Comments
Transcript
prevenzione ed intervento precoce nel disagio
FACOLTA’ DI PSICOLOGIA Corso di Laurea Specialistica in Psicologia Clinica PREVENZIONE ED INTERVENTO PRECOCE NEL DISAGIO GIOVANILE E PROMOZIONE DEL BENESSERE PSICOLOGICO Laureanda: Emanuela Marinelli A. A. 2008/2009 Relatore: Prof. Carlo Di Berardino Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico INDICE Introduzione………………………………………………. ……...pag. 1)Disagio giovanile e prevenzione………………………………..pag. 1.1 Definizione……………………………………………………..pag. 1.2 Fattori di rischio e fattori protettivi………………………….........pag. 1.3 Prevenzione e promozione………………………………………..pag. 2)La promozione della salute psicologica nella scuola…………..pag. 2.1 Due esperienze in Italia………………………………………….pag. 2.1.1 Promozione delle emozioni positive in età scolare…………………… ..pag. 2.1.2 Sviluppo dell’autoconoscenza personale e sociale………………………pag. 3)La promozione nella scuola……………………………………..pag. 3.1 Due ricerche internazionali……………………………………….pag. 3.1.1 Intervento precoce dal punto di vista della psicologia positiva……………..pag. 3.1.2 Sviluppo giovanile negli Stati Uniti…………………………………...pag. 4)Conclusioni……………………………………………………….pag. Bibliografia…………………………………………………………pag. ~1~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico PREVENZIONE ED INTERVENTO PRECOCE NEL DISAGIO GIOVANILE E PROMOZIONE DEL BENESSERE PSICOLOGICO “Non esistono bambini difficili, solo bambini infelici” A.S.Neill Introduzione Nella nuova società la famiglia, in cui i vecchi ruoli sono stati superati e non sono ancora stati sostituiti dai nuovi, rischia di diventare un’incubatrice di malesseri, di disagi fino alla nevrosi o addirittura di patologie se non si trova un modo di intervenire. Si vive una sorta di “deserto emozionale”, con elementi residuali di comunicazione interpersonale che si esprimono con aggressività o sottomissione. Esiste a causa di esperienze anticipate di assunzione di ruolo o per l’accettazione da parte dei genitori della possibile separazione del figlio, l’ eventualità che la costruzione di un ‘identità autonoma sia anticipata o inibita e quindi resa problematica. Esperienze precoci d’inserimento nel mondo degli adulti possono anticipare l’evoluzione ~2~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico degli adolescenti, che, alla ricerca esasperata di stimoli intensi, risultano insensibili alle gratificazioni della quotidianità e vivono un forte disagio. Il termine “disagio” usato nel linguaggio comune indica le difficoltà che possono investire diversi ambiti della vita di un giovane a livello affettivo ,familiare, scolastico, sociale. Si tratta di forme di disagio emotivo che si manifestano attraverso vari segnali quali l’ansia, i cambiamenti di umore, l’irrequietezza o che possono diventare sintomi quali i disturbi psicosomatici, dell’alimentazione, del sonno. Diverso e’ il disagio deviante i cui segnali sono più facili da cogliere nei comportamenti definiti disadattivi che si riferiscono al contesto sociale e/o scolastico. Si presentano con un carattere di maggiore inconsapevolezza, dato che il soggetto non riesce a dare alcuna spiegazione al proprio agire e non è capace di autocontrollo. Quindi il disagio giovanile ha varie sfaccettature ed affonda le sue origini nei primi anni di vita del bambino, nelle sue più precoci esperienze affettive e relazionali. E’ molto importante per i genitori, gli educatori e gli insegnanti cogliere i segnali premonitori di esordio che sono utilizzati dal bambino come metodo per comunicare una sua problematica interiore o un conflitto che se non risolto scaturisce in crisi evolutive o difficoltà transitorie che ostacolano la crescita. Se il disagio viene trattato prima che si radichi si possono evitare forme più gravi di natura psicopatologica. Il compito della scuola o di altri enti e’ quello di supportare e indirizzare il bambino a fronteggiare questa crisi. Alla scuola va affiancato e integrato il sostegno della famiglia che negli ultimi anni risulta piuttosto fragile all’interno di questa caotica e confusa società. Per attuare un intervento di rete con valenza preventiva occorre la ~3~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico collaborazione tra scuola e operatori sanitari come, per esempio, l’intervento di uno psicologo all’interno della scuola il cui compito e’ quello di ridurre gli aspetti minacciosi e persecutori presenti in ogni adolescente, che possono impedire la concreta possibilità di chiedere aiuto e manifestando il proprio malessere non comunicato attraverso modalità autodistruttive. 1)DISAGIO GIOVANILE 1.1 Definizione Con l’espressione disagio recentemente si definisce in modo generico, un area di malessere giovanile che in precedenza era anche definita dai termini “disadattamento o devianza”. Per “disagio” in psicologia e pedagogia si considera una condizione psicologica legata soprattutto a percezioni soggettive di malessere, scaturite dalle difficoltà familiari, di relazione o scolastiche, all’interno del più generale malessere esistenziale connesso al processo di costruzione dell’identità personale. Durante il processo di crescita, per un equilibrato sviluppo psicologico vi deve essere un costante e progressivo avvicinamento tra i ragazzi e la realtà. Questa integrazione con il mondo reale avviene in maniera graduale fino ad inoltrarsi nell’età adolescenziale. Il ragazzo dovrà iniziare a misurarsi con fatti, esigenze ed impegni del tutto nuovi. Per questo deve essere in grado di attivare alcune nuove capacità che vengono abitualmente definite con il termine di compiti evolutivi che sono attività collocate tra un bisogno individuale ed una richiesta sociale e possono essere portati a termine solo se il ~4~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico ragazzo riesce ad effettuare un compromesso psicologico interiore. Un ragazzo e una ragazza in pratica devono: imparare a padroneggiare un corpo ed un mondo che cambia, sapersi adattare ai radicali cambiamenti somatici e saper ricostruire di volta in volta una nuova unità somato-psichica soddisfacente, saper accettare le proprie pulsioni ed imparare a padroneggiarle secondo valori condivisi, saper instaurare e mantenere dei rapporti affettivi con i coetanei dello stesso e dell’altro sesso, integrarsi e partecipare ai gruppi di coetanei sapendo sviluppare contemporaneamente la propria indipendenza e autonomia inoltre devono riuscire a stabilire un’ interazione adeguata con le istituzioni sociali, come la scuola per poter formare un proprio sistema di valori e riuscire a progettare il proprio futuro. Nell’età adolescenziale la devianza scaturita dal disagio è sostanzialmente un prodotto sociale, un etichettamento che può indicare comportamenti anti-conformisti o condotte antisociali, gesti determinati da circostanze casuali e atti di deliberata ribellione. Queste condotte possono tradursi in una condizione di devianza solo nel caso in cui il soggetto, sottoposto ad etichettamento, dovesse riconoscersi in questa condizione. In questi anni di fragile strutturazione dell’identità è molto facile per un giovane in difficoltà, aderire ad un qualsiasi ruolo socialmente definito anche se patologico. 1.2 Fattori di rischio e fattori protettivi I fattori di rischio sono definiti come caratteristiche di una persona o di un ambiente che rendono più probabile lo sviluppo di un disturbo, sia in un singolo individuo che in una popolazione (NIMH 1993). ~5~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico • I rischi esistono su più ambiti. Per esempio nel caso di abuso di sostanze , i fattori di rischio sono stati identificati negli individui stessi, nell’ambiente familiare, nelle esperienze scolastiche, nelle interazioni sociali e nel gruppo dei pari, nei contesti comunitari; • Gli individui esposti a più fattori di rischio hanno un grado complessivo di rischio maggiore. In altre parole sono di natura additiva: il loro sommarsi ne accresce la potenza; • Un determinato fattore di rischio può accrescere la probabilità di insorgenza di più disordini. I fattori di rischio rappresentano una condizione di vulnerabilità bio-psicologica (C.Perris,1993 ) che predispongono allo sviluppo di problematicità. SEGNALI COMPORTAMENTALI DALL’ALLARME CHE PRECEDONO GLI ATTI AUTOLESIVI NEGLI ADOLESCENTI 1. tristezza, pianto, depressione dell’umore 2. astenia, bulimia, affievolimento delle energie 3. aumento o diminuzione improvvisa del sonno 4. aumento o diminuzione improvvisa dell’appetito 5. aumento della svogliatezza, della noia e calo dell’attenzione ~6~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico 6. diminuzione della capacità di concentrarsi, di prendere decisioni 7. disforia, aggressività, cambiamenti repentini del tono dell’umore 8. tendenza ad arrabbiarsi e litigare, seguiti da lunghi periodi di silenzio 9. abbandono delle attività sociali, tendenza alla solitudine 10. perdita degli interessi sociali e sportivi 11. peggioramento del rendimento scolastico 12. continue disattenzioni in classe e facile distraibilità 13. abbandono senza ragione di cose precedentemente possedute 14. comportamenti a rischio (correre in moto, in macchina, etc.) 15. crescita dei sensi di colpa, riduzione dell’autostima 16. perdita delle speranze per il futuro, assenza di progettualità 17. uso d’alcool, psicofarmaci e droghe 18. negligenza nella cura dell’aspetto personale e dell’igiene 19. allusioni della morte nei temi, nelle poesie e in altri scritti 20. improvviso disinteresse per la vita di relazione 21. cambiamenti degli interessi e dei comportamenti sessuali Molti di questi comportamenti sono ovviamente comuni alla gran parte dei giovani per cui acquistano un significato specifico solo quando si trovano associati a specifiche cause rischio, specie se coesistono fattori precipitanti o situazioni favorenti. ~7~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico I fattori protettivi sono caratteristiche delle persone o dell’ambiente che accrescono la resistenza al rischio e rafforzano la resistenza individuale allo sviluppo di disordini. Ci sono molteplici evidenze che l’esposizione al rischio può essere ridotta da una varietà di caratteristiche sociali o dei singoli individui che agiscono come fattori protettivi. Questi fattori espletano un’azione preventiva in differenti modi: 1. diretto, secondo un’azione lineare; 2. interagendo con i fattori di rischio per contrastare la disfunzione; 3. prevenendo precocemente l’azione dei fattor di rischio. Questi metodi possono essere utilizzati precocemente per progettare strategie, che si possono sviluppare a livello di individuo, gruppo, comunità o più livelli. 1.3 Prevenzione e promozione La conoscenza dei fattori protettivi e di quelli di rischio è usata per formulare interventi preventivi finalizzati a ridurre gli effetti negativi dell’esposizione al rischio e per intensificare i benefici effetti dei fattori protettivi. Quando si deve applicare il concetto di prevenzione a tematiche psico-sociali e socio-pedagogiche in età adolescenziale, dove non è possibile individuare chiaramente un unico fattore su cui intervenire (anche a causa delle risposte ~8~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico soggettive) c’è un rischio molto alto di stigmatizzare anticipatamente degli individui già fragili. Prevenire in maniera invasiva o normativa il disagio evolutivo potrebbe significare bloccare il processo di crescita di un ragazzo di cui la crisi adolescenziale è sia l’elemento costitutivo che il motore. E’ necessaria quindi una prevenzione che accompagni il giovane senza che questa proponga valori, ruoli già definiti, ma che affronti i problemi per il significato specifico che assumono per ogni diverso ragazzo, con una modalità transizionale, mediatrice, cioè che operi con il mutamento del giovane in sintonia con il suo mondo interno. Si descrivono tre livelli di intervento preventivo (Mrazek e Haggrty,1994): universale, selettivo e dedicato. Gli interventi universali sono diretti ad una popolazione generale ed a fattori di rischio che agiscono globalmente, per insegnare abilità cognitive e comportamentali capaci di ridurre il rischio di andare in contro ad un episodio depressivo. Gli interventi di prevenzione selettiva sono rivolti ai gruppi più esposti rispetto alla norma a fattori di rischio, ma che non ancora manifestano sintomi conclamati e disordini. Gli interventi di prevenzione dedicati si concentrano sugli individui esposti ad un rischio elevato, riconoscibili perché manifestano una sintomatologia appena visibile, ma che presagisce un disturbo. I programmi per insegnare ai giovani abilità sociali sono rivolti a tutti gli studenti, indipendentemente dall’esposizione a fattori di rischio o la possibilità che hanno di sviluppare un disagio psicologico (Weissberg 2000). I programmi per la promozione delle competenze ~9~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico sociali puntano sull’apprendimento sociale ed emotivo insegnando ai bambini abilità basilari di problem-solving, abilità sociali utili a instaurare relazioni con gli altri, abilità a gestire e regolare le proprie emozioni. Molti studi psicologici evidenziano i pericoli di un forte e acritico consumo di televisione come: • Percezione distorta della realtà,alimentazione di credenze e stereotipi , aggressività e ignoranza nei linguaggi. • Impatto sull’apprendimento, difficoltà scolastica, insuccessi relazionali, minore creatività. La prevenzione è l’atto, di agire in anticipo su un evento, o di impedire un fenomeno prima della sua manifestazione. Prevenzione è “tutto ciò che concorre a ridurre l‘insorgenza di malattie o di devianze”. Il fine è quindi modificare alcune variabili per preservare, nei singoli individui o nei gruppi, un equilibrio stabile e funzionale, un mantenimento della qualità della vita. Gli interventi preventivi si collocano su un continuum in una posizione intermedia tra la promozione della salute e la terapia. Avendo definito la prevenzione come “tutto ciò che concorre a ridurre l’insorgenza di malattie o di devianze”, la promozione della salute rientra a pieno titolo al suo interno e ne costituisce una precisa categoria subordinata sottolineando una nuova concezione d’approccio al disagio giovanile con l’idea di sostegno,di uno stimolo delle risorse,di aiuto all’emancipazione della soggettività. ~ 10 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Interventi rivolti a tutta la popolazione Promozione della salute Obiettivo di accrescere la salute e il benessere Interventi rivolti verso gruppi a rischio Prevenzione Obiettivo è ridurre il rischio di sviluppare un disturbo Interventi rivolti a soggetti che manifestano già dei disturbi Trattamento Obiettivo di alleviare il disturbo (Compas,Gotlib,Mc Graw Hill,2002) . ~ 11 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico La promozione della salute rappresenta la prima possibilità di intervento con l’obiettivo di costruire e sviluppare comportamenti, attitudini e stili di vita congrui e funzionali in tutti i membri di una popolazione. I programmi di prevenzione offrono un secondo gruppo di risorse per quei soggetti che sono esposti a situazioni di alto rischio. Gli interventi preventivi si dimostrano verosimilmente più efficaci nell’evitare problemi se i problemi sono distribuiti selettivamente a gruppi che versano in situazioni di palese e maggiore necessità. I trattamenti rispondono alla necessità di rimediare problematicità che sono conclamate o solo parzialmente manifeste. Impostare progetti d’intervento in un’ottica di promozione comporta la scelta di operare in contesti di normalità su tutta la popolazione giovanile, non solo sui ragazzi problematici e non solo sui rischi di devianza. Bisogna aiutare il ragazzo ad affrontare i suoi compiti evolutivi, perché realizzarli con successo conduce al raggiungimento di compiti ulteriori. La promozione dunque dovrebbe preoccuparsi di creare condizioni adatte per consentire al giovane di affrontare in modo soddisfacente i propri compiti di sviluppo. La promozione deve agire facendo leva sui fattori protettivi, elementi capaci di esercitare un’azione di tutela degli equilibri psicologici e comportamentali di un individuo soprattutto in situazioni di stress,quali: ~ 12 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico • L’autostima, la sensazione di valore personale, di fiducia dell’efficacia della propria azione sull’ambiente • L’autocontrollo, la capacità di controllare i propri impulsi • Le aspettative e le prospettive ottimistiche, l’orientamento verso il successo, l’abitudine di porsi degli scopi, la fiducia nel futuro, l’adattamento al cambiamento • La capacità d’interazione sociale, la ricerca di una relazione sentimentale stabile Perché un disagio adolescenziale divenga disadattamento bisogna che intervengano dei fattori rischio che riguardano diversi aspetti della vita di un ragazzo come le problematiche familiari, l’aspetto scolastico, la deprivazione culturale, la marginalità socio-economica, la carenza di offerte di tempo libero e di aggregazione. Molto spesso le conseguenze psicologiche di questo portano alla perdita dell’autostima e del senso della propria esistenza. Le variabili in gioco sono troppe per pensare che si possa lavorare solo sulla scuola o sulla famiglia; ci deve essere una collaborazione strategica condivisa. ~ 13 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Per la salvaguardia dello stato di salute dell’adolescente la pratica dello sport è indispensabile, sia per la maturazione psicologica del giovane, sia per una migliore definizione della sua personalità. Lo sport presenta alcune caratteristiche comuni alla struttura familiare e scolastica in quanto anch’esso stabilisce regole da seguire, impegno e responsabilità da dover accettare; contiene anche elementi estranei alla comune routine familiare e scolastica che il ragazzo giudica tipici della vita adulta, perché comportano libertà di scelta, d’azione e garantiscono una sensazione d’indipendenza. ~ 14 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico 2) LA PROMOZIONE DELLA SALUTE PSICOLOGICA NELLA SCUOLA La scuola può essere considerata come uno strumento fondamentale nella prevenzione, quindi nella promozione della salute psicologica,guidando i giovani nella formazione della loro identità con il sopporto di nuovi progetti e focalizzando l’attenzione su determinati obiettivi: • Garantire figure adulte serie che sostituiscono l’assenza del genitore (nel dopo-scuola). • Scoprire se ci sono già stati danni all’autostima dell’individuo e lavorare allo scopo di rafforzarla valorizzando ogni minimo successo. • I compiti da svolgere devono essere proporzionali alle capacità, lavorare soprattutto sulla motivazione, sui rinforzi positivi e sull’autodeterminazione. • Promuovere la socializzazione tra i ragazzi. • Dare spazio alla responsabilità individuale, all’interdipendenza positiva(pensare al gruppo come una squadra). • Organizzare laboratori teatrali, di disegno e musica per valorizzare altre abilità. ~ 15 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico ~ 16 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico 2.1 Due esperienze in Italia Nonostante l’esperienza italiana nel campo della prevenzione psicosociale sia ancora in via di sviluppo, sono stati fatti studi e ricerche che hanno portato a notevoli risultati nel campo della promozione del benessere psicologico. Qui di seguito verranno illustrate due esperienze in Italia sulla trattazione di questo argomento. 2.1.1 Promozione delle emozioni positive in età scolare Il Dottor Federico Colombo rappresentante della nuova corrente “psicologica positivistica” che sviluppa la sua attenzione proprio sulla promozione del benessere psicologico come leva per la risoluzione delle problematiche che l’individuo deve affrontare nel corso della sua esistenza. Lo studio del benessere soggettivo ha dato origine al movimento della psicologia positiva nella quale si enfatizza il ruolo fondamentale delle risorse e potenzialità dell’individuo e si sviluppa a partire da due prospettive di base: la prima, edonica che analizza la dimensione del piacere intesa come benessere personale e legato a sensazioni ed emozioni positive. La seconda, eudaimonica si occupa dei fattori che favoriscono lo sviluppo e la realizzazione delle potenzialità individuali e comprende la soddisfazione individuale e anche un percorso di sviluppo verso l’integrazione con il mondo circostante. La qualità della vita e il benessere sono concetti elaborati da parte dell’individuo con un’interpretazione personale, in ~ 17 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico base alle proprie condizioni fisiche, ruolo sociale, caratteristiche psicologiche e stile di interazioni con l’ambiente. Gli indicatori soggettivi di benessere psicologico sono identificati da Ryff(1989): • Autoaccettazione: positivo atteggiamento verso se stessi, riconoscimento ed accettazione dei aspetti del Sé e della propria storia passata • Autonomia: autodeterminazione e indipendenza, abilità di resistere alle pressioni sociali di pensare o agire i modi non convenzionali • Crescita personale: aperture alle esperienze, capacità di provare sentimenti crescita per la realizzazione del proprio potenziale, di valorizzare e migliorare il comportamento nel corso degli anni • Scopo di vita: volizione e intenzionalità, sensazione che le esperienze di vita presenti, passate e future abbiano un significato • Rapporti positivi con gli altri: avere calorose, soddisfacenti, fiduciose relazioni interpersonali ~ 18 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico • Dominio sull’ambiente: senso di padronanza, controllo e competenza nel gestire l’ambiente • Convinzioni di autoefficenza: quanto le persone ritengono di essere in grado di far fronte alle varie situazioni; determinano gli obbiettivi perseguiti, gli sforzi profondi, la perseveranza di fronte alle difficoltà, le reazioni ai fallimenti. La ricerca in Italia condotta dal professore Federico Colombo sottolinea l’importanza di: un approccio preventivo basato su • Il supporto di bambini e ragazzi prima che i comportamenti problematici si manifestino. • Lo sviluppo di programmi per la prevenzione di un particolare comportamento problematico (es., uso di sostanze, condotte sessuali a rischio, ecc.). • Il focus sui fattori di rischio. • Il focus sui fattori d protezione. ~ 19 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico e la promozione dello sviluppo • In assenza di problemi si ha uno sviluppo positivo. ↓ Programmi riparativi e terapeutici. • Non presentare problemi non vuol dire essere preparati per il futuro. ↓ Programmi per aiutare i ragazzi a comprende le sfide della vita e sviluppare le abilità per diventare adulti. PROGRAMMI PREVENTIVI USA • Big Brothers/Big Sisters • Know Your Body • Growing Healthy • Life Skills Training (LST) • The PATHS Program • Project ALERT ~ 20 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico • Child Development project • Fast Track • Success for All • The Adolescent Transition Project • The Valued Youth Partnership Program • Quantum Opportunities Program OBBIETTIVI DEI PROGRAMMI PER LO SVILUPPO POSITIVO • Promuovere i legami affettivi • Favorire la resilienza • Promuovere competenze sociali, emotive, cognitive, comportamentali e morali • Favorire l’autodeterminazione • Favorire la spiritualità • Promuovere l’autoefficacia • Favorire un’identità chiara e positiva • Favorire aspettative positive per il futuro ~ 21 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico • Fornire riconoscimento per i comportamenti positivi • Fornire opportunità di coinvolgimento prosociale • Favorire norme prosociali ( compresi comportamenti salutari) APPROCCIO PREVENTIVO • Parziale sovrapposizione con i temi della psicologia positiva. • Abilità e potenzialità sono concettualizzate come mediatori che contrastano lo sviluppo di comportamenti problematici, più che qualità che permettono di sviluppare appieno le potenzialità della persona. PSICOLOGIA POSITIVA • La prevenzione dei problemi non è sufficiente a promuovere uno sviluppo positivo. • Costruire vite felici e sane per tutti i bambini al di là della mera assenza di disturbi. • Costruire punti di forza e benessere, più che rimediare a debolezze e patologie. EFFICACIA DEGLI INTERVENTI • Durata dell’intervento • Precocità dell’intervento • Momento di attuazione (tempismo) ~ 22 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico • Strutturazione e monitoraggio • Svolgimento all’interno di una relazione supportiva • Insegnamento di abilità correlate all’obiettivo atteso • Inclusione di più sistemi contemporaneamente (es., scuola e casa) • Approccio ecologico che comprenda sia gli aspetti personali che quelli esterni • Basi teoretiche che spieghino le cause dei risultati e i meccanismi di cambiamento • Rilevanza socio-culturale • Preparazione ed esperienza dello staff ASPETTI METODOLOGICI • Necessità di valutazioni multidimensionali longitudinali con follow-up. • Opportunità di includere “indicatori positivi” nella valutazione degli esiti di un programma di intervento. PSICOLOGIA POSITIVA Si possono individuare tre aree di studio: 1. Le emozioni positive. ~ 23 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico EMOZIONI POSITIVE • Gioia • Contentezza • Serenità • Interesse • Orgoglio • Gratitudine • Amore DIFFICOLTA’ DI STUDIARE LE EMOZIONI POSITIVE • La tendenza naturale a studiare ciò che affligge il benessere dell’umanità. • Le emozioni positive sono più difficili da studiare: − Sono un numero limitato − Sono relativamente indifferenziate − Anche le espressioni facciali sono indifferenziate − Elicitano risposte vegetative indifferenziate − I modelli delle emozioni negative mal si adattano allo studio delle emozioni positive. ~ 24 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico VALORE ADATTIVO DELLE EMOZIONI • Le emozioni orientano l’individuo verso repertori di pensiero-azione che promuovono la sopravvivenza. • Le emozioni negative restringono il repertorio momentaneo di pensiero-azione dell’individuo e richiamano alla mente l’urgenza di agire in un modo particolare (es., paura e fuga) in situazioni di minaccia della sopravvivenza. • Le emozioni positive allargano il repertorio momentaneo di pensiero-azione dell’individuo, facilitando così: − la costruzione di risorse psicofisiche e comportamentali durevoli, − la crescita personale. • Indirettamente preparano l’individuo ad adattarsi meglio all’ambiente e a superare eventuali difficoltà future. • Inoltre le emozioni positive possono far cessare gli effetti collaterali delle emozioni negative (ad es., a carico del sistema cardiaco). Ad esempio, la gioia incoraggia il comportamento di gioco che permette di costruire risorse utili per il futuro: • Intellettuali (abilità di problem solving e apprendimento di nuove informazioni) ~ 25 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico • Fisiche (coordinazione, forza, salute cardiovascolare) • Sociali (legami affettivi) • Psicologiche (senso di identità, orientamento alla meta) PSICOLOGIA POSITIVA 2. I tratti positivi: potenzialità, virtù e abilità CLASSIFICAZIONE VIA • La classificazione VIA (Values in Action) è uno strumento descrittivo e distingue tra virtù e potenzialità potenziali. • Le virtù sono caratteristiche fondamentali valorizzate dai filosofi e dagli studiosi religiosi. • Le potenzialità personali sono i processi psicologici, o i meccanismi, che definiscono le virtù. ~ 26 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico POTENZIALITA’ PERSONALI • Sono una modalità di espressione di una determinata virtù. • Sono ampliamente riconoscibili nelle diverse culture. • Sono considerate dei tratti dimensionali che esistono in gradi diversi in accordo con le differenze individuali. • Sono misurabili. POTENZIALITA’ PERSONALI • Un senso di appartenenza e autenticità • Una sensazione di eccitazione mentre la esercitate • Una facilità ad apprendere se la esercitate • Il desiderio e la ricerca di nuovi modi per usarla • Un senso di potenza nell’usarla • La creazione e il perseguimento di progetti personali intorno ad essa • Gioia, vitalità, energia, entusiasmo, estasi mentre la usate ~ 27 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Saggezza e conoscenza Curiosità Amore per il sapere Discernimento Ingegnosità Intelligenza sociale Lungimiranza Coraggio Valore Perseveranza Integrità Umanità e amore Cordialità Amore Giustizia Senso civico Imparzialità Leadership Temperanza Autocontrollo Prudenza Umiltà Trascendenza Capacità di apprezzare la bellezza Gratitudine ~ 28 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Speranza Spiritualità Capacità di perdonare Humor Vitalità CELEBRARE LE POTENZIALITA’ PERSONALI • Programma per la scuola primaria • Un ciclo di festival e celebrazioni inserite nel curricolo scolastico e rivolto a tutti i bambini • Focus sui punti di forza e sulle potenzialità personali • Metodologia adatta all’età dei bambini (ascolto di favole, disegni, cartelloni) • Durata per l’intero dell’anno scolastico • Coinvolgimento familiare ~ 29 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico 3. Le istituzioni positive RICERCA PRELIMINARE NEL CONTESTO SCOLASTICO OBBIETTIVI DELL’INTERVENTO Verificare se un intervento nel contesto scolastico può: • Migliorare le capacità emotive −Riconoscimento delle emozioni altrui (empatia) −Espressione delle proprie emozioni • Promuovere comportamenti altruistici PROCEDURA Cinque incontri settimanali di due ore ciascuno che si sono avvalsi di: • Gruppo di discussione • Giochi espressivo-corporei • Role playing ~ 30 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico STRUMENTI Questionario self-report di 15 item tipo Liker a 5 punti da “Mai” a “Sempre” che richiedeva di valutare la frequenza di diversi comportamenti nell’ultima settimana afferenti alle seguenti aree: • Espressione delle emozioni • Riconoscimento delle emozioni altrui • Fare richieste/Ricerca di aiuto • Comportamenti altruistici ~ 31 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE Gruppo Classi I media N Femmine Sperimentale 2 62 15 (24%) Controllo 2 61 29 (48%) ANALISI DELLA VARIANZA • Tempo: − Pre-Test − Post-Test − Follow-up di 6 mesi • Gruppo • Genera sessuale ~ 32 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico COMMENTI • La prima parte dell’intervento si è dimostrata efficace nel promuovere capacità emotive e comportamenti altruistici in misura maggiore nel gruppo sperimentale che nel gruppo di controllo. • Alcuni risultati sono influenzati dalla diversa distribuzione di maschi e femmine nei due gruppi. • L’implementazioni di sessioni di richiamo può aumentare ulteriormente l’efficacia dell’intervento. • La seconda parte della ricerca si concentrerà sul legame tra emozioni positive e benessere a scuola. 2.1.2 Sviluppo dell’auto conoscenza personale e sociale La Coop. Sociale L’Airone, in collaborazione con la Provincia e il Centro di Psicologia Clinica con la collaborazione del dottor Di Berardino, ha avviato il progetto triennale “Prevenzione ed Inclusione” nell'anno scolastico 2003-2004, un’iniziativa sulla prevenzione del disagio giovanile che ha coinvolto due scuole di Pescara: - Ist. Magistrale Statale “G. Marconi” - Ist. Tecnico Commerciale Statale “Aterno” ~ 33 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico La scelta delle classi destinatarie è stata effettuata dall’equipe di insegnanti impegnati nella prima parte del progetto con la formazione di un gruppo sulla gestione delle dinamiche di classe e conduzione dei gruppi: all’interno di questi incontri il progetto è stato presentato nei suoi contenuti e nelle metodologie utilizzate che si rifanno al paradigma del social Learning (Bandura). Dopo questa prima fase si è passati all’intervento diretto nelle classi destinatarie (n°24 classi nei tre anni). Considerati i risultati ottenuti, l’intervento è stato prolungato di un ulteriore anno scolastico, portando a 32 il numero totale delle classi destinatarie MOTIVAZIONI Tale progetto nasce dall’intento di offrire un contributo all’analisi delle problematiche emergenti nella popolazione giovanile di Pescara, oggetto preferenziale di ricerca dell’Osservatorio provinciale e regionale sull’infanzia e adolescenza nell’ambito del DPR 309/90. In particolare il progetto nasce dalla constatazione della carenza di attività di prevenzione tesa a individuare i fattori predisponenti e di mantenimento che concorrono ad alimentare il disagio nei giovani, disagio che si manifesta in modi diversi e che lo staff della Coop.L’Airone si è proposto di esaminare sia in termini quantitativi che qualitativi attraverso un’indagine conoscitiva sulla popolazione giovanile della Provincia di Pescara. Dal momento che i fattori che concorrono alla genesi del disagio sono diversi si è pensato di indicare quei fattori che più facilmente predispongono al determinarsi di tale disagio. Esso trae origine dalle contraddizioni tipiche della società contemporanea del macro sistema che si ~ 34 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico ripercuotono all’interno della famiglia determinando l’assunzione di modelli mentali e comportamenti disfunzionali che ritroviamo nelle varie problematiche giovanili: droga, disturbi della condotta alimentare, depressione, ecc.. A ciò si aggiungono altri fenomeni come l’enorme diffusione di droghe leggere nei contesti scolastici, l’emergere di nuove patologie da dipendenza, l’aumento della dispersione scolastica: la complessità di tali fenomeni hanno reso quindi l’intervento psicoeducativo molto difficile. Infatti essendo molteplici le cause che concorrono a determinare il problema, l’approccio che riteniamo utile, per avere efficacia, deve necessariamente attingere ad una metodologia multidisciplinare che tenga conto dei diversi fattori di ordine sociale, psicologico, educativo e riabilitativo per rendere efficaci gli interventi di prevenzione primaria, secondaria e terziaria. FINALITA’ Il progetto “Prevenzione ed inclusione” si differenzia dai classici progetti di prevenzione primaria perché non vuole essere solo un intervento di tipo psicoeducazionale ma mira a favorire nei ragazzi una maggiore autoconoscenza di sé, condizione necessaria per favorire il cambiamento. Con il termine di "competenza sociale" ci si riferisce allo sviluppo di un particolare sistema comportamentale che si realizza dall’interazione tra una predisposizione innata allo sviluppo di programmi comportamentali e l’apprendimento che avviene dall’integrazione con il proprio ~ 35 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico ambiente sociale. Un’adeguata competenza sociale si realizza quindi attraverso l’acquisizione di stili comunicativi efficaci e il raggiungimento di una adeguata affermazione di sé, consentendo il raggiungimento e la definizione dell’identità personale e sociale. Il training proposto nelle classi trae spunto dal modello psicoeducativo integrato un modello di intervento che ha dunque la duplice finalità di potenziare le abilità sociali e di migliorare la conoscenza di sé attraverso la narrativa. In tal modo è possibile lo sviluppo e la definizione della identità personale e sociale. Il modello d’intervento qui proposto, deriva dai lavori di sperimentazione, proposti dal professor Di Berardino tramite l’utilizzo di procedure di apprendimento delle competenze sociali SST (social skill training) finalizzate all’integrazione scolastica e alla prevenzione del disagio giovanile nelle scuole medie inferiori. Sulla base di questo lavoro si è costruito il modello psicoeducativo integrativo (MPI) per il recupero e la prevenzione attuata nella scuola. E’ finalizzato allo sviluppo delle abilità cognitivo comportamentali relative alla capacità di assumere decisioni e di migliorare le capacità di conoscenza di se e di autovalutazione. Sono state utilizzate anche tecniche di SST di problem-solving e decision-waking. Il programma iniziava con alcuni esercizi sulla comunicazione non verbale e proseguiva gradualmente con acquisizione di abilità più complesse riferite a situazioni reali che potevano verificarsi nella vita quotidiana. I risultati ottenuti su due seconde classi dimostravano che i soggetti che avevano partecipato al training , alla fine dell’anno scolastico, presentavano un ~ 36 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico miglioramento significativo delle abilità di autorientamento ed una più adeguata competenza sociale. Veniva dunque dimostrato che le attività di orientamento richiedano lo sviluppo di abilità di autovalutazione che possono essere acquisite puntando sullo sviluppo di aree prerequisite relative all’autostima. Il training di autovalutazione attiva un processo di ricerca di significato, che unifica risorse, aspirazioni e progetti attraverso un processo di generale orientamento che preveda il potenziamento di certe abilità cognitivo-comportamentali e una ridefinizione del senso della propria identità. L’attenzione così viene spostata sui processi di autostima e di sviluppo dell’autoconoscenza. Il modello è stato chiamato integrato perché, oltre ad una dimensione sociale, considera anche quella personale epistemologica, legata al significato dell’esperienza e all’organizzazione del sé. I giovani che vivono una situazione di disagio sono privi di quelle abilità cognitive “trasversali” che consentono loro un utilizzo adeguato delle conoscenze acquisite e che risultano indispensabili per l’inserimento positivo nella società. Da un punto di vista della competenza presentano deficit in aree solitamente trascurate nei percorsi formativi della scuola pubblica. Il sistema educativo produce oltre ad una condizione di “defuturizzazione” uno “shoc da realtà” determinato dallo scollamento esistente tra aspettative suscitate e reali prospettive esisenti nel mondo sociale e lavorativo. E’ essenziale puntare allo sviluppo di quelle abilità trasversali che rendono “flessibile” e adattabile la competenza professionale alle richieste provenienti dal mondo del lavoro ~ 37 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico indispensabili per la realizzazione personale. Bisogna considerare con molta importanza l’area dell’autostima e delle abilità cognitive quali: -abilità nella definizione e soluzione dei problemi; -abilità decisionali (decision-making) e di pianificazione; -abilità di autocontrollo dette di “coping” finalizzate alla soluzione di specifici problemi personali con conseguenze sull’autostima; -abilità progettuale legata alla storia personale e alla consapevolezza di sé. Si ha l’esigenza di programmare percorsi psicoeducativi che prevedono la partecipazione attiva all’esperienza di gruppo e la necessità di adottare specifiche procedure di apprendimento strutturato, di autosservazione e auto descrizione in grado di attivare un processo di autoconoscenza e di sviluppo del senso di sé a livello personale e sociale. Le finalità del progetto psicoeducativo sono quelle, dunque, dell’autoconoscenza e della definizione di sé. Questo si realizza all’interno del gruppo, attraverso un programma strutturato che prevede un training in cui si alternano esercitazioni mirate allo sviluppo della competenza sociale, ad altre in cui viene enfatizzata la dimensione personale intesa come esercizio delle abilità narrative centrate sul racconto delle proprie esperienze. Per il raggiungimento della riorganizzazione della conoscenza, quindi una migliore definizione e realizzazione personale, bisogna considerare il ruolo svolto dall’intelligenza emotiva che rappresenta una base indispensabile rendendo possibile la complementarietà tra identità personale e sociale che si integrano nell’individuo. L’intelligenza emotiva è la ~ 38 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico capacità di essere autentici e di agire in armonia con i propri sentimenti e con i propri valori senza entrare in contrasto con le norme sociali. Le aree intrapersonale vengono sviluppate per mezzo dell’autoconoscenza narrativa e dell’immaginazione con cui organizziamo il senso della nostra esperienza personale e la rappresentazione della realtà. ~ 39 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Modello psicoeducativo integrato Riabilitazione psicosociale Training della competenza sociale Sviluppo della identità sociale Significato della esperienza Riorganizzazione della conoscenza Definizione di sé, autostima, progetto vita vita Autorealizzazione ~ 40 ~ Training della narrativa esistenziale Sviluppo della identità personale Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Secondo il programma, come citato precedentemente, la prima fase consiste in incontri formativi per gli insegnanti, finalizzati al potenziamento delle abilità di gestione del gruppo self-help. Successivamente si passa all’intervento nelle singole classi che si sviluppa in n° 10 incontri strutturati a cadenza settimanale. Durante il primo anno scolastico dopo i dieci incontri è seguito un incontro monotematico sui disturbi dell’alimentazione. Ogni incontro, della durata di un’ora e trenta minuti, è stato strutturato nel seguente modo: parte teorica, esercitazioni pratiche e consegna degli home-work. Nel primo incontro è stato presentato il progetto, le sue finalità ed il programma degli incontri, a seguito ogni ragazzo è stato invitato a riportare le sue motivazioni e le aspettative rispetto a quest’ultimo. In questa prima fase è emersa l'esigenza di trovare, all’interno del contesto scolastico, uno spazio per parlare di sé e dei problemi legati ai cambiamenti adolescenziali; in questa fase evolutiva il confronto tra pari e lo stabilirsi di rapporti interpersonali consentono il processo di riorganizzazione del sé. Il programma degli incontri prevede, come esposto precedentemente, l’acquisizione di abilità sociali a partire dalle abilità semplici, verbali e non verbali fino a quelle complesse. I primi 4 incontri sono stati dedicati allo sviluppo delle abilità non verbali attraverso le quali l’individuo stabilisce relazioni con gli altri. Le abilità non verbali prese in considerazione dal training sono: ~ 41 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico 1. contatto oculare 2. mimica facciale 3. postura 4. spazio corporeo 5. contatto corporeo 6. tono della voce 7. gestualità Gli strumenti metodologici utilizzati negli esercizi di gruppo durante i primi incontri si ispirano al paradigma della social-learning (Bandura, 1987): ogni abilità viene appresa grazie all’osservazione di un modello (modeling) e,successivamente, ripetuta attraverso la simulazione “come se” avvenisse realmente (role-playng); l’apprendimento di tali abilità comportamentali viene poi generalizzato attraverso degli homework. Nello specifico il contatto oculare ha duplice importanza: espressiva e recettiva. Attraverso gli sguardi le persone coinvolte in un’iterazione esprimono le proprie emozioni e allo stesso tempo colgono le emozioni altrui (ToM). Scopo delle esercitazioni svolte in classe, rispetto a quest’abilità, era sottolineare l’importanza dello sguardo nella comunicazione, ridurre la tensione nel gruppo favorendo l’autocontrollo dell’ansia. La mimica facciale è strettamente legata alla abilità precedente, si è cercato di sviluppare nei ragazzi la consapevolezza della percezione dei movimenti mimici, in particolare del ~ 42 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico movimento volontario dei muscoli facciali e di accentuare il feedback esistente tra emozioni provate ed espressione del viso, accentuando quanto questa correlazione sia determinante per stabilire un’adeguata comunicazione. Sebbene la posizione del corpo sia spesso appresa dalla famiglia, si può generalmente osservare una postura piuttosto rigida, di chiusura, con le spalle cadenti, il capo piegato in avanti e il corpo rannicchiato su se stesso nel soggetto anassertivo passivo, mentre nell’aggressivo essa è di estrema apertura, come se il corpo dovesse occupare il maggior spazio possibile. Alla postura si associano esercizi volti alla ricerca della posizione più coerente con la comunicazione, in sintonia con i propri obiettivi e desideri. Lo spazio e il contatto corporeo entrano in gioco in alcuni momenti della comunicazione per esprimere sentimenti, emozioni diverse. L’addestramento consiste nel far esercitare le persone ad usare in modo equilibrato il contatto nelle varie situazioni, amicali e non. La stretta di mano, ad esempio, è il contatto che si realizza più frequentemente per salutare. Gli esercizi aiutano a modulare la stretta di mano attraverso prove ed imitazioni di un modello. Il tono della voce connota la comunicazione, aggiunge significato a ciò che si dice, costituisce il “come” si dice. ~ 43 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Il quinto ed sesto incontro sono stati dedicati all’esposizione delle abilità verbali semplici quali: 1. presentarsi 2. avviare una conversazione 3. fare e ricevere complimenti 4. ascolto attivo ed empatico Queste abilità rivestono un ruolo molto importante nell’ambito delle competenze sociali; esse permettono di comunicare in modo adeguato con gli altri, consentono di esprimere se stessi, le proprie opinioni senza provare disagio. Nel settimo ed ottavo incontro è stata introdotta la seconda parte del training, quella relativa ad una sezione delle abilità complesse, la comunicazione assertiva. L’assertività è uno stile comunicativo che fa riferimento a: 1. autostima 2. capacità di affermare i propri diritti e di tutelarli senza ledere quelli altrui 3. stare bene con gli altri 4. possedere uno stile comunicativo caratterizzato da capacità di persuasione 5. capacità di produrre risposte adeguate alle stimolazioni esterne Fruire delle capacità assertive favorisce il recupero di una buona immagine di sé, l’assenza di inibizioni sociali provocate dalla paura o dal disagio conseguente agli insuccessi, una ~ 44 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico comunicazione più facile attuata avvalendosi delle abilità sociali espresse attraverso il canale verbale e non verbale. L’addestramento assertivo favorisce l’apprendimento di quelle abilità comportamentali che sono indispensabili ad un adeguato superamento di talune difficoltà presenti in specifici e diversi contesti. Poiché il deficit di tali abilità si traduce spesso in problemi nel gestire correttamente i rapporti interpersonali con compromissione del loro funzionamento, conseguente sviluppo di ansia e perdita di autostima. Lo sviluppo di un comportamento assertivo porta il soggetto oltre ad una maggiore conoscenza di sé anche alla considerazione delle sue azioni in rapporto a chi lo circonda. E’ in tal modo che si promuovono la consapevolezza e l’esistenza di un “Altro” con caratteristiche ed esigenze proprie, spesso differenti dalle proprie, e si potenzia l’abilità di mettersi nei panni dell’altro per cercare di cogliere il “suo” punto di vista. In questa fase i ragazzi hanno imparato a discriminare i tre stili comunicativi: passivo, aggressivo ed assertivo e quello che utilizzano con maggior facilità. Sono state evidenziate le caratteristiche verbali e non verbali che ognuno di loro identifica come predominanti in ciascuno dei tre stili, riscontrando come si sia verificato per una buona parte delle classe un buon livello di apprendimento rispetto alle tematiche trattate nel corso degli incontri. Il nono e decimo incontro sono invece centrate sul problem solving interpersonale e l’espressione di emozioni negative. In particolare viene individuata una situazione ~ 45 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico problematica, dapprima neutra e solo successivamente relativa all’esperienza personale di uno dei partecipanti, e viene chiesto ai ragazzi di procedere secondo la seguente traccia: 1. definizione del problema 2. individuazione del punto di vista dell’uno e dell’altro 3. individuazioni delle alternative possibili 4. scelta della soluzione che si ritiene più giusta da un punto di vista assertivo 5. role-playing L’obiettivo a cui mira quest’ultima parte del training è quello di sviluppare le capacità di utilizzare strategie cognitive per trovare soluzioni ai problemi interpersonali; questa abilità aiuta il ragazzo a decentrarsi dal proprio punto di vista e ad essere più affermativo nel rapporto con gli altri, condizione necessaria per la prevenzione del disagio personale e sociale dell’adolescente a partire da una migliore conoscenza di sé e dei propri bisogni. Il progetto “Prevenzione e inclusione” oltre ad un intervento di prevenzione primaria attuato nelle classi, prevede anche un intervento/consulenza individuale rivolta ad alunni o a genitori qualora emerga un’esigenza specifica segnalata da un’insegnante o dall’alunno stesso. Inoltre, elemento fondamentale e caratterizzante della nostra iniziativa è stata l’attività di ricerca riguardante le problematiche giovanili rivolta ad un campione della popolazione giovanile di età compresa tra i 14 e i 24 anni, della Provincia di Pescara a cui è stato somministrato il questionario “I giovani a Pescara & Provincia”. Tale strumento è anonimo e costituito da 45 items suddivisi in otto parti: oltre ad alcuni dati anagrafici, viene indagato il ~ 46 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico tempo libero, l’associazionismo, il supporto degli amici, la percezione della propria città/paese, il lavoro, i valori, la famiglia, il coinvolgimento diretto e indiretto nei problemi emergenti. I risultati finali dell’attività di ricerca saranno presentati in un convegno previsto al termine del progetto. I soggetti del campione reclutato sono stati intervistati in luoghi aggregativi differenti e in diverse scuole della Provincia tra le quali: l’Istituto Magistrale Statale “G.Marconi”, l’Istituto Tecnico Commerciale Statale “Aterno” e il Liceo Scientifico “L.Da Vinci” a Pescara, il Liceo Scientifico “A. Di Savoia” ed Ist. Prof. Di Stato per l’Industria e l’Artigianato a Popoli, Ist. Commerciale “A. Di Savoia” a Torre De Passeri. Il campione è costituito da 507 soggetti, di cui il 42,4% è di sesso maschile contro il restante 57,6% rappresentato dal sesso femminile. L’età dei soggetti varia da 14 a 24 anni con un’età media di 17 anni. Le tabelle e grafici che seguono mostrano alcuni dei risultati ottenuti. Come da programmazione del progetto “Prevenzione e Inclusione”, oltre agli interventi sulle classi e sul singolo e l’attività di ricerca, verrà istituita una consulta per il disagio giovanile. ~ 47 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Tabella 1- Distribuzione del campione in base al sesso e all’età SESSO Totale maschio femmina ETÀ’ 14 14 18 32 15 43 56 99 16 34 55 89 17 65 66 131 18 33 44 77 19 8 25 33 20 3 7 10 21 5 5 10 22 0 5 5 23 3 6 9 24 7 5 12 215 292 507 Totale Tabella 2- Distribuzione del campione in riferimento al Comune di residenza Frequenza Percentual % valida % e cumulativa ALANNO 4 ,8 ,8 ,8 CAPPELLE SUL TAVO CARAMANICO TERME 1 ,2 ,2 1,0 1 ,2 ,2 1,2 ~ 48 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico CASTIGLIONE A c. 2 ,4 ,4 1,6 CATIGNANO 1 ,2 ,2 1,8 CEPAGATTI 15 3,0 3,0 4,7 CITTA' SANT'ANGELO CIVITAQUANA 4 ,8 ,8 5,5 1 ,2 ,2 5,7 CORVARA 1 ,2 ,2 5,9 CUGNOLI 1 ,2 ,2 6,1 LETTOMANOPPELLO 5 1,0 1,0 7,1 LORETO APRUTINO 2 ,4 ,4 7,5 MANOPPELLO 10 2,0 2,0 9,5 MONTESILVANO 36 7,1 7,1 16,6 MOSCUFO 6 1,2 1,2 17,8 NOCCIANO 4 ,8 ,8 18,5 PESCARA 284 56,0 56,0 74,6 PESCOSANSONESC O PIANELLA 2 ,4 ,4 75,0 21 4,1 4,1 79,1 PICCIANO 1 ,2 ,2 79,3 POPOLI 26 5,1 5,1 84,4 ROSCIANO 2 ,4 ,4 84,8 SCAFA 10 2,0 2,0 86,8 SPOLTORE 45 8,9 8,9 95,7 ~ 49 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico TOCCO DA C. 4 ,8 ,8 96,4 TORRE DEI PASSERI 17 3,4 3,4 99,8 TURRIVALIGNANI 1 ,2 ,2 100,0 507 100,0 100,0 Totale Tab.3- Distribuzione del campione in base all’età e all’occupazione attuale studio ETÀ’ Totale Percentual e lavoro cerco lavoro altro Totale 14 32 32 15 98 1 99 16 88 1 89 17 129 18 75 19 32 20 8 1 21 8 2 22 3 1 1 5 23 7 1 1 9 24 3 5 3 11 483 95,3 11 2,2 7 1,4 1 130 1 76 1 33 1 10 10 ~ 50 ~ 3 0,6 504 100,0 Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Tabella 4- Distribuzione del campione in base alla situazione abitativa Frequenza Percentuale % valida con uno o entrambi i genitori con altri parenti con il mio ragazzo/a in collegio, caserma da solo/a omesse Totale % cumulativa 492 97,0 97,0 97,0 3 3 ,6 ,6 ,6 ,6 97,6 98,2 2 ,4 ,4 98,6 6 1 507 1,2 ,2 100,0 1,2 ,2 100,0 99,8 100,0 Tabella 5- “Attualmente fai parte di un gruppo o movimento organizzato?” Frequenza Percentual % % e valida cumulativa sportivo religioso politico culturale ricreativo musicale altro no Totale omesse Totale 155 37 7 12 22 24 14 231 502 5 507 30,6 7,3 1,4 2,4 4,3 4,7 2,8 45,6 99,0 1,0 100,0 30,9 7,4 1,4 2,4 4,4 4,8 2,8 46,0 100,0 ~ 51 ~ 30,9 38,2 39,6 42,0 46,4 51,2 54,0 100,0 Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Tabella 6- “se fai parte di un gruppo con quale frequenza partecipi?” Frequenza Percentuale % valida una volta a settimana due o tre volte a settimana solo il sabato e/o la domenica circa una o due volte al mese altro % cumulativa 55 10,8 18,7 18,7 153 30,2 52,0 70,7 18 3,6 6,1 76,9 13 2,6 4,4 81,3 55 10,8 18,7 100,0 Total 294 58,0 100,0 omesse 213 42,0 totale 507 100,0 Tabella 7- In genere, con chi passi il tempo libero prevalentemente? Frequenza Percentual % valida % cumulativa e ~ 52 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico con i compagni di lavoro o di scuola con gli altri amici di quartiere con amici di altro quartiere con il gruppo che frequento con i fratelli, le sorelle, i cugini con il mio ragazzo/a da solo/a altro Totale 138 27,2 27,2 27,2 51 10,1 10,1 37,3 15 3,0 3,0 40,2 210 41,4 41,4 81,7 13 2,6 2,6 84,2 65 12,8 12,8 97,0 12 3 507 2,4 ,6 100,0 2,4 ,6 100,0 99,4 100,0 Ta bel la 8- “Hai un gruppo fisso di amici con cui ti ritrovi abitualmente?” Frequenza Percentuale % valida Si ho un gruppo di amici Si ho degli amici, ma con loro non ho costituito nessun gruppo non ho amici altro Totale 413 82 81,5 16,2 5 7 507 1,0 1,4 100,0 % cumulativa 81,5 81,5 16,2 97,6 1,0 1,4 100,0 98,6 100,0 Tabella 9- “Con che frequenza ti ritrovi con i tuoi amici?” Frequenza Percentuale % valida % cumulativa tutti i giorni se mi è possibile due o tre volte a settimana 229 45,2 45,2 45,2 92 18,1 18,1 63,3 solo il sabato e la domenica 55 10,8 10,8 74,2 non ho giorni stabiliti 113 22,3 22,3 96,4 ~ 53 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico solo a scuola o durante il lavoro altro 6 1,2 1,2 97,6 7 1,4 1,4 99,0 non ho amici 5 1,0 1,0 100,0 507 100,0 100,0 Totale Tabella 10- “Dove incontri abitualmente i tuoi amici?” Frequenza Percentuale % valida % cumulativa Bar, pizzeria 73 14,4 14,4 14,4 Nel quartiere 121 23,9 23,9 38,3 Fuori dal quartiere 46 9,1 9,1 47,3 In parrocchia 10 2,0 2,0 49,3 160 31,6 31,6 80,9 6 1,2 1,2 82,1 4 ,8 ,8 82,8 13 2,6 2,6 85,4 4 ,8 ,8 86,2 70 507 13,8 100,0 13,8 100,0 100,0 Non ho punti di incontro fissi Sala giochi Sedi di associazioni In discoteca Non incontro nessuno Altro totale Tabella 11- “Come trascorri il tuo tempo libero con il tuo gruppo di amici?” (una risposta per ogni attività) Molto Abbastanza Poco Niente % % % % Andando in giro 57,0 34,1 7,3 1,6 ~ 54 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico In discoteca Fumando uno spinello Discutendo di lavoro Discutendo di studio Discutendo di politica Dis. di problemi sentimentali Dis. dei rapporti nel gruppo 16,0 7,7 1,8 7,9 3,4 30,8 28,8 31,0 10,5 11,6 27,2 12,2 38,7 37,1 31,6 16,2 28,0 37,3 25,8 21,2 25 21,5 65,6 58,6 27,6 58,6 9,3 9,1 Dis. dei rapporti con i genitori Dis. di come trascorrere il tempo libero Disc. di hobby Parlando del più e del meno Disc. di sport Dis. di musica Disc. di moda Organizzando feste Facendo scherzi alla gente 13,2 29,0 31,2 43,2 39,6 21,7 16,0 6,1 21,1 41,2 25,6 24,9 19,3 22,9 22,5 35,9 37,5 37,3 33,7 28,6 34,3 16,0 32,5 15,0 27,8 30,6 31,2 33,1 27,2 10,5 6,3 9,3 10,8 20,9 9,7 34,3 Grafico 1- “Secondo te, quali sono i problemi presenti prevalentemente nel tuo paese o zona di residenza?” ~ 55 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico indifferenza nei confronti degli handicappati e anziani 49% m ancanza di rispetto per l'am biente 77,70% violenza 41,40% delinquenza 57% 30,60% povertà disoccupazione 45,60% spaccio 55% tossicodipendenza 52,10% 0,0% 10,0% 20,0% 30,0% ~ 56 ~ 40,0% 50,0% 60,0% 70,0% 80,0% 90,0% Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Tabella 12 “Quali sono le cose che ritieni più importanti nella tua vita?” Frequenza Percentuale % valida %cumulativa Cultura e istruzione 43 8,5 8,5 8,5 Sesso 29 5,7 5,8 14,3 20,9 Amore 105 20,8 35,2 Lavoro 19 3,7 3,8 39 Amicizia 76 15 15 54 Fede 13 2,5 2,5 56,5 20,3 Famiglia 102 20 76,8 Sensazioni forti 9 1,8 1,9 78,7 Politica 4 0,8 0,8 79,5 Sport 16 3,1 3,2 82,7 Fantasia 3 0,6 0,6 83,3 Divertimento 8 1,6 1,6 84,9 Sentirsi alla moda 3 0,6 0,6 85,5 Impegno sociale 6 1,2 1,2 86,7 Denaro 19 3,7 3,7 90,4 Sicurezza del futuro 14 2,8 2,8 93,2 Onestà 11 2,2 2,2 95,4 Musica 9 1,8 1,8 97,2 Avventura e rischio 3 0,6 0,6 97,8 Ambizione 3 0,6 0,6 98,4 Bellezza 2 0,4 0,4 89,8 Magrezza 2 0,4 0,4 99,2 Altro 4 0,8 0,8 100 Totale 503 99,2 100 Omesse 4 0,8 totale 507 100 ~ 57 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Tabella 13- “Se dipendesse da te, quali di queste cose vorresti realizzare?” Frequenza Percentuale % valida %cumulativa avere successo 85 16,8 16,8 16,8 avere potere 16 3,2 3,2 20,0 avere una vita comoda e tranquilla vivere in modo intenso ed attivo avere una famiglia serena e felice avere amici veri 64 12,6 12,7 32,7 36 7,1 7,1 39,8 194 38,3 38,4 78,2 46 9,1 9,1 87,3 lottare contro l'ingiustizia 15 3,0 3,0 90,3 aiutare chi ha bisogno 9 1,8 1,8 92,1 avere una fede religiosa 6 1,2 1,2 93,3 avere una cultura vasta 6 1,2 1,2 94,5 vivere in modo originale 5 1,0 1,0 95,4 avere un/a bello/a ragazzo/a Altro 17 3,4 3,4 98,8 6 1,2 1,2 100,0 Totale 505 99,6 100,0 ~ 58 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Omesse totale 2 ,4 507 100,0 Tabella 14 “Per ciascuna delle seguenti azioni sotto elencate, quali faresti e quali no” Percentuali SI NO Viaggiare sui trasporti pubblici 62,1 37,9 senza pagare Fumare occasionalmente uno 29,8 70,2 spinello Divorziare 32,5 67,5 Ubriacarsi 50,1 49,9 Prendere qualcosa da un negozio 20,5 79,5 senza pagare Avere rapporti sessuali senza 25,2 74,8 precauzioni Fare a botte per far valere le 31,0 69,0 proprie ragioni 33,1 66,9 Combattere per il proprio Paese in guerra Dichiarare al fisco meno di quanto 32,7 67,3 si guadagna Avere esperienze omosessuali 6,7 93,3 Convivere senza essere sposati 75,3 24,7 Assumere droghe pesanti 7,9 92,1 Abortire 24,3 75,7 Suicidarsi 10,7 89,3 Avere una relazione con una 42,0 58,0 persona già sposata Tabella 15 – “Rispetto alle seguenti situazioni, quali ti capitano e quali no?” Percentuali SI NO Conosco persone che fanno 60,0 40,0 abuso di psico-farmaci e alcool ~ 59 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Conosco persone che fanno uso di droga leggera Conosco persone che fanno uso di droga pesante Conosco persone che fanno uso di ecstasy Mi è capitato che qualcuno mi invitasse a “bucarmi” o a prendere pasticche Qualche volta se ne ho l’occasione fumo uno spinello Abitualmente fumo uno spinello Se ho l’occasione faccio uso di droghe pesanti Abitualmente faccio uso di droga pesante Abitualmente faccio uso di bevande alcoliche 72,8 27,2 32,1 67,9 25,8 74,2 11,4 88,6 24,5 75,5 7,1 3,6 92,9 96,4 2,2 97,8 26,2 73,8 Tabella 16- “Secondo te la persona che fa uso di droghe pesanti è:” Frequenza Percentuale % valida %cumulativa un malato incapace di dominare i propri impulsi e quindi la società deve aiutarlo e curarlo un vizioso che ha scelto deliberatamente di seguire i propri impulsi e quindi la società deve punirlo una persona normale e la società non dovrebbe preoccuparsi né di curarla né di punirla una persona normale con problemi personali maggiori degli altri, di cui la società dovrebbe occuparsi non so 199 39,3 39,3 39,3 72 14,2 14,2 53,6 22 4,3 4,3 57,9 181 35,7 35,8 93,7 32 6,3 6,3 100,0 Totale 506 99,8 100,0 1 ,2 omesse ~ 60 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico totale 507 100,0 Tabella 17- “Di solito mangio......” Percentuali SI NO 38,5 61,5 37,9 62,1 33,7 66,3 11,0 89,0 17,2 82,8 Quando sono triste Quando sono arrabbiato Solo Pochissimo In modo irregolare Tabella 18- “Ti è capitato di seguire delle diete?” Frequenza Percentuale Si sono troppo grasso Si, anche se gli altri dicono che non ne ho bisogno No, non ci riesco No, non ne sono capace No, non ne ho bisogno si 87 17,2 no 420 82,8 si 154 30,4 no 353 69,6 si 134 26,2 no 374 73,8 si no si no 114 393 248 259 22,5 77,5 48,9 51,1 ~ 61 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico 3)LA PROMOZIONE NELLA SCUOLA 3.1 Due ricerche internazionali Molti progetti internazionali si basano sulla promozione della salute psicologica come strumento per migliorare lo sviluppo degli adolescenti. Di seguito verranno illustrate due ricerche condotte negli Stati Uniti sull’argomento. 3.1.1 L’Intervento Precoce dal Punto di Vista della Psicologia Positiva Di Christopher Peterson Contenuti La meta-analisi di Nelson, Westhues e MacLeod La necessità di studi multi-strutturati L’importanza della qualità dell’applicazione La classificazione dei risultati I benefici a lungo termine dell’intervento precoce a livello socio-emotivo Interventi che funzionano: paragone con i programmi efficaci di Sviluppo Giovanile Positivo Conclusione: la psicologia positiva dell’intervento precoce ~ 62 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico La prima infanzia, dalla nascita fino ai 5 anni, è un periodo critico per lo sviluppo nei bambini delle abilità fisiche, cognitive, emotive e sociali che costituiscono le fondamenta di uno sviluppo salutare per tutto il resto della vita. Una recente ricerca sullo sviluppo del cervello suggerisce che le esperienze di arricchimento nel corso della prima infanzia possono avere degli effetti positivi sullo sviluppo del cervello che possono aiutare il bambino ad acquisire il linguaggio, sviluppare abilità di risoluzione dei problemi, instaurare relazioni salutari con i coetanei e gli adulti e acquisire varie abilità che si possono dimostrare importanti nel corso della vita. L’opinione pubblica e gli uomini politici tendono a concentrarsi su risultati più immediati per l’investimento di risorse e potrebbero sottovalutare i benefici a lungo termine dei programmi di intervento precoce per bambini, in particolare per quelli provenienti da famiglie a basso reddito. Spesso i programmi precoci di avanzamento o prevenzione vengono considerati un lusso, piuttosto che elementi essenziali per l’ottimale sviluppo dei bambini. La meta-analisi dell’efficacia dei programmi di intervento pre-scolastico datata 2003 di Nelson, Westhues e MacLeod rappresenta perciò un rapporto tempestivo in quanto fornisce una serie di forti ragioni per cui ritenere importante il mantenimento e l’ulteriore incremento della qualità dei servizi di intervento precoce per bambini. Questi non solo promuovono lo sviluppo del bambino come individuo, ma hanno anche effetti positivi sulla società nel suo insieme. Il rapporto di Nelson e gli altri presenta un’analisi quantitativa di 34 programmi di intervento pre-scolastico per bambini svantaggiati. Questa analisi ha molte virtù: (a) è più attuale di ~ 63 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico molte analisi, il che è notevole se si considera il sempre mutevole contesto storico in cui gli interventi si concretizzano; (b) esclude gli interventi per i bambini che già mostrano problemi, i quali interventi intorbiderebbero le acque dell’interpretazione; (c) include solo valutazioni dalla prospettiva longitudinale, consentendo quindi di trarre conclusioni importanti sugli effetti a lungo termine degli interventi precoci; (d) include solo studi che hanno utilizzato gruppi di controllo; (e) quantifica l’adeguatezza metodologica delle valutazioni dei programmi; (f) valuta l’affidabilità di codificazione delle caratteristiche degli studi, eliminando una serie di variabili che non potrebbero essere giudicate coerentemente; (g) cerca di identificare dei moderatori potenziali degli effetti degli interventi. L’approccio prevalente nei programmi di intervento precoce per bambini si concentra principalmente sulle modalità di prevenzione o di contenimento dei problemi in età precoce, piuttosto che sulla promozione di uno sviluppo positivo (la costruzione di vite appaganti, felici e salutari per tutti i bambini, cosa che va al di là della mera assenza di malattie). Il nostro lavoro ha riguardato lo sviluppo giovanile positivo dal punto di vista della psicologia positiva. La psicologia positiva si concentra sulla costruzione della forza e del benessere piuttosto che sul porre rimedio alle debolezze e alle patologie. La meta-analisi di Nelson, Westhues e MacLeod Nelson e gli altri sono stati in grado di trarre alcune importanti conclusioni sugli interventi pre-scolastici efficaci; l’aspetto più importante è che questi interventi nel lungo periodo vengono coronati dal successo. Gli impatti cognitivi sono stati più grandi nel breve periodo, ~ 64 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico ma ancora evidenti nel lungo, mentre il benessere socio-emotivo e familiare si è dimostrato simile nel corso del tempo. Particolarmente efficaci sono stati gli interventi intensivi ed estensivi che hanno coinvolto entrambi i genitori, piuttosto che le sole madri. Gli impatti cognitivi sono stati più elevati quando gli interventi hanno implicato una esplicita componente di insegnamento partita in fase più precoce (all’età di 3 anni) e hanno avuto delle continuazioni educative nelle scuole elementari. È stato interessante per noi notare come i programmi che si rivolgevano ai bambini afro-americani siano stati particolarmente efficaci. La necessità di studi multi-strutturati Nel corso degli anni sono stati sviluppati ed applicati molti programmi di intervento precoce per bambini svantaggiati, con degli effetti dimostrati su vari aspetti dello sviluppo. La domanda fondamentale tuttavia rimane senza risposta: quali servizi sono più efficaci per un tipo di persona, per quali aree dello sviluppo e in quali condizioni? Per progettare dei programmi efficaci che siano allo stesso tempo accettabili dal punto di vista dei costi, è necessario identificare gli ingredienti necessari degli interventi precoci efficaci. Ogni componente ha un elevato costo economico. Nelson e gli altri hanno cercato di rispondere a questa domanda analizzando l’impatto di ogni singolo aspetto dei programmi sui risultati dei partecipanti. Hanno esaminato le caratteristiche dei bambini, come l’etnia e l’età, nonché le caratteristiche dei programmi, come la lunghezza, l’intensità e l’inclusione di caratteristiche come la pre-scolasticità, le visite in casa dei bambini, la formazione dei genitori, le interazioni genitori-figli e il sostegno sociale. ~ 65 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico La valutazione dei programmi di intervento precoce ovviamente è complicata. Come hanno notato Nelson e gli altri, molte considerazioni vanno a sfavore dell’approccio multi-strutturato alla valutazione. Le dimensioni dei campioni sono spesso ridotte. I programmi hanno caratteristiche uniche. L’assegnazione casuale si dimostra spesso difficile o non etica. Inoltre ci sono troppo poche valutazioni di programmi. Nonostante tutto poi, l’esame dell’impatto delle componenti dei programmi prese singolarmente lascia senza risposta alcune domande sulla priorità temporale, la rilevanza e l’interazione tra le varie componenti. Vengono identificate le caratteristiche individuali dei programmi che predicono l’efficacia del programma, ma la loro importanza relativa all’efficacia a lungo termine del programma rimane sconosciuta. Come hanno scritto Nelson e gli altri nella loro analisi, il semplice conteggio del numero delle componenti dei programmi non prediceva un’efficacia sul lungo periodo. C’è un’evidente necessità di un approccio sistematico e multi-strutturato nella pianificazione e nella valutazione dei programmi di intervento precoce. Una delle conclusioni interessanti di Nelson e gli altri è che i programmi che si sono rivolti ai bambini afro-americani in età pre-scolastica sono stati tra i più efficaci. Nelson ha notato come questi programmi siano spesso i più intensivi. Il 74% degli studi con dei bambini afroamericani prevedeva un intervento intensivo, contro solo il 33% degli studi con bambini di altre etnie. Ci chiediamo se sia possibile estrapolare questo fattore nei dati esistenti come “la” spiegazione di questa conclusione. Oppure potrebbe darsi che i bambini afro-americani in età pre-scolastica siano quelli più svantaggiati, il che farebbe di loro gli utenti migliori per un ~ 66 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico intervento. Se è così, si tratterebbe di una conclusione davvero importante. Di nuovo, la necessità di studi longitudinali multi-strutturati è lampante. In più Nelson e gli altri non hanno fornito argomentazioni teoriche o concettuali riguardanti i motivi per cui hanno incluso alcune componenti o aspetti delle variabili dei programmi nell’esaminare l’efficacia degli stessi. I programmi completi e le valutazioni per i bambini richiedono una struttura concettuale e un modello di intervento che sia basato sulle teorie dello sviluppo e sulle conclusioni della ricerca per la promozione della salute e dello sviluppo della prima infanzia. L’importanza della qualità dell’applicazione Alcune serie questioni sono state sollevate sulla qualità dell’applicazione dei programmi per la prima infanzia. Anche se Nelson e gli altri hanno esaminato alcune variabili di applicazione con riferimento all’efficacia dei programmi, come la loro intensità e durata, hanno evitato di esaminare altri aspetti dell’applicazione, come la qualità dello staff (cfr Domitrovich & Greenberg, 2000; Durlak, 1998). Presi da soli, i programmi ben strutturati non bastano. Anche le persone che applicano i programmi ne determinano l’efficacia; queste devono essere competenti e ben formate (Yale University, Bush Center in Child Development and Social Policy, 1992). Le future valutazioni dei programmi dovranno accertare e riferire le caratteristiche di applicazione come le qualifiche dello staff, il tipo di formazione in corso, il monitoraggio sistematico e le modalità con cui i membri dello staff interagiscono con i bambini e i genitori del programma. ~ 67 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico La classificazione dei risultati Ci poniamo un interrogativo sulle modalità con cui questa meta-analisi ha concettualizzato i risultati socio-emotivi e cognitivi. Nelson e gli altri hanno classificato la ripetizione dell’anno e l’assegnazione all’insegnamento speciale come misurazioni socio-emotive, con la giustificazione che queste variabili sono connesse ai comportamenti socio-emotivi. La ripetizione dell’anno e l’assegnazione all’insegnamento speciale sono tuttavia fattori determinati in modo importante da caratteristiche cognitive come la capacità accademica e i problemi di apprendimento. Nelson e gli altri hanno incluso l’impiego e l’istruzione tra i risultati socio-emotivi, mentre le variabili molto simili dei risultati accademici, delle promozioni e delle valutazioni degli insegnanti sulle capacità accademiche dei bambini sono state classificate come risultati cognitivi. L’intenzione originale di questa analisi quantitativa era quella di esaminare nel dettaglio entrambi gli indicatori, positivo e negativo, che avrebbero permesso un raffronto dei programmi in funzione del loro successo nel prevenire o nel promuovere, ma il numero relativamente piccolo di studi che soddisfacevano i criteri di inclusione ha reso questo impossibile. Di conseguenza le misurazioni dei risultati hanno dovuto essere riassunte in tre grandi classi: cognitive, socio-emotive e riguardanti il benessere dei genitori e della famiglia. Ogni classe di misurazione è costituita principalmente da variabili negative, mentre quelle positive sono solo una manciata, come per esempio l’autostima e le abilità sociali. ~ 68 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico In questo possiamo vedere le limitazioni imposte dall’approccio focalizzato sui problemi nel campo degli interventi sulla prima infanzia (Cowen, 1994). Come ha notato Greenberg (2002), i programmi di prevenzione e promozione hanno alcune caratteristiche comuni, ma sono molto diversi sotto alcuni aspetti importanti. La prevenzione dei problemi non è sufficiente per la promozione di uno sviluppo positivo. Se i programmi di intervento precoce hanno solo la prevenzione come obiettivo, mancano l’opportunità di aiutare i bambini in tenera età a costruire i punti di forza e le competenze che gli permetteranno di esprimere a pieno le proprie potenzialità. Una vita appagante non è semplicemente una vita senza problemi. Per fare un esempio, nella pianificazione e nella valutazione dei programmi di intervento precoce, tratti positivi come la curiosità, l’ottimismo e la gentilezza dovrebbero essere tenuti altrettanto in considerazione di fattori come la riduzione della delinquenza, gli abbandoni scolastici e le gravidanze adolescenziali. I benefici a lungo termine dell’intervento precoce Una delle conclusioni fondamentali di Nelson e gli altri ,l’impatto prolungato degli interventi sui risultati socio-emotivi, merita un’attenzione speciale. Nelson e gli altri si aspettavano un impatto crescente nel corso del tempo, ma dal nostro punto di vista questi effetti non sarebbero stati altro che la ciliegina sulla torta dell’intervento. È piuttosto importante che questa classe di effetti non sia diminuita nel corso del tempo. Anche se non si tratta che di una tendenza, l’effetto dei programmi sullo sviluppo socio-emotivo in realtà è aumentato nel corso ~ 69 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico del tempo, mentre per quanto riguarda i risultati cognitivi si è assistito ad una tendenza opposta. Questo significa che gli interventi che cambiano le modalità con cui i bambini in età pre-scolastica si relazionano con gli altri hanno effetti più durevoli di quelli che cambiano i loro risultati scolastici? Nella nostra ricerca sui punti di forza del carattere abbiamo trovato che i tratti positivi sotto l’aspetto sociale ed emotivo (caratteristiche come ottimismo, amore, gentilezza, umorismo ed entusiasmo) sono fortemente correlati all’appagamento sia tra gli adulti che tra i giovani (Park & Peterson, in stampa). Questi tratti non sono solo intrinsecamente appaganti, ma cambiano anche il mondo sociale in cui vive la persona. L’esibizione dei punti di forza sociali ed emotivi viene spesso contraccambiata, il che potrebbe spiegare il motivo per cui continuano ad essere mostrati. In contrasto troviamo che i tratti positivi in ambito intellettuale (caratteristiche come la creatività e l’amore per l’apprendimento) sono meno associate con l’appagamento, e quindi potrebbero risultare più fragili. Questo potrebbe spiegare perché i cambiamenti cognitivi documentati da Nelson e gli altri siano stati erosi nei programmi successivi che non contenevano interventi di richiamo. Il nostro obiettivo non è quello di diminuire l’importanza degli interventi cognitivi, che certamente funzionano e possono pagare dei dividendi importanti sia all’individuo che alla società nel suo insieme. Il punto per noi è che gli interventi socio-emotivi non dovrebbero avere un ruolo marginale rispetto a quelli cognitivi. Effettivamente alcuni studi recenti suggeriscono che molti effetti positivi dell’intervento precoce in ambito socio-emotivo, come ~ 70 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico il comportamento pro-sociale, la cooperazione, l’autostima e le abilità di risoluzione dei problemi, contribuiscono anche all’aumento delle capacità accademiche del bambino, il che conduce al successo scolastico sul lungo periodo e quindi al raggiungimento dell’obiettivo dell’occupazione (Gomby, Larner, Stevenson, Lewit & Behrman, 1995). I programmi di intervento precoce dovrebbero concentrarsi su tutti gli ambiti dello sviluppo, compresi quello fisico, sociale, emotivo e cognitivo. Varrebbe decisamente la pena concepire degli interventi che integrassero questa vasta classe di effetti e, anteporre gli interventi socioemotivi a quelli cognitivi potrebbe rivelarsi una strategia più redditizia che non fare il contrario. Gli interventi cognitivi, per esempio, potrebbero essere assorbiti all’interno di attività significative tra genitori e figli. L’interazione tra genitori e figli potrebbe essere progettata per sviluppare l’autostima dei bambini e promuovere la loro curiosità e degli atteggiamenti positivi nei confronti dell’apprendimento. Gli interventi precoci globali possono avere degli effetti che durano per tutta la vita. In questo modo i programmi che promuovono lo sviluppo socio-emotivo positivo e costruiscono i punti di forza del carattere tra i bambini in tenera età potrebbero non solo prevenire ma anche costruire un adulto morale, sano e soddisfatto, in grado di superare le difficoltà della vita e godere dei propri risultati. Interventi che funzionano: paragone con i programmi efficaci di Sviluppo Giovanile Positivo ~ 71 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico La meta-analisi di Nelson e gli altri ha numerose sorelle. Dall’attuale ricerca sulle valutazioni dei programmi, c’è accordo nel constatare che i programmi di sviluppo giovanile sono quelli con maggiore probabilità di successo se al loro interno presentano determinate caratteristiche: • Le sessioni di laboratorio nei fine settimana o delle lezioni una tantum non sono interventi efficaci. Al contrario, i programmi in cui i giovani passano molte ore nell’arco di un lungo periodo di tempo si dimostrano efficaci nel ridurre i risultati negativi e nell’incoraggiare quelli positivi. • I programmi più efficaci iniziano con gli adolescenti più giovani. • I programmi che funzionano meglio hanno un progetto chiaro che viene monitorato continuamente. Dotare il programma di un manuale (che spieghi nel dettaglio cosa si fa per fare del programma una realtà) è una caratteristica di fondamentale efficacia. • I programmi sono molto più efficaci quando sono applicati rimanendo fedeli al progetto. • I programmi migliori sono quelli in cui i giovani hanno almeno una relazione di sostegno con un adulto. • I programmi più efficaci affrontano diversi sistemi contemporaneamente: casa e scuola, per esempio. I programmi che funzionano meglio forniscono modalità ai giovani non solo per pensare in modo diverso ma anche per agire in modo diverso. • I programmi che funzionano meglio scelgono l’approccio della “persona nell’ambiente”. Questi non affrontano solo i fattori interni come il rafforzamento del ~ 72 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico carattere, né solo quelli esterni come la sicurezza a scuola, ma li affrontano entrambi. I programmi devono essere appropriati sia dal punto di vista culturale che da quello dello sviluppo. Devono insegnare abilità e competenze. • Seguendo queste linee guida, i programmi funzionano meglio quando sono guidati da teorie esplicite sulle cause dei risultati e i meccanismi del cambiamento. • I programmi funzionano meglio quando vengono adeguati al background culturale dei partecipanti. • I programmi funzionano meglio quando sono fatti bene e vengono applicati da uno staff che si è sottoposto a una formazione approfondita. Gli entusiasmi per i programmi di sviluppo giovanile devono essere attenuati dalla cautela per le cattiva (o almeno trasandata) compagnia in cui si trovano. Molti analisti infine concludono che i programmi devono tenere in considerazione i molteplici collegamenti tra i fattori di socializzazione e la necessità della presenza di norme comunitarie che sostengano gli obiettivi dei programmi (cfr Schinke & Matthieu, 2003). C’è un sostanziale accordo tra queste conclusioni a proposito degli interventi efficaci sui giovani e quelle tratte da Nelson e gli altri sugli interventi pre-scolastici efficaci. In termini di ciò che funziona, c’è una notevole continuità nel corso dei primi anni di sviluppo. Ci sembra evidente che un intervento precoce sia necessariamente più robusto, in quanto impedisce il chiudersi delle porte a causa di perdite di tempo, opportunità non sfruttate ed ~ 73 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico esperienze negative. Se una spirale negativa può essere interrotta abbastanza presto, le attività della vita possono avere il sopravvento e sostenere uno sviluppo salutare del soggetto. Un punto di disaccordo riguarda la conclusione di Nelson e gli altri secondo cui gli interventi più precoci non sono necessariamente più efficaci degli altri. Nelson e gli altri hanno riscontrato che gli interventi iniziati prima dei tre anni di età si sono rivelati i più efficaci solo per quanto riguarda i risultati cognitivi a breve termine. La conclusione di Nelson e gli altri potrebbe semplicemente essere una funzione della limitata gamma di età dei bambini analizzata o il risultato del numero relativamente piccolo di interventi analizzati nella loro meta-analisi. Il momento ottimale per un intervento potrebbe dipendere anche dalle caratteristiche del programma o dalle caratteristiche preesistenti del campione analizzato. Se però prendiamo alla lettera questa conclusione possiamo concludere con la dovuta cautela che non tutti gli interventi devono essere inseriti nei primi anni di vita. D’altra parte, aspettare fino all’adolescenza inoltrata prima di effettuarne uno si rivelerebbe con tutta probabilità un errore. Sono necessarie ulteriori ricerche per determinare la scelta di tempo appropriata per gli interventi sulla prima infanzia. Conclusione: la psicologia positiva dell’intervento precoce La disciplina emergente della psicologia positiva si concentra sulla costruzione dei punti di forza e sull’incoraggiamento al benessere. Gli psicologi positivi, sono interessati tanto alla costruzione di una buona vita quanto ad evitare o annullare l’angoscia e il disordine (Peterson & Park, 2003). Secondo questo punto di vista c’è urgente bisogno che gli obiettivi ~ 74 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico dell’intervento vadano oltre quelli della prevenzione dei problemi e includano la promozione del benessere (Park, 2003). Gli interventi pre-scolastici analizzati da Nelson e gli altri potrebbero benissimo incoraggiare il raggiungimento di risultati positivi tra i bambini. Questi risultati tuttavia non vengono esplicitamente ricercati nelle normali valutazioni dei programmi, il che riflette la nostra preoccupazione come società per i problemi e la loro risoluzione. La nostra idea di salute è quella di una giovane persona appagata e competente, soddisfatta della propria vita e per il modo in cui la sta vivendo, che ha identificato ciò che riesce a far bene e sta iniziando a utilizzare questi talenti e punti di forza per il conseguimento di una serie di scopi appaganti, e che già contribuisce attivamente alla vita di una comunità sociale. Finché non avremo delle misure condivise per quanto riguarda gli indicatori positivi, il pieno impatto dell’intervento precoce non potrà essere determinato (cfr. Moore & Lippman, in stampa). Le ricerche future devono includere le misurazioni dei risultati positivi ed elaborare gli effetti degli interventi precoci, nonché i vari sistemi ecologici che costruiscono i punti di forza della persona e ne promuovono il benessere. La valutazione dell’impatto positivo degli attuali programmi di intervento precoce è solo un primo passo, perché le informazioni raccolte saranno d’aiuto per la creazione di ulteriori programmi che affronteranno in modo più mirato la costruzione di vite salutari e appagate. La psicologia positiva fornisce non solo una visione di vita positiva, ma anche teorie su come poterla conseguire (Seligman). ~ 75 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico 3.1.2 Sviluppo Giovanile Positivo negli Stati Uniti: Ricerca Conclusioni sulle Valutazioni dei Programmi di Sviluppo Giovanile Positivo Di Richard F. Catalano M. Lisa Berglund Jeanne A.M. Ryan Heather S. Lonczak J. David Hawkins Contenuti 1)IL PROGETTO DI SVILUPPO GIOVANILE POSITIVO 2) LE ORIGINI DELLA DISCIPLINA DELLO SVILUPPO GIOVANILE POSITIVO (PYD) 3) DEFINIZIONE E VALUTAZIONE DELLO SVILUPPO GIOVANILE POSITIVO 4) PROVE EMPIRICHE TRATTE DAI PROGRAMMI DI SVILUPPO GIOVANILE POSITIVO E DALLE VALUTAZIONE Prefazione Nel settembre del 1996 il Ministero della Salute e dei Servizi Umani (DHHS), Ufficio dell’Aiuto Segreteria per la Pianificazione e Valutazione (ASPE), attraverso l’Istituto Nazionale per la Salute dell’Infanzia e lo Sviluppo Umano (NICHD), ha premiato con una sovvenzione il Gruppo di Ricerca sullo Sviluppo Sociale (SDRG) presso l’Università di Washington, affinché esaminasse le valutazioni esistenti dei programmi di Sviluppo Giovanile Positivo per ricapitolare lo stato della disciplina. Struttura del resoconto 1)IL PROGETTO DI SVILUPPO GIOVANILE POSITIVO Negli ultimi 30 anni si è vista una diffusa proliferazione di programmi di prevenzione e di Sviluppo Giovanile Positivo. Nel corso di questo periodo i programmi di prevenzione sono ~ 76 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico stati il soggetto di uno studio molto analitico. Più di recente in questo campo si è assistito ad un incremento di interesse riguardo alla valutazione di programmi che ponevano l’accento sullo Sviluppo Giovanile Positivo, ovvero il soggetto del presente studio. L’interesse nello Sviluppo Giovanile Positivo è cresciuto grazie a degli studi che dimostrano come gli stessi fattori individuali, familiari, scolastici e comunitari predicano spesso sia i risultati positivi (ad esempio il successo a scuola) che negativi (ad esempio la delinquenza) dei giovani. Fattori come lo sviluppo di forti legami con adulti sani e il coinvolgimento regolare in attività positive non solo creano un percorso di sviluppo positivo, ma possono anche prevenire l’insorgenza di problemi. Benché incoraggianti, queste conclusioni sottolineano la necessità di un’analisi sistematica di questi programmi perché possano essere accettati sempre di più da chi opera in questo campo. Di conseguenza gli obiettivi del presente studio sono stati quelli di: • ricercare e stabilire definizioni sia teoriche che empiriche di sviluppo giovanile positivo e dei concetti ad esso correlati; • Documentare e descrivere i denominatori comuni tra i fattori di rischio e di protezione implicati nei comportamenti giovanili problematici; • Identificare e riassumere i risultati delle valutazioni degli interventi di sviluppo giovanile positivo e ~ 77 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico • Identificare gli elementi che contribuiscono sia al successo che alla mancanza di successo nei programmi di sviluppo giovanile positivo, nonché i potenziali miglioramenti negli approcci alla valutazione. Il termine Sviluppo Giovanile Positivo non è ancora ben definito. Questo studio ha identificato un gruppo di caratteristiche riconoscibili dei programmi di Sviluppo Giovanile Positivo, che generalmente cercano di raggiungere uno o più degli obiettivi seguenti: • promuovere la formazione di legami affettivi • incrementare la capacità di ripresa • promuovere le competenze emozionali, cognitive, comportamentali e morali • incrementare l’auto-determinazione • incrementare la spiritualità • incrementare l’auto-efficacia • promuovere un’identità pulita e positiva • incrementare la fiducia nel futuro • fornire elementi per riconoscere il comportamento positivo e le opportunità per un coinvolgimento pro-sociale (standard salutari di comportamento). Selezione dei programmi per l’analisi I programmi analizzati per questo studio cercavano tutti di raggiungere uno o più di questi obiettivi con giovani tra i 6 e i 20 anni. I programmi non sono stati inclusi se le loro attività rappresentavano un trattamento o una risposta a un disordine comportamentale diagnosticato. ~ 78 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Tutte le valutazioni di questi programmi sono state considerate contro gli standard tradizionali in uso in questa disciplina (modelli di ricerca che utilizzano forti gruppi di paragone1), e tutte dovevano misurare i risultati comportamentali dei giovani. Sono stati selezionati ed analizzati nei loro effetti 77 programmi di sviluppo giovanile positivo. 25 di questi programmi sono stati infine dichiarati “efficaci” in base alle prove presentate nella valutazione. Gli altri 52 programmi sono stati in genere esclusi o perché la valutazione non soddisfaceva i criteri scientifici dello studio oppure perché, nonostante li soddisfacesse, non c’erano prove che le componenti di questi programmi avessero prodotto risultati. Conclusioni dei programmi I 25 programmi sono stati condotti in ambientazioni comunitarie, scolastiche e familiari. Otto approcci sono stati eseguiti in un’ambientazione, comunitaria o scolastica. I riamanenti 17 programmi combinavano le loro strategie o in due (di norma la famiglia e la scuola) o tre (la comunità, la scuola e la famiglia) ambientazioni. La componente scolastica è stata usata in 22 (88%) programmi, quella familiare in 15 (60%) e la comunitaria in 12 (48%). I programmi efficaci si sono orientati su una variegata gamma di obiettivi, condividendo tuttavia dei temi comuni. Tutti hanno cercato di rafforzare le competenze emotive, cognitive, e comportamentali, l’auto-efficacia, nonché gli standard familiari e comunitari per un I gruppi di paragone sono formati da persone dotate delle caratteristiche necessarie per partecipare al programma, che vengono monitorate ma che non subiscono alcun trattamento, facendo così da punto di riferimento per i risultati ottenuti sui gruppi di intervento. ~ 79 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico comportamento sociale e personale sano. Il 75% di essi inoltre ha puntato a creare legami positivi tra giovani e adulti, ad aumentare le opportunità per la partecipazione dei giovani in attività sociali positive e a riconoscere e rinforzare questa partecipazione. Le strategie per i giovani variavano tra i programmi, dal rivolgersi direttamente ai giovani con sessioni di formazione delle capacità, ai sistemi di tutoraggio tra pari condotti da giovani a rischio, alla formazione ad opera di insegnanti, che ha dato migliori risultati sotto l’aspetto della gestione della classe e dell’istruzione. Le prove hanno mostrato una lista di risultati importanti, tra cui una maggiore frequenza scolastica, delle prestazioni accademiche più elevate, interazioni più sane tra giovani e adulti, migliori capacità di prendere decisioni e un minore utilizzo di sostanze stupefacenti e di comportamenti sessuali a rischio. Lo studio ha sottolineato l’importanza di altri due fattori generalmente presenti nei programmi efficaci. Uno è l’evidente valore dell’utilizzazione di guide strutturate o manuali dei programmi (curricula), che aiutano i gestori del programma ad applicarlo in modo coerente da gruppo a gruppo e da sito a sito. 24 (96%) programmi hanno utilizzato manuali di formazione o altre forme di curricula strutturati. Il secondo fattore è che i programmi richiedono un tempo sufficiente perché avvengano i cambiamenti di comportamento e perché li si possa misurare. 20 (80%) programmi hanno fornito i propri servizi per nove mesi o più. Conclusioni delle valutazione Questo studio ha concluso che una vasta gamma di approcci nel campo dello sviluppo giovanile positivo può dare come risultato un comportamento positivo dei giovani e ~ 80 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico prevenirne il comportamento problematico. Anche se è stata una vasta gamma di strategie a produrre questi risultati, i temi comuni al loro successo comprendevano metodi per: rafforzare le competenze sociali, emotive, comportamentali, cognitive e morali; costruire l’autoefficacia; modellare messaggi dalla comunità e la famiglia sugli standard per un comportamento positivo dei giovani; incrementare i legami sani con gli adulti, i coetanei e i ragazzi più piccoli; espandere le opportunità di coinvolgimento pro-sociale e fornire il riconoscimento per i giovani che si impegnano in un comportamento e in delle attività positive; fornire struttura e coerenza nell’applicazione del programma, e infine intervenire sui giovani per un periodo di almeno nove mesi. Anche se un terzo dei programmi efficaci ha operato in una sola ambientazione, è importante notare che per gli altri due terzi gli ulteriori fattori del successo sono stati la combinazione delle risorse della famiglia, della comunità e della scuola. 2) LE ORIGINI DELLA DISCIPLINA DELLO SVILUPPO GIOVANILE POSITIVO (PYD) Con l’aumentare dell’attenzione della società all’educazione dei bambini e degli adolescenti, a fronte di una maggiore problematicità costituita da un aumento del tasso di povertà, dei divorzi, delle nascite al di fuori del matrimonio e della mobilità familiare, si è arrivati al finanziamento di iniziative atte a contrastare questi problemi. I cambiamenti nelle forze di socializzazione che storicamente si sono occupate dello sviluppo dei figli (specialmente in ~ 81 ~ famiglia) hanno bisogno di una Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico riconcettualizzazione delle pratiche scolastiche e comunitarie affinché possano sostenere la famiglia nella sua missione di crescere figli sani e di successo. (Hernandez, 1995, da Weissberg & Greenberg, 1997: 5) Negli ultimi trent’anni sia i servizi che le politiche pensate per ridurre i problemi comportamentali dei giovani in difficoltà sono stati ampliati. Gli approcci preventivi sono iniziati a emergere due decadi fa, con un accento sul sostegno dei giovani prima dell’insorgere dei problemi comportamentali. I ricercatori e gli operatori in questa disciplina hanno sempre di più cercato di analizzare le circostanze (famiglie, scuole, comunità, gruppi di coetanei) della vita dei ragazzi. Spesso basandosi sull’esperienza dei trattamenti precoci, la maggior parte dei programmi di prevenzione all’inizio si concentrava sulla prevenzione di un singolo problema comportamentale. Il campo della prevenzione ha intrapreso una propria evoluzione durante questo periodo. Le strategie di prevenzione sono cambiate con la valutazione dei programmi, in particolare quando alcuni di essi non riuscivano a mostrare un impatto positivo sul consumo giovanile di droga, le gravidanze, le malattie trasmesse sessualmente, gli insuccessi scolastici o i comportamenti delinquenziali. Una svolta fondamentale nella disciplina c’è stata quando i ricercatori e i fornitori di servizi hanno iniziato a raccogliere informazioni da studi longitudinali che identificavano importanti elementi di predizione dei comportamenti problematici nei giovani. Una seconda generazione ~ 82 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico di sforzi tesi alla prevenzione ha cercato di utilizzare queste informazioni per interrompere il processo che portava ad occuparsi di problemi comportamentali specifici. I ricercatori sono stati anche incoraggiati a raccogliere informazioni sugli elementi ambientali di predizione e sulle interazioni tra gli individui e l’ambiente. Successivamente in molti hanno sostenuto la necessità di porre l’accento su fattori che promuovessero uno sviluppo giovanile positivo, oltre che sulla prevenzione dei problemi. Si è così raggiunto il consenso tra gli scienziati sul fatto che per una transizione riuscita verso l’età adulta non basta evitare la droga, la violenza o una precoce attività sessuale, e si è iniziata a vedere come fondamentale la promozione dello sviluppo sociale, emotivo e comportamentale dei bambini proprio per la risoluzione dei problemi comportamentali. L’idea che “l’assenza di problemi non è sinonimo di preparazione adeguata” è fondamentale per lo sviluppo giovanile positivo. La prospettiva della “persona nell’ambiente” La prospettiva della “persona nell’ambiente” (Bronfenbrenner, 1979) suggerisce che le influenze socializzanti dei genitori, dei funzionari scolastici, dei compagni di classe e degli abitanti del quartiere siano di primaria importanza per lo sviluppo del bambino, assieme alle consuetudini e ai valori del gruppo culturale e della comunità a cui il giovane appartiene. I sostenitori dello sviluppo giovanile positivo raccomandano l’attenzione all’interazione tra l’ambiente e l’individuo. La scienza della prevenzione e lo sviluppo giovanile positivo ~ 83 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Studi longitudinali condotti negli ultimi 30 anni hanno identificato molti fattori nei quartieri, nelle famiglie, le scuole e i gruppi di coetanei oltre che nell’individuo in grado di predire i comportamenti problematici2. Più aumentava l’esposizione ai fattori di rischio e più aumentava la probabilità di trovare comportamenti problematici nei bambini. In più la ricerca a ha mostrato che molti degli stessi fattori di rischio e di protezione predicono diversi problemi adolescenziali, tra cui l’abuso di sostanze, la delinquenza, la violenza, le gravidanze precoci e gli abbandoni scolastici; che i problemi comportamentali sono correlati gli uni agli altri e che di solito fanno sì che quelli che li adottano si raggruppino fra di loro rinforzandosi vicendevolmente. Queste conclusioni hanno suggerito la necessità di approcci più completi e “non categorici” per la prevenzione di una vasta gamma di problemi. La ricerca nel campo della prevenzione ha mostrato che differenti fattori di rischio e di protezione sono salienti in differenti fasi dello sviluppo del bambino. Questi sviluppi hanno portato gli scienziati della prevenzione ad optare per una maggiore concentrazione sugli interventi di prevenzione: l’identificazione di importanti connessioni tra fattori di rischio e di protezione e i risultati dei giovani; la prova che i problemi comportamentali condividono molti antecedenti comuni; la prova che il numero dei fattori di rischio e di protezione a cui il giovane è esposto influenza fortemente i risultati più probabili del giovane; l’importanza di modellare esercizi e processi adeguati all’età nella struttura dei ~ 84 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico programmi di prevenzione; infine la documentazione che una precoce iniziazione al comportamento problematico è in se stessa un elemento di predizione di scarsi risultati. Sia i sostenitori dello sviluppo giovanile positivo che gli scienziati della prevenzione ora incoraggiano all’attenzione sull’importanza dei fattori sociali e ambientali che influenzano i risultati dei giovani nei compiti che affrontano collegati al loro sviluppo. 3) DEFINIZIONE E VALUTAZIONE DELLO SVILUPPO GIOVANILE POSITIVO Il primo compito di questo progetto è stato quello di stabilire definizioni operative o criteri di Sviluppo Giovanile Positivo: 1)Promozione dei legami interpersonali Gli studi sullo sviluppo infantile descrivono spesso i processi di instaurazione di legami e di attaccamento come modelli funzionali interiori con cui il bambino dà origine alle connessioni sociali con gli altri. Lo sviluppo di legami positivi con gli adulti è fondamentale per lo sviluppo della capacità di adattamento ai cambiamenti e per diventare un adulto sano e funzionale. Un buon processo di questo tipo determina la fiducia del bambino negli altri e in se stesso, mentre un cattivo processo stabilisce modelli di insicurezza sugli altri e di dubbio su di sé. Un processo molto negativo stabilisce un fondamentale senso di sfiducia i sé e negli altri, creando un vuoto emotivo che il bambino potrebbe cercare di riempire in altri modi, possibilmente attraverso droghe, atti impulsivi, relazioni antisociali con i coetanei o altri comportamenti problematici3. ~ 85 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Il modo in cui il bambino stabilisce i primi legami con i genitori influenzerà direttamente i suoi legami successivi con i coetanei, la scuola, la comunità e la cultura . Definizione operativa. Per questa analisi un programma è stato classificato come promotore dei legami interpersonali se una o più delle sue componenti si è concentrata sullo sviluppo delle relazioni del bambino con un adulto sano, con dei coetanei positivi, con la scuola, la comunità o la cultura di riferimento. 2)Incremento della capacità di ripresa L’Accademia Nazionale delle Scienze ha definito la capacità di ripresa come “un insieme di schemi comportamentali che proteggono i bambini dall’adottare comportamenti problematici di fronte al rischio”. Rutter ha descritto i meccanismi protettivi associati a quattro processi fondamentali di capacità di ripresa, tra cui la riduzione dell’impatto del rischio, la riduzione degli schemi negativi di comportamento, la creazione e il mantenimento dell’autostima e dell’auto-efficacia, nonché l’apertura delle opportunità. Definizione operativa. I programmi sono stati classificati come in grado di incrementare la capacità di ripresa se ponevano l’accento sulle strategie atte a creare delle risposte di adattamento al cambiamento e allo stress, promuovendo inoltre la capacità e la flessibilità psicologica. 3)Promozione delle competenze La competenza sociale è costituita da una gamma di abilità che aiutano i giovani a integrare i sentimenti, i pensieri e le azioni per raggiungere specifici obiettivi sociali e interpersonali. ~ 86 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Queste capacità includono la codifica dei segnali sociali rilevanti; l’interpretazione accurata di questi segnali; la generazione di soluzioni efficaci per i problemi interpersonali; la previsione realistica delle conseguenze e degli ostacoli delle proprie azioni e la traduzione delle decisioni sociali in un comportamento efficace. Definizione operativa. I programmi sono stati classificati come promotori della competenza sociale se al loro interno era prevista la formazione di abilità interpersonali appropriate dal punto di vista dello sviluppo, nonché la presenza di strategie atte ad inscenare queste abilità. Queste abilità includono la comunicazione, l’autoaffermazione, il rifiuto delle influenze negative e la capacità di ripresa, la risoluzione dei conflitti e le strategie di negoziazione interpersonale da utilizzare con i coetanei e con gli adulti. La competenza emotiva è la capacità di identificare e rispondere ai sentimenti e alle reazioni emotive in se stessi e negli altri. Salovey e Mayer hanno identificato cinque elementi di competenza emotiva, che includono la conoscenza delle proprie emozioni, la loro gestione, l’auto-motivazione, il riconoscimento delle emozioni negli altri e la gestione delle relazioni. Definizione operativa. I programmi sono stati classificati come promotori della competenza emotiva se hanno cercato di sviluppare le abilità dei giovani atte al riconoscimento dei sentimenti in sé o negli altri, quelle per la gestione delle reazioni emotive o impulsi, oppure le capacità per la costruzione delle strategie di auto-gestione dei giovani, l’empatia, l’autodistensione o la tolleranza alla frustrazione. ~ 87 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico La competenza cognitiva comprende due sotto-concetti sovrapposti ma distinti. Il Consorzio W.T. Grant sulla Promozione Scolastica della Competenza Sociale ha definito la prima forma della nostra competenza cognitiva come la “capacità di sviluppare ed applicare le abilità cognitive del dialogo con sé stessi, la lettura e l’interpretazione dei segnali sociali, l’utilizzazione di provvedimenti per la soluzione dei problemi e il conseguimento delle decisioni, la comprensione dei punti di vista degli altri, delle norme comportamentali, un atteggiamento positivo verso la vita e l’auto-coscienza”. Il secondo aspetto della competenza cognitiva riguarda i risultati accademici ed intellettuali. L’accento qui è sullo sviluppo delle capacità di base come l’abilità di utilizzare la logica, il pensiero analitico e il ragionamento astratto. Definizione operativa. I programmi sono stati classificati come promotori della competenza cognitiva se hanno cercato di influenzare le abilità cognitive dei bambini, i processi, o risultati, che comprendono le prestazioni accademiche, il pensiero logico e analitico, la risoluzione dei problemi, la capacità di prendere decisioni, la progettazione, la fissazione di obiettivi e il dialogo auto-riferito. La competenze comportamentale si riferisce alle azioni effettive. Il Consorzio W.T. Grant sulla Promozione Scolastica della Competenza Sociale ha identificato tre dimensioni di competenza comportamentale. “Comunicazione non verbale (attraverso l’espressione facciale, il tono di voce, lo stile dell’abbigliamento, i gesti o il contatto degli occhi), comunicazione verbale (il fare richieste esplicite, rispondere efficacemente alle critiche, esprimere ~ 88 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico chiaramente i propri sentimenti), e il passare all’azione (aiutare gli altri, allontanarsi da situazioni negative, partecipare in attività positive)”. Definizione operativa. I programmi sono stati classificati come promotori della competenza comportamentale se hanno insegnato abilità e fornito adeguati rinforzi per il conseguimento di efficaci scelte comportamentali e schemi di comportamento, che comprendono strategie sia verbali che non verbali. La competenza morale è la capacità dei giovani di valutare e reagire alla dimensione etica, affettiva o di giustizia sociale delle situazioni. Secondo Hoffman le radici della moralità sono nell’empatia, o nella sollecitazione empatica, che ha una base neurologica e che può essere o sostenuta o soppressa dalle influenze ambientali. Hoffman ha asserito inoltre che la sollecitazione empatica alla fine diventa un mediatore importante dell’altruismo, una qualità che molti interventi cercano di promuovere nei giovani. Definizione operativa. I programmi sono stati classificati come promotori della competenza morale se hanno cercato di promuovere l’empatia, il rispetto per le regole e le consuetudini culturali o sociali, il senso del giusto e dello sbagliato o un senso di giustizia morale o sociale. 4)Promozione dell’auto-determinazione E’la capacità di pensare per se stessi e di agire in modo coerente con quel pensiero. Definizione operativa. I programmi sono stati classificati come promotori dell’autodeterminazione se le loro strategie hanno cercato di aumentare la capacità dei giovani di auto- ~ 89 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico rafforzarsi, rendersi autonomi, pensare in modo indipendente, auto-sostenersi o di crescere secondo valori e consuetudini auto-determinati (che includessero o meno i valori di gruppo). 5)Promozione della spiritualità La spiritualità viene definita qui come in relazione a, consistente in, o avente la natura di spirito; riguardante o incidente sull’anima; di, da o in relazione con Dio; di o appartenente a una chiesa o una religione”. Definizione operativa. I programmi sono stati classificati come promotori della spiritualità se hanno promosso lo sviluppo della fede in un potere superiore, della riflessione e della meditazione interiore o hanno stimolato i giovani ad esplorare un sistema spirituale di credenze, oppure il senso dell’identità, del significato e della pratica spirituale. 6)Promozione dell’auto-efficacia L’auto-efficacia è la percezione che si possano raggiungere gli obiettivi desiderati tramite le proprie azioni. Bandura ha dichiarato che: “Le convinzioni sull’auto-efficacia funzionano come elementi determinanti della motivazione, dell’affetto e dell’azione umani. Le strategie associate all’auto-efficacia includono la fissazione di obiettivi personali, che viene influenzata dall’auto-valutazione delle proprie capacità. Altri . Gli studi di scienza preventiva hanno mostrato che i problemi comportamentali vengono mediati da fattori cognitivi, emotivi, relazionali, di personalità e sociali che comprendono una scarsa capacità di affrontare le cose, ansietà, bisogno di approvazione sociale e mancanza di auto-efficacia. ~ 90 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Definizione operativa. I programmi sono stati classificati come promotori dell’auto-efficacia se le loro strategie hanno incluso la fissazione di obiettivi personali, la formazione di abilità atte a far fronte e a controllare gli eventi, o tecniche per cambiare le opinioni negative sulla propria auto-efficacia o le proprie cognizioni controproducenti. 7)Promozione dell ’identità chiara e positiva L’identità chiara e positiva è l’organizzazione interna di un coerente senso di sé. Il concetto è associato alla teoria dello sviluppo dell’identità che emerge da studi sulle modalità con cui i bambini stabiliscono le loro identità attraverso il contatto con differenti contesti sociali, gruppi culturali e i due sessi. L’identità viene vista come una “struttura del sé”, un’organizzazione interna, dinamica e auto-costruita di impulsi, abilità e convinzioni e storia individuale, che si forma tramite le normali crisi o difficoltà delle varie fasi dello sviluppo (Erikson, 1968). I teorici dello sviluppo asseriscono che dei risultati positivi riguardo all’identità durante l’adolescenza dipendono dalla risoluzione dei problemi delle fasi antecedenti da parte del bambino. Nella preadolescenza e nell’adolescenza le fasi dello sviluppo dell’identità sono collegate alle differenze tra i sessi, e rivelano una serie di aspetti per le ragazze che non possono essere messi in parallelo con quelli riguardanti i ragazzi. Diversi studi hanno suggerito una relazione positiva tra identità etnica e adattamento sociale. L’identità etnica comporta l’auto-identificazione come membro di un gruppo, un senso di appartenenza a questo gruppo e un atteggiamento positivo verso gli altri suoi membri. ~ 91 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Definizione operativa. I programmi sono stati classificati come promotori di un’identità chiara e positiva se hanno cercato di sviluppare la formazione di un’identità sana nei giovani, che comporta la positiva identificazione con un sotto-gruppo sociale o culturale in grado di sostenere il sano sviluppo del loro io. 8)Promozione della fiducia nel futuro La fiducia nel futuro è l’interiorizzazione della speranza e dell’ottimismo sulla possibilità di ottenere risultati. Le ricerche dimostrano che delle aspettative positive per il futuro predicono un migliore adattamento sociale ed emotivo a scuola, nonché una più forte capacità di autocontrollo, agendo al contempo come fattori protettivi tramite la riduzione degli effetti negativi del grande stress che subiscono le competenze auto-valutate. Definizione operativa. I programmi sono stati classificati come promotori della fiducia nel futuro se hanno cercato di influenzare il pensiero del bambino sulle sue future potenzialità, obiettivi, opzioni, scelte, aspettative o progetti a lungo termine. Le strategie includono un insegnamento garantito fino alle istituzioni post-secondarie, collegamenti alle scuole di avviamento lavorativo, opportunità per un futuro impiego o incentivi tramite finanziamenti futuri atti a incoraggiare un continuo progresso su una traiettoria pro-sociale. 9)Fornire il riconoscimento per il comportamento positivo Definizione operativa. I programmi che hanno creato dei sistemi di risposta per ricompensare, riconoscere o rinforzare i comportamenti pro-sociali dei bambini sono stati classificati come fornitori di riconoscimento per il comportamento positivo. ~ 92 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico 10)Fornire opportunità per un coinvolgimento pro-sociale Questa attività consiste nel presentare eventi e attività in diversi ambienti sociali atti a incoraggiare i giovani a partecipare in azioni pro-sociali. Nell’adolescenza è particolarmente importante che i giovani abbiano l’opportunità di interagire con coetanei positivamente orientati e siano coinvolti in ruoli in cui possano dare il loro contributo a un determinato gruppo, che si tratti della famiglia, la scuola, il quartiere, il gruppo dei coetanei o la comunità nel suo insieme. Definizione operativa. I programmi sono stati classificati come fornitori di opportunità per il coinvolgimento pro-sociale se hanno offerto attività ed eventi in cui i giovani potessero partecipare attivamente, contribuire positivamente e fare esperienza di scambi sociali positivi. 11)Promozione delle norme pro-sociali I programmi che promuovono le norme pro-sociali incoraggiano i giovani ad adottare delle convinzioni sane e delle abitudini di comportamento trasparente tramite una gamma di metodi. Tra questi c’è il fornire loro i dati sul limitato numero di persone della loro età che usa droghe illegali, in modo che possano decidere di non aver bisogno di droghe per essere “normali”; incoraggiare i giovani a impegnarsi pubblicamente davanti ai propri coetanei o mentori a non usare droghe e a non saltare la scuola; coinvolgere giovani più grandi per consigliare ai più giovani standard più sani di comportamento; incoraggiare i giovani ad identificare i propri obiettivi personali e a fissare dei modelli di comportamento per se stessi che li possano aiutare a raggiungere questi obiettivi. ~ 93 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Definizione operativa. I programmi sono stati classificati come promotori delle norme prosociali se hanno impiegato delle strategie per incoraggiare i giovani a sviluppare dei modelli di comportamento chiari ed espliciti tali da minimizzare i rischi per la salute e sostenere il coinvolgimento pro-sociale. 12)Criteri di inclusione dei programmi: • Affrontare uno o più dei concetti di sviluppo giovanile positivo sopra definiti • Coinvolgere giovani tra i sei e i vent’anni • Coinvolgere giovani non selezionati per il loro bisogno di trattamenti psicologici. Sono stati inclusi solo i programmi per i bambini facenti parte della popolazione generale o a rischio. I programmi per il trattamento della delinquenza, dell’abuso di droga e della salute mentale sono stati esclusi. • Affrontare almeno un concetto di sviluppo giovanile positivo in ambienti sociali multipli, o più concetti di sviluppo giovanile positivo in un singolo ambiente sociale, o affrontare più concetti di sviluppo giovanile positivo in più ambienti sociali. I programmi che affrontavano un singolo concetto di sviluppo giovanile positivo in un singolo ambiente sociale sono stati esclusi da questa analisi. Come risultato c’è stata l’inclusione di programmi “Universali” (che includono tutta la popolazione, senza badare ai fattori di rischio o ai problemi comportamentali) o “Selettivi” (che lavorano con giovani in situazioni di rischio significativamente più alto della norma). 13)Ambienti sociali analizzati: ~ 94 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico • La famiglia Gli interventi sulla famiglia possono essere divisi tra i programmi che usano la formazione dei genitori e quelli che li coinvolgono. Regole decisionali sulla definizione operativa dell’ambiente sociale della famiglia. L’ambiente sociale della famiglia è stato definito in due modi in questo studio. È stata adottata la designazione “Famiglia/Casa” quando i programmi prevedevano una componente di lavoro diretto con i genitori ed altri membri della famiglia all’interno della casa da questa abitata. È stata adottata quella di “Famiglia/Unità” quando l’intervento ha previsto una forma di coinvolgimento della famiglia, ma non necessariamente all’interno dell’ambiente domestico. • La scuola Molti approcci di sviluppo giovanile positivo si attuano nelle scuole. I programmi di promozione delle competenze sociali da svolgere in classe rappresentano l’approccio preventivo più comunemente attuato e valutato. Regole decisionali sulla definizione operativa dell’ambiente sociale della scuola. Gli interventi scolastici includono quelli con una componente che si svolge nell’ambiente scolastico e attuato dagli insegnanti, dal personale di altre scuole o da consulenti esterni che lavorano nell’ambiente sociale scolastico. • La comunità ~ 95 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Le conclusioni tratte sull’impatto della comunità e del quartiere sullo sviluppo dei giovani hanno portato alla richiesta di interventi che affrontassero questi fattori nei programmi per i giovani, che stanno diventando sempre più importanti. Regole decisionali sulla definizione operativa dell’ambiente sociale della comunità. Gli interventi sono stati definiti come relativi alla comunità se hanno operato al di fuori delle scuole, nelle comunità o nei quartieri in cui vivevano il bambino e la sua famiglia, o hanno impiegato una componente relativa alla comunità o al quartiere come parte dell’intervento. 14)Criteri di inclusione per l’analisi delle valutazioni • Struttura adeguata dello studio e misurazioni dei risultati • Descrizione adeguata delle metodologie di ricerca • Descrizione della popolazione • Descrizione dell’intervento • Effetti dimostrati sui comportamenti 3)PROVE EMPIRICHE TRATTE DAI PROGRAMMI DI SVILUPPO GIOVANILE POSITIVO E DALLE LORO VALUTAZIONI • Programmi efficaci in un solo ambiente sociale Otto programmi efficaci di sviluppo giovanile positivo si sono rivolti ad un singolo ambiente sociale. Due di questi, Fratelli/Sorelle Maggiori e Abilità di Competenza Biculturale(qui trattato) hanno operato nell’ambiente comunitario. Sei si sono concentrati sui bambini a scuola: Crescere Sani, Conosci il Tuo Corpo, Figli del Divorzio, Formazione delle Capacità per Vivere, il Progetto PATHS e il progetto ALERT ~ 96 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Programma di sviluppo giovanile positivo ambientato nella comunità: Il programma di Abilità di Competenza Biculturale ha utilizzato delle strutture di ricerca sperimentali e l’assegnazione casuale dei bambini a gruppi di controllo e di intervento e ha cercato di costruire rapporti interpersonali, competenza e identità positiva. Nel programma si sono riscontrati miglioramenti riguardo all’auto-controllo e all’autoaffermazione, nonché un maggior numero di risposte sane e di adattamento nelle situazioni di pressione tra coetanei. Programmi in un solo ambiente sociale: la comunità Abilità di Competenza Biculturale Questo programma ha affrontato 11 concetti di sviluppo giovanile positivo, tra cui la competenza sociale, emotiva, cognitiva, comportamentale e morale, l’identità positiva i legami interpersonali, l’auto-efficacia, il riconoscimento del comportamento positivo, la creazione di opportunità per un coinvolgimento pro-sociale. Descrizione del programma. Una componente fondamentale: aiutare i bambini a sviluppare un’identità positiva in base alla “fluidità biculturale”, ovvero allo sviluppo della competenza sociale in due culture. Le strategie necessarie alla formazione delle abilità necessarie per questo scopo variavano dalle tecniche di pratica come i giochi di ruolo (creazione di opportunità, riconoscimento del comportamento positivo e promozione della competenza) alle strategie culturali basate sul contatto con coetanei positivi, come i compiti sulla comunicazione da svolgere a casa e le strategie di adattamento e di risposta associate ~ 97 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico all’efficacia biculturale (identità positiva, norme pro-sociali e rapporti interpersonali). Due consulenti amerindi hanno condotto questo intervento svoltosi in 10 sessioni. Struttura della ricerca. Lo studio ha utilizzato una struttura sperimentale di pre-test, post-test ed esame di richiamo in cui i soggetti sono stati volontariamente reclutati, quindi divisi casualmente dopo il pre-test in condizioni di prevenzione e di controllo. Tutti i soggetti hanno completato quattro misurazioni prima, subito dopo ed a sei mesi di distanza dall’intervento. L’analisi ha mostrato un attrito medio del 9%. I 137 giovani amerindi, la cui età media si attestava tra gli 11 e i 12 anni, provenivano dalle riserve e frequentavano scuole pubbliche e tribali. Risultati della ricerca. Al momento dei post-test gli studenti dei gruppi di intervento erano significativamente più informati sull’uso e l’abuso delle sostanze, e avevano un atteggiamento meno favorevole verso di esse rispetto alle loro controparti appartenenti al gruppo di controllo. Si è riscontrato anche un notevole aumento di fattori come l’auto-controllo, la capacità di generare risposte alternative alla pressione dei coetanei per l’utilizzo di droghe e l’auto-affermazione. Il gruppo su cui è stato fatto l’intervento ha mostrato un decremento nell’uso di tabacco, di alcol e di marijuana. Nel test effettuato sei mesi dopo i giovani hanno continuato a mostrare una conoscenza approfondita sull’abuso di droghe, un alto livello di auto-controllo, di capacità di proporre risposte alternative alle droghe e di auto-affermazione, mentre hanno fatto registrare una notevole diminuzione nell’uso del tabacco, dell’alcol, della marijuana e delle sostanze da inalare. ~ 98 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Programmi di sviluppo giovanile positivo tenuti nelle scuole Questi programmi possono essere generalmente divisi in due tipi: gli interventi concentrati sulla promozione della salute e quelli concentrati sulla promozione delle competenze. Qui analizziamo sei programmi, di cui tre appartenenti a una categoria e tre all’altra. Cinque di questi programmi si sono protratti per più anni. Tutti hanno utilizzato una solida struttura di ricerca, e cinque di essi ne hanno utilizzata una sperimentale, con l’assegnazione casuale dei giovani ai gruppi di intervento e di controllo. Programmi in un solo ambiente sociale: la scuola Qui sono stati trattati i seguenti programmi: Crescere Sani e la Formazione di Abilità per la Vita, il Progetto PATHS . Crescere sani Questo studio faceva parte di un più ampio studio che ha coinvolto oltre 30.000 bambini delle elementari, divisi in 1071 classi in 20 stati. 9 i concetti di sviluppo giovanile positivo affrontati: competenze sociali, emotive, cognitive e comportamentali, auto-efficacia, opportunità di coinvolgimento pro-sociale, riconoscimento del comportamento positivo, identità positiva e norme pro-sociali. Descrizione del programma. Le strategie sono state applicate dai professori regolari degli studenti, formati assieme ad altri membri dello staff di educatori in un corso variabile dai 3 ai 5 giorni. Gli studenti sono stati esposti a un numero di lezioni variabile da 43 a 56 lungo un ~ 99 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico periodo di uno o due anni. Le strategie si sono rivolte alle abilità dei giovani e alle innovazioni di insegnamento nella classe. Struttura della ricerca. Lo studio ha utilizzato una struttura semi-sperimentale con dei gruppi di controllo. Sono stati scelti 4 distretti scolastici sulla base di queste condizioni: tutti dovevano avere un bacino di bambini che avevano ricevuto la prima unità di informazioni (43-56 sessioni) nell’anno precedente; dovevano avere un secondo bacino di bambini che non aveva ricevuto alcuna informazione; dovevano aver fatto partecipare entrambi i bacini ai pretest e ai post-test dell’anno precedente, e dovevano avere in programma l’applicazione dell’intervento per l’anno successivo. Lo studio è stato strutturato per valutare gli effetti cumulativi dell’intervento su 65 classi, i cui studenti sono stati divisi in due gruppi, di esposizione e non esposizione all’intervento. Da qui si sono creati a loro volta otto gruppi di studenti (1937 bambini) divisi in 130 classi parziali a diverso grado di esposizione: 2 gruppi hanno ricevuto 2 unità di intervento, 4 una sola unità e 2 nessuna unità. Risultati della ricerca. I risultati hanno indicato effetti significativi per i gruppi su cui si è intervenuti in entrambi gli anni, rispetto a quelli rimasti al di fuori del programma. I post-test hanno mostrato differenze infatti per quanto riguarda le variabili della conoscenza (crescita e sviluppo, salute mentale, salute personale, alimentazione, vita familiare, prevenzione delle malattie, uso/abuso di sostanze, sicurezza/primo soccorso, salute del consumatore, salute della comunità) degli atteggiamenti (accettazione della responsabilità personale, mantenimento di un corpo sano, salvaguardia dell’ambiente, rispetto dei diritti e dei ruoli di sé stessi e degli ~ 100 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico altri), delle pratiche (abilità del prendere decisioni, pratiche di salute personale, adattabilità sociale) e delle variabili relative al fumo. I gruppi che hanno ricevuto due unità hanno avuto risultati migliori rispetto a quelli che ne hanno ricevuta solo una, mentre entrambi i gruppi hanno fatto meglio di chi non è stato esposto per niente al programma. Nei post-test effettuati nel 1982-83 le classi di intervento hanno superato quelle non esposte al programma del 9% sui test di conoscenza e del 5% su quelli di atteggiamento e delle pratiche. In quelli del 198384 i risultati sono stati altrettanto significativi. Gli effetti sulle variabili legate al fumo hanno mostrato le stesse differenze. Anche se gli studenti più piccoli non hanno mostrato differenze apprezzabili per quanto riguarda la percentuale dei fumatori, esposti o meno che fossero al programma (l’attività infatti resta comunque molto limitata), quelli che avevano ricevuto due unità di esposizione indicavano una minore intenzione di fumare in futuro rispetto ai gruppi non esposti al programma. Gli studenti più grandi di entrambi i gruppi di esposizione hanno mostrato sia un minor tasso di fumatori che di giovani intenzionati a fumare in futuro rispetto ai loro coetanei non esposti al programma. Programmi efficaci di promozione della competenza nelle scuole Formazione delle abilità per la vita (LST) Quest’analisi considera due valutazioni del LST tenutosi in 56 scuole pubbliche dello Stato di New York, di cui una riguarda i risultati dei post-test immediatamente successivi alla fine dei tre anni di intervento, mentre l’altra fa riferimento ai dati raccolti tre anni dopo l’intervento. 6 ~ 101 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico sono stati i concetti di sviluppo giovanile positivo implementati: competenze sociali, emotive, cognitive e comportamentali, auto-efficacia e norme pro-sociali. Descrizione del programma. Il curriculum pone l’accento sulla pratica delle abilità personali e sociali, che comprendono la capacità di prendere decisioni, il rifiuto e la resistenza, la gestione dell’ansia, la comunicazione e l’auto-affermazione (competenze). Altri obiettivi sono stati quelli dell’accrescimento della coscienza dei giovani riguardo all’abuso di sostanze e alle influenze dei mass media e della pubblicità, nonché alla capacità di auto-dirigere il cambiamento dei propri comportamenti. Il programma era diviso in 15 sessioni: 2 incontri a settimana per il primo anno, 10 incontri di richiamo nel secondo anno e cinque nel terzo. Gli insegnanti che hanno applicato il programma hanno ricevuto un giorno di formazione e un dettagliato manuale del programma. Struttura della ricerca. Il programma prevedeva pre-test, post-test e test di richiamo. Lo studio ha utilizzato una struttura che ha diviso le scuole in tre livelli, in base a un’indagine sulla presenza di fumatori al loro interno (alta, media e bassa). All’interno di questa divisione le scuole sono state ulteriormente suddivise in base alla regione geografica, quindi assegnate in modo causale a una di queste condizioni di intervento: un programma di prevenzione con un corso di formazione condotto da un insegnante formale e la registrazione del feedback (E1), un programma di prevenzione applicato tramite videocassetta e privo di feedback (E2) e un gruppo di non intervento o di controllo (C). La valutazione ha mostrato l’equivalenza dei ~ 102 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico gruppi ai pretest sulle variabili associate all’uso di sostanze, fumo, marijuana. Nei sei anni in cui è durato lo studio il 40% del campione originale si è reso indisponibile per la raccolta di dati di richiamo, per assenteismo, trasferimenti e abbandoni. Il campione originale contava 5954 studenti di scuole elementari pubbliche dello stato di New York. Dei 4466 che hanno effettuato sia i pre-test che i post-test (campione completo), 3684 hanno ricevuto un’applicazione del programma quasi completa (campione ad alta fedeltà). Dei 3597 studenti hanno completato anche le misurazioni di richiamo (campione completo), 2752 hanno ricevuto un’applicazione ideale (campione ad alta fedeltà). La maggior parte degli studenti era costituita da bambini bianchi che vivevano con entrambi i genitori (83%). Applicazione. Tramite la formazione degli insegnanti e manuali, guide per lo studente, osservazione da parte dello staff, feedback e rinforzi. Risultati immediati dell’intervento. Cambiamenti significativi dopo tre anni dall’inizio del programma nella conoscenza, negli atteggiamenti e nel comportamento. Entrambi i gruppi di intervento hanno mostrato minor uso di marijuana e sigarette rispetto al gruppo di controllo. Il secondo gruppo di intervento ha mostrato una minore frequenza di intossicazioni alcoliche. Maggiore conoscenza sull’uso di sostanze. Il primo gruppo di intervento ha mostrato una conoscenza molto maggiore riguardo alle conseguenze del fumo. Entrambi i gruppi di intervento hanno mostrato abilità interpersonali significativamente più sviluppate rispetto al gruppo di controllo. ~ 103 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Risultati dello studio di richiamo. Lo studio di richiamo ha raccolto dati dagli studenti sei anni dopo l’inizio del programma, quando questi avevano in media 18 anni, e ha riportato i risultati separatamente per il campione completo e quello ad alta fedeltà. Il primo gruppo ha mostrato una significativa diminuzione nella quantità di sigarette fumate sia tra i fumatori mensili che settimanali. L’incidenza dei problemi col bere è diminuita in entrambi i gruppi di prevenzione rispetto a quello di controllo. La diminuzione ha riguardato anche l’uso combinato di alcol e fumo, fumo e marijuana e fumo, alcol e marijuana. Lo studio di richiamo sul gruppo ad alta fedeltà ha mostrato la continuità degli effetti dell’intervento. Il programma PATHS (Fornire strategie alternative di pensiero) Ambientato nelle scuole, ha applicato 10 concetti di sviluppo giovanile positivo: competenze sociali, emotive, cognitive e comportamentali, rapporti interpersonali, auto-efficacia, capacità di ripresa, riconoscimento del comportamento positivo e norme pro-sociali. Descrizione del programma. Il curriculum includeva norme per l’auto-controllo e l’adattamento, l’autogestione dei sentimenti e la risoluzione dei problemi inter-personali. Il processo di autogestione in tre passi si basava sulla tecnica dei semafori rosso, giallo e verde, in modo che il bambino potesse guidare se stesso nel monitoraggio e nella gestione degli impulsi comportamentali ed emotivi. Secondo i principi del programma il riconoscimento, l’etichettatura e la comprensione degli stati emotivi sono necessari per un autocontrollo ~ 104 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico efficace, per delle relazioni positive con i coetanei e delle buone capacità di risoluzione dei problemi. Struttura della ricerca. Lo studio ha applicato una struttura sperimentale di pre-test, post-test e test di richiamo che metteva a paragone i risultati nei gruppi di intervento e in quelli di controllo, composti da studenti in condizioni regolari e da studenti ad alto rischio o con necessità particolari. Quattro scuole hanno fornito gli studenti del primo campione, mentre per il secondo sono state utilizzate 14 classi di istruzione speciale appartenenti a tre distretti scolastici diversi. I post-test e i test di richiamo sono stati effettuati nei successivi quattro anni. All’inizio il campione era di 426 studenti dai sei agli undici anni di età. I 286 soggetti risultanti alla fine sono stati quelli che hanno completato tutti i test individuali nonché entrambi i colloqui con gli insegnanti. Gruppi etnici: 165 caucasici, 91 afro americani, 11 asiatici, 7 filippini, 7 amerindi, 1 ispanico e 4 di etnia sconosciuta. Dei 286, 130 hanno ricevuto l’intervento e 156 hanno fatto parte dei gruppi di controllo. La valutazione ha misurato il programma lungo il corso di un anno scolastico, in cui le lezioni sono state tenute tre volte a settimana per 20-30 minuti dagli insegnanti regolari. Gli insegnanti si sono sottoposti a una formazione di tre giorni e hanno ricevuto consulenze settimanali e osservazioni dallo staff del progetto. Risultati immediati dell’intervento. Notevoli miglioramenti nei gruppi di intervento dei bambini in condizioni normali per quanto riguarda le capacità di fare importanti discernimenti ~ 105 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico a proposito dei propri stati emotivi (la capacità di generare parole positive e negative riguardo ai sentimenti); nella percezione di auto-efficacia e nella convinzione di poter gestire i propri sentimenti; migliori capacità di ragionamento rispetto ai sentimenti altrui. Miglioramenti generali nelle soluzioni dei problemi inter-personali, tra cui una più alta percentuale di soluzioni pro-sociali, un’incidenza più alta delle soluzioni generalmente efficaci, una minore probabilità di insorgenza di soluzioni aggressive e una più alta probabilità per quelle prosociali. Per quanto riguarda le misurazioni delle competenze cognitive si sono segnalati miglioramenti riguardanti il ragionamento non verbale su un test di abilità cognitive e sul ragionamento visivo-spaziale. I miglioramenti nella competenza sociale sono stati riscontrati solo nei ragazzi. Tra i giovani con necessità particolari, ai post-test si sono verificati miglioramenti autosegnalati nella capacità di generare parole positive e negative riguardo ai sentimenti, di fornire appropriati esempi personali per descrivere i vari sentimenti, nell’efficacia/convinzione con cui i bambini potevano nascondere, gestire e cambiare i loro sentimenti, nonché nella comprensione dei sentimenti altrui e del cambiamento dei sentimenti. Si è riscontrata una più alta percentuale di soluzioni non aggressive. Si sono notati cambiamenti significativi nella competenza sociale: tolleranza della frustrazione, auto-affermazione, abilità sociali con i coetanei. Risultati dello studio di richiamo. Nel campione dei ragazzi in condizioni normali si sono notati effetti continuativi dell’intervento per quanto riguarda la comprensione emotiva e le ~ 106 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico capacità di risoluzione dei problemi inter-personali. Ad un anno distanza si sono notati effetti durevoli sull’autocontrollo e sulle soluzioni pro-sociali, più un sostenuto miglioramento nella qualità della progettazione in un compito di progettazione sociale e di concentrazione. I livelli di bassa aggressività e di passività si sono rivelati anch’essi sostenuti. A due anni di distanza si sono notati significativi miglioramenti nell’esternalizzazione dei comportamenti e nelle funzionalità sociali/scolastiche, nonché un abbassamento dei problemi di condotta degli studenti. Negli studi di richiamo effettuati dopo un anno il gruppo dei ragazzi con necessità particolari hanno mostrato effetti continuativi sulla qualità della pianificazione sociale, sulla concentrazione, un minor tasso di aggressività, più autocontrollo e soluzioni pro-sociali e una minore incidenza di sintomi di depressione. • Programma efficace in due ambienti sociali: scuola + famiglia Scorciatoia per il successo 10 concetti di sviluppo giovanile positivo: competenze sociali, emotive, cognitive, e comportamentali, rapporti interpersonali, capacità di ripresa, auto-efficacia, riconoscimento del comportamento positivo, opportunità per il coinvolgimento pro-sociale e norme prosociali. Descrizione del programma. Il modello di prevenzione su cui il programma si è basato era formato da due componenti, una universale e l’altra selettiva, in cui alcune delle componenti selettive venivano individualizzate per soddisfare le necessità del bambino e della famiglia ~ 107 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico (solo per il campione ad alto rischio). L’intervento selettivo prevedeva anche gruppi di formazione per i genitori, visite in casa, gruppi di formazione di abilità sociali per i bambini, tutoraggio alla lettura per i bambini e affiancamento con i coetanei in classe. La componente universale era costituita dal curriculum del PATHS affrontato in classe dall’insegnante. Il curriculum veniva insegnato approssimativamente tre volte a settimana in lezioni di 20-30 minuti. Il 40% delle lezioni riguardava le abilità di comprensione e di comunicazione delle emozioni, il 30% l’incremento di un comportamento sociale positivo e un altro 30% le abilità di auto-controllo e la risoluzione dei problemi sociali. I gruppi di formazione per genitori e bambini venivano tenuti settimanalmente in prima classe, bisettimanalmente in seconda e mensilmente per il resto del progetto. La formazione degli insegnanti prevedeva due giorni e mezzo di laboratorio e consultazioni e osservazioni settimanali con lo staff del progetto. Struttura della ricerca. Approssimativamente 13 scuole coinvolte in base ai fattori di rischio. Gli studenti, tutti di prima classe, sono stati divisi in gruppi di intervento e di controllo in modo casuale. L’intervento è durato 3 anni, su 201 classi. Per determinare il campione ad alto rischio (il 10% del totale) è stato effettuato il controllo multi-fase di tutti i bambini dell’asilo in base alle valutazioni dei genitori e degli insegnanti. I gruppi alla fine sono stati 448 di intervento e 450 di controllo. Tra i due gruppi non c’erano differenze rilevanti a livello economico, sociale o etnico. Risultati dell’intervento. I risultati sono stati riferiti dagli insegnanti, dai coetanei e dagli osservatori indipendenti. Quelli riguardanti i bambini ad alto rischio sono stati ottenuti tramite ~ 108 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico misurazioni fatte dagli insegnanti e dai genitori. Secondo le valutazioni degli insegnanti i gruppi di intervento hanno ottenuto risultati nell’accettazione dell’autorità. Le valutazioni dei coetanei hanno mostrato un tasso inferiore di aggressività e di iperattività rispetto ai gruppi di controllo. Le valutazioni degli osservatori hanno mostrato un’atmosfera più positiva in classe. L’analisi del campione ad alto rischio ha utilizzato l’osservazione quotidiana dei genitori in casa e degli insegnanti a scuola, riportata poi su appositi grafici con curve di crescita. I risultati hanno dimostrato un aumento dei comportamenti distruttivi nei gruppi di controllo rispetto a quelli di intervento, mentre in questi ultimi i bambini hanno mostrato una riduzione nei problemi di condotta. Sono state condotte analisi su nove variabili di mediazione delle competenze di genitori e bambini: il miglioramento nei fattori riguardanti la competenza, sia nei bambini che nei genitori ha infatti mediato la diminuzione dei problemi di condotta dei bambini. Si è sottolineato un aspetto importante tramite i grafici, e cioè che gli effetti dell’intervento sono graduali e cumulativi, e che operano su una traiettoria a cronologica a lungo termine. Risultati delle analisi di applicazione. 4 categorie per la qualità dell’applicazione: le capacità di insegnamento dei concetti del PATHS da parte degli insegnanti; la capacità con cui questi manipolavano e generalizzavano i concetti del PATHS nel corso della giornata; la capacità degli insegnanti di gestire la classe; l’apertura dell’insegnante verso la consultazione con il coordinatore educativo. Programma di Promozione della Competenza Sociale per Giovani e Adolescenti ~ 109 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico 9 concetti di sviluppo giovanile positivo implementati: competenze sociali, emotive, cognitive e comportamentali, rapporti interpersonali auto-efficacia, riconoscimento del comportamento positivo, norme pro-sociali, capacità di ripresa. Descrizione del programma. Le sei unità del programma sono state progettate per migliorare l’efficacia personale e interpersonale e prevenire lo sviluppo di comportamenti di disadattamento. L’intervento di 12 settimane era composto da 16 sessioni di promozione delle competenze che usava lezioni altamente strutturate di 45 minuti, assieme ad applicazioni pensate per promuovere la competenza e impedire l’abuso di droghe. Applicazione. Formazione per gli insegnanti e gli assistenti laureandi in 10 sessioni di laboratorio da 90 minuti prima dell’applicazione del programma. Questi hanno anche ricevuto consultazioni sul posto e supporto durante le lezioni in classe, mentre nel corso dell’applicazione hanno ricevuto due ore di formazione trimestrale per trovare il modo migliore di mantenere i risultati ottenuti dagli studenti. Struttura della ricerca. Semi-sperimentale con gruppi di controllo. L’assegnazione si è basata sulla classificazione e comparabilità delle abilità accademiche. Sono state condotte analisi separate per paragonare i risultati associati alla condizione di alta o di bassa fedeltà di implementazione del programma. All’inizio il campione era composto da 447 studenti, dalla quinta all’ottava classe di scuole urbane e multi-etniche. L’analisi di attrito ha mostrato una bassa percentuale, equivalente al 5,8% del totale. ~ 110 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Risultati dell’intervento. La valutazione ha trovato significativi effetti positivi riguardanti la delinquenza minorile e l’incremento o il mantenimento di comportamenti positivi, ovvero la condotta comportamentale, il coinvolgimento con i coetanei e l’approvazione sociale. Nei gruppi di intervento si sono notati cambiamenti significativi nella risoluzione sociale dei problemi e miglioramenti per quanto riguarda gli atteggiamenti per la risoluzione dei problemi. Maggiore quantità di soluzioni cooperative, più soluzioni efficaci e più soluzioni pianificate. Gli studenti nei gruppi di intervento hanno mostrato percentuali decisamente più basse di soluzioni aggressive e passive. Agli studenti dei gruppi di intervento piacevano molto di più i coetanei che risolvevano i conflitti in modo assertivo rispetto a quanto succedeva nei gruppi di controllo, e di fronte a situazioni ipotetiche hanno dimostrato di rispondere molto meno in modo passivo o aggressivo. Gli insegnanti hanno notato anche un miglioramento nella condotta comportamentale. Programma di due ambienti sociali: Scuola + Comunità Programma di assistenza agli adolescenti 12 concetti di sviluppo giovanile positivo: competenze sociali, emotive, cognitive, comportamentali e morali, rapporti interpersonali, auto-efficacia, opportunità per il coinvolgimento pro-sociale, norme pro-sociali, identità positiva, fiducia nel futuro e autodeterminazione. Descrizione del programma. Anche se il programma si concentrava sulla prevenzione delle gravidanze adolescenziali e dei fallimenti scolastici, il suo centro teorico riguardava un ~ 111 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico approccio basato sulla Teoria del fornitore di Aiuto (definito “potenziamento”) e sulla Teoria dello Sviluppo Sociale (definito come “promozione dell’autonomia e dell’identificazione con gli altri). La valutazione prevedeva che gli studenti avrebbero ottenuto risultati migliori se avessero avuto l’opportunità di fornire aiuto, piuttosto che di riceverlo. Il programma ha coinvolto gli adolescenti in attività di volontariato; discussioni in classe incentrate su varie questioni appropriate alla loro età (comprensione di se stessi e dei propri valori, abilità per la vita, come affrontare lo stress familiare, la crescita e lo sviluppo, nonché questioni riguardanti la transizione sociale ed emotiva dall’adolescenza all’età adulta). Tra le attività di volontariato c’erano quelle negli ospedali, il tutoraggio con i coetanei e le marce di raccolta fondi per scopi benefici. Gli studenti dovevano effettuare almeno 20 ore l’anno di volontariato, ma hanno tenuto una media di 45,8 ore nel corso del programma. Struttura della ricerca. Struttura sperimentale in cui 25 scuole in tutta la nazione sono state assegnate in modo causale alle varie condizioni di intervento, dal 1991 al 1995. La valutazione non prevedeva test di richiamo. Tutti i dati si rifanno ai post-test eseguiti un anno (scolastico) dopo l’intervento. Il campione è risultato composto da 342 studenti per i gruppi di intervento e 353 per i gruppi di controllo, tutti dalla nona alla dodicesima classe. Il gruppo di intervento era composto per l’86% da ragazze, percentuale che scendeva all’83% nel gruppo di controllo. Il gruppo di intervento era composto per il 67,7% da afro-americani, per il 17% da caucasici, per il 12,9% da ispanici e per il 2,4% da altre etnie. L’attrito è stato del 5,3% nel gruppo di intervento e dell’8,4% in quello di controllo. Gli studenti che hanno abbandonato ~ 112 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico non erano diversi da quelli rimasti sotto l’aspetto sociale, etnico o scolastico, ma era più probabile che avessero avuto o provocato una gravidanza precoce, che fossero più giovani e di sesso maschile. Risultati dell’intervento. I questionari hanno fornito informazioni sui cambiamenti verificatisi nei problemi comportamentali, tra cui il fallimento scolastico, le sospensioni e le gravidanze. Sia nei pre-test che nei post-test sono state fatte le stesse domande. Si sono riscontrate notevoli diminuzioni nel gruppo di intervento per quanto riguarda misurazioni come il fallimento scolastico, le sospensioni e le gravidanze adolescenziali. • Programmi efficaci in tre ambienti sociali:scuola+famiglia+comunità Attraversando le età 11 concetti di sviluppo giovanile positivo: competenze sociali, emotive, cognitive e comportamentali, rapporti interpersonali, capacità di ripresa, auto-efficacia, riconoscimento del comportamento positivo, identità positiva, opportunità per il coinvolgimento pro-sociale e norme pro-sociali. Descrizione del programma. Le basi teoriche del programma integravano lo sviluppo giovanile positivo, lo sviluppo dell’identità giovanile, la risoluzione sociale dei problemi e il modello per lo sviluppo sociale: il rafforzamento dei fattori protettivi nell’individuo, la famiglia, la scuola, i coetanei e nella comunità/quartiere avrebbe dovuto far aumentare la capacità di ripresa dei bambini. L’obiettivo era dimostrare l’impatto del sistema di tutoraggio ~ 113 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico riguardo alla prevenzione contro le droghe applicato agli studenti ad alto rischio di sesta classe. Gli incontri col tutor duravano due ore, e sono avvenuti almeno due volte a settimana nel corso dell’anno scolastico (i tutor erano adulti di almeno 55 anni di età); un’ora ogni due settimane veniva dedicata ai servizi nella comunità assieme al mentore; 26 sessioni di esposizione al modello per la Risoluzione Sociale dei Problemi (competenze); il coinvolgimento dei genitori e il rafforzamento dei legami genitori-figli tramite l’assistenza ai genitori per rendere più efficace il loro ruolo nel corso delle ore di laboratorio del sabato. Il programma si è concentrato sullo sviluppo di relazioni positive tra mentori e genitori. Applicazione. Per l’utilizzo del Modello di Soluzione Sociale dei Problemi sono state tenute ore di laboratorio per gli insegnanti. Gli insegnanti hanno valutato gli studenti su quanto questi abbiano partecipato attivamente al curriculum e alle sessioni di servizio comunitario, mentre lo staff del progetto ha valutato i mentori sul livello di coinvolgimento raggiunto con ogni studente. La partecipazione dei genitori non è stata valutata a causa del suo essere “sporadica”. Struttura della ricerca. Sperimentale, con pre-test e post-test. Al momento della valutazione i dati erano stati raccolti per tre anni, con due che ne rimanevano per la conclusione del progetto. Gruppi di intervento e di controllo sono stati selezionati in tra gli studenti di sesta classe in tre scuole che avevano manifestato la propria volontà di partecipare. 3 condizioni di intervento: 2 di applicazione e 1 di controllo. Un gruppo di intervento (PS) ha ricevuto il curriculum di Sviluppo Giovanile Positivo, i le componenti dei servizi comunitari e del ~ 114 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico laboratorio per i genitori, mentre l’altro gruppo di intervento (MPS) ha ricevuto queste componenti più il servizio di tutoraggio. Tutor sono stati scrupolosamente scelti, formati e assegnati ai giovani. Successo nel mantenimento dei tutor: due terzi di loro al momento della valutazione erano presenti nel programma fin dall’inizio, quattro anni prima. Le percentuali di attrito si sono rivelate simili per tutti i gruppi, dal 22% al 25%. Per i tre anni di valutazione 729 studenti hanno completato i pre-test. Il campione finale di studenti che avevano svolto sia i pre-test che i post-test è stato di 562. Il 53% di loro erano ragazze. Etnia: afro-americani 52,2%, asiatici 9,1%, latino-americani 9%, caucasici 15,8%. I quartieri in cui si è effettuato il programma erano caratterizzati da povertà, un’alta incidenza di abuso di sostanze e di crimini correlati alla droga e un numero significativo di abitazioni abbandonate. In ogni scuola i risultati degli studenti erano scadenti e la frequenza bassa. Molti bambini vivevano con i nonni o altri parenti (percentuale non specificata). Risultati dell’intervento. Numerosi risultati, sia considerando i gruppi di intervento rispetto a quello di controllo, sia considerando il gruppo MPS rispetto a quello PS. Il gruppo MPS ha mostrato un miglioramento degli atteggiamenti riguardo a quattro elementi (la scuola, il futuro, gli anziani e le persone più grandi), una conoscenza più approfondita delle persone più adulte, reazioni migliori di fronte a situazioni riguardanti l’uso di droga e un più alto livello di servizi resi alla comunità. Il gruppo MPS ha mostrato risultati significativamente migliori rispetto all’altro gruppo di intervento per gli atteggiamenti nei confronti delle persone più ~ 115 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico grandi. La presenza del tutor ha migliorato significativamente la frequenza scolastica degli studenti del gruppo MPS rispetto agli altri due gruppi. 4)CONCLUSIONI L’intervento preventivo dovrebbe rappresentare un momento contenitivo degli aspetti di vulnerabilità dei giovani, da realizzare attraverso il coinvolgimento attivo delle istituzioni come la scuola, la famiglia e la cooperazione di varie strutture ed istituzioni sociosanitarie già presenti sul territorio, quali consultori, servizi di igiene mentale e tossicodipendenze e soprattutto il coinvolgimento di organizzazioni giovanili. Occorre un nuovo modello d’intervento multidisciplinare, formativo e informativo dove ogni ragazzo possa trovare uno spazio per le proprie esigenze, per un sostegno sociale in un momento di vita particolare, per sviluppare aspetti positivi della personalità compensando ~ 116 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico debolezze e frustrazioni . Risulta perciò opportuna una strategia preventiva con supporto della stima di se per affrontare al meglio il senso d’ansia che invade l’adolescente in questo periodo di transizione e per ridurre l’insorgenza di più gravi disturbi del comportamento sociale dell’individuo in maturazione. Un’ esperienza scolastica di insuccessi sviluppa una conoscenza metacognitiva di non saper fare, di non essere all’altezza del compito, e delle aspettative che genitori e la società hanno sui ragazzi. Tanto tempo libero, compagnie spregiudicate, rivincite tramite bullismo, scarsa autostima, mancanza di interessi costruttivi, mancanza di proposte del territorio sono una porta aperta al disagio giovanile. In questo spazio si deve incominciare a lavorare per aiutare il ragazzo che non riesce a gestire difficoltà sempre più grandi, prima che possa arrivare a: tossicodipendenze, alcolismo, depressione, suicidio, comportamenti sessuali devianti, disturbi alimentari, trasgressione di regole sociali e morali. I ragazzi vanno tolti dalla strada e dall’isolamento della propria casa in cui si nascondono e dalla assuefazione verso internet, tv e videogiochi. Per realizzare efficaci azioni di prevenzione appare necessario ripensare in termini relazionali l’istruzione e la formazione umana e considerare la scuola come luogo di generazione del capitale umano e del capitale sociale. Per fare questo occorre realizzare un nuovo patto tra scuola e famiglia: la scuola e i servizi educativi alla persona non possono essere misurati soltanto sulla loro adeguatezza al bisogno individuale, bensì sulla capacità di ricreare o generare ex-novo reti sociali di sostegno alla persona valorizzando il capitale sociale della comunità di appartenenza. Al centro dell’attenzione deve essere posta la capacità ~ 117 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico dei servizi scolastici ed extrascolastici di generare beni. Queste reti sono fondamentali per la progettazione di percorsi di vita significativi per i ragazzi, per riguadagnare autonomia e per creare una sfera pubblica, cioè un mondo comune dove gli attori coinvolti nella relazione possono incontrarsi e creare soluzioni creative e condivise dei problemi che affrontano. La scuola, sia da parte del genitore che dell’insegnante pur nella diversità dei ruoli e delle situazioni, diventa uno strumento importantissimo nel decodificare il disagio e, l’inquietudine del mondo giovanile. La capacità d’ascolto, le capacità di saper offrire un’atmosfera di calda empatia ed i tentativi di rivedere le proprie esperienze messe a confronto con quelle dei coetanei, sono dunque stimolate dall’ambiente scolastico. Per concludere il nostro discorso è opportuno fare anche delle considerazioni sul futuro prendendo come punto di riferimento le ricerche che sono state precedentemente trattate. Almeno la metà dei programmi valutati producono i propri risultati solo alla fine del programma. Molti dati ci sono quindi sconosciuti e soprattutto non possiamo sapere se al momento attuale gli interventi continuano a dare esiti positivi. Ne deduciamo che i programmi a lungo termine dopo aver mostrato i primi effetti positivi necessitano di studi addizionali che possano espandere le conoscenze derivanti dalla valutazione. Considerare tutti gli aspetti relativi al problema nella giusta misura, valutare tutti gli elementi rilevanti per lo sviluppo dei giovani, quindi i vari aspetti inerenti al loro comportamento e i ~ 118 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico vari fattori di protezione e di rischio, è il modo che ci permette di incrementare le nostre conoscenze riguardo i diversi processi legati allo sviluppo giovanile positivo. BIBLIOGRAFIA Aber, J.L., Jones, S.M., Brown, J.L., Chaudry, N., & Samples, F. (1998). Resolving conflict creatively: Evaluating the developmental effects of a school-based violence prevention program in neighborhood and classroom context. Development & Psychopathology, 10(2), 187–213. Agee, V. L. (1979). Treatment of the violent incorrigible adolescent. Lexington,MA : Lexington Books. Ainsworth, M. D. (1969). Object relations,dependency,and attachment: A theoretical review of the infant-mother relationship. Child Development, 40(4), 969–1025. Ajzen, I., & Fishbein, M. (1980). Understanding attitudes and predicting social behavior. Englewood Cliffs, NJ: Prentice-Hall. Akers, R.L. (1977). Deviant behavior: A social learning approach. (2 nd ed.) Belmont, CA: Wadsworth Press. Allen, J. P., Kuperminc, G., Philliber, S., & Herre, K. (1994). Programmatic prevention of adolescent problem behaviors: The role of autonomy, relatedness, and volunteer service in the Teen Outreach Program. American Journal of Community Psychology, 22(5), 617–638. ~ 119 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Andrews, D. W., Soberman, L. H., & Dishion, T. J. (1995). The Adolescent Transitions program for high-risk teens and their parents: Toward a school-based intervention. Education and Treatment of Children, 18(4), 478–498. Annie E. Casey Foundation. (1995). The path of most resistance: Reflections on lessons learned from new futures. Baltimore MD: Author. Bachman, J. G., Johnston, L. D., & O'Malley, P. M. (1981). Smoking, drinking, and drug use among American high school students: Correlates and trends, 1975-1979. American Journal of Public Health, 71, 59–69. Bandura, A. (1973). Aggression: A social learning analysis. Englewood Cliffs, NJ: PrenticeHall. Barone, C., Weissberg, R. P., Kasprow, W. J., Voyce, C., Arthur, M. W., & Shriver, T. P. (1995). Involvement in multiple problem behaviors of young, urban adolescents. Journal of Primary Prevention, 15(3), 261–283. Battistich, V., Schaps, E., Watson, M., & Solomon, D. (1996). Prevention effects of the Child Development Project: Early findings from an ongoing multisite demonstration trial. Journal of Adolescent Research,, 11(1), 12–35. Becker, B. J., & Hedges, L. V. (1992). A review of the literature on the effectiveness of Comer's School Development Program. New York: The Rockefeller Foundation. Bell, R.M., Ellickson, P.L., & Harrison, E.R. (1993). Do drug prevention effects persist into high school? How Project ALERT did with ninth graders. Preventive Medicine, 22, 463–483. Belsky, J. (1993). Etiology of child maltreatment. A developmental-ecological analysis. Psychological Bulletin, 114, 413–434. Bensman, D. (1994). Direct assessment of a progressive public elementary school: Graduates of Central Park East. New York: Andrew W. Mellon Foundation, EXXON Corporation. Benson, P. L. (1992). Religion and substance abuse. In J. F.Schumaker, et.al. (Eds.), Religion and Mental Health, (pp. 211-220). New York: Oxford University Press. Berube, M. S., et al. (Eds.). (1995). Webster's II New College Dictionary. New York: Houghton Mifflin. ~ 120 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Berrueta-Clement, J. R., Schweinhart, L. J., Barnett, W. S., Epstein, A. S., & Weikart, D. P. (1984). Changed lives: The effects of the Perry Preschool Program on youths through age 19. (High/Scope Educational Research Foundation, Monograph 8). Ypsilanti, MI: High/Scope Press. Biglan, A., & Ary, D. V. (1985). Methodological issues in research on smoking prevention. National Institute on Drug Abuse: Research Monograph Series, 63, 170–195. Blechman, E. A., Kotanchik, N. L., & Taylor, C. J. (1981). Families and schools together: Early behavioral intervention with high risk children. Behavior Therapy, 12, 308–319. Bond, L. A., & Compas, B. E. (Eds.). (1989). Primary prevention and promotion in the schools. Newbury Park, CA: Sage. Boston Compact Measurement Committee. (1995). Boston Compact III: Year One Implementation and Measurement. Unpublished report: Author. Botvin, G. J. (1983). Prevention of adolescent substance abuse through the development of personal and social competence. National Institute on Drug Abuse: Research Monograph Series, 47, 115–140. Bowlby, J. (1973). Attachment and loss: Vol. 2. Separation-anxiety and anger. New York: Basic Books. Bowlby, J. (1979). On knowing what you are not supposed to know and feeling what you are not supposed to feel. Canadian Journal of Psychiatry, 24(5), 403–408. Boykin, A.W., & Toms, F. (1985). Black child socialization: A conceptual framework. In H.McAdoo & J.McAdoo (Eds.), Black children: Social, educational, and parental environments. Newbury Park, CA: Sage. Braucht, G. N., Kirby, M. W., & Berry, G. J. (1978). Psychosocial correlates of empirical types of multiple drug abusers. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 46, 1463– 1475. Bretherton, I., Bates, E., Benigni, L., Camaioni, L., & Volterra, V. (1979). Relationships between cognition, communication and quality of attachment. In E.Bates (Ed.), The emergence of symbols: Cognition and communication in infancy. New York: Academic Press. ~ 121 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Brewer, D. D., Hawkins, J. D., Catalano, R. F., & Neckerman, H.J. (1995). Preventing serious, violent, and chronic juvenile offending: A review of selected strategies in childhood, adolescence, and the community. In J. C.Howell, B.Krisberg, J. D.Hawkins, & J. J.Wilson (Eds.), A sourcebook: Serious, violent, and chronic juvenile offenders (pp. 61-141). Thousand Oaks, CA: Sage Publications, Inc. Bronfenbrenner, U. (1979). The ecology of human development: Experiments by nature and design. Cambridge,MA : Harvard University Press. Brook, J. S., Lukoff, I. F., & Whiteman, M. (1980). Initiation into adolescent marijuana use. Journal of Genetic Psychology, 137, 133–142. Brophy, J. (1986). Teacher influences on student achievement. Special Issue: Psychological science and education. American Psychologist, 41(10), 1069–1077. Brotherson, M. J., Cook, C. C., Cunconan, L. R., & Wehmeyer, M. L. (1995). Policy supporting self-determination in the environments of children with disabilities. Education and Training in Mental Retardation and Developmental Disabilities, 30(1), 3–14. Bry, B. H., McKeon, P., & Pandina, R. J. (1982). Extent of drug use as a function of number of risk factors. Journal of Abnormal Psychology, 91, 273–279. Cahill, M. (1995). A concept paper to guide evaluation of the New York City Department of Youth Services Beacons Institute. New York: Author. Caplan, M., Bennetto, L., & Weissberg, R.P. (1991). The role of interpersonal context in the assessment of social problem-solving skills. Journal of Applied Developmental Psychology, 12(1), 103–114. Cardenas, J. A., Montecel, M. R., Supik, J. D., & Harris, R. J. (1992). The Coca-Cola Valued Youth Program. Dropout prevention strategies for at-risk students. Texas Researcher, 3, 111– 130. Carnegie Council on Adolescent Development. (1995). Great transitions. Preparing adolescents for a new century. Concluding report of the Carnegie Council on Adolescent Development. New York: Carnegie Corporation of New York. Carrera, M. A. (1995). Preventing adolescent pregnancy: In hot pursuit. SIECUS Report, 23(6), 16–20. ~ 122 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Catalano, R. F., & Hawkins, J. D. (1996). The social development model: A theory of antisocial behavior. In J. D.Hawkins (Ed.), Delinquency and crime: Current theories (pp. 149-197). New York: Cambridge University Press. Center for Research on the Education of Disadvantaged Students (CDS). (1997April17). Project #7111: Success for All. [On-line}. Chaiken, M., R.Maltz, M. D., & Smith, C. (1989). Evaluation of Girls Clubs of America's Friendly PEERsuasion Program. Unpublished final report. Indianapolis, IN: Girls Clubs of America. Cichetti, D. (1984). The emergence of developmental psychopathology. Child Development, 55, 1–7. Clarke, R. V. G., & Cornish, D. B. (1978). The effectiveness of residential treatment for delinquents. In L. A.Hersov, M. Berger & D. Shaffer (Eds.), Aggression and antisocial behavior in childhood and adolescence (pp. 143-159). Oxford : Pergamon Press. Cohen, D. L. (1995). A lesson in caring. Education Week. pp. 41–44. Coie, J. D., Watt, N. F., West, S. G., Hawkins, J. D., Asarnow, J. R., Markman, H. J., Ramey, S.L., Shure, M. B., & Long, B. (1993). The science of prevention: A conceptual framework and some directions for a national research program. American Psychologist, 48, 1013–1022. Conduct Problems Prevention Research Group. (1997). Prevention of antisocial behavior: Initial findings from the Fast Track Project.Presented at the Society for Research in Child Development Biennial Meeting Washington,DC. Connell, D. B., & Turner, R. R. (1985). The impact of instructional experience and the effects of cumulative instruction. Journal of School Health, 55(8), 324–331. Cooper, J. R., Altman, F., Brown, B. S., & Czechowicz, D. (1983). Research on the treatment of narcotic addiction: State of the art. Rockville, MD : U.S. Department of Health and Human Services, Treatment Research Monograph Series. Corson, W., Dynarski, M., & Haimson, J. & Rosenberg. (1996). A positive force: The first two years of youth fair chance. Princeton, N.J.: Mathematica Policy Research. Council on Prevention and Education: Substances Inc. (COPES). (1995). Creating Lasting Connections: Final report. Unpublished report. Louisville: COPES, Inc. ~ 123 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Cowen, E. L., Wyman, P. A., Work, W. C., & Iker, M. R. (1995). A preventive intervention for enhancing resilience among highly stressed urban children. The Journal of Primary Prevention, 15(3), 247–260. Darling, N., & Steinberg, L. (1993). Parenting style as context: An integrative model. Psychological Bulletin, 113(3), 487–496. Davis, L., & Tolan, P. H. (1993). Alternative and preventive interventions. In P.H.Tolan, & Cohler, B.J. (Eds.), Handbook of clinical research and practice with adolescents. Wiley Series on personality processes, (pp. 427-451). New York: Wiley. Deci, E.L., & Ryan, R.M (1994). Promoting self-determined education. Scandinavian Journal of Educational Research, 38(1), 3–14. Di Berardino Carlo, (2002). La conoscenza di sè e la conduzione dei gruppi riabilitativi. Procedure di riabilitazione psicosociale. Franco Angeli Dielman, T. E., Shope, J. T., Leech, S. L., & Butchart, A. T. (1989). Differential effectiveness of an elementary school-based Alcohol Misuse Prevention program. Journal of School Health, 59(6), 255–263. Dodge, K. A., Pettit, G. S., McClaskey, C. L., & Brown, M. M. (1986). Social competence in children. Monographs of the Society for Research in Child Development51(2). (Serial No. 213). Dolan, L., Kellam, S., & Brown, C. H. (1989). Short-term impact of a mastery learning preventive intervention on early risk behaviors. Baltimore: Johns Hopkins University. Donahue, M. J., & Benson, P. L. (1995). Religion and the well-being of adolescents. Journal of Social Issues, 51(2), 145–160. Douvan, E., & Adelson, J. (1966). The adolescent experience. New York: Wiley. Dubow, E., Smith, D., McBride, J., Edwards, S., & Merk, L. (1993). Teaching children to cope with stressful experiences: Initial implementation and evaluation of a primary prevention program. Journal of Clinical Child Psychology, 22, 428–440. Durlak, J.A. (1980). Comparative effectiveness of behavioral and relationship group treatment in the secondary prevention of school maladjustment. American Journal of Community Psychology, 8(3), 327–339. ~ 124 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Dryfoos, J. G. (1994). Full-service schools: A revolution in health and social services for children, youth, and families. San Francisco: Jossey-Bass Inc. Dubow, E. F., Schmidt, D., McBride, J., Edwards, S., & Merk, F. L. (1993). Teaching children to cope with stressful experiences: Initial implementation and evaluation of a primary prevention program. Journal of Clinical Child Psychology, 22(4), 428–440. Durlak, J.A., & Wells, A.M. (1997). Primary prevention mental health programs for children and adolescents: A meta-analytic review. Special issue: Meta-analysis of primary prevention programs. American Journal of Community Psychology, 25(2), 115–152. Duryea, E. J. (1992). Psychometric and related deficits in preventive alcohol intervention programming. Psychological Reports, 70(1), 333–334. Dusenbury, L., Falco, M., & Lake, A. (1997). A review of the evaluation of 47 drug abuse prevention curricula available nationally. Journal of School Health, 64(4), 127–132. Ellickson, P. L., & Bell, R. M. (1990). Drug prevention in junior high: A multi-site longitudinal test. Science, 247, 1299–1305. Elliott, D. S., Huizinga, D., & Menard, S. (1989). Multiple problem youth: Delinquency, substance use and mental health problems. New York: Springer-Verlag. Englander-Golden, P., & Satir, V. (1990). Say it straight: From compulsions to choices. Palo Alto, CA: Science & Behavior Books. Ennett, S. T., Tobler, N. S., Ringwalt, C. L., & Flewelling, R. L. (1994). How effective is drug abuse resistance education? A meta-analysis of Project DARE outcome evaluations. American Journal of Public Health, 84(9), 1394–1401. Erikson, E.H. (1968). Identity: Youth and crisis. New York: Norton. Eron, L. D., Gentry, J. H., & Schlegel, P. (Eds.). (1994). Reason to hope: A psychosocial perspective on violence and youth. Washington, DC: American Psychological Association. Ewalt, P.L., & Mokuau, N. (1995). Self-determination from a Pacific perspective. Social Work, 40(2), 168–175. Farrell, A.D. (1998). Continuation grant program narrative: Longitudinal evaluation and extension of the RIPP program for urban youth. Richmond, VA: Author. ~ 125 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Farrington, D. P. (1992). The need for longitudinal-experimental research on offending and antisocial behavior. J. McCord & R. E. Tremblay (Eds.), (pp. 353-376). New York: Guilford. Ferguson, R.F., Clay, P.L., Snipes, J.C., & Roaf, P. (1996). Youthbuild in developmental perspective: A formative evaluation of the YouthBuild demonstration project.U.S Department of Housing and Urban Development. John F. Kennedy School of Government, Harvard University. Fetterman, D. M., Kaftarian, S. J., & Wandersman, A. (Eds.). (1996). Empowerment evaluation. Knowledge and tools for self-assessment and accountability. Newbury Park, CA: Sage. Field, S. (1996). Self-determination instructional strategies for youth with learning disabilities. Journal of Learning Disabilities, 29(1), 40–52. Fishbein, M., & Ajzen, I. (1975). Belief, attitude, intention and behavior. Reading, MA : Addison-Wesley. Flay, B. R., Phil, D., Brannon, B. R., Johnson, C. A., Hansen, W. B., Ulene, A. L., WhitneySaltiel, D. A., Gleason, L. R., Sussman, S., Gavin, M. D., Glowacz, K. M., Sobol, D. F., & Spiegel, D. C. (1988). The television, school, and family smoking prevention and cessation project. Preventive Medicine, 17, 585–607. Fleisher, S. J., Avelar, C., Latorre, S. E., Ramirez, J., Cubillos, S., Christiansen, H., & Blaufarb, H. (1995). Evaluation of a Judo/Community Organization Program to treat predelinquent Hispanic immigrant early adolescents. Hispanic Journal of Behavioral Sciences, 17(2), 237–248. Friedman, A., & Beschner, G. M. (1985). Treatment Services for Adolescent Substance Abusers. Rockville,MD : U.S. Department of Health and Human Services. Torino: Centro Scientifico Fulcheri, M. (2005). Le attuali frontiere della psicologia clinica. Editore. , Galimberti.U. (1992). Dizionario di psicologia. Torino: Unione Tipografico-Editrice Torinese Garbarino, J., & Abramowitz, R. (1992). Sociocultural risk and opportunity. In J.Garbarino, (Ed.), Children and families in the social environment (2 nd ed. pp. 35-70). New York: Aldine De Gruyter. Gardner, H. (1993). Multiple intelligences: The theory in practice. New York: Basic Books. ~ 126 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Gilligan, C. (1982). In a different voice. Cambridge MA: Harvard University Press. Gold, M., & Mann, D. W. (1984). Expelled to a friendlier place: A study of effective alternative schools. Ann Arbor, MI: University of Michigan. Goleman, D. (1995). Emotional intelligence: Why it can matter more than IQ. New York: Bantam Books. Gordon, R. (1983). An operational classification of disease prevention. Public Health Reports, 98, 107–109. Gottfredson, G.D. (1988). A workbook for your school improvement program. Baltimore, Md.: Johns Hopkins University. Greenberg, M. T., Kusche, C. A., Cook, E. T., & Quamma, J. P. (1995). Promoting emotional competence in school-aged children: The effects of the PATHS Curriculum. Development in Psychopathology, 7(pp. 117-136). Cambridge University Press. Greene, R. W., & Ollendick, T. H. (1993). Evaluation of a multidimensional program for sixth-graders in transition from elementary to middle school. Journal of Community Psychology, 21(2), 162–176. Grossman, J. B., & Sipe, C. L. (1992, Winter). Summer Training and Education Program (STEP): Report on long-term impacts. Philadelphia, PA: Public/Private Ventures. Hahn, A., Leavitt, T., & Aaron, P. (1994). Evaluation of the Quantum Opportunities Program (QOP). Did the program work? A report on the post secondary outcomes and costeffectiveness of the QOP Program (1989-1993). Waltham,MA: Brandeis University Heller Graduate School Center for Human Resources. Hansen, W. B., Johnson, C. A., Flay, B. R., Phil, D., Graham, J. W., & Sobel, J. (1988). Affective and social influence approaches to the prevention of multiple substance abuse among seventh grade students: Results from Project SMART. Preventive Medicine, 17, 135– 154. Harrell, A., & Adams, W. (1995). Reducing family risk of drug use and delinquency: Preliminary findings from the evaluation of the Children at Risk Program. Paper presented at the 47 th Annual Meeting of the American Society of Criminology. November 16,Boston. ~ 127 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Hausman, A. J., Spivak, H., & Prothrow-Stith, D. (1995). Evaluation of a community-based youth violence prevention project. Journal of Adolescent Health, 17(6), 353–359. Hawkins, J. D., & Catalano, R. F. (1990). Intensive family preservation services: Broadening the vision for prevention. In J. K. Whittaker, J. Kinney, E.M. Tracy & C. Booth (Eds.), Reaching high-risk families: Intensive family preservation in human services, (pp. 179-192). New York: Aldine de Gruyter. Hawkins, J. D., & Catalano, R. F.Associates (1992). Communities That Care: Action for drug abuse prevention. San Francisco: Jossey-Bass. Haynes, N. M. & Comer . (1993). The Yale school development program: process, outcomes, and policy implications. Urban Education, 8(2), 166–199. Hernandez, D.J. (1995). Changing demographics:Past and future demands for early childhood programs. The future of children, 5(3), 145–160. Higgins, C., Furano, K., Toso, C., & Branch, A. Y. (1991). I Have a Dream in Washington, D.C.: Initial report. Philadelphia, PA: Public/Private Ventures. Hill, H., Piper, D., & Moberg, D. P. (1994). "Us planning prevention for them:" The social construction of community prevention for youth. International Quarterly of Community Health Education, 15(1), 65–89. Hirschi, T. (1969). Causes of delinquency. Berkeley,CA: University of California Press. Hoffman, M. L. (1981). Is altruism part of human nature?Journal of Personality and Social Psychology, 40, 121–127. Holmberg, M. B. (1985). Longitudinal studies of drug abuse in a fifteen-year-old population: I. Drug career. Acta Psychiatrica Scandinavica, 71 Holden, G.W., Moncher, M.S., Schinke, S.P., & Barker, K.M. (1990). Self-efficacy of children and adolescents: A meta-analysis. Psychological Reports, 66( 3), 1044–1046. Horacek, H. J., Ramey, C. T., Campbell, F. A., Hoffmann, K. P., & Fletcher, R. H. (1987). Predicting school failure and assessing early intervention with high-risk children. Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, 26, 758–763. ~ 128 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Howard, M., & McCabe, J. B. (1990). Helping teenagers postpone sexual involvement. Family Planning Perspectives, 22(1), 21–26. Howell, J. C., Krisberg, B., Hawkins, J. D., & Wilson, J. J. (Eds.). (1995). A sourcebook: Serious, violent, and chronic juvenile offenders. Publications, Thousand Oaks, CA: Sage Inc. Huesmann, L.R., Maxwell, C.D., Eron, L., Dahlberg, L.L., Guerra, N.G., Tolan, P.H., Van Acker, R., & Henry, D. (1996). Evaluating a cognitive/ecological program for the prevention of aggression among urban children. American Journal of Preventive Medicine, 12(5), 120– 128. Hundleby, J. D., & Mercer, G. W. (1987). Family and friends as social environments and their relationship to young adolescents' use of alcohol,tobacco,and marijuana. Journal of Marriage and the Family, 49, 151–164. Janz, N. K., & Becker, M. H. (1984). The health belief model: A decade later. Health Education Quarterly, 11, 1–47. Johnston, L. D., O'Malley, D. M., & Bachman, J. G. (1994). Monitoring the Future, National High School Senior Survey News ReleaseJanuary 31, 1994, University of Michigan Institute for Social Research. Johnston, M.W., & Bell, A.P. (1995). Romantic emotional attachment: Additional factors in the development of the sexual orientation of men. Journal of Counseling and Development, 73(6), 621–625. Jorgensen, S. R., Potts, V., & Camp, B. (1993). Project Taking Charge: Six-month follow-up of a pregnancy prevention program for early adolescents. Family Relations, 42, 401–406. Kandel, D. B., Kessler, R. C., & Margulies, R. (1978). Antecedents of adolescent initiation into stages of drug use: A developmental analysis. Journal of Youth & Adolescence, 7(1), 13– 40. Kellam, S. G., & Brown, H. (1982). Social adaptational and psychological antecedents of adolescent psychopathology ten years later. Baltimore: Johns Hopkins University. Kirby, D., Harvey, P. D., Claussenius, D., & Novar, M. (1989). A direct mailing to teenage males about condom use: Its impact on knowledge, attitudes and sexual behavior. Family Planning Perspectives, 21(1), 12–18. ~ 129 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Kohlberg, L. (1981). Essays on moral development (Vol. 1). New York: Harper and Row. Kornberg, M. S., & Caplan, G. (1980). Risk factors and preventive intervention in child psychotherapy: A review. Journal of Primary Prevention, 1, 71–133. Kreutter, K. J., Gewirtz, H., Davenny, J. E., & Love, C. (1991). Drug and alcohol prevention for sixth graders: First-year findings. Adolescence, 26(102), 287–293. Kusche, C.A., & Greenberg, M.T. (1994). Teaching PATHS in your classroom: The PATHS (Promoting Alternative Thinking Strategies) Curriculum. Instruction Manual. Seattle: Developmental Research Programs. LaFromboise, T. D., Coleman, H. L. K., & Gerton, J. (1993). Psychological Impact of Biculturalism: Evidence and Theory. Psychological Bulletin, 14(3), 395–412. Levine, I. S., & Zimmerman, J. D. (1996). Using qualitative data to inform public policy: Evaluating "Choose to De-Fuse."American Journal of Orthopsychiatry, 66(3), 363–377. Locke, E. A., Frederick, E., Lee, C., & Bobko, P. (1984). Effect of self-efficacy, goals, and task strategies on task performance. Journal of Applied Psychology, 169, 241–251. Loeber, R. (1990). Development and risk factors of juvenile antisocial behavior and delinquency. Clinical Psychology Review, 10, 1–41. Longhead, T. A., Liu, H., & Middleton, E. B. (1995). Career development for at-risk youth: A program evaluation. The Career Development Quarterly, 43, 274–284. Lorion, R.P. (Ed.). (1990). Protecting the children: Strategies for optimizing emotional and behavioral development. Prevention in Human Services. New York: Haworth Press. LoSciuto, L., Freeman, M. A., Harrington, E., Altman, B., & Lanphear, A. (1997). An outcome evaluation of the Woodrock Youth Development Project. Journal of Early Adolescence, 17(1), 51–66. Loughead, T. A., Liu, S. H., & Middleton, E. B. (1995). Career development for at-risk youth: A program evaluation. The Career Development Quarterly, 43(3), 274–284. Luthar, S. S., & Zigler, E. (1992). Intelligence and social competence among high-risk adolescents. Development and Psychopathology, 4, 287–299. ~ 130 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Mahler, M. S., Pine, F., & Bergman, A. (1975). The psychological birth of the human infant. New York: Basic Books. Malvin, J. H., Moskowitz, J. M., Schaeffer, G. A., & Schaps, E. (1984). Teacher training in affective education for the primary prevention of adolescent drug abuse. American Journal of Drug and Alcohol Abuse, 10(2), 223–235. Marsh, J. C., & Wirick, M. A. (1991). Evaluation of Hull House teen pregnancy and parenting program. Evaluation and Program Planning, 14(1-2), 59–61. Maslin-Cole, C., & Spieker, S. J. (1990). Attachment as a basis for independent motivation. In M.T.Greenberg, D. Cicchetti & E.M. Cummings, (Eds.), Attachment in the pre-school years, (pp. 245-272). Chicago, IL: The University of Chicago Press. Masten, A. S., Best, K. M., & Garmezy, N. (1990). Resilience and development: Contributions from the study of children who overcome adversity. Development and Psychopathology, 2, 425–444. Mendelberg, H. (1986). Identity conflict in Mexican-American adolescents. Adolescence, 21(81), 214–24. Mendt, K.L. (1996). Spiritual themes in young adult books. ALAN Review, 23(3), 34–37. Metis Associates,Inc. (1990). The Resolving Conflict Creatively Program, 1988-1989: Summary of Significant Findings. New York: Metis Associates. Meyer, A.L., & Lausell, L. (1996). The value of including a higher power in efforts to prevent violence and promote optimal outcomes during adolescence. In R.L.Hampton & P.Jenkins (Eds.)Preventing violence in America: Issues in children's and families' lives. (Vol. 4., pp. 115-132.) Mitchell, D. A., Thomas, B. H., Devlin, M. C., Goldsmith, C. H., Willan, A., Singer, J., Marks, S., Watters, D., & Hewson, S. (1997). Evaluation of an educational program to prevent adolescent pregnancy. Health Education and Behavior, 24(3), 300–312. Morley, E., & Rossman, S. (1994). School-based intervention for at risk youth.Paper presented at the 45th annual meeting of the American Society of Criminology,Miami, FL. Moskowitz, J. M., Malvin, J. H., Schaeffer, G. A., & Schaps, E. (1984). An experimental evaluation of a drug education course. Journal of Drug Education, 14, 9–22. ~ 131 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Morrison, D. M., Simpson, E. E., Gillmore, M. R., Wells, E. A., & Hoppe, M. J. (1994). Children's decisions about substance use: An application and extension of the theory of reasoned action.Unpublished manuscript. School of Social Work, University of Washington. National Center for Health Education. (1997). Growing Healthy: An examination of comprehensive school health education's role in healthy lifestyles for youth. Publication materials. Waco TX: WRS Group. Neufeld, B., & LaBue, M. A. (1994). The implementation of the School Development Program in Hartford: Final evaluation report. Cambridge, MA: Education Matters, Inc. Offer, D., & Offer, J. (1975). Three developmental routes through normal male adolescence. Adolescent Psychiatry, 4, 121–141. O'Donnell, J., Michalak, E. A., & Ames, E. B. (1997). Inner-city youths helping children: After-school programs to promote bonding and reduce risk. Social Work in Education, 19(4), 231–241. Parham, T., & Helms, J. (1985). Relation of racial identity attitudes to self-actualization and affective states of Black students. Journal of Counseling Psychology, 32, 431–440. Parker, V. C., Sussman, S., Crippens, D. L., Scholl, D., & Elder (1996). Qualitative development of smoking prevention programming for minority youth. Addictive Behaviors, 21(4), 521–525. Patterson, G. R., Chamberlain, P., & Reid, J. B. (1982). A comparative evaluation of a parent training program. Behavior Therapy, 13, 638–650. Paul, M., & Fisher, J. (1980). Correlates of self-concept among Black early adolescents. Journal of Youth and Adolescence, 9, 163–173. Penning, M., & Barnes, G. E. (1982). Adolescent marijuana use: A review. International Journal of the Addictions, 17, 749–791. Perry, C. L., & Jessor, R. (1985). The concept of health promotion and the prevention of adolescent drug abuse. Health Education Quarterly, 12(2), 169–184. Peterson, P. L., Hawkins, J. D., Abbott, R. D., & Catalano, R.F. (1994). Disentangling the effects of parental drinking,family management,and parental alcohol norms on current drinking by Black and White adolescents. Journal of Research on Adolescence, 4, 203–227. ~ 132 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Philliber Research Associates. (1994May). An evaluation of the Caring Communities Program at Walbridge Elementary School. St. Louis, MO: Author. Phinney, J.S. (1989). Stages of ethnic identity in minority group adolescents. Journal of Early Adolescence, 9, 34–49. Piaget, J. (1965). The moral judgment of the child. New York: Free Press. Piaget, J. (1952). The origins of intelligence in children. New York: International Universities Press. Pittman, K. J. (1991). Promoting youth development: Strengthening the role of youth-serving and community organizations. Report prepared for The U.S. Department of Agriculture Extension Services. Washington, DC: Center for Youth Development and Policy Research. Pollard, J., Hawkins, J. D., & Arthur, M. W . (1998). Risk and protection: Are both necessary to understand diverse behavioral outcomes in adolescence? Manuscript submitted for publication. Postrado, L. T., & Nicholson, H. J. (1990). Girls Incorporated's evaluation of a comprehensive approach to preventing adolescent pregnancy.Paper presented at the American Evaluation Association Conference, Washington, D.C. Prothrow-Stith, D. (1991). Deadly consequences. New York : Harper Collins. Resnicow, K., Orlandi, M. A., Vaccaro, D., & Wynder, E. (1989). Implementation of a pilot school-site cholesterol reduction intervention. Journal of School Health, 59(2), 74–78. Richards-Colocino, N., McKenzie, P., & Newton, R. R. (1996). Project Success: Comprehensive intervention services for middle school high-risk youth. Robins, L. N. (1980). The natural history of drug abuse. Acta Psychiatrica Scandinavica, 62, (Suppl. 284)7–20. Rosenstock, I. M., Strecher, V. J., & Becker, M. H. (1988). Social learning theory and the Health Belief Model. Health Education Quarterly, 15(2), 175–183. Ross, J. G., Saavedra, P. J., Shur, G. H., Winters, F., & Felner, R. D. (1992). The effectiveness of an after-school program for primary grade latchkey students on precursors of substance abuse. Journal of Community Psychology. OSAP Special Issue pp. 22–38. ~ 133 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Rossman, S. B., & Morley, E. (1995, April). The national evaluation of Cities In Schools: Executive summary. Washington, D.C.: The Urban Institute. Roth, J., Brooks-Gunn, J., Galen, B., Murray, L., Silverman, P., Liu, H., Man, D., & Foster, W. (1997). Promoting Healthy Adolescence: Youth Development Frameworks and Programs. Report to the Robert Wood Johnson Foundation. Rutter, M. (1993). Resilience: Some conceptual considerations. Journal of Adolescent Health, 14(8), 626–631. Sameroff, A. J., & Seifer, R. (1990). Early contributors to developmental risk. In J.Rolf, A.S.Masten, D.Cichetti, K.H. Nuechterlein & S. Weintraub (Eds.), Risk and protective factors in the development of psychopathology (pp. 52-66 New York: Cambridge University Press. Walker, G., & Vilella-Velez, F. (1992). Anatomy of a demonstration: The Summer Training and Education Program (STEP) from pilot through replication and postprogram impacts. Philadelphia, PA: Public/Private Ventures. Walter, H. J., Vaughan, R. D., & Wynder, E. L. (1989). Primary prevention of cancer among children: Changes in cigarette smoking and diet after six years of intervention. Journal of the National Cancer Institute, 81(13), 995–999. Weissberg, R. P., Caplan, M., & Harwood, R. L. (1991). Promoting competent young people in competence-enhancing environments: A systems-based perspective on primary prevention. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 59(6), 830–841. Werner, E. E., & Smith, R. S. (1982). Vulnerable but invincible: A longitudinal study of resilient children and youth. New York: McGraw-Hill. Wilson, J. Q. (1990). Drugs and crime. In M.Tonry and J. Q.Wilson (Eds.), Crime and Justice: A Review of Research: Vol. 13. Drugs and Crime (pp. 521-45). Chicago: University of Chicago Press. Winters, K.C., & Henly, G.A. (1989). Personal Experience. Inventory. Los Angeles: Western Psychological Services. Zabin, L. S., Hirsch, M. B., Streett, R., Emerson, M. R., Smith, M., Hardy, J. B., & King, T. M. (1988). The Baltimore Pregnancy Prevention Program for urban teenagers. ~ 134 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico Zigler, E., & Berman, W. (1983). Discerning the future of early childhood intervention. American Psychologist, 38, 894–906. Zimmerman, J. D. (1996). A prosocial media strategy: Youth Against Violence: Choose to De-Fuse. American Journal of Orthopsychiatry, 66(3), 354–362. ~ 135 ~ Prevenzione ed intervento precoce nel disagio giovanile e promozione del benessere psicologico ~ 136 ~