sacramentale di colui che è servo di tutti. Per farci giungere a questo O RDINATI NELLA BASILICA DI giorno il Signore ha dovuto buttare giù un bel po' di idolatrie, prime fra SANTA C ROCE IN G ERUSALEMME tutte la nostra idea di diaconato. DUE D IACONI PERMANENTI Ognuna ha portato sofferenza, ribellione, mormorazioni, ma ha fatto emergere una docilità inaspettata anche a noi stessi. La pazienza di don Nicola e dei formatori è stata enorme, soprattutto nei primi anni, poi è aumentata anche la nostra capacità di affidarci ad un progetto che ci superava. Cosa ci aspetta ora? Probabilmente il contrario di quanto immaginiamo. Del resto il Signore fa sempre così. I nostri progetti sono sempre molto terreni e farciti di tante speranze e rassicurazioni con una unica e costante assenza: la croce. Eppure quella è la 'scala di Giacobbe, il letto di amore dove ci ha sposato il Signore'. Là il Signore ci aspetta, là ci guardano quelli che Roberto Lanza e Giuseppe Attanasio dubitano che essa sia la manifestazione della gloria di Dio. A noi spetta testimoniare che quell'amore è la verità, che là si sperimenta la risurrezione, che quello è l'unico modo che Dio conosce per amare l'uomo: dando la vita per lui. La nostra missione di diaconi si realizzerà se riusciremo non tanto a vedere Cristo nell'altro, ma ad essere Cristo per l'altro. Se qualcuno potrà ringraziare Dio per averci conosciuto o anche semplicemente per aver parlato un po' con noi, se qualcuno potrà dire che grazie a noi ha conosciuto l'amore di Dio, la nostra vocazione non sarà stata vana. diacc. Giuseppe Attanasio e Roberto Lanza “E CCOMI ” -8- cultura Diaconi V i devo confessare che mi sorpresi non poco quando scoprii che quella che tutti a Roma chiamiamo Basilica di San Giovanni è in realtà intitolata al Santissimo Salvatore e ai Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista. E, pur essendo chiesa-madre di A ASILICA tutte le chiese, a lungo mi rimase la convinzione che il titolo avesse un che di pletorico… ATERANENSE fino a quando entrai per caso in una chiesa di Nemi che custodisce un trittico dipinto a fine '400 da Antoniazzo Romano: "Il Salvatore fra i Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista". L'opera è composta da tre tavole lignee e, nella sua articolazione figurativa, presenta i tempi della storia della salvezza: quello dell'attesa, rappresentato dalla figura di Giovanni il Battista, quello del compimento, nell'immagine di Cristo Salvatore, e quello dell'annunzio e della testimonianza, esemplarmente caratterizzato dall'Evangelista Giovanni. Il Battista è rappresentato secondo i tratti descrittivi dei Vangeli nell'atto di indicare il Cristo. Egli, ultima figura profetica dell'Antico Testamento, riassume in sé le attese del popolo di Israele e prepara la novità di salvezza che sta per compiersi. La tavola centrale presenta la figura del Salvatore che, con la serenità del volto, il gesto della mano destra e il libro tenuto aperto dalla sinistra, rivela la propria identità. Giovanni Evangelista è il tipo del discepolo che ha visto e creduto e trasmette nel Vangelo la sua testimonianza. In questo modo la narrazione figurativa del trittico vuole inserire nel tempo della salvezza colui che guarda il dipinto. Allo stesso modo noi, entrando nella nostra cattedrale, entriamo nell'oggi della salvezza. diac. Giuseppe Colona L B L -9- missione Diaconi L’Aiuto ai poveri del Mondo N ell'enciclica Caritas in veritate Benedetto XVI afferma che fra le più importanti cause del sottosviluppo c'è la mancanza di fraternità tra gli uomini e tra i popoli: "Questa fraternità, gli uomini potranno mai ottenerla da soli? La società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli. La ragione, da sola, è in grado di cogliere l'uguaglianza tra gli uomini e di stabilire una convivenza civica tra loro, ma non riesce a fondare la fraternità. Questa ha origine da una vocazione trascendente di Dio Padre, che ci ha amati per primo, insegnandoci per mezzo del Figlio che cosa sia la carità fraterna" (CV 19). E più avanti nota che continua lo scandalo di disuguaglianze clamorose per la corruzione, l'illegalità, il mancato rispetto dei diritti umani e osserva che "Gli aiuti internazionali sono stati spesso distolti dalle loro finalità, per irresponsabilità che si annidano sia nella catena dei soggetti donatori sia in quella dei fruitori" (CV 22). Ho sempre avuto il desiderio d'andar via, certo non perché non mi trovo bene dove vivo, a Milano, con la mia famiH O CHIEST O A D ANIELA , UNA DELLE glia, ma forse proprio perché mi trovo RAGAZZE VENUTE QUI IN P ERÙ PER UN bene; come un desiderio di uscire dal mio guscio, ANNO DI SER VIZIO CIVILE , DI DIRMI LE di diventar grande. Studiavo scienza dell'eMOTIVAZIONI DI QUESTA SUA DECISIONE ducazione alla Cattolica di Milano e, non ancora laureata, avevo già trovato lavoro, perché servivano soldi in famiglia, quando un amico mi parla del servizio civile; mi mette in contatto con don Michele, che era stato diversi anni in missione a Lima, e lui mi dice di prendere in attenta considerazione il desiderio che avevo dentro, altrimenti non ne avrei mai capito il perché. A ottobre dello scorso anno ho risposto al bando di concorso, a dicembre mi sono laureata e da febbraio sto qui. Ho trovato una situazione molto diversa da quella che mi aspettavo: sulla carta il mio ruolo era ben definito, ma un conto è quanto è scritto sulla carta, un conto quello che trovi: bisogna essere aperti. Qui non solo c'è povertà materiale, ma di valori; incapacità di uscire dalla propria situazione, a volte un atteggiamento passivo: questo in principio mi faceva innervosire. Se visiti le case, le famiglie ti rendi conto che ci sono da educare non solo i bambini, ma anche i genitori. Dovunque ti volti vedi sporcizia, disordine, cani randagi e io oltretutto sono schizzinosa, ma ho una ragione per andare avanti: ne vale la pena! Un bimbo veniva saltuariamente all'asilo e abbiamo chiesto alla madre come mai; lei ha detto che non ha nessuno con cui parlare e a volte beveva e non ce la faceva a portare il bambino, così ci ha detto: "Quando non porto il bambino, venitemi a cercare". La settimana dopo il bambino non veniva e sono andata con Vanessa e ho visto in che stato era la sua baracca e ci siamo messe a pulire, per dare a lei un esempio. Val la pena di lavorare con i genitori perché vedi che qualcosa si muove. È questa poi, alla fine, la differenza fra assistenzialismo e promozione umana. A marzo c'è stato un incendio e sono andate a fuoco quattro / cinque baracche in fondo alla stra- - 10 - Diaconi missione da: siamo subito andate a visitare le famiglie e abbiamo fatto una raccolta di vestiti, però non a caso, ma sulla base delle loro esigenze. E poi non basta dare, ma è necessario affiancare. Il punto chiave per il servizio civile è che bisogna essere attivi, creativi; mi piace lavorare qui perché sono libera di proporre. Ora per esempio abbiamo in mente che non si può attingere sempre dai fondi che arrivano dall'estero: dovremmo anche smuovere un po' la Lima bene. Devo confessare che non sarei mai partita se non avessi conosciuto Comunione e Liberazione. Anche i miei genitori sono di CL e siamo vissuti per sei anni a Kampala, in Uganda, quando i miei lavoravano per una ONG. Ad alcuni dei miei amici del servizio civile manca questo retroterra e si nota che vedono le cose più superficialmente: gli piace l'avventura, poter dire d'esser stati qua e là e d'aver visto questo e quello, ma poi non entrano in contatto vero con le persone. Io nella mia vita ho trovato la cosa più bella: l'incontro con Gesù. Sono a Nairobi da due mesi e mezzo e i paragoni tra questa esperienza e la mia prima, indimenticabile, a Lima sono inevitabili. Ad aprile ho partecipato al concorso indetto dalla Cassa di Risparmio di Torino per tutti i neo-laureati con il massimo dei voti. In palio c'erano una trentina di tirocini, in tutto il mondo e per tutte le professionalità (compresa, pensa un po', quella dell'antropologo), prestigiosi e ben pagati. Ebbene, dopo un numero infinito di selezioni e colloqui individuali e di gruppo, sono stata scelta per una collaborazione di M ICHELA , UNA GIOVANE LAUREATA IN sei mesi con una ONG medica italiana, con il ANTROPOLOGIA , CHE ERA VENUTA DUE compito di svolgere una ricerca etnografica V OLTE NELLA NOSTRA MISSIONE , MI SCRI nella cittadina di VE ORA DAL K ENIA Sololo, tra il deserto del Dilda Galgao, nel Kenya settentrionale, e gli altipiani etiopi, propedeutica ad un futuro progetto nell'ambito della salute maternoinfantile. Non avevo mai pensato seriamente all'Africa come possibile meta e quando ho ricevuto la fatidica telefonata l'ho presa come un segno. Ho pensato che il Signore avesse qualcosa in mente, perché so per esperienza che con me, questo è il suo modus operandi: le svolte più importanti della mia vita non le ho affatto cercate, mi sono venute incontro e io non ho fatto che "inciamparci". segue a pag. 12 ¾¾ - 11 - missione Diaconi segue da pag. 11 In questi due mesi sono stata a Nairobi: era necessario, infatti, preparare a dovere la ricerca, studiando il contesto, la storia della regione e del distretto, la cultura Borana, il sistema di salute kenyota e così via. Non ti posso nascondere che è dura. Ogni città ha un suo spiritus loci, per dirla alla latina. Se Lima è baroccamente triste, e mostra con un certo gusto drammatico e decadente il suo lutto lungo secoli, Nairobi è giovane e violenta. Tutto è violento, dalla vegetazione lussureggiante che si divora l'asfalto, ai colori troppo accesi dei fiori soffocati dai miasmi asfissianti che la città produce senza posa, alle forme ferocemente creative che qui assume la miseria, l'handicap, la malformazione, la malattia, esibite senza reticenza alcuna ai bordi delle strade. Per chi come noi è abituato al vedo-non-vedo, o meglio, al nonvoglio-vedere, tutta questa sofferenza esposta è uno schiaffo continuo che ti sfida a non voltare lo sguardo altrove. La Storia, poi, ha lasciato cicatrici profonde e si sente ad ogni passo l'abisso che continua a separare "loro" da "noi", marchiati da quell'unica parola: musungu, bianco, che suona un po' sprezzante, un po' servile; un po' colonizzatore, un po' padrone. Per me che sono venuta qui alla ricerca di un contatto autentico, non superficiale, sentire questo misto di deferenza, invidia e ostilità che fa da sottofondo costante a tutti i rapporti, è quasi intollerabile. E così ripenso a Lima, con feroce nostalgia e con amore. Mi mancano le interviste alle madri soltere, mi mancate voi: incontrarvi mi ha cambiato la vita. Mi ha insegnato con l'esempio la gratuità, il dono di sé, l'amore appassionato per il prossimo e soprattutto per l'ultimo. In questo mondo di cooperanti di mestiere, di professionisti dell'aiuto, che, senza radici, volano da una parte all'altra del mondo rincorrendo le emergenze - spesso lautamente pagati per farlo! -, in questo universo a parte di consulenti e tecnici, esperti di disastri, con soluzioni sempre a portata di mano, io non trovo la vostra umanità, la vostra autentica propensione verso l'altro, la vostra comunione con l'uomo. Insomma, quella luce che quando la vedi la riconosceresti tra mille, che ti cambia lo sguardo e l'orizzonte, che ti viene una gran voglia di seguire … tutto questo mi manca e, ti dirò, mi sento un po' disorientata. Ieri sarei dovuta partire per Sololo, ma le condizioni di sicurezza della zona non l'hanno permesso: ci sono stragi e rappresaglie e io sarei l'unica bianca in tutto il distretto. Un po' di paura c'è, ma mi affido al Signore e lascio che sia Lui a stabilire cosa sia meglio per me; so che se faccio così non posso sbagliare. Sono in attesa di direttive da parte della mia ONG: da una parte non vedo l'ora di iniziare la ricerca, dall'altra, come ti dicevo, non posso nascondere a me stessa una certa apprensione. E ora raccontami ancora di voi, della mia amatissima Chonta. Sono convinta, sicura, che vi rivedrò tutti e vi rivedrò proprio a Chonta. Me lo sento. A presto. Michela. diac. Giuseppe Colona - 12 - società Diaconi I l 2013 già si annuncia come il sesto anno di crisi finanziaria ed economica: un arco temporale di lunghezza sconosciuta. Non prevista dagli economisti, sottovalutata inizialmente dai governi, la crisi e la sua durata stanno producendo conseguenze devastanti per una larga parte della nostra collettività: lavoratori dipendenti, pensionati e disoccupati, soprattutto giovani, ma non solo. Ciò è il risultato di una politica fiscale non orientata dall'equità, dell'adeguamento periodico delle tariffe di beni e servizi, del blocco dei contratti e delle pensioni, del persistere del vergognoso fenomeno dell'evasione fiscale, della crisi delle imprese, della diffusione del lavoro nero, e del precariato, dell'esportazione illecita di capitali. Senza dimenticare gli egoismi, i privilegi, lo sperpero di denaro pubblico - in parte coperti dalla germinazione di leggi "ad hoc" - che sono sotto gli occhi di tutti. È in atto una vera e propria emergenza che colpisce persone e nuclei familiari, anche di nazionalità italiana. Nella drammaticità del momento, l'unico baluardo credibile di denuncia della realtà è rimasta la Chiesa. Forte e chiara è la voce di Benedetto XVI, del Cardinale Vicario Agostino Vallini, della CEI; nel contempo è stata rafforzata la presa di coscienza e l'azione concreta di prossimità, verso chi è nella disperazione, delle strutture ecclesiastiche preposte e delle parrocchie sul territorio. Questa azione "del fare" che spesso "surroga" quelle delle amministrazioni pubbliche locali, che hanno prosciugato le risorse destinate al disagio sociale, anche delle persone con handicap, sta aprendo spazi importanti di presidio per il diaconato permanente, nel servizio parrocchiale alla carità. Esiste, eccome, un'alternativa di valori cristiani al rischio che l'emarginazione provochi, nelle persone colpite, la morte della speranza e l'abbandono della Chiesa P ER NON U CCIDERE LA S PERANZA (tanto nessuno mi può aiutare!). È questa alternativa che deve emergere nel primo incontro e nell'accompagnamento di chi è in difficoltà. "Il dialogo non può essere fondato sull'indifferentismo religioso, perché abbiamo il dovere si svilupparlo offrendo la testimonianza piena della speranza che è in noi". (Novo millennio ineunte). Quale migliore opportunità di servizio per una persona consacrata. Capacità di ascolto, di accoglienza e vicinanza; impegno nel convincere l'emarginato sull'assurdità di chiudersi in se stesso, attivando occasioni di incontro, anche liturgiche e di preghiera; coinvolgimento di "chi ha" a favore di "chi non ha": sono tutti momenti del cammino di una diaconia del bisogno, che sta acquisendo spessore. "Misericordia io voglio e non sacrificio": fare proprio questo insegnamento di Cristo, sempre e comunque, per le persone che entrano nella sacrestia significa anche dare senso e sostanza ad una frase che spesso Don Pino Puglisi ricordava alla sua gente "per la persona semplice, vivere significa solo sperare". diac. Paolo Tabrini - 13 - società Diaconi -I matrimoni celebrati in Italia sono stati 230.613 nel 2009 e poco più di 217 mila nel 2010 (dati provvisori). Si tratta di 3,6 matrimoni ogni 1.000 abitanti. - In soli due anni si registrano quasi 30 mila matrimoni in meno: nel 2008 erano stati 246.613, pari IL MATRIMONIO IN ITALIA a 4,1 ogni mille abitanti. R APPORT O ISTAT: - La tendenza alla riduzione delle nozze è in atto dal 1972, ma nel ANNO 2008 E DATI PROVVISORI 2010 biennio 2009-2010 il calo è stato particolarmente accentuato. Infatti, la variazione media annua ha raggiunto il -6%, un valore decisamente al di sopra del -1,2% registrato, in media, negli ultimi 20 anni. - La diminuzione delle nozze nel biennio 2009-2010 ha interessato tutte le aree del Paese. Tra le grandi regioni, quelle in cui il calo è stato più marcato sono Lazio (9,4%), Lombardia (-8%), Toscana (-6,7%), Piemonte e Campania (-6,4% in entrambi i casi). - A diminuire sono soprattutto le prime nozze tra sposi entrambi di cittadinanza italiana, 175.043 celebrazioni nel 2009, 10.706 in meno rispetto al 2008; questa differenza spiega da sola il 67% della diminuzione osservata per il totale dei matrimoni tra i due anni (-16 mila). - Un altro 30% della diminuzione 2008-2009 è dovuto ai matrimoni in cui almeno uno dei due sposi è di cittadinanza straniera: nel 2009 sono state celebrate 32 mila nozze (pari al 14% del totale dei matrimoni), quasi 5 mila in meno rispetto al 2008 e i dati del 2010 suggeriscono una ulteriore contrazione. - Nell'ambito dei matrimoni in cui almeno uno dei due sposi è straniero, sono quelli misti (in cui un coniuge è italiano e l'altro straniero, oltre 21 mila celebrazioni nel 2009) a far registrare la riduzione più marcata (3.191 in meno rispetto al 2008). - Nel 2009 l'incidenza dei matrimoni in regime di separazione dei beni è pari al 64,2% e supera la quota di quelli in regime di comunione dei beni in tutte le ripartizioni. Questa sintesi per punti estratta dall'ultimo Rapporto ISTAT inquadra il massiccio fenomeno nel quale si trova la società italiana. Matrimonio, infatti, dovrebbe voler dire mutuo, casa e figli. Per i giovani e spesso precari italiani (che di tutele e di ammortizzatori ne vedono pochi) però, a volte vuol dire fare squadra, voglia di condividere quel poco che si ha, Le Nozze di Ma compresa la nebbia in testa sul futuro esistenziale. E questo ormai vale per un arco plurigenerazionale che va dai venti ai quaranta anni. Il precariato come condizione semi-permanente, è questo lo scenario dell'annuncio ai giovani del Vangelo. - 14 - Diaconi società Siamo attrezzati per questo? Le nostre parrocchie hanno le capacità per intercettare questa condizione diffusa nel settore strategico delle generazioni che tentano di vivere la loro vita con speranza di futuro? Il numero di nozze, nel biennio 2008-2009 è sceso del 6%: ben 30mila coppie in meno che hanno detto sì (nel 2008 erano 246mila, nel 2010 sono scese a 217mila). E questa diminuzione riguarda soprattutto le prime nozze. "La tendenza al rinvio delle nozze è in atto dalla metà degli anni '70. Attualmente gli sposi al primo matrimonio hanno, in media, 33 anni e le spose 30, sei anni in più rispetto ai valori osservati nel 1975" scrive l'Istat. E così nel 2009, "la propensione a sposarsi prima dei 35 anni è diminuita in un solo anno di circa del 7% sia per i celibi che per le nubili, valore più che triplicato rispetto a quello osservata tra il 2008 e il 2007". Stiamo dentro una stagione dove spesso proprio questi giovani adulti "comuni" (confusi) vengono evitati dalle comunità parrocchiali, perché a questi non sanno cosa dire. Essi rappresentano uno spaccato sociale strategico e di estrema attualità, insieme a quelli che chiedono il Battesimo per i figli. Spesso si preferisce piuttosto mandare avanti un sistema di élites intra-parrocchiali e non, che si autoriconoscono e autoriproducono a patto di non invadere l'altrui terreno, mentre la nostra gente sul territorio è di fatto relegata nell'ambito di una organizzazione di "corsi" di preparazione ai Sacramenti dove non si investe in termini di qualità e quantità degli operatori pastorali. L'importante appare essere che le élites parrocchiali siano vive e vegete. Non è raro trovare un atteggiamento chiuso - nei nostri ambienti - nei confronti dell'uomo e della donna comune, del credente senza particolari qualifiche, magari solo devoto: una convinzione nella quale clero e laicati "impegnati" spesso convergono. La "scelta prioritaria per il povero" o quella "per i lontani" è accompagnata spesso da questa sopportazione mal celata nei confronti del credente di "classe media" (Pietro De Marco). Parole un po' forti, forse, ma qualcosa di questo tipo si percepisce in giro, e questo contribuisce non poco a erodere gli ambienti popolari della trasmissione del Vangelo. Del resto si fa fatica a vedere realizzata la comunità, nei comportamenti "ad intra", come famiglia di famiglie. Permane piuttosto uno scacchiere di obbedienze plurime che di fatto frammenta a vari livelli la comunità parrocchiale. L'Anno della fede che si sta aprendo sarà utile a farci crescere anche nella deframmentazione di questa mentalità, in modo tale che sappiamo comunitariamente cosa proporre e come dirlo a quelli che - erga omnes - vogliono ancora "mettere su" famiglia, pur non aria e Giuseppe appartenendo alle "eccellenze" parrocchiali. diac. Girolamo Furio - 15 - SS PAOLO VI - CREDO DEL POPOLO DI DIO Noi crediamo che in Adamo tutti hanno peccato: il che significa che la colpa originale da lui commessa ha fatto cadere la natura umana, comune a tutti gli uomini, in uno stato in cui essa porta le conseguenze di quella colpa, e che non è più lo stato in cui si trovava all'inizio nei nostri progenitori, costituiti nella santità e nella giustizia, e in cui l'uomo non conosceva né il male né la morte. E' la natura umana così decaduta spogliata della grazia che la rivestiva, ferita nelle sue proprie forze naturali e sottomessa al dominio della morte, che viene trasmessa a tutti gli uomini; ed è in tal senso che ciascun uomo nasce nel peccato. Noi dunque professiamo, col Concilio di Trento, che il peccato originale viene trasmesso con la natura umana, "non per imitazione, ma per propagazione", e che esso pertanto è "proprio a ciascuno". Noi crediamo che Nostro Signor Gesù Cristo mediante il Sacrificio della Croce ci ha riscattati dal peccato originale e da tutti i peccati personali commessi da ciascuno di noi, in maniera tale che - secondo la parola dell'Apostolo - "là dove aveva abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia". Noi crediamo in un solo Battesimo istituito da Nostro Signor Gesù Cristo per la remissione dei peccati. Il Battesimo deve essere amministrato anche ai bambini che non hanno ancor potuto rendersi colpevoli di alcun peccato personale, affinché essi nati privi della grazia soprannaturale, rinascono "dall'acqua e dallo Spirito Santo" alla vita divina in Gesù Cristo.