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la raccolta di fiabe, favole e poesie
ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “A.GEMELLI” Leporano (TA) Scrittori in erba A cura della classe 1^C della scuola secondaria di primo grado di GANDOLI. A.S. 2012/2013 Ormai siamo giunti al termine dell’anno scolastico 2012/2013… Nel corso di questo lungo cammino, abbiamo scoperto ed apprezzato molte cose che ignoravamo. Prima fra tutte, il potere espressivo della parola, attraverso cui è possibile manifestare la propria interiorità e dar sfogo a tutta la creatività. Poi abbiamo imparato, con la nostra insegnante di italiano, le varie tipologie di testi (narrativo, poetico, descrittivo…) e contemporaneamente a produrre: fiabe, favole, poesie, filastrocche… Così noi alunni abbiamo pensato di dar vita a una raccolta dei nostri lavori : il libro “Scrittori in erba”. Quindi, fieri del nostro lavoro, vogliamo condividerlo con tutte le persone interessate che vorranno dedicare un po’ della loro attenzione a quanto realizzato, con la speranza di offrire l’occasione per una piacevole lettura. Ringraziamo tutti voi, ma soprattutto la nostra cara prof. Simon, che ha permesso la realizzazione di questo meraviglioso libro. La classe 1°C di Gandoli di Giorgia Camassa C’erano una volta, un leone ed i suoi due piccoli. La loro mamma, ”La leonessa”, era morta. Anche il loro papà era in fin di vita, doveva lasciare l’eredità ad uno dei suoi piccoli. Pensò, poi chiamò i suoi leoncini e disse loro: “Chi mi porterà del cibo per nutrirmi, prenderà la mia eredità”. Allora Sammy prese la carne marcia di una carcassa e la portò al papà . Il papà disse: “Sammy, ricordati che c’è un proverbio che dice <<presto e bene non vanno mai insieme>>. Sammy rispose: “Si, hai ragione papà, scusami, non volevo”. Andy; in quello stesso momento, era intento a cacciare. Aveva già catturato una lepre e due scoiattoli; alla fine della caccia, tornò a casa e diede il cibo al suo papà. Il papà disse: “Andy sei stato fantastico! La mia eredità andrà tutta a te”. Però, loro non sapevano che erano le ultime parole del papà. Dopo pochi minuti, il loro papà, morì. Allora Andy disse a Sammy: “Io e te divideremo l’ eredità. E ricordati: <<presto e bene non vanno mai insieme>>”. di Sonia Cellamaro C’era una volta un pulcino che, mentre passeggiava per la campagna e mangiava tutti i vermi che catturava, si trovò davanti un grande cane. Sobbalzò per lo spavento. Mentre il cane si stava avvicinando, il pulcino disse: -Per favore, non mi mangiare, non mi mangiare!- Il cane si fermò e disse: -Perché non ti dovrei mangiare? Sono otto giorni che non mangio nulla.- Allora il pulcino disse: -Se tu non mi mangerai, ti prometto che io ti procurerò del cibo ogni giorno e tu non dovrai stancarti a cercarlo-. Il pulcino, dopo un po’ di tempo, stanco di far da servo al cane, appena ebbe modo di scappare, non esitò. Chi troppo vuole nulla stringe. Di Sonia Cellamaro C’era una volta una Coniglietta, Che Era molto golosa di carote. Un giorno incontrò un suo amico, un coniglio un po’ furbo. Questi, sapendo che la sua amica era molto golosa di carote, le disse che se ogni giorno avesse messo una carota nel suo cilindro, dopo sette giorni le carote sarebbero diventate il doppio. La coniglietta, che non si accontentava mai, cadde nella trappola. Ogni giorno portò la carota che doveva mangiare al Coniglio. l’ottavo giorno si presentò alla tana del coniglio per ritirare il lauto bottino, ma il suo amico furbo non si fece più trovare. La coniglietta capì a sue spese che forse era meglio accontentarsi del poco, che illudersi di avere tanto in futuro. Il pavone e il pellicano rosa di Natascia Cipriano C’erano due animali che erano molto amici: il pavone e il pellicano rosa. Un giorno decisero di competere in una gara di cibo: chi avesse mangiato il maggior quantitativo, avrebbe vinto. Così i due amici, ciascuno per proprio conto, si diedero da fare per vincere, allenandosi instancabilmente. Arrivò il giorno della gara. Il signor orso disse: “Sedetevi, il gioco ha inizio: 3-2-1 via!”. I due iniziarono a mangiare. Il pellicano rosa mangiava molto velocemente, invece il pavone lentamente. Il pellicano rosa si affogò e il pavone vinse . Questa favola insegna che, chi va piano va sano e va lontano. Il ghepardo solitario Di graziano falzone In Africa, un giovane ghepardo aveva scelto di separarsi dal suo branco, perché era convinto che avrebbe potuto fare meglio da solo. Una mattina decisa di catturare uno gnu per sfamarsi. Allora, nascosto in mezzo all’ erba, puntò un piccolo gruppo di gnu, ne scelse uno e, al momento opportuno, andò per per stordirlo e ucciderlo; ma non ci riuscì, perché lo gnu fu più veloce di lui. Poco dopo, il suo vecchio gruppo di ghepardi riuscì a catturare lo gnu. Allora il capobranco si avvicinò e gli disse: ”Da soli non si riesce a far nulla”. Il ghepardo capì la lezione e non fece più niente da solo. La morale è: “l’ unione fa la forza”. Di graziano falzone C’ era una volta un orso che, dopo aver fatto scappare tutte le api con la sua aggressività, mangiava il miele del loro alveare. Una volpe, nascosta dietro un cespuglio per non farsi vedere dal feroce animale, lo osservava cercando una scusa per rubargli lo squisito e dolce miele. -Idea!- Disse entusiasta e sicura di sé. –Ora vado,e faccio finta di morire, così quel brutto mostro peloso mi darà tutto il miele senza storie!La volpe si presentò al cospetto dell’orso sicura di sé, fece finta di morire chiedendo all’orso di aiutarla, in maniera tale che, nel frattempo, avrebbe potuto rubargli il miele. L’orso, ignaro della trappola, vedendo l’espressione sofferente della volpe, le offrì una zampata di miele .Quella, con un lesto movimento, afferrò l’alveare e fuggì spedita col bottino. Allo stesso modo, gli uomini si approfittano delle altre persone, ingannandole. di Rossella Galasso Un giorno, un leone affamato girava per la foresta in cerca di cibo. Vide passare una lepre che si mise all’ombra di una grande pianta. Il leone cominciò ad avvicinarsi pian piano alla sua preda, perché la voleva mangiare. Intanto passava di lì un cervo; il leone, appena lo vide, cambiò subito idea: lasciò perdere la lepre per inseguire il cervo; ma il cervo aveva delle zampe lunghe, agili e scattanti.. Fuggì lontano senza farsi catturare dal leone. A quel punto, il re della foresta si mise a rincorrerlo, ma il cervo era così veloce che non si fece prendere. Così il leone se ne andò dalla lepre, ma la lepre non c’era più e così il leone rimase a bocca asciutta. Spesso dobbiamo accontentarci di quello che abbiamo, senza desiderare di più. Insomma:” CHI TROPPO VUOLE NULLA STRINGE”. di Eliana Gianfreda Un lupo aveva fame e voleva mangiare. Aveva visto in un pollaio una bella gallina, ma quando si avvicinava, la gallina si rifugiava nel suo giaciglio. Così, il lupo pensò di chiedere aiuto ad una volpe che passava di lì e le disse: “Promettile che se ti seguirà nella tana, le regalerai una bella collana di diamanti”. Allora la volpe andò dalla gallina e incominciò a farle tanti complimenti: “Sei molto bella, ma sicuramente lo saresti ancora di più con una collana di diamanti sulla testa; ho proprio quello che fa a caso tuo e, se mi seguirai nella mia tana, te la farò provare!”. La gallina, pur di essere più ammirata dal gallo, con un po' di timore, la seguì; ma nella tana c'era il lupo che la sbranò. Quando la volpe entrò per avere la sua parte, il lupo disse sogghignando: “Se non te ne vai, ora mangio anche te!!” MORALE: Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio di Eliana Gianfreda Un giorno, un ragno catturò otto mosche nella sua ragnatela. Il ragno, ingordo, lasciò le otto mosche che aveva pazientemente intrappolato, per acchiappare un moscone grosso che gironzolava lì intorno. Allora, le mosche tutte insieme ruppero la ragnatela e riuscirono a scappare. Il ragno, affamato, voleva mangiare, ma le mosche non c'erano più e non era riuscito a prendere il moscone. MORALE: Chi troppo vuole nulla stringe. di Eliana Gianfreda C'erano una volta un cane, un gatto e un topo. Insieme dovevano andare a fare una crociera, così -tutti contenti- salirono su una nave. Ma sul più bello del viaggio, la nave naufragò e i tre si ritrovarono su un’isola sperduta, dove incontrarono tanti animali selvaggi che non li volevano con loro, e li minacciavano dicendo: “Sciatvenè da qua s'nò pegg' p'vù”. Ma il cane, il gatto e il topo non si spaventarono e chiesero di parlare con il capo branco, il quale disse loro: “C' vulite rimanè avit a superà na prov d' forz!!”. Il topo non era molto forte, il gatto neanche e il cane era stanchissimo. Ma tutti insieme ci provarono lo stesso e la superarono. Così furono applauditi e il capo disse: “Brav vagnù: l'union fac a forz!!”. di Francesco Pio Liuzzi C’era una volta un gatto siamese che aveva il vizio di mangiare tanto. Per la sua corpulenza non aveva amici, cosi si rifugiava nella sua cuccia a piangere. Un giorno arrivò un cane che gli chiese: “Perchè piangi cosi tanto?” e il gatto rispose: “Ho un grave vizio: mangiare troppo. Per questo, sono senza amici”. Il cane, di rimando: “E allora? Su con il morale… anche io ho un’ossessione: quello di mantenere la linea. T’insegnerò io a diventare un gatto modello!”. Dopo un duro lavoro di allenamenti diventò un gatto modello. Disse al cane: “Non so veramente come ringraziarti per quello che hai fatto per me”. Il cane rispose: “Lascia stare! Per gli amici si fa questo e altro”. Chi trova un amico trova un tesoro. di Samuel Losavio Una gallina, testarda e vanitosa, che si sentiva la più bella del pollaio, disse: “Sono stanca della campagna, me ne voglio andare in città, dove la vita è più bella”. Il suo amico cane, sentendo il discorso, le suggerì: “Non andarci, lì ci sono molti pericoli che non conosci”. La gallina non lo ascoltò e si recò per la prima volta in città. Purtroppo, un pullman la investì immediatamente e la gallina morì sul colpo. Saputa la notizia, il cane pensò: “L’avevo avvertita, ma lei non mi ha ascoltato ed è finita così”. Questo racconto ci insegna che nella vita bisogna badare alle cose concrete e stare con i piedi per terra, ascoltando i consigli di chi ha più esperienza. AMICI ALLA RISCOSSA: L’UNIONE FA LA FORZA di Samuel Losavio Ai margini di una campagna c’era un grande pino dove vivevano felici uno scoiattolo, un procione e un passerotto. Un giorno, i tre animaletti videro avvicinarsi dei mostri incappucciati ed armati: erano gli uomini del Comune con i caschi gialli da lavoro e le grandi motoseghe. Erano giunti per tagliare l’albero e altre piante, perché lì doveva sorgere un centro commerciale. Gli animali si spaventarono e corsero a chiedere aiuto ai loro amici. Cinque minuti dopo c’erano intorno all’albero 100 passeri che cinguettavano, 100 scoiattoli che tiravano ghiande e noci e 100 procioni che lanciavano pigne. Allora, gli uomini del Comune corsero via a gambe levate per la paura. Come dice il detto… l’unione fa la forza ! I DUE SCOIATTOLI di Samuel Losavio In un bosco molto fitto, in un piccolo paese, viveva felice e in armonia con gli altri animali uno scoiattolo. In un’altra città, cupa e tenebrosa dall’altra parte del bosco,viveva il suo fratellino, uno scoiattolo malvagio e cattivo. Un giorno, lo scoiattolo cattivo andò nel bosco per cercare qualche ghianda, quando fu attaccato e portato via da un lupo. La notizia giunse subito in quella città e quindi anche al fratello buono,che si precipitò nel bosco per cercarlo e soccorrerlo. Dopo ore di ricerca, lo trovò impaurito in una caverna, attaccato ad una roccia faccia a faccia con il lupo. A quel punto, lo scoiattolo gridò: <<Ti salveròoooo!!>> e si avventò sull’aggressore per consentire al fratellino di liberarsi. Però, inaspettatamente, venne afferrato dal fratello cattivo che disse:<<Come dice il proverbio: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio!!>>. E poi lo lanciò tra le grinfie del lupo. di Samuel Losavio Un giorno un agnello ed un lupo si trovarono faccia a faccia nel bosco. Il lupo esclamò: “Ehi, non togliermi la bella visuale!”. Allora l’agnello rispose: “Ma se dietro di me c’è solo una roccia…”. “E’ sempre meglio della tua faccia!” esclamò il lupo e cercò di sbranarlo. Appena lo toccò, per una misteriosa circostanza, si scambiarono corpo. Così fu l’agnello, ormai trasformato in lupo, a mangiare il lupo tramutato in agnello. di Samuel Losavio Un giorno, un punteruolo rosso disse ad una libellula: “Ma come sei brutta, tutta nera e magra! Invece io sono bello ed elegante, con il mio manto rosso ricoperto di puntini neri e la mia bocca lunga come una cannuccia”. In quel momento arrivò un uomo che disse: “Che disastro! Un punteruolo rosso, il divoratore di palme”. Gli insetti cercarono di scappare. La libellula, velocemente, volò via. Il punteruolo, più lento, fu schiacciato dalla scarpa dell’uomo. La bellezza non è tutto: chi si vanta da solo vale un fagiolo. Chi va piano,va sano e va lontano di Samuel Losavio Una gazzella e un ippopotamo si cimentarono in una gara di velocità. Dovevano percorrere un tragitto lungo 10 Km . Sulla linea di partenza, la gazzella disse all’ippopotamo: “Sei spacciato!!”. Cominciò a correre così velocemente, che non si accorse di alcuni sassi appena caduti da una parete rocciosa. Inciampò, cadde e si spezzò una zampa. Rimase a terra per il dolore. L’ippopotamo continuò lentamente il suo percorso, passò davanti alla gazzella e le disse: “E adesso, chi è quello spacciato?”. Raggiunse il traguardo e vinse la gara . Come dice il proverbio: chi va piano, va sano e va lontano. Gazzella Ippopotamo di Samuel Losavio Nu giurn’ n’ors’ brun’, mendr’ s’aggirav’ indr’a furest, s’acchiò dannanz’ nu pand’ ca l’diss’: “Madò! Quand’ si brutt’, ma d’ ce razz’ si’? Ma è vist’ com’so bell’ io, cu’ pel’ morbd’ morbd’, lucid’ lucid’ e bianc’ e ner’? So’ l’unic’ intr’ a’ sta’ furest’, so’ ‘ù re d’tutt’ l’ors’,’u chiù bell’ e ‘u chiù elegand’”. L’ors’ brun’ rimanì citt’ citt’ p’ qualc’ minut’ e po’ rispos’: “Ma ce stè dice, ma te vist’ buen’? Par’ nu’ juventin’ cù l’uecch’ abbuttat’. Ma t’è chiest’ piccè si’ l’unc’ indr’ ’a furest? ‘A verità è amar’, ‘a razz’ toja sa’ sciut’ a fa benedì, avit rimast’ in poc’, vi ste’ ‘stinguit!!”. A quidd’ pund’, u’ pand’, nu’ sapev’ chiù ce dicr’. S’ girò e citt’ citt’ s’n’ scì. Indr’ a vit’ è meggh’ nò atteggiars’ tropp’ e nò disprezzà l’otr’, ma essr’ chiù modest’. di Gloria Melchiorre Un giorno, una volpe disse al coniglio che, se avesse mangiato una certa mela, sarebbe stato pericoloso, perché era avvelenata. Allora il coniglio, impaurito, la lasciò e se ne andò. la volpe, che era astuta, prese la mela e fuggì, perché voleva mangiarsela. Però, mentre correva, incontrò un orso che era molto più forte di lei, e che la intimò di lasciarle la mela. Immediatamente, la volpe la lasciò e l’ orso se la mangiò. CHI LA FA L’ ASPETTI. (di Rosa MENALE) C’era una volta un signore che abitava al vico Paradiso in una casa grande con tre stanze all’ultimo piano. Ce steva na' vota nu' signore ca' abitàv o' vicò Paraviso inta na' casa gross cu tre stanzè all’ultìm piano. Il posto preferito di questo signore era la loggia perché in estate, con Bianchina in braccio, se ne stava sulla poltrona a respirare. Una sera sotto le stelle lucenti tutto d’un tratto cosa vede?: Bianchina che all’improvviso salta dalla poltrona ed il padrone disse:“Che succede?”... O' postò preferìt e' chistu signore era a' loggià pecché inta a staggione, cu Bianchìn ‘mbracciò, se ne stavà 'ncoppa a poltròn a respirà. Fece uno scatto e con uno sguardo attento vide Bianchina ferma dinanzi ad un pertugio dove stava rintanato un topolino con gli occhi di fuori e lo sguardo spaventato. Tutto d’un tratto il topolino disse: “Padrone per favore fa allontanare questo gatto, io sono piccolo ed indifeso e c’è mamma che mi aspetta”. La gatta disse ragionando: “Padrone se mi tenete in questa casa è per uno scopo, quindi rientrate in casa cosicché con questo topolino me la posso sbrigare io che sono la gatta, altrimenti qua che ci sto a fare?”. Allora il padrone piegò le spalle e se ne andò a dormire facendo si che la natura facesse disgraziatamente il suo cammino. Il mondo è andato sempre in questa maniera: “Il pesce grosso mangia il piccolino...” Na' serà sott' e' stellè lucènt tuttò d’ùn trattò che vedèttè?: Bianchìn cu nà fuja fuja all’improvvìs zompa ra' poltròn ed o' padròn dicette:“Ch succede?”... Facette nu' scattò e appizzanne ll‘uocchie verette Bianchìn fermà annànz a nu' pertusò aro' stavà rintanàt nu' sureciello cu e' ll’uocchi e' for e o' sguàrd spaventatò. Tuttò d’ùn trattò o' sureciello dissè: “Padròn ppe favorè fa allontanàr chistu gattò, io song piccirillo ed indifès e c’è mammà ca' me aspettà”. A' gattà ricette ragionandò: “Padròn si me tenetè in chesta casa è ppe nu' scopò, quindì trasitevenne a partè e’ dinto cu chistu sureciello me l’aggia spiccià io ca' song a' gattà, altrimènt ca' ca' ci sto a farè?”. Allorà o' padròn chiaje e' spallè e si ne jette a cuccà e facenne che a natura facèss disgraziatamènt o' camminò suoio. O’ munno è juto sempe in chesta manierà: “O’ pescè ruoss magna o' piccerillo...” di Rosa Menale Un bel giorno un serpente molto magro e cattivo vide un pulcino tutto solo che stava mangiando. Allora gli venne in mente di fare un buon pranzetto a base di pulcino con contorno di chicchi di grano. Così, chiese al pulcino: “Vuoi entrare nel mio corpo per fare una perlustrazione”. Il pulcino, ingenuo, rispose di sì. Ma in un solo boccone il serpente mangiò il piccolo. Nel frattempo, i genitori del cucciolo si stavano preoccupando del suo ritardo. Allora iniziarono a cercarlo. Camminando, incontrarono il serpente ingrassato e così chiesero: “Per caso hai visto il nostro piccolo?”. Esso, ruttando, rispose di no, ma dopo un po’ di tempo ruttò di nuovo, facendo uscire dalla sua bocca il suono “mamma”. I genitori del povero pulcino capirono tutto e così afferrarono il serpente costringendolo a vomitare il pulcino. Le bugie hanno le gambe corte. La tartaruga e il granchio di Rosa Menale Una tartaruga fece una buca per covare le sue uova. Dopo qualche giorno, se ne andò per aspettare che si schiudessero; nel frattempo, un granchio molto curioso ruppe tutte le uova per scoprire cosa ci fosse al loro interno e se ne andò via con un uovo. Quando tornò, mamma tartaruga vide le uova aperte, ma lì vicino trovò una chela di granchio e capì tutto. La tartaruga, molto arrabbiata, andò nell’oceano a cercare il granchio e lo trovò con l’uovo in mano. Disse: “Se non mi dai l’uovo ti ammazzerò!!!”. Il granchio, spaventato dalle minacce della tartaruga, lasciò subito l’uovo e mamma tartaruga, contenta, ritornò nel suo nido. Tanto va la gatta al lardo che ci lasca lo zampino. di Lorenzo Morello Un giorno quattro amici -una tigre, un ghepardo, uno scoiattolo ed una scimmietta- erano a scuola e dovevano colorare dei disegni. I primi tre lavoravano velocemente perché volevano subito colorare un altro disegno; la scimmietta, invece, colorava piano e con cura. La tigre, il ghepardo e lo scoiattolo riuscirono a colorare due disegni, la scimmietta invece fece appena in tempo a terminare il primo. Mostrarono i disegni alla maestra orso e la maestra, dopo averli osservati con attenzione, premiò quello della scimmietta, dicendo che, lavorando con cura, si ottengono sempre buoni risultati. Di Christian Motolese Tempo fa in Africa, un ghepardo aveva individuato la sua preda: una iena che si era allontanata da l branco. Per avvicinarla, senza insospettirla, finse di essere suo amico. Il ghepardo disse: “Perché stai lontana dal suo branco?” e la iena rispose: “Perlustro la zona per farmi un’idea di come cacciare, non mangio ormai da parecchi giorni e sono molto affamata.” “Vieni a casa mia”, la invitò il ghepardo “ti farò magiare più non posso”. La iena si fidò e andò alla tana del ghepardo. Qui mangiò così tanto da diventare a sua volta una cena succulenta. Così, quando si addormentò, il ghepardo la sbranò. FIDARSI E’ BENE, NON FIDARSI E’ MEGLIO. Lo Squalo Bianco e Lo Squalo Tigre di Valerio Motolese C’era una volta, negli abissi marini, uno squalo bianco. Era arrogante, presuntuoso e credeva di essere il più forte del mondo. Un giorno, mentre nuotava, incontrò uno squalo tigre che, a sua volta, aveva la stessa convinzione. I due entrarono subito in contrasto: lo squalo bianco pretendeva che l’altro si spostasse e lo lasciasse passare; lo squalo tigre pretendeva che a lasciarlo passare fosse lo squalo bianco. Così cominciarono a litigare, a lottare e si presero a morsi per ore e ore. Alla fine, stanchi e feriti, cedettero tutti e due. Non ci fu né un vinto né un vincitore. A quel punto lo squalo bianco disse: “Sei tu il più forte” e lo squalo tigre rispose: “No, tu sei il più forte”. Alla fine, i due squali diventarono grandi amici e capirono che nella vita, per risolvere i problemi, non occorre usare la forza, basta semplicemente parlare. U’ tope canterin di Alessio Nobile Il topo canterino di Alessio Nobile C’era una volta un topo canterino che Stav na vot nu tope canterin ca cantav cantava sempre. Una notte una topina lo sempr. Na nott, na topin u sentì cantà e sentì cantare e invitò tutti gli altri diss a tutt’ l’otr animal d’sce a sentirl. animali a apprezzare il suo canto. E quann scern a vederl, l’applaudirn Il topo cantava e gli altri applaudivano tutt’. Però, a no cert pund, u success entusiasti, ma a un certo punto il calò piccè idd cantava sembr a stessa successo calò perché il topo cantava canzone. Ma idd vulev raggiungere u’ sempre la stessa canzone. Egli però sogne sue, diventa’ u’ cchiu grann voleva realizzare il suo sogno : diventare cantante. Allora scriss na canzon p’a un famoso cantante. Così decise di topolina. A’ cantò e ebb’ nu grann scrivere una canzone da dedicare alla topolina. La cantò ed ebbe un grande success e s fidanzò cu a’ topolin. successo tanto che riuscì a conquistare A favol raccond ca tutt’è possibil int’a la topolina . vita: avast solo credè. Questa favola racconta che tutto è possibile nella vita, basta solo crederci fermamente. di Alessio Nobile C’era una volta un cane che odiava la padroncina, quando prestava più attenzione alla gattina Aurora. Allora, per attirare l’attenzione, rubava il cibo alla gattina. La padroncina Kate lo sgridava ed esso si sentiva triste perché non si sentiva apprezzato. Un giorno pensò di farsi notare facendo del bene. Mentre la padroncina era a scuola, lanciò il gattina sopra a un albero: visto che era una gattina domestica, non sapeva scendere. Quando tornò la padroncina e la vide, chiese aiuto per soccorrerla e il cane allora accorse facendo cadere la gattina su un cuscino. Da quel momento la padroncina lo accudì proprio come lui voleva. La morale della favola vuole spiegare che bastano buone azioni per essere apprezzati. di Andrea Piccinno Stav na vot n’ors. Nu giurn sci’ a pesc ind’a nu lag e pigghiò do pisc piccinn. U fatt’stran è ca non se le vulev mangià, ma le vulev tenè come serv. Dope tanta giurn d’ fatja pe tnè cuntent all’ors, l’do pisc si stancarn d’fa l’ serv e dissr : “Nu putim rpusà pe qualche giurn? Sim stanc!” L’ors diss none e l’ chiuse ind’a n’acquarje. A nott l’ do pisc s n’ scapparn e l’ors rimanì senza nind. Com dic u proverbje: “Ci tropp vol nind accocchje”. di Andrea Piccinno Un giorno, una tartaruga e una lepre si iscrissero a un Gran Premio di Formula 1, per vedere quale delle due fosse più veloce. Nei box si preparavano per entrare nelle loro auto, l’auto della lepre era di colore rosso fiammante, mentre quella della tartaruga era verde smeraldo. Sulla linea di partenza i due animali si guardavano con uno sguardo minaccioso e al fischio dell’arbitro le due auto partirono come dei razzi. Nella prima curva la lepre sorpassava la tartaruga e passava in testa, successivamente si sorpassarono a vicenda passando in vantaggio prima una poi l’altra, ma nell’ultimo giro, sul rettilineo finale, la lepre tagliò il traguardo per prima. Arrivati sul podio la tartaruga si dispiacque un po’, la lepre andò col trofeo dalla tartaruga a congratularsi e le disse che l’ importante non era vincere ma partecipare, allora tornati sul podio alzarono la coppa insieme. Questa favola insegna che l ‘importante non è vincere ma partecipare. di Andrea Piccinno C’era una volta un lupo che viveva in un bosco e non aveva nessun amico. Un giorno, mentre inseguiva il gregge di un pastore, vide un altro lupo che inseguiva un altro gregge. Durante l’inseguimento, le due greggi si unirono, così i due lupi si ritrovarono a rincorrere insieme le pecore e strinsero amicizia. Avevano tante cose in comune e, invece di essere divisi dalla necessità di procurarsi il cibo, divennero complici e, proprio collaborando insieme, riuscirono a cacciare di più e meglio. E’ proprio il caso di dire che “chi trova un amico trova un tesoro!” di Andrea Piccinno C’erano una volta un gatto che si credeva il più veloce di tutti suoi amici, e un porcospino. Un giorno il gatto propose al porcospino una sfida di velocità: se il porcospino avesse vinto, il gatto gli avrebbe procurato tante castagne; se invece avesse vinto il gatto, il coniglio avrebbe dovuto procurargli tanto pesce. Alla partenza, il gatto era già sicuro che avrebbe sconfitto il porcospino. Al fischio dell’arbitro, il gatto partì veloce come un fulmine seguito dal porcospino. A metà percorso, il gatto rallentò, convinto di avere già la vittoria in pugno, ma -a sorpresa- il porcospino lo raggiunse. Correvano alla pari e, quando mancava ormai poco al traguardo, il gatto non vide un sasso e vi inciampò. Così il porcospino tagliò il traguardo vincendo. Quindi è meglio andare piano che veloci, perché chi va piano va sano e va lontano! di Andrea Piccinno C’erano una volta una mamma piccione con il suo figlioletto. Un giorno, la mamma chiese al piccolo se voleva andare con lei in cerca di cibo e il figlioletto accettò subito, perché era affamato. Mentre svolazzavano per la città, il piccolo piccione notò per terra un grosso cumulo di briciole di pane e i due piccioni piombarono come missili sulle briciole. Mentre mangiavano e mangiavano, ad un certo punto, non facendocela più, mamma piccione pensò di portare il cibo rimasto al nido. Il figlioletto, pigro com’era, disse alla madre che non era il caso di portare il cibo a casa, ma che sarebbero potuti tornare sul posto l’indomani. Mamma piccione, però, gli spiegò che era meglio farlo subito, perché il giorno dopo avrebbero potuto avere un imprevisto e quindi non riuscire ad andare o magari non trovare proprio nulla da mangiare. L’esperienza e la saggezza aiutano a non commettere errori nella vita. di Veronica Scarsella Un giorno tutti i lupi si riunirono per un avvenimento importante: la figlia del lupo anziano aveva fatto due figlioletti. Ci fu una grande festa quella sera, quando i piccoli già dormivano. Passò qualche tempo e i due lupacchiotti iniziarono a camminare, a correre e, qualche tempo dopo, a cacciare. Diventarono uno egoista e l'altro altruista e si comportavano come nemici. Una volta adulti, presero strade diverse: il fratello egoista cacciava per sè, quello altruista anche per i genitori, ormai anziani. Un giorno, i genitori chiamarono a raccolta tutta la famiglia per una gara a coppie. Naturalmente, i due fratelli vennero messi insieme e arrivarono in finale. Dopo molte prove i due fratelli...VINSERO. Da quel giorno diventarono più saggi, perché compresero che solo la forza di un gruppo può garantire successo. di Veronica Scarsella Stav’ na vot na ran ca tutt’ l’ matin sce facev “cra cra” int u stagn e dicev: “Cce noia a vita mea, tutt’ l’ giurn a stessa cos. Com vuless cangià sta vita noios, com sarebb bell ca da stu stagn nu giurn passass na bella ranocchia ca s'nnamurav d’me e me spusav.” E cussi diss tutt’ l’ giurn, sempr a stessa cos… fin a quand nu bell’ giurn passò na bella ranocchia e idd diss: “Mamma mea, quant et bell’ quedda ranocchia! Mo voc vicin e l’ chied d’ spusarm.”. E cussì fec: scì da rancchia e diss: “Me we spues?”. Edd diss d sì e u’ suegn du ranocchie divenn realtà. di Veronica Scarsella C'erano una volta due leoni che non andavano affatto d'accordo e che si differenziavano per due particolari: le criniere e le code, che erano di colore diverso. Un leone le aveva bionde e l'altro nere. Per stabilire chi fosse il più forte, fecero una gara di caccia, ma entrambi tornarono con la stessa quantità di cibo. Allora fecero una gara di velocità, ma arrivarono nello stesso momento. Così organizzarono una gara a ostacoli, ottenendo ancora una volta un risultato di parità. Insomma, erano allo stesso livello e non si davano pace. Un giorno decisero di fare un’ultima gara: chi avesse catturato la preda più grossa sarebbe risultato il vincitore assoluto. Così partirono, attraversando tutta la savana, finchè non trovarono un ippopotamo grosso abbastanza da coprire tutto il lago. Entrambi lo puntarono, ma non vollero lavorare insieme. Tanto che poterono tornare solo con due gazzelle. Successivamente, scoprirono che due leoni insieme avevano catturato l'ippopotamo da loro desiderato e che, per questo, si erano aggiudicati il titolo di re della savana. Fu così che i due contendenti compresero che è l’unione a fare la forza. In un bel giorno d’estate, un leone andò presso un fiume per bere, ma vide che si era prosciugato. Allora chiese aiuto a un elefante: “Mi potresti aiutare a cercare l’acqua?”. E l’elefante rispose: “Certo che ti aiuto!”. E così partirono insieme alla ricerca di una fonte d’acqua. Camminarono al lungo e, all’improvviso, scorsero un ruscello bloccato da una diga fatta di pietre. Si misero a riflettere sul da farsi e arrivarono alla soluzione: il leone avrebbe impiegato la sua proverbiale forza, l’elefante avrebbe utilizzato la sua proboscide a mo’ di grù. Una ad una, riuscirono a spostare le pietre facendo, così, scorrere l’acqua del ruscello. Come dice il proverbio: “l’unione fa la forza”. Gara di favole GRUPPO: “I favolosi” Menale Rosa Falzone Graziano Morello Lorenzo Motolese Valerio POSIZIONE IN CLASSIFICA: I Un giorno, una formica, che viveva felice nella sua bella casetta, uscì per fare una passeggiata. Tornata, vide la sua casa distrutta e una possente tigre sdraiata accanto ad essa. La formica le chiese: “Sei per caso stata tu a distruggere la mia dimora?”. La tigre rispose: “Ah, era la tua?”. La formica si arrabbiò e la sfidò alla lotta nel Colosseo. La tigre, ridendo sotto i baffi, accettò. Il giorno dopo, si presentò all’orario prestabilito.Nel tentativo di schiacciare la formica, fu attaccata da sciami di api e di vespe, amiche della formica. La tigre non potè fare altro che scappare via sconfitta, amareggiata e dolorante. Questa favola ci insegna non solo che l’unione fa la forza, ma che la forza fisica e la prepotenza non sono mai vincenti nella vita. Gara di favole GRUPPO: “gli Scorpioni” Samuel Losavio Veronica Scarsella Christian Motolese Gloria Melchiorre Posizione in classifica: II C’era una zanzara assai furba. Stanca di giocare sempre con le stesse zanzare, decise di sfidare il re della foresta. Andò dal re ghepardo e lo salutò con un inchino. Il re, che voleva fare uno dei suoi pisolini, sentì un ronzio nell’orecchio e si voltò. La zanzara disse al re: -Sono venuta per proporle una sfida!- Poi aggiunse:-Credete di essere il più forte della foresta, ma non è così-. E iniziò la gara. La zanzara si posò subito sul naso del ghepardo e iniziò a pungerlo ininterrottamente; il ghepardo, per schiacciare la zanzara che era sul suo naso, iniziò a graffiarsi con i suoi stessi artigli. Il re si buttò a terra sconfitto e la zanzara fu acclamata vincitrice da tutti i presenti. La zanzara, inconsapevole di una ragnatela sul suo capo, si alzò in volo e ci finì dentro. Il ghepardo vide che la zanzara era in pericolo. Allora, con la sua zampa, distrusse la ragnatela. Il ghepardo disse alla zanzara di ricordarsi che esiste qualcuno sempre più forte di lei. La favola insegna che non bisogna mai sopravvalutarsi. Gara di favole GRUPPO: “I GHEPARDI” Cellamaro Sonia Gianfreda Eliana Piccinno Andrea Cipriano Natascia POSIZIONE IN CLASSIFICA: III C’era una volta un gallo che non si accontentava di mangiare la sua crusca. Così si impadroniva del cibo degli altri galli e galline, lasciando tutti a bocca asciutta. I poveri animali si ribellavano a tale sopruso, ma sembrava che più si lamentavano e lui più a dispetto si metteva. allora una rappresentanza di galli e galline si recò dai tacchini e chiesero loro di offrire un po’ di cibo. Il giorno dopo i tacchini offrirono ai polli più di una tonnellata di crusca. Il gallo prepotente, vedendo una tale quantità di cibo, non potè fare a meno di divorarlo. Mangiando mangiando, riempì lo stomaco così tanto da svenire. Il gallo da allora imparò la lezione: chi si accontenta gode. Gara di favole GRUPPO: “LE PANTERE” Camassa Giorgia Galasso Rossella Liuzzi Francesco Pio Nobile Alessio POSIZIONE IN CLASSIFICA: IV Di graziano falzone C’era una volta, in un paese lontano, un principe gentiluomo. Un giorno, un mago malvagio attaccò la sua città per conquistarla. Il principe, per uccidere il mago, decise di partire con il suo destriero dal manto biondo e dal corpo lucente. Prima di partire, suo padre il re gli fece un dono: una stupenda fenice. “Figliolo ,questa fenice ti aiuterà ad affrontare con facilità il tuo viaggio che sarà pieno di insidie!” disse il re al figlio prima che partisse. Il giorno dopo, il principe partì con la sua armatura, il suo destriero, la fenice e la sua spada preferita. La mappa diceva che doveva attraversare un ponte e, al suo imbocco, vedendo spuntare un troll, si ricordò che quello era “il ponte del troll indovinello”.Il troll stava per formulare uno dei suoi enigmatici indovinelli quando, la colossale fenice gli infuocò la testa facendo scappare il troll dolorante. Attraversato il ponte, si diresse verso un bosco dove vivevano gnomi selvatici che, anche se piccoli, attaccavano ferocemente chi non conoscevano e così fu anche per il principe. Ma egli, con agilità e maestria, uccise la maggior parte degli gnomi con la sua spada, riuscendo così finalmente ad uscire dal bosco. Sulla strada però incontrò una perfida strega che voleva a tutti i costi la fenice. La fenice si fece inseguire fino a un precipizio, dove la strega cattiva precipitò. Dopo un viaggio faticosissimo, il principe riuscì a trovare il castello del suo nemico che gli apparve davanti, sfidandolo ad un duello. Dopo una lotta atroce, il principe uccise il mago e, visto e considerato che non aveva eredi, egli prese il castello con tutte le sue ricchezze, tornò in città e fu acclamato dai suoi sudditi. Di graziano falzone Un giorno molto lontano, arrivò in un villaggio un selvaggio che viveva in un bosco. Aveva i capelli arruffati, i vestiti sporchi ed era abituato a camminare scalzo. In questo villaggio viveva anche una contadina della quale il selvaggio si sarebbe perdutamente innamorato. Arrivò al villaggio con il suo ronzino che era più brutto di lui: la criniera arruffata, gli mancavano tre denti e gli zoccoli erano ormai consumati. Notò subito la contadina e subito volle rapirla: bella, con gli occhi azzurri, i capelli rossi e la pelle bianca come la neve! Maria (così si chiamava la ragazza ), si trovò in un attimo su quel cavallo puzzolente e al selvaggio non importava niente se la contadinella gridava, piangeva e gli dava dei pugni. Cavalcava verso il bosco fitto fitto, sorridendo soddisfatto e mostrando la sua lurida dentatura. Una volta arrivati, lo scenario era disgustoso: c’erano una caverna tutta buia e, di fronte, un’altra illuminata dal fuoco; dei cani legati alla catena spaventarono la contadina. “Tu dormirai dentro quella caverna! E ti avviso, non entrare mai nella caverna buia, altrimenti ti farò sbranare dai miei cani!”. Urlò inferocito l’uomo, senza dare la possibilità alla ragazza di replicare. Il giorno dopo, il selvaggio si allontanò per raccogliere la legna e Maria, incuriosita e con coraggio, entrò nella caverna buia e vide una montagna di monete d’oro ma, all’improvviso, queste sparirono! “Maria, che cosa hai fatto? Ti avevo detto di non entrare! Quelle erano monete magiche e potevo vederle solo io! Ti farò sbranare dai miei cani !” Ma quando uscirono dalla caverna .trovarono tutti i cani sgozzati e, solo allora, Maria smise di piangere. All’improvviso, dal fitto bosco spuntò un bellissimo principe con il suo cavallo bianco, che tagliò la testa al selvaggio e salvò quella che presto sarebbe diventata sua moglie. di Eliana Gianfreda C’erano una volta un re e una regina, che ebbero una bambina dalla pelle bianca come la neve e la chiamarono Biancaneve. Purtroppo, la regina morì e il re si risposò con una donna malvagia e vanitosa, che possedeva un libro magico al quale chiedeva sempre: “Libro delle mie brame, chi è la più bella del reame?” e il libro rispondeva sempre: “Oh, mia regina, sei tu la più bella”. Ma un giorno il libro rispose: “Oh mia regina, Biancaneve è ancora più bella di te”. La regina, accecata dalla gelosia, ordinò al cacciatore di ucciderla e di portarle il suo cuore in un cofanetto. Ma quando il cacciatore la portò nel bosco, Biancaneve gli rubò il pugnale e lo uccise, poi fuggì nella foresta. Tra gli alberi, vide una casetta arredata con tante piccole cose. Biancaneve entrò, mangiò e si addormentò sui sette lettini presenti. Gli abitanti di quella casa erano una banda di nani serial killer, i quali, quando rientrarono, si accorsero subito che qualcuno era entrato nella loro casa e, con le pistole alla mano, cercarono l’intruso. Quando trovarono Biancaneve, le chiesero come avesse osato entrare nella loro tana, e Biancaneve chiese loro di ospitarla e di aiutarla a nascondersi. Nel suo castello la malvagia regina continuava ad interrogare il suo libro che rispose: “Biancaneve è più bella di te e ora vive nella casa dei sette nani”. La regina, con l’aiuto dei suoi poteri magici, si trasformò in una orribile vecchia, e si recò nella foresta a cercare la casa dei nani. Quando la trovò, si avvicinò alla finestra per offrire a Biancaneve una mela avvelenata. Ma i sette nani, che stavano tornando da un assassinio e avevano ancora un colpo in canna, uccisero la vecchia che si trasformò subito nella regina malvagia. Biancaneve fu finalmente libera e, mentre tornava a casa a piedi, chiese un passaggio ad un giovane principe a cavallo che passava di là. Il principe, quando la vide così bella, si innamorò subito di lei, e la condusse al suo castello. Dopo qualche anno, il principe la tradì con un’altra fanciulla e, quando Biancaneve lo scoprì, si arrabbiò molto e ritornò a vivere per sempre con i sette nani, divenendo capo della banda dei malfattori. di Eliana Gianfreda C’era una volta, tanto tempo fa, un re che viveva in un castello dorato, circondato da un bosco incantato, insieme a sua moglie e la loro figlia Celeste. Loro volevano molto bene alla loro figlia ed esaudivano tutti i suoi desideri, era una esploratrice e le piaceva molto girare per il bosco, ma i suoi genitori non volevano che uscisse da sola, perché era troppo piccola. Una notte mentre i suoi genitori dormivano, scappo nel bosco, inseguendo una farfalla; ma, all’improvviso, le comparve davanti un enorme drago, con la bocca spalancata che sputava fuoco, pronto a divorarla. Celeste, spaventata, corse a cercare aiuto, e vide un elfo che correva verso di lei per proteggerla, conducendola a casa delle sue amiche fate. Ma la strada che portava alla casa delle fate era bloccata da un precipizio. Allora, colta alla sprovvista, Celeste chiese all’elfo se poteva fare qualcosa. Lui si tolse il cappello che aveva sul capo, pronuncio delle parole magiche e, all’improvviso, dal cappello spuntò fuori un tappeto volante magico, grazie al quale superarono il precipizio e riuscirono ad arrivare dalle fate. Insieme, decisero di andare a combattere contro il drago. Per aumentare la loro forza, le fate concessero a Celeste il dono della magia. Da quel momento ella sarebbe stata la principessa fata. Nel frattempo, il drago aveva incendiato tutto il bosco con la sua malvagia bocca infuocata. Allora Celeste e le fate presero la bacchetta magica e pronunciaono queste parole :- Bidibi, bodibi, bù, il bosco bruciato non sarà più! -. Soddisfatte cercarono il drago, lo trovarono presso un ruscello intento rinfrescarsi; Allora Celeste e le fate, senza perdere tempo, pronunciarono queste parole:- Bidibi, bodibi, bù, da un drago un ranocchio diventerai tu!-. Celeste, finalmente, poté tornare dai suoi genitori che la aspettavano con ansia. E vissero per sempre, felici e contenti, protetti dalla saggezza e dal potere magico della principessa Celeste. di Samuel Losavio Viveva un tempo in un grande e imponente castello, una bellissima principessa dai capelli biondi e dagli occhi verdi. Un giorno, le arrivò una lettera su cui c’era scritto:”Complimenti, ha vinto un premio, venga a ritirararlo sulla spiaggia di El Choiba”. Scioccata dalle parole,la fanciulla fece leggere la lettera al suo più grande amico. Egli disse di non credere a quelle parole e che sarebbe stato meglio non fidarsi. Lei, però, molto incuriosita, non lo ascoltò e andò sul luogo prestabilito. Nella grande confusione venne catturata da un uomo misterioso, vestito di nero. Lui la rinchiuse all’ultimo piano di una torre molto alta, in un’enorme gabbia. Appena lo seppe il suo amico, si precipitò dinanzi al ponte levatoio della torre, per liberare la fanciulla. Per farlo, però, doveva superare i 4 piani della disperazione, a guardia dei quali c’erano mostri spaventosi. Le lotte furono durissime. Quando finiva di sconfiggere un mostro, subito ne spuntava un altro. Alla fine, l’ultimo mostro, era un drago con cinque teste e tre occhi per ciascuna e, sul petto di questa creatura mostruosa c’era la chiave per aprire la gabbia dove era rinchiusa la principessa. Fu una lotta sanguinosa e violenta, con continui capovalgimenti di ruoli, finchè al drago non furono tagliate tutte le teste. Subito il giovane recuperò la chiave e liberò la principessa. I due si sposarono e vissero per sempre felici e contenti. di Samuel Losavio C’erano una volta, nello spazio infinito, dei titani che proteggevano i pianeti : ad ogni gigante ne era affidato uno e se ne prendeva cura. L’unico pianeta rimasto solo era la Terra. In realtà la Terra era il pianeta più bello e sarebbe stato affidato al figlio del re. Il re e la regina, però non riuscivano ad avere figli e si disperavano. Finalmente, un giorno la regina mise al mondo un bellissimo bambino : Planet. Egli ebbe in dono il pianeta Terra, tutto colorato grazie al blu degli oceani e al verde dei prati. Si divertiva molto a giocare con la sua palla : la faceva rimbalzare, la lanciava contro il muro facendo danni di qua e di là. Gli abitanti della Terra erano stanchi di scivolare da una parte all’altra e chiesero aiuto ad Elios, il Sole. Egli andò a parlare con il re dei problemi dei terrestri, ma lui rispose che suo figlio doveva essere libero di giocare come voleva. Allora Elios decise di spegnersi e la terra diventò grigia, cupa e fredda. Al piccolo la Terra non piacque più di quel colore e convinse il padre a regalargli un altro pianeta. I terrestri, grazie ad Elios ,che poi riprese a splendere, furono salvi. …E vissero tutti felici e contenti. di Samuel Losavio C’era una volta, in un castello in cima ad una collina, un giovane principe, sempre allegro e sorridente, di nome Bianconeve. Lui aveva perso il padre, e la madre si era risposata con un altro uomo. Il patrigno del giovane, quando c’era la madre, era buono, allegro e generoso; ma quando la moglie se ne andava per lavoro, si trasformava completamente: diventava acido e maligno. Pensava di essere l’uomo più bello e affascinante della terra. Un giorno, dopo le solite parole pronunciate davanti allo specchio, quest’ ultimo rispose: <<Non sei più tu, ma Bianconeve il più bello!>>. Allora, il patrigno decise di uccidere Bianconeve, ma lui si rifugiò nel bosco. Fattasi sera, il bosco era buio e spaventoso, così il povero Bianconeve sbattè contro un albero e cadde a terra, svenendo. Al mattino si svegliò e vide tanti navigatori satellitari che lo accompagnarono nel rifugio più vicino e se ne andarono. Quella casetta era molto bella all’esterno, ma all’interno era…era…un vero disastro! Tutti gli oggetti buttati per terra e gli stivali addirittura sul water. Per non parlare della camera da letto, con i materassi buttati all’aria e i letti tutti capovolti. Allora il principe disse: <<Meglio rimettere a posto >>. Mentre stava sistemando, notò una cosa piuttosto strana: c’erano 7 piccole sedie, 7 letti, 7 cucchiai, 7 forchette ecc. Notò pure che erano tanto ma tanto piccoli. Quindi pensò: << Ci saranno 7 bambini >>. Arrivata la sera, crollò per la stanchezza sui letti. Dopo poco tempo, arrivarono 7 nane. Vedendo la finestra aperta e le luci accese, si spaventarono. Una volta in casa , le sette nane rimasero sbalordite, tutto era in ordine: << Che sarà successo ? >> si chiesero. Quando salirono lungo le scale, trovarono Bianconeve steso su tre letti. Le nane rimasero a bocca aperta ed esclamarono: << Oh un fanciullo! Si sta svegliando…Cosa facciamo ? >>. Il principe quando aprì gli occhi, vide le sette nanette. Erano tutte felici, solo Brontola, una di loro, era contraria ad avere uno sconosciuto in casa. Poi Bianconeve raccontò la sua storia e le nane gli fecero diverse domande: << Non avevi paura…? E se avessi incontrato un terrorista ? >>. Bianconeve rispose: << No, avevo la pistola a portata di mano >>. Eola, Pisola, Dotta, Cucciola, Gongola, Mammola e Brontola furono felici di aiutarlo e lo ospitarono nel loro “Bed and BreaKfast”. Il fanciullo e le nanette si trovarono così bene insieme, che Bianconeve decise di sposarle tutte e sette… E vissero per sempre felici e contenti. di Samuel Losavio C’era una volta, in un paese lontano, un re malvagio. Nello stesso paese viveva felice un fornaio, diventato famoso perché faceva dei biscotti buonissimi, il cui profumo si diffondeva in tutto il paese. I bambini passavano da lui ogni giorno a comprare i biscotti, per la colazione da consumare a scuola. Il re, una mattina, decise che quei biscotti dovevano essere solo per lui. Andò dal fornaio e gli disse: <<Da oggi dovrai sfornare biscotti solo per me, e questo è un ordine! >>. Quando arrivarono i bimbi per comprare i biscotti per la scuola, il giovane fornaio che aveva un cuore d’oro, non riuscì a dire di no. Fu scoperto da una guardia reale che riferì tutto al sovrano. Il re, adirato, ordinò alle sue guardie di catturare il fornaio che aveva disubbidito, perché voleva punirlo. I bambini, impauriti, corsero a chiedere aiuto ai loro genitori. Tutti in paese si unirono in difesa del buon fornaio, e ci fu una vera rivolta. Il re ebbe la peggio, fu catturato e imprigionato. Il popolo, contento, alzò in aria il fornaio generoso, in segno di allegria, gridando: << Ecco il nuovo re, ecco il nuovo re!!! >>. Così il fornaio salì al trono per volere del popolo, ma continuò a sfornare biscotti per tutti i bambini. ….E vissero tutti felici e contenti. di Francesco Liuzzi C’erano una volta il re Marcus e la regina Alice. I due ebbero due gemelli, Carlos e Lisa. Di Lisa si diceva che sarebbe divenuta la più bella fanciulla del regno. Un giorno, lo stregone Diabolik la rapì. I principi la cercarono, ma di lei non c’ era traccia. Dopo molti anni, Carlos diventò grande allora chiese ai genitori: “Ora che sono cresciuto, ho diritto di sapere dove sia mia sorella!”. “Allora i genitori gli risposero: “Tua sorella è stata rapita molto tempo fa … non abbiamo più avuto notizie di lei”. Allora Carlos disse: “Lei è mia sorella e io ho il dovere di cercarla!”. Finalmente la trovò nella grande fortezza dello stregone Diabolik. Carlos disse allo stregone: “Ridammi mia sorella Lisa!!!”. Ma lo stregone rispose: “Tu chi sei per riavere cosi facilmente tua sorella? No, no: devi superare come minimo 3 prove durissime”; Carlos accettò volentieri dicendo: “Per mia sorella questo ed altro”. Il giorno seguente Carlos si ritrovò ad affrontare le prove: la prima prova consisteva nel ritrovare un piccolo ago disperso in cumuli di fieno per cavalli Cerca, cerca.. e lo trovò. La seconda prova consisteva nel ritrovare il vecchio tesoro nascosto sull’isola sperduta. Dopo mesi e mesi di ricerche lo trovò. Andò dallo stregone ed esclamò: “L’ho trovato, l’ho trovato!”. Diabolik, allora, disse: “Affronta l’ultima prova: dubito che ce la farai”. Ma Carlos rispose con orgoglio: “Staremo a vedere”. La terza e ultima prova consisteva nel trovare il fiore della felicità. Dopo estenuanti ricerche lo trovò, andò da Diabolik e gli disse: “Ho affrontato coraggiosamente tutte le prove… adesso voglio mia sorella”. Lo stregone rispose indispettito: “No, lei ormai è mia… non puoi più averla. Adesso ti uccido!”. Allora Carlos sguainò la spada donatagli dalla sua nutrice maga prima di affrontare il viaggio e lo colpì. Ricondusse Lisa al castello e i due genitori, molto contenti della ricomparsa della figlia, fecero festa con tutto il popolo. di Rosa Menale C’era, in un paese lonano, un grande bosco nel quale si trovava un lago buio e tenebroso in cui viveva un mostro di nome Mosta. Questo mostro ogni giorno mangiava tutti i bambini che passavano vicino alle sponde del lago. Per cercare una rapida soluzione a tale dramma, il sindaco annunciò al paese che, chi avesse avuto il coraggio di sconfiggere Mosta, avrebbe ricevuto in cambio un prestigioso premio. Così si presentarono tre uomini con alcuni oggetti magici. Il primo, il più muscoloso, pianificò di sconfiggere Mosta a duello con la sua spada magica, ma il suo piano fallì, perché Mosta era molto più forte di lui. Il secondo decise di far bere a Mosta una pozione magica che l’avrebbe fatto cadere in un sonno perenne, ma anche il suo piano fallì, perché la pozione gli scivolò dalle mani. L’ultimo non sapeva bene cosa fare e, quindi, si sedette a pensare. Da lontano, vide dei bambini giocare con un pallone e così… arrivò alla soluzione. La sua idea fu quella di trasformare il pallone in un’esca a forma di pesce per poi lanciarlo nel lago e farlo mangiare a Mosta. Così fu. Quando Mosta vide l’esca, in un solo boccone la inghiottì. Ingoiando il pallone, i bambini che si trovavano dentro la pancia iniziarono a giocare, ma esso scoppiò facendo scoppiare anche la pancia di Mosta. Tutti i bambini uscirono e, felici, ritornarono dalle loro famiglie. Da quel giorno quell’uomo divenne l’eroe del paese, mentre Mosta, dopo che la pancia venne cucita, mangiò solo i frutti degli alberi che circondavano il lago e, quando i bambini passavano di lì, Mosta faceva fare loro una passeggiata sulla sua lunga coda. E tutti vissero felici e contenti. IL VISCONTE DAI DUE SE’ di Christian Motolese Un giorno, un visconte odiato da tutto il paese per il suo atteggiamento da tiranno, mentre si recava in piazza per un annuncio, subì un attentato: una palla di cannone lo divise a metà. La parte cattiva scappò nel Bosco del Male e la parte buona se ne tornò al castello. Il giorno dopo, la parte cattiva andò in paese: uccise dei bambini e li mangiò per colazione e poi tornò nella foresta. La parte buona, invece, andò in paese per donare un po’ di denaro ai poveri, ma nessuno ci credeva perché prima avevano visto la parte cattiva uccidere, scambiandolo per la parte buona. Una sera, dei ragazzi che stavano tornando a casa, decisero di prendere una scorciatoia per il Bosco del Male, ma non sapevano che ci viveva la parte cattiva del visconte. Infatti non tornarono mai a casa, perché la parte malvagia del visconte di loro aveva mangiato pure le ossa, per non lasciare traccia di dove si nascondeva. Quando la parte buona lo scoprì andò a cercarlo e pensò: “Dove si può nascondere un cattivo?... ma certo nel Bosco del Male”. Fece chiamare i giovani cavalieri alla ricerca del cattivo sé, ma non ritornarono mai più indietro. Il cattivo sé, allora spedì alla parte buona un osso di un povero cavaliere ucciso con sopra inciso: “Vieni tu solo”. Il visconte, preso dal panico, si rifugiò nel castello. Però, pensò che non era giusto che delle persone innocenti dovessero morire a causa sua. Allora decise di affrontare il cattivo sé. Una volta giunto nel bosco la parte cattiva lo attaccò alle spalle cercando di addentarlo, ma la parte buona lo scansò e disse: “Cosa vuoi?” e la parte cattiva rispose: “Te. Per tornare ciò che eravamo”. Ma la parte buona si rifiutò, così la parte cattiva si lanciò per ucciderlo. La parte buona sfilò la spada dalla cintura e infilzò il suo nemico. Tornato al castello, il visconte per la prima volta era felice di aver salvato il paese. di Andrea Piccinno C’era una volta, in un paese lontano, uno stregone cattivo che aveva rubato ad un mago buono di un regno felice una sfera di cristallo magica che faceva custodire da un enorme drago.Intanto, nel regno non si viveva più felici e il regno era caduto in disgrazia. Il figlio del mago buono, che si chiamava Baz, anche lui mago, era deciso a recuperare a tutti i costi la sfera, proprio perché, oltre ad essere magica, garantiva anche prosperità al regno: cosa che mancava da tanto tempo. Baz partì così alla ricerca della sfera e, dopo molti giorni di viaggio, trovò il rifugio dello stregone. Era una fortezza situata sulla cima di una montagna circondata dal fuoco. Dopo svariati tentativi, finalmente entrò e si trovò 100 scalini da percorrere. Arrivato in cima, trovò lo stregone ad aspettarlo. Baz non si fece intimorire e cercò subito di recuperare la sfera. Ma lo stregone gli sbarrò la strada con un muro di fuoco che, però, il ragazzo riuscì ad abbattere. Subito dopo, si trovò di fronte a una seconda prova: lo stregone provocò una crepa nel terreno attraversabile solo per mezzo di un ponte tibetano, al quale però mancavano molte assi di legno. Baz, con molta fatica, le saltò tutte e nell’ultimo tratto mancavano 3 assi di fila: prese la rincorsa e con un super salto superò l’ostacolo lasciando lo stregone pieno di stupore. Così lo stregone gli diede una spada e uno scudo invitandolo a combattere. Iniziarono lo scontro. Dopo un’estenuante lotta, il giovane mago dette un colpo così forte che ruppe lo scudo dello stregone e, con un colpo finale, lo uccise. Morto lo stregone, il drago che custodiva la sfera si sgretolò e il mago recuperò la sfera magica riportandola nel regno dove, finalmente, si tornò a vivere tutti felici e in prosperità. di Andrea Piccinno C’era una volta una motociclista di nome Cenerentola. Lei era povera e lavorava per una signora molto ricca che la pagava poco. Un giorno, il re organizzò una gara di moto femminile: la vincitrice sarebbe diventata sua sposa. La matrigna di Cenerentola, saputa la notizia, iscrisse le sue due figlie alla gara, ma non voleva far partecipare Cenerentola, perché era molto brava. Cenerentola avrebbe tanto voluto gareggiare, ma non aveva le possibilità di farlo. Una sera che era particolarmente triste, all’improvviso le apparve la sua fata madrina che le disse di non essere così dispiaciuta. Cenerentola le spiegò che voleva partecipare alla gara; la fata madrina allora fece subito un incantesimo:”Bidibi bodibi bù!”e in un batter d’occhio comparvero una tuta bellissima, un casco supertecnologico e una moto color rosso fiammante stupenda! La fata le disse che avrebbe così potuto partecipare alla gara, ma che entro la mezzanotte sarebbe dovuta rientrare, perché l’incantesimo sarebbe svanito. Arrivata alla reggia, c’erano molte motocicliste e Cenerentola s’intimidì, ma appena giunta nei box si tranquillizzò. Sul traguardo le moto erano tutte pronte alla partenza e, a semaforo verde, partirono veloci. Cenerentola passò subito in testa e alla prima curva si allontanò dalle altre, tranne che da una. Questa moto era alle sue calcagna e, ad un certo punto, sorpassò Cenerentola. Dopo diversi giri e con molta fatica Cenerentola riuscì a superarla nell’ultimo giro sul rettilineo, vincendo la gara. Finita la gara, Cenerentola si accorse che era quasi mezzanotte. Scappò così via senza che il re potesse vedere chi fosse la vincitrice e sua futura sposa. Durante la fuga, Cenerentola inciampò perdendo uno stivale che rimase al re. Il giorno dopo il re mandò un suo incaricato alla ricerca della ragazza facendo provare la scarpa a tutte le fanciulle. Giunto alla casa di Cenerentola, le figlie della matrigna, Anastasia e Genoveffa, aprirono la porta e, appena videro chi era, si agitarono nella speranza che lo stivale calzasse a una di loro. Ad Anastasia la scarpa andava piccola e a Genoveffa non calzava proprio! Toccava ora a Cenerentola che, appena provò la scarpa, le calzò alla perfezione. Andarono così al castello e il re, appena la vide, se ne innamorò perdutamente. Si sposarono e vissero per sempre felici e contenti. C’era una volta, in un paese lontano di nome Canterlot, un valoroso cavaliere chiamato Jack. Egli era un principe. Un giorno andò da lui un messo e gli disse che nel castello dei Gargoil era stata imprigionata la bellissima principessa Daisy, rapita da una strega malvagia. Allora il cavaliere, che aveva sempre avuto un debole per la principessa Daisy, riunì il suo valoroso esercito e partì per andare a liberare la sua amata. Passò un anno, ma il castello dei Gargoil era così ben nascosto, che Jack e i suoi uomini non riuscirono proprio a trovarlo. Decisero, allora, di chiedere aiuto a mago Bellino che abitava nella valle dei “Morti viventi”. Questi spaventosi zombi assalirono il valoroso esercito del cavaliere, che fu decimato. Jack se la cavò con un morso all’orecchio e potè finalmente parlare col mago Bellino. Egli gli donò una formula magica: “Bello,bellino,belloccio , sei proprio un uccellotto”. Jack pronunciò queste parole e, insieme ai suoi uomini, iniziò a volare come un uccello. Volando di qua e volando di là videro finalmente il castello e, viaggiando a velocità supersonica, sfondarono il muro custodito da un drago, travolgendolo. Poi sentirono un tonfo e scese la strega. Jack allora tagliò la testa al drago, ma per sortilegio della strega malvagia, spuntò un’altra testa. Così finì che il drago ebbe 23 teste! A quel punto, Jack infilzò la speda nel cuore del mostro che morì e, contemporaneamente, morì anche la strega, perché le loro vite erano collegate . Il valoroso cavaliere e la principessa scapparono, e, una volta tornati a Canterlot, poterono coronare con le nozze il loro sogno d’amore. Il cavaliere Jack divenne re e vissero per sempre felici e contenti. Gara di fiabe GRUPPO: “I soliti delle fiabe” Cipriano Natascia Falzone Graziano Galasso Rossella Losavio Samuel POSIZIONE IN CLASSIFICA: I C’erano una volta, in un paese lontano, un principe e una principessa che governavano un regno sereno; ma il loro nemico di sempre, il Re dei venti “Nord-Est”, costituiva per loro un’eterna minaccia. Un giorno Nord-Est rapì la principessa. Appresa la notizia, il principe iniziò le ricerche della povera sorella. Durante il lungo cammino verso il palazzo di Nord-Est, incontrò un mendicante a cui chiese informazioni sulla direzione da intraprendere. L’uomo gli disse che il palazzo di Nord-Est si trovava al di là della foresta e in cima a una montagna. Il principe -dopo aver compiuto molti chilometri- per sfamarsi, stava per uccidere un cigno che nuotava in un laghetto; il cigno disse che se lo avesse risparmiato lo avrebbe aiutato a recuperare sua sorella. Così il principe riprese il cammino, quando –a un tratto- vide un alveare: cominciò a scuoterlo e, a quel punto, uscì l’ape regina che disse che se non l’avesse uccisa lo avrebbe aiutato a recuperare sua sorella. Continuando il suo tragitto, vide un formicaio. Cominciò a riempirlo di terra: una formica –uscita dalla tana- disse che se non l’avesse uccisa l’avrebbe aiutato a recuperare sua sorella. Finalmente giunse al castello. Vi entrò e, giunto al cospetto di Nord-Est, gli chiese di liberare sua sorella, ma Nord-Est rispose che solo se lo avesse battuto al tiro alla fune gli avrebbe restituito la principessa. Il principe accettò. Mentre gareggiavano, all’improvviso arrivarono l’ape e la formica che infastidirono Nord-Est volandogli davanti agli occhi e solleticandogli i piedi. Infine, il cigno aiutò il principe a vincere la prova. Senza farsi vedere, raccolse col becco l’estremità della fune e tirò con tutta la forza dalla parte del principe. Il principe liberò la sorella, ritornarono in patria e vissero per sempre felici e contenti. Gara di fiabe GRUPPO: “Gli Avatar” Liuzzi Francesco Pio Piccinno Andrea Morello Lorenzo Motolese Christian POSIZIONE IN CLASSIFICA: II Una coppia di sposi viveva felice in un piccolo villaggio. Un giorno Captivus, il figlio della strega malvagia, s’innamorò perdutamente della sposa Penelope. Penelope uscì per fare shopping in città e incontrò Captivus che se la portò via. La rinchiuse in un hotel abbandonato per circa un mese. August, marito di Penelope, molto preoccupato per la sua scomparsa, fece l’annuncio alla città: chiunque l’avesse trovata, avrebbe avuto un posto di lavoro nella sua azienda. Allora tutti si misero alla ricerca di Penelope perché avevano bisogno di lavorare, giacché c’era molta crisi. Nessuno la trovò. Così August si mise a cercarla in tutta la città. Mentre August la cercava, comparve una veggente che era nemica della strega Malvagia e del figlio Captivus, che disse: “Per arrivare da lei e salvarla dovrai superare tre prove”. La prima prova consisteva nell’affrontare il terreno che si stava disgregando a causa del fuoco; per seconda prova doveva salvare la città dall’inondazione; nella terza prova doveva trovare un diamante da dare a Captivus, come scambio con Penelope. Per superare queste prove, la veggente gli diede tre oggetti magici: delle ali, una matita, e infine un martello per spaccare la pietra dove era incastonato il diamante. Il terreno sotto ai suoi piedi iniziò a disgregarsi. August, per salvarsi, e quindi superare questa prova, prese le ali e si mise a volare riuscendo a superare il pericolo. Dopo, si trovò davanti alla città sommersa dall’inondazione causata da un masso precipitato in mezzo al passaggio del fiume: utilizzò la matita magica, con cui, attraverso un disegno, illustrò il desiderio che voleva esprimere. Così, il fiume fu liberato dal pesante masso e l’acqua potè riprendere il suo regolare flusso. L’ultima prova fu la più difficile: per liberare il diamante dalla roccia, August non doveva sporgersi molto, perché oltre la roccia c’era un precipizio. August prese il martello ed estrasse il diamante. Portò con sè il diamante e andò dove Penelope era prigioniera. Quando Captivus vide August, lo bloccò. Ma August tirò fuori il diamante, e gli disse: “Sono venuto qui per riprendermi la mia sposa Penelope. In cambio ti darò un prezioso diamante, però stai attento: prima o poi succederà qualcosa di terribile”. Captivus, contento dello scambio, liberò Penelope. Ma non appena Captivus ebbe preso in mano il diamante, quello esplose e Captivus morì. Allora Penelope e August tornarono a casa felici e contenti, per sempre insieme. Gara di fiabe GRUPPO: “Le piccole autrici” Camassa Giorgia Scarsella Veronica Gianfreda Eliana Cellamaro Sonia POSIZIONE IN CLASSIFICA: III La principessa Natalie C’era una volta in un bosco un castello in cui viveva la famiglia reale: il re Carlos, la regina Kate e la loro figlia, la principessa Natalie. Natalie amava molto passeggiare per il bosco, ma i suoi genitori non le permettevano di uscire perché era ancora troppo piccola. Così lei scappò dal castello e si rifugiò in una grotta per trascorrere la notte. Il giorno seguente trovò accanto a sé una vecchietta che l’aveva salvata dal drago cattivo Bruto. La vecchietta le chiese perché si trovasse in quella grotta. Natalie le rispose che era scappata dal suo castello perché i suoi genitori non le permettevano di passeggiare, da sola, per il bosco. All’anziana donna venne un’idea: far bere alla fanciulla una pozione che l’avrebbe fatta diventare grande, per passeggiare da sola nel bosco. Natalie, dapprima ne fu entusiasta; subito dopo, però, preoccupata di ciò le potesse accadere, chiese alla vecchietta come avrebbe fatto. Quest’ultima le rispose che, per ottenere il privilegio di crescere in fretta, avrebbe dovuto superare tre prove e così iniziò a parlare: “Come prima prova dovrai trovare una chiave che ti sarà utile per superare l’ultimo ostacolo”. Natalie, dopo faticose ricerche, la trovò in un cespuglio. Poi la vecchia le disse: “Ora dovrai trovare da sola la strada per uscire dal Labirinto Eterno”. Natalie, nel tentativo di trovare la via per la libertà, si perse e, per la disperazione, pianse. Però in suo aiuto apparve una fatina che portò Natalie fuori dal labirinto. Infine l’anziana disse: “Sei stata molto brava, ma ora ti aspetta l’ultima prova. Questa consisterà nel trovare una porta e poi, con la chiave trovata nella prima prova, aprirla”. La bambina, tanto ansiosa, si mise alla ricerca e, alla fine di un lungo sentiero, trovò una porta piccolina. Natalie a quel punto aprì la porta ed entrò in un’enorme sala. Trovò su un tavolo una piccola bottiglia con su scritto: “Bevimi e diventerai adulta!!!!” La bambina, curiosa, bevve e in un istante divenne adulta. Da quel giorno i suoi genitori capirono che la loro Natalie era ormai diventata abbastanza grande e responsabile da passeggiare da sola nel bosco e così tutti vissero felici e contenti. Gara di fiabe GRUPPO: “I FANTASTICI QUATTRO” Melchiorre Gloria Menale Rosa Motolese Valerio Nobile Alessio POSIZIONE IN CLASSIFICA: IV di Camassa Giorgia, Falzone Graziano, Morello Lorenzo I NOSTRI PROFESSORI SONO DEI PORTENTI CHE A NOI DANNO TANTI INSEGNAMENTI. PER NOI SONO DEI MITI: LA GIUNTA, LA SIMON E LA DIMITRI. LE NOSTRE PROF. SONO SEVERE SOLO SE CI COMPORTIAMO COME DELLE BUFERE. NOI AMIAMO I NOSTRI PROFESSORI PERCHÉ CI DANNO DEI VALORI. I PROFESSORI DICONO “VOLETE CHE CAMBIAMO?” E NOI RISPONDIAMO: “NO, NON LO VOGLIAMO!” Sopravvivere a Taranto di Giorgia Camassa In questa città non si capisce più niente, l’inquinamento è sempre più presente. Riva, che ci hai combinato? Morte e dolore hai portato. Avevi la possibilità di mettere i depuratori, ma la tua avidità ha provocato solo tumori.. Che destino atroce è toccato ai tarantini: decidere tra il lavoro e la salute dei propri bambini. Sembra quasi di aver fatto l’abbonamento: apri la finestra e respiri altro inquinamento. L’ambiente urla e nessuno lo sente, perché ormai di lui è rimasto poco e niente. Quello che sognamo è una Taranto libera, libera da questo orrore… e speriamo che nessuno commetta più un simile errore. E chissà quali saranno i nostri destini, “ e se sopravviveremo … noi tarantini”! LA MAFIA di Giorgia Camassa I mafiosi, son solo dei presuntuosi, vogliono tutto, anche il lutto! Loro sono dei criminali e poi finiscono sui giornali, non sono mai contenti e sono capaci di spaccarti i denti. C’è troppa violenza e anche molta impertinenza… io odio i mafiosi perché sono presuntuosi. DI GIORGIA CAMASSA Gli animali Son molto gioviali. Ai gatti piaccion molto i ratti, Molte farfalle son cresciute nella valle. Su di loro puoi contare, perché sono i primi a consolare. Gli animali dobbiamo rispettare, perché ci ricambieranno con il loro amore e con il loro cuore… L’AMICIZIA Di Giorgia Camassa “La vita senz’amicizia è nulla”, c’è sempre il tuo amico che ti culla, la prima regola dell’amicizia è la verità la seconda la lealtà. Gli amici sono i primi ad apprezzarci, ma anche ad amarci. Ovunque tu sia, anche in malinconia, c’è sempre lui, il tuo amico, “a incoraggiarti col suo volto pulito”!. LA PACE di Giorgia Camassa Accendo la t.v. E non se ne può più. Si parla sempre di brutti avvenimenti, guerre, violenze, maltrattamenti... Noi vogliamo un mondo migliore e così non avremmo più timore. Ecco: tutto tace… È il segno della PACE! LA FESTA DELLE DONNE di Giorgia Camassa L’otto marzo sai cos’è? La festa delle donne: sai il perché? Delle donne, lavoravano in una fabbrica ,che s’incendiò, e quindi… tutto in fiamme andò. Mentre la mimose fiorivano, quel dì tutte le donne morirono. Le mimose sono simbolo di libertà. Quelle donne per i diritti han lottato, ma alla fine la libertà ci han donato. LA MIA MAMMA di Sonia Cellamaro La mia mamma è bella come una rosa E anche molto spiritosa. Fa la commercialista Ma le piacerebbe fare l’ambientalista. Tic tac, il tempo va E la mia mamma una torta mi fa. Piena di margherite e caramelle E tante altre cose belle! Sopravvivere a Taranto di Giorgia Camassa In questa città non si capisce più niente, l’inquinamento è sempre più presente. Riva, che ci hai combinato? Morte e dolore hai portato. Avevi la possibilità di mettere i depuratori, ma la tua avidità ha provocato solo tumori.. Che destino atroce è toccato ai tarantini: decidere tra il lavoro e la salute dei propri bambini. Sembra quasi di aver fatto l’abbonamento: apri la finestra e respiri altro inquinamento. L’ambiente urla e nessuno lo sente, perché ormai di lui è rimasto poco e niente. Quello che sognamo è una Taranto libera, libera da questo orrore… e speriamo che nessuno commetta più un simile errore. E chissà quali saranno i nostri destini, “ e se sopravviveremo … noi tarantini”! Italia Di Sonia Cellamaro L’Italia è un paese bello e ammirato Anche se un po’ trascurato. Musei, chiese e monumenti, sono l’attrazione di tutte le genti curiose di sapere e anche di vedere. Italiani e non solo Innamorati di questo Paese Che a volte dà sorprese: evviva la voglia di identità, di orgoglio e onestà, che deve entrare in ognuno di noi, per viver meglio, se vuoi. Tutti allora uniti, per voglia di migliorare, amare e progredire, perché la storia che abbiamo dietro, sia consiglio meno tetro. Italia al centro del mondo, È il nostro desiderio più profondo! di Sonia Cellamaro Bimbi che ridono, Fabbriche che fioriscono, mamme che chiamano, ciminiere che cinguettano. Questo è il sogno di noi tarantini, vedere i cieli più celestini. Sogni di ieri, e molti più pensieri. Lavorando per Riva, la nostra città il benessere smarriva… Noi la coscienza vogliamo risvegliare Perché avanti così non possiamo più andare! di Sonia Cellamaro I bambini non hanno colore, se non quello del loro amore. Il loro amore ha i colori dell’arcobaleno e tocca ai grandi capirli, perlomeno. Far differenze tra mille razze Vuol dire fallire con tutte le forze. E allora grandi, mettetevelo bene in mente: noi ai colori dell’amore non ci rinunciamo facilmente! di Sonia Cellamaro Le foglie matte si lasciano andare dal soffio del vento si fan trasportare. C’è quella gialla che gioca a palla, quella marrone fa un bel ruzzolone. Solo quella verde si tien ben stretta, perché di cadere non ha alcuna fretta! di Sonia Cellamaro I cani sono belli e giocherelloni, sono la gioia dei loro padroni. Bianchi, marroni e neri sono nei nostri sogni più veri. I cani non chiedono nulla se non un po’ di amore e il resto si annulla. Con i loro grandi occhioni sembrano chiederti coccole a milioni. Filastrocca della farfalla Natascia Cipriano Vola farfalla vola lontana manda un messaggio in quel villaggio porta con te gioia e allegria unita a tanta simpatia. La mia coniglietta di Natascia Cipriano Oh mia cara coniglietta Sempre a me tanto diletta. Eri bianca, eri nera, Eri morbida e leggera, e io con tanto affetto, ti tenevo stretta al petto. Oggi tu non ci sei più, hai raggiunto il buon Gesù. Il carnevale di Graziano falzone Il carnevale è una festa Che dentro al cuore ti resta! Ci son coriandoli e stelle filanti E carri che sono ingombranti; Belle maschere e chiacchiere buone Con l’avaro Pantalone. A ballar la tarantella C’è l’allegro Pulcinella. Tutto contento, c’è Balanzone A cantare una canzone. E c’è pure Arlecchino Col suo sguardo birichino. Suoni ,canti e allegria E la felicità non và più via ! di Graziano Falzone C’è una cosa che procura il divertimento Ed è suonare uno strumento. C’è il violino con il suo archetto Tutto impettito, pensa di non avere neanche un difetto. Poi c’è la chitarra che, come un’artista, Pensa di essere la più brava e stare in cima la lista. Fermi tutti: arriva la batteria!!! E il suo “bum,bum” è il migliore che ci sia! Poi viene l’arpa che tutti zittisce: con la sua arroganza gli strumenti ferisce. Viene il flauto con tanta ipocrisia Dice al clavincembalo “Tu sei il più bello che ci sia”. “Sei una campana stonata” Dice al basso, tutta arrabbiata. Ma c’è una campana che si trova fuori città: non è uno strumento che ha vanità; suona lo stesso e dà tanta felicità. di Graziano Falzone Tifo per l’Inter E ne vado fiero Anche se a volte Mi è contro il mondo intero. Chi tifa per la Juve, per il Milan, per il Barcellona … Ma per me, l’Inter è come una corona Che si mette in testa ogni momento Quando la palla entra in rete senza l’aiuto del vento. Mi dicono sempre: “La tua squadra è uno squallore!” Ma per me, sarà comunque sempre nel mio cuore Con la sua maglia blu e nero Mai cambierò idea: ne sarò sempre fiero ! È la mia squadra e la porto dentro il cuore A dispetto di tutti, farà un gran furore ! ! ! di Graziano Falzone C’è un’ industria molto importante a Taranto città Che a centinaia di persone il lavoro dà. Da sempre l’acciaio produce e acciaio produrrà Sfama i lavoratori e sicurezza alle famiglie dà. Sbuffa tutto il giorno e fumo emana di qua e di là! Ferro, Rame e materiali scioglie e sempre scioglierà. Ma non tutti son contenti Anche se è conosciuta perfino nei lontani continenti. In quel fumo c’è anche del veleno: Chi vi abita vicino felice lo è di meno. Porta una sostanza che un nome ha: si chiama “diossina” e la morte dà. Il bestiame si avvelena tutti i giorni Così gli allevamenti chiudono per colpa di quei forni Gli agricoltori gridano:”non ce la faccio più!” E si sentono dire:”la tua verdura tienitela tu!” Si avvelenano anche le coste Mentre questa sostanza si accumula perfino nelle cozze. La Costituzione dice: “gli uomini nascono uguali nei diritti” Lavoro o salute? Siamo nei guai tutti!!! Dice l’ Articolo 5: “la legge ha il diritto di proibire le azioni nocive alla società” Ma intanto lo Stato dimmi, cosa fa? Donne, bambini e uomini tutti Gridano a gran voce:”tutti farabutti”! Di graziano falzone Il tempo è un bene prezioso Che va trascorso in modo gioioso; Il tempo diventa una meraviglia Se passato con gli amici e la famiglia. Con il tempo puoi fare proprio tutto: Puoi ballare, lavorare e studiare soprattutto! E nel tempo, in particolare, c’è anche spazio per giocare; può essere bello, ma anche brutto ma con un sorriso passa tutto ! di graziano falzone La farfalla vola nel prato All’improvviso tutto diviene colorato. I bambini giocano felici E tutti diventano amici. La noia schizza vie intorno c’è l’allegria. La farfalla s’appoggia su un fiore. E tutto l’universo diviene di ogni colore ! Vorrei tanto trovare Di graziano falzone Vorrei tanto trovare un campanile Capace di rendere l’umanità più gentile; Che dipingesse il cielo di un bambino Sempre color turchino; Che donasse a ogni anziano Aiuto, con una stretta di mano; Che regalasse al mondo ogni virtù E lo rendesse proprio come vuoi tu ! La mia professoressa di religione ( Limerick di Graziano Falzone) La mia professoressa di Religione Sembra quasi un aquilone Vola in alto con i suoi messaggi Ti fa pensare con i suoi discorsi saggi Oh! la mia professoressa di religione! La mia professoressa di religione (filastrocca di Graziano Falzone) La mia professoressa di religione Ha un compito d’eccezione: Insegnare ad amare… Con rigore lo sa fare. Porta sempre un bel sorriso Che illumina il suo viso; Ha un carattere speciale Perché non sa cos’è il male. Lei fa tanta compagnia Porta gioia con la sua allegria! Lei per me, è un incanto, Io la stimo proprio tanto. Se ci distraiamo, pretende di più Per avvicinarci ad amare Gesù . Di graziano falzone In Italia ci sono dei posti meravigliosi Dei quali tutti siamo molto orgogliosi. Certo, i problemi sono proprio tanti: lo smog, la povertà e le sostanze inquinanti. Ma la sua storia è conosciuta in tutti i paesi con la sua arte, la sua cultura e i suoi monti estesi. Dalla Lombardia alla Sardegna Il sole meraviglioso di giallo tutto impregna. Il suo calore scalda i cuori Mentre il suo mare ha mille colori. C’è la Lombardia con la sua neve bianca Che scende piano e non è mai stanca. E poi c’è il Colosseo nell’incantevole Lazio Che rende il turista felice e sazio. E vuoi mettere il calore della lava Che, anche se fa paura, all’Etna vien voglia di dirle brava? Concede spettacoli sempre più belli con le sue eruzioni Regalando a chi non la conosce, irripetibili emozioni. E poi c’è il Molise, il Veneto e la Valle d’Aosta Dove si canta, si beve e si lavora senza sosta. Pavoneggiandosi, la bandiera italiana sventola a più non posso Mostrando a tutti i suoi colori: verde, bianco e rosso. In questa terra, son tante le difficoltà, Ma per la vita tante emozioni ci regalerà. Un prezioso ricordo di Rossella Galasso Notte d’estate Notte di fate, Notte stellata Notte dorata, Notte pensierosa Notte amorosa. Di te un ricordo mi rimane, Prezioso come le perle delle mie collane. IL TRAMONTO di Rossella Galasso Seduta in riva al mare… Mentre aspetto, provo a guardare. Vedo il sole che si tinge d’arancio: il mio cuore ha uno slancio! Il sole si nasconde tra le onde E io provo emozioni profonde. L’ARMONIA DEL MONDO di Rossella Galasso Un sole giallo e tondo Splende tutte le mattine sul mondo. Sento il rumore del mare Metto la musica e incomincio a cantare: Anche il mio cane inizia a scodinzolare! E in una giornata piena di allegria Trascorro le ore in piena armonia. di Eliana Gianfreda La mia gattina si chiama Bimba, e mi piace averla vicina perché si diverte se ballo la rumba. Lei è molto pazzerella e dorme sempre come un ghiro cammina come se fosse una modella, ma non sa fare nemmeno un giro! Con tanti guai che combina io non so più che cosa fare, ma poi mi guarda con quegli occhi da bambina e io non la posso non amare. Come sarebbe bella la mia città di Eliana Gianfreda Come sarebbe bella la mia città senza fumi e veleni che ne inquinano i terreni. Come sarebbe bella la mia città se i bambini del rione Tamburi potessero giocare fuori senza il “minerale” che fa a loro tanto male. Come sarebbe bella la mia città, se le cozze del Mar Piccolo fossero senza diossina: che miracolo! Come sarebbe bella la mia città, se l’ Ilva ci desse lavoro non dolori ma solo decoro. “Come sarebbe bella la mia città”… Italia: paese di meraviglie di Eliana Gianfreda L’Italia è un paese molto bello che tutti gli altri dovrebbero avere come modello. Con la dieta mediterranea, si mangia bene e, anche se ora ci sono molte pene, sapremo superare questa crisi per tornare ad essere il primo dei paesi che i turisti amano visitare per la bellezze che sa mostrare. Perché l’ Italia è il paese delle meraviglie che soddisfa tutte le voglie. TI PENSO di Eliana Gianfreda Voglio vestirti di parole riempire il cuore con baci di viole pensarti la notte sopra la luna oppure di giorno in mezzo a una duna. Ti bacio sugli occhi sentendo rintocchi… campane in festa nella mia testa. L' AMORE di Eliana Gianfreda Sentirò il calore del tuo amore che mi stringerà il cuore, sentirò il calore del tuo viso quando mi farai un sorriso, sentirò il dolce canto delle sirene quando saremo insieme, ma soprettutto sentirò di amarti quando mi soffermerò a guardarti. La scuola Filastrocca di Eliana Gianfreda Ho scritto una filastrocca divertente che se la leggi ti cade un dente, perché mi piace andare a scuola dove si studia e il tempo vola. Ci sono tante cose da dirsi e molti modi per divertirsi… che la notte mi fa sognare e non me ne voglio mai andare. Spero vi siate divertiti perché i versi sono già finiti. Me stessa Filastrocca di Eliana Gianfreda Sono emotiva e molto sportiva, mi diverto con il mio gattino e poi faccio un bel pisolino. A me piace andare a scuola dove studio e il tempo vola, ma a me piace anche andare a danza che è la mia unica speranza. Mi piacerebbe essere diversa, ma, infondo, sono fiera di me stessa! L’essenziale di Eliana Gianfreda “C’è crisi” ripete la televisione e questo crea molta tensione, ormai lo sanno anche i bambini che non ci sono più molti soldini. Ma questo ci ha portato a ripensare che era esagerato il consumismo del passato. Dobbiamo scalare la marcia, sperando che questo ci faccia riscoprire “l’ essenziale” che non è solo comprare, comprare, comprare ma anche pensare a pregare e ad amare. di Franceso Pio Liuzzi Il fumo dell’Ilva uccide… non c’è più nessun bambino che ride. Inquina la natura e le città: noi tarantini non abbiamo più dignità. Ogni giorno esco di casa e vedo una Taranto inquinata. Noi tarantini non chiediamo molto: Chiediamo solo di svegliarci la mattina Per ammirare una Taranto con un cielo azzurro… privo di diossina! È Pasqua Di Francesco Pio Liuzzi È Pasqua! Svegliatevi amici! Una viola fa capolino dal folto del giardino… è festa! Ripetono in coro gli amici del bosco Ovunque germogli, fiori sbocciati, prati assolati! È Pasqua! Ed è bella la vita Che non è finita. di Samuel Losavio E guardo il mare e inizio ad amare la bellezza della natura che a volte può far paura. E guardo il cielo e inizio a fantasticare su quanto sarebbe bello saper volare. E guardo le stelle e inizio a sperare … Le guardo spesso, anche adesso. di Samuel Losavio LIMERICK Con la professoressa di tecnologia, ogni lezione diventa una magia. L’acqua, il legno, la carta, tutto si ricicla, nulla si scarta. Viva viva la professoressa di tecnologia. FILASTROCCA Cara prof. Blandino, impegnata ogni mattino … Pon di scienze, pon di teatro, quanto insieme abbiam lavorato, e quanta pazienza ci hai dimostrato! Il 20 Dicembre che bella emozione: tutti in scena, che gran confusione! Trucchi, costumi e palpitazioni, foto, filmini e gran commozioni. Davvero fantastico per me, ma come avremmo fatto senza di te? Ora non resta che ringraziarti anche se una cosa vorrei domandarti : l’esperienza è stata estrema, quando si torna in scena? di Samuel Losavio I Troiani son potenti protetti da mura imponenti. Quando vanno in guerra gli Achei conquistan la loro “ Terra”, e tra i guerrieri più potenti Achille e Agamennone i più impertinenti. Dopo anni di sventura, per i Greci la vittoria è ormai sicura. di Samuel Losavio La musica, un amore speciale, può essere ritmica, a volte passionale. E se per magia ti viene dal cuore, torna l’allegria insieme a tanto amore. La musica t’innalza e ti fa sognare, con impeto incalza e aiuta ad amare. FILASTROCCA di Samuel Losavio La luna dorme, il cielo è uniforme, il sole brilla, la campagna è tranquilla. E nella stalla? La mucca suona e balla, il pulcino gioca a palla, la gallina fa su e giù, l’uccellino fa cucù. Ma che bella compagnia, tutti quanti in armonia, sprizzan gioia e felicità, allegria e serenità. IL NOSTRO FAMOSO SIDERURGICO DI SAMUEL LOSAVIO L’Ilva, il nostro famoso siderurgico, il più grande d’Europa o forse l’unico che produce inquinamento, ma per chi ci lavora è fonte di sostentamento. I morti di cancro sono una certezza, perché manca la messa in sicurezza. Gas nocivi, la diossina, sono proprio una rovina. I minerali volano qua e là Per un raggio di 30 chilometri oltre la città, e questo inquinamento danneggia anche il latte materno, mentre le tombe al cimitero sono coperte da un manto nero. Povera città, e adesso che si fa? Le manifestazioni non sono mancate: “salviamo la città e le sue borgate”. “Salviamo il mare, i pali delle cozze”, che a Taranto eran fonte di ricchezze. Su un cartellone c’era scritto: “il lavoro è un diritto”. Lo dice pure la Costituzione, ma l’uomo è avido e non sempre rispetta la legislazione. Ora i lavoratori chiedono solo certezze Vogliono: lavoro, salute e sicurezze. Rifletto con tristezza E mi chiedo con amarezza: “Quale futuro avrà La nostra bella città?” di Samuel Losavio Da noi italiani conquistata il 17 Marzo 1861 sei rinata. Centocinquantadue anni sono passati, anche se da te non dimostrati. Tante dominazioni e poi insurrezioni, guerre d’indipendenza, soprusi e prepotenza. E per te … Uomini forti ed eroi sono morti; mai più divisa, per sempre unita, con buona ragione dal Settentrione al Meridione. Non più confini tra le regioni, niente barriere, niente frontiere, ma tutti liberi di sventolare le nostre bandiere. Ti dico in gran segreto e con il cuore di provare per te tanto amore. … Per sempre orgoglioso del tricolore! di Samuel Losavio L’inverno, il freddo sembra eterno. La primavera, porta via la nuvola nera. L’estate, una delle stagioni più amate. L’autunno, torna a scuola l’alunno. di Samuel Losavio Noi siamo tenerelli, ci piace pitturar con gli acquarelli, e quando andiam in riva al mare, nessun più ci può fermare, perché nasce l’ispirazione che ci fa navigare con l’immaginazione. IL COMPLEANNO Filastrocca di Gloria Melchiorre Il compleanno viene una volta all’anno. Invito parenti e amici, e diventano tutti felici. Poi ci sono i regali, che mi fanno spuntare le ali. E infine, c’è la torta che la mamma mi porta, con candeline e stelle filanti per contare tutti gli anni. L’ Italia di Gloria Melchiorre L’ Italia è la mia terra con Pompei sotto terra, con paesi e città… la scopro con tanta felicità. Abbiamo la bandiera tricolore, abbiamo l’estate con molto calore. Abbiamo mari, monti e valli, abbiamo mucche, pecore e cavalli. L’ Italia è molto bella E per me è come una sorella. Un nuovo anno di Gloria Melchiorre Anche quest’anno Capodanno verrà e a tutti porterà pace, amore e libertà. sono contenta, sono felice… ma mi rattrista vederti infelice! questo mondo grande e bello resterà sempre un fratello. Lotte e guerre termineranno Per un mondo sempre più sano! Il Natale di Gloria Melchiorre Sono arrivate le vacanze, e di delizie si empiono le guance. Il Natale è arrivato, da tutti noi tanto aspettato. Collanina, vestitino, cellulare… ma non è questo il vero Natale. Il Natale porta gioia nel cuore, e tutti i bambini urlano “viva l’amore!”. Smettiamo di fare la guerra Per amore della nostra terra e per dare solidarietà a chi di fortuna non ne ha! Questo dovrebbe essere il Natale che gioia e felicità dovrebbe portare. È questo quello che voglio: La pace nel mondo… E che quelli più sfortunati Siano un giorno ricompensati. Auguro a tutti un buon Natale E che sia per tutti il più speciale! di Rosa Menale FILASTROCCA LIMERICK Ecco…vi presento la mia professoressa Di italiano la Simon docente bella ed elegante, come una principessa nutriva sempre un serpente. Desidera che ci impegniamo, Tutti i giorni gli dava la carne con lei mai ci annoiamo. e lui adorava conservarne. La nostra è una valida insegnante Quella gran Simon Paola docente! con una pazienza gigante. Ci aiuta ad imparare guidandoci a ben fare. Ci invita a studiare perché bravi vuol farci diventare. di Rosa Menale Lasciano il calore delle case Per combattere nell’inferno della fornace. Vanno e vengono gli operai dell’acciaieria Dai forni della fonderia. Stanche ed esausti Aspettano il cambio turno per ristorarsi. L’Ilva è una fabbrica che fa guadagnare, ma tutta Taranto sa inquinare. Inesauribili comignoli sbuffano e soffiano Nuvole che i colori cambiano. L’Ilva è un’industria che l’opinione pubblica Complica, perché benessere e malessere fa coesistere. Filastrocca Nuvoloso è un po’ noioso Ancor di più se è piovoso. Se c’è vento subito rientro e un bel letto trovo dentro. Se c’è il sole esco senza ombrello Perché soleggiato … è troppo bello! Rosa Menale di Rosa Menale Caro papà tra pochi giorni è la tua festa e ti donerò un cuore di cartapesta. Con la tua fantasia e allegria riempi la casa di armonia. Lavori tanto, ma quando è momento di giocare trovi sempre tempo da dedicare. Con te posso viaggiare e tutto il mondo poter ammirare. Sei tutto per me tu sei il papà più affettuoso che c’è. Filastrocca di Rosa Menale Il gatto birichino fa sempre il monellino. Gioca molto a nascondino Con il suo amico topolino… Poi mangia un croccantino E fa un bel pisolino. di Rosa Menale Dalla finestra il vento urla. Si dimena, batte e ribatte contro le porte. Il mare spumeggia, la sabbia indietreggia, mentre l’ultima foglia ancora volteggia. Urla, stride e ruggisce e tutto intorno…… zittisce. . di Rosa Menale Splende il sole sulla terra coi suoi raggi tutto afferra. Con i suoi colori, le luci e l’allegria le cose brutte volano via. Della vita è lui la culla senza lui sarebbe nulla. Filastrocca di Rosa Menale Vorrei una scuola fatta di cioccolato con il tetto di zucchero filato. Vorrei una scuola fatta di fiori, con uccelli e farfalle di mille colori. Vorrei un scuola fatta di amici per stare insieme e giocare felici. Vorrei una scuola dove imparare Che la vita è un sogno da realizzare. 0 LA COSTITUZIONE ITALIANA di Rosa Menale Fondamentali sono i dodici diritti costituzionali. L’Italia è una nazione fondata sul lavoro E la sovranità appartiene al popolo. Questo è l’articolo 1 della Costituzione, pertanto lavorare è la nostra unica ragione. Il lavoro è un diritto, ma anche un dovere e scegliere di lavorare è un obbligo morale. La bandiera della nostra Repubblica è il tricolore della penisola italica; verde, bianco e rosso che sventola a più non posso, ha tre bande verticali di dimensioni tutte uguali. Questo è l’ultimo principio fondamentale della Costituzione che identifica l’Italia come una perfetta NAZIONE! di Lorenzo Morello Un bacio appassionato è l’amore desiderato ed è il sogno di ogni innamorato. Un bacio sognato è quello che deve ancora arrivare È la perfetta essenza del verbo amare. di Lorenzo Morello LIMERICK La professoressa Dellisanti dà consigli saggi e santi. E’ molto forte a pallavolo E quando colpisce la palla arriva fino al molo Quanto è brava la mia professoressa Dellisanti. di Lorenzo Morello Il calcio piace a tutto il mondo Come la palla che gira in tondo. E’ uno sport emozionante: Il ruolo più bello è l’ attaccante. C’ è chi gioca in centrocampo E fa su e giù per tutto il campo. Il difensore è un portento e ferma gli avversari in ogni intervento. Alla fine, c’ è il portiere Che è pronto a parare tutte le sfere. Se vuoi vincere devi scartare e per fare goal devi tirare. I campioni in rovesciata segnano quasi ad ogni giocata. Con la sfera si può palleggiare E numeri sorprendenti fare. Per guadagnare una stellina di scudetti devi averne una decina! Filastrocca di Lorenzo Morello Io son Gennaio imbaccuccato: porto la neve e imbianco il creato. Io son Febbraio e col Carnevale lancio coriandoli senza far male. Io son Marzo, scateno il vento e libero l’aria dall’inquinamento. Io sono Aprile e porto dolcezza: per tutti ho un bacio e una carezza. Io son Maggio e porto le rose e all’altare accompagno le spose. Io son Giugno: maturo il grano porto la festa su tutto il piano. Io son Luglio: porto l’ estate Però, purtroppo, non si mangiano le cioccolate. Io son Agosto e col caldo cuocente vi riscaldo il corpo e la mente. Io son Settembre: si apron le scuole e ad ogni bambino il cuore duole. Io son Ottobre e col tempo afoso ogni essere rendo nervoso. Io son Novembre: i miei giorni son corti, sono anche il mese di tutti i morti. Io son Dicembre: col Natale gioia dono E ciascun uomo è pronto al perdono. La mia mamma di Lorenzo Morello La mia mamma è una persona speciale Che per me tanto vale. Quando usciamo mi dà la mano E dice: “quando attraversi vai piano piano”. La mia mamma, per quanto è bella Potrebbe fare la modella. Io voglio tanto bene alla mia mamma, che, per farmi addormentare, mi canta la ninnananna. La mia mamma si chiama Glenda, mi prepara con amore la merenda. Mi accudisce sotto il suo tetto Ma, quando sta male, sono io che l’accudisco con affetto. COME SALVARE IL MONDO DI CHRISTIAN MOTOLESE Il mondo è ormai inquinato e per questo motivo c’è sempre un malato. Prima, però, era pulito e sembrava un vero prato fiorito. Ora invece è tutto grigio e per ridagli colore ci vorrebbe un gioco di prestigio! Rosso come l’ amore di Valerio Motolese Starei ore e ore A pensare all’amore… Sogno te tutta la notte E per averti farei a botte. Per sempre ti amerò E un giorno ti sposerò. LIMERICK DI ALESSIO NOBILE Il professore Zaccaria Ci porta con la musica nel mondo della fantasia Con la musica ci fa rilassare E allo stesso tempo ci fa imparare È tanto dolce il professore Zaccaria Il professore Cosimo Zaccaria è il nostro professore Che fa rima con autore È un bravo professore E in tutta la settimana l’abbiamo due ore E con musicalità E generosità La musica della tarantella ci insegna Che è una musica che ci impegna. di Alessio Nobile Vorrei essere uno scrittore Per poterti scrivere parole d’amore, vorrei essere un pittore per dirti che per me sei più di un colore. Vorrei essere come vuoi tu, bello, simpatico, attraente…e molto di più. Vorrei essere un cantante, per cantare la nostra storia importante. Vorrei essere il tuo fidanzato, per essere di te più innamorato… forse un giorno tu mi dirai: “Il mio fidanzato diventerai”. La mia mamma è armoniosa, profumata come una rosa. Dolce, delicata da me tanto amata. Io sono da sempre il suo amore, lei per me è tutto il mio cuore. Non la vedo mai riposare e sempre li a lavorare Lei fa tutto per me, fin da quando ero un bebè. “Mamma” è la parola più bella che sulla bocca dell’umanità lascia sempre una stella. Alessio Nobile di Alessio Nobile L’ Ilva dà tanti posti di lavoro e si lavora in gruppo come se si fosse in un coro; ci si dà tanto da fare per portar lo stipendio alle famiglie care. Certo, c’è l’inquinamento e l’ambiente è in deperimento e dipende solo da noi salvare l’Ilva poi… facendo la bonifica! E mi chiedi che significa? Significa salvare l’ambiente… Ora hai il concetto in mente? Io vorrei che l’Ilva non chiudesse più, Altrimenti posti di lavoro non ce ne sarebbero più E tanti operai in disoccupazione saranno Entro il sopraggiungere del nuovo anno! di Andrea Piccinno L’Italia è il Bel Paese, da lei non mi allontanerei neanche un mese. Ha la forma di uno stivale ed ha un patrimonio tale da essere ineguale a qualsiasi altro paese reale. Chiunque la visita, rimane incantato come venisse da lei stregato. La Magna Grecia tanti studiosi ha attirato… c’è anche la sede del Papato! Ed io sono così fortunato di essere in Italia nato!!! Filastrocca di Andrea Piccinno La professoressa Finocchiaro è alta quasi quanto un faro. La sua chioma molto folta le dà un’espressione colta; quando spiega la lezione io l’ascolto con ammirazione. Quando parla in lingua inglese Ti trasporta in quel paese: vedi Londra, vai a Dublino poi ritorni al tuo paesino. Con la prof. sei sempre in viaggio, da settembre fino a maggio. di Andrea Piccinno Sole,mare,allegria: è arrivata la stagione mia! È calda e colorata come le conchiglie su una spiaggia dorata. Ecco: è l’estate… ed è come fossero arrivate le fate. Tutto è splendente ed io sono sempre sorridente, i giorni sono più lunghi le notti più belle con lucciole, cicale e tante stelle. Gioiscono i bimbi dopo aver giocato E ora sulla sabbia urlano a perdifiato. di Andrea Piccinno Palla, pallone per me sei un amicone sei proprio la mia passione. Quando mi sveglio la mattina vorrei averti sempre vicina mentre mi alleno per la mia partitina. Quando sono in campo per giocare mi sembra quasi di volare, corro e scappo come un leone e vorrei diventare un campione. Messi, Ronaldo e Del Piero… magari da grande diventare come loro spero! di Andrea Piccinno l’ ilva è una fabbriCa molto importante E le persone che ci lavorano sono davvero tante, la sua grande ciminiera sovrasta la città intera. Sembra quasi una grande cattedrale Ma al suo interno si produce tanto male. Molto fumo esce dai suoi camini Che fa male a grandi e piccini; ma la cosa alla quale penso di più è sperare che un giorno il cielo torni a essere blu. di Andrea Piccinno Nella mia famiglia ci sono Luca, Andrea, Salva e Silvia. Salvatore, il mio papà è dolce come un babà. La mia mamma Silvia si trucca sempre le ciglia. Luca mio fratello è riccio e bello. E, infine,ci son io, Andrea, che questa poesia crea! di Andrea Piccinno Caro nonno,anche se non ci sei più so che mi guardi da lassù; io ti tengo nel mio cuore e ti penso con amore. Vorrei averti qui con me e giocare insieme a te. Poi la sera nel mio letto ripenso a quando mi tenevi stretto: tu prendevi la mia mano e io mi addormentavo piano piano. Filastrocca di Andrea Piccinno Achille è molto potente ma anche un poco prepotente. Con l’esercito imponente fa anche un po’ l’indisponente. Coi Mirmidoni vuol lottare e i Troiani ammazzare, lui combatte come un campione ed è potente come un leone. Limerick di Andrea Piccinno Un gattino tutto rosso è saltato dentro un fosso ha cominciato a miagolare e non riesce più a saltare: che peccato quel gattino tutto rosso. IL PRATO di Veronica Scarsella IO GIOCO NEL PRATO TUTTO COLORATO CI SONO FIORI GIALLI E BLU… E TUTTI QUELLI CHE VUOI TU. E IO, FELICEMENTE, PENSO NELLA MIA MENTE: MAGARI POTESSI RESTARE QUI PER SEMPRE! Francesco Si è annunciato con un “ buona sera “ e ci ha chiesto subito una preghiera, con le sue prime parole ci ha scaldato il cuore. Francesco non ha mai parlato di sé come capo di stato, ma ci ha raccomandato di essere i custodi del creato. Lui è il papa nero che secondo le profezie sarebbe arrivato, e non ci sembra ancora vero. Francesco, venuto dall’altra parte del mondo con il suo carisma sta ipnotizzando tutti i cuori nel profondo. Gara di poesia GRUPPO: “Poeti spensierati” Gianfreda Eliana Melchiorre Gloria Losavio Samuel Liuzzi Francesco Pio POSIZIONE IN CLASSIFICA: I I bambini del terzo mondo non possono mangiare, mentre noi il cibo lo stiamo a rifiutare. Combattono contro tante malattie Mentre noi giochiamo spensierati tra le vie. NOI SIAMO PIENI DI FELICITà e per loro neanChe un po’ Di SoliDarietà. noi Siamo amati e CoCColati… LORO NON SARANNO MAI FORTUNATI. Noi possiamo aiutarli in qualche moDO DanDo loro l’opportunità DI RITROVARE LA LORO FELICITà. Possiamo donare loro la speranza Che al mondo non ci sia più disuguaglianza. Gara di poesie GRUPPO: “Poeti in erba” Camassa Giorgia Morello Lorenzo Falzone Graziano Galasso Rossella POSIZIONE IN CLASSIFICA: II L’amicizia è un profondo sentimento Se non c’è lei la vita è un fallimento. In essa c’è dolcezza, e spontanea tenerezza. L’amicizia con la sua brezza Porta via la tristezza e l’amarezza Rendendo gli amici Molto uniti e felici. Lealtà e fedeltà Sono ingredienti di amicizia e generosità. L’amicizia le persone unisce… E tutto il mondo rifiorisce!!!!!! Gara di poesia GRUPPO: “Ars poetica” Menale Rosa Cellamaro Sonia Cipriano Natascia Motolese Valerio POSIZIONE IN CLASSIFICA: III L’ amore è una sensazione, che trasmette molta passione, è una cosa meravigliosa e delicato come una rosa. A volte l’amore fa male Come un dolce con il sale, ma non dobbiamo arrenderci perché l’amore può riprenderci e quando l’amore della tua vita se ne va chi sa chi lo prenderà! L’ amore è più prezioso dell’ argento E se lo perdi il tuo cuore si è spento E ti rimarrà la ferita Per tutta la vita E la ferita sparirà Se l’amore ritornerà…<3 Gara di poesia GRUPPO: “Le piccole autrici” Piccinno Andrea Motolese Christian Nobile Alessio Scarsella Veronica POSIZIONE IN CLASSIFICA: IV