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piccoli manuali - Liceo Artistico Statale Catalano

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piccoli manuali - Liceo Artistico Statale Catalano
RESTAURO PITTORICO
PICCOLI MANUALI
Pasquale Mannino Tanina Cuccia
Il laboratorio di restauro
del Liceo Artistico Statale Catalano è stato finanziato dalla Comunità Europea fondo Europeo di Sviluppo Regionale (F.E.S.R.), Fondi Strutturali 2009.
Grazie alle strumentazioni esistenti in questo laboratorio è stato possibile attuare il corso di restauro dell’anno scolastico 2011-12
“….non si può essere conservatori se non si conoscono, e fino
in fondo per quel che sono e che valgono, gli oggetti da conservare; non si può operare su di essi affidandosi al gusto da
esteti sia pure raffinati o alla sola abilità tecnica sia pure ad
alto livello….” (Umberto Baldini)
CORSO DI RESTAURO PITTORICO
DOCENTI: G.CUCCIA, P.MANNINO
Sommario degli argomenti trattati nel corso:
Le tecniche pittoriche: affresco; tempera all’uovo, olio.
Supporti: muro, tavola, tela.
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PULITURA
CONSOLIDAMENTO
RINTELATURA (foderatura)
STUCCATURA
RESTAURO PITTORICO
DISTACCO AFFRESCHI
RESTAURO PITTORICO
Tutto il complesso intervento di restauro, è bene
sia preceduto da un’attenta analisi e ricerca anche
storica, per una approfondita conoscenza dell’oggetto, ciò si rende utilissimo per l’impostazione
corretta dell’intervento.
Oggi si rende sempre più indispensabile la collaborazione scientifica di laboratori di analisi dei
materiali componenti la superficie pittorica, conseguentemente si rende spesso necessaria la
collaborazione fra professionisti afferenti i vari
settori, tecnico, scientifico e storico, l’elaborazione congiunta delle varie figure evocate assicurano più sicure scelte nella predisposizione di un
intervento conservativo.
LA FODERATURA
fasi preliminari
Il dipinto ad olio del ventesimo secolo da restaurare durante il corso necessita di un rifodero.
TELAIO INTERINALE
E’ stato montato il telaio interinale utilizzando gli elementi modulari in alluminio disponibili nel laboratorio. Le dimensioni del telaio devono superare quelle
della tela di almeno dieci centimetri per lato.
Analisi del dipinto da rifoderare
La tela priva del telaio originale è stata piegata e
la pittura è distaccata dalla tela in modo particolare lungo le piegature ; i margini di tela necessari alla intelaiatura sono mancanti; una leggera patina di sporco ricopre il dipinto; la tela è
grezza e la mestica sottilissima; il colore è molto secco ma abbastanza aderente al supporto. Il telaio interinale presenta dei ganci uncinati dove
la tela viene bloccata prima di tenderla più volte
grazie agli angoli estendibili.
Preparazione della tela per il rifodero
La tela è stata bagnata più volte e dopo l’asciugatura, presentandosi allentata, è stata ulteriormente tesa.
LA PULITURA
è l’operazione più delicata, impegnativa e rischiosa per un dipinto o
un opera d’arte in genere. Le operazioni di
volta in volta dovranno essere parametrate in funzione di un’attenta analisi della superficie dipinta,
essendo alcuni interventi particolarmente rischiosi, le alterazioni o i danneggiamenti arrecati alla
pittura possono risultare irreversibili.
Volendo compendiare sinteticamente la “pulitura”
diremo che per pulitura di un dipinto intendiamo:
la rimozione di macchie, schizzi o colori estranei
all’opera, lo sporco superficiale che nel tempo si
sedimenta sulla superficie.
La pulitura è anche la rimozione di interventi pittorici postumi e deturpanti l’unità pittorica dell’opera. La rimozione o la parziale rimozione di strati di
vernice che alterino la corretta lettura cromatica
dell’opera.
Spesso i dipinti presentano uno strato di vernice
stesa dall’artista a conclusione dell’opera, talvolta
sul dipinto la vernice data è stata “colorata” cioè
miscelata ad un colore proprio per ottenere un effetto velatura su cui l’artista tornava a compiere
dei ritocchi per degli effetti cromatici o luminosi
deliberatamente voluti. In questi casi gli interventi saranno estremamente delicati dovendo mantenere inalterata struttura compositiva e pittorica
data dall’artista. In altre parole occorrerà valutare
approfonditamente quali solventi utilizzare gradualmente per la solubilizzazione degli strati da
Spesso i dipinti presentano uno strato di vernice stesa dall’artista a conclusione dell’opera, talvolta sul dipinto la vernice data è stata “colorata”
cioè miscelata ad un colore proprio per ottenere un effetto velatura su cui
l’artista tornava a compiere dei ritocchi per degli effetti cromatici o luminosi
deliberatamente voluti.
rimuovere o se necessario rinforzare la soluzione
(mista o soluzioni alcaline a varie gradazioni) e
intervenire quando necessario, meccanicamente
con il bisturi.
Brevemente ricorderemo che anche una blanda
soluzione di acqua calda può risultare efficace per
la rimozione dello strato superficiale dello sporco
di un dipinto ad olio, mentre può risultare deleteria
se il dipinto è a tempera magra o un acquarello.
Un test preliminare si rende indispensabile per
comprendere quali componenti utilizzare senza
LA MISTA
Solvente usato nelle operazioni di pulitura sui dipinti trattati nel corso di restauro.
Quando lo strato di vernice è resistente e lo sporco non è uniforme
ma presenta raddensamenti e screpolature, come nel nostro caso,
è necessario intervenire meccanicamente con il bisturi.
Per mista si intende un miscuglio liquido di alcool
in misura del 30%, acquaragia in misura del 65%
e fiele bovino in misura del 5%.
L’azione detergente è svolta dall’alcool, l’acquaragia ha potere pulente inferiore e serve ad attenuare l’azione corrosiva dell’alcool, il fiele bovino
infine oltre che pulente ha la proprietà di dare nutrimento al colore sottoposto a pulitura.
Non sono stati usati durante il corso, soluzioni
alcaline o sverniciatori (decapant).
alcool
acquaragia
fiele bovino
eccessivi rischi. Le vernici usate nel tempo dagli artisti sono estremamente varie, alcune hanno
utilizzato la chiara d’uovo, o cere ma molto più
spesso gomme e resine disciolte in essenze diverse.
30%,
65%
5%.
LA VELINATURA
E’ questo uno degli
interventi preliminari su un dipinto da restaurare, l’operazione si rende necessaria per ridurre il rischio di distacco del colore, il
suo preliminare consolidamento prima di sottoporre la tela alle successive fasi operative programmate. L’uso della colletta per l’incollaggio della
carta velina (velinatura), farà aderire quelle porzioni di colore a rischio distacco, mentre la velina
essendo molto delicata non produce contrazioni
e soprattutto sarà facile rimuoverla al momento
opportuno. Nell’applicare la velina la parte sporgente dai bordi esterni del dipinto, viene tagliata
o “strappata” a liste per ridurre ulteriormente l’effetto contrazione. Questo intervento nella fase di
rimozione favorirà almeno in parte una riduzione,
a volte molto efficace, dello sporco depositatosi
nel tempo sullo strato superficiale della tela.
La ricetta
Ingredienti
colla di pesce
acqua
fiele di bue
miele
aceto
12 parti
12parti
1parte
2parti
1parte
l’aceto è una sostanza acida che impedisce alla colla di marcire;
il miele o melassa rende l’impasto elastico anche
quando la colla sarà asciutta.;
Il fiele di bue è un prodotto derivato dal fiele bovino,
chiarificato e raffinato, con ottime proprietà tensioattive e detergenti, infatti viene impiegato nelle varie
formulazioni di collette per migliorarne la presa su
superfici untuose.
Suddividiamo i fogli di carta velina ottenendo rettangoli di lato
non superiore ai 30 cm perchè vengano meglio maneggiati e
per contenere il naturale restringimeto che ha la carta bagnata
all’asciugatura.
Preparare la colletta
Prepariamo
l’impasto
a
bagnomaria, nell’apposito pentolino del laboratorio.
Precedentemente abbiamo messo a mollo, per
qualche ora, la colla di pesce nell’acqua fredda, quando notiamo che la colla si è notevolmente gonfiata ed ammollita la poniamo sul fuoco a
lungo per farla raddensare ma senza farla mai
bollire, aggiungiamo, il miele o melassa e il fiele di bue, continuiamo a mescolare per qualche
minuto finchè il tutto si è amalgamato e togliamo
dal fuoco ma non dal pentolino del bagnomaria.
Passare la colletta e far aderire la carta velina
Attaccare la carta velina al dipinto da rifoderare
Sfrangiare la carta velina
LA FODERATURA
o rintelatura
La foderata di una tela consta dell’inserimento di
una nuova tela (patta, a maglia e sezione più robusta o pattina a maglia e sezione più sottile), sul
retro di un dipinto a rinforzo della vecchia tela,
ciò è necessario per consolidare e rinforzare il
supporto del dipinto, l’adesione è assicurata dalla
colla da rifodero.
La foderatura si rende dunque necessaria nei seguenti casi:
Quando la tela del dipinto per cause diverse si è
indebolita e non costituisce più un adeguato supporto alla pittura.
Quando tende ad arrotolarsi e non mantiene la
normale distensione.
Quando non è più elastica o flessibile.
Quando ha subito lacerazioni o tagli.
Quando il film pittorico tende a screpolarsi o staccarsi dalla mestica o si raggrinzi insieme alla
tela.
Talvolta non è proprio necessario, né utile foderare tutta la tela ma si può limitare l’inserimento della nuova tela solo a delle strisce (patta, a maglia e
sezione più robusta o pattina a maglia e sezione
più sottile), lungo i bordi della vecchia per rinforzare le zone di contatto al telaio.
Sgranare i fili della vecchia tela per renderla meno resistente
preparare la colla da rifodero
ricetta:
acqua 24 parti
farina di frumento 12 parti
colla forte e colla taurina 2 parti
melassa 1
aceto
passare la colla da rifodero
sul retro della vecchia tela si stenderà la colla necessaria avendo cura di distenderla in modo uniforme
Posare la nuova tela,
che abbiamo già disteso sul telaio interinale, sul
vecchio dipinto spalmato di colla
Passare il pressoio dal centro ai bordi della tela
cercando di non far formare bolle d’aria tra la vecchia e la nuova tela.
E’ necessario premere con forza, con l’apposito
pressoio, la tela da rifodero, in modo da far fuoriuscire la colla in eccesso che verrà tolta e rimessa
nel pentolino.
completata l’operazione lasciare riposare un pò
la colla per poi procedere alla stiratura.
LA STIRATURA
Passare il ferro caldo prima sul retro del dipinto infrapponendo dei fogli di carta perché la colla non si
è l’utima importante attacchi al ferro. La carta oleata è molto adatta per
operazione del rifodero tale operazione.
Il ferro da stiro
in dotazione al nostro laboratorio di restauro è
elettrico e pesa 3 Kg, esistono ferri anche più pesanti che aiutano a fare la giusta pressione sulla
tela in modo che l’adesione sia massima.
Terminata l’operazione sul retro del dipinto si rigirerà
il telaio e si stirerà sulla parte del dipinto che è ancora protetto dalla velinatura.
Sul tavolo da lavoro inserire una tavola dello spessore del telaio interinale in modo che la tela posi
direttamente sulla tavola e nello stirare non si imbarchi.
dopo aver inumidito con acqua la superficie si può
nuovamente rigirare il telaio e continuare la stiratura finché tutta la tela sarà ben aderente e la
colla quasi asciutta.
Lasciare il dipinto ad asciugare completamente
per qualche giorno in posizione verticale avendo
cura di capovolgerlo più volte.
ASPORTARE LA VELINATURA
Riscaldare dell’acqua e dopo aver posto il dipinto in verticale su una vasca adatta a raccogliere
le sgocciolatura, con una spugna naturale, lavare
il dipinto sciogliendo la colletta ed asportando la
velina.
LA STUCCATURA
Il restauro pittorico o
integrazione pittorica
è preceduto dalla stuccatura, le lacune del dipinto, dopo aver tolto gli ultimi residui di colletta si colmano
le parti di pigmento mancante sulla superficie del le lacune di mestica e spessore pittorico con stucco
dipinto vengono livellate facendo depositare all’in- diluito, stendendolo a pennello e mini spatolina.
terno della lacuna del gesso e colla (o stucco già
preparato), colmata la parte mancante con la stuccatura, si livella la parte raschiando l’eccesso con
un bisturi. In certi casi al gesso si può miscelare del
pigmento colorato per intonare la lacuna alla preparazione originale.
REINTEGRO PITTORICO
In presenza di lacune o
abrasioni pittoriche, è necessario
integrare cromaticamente e formalmente le zone
mancanti. Una seria e approfondita valutazione
circa la dimensione della lacuna, la sua posizione, la sua rilevanza dal punto di vista formale, è
indispensabile per la scelta della tecnica che si
vorrà adottare (acquarello, guazzo, colori a vernice) per l’integrazione pittorica, in funzione anche
della fruizione culturale dell’opera, ma soprattutto
per mantenere la reversibilità degli interventi.
REINTEGRO A SELEZIONE CROMATICA
Per la reintegrazione a selezione cromatica, si
usano tratti di colore puro di piccola dimensione
procedendo a stesure successive, che colleghino
cromaticamente e formalmente la lacuna, laddove
REINTEGRO PITTORICO SELETTIVO
questa è chiaramente ricostruibile senza margini
Questo intervento pittorico integrativo, consta di dubbi.
nell’accostamento e parziale sovrapposizione di
brevi tratteggi cromatici o puntini di colore che, a
distanza offrano una discreta vibrazione cromatica in piena armonia con le zone circostanti la
lacuna e l’intera superficie del dipinto.
REINTEGRO A RIGATINO
La lacuna viene collegata alle zone circostanti tramite un tratteggio pittorico verticale, l’integrazione
a rigatino sarà in sintonia con le cromie circostanti,
l’effetto visivo finale dovrà notarsi lievemente da lontano, mentre da vicino l’intervento sarà chiaramente visibile. La differenza sostanziale dalla selezione
cromatica consta nella possibilità di miscelare colori per ottenere toni più appropriati al contesto e la
direzione del tratto che si mantiene rigorosamente
verticale senza variazioni in funzione delle linee formali del dipinto.
REINTEGRO A NEUTRO
L’integrazione pittorica in questo caso prevede una
stesura pittorica monocromatica su tutte le lacune
del dipinto. La pittura viene stesa uniformemente
senza riferimento alcuno agli aspetti formali del
dipinto. Questa soluzione viene oggi adottata solo
per zone mancanti molto estese.
REINTEGRO AD ASTRAZIONE CROMATICA
L’intervento ad astrazione cromatica, non molto
adottata ultimamente, è anch’essa un’esecuzione
a tratteggio della lacuna senza riferimenti verso
l’aspetto formale, la cromia adottata è ottenuta
per strati successivi di colori puri uniformemente
depositati su tutta la superficie pittorica mancante
in armonia con la visione cromatica generale del
dipinto.
REINTEGRAZIONE IMITATIVA SOTTOTONO
Questo tipo di intervento prevede l’esecuzione
formale di tipo imitativo della tecnica usata dall’artista, la lacuna quindi viene risolta ricostruendo le
parti mancanti e ridando unità formale al dipinto.
L’intervento di integrazione rimane lo stesso facilmente identificabile poiché si usano tonalità più
chiare rispetto a quelle originali circostanti del dipinto.
RINGRANATURA
L’intervento di ringranatura è adottato in parti del
dipinto debolmente rovinate senza lacune vere
e proprie, consta in piccolissimi tocchi di colore
ravvicinati, questa tecnica consente di ridare una
visione più omogenea alla superficie pittorica.
REINTEGRAZIONE IMITATIVA
È un vero e proprio intervento imitativo, quasi
competitivo con il dipinto originale, addirittura camuffato perché non permette di “leggere” le parti inserite con l’intervento di restauro, da quelle
originali. L’intento poco condivisibile è quello di
nascondere il “danno” mimetizzando le lacune
imitando gli elementi figurativi e le tecniche usate puntando ad una vera e propria competizione
con l’artista autore del dipinto. Pur essendo ancora largamente diffuso, questo tipo di intervento
è in assoluto contrasto con quanto unanimemente condiviso dagli esperti, circa la riconoscibilità
dell’intervento di integrazione pittorica in un opera
d’arte danneggiata.
TRASPORTO DEI “FRESCHI”
Il trasporto di affreschi si rende necessario quando
il muro su cui esso è dipinto è seriamente danneggiato o ha subito attacchi batteriologici e chimici gravi ed insanabili. Trasportare un affresco
non è tuttavia una operazione di grande difficoltà.
Trasportare un piccolo affresco è poi un’operazione alquanto facile.
Le operazioni relative al trasporto degli affreschi
si sviluppano nel seguente modo:
• esame preliminare
• intelaggio
• distacco
• pulimento dell’intonaco
• preparazione del mastice per il riatacco
• attaccamento degli affreschi al nuovo supporto
• rimozione dell’intelaggio
Precedentemente abbiamo messo a mollo per
qualche ora la colla forte nell’acqua fredda. Quando
notiamo che la colla si è notevolmente gonfiata ed
ammollita la poniamo sul fuoco per farla raddensare
leggermente ma senza farla mai bollire aggiungiamo dell’aceto,
Tagliamo alcuni pezzi di vecchia tela di cotone più
volte lavata, sono ideali vecchie lenzuola o federe
di cotone o misto-lino.
Stendiamo la colla sull’affresco e facciamo aderire un primo pezzo di tela attaccandolo dal centro
ai margini. Terminata la prima operazione mettiamo una seconda tela sulla prima e lasciamo essiccare.
Esame dell’affresco
I piccoli affreschi da trasportare sono stati eseguiti pochi anni fa dagli studenti del corso di
affresco del Liceo Catalano. Essi non hanno
dunque valore storico artistico per cui possiamo
lavorare su di essi senza inibizioni. Rimuoviamo
dai dipinti la polvere con un panno asciutto e
della mollica di pane e con una spugna inumidita
testiamo se vi siano interventi a secco. L’intonaco presenta piccole crepe e nei bordi tende a
sbriciolarsi, il che fa pensare che si sia usato un
impasto troppo magro al momento della realizzazione.
La colla per l’intelaggio
Prepariamo della colla forte a bagnomaria, nell’apposito pentolino del laboratorio.
Terminata la prima operazione mettiamo una secoda tela sulla
prima e lasciamo asciugare.
IL DISTACCO
Il distacco è operazione semplice
e per questo anche stupefacente.
Sotto i nostri occhi la sottile pellicola pittorica si
staccherà ad una leggera pressione. Sulla tela
vedremo il retro dell’affresco con attaccati alcuni
pezzi di intonaco che elimineremo con la pulitura
per mezzo di una piccola raspa, un bisturi o una
spatolina tagliente.
PULITURA DELL’INTONACO
Il Mastice
per riattaccare l’affresco al nuovo supporto è a
base di calce e caseina ovvero caseato di calce.
Ricetta
caseina
una parte
calce
tre parti
colla forte 1/4
latte
Steso il mastice sul nuovo supporto, nel nostro
caso una tavola di legno, si attaccherà su esso
l’affresco staccato facendo pressione tramite un
piano rigido sul quale si adageranno dei pesi.
Dopo l’essiccazione, che potrebbe avvenire in uno
o due giorni, si procederà alla rimozione dell’intelaggio.
TOGLIERE L’ITELAGGIO
Si posano sull’affresco pezze spugnose intrise di
acqua molto calda finché la colla forte, usata per
l’intellaggio, non si sarà rammollita. Con accortezza si solleveranno i lembi delle tele incollate finché il dipinto non sarà completamente scoperto.
A questo punto si potrà procedere con la stuccatura ed il reintegro pittorico.
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