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Watchmen in anteprima Ecco i giustizieri mascherati di Alan Moore

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Watchmen in anteprima Ecco i giustizieri mascherati di Alan Moore
rC
d
rivista del
dal 1928
Natale
in rosa
Da Jennifer a Keira:
sette bellezze sotto
l’albero
Uragano
Richard Gere
“Il mio fascino di uomo
ordinario”. Parola
di divo della
porta accanto
M E N S I L E N . 1 2 D I C E M B R E 2 0 0 8 € 3,50
Watchmen
in anteprima
Ecco i giustizieri
mascherati di
Alan Moore
Incontri
ravvicinati
Tornano gli alieni: J. J.Abrams tra Fringe e Star Trek
e l’Ultimatum alla Terra di Keanu Reeves
fondazione ente ™
dello spettacolo
Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003
(conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano
SHARON STONE WEARS ROSE COLLECTION - WWW.DAMIANI.COM
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
Nuova serie - Anno 78 N. 12 - dicembre 2008
In copertina Jennifer Connelly in Ultimatum alla Terra
pu nt i di vi st a
DIRETTORE RESPONSABILE
Dario Edoardo Viganò
CAPOREDATTORE
Marina Sanna
REDAZIONE
Gianluca Arnone, Federico Pontiggia, Valerio Sammarco
Tertio Millennio da primato
CONTATTI
[email protected]
PROGETTO GRAFICO
P.R.C. - Roma
ART DIRECTOR
Alessandro Palmieri
HANNO COLLABORATO
Gabriele Barcaro, Massimiliano Bortolomiol, Serena
Canfora, Pietro Coccia, Ermanno Comuzio, Bruno Fornara,
Antonio Fucito, Jean-Pierre Hippo, Enrico Magrelli,
Massimo Monteleone, Franco Montini, Morando Morandini,
Roberto Nepoti, Peppino Ortoleva, Anna Maria Pasetti,
Luca Pellegrini, Giorgia Priolo, Angela Prudenzi, Marco
Spagnoli
REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA
N. 380 del 25 luglio 1986
Iscrizione al R.O.C. n. 15183 del 21/05/2007
STAMPA
Società Tipografica Romana S.r.l. - Via Carpi 19 - 00040 Pomezia (RM)
Finita di stampare il 30 novembre 2008
MARKETING E ADVERTISING
Eureka! S.r.l. - Via L. Soderini, 47 - 20146 Milano
Tel./Fax: 02-45497366 - Cell. 335-5428.710
e-mail: [email protected]
DISTRIBUTORE ESCLUSIVO
ME.PE. MILANO
ABBONAMENTI
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ABBONAMENTO PER L’ESTERO (10 numeri) 110 euro
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Direct Channel S.r.l. - Milano - Tel. 02.252007.200 Fax 02-252007.333
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PROPRIETA’ ED EDITORE
PRESIDENTE
Dario Edoardo Viganò
DIRETTORE
Antonio Urrata
UFFICIO STAMPA
[email protected]
“Immagini dal mondo. Cinema,
rappresentazione, verità”. E’ il tema guida della
XII edizione di Tertio Millennio Film Fest, in
programma a Roma dal 9 al 13 dicembre.
Organizzato dalla Fondazione Ente dello
Spettacolo, in collaborazione con i Pontifici
Consigli della Cultura e delle Comunicazioni
Sociali e il Centro Sperimentale di
Cinematografia – Cineteca Nazionale, Tertio
Millennio si aprirà con l’anteprima nazionale de
El nido vacio dell’argentino Daniel Burman, già
Gran Premio della Giuria e Orso d’Argento per il
miglior attore a Berlino nel 2004 con
L’abbraccio perduto. Come per Aleksandr
Sokurov l’anno scorso, anche per Burman la
presenza a Tertio Millennio bissa la
partecipazione all’ultima Mostra del Cinema di
Venezia per il Premio Bresson della Rivista del
Cinematografo.
scandalo Watergate,
e il giornalista
britannico Frost, che
di fronte a milioni di
spettatori nell’estate
del ’57 fece
confessare a Nixon le
proprie responsabilità.
Il fil rouge dell’impegno civile e della passione
politica percorre anche altre opere, sempre in
anteprima: Il giardino di limoni di Eran Riklis, il
regista de La sposa siriana, protagonista Hiam
Abbass impegnata a difendere la sua terra
dalle mire del governo israeliano; Varg di
Daniel Alfredson, sui villaggi sami della Svezia
settentrionale, tra innovazione e tradizione;
Valzer con Bashir di Ari Folman, acclamato a
Cannes, che documenta con
l’animazione gli antefatti del
massacro di Sabra e Chatila.
Inaugurazione in grande stile,
Da El nido vacio a
Accanto alle anteprime, un
la chiusura non è da meno,
Frost/Nixon: anteprime
concorso internazionale di
anzi: il 13 dicembre in
super alla XII edizione
documentari dedicato a “I
anteprima nazionale verrà
bambini e gli adolescenti ci
presentato l’attesissimo
del nostro festival
guardano”: dalla Spagna
Frost/Nixon di Ron Howard,
all’Africa, dall’Afghanistan al
che uscirà nelle sale italiane il
Laos, da Salvador agli Usa, storie
13 febbraio 2009. Interpretato
sulla fatica di crescere, di cui la
da Frank Langella (Richard
giuria formata da Enrico Magrelli, Francesco
Nixon) e Michael Sheen (David Frost), il
Patierno e Costanza Quatriglio decreterà una
dramma ispirato allo spettacolo teatrale di
distribuzione nel circuito Microcinema Digital
Peter Morgan è già un caso mondiale: al
Network. Questo, gli RdC Awards e moltissimo
centro, il duello televisivo tra l’ex presidente
altro a Tertio Millennio: vi aspettiamo!
degli States, costretto a dimettersi per lo
COMUNICAZIONE E SVILUPPO
Franco Conta
[email protected]
COORDINAMENTO SEGRETERIA
Livia Fiorentino
[email protected]
DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE
Via G. Palombini, 6 - 00165 Roma - Tel. 06.66.37.455 - Fax 06-66.37.321
[email protected]
Associato all’USPI
Unione Stampa - Periodica Italiana
Iniziativa realizzata con il contributo della Direzione Generale
Cinema - Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dicembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
5
[email protected]
s o m m a r io
n. 12
dicem bre
2008
PERSONAGGI
30 Richard all’ultimo Gere
Basso profilo e massimo profitto
per il sex symbol della porta
accanto: Come un uragano
FILM DEL MESE
SERVIZI
54 Racconto di Natale
58 La Duchessa
60 Il giardino di limoni
60 Madagascar 2
62 L’ospite inatteso
62 Ember - Il mistero della
città di luce
62 Max Payne
63 Stella
64 Happy Go Lucky
66 Solo un padre
66 Un attimo sospesi
68 The Millionaire
Keira Knightley
arriva nelle sale
con La Duchessa
34 Una Mole di consensi
Tripudio per Polanski, riscoperta di
Melville e primo FilmLab internazionale:
convince la 26° edizione del
Festival di Torino
50 Panettone a Rio
In Brasile con De Sica e Michelle Hunziker
per festeggiare i 25 anni del Natale
“made in Filmauro”
38 COVER
Invasione Sci-fi
Il nuovo Ultimatum alla terra e Spirit
di Frank Miller. Aspettando Watchmen
e lo Star Trek di J.J. Abrams
20 LE SETTE ROSE
Bellezze in festa: da Jennifer Connelly a
Scarlett Johansson, passando per Keira
Knightley ed Eva Mendes.
Protagoniste mozzafiato
so mmario
18
Hollywood Ending
10
Morandini in pillole
Il primo 007 dello schermo
fu Sean Connery? Errore: si
chiamava Barry Nelson, ed
era californiano
12
Circolazione
extracorporea
Quando una sequenza filmica
diventa metafora ricorrente:
l’Hitler de La caduta
macchietta su YouTube
14
Kate Beckinsale dà consigli
per salvare il matrimonio,
Megan Fox ha problemi
d’identità e Ben Affleck si
consola col poker
72
Dvd & Satellite
Celebrazioni e cofanetti in
formato regalo: dal Cavaliere
oscuro fino a Gomorra e Il Divo
78
Borsa del cinema
Il successo di CineShow e i
“segreti di famiglia” di Barbara
Broccoli, da 25 anni con
James Bond
Glamorous
News e tendenze: guai per
la Bullock, igiene
come optional per Robert
“Twilight” Pattinson,
Rourke ancora rubacuori
16
Colpo d’occhio
Viaggio al centro della Terra
con il sedicenne Josh
Hutcherson: enfant prodige
del nuovo millennio
80
Libri
Strenne per tutti i gusti:
preziosi volumi fotografici,
dizionario Horror e viaggio
in Germania
82
Colonne sonore
Linkin Park e Muse per i
vampiri della Hardwicke, jazz
e sonorità africane per il
gioiello inatteso di McCarthy
Il Dottor Manhattan
nel Watchmen di Alan
Moore, sullo schermo
per Zack Snyder
pensieri e parole
Quello che gli altri non dicono: riflessioni a posteriori di
un critico DOC
MORANDINI in pillole
di Morando Morandini
Il primo Bond
dello schermo
non fu Sean
Connery, ma il
californiano
Barry Nelson
Chi fu il primo
Quasi casualmente da un libro pubblicato nel novembre 2008,
Mito Bond – Il nuovo cinema di 007 di Andrea Carlo Cappi e
Edward Coffrini Dell’Orto, Alacran ed. Milano, ho saputo che il
primo Bond dello schermo non fu lo scozzese Sean Connery in
Agente 007, licenza di uccidere (Dr. No, 1962), ma il californiano
Barry Nelson (vero nome: Robert Haakon Nielsen, 1917-2007)
in un episodio della serie tv CBS Climax! con Linda Christian
come Valerie Mathis (incrocio dei personaggi fleminghiani
Vesper Lynd e René Mathis) e Peter Lorre come il malefico
agente Le Chriffre. Andò in onda il 21 ottobre 1954 in diretta alle
20.30. Secondo gli usi dell’epoca, gli attori recitavano dal vivo
muovendosi da un set all’altro negli studi di Television City a
Hollywood con tutti gli
inconvenienti tecnici del
caso. L’episodio riproduceva con una certa fedeltà
Casino Royale , il primo
romanzo che Ian Fleming
(1908-64) pubblicò nel
1953, ambientandolo nell’immaginaria Royale-lesEaux. Inizialmente in
Italia fu intitolato La benda nera. Dato l’accento californiano di
Nelson e la sua andatura da cowboy, 007 diventò l’americano
Jimmy Bond: poco o nulla da spartire con l’originale personaggio di Fleming. Se volete sapere come e perché passò quasi un
decennio prima dell’esordio di Sean Connery, leggete il libro.
Imitazioni
Sapete quanti film di spionaggio, sulla scia del primo Agente
007, si fecero in Italia con sigle tipo 007, X77, 008, 3S3, Z55,
MMM 83 S03, XI-7 in 5 anni, dal 1964 al 1968? Sempre dal libro
già citato ne ho contati 21. I registi si chiamavano Stegani,
Grieco, F.W. Ratti, Bomba, Bergonzelli, Bianchi Montero,
Paolella, Callegari, Margheriti, Boccia.
Nel 1962 a
Milano erano
aperti 129
cinematografi.
Oggi ne sono
rimasti 20
10
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
Confronti impossibili
Quando su certi giornali si mette a confronto il cinema italiano
degli anni 2000 con quello, “glorioso”, degli anni ‘60, reagisco
male. Nel 1958 si toccò la punta più alta della presenza nelle
sale (810 milioni di spettatori paganti) mentre oggi quando si
superano i 100 milioni ci si consola. Nel 1962 a Milano erano
aperti 129 cinematografi, oggi ne sono rimasti 20 con 80 punti
di proiezione se si comprendono i due Multiplex (25 sale) e la
multisala Odeon (11). Soltanto 6 sono monosale. Nei primi anni
’60 si producevano 180-220 film italiani all’anno, oltre a molte
decine di coproduzioni minoritarie; oggi raramente si arriva a
90-100 film all’anno. Negli anni ’60 la Rai-Tv aveva due canali,
oggi 8 italiani adulti su 10 hanno il televisore (anche 2 o 3 per
famiglia) e non vanno quasi mai al cinema.
dicembre 2008
FINE PEN(N)A MAI
VISIONI FORZATE E INDULTI
CRITICI
Muccino bacia ancora. Chi sperava di
essersene liberato, si ricreda: Gabriele
torna laddove ci aveva lasciato. Altro
che L’ultimo bacio , pomiciata senza
fine… #### Può un film di vampiri
risultare anemico? Sì, se si chiama
Twilight. Tra le due astinenti (Meyer e
Hardwicke), il teocon (George W. Bush)
gode. Sdentato. #### Rachel sta per
sposarsi, ma la Sony ha già divorziato.
19 copie per il ritorno di Demme alla
finzione, e ancor peggio capitò a Gone
Baby Gone … #### Juan Antonio
Bayona: “Anni fa mi finsi giornalista per
incontrare Del Toro”. Oggi si è finto regista per farsi produrre The Orphanage.
#### Tradotto in sala: Quantum of
Solace è Un po’ ‘na sola.
ALMOST (IN)FAMOUS: DALLE
STALLE ALLE STARLETTE
Isabella Ferrari: “Anche il cinema è in
crisi: dopo l’anno migliore della mia
carriera, non ho in mano un solo copione”. E la chiamano recessione… STOP
Giovanna Di Rauso: “Il cinema è più
maschilista della politica”. La ministra
per le Pari Opportunità Mara Carfagna
conferma. STOP Caterina Murino a
Cosmopolitan: “Con gli uomini va proprio male: si comportano con troppa
leggerezza e l’idea di impegnarsi li terrorizza”. Caterina Murino allo specchio:
“Con il cinema va proprio male: mi
comporto con troppa leggerezza e l’idea
di impegnarmi mi terrorizza”.
Federico Pontiggia
circolazione extracorporea
Fruizioni multiple nell’era della riproducibilità
a cura di Peppino Ortoleva
UN HITLER
PER TUTTI
Indicatore di tendenze, YouTube diventa
contenitore per una critica non convenzionale, diretta
a cambiare faccia alle apparenze
INFINITE CADUTE
Bruno Ganz è il Führer ne
La caduta. Sotto, una sequenza del
film “rivista” su YouTube: qualcuno
ha rubato la macchina a Hitler
12
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
CHE YOUTUBE sia un indicatore di alcune tendenze a volte evidenti, a volte carsiche
della nostra vita sociale è fin troppo ovvio, se non altro per la quantità delle informazioni che vengono aggiunte ogni giorno e per la varietà dei soggetti che partecipano e immettono i “loro” video, a volte frutto di un
impegno quasi eroico, a volte di un’azione semplice e
perfino distratta di prelievo da DVD. Comincia ad apparire qua e là quella che potremmo chiamare una critica
militante, che si dà il compito di segnalare le tendenze
più o meno vistose emergenti nella rete. Una critica
diversa dalla tradizionale critica cinematografica o televisiva, perché non ha come obiettivo la valutazione qualitativa dei prodotto ma piuttosto farci notare quello che
è, o sarebbe, sotto gli occhi di tutti. Per esempio, una
commentatrice del New York Times, Virginia Heffernan,
il 24 ottobre ha segnalato l’apparire in rete, nel giro di
qualche mese, di oltre cento clip un po’ in tutto il mondo
basati su un unico brano di film, tratto da La caduta di
Oliver Hirschbiegel, dedicato come sappiamo alla fine
del regime nazista. Che Hitler sia Hillary Clinton disperata per l’ascesa di Obama, o un aiutante di McCain
disperato per la scelta assurda, quale candidato alla
vicepresidenza, di Sarah Palin; che sia un possessore di
Xbox disperato perchè gli vogliono imporre un Nintendo,
o che sia proprio lui, Hitler, posto di fronte alla vittoria elettorale di un nero, ogni
volta la scena è la stessa: quella in cui il dittatore deve prendere atto della sconfitta,
e grida il suo furore contro chi lo ha tradito. Con l’aiuto di un trucco banale (il parlato originale in tedesco e i sottotitoli in inglese che ovviamente fanno dire a Hitler
quel che si vuole), e soprattutto con la tecnica del
tormentone, una scena traumatica diventa comica;
e colui che è stato per tutti l’incarnazione del male Ogni volta la scena
metafisico nella storia diventa l’ennesimo loser.
è la stessa: il
Secondo Heffernan, l’aspetto più impressionante
del fenomeno è che Hitler finisce così con l’espri- dittatore è sconfitto
mere pulsioni inconsce in cui tutti possiamo ricono- e attraverso i
scerci. E aggiunge “Non è questo proprio il risultato
sottotitoli la vis
a cui Adolf Hitler, quello vero, aspirava?”.
Un’interpretazione sicuramente interessante. Che traumatica
sottovaluta però un fatto: il mediatore indispensabidiventa comica
le per tutte queste operazioni è una scena di un
film, sempre la stessa. Nell’attuale quadro tecnologico, una sequenza può diventare, letteralmente, l’equivalente di una metafora
ricorrente, altrettanto ripetitiva e altrettanto cristallizzata di una frase fatta. Perché
nella conversazione ininterrotta della rete i brani di film circolano con la stessa
rapidità e la stessa facilità delle parole nella “normale” conversazione.
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WARNER BROS. PICTURES PRESENTA
IN ASSOCIAZIONE CON VILLAGE ROADSHOW PICTURES UNA PRODUZIONE DI NOVI PICTURES RICHARD GERE DIANE LANE “COME UN URAGANO” (NIGHTS IN RODANTHE) SCOTT GLENN CHRISTOPHER MELONI VIOLA DAVIS
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PRODUTTTORI
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DI BRIAN A. KATES, A.C.E.
DI PATRIZIA VON BRANDENSTEIN FOTOGRAFIA AFFONSO BEATO, A.S.C., A.B.C. ESECUTIVI DOUG CLAYBOURNE ALISON GREENSPAN DANA GOLDBERG E BRUCE BERMAN
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SCENEGGIATURA
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DI ANN PEACOCK E JOHN ROMANO
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6INCIUNVIAGGIODASOGNOCON glamo rous
Ultimissime dal pianeta cinema: news e tendenze
ROSSO SANDRA
Tempi bui per la signora in rosso
Sandra Bullock. Il marito Jesse
James (un nome che non lasciava
presagire nulla di buono) è stato
citato dalla casa di moda Fortune
Fashion Industries LLC con
l’accusa di frode. Nell’attesa che
la posizione giudiziaria del
coniuge si chiarisca, la Bullock
ha già chiamato la collega Anne
Hathaway per avere consigli. La
Hathaway urtata ha risposto: “No
comment”.
14
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2008
a cura di
Gianluca Arnone
OBAM(B)INI!
Mentre la Jolie e Jennifer Aniston
si sfidano sui giornali per decidere
chi tra le due sia l’amante più
degna, Brad Pitt – non a caso
Inglorious Bastards per Tarantino
– si rilassa in carrozza con la
piccola Zahara. Qualche
malalingua ha insinuato fosse un
altro spot pro-Obama, ma la verità
è che da quando i gossipers
americani l’hanno nominato il
papà più sexy al mondo, sono i figli
a farsi fotografare con lui.
UN DRACULA PER CAPELLO
“Di tre cose ero certa: Primo, Edward era un vampiro. Secondo, voleva il mio sangue. Terzo
ero incondizionatamente innamorata di lui”. Le parole che Bella dedica al suo “tenebroso” in
Twilight scioglierebbero cuori di pietra. Peccato che sull’Edward in questione – l’attore
Robert Pattinson - le certezze siano altre. Primo, è uno che se la tira. Secondo, si è fatto
fotografare con le ascelle sudate. Terzo, ha ammesso di lavarsi i capelli ogni 6 settimane!
“PACCO” DI NATALE
E se in quel pacco vi fosse nascosta una bomba?
Non è da escludere viste le scintille promesse
dalla coppia Witherspoon-Vaughn nella
tradizionale commedia natalizia, Tutti insieme
inevitabilmente, dove sono moglie e marito coi
nervi a pezzi e i rispettivi genitori (tutti
divorziati) desiderosi di trascorrere insieme a
loro il natale. Niente a che vedere coi veri
dissapori scoppiati durante le riprese, con i due
attori che sarebbero arrivati fino al punto di non
rivolgersi più la parola. E il tacito assenso dei
produttori, contenti di far parlare del film.
EVAN ALLA PORTA
Marilyn Manson ha messo alla porta
Evan Rachel Wood. Il “reverendo” l’ha
cacciata di casa (di proprietà della
bella Rachel) perché era stanco di
avere tra i piedi suo fratello Ira, un
disoccupato cronico. L’attrice è corsa a
cercare consolazione tra le braccia del
collega Mickey Rourke (conosciuto in
The Wrestler), con il quale sembra sia
nato un flirt. A differenza di Manson,
Mickey non canta. Le suona e basta.
dicembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
15
colpo d’occhio
Josh fa centro
A soli 16 anni Hutcherson è già
nella mecca del cinema.
Il problema ora è restarci
“LA JOLIE è il prodotto dei suoi personaggi?
Io invece sono in tutti i miei”. 16 anni, e
parla già da divo. Josh Hutcherson è il
nuovo enfant prodige di Hollywood, erede
dei vari Shirley Temple e Macaulay Culkin,
ultimo di una baby stirpe dall’indubbio
talento e dalle alterne fortune. Alcuni hanno
sfondato - vedi la Foster e la Ricci - altri
dopo l’aereo hanno perso la testa. Fregare
Josh non è facile: “Resto coi piedi per
terra”. Ma è questa a crollare sotto i suoi
nel viaggio al centro della terra da Verne,
che già Melies aveva tradotto con trucchetti
da teatro. “Il 3D è più fico!” sostiene Josh. E’
l’ultimo rigurgito d’innocenza. La maturità
incombe, la playstation di sicuro ha fatto il
suo tempo.
16
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2008
Tre star della Baby
Hollywood.
L’adolescente Jodie
Foster in Taxy Driver,
Christina Ricci e
Shirley “riccioli
d’oro” Temple
DAL 25 DICEMBRE AL CINEMA
FE ST IVAL DE L M ES E
di Massimo Monteleone
Daniel Burman e Valzer animati
al Tertio Millennio, Australia a Capri
e anteprime noir a Courmayer
TERTIO MILLENNIO FILM
FEST
XII edizione del Festival
organizzato dalla Fondazione
Ente dello Spettacolo. Tra le
anteprime nazionali El nido
vacio dell’argentino Daniel
Burman, Frost/Nixon di Ron
Howard e Valzer con Bashir di
Ari Folman.
1
PALM BEACH JEWISH FILM
FESTIVAL
XIX edizione della rassegna che
presenta film e documentari,
internazionali e indipendenti,
che trattano tematiche
ebraiche.
Località Palm Beach (Florida),
USA
Periodo 3-14 dicembre
tel. (001-561) 6897700
Sito web
www.palmbeachjewishfilm.org
E-mail [email protected]
Resp. Karen Davis
5
INTERNATIONAL FILM
FESTIVAL OF KERALA
XIII edizione del festival indiano
competitivo che ha in
programma film africani,
latino-americani e asiatici.
Località Thiruvananthapuram
(Kerala), India
Periodo 12-19 dicembre
tel. (0091-471) 2310323
Sito web www.keralafilm.com
E-mail [email protected]
Resp. Sri.K.R.Monahan
6
Località Roma, Italia
Periodo 9-13 dicembre
tel. +39 06 6637455
E-mail [email protected]
Resp. Dario E. Viganò
FESTIVAL INTERNATIONAL
2 DES
ECOLES DE CINEMA
H o ll y w oo d
Ending
LE NOZZE DI KATE
Fedeltà, devozione e impegno? Donne,
è roba vecchia! Se sperate in un matrimonio duraturo seguite la ricetta
della casalinga Kate Beckinsale: “Non
camminate per casa senza trucco e
con i capelli raccolti male. Fatevi sempre belle, rinfrescate l’alito e non fatevi mai vedere spaparanzate sul sofà
con il pigiama”. Che a mandare avanti
la baracca ci pensano i mariti.
NATALE IN CASA AFFLECK
C’è chi può e c’è chi poker. Mentre i comuni mortali dissiperanno tredicesime e risparmi nel solito
bric à brac natalizio, Jennifer Garner costruirà per
il marito Ben Affleck un’intera sala da gioco. Il problema sarà fargliela trovare sotto l’albero.
XXXI edizione dei “Rencontres
Henri Langlois”, a cui
partecipano film realizzati nelle
scuole di cinema, incluse opere
multimediali e in video. Prevista
la retrospettiva di un regista che
si è formato in una scuola di
cinema.
Località Poitiers, Francia
Periodo 5-13 dicembre
tel. (0033-549) 031890
Sito web www.rihl.org
E-mail [email protected]
Resp. Denis Garnier
FESTIVAL INTERNACIONAL
DEL NUEVO CINE
LATINOAMERICANO
XXX edizione della
manifestazione competitiva che
ha in programma pellicole e
video latino-americani,
lungometraggi a soggetto e film
d’animazione.
Località L’Avana, Cuba
Periodo 2-12 dicembre
tel. (0053-7) 552841
Sito web
www.habanafilmfestival.com
E-mail [email protected]
Resp. Ivàn Giroud
FOTO PIETRO COCCIA
18
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
ottobre 2008
XVIII edizione della rassegna
internazionale specializzata nel
cinema e nella letteratura di
genere mystery, poliziesco,
thriller, spionaggio, ma anche
horror e fantascienza. In
concorso circa 10 film in
anteprima assoluta. Previsti
documentari, omaggi,
3
CAPRI, HOLLYWOOD HONDA INTERNATIONAL
FILM FESTIVAL
XIII edizione della festa del
cinema sull’isola più amata dallo
star-system mondiale. Prevede
anteprime internazionali (come
l’atteso Australia) e nazionali,
con una rassegna delle opere
italiane più significative della
stagione. Numerosi i premi (per
attori, autori, costumisti e
produttori). Fra gli ospiti anche
divi hollywoodiani.
4
THE ZAC IDENTITY
Clamorosa Fox! Dopo aver ammesso la propria infatuazione per il Tony Manero della Disney Zac Efron
(con i sentiti ringraziamenti della Hudgens), la bella
Megan si sarebbe spinta oltre, confessando che lei e
Zac sono in verità la stessa persona. Transformers?
COURMAYEUR NOIR IN
7 FESTIVAL
Località Capri (Napoli), Italia
Periodo 27 dicembre - 2 gennaio
tel. (081) 8370424
Sito web www.caprihollywood.com
E-mail [email protected]
Resp. Pascal Vicedomini
retrospettive e incontri fra gli
autori.
Località Courmayeur, Italia
Periodo 4-10 dicembre
tel. (06) 8603111 (riferimento a
Roma)
Sito web www.noirfest.com
E-mail [email protected]
Resp. Giorgio Gosetti,
Emanuela Cascia, Marina
Fabbri
RIVER TO RIVER –
8 FLORENCE
INDIAN FILM
FESTIVAL
VIII edizione del festival
interamente dedicato al cinema
indiano e ai film sull’India
(lungometraggi, corti,
documentari).
Prevede una retrospettiva su
Raj Kapoor, “il Charlie Chaplin
di Bollywood”. Il film più votato
dal pubblico vince il premio
River to River Digichannel
Audience Award.
Località Firenze, Italia
Periodo 5-11 dicembre
tel. (055) 286929
Sito web www.rivertoriver.it
E-mail [email protected]
Resp. Selvaggia Velo
xmas collection
Stelle di
Natale
Sette spose per un Babbo: dalla Michelle carioca
alla Jennifer terrestre, passando per la Spiritosa
Eva, l’albero si tinge di rosa
Michelle
Hunziker
Unica donna del Natale a Rio:
“La mia prima commedia, garbata e
coraggiosa”
20
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
“IN NATALE IN CROCIERA
c’erano più gag visive e più action,
recitare era più facile: ora mi
confronto con una vera commedia,
per me una grande sfida”. Parola di
Michelle Hunziker, unica
protagonista femminile del Natale
a Rio targato Filmauro, al fianco di
Christian De Sica, Massimo Ghini,
Ludovico Fremont, Emanuele
Propizio e il “suo affezionatissimo”
Fabio De Luigi: “Avevo letto solo il
mio episodio, e pensavo ci fosse
un’altra donna nel secondo, invece
no!”. Un episodio, con il triangolo
tra i giornalisti Hunziker, De Luigi e
Paolo Conticini in villeggiatura a
Rio, che Michelle definisce “molto
garbato, rivoluzionario e
coraggioso”. Se dal cinepanettone
2007 era uscita col magone
“perché non mi riconoscevo, non
trovavo sullo schermo quello che
avevo fatto sul set: una situazione
comica, se non fosse dolorosa”,
l’attrice spera di ritrovare a Rio il
favore dei bambini, “entusiasti” del
suo debutto in crociera: “L’anno
scorso ero un’animalista, qui una
giornalista con un amante segreto
(Conticini) e un padre che avrebbe
dovuto essere Paolo Villaggio, in un
miscuglio di tante commedie: da Il
profumo del mosto selvatico, che
adoro, a E alla fine arriva Polly,
prediletta dal regista Neri Parenti”.
Fedelissima ai suoi partner artistici
(Greggio, De Luigi, Scotti), la
Hunziker cita per modelli Goldie
Hawn, Meg Ryan, Cameron Diaz,
Jennifer Aniston e Ben Stiller, e
vorrebbe presto “interpretare una
bella commedia italiana, stile
Come tu mi vuoi, magari diretta da
Giovanni Veronesi”.
FEDERICO PONTIGGIA
dicembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
21
Jennifer
Connelly
Dietro ogni grande uomo (Keanu Reeves), c’è una
grande donna: Ultimatum alla Terra
C’ERA UNA VOLTA IN AMERICA. E lei,
Jennifer Connelly, c’è ancora: la giovane
Deborah del film testamento di Sergio
Leone, anche Phenomena(le) protagonista
dell’horror entomologico di Dario Argento e
stella (pardon: Etoile) del cinema di Peter
Del Monte, è cresciuta, ha vinto un Oscar
per A Beautiful Mind di Ron Howard, ed è
pronta a lanciare un secondo Ultimatum
alla Terra, a Natale sugli schermi di tutto il
mondo. Remake dell’omonimo film di
Robert Wise, un classico della fantascienza
progressista anni Cinquanta, la nuova
versione di Scott Derrickson affianca la
Connelly all’alieno Keanu Reeves. E se pure
l’attenzione, c’è da giurarci, sarà tutta per la
star di Matrix, la nostra non si scoraggia: la
battuta cult, “klaatu barada nikto”, le spetta
di diritto. Oltretutto l’attrice, che si divide tra
blockbuster (l’horror Dark Water, il civile
Blood Diamond insieme a Leonardo Di
Caprio) e film indie tutt’altro che glamour
(su tutti il disturbante Requiem for a Dream
di Darren Aronofsky e Little Children,
inedito in Italia), è più che abituata a far da
spalla a signori ingombranti: che siano geni
della matematica (come Russell Crowe nel
citato A Beautiful Mind), pittori celebri (è
stata l’amante di Pollock nel biopic di e con
Ed Harris) o supereroi verdi (nell’Hulk
“intellettuale” di Ang Lee). E, da presenza
di contorno, ha saputo conquistare spesso
la scena, dimostrando che anche al
cinema, come nella vita, dietro ad un
grande uomo c’è sempre una grande
donna.
GABRIELE BARCARO
22
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
xmas collection
Scarlett
Johansson
Il destino nel nome: sulla scia della mitica
O’Hara, una diva con lo Spirit di Miller
IL DESTINO NEL NOME. Quando
Melanie Johansson decise di
chiamare la sua quartogenita
Scarlett, come la mitica O’Hara, non
poteva immaginare che quella
bambina tonda e dai capelli rossicci
avrebbe fatto strada proprio nel
cinema. Invece Scarlett Johansson
ha percorso come un treno la walk of
fame, dritta fino all’Olimpo di
Hollywood. Sangue misto
danese-polacco, apprendistato
nel Bronx, democratica
accanita (le sue lettere a
Obama hanno creato qualche
imbarazzo al neo-presidente),
debutta all’età di otto anni per
alcuni spot pubblicitari (“Quando
non prendevano mio fratello”),
fino a ritrovarsi musa di Allen
in Match Point (“Se fossi un
uomo di 70 anni sarei Woody”).
Lui è l’amato maestro, ma le
soddisfazioni maggiori arrivano dai
piccoli Lost in Translation, La
ragazza con l’orecchino di perla e
Una canzone per Bobby Long, per i
quali è stata candidata ai Golden
Globe. Appagata? No way. In cantiere
ha già messo una regia (con Natalie
Portman), un disco, un matrimonio
e, forse, un bebè (“Adoro i bambini”).
Nel 2006 è la donna più sexy del
pianeta, ma non è tutto grasso che
cola. Meglio: ossessionata dalla
cellulite, non ha più messo piede in
un McDonald’s da quando ha visto
Super Size Me. Igienista e
ipocondriaca, si sottopone al test
dell’HIV 2 volte l’anno ma si dichiara
“non promiscua”. Odia gli scarafaggi
e adora gli animali. Per Miller (The
Spirit) diventa spietata e cattiva, ma
la sua anima, parole sue, resta
inguaribilmente buona. Il suo sogno?
Attraversare l’oceano in barca. Via
col vento.
GIANLUCA ARNONE
dicembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
23
xmas collection
Catherine Deneuve
Ritratto di una stella senza tempo: ora madre per Desplechin
OLTRE CENTO FILM ALLE SPALLE,
Catherine Deneuve è una delle poche
attrici cui gli anni che passano anziché
sottrarre ruoli regalano nuove occasioni.
Ma la diva francese ha anche un altro
privilegio, è sempre stata adorata dai
giovani autori che hanno fatto a gara per
lavorare con lei. Sarà anche algida,
distaccata, snob, però ha richiamato a sé
i migliori talenti come il miele le api. Ve
la ricordate magra abbronzata e senza
trucco nelle foto degli anni sessanta? Era
l’epoca in cui faceva perdere la testa, non
solo artisticamente, a registi in erba del
calibro di Roger Vadim, François
24
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
Truffaut, Jacques Demy,
Roman Polanski. Non che gli
autori già consacrati abbiano
mai disdegnato di farla
recitare, anzi. Musa di Bunuel
e Ferreri, solo per citarne due,
per loro è stata bella di giorno
e donna-cagna, esempi
indimenticabili di femminilità
controcorrente e in anticipo sui
tempi. La bellezza trasformata da una
natura che non fa sconti, nonostante ciò
nelle ultime stagioni sia stata fonte di
ispirazione per nuove generazioni di
cineasti. Carax l’ha convinta ormai
matura a spogliarsi, Lars von
Trier e Ozon a tornare a
cantare, Laetitia Colombani a
fare con ironia il verso a una
star del cinema. Parti fuori
dall’ordinario come la madre
che le ha regalato Arnaud
Desplechin in Racconto di
Natale, una signora borghese
per nulla disposta a
imbrattarsi di melassa con la scusa delle
feste e piuttosto ben felice di riversare
sul pubblico un profluvio di battute acide.
E Buon Natale a tutti!
ANGELA PRUDENZI
xmas collection
Diane Lane
Sei anni dopo Unfaithful, l’attrice torna da Richard
Gere tra sospiri e (molte) lacrime
HA FATTO SOFFRIRE MATT DILLON
e stregato John Cusack, eppure Diane
Lane è entrata di diritto nel pantheon
delle star dopo aver tradito Richard
Gere. Era lei la moglie infedele ritratta
da Adrian Lyne in Unfaithful, divisa tra
una tranquilla vita familiare e l’avventura
rappresentata da un affascinante artista
interpretato da Olivier Martinez. Un
ruolo non facile affrontato alle soglie dei
quaranta, età che a Hollywood di solito
schiude le porte ai ruoli di zia e non
certo a quelli di femme fatale. Invece
senza paura l’attrice si è concessa il
26
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
lusso di voltare le spalle a uno degli
uomini più sexy del pianeta e offerta agli
strali delle spettatrici - perché, diciamo
la verità, non si compromette il
matrimonio con un uomo come Gere! Un
tradimento provvidenziale attraverso il
quale Lane rilancia una carriera in fase
di stallo per quanto segnata da
eccellenti prove sotto la direzione di
Coppola, Scorsese, Walter Hill. Chi però
si aspettava da lei una seconda vita
artistica all’insegna della quantità è
rimasto deluso. In barba ad ogni regola
l’attrice ha preferito dedicarsi alla
famiglia e girare solo una manciata di
titoli. A sei anni dalla fortunata pellicola
le due stelle tornano a far coppia in
Come un uragano, complice una storia
d’amore tra cuori in inverno: una donna
separata e un medico in viaggio con il
figlio nel tentativo di recuperare un
rapporto compromesso. E Diane Lane,
tratti puliti e viso benevolmente segnato
dal tempo, si candida seriamente a
incarnare lo stereotipo di
ultraquarantenne cui il destino regala
una seconda chance.
ANGELA PRUDENZI
Eva
Mendes
Action e sensualità: un mix vincente
per lo “strip-tease” di Frank Miller
VENTISETTESIMA NEL 2006 tra le Hot
100 di Maxim, nuda per la Peta –
l’associazione ambientalista e
animalista – nel 2007, censurata nel
2008 negli USA per lo spot Calvin Klein.
Di famiglia cubana, ma nata a Miami,
Eva Mendes è per gli spettatori
maschili il regalo migliore per questo
Natale 2008, tanto da arrivare nelle
sale con The Spirit proprio il 25
dicembre: è Sand Saref, ladra d’alto
bordo e fidanzata del protagonista nella
di lui precedente vita, ancora una volta,
almeno per un attimo, come mamma
l’ha fatta (“Nuda farei di tutto, anche
giardinaggio”, disse l’attrice non
molto tempo fa) e impegnata a
ripetere quanto “di buono” già fatto
vedere lo scorso anno in We Own the
Night (I padroni della notte) di
James Gray: dalle polverose e
violente strade di Training Day – uno
dei film più importanti del suo inizio
carriera – al “nuovo” Cattivo tenente di
Herzog, dove ha ritrovato Nicolas Cage
già affiancato nel marvelliano Ghost
Rider, la bella Eva non disdegna il
richiamo della commedia (qualche
mese fa era una delle Women di
Diane English, prima una delle
protagoniste di Uomini &
donne e nel 2005 affiancava
Will Smith in Hitch) ma non
può fare a meno di continuare
come “donna d’azione”: 2 Fast
and 2 Furious, C’era una volta in
Messico, Out of Time, i già citati
Ghost Rider e Padroni della notte,
ora The Spirit e domani – dopo
aver completato The Last Night
con Keira Knightley – Queen of
the South del venezuelano
Jonathan Jakubowicz, al
fianco di Josh Hartnett e
Ben Kingsley.
VALERIO SAMMARCO
dicembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
27
xmas collection
Keira Knightley
Ancora trine e merletti: la signora non toglie il
costume. E’ ora Duchessa per Dibb
NOSTRA SIGNORA DEI MERLETTI
è tornata. Keira Knightley è la bella e
tormentata Georgiana Spencer,
settecentesca antenata di Lady D, ne La
Duchessa di Saul Dibb, che porta il
romanticismo sotto l’albero. Tratto dal
libro di Amanda Foreman, il biopic offre
un ovvio parallelo con la vita di Diana
ma anche di Marilyn Monroe, in
riferimento alla celebrità e ai vignettisti
che seguivano Georgiana come oggi i
paparazzi, e, perché no, pure della
Knightley, gelosissima della propria
privacy. Costruito sul ménage à quatre
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
tra Georgiana, il marito Duca e despota
Ralph Fiennes, la sua amica Hayley
Atweel, e la sua passione proibita
Dominic Cooper, il film è tutto sulle
esili spalle di Keira, che pure non deve
aver fatto molta fatica. Classe 1985,
primo successo con Sognando
Beckham, consacrazione con la trilogia
Pirati dei Caraibi, il piacere maggiore
finora l’ha trovato proprio nelle
trasposizioni in costume: l’unica
nomination agli Oscar è venuta dalla
“Lizzie” di Orgoglio e pregiudizio, prima
collaborazione con Joe Wright, dietro la
macchina da presa anche
nell’Espiazione da Ian McEwan. Corsi e
ricorsi cine-letterari, che non si
fermano qui: in carnet, anche il
dimenticabile Seta da Baricco e The
Edge of Love, biopic di Dylan Thomas, il
più pazzo e alcolizzato dei poeti inglesi,
nel quale Keira affianca l’altra skinny
diva Sienna Miller, rivelando
sorprendenti doti canore: “Non sono
mai stata così spaventata in vita mia,
sicuramente non diventerò una
rockstar!”. Per fortuna, c’è il cinema...
FEDERICO PONTIGGIA
LISTINO ISTITUTO LUCE
OPERA PRIMA
LA SICILIANA RIBELLE
Un film di Marco Amenta
‘09
Con Veronica D’Agostino,
Gérard Jugnot, Marcello Mazzarella,
Lucia Sardo, Francesco Casisa,
Primo Reggiani, Paolo Briguglia,
Mario Pupella, Carmelo Galati,
Lollo Franco, Roberto Bonura.
OPERA PRIMA
Un film di Mariano Cohn e Gastón Duprat
L’ARTISTA
Con Sergio Pangaro, Alberto Laiseca,
Ana Laura Lozza, Marcello Prayer.
OPERA PRIMA
LA CASA SULLE NUVOLE
Un film di Claudio Giovannesi
Con Adriano Giannini,
Emanuele Bosi, Emilio Bonucci, Paolo
Sassanelli.
OPERA PRIMA
Un film di Luigi Cecinelli
VISIONS
Con Henry Garrett, Jakob Von Eichel,
Caroline Kessler, Steven Matthews.
OPERA PRIMA - IN PRE-PRODUZIONE
SMILE
Un film di Francesco Gasperoni
Con Armand Assante, Robert Capelli Jr,
Harriet McMasters Green, Antonio Cupo,
Manuela Zanier, Mourad Zaui, Giorgia Massetti,
Tara Lisa Haggiag.
SOUND OF MOROCCO
Un film di Giuliana Gamba
FILM BIANCO
Un film di Valerio Jalongo
Collaborazione alla regia di Giulio Manfredonia
e Francesco Apolloni.
ISTITUTO LUCE
Via Tuscolana, 1055 - 00173 Roma
Tel. 06.72.99.21 - Fax 06.72.21.127
www.luce.it - Società del Gruppo Cinecittà Holding.
CREDITI NON CONTRATTUALI - TITOLI PROVVISORI - LISTINO NON DEFINITIVO
personaggi
La locanda sul mare
nella baia di Rodanthe
(North Carolina), teatro
di Come un uragano
Al cinema sarà Come
un uragano, ma Richard Gere ha
scelto il basso profilo.
Col massimo del profitto…
SEI ANNI DOPO UNFAITHFUL,
Richard Gere continua a tormentare la
vita della povera Diane Lane. Come un
uragano - dal libro del romanticissimo
Nicholas Sparks, nelle sale dal 19
dicembre - potrebbe addirittura essere il
seguito ideale di quell’altro, perché un
uomo e una donna che ne hanno passate
di tutti i colori si ritrovano insieme nella
classica locanda sul mare, nonostante
tempeste familiari e metereologiche in
corso. Lui è il tipico personaggio alla
Gere: misterioso, malinconico,
impagabilmente tenero. Credibile
laddove chiunque sarebbe stato risibile.
Naturalezza conseguita nel tempo,
preparata a dovere, eppure fortuita. Per
capirla bisogna tornare alle due svolte
fondamentali nella vita della star: la
filosofia e Pretty Woman. Se la prima lo
ha illuminato sulla complessità
dell’esistenza umana spingendolo tra le
braccia del Dalai Lama, la love story con
la Roberts - che di recente ha escluso un
sequel perché “troppo vecchia” - ha
contribuito alla sua trasfigurazione,
trasformandolo nell’icona che
conosciamo: uno splendido quarantenne
dall’eleganza sofisticata, il fascino
brizzolato e il bello sguardo.
L’uomo
qualunque
di Gianluca Arnone
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
Il karma tibetano
e il capello grigio:
così è cambiata
la sua vita
dicembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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personaggi
Richard Gere e Diane
Lane per la terza volta
insieme dopo Cotton
Club e Unfaithful
Apparentemente slegate, intimità ed
esteriorità si sono invece intrecciate in
modo articolato, perché la scoperta del
sacro ha ridimensionato la sua
dimensione d’attore, mentre il
divismo è stato mantenuto per
dare visibilità e sostegno
economico alle sue battaglie
politico-religiose. Pretty Woman
gli ha restituito le simpatie del
pubblico dopo il flop di Cotton Club
(omaggio alla passione per il jazz) e
la pessima esibizione in King David
(ultimo tentativo di confrontarsi con la
dottrina giudaico-cristiana prima di
abbandonarla del tutto), rivelandogli
l’orizzonte nel quale avrebbe
mantenuto il suo mito. Una specie di
seconda illuminazione. Sorprendente
se si considera che negli anni ’80 la
notorietà di Gere era ancora legata
allo status di sex symbol animalesco
(American Gigolò) e fragile (Ufficiale
e gentiluomo). La metamorfosi –
inscenata ironicamente in
Sommersby, dove si cala nella
parte di un uomo che torna dalla
guerra completamente
cambiato – gli consegna una
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
“Forse non sono
un buon attore,
ma avessi fatto
altro sarei stato
peggio”
nuova maschera, lui capisce e si
adegua, accettando il compromesso tra
la più alta delle aspirazioni (la pace
interiore) e la più modesta delle
ambizioni (una carriera tranquilla).
Sapeva del resto di non essere un
grande interprete. Neppure quando
giovanissimo aveva lavorato con registi
come Malick, Coppola e Lumet. Nei film
migliori è stato anzi più modello che
attore, fisicità allo stato puro, quel mix
di “tenebroso fascino alla Valentino,
ombrosa vulnerabilità alla James Dean
e carica sessuale alla Marilyn”, ben
descritto da un giornalista americano.
La doppia “svolta” ha placato turbolenze
private e ansie pubbliche. L’attore
che odiava i giornalisti
(famosa l’intervista in cui si
calò i pantaloni di fronte a
una reporter che faceva
indiscrezioni riguardo ai suoi gusti
sessuali) si fa trovare ora disponibile e
cordiale, il tomber des femmes ha
lasciato il posto allo charmant maturo, e
l’inquieto giovanotto della middle class
ha barattato il culto di Marlon Brando
per il cinema mainstream e le
commedie romantiche. Dalla sua, un
alto indice di gradimento e una barca di
soldi: non è da escludere che abbia
usato l’industria come questa aveva
fatto con lui in precedenza. Che
importa? Il punto è che in quello che fa
Gere è perfetto e sa cosa vuole il
pubblico. Inutile cercare di più,
rimproverarlo di modestia e pigrizia
professionale. Valga per lui quello che
Sean Connery ha detto una volta di se
stesso: “Forse non sono un buon attore,
ma qualsiasi altra cosa avessi fatto,
sarei stato peggio”.
%
TFF doc
Il festival diretto
da Nanni Moretti sta facendo
passi da gigante. Grazie a
un’idea vincente: il FilmLab
Torino, che
di Marina Sanna
FA PIACERE CHE CI SIA UN ITALIANO,
Michelangelo Frammartino, tra i cinque
registi che hanno vinto il TorinFilmLab,
il primo laboratorio cinematografico
per lo sviluppo di opere prime e
seconde, provenienti da tutto il mondo.
Voluto e ideato dal direttore del Museo
del Cinema Alberto Barbera, il Lab ha
fondamenta solide (finanziamenti e
sponsor) che fanno ben sperare per il
futuro e una squadra di selezionatori di
altissimo profilo, per citarne alcuni:
Alesia Weston lavora al Sundance di
Robert Redford, Violeta Brava
arriva dal festival di Buenos
Aires e Jovan Marianovic è
collaboratore del Sarajevo
Film festival e produttore
di numerosi corti e
34
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
documentari. E’ un’iniziativa concreta:
ci sono tanti soldi, migliaia di euro da
attribuire a talenti emergenti.
Ecco la vera scommessa, il salto di
qualità: “perché – per usare le parole di
Nanni Moretti – Torino non è solo una
rassegna, è un Festival che aiuta a fare
i film”. A Frammartino, autore di Il
dono, il caso del 2003, premiato più
volte e mai visto in sala, è andato il
secondo riconoscimento in termini
quantitativi: 150.000 euro. Gli è stato
assegnato all’unanimità, e anche
questa è una bella notizia, per The
Four Times, progetto suggestivo
ancora sulla carta,
ambientato sui monti
calabresi, a metà tra
documentario e fiction.
Sembra che dopo un periodo di
assestamento, Torino abbia ritrovato
una sua identità, facendo scelte
qualitativamente interessanti: pensare
a un’idea alternativa di festival, senza
preoccuparsi di strappare anteprime e
star a rivali più potenti. Cannes, Venezia
e Roma a parte, basta un’annata poco
prolifica come il 2007 per assestare
colpi letali alle manifestazioni
cinematografiche in generale.
Che sia una via giusta lo dimostrano
anche i numeri: gli incassi dei primi tre
giorni sono raddoppiati rispetto all’anno
scorso, ancora più importante: sono
aumentati gli accreditati. Il direttore
Nanni Moretti ha aperto la 26° edizione
con pertinenza e sobrietà, e un pizzico di
civetteria, in un teatro affollatissimo
Il manifesto del 26°
Festival di Torino.
Nell'altra pagina,
Roman Polanski e in
basso Nanni Moretti
Mole!
dicembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
35
TFF doc
per Oliver Stone e Roman Polanski.
E se W., cronaca romanzata di una
tragedia americana, non ha convinto la
critica, dedicare una retrospettiva (e una
mostra fotografica bellissima) a
Polanski, è stata un’ottima idea. Regista
colto e versatile, Polanski ha appena
finito di girare uno spot per un profumo
che non esiste, con un grande cast tra
cui Natalie Portman, su commissione
dell’artista milanese Francesco Vezzoli,
36
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
e a febbraio incomincerà le riprese, sul
mar Nero, di Ghost, tratto dal thriller
dello scrittore Robert Harris. Ha
funzionato anche il duetto tra Moretti e
Polanski: il primo serissimo, il secondo
semi ironico, hanno tenuto gli spettatori
incollati alle poltrone, nonostante oltre
due ore di domande non sempre
azzeccate. Si è scoperto che Polanski è
una vera star per i torinesi: per
scappare all’assalto dai fan si è dovuto
rifugiare nella cabina del proiezionista.
Quanto a concorso e fuori concorso, i
film erano più o meno interessanti con
qualche sorpresa: il cupissimo Tony
Manero del cileno Pablo Larrain, storia
di un disoccupato innamorato del
personaggio di John Travolta ne La
febbre del sabato del sera, (Premio
miglior film e attore, Alfredo Castro e
Premio Fipresci) e il gioiello messicano
Lake Tahoe. Ma il fiore all’occhiello è
stata la rassegna su Jean Pierre
Melville. Sale affollate, file incredibili
per la retrospettiva quasi completa di un
genio dimenticato, morto nel
‘73 a 55 anni per un infarto, le
cui opere furono di ispirazione
per tanti giovani talenti degli
anni ‘60. Secondo la leggenda,
l’allora critico François
Truffaut, colto da amour fou,
avrebbe visto ben 25 volte Les
enfants terribles.
%
Sopra a sinistra il messicano Lake
Tahoe. A destra Tony Manero, sotto
Rosemary's Baby
un film di
gabriele
SALVATORES
dal romanzo di
niccolò
AMMANITI
filippo
TIMI
elio
alvaro
GERMANO
con la partecipazione di
CALECA
angelica
LEO
fabio
DE LUIGI
un film di Gabriele Salvatores dall’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti edito da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
sceneggiatura di Niccolò Ammaniti, Antonio Manzini e Gabriele Salvatores
una produzione Rai Cinema e Colorado Film prodotto da Maurizio Totti regia di Gabriele Salvatores
comediocomanda.it.msn.com
w w w. 0 1 dis t r ibut io n . it
dal 12 dicembre al cinema
COVER
Abrams sfida la sorte e
il tempo. E da creatore di
mondi promette che
nascerà una nuova schiera
di fan per Star Trek
di Valerio Sammarco
Un
38
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
Zachary Quinto è Spock nel
nuovo Star Trek. A sinistra,
Eric Bana è Lord Nero
IL TELETRASPORTO PIU’ RISCHIOSO della sua
carriera. Mettendosi al timone dell’undicesimo film
tratto dalla serie tv sci-fi più longeva della storia dello
spettacolo, J.J. Abrams - ideatore di fenomeni quali
Lost, Alias e Cloverfield - sfida la sorte e il tempo,
confermando che a motivarne pensiero e azione non è
solamente l’immaginario fantascientifico ma la
rilettura di un genere dalle sue stesse fondamenta,
accentuandone le venature dark e insistendo molto
sulla paura quale perno intorno cui tutto ruota.
Non a caso, allora, per Star Trek – kolossal
Paramount nelle sale di tutto il mondo a maggio 2009
(trentennale della prima trasposizione
cinematografica, Star Trek: The Motion Picture,
diretto da Robert Wise), sorta di prequel in cui
ritroviamo il capitano Kirk (Chris Pine) ancora giovane
cadetto della Flotta Stellare – Abrams affida il ruolo
più carismatico, quello del signor Spock, al
cattivissimo Sylar di Heroes, al secolo Zachary Quinto.
Alieno tra noi
dicembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
39
COVER
I naufraghi di Lost.
A sinistra J.J. Abrams
sul set di Cloverfield,
monster-movie da lui
ideato e prodotto
Da creatore di mondi all’immaginario
già radicato di Star Trek. Perché?
“Le condizioni di partenza non erano
invitanti: avere a che fare con
l’undicesimo film tratto da una serie tv
così famosa mi teneva a distanza, ma mi
sono affezionato ai personaggi e ho capito
che c’erano le premesse per poter
realizzare qualcosa di grande. Così ho
deciso di dirigerlo, non solo di produrlo,
anche per rivolgermi a tutti coloro che,
come me, non hanno mai amato Star
Trek, con la speranza di creare una nuova
generazione di fan. L’obiettivo era quello
di realizzare un film che potesse raccontare
anche la vita emotiva e i rapporti tra i
personaggi, non più bidimensionali ma
dotati di umorismo e spessore”.
Cosa è rimasto del vecchio Star Trek?
Bisognava mantenere un filo rosso con
gli aspetti originari della serie, nata nel
1966, e renderli interessanti ancora oggi:
i costumi, la figura di Spock. Malgrado
questo, e malgrado la sceneggiatura di
Roberto Orci – affezionato “startrekkista”
– ho cercato di non confezionare un film
che fosse diretto solo ai puristi della
serie. Che non a caso si sono ribellati
non appena è comparsa in rete la prima
immagine dell’Enterprise: “I motori sono
troppo grandi, cosa avete fatto?!?”.
Lei è sempre stato un fan di Star Wars.
Si è ispirato anche alla saga di Lucas?
Ci sono cose che non possono non
avermi influenzato e alcune sequenze,
come quella nel bar con la scazzottata
tra il giovane Kirk e alcuni gradassi,
potrebbero far venire in mente alcune
situazioni di Star Wars. Ma lì si
raccontava di una galassia in un passato
remoto, mentre Star Trek parla di un
futuro ipotetico. Ad ispirarmi, comunque,
è tutto ciò che dà i brividi: solo così lo
spettatore percepisce che quanto sta
vedendo nasce dalla passione di chi l’ha
realizzato.
%
40
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
J.J. Genera
L'enfant prodige ha inventato "scatole magiche" che
da Lost e Alias fino all’ultimo Fringe
di Enrico Magrelli
“IL MISTERO è più importante della
conoscenza”. Considerazione apodittica.
Scelta estetica. Motto di riferimento del
proprio lavoro. Jeffrey Jacob Abrams, 42
anni, neyworkese, presenza
mercuriale e ipercreativa del
cinema e della tv USA,
esprime questa certezza e
questa convinzione durante
una conferenza del 2007. Agli
astanti mostra una scatola sigillata, una
magic box che non ha alcuna intenzione
di aprire. Ricorda con affetto il nonno che
gli ha insegnato e trasmesso la passione
per i congegni e per i
meccanismi che
misteriosamente funzionano
nascosti dentro un
elettrodomestico, dentro lo
chassis, l’involucro di un
tion
danno dipendenza:
macchinario. L’invisibile e il non detto
sono i suoi concetti-guida quando scrive,
produce, dirige. Verità parziali da svelare
lentamente. Lasciando lo spettatore con
gli ultimi pezzi del puzzle da trovare e poi
incastrare. La sua vocazione e il suo
destino sono il ribaltamento del
verosimile, la sua missione possibile è
quella di generare racconti perturbanti, ai
confini del reale e oltre. In attesa della
sua interpretazione della saga di Star
Trek e del prossimo progetto (Mystery On
Fifth Avenue), gli spettatori televisivi,
negli Stati Uniti, possono seguire la prima
stagione della sua nuova serie: Fringe.
Pur avendo collaborato, tra gli altri, a film
come Armageddon, A proposito di Henry,
Cloverfield, Abrams grazie alla tv ha
affermato la propria identità di innovatore
e di originale propulsore del rinascimento
del racconto seriale. Nel 1998 comincia
con Felicity. Poi, con la sua compagnia di
produzione Bad Robot, e con un team di
sodali amici e collaboratori, inventa e
realizza Alias e subito dopo (con l’apporto
di Damon Lindelof) Lost. Due capolavori
della narrazione contemporanea,
romanzi a puntate che hanno messo in
scacco l’egemonia dell’immaginario
cinematografico. Alias e Lost sono opere
dicembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
41
COVER
Joshua Jackson è Peter
Bishop in Fringe, sotto di
lui Anna Torv. In basso
Ultimatum alla terra
aperte e rigidamente formattate,
architetture dinamiche, avveniristiche e
saporite cipolle da pelare, strato dopo
strato. Sono dispositivi d’intrattenimento
in cui la contaminazione dei generi è
evidente ed esibita, le linee del plot si
intrecciano e si separano, la scienza del
possibile chiede soccorso all’epica e,
soprattutto, costringono chi guarda a
chiedersi, con ansiogena piacevolezza,
“cosa accadrà dopo?”. Fringe,
interpretato da Anna Torv, Joshua
Jackson e John Noble, rispetta la
matrice creativa di J.J. Abrams, la sua
disciplina della “magic box”. Dentro
quella scatola convivono la sci-fi e
l’action, il detective drama e la spy-story.
Il margine (uno dei possibili significati di
“fringe”) è quello che separa la
dimensione potenziale da quella
fattuale. I tre protagonisti cercano di fare
luce su avvenimenti enigmatici,
scientificamente ardui da verificare e da
spiegare. Il riferimento immediato è XFiles, altra serie fondante della new
television. E J.J. Abrams, sapendo che
nulla si crea e nulla si distrugge,
conferma il suo debito di riconoscenza:
“Sono un grande fan di X-Files, Ai confini
della realtà e della versione originale di
Kolchak: The Night Stalker, ma credo
che il modello seguito da Fringe sia più
vicino a quello di E.R.”. Prioritaria
rimane la sensazione di disorientamento
che assale Charlie, e noi tutti, alla fine
del pilot di Lost, quando dice “Dove
siamo?”… Risposta plausibile: su un
bordo..
%
Invisibile e non detto: concetti-guida
per la nuova contaminazione dei generi.
Nel segno della suspense
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dicembre 2008
Ritorno al Passato
Reeves (ri)lancia il suo Ultimatum alla terra, e il cinema la paura dell’apocalisse
di Gianluca Arnone
APOCALISSE ALLE PORTE. Da oltre 50
anni. C’è un’ ossessione, persino un
piacere, da parte del cinema americano di
evocarla. Più che un remake del film di
Wise, l’Ultimatum alla terra che approda
al cinema il 12 dicembre è un rimpasto di
vecchio e nuovo catastrofismo.
Dell’originale solo i nomi dei personaggi,
l’attracco alieno a Central Park, la
paranoia. Una cornice, dentro il quadro è
variopinto: c’è Keanu Reeves, diafano e
zen come ai tempi di Matrix; Jennifer
Connelly in scia con la tradizione di
scienziate coraggiose che hanno colorato
di “rosa” il disaster movie recente; la
sfera al posto dell’astronave, come l’aveva
pensata Crichton; il robot, tipo Iron Man,
contro cui nulla possono le armi di
distruzione umane. Pochi esempi, il gioco
dei rimandi è più ampio. Questa natura di
seconda mano, quasi un carillon del
fantapocalittico, è la cosa più interessante
del film, e il suo limite. Traccia un
margine oltre il quale l’immaginario va
ripensato. Tutto ciò che era stato pre-visto
è accaduto. Non al cinema, nel reale. Il
9/11 ha generato immagini di
un’apocalisse che hanno oltrepassato
qualsiasi spettacolo hollywoodiano. Il
ground zero del cinema catastrofista. Non
a caso la trovata più geniale del remake è
l’aspetto della forza distruttrice: una nube
grigia di detriti e polvere che non può non
ricordare l’enorme pulviscolo seguito al
crollo delle torri. A dimostrazione di
quanto la realtà abbia superato
l’immaginazione. E di come, più che alla
terra, questo Ultimatum sia rivolto alla
fantascienza.
%
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43
COVER
Mondi
paralleli
I guardiani della
Incubi e deliri: arrivano i Watchmen di Alan Moore, giustizieri mascherati di una realtà alternativa.
NEW YORK 1977. Richard Nixon (ancora
lui) è scampato allo scandalo Watergate. I
due giornalisti che indagavano sul caso
sono morti e il presidente ha cambiato la
legge, rimanendo in carica per cinque (al
posto di due) mandati consecutivi. Siamo
in piena Guerra Fredda, la Storia devia
dal suo corso naturale, il clima è quello di
un nuovo conflitto mondiale. Nixon ha un
asso nella manica: Dr. Manhattan, alias
Jon Osterman, un supereroe luminoso al
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fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
servizio del governo che mette in
ginocchio i vietcong, assicurando la
vittoria agli americani. Incomincia così
Watchmen tratto dal fumetto cult degli
anni Ottanta, sceneggiato dall’eccentrico
Alan Moore (V for Vendetta, From Hell) e
disegnato dal guru Dave Gibbons. Moore,
che compone musica, scrive poesie e
crede nel potere taumaturgico
dell’amore, infarcisce di citazioni il testo
(da Giovenale a Brecht), inventando un
universo parallelo, i cui riferimenti sono
reali e alterati allo stesso tempo da
avvenimenti portati alle estreme
conseguenze (vedi la dittatura di Nixon).
Apocalittico, visionario, impressionante, il
kolossal diretto da Zack Snyder, in uscita
a marzo 2009 (2 ore e 40’ e 150 milioni di
dollari di budget), gronda sangue e
violenza come l’originale, le analogie con
il presente sono inequivocabili. I tempi
stanno cambiando, ci ricordano le note
Due Watchmen in azione:
Jeffrey Dean Morgan (Il
Comico) e Malin Akerman
(Spettro di Seta)
notte
Dove regna l’orrore
malinconiche di The Times They are Achanging di Bob Dylan, se non
bastassero le immagini catastrofiche che
scorrono sullo schermo. In questa
società estranea e al contempo
familiare, i Watchmen non sono
supereroi ma personaggi alla deriva che
cercano un’identità, hanno debolezze
anche vistose, sono affetti da
megalomania. E’ il caso di Ozymandias,
il cui vero nome è Adrian Veidt, fa parte
di Marina Sanna
degli “Acchiappa crimini”, e ha un piano
oscuro per riportare la pace nel mondo.
“La parte più interessante e innovativa
della trama è la decostruzione del mito spiega Snyder-. I Watchmen sono
vigilanti mascherati che vivono nel caos
e la minaccia della guerra nucleare. Il
loro mondo non è bianco o nero: è
completamente grigio, anche se hanno
fatto di una scelta la missione di vita”.
Rifugiatosi su Marte, perché stanco degli
esseri umani Dr. Manhattan, l’unico vero
supereroe del film, dirà: “Volevano
costruire un Paradiso, è diventato un
posto pieno di orrori”.
%
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CAMBIERÀ LA VITA
DI SETTE PERSONE
UNA DI QUESTE
CAMBIERÀ LA SUA.
UN FILM DI
GABRIELE MUCCINO
WILL SMITH SETTE ANIME
Mondi
paralleli
COVER
Nello spirito
di Miller
A Natale l’atteso film del genio della graphic novel.
Che promette: “Vi farò gustare il sapore della violenza”
di Gianluca Arnone
“ORA VI FACCIO VEDERE quanto può
essere piacevole la violenza”. Parola di
Frank Miller, che sornione, smunto e
cappello a Panamà, pare più un vecchio
compagno di sbronze che un maudit
feroce. Eppure il genio della graphic
novel – autore di capolavori come Sin
City e Il cavaliere oscuro - ha fatto della
violenza un’arte. E chi pensava si
potesse rammollire nel passaggio al
grande schermo, si è ricreduto a
pallettoni (Sin City, diretto con
Rodriguez) e craniate (300, suo il
soggetto).
Una miscela che promette d’incendiare
anche la nuova avventura al cinema del
“peccatore impenitente”. Il 25
dicembre arriva in Italia The Spirit, un
“omaggio al noir anni ‘40” tratto dal
fumetto di Will Eisner, prima regia “in
solitaria” di Miller che non rinuncia
all’estetica da balloon e si avvale di un
cast composto tra gli altri da Samuel L.
Jackson, Eva Mendes e Scarlett
Johansson.
Chi è The Spirit Mr. Miller?
E’ l’ex poliziotto Denny Colt (Gabriel
Macht, ndr), tornato dalla morte per
combattere il crimine di Central City. E’
il tipico gentleman. Era innamorato di
una donna, Sand Saref (Eva Mendes,
ndr), che è diventata una formidabile
ladra di gioielli. In lui convivono lo
spirito del poliziotto, che gli impone di
arrestare Sand, e quello
dell’innamorato, che vorrebbe salvarla
e tenerla per sé.
Il conflitto tra il dovere e il cuore
caratterizzava anche il suo Batman.
E’ il dilemma nascosto di ogni
supereroe. Ma quello che spinge Spirit
più di ogni altra cosa è l’ansia di sapere
perché non è morto pur essendo morto.
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47
COVER
Mondi
paralleli
Samuel L. Jackson è
Octopus in The Spirit.
Sotto Frank Miller al
lavoro
Come mai un attore così poco
conosciuto per il ruolo da
protagonista?
Volevo che Spirit fosse poco
caratterizzato. Lo spettatore non deve
lasciarsi influenzare dai preconcetti
sull’interprete.
I comprimari sono di lusso però…
Io e Samuel L. Jackson da tempo
volevamo lavorare insieme. Ci siamo
incontrati per colazione, e lui si è
presentato con una pila dei miei fumetti
chiedendomi di autografarli tutti.
Quando ho finito gli ho detto: ti
andrebbe di fare Octopus? E lui: “Certo,
amico”.
E quando ha pensato ad Eva Mendes e
Scarlett Johnsson?
Da sempre! Sono due donne bellissime,
intriganti, delle vere cattive.
Perché per l’esordio ha scelto una
storia di Eisner e non una delle sue?
Io e Will condividiamo due interessi
fondamentali: l‘amore per New York e
quello per le donne. E poi perché me
l’hanno chiesto.
Lei parla al pubblico attraverso un
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dicembre 2008
“Con le nuove tecniche digitali si
possono creare e assemblare immagini
come tavole di un fumetto”
nuovo linguaggio, il cinema. Quali sono
le differenze col fumetto e quanta è
servita l’esperienza di Sin City?
Quella esperienza è servita poco.
Rodriguez faceva tutto, dal girato al
montaggio. L’unica cosa che mi
consentiva di fare, era parlare con gli
attori. Detto questo, il cinema è un
linguaggio che grazie alle nuove
tecniche digitali, si avvicina molto a
quello del fumetto, permettendoti di
creare e assemblare immagini come
fossero tavole.
Che ne pensa del lavoro che Nolan ha
fatto col “suo” Cavaliere Oscuro?
Ho un problema con i personaggi sui
quali ho lavorato troppo. Posso dire che
è meglio di tanti altri Batman.
%
vacanze esotiche
“Non più amanti e corna, ma padri
e figli”: tutti i segreti del 25° Natale a Rio. Con le
esclusive immagini dal set
di Federico Pontiggia
Panettone
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dicembre 2008
Fremont, De Luigi,
De Sica, Hunziker,
Ghini e Propizio: in
sei sotto l’albero
brasiliano
“UNA SVOLTA NECESSARIA: non più
amanti e corna, ma padri e figli”. Svelati
dal regista Neri Parenti, sono questi i
segreti del 25° cinepanettone targato
Filmauro, Natale a Rio, con protagonisti
Christian De Sica, Michelle Hunziker,
Fabio De Luigi, Massimo Ghini e i
giovanissimi Ludovico Fremont ed
Emanuele Propizio. Prodotto da Aurelio
De Laurentiis e il figlio Luigi, con budget
tra i 10 e i 12 milioni di euro, il nuovo
film di Natale festeggia un traguardo
cine-anagrafico con pochi eguali al
mondo: “Cortina, 1983, mio figlio
Brando aveva 3 mesi: sono passati 25
anni da quelle prime Vacanze di
Natale”, commenta De Sica, che come
De Laurentiis non ne ha mancato uno.
Ora anche per Christian è tempo di
cambiare: “Sono stato bamboccione,
cascamorto e fedifrago, ora divento
papà: un palazzinaro romano misogino,
rozzo e analfabeta, a cui un figlio più
furbo di lui lo mette in quel posto...”.
Conferma Parenti, per il quale a Rio ci
troveremo “a metà strada tra Harry ti
presento Sally e i Blues Brothers: una
correzione di soggetto rispetto ai
precedenti, ma non è che abbiamo fatto
Gomorra… Ci saranno sempre gag e
risate, senza corna: al centro il rapporto
“Sono stato
cascamorto e
fedifrago, ora
divento papà”, la
svolta di De Sica
padre-figlio, ovvero De Sica-Fremont e
Ghini-Propizio”.
Due gli episodi, intrecciati. Nel primo,
un fortuito e ignaro scambio di vacanza:
ai figli andrà il pacchetto extra-lusso
prenotato dai padri, con fuoriserie e ville
da sogno; ai padri, viceversa, toccherà
una comica odissea low cost, tra ostelli
pulciosi, macinini e favelas; nel
secondo, il triangolo tra i giornalisti
Hunziker, De Luigi e Paolo Conticini
(altro aficionado) in villeggiatura a Rio.
“La scelta del Brasile – spiega Parenti –
è nata dopo quella del soggetto,
successivamente adattato su misura a
quello che oggi è Rio: una meta up-todate e cool,ovvero la location perfetta
per il film di Natale”.
Sulla stessa lunghezza d’onda, il
giovane Luigi De Laurentiis, al quinto
cinepanettone: “Il Brasile è caldo,
trendy, pieno di musica e colori: un
paese in forte ascesa, amatissimo dagli
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vacanze esotiche
italiani, che continuiamo a far viaggiare
in tutto il mondo”, mentre De Sica fa
“mente locale”: “34 anni fa muovevo i
primi passi da showman tra Caracas e
Rio, dove ho vissuto la stagione d’oro
della bossanova: Tom Jobim, Vinicius…
Rio è la città più simile a Napoli e Capri
che conosca, gli abitanti sono molto
affettuosi, si mangia alla grande, e le
donne sono pazzesche”.
Dunque che film troveremo sotto
l’albero? “Alla base di tutto rimane il
divertimento”, tranquillizza Parenti, che
rivela come “Aurelio fosse inizialmente
poco incline a questa “rivoluzione”, ma
noi (Parenti e i co-sceneggiatori
Bencivenni, Martani e Saverni) non ne
potevamo più delle amanti di De Sica, e
del resto la mancanza di Boldi aveva già
rotto gli equilibri. Ma non temete, sia
per i padri che i figli Rio significa la
stessa cosa: belle donne da
rimorchiare…”.
Al femminile pensa anche De Luigi, alla
sua terza prova natalizia, divertito
perché “quest’anno sono un comico che
cerca di conquistare la Hunziker: per
tradizione, viceversa, il comico è
asessuato, un cartoon”.
In conclusione, Parenti non attribuisce
Cartoline da Rio
Vita da set: tra surf e caipirinha, ecco i “ragazzi
di Ipanema”
Prove tecniche di ripresa per Neri Parenti. Sulla celebre
spiaggia di Ipanema, il regista mira e rimira il ciak di Natale a
Rio, con un pensiero a Wilde: “Quest’attesa è insopportabile,
speriamo che duri”
valore politico all’eterna spaccatura tra
detrattori ed estimatori del
cinepanettone, ormai appuntamento
fisso per oltre 5 milioni e mezzo di
italiani: “Se un film non è di denuncia,
non ha colore politico. Certo, i politici di
destra sono più vicini al nostro
immaginario, perché danarosi e
impacciati, ma, accanto a Gasparri,
Mastella e il figlio di Alemanno, tra i
nostri fan ci sono anche Diliberto e
Rizzo”. Par condicio in sala: a Natale
può succedere anche questo!
%
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FOTO FEDERICO PONTIGGIA
1
“Che gelida
manina, se la lasci
riscaldar…”: Neri
al servizio della
star dei Cesaroni
Ludovico Fremont,
deb del
cinepanettone e
surfista anche
fuori dal set. Si
gira a settembre,
ma il tempo è già
natalizio...
2
Scatti rubati
durante le
riprese del film:
Christian & Co.
tra pause e gag
Massimo Ghini e Fabio De Luigi: sotto il vestito, la
muta. Ultimi attimi di relax prima di cavalcare l’onda,
ma la stoffa d’attore, quella, c’è tutta
3
5
Tutti a scuola da Parenti. Neri
catechizza Christian De Sica, perché
anche al 25° cinepanettone non si smette
mai di imparare. Inguainati e scultorei,
per i sei di Rio è tempo di trailer
4
Un raggio di sole
squarcia le nuvole
su Rio: defilè
carioca per
Michelle Hunziker,
mix esplosivo di
fascino e simpatia.
Mentre Emanuele
Propizio cerca
disperatamente di
non finire su
Paperissima…
6
Il samba è servito: sul mega-surf di
Proxima, “vanno in onda” effetti molto
speciali. Il maestro di danze De Sica dà il
tempo, e il Carnaval do Brasil mette il
tricolore: destinazione sala
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CAPOLAVORO
DA NON PERDERE
BUONO
DISCRETO
DELUDENTE
Racconto di
Desplechin moltiplica i punti di vista:
l’albero diventa totem che riunisce principi e
principesse dispersi
i film del mese
in sala
DA NON PERDERE
AMATO E ATTESO, in Francia, da un
piccolo esercito di fan, da noi Arnaud
Desplechin è arrivato solo con I re e le
regine, tragicommedia toccante ma
vista da pochi. Come quel film,
Racconto di Natale è un’altra fotografia
di un gruppo familiare, dei suoi conflitti,
dei suoi disordini affettivi e
sentimentali, che il regista declina in un
tono sospeso tra la favola nera e il mito.
Junon (Catherine Deneuve, valorizzata
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dicembre 2008
in tutta la sua geniale freddezza),
come la regina degli dei, si chiama
infatti la matriarca che regna,
indifferente, sulla microsocietà
rappresentata da una famiglia
d’intellettuali di Roubaix. L’albero
di Natale è il totem intorno a cui si
riuniscono principi e principesse
dispersi: la figlia scrittrice Elizabeth,
l’ultimogenito Ivan e Henri, il figlio
ripudiato e bandito dal regno. Molti
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Arnaud Desplechin
Catherine Deneuve
Drammatico, Colore
BIM
150’
anni prima esisteva un altro principe,
Joseph, sofferente di una rara malattia
genetica; Henri fu concepito come
farmaco, per donare midollo osseo al
Nel cast anche
Chiara
Mastroianni
Natale
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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i film del mese
favorito; ma risultò incompatibile.
Joseph è morto, però la sua
maledizione continua a gravare sui
congiunti: ora è Junon ad essere malata
e il figlio mal amato potrebbe salvarla.
Nel mettere in scena la famiglia
Vuillard, dispersa, mitica e banale allo
stesso tempo, Desplechin moltiplica i
punti di vista e spezza la linearità del
racconto, concedendoci le rivelazioni un
poco alla volta, con parsimonia. Senza
colpi di scena, però: ciò che si apprende
gradualmente è atteso, previsto e in ciò
sta la forza del film, che permette così
allo spettatore di concentrarsi sui
numerosi personaggi. Eppure
stenteremmo a definire la sua un’opera
“corale”, genere di moda che sempre
più spesso si accontenta dell’ovvio.
Se vogliamo trovare delle referenze a
questo film dal titolo – ironicamente –
dickensiano, le cercheremo piuttosto in
Bergman (ma con più cattiveria e più
ironia) o, come rilevato da alcuni al
Festival di Cannes, in Paul Thomas
Anderson (per la capacità di scavare in
ogni “carattere”) o nel Wes Anderson
dei Tenenbaum (per lo humour
melanconico misto a lampi di allegria).
Il regista sta col fiato sul collo dello
spettatore, lo obbliga a specchiarsi
nello schermo guardando in faccia
l’ipocrisia delle relazioni familiari; tanto
che il film richiede uno sforzo di
adattamento all’atmosfera che vi si
respira, prima di sintonizzarsi con i
gesti, gli sguardi, le motivazioni di
Mathieu Amalric in una
scena del film
Lo spettatore è obbligato a specchiarsi
nello schermo, guardando in faccia
l’ipocrisia delle relazioni familiari
ciascuno. Qualcosa può perfino
spaventare: l’ambiguità dei legami
familiari, la crudeltà nei confronti
dell’elemento ribelle; o la scena in cui
Junon traduce in equazione aritmetica
le sue speranze di vita. Però – e questo
è sorprendente – i conflitti tendono a
comporsi gradatamente in una serenità
inaspettata, una voglia di vita ostinata
che non ha bisogno di ricorrere
all’espediente dell’ottimismo.
Lasciandoti contento di aver affrontato
la prova e dimostrandoti, ancora una
volta, che le “favole cattive” svolgono
una funzione catartica. Attento a non
sacrificare nessuno dei suoi personaggi,
il regista coordina il cast ottenendone il
meglio. Con una nota di merito per
Mathieu Amalric, banale supercattivo
nell’ultimo 007 e qui, invece, folletto
spiritato e maledetto, un “gollum” di
famiglia borghese torturato e geniale.
ROBERTO NEPOTI
%
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dicembre 2008
i film del mese
La Duchessa
anteprima
Regia
Con
BUONO
Saul Dibb
Keira Knightley, Dominic
Cooper
Genere
Distr.
Durata
Biografico, Colore
Spencer: accattivante Keira
BIM
110’
UN’ ICONA DEL SETTECENTO, una donna
senza veli che pure indossa eccentrici,
sfarzosi costumi, una madre premurosa,
una sposa tenace. Georgiana Spencer
gioca sorridente nel giardino di Althorp –
è il 1774 ed ha compiuto i suoi 17 anni –
mentre pudicamente amoreggia con
Charles Grey. Dietro una tenda il Duca del
Devonshire la scruta altero mentre se la
sta comperando sottoscrivendo un
contratto con la mamma di lei. Il titolo e i
soldi in cambio del fascino, della
giovinezza e della fertilità. L’amore, in
questi casi, c’entra quasi nulla; la fedeltà
è un’opzione; la felicità un miraggio.
Conta dare il prima possibile un erede
maschio al casato e darsi da fare, in
silenzio, come mamma. Tutto questo
nella società inglese politicamente
vivace, alla quale Georgiana darà una
58
La storia dell'antenata di Lady D, Georgiana
rivista del cinematografo
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mano, e socialmente ipocrita, alla quale
Georgiana tenterà di dare una spallata,
casualmente imitata dalla sua ben più
nota discendente, Lady Diana, due secoli
dopo. Nei tanti film che tentano di
ricostruire ambienti e sentimenti del
tempo che fu, solitamente la storia è un
arredo come i tanti disseminati in palazzi,
alcove e teatri. In questo caso, con La
Duchessa, la storia è leggibile e
accattivante, perché desunta dalla
Il regista Saul Dibb
biografia della nobildonna sola e
combattiva scritta da Amanda Foreman.
Ciò che la regia di Saul Dibb giustamente
schiva è dare spazio a inutili letture
attualizzanti; quello che, invece, persegue
è dare spazio al racconto dei contrasti,
dolorosi e lacrimosi, tra la mente libera di
Georgiana e quella ipocrita del marito, tra
le amicizie di lei e le solitudini di lui, tra i
comizi rigorosamente Whig cui la Lady
partecipa e i letti con amanti frequentati
dal Duca e nei quali non esita ad invitare
anche Bess, la migliore amica della
moglie. Scandali a parte, il voyeurismo e
il feuilleton sono evitati, talvolta sembra
una comédie larmoyant armonizzata sui
toni e i gusti del cinema d’oggi. Per
questo gli attori devono essere tutti
bravissimi, e qui lo sono: Keira Knightley,
Ralph Fiennes, Charlotte Rampling,
Hayley Atwell e Dominic Cooper. Scene e
costumi, corredo essenziale,
contribuiscono di molto al piacere.
LUCA PELLEGRINI
%
i film del mese
Il giardino
di limoni
Madagascar 2
Missione Escape 2 Africa per il leone
Alex e i suoi amici yankee: tra gag e tolleranza,
si supera l’originale
Regia
Genere
Distr.
Durata
in uscita
BUONO
Dal regista de La sposa siriana,
coraggio e libertà in Cisgiordania: con lo
splendido volto di Hiam Abbass
DAL REGISTA DE LA SPOSA SIRIANA ERAN RIKLIS, Il
giardino di limoni, premio del pubblico a Berlino e ora in
cartellone a Tertio Millennio. Ancora protagonista la
splendida palestinese Hiam Abbass, qui nei panni della
vedova Salma Zidane, che in Cisgiordania si trova con un
vicino di casa molto scomodo: il ministro della Difesa
israeliano. Per ragioni di sicurezza, le viene intimato di
abbattere il suo giardino di limoni: complice la solidarietà
della moglie del ministro, Mira, e l’amore del suo giovane
avvocato, porterà il caso davanti alla Corte suprema di
Israele.
Una e bina in sala a dicembre (anche ne L’ospite
inatteso), la Abbass si carica sulle spalle la nuova
esplorazione della situazione medio orientale di Riklis: è
lei il termometro della crescente follia del teatro israelopalestinese, ma la prospettiva non è politica, bensì
umana. Sotto i riflettori, la relazione empatica tra Salma
e Mira, in cui affinità private ed esternalità pubbliche si
fondono nel segno del femminile. Coraggio e libertà, lotta
e diritti, a tutto si dà del “lei”, con una ferma dolcezza che
riesce a mettere nel fuoricampo le inverosimiglianze del
plot, la minaccia del buonismo e le insidie dell’apologo.
FEDERICO PONTIGGIA
%
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
60
Eran Riklis
Hiam Abbass, Ali Suliman
Drammatico, Colore
Teodora Film
106’
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
Tom McGrath, Eric Darnell
Animazione, Colore
Universal
89’
IL LEONE ALEX (con il ruggito di Ben Stiller, in Italia Ale), la
zebra Marty (Chris Rock, da noi Franz), la giraffa Melman
(David Schwimmer) e l’ippopotamo Gloria (Jada Pinkett
Smith): i simpatici protagonisti di Madagascar, l’animazione
DreamWorks campione di incassi nel 2005, ritornano sotto
l’albero con una nuova missione: Escape 2 Africa. Dal
Madagascar, i quattro mammiferi yankee cercano di far
ritorno a Central Park, complici i pinguini. Ma lo scassato
bimotore della Air Penguin rimane in volo solo il tempo
necessario a precipitare sulla savana continentale, dove Alex
& Co. si imbatteranno per la prima volta nei loro simili e,
qualcuno, nei genitori.
Felici new entry - Bernie Mac per il leone alfa Zuba, Alec
Baldwin per il rivale Makunga, e will.i.am nelle corde
dell’ippo-stallone Moto Moto – nel cast vocale Usa,
Madagascar 2 di Tom McGrath ed Eric Darnell si rivela
migliore dell’originale, con un’apertura a un pubblico
anagraficamente più vasto, ritmo e gag irrefrenabili (non
perdete gli sculettamenti di Gloria!) e, dietro le risate, una
contrapposizione tra civiltà e vita selvaggia, che apre
all’accettazione del diverso, ovvero del simile. Cercate di
vederlo nella versione originale.
JEAN-PIERRE HIPPO
%
in uscita
DA NON PERDERE
i film del mese
L’ospite
inatteso
Ember - Il mistero
Cast strepitoso
e spirito indie per
raccontare il sistema dell’immigrazione Usa:
senza sconti
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Tom McCarthy
Richard Jenkins, Hiam Abbass
Drammatico, Colore
Bolero Film
103’
in sala
UNA PICCOLA COMMEDIA UMANA, uno specchio privato nel
quale si riflettono i grandi problemi del mondo contemporaneo.
Un film senza ideologismi, che mostra le conseguenze concrete
delle decisioni adottate dai potenti del mondo. Grazie ad una
calibrata e raffinata sceneggiatura, che mette in primo piano i
caratteri dei protagonisti e le inconsuete relazioni (complice una
comune passione per la musica), il messaggio politico arriva in
modo semplice e, proprio per questo, tanto più convincente,
mescolando con naturalezza ironia, tenerezza e struggimento.
Walter, solitario e burbero professore in un college nel
Connecticut, tornando dopo molto tempo a New York trova il suo
appartamento occupato da una coppia di immigrati, il siriano
Tarek e la senegalese Zainab, cui è stato affittato con un
imbroglio. Spinto da un imprevisto sentimento di solidarietà,
Walter li ospita finché non trovino un’altra sistemazione e nel
frattempo stringe con Tarek una solidale amicizia. Quando il
giovane è arrestato dalla polizia perché clandestino, Walter si dà
un gran da fare per evitarne l’espulsione. L’incontro con Tarek e
poi con la madre del ragazzo rimette in gioco tutti i valori
nell’esistenza del maturo professore, costringendolo ad una
presa di coscienza, troppo a lungo rimandata.
FRANCO MONTINI
%
in sala
DA NON PERDERE
LOREM IPSUM DOLOR SIT AMET,
consectetuer adipiscing elit.
dalla forma
Donec vel mauris in diam
smagliante
e
la
sostanza
modesta.
Cast
imperdiet aliquam. Nullam
sottotono
fermentum. Sed consequat.
Sci-fi per ragazzi
L’INCIPIT INFORMA che alla fine del mondo un gruppo di
uomini illuminati – ovviamente bianchi, di mezza età e di
origini anglo-americane – costruirono Ember, una specie di
fortezza sotterranea che sarebbe dovuta durare 200 anni. Un
paio di secoli dopo quella città alimentata da un mega
Max Payne
Banale tentativo
di sfruttare un
videogame di successo. A metà strada tra
l’action e il noir, con un Wahlberg impassibile
FINO A UN CERTO PUNTO le cose sono chiare. Un detective
solitario (Mark Wahlberg) indaga sull’omicidio di moglie e figlio.
Sono coinvolti energumeni con le braccia tatuate di demoni
alati, che assumono sostanze blu fluorescenti, prodotte dalla
casa farmaceutica in cui lavorava la defunta signora. Poi tutto
s’ingarbuglia, il caos (anche stilistico) prolifera, la soluzione evidente per tutti- sfugge al protagonista. La coerenza
narrativa non deve essere stata la preoccupazione principale
degli artefici di Max Payne, omaggio al videogame che ha
innovato l’uso delle interfacce e le coreografie di ascendenza
cinematografica. La script di Thorne utilizza persino materiali e
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
62
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
DISCRETO
John Moore
Mark Wahlberg, Mila Kunis
Action, Colore
20th Century Fox
100’
della città luce
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Stella
I 400 colpi
Gil Kenan
Saoirse Ronan, Bill Murray
al femminile di Sylvie
Verheyde: un nobile romanzo di formazione,
troppo benevolo
Sci-fi, Colore
Eagle Pictures
95’
generatore è in pericolo a causa delle interruzioni di corrente
elettrica e delle apparizioni di mostruose creature. Toccherà a
due impavidi adolescenti, Lina (Saoirse Roonan) e Doon
(Harry Treadaway), chiarire i misteri di Ember e difenderla dai
mastini dell’abietto sindaco Cole (Bill Murray). Scenografo
(Martin Laing) e direttore della fotografia (Perez Grobet) si
sono superati nel ricreare l’universo distopico e senza luce
descritto da Jeane Duprau nel romanzo City of Ember,
regalando a una modesta sci-fi una confezione di notevole
impatto visivo. Peccato che dentro la smagliante cornice il
quadro sia opaco: lo script assomma vari sottotesti narrativi
(dalla corruzione alla crisi energetica), e non bastano uno
score magniloquente e qualche bacarozzo gigante a infondere
pathos a una regia spenta. Grandi nomi – c’è anche Tim
Robbins –, ma scarsa personalità. Anche la Ronan sembra
divertirsi poco. Che l’espiazione non sia ancora finita?
GIANLUCA ARNONE
%
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Sylvie Verheyde
Léora Barbara, Melissa Rodriguès
Commedia, Colore
Sacher Distribuzione
103’
PARIGI, 1977. Stella (Léora Barbara) ha 11 anni, vive “nel”
bar di famiglia, a suo agio tra ubriaconi e disoccupati, ma,
per volontà di genitori ottimisti quanto improvvidi, a scuola
va in centro, insieme ai figli della borghesia, con ovvie
difficoltà ambientali. Per fortuna, c’è Gladys (Melissa
Rodriguès), figlia di esuli ebrei argentini, che diventerà la
sua migliore amica.
Presentata alle Giornate degli Autori veneziane con lo
slogan “I 400 colpi al femminile”, l’opera terza della
francese Sylvie Verheyde ne mette a segno molti meno
rispetto al capolavoro di Truffaut. Se il côtè autobiografico è
genuino, viceversa, lo spirito “e vissero felici e contenti
(nonostante tutto)” appare a tratti inconsulto, come se
mancasse la sintesi tra le gioie e i dolori del coming to age e
la voce over della protagonista che li commenta con distacco
anodino. Nobiltà di intenti, ma irresolutezza poetica, con i
turbamenti di fronte ai libri, le prime feste e l’amicizia,
ovvero la consapevolezza del “mondo là fuori”, che sullo
schermo appaiono filtrati da una memoria troppo benevola.
Cordoglio a margine, Stella è una delle ultime
interpretazioni di Guillaume Depardieu, il figlio di Gérard,
scomparso il 13 ottobre.
FEDERICO PONTIGGIA
%
in sala
in sala
DISCRETO
DELUDENTE
situazioni dell’arcade, mentre John Moore – che aveva diretto il
remake de Il presagio – si adopera nel ricreare atmosfere
malsane e artifici visivi di dubbio impatto (una New York
banalmente sommersa dalla notte perpetua e la pioggia
battente), cercando di unire l’action contemporaneo al noir
classico. La sintesi si riduce a una rintronante ammucchiata di
effetti sonori e pistole, sbirri corrotti e mostri in CG, nostalgie di
Bogart e - ogni riferimento all’impassibile Wahlberg è del tutto
intenzionale - pietrificati epigoni. Maximum Pain.
GIANLUCA ARNONE
%
dicembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
63
i film del mese
Happy Go Lucky
La felicità porta fortuna
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
BUONO
Sally Hawkins, Alexis Zegerman
Commedia, Colore
Sentimenti e furbizia per il New Deal di Mike
Mikado
Leigh: poetica ultra-light e tanto ottimismo
118’
DOPO LA PALMA D’ORO per Segreti e
bugie nel 1996 e il Leone d’Oro per Il
segreto di Vera Drake nel 2004, nello
scrigno dell’inglese Mike Leigh mancava
solo l’Orso d’Oro: con Happy Go Lucky
non l’ha vinto, ma ci è andato vicino,
“regalando” quello d’Argento alla sua
protagonista, la solare e ilare Sally
Hawkins. E’ lei a dare anima e corpo alla
giovane insegnante elementare Poppy,
spirito libero, ma responsabile.
Appartamento in condivisione con
un’amica, flamenco e pedana elastica
nel tempo libero, quando inizia le lezioni
di guida, dovrà fare i conti con un
istruttore fuori di testa, arrabbiato col
mondo. Normale, comunque, che tutti si
innamorino di lei. A 65 anni suonati, il
vecchio leone Mike Leigh si riscopre
variopinto e ottimista, quasi in
Technicolor, complice una nuova
64
in sala
Mike Leigh
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
pellicola Fuji sensibile al
multicromatismo. Dettagli tecnici che
corroborano il “New Deal” del regista:
basta tinte dark e personaggi cupi, sotto
col ritmo e una poetica ultra-light, che
lascia soddisfatti – ma non sazi - gli
spettatori.
Alla ricerca della felicità perduta, quella
rinnegata sia dal thatcherismo che fu,
sia dal New Labour di Blair e accoliti,
Il regista Mike Leigh
Leigh mette la politica nel fuoricampo,
riservando solo qualche nicchia per “la
morale”, e riempie il quadro di buon
umore e buoni sentimenti, forse non
buonisti, ma comunque molto furbi.
Esilissima la trama, di cuore i
personaggi, drammaturgicamente si
respira il disegno di Segreti e bugie: ma
se là la chiave di volta era una muta
disperazione, qui sono risate fragorose,
a uso e consumo – a partire dalla
Berlinale – di spettatori prostrati da
troppi drammi a sfondo sociale.
Attributo che, del resto, troviamo anche
qui, ma ridotto a puro setting, senza
intenti critici e antagonisti: “Così è la
vita”, concludeva Segreti e bugie Cynthia
(Brenda Blethyn), trovando belle “come
due nanetti” le figlie, una bianca e l’altra
nera, ritrovate. Happy Go Lucky è il
sequel di quell’affermazione, con un
approdo che piacerebbe a Calopresti: la
felicità non costa niente.
FEDERICO PONTIGGIA
%
LA FOTOGRAFIA
È OVUNQUE.
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Solo un
padre
Un attimo
sospesi
Riflessione
sui massimi sistemi per
l’esordiente Peter Marcias: poca incisività e idee
che si perdono insieme ai personaggi
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
in sala
BUONO
Lucini
si destreggia (bene) tra melò e
commedia per raccontare le vicissitudini di un
ragazzo padre. Sorprende Argentero
SOLO UN PADRE è un esempio di come si possa fare del
buon cinema popolare anche in Italia. Certo il
sentimentalismo è dietro l’angolo, alcuni caratteri sono
appena abbozzati e la musica (da Giorgia all’Everybody
Hurts dei R.E.M.) spesso sovrasta le immagini. Ma il
timone di Lucini è più sicuro che in passato, e da I tre
metri sopra il cielo degli esordi al bel romanzo di Nick
Earls anche le sue letture sono migliorate. Qui si parla di
paternità, di lutti, della necessità di affrontare i propri
fantasmi, con un tono insieme serio e scanzonato (alla
Hornby?). Non era facile spostare la vicenda dalla calda e
tropicale Brisbane alla grigia, industriale Torino. Invece il
regista milanese – che rivela un inaspettato talento
fotografico – vi coglie un’opportunità e gioca sulle
rispondenze tra le luci, gli spazi e gli umori dei
personaggi. Aggiungiamo che nonostante la presenza dei
tanti comprimari – incantevole la donna angelo Diane
Fleri – il film è interamente sulle spalle di Argentero,
sorprendente come – nonostante l’espressività limitata, o
forse proprio grazie a questa – riesca sempre ad aderire
alle situazioni e al loro contenuto emotivo. Perfetto per
alleggerire il melò e camminare sulla commedia in punta
di piedi.
GIANLUCA ARNONE
%
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
66
Luca Lucini
Luca Argentero, Diane Fleri
Commedia, Colore
Warner Bros
93’
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
Peter Marcias
Paolo Bonacelli,Ana Caterina Morariu
Drammatico, Colore
Ultima Onda
90’
ROMA, OGGI. Giornate ordinarie e problematiche quotidiane
si intrecciano nell’esistenza di alcuni abitanti del quartiere:
dal proprietario di un piccolo alimentari sovrastato dall’ansia,
alla fotografa e mamma single del piccolo Joe, passando per
un’ex cantante ritiratasi a vita privata in una roulotte, per
arrivare al vecchio professore, astronomo da anni rinchiuso
nel suo grande appartamento. Sullo sfondo, la minaccia di
una guerra globale. Mai volgare, ma allo stesso tempo poco
incisivo, l’esordio al lungometraggio del sardo Peter Marcias
(numerosi corti all’attivo più la docufiction Ma la Spagna non
era cattolica?) guarda altissimo – non solo verso la notte
stellata, ma a riferimenti un po’ troppo fuori portata, vedi
Robert Altman – e perde di vista l’obiettivo, così come i
personaggi: che entrano in gioco per poi andarsene senza
salutare (come nel caso dello psicologo Frassica o della
coinquilina del pizzicagnolo, Ana Caterina Morariu), o per
segnare prepotentemente il territorio, come la rediviva
Farida, cantante alla quale Marcias regala letteralmente il
“ruolo” della vita. Riflessione sui massimi sistemi che
finisce per accartocciarsi su se stessa, comunque ben
accompagnata dalle musiche di Liberatori.
VALERIO SAMMARCO
%
in sala
DISCRETO
Catturati da Blu-ray.
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i film del mese
The Millionaire
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
DA NON PERDERE
Dev Patel, Freida Pinto
Drammatico, Colore
Lucky Red
Ottimo incontro
tra il ritmico Danny Boyle
e la naturalezza del caos indiano
120’
ALCUNI INCONTRI sono dirompenti.
Come quello tra il cinema ritmico di
Danny Boyle e la naturalezza del caos
indiano. Ne esce The Millionaire, ottava
fatica del regista di Trainspotting, nonché
ode al montaggio esplosivo. Polvere di
spezie ma anche da sparo, il film si ispira
al bestseller “Q&A” dell’indiano Vikas
Swarup in cui si racconta l’inspiegabile
successo del giovane Jamal Malik al
popolare telequiz “Chi vuol esser
milionario?”. Inspiegabile perché il
ragazzo è uno “slumdog”, un figlio dei
bassifondi (gli “slum”) di Bombay,
membro di quella casta di miserabili da
cui si può solo migliorare. Orfano ma col
fratello maggiore Salim e l’amichetta del
cuore Latika, Jamal vive infanzia e
adolescenza tra fughe e rincorse, finché
– divenuto Chai-wallah (ragazzo che
porta il tè) in un call center – approda
68
in sala
Danny Boyle
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
casualmente alla trasmissione. Ogni sua
risposta è la risultante di un
collegamento a un episodio della vita.
Osannato dal popolo quale eroico riscatto
degli “ultimi”, ma ostacolato dal gotha
dello show, Jamal sorprende per la sua
integrità dickensiana: gli sta più a cuore
il ritrovamento dell’amore di Latika che
non la vittoria di 20 milioni di rupie. Se la
favola induce a intuire il raggiungimento
L’esordiente Freida Pinto
di entrambi, il film non lo rivela
favorendo l’effetto sorpresa. E la regia di
Boyle è come una danza di contrappunto,
impeccabile nei flashback che alternano
le esperienze di Jamal ai momenti del
gioco, imbastiti da un incalzante
andamento audiovisivo – seppur più
colorato e rumoroso – già utilizzato per
raccontare quei ragazzacci scozzesi a cui
deve gran parte della celebrità. Benché
non ai livelli del capolavoro
Trainspotting, The Millionaire è
indubbiamente un film di notevole
realizzazione, girato tra l’altro in situ, a
Dharavi, il più vasto slum dell’India, e
interpretato da bambini non-attori
raccolti in loco: l’inclusione nel cast ha
dato loro l’occasione di andare a scuola,
regalando forse un “destino” (concetto
onnipresente nella cultura indiana e
dunque nel suo cinema, anche quando di
Brit-produzione) che non avrebbero mai
sognato.
ANNA MARIA PASETTI
%
telecomando
teratura: novità e bilanci
Homevideo, musica, industria e let
DVD
Gomorra e Il Divo,
l’ultimo Batman e
altri supereroi
Borsa del cinema
Bilancio della I edizione
di Cineshow, franchise
007 con la Broccoli
Libri
Il cinema di Tarantino e
P. T. Anderson. Le più belle
foto dai set di Mary Ellen
Marks
Colonne sonore
All’origine del musical
con High School, poi i
djembe dell’ospite
inatteso
Strenne
d’autore
Vademecum per districarsi
nel mare magnum di
offerte e collezioni natalizie
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
DVD
di Valerio Sammarco
Un Natale all’insegna
delle emozioni e delle
celebrazioni: dalla “Red
Curtain Trilogy” di
Luhrmann al cofanetto
25 anni BIM
Feste da (s)ballo
72
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
PREPARATE L’ALBERO.
Che sia abbastanza grande da
poter contenere tutte le strenne for mato Dvd di questo
Natale 2008, mai così “rosso”
fuoco: amori e danze, come il
cofanetto “Red Curtain
Trilog y” che racchiude
Ballroom, Romeo+Giulietta e
Moulin Rouge di Baz Luhrmann
(20th Century Fox), antipasto
niente male dell’atteso Australia,
o più semplicemente rosso
come la passione, criterio con
cui BIM ha selezionato 25 film
tra i più importanti della sua
storia in 25 anni di attività:
dall’Aurora di Murnau a Into the
Wild di Sean Penn,
senza dimenticare
Jules & Jim di
Truffaut e I segreti di
Brokeback Mountain
di Ang Lee, che 01
distribution propone anche nella ver-
sione doppio disco, così come
l’ultimo film di Wong Kar-wai,
Un bacio romantico con Jude Law
e Norah Jones. Sempre da 01,
poi, i musicali Control e Berlin di
Anton Corbijn e Julian
Schnabel, entrambi con
copia per IPod e IPhone, e il
documentario di Sergio
Basso Viag gio di Gesù.
Rimanendo in tema di celebrazioni, Dolmen Home
Video rende omaggio ai
“100 anni di Manoel De
Oliveira” con un cofanetto contenente Il principio dell’incertezza,
Un film parlato, Il quinto impero e
Belle Toujours. Per accontentare
“lui”, “lei” e i più piccini, attenzione infine alle tre proposte
Fox: cofanetto “Il pianeta delle
scimmie - La saga completa”,
confezione extra lusso contenente ben 17 dischi con tutti i
film di Marilyn Monroe e Ortone
e il mondo dei Chi, ricco di contenuti speciali e un inedito cortometraggio targato L’Era glaciale.
dicembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
73
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
DVD
La cl as se de i cl as si ci
a cura di Bruno Fornara
REGIA Ernst Lubitsch
CON Marlene Dietrich,
Herbert Marshall
GENERE Drammatico
(1937)
DISTR. Cecchi Gori HV
Flamingo Video
Angelo
PRIMA IMMAGINE: un aereo
Ladies and
Gentlemen...
Il capolavoro è servito: in diverse
edizioni Il cavaliere oscuro di Nolan
QUARTO INCASSO MONDIALE di tutti i tempi
($ 997,607,482) e consensi planetari: Il cavaliere oscuro di
Christopher Nolan - una delle più imponenti trasposizioni da fumetto che il grande schermo ricordi - arriva
in DVD con 4 differenti edizioni. Oltre al disco singolo, previste oltre 2 ore di inserti speciali – “Il film in
dettaglio”, “Le 6 incredibili sequenze IMAX®”, “Per
le strade di Gotham” – nell’edizione due dischi, mentre per il Blu-ray altri contenuti aggiuntivi, tra i quali
“Batman e la tecnologia”, “Batman smascherato, un
viaggio nella psiche di Bruce Wayne” e “18 introvabili
scene extra del film”. Per chi volesse rivivere poi l’avventura dell’uomo pipistrello secondo Christopher
Nolan, consigliamo il cofanetto contenente anche
Batman Begins. Per appassionati e collezionisti, infine,
l’esclusiva edizione Deluxe a tiratura limitata con BatPod: riproduzione della moto di Batman, nuovo
gioiello tecnologico del Cavaliere oscuro.
DISTR. WARNER HOME VIDEO
74
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
in volo verso Parigi. Seconda
immagine: il volto di Marlene
Dietrich incorniciato dal finestrino, un cappello a falda larga
le divide il viso tra luce e ombra.
Fin dall’apertura, Lubitsch rivela
tono, senso e atmosfera di questo meraviglioso e molto terrestre Angelo, film chiaroscurale,
dove tutto quello che resta in
penombra è importante quanto
e più di ciò che viene posto in
luce. Subito dopo, la signora
dichiara un falso nome in un
hotel parigino e l’ombra sul
volto è ancora lì, segno di un
mistero, forse di un adulterio.
“Quando l’inizio di una cosa è
molto bello, mi chiedo se la fine
conti”. La signora è a Parigi per
chiedere un consiglio, che non
sia però sensato: non vuole né
buon senso né logica. Ellissi e
sottintesi, desiderio e amore,
sorprese e contraccolpi, piatti
riportati in cucina (e commentati dalla “servitù”). Il vero, l’irreale, il nascosto, il possibile: e la
malinconia. Dialoghi troppo
belli: come quando lui le chiede
se è mai stata in balia della solitudine. Lei: “Spesso”. Lui: “E
cosa ha fatto?”. Lei: “Ho pianto”. Già: ciò che sta nascosto
dietro l’eleganza e la bellezza,
dietro le sottigliezze e le parole,
è la solitudine.
Fi lm in or bi ta
a cura di Federico Pontiggia
Saving Grace
(Mya)
Serie poliziesca con il debutto tv del premio Oscar
Holly Hunter. Per la detective “angelicata”, missione
redenzione da alcol, fumo e sesso facile: la morale?
Bisogna avere fede.
Una moglie bellissima
(Joi)
Questo Natale sta al palo, ma i fan di Leonardo
Pieraccioni non temano: il suo ultimo film arriva in
(prima) tv. Galeotto il titolo: per ora rimane solo
bellissima, ma Laura Torrisi gli ha rubato il cuore.
Dexter
(Fox Crime)
Giustiziere e serial killer: è Dexter Morgan, il perito
ematologo della polizia scientifica di Miami. Seconda
stagione dal 16 dicembre, al centro il pericoloso
legame con la sexy Lila. Sangue pazzo...
DISTR. LUCKY RED
Italia
nostra
Scene tagliate, making of
e contenuti aggiuntivi:
ecco Gomorra e Il Divo
Dopo la duplice, assoluta
affermazione al Festival di Cannes e
l’altrettanto rimarchevole risposta
del pubblico una volta in sala,
Gomorra (01 distribution, anche in
versione BRD) di Matteo Garrone (il
22 gennaio sapremo se nel novero
dei 5 candidati all’Oscar come
Miglior film straniero) e Il Divo
(Lucky Red) di Paolo Sorrentino –
entrambi con 5 nomination agli EFA –
arrivano sul mercato Home Video
praticamente a braccetto, a distanza
di una decina di giorni l’uno
dall’altro. Visione obbligatoria per
chi ancora non l’avesse fatto e ricchi
contenuti speciali per approfondire
ulteriori aspetti intorno la genesi e la
realizzazione dei due film, attraverso
interviste (a Sorrentino, al cast e alla
troupe per Il Divo, a Roberto Saviano
e agli attori per Gomorra), scene
tagliate e making of.
DISTR. 01 DISTRIBUTION
dicembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
75
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
DVD
Eroi e supereroi
HEROES STAGIONE 2
Stagione
travagliata per la
creatura di Tim
Kring, interrotta
all’11° episodio
per lo sciopero
degli autori USA.
Tra gli extra,
scene tagliate,
finale alternativo e video virale.
DISTR. UNIVERSAL
KEN IL GUERRIERO
Il popolo di Artur
Eccentriche visioni: in un dittico gli emarginati di Aristakisyan
Bianco e nero accecante, poetica del vero e
ritratto sconvolgente dei diseredati della Russia
post comunista. Ladoni (Palms) e Mesto na
zamle (Last Place on Earth) del moldavo Artur
Aristakisyan, il primo documentario del ’93
(saggio di diploma di laurea) sugli emarginati
che durante il regime erano rinchiusi nei gulag, il
secondo realizzato otto anni più tardi e
claustrofobicamente circoscritto in un edificio
diroccato di Mosca che ospita la comune
“Tempio dell’amore”, rifugio per derelitti e
invalidi della città, sorta di utopia che non avrà
gli esiti sperati. La miseria che va oltre la
rappresentazione, la disperazione oltre lo
sconvolgimento: la collana Eccentriche Visioni
di Rarovideo propone i due film in cofanetto, con
Booklet da 32 pagine e il workshop con
Aristakisyan durante il Potenza International
Film Festival, con lungo e approfondito dibattito
condotto da Enrico Ghezzi.
Campione
d’incassi
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
300 - EDIZIONE LIMITATA
DISTR. WARNER HOME VIDEO
HELLBOY - THE GOLDEN
ARMY
Secondo episodio per il cinequiz su Xbox:
attenzione alle colonne sonore
76
DISTR. DOLMEN HOME VIDEO
Scene
inedite,
inserti
storici,
sguardo
alla fantasia di Frank Miller + Bonus
Disc inedito e un vero “bottino di
guerra” da collezione, con libro da
48 pagine e 6 card.
DISTR. RAROVIDEO
Sce ne IT
Dopo l’ottimo successo riscontrato dal primo
capitolo, Scene IT ritorna su Xbox 360 con un
nuovo episodio, sottotitolato “Campione
d’incassi”, che mette a disposizione oltre mille
domande, di vario genere, relative ai migliori film
mai usciti al cinema, con alcuni quiz divertenti e
originali come ad esempio quelli nei quali bisogna
indovinare il film dai titoli di coda piuttosto che
ascoltando un pezzo della colonna sonora
originale. Il gioco permette ad un massimo di
quattro persone di sfidarsi in contemporanea
Serie animata
per la tv di culto,
ora film di
Takahiro
Imamura, qui in
Collector’s
Edition: interviste
agli autori,
making of, music
clip e libro di 120 pagine.
sulla stessa console mediante il controller
dedicato a forma di joystick, ma anche di giocare
online, in rete, contro altri giocatori, grazie al
servizio di Microsoft denominato Xbox Live.
Per saperne di più visitate
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ANTONIO FUCITO
Disco singolo,
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lenticolare, Bluray e Collector’s
Edition per il 2°
capitolo del
supereroe Dark
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cinema da Guillermo Del Toro.
DISTR. UNIVERSAL
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CON ALLEGATO CD ROM
★ Diffuso capillarmente nell’ambiente dello
Spettacolo
★ Migliaia di nomi che contano nel “Chi è del
Cinema e della TV”
★ Le Ditte del Cinema, della TV, della
Comunicazione
★ Tutte le e-mail ed i siti
★ Gli Statuti, le leggi e gli accordi di co-produzione
★ I film italiani dal 1930
★ I premiati del Cinema Italiano: Oscar, Venezia,
Medaglie d’Oro Una vita per il Cinema, David
di Donatello, Nastri d’Argento
★ Le sale e le multisale italiane
★ Supporto online www.annuariodelcinema.it
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Telecomando
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Prodotti, servizi e soluzioni per la fruizione multistrato delle immagini: è CineShow,
rassegna per operatori di settore e non solo
“Occasione
per riflettere sui
cambiamenti in
atto”, parola di
Alberto Barbera
78
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2008
UNA FIERA PER IL CINEMA,
dove mostrare attrezzature, prodotti, servizi, soluzioni e far
conoscere le più innovative tecnologie per la fruizione delle
immagini destinate ai vari canali:
dal grande al piccolo schermo,
dall’home video al web.
Esperienze di questo tipo già
sperimentate all’estero, ora esistono anche in Italia. A Torino,
in concomitanza con il Festival
diretto da Nanni Moretti, dal 18
al 20 novembre si è infatti svolto CineShow, un’articolata rassegna dedicata agli operatori del
settore, ma non solo.
“L’idea di partenza - spiega
Alberto Barbera, direttore del
Museo Nazionale del cinema e
presidente del comitato scientifico di CineShow - è stata quella
di mettere in contatto il mondo
del cinema con altri comparti
industriali, per favorire sinergie
e collaborazioni, anche alla luce
dei drastici cambiamenti in atto
nel consumo di immagini e
delle novità introdotte dalla legislazione in materia cinematografica”. Così, accanto ad una
sezione espositiva, organizzata
nel quartiere fieristico del
Cast & Crew
di Marco Spagnoli
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Da 25 anni nel “franchise” Bond: il segreto di Barbara Broccoli
Lingotto e alla quale hanno partecipato produttori e distributori di apparecchiature cinetelevisive, di impianti di proiezione e
amplificazione, di arredi per le
sale cinematografiche, di
software e apparecchiature digitali, CineShow ha proposto
anche un’intensa attività convegnistica e spettacolare.
Quest’ultimo aspetto si è concentrato sulla proiezione di film
in 3D, considerata la nuova
frontiera del grande cinema per
la sala, con anteprime e novità di
particolare rilievo, a cominciare
dall’ultima animazione Disney,
Bolt. Non sono mancate attrazioni destinate al pubblico degli
appassionati, come una mostra
di costumi e alcune sedute pubbliche di makeup. Per ciò che
riguarda incontri, seminari e
laboratori, si è cercato di stimolare ulteriormente i rapporti fra
domanda e offerta, perché da
un lato il cinema è alla ricerca di
nuove risorse e investitori, che
possano compensare la progressiva, fatale diminuzione dell’intervento pubblico nel settore,
dall’altro offrire alle imprese
opportunità promozionali di
prestigio. In questo senso si
sono studiate e analizzate le possibilità offerte dal product placement, con una giornata dedicata
all’integrazione fra cinema e
brand.
Produttori, registi, pubblicitari,
responsabili marketing e comunicazione hanno presentato dati,
esempi e opinioni utili per
approfondire i risultati delle
prime integrazioni di marchi e
prodotti all’interno dei film italiani. Così come si sono discusse
le possibilità offerte dalla pubblicità su grande schermo, studiando in particolare i nuovi sistemi
di programmazione che possono essere introdotti dal prossi-
25 anni fa con Octopussy Barbara Broccoli,
figlia di Albert “Cubby”, ideatore della trasposizione cinematografica dei romanzi di
Ian Fleming, ha esordito nel franchise di
famiglia in qualità di assistente. Insieme al
fratellastro Michael G.Wilson ha ereditato la
direzione della Eon Productions dal padre,
scomparso nel 1996. “Mio padre e Harry
Saltzman hanno sempre pensato che sarebbe
stata una serie di film e non un singolo titolo:
è stata quella fiducia nel personaggio e un
grande impegno a determinare la nascita di
un nuovo genere cinematografico”.
Come?
Circondandosi di persone di valore come
Sean Connery, il regista Terence Young, lo
scenografo Ken Adam e altri che hanno sviluppato i film e i personaggi di 007.
E oggi?
Con noi lavorano diverse generazioni di persone che hanno contribuito in maniera determinante al successo dei film. Figli e nipoti di
persone che hanno incominciato con papà.
Tutti quanti diamo il meglio per piacere,
ancora una volta, al pubblico.
Un segreto per il successo?
Avere un rapporto chiaro e determinato con
gli Studios di Hollywood. Papà ha sempre
detto: “Persone temporanee prendono decisioni permanenti”. Come lui ieri, tutti noi
oggi siamo protettivi nei confronti di James
Bond. Papà diceva anche: “Se dovete fare
errori su 007, fateli voi e non lasciate prendere ad altri decisioni sbagliate”.
box office (aggiornato al 24 novembre)
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Twilight
La fidanzata di papà
Nessuna verità
Changeling
Quantum of Solace
High School Musical 3
The Orphanage
Galantuomini
Si può fare
Wall•E
€ 33,949,269
€ 34,840,060
€ 11,302,783
€ 12,746,345
€ 16,519,805
€ 18,953,382
€ 31,171,195
€ 33,197,011
€ 31,117,972
€ 38,539,250
N.B. Le posizioni sono da riferirsi all’ultimo weekend preso in esame. Gli incassi sono complessivi
mo uso del digitale e dei trend
futuri. In questa prospettiva da
segnalare anche Movie&Co., un
concorso rivolto ai giovani
videomaker per l’ideazione e la
realizzazione di spot e filmati
aziendali. A Torino è stata proposta una preview di tutti i filmati in gara per l’edizione 2008.
Per ciò che riguarda le risorse, si
sono incontrati i rappresentanti
di fondi regionali e nazionali,
film commission e broadcaster
di tutta Europa nella consapevolezza che sempre di più sia la
produzione di film per il cinema
che di audiovisivi in genere avrà
un respiro ed una connotazione
internazionale. “CineShow aggiunge Barbera - intende essere una manifestazione a cavallo
fra cultura e industria, un’occa-
sione per riflettere sui cambiamenti in atto: oggi si è tutti alla
ricerca di un modello di piattaforma integrata nella quale
vecchi e nuovi media convergano alla ricerca di contenuti da
produrre e distribuire”. Il cinema, insomma, sta cambiando ed
è necessario cambiare e moltiplicare anche gli appuntamenti
professionali.
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Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
Libri
Idee regalo per
appassionati e neofiti:
Dizionario Horror, volumi
fotografici e monografie
su Tarantino e Paul
Thomas Anderson
Paura
sotto l’albero
AB C Hor ror
Pau l Fic tion
“Il terrore nasce dalla mente, il pubblico è spaventato dalle
proprie intuizioni più che da ciò che vede”. Condividete
l’affermazione “hitchcockiana” del regista Simon West, oppure
state dalla parte di Cronenberg e della sua poetica delle
immagini corporee al limite della sopportazione? L’horror è
forse il genere più vario e articolato eppure saldamente
codificato e riconoscibile. Per questo il nuovo Dizionario del
Cinema Electa dedicato all’Horror (a cura
di Angelo Moscariello, pagg. 352, € 20,00)
ci pare il volume più denso e affascinante
della collana. Dall’espressionismo
tedesco, all’horror “della porta accanto”
spagnolo, passando per il nudie degli anni
‘60, la stagione d’autore degli anni ’70 e lo
slasher degli ‘80 fino al più recente torture
hard-gore Hostel, una miniera di info e
illustrazioni bellissime. Anzi no, orribili.
Emersi dall’ondata indy dei ’90, agli antipodi per cultura e
sensibilità, Quentin Tarantino e Paul Thomas Anderson sono
stati tra i protagonisti più interessanti del cinema americano
di questi anni, capaci di assorbirne la crisi dentro una prassi
che sceglieva d’innovarsi dialogando con la tradizione. Tra
passato e presente si muovono anche due
saggi italiani a loro dedicati. In Quentin
Tarantino – Asfalto nero e acciaio rosso
sangue (Le Mani, pagg.190, € 12,00) Simona
Brancati utilizza i metodi dell’indagine
investigativa per ricostruire-decostruire
l’universo Tarantino; più classico, ma non
meno rigoroso, il percorso scelto da Diego
Mondella in Piovono rane dal cielo. Il
cinema di Paul Thomas Anderson (Il Foglio,
pagg. 229, € 15,00), disamina di uno stile solo in
apparenza derivativo e ricco invece di novità.
GIORGIA PRIOLO
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GIANLUCA ARNONE
Imm ort ala re il mit o
Il generale Kurtz, alias Marlon Brando, gioca con una libellula,
uno scarafaggio zampetta sulla sua testa, un bimbo vietnamita
riposa dolcemente appoggiato alla sua schiena. E questo solo
dal set di Apocalypse Now. Se pensate che la fotografa Mary
Ellen Marks ha immortalato i più importanti set hollywoodiani
e non, da La mia droga si chiama Julie a
Babel, potete farvi un’idea della bellezza del
volume fotografico Seen Behind the Scenes –
40 years of photographing on set (Phaidon,
pagg. 264, € 49,95): 200 foto più testi (in
inglese) di grandi autori, da Milos Forman a
Tim Burton. Sempre in tema di volumi
preziosi, Electa pubblica Visconti (pagg. 313,
€ 90,00) testi di e interviste al regista
milanese con centinaia di immagini dai suoi
set e un bel saggio biografico di Caterina D’Amico,
nipote della sceneggiatrice Suso.
Sacralità di
pensiero
Versatilità di un intellettuale: Corpus Pasolini
di Massimiliano Bortolomiol
GIORGIA PRIOLO
Ger ma nia da sco prire
Il cinema tedesco dà grandi segnali di risveglio: la timida
piacevolezza di Goodbye Lenin è cresciuta fino all’ampio
respiro del capolavoro Le vite degli altri e al grande affresco
de La Banda Baader Meinof. Così l’editoria cinematografica
torna ad occuparsi di Germania. Lindau
pubblica Storia del cinema tedesco – Dalle
origini alla riunificazione di Bernard
Eisenschitz (pag 204, € 18,00). Purtroppo i
capitoli sul cinema delle origini sono più
approfonditi, rispetto agli ultimi decenni e il
saggio si ferma agli anni ’90 e al Derrick
televisivo. Più approfondita è la monografia
Effi Briest – da Fontane a Fassbinder a cura
di Cimmino, Dottorini e Pangaro (Il Castoro,
pagg. 195, € 16,00), che indaga il rapporto tra
romanzo e film come dialettica capace di creare
nuove idee di cinema e di letteratura.
GIORGIA PRIOLO
Percor si nat aliz i
Un viaggio natalizio in un percorso cinematografico: la
proposta di Giorgio Simonelli in Cinema a Natale – Da Renoir
ai Vanzina (Interlinea Ed., pagg. 128, € 12,00). Un’analisi
storico cinematografica di pellicole scelte accuratamente, che
individua un filo conduttore tra film diversi per scelte tecniche,
rappresentative e contenutistiche, ma legati dal tema del
Natale. Un terreno fitto e variegato in cui si incontrano Renoir,
Germi, Capra, Avati e Demy, fino ai fratelli
Vanzina. Un repertorio esauriente che
tocca i temi della famiglia, del mistero
della nascita di Gesù, della vita come bene
supremo, ma anche la leggerezza dei
commerciali “cinepattoni”. Il Natale
divenuto oggetto di rappresentazione
filmica, dalle origini alla festività, si carica
di significati religiosi, culturali e sociali,
immortalati nell’obiettivo di una cinepresa.
SERENA CANFORA
Corpus Pasolini
Alessandro
Canadé
Ed. Luigi
Pellegrini Editore
€ 20,00
Sono passati 33 anni dalla morte di Pasolini. La sua
vita e la sua opera sono stati oggetto di fiumi di
inchiostro. Eppure, leggendo Corpus Pasolini, ci si
rende conto che sono ancora molti gli spunti,
interpretativi e di riflessione, che l’autore de Il
Vangelo secondo Matteo e Ragazzi di Vita è in
grado di offrirci. Il volume, a cura di Alessandro
Canadé (ed. Luigi Pellegrini), raccoglie alcuni degli
interventi presentati durante un ciclo di seminari
promosso nel 2006 dal DAMS dell’Università della
Calabria e cerca di indagare l’opera pasoliniana
attraverso una prospettiva multidisciplinare (sono
presenti contributi di studiosi di letteratura: Nicola
Merola, Antonio Trinomi; di filosofia: Michael
Hardt, Fabrizio Palombi, Paolo Virno; di cinema:
Roberto De Gaetano, Marcello Walter Bruno,
Bruno Roberti, Tomaso Subini, Alessandro Canadè;
di teatro: Valentina Valentini, Vincenza Costantino;
di estetica musicale: Carlo Serra).
Dalla lettura emerge la straordinaria modernità e
versatilità di un intellettuale, la cui opera sembra
guidata da un unico filo conduttore che si declina,
a seconda dei momenti, nelle diverse espressioni
artistiche: letteratura, giornalismo, cinema, teatro,
pittura, musica e soprattutto la poesia, che permea
tutte le altre forme espressive, nobilitando la realtà
e conferendogli quella sacralità che è alla base del
pensiero filosofico di Pasolini.
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Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
di Ermanno Comuzio
Colonne Sonore
Visti da vicino
Lo chiamavano
Musical
Ritorno alle origini con High School: candida
innocenza o spudorata falsità?
IL MUSICAL da un pezzo
(almeno da All That Jazz)
non può ignorare gli aspetti
drammatici, quando non
tragici, del mondo dello
spettacolo. D’accordo, questo genere squisitamente
americano era nato come
affermazione del Grande
Sogno, canzoni, belle
donne, scenari lussureggianti; ma poi la realtà ha fatto
irruzione anche in questo
campo. Sorprende che un
film come High School
Musical 3 cancelli tutto e
torni alle origini.
Come nei primissimi risultati a cavallo tra gli anni ‘20 e
‘30 (Applause, Broadway
Melody) l’attuale musicarello
racconta la messa in scena
di una rivista, con tanto di
prove, bisticci amorosi, difficoltà e speranze, fino alla
trionfale rappresentazione.
Contaminata, nel nostro
caso, dalle derive costituite
dalle partite a pallacanestro
e dalle manifestazioni scolastiche dei giovani artisti.
Poiché l’ambiente è quello
di una scuola superiore, ma
niente a che vedere con
Saranno famosi, anche se il
film è denso di richiami.
Il salto all’indietro è clamoroso, non si sa se intenerirsi
per questa manifestazione
di liliale innocenza o se indignarsi per la spudorata falsità di un film tutto basato
su cliché, compresa la collana di canzoni (di vari autori)
che fanno da condimento.
Una cosa però non si può
negare: High School Musical 3
è tutt’altro che un filmetto
da quattro soldi, i giovani
attori-ballerini-cantanti
dimostrano straordinaria
dedizione, buttandosi senza
risparmio nell’impresa,
affermando quel dinamismo e quell’energia che fa
grande il musical americano.
Per tut ti i gus ti
a cura di Federico Pontiggia
L’ospite
inatteso
Djembe nei parchi,
jazz nei locali, l’erhu (violino cinese a due corde) in
metropolitana: questo e altro nell’opera
multiculturale di Tom McCarthy, perché “la
musica unisce tutti”. E dietro ogni grande
film, c’è un grande score.
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Twilight
Il compositore dei
Coen, Carter
Burwell, per i vampiri della Hardwicke. Ma lo
spartito ha i canini spuntati, pur con le
“aggiunte” di Linkin Park e Muse.
Perfetta solo l’armonia con le immagini
stucchevoli.
Torno a vivere
da solo
Quasi 30 anni dopo,
Jerry Calà ritorna
nel loft con la tavoletta del water collegata al
juke-box. Ma per il “Colpo grosso” dell’ex
Gatto di Vicolo Miracoli non poteva mancare
Umberto Smaila, curatore delle musiche del
film.
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I numeri della
I° edizione:
65 espositori
8 workshop
27 convegni
180 giornalisti
4.400 visitatori
Con il patrocinio di
In collaborazione con
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