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Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 3 MASSIMO INTROVIGNE IL SIMBOLO RITROVATO Massoneria e società segrete: la verità oltre i miti PIEMME Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 4 Direttore di redazione: PierLuigi Zoccatelli I Edizione 2010 © 2010 - EDIZIONI PIEMME Spa 20145 Milano - Via Tiziano, 32 [email protected] - www.edizpiemme.it Stampa: Mondadori Printing S.p.A. - Stabilimento NSM - Cles (Trento) Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 5 1 IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO DOVE TUTTI I MASSONI (MENO UNO) SONO BUONI Uno spot per la massoneria Robert Langdon, il professore di simbologia che novanta milioni di lettori del Codice da Vinci conoscono, arriva al Campidoglio di Washington invitato a tenere un discorso dal suo vecchio amico Peter Solomon, un massone d’alto bordo. Ma quando – all’inizio del romanzo di Dan Brown The Lost Symbol (in italiano Il simbolo perduto: Brown 2009, che cito qui dall’edizione italiana) – entra nell’edificio, Langdon scopre che in realtà l’invito è falso, e fa una macabra scoperta: trova una mano tagliata, quella di Solomon, su cui sono incisi tatuaggi massonici. La mano punta verso un affresco del 1865 del pittore nato a Roma – ma di origini greche – Constantino Brumidi (1805-1880), che ritrae l’apoteosi del primo presidente degli Stati Uniti, George Washington (17321799), raffigurato con al fianco le dee Vittoria e Libertà e colto nell’atto di trasformarsi egli stesso in un dio. Il cattivo che ha teso la trappola a Langdon – la cui vera identità scopriremo soltanto a fine romanzo – si fa chiamare Mal’akh, «Angelo», ha il corpo ricoperto di tatuaggi come un’opera d’arte ed è alla ricerca di una 1. IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO... 5 Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 6 «parola segreta» massonica, nascosta da qualche parte a Washington, con mirabolanti poteri. Con l’aiuto della bella sorella di Solomon, Katherine, che studia la miracolosa scienza della noetica, Langdon completa un percorso a ostacoli tra i misteri del rito scozzese della massoneria, agenti della CIA e sacerdoti anglicani massoni, sconfigge i cattivi e salva gli Stati Uniti da una trama pericolosissima. Un colpo al cerchio e uno alla botte: dopo essersela presa con la Chiesa nel Codice da Vinci stavolta Brown se la prende con la massoneria? Non è proprio così. Certo, Brown è sempre Brown, uno scrittore che nessuno ha mai accusato di fare serie ricerche storiche prima di scrivere i suoi libri. Pertanto in tema di rito scozzese, piramidi, cerimonie massoniche, architetture di Washington che celerebbero un po’ dovunque allusioni massoniche, per non parlare delle strabilianti pretese New Age della noetica, lo specialista trova senza difficoltà non poche imprecisioni, che fanno il paio con quelle sugli Illuminati in Angeli e Demoni (Brown 2000). In effetti, il tema della massoneria e quello degli Illuminati sono – come vedremo – strettamente connessi. Di qui la decisione di trattarne insieme, prendendo spunto dai romanzi di Brown per fare il punto su queste due società iniziatiche di cui molto si parla, non sempre però a proposito. Quanto al terzo fra i romanzi di Brown che hanno Robert Langdon come protagonista, Il codice da Vinci (Brown 2003), si tratta di un libro che non si occupa solo di società segrete ma va al cuore della storia del cristianesimo. Poiché tuttavia anche nel Codice una società segreta – e un collegamento con gli altri due romanzi di Brown – ci sono, il lettore 6 1. IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO... Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 7 troverà in appendice un riassunto dei temi e delle critiche principali che si possono muovere al libro finora più venduto dello scrittore americano, appunto Il codice da Vinci, sotto forma di domande e risposte. È necessaria, però, una precisazione. Mentre Il codice da Vinci è un libro anticattolico e anticristiano (chi ne dubitasse salti alla fine di questo libro e si legga l’appendice), Il simbolo perduto è il contrario di un libro anti-massonico. Certamente i massoni possono lamentare – e lo fanno – qualche imprecisione o esagerazione. Ma qui la massoneria – a differenza dell’Opus Dei nel Codice da Vinci o della Chiesa nemica della scienza nel romanzo Angeli e Demoni (molto più virulento, va precisato, del relativo film, che ha notevolmente attenuato i toni) – non è il villain, il cattivo. Mentre sparare sulla Chiesa è considerato, negli ambienti che frequenta Brown, politicamente corretto, si ha la sensazione che quando deve trattare della massoneria lo scrittore proceda con cautela e scriva dopo avere infilato la mano in un bel guanto di velluto. Brown, così, scherza coi santi e lascia stare i fanti. Certo, nel libro il cattivo è un massone. Ma è la classica eccezione che conferma la regola, e in effetti si è fatto iniziare con un piano criminale già chiaro in testa, carpendo la buona fede degli ottimi «fratelli» del rito scozzese. Tranne uno – ma dove mancano le mele marce? – tutti i massoni de Il simbolo perduto sono buoni, leali e generosi. Robert Langdon ripete sulla massoneria quello che chi si avvicina alle logge sente dire dai massoni stessi: il lettore saprà meglio cosa pensarne al termine della prima parte di questo libro. «La massoneria», spiega Langdon, «non è una società segreta. È una società 1. IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO... 7 Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 8 con dei segreti» (Brown 2009*, 44): non più della CocaCola che, dopo tutto, non rivela al primo venuto la formula della sua bevanda. La massoneria non è una religione. «Le religioni», insiste Langdon, «assicurano la salvezza, credono in una determinata teologia e convertono i non credenti» (ibid.). Mentre la massoneria «non promette salvezza, non ha una specifica teologia e non cerca di convertire nessuno. Anzi, nelle logge massoniche è proibito discutere di religione» (ibid.). Ma questo vuol dire – obietta a Langdon una studentessa – che la massoneria è ostile alla religione? Nemmeno per sogno, risponde il professore: «Al contrario. Uno dei requisiti per esservi ammessi è la fede in un’entità superiore. La differenza fra la spiritualità massonica e la religione organizzata è che i massoni non danno un nome o una definizione specifica a tale entità superiore» (ibid., vv. 44-45). Così persone di diverse religioni possono ritrovarsi nella loggia, il che è molto buono e molto bello: «In un’epoca in cui popoli di culture diverse arrivano a uccidersi per stabilire qual è la definizione migliore di Dio, la tradizione di tolleranza e di apertura mentale della massoneria mi sembra assolutamente encomiabile» (ibid., 45). Esamineremo punto per punto se questo spot pubblicitario per la massoneria sia credibile. Ma dobbiamo anzitutto notare che si tratta, appunto, di uno spot. Ogni tanto il sorriso del piazzista Langdon è perfino eccessivo, e rischia di farlo scivolare nel ridicolo: «La massoneria è sempre stata una delle organizzazioni più ingiusta* Tutte le citazioni dal volume Il simbolo perduto di Dan Brown sono tratte dall’edizione italiana Mondadori 2009, trad. a cura di A. Biavasco, V. Guani, N. Lamberti, A. Raffo e R. Scarabelli. 8 1. IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO... Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 9 mente diffamate e incomprese al mondo», declama. «Tutta la filosofia massonica si fonda sull’onestà e l’integrità. I massoni sono tra gli uomini più degni di fiducia che uno possa sperare d’incontrare». «Ho prove convincenti del contrario», gli replica una scettica direttrice della CIA (ibid., 125). E che cosa vuole il cattivo nel Simbolo perduto? Chi non ha letto il romanzo stia tranquillo. Non stiamo per rivelargli come va a finire. Tuttavia si capisce già abbastanza presto che dal momento che la massoneria è un’organizzazione molto buona, e i cattivi di un romanzo di Brown per definizione sono molto cattivi – mostri anche nell’apparenza fisica –, lo scopo del cattivone è causare danni ai massoni. La modalità è molto semplice. Il villain si è portato una piccola videocamera nella loggia in cui è stato incautamente ammesso – non una loggia massonica qualunque, ma la Potomac Lodge Numero 5 dove si danno convegno a Washington i massoni impegnati in politica – e ha filmato le cerimonie. Questi riti presentano particolari macabri: promesse di farsi sventrare se si riveleranno i segreti massonici ed epiche bevute di vino da teschi umani. Le promesse sono vere, le bevute false. Il teschio è un comune simbolo massonico ma la scena della bevuta deriva dal testo anti-massonico di Jonathan Blanchard (1811-1892), il primo rettore di un’università protestante conservatrice dell’Illinois, il Wheaton College, che nel 1882 si presenta candidato alla presidenza degli Stati Uniti per un Partito Anti-Massonico che attribuisce i mali del Paese alla massoneria. Blanchard è anche autore di exposé dove svela tutti i riti dei massoni (cfr. Blanchard 1882): ma ogni tanto esagera, e non tutti i suoi teschi meritano fede. 1. IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO... 9 Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 10 Comunque sia, gli Stati Uniti nel Simbolo perduto sono in pericolo perché il cattivo Mal’akh farà vedere agli americani i loro leader – senatori, deputati, ministri – mentre partecipano a strane cerimonie che a prima vista potrebbero perfino ricordare i sacrifici umani, e il medio elettore perderà definitivamente la fiducia nella sua classe dirigente. Ma attenzione, l’elettore avrà torto e sarà vittima di un equivoco. Il video è solo «un esempio di propaganda sleale in quanto ometteva tutti i nobili aspetti del rito per sottolineare solo quelli più sconcertanti» (Brown 2009, 516). In realtà, Langdon ce lo assicura, «il rituale [è] innocuo e puramente simbolico» (ibid.). Solo che la maggioranza degli americani non è così aperta, tollerante e bene informata come il professore preferito dai lettori di Brown. Se il video fosse mostrato, «i teorici del complotto antimassonico se ne approfitterebbero come squali» (ibid.). «Nessuno capirebbe. Al governo sarebbe scoppiato il finimondo. L’etere sarebbe stato invaso dagli strepiti dei gruppi antimassonici, dei fondamentalisti e dei teorici del complotto, che avrebbero sputato il loro odio e la loro paura, lanciando una nuova caccia alle streghe» (ibid., 519). «Questo video creerà il caos» (ibid., 520). Gli Stati Uniti perderebbero il loro ruolo internazionale. La Russia e il mondo islamico non starebbero a guardare. Si comprende come la CIA, e molti altri, diano man forte a Langdon quando cerca di fermare Mal’akh e il suo video. Messa così, la tesi è ancora più debole di altre di Brown. Può trovarla credibile solo chi non sia mai entrato in una libreria protestante conservatrice o fondamentalista negli Stati Uniti, o non abbia passato qualche ora su siti Internet ostili alla massoneria. Chi lo fa, ci trova facilmente descrizioni di rituali massonici a tinte 10 1. IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO... Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 11 ancora più fosche di quelle di Brown. Lo stesso libro di Blanchard del 1882, di cui lo scrittore si è servito, non si trova solo in polverose biblioteche, perché gruppi protestanti anti-massonici continuano regolarmente a ristamparlo. Né quello di Blanchard è l’unico exposé: ce ne sono centinaia. I video dove si vedono cerimonie massoniche – specie, appunto, quelle «sconcertanti» – abbondano. Su Internet e altrove le liste di politici massoni, non solo americani, non sono troppo poche: sono troppe, e se ne stanca anche il più curioso. Che l’America e il mondo sarebbero gettati nel caos dalla diffusione dell’ennesimo video che mostra le cerimonie massoniche è credibile più o meno quanto l’affermazione che vivano oggi a Parigi discendenti carnali di Gesù Cristo e di sua moglie, la Maddalena, che come è noto è la tesi centrale del Codice da Vinci. Washington è la capitale della massoneria? Passando da Angeli e Demoni al Simbolo perduto su un punto perfino Robert Langdon si è fatto più scettico (o forse Brown ha letto qualcuno dei suoi critici). Nel nuovo romanzo Langdon esprime qualche dubbio sul fatto che la pianta di Washington sia in effetti una mappa massonica. Questa tesi, diffusa ma falsa, nasce in parte dalla confusione con il fatto storico che vi è davvero, negli Stati Uniti, una cittadina disegnata in modo che la sua mappa rappresenti la squadra e il compasso massonici: Sandusky, nell’Ohio (Kurtz 1972). Per Washington, la leggenda della «pianta massonica» è stata invece persuasivamente smentita da anni. Pierre Charles L’Enfant (1754-1852), che disegna il Plan of 1. IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO... 11 Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 12 the City of Washington nel 1791-1792, non è massone, e si conforma a indicazioni sui desideri del governo che riceve non dal massone George Washington, ma dal non massone Thomas Jefferson (1743-1826). Jefferson è stato a lungo incluso negli elenchi dei presidenti degli Stati Uniti che sono stati massoni finché nel 1960 lo storico William Ray Denslow (1916-1993) ha persuasivamente dimostrato che non ha mai fatto parte della massoneria, benché abbia partecipato a riunioni, cerimonie e funerali massonici su invito di amici e alleati politici che erano massoni (Denslow 1957-1961, II, 292-293). Quanto a L’Enfant, per il suo piano per Washington s’ispira principalmente a un progetto per la città di Versailles (Kite 1919). Come anche Langdon osserva nel Simbolo perduto, con un po’ di fantasia si possono ottenere squadre, compassi e simboli di ogni genere dalle mappe di qualunque grande città del mondo tracciando linee che uniscono i loro «punti più significativi»: «Se uno traccia abbastanza rette su una cartina, riesce a ricavarne tutte le figure che vuole» (Brown 2009, 40). Questo non toglie che Langdon consideri erroneamente L’Enfant massone, e che continui a trovare – se non nella mappa – nei maggiori palazzi storici di Washington maggiori significati massonici di quanti in verità ve ne siano. «Il simbolo della massoneria è su tutte le banconote da un dollaro»: vero o falso? Nel Simbolo perduto Langdon ripete l’affermazione molto comune secondo cui sarebbe «massonico» il simbolo dell’occhio che sovrasta una piramide tronca raffi12 1. IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO... Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 13 gurato sul sigillo ufficiale (Great Seal) degli Stati Uniti. Si tratta, in realtà, del retro del Great Seal, il cui fronte mostra invece un’aquila con gli elementi della bandiera americana. Entrambi i disegni, fronte e retro, sono tuttora riportati sulle banconote da un dollaro. Vero o falso? Gli studiosi di simbologia massonica hanno da tempo chiarito la questione, anche se intere biblioteche continuano a speculare sul presunto «occhio di Horus» che figurerebbe sul retro del Great Seal e sulle sue connessioni con i «riti egiziani» della massoneria. L’affermazione ripetuta da Langdon secondo cui l’occhio sopra la piramide è un simbolo «massonico» è vera se significa che la massoneria, non solo negli Stati Uniti, a partire dal secolo XIX e ancora ai giorni nostri ha ampiamente usato questa immagine su documenti, oggetti e decorazioni di loggia. Ma il problema è se sia venuto prima l’uovo o la gallina: se i massoni abbiano utilizzato un simbolo creato da altri, ovvero se tutti gli americani che hanno in tasca una banconota da un dollaro si servano di un simbolo creato originariamente dai massoni. La stessa affermazione infatti è falsa se si vuole intendere che il sigillo sia stato disegnato da massoni con l’intento di trasmettere un messaggio massonico, o di affermare solennemente il legame fra Stati Uniti e massoneria. Anzitutto, le date non tornano: i «riti egiziani» della massoneria, detti di Memphis e Misraïm, su cui brevemente torneremo nel prossimo capitolo, sono posteriori al Great Seal, in quanto appaiono solo nel secolo XIX, ancorché trovino dei precedenti nel XVIII, dove però non si ritrovano simboli neppure remotamente somiglianti a quello americano. Inoltre, la storia dell’adozione del Great Seal mostra chiaramente l’origine non massonica 1. IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO... 13 Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 14 del simbolo incriminato. Il primo comitato incaricato di dare un sigillo ufficiale agli Stati Uniti, nominato il 4 luglio 1776, comprende il massone Benjamin Franklin (1706-1790) e i non massoni Jefferson e John Quincy Adams (1767-1848, futuro sesto presidente degli Stati Uniti). Essi comunicano alcune loro idee a un artista di origine svizzera, Pierre Eugène du Simitière (1736-1784). Il modello di du Simitière, che non risulta affiliato alla massoneria, comprende quello che era stato incaricato di riprodurre come un «occhio della Provvidenza» (United States Department of State Bureau of Public Affairs 1996, 2), ma nessuna piramide. Du Simitière inserisce nel suo disegno un occhio posto all’interno di un triangolo equilatero, un simbolo della Trinità utilizzato diverse volte in chiese cattoliche europee di epoca barocca, ma che si ritrova talora anche precedentemente. Il 20 agosto 1776 il bozzetto di du Simitière è respinto, e si deve attendere il 1780 per la nomina di un secondo comitato, il cui progetto – che è sì disegnato da uno scrittore e artista che è probabilmente massone, Francis Hopkinson (1737-1791), ma non comprende né l’occhio né la piramide – è pure rifiutato dal Congresso. Un terzo comitato, nominato nel 1782, incarica l’avvocato William Barton (1748-1831), probabilmente non massone (le liste dei massoni che hanno partecipato alla Rivoluzione americana comprendono un William Barton che ha però una data di nascita diversa), di preparare un nuovo disegno (Patterson e Dougall 1976). È Barton a introdurre la piramide tronca, ricavandola dal libro Pyramidographia di John Greaves (1602-1652), pubblicato nel 1646 a Londra, e più volte ristampato in seguito, da un professore di 14 1. IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO... Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 15 Oxford che era stato in Egitto e aveva fornito una delle prime descrizioni accurate delle piramidi e dello stato in cui si trovavano (Greaves 1746). Il disegno non soddisfa ancora i parlamentari, ma è approvato il 13 giugno 1782, dopo piccole modifiche introdotte dal Segretario del Congresso Charles Thomson (1729-1824), un altro non massone. Thomson spiega così il retro del sigillo nel discorso con cui ne propone l’approvazione ai membri del Congresso: la piramide – che peraltro corrisponde a un diffuso gusto dell’epoca per i riferimenti all’Egitto e all’antichità in genere – «significa forza e durata nel tempo; l’occhio sopra a questa e il motto alludono ai molti evidenti interventi della Provvidenza in favore della causa americana» (United States Department of State Bureau of Public Affairs 1996, 6). I tredici gradini della piramide alludono anche ai tredici Stati originari degli Stati Uniti: ed essa è tronca, non ancora completa, perché altri Stati si aggiungeranno. «Il motto» sopra all’occhio della Provvidenza è Annuit coeptis ed è stato introdotto dallo stesso Thomson, insieme all’altro sotto la piramide, Novus ordo seclorum, che non si riferisce a un qualche «nuovo ordine mondiale» ma, secondo lo stesso discorso, alla data dell’indipendenza degli Stati Uniti, 1796, e «significa l’inizio di una nuova epoca per l’America, che comincia da quella data» (ibid.). Si può concludere che, se si ritrovano simboli simili al retro del Great Seal nella letteratura massonica dopo il 1782, ci si trova di fronte a massoni che si sono ispirati al sigillo e non viceversa. L’occhio all’interno di un triangolo equilatero è certamente usato dalla massoneria a partire dall’ultimo decennio del secolo XVIII: del 1. IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO... 15 Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 16 resto, molti simboli massonici derivano dalle sue origini corporative e sono originariamente simboli cristiani. Ma, nella sua accezione massonica, il simbolo non fa riferimento alla Provvidenza, e allude piuttosto a una concezione deista di un Dio che vede quanto accade nel mondo – o almeno si colloca al suo centro – ma si astiene dall’intervenire; mentre, mostrando l’occhio all’interno di un triangolo da cui emanano raggi che si dirigono verso una piramide in costruzione si trasmette l’idea di una Provvidenza attiva (Morris 1995). Come tale, l’occhio nel triangolo con i raggi è un simbolo cattolico comunissimo, specie nell’Ottocento: solo a Torino, lo ritroviamo, per esempio, sulla facciata della chiesa dell’Opera Pia Convalescenziario alla Crocetta, sul pulpito del santuario della Madonna Consolata, e soprattutto – con le eloquenti parole «Divina Provvidenza» – sulla facciata della Piccola Casa della Divina Provvidenza di san Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786-1842), notissima a tutti i torinesi che certo non confondono il loro «Cottolengo» (così è chiamata familiarmente la Piccola Casa) con una loggia massonica di qualche rito più o meno «egiziano». L’occhio nel triangolo con i raggi non è dunque un simbolo massonico, ma cristiano; posto sopra la piramide come appare nel Great Seal è un simbolo tipicamente americano. Sono certo che molti lettori hanno sentito dire talmente tante volte che l’occhio sopra la piramide del dollaro è un simbolo massonico che non saranno convinti dagli argomenti di cui sopra. Considerando quante cose simbolizza il dollaro si può dire in effetti che la storia, se non è vera, è bene inventata. O che le leggende molte volte sono più significative della realtà. È an16 1. IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO... Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 17 che vero che qualche massone attribuisce in effetti alla massoneria l’onore di avere disegnato il simbolo degli Stati Uniti. Ma la sua «testimonianza» non prova nulla: che alcuni massoni rivendichino come «cosa loro» il simbolo che compare sul dollaro non vuol dire che questa rivendicazione sia vera. Gli Stati Uniti: una repubblica fondata sulla massoneria? Come ha spiegato lo stesso Brown (De Martino 2009), una tesi ideologica interessante nel Simbolo perduto c’è. E merita di essere subito esaminata. Avrebbe fatto più rumore se Brown ce l’avesse fatta, come voleva, a finire il libro durante la presidenza di George W. Bush. La figura del presidente convertito al protestantesimo born again e conservatore, infatti, conferiva vivacità a un dibattito storiografico che dura da almeno cento anni e che contrappone due narrative a proposito delle origini degli Stati Uniti. L’esperimento americano delle origini è stato descritto in due modi diversi. Dal momento che la posta in gioco del dibattito storiografico non è soltanto accademica, ma è culturale e politica, la discussione è particolarmente accesa (Meacham 2006). Secondo una prima narrativa, che corrisponde sostanzialmente a quella proposta nel secolo XIX dal magistrato e studioso di scienza politica francese Alexis de Tocqueville (1805-1859: de Tocqueville 1835-1840), il modello americano si basa su valori condivisi il cui fondamento non è cercato nella teologia di una specifica denominazione cristiana ma nei principi che si ritiene 1. IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO... 17 Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 18 le diverse comunità cristiane abbiano in comune. Alle origini degli Stati Uniti ci sono infatti comunità minoritarie (protestanti e talora anche cattoliche) che nei Paesi d’origine – principalmente il Regno Unito – sono discriminate per la loro fede, e danno quindi un grande valore alla libertà religiosa. Pertanto, mettono al centro del sistema giuridico della nuova nazione la separazione dello Stato da una Chiesa ufficiale dominante. Tuttavia la separazione dello Stato dalla Chiesa nella Rivoluzione americana non assume lo stesso significato rispetto alla Rivoluzione francese. È la lezione principale che ci ha trasmesso un grande storico degli Stati Uniti, Russell Kirk (1918-1994: cfr. Kirk 1996). Secondo la formula sintetica della sociologa francese Danièle Hervieu-Léger, l’espressione usata, «separazione», può essere comune «ma è la nozione stessa di separazione che riveste, al di là dell’Atlantico, un significato molto diverso da quello che gli è proprio in Francia. La separazione alla francese fu elaborata per imporre alla Chiesa Cattolica di limitarsi a perseguire obiettivi strettamente spirituali, se proprio non la si poteva costringere a limitare la sua attività alle sacrestie. È stata pensata anzitutto per proteggere lo Stato contro l’espansione possibile della Chiesa. Negli Stati Uniti, invece, è la libertà delle comunità religiose che il principio di separazione intende garantire, contro qualunque invadenza dello Stato» (Hervieu-Léger 2001, 31). In Francia la separazione protegge lo Stato dalla religione, negli Stati Uniti protegge la religione dallo Stato. Di qui un plurisecolare favor per la religione, che contrasta con l’ostilità francese e che ha garantito alle religioni quel particolare sviluppo che hanno avuto negli Stati Uniti. 18 1. IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO... Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 19 La seconda narrativa si muove in direzione opposta. Sottolinea le affinità tra Rivoluzione francese e Rivoluzione americana, insistendo sul fatto che molti dei protagonisti principali delle due rivoluzioni fanno parte della stessa istituzione, la massoneria. I valori evocati dagli atti di fondazione della nazione americana non sarebbero pertanto cristiani o teisti – cioè riferiti a una nozione di Dio comune a diverse denominazioni o Chiese –, ma piuttosto deisti, cioè ispirati a quella nozione di Dio vaga e indefinita, ben lontana dall’immagine cristiana di un Dio personale e provvidente, che caratterizza l’ideologia delle logge massoniche. La «religione» degli Stati Uniti nascenti altro non sarebbe che il patrimonio filosofico della massoneria. Questa seconda narrativa delle origini americane non è recente e ha – se si vogliono usare queste categorie – una versione «di destra» e una «di sinistra». La prima corrisponde a un certo anti-americanismo che denuncia gli Stati Uniti come un Paese intrinsecamente «anti-tradizionale», il quale non presenterebbe nessuna continuità rispetto all’Europa e alle sue radici cristiane, tanto che le stesse nozioni di un Occidente o di una Magna Europa che comprenderebbero insieme l’Europa e gli Stati Uniti sarebbero propagandistiche e spurie. L’Europa – almeno l’Europa tradizionale, radicata nel cristianesimo – e gli Stati Uniti non starebbero dalla stessa parte. Da una parte ci sarebbero i tradizionali valori religiosi – in crisi in Europa (nonché, si aggiunge spesso, abbandonati dal mondo ebraico) ma ancora vivi nel mondo islamico e in certi ambienti dell’Estremo Oriente –, dall’altra il deismo massonico. Questa negazione dell’Occidente di solito si accom1. IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO... 19 Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 20 pagna oggi ad atteggiamenti politici «islamofili», che detestano Israele e gli Stati Uniti come presunte manifestazioni quintessenziali dell’Illuminismo massonico, e vedono nei Paesi islamici gli ultimi baluardi della Tradizione con la T maiuscola. La versione «di sinistra» della seconda narrativa sulle origini americane propone la stessa lettura della storia, ma ne rovescia completamente la valutazione. Qui le due conclusioni secondo cui la Rivoluzione americana è semplicemente una variante «transatlantica» della Rivoluzione francese, e la sua ideologia è il deismo massonico, non sono considerate elementi negativi ma estremamente positivi. Questo ethos delle origini degli Stati Uniti – deista, massonico e laicista – meriterebbe ogni apprezzamento. Ma l’apprezzamento non si estende agli Stati Uniti di oggi, dove una secolare invadenza delle Chiese (che, si aggiunge oggi, avrebbe raggiunto la sua massima intensità con la presidenza di George W. Bush, il quale l’avrebbe sistematicamente favorita) avrebbe rovesciato l’ethos nazionale, riscritto la storia e falsificato le vere intenzioni dei Padri fondatori, creando il mito della Christian nation, la «nazione cristiana». Brown nel Simbolo perduto scende in campo a favore della seconda narrativa delle origini americane, beninteso nella versione «di sinistra», «svelando» che i Padri fondatori non erano, come crede ingenuamente la maggioranza degli americani di oggi, cristiani ma al contrario massoni imbevuti d’idee neo-pagane e gnostiche per cui il vero dio è l’uomo e il vero tempio è il suo corpo. Se s’interessavano alla Bibbia – come Langdon spiega chiaramente nel Simbolo perduto – è perché, a differenza delle Chiese e comunità cristiane, la interpre20 1. IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO... Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 21 tavano come un testo che trasmette la sapienza pagana degli antichi appena velata da simboli ebraici. Il segreto della Bibbia, noto ai Padri fondatori degli Stati Uniti, ai massoni e anche al moderno New Age – che anzi ne dà nel Simbolo perduto una versione «scientifica» con la scienza noetica di Katherine Solomon – è che «noi siamo creatori, e tuttavia recitiamo ingenuamente il ruolo dei “creati”» (Brown 2009, 595). Noi siamo Dio, e «il secondo avvento è l’avvento dell’uomo» (ibid., 593). Questo nuovo segreto gnostico – tutto sommato né tanto segreto né tanto nuovo – farà cambiare il mondo grazie al New Age, alla noetica, ai nuovi iniziati alla Langdon (e alla Brown) ma era già quello che i Padri fondatori avevano nascosto secondo Il simbolo perduto nel cuore delle origini degli Stati Uniti. «Per i massoni padri fondatori dell’America la Parola era stata la Bibbia. Eppure pochissime persone nella storia ne hanno compreso il vero messaggio» (ibid., 578). I cattivi «fondamentalisti» – in realtà, tutti i cristiani nel senso comune del termine – considerano il cristianesimo e gli «antichi misteri» pagani come opposti. Ma sbagliano, e i fondatori degli Stati Uniti lo sapevano: «Gli antichi misteri e la Bibbia sono la stessa cosa» (ibid., 583). Semplicemente, «la Bibbia non parla chiaramente per la stessa ragione per cui le scuole degli antichi misteri venivano tenute nascoste» (ibid.). Ma alle origini degli Stati Uniti c’erano massoni, uomini che conoscevano il segreto secondo cui «l’unica differenza fra noi e Dio è che noi abbiamo dimenticato di essere divini» (ibid., 584). Il rischio è che Brown stavolta seduca anche chi ama la versione «di destra» della seconda narrativa delle origini americane. Non sarebbe la prima volta. I libri 1. IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO... 21 Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 22 un po’ provocatori della storica Catherine Albanese (1990), secondo cui la vera fede nazionale americana è una «religione della natura», condizionata dalla geografia e dai grandi spazi, e del critico letterario Harold Bloom (1992), il quale sosteneva che le denominazioni più diffuse negli Stati Uniti, comprese quelle cristiane, hanno tutte al loro interno elementi esoterici e gnostici, erano entrambi intesi a esaltare la specificità statunitense. Ma furono facilmente letti «al contrario» da un anti-americanismo «di destra», fin troppo lieto di trovarvi una conferma della tesi secondo cui l’ethos nazionale degli Stati Uniti non è cristiano ma pagano o gnostico. Con buona pace dei fan di questi testi, la seconda narrativa delle origini americane, in qualunque versione, non è storicamente sostenibile. Si fonda su una lettura schematica dell’Illuminismo, della massoneria e dello stesso deismo del Settecento, unificati in un grande modello «transatlantico» che ignora le profonde differenze anzitutto fra Gran Bretagna ed Europa continentale, quindi fra Stati Uniti ed Europa in genere. L’Illuminismo che si sviluppa in Gran Bretagna non è uguale all’Illuminismo dell’Europa continentale. È la tesi – la cui eco spesso risuona nei discorsi e documenti di Papa Benedetto XVI (cfr. Introvigne e Ferraresi 2009) – sviluppata in particolare dalla storica statunitense Gertrude Himmelfarb, tra l’altro rispettivamente moglie e madre di due esponenti importanti del movimento neo-conservatore americano, Irving Kristol (1920-2009) e William Kristol (Himmelfarb 2004). La massoneria francese, spagnola o italiana – impegnata fin dalle sue origini in un duro scontro con la Chiesa 22 1. IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO... Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 23 Cattolica – non è identica nel Settecento alla massoneria britannica e tanto meno a quella degli Stati Uniti. Certamente, come vedremo nel capitolo seguente di questo libro, il metodo massonico in quanto tale a lungo andare corrode le pretese di verità di ogni singola religione e genera deismo, così che il giudizio della Chiesa Cattolica è negativo rispetto a qualunque forma di massoneria, comprese quelle che si sviluppano in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Ma questo non è necessariamente chiaro agli albori settecenteschi in un Paese come gli Stati Uniti, dove la massoneria in molti Stati ammette i soli cristiani e richiede un’esplicita professione di fede nel Dio della Bibbia. Con l’eccezione di alcuni singoli personaggi, che non a caso erano stati in Europa e avevano frequentato la massoneria francese, dall’affiliazione massonica di molti Padri fondatori della nazione americana non si può dunque immediatamente dedurre che fossero ostili alla religione o anticristiani. Naturalmente, non erano neppure tutti buoni cristiani, né nella vita privata né nell’ortodossia delle loro idee religiose, come vorrebbe una vulgata contemporanea diffusa nel mondo protestante conservatore americano, che reagisce giustamente alla «seconda narrativa» ma esagera e va al di là di quanto può essere storicamente provato. Piuttosto, professavano una varietà di accostamenti alla religione e inseguivano una «lingua comune» tra le varie denominazioni protestanti – ancorché fra gli stessi Padri fondatori ci fossero anche alcuni cattolici, che non erano affatto massoni, il più illustre e devoto dei quali, Charles Carroll (1737-1832), è curiosamente presentato come massone nel film del 2004 della Walt Disney Il mistero dei templari, che ha come 1. IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO... 23 Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 24 sfondo le stesse vicende storiche del romanzo di Brown, ma almeno si presenta come pura opera di fantasia e non intende trasmettere tesi ideologiche. Lo stesso deismo che influenza certamente alcuni Padri fondatori come Washington, Jefferson e John Adams (1735-1826, secondo presidente americano e padre del sesto presidente, il già citato John Quincy Adams) non è – come ha mostrato da ultimo lo storico delle religioni David L. Holmes (2006) – identico al deismo francese, né a quello del loro compatriota Thomas Paine (1737-1809), che cerca d’importare le idee francesi negli Stati Uniti. È piuttosto un’ostilità alla Chiesa episcopaliana, che svolge nella Virginia da dove provengono un ruolo di Chiesa di Stato che ricorda loro la persecuzione delle minoranze in Inghilterra: un’ostilità che si manifesta nel sostegno a idee eterodosse alla moda, tra cui la negazione della Trinità e della verginità di Maria. Ma questa eterodossia non implica necessariamente una fuoriuscita dal cristianesimo, e tanto meno dalla religione in genere. Del resto, questi cosiddetti deisti americani sulla questione della religione devono interagire, al momento della preparazione delle carte fondamentali della nazione americana, con cristiani ortodossi come Samuel Adams (1722-1803), il cui contributo ai documenti di fondazione è decisivo, John Jay (1745-1829) e Patrick Henry (1736-1799). Nella loro grande maggioranza i fondatori della nazione americana vogliono dunque dare vita a un esperimento dove la separazione dello Stato da ogni singola Chiesa e dalla sua ortodossia non sia però separazione dello Stato da una costellazione di valori morali, il cui fondamento religioso – pure diver24 1. IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO... Il simbolo ritrovato OK 23-11-2009 14:25 Pagina 25 samente costruito da ciascuno dei Padri fondatori – è esplicitamente riconosciuto (Holmes 2006). Naturalmente, questo esperimento non è privo di un rovescio di medaglia. L’enfasi sulla libertà di religione – che ha radici storiche ben precise – diventa facilmente enfasi sulle scelte individuali, con conseguente rischio d’individualismo e di «privatizzazione» della religione. Ne è testimone l’estrema frammentazione del protestantesimo statunitense in centinaia, poi migliaia di denominazioni diverse. L’individualismo domina del resto l’intero ethos americano: la sua concezione della democrazia, della cultura, della società, della religione, fin dal mito dell’uomo della Frontiera che lotta da solo contro tutti e da solo si costruisce il suo destino. Questo ha portato nella storia della nazione americana vantaggi nella ferma resistenza a ogni seduzione e ideologia collettivista (il comunismo, per esempio, non ha mai messo vere radici negli Stati Uniti, se non in qualche dipartimento universitario). Ma ha portato anche evidenti svantaggi. Non si tratta dunque di beatificare l’ethos americano. Ma sostenere, come fa Il simbolo perduto, che si tratti di un lieve velo di zucchero pseudo-cristiano spalmato a uso degli ingenui su un culto dell’uomo pagano è una falsificazione grossolana e pseudo-storica. 1. IL SIMBOLO PERDUTO: UN LIBRO... 25