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Il nuovo parroco don Mauro saluta San Giovanni e la Pia Opera

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Il nuovo parroco don Mauro saluta San Giovanni e la Pia Opera
Anno XII n. 4 - trimestrale
Un buon Natale
di fraternità
di monsignor Carlo Vinco*
Auguri! Buone feste! Buon Natale! Felice Natale! Natale sereno! Quante volte
in questi giorni sentiremo queste parole
e quante volte le diremo. Spesso questi
auguri saranno d’obbligo, un po’ scontati,
superficiali, ma spesso saranno parole che
nel nostro cuore tentano davvero di dire
quel bene che vorremmo per le persone che
amiamo e che sappiamo meritano un qualcosa in più dalla vita. Credo che dietro la
consuetudine delle parole ci sia sempre un
elemento profondo legato ai sentimenti e ai
momenti che stiamo vivendo, anche nelle
situazioni storiche e sociali che viviamo. In
fondo, ogni anno porta una diversità che
caratterizza quello che portiamo nel cuore.
In questi tempi certamente a molte persone vorremmo augurare una maggiore serenità nel campo lavorativo ed economico.
La crisi pesa su molti e le fatiche del lavoro e della instabilità economica mettono
a repentaglio la serenità e la fiducia. Ma
anche il deperimento di valori personali e
sociali che emerge sempre di più nel campo
della politica, dell’economia, dell’amministrazione pubblica sembra mettere in difficoltà la bellezza dello stare insieme e della
responsabilità verso il bene comune. E ci
stimola ad augurarci che il Natale aiuti
tutti a ritrovare la forza di credere che solo
ciò che è bene per gli altri può essere anche
bene per me e non viceversa.
Forse quest’anno l’augurio più urgente è
che possiamo ritrovare un po’ il senso della
fraternità. Nel riconoscere le fragilità degli altri come problema anche mio. Fraternità nell’analizzare i problemi sociali e
civili. Nel pensare alla necessità di questo
augurio mi sono ricordato di una storiella
ebraica:
Un vecchio Rabbi chiese un giorno ai suoi
discepoli: “Chi di voi saprebbe dirmi come
si può distinguere il momento in cui finisce la notte e inizia il giorno?”. “Io direi
– rispose prontamente un allievo – quando, vedendo un animale a distanza, uno
sa distinguere se è una pecora o un cane”.
“No”, rispose il Rabbi. “potrà essere l’inizio del giorno – disse un altro – quando,
vedendo da lontano un albero si può dire
se è un melo o un pesco”. “Neppure”, insisté
il Rabbi. “Ma allora – chiesero i discepoli
– quando mai si può capire quando finisce
la notte e inizia il giorno?”. “Quando –
rispose il Rabbi – guardando in volto un
uomo qualunque, tu vedi che è tuo fratello,
perché se non riusciamo a fare questo, qualunque sia l’ora del giorno, è sempre notte”.
In tante situazioni abbiamo tutti l’impressione di trovarci in quella notte che ci
impedisce di vedere nell’altro un fratello.
Quando non riconosciamo i diritti, i bisogni, quando la paura prevale sulla fiducia
e sulla cordialità, le differenze sembrano
mettere in discussione le nostre sicurezze e
le nostre certezze. Auguriamoci quest’anno un aumento di fraternità, una ricerca
di fraternità. Forse sembrerà un augurio
un po’ fuori moda, ma anche un Dio che
nasce in una stalla è un po’ fuori moda, eppure continua a chiamarci e a interrogarci
da quella stalla. Auguri a tutti, dunque,
auguri fraterni!
*Presidente della Fondazione
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB VERONA
Dicembre 2014
Il nuovo parroco don Mauro
saluta San Giovanni e la Pia Opera
S
i è sentito a casa, “già da subito”, a San
Giovanni Lupatoto. Don Mauro Bozzola, 50 anni, è il nuovo parroco di San
Giovanni Battista. Ha preso il posto di don
Lanfranco Magrinelli, che dopo nove anni
alla guida della comunità è stato chiamato
alla Croce Bianca, a Verona. Come tutti i
parroci lupatotini don Mauro entra anche di
diritto nel Consiglio di amministrazione della
Fondazione Pia Opera Ciccarelli onlus. Il suo
saluto, attraverso il nostro giornalino, è quindi alla gente di San Giovanni e alla Pia Opera
e giunge proprio nel numero di Natale.
Ogni cambio
di parrocchia
presenta fatiche
e gioie. Ho lasciato
persone a cui
ho voluto bene
e qui ho trovato
tanto affetto
Don Mauro, qual è stata la sua strada
prima di giungere a San Giovanni Lupatoto?
Sono prete da venticinque anni. Sono stato curato al Porto San Pancrazio, educatore
in seminario minore per otto anni, direttore della Pastorale giovanile diocesana per
quattro, in missione in Georgia tre anni e per
nove anni co-parroco in quartiere Stadio, a
Verona, nella parrocchia dei Santi Angeli custodi, insieme a mio fratello don Marco. Quali sono le sue sensazioni in questo
momento? Come affronta il suo nuovo
incarico nella parrocchia di San Giovanni Battista?
Ogni cambio di parrocchia presenta fatiche
e gioie: fatica perché ho lasciato persone a
cui ho voluto bene e che mi hanno voluto
bene. Gioia perché sono stato accolto a San
Giovanni Lupatoto con molto affetto. Insieme ai due curati don Andrea e don Michele,
abbiamo gustato l’accoglienza calorosa e
piena di simpatia della gente: questo ci ha
fatto molto bene, perché ci ha dato la sensazione di essere “a casa” già da subito.
Qual è stato il primo gesto che ha compiuto entrando in contatto con la sua
nuova comunità parrocchiale?
Come prima cosa ho voluto visitare i malati e gli anziani della nostra parrocchia. Da
qualche settimana ho poi iniziato la visita
e la benedizione delle case. Si
tratta di un cammino “lungo”:
probabilmente ci vorranno
quattro anni per visitare tutte
le case.
Che cosa cerca in una comunità di donne e uomini,
bambini, giovani, adulti e
anziani? Quali obiettivi si è
prefissato?
Io non sono venuto a San
Giovanni Lupatoto con programmi precisi in testa, perché i programmi si fanno con
le persone. Sono venuto però
con due realtà nel cuore che
mi appassionano: la famiglia e
l’evangelizzazione. Credo che
la famiglia, nella riscoperta del
sacramento del matrimonio,
sia una potenza inesplosa e
tutta da riscoprire, tanto da essere chiamata nei documenti
della Chiesa “Chiesa domestica”. San Giovanni Paolo II all’iDon Mauro Bozzola, 50 anni, parroco di San Giovanni Battista
nizio del suo pontificato disse:
“La nuova evangelizzazione
dipende in gran parte dalla Chiesa domesti- La Pia Opera Ciccarelli è una creatuca”. Questo sì mi appassiona.
ra della comunità cristiana di San Giovanni: come intende creare e rinsaldare
anche lei, come i suoi predecessori, un
rapporto con la Fondazione, con quali
obiettivi?
Entrando in contatto
con la Fondazione
sono rimasto
ammirato
dalle strutture
che ho visitato
e dalla passione
che ho intravisto,
in particolare
per l'attenzione
alle persone
Conoscevo la Pia Opera per sentito dire. Arrivando in paese, dopo pochi giorni l’ho visitata accompagnato dal nostro presidente,
don Carlo Vinco. Sono rimasto ammirato,
questa è la parola giusta, dalla struttura che
ho visitato e dalla passione che ho intravisto.
Sono contento di far parte del Consiglio di
amministrazione e piano piano sto entrando
nella complessità della gestione di un’opera
così grande. Grande sotto tanti punti di vista, ma in modo particolare per la attenzione
alle persone (ospiti e operatori) che la struttura in sé ha. Benvenuto don Mauro!
E che cosa deriva da questa sua passione?
L’aiutare le famiglie a diventare sempre più
se stesse, cioè piccole Chiese sparse nel territorio della nostra parrocchia. L’altra cosa che
mi intriga è l’evangelizzazione. Con questo
termine non si parla solo dell’opera dei missionari in giro per il mondo, ma di una dimensione della vita che ci tocca da vicino: c’è
un'urgenza, un bisogno grandissimo, oggi,
di conoscere e incontrare Gesù, l’unico Salvatore del mondo. E tocca a noi, comunità
cristiana di San Giovanni, fare questo.
In questo numero
Pag. 2
Pag. 3
Pag. 4
• Impresa "no profit" sostenibile
che lavora con l'ente pubblico
• Gestire le emergenze
con l'obiettivo della sicurezza
• Il Fondo Monsignor Ciccarelli
in aiuto alla comunità
• Come donare un pasto caldo
• I residenti di Villa San Giacomo
in gita a Verona
• Il Villaggio di Natale
• Il musical "Noi e Pinocchio"
• In Libreria
SOCIETÀ
Pagina 2
Lo stato del benessere
La sostenibilità dell'impresa "no profit"
che lavora con l'ente pubblico
L
e imprese sociali impegnate nei servizi di welfare del
nostro Paese hanno assunto, nel corso degli anni, caratteristiche molto diverse. Si va da imprese di piccole e
piccolissime dimensioni, che operano esclusivamente in ambito locale, a imprese con fatturati di diverse decine di milioni
di euro e migliaia di lavoratori.
concezioni e modelli della cooperazione, sarebbe comunque
importante considerare i fenomeni di aziendalizzazione nel
campo del welfare – relativi a soggetti cooperativi e non –
in modo non autonomo dal tipo di attività svolta. Va infatti
considerato, come già sopra richiamato, come le “grandi gestioni” socio-sanitarie incoraggiano le imprese ad assumere
modalità organizzative fortemente aziendalizzate.
Oltre che da aspetti contingenti relativi alle specifiche vicende imprenditoriali e dal modello culturale sottostante, il fatto
di avvicinarsi di più all’una o all’altra polarità dipende almeno
in parte dal settore del welfare in cui l’impresa è impegnata.
Va considerato infatti che, accanto a servizi fortemente radicati in un contesto territoriale ove gli aspetti della relazione
locale sono imprescindibili, il nostro welfare comprende ambiti – tipicamente le grandi gestioni, domiciliari e residenziali,
nei settori di integrazione socio-sanitaria come quello della
presa in carico di anziani non autosufficienti – che richiedono
investimenti economici e professionali rilevanti nonché procedure altamente standardizzate e di qualità.
Le risorse economiche per far fronte a investimenti e anticipazioni, la necessità di disporre di capacità manageriali, gestionali e organizzative elevate, di dotarsi di strumentazioni
e software adeguati, di assicurare standard di qualità certi,
hanno fatto sì che alcune imprese nel corso degli anni siano
andate incontro a una crescita dimensionale importante. A
ciò hanno indubbiamente contribuito anche le modalità di
affidamento di tali servizi da parte delle pubbliche amministrazioni, che hanno premiato le caratteristiche sopra richiamate – o comunque gli elementi che ne inducono a ipotizzare l’esistenza – e che richiedono requisiti crescenti anche solo
per consentire la partecipazione alle gare.
Interrogarsi sui modelli gestionali assunti dalle imprese che
si sono sviluppate secondo questo modello è oltremodo
Residenti, operatori e ragazzi in attività di animazione
importante, se si considera che esse, come si diceva, nella
maggior parte dei casi operano sul fronte della non autosufficienza, cioè nell’ambito che forse più di ogni altro metterà
sotto stress il nostro sistema di welfare nei prossimi decenni.
La “quadratura impossibile” sognata da ogni amministratore
pubblico, quella di incrementare i servizi per far fronte alla domanda crescente legata all’andamento demografico, di non
deprimere la qualità e di contenere una insostenibile lievitazione dei costi, passa anche attraverso la capacità di queste
imprese sociali di perseguire l’eccellenza gestionale e di essere protagoniste di innovazioni organizzative e tecnologiche.
Al di là delle opinioni sul tema, spesso legate anche a diverse
A differenza di altri ambiti del lavoro sociale, infatti, possono essere valorizzati come elemento di competitività non
solo il radicamento territoriale ma anche – e in molti casi
prevalentemente – le capacità di investimento e l’efficienza
gestionale. Al tempo stesso gli elementi di coinvolgimento
e fidelizzazione dei lavoratori, centrale in ogni lavoro relazionale, spesso passa in misura minore per relazioni informali
e personali o per il coinvolgimento “ex ante” nella missione
dell’organizzazione e deriva al contrario dalla capacità di garantire una buona organizzazione, attenzione alle esigenze
formative, procedure fluide di comunicazione, ed altre buone
prassi in tal senso.
Mentre il Paese si interroga sul futuro del welfare, c’è chi
lo deve garantire sul campo ogni giorno, assicurandone le
prestazioni socio-assistenziali, nel rispetto degli standard
qualitativi e dei termini contrattuali definiti attraverso le
gare d’appalto affidate dall’ente pubblico e in uno scenario
caratterizzato da crescenti tensioni sulle risorse disponibili.
Un’imprenditorialità – quella a supporto della pubblica amministrazione – messa a dura prova e che in questo contesto
può mantenere la propria sostenibilità economica solo grazie
al profilo manageriale dell’impresa, la patrimonializzazione,
l’esperienza pluri-decennale e le dimensioni acquisite.
Elisabetta Elio
Direttore Generale
Gestire le emergenze con l'obiettivo della sicurezza
Esercitazione antincendio per operatori, familiari e volontari
V
alutazione dei rischi e predisposizione dei piani per
la gestione della sicurezza di tutte le persone che
frequentano i centri di servizio della Fondazione
sono attività che fanno da sempre parte del patrimonio
genetico della Fondazione Pia opera Ciccarelli. In tutte le
realtà in cui, nel corso della sua storia recente, la Fondazione si è trovata a operare, sia che si trattasse di strutture di
proprietà o anche semplicemente di strutture affidate alla
Fondazione in gestione, una particolare attenzione è stata
posta a mettere in atto interventi di adeguamento finalizzati a garantire e, se possibile, migliorare la sicurezza delle
persone all’interno delle strutture stesse.
In tutti i progetti di ristrutturazione che la Fondazione ha
avviato negli ultimi quindici anni la politica adottata è stata
improntata sul fatto di unire alla conformità alle normative
vigenti, com’è ovvio, il raggiungimento del corretto equilibrio tra gradevolezza e funzionalità degli ambienti al benessere degli utenti e l’adeguatezza degli stessi ambienti
allo svolgimento in sicurezza del lavoro del personale e alla
gestione delle eventuali situazioni di emergenza come principi di incendio o eventi sismici. A tale proposito in tutte le
strutture di proprietà della Fondazione sono state effettuate valutazioni approfondite di conformità alle norme di resistenza sismica e attivati i conseguenti necessari interventi
di consolidamento e/o miglioramento strutturale.
Una efficace gestione della sicurezza all’interno delle strutture residenziali non può prescindere da un efficiente sistema di organizzazione del lavoro (compiti, procedure,
piani di emergenza) supportato da un adeguato livello di
consapevolezza e di competenza del personale che nelle
strutture si trova a operare e a dover garantire la sicurezza
per sé e per tutte le persone che gravitano negli ambienti della struttura quali familiari, volontari e visitatori (le ore
di formazione effettuate in ambito sicurezza nel corso del
2014 sono già state 3.928).
In quest’ottica la Fondazione nell’anno 2010 ha attivato e
certificato il proprio sistema di gestione della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro conformità ai requisiti della norma
internazionale OHSAS 18001:2007 che è andato a integrarsi
con il sistema di gestione per al qualità ISO900 già esistente
e con il successivo sistema di gestione della responsabilità
sociale SA8000 inserito nel 2012.
Nello specifico, la gestione delle emergenze all’interno dei
centri di servizio della Fondazione Pia Opera Ciccarelli onlus è affidata a squadre di addetti appositamente formati
e qualificati (a oggi 512 addetti antincendio e 106 al primo
soccorso nelle nove strutture gestite dalla Fondazione).
In aggiunta agli aggiornamenti periodici richiesti dalla normativa vigente o previsti dalle procedure interne del sistema
di gestione sicurezza della Fondazione, in ogni centro di
servizi vengono programmate come minimo quattro prove
di gestione di una eventuale emergenza causata da principio di incendio. Nel corso di tali prove viene simulato un
principio di incendio che, pur senza il coinvolgimento diretto dei residenti della struttura, il personale deve essere
in grado di gestire individuando nel minor tempo possibile
l’origine dell’allarme e intervenendo in maniera tempestiva
e adeguata sulla fonte dell’incendio e mettendo in sicurezza le persone presenti.
Proprio in tale contesto per il prossimo anno la Direzione
ha deciso di coinvolgere i familiari dei residenti nei centri di
servizio della Fondazione pianificando specifici incontri volti
a trasmettere ai familiari stessi e agli eventuali visitatori abitudinari di ciascuna residenza le procedure che il personale
adotta in caso si trovasse a dovere gestire un’emergenza.
La formazione sarà condotta dal personale addetto di ogni
struttura e sarà mirata a mettere a conoscenza familiari e
visitatori dei sistemi di segnalazione degli allarmi all’interno
delle residenze e delle corrette modalità di comportamento
da adottare in caso di emergenza.
Stefano Cacciatori
SOCIETÀ
Pagina 3
Solidarietà
Il Fondo Monsignor Ciccarelli
un alleato per sostenere la comunità
“Non ho i soldi per mangiare”
ha detto ai Carabinieri un’anziana signora. La pensionata, con disarmante sincerità,
ha spiegato ai militari di non
avere i soldi per fare la spesa e di non essere in grado di
pagare la carne prelevata, il
cui valore totale ammontava
a circa 20,00 euro.
(dal Giornale dell’Umbria.it)
A
nziani malnutriti: un’emergenza italiana in tempi di crisi. A lanciare l’allarme
sono gli esperti del policlinico San Matteo di Pavia, sulla base dei dati raccolti su 667
pazienti con più di 65 anni seguiti dal 2009 al
2012 dal Servizio di dietetica e nutrizione clinica dell’ospedale. Oltre il 33 per cento risulta
ad alto rischio e il 58 per cento presenta caratteristiche di malnutrizione all’ingresso
in ospedale.
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ANZIANO IN DIFFICOLTÀ
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AD AIUTARE
«È un dato molto preoccupante soprattutto
per le conseguenze negative che la malnutrizione comporta», avverte Riccardo Caccialanza, responsabile del Servizio e segretario
nazionale della Sinpe (Società italiana di nutrizione artificiale e metabolismo): la durata
del ricovero arriva a raddoppiare, aumenta il
rischio di complicanze e di morte, si riduce la
risposta alle cure, la riabilitazione è più lenta
e difficile, si moltiplica la probabilità di tornare
in ospedale.
Il Fondo Mons. Ciccarelli opera sul Territorio Veronese dal 2004
sta sostenendo progetti assistenziali per dare speranza concreta agli anziani più bisognosi
che vivono situazioni gravi di necessità.
A volte, spiegano gli specialisti, il problema
può essere legato a malattie neurologiche, infettive e oncologiche, che comportano perdita dell’appetito, difficoltà a deglutire e scarso
assorbimento intestinale. Sempre più spesso, però, il motivo all’origine è economico: secondo gli ultimi dati disponibili (2011) il
55 per cento degli anziani italiani ha un reddito mensile inferiore ai mille euro, e di questi
Grazie al Fondo riusciamo a garantire pasti caldi, ma abbiamo sempre bisogno di chi ci aiuta.
Per il 2014 aiutaci a sostenere il progetto alimentare.
Giornalmente la Pia Opera Ciccarelli garantisce pasti ad anziani Veronesi indigenti
nel rispetto
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Il pasto che potrai donare è confezionato da cuochi professionisti
nel rispetto delle normative vigenti in tema di sicurezza
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Puoi donare collegandoti al sito www.fondomonsignorciccarelli.org
con carta di credito, bonifico bancario o RID Bancario
GRAZIE!
Le donazioni sono deducibili.
Per le imprese fino al 2% del reddito imponibile
per le persone fisiche sono detraibili fino al 19%
uno su 4 non arriva ai 500. «La crisi – riflettono
gli esperti – colpisce soprattutto chi vive con
una pensione minima» e davanti agli scaffali
del supermercato "tira la cinghia" sugli alimenti
più costosi. Dal 2003 al 2010, infatti, quella per
gli alimenti è l’unica voce di spesa mensile che
si è ridotta nella vita degli anziani (-1,7%).
«Carne e pesce si mangiano poco», ma «ciò
significa diminuire le proteine fondamentali per la salute dei muscoli e delle ossa. L’alimentazione più equilibrata è quella variata
soprattutto nei meno giovani – raccomandano i medici – ed è molto difficile rimpiazzare le
fonti proteiche con cereali e legumi», che fra
l’altro «possono incidere sulla salute intestinale
dell’anziano».
I numeri del problema sono allarmanti,
insistono gli specialisti dell’Irccs pavese, specie
considerando che l’Italia ha la percentuale di
over 80 più alta d’Europa (il 5,8 per cento della popolazione secondo il censimento 2011),
e che gli over 65 sono passati dal 19 al 21,1
per cento dal 2003 al 2013 (dati Istat). Inoltre,
stando al V Rapporto nazionale Filo d’Argento dell’Auser, il 30 per cento degli ultra 65enni
italiani vive solo.
Il record spetta alle donne (37,5 contro il 14,5
per cento degli uomini) e in cinque regioni
(Valle d’Aosta, Piemonte, Trentino Alto Adige,
Liguria e Sicilia) la quota di anziane ‘single’ supera il 40 per cento. La solitudine si fa sentire
soprattutto nelle grandi città del Nord, dove
la disgregazione delle reti parentali e amicali
produce effetti più evidenti.
Per prevenire la malnutrizione, conclude
Caccialanza, serve «una maggiore collaborazione tra specialisti e medici di famiglia»:
questi ultimi devono «pesare gli anziani, monitorarne l’andamento ponderale nel tempo,
valutare a ogni visita se ci sono segni iniziali di
alimentazione difficoltosa. Chi può farlo è solo
il medico di famiglia, che quando è necessario
deve inviare il paziente tempestivamente agli
specialisti».
(A dnkronos. Da Imolaoggi.it)
Ecco come fare per dare un aiuto a chi ha bisogno
Puoi donare collegandoti al sito www.fondomonsignorciccarelli.org
ATTIVITA' DEL FONDO Monsignor Ciccarelli per la solidarietà anno 2014
Servizi donati:
pasti offerti alla popolazione indigente attività di guardaroba lavanderia
servizi domiciliari
€ 10.754,14
€ 4.951,00
€ 33.052,95
Totale al 30 novembre 2014
€ 48.758,09
Sia questa l'occasione per ringraziare la Fondazione Pia Opera Ciccarelli e tutti I Donatori che dal 2004, anno di nascita del Fondo Monsignor Ciccarelli, hanno garantito
risorse economiche e materiali per dare risposta a quanti hanno avuto bisogno. Un
ringraziamento particolare va al Presidente Giuseppe Vicenzi che sempre ci ha sostenuto, soprattutto nell'attività dei pasti offerti a tutti gli anziani disagiati.
DONA UN PASTO BUONO E' LA COSA MIGLIORE DA FARE AUGURI A TUTTI
PER LE FESTIVITÀ
Domenico Marte
Direttore dei servizi
VITA DELL’ENTE
I residenti di Villa San Giacomo
alla riscoperta della bella Verona
Pagina 4
In libreria
IO NON ABBOCCO!
STORIE DI ANZIANI
E TRUFFATORI
di Vincenzo Tancredi
edizioni EGA-Edizioni
Gruppo Abele, 2013
Il fenomeno delle truffe in danno delle persone anziane è una cifra oscura di proporzioni allarmanti:
numericamente ridotto nelle statistiche giudiziarie,
per la vergogna a denunciare che spesso caratterizza
le vittime, esso appare nella sua effettiva grandezza
se solo si sentono i racconti di amici e conoscenti.
Vincenzo Tancredi è un sovrintendente di polizia e
raccoglie al domicilio i racconti delle truffe subite da
chi, per ragioni familiari o di salute, non può recarsi
a fare denuncia presso gli uffici di polizia. A forza di
sentire sfoghi, storie, proteste ha deciso di scriverne
alcuni. Anche per contribuire a evitare ad altri la
stessa esperienza...
BADARE NON BASTA.
IL LAVORO DI CURA:
ATTORI, PROGETTI
E POLITICHE
Edizioni Ediesse, 2013
I residenti e gli operatori di Villa San Giacomo, di Bosco Chiesanuova, in piazza Bra durante la gita a Verona: visita anche a piazza dei Signori e a tutto il centro storico
I
n una splendida giornata di sole di fine estate il personale gli ospiti
e i familiari di Villa San Giacomo, a Bosco Chiesanuova, hanno
trascorso un’intera giornata per le vie del centro storico di Verona.
La giornata è iniziata alle 9 con la partenza da Bosco Chiesanuova
verso Verona, resa speciale da un panorama mozzafiato. Gli ospiti
hanno potuto ammirare la bellezza del paesaggio che si apriva davanti a loro, dal profilo del Monte Baldo, alla bellezza dei prati ancora
verdi, fino ad arrivare alla vallata con vista sulla sconfinata pianura
padana.
Arrivati nel cuore della nostra città la nostra prima tappa è stata
piazza Bra, con la sua imponente Arena, la quale ha fatto risvegliare soprattutto negli ospiti piacevoli ricordi di opere e spettacoli visti
all’interno del magnifico anfiteatro e un moto di orgoglio nel considerare che la nostra città è tra le più belle del mondo. Poi ci siamo
incamminati verso le strade più importanti della città, via Mazzini e
via Cappello, ammirando vetrine e palazzi storici arrivando finalmente in piazza Erbe dove abbiamo visitato la piazza con il suo tipico
IL VILLAGGIO DI NATALE
ALLA RESIDENZA ARCOBALENO
mercato, la Torre dei Lamberti e tutti i palazzi e le famose case Mazzanti, che con le loro meravigliose facciate affrescate portano ancora
i segni di un’epoca passata. Dopo un meritato pranzo in una storica
trattoria di corso Sant’Anastasia nel primo pomeriggio abbiamo ripreso la nostra passeggiata alla volta di piazza dei Signori, passando
per piazza Dante, cortile Mercato vecchio, piazzetta Pescheria, via
Stella per poi fare ritorno verso piazza Bra.
Questa giornata alla riscoperta di Verona è stata impegnativa, ma
ha riscosso giudizi positivi sia da parte degli ospiti che dei familiari
in quanto hanno potuto trascorrere una giornata diversa, all’aperto,
rivisitando luoghi in cui per qualcuno ha rievocato ricordi piacevoli
della propria giovinezza, e per altri invece ha fatto scoprire per la prima volta le bellezze della nostra città rimanendone ammirati e stupiti.
Nel tardo pomeriggio abbiamo salutato il centro storico di Verona alla
volta di Bosco Chiesanuova, felici di aver potuto trascorrere una bella
giornata in compagnia e portando con noi un bellissimo ricordo.
Equipe di Residenza Villa San Giacomo
IL MUSICAL "NOI E PINOCCHIO"
A BOSCO CHIESANUOVA
Radicata, diffusa, necessaria. La presenza delle
assistenti familiari, le badanti, continua ad accompagnarci. Nonostante la crisi e la perdita di potere
d'acquisto delle famiglie, il lavoro privato di cura rimane una risposta essenziale alla non autosufficienza. Queste pagine rappresentano lo stato dell'arte
sul lavoro privato di cura in Italia, bilancio di un
percorso iniziato dai curatori dieci anni fa. Frutto
della collaborazione di studiosi con competenze diverse, il libro ricostruisce l'emergere di questo lavoro, le sue dimensioni e caratteristiche, i progetti che
lo riguardano e che interessano ormai molti soggetti.
Badare non basta perché ci vogliono competenza e
cura nell'assistere un anziano non autosufficiente;
non basta perché ogni intervento puramente individuale finisce per rivelarsi incompleto, un solitario
scontrarsi con infinite difficoltà; non basta perché la
domanda d'aiuto riguarda anche famiglie e familiari
caregiver. Come qualificare il lavoro di cura, come
renderlo un fatto un po' meno privato? Il volume
propone risposte a queste domande, linee di intervento e di riforma delle attuali prestazioni sociali.
Costituisce uno strumento di lavoro e di approfondimento sui servizi, i progetti, le politiche in atto.
FERITE INVISIBILI.
IL MALTRATTAMENTO
PSICOLOGICO
NELLA RELAZIONE
TRA CAREGIVER
E ANZIANO
Edizioni Franco Angeli, 2011
Il lavoro mette in evidenza i motivi scatenanti,
gli episodi, gli aspetti di circolarità, il livello di
consapevolezza. I dati di cui si dispone suggeriscono che il 4-6 per cento della popolazione
anziana subisca forme di maltrattamento all'interno della propria abitazione, e che nella maggior parte dei casi le persone maltrattanti siano
membri della famiglia. Nel testo sono presentati
i risultati di una ricerca che ha indagato la presenza e le caratteristiche di forme di maltrattamento psicologico nell'ambito della relazione
di cura dell'anziano in famiglia. L'ampiezza e
la complessità delle storie raccolte evidenziano
da un lato gli sforzi compiuti dalle famiglie per
conservare la relazione, dall'altro i bisogni di
aiuto non sempre soddisfatti dai servizi esistenti.
Il fine ultimo di questo lavoro va individuato nella prospettiva di attuazione di possibili strategie,
a partire da quelle di sensibilizzazione a livello
culturale, di orientamento per le politiche sociali, sino alla realizzazione di interventi preventivi
e di presa in carico del sistema familiare curante
nell'ambito dei servizi pubblici, del privato sociale e del volontariato.
Per informazioni sulle nostre pubblicazioni:
Domenico Marte: tel. 045.8296149
Elisabetta Elio: tel. 045.8296145
Anno XII - numero 4 - dicembre 2014
Tanti cari auguri di buon Natale e di buon anno nuovo 2015 a tutti dal Villaggio di Natale dai residenti,
dai familiari, volontari e operatori della residenza Arcobaleno della Fondazione Pia Opera Ciccarelli onlus
a San Giovanni Lupatoto.
Il gruppo teatrale l’Allegra Compagnia e il coro Tira
Mola Tampela presentano il musical “Noi e Pinocchio", che sarà in programma domenica 11 gennaio
2015, alle 16, al teatro Vittoria di Bosco Chiesanuova. L'ingresso allo spettacolo è libero.
Trimestrale di informazione della Fondazione Pia Opera Ciccarelli Onlus
Reg. Trib. di Verona n° 1551 del 28/7/2003
Editore e Proprietario
Fondazione Pia Opera Ciccarelli Onlus
Redazione e Amministrazione
Vicolo Ospedale, 1 - San Giovanni Lupatoto
Tel. 045 8296149/45 - Fax 045 8751111
www.piaoperaciccarelli.org
Direttore responsabile
Enrico Giardini
Grafica e impaginazione
Studiopoletto srl - San Giovanni Lupatoto
Stampa
Tipolitografia Artigiana snc
Via Monte Carega, 8 - San Giovanni Lupatoto
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