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Il mistero della morte di Giuliano: Di chi era quel corpo ritrovato in

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Il mistero della morte di Giuliano: Di chi era quel corpo ritrovato in
Riti e Rituali: Il contenuto di questo blog non è soggetto a diritti d'autore, ma non può essere utilizzato a fini
commerciali.Si richiede a chi usi queste pagine la sola cortesia di citarne la fonte: http://mstatus.splinder.com ed i
singoli autori.
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Il mistero della morte di Giuliano: Di chi era quel corpo ritrovato in quel
cortile di Castelvetrano il 5 luglio del 1950?
Articolo di Vipom pubblicato sul Blog Riti e Rituali.
Parte Prima.
Molti studiosi e ricercatori si chiedono ancora di chi era quel
corpo riverso sul selciato del famoso cortile di
Castelvetrano, davanti alla casa dell’avvocato De Maria
che nell’ultimo periodo della vita del celebre ricercato si dice
lo tenesse nascosto da occhi indiscreti. La strana relazione
del Capitano Perenze, a quanto pare poi modificata, parlava
di un conflitto a fuoco nelle vie della città della Sicilia
occidentale, di una sorta di agguato teso a Giuliano che
sarebbe stato in compagnia di alcuni fuorilegge che poi lo
avrebbero lasciato solo, per calcolo o per cause di forza
maggiore. Salvatore Giuliano sarebbe stato colpito da una
gragnola di colpi sparati dalle forze del CFRB e lasciato nel
cortile così come era caduto.
Ma alcuni solerti giornalisti scesi dal nord notarono diverse
incongruenze nella posizione e nell’abbigliamento mortuario del
“Sire” di Montelepre, non ultima quella della famosa chiazza di
sangue tra l’ascella destra e la relativa spalla, col sangue che
sembrava raggrumato verso l’alto e non al contrario secondo le
leggi della fisica, cosicché pensarono subito ad una sorta di
depistaggio, un complotto per far apparire vero quello che invece
era una falsità assoluta. Era chiaro che non c’era stato alcun
conflitto a fuoco e che Giuliano era stato fatto fuori in
maniera diversa.
Sorvolando sul fatto che esistono decine di versioni sulla morte
di Giuliano, ultimamente alcuni studiosi hanno cominciato ad indagare insistentemente su un
altro “mistero” ben più corposo e inquietante: era davvero quello di Giuliano, quel corpo
”apparecchiato” nel cortile De Maria? Sembra una domanda retorica, perché nessuno
oserebbe mettere in dubbio una verità così semplice. Eppure esiste tutta una serie di
avvenimenti che sembrano riaprire il caso dopo ben quasi sessant’anni dalla presunta morte
del famoso fuorilegge: in primis l’autopsia sul corpo, la quale, a quanto pare, sembra di difficile
se non impossibile consultazione, in quanto forse secretata insieme ad altri documenti consimili
top secret.
Alcune versioni parlano di riconoscimento ufficiale da parte della
madre, altre lo smentiscono; c’è chi parla di strani rumori sulle
tegole delle case attorno al cortile e c’è chi dice di non aver sentito
alcuno sparo (o al massimo uno-due) in quella notte fatidica tra il
4 e il 5 Luglio del 1950; c’è chi dice che Giuliano era ancora vivo
e vegeto la sera del 4 e chi ancora che si stava preparando a
decollare da un aeroporto di Castelvetrano in disuso, avendo
ricevuto precise soffiate dell’approssimarsi pericoloso dei suoi
nemici; si vocifera a questo proposito di una lettera segreta
inviatagli da un certo Verdiani, ex Capo dell’Ispettorato
antibanditismo (sulla cui morte esistono non pochi dilemmi
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ritrovato in quel cortile di Castelvetrano il 5 luglio del 1950?
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visto che qualcuno ha osato affermare che si sia suicidato o sia stato fatto suicidare
nel 1952), per metterlo in guardia da possibili tradimenti dei suoi uomini più fidati; infine c’è
chi sostiene che i responsabili dell’oscura trama lo avrebbero addormentato e ucciso in una
villetta di Monreale, distante un centinaio di chilometri da Castelvetrano, e quindi trasportato
e adagiato nel cortile per simulare un conflitto a fuoco per arrogarsi gli onori del caso.
Un fatto però sembra a tutti evidente: che molte cose non quadrano e che ancora
deve essere pronunciata l’ultima parola su questo oltremodo misterioso e
stranissimo omicidio, senza escludere in via preventiva che Salvatore Giuliano sia
potuto in qualche modo sopravvivere ai tradimenti che certo erano stati orditi per
catturarlo.
Parte Seconda.
Gli studiosi di Giuliano parlano di molti scottanti documenti
spariti o fatti sparire e tirano in ballo la misteriosa morte del
già citato erdini e di Pisciotta, il più fidato amico di Giuliano
avvelenato nel 1954 nel carcere palermitano dell’Ucciardone;
esistono peraltro insistenti mormorazioni di morti “sospette” di
personaggi vicini o collusi col fuorilegge, senza dimenticare la
sconcertante e davvero inquietante uccisione del giudice Pietro
Scaglione (avvenuta a Palermo nel 1971) che secondo voci
molto attendibili avrebbe interrogato “Asparinu” di persona
pochi giorni prima che questi venisse ferocemente soppresso
per veneficio, nella quale circostanza il magistrato sarebbe
stato informato di verità sconcertanti che avrebbero dovuto essere messe per iscritto nei giorni
seguenti, cosa che appunto non si potè fare per l’improvviso avvelenamento del luogotenente
di Giuliano.
Si parla anche di interi fascicoli spariti dal Ministero dell’Interno riguardanti dichiarazioni
esplosive di Pisciotta in merito al mistero della morte di Giuliano e, sempre a proposito
dell’amico fidato del bandito, si dice che Asparinu avesse redatto una sorta di promemoria
lunghissimo che sarebbe stato insabbiato e fatto scomparire nel nulla. In sostanza troppi
dettagli non fanno che ingigantire una storia che viene a volte presentata come
semplice e definitiva.
Perché poi si è deciso di imporre il Segreto di Stato sui fatti di
Giuliano fino addirittura al 2016? Perché la tomba di Giuliano è
in sostanza un luogo top secret, visto che è stato vietato a
chiunque di riesumarne il corpo per un’altra eventuale autopsia?
Perché si vocifera a Montelepre e dintorni che Giuliano non
sia morto? Perché si mormora di strane allusioni della madre che
prima di morire avrebbe fatto capire che il figlio non era appunto
morto? Perché si legge in certe pubblicazioni di una misteriosa visita
fatta alla madre di Giuliano, quando morì nel 1971, di uno strano
personaggio con occhiali scuri che poco dopo aver visitato la defunta
sparì verso l’aeroporto di Punta Raisi, lasciato andare dalle forze
dell’ordine?
Si sa poi che il Giuliano aveva dei sosia che usava
sapientemente per apparire dove non poteva esserci a causa di pericoli in agguato e proprio a
proposito di questo argomento qualcuno si sarebbe spinto ad evocare lo scenario
apparentemente fantastico della sparizione di uno o due sosia proprio nei giorni conclusivi della
vita dell’uomo più ricercato d’Italia. Ci sarebbe poi da indagare sulla questione poco chiara
dell’esistenza, a quanto pare, di una seconda entrata-uscita della casa De Maria che non
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sarebbe stata controllata a dovere dalle forze dell’ordine, un altro tassello che segnala una
difficoltà davvero crescente all’inverosimile in tutta questa storia che sembra divenire sempre
più leggendaria.
In sostanza i dubbi sono troppi per escludere del tutto che Giuliano
sia scampato dalla morte e d’altronde non sarebbe la prima volta che
uomini al centro del ciclone riescono a farla franca; a questo
proposito diversi studiosi ad esempio non hanno mai sottovalutato
l’ipotesi che Hitler sia fuggito dal suo bunker di Berlino e riparato in
qualche Stato dell’America del Sud. Persino su Saddam Hussein
esistono voci e mormorazioni su presunti sosia che lo avrebbero
sostituito nei momenti più difficili della sua carriere politico-militare,
specie nei momenti di maggiore scontro con gli Stati Uniti d’America
e persino sulla sua morte per impiccagione esistono non pochi che
ipotizzerebbero che l’immagine penzolante dalla forca in realtà
fotograferebbe un corpo non proprio identificabile come sicuramente
appartenente al Presidente irakeno. Non ci si deve dunque
sorprendere che anche sul “bandito” Giuliano sia circolata e
circoli ancora la leggenda della sua presunta sopravvivenza.
Sono poi davvero molto inquietanti i particolari del rapporto Giuliano-Verdiani, il già citato
Capo dell’Ispettorato antibanditismo, che era stato estromesso dal suo incarico dopo la strage
di Bellolampo del 19 Agosto del 1949 e sostituito, nella direzione del nuovo Comando Forze
Repressione Banditismo (CFRB) istituito dal Ministro dell’Interno Scelba, dal colonnello dei
carabinieri Ugo Luca, a quanto sembra appartenente ai servizi segreti italiani.
Ebbene, raccontano le cronache che questo misterioso
personaggio era in stretti rapporti col ministro Scelba, che dopo
la sua estromissione dalla sua precedente funzione gli propone,
subito accettata dall’interessato, la carica di Direttore
generale dell’Ispettorato delle Frontiere con sede a Roma,
un incarico molto delicato anche nell’evenienza di un già molte
volte ventilato espatrio del celebre ricercato.
Anche erdini, si dice, apparteneva a qualche apparato dei servizi segreti. Il ministro Scelba,
in sostanza, sembra lo richiami per metterlo a giorno di certi segreti ancora caldi riguardanti la
strage di Portella della Ginestra e per affidargli l’incarico di mettersi segretamente in
contatto con Giuliano per vedere di spingere questi a stilare documenti che scagionino per
sempre la politica dall’implicazione più o meno veritiera in questo evento criminoso avvenuto
appunto nella piana di Portella il 1 Maggio del 1947.
Parte Terza.
.
Ciro Verdiani si presta al gioco (del resto non aveva mai
digerito il suo licenziamento quale capo dell’Ispettorato
antibanditismo) e comincia a intessere con Giuliano una fitta
corrispondenza ancora avvolta nel mistero e addirittura
pensa di organizzare veri e propri incontri a tu per tu con
l’uomo più ricercato d’Italia, e a questo proposito
esisterebbero riscontri di almeno uno di questi misteriosi
“convegni”, avvenuto nei giorni immediatamente precedenti
il Natale del 1949, al quale avrebbero partecipato mafiosi
della zona e nel quale si sarebbero consumati panettoni e
bevande e si sarebbe parlato a lungo di come far uscire “di scena” l’ormai leggendario
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fuorilegge. Il Giuliano, sospettoso, avrebbe acconsentito all’espatrio proposto dal Verdiani a
condizione che partissero prima i suoi uomini, chiedendo nel contempo stringenti e precise
garanzie prima della sua partenza.
Su questa questione effettivamente conturbante del comportamento di Verdiani (pur sempre
un uomo di Stato) esisterebbero anche sue lettere nelle quali, rivolgendosi a Giuliano, lo
chiama "Caro Salvatore": come non vedere in tutto ciò una sorta di profonda amicizia che
travalicava le regole della Legge per portare a termine qualcosa di poco chiaro, appunto
l’espatrio, anche tenendo conto del suo nuovo ruolo di Ispettore generale delle Frontiere,
un incarico affidatogli forse appunto per dargli carta bianca al fine di far uscire di scena il
celebre monteleprino? Del resto, da quanto si racconta, avrebbe avvertito più volte Giuliano
sugli spostamenti degli uomini del CFRB del collega Ugo Luca, che applica contro Giuliano la
tattica della terra bruciata, facendo arrestare in circostanze rocambolesche diversi suoi gregari
con l’ausilio determinante dei pezzi forti della mafia.
Strana appare poi la posizione giudiziaria di un certo Marotta,
un mafioso della zona, che avrebbe ospitato più volte il bandito
e partecipato e forse organizzato a Castelvetrano incontri segreti
tra Giuliano, mafiosi della Sicilia occidentale e forse anche
politici, uomo chiave del mistero (anch’egli sembra presente
all’incontro con Verdiani) che poi compare nella scena finale che
avviene nella notte fatidica tra il 4 e 5 Luglio 1950 in casa
dell’amico avvocato De Maria nella quale lo aveva fatto
spostare.
Verdiani chiede comunque una contropartita, propone in sostanza a Giuliano di stilare alcuni
memoriali (almeno due vengono scritti mentre un terzo rimane avvolto nella leggenda
e non si è mai trovato) in cui dichiari che a meditare e a portare a termine la strage di
Portella era stato solo lui senza alcuna motivazione politica esterna in lui instillata da individui
insospettabili.
Giuliano sembra acconsentire ed in effetti scrive il primo documento
che giunge tempestivamente a Viterbo proprio in coincidenza con
l’inizio del lungo processo contro la sua banda. Ne scrive un altro
ancora più stringente ad autoaccusatorio e a questo punto sembra
che l’opera di Verdiani possa dirsi conclusa, ma questo non succede;
Verdiani, nonostante tutto, continua ad alimentare con
Turiddu una strana trattativa confidenziale che presto si
trasforma in una specie di morboso interesse per il destino
del bandito, evidentemente dentro di lui la vita di Giuliano
cominciava a diventare qualcosa da preservare nonostante
tutti i pericoli che questo comportava. Questo coinvolgimento
sempre più evidente del Verdiani nel destino di Giuliano giunge fino
al punto che il nostro personaggio arriva persino ad informarlo delle
losche intenzioni proditorie del suo luogotenente Pisciotta, fino in
sostanza a consigliargli di accelerare al massimo i preparativi
dell’espatrio.
Tutto sembra pronto e del resto è risaputo che Giuliano, poche settimane prima di essere
"soppresso", si stava preparando alla sua "diplomatica" uscita di scena, mantenendo un
comportamento assai guardingo ed in sostanza non uscendo più dal perimetro cittadino di
Castelvetrano (dove abitava nella casa dell’avvocato De Maria ubicata proprio nel cortile in cui
venne trovato assassinato), dove era risaputo esisteva un piccolo aeroporto abbandonato dalle
forze aeree italiane e americane, capace di far decollare in qualsiasi momento un aereo con
Giuliano vivo.
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A questo punto siamo ormai al 3 o 4 Luglio 1950, diversi testimoni raccontano di aver visto
Giuliano vivo proprio il 4, senonchè quella sera, preceduto dal Marotta, arriva Pisciotta. Tra
questi e Giuliano c’è subito uno scontro verbale, il secondo accusa apertamente il suo
luogotenente di volerlo tradire; Pisciotta, che effettivamente aveva avuto molti abboccamenti
col la mafia e con Luca tesi a perdere per sempre il suo capo, si difende come meglio può e
alla fine, stranamente, secondo le ricostruzioni fatte dalle cronache di allora, entrambi vanno a
dormire nella stessa stanza al primo piano della casa dell’avvocato De Maria.
Qui si sarebbe consumato nel sonno l’epilogo sanguinoso di
Turiddu, ma per quanto precede non credo che Giuliano
dormisse sonni tranquilli in quella notte afosa di
Castelvetrano, sapendo di avere accanto il suo carnefice, a
meno che la sua già nominata e proverbiale diffidenza si sia
per sempre spenta in lui come neve al sole, un’evenienza che
io sono portato a scartare in quanto Giuliano, pur ancora
giovanissimo (appena 28 anni), era risaputo in possesso di
un’intelligenza e di un intuito del tutto fuori del normale,
tanto che nessuno credo aveva il coraggio di affrontarlo
apertamente, neppure il più incallito mafioso, e del resto le
cronache ci dicono che il Sire di Montelepre non aveva esitato
ad uccidere tempo prima diversi capimafia che non avrebbero
mantenuto alcuni impegni presi con lui.
Secondo questa ricostruzione appresa da diverse pubblicazioni, il Pisciotta avrebbe sparato nel
sonno a Giuliano, tuttavia diversi avvenimenti fanno pensare che le cose non si siano svolte in
questa maniera, nel senso che il Pisciotta, pur forse avendo partecipato alla liquidazione del
suo capo, non gli avrebbe sparato materialmente ed in questo c’è una pezza d’appoggio
proposta da alcuni storici i quali parlano di un particolare effettivamente assai sibillino,
nel senso che il braccio destro di Giuliano, rivolgendosi quella notte al De Maria,
avrebbe affermato che nel piano di sopra si stava sparando e quindi da questo punto
di vista appare assai difficile che egli fosse in possesso di doti di bilocazione.
Parte Quarta.
Tra l’altro, in riferimento al già nominato Marotta, un
mafioso quanto mai ambiguo e sfuggente, si narra di una
misteriosa visita da lui fatta a Giuliano proprio quella notte
tra il 4 e 5 Luglio del 1950 nella casa De Maria in cui
questi opitava il celebre fuorilegge, un incontro avvolto nel
mistero che a quanto sembra pare confermato dagli atti
giudiziari e nel corso del quale si sarebbe fatto latore (il
condizionale è d'obbligo in una vicenda ingarbugliata
del genere) di una lettera dell’ex Ispettore di P.S.
Verdiani a Giuliano tramite la quale sarebbero state date a
questi precise indicazioni di coloro che stavano per tradirlo, naturalmente per invitarlo a
maggior prudenza e a prendere le necessarie precauzioni. Strano davvero che un
personaggio come Verdiani (se la notizia fosse confermata) invii proprio quella notte
una lettera simile. Sapeva forse l’ora esatta dell’omicidio di Giuliano? Chi
gliel’avrebbe detto? E perché lo rivela all'interessato? Non significa forse che lo sta
spingendo ad una fuga precipitosa? Non significa che gli sta in pratica dicendo di
sloggiare immediatamente da quella casa entro magari pochi minuti? E Giuliano non
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avrebbe preso alcuna iniziativa e si sarebbe lasciato uccidere nel sonno, dopo una
missiva del genere? E’ verosimile?
A me non pare logico sostenere che dopo una lettera di questa
gravità il Giuliano sia potuto incappare nel tranello, conoscendo gli
antecedenti della sua storia e il suo carattere fortemente reattivo
quando si trovava in pericolo di vita. E’ invece verosimile che dopo
aver ricevuto la missiva, il Giuliano abbia preso immediatamente
le sue definitive e radicali decisioni e magari sia uscito subito con
alcuni uomini armati per far perdere le tracce, eventualmente (ma
ovviamente siamo nel campo della fantasia) facendosi
sostituire da uno dei suoi sosia e sgattaiolando fuori o dall’uscita
secondaria di cui abbiamo accennato o addirittura dal tetto (il
rumore delle tegole di cui parlano le cronache potrebbe essere
interpretato secondo questa impostazione). Del resto nella
relazione sul presunto conflitto a fuoco redatta dal capitano
Perenze si accennava ad un misterioso gregario che quella
notte era con lui. Era Pisciotta? Era Marotta? Era Verdiani?
Un suo emissario con l’incarico di favorire la fuga di Giuliano? Era forse il sosia del
bandito? Misteri sopra misteri.
Qui dobbiamo aprire una breve parentesi sul giornalista
Tommaso Besozzi, colui che aveva scoperto alcune
incongruenze sul cadavere di Giuliano e che dopo si dice fosse
inseguito dalla Legge che intendeva forse anche arrestarlo per
farlo tacere. Ebbene, questo solerte giornalista alla fine se ne
viene fuori con una constatazione a dir poco stupefacente: “Di
sicuro c’è solo che è morto”. Ma a ben guardare si trattava
di una presa di posizione sibillina, nel senso che, oltre appunto
a questo dato di fatto, nulla appare certo. Ma se nulla appare
certo, perché dovrebbe essere sicuro che il corpo morto era quello di Giuliano? A mio giudizio
Besozzi avrebbe dovuto dire un’altra cosa ben diversa e cioè che l’unica cosa certa è
che il corpo di Giuliano è proprio quello che giace insanguinato nel cortile De Maria.
Certamente sto forse sforzando troppo le rivelazioni del giornalista, può darsi infatti che la sua
affermazione contenesse implicitamente l’ammissione dell’identità sicura del cadavere, ma
qualcuno potrebbe pensarla diversamente, che non ci fosse l’implicita ammissione
identitaria…lasciando il dettaglio nel vago magari sottovalutandolo o non volendolo prendere in
considerazione perché ritenuto del tutto irreale, inverosimile e fantastico. E’ molto strano che
egli non si sia posto un dilemma del genere, parrebbe anzi che lo sorvoli di proposito e
sinceramente la cosa fa molto riflettere, se non altro perché la storia di Giuliano contiene molte
leggende e le leggende a volte possono nascondere piccole o grosse verità.
Ad ogni modo ritorno a dire che è stupefacente se non inquietante che
i verbali dell'autopsia effettuata dal Professor Del Carpio continuino
a quanto sembra (posso sbagliarmi ma mi sembra che la verità sia
questa) ad essere considerati Top Secret. Se questo fatto fosse vero,
perchè questa paura di rendere di dominio pubblico tutti i dettagli
dell'autopsia? Bisogna fare poi altre due considerazioni su Pisciotta e
Verdiani. Il ruolo di Pisciotta è in effetti assai ambiguo: forse ha
partecipato all'organizzazione dell'assassinio, forse ha partecipato alla
messinscena, forse si è pentito ed ha avvisato Giuliano dell'imminente
pericolo senza poter far più nulla in quanto ormai si era ad un punto di
non ritorno, forse sapeva troppo...come del resto Verdiani. Siamo
ovviamente nel campo delle ipotesi. Strano comunque che possa
sembrare, entrambi questi due uomini muoiono in circostanze poco
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chiare, il primo avvelenato e il secondo, a quanto si racconta, suicida. Mi chiedo: perchè
sopprimere Pisciotta, visto che ormai aveva ben poco da rivelare dopo quanto fece al
processo di Viterbo? Perchè Verdiani avrebbe dovuto suicidarsi? Era o era stato un
uomo di alte cariche statali, naturalmente a conoscenza di molte trame, ma non era un
bandito, di lui ci si poteva fidare, non avrebbe dovuto avere alcun impulso verso il suicidio, per
paura di chissà che cosa. E invece dicono che si è suicidato. L'evento è abbastanza oscuro e
altamente inquietante.
Altro mistero non meno intrigante, la questione del
fantomatico Terzo Memoriale sulla Strage di Portella
della Ginestra del 1° Maggio del 1947, forse quello più
veritiero che Giuliano avrebbe scritto forse per sé senza darlo
in mano a nessuno se non a qualcuno di molto fidato. A chi
l’avrebbe dato? Pisciotta non sembra chiaro in proposito,
qualcun altro sostiene che sia stato bruciato, altri sollevano
una misteriosa identità nel cosiddetto “avvocaticchio” che
l’avrebbe ricevuto o visionato; come si vede navighiamo a
vista nella fitta nebbia delle leggende. E se Giuliano se lo fosse portato dietro per tenere
in ansia quanti volevano liquidarlo, quasi come un salvacondotto?
Qui si apre il capitolo del cognato di Giuliano, il quale avrebbe affermato che il congiunto
sarebbe partito con una nave verso la Tunisia (l’aeroporto in disuso di Castelvetrano non
sarebbe stato più utilizzabile perché le forze del CFRB di Ugo Luca lo avrebbero
circondato proprio in quei giorni) e da qui si sarebbe spostato prima in Algeria e quindi in
Spagna dove si sarebbero per sempre perse le sue tracce. Non so se sia la verità, se sia una
tesi basata su fatti di una qualche rivelanza, forse è una ipotesi fantastica che comunque
era stata ventilata anche da qualcuno dei gregari di Turiddu.
Parte quinta: La trama oscura attorno alla strage di Portella della Ginestra.
E veniamo ai fatti di Portella della Ginestra del Primo
Maggio del 1947. E’ uno dei capitoli più oscuri e tragici della
Storia d’Italia dove agiscono intrecci tra banditismo, mafia,
politica e persino servizi segreti italiani e internazionali. E’
sicuramente certa la presenza della banda-Giuliano a Portella,
ma al contempo erano presenti almeno altri tre attori: la mafia;
infiltrati nella banda come il Salvatore Ferreri (che poi verrà
ucciso in circostanze molto oscure dopo un conflitto a fuoco
avvenuto nel Giugno 1947 alle porte di Alcamo; questi, a
quanto pare, sarebbe stato in stretti rapporti con la mafia della
zona e con apparati di un certo livello della Polizia di Palermo) e
persino una squadra della destra reazionaria scesa dal nord
con intenti stragistici, avente come punto di riferimento i servizi
segreti italiani e internazionali.
Pare ad oggi evidente che gli uomini della banda-Giuliano sparano in aria, mentre il Ferreri son
i suoi uomini abbassano il tiro verso la folla, preceduti forse dal lancio di piccole bombe della
squadra di terroristi di cui abbiamo parlato, i cui scoppi vengono scambiati per mortaretti.
Vengono trovati infatti sui corpi di morti e feriti schegge di armi non in possesso degli uomini
di Giuliano e persino ogive di armi da fuoco anch’essi di altro tipo, la spia inequivocabile che
non era Turiddu l’autore materiale della strage, bensì qualcun altro. Evidentemente avevano
tirato un brutto scherzo a Giuliano che difatti si vendica uccidendo o facendo uccidere alcuni
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mafiosi della zona. L’intento della strage: dare un avvertimento alle forze comuniste
che erano avanzate nelle precedenti elezioni regionali.
Dopo la strage, il destino di Giuliano cambia
radicalmente: è ricercato non più per omicidi e rapine,
bensì adesso per strage compiuta per fini politici. Lo
Stato non può sopportare una situazione del genere e
stringe sempre più la corda attorno a Giuliano e alla sua
banda. Ma Salvatore pian piano viene a conoscenza del
raggiro di cui era stato vittima e si porta con sé la sua
ricostruzione che poi riverserà in alcuni memoriali, due o
tre, ed in quest’ultimo, a quanto pare, scriverà la verità,
una verità scottante e pericolosa; il memoriale, perno di
tutti i misteri di Giuliano, sarebbe stato poi
consegnato ad un misterioso “avvocaticchio” che l’avrebbe forse bruciato.
La strage di Portella della Ginestra apre quindi nella mente di
Giuliano una consapevolezza che prima non aveva: i politici
anticomunisti e monarchici, pezzi deviati delle forze
dell’ordine e dei servizi segreti italiani in combutta con
quelli internazionali, sostenuti dalla mafia, erano i veri
colpevoli dei fatti di Portella ed egli ne prenderà nota,
usando le sue conoscenze come una spina costante nel
fianco dello Stato che forse era informato di questi
raggiri senza aver voluto o potuto far nulla per
impedirli. Ciò gli dà in sostanza una certa autonomia
operativa e gli permette di minacciare costantemente il buon
nome di quanti da dietro le quinte avevano organizzato quella
strage tremenda usando il fuorilegge come parafulmine.
Giuliano li tiene in scacco ed esigerà sempre una
contropartita, in sostanza l’amnistia per sé e per i suoi gregari e in second’ordine la
possibilità di tagliare la corda per emigrare magari in America.
Ma lo Stato non si mostra d’accordo con questa impostazione di
Giuliano ed anzi, dopo la strage, esigerà dal fuorilegge una sorta di
autoconfessione della propria colpevolezza, mandandogli a più riprese
emissari, tra tutti Verdiani, diventato nel contempo il
Responsabile numero uno di una sorta di Ministero delle
Frontiere italiane, con lo scopo di convincerlo a nascondere il vero e
a dire e a scrivere il falso. Da quanto si racconta, Giuliano s’impegna a
fare come gli consigliano, a patto però di avere salva la vita, cosa
che Verdiani pare gli garantisca, informandolo costantemente delle
mosse del collega Ugo Luca e infine rivelandogli le trame oscure
dell’amico fidato Pisciotta, forse per tramite di quel Marotta che non
a caso si vocifera gli va a fare visita nella notte fatidica della sua
presunta morte, in pratica consigliandogli di fuggire immediatamente
dalla trappola della casa De Maria di Castelvetrano dove si era
rifugiato in attesa appunto di emigrare.
Ad oggi non sappiamo che fine abbia fatto, se esiste, questo terzo memoriale. Le
ipotesi che non sia mai stato scritto e quindi che non esista, che non è mai stato trovato, che
sia stato bruciato come dicono, che ne potrebbe esistere una copia, che Giuliano se lo sia
portato appresso come salvacondotto…appaiono allo stato attuale tutte valide e verosimili,
siamo comunque chiaramente nel campo delle leggende e qualunque tesi potrebbe essere
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ritrovato in quel cortile di Castelvetrano il 5 luglio del 1950?
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quella giusta, finanche quella più fantastica, che appunto Giuliano se lo sia tenuto
gelosamente per sé quale potente documento-lasciapassare e che quindi sia riuscito
a farla franca e a scampare dalla morte in quella notte fatidica del 5 Luglio del 1950.
Parte sesta: Ipotesi di sopravvivenza di Salvatore Giuliano.
Prima di passare ad enumerare le possibili ipotesi di
sopravvivenza di Giuliano, va detto chiaro e tondo che si tratta
appunto di semplici congetture, di indizi naturalmente non
suffragati da prove provate. Si tratta in sostanza di piccoli
dettagli oscuri che comunque debbono far riflettere. Non ho quindi
la pretesa di dimostrare che Giuliano è riuscito a farla franca
e ad emigrare, il mio intento è solo quello di proporre una chiave di
lettura dei fatti di Giuliano completamente alternativa, forse
fantastica, certamente leggendaria, ma non per questo meno
attraente. Certo, mi rendo conto alla fine di questi articoli su
Giuliano che è molto difficile sostenere che Turiddu sia
sopravvissuto. Ad ogni modo, vista l’impostazione che ho dato ai
miei interventi, corre l’obbligo di essere coerenti e passare quindi a
registrare tutti gli indizi che potrebbero far pensare ad una
sopravvivenza di Giuliano dopo la notte del 5 Luglio 1950.
1. Le voci insistenti e mai sopite che Giuliano sia
scampato alla morte sono tuttora molto vive nella Sicilia
occidentale e del resto sono state sostenute anche dal
cognato e da altre figure vicine al fuorilegge. 2. Il fatto che
l’autopsia effettuata dal Professor Del Carpio non sia mai stata
resa di pubblico dominio (almeno da quanto se ne dice perché
potrei anche sbagliarmi) testimonia di un mistero che deve far
riflettere. 3. La circostanza che su molta parte degli
avvenimenti e documenti su Giuliano sia stato apposto il
Segreto di Stato fino al 2016 è anch’essa assai ombrosa, se
non altro perché la data sunnominata sembra assai
sproporzionata rispetto a fatti avvenuti così lontani nel tempo. 4. Da quanto se ne deduce da
foto e filmati, non esiste alcuna inquadratura frontale, chiara e tonda, del volto di Giuliano
morto, come del resto non esiste o non esisterebbe alcuno studio approfondito sulla salma del
defunto.
5. Le morti sospette sono troppe e di spessore assai diverso per
scartare a priori che Giuliano sia sopravvissuto. Pisciotta
(avvelenato in carcere nel 1954), Verdiani (suicidatosi nel
1952), il Giudice Scaglione (come detto ucciso a Palermo nel
1971), lo stesso Tommaso Besozzi (da quanto raccontano le
cronache anch’egli suicidatosi nel 1964, anche se qui non
esistono prove che il suicidio di Besozzi possa essere legato in
qualche modo a Giuliano e al famoso scoop che il giornalista fece
sul cadavere trovato nel cortile di Castelvetrano), per elencare
solo i casi che mi vengono in mente, sono tutti personaggi che
interagiscono con la storia di Giuliano a livelli molto dissimili, non
si tratta in sostanza di persone dalle quali poter arguire che
rappresentassero una minaccia pericolosa per quanti erano implicati direttamente nelle gesta e
nei segreti di Giuliano. Escluso Pisciotta, che forse era il personaggio più indigesto per la
conoscenza che aveva dei fatti di Portella, gli altri non erano allo stesso modo direttamente
coinvolti, sia perché uomini di Stato, giornalisti, magistrati ecc., e sia perché avevano svolto il
loro lavoro al coperto della loro specifica professione.
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(Pagina 9 di 10) Riti e Rituali: Articoli di Vipom Il mistero della morte di Giuliano: Di chi era quel corpo
ritrovato in quel cortile di Castelvetrano il 5 luglio del 1950?
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6. Il rumore di tegole di cui parla Besozzi e la questione della
seconda uscita della casa dell’avvocato De Maria di
Castelvetrano, insieme al fatto che a quanto pare il giornalista, dopo il
suo scoop, era stato tenacemente inseguito e ricercato dalle forze
dell’ordine, segnalano, se non fatti rilevanti, almeno una difficoltà
interpretativa, la spia che qualcosa di oscuro possa essere avvenuto. 7.
Il dettaglio non indifferente del misterioso gregario di cui si parla
nella relazione ufficiale del presunto conflitto a fuoco (poi smentito
clamorosamente), gregario che sarebbe riuscito a fuggire dalla
trappola, comunica anch’esso un mistero, la possibilità implicita che
quello potrebbe essere stato il vero Giuliano. 8. La questione mai
sopita dell’esistenza di un sosia di Giuliano è anch’essa un fatto
inquietante sul quale non si è mai indagato a fondo.
9. La misteriosa visita di Marotta prima dell’entrata in
scena di Pisciotta (qualora fosse confermata), nella
quale si sarebbe fatto latore di una missiva del Verdiani
tesa ad informare Giuliano del pericolo mortale che
stava correndo quella notte del 5 Luglio 1950, è la spia
più inequivocabile che forse Giuliano era al corrente delle
trame per farlo fuori e quindi non sembrerebbe verosimile
che egli si sia lasciato uccidere senza colpo ferire. 10.
Esistono poi una serie di conturbanti affermazioni
del capitano Perenze rese molti anni dopo dinanzi ad
un Comitato d’Indagine sui rapporti tra mafia e
banditismo nelle quali egli afferma che era intenzione del CFRB prendere vivo Giuliano e che
il fatto che sia stato ucciso era da considerarsi un fatto del tutto imprevisto,
imprevisto persino per Pisciotta, confermando poco dopo che effettivamente il tutto fu
accelerato dalla circostanza che si era venuto a sapere che Giuliano era stato avvertito poco
prima o poco tempo prima della sua uccisione “ufficiale” che il Pisciotta stava per tradirlo,
affermazioni che confermerebbero il dettaglio molto delicato del punto precedente. 11. Infine,
per concludere, il tremendo quesito sull’esistenza o meno del famoso Terzo Memoriale,
che lascia presagire che Salvatore Giuliano si sia potuto cautelare con un documento che
avrebbe nascosto o dato ad un uomo di fiducia (il celebre “avvocaticchio”) al fine di
mettere sulle spine quanti tramavano di ucciderlo.
In conclusione di questa serie di interventi, lascio dunque ai lettori una libera
riflessione su quanto fin qui pubblicato, nella speranza che sia stato di un qualche
interesse.
Saluti
Vipom
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Misteri e Segreti: http://vipom.splinder.com
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ritrovato in quel cortile di Castelvetrano il 5 luglio del 1950?
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