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Indovina cosa viene a cena

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Indovina cosa viene a cena
centonove
Sicilia
9 DICEMBRE 2011
CALTANISSETTA. Bufera giudiziaria sul Frigomacello di contrada Calderaro
Indovina cosa viene a cena
Si macellava carne insieme allo sterco con grave danno “per la salute pubblica”. Il blitz
dei Nas e le accuse degli inquirenti sullo stabilmento gestito dalla coop “Le Verdi Madonie”
CALTANISSETTA. Bufera giudiziaria sul
Frigomacello di contrada Calderaro. Nel
mirino della magistratura nissena, sono
finiti il legale rappresentante della coop “Le
Verdi Madonie” di Geraci Siculo, Carmelo
Amato - cognato dei “chiacchierati” fratelli
Giaconia (che dal 2004 gestiscono il mega
impianto) - nonché il dirigente veterinario
dellʼAsp nissena Antonio Vasapolli
(responsabile del controllo sulle
macellazioni) e i 2 titolari della ditta
nissena T.r.m. srl, Paolo ed Angela
Randazzo (padre e figlia), affidatari in sub
appalto, del servizio di macellazione (per
conto della coop madonita). I 4 imputati, il
prossimo 7 febbraio dovranno comparire
davanti ai giudici del Tribunale di
Caltanissetta, per rispondere di una sfilza
di reati, dopo il rinvio a giudizio disposto dal
Gup, Francesco Lauricella. Dalla
commercializzazione di “sostanze nocive”
(carni bovine, ovine e suine in “avanzato
stato di putrefazione”), allʼabuso dʼufficio
ed omissione di atti di ufficio, fino alla
interruzione di pubblico servizio ed omessa
denuncia di reato da parte del pubblico
ufficiale (il veterinario dellʼAsp). Le gravi
irregolarità riscontrate nel Frigomacello, di
proprietà dellʼAsi di Caltanissetta - che nel
2004, lʼex presidente Umberto Cortese,
aveva affidato in locazione, alla Coop “Le
Verdi Madonie” - e che hanno fatto scattare
la richiesta di rinvio a giudizio, da parte del
sostituto procuratore della Repubblica Luigi
Fede (accolta dal Gup), a carico dei 4
imputati, risalgono al 2007/2008.
DENUNCE DEI NAS. Durante il blitz
eseguito dai carabinieri del Nas, venne
fuori un quadro a dir poco agghiacciante:
celle frigorifere luride, pavimenti sporchi di
escrementi, carni bovine, suine ed ovine in
“avanzato stato di putrefazione ed
incartapecorite” (per una “anomala
congelazione” effettuata “arbitrariamente
ed in violazione delle norme sanitarie in
vigore”). Tantʼè che la macellazione, venne
temporaneamente sospesa, facendo
prefigurare agli odierni inquirenti anche il
reato di “interruzione di pubblico servizio”.
Unʼoperazione, che ha gettato pesanti
ombre sullʼimpianto di macellazione di
carni destinate ai consumatori.
CARNE & STERCO. I Randazzo,
macellavano mezzane di carne “asserendo
che si trattasse di carne fresca” - annotano
gli inquirenti - quella detenuta nello
stabilimento di macellazione gestito da
Amato, e “dichiarata dal Vasapolli idonea
al consumo”. Al contrario, si trattava
invece, secondo lʼaccusa, di “sostanze
pericolose alla salute pubblica”. In quanto
erano conservate in celle frigorifere “invase
da sterco”. Nocive per i futuri consumatori,
a seguito delle “contaminazioni dei prodotti
nei cicli di lavorazione, effettuati, in
violazione delle norme igieniche e
sanitarie”. Insomma, nel Frigomacello di
Caltanissetta in mano ai fratelli Giaconia, si
macellava di tutto e di più: in dispregio della
legge e al di fuori dei requisiti igienici e
sanitari. Complice il dirigente veterinario
dellʼAsp Antonio Vasapolli, che avrebbe
chiuso più di un occhio.
LE OMISSIONI DEL VETERINARIO. Lo
stabilimento di contrada Calderaro, gestito
dalla Coop “Le Verdi Madonie”, era
diventato un vero “paradiso” di illegalità
tout court, in quanto il Vasapolli - rilevano i
magistrati - “si rifiutava di espletare i
necessari controlli sanitari” che per ragioni
di igiene e sanità, dovevano eseguirsi
“senza ritardo”. Consentendo che fossero
avviati alla macellazione - scrivono
nellʼordinanza di rinvio a giudizio - bovini
non sottoposti alla prescritta “visita ante
mortem” (per costatarne lo stato di salute).
Anche i contrassegni di identificazione (le
cosiddette “marche auricolari”), risultavano
“manomessi e differenti” (per razza ed età),
rispetto a quanto indicato nei rispettivi
documenti sanitari di scorta.
MACELLAZIONI FUORI LEGGE.
Insomma, nellʼisola felice della
macellazione a gò gò targata Giaconia &
Randazzo - secondo lʼaccusa abbondavano capi di bestiame di
provenienza ignota, anche per lʼassenza
del cosiddetto “Modello E” (il documento
sanitario indispensabile alla identificazione
dellʼanimale). Ma pur essendo le
procedure di abbattimento dei capi
“illegittime”, le carni venivano “dichiarate
idonee al consumo e distribuite per il
commercio” , quando invece, andavano
sequestrate per la “violazione delle norme
sanitarie”, secondo lʼaccusa.
GLI “AFFARI” DEI GIACONIA.
Lʼennesima “tegola” giudiziaria, quella che
si abbatte sulla famiglia Giaconia( che
spazia nella distribuzione con il marchio
Conad), e punterebbe (con il 30 % di
azioni) insieme al patron di Aeroviaggi
Antonino Mangia, a realizzare un centro
termale a Geraci Siculo. Recentemente i
giudici della Cassazione, hanno
condannato i fratelli Giaconia, in via
definitiva, per “associazione a delinquere
finalizzata alla truffa ed allʼevasione
fiscale”. Sottolineando nella sentenza,
come le loro “diramazioni anche allʼestero”
siano “indici oggettivi di una
organizzazione criminosa”.
BUSINESS & MAFIA. Lo scorso 24
novembre, è stato sequestrato - dopo anni
di indagini, dellʼArma di Palermo - anche
un super mercato Conad (in via dellʼOrsa
Minore), formalmente di proprietà dei
fratelli Giaconia, e riconducibile a Sandro
Capizzi, boss capo mandamento del
quartiere Santa Maria di Gesù. Intanto,
lʼAsi guidata dal presidente Alfonso Cicero,
ha dato mandato allʼavvocato Alfredo
Galasso, per costituirsi parte civile nel
processo. “Questo consorzio è nella
doverosa condizione - ha dichiarato lo
stesso presidente Cicero - di dover
difendere lʼonore ed il decoro, connessi ad
una istituzione pubblica, proprietaria dei
locali del frigo macello, costruiti con denaro
pubblico, circa 20 miliardi di vecchie lire. E
teatro di gravi violazioni di legge, con
indubbi risvolti di carattere sanitario per la
popolazione…”.
A.A.
VERTENZE
Dipendenti contro l’Asi, Cicero
denuncia per intimidazione
CALTANISSETTA. Il Frigomacello del capoluogo,
continua a restare chiuso. Perché i Giaconia - a cui il
presidente dellʼAsi Alfonso Cicero, aveva sollecitato la
revisione del canone di locazione (già proposto
dallʼufficio del territorio) - hanno colto la palla al balzo.
Una mossa a sorpresa, senza neanche il preavviso dei
12 mesi previsto dal contratto. Risultato: una dozzina di
dipendenti della T.m.r. - srl intestata alla famiglia
Randazzo (imparentata a sua volta con i Pirrello, altri
chiacchierati pastori del nisseno) - oggi senza lavoro, si
è scatenata contro lʼattuale dirigenza del Consorzio Asi.
Ormai da settimane, i dipendenti della T.m.r, continuano
ad inscenare sit-in di protesta, incatenamenti e lanciano
dichiarazioni di fuoco al presidente dellʼAsi. Fioccano
accuse di ogni genere contro il presidente dellʼAsi, ed
intimidazioni (con la macabra messa in scena dei
“pupazzi impiccati” e dei “bastoni” in mano agli
intervistati), di un drappello di macellatori, capeggiati da
Salvatore Randazzo (figlio di Paolo, ed anche lui socio
della ditta T.r.m.). La colpa di Cicero, sarebbe di avere
chiesto il rispetto delle regole e della legalità, nella “terra
di nessuno” chiamata Frigomacello. Un clima di forte
tensione, quello orchestrato dalla T.r.m. a cui il
presidente dellʼAsi, ha replicato, denunciando
allʼautorità giudiziaria le intimidazioni ed i “messaggi di
odio” provenienti dalla virulenta protesta orchestrata dai
dipendenti di T.r.m. (la ditta sub appaltante dei
Giaconia). A rendere incandescente il clima al
Frigomacello, ubicato a due passi dagli uffici dellʼAsi, è
anche lʼatteggiamento del sindaco del capoluogo
Michele Campisi del Pdl che continua a rifiutarsi di
pagina 21
emanare lʼordinanza per la riapertura temporanea della
struttura. “E grave che non abbia ancora provveduto ad
adottare lʼatto di sua competenza - è intervenuto Alfonso
Cicero - che assicuri il pubblico servizio di macellazione.
A tal riguardo, lʼAsi di Caltanissetta, su proposta
dellʼassessore regionale alle Attività produttive Marco
Venturi - prosegue Cicero - ha anche dato la
disponibilità di concedere gratuitamente la struttura del
Frigomacello al Comune, fino alla nuova gestione che
discenderà dal bando ad evidenza pubblica, che il
Consorzio delibererà a breve”. Dietro “niet” del primo
cittadino, ci sarebbe anche lʼimbarazzo, di dovere
affidare la macellazione pro tempore, ad una ditta
diversa da “Le Verdi Madonie” & “T.r.m. srl” dei
Randazzo. Dopo che in queste settimane, in nome
anche dellʼoccupazione, si sono ritrovate come unico
“paladino” proprio Pagano.
A.A.
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