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Capitolo 2 TEORIA DEL PORTAFOGLIO
Capitolo 2 TEORIA DEL PORTAFOGLIO La teoria del portafoglio si propone di studiare il modo ottimale di distribuire la ricchezza fra più titoli disponibili tenendo conto del rischio e del rendimento dei singoli titoli. È necessario definire prima tali grandezze in termini finanziari. 2.1 Rendimenti incerti Consideriamo un solo titolo e la variabile rendimento di un titolo in un intervallo di tempo che assumiamo unitario. Un titolo di puro sconto, acquistato al prezzo P oggi, in t = 0, che vale M in t = 1, è considerato un titolo certo, o investimento certo, non rischioso ed è l’unico tipo di titoli che viene considerato tale. Per esso la varianza (o rischiosità) è nulla ed il rendimento (certo) è noto: P M |_______ |_______ 0 1 t P (1 + i) = M M M −P −1 = P P Nella teoria del portafoglio il tasso effettivo di rendimento, nel periodo considerato, viene anche indicato con r o R: i= R= e chiamato rendimento. M −P P 2 Teoria del portafoglio Se consideriamo invece un titolo con cedole intermedie (nell’intervallo considerato) allora il rendimento effettivo non è noto se non ex post, una volta che si siano reinvestite le cedole e ritirato alla scadenza il capitale, pur essendo noto il prezzo di acquisto P pagato in t = 0. Per esempio: P iC iC + C _|____ _|____ _|___ t=0 t=1 Il montante M in t = 1 (che include anche eventuali premi e reinvestimenti di cedole) non è noto con certezza, ed ha il carattere di una variabile casuale, per esempio Mk = iC (1 + jk ) + (iC + C) con probabilità pk e possiamo, quindi, considerare la v.c. rendimento del titolo, avente le uscite Mk − P Rk = P con probabilità pk . Definiamo rendimento atteso µ = E (Rk , pk ) il valore atteso di tale v.c., µ= Rk pk (2.1) k e assumiamo come misura della rischiosità del titolo, la varianza σ 2 (Rk ) = k (Rk − µ)2 pk = E R2 − µ2 (2.2) (la varianza è una misura di quanto il rendimento effettivo, Rk , che si realizza possa discostarsi, in media, dal valore atteso). Nel caso di titoli azionari anch’essi appartenenti alla classe di attività finanziarie rischiose il rendimento del titolo, dato il prezzo Pt al tempo iniziale t, ed il prezzo Pt+1 al tempo t + 1, viene calcolato da: Pt+1 − Pt + Dt+1 Rt = (2.3) Pt dove Dt+1 sono i dividendi pagati tra il tempo t ed il tempo t + 1. Esempio 1. Molto spesso per semplicità si assume che le realizzazioni possibili, Rk , siano tutte equiprobabili, non avendo sufficienti informazioni sull’effettiva probabilità pk associata a ciascuna realizzazione. I rendimenti di un titolo 3 Rendimenti come variabili casuali normali vengono determinati utilizzando i prezzi del titolo a diverse scadenze. Per esempio, supponiamo di conoscere i prezzi di un titolo ai tempi t = 0, 1, ..., 12 mesi P0 P1 P2 ··· P12 _|____ _|____ |____ _____ _|_____ 0 1 2 N = 12 possiamo quindi calcolare il rendimento mensile, assumendo che abbia le realizzazioni R1 = con probabilità pari a p1 = 1 N = 1 12 P1 − P0 P0 , e in generale la realizzazione Rk = Pk − Pk−1 Pk−1 1 con probabilità pk = 12 , k = 1, . . . , 12. Il rendimento atteso (mensile) del titolo è, quindi, 1 µ = E (R) = 12 12 Rk k=1 Se vogliamo calcolare i rendimenti annui equivalenti: ik = (1 + Rk )12 − 1 2.2 ∀k Rendimenti come variabili casuali normali Il rendimento di un titolo rischioso può, quindi, essere trattato come una variabile casuale con valore atteso µ e varianza σ 2 . Tali parametri ci permettono di elaborare una teoria del portafoglio per la determinazione della combinazione ottimale dei titoli da inserire in un portafoglio di titoli rischiosi. Un’ipotesi semplificatrice che viene frequentemente adottata nello sviluppo della teoria del portafoglio è l’ipotesi che i rendimenti costituiscano una variabile casuale normale o gaussiana. Le variabili casuali normali sono descritte in modo completo dalle loro medie e varianze. Pertanto per ottenere un quadro completo dei possibili rendimenti di un’attività finanziaria è sufficiente conoscere i valori di µ e σ 2 . 4 Teoria del portafoglio La media e la varianza di un titolo non sono le uniche misure adottate per misurare rispettivamente il rendimento atteso e il rischio di un titolo, non sempre infatti rappresentano misure adeguate per tali grandezze. Tuttavia se il rendimento del titolo considerato ha una distribuzione normale allora la media e la varianza racchiudono in forma sintetica tutte le informazioni possibili su quel titolo. 2.3 Portafoglio di due titoli rischiosi Supponiamo ora che un investitore scelga di investire in due titoli rischiosi A1 ed A2 , monoperiodali (della durata di un anno per fissare le idee). Facciamo poi l’ipotesi che i titoli siano infinitamente divisibili ossia che si possa acquistare un titolo anche solo parzialmente e quanto si realizza in t = 1 è proporzionale a quanto si è investito in t = 0. Consideriamo allora il portafoglio che consiste nell’investire: x1 nel titolo A1 x2 nel titolo A2 con x1 + x2 = 1, xi ≥ 0 (2.4) dove xi è la frazione del capitale unitario che vogliamo investire nel titolo Ai (se W è il capitale totale da investire e Wi le quote da investire nel titolo i, allora i xi = W ). W Note le caratteristiche rischio/rendimento dei singoli titoli A1 ed A2 , la composizione del portafoglio dipende da x1 e x2 . Cambiando la composizione l’investitore può cambiare il rendimento ed il rischio del portafoglio. Come vedremo rischio e rendimento del portafoglio (di composizione x1 ed x2 ) si possono esprimere in funzione delle caratteristiche di rischio e rendimento dei singoli titoli. Indichiamo con Ri la v.c. rendimento dei titoli: R1 = R(1)k , p(1),k k = 1, . . . , N1 R2 = R(2)k , p(2),k k = 1, . . . , N2 dove R(1)k = M(1)k − P1 P1 Portafoglio di due titoli rischiosi 5 si realizza con probabilità p(1)k . Essendo P1 il prezzo in t = 0 del titolo A1 ed M(1)k le realizzazioni in t = 1 con probabilità p(1)k . Analogamente per R2 . Indichiamo con R il rendimento del portafoglio, che sarà una v.c, le cui realizzazioni dipendono da quelle dei titoli componenti. Se per il rendimento del titolo A1 si ha la realizzazione R(1)i e per il titolo A2 , R(2)j, ; allora il rendimento del portafoglio di composizione (x1 , x2 ) è x1 1 + R(1)i + x2 1 + R(2) j − (x1 + x2 ) (x1 + x2 ) = x1 1 + R(1)i + x2 1 + R(2) j − 1 = x1 R(1)i + x2 R(2) j + x1 + x2 − 1 Rij = da cui Rij = x1 R(1) i + x2 R(2)j osserviamo che si poteva ottenere lo stesso risultato direttamente, considerando di investire il capitale W in quantità W1 nel titolo A1 e quantità W2 nel titolo A2 ottenendo (W1 + W2 ) M(1)i + M(2)j M1,i = W1 1 + R(1)i _________ ____ _____________ M2,j = W2 1 + R(2)j t=0 t=1 Rij = M(1)i + M(2)j − (W1 + W2 ) (W1 + W2 ) = W1 + W1 R(1)i + W2 + W2 R(2)j − (W1 + W2 ) (W1 + W2 ) = W2 W1 R(1)i + R(2)j = x1 R(1)i + x2 R(2)j W W quindi la v.c. rendimento del portafoglio è una combinazione lineare della v.c. rendimento dei singoli titoli ed avremo un totale di N= N1 ·N2 possibili uscite, dal valore Rij (i = 1, · · · , N1 ; j = 1, · · · N2 ) con associata probabilità pij avendo 6 Teoria del portafoglio indicato con pij = p R(1) i , R(2)j la probabilità che si realizzi l’evento R(1)i per la v.c. R1 e l’evento R(2)j per la v.c. R2 , detta anche probabilità composta. Si parla della distribuzione di probabilità composta perchè un evento è definito dal verificarsi di una coppia di sottoeventi. Poichè almeno 1 (ed 1 solo) delle N1 · N2 possibili coppie si realizza, dovrà essere N1 N2 i j pij = 1 Osserviamo che se fissiamo l’uscita R(1)k per il primo titolo A1 , allora ponendo N2 p(1)k = pkj k = 1, . . . , N1 j=1 si ha N1 p(1)k = 1 k=1 quindi qualunque sia l’uscita del secondo titolo, p(1)k è la probabilità che il primo titolo esca con realizzazione R(1)k . Allo stesso modo N1 p(2)k = pik k = 1, . . . , N2 i=1 rappresenta la probabilità che il secondo titolo esca con realizzazione R(2)k (qualunque sia l’uscita del primo titolo). Quindi se sono note le probabilità composte, allora la probabilità delle realizzazioni dei singoli titoli si ottengono da questa, sommando per riga o per colonna, avendo posto i valori pij in una tabella R(2)1 R(2)2 . . . R(2)N2 R(1)1 p11 p12 ··· p(1)1 R(1)2 p21 p22 ··· p(1)2 .. .. .. . . . R(1)j .. . ··· R(1)N1 p1N1 p(2)1 p1j .. . p(1)j .. . p(1)N1 p(2)2 ··· p(2)N2 7 Portafoglio di due titoli rischiosi Purtroppo però le probabilità composte pij non si conoscono, mentre si possono ottenere generalmente le probabilità dei singoli titoli, ossia i valori p(1)k p(2)k k = 1, . . . , N1 k = 1, . . . , N2 Fortunatamente per calcolare il rendimento atteso del portafoglio è sufficiente conoscere le probabilità marginali p(1)k e p(2)k dei titoli componenti il portafoglio. Infatti, considerando il rendimento atteso, E (R), che indicheremo anche con µ, del portafoglio (con R v.c. di valori Rij con probabilità pij ) si ha: N1 N2 µ = E (R) = Rij pij i=1 j=1 N1 N2 x1 R(1)i + x2 R(2)j pij = i=1 j=1 N1 N2 N1 = x1 R(1)i pij + i=1 j=1 N1 = i=1 N2 i=1 j=1 x1 R(1)i N2 j=1 p(1)i = x1 x2 R(2)j pij pij + R(1)i p(1)i + x2 i N2 j=1 x2 R(2)j N1 i=1 p(2)j pij R(2)j p(2)j j = x 1 µ1 + x 2 µ2 (2.5) l’equazione ottenuta: E (R) = x1 E (R1 ) + x2 E (R2 ) ossia µ = x1 µ1 + x2 µ2 (2.6) 8 Teoria del portafoglio mostra come, noti i rendimenti attesi dei singoli titoli componenti il portafoglio, il rendimento atteso del portafoglio (di composizione x1 , x2 ) sia una combinazione lineare dei due rendimenti, con coefficienti pari alla composizione (x1 , x2 ) del portafoglio. Il rischio del portafoglio, misurato dalla varianza σ 2 (R) del portafoglio, dipende dalle varianze dei singoli titoli e dalle correlazioni esistenti fra i vari titoli. La correlazione fra due variabili casuali R1 ed R2 : R1 = R2 = R(1)k , p(1)k ; k = 1, . . . , N1 , R(2)k , p(2)k ; k = 1, . . . , N2 viene misurata mediante la covarianza fra le v.c. Vediamo intuitivamente perchè il rischio di portafoglio è sensibile alla covarianza (o correlazione) fra i vari titoli. Se le coppie di possibili realizzazioni R(1)i , R(2)j , aventi tutte uguale probabilità di verificarsi, sono disposte come in figura 6.1. allora diciamo che vi è una relazione inversa fra il rendimento di R1 e quello di R2 (se R1 è alto, R2 è probabile che sia basso, e viceversa). Considerando un portafoglio composto da questi due titoli avremo che il rendimento atteso di portafoglio sarà relativamente stabile perchè si recupera su un’attività (titolo 1) quello che si perde sull’altra (titolo 2). Se esiste, invece, una relazione positiva fra i due rendimenti del tipo riportato in figura 6.2, per cui a rendimenti elevati del primo titolo corrispondono rendimenti elevati del secondo titolo, avremo che un portafoglio costituito da questi due titoli potrà avere un rendimento atteso molto alto (in presenza di un andamento positivo di entrambi) o molto basso (in presenza di un andamento sfavorevole di entrambi). 9 Portafoglio di due titoli rischiosi Figura 6.1 Titoli negativamente correlati. Figura 6.2. Titoli positivamente correlati. La relazione fra due variabili casuali viene misurata mediante un indice statistico: la covarianza. Fra due v.c. (per noi i rendimenti R1 ed R2 ) la covarianza è definita da N1 N2 cov (R1 , R2 ) = i=1 j=1 R(1)i − µ1 R(2)j − µ2 pij (2.7) 10 Teoria del portafoglio È immediato verificare la simmetria cov (R1 , R2 ) = cov (R2 , R1 ) mentre cov (Ri , Ri ) = σ 2i (2.8) infatti, dimostrandolo per i = 1, si ha: Cov (R1 , R1 ) = i = i 2 j R(1)i − µ1 R(1)i − µ1 2 2 pij = i R(1)i − µ1 2 pij j p(1) j = σ (R1 ) = σ 21 Dalla definizione di covarianza si vede che se vi è la probabilità che in entrambi i titoli la realizzazione di R1 sia maggiore del suo valor atteso µ1 e quella di R2 sia maggiore di µ2, allora la covarianza sarà positiva (analogamente se vi è la probabilità che entrambe le realizzazioni siano minori del loro valore atteso). Al contrario, in presenza di movimenti discordanti del rendimento di ciascun titolo rispetto al corrispondente valore medio (ad esempio è probabile che R1 sia superiore a µ1 e, contemporaneamente, R2 inferiore a µ2 , o viceversa), allora la covarianza è negativa. Nel caso illustrato in figura 6.1 la covarianza è < 0; mentre nel caso illustrato in figura 6.2 la covarianza è > 0. La covarianza, quindi, è una misura sintetica delle correlazioni esistenti fra le coppie di rendimenti R(1)i , R(2)j . Si dice che le v.c sono non correlate ⇐⇒ cov = 0. Per esempio, ciò succede quando le due variabili casuali sono statisticamente indipendenti fra loro: pij = p(1)i · p(2)j Condizione sufficiente - ma non necessaria - perchè due v.c. abbiano covarianza nulla è l’indipendenza fra le due variabili. Può comunque accadere che la covarianza sia nulla senza che siano statisticamente indipendenti, ed in tal caso le variabili si dicono non correlate. 11 Varianza di un portafoglio di due titoli rischiosi 2.4 Varianza di un portafoglio di due titoli rischiosi Vediamo ora come si calcola la varianza di un portafoglio: N1 N2 2 σ (R) = i=1 j=1 (Rij − µ)2 pij i j = i j j 2 pij 2 2 + 2x1 x2 R(1)i − µ1 = x21 i j + x22 R(2)j − µ2 R(2)j − µ2 R(1)i − µ1 2 pij pij +x22 i j σ 21 2x1 x2 i pij x1 R(1)i − µ1 + x2 R(2)j − µ2 x21 R(1)i − µ1 = i 2 x1 R(1)i + x2 R(2)j − x1 µ1 − x2 µ2 = j R(2)j − µ2 2 pij + σ 22 R(1)i − µ1 R(2)j − µ2 pij σ 12 da cui: σ 2 (R) = x21 σ 21 + x22 σ 22 + 2x1 x2 σ 12 (2.9) dove σ 12 = cov (R1 , R2 ) . Molto spesso per tenere conto della relazione esistente fra i due titoli, si fa riferimento al coefficiente di correlazione, ρ12 , indice relativo non dipendente dall’unità di misura delle variabili su cui è calcolato grazie alla relazione esistente tra questo e la covarianza σ 12 , il coefficiente di correlazione è definito come il rapporto fra la covarianza, σ 12 e il prodotto delle due deviazioni standard σ 1 = σ 21 e σ 2 = σ 22 . : ρ12 = σ 12 −→ σ 12 = ρ12 σ 1 σ 2 σ1 σ2 (2.10) 12 Teoria del portafoglio Il nuovo indice introdotto (il coefficiente di correlazione) è una sorta di covarianza normalizzata e varia fra −1 e 1, ρ12 ∈ [−1, 1] Riassumendo, dati due titoli R1 ed R2 caratterizzati ciascuno da rendimenti medi µ1 e µ2, con rischi σ 21 e σ 22 e coefficiente di correlazione noto ρ12 , il rendimento µ, e la varianza σ 2 del portafoglio di composizione x1 ed x2 sono dati da µ = E (R) = x1 µ1 + x2 µ2 σ (R) = x21 σ 21 + x22 σ 22 + 2x1 x2 ρ12 σ 1 σ 2 2 (2.11) (2.12) Visto che cov (Ri , Ri )=σ 2i , si usa introdurre la matrice di varianza-covarianza (simmetrica): 2 ρ12 σ 1 σ 2 σ1 V = 2 ρ12 σ 1 σ 2 σ2 così che, posto x = [x1 , x2 ]T , la varianza di un portafoglio con composizione x è data dalla forma quadratica associata a V : σ 2 (R) = xT V x Definiamo in dettaglio il luogo dei portafogli ammissibili nel piano M −V ossia (σ 2 , µ). In corrispondenza di ogni fissato valore della composizione (x1 , x2 ) abbiamo una coppia di valori 2 σ = µ = x1 µ1 + x2 µ2 + x22 σ 22 + 2x1 x2 ρ12 σ 1 σ 2 x21 σ 21 (2.13) e, quindi, un punto P (σ 2 , µ) del piano M − V . Poichè deve valere il vincolo di bilancio x1 + x2 = 1 (2.14) (tutta la ricchezza disponibile viene investita nei due titoli), e assumiamo anche che si possa investire solo la ricchezza disponibile, (non è possibile investire soldi presi in prestito - vendite allo scoperto non ammesse) xi ≥ 0 13 Varianza di un portafoglio di due titoli rischiosi abbiamo un solo parametro effettivo da stimare, per esempio x2 , dato che dalla (2.14) segue x1 = 1 − x2 quindi l’insieme che otteniamo nel piano M − V è un insieme unidimensionale, ossia, le (2.13) sono le equazioni parametriche di una curva: µ = (1 − x2 ) µ1 + x2 µ2 σ = (1 − x2 )2 σ 21 + x22 σ 22 + 2 (1 − x2 ) x2 ρ12 σ 1 σ 2 2 con (2.15) x2 ∈ [0, 1] Eliminando il parametro x2 troviamo l’equazione cartesiana della curva (ossia il luogo dei portafogli ammissibili nel piano M − V ). Dalla (2.15) osserviamo che x2 = 0 → µ = µ1 , σ 2 = σ 21 x2 = 1 → µ = µ2 σ 2 = σ 22 quindi i due punti estremi sono i punti P1 e P2 relativi ai singoli titoli A1 ed A2 (i.e. si investe tutto nel titolo A1 per x2 = 0 e tutto nel titolo A2 per x2 = 1). Figura 6.3. Estremi del portafoglio descritto dalla 2.15. Al variare di x2 fra 0 e 1 otteniamo una curva che congiunge P1 con P2 . Chiamiamo A1 il titolo con varianza inferiore, ossia σ 21 < σ 22 ed assumiamo quindi 14 Teoria del portafoglio che sia µ1 < µ2 (in quanto l’altro caso, µ1 ≥ µ2 non sarebbe realistico, o meglio, per il criterio M − V verrebbe A1 sempre preferito ad A2 , e quindi non si porrebbe il problema di una distribuzione del capitale fra i due titoli). I due punti P1 e P2 sono disposti come in figura 6.3. Discutiamo separatamente i casi particolari che si ottengono assumendo specifiche relazioni riscontrate fra i due titoli: caso ρ = 1, ρ = −1, e ρ = 0. 2.4.1 Caso di perfetta correlazione positiva: ρ = 1 In questo caso si ha µ = (1 − x2 ) µ1 + x2 µ2 σ = (1 − x2 ) + + 2 (1 − x2 ) x2 σ 1 σ 2 = [(1 − x2 ) σ 1 + x2 σ 2 ]2 (2.16) Dobbiamo rappresentare il luogo dei portafogli nel piano (σ 2 , µ), occorre quindi esplicitare µ = f (σ 2 ) . Dalla seconda equazione otteniamo: 2 2 σ 21 x22 σ 22 σ = (1 − x2 ) σ 1 + x2 σ 2 esplicitando x2 : x2 = σ − σ1 σ2 − σ1 (2.17) (2.18) e sostituendo nella prima equazione otteniamo: σ − σ1 (µ − µ1 ) σ2 − σ1 2 µ1 σ 2 − µ1 σ 1 + σµ2 − σ 1 µ2 − σµ1 + µ1 σ 1 = σ2 − σ1 µ = µ1 + = µ1 σ 2 − σ 1 µ2 µ − µ1 +σ 2 σ2 − σ1 σ2 − σ 1 a (2.19) b che è l’equazione di una retta con coefficiente angolare b > 0, (date le ipotesi sui punti P1 e P2 ) che dipende dalla relazione tra i rendimenti attesi e le varianze dei due titoli, ed intercetta pari ad a. La frontiera efficiente in questo caso è rappresentata dal segmento di retta congiungente i due punti P1 e P2 , ed è anche il luogo dei portafogli ammissibili, 15 Varianza di un portafoglio di due titoli rischiosi Figura 6.4. Caso di correlazione positiva tra i due titoli. ( ρ = +1) 2.4.2 Caso di perfetta correlazione negativa (ρ = −1). Si ha 2 2 σ = (1 − x2 ) σ 21 + µ = (1 − x2 ) µ1 + x2 µ2 − 2 (1 − x2 ) x2 σ 1 σ 2 = [(1 − x2 ) σ 1 − x2 σ 2 ]2 (2.20) x22 σ 22 da cui σ = |(1 − x2 ) σ 1 − x2 σ 2 | ossia, essendo (1 − x2 ) σ 1 − x2 σ 2 ≥ 0 per x2 ≤ si ha σ= Per 0 < x2 ≤ σ1 σ1 + σ2 (1 − x2 ) σ 1 − x2 σ 2 σ1 σ 1 +σ 2 − (1 − x2 ) σ 1 + x2 σ 2 per 0 < x2 ≤ per abbiamo: x2 = σ1 − σ σ1 + σ2 σ1 σ 1 +σ 2 σ1 σ 1 +σ2 ≤ x2 < 1 (2.21) 16 Teoria del portafoglio e sostituendo nelle prima equazione della (2.20) otteniamo: µ = = 1− σ1 − σ σ1 + σ2 µ1 + σ1 − σ µ σ1 + σ2 2 µ − µ1 σ 2 µ1 + σ 1 µ2 −σ 2 σ1 + σ2 σ1 + σ2 a1 b1 che descrive l’equazione di una retta nel piano con coefficiente angolare (−b1 ) < 0, (essendo b1 > 0). 1 In corrispondenza di x2 = σ1σ+σ il rischio di portafoglio è nullo, σ = 0, ed il 2 rendimento σ 2 µ1 + σ 1 µ2 µ= (2.22) σ1 + σ2 Per σ1 σ 1 +σ 2 < x2 < 1 si ha, dalla seconda in (2.21) : x2 = σ + σ1 σ1 + σ2 (2.23) e sostituendo nella prima equazione della (2.20): µ = = 1− σ + σ1 σ1 + σ2 µ1 + σ + σ1 µ σ1 + σ2 2 σ 2 µ1 + σ 1 µ2 µ2 − µ1 + σ1 + σ2 σ1 + σ2 σ b1 a1 otteniamo l’equazione di una retta con coefficiente angolare b1 > 0. Il portafoglio a rischio nullo ha composizione x = (x1 , x2 ) , con x2 = σ1 σ1 + σ2 x1 = 1 − x2 = σ2 σ1 + σ2 (2.24) (2.25) 17 Varianza di un portafoglio di due titoli rischiosi e rendimento atteso µ= µ2 σ 1 + µ1 σ 2 σ1 = µ1 + (µ − µ1 ) σ1 + σ2 σ1 + σ2 2 In questo caso il luogo dei portafogli ammissibili è rappresentato nella figura 6.5. Figura 6.5 Luogo delle opportunità nel caso di ρ = −1. 2.4.3 Rendimenti non correlati ρ = 0. Nel caso in cui i rendimenti dei due titoli non siano correlati la media e la varianza del portafoglio assume la forma: (2.26) µ = (1 − x2 ) µ1 + x2 µ2 σ 2 = (1 − x2 )2 σ 21 + x22 σ 22 esplicitando x2 dalla prima equazione otteniamo x2 = µ − µ1 µ2 − µ1 1 − x2 = e sostituendo nella seconda si ha σ2 = µ2 − µ µ2 − µ1 2 σ 21 + µ2 − µ µ2 − µ1 µ − µ1 µ2 − µ1 2 σ 22 σ 2 (µ2 − µ1 )2 = (µ2 − µ)2 σ 21 + (µ − µ1 )2 σ 22 (2.27) 2 2 2 2 2 2 2 2 2 = µ σ 1 + σ 2 − 2µ µ2 σ 1 + µ1 σ 2 + µ2 σ 1 + µ1 σ 2 che nel piano (σ, µ) è l’equazione di una conica, mentre nel piano (µ, σ 2 ) è l’equazione di una parabola, fig. 6.6 riporta il grafico nel piano più usuale (σ 2 , µ) . 18 Teoria del portafoglio Figura 6.6. Luogo delle opportunità per ρ = 0 Cerchiamo il portafoglio di rischio minimo. Possiamo seguire due approcci diversi: 1. Possiamo risolvere per il minimo della funzione σ 2 (x2 ) data in (2.26); 2. Risolvere per il minimo della funzione σ 2 (µ) data in (2.27)(vertice della parabola). Vediamo la 1, da σ 2 = (1 − x2 )2 σ 21 + x22 σ 22 dσ 2 = −2 (1 − x2 ) σ 21 + 2x2 σ 22 = 0 dx2 (2.28) la (2.28) si annulla per valori di x2 pari: x∗2 = σ 21 ; σ 21 + σ 22 e dal vincolo di bilancio (2.14): x∗1 σ 22 = 2 σ 1 + σ 22 (2.29) 19 Varianza di un portafoglio di due titoli rischiosi essendo d2 2 σ = 2 σ 21 + σ 22 > 0 dx22 si ha che (x∗1 , x∗2 ) minimizzano σ 2 (e quindi σ) e rappresentano la composizione del portafoglio a rischio minimo, σ ∗2 σ ∗2 σ 22 σ 21 + σ 22 = 2 σ 21 + σ 21 σ 21 + σ 22 2 σ 22 (2.30) che fornisce un rendimento, µ∗ : µ∗ = µ1 + σ 21 µ2 σ 21 + µ1 σ 22 (µ − µ ) = 2 1 σ 21 + σ 22 σ 21 + σ 22 (2.31) Seguendo il secondo approccio, da σ 2 = µ2 σ 21 + σ 22 µ2 σ 21 + µ1 σ 22 µ22 σ 21 + µ21 σ 22 − 2µ + (µ2 − µ1 )2 (µ2 − µ1 )2 (µ2 − µ1 )2 σ 2 + σ 22 µ2 σ 21 + µ1 σ 22 d 2 σ = 2µ 1 − 2 dµ (µ2 − µ1 )2 (µ2 − µ1 )2 d 2 e si verifica immediatamente che dµ σ = 0 per µ = µ∗ , con µ∗ definito nella (2.31) , ed è punto di minimo essendo: d2 2 σ 21 + σ 22 σ = 2 >0 dµ2 (µ2 − µ1 )2 La composizione del portafoglio a rischio minimo si ottiene da x∗2 = µ∗ − µ1 σ2 = 2 1 2, (µ2 − µ1 ) σ1 + σ2 x∗1 = 1 − x∗2 2.4.4 Caso generico con ρ ∈ (−1, 1) Le equazioni descritte nella (2.15) sono sempre le equazioni parametriche di una conica nel piano (σ, µ) (e di una parabola nel piano (σ 2 , µ)) (la cui equazione cartesiana si ottiene eliminando il parametro x2 ). 20 Teoria del portafoglio Figura 6.7. Caso generico. Il portafoglio di rischio minimo (quando esiste) si determina come illustrato nel par. 6.4.3 minimizzando σ 2 (x2 ) oppure minimizzando σ 2 (µ) che si ottiene dall’equazione cartesiana, eliminando x2 dalle equazioni parametriche. Proseguendo come si è fatto nel caso ρ = 0 si ha: σ2 = = 1 2 2 2 2 2 (µ − µ2 ) σ 1 + (µ − µ1 ) σ 2 + 2 (µ − µ1 ) (µ2 − µ) ρσ 1 σ 2 (µ2 − µ1 ) 1 2 σ 21 + σ 22 − 2ρσ 1 σ 2 2 µ (µ2 − µ1 ) −2µ µ2 σ 21 + µ1 σ 22 + ρσ 1 σ 2 (µ1 + µ2 ) + µ22 σ 1 + µ21 σ 22 − 2ρσ 1 σ 2 µ1 µ2 Determiniamo il portafoglio a rischio minimo calcolando la derivata di σ 2 (x2 ) = (1 − x2 )2 σ 21 + x22 σ 22 + 2 (1 − x2 ) x2 ρσ 1 σ 2 otteniamo: d 2 σ = −2 (1 − x2 ) σ 21 + 2x2 σ 22 + 2 (1 − 2x2 ) ρσ 1 σ 2 dx2 e dσ 2 dx2 = 0 è soddisfatta per x = x∗2 con x∗2 = σ 1 (σ 1 − ρσ 2 ) + σ 22 − 2ρσ 1 σ 2 σ 21 (2.32) 21 Vendite allo scoperto se consideriamo la derivata seconda di σ 2 otteniamo: d2 2 σ = 2 σ 21 + σ 22 − 2ρσ 1 σ 2 > 0 dx2 (2.33) Infatti osserviamo che è sempre σ 21 + σ 22 − 2ρσ 1 σ 2 > 0 per |ρ| < 1 in quanto σ 21 + σ 22 =ρ (2.34) 2σ 1 σ 2 dove ρ > 1 quindi ρ < ρ (quantità maggiore di 1) è sempre soddisfatta per ρ ∈ (−1, 1) che è il caso che ci interessa,quindi il punto descritto dalla 2.32 è un punto di minimo e vediamo che si ha x∗2 > 0 per σ 1 − ρσ 2 > 0, ossia ρ < σσ12 (< 1) . Un portafoglio con rischio minimo σ ∗ < σ 1 esiste per valori di ρ tali che −1 < ρ < σσ12 . In questi casi, la composizione del portafoglio è data da ((1 − x∗2 ) , x∗2 ), ed il rendimento atteso da µ∗ = µ1 +x∗2 (µ2 − µ1 ) . Per valori di x2 ∈ (0, x∗2 ) si hanno portafogli non preferiti; per valori di x2 ∈ (x∗2 , 1) si hanno i punti della frontiera efficiente. σ 21 + σ 22 > 2ρσ 1 σ 2 2.5 per ρ< Vendite allo scoperto Fino ad ora ci siamo limitati a considerare portafogli con composizione (x1 , x2 ) ed xi ≥ 0. Possiamo eliminare questa limitazione, pur mantenendo il vincolo di bilancio: x1 + x2 = 1 (2.35) ed assumere xi ∈ ℜ. È chiaro che se è, per esempio, x1 < 0 allora x2 = 1 − x1 > 1. Ma cosa significa una composizione x1 negativa? Se x1 è negativo vuol dire che il titolo A1 è “venduto allo scoperto”, il che significa che l’operatore vende titoli che in realtà non possiede, deve prenderli in prestito per poterli vendere e si impegna a restituirli ad una data futura, concordata. Sostanzialmente “si indebita” per poter acquistare di più (x2 > 1) del titolo A2 . Per comprendere il meccanismo associato alle vendite allo scoperto ragioniamo su un semplice esempio. Consideriamo un investitore che possiede la 22 Teoria del portafoglio quantità di denaro W e vuole investire in un mercato di due soli titoli, A e B. Per poter investire di più nel titolo B l’investitore vende allo scoperto dei titoli A che non possiede ma prende in prestito con l’impegno di restituirli ad una data prefissata. In questo modo l’investitore si rivolge al detentore del titolo A e prende in prestito una quantità di titoli pari ad un ammontare Y che rivende subito sul mercato procurandosi così la quantità di denaro Y che gli permette di investire complessivamente nel titolo B l’ammontare (W + Y ) . Il prestito è denominato in unità del titolo A e non in ammontare di denaro (Y ), l’investitore per poter vendere allo scoperto i titoli A dovrà fornire delle garanzie al detentore dei titoli A, garanzie rappresentate, solitamente, dal versamento di una somma precauzionale pari ad una percentuale α del valore dei titoli presi in prestito (ad esempio per i mercati azionari statunitensi α è pari al 50%), somma che viene comunque restituita al momento della restituzione del prestito. A questo punto l’investitore dispone di una ricchezza iniziale pari a W = WA + WB dove la ricchezza investita nel primo titolo è WA = −Y mentre la ricchezza investita nel secondo titolo è WB = W + Y. Dopo un’unità di tempo l’investitore si trova in possesso della quantità (1 + rB ) WB derivante dal possesso del titolo B (ipotizzando che il rendimento realizzato dal titolo B nel periodo sia misurato da rB ) ma deve restituire i titoli A che compra sul mercato al prezzo − (1 + rA ) Y. Complessivamente si trova a disporre della quantità W ′ = − (1 + rA ) Y + (1 + rB ) (W + Y ) = W − rA Y + rB (W + Y ) (2.36) ed il rendimento dell’operazione è dato da W′ − W Y = rA − W W Y = rB + (rB − rA ) W rp = + rB W +Y W (2.37) Si noti tuttavia che il “prestito ottenuto” si dovrà rimborsare non solo restituendo i titoli, e quindi spendendo − (1 + rA ) Y, bensì anche “pagando” il vantaggio di poter fare questa operazione, e si dovrà quindi stare attenti che ciò non comY ottenuto. Si nota così che se porti un costo superiore al vantaggio (rB − rA ) W rB > rA questa operazione è favorevole, in quanto il rendimento del portafoglio 23 Vendite allo scoperto rp è maggiore del rendimento rB che si sarebbe ottenuto investendo la ricchezza iniziale W nel solo titolo B. E’ chiaro che se rB < rA questa operazione è svantaggiosa (in tal caso converrebbe vendere allo scoperto il titolo B ed investire di più in A). Si noti anche la rischiosità dell’operazione in quanto il rendimento rA può non rimanere costante. Notiamo che da un punto di vista formale possiamo pensare che la ricchezza iniziale W sia così decomposta: W = WA + WB (2.38) e in termini di capitale unitario a frazioni di esso investite: W W WA WB + W W W +Y Y 1 = − + W W = xA + xB = con xA < 0 ed xB = 1 − xA > 1. Il capitale a fine periodo è così dato da ′ W = (1 + rA ) WA + (1 + rB ) WB gli interessi ′ con rendimento W − W = rA WA + rB WB ′ W −W = rA xA + rB xB (2.39) rp = W come già si è trovato nella (2.37) . L’unica differenza con l’equazione che descrive il rendimento di un portafoglio composto da due titoli è data dal fatto che nella (2.39) xA < 0 ed xB > 1. Il vincolo di bilancio, xA + xB = 1 è comunque soddisfatto. Per quanto riguarda il luogo dei punti ammissibili nel piano rischiorendimento, osserviamo che le curve ottenute prima, con il vincolo 2.35 vanno ancora bene, ed eliminando il vincolo x2 ∈ [0, 1] , non dobbiamo limitarci a considerare solo la porzione di curva compresa fra i punti P1 e P2 , ma tutta la curva la cui equazione parametrica è data nelle (2.15), e rappresentate per i vari casi nelle figg. 6.8, 6.9 e 6.10. 24 Teoria del portafoglio Quello che abbiamo fatto fino ad ora è stato ”applicare il criterio M-V” e determinare, in corrispondenza di ogni possibile scelta di portafoglio (x1 , x2 ), qual’è la rischiosità ed il rendimento atteso del portafoglio, così da determinare nel piano (σ, µ) o (σ 2 , µ) il luogo dei portafogli efficienti (ed in particolare il portafoglio di rischio minimo). Fino ad ora non abbiamo ancora tenuto conto delle preferenze individuali. Figura 6.8. Caso ρ = 1 Figura 6.9. Caso ρ = −1 Figura 6.10. Frontiera di portafoglio nel caso di ρ ∈ −1, σσ12 Fissata la composizione (x1 , x2 ), la media e la varianza del portafoglio sono quei determinati valori per tutti gli operatori, e dipendono solo dalle caratteristiche 25 Selezione di un portafoglio ottimale dei titoli componenti, A1 ed A2 , che si considerano (per i quali i rendimenti µ1 , µ2 , le varianze σ 21 , σ 22 e ρ sono delle opportune costanti). Determinata la frontiera efficiente (qui il luogo efficiente), per determinare il portafoglio ottimale bisogna tener conto delle preferenze dei singoli investitori (per esempio facendo uso delle curve di utilità). 2.6 Selezione di un portafoglio ottimale Il problema dell’investitore è quello di scegliere l’allocazione di portafoglio che conduce alla combinazione (per lui) ottimale di rischio-rendimento. Quindi occorrono informazioni precise sulle preferenze degli operatori, che supponiamo siano rappresentate da curve di preferenza, o curve di isoutilità, nel piano (σ, µ), e che possiamo pensare come le curve di livello di una funzione di utilità individuale G (σ, µ), o funzione di soddisfazione. Ogni operatore sceglierà quindi la composizione che massimizza la propria soddisfazione, restringendo l’analisi ai soli punti della frontiera efficiente. Abbiamo già visto un criterio per determinare una funzione di utilità. Nota una utilità del danaro u (x), la funzione G (σ, µ) = u (µ) − σ oppure G (σ, µ) = βu (µ) − ασ α, β > 0; β ∈ (0, 1) può essere assunta come funzione di utilità nel piano (σ, µ). Ma non è necessario partire sempre da una funzione u (x). È sufficiente che una funzione G (σ, µ), o G (σ 2 , µ) soddisfi alcuni criteri generali che richiediamo debbano valere per una funzione di utilità. In particolare, le curve di isoutilità G (σ, µ) = C (costante), pensando di esplicitarle nella forma µ = F (σ, C), devono essere crescenti e convesse, dF > dσ d2 F 0; dσ2 > 0, in quanto al crescere di σ, cioè aumentando il rischio, la soddisfazione resta la stessa solo se si ottiene un rendimento maggiore (da cui F ′ > 0). Inoltre, se il rischio non è elevato, allora un piccolo aumento di rischio sarà compensato, per l’indifferenza, da un piccolo aumento di rendimento, ma se il rischio è elevato, un aumento anche piccolo del rischio sarà compensato, per l’indifferenza, da un maggior incremento del rendimento (da ′′ cui F > 0). Quindi le curve sono del tipo riportato in fig. 6.11, crescenti e convesse. 26 Teoria del portafoglio Figura 6.11. Funzioni di utilità crescente. Osserviamo che non è possibile pensare di assumere curve di isoutilità decrescenti, del tipo riportato in fig. 6.12, in quanto si avrebbe che l’investitore stima della stessa soddisfazione portafogli aventi basso rischio e alto rendimento e portafogli aventi alto rischio e basso rendimento contraddicendo il criterio M −V. Figura 6.12. Curve di isoutilità non ammissibili. Esempi di possibili funzioni di utilità G sono i seguenti: 1. G (σ, µ) = µ − aσ, (a > 0 costante) , in questo caso le rette di isouti- Selezione di un portafoglio ottimale 27 lità (luogo dei punti in cui il livello di utilità rimane invariato) hanno equazione G = c (costante), ossia µ − aσ = c e sono rette di pendenza a ed intercetta c (fig. 6.13.). 2. G (σ, µ) = µσ le curve di isoutilità µσ = c ossia µ = cσ sono rette passanti per l’origine con coefficiente angolare c, vedi fig. 6.14. Figura 6.13. Curve di isoutilità. µ − aσ = c. Figura 6.14. Curve di isoutilità, . µ/σ = c. 3. G (σ, µ) = µ − aσ 2 , a > 0 28 Teoria del portafoglio le curve di isoutilità sono date da µ − aσ 2 = c ossia µ = aσ 2 + c che individuano delle parabole con intercetta c, fig. 6.15. Figura 6.15. Curve di isoutilità µ − aσ 2 = c. 4. G (σ, µ) = µ − 1 (b−σ) (per σ < b) b rappresenta il livello massimo di rischiosità individuale. Le curve di isoutilità in questo caso sono determinate da: µ− 1 1 =c, µ= +c b−σ b−σ che definiscono dei rami di iperbole con asintoto orizzontale c ed asintoto verticale b. 29 Selezione di un portafoglio ottimale Figura 6.16. Curve di isoutilità G = µ − 1 b−σ . Determinato il luogo dei portafogli ammissibili, per un investitore che è fortemente avverso al rischio, la scelta ottimale sarà prossima al portafoglio di rischio minimo (fig. 6.17). Figura 6.17. Portafogli ammisibili per investitori fortemente avversi al rischio. Per un investitore mediamente avverso al rischio il portafoglio la scelta ottimale sarà del tipo riportato in fig. 6.18. 30 Teoria del portafoglio Figura 6.18. Caso investitore mediamente avverso al rischio. Per un investitore poco avverso al rischio il punto scelto cadrà lontano dal portafoglio di rischio minimo, potrebbe anche superare il punto P2 e, se fossero consentite vendite allo scoperto, la scelta ottimale potrebbe consistere nell’investire “più di quanto si ha” nel solo titolo A2 , come in figura 6.19b. Figura 6.19(a) Investitore propenso al rischio. Figura 6.19(b) .Investitore fortemente propenso al r Facciamo ancora alcune osservazioni sul problema della scelta ottimale, individuale, del portafoglio. Supponiamo che sia nota la funzione di preferenza G (σ, µ) oppure G σ 2 , µ 31 Selezione di un portafoglio ottimale Per determinare il punto della frontiera efficiente che fornisce la massima utilità non è necessario determinare prima il luogo geometrico effettivo delle frontiera efficiente, possiamo risolvere direttamente il problema di ottimizzazione. Sappiamo che la regione ammissibile è definita dalle equazioni parametriche µ = x 1 µ1 + x 2 µ2 = x T r σ 2 = x21 σ 21 + x22 σ 22 + 2x1 x2 ρσ 1 σ 2 = xT V x (2.40) soggette al vincolo x1 + x2 = 1 Quindi per ogni fissata composizione, x = (x1 , x2 ) , possiamo calcolare direttamente il valore di soddisfazione corrispondente: F (x) = F (x1 , x2 ) = G (σ (x1 , x2 ) , µ (x1 , x2 )) s.a. x1 + x2 = 1 dove il vincolo x1 + x2 = 1 si può scrivere anche uT x = 1 dove u è il vettore di componenti tutte uguali a uno. Si può quindi impostare direttamente il problema di ottimo max F (x) s.a. (2.41) T u x=1 e determinare direttamente il portafoglio ottimo risolvendo il problema vincolato. In questo caso il vincolo è lineare, e può essere anche subito eliminato, riconducendo il problema ad uno di ottimizzazione libera sostituendo ovunque, per esempio x1 = 1 − x2 , si ha µ = (1 − x2 ) µ1 + x2 µ2 σ 2 = (1 − x2 )2 σ 21 + x22 σ 22 + 2 (1 − x2 ) x2 ρσ 1 σ 2 e, quindi, considerare f (x2 ) = G (σ (x2 ) , µ (x2 )) (2.42) 32 Teoria del portafoglio e risolverlo come un problema libero: max f (x2 ) (x2 ∈ ℜ) (si noti che è f (x2 ) = F ((1 − x2 ) , x2 )). Osserviamo che se la funzione di utilità G soddisfa le proprietà richieste (curve di isoutilità crescenti e convesse) e la frontiera efficiente è rappresentata da un ramo crescente e concavo, allora il problema di ottimo ha un’unica soluzione. I due problemi, vincolato e libero, forniscono la stessa soluzione ottima. Una volta risolto il problema di ottimo e determinata la composizione ottima (x1 , x2 ) che rende massima la funzione di utilità, il valore corrispondente del rischio, σ 2 , ed il valore atteso del rendimento, µ, si calcolano dalle usuali epressioni nella (2.40) o (2.42) . Questo modo di procedere è certamente individuale (un operatore, convinto della propria utilità, fa il proprio conto), mentre il riportare la frontiera efficiente nel piano (σ, µ) o (σ 2 , µ), parte comune a tutti gli operatori, è utile per effettuare confronti (fra operatori diversi). 2.7 Portafoglio con n titoli rischiosi (Modello di Markowitz) Nel caso di un portafoglio con n titoli rischiosi, A1 , A2 , . . . , An , si complicano formalmente le espressioni analitiche ma concettualmente non vi è differenza dal caso di un portafoglio di due titoli. Supponiamo che siano assegnati n titoli rischiosi Ak , k = 1, 2, . . . , n per ciascuno dei quali sono noti i rendimenti con relative probabilità R(k)ik ik = 1, 2, . . . , Nk R(k)1 , R(k)2 , . . . , R(k)Nk p(k)ik p(k)1 , p(k)2 , . . . , p(k)Nk ik = 1, 2, . . . , Nk Nk p(k)ik = 1 ik =1 e, quindi, anche il rendimento atteso Nk µk = R(k)ik p(k)ik ik =1 33 Portafoglio con n titoli rischiosi e la varianza Nk σ 2k = ik =1 R(k)ik − µk 2 p(k)ik = E Rk2 − µ2k o la deviazione standard σk = σ 2k (2.43) che viene usata come stima della rischiosità. Dovremo analizzare il portafoglio (generico) che si ottiene investendo x1 lire in A1 , . . . , xn lire in An tenendo conto del vincolo di bilancio x1 + x2 + . . . + xn = 1 (2.44) In forma compatta, il portafoglio di composizione x = (x1 , . . . , xn ) con il vincolo uT x = 1 dove u= (1, . . . , 1) . Osserviamo che se non mettiamo il vincolo di non negatività x ≥ 0, significa che sono consentite vendite allo scoperto. Per semplicità ora lo omettiamo, quindi una composizione xj < 0 significa che il titolo Aj è venduto allo scoperto (ci impegniamo a pagarlo ad una data futura concordata). Ricordiamo anche le ipotesi che stanno alla base del problema in esame: • tutti i titoli hanno la medesima durata (modello uniperiodale); • i titoli sono infinitamente divisibili (si può così ragionare nell’investimento di 1 lira diversificata fra i vari titoli); • sono consentite vendite allo scoperto; • non si tiene conto dei costi di transazione o gravami fiscali (che modificano eventualmente il rendimento); • non esistono rischi di insolvenza (il solo rischio è misurato dalla varianza o dalla deviazione standard); • gli agenti sono massimizzatori di profitto (o massimizzatori dell’utilità attesa o della soddisfazione personale); • gli agenti sono price taker: non influenzano il prezzo dei titoli ed il mercato (esiste una base oggettiva per tutti che è la frontiera efficiente); 34 Teoria del portafoglio • il mercato è coerente (assenza di arbitraggio, nel calcolare i rendimenti); • la distribuzione dei rendimenti di ogni titolo è di tipo Normale con media µ e varianza σ 2 ; ′′ • si è in presenza di investitori avversi al rischio (u (x) < 0). Vediamo quanto vale il rendimento atteso di un portafoglio di composizione x = (x1 , x2 , . . . , xn ). Analogamente al caso con due soli titoli, si trova che il rendimento atteso di portafoglio µ (x), è una combinazione lineare dei rendimenti attesi dei singoli titoli: µ (x) = x1 µ1 + x2 µ2 + . . . + xn µn = rT x (2.45) dove r = (µ1 , . . . , µn ) . Per quanto riguarda la varianza σ 2 (x), del portafoglio di composizione x ci aspettiamo che, analogamente al caso con due titoli, intervengano le covarianze dei titoli a due a due. Supponendo che siano note le probabilità congiunte per i titoli a due a due, (Ar , As ), ossia p R(r)ir , R(s)is ir = 1, . . . , Nr ; is = 1, . . . , Ns per cui si ha Nr Ns cov (Ar , As ) = ir =1 is =1 R(r)irk − µr R(s)is − µs p R(r)ir R(s)is = σ r,s potremo disporre le varianze e le covarianze degli n titoli in una matrice V , detta matrice di varianza-covarianza, con V (i, i) = cov (Ai , Ai ) = σ 2i V (i, j) = V (j, i) = cov (Ai , Aj ) = σ i,j potremmo, anche, introdurre i coefficienti di correlazione a 2 a 2: ρi,j = cov (Ai , Aj ) σiσj (2.46) 35 Portafoglio ottimo così che si possa scrivere anche σ ij = cov (Ai , Aj ) = ρij σ i σ j (2.47) La matrice V (quadrata di ordine n) è ovviamente simmetrica, e noi assumeremo che sia anche definita positiva. La varianza del portafoglio di composizione x = (x1 , x2 , . . . , xn ), analogamente al caso di due titoli, risulta essere la forma quadratica associata alla matrice di varianza-covarianza V : σ 2 (x) = xT V x n = Vij xi xj (2.48) i,j=1 e la deviazione standard del portafoglio è σ (x) = σ 2 (x) (2.49) Riassumendo, note le caratteristiche dei singoli titoli A1 , A2 , . . . , An per il portafoglio di composizione x = (x1 , x2 , . . . , xn ) si ha: 2 σ (x) = xT V x µ (x) = rT x (2.50) s.a. T u x=1 dove r = (µ1 , µ2 , . . . , µn ) , Vij = cov (Ai , Aj ) = σ ij ; u = (1, . . . , 1) . 2.8 Portafoglio ottimo Se supponiamo che un investitore abbia una data funzione di preferenza individuale G (σ, µ) o G (σ 2 , µ) da massimizzare, potremo risolvere direttamente il problema di ottimo, per determinare il portafoglio di massima soddisfazione: max F (x1 , . . . , xn ) = G (σ (x1 , . . . , xn ) , µ (x1 , . . . , xn )) s.a. i xi = 1 oppure eliminare il vincolo di uguaglianza e risolvere un problema libero in (n − 1) variabili. 36 Teoria del portafoglio Esempio 2. Se l’operatore assume G (σ, µ) = µ − aσ 2 si avrà max F (x1 , . . . , xn ) = rT x − axT V x s.a. T u x=1 ed essendo V definita positiva, −V è definita negativa, ed il problema di massimo ha un’unica soluzione che definisce il portafoglio ottimo. Inoltre, essendo la funzione obiettivo concava ed il vincolo lineare, il problema è di ottimizzazione convessa così che le condizioni del I ordine sono necessarie e sufficienti per risolvere il problema. Consideriamo la lagrangiana L (x, λ) = rT x − axT V x − λ uT x − 1 (2.51) per le condizioni del I ordine, ∇L = 0 fornisce ∇x L = 0 ; ∇λ L = 0 r − 2aV x − λu = 0 uT x = 1 dalla prima equazione ricaviamo 2aV x = r − λu 1 −1 x = V (r − λu) 2a e sostituendo nella seconda: 1 T u −λV −1 u + V −1 r = 1 2a −λuT V −1 u + uT V −1 r = 2a λ∗ = uT V −1 r − 2a uT V −1 u e, quindi, x∗ = − = − 1 ∗ −1 1 λ V u + V −1 r 2a 2a (2.52) 1 uT V −1 r − 2a −1 1 V u + V −1 r T −1 2a u V u 2a (2.53) Portafoglio ottimo 37 Come già si è visto nel caso di due titoli, conviene a volte risolvere la “parte tecnica” comune a tutti gli investitori, e determinare nel piano (σ, µ) o (σ 2 , µ) la regione dei portafogli ammissibili e la frontiera efficiente (luogo dei portafogli efficienti). Nell’ipotesi che siano ammesse le vendite allo scoperto, xi qualsiasi, per determinare il luogo dei portafogli ammissibili si procede nel modo seguente: per ogni fissato livello di rendimento µ = Π (costante fissata), cerchiamo il portafoglio di rischio minimo, ossia il vettore x∗ (Π) che minimizza la varianza, soluzione del problema di ottimo min σ 2 (x) = xT V x s.a. (2.54) rT x = Π T u x=1 Anche questo è un problema di ottimizzazione vincolata convessa, la cui soluzione x∗ (Π) è già stata calcolata esplicitamente (nel paragrafo 4.7). Un punto (σ 2 (x∗ (Π)) , µ (x∗ (Π))) è, quindi, un punto della frontiera della regione D dei portafogli ammissibili, alla cui destra stanno i portafogli di D. Al variare di Π si ottiene tutta la frontiera di D, e si è già visto che nel piano (σ 2 , µ) tale frontiera è una parabola di vertice σ 2m = β1 ; µm = βγ , fig. 6.20. Figura 6.20. Frontiera efficiente. 38 Teoria del portafoglio dove posto α = rT V −1 r β = uT V −1 u i valori di ottimo γ = rT V −1 u = uT V −1 r δ = αβ − γ 2 > 0 1 (Πβ − γ) V −1 r + (α − γΠ) V −1 u (2.55) δ 1 2 σ 2 (x∗ (Π)) = Π β − 2γΠ + α (2.56) δ sono già stati calcolati precedentemente alla fine del paragrafo 4.6). Come vedremo, interessa anche riportare la frontiera efficiente nel piano (σ, µ) √ 2 con σ = σ deviazione standard. In tal caso le equazioni date sopra forniscono, per frontiera della regione D nel piano (σ, µ), un arco di iperbole (fig. 6.21), dove 1 γ σ m = σ 2m = , µm = (2.57) β β x∗ (Π) = Figura 6. 21. Frontiera efficiente nel piano ( σ, µ). 39 Proprietà della frontiera efficiente 2.9 Proprietà della frontiera efficiente È immediato vedere che nel problema di ottimizzazione risolto prima, la soluzione ottima x∗ (Π) è una funzione affine di Π. Infatti è $ ! −1 " # −1 −1 −1 βV r − γV u u − γV r αV x∗ (Π) = Π + δ δ y z ossia x∗ (Π) = Πy + z (2.58) quindi, se x1 = Π1 y + z è soluzione ottima corrispondente al rendimento Π1 (con varianza σ 21 ) e x2 = Π2 y + z è soluzione ottima corrispondente al rendimento Π2 (con varianza σ 22 ), allora la soluzione ottima corrispondente al rendimento (combinazione lineare convessa) Π = aΠ1 + (1 − a) Π2 (2.59) x∗ = ax1 + (1 − a) x2 (2.60) è data da Infatti è ax1 = aΠ1 y + az (1 − a) x2 = (1 − a) Π2 y + (1 − a) z e, quindi ax1 + (1 − a) x2 = (aΠ1 + (1 − a) Π2 ) y + z = Πy + z = x∗ Si è con ciò dimostrato il seguente 40 Teoria del portafoglio Teorema 6.1. Portafoglio di frontiera con vendite allo scoperto consentite. Se sono consentite vendite allo scoperto, qualunque combinazione lineare convessa di portafogli di frontiera è ancora un portafolgio di frontiera. O, più esplicitamente se sono consentite vendite allo scoperto, dati x1 e x2 , due portafogli di frontiera con rendimenti attesi Π1 e Π2 , per ogni a ∈ ℜ x∗ = ax1 + (1 − a) x2 (2.61) è il portafoglio di frontiera corrispondente al rendimento atteso Π = aΠ1 + (1 − a) Π2 Da questa proprietà segue immediatamente la seguente proposizione: Tutti i portafogli di frontiera si possono ottenere a partire da due qualunque di essi. Infatti, noti due portafogli di frontiera x1 ed x2 corrispondenti ai rendimenti attesi Π1 e Π2 , per determinare la soluzione ottima corrispondente al rendimento atteso di livello µ è sufficiente determinare il valore a tale che µ = aΠ1 + (1 − a) Π2 (2.62) ossia a= µ − Π2 Π1 − Π2 1−a = Π1 − µ Π1 − Π2 e si ha immediatamente x∗ = ax1 + (1 − a) x2 Si noti, tuttavia, che la relazione intercorrente fra i corrispondenti valori di varianza, σ 2 (x∗ ) e σ 21 = σ 2 (x1 ) , σ 22 = σ 2 (x2 ), non è lineare. Infatti si ha: σ 2 (x∗ ) = = = = x∗T V x∗ (ax1 + (1 − a) x2 )T V (ax1 + (1 − a) x2 ) a2 xT1 V x1 + 2a (1 − a) xT1 V x2 + (1 − a)2 xT2 V x2 a2 σ 21 + 2a (1 − a) xT1 V x2 + (1 − a)2 σ 22 Portafogli che includono un’attività non rischiosa 2.10 41 Portafogli che includono un’attività non rischiosa Osserviamo subito che insieme ai titoli rischiosi (n ≥ 1 come vedremo) consideriamo solo un titolo non rischioso. Questo perchè nel caso monoperiodale in cui ci siamo messi non ha senso considerare più titoli non rischiosi (da attivare oggi e scadenti fra un periodo), in quanto, valutati quelli oggi disponibili, la nostra preferenza cadrà sicuramente su quel titolo certo che ha il massimo rendimento (tasso effettivo di rendimento). Sia questo il titolo non rischioso N che consideriamo, la cui varianza è quindi nulla, σ f = 0, ed il cui rendimento certo è un determinato valore Rf ∗ . 2.11 Portafogli con un titolo rischioso ed un titolo certo Supponiamo che nel mercato sia possibile effettuare operazioni di debito o credito esenti da rischio ad un tasso effettivo di rendimento (nel periodo fissato) Rf . Investendo un capitale C in tale titolo non rischioso N, a fine periodo si avrà il montante C (1 + Rf ). Supponiamo che sia disponibile anche un titolo rischioso A, con varianza σ 2A e rendimento atteso µA . Figura 6.22. Presenza di un titolo non rischioso. Si indica solitamente il rendimento ed il rischio del titolo privo di rischio con il pedice f , in conformita’ alla notazione anglosassone in cui il titolo privo di rischio viene indicato con risk free asset. Di qui Rf e σf . ∗ 42 Teoria del portafoglio È naturale richiedere µA > Rf altrimenti opteremmo per il titolo non rischioso, per il criterio M − V e non vi sarebbe il problema della diversificazione del portafoglio (per aumentare il rendimento atteso). Consideriamo allora il portafoglio ottenuto investendo xf lire nel titolo N e (1 − xf ) nel titolo A, otteniamo un portafoglio (xf , 1 − xf ) avente rendimento atteso µ = xf Rf + (1 − xf ) µA (2.63) e varianza σ 2 = x2f σ 2f + (1 − xf )2 σ 2A + 2xf (1 − xf ) σ f σ a ρAf = (1 − xf )2 σ 2A (2.64) in quanto la varianza del titolo certo è nulla. Inoltre, anche la covarianza tra un titolo certo ed un titolo rischioso è sempre nulla ij (Ri − µA ) (Rf − Rf ) pij = 0 . Dalla 2.64 si deduce la deviazione standard (2.65) σ = (1 − xf ) σ A Eliminando il parametro xf dalle equazioni (2.63) e (2.65) otteniamo il luogo, nel piano (σ, µ), dei portafogli ammissibili. Essendo σ σ (1 − xf ) = e xf = 1 − σA σA si ottiene µ = 1− = Rf − σ σA Rf + σ µ σA A Rf − µA σ σA ossia µA − R f σ (2.66) σA che è l’equazione di una retta nel piano (σ, µ), la retta congiungente i due punti rappresentantivi di N ed A (ed è anche frontiera efficiente). µ = Rf + 43 Portafogli con un titolo rischioso ed un titolo certo Figura 6.23 Frontiera efficiente in presenza di un titolo privo di rischio. La (2.66) è l’equazione della frontiera efficiente di un portafoglio composto da un titolo privo di rischio ed un titolo rischioso (fig. 6.23). La quantità Rf viene chiamata “premio per il tempo” (investendo in un titolo privo di rischioµ −R ad esempio un BOT- si è premiati per l’attesa) mentre il coefficiente m = AσA f rappresenta il “premio per il rischio” e misura l’incremento di rendimento ∆µ corrispondente ad un incremento unitario di rischiosotà (∆σ = 1). A seconda delle curve di isoutilità si avrà la scelta del portafoglio ottimo (che massimizza l’utilità G (σ, µ)). La soluzione ottima è, geometricamente, un punto (σ ∗ , µ∗ ) di tangenza, e, dovendo appartenere alla retta, soddisfa µ∗ = µA − R f σA allora x∗f = 1 − σ ∗ + Rf σ∗ σA è la quantità investita nel titolo N, e 1 − x∗f = è la quantità investita in A. σ∗ σA (2.67) (2.68) 44 Teoria del portafoglio Se il punto di tangenza è sopra A, ossia σ ∗ > σ A , allora x∗f < 0: è più conveniente vendere allo scoperto il titolo certo ed investire di più nel titolo rischioso A che fornisce un rendimento maggiore. 2.12 Portafogli con n titoli rischiosi ed 1 non rischioso (CAPM, Capital Asset Pricing Model) Come si è visto, nel piano (σ, µ) il luogo dei portafogli efficienti corrispondenti ad un titolo non rischioso N ed un titolo rischioso A, è costituito da una retta, congiungente i punti rappresentativi dei due titoli. A questo semplice risultato, e anche molto rilevante, si perviene anche quando dobbiamo diversificare il capitale fra un titolo N e diversi (n) titoli rischiosi. In tal caso il ruolo del titolo A viene svolto da un particolare portafoglio degli n titoli rischiosi, detto portafoglio di mercato, M, che è lo stesso per tutti gli operatori razionali. Consideriamo n titoli rischiosi A1 , A2 , . . . , An e supponiamo note le caratteristiche dei singoli titoli, r = (µ1 , µ2 , . . . µn ) i rendimenti attesi e V la matrice (n × n) di varianze-covarianze. Per un portafoglio p di composizione y = (y1 , y2 , . . . , yn ), ni=1 yi = 1, si ha quindi rendimento atteso µp = r T y (2.69) σ 2p = y T V y (2.70) e varianza e l’analisi oggettiva che ogni operatore può fare porta alla determinazione della frontiera (efficente) della regione ammissibile che già abbiamo visto. Per esempio, nel piano (σ, µ) si ottiene un ramo di iperbole del tipo di fig. 6.24. Portafogli con n titoli rischiosi ed 1 non rischioso (CAPM, Capital Asset Pricing Model) 45 Figura 6.24. Frontiera efficiente nel piano ( σ, µ). Con i soli titoli rischiosi non è possibile comporre un portafoglio che abbia un livello di rischiosità inferiore al valore minimo σ m (in termini di deviazione standard, o di σ 2m in termini di varianza) (perchè tutti i punti della regione ammissibile hanno varianza maggiore). Se invece è disponibile un’attività non rischiosa N con tasso effettivo di rendimento Rf , e varianza nulla, allora combinando gli (n + 1) titoli è possibile ampliare la regione ammissibile ed avere dei portafogli con rischisità inferiore a σm. Per motivi analoghi a quelli visti prima nel caso di due titoli, è lecito assumere che sia Rf < µm (altrimenti optiamo sicuramente per investire tutto nel titolo certo e non si pone il problema di diversificare il portafoglio per aumentare il rendimento). Consideriamo il portafoglio costituito dagli (n + 1) titoli in cui investiamo xf nel titolo certo N, ed xi nei titoli Ai , con il vincolo xf + x1 + x2 + . . . + xn = 1 (2.71) il rendimento atteso è dato da n µ = xf Rf + x i µi i=1 (2.72) 46 Teoria del portafoglio e la varianza da σ 2 = xT V x (2.73) dove x = (x1, x2, . . . , xn ) e V è la matrice (n × n) di varianze-covarianze degli n titoli rischiosi. Dovendo essere n i=1 poniamo yi = così che xi = 1 − xf xi (1 − xf ) i = 1, . . . , n n yi = 1 i=1 e xi = (1 − xf ) yi i = 1, . . . , n in tal modo il rendimento (2.72) e la varianza (2.73) del portafoglio si riscrivono come n µ = xf Rf + (1 − xf ) y i µi (2.74) i=1 µp σ 2 = (1 − xf )2 y T V y (2.75) σ 2p dove intervengono il rendimento µp e la varianza σ 2p di un generico portafoglio costituito dagli n titoli rischiosi A1 , A2 , . . . , An di composizione (y1 , . . . , yn ) con n i=1 yi = 1. Inoltre, da (2.75), la deviazione standard è σ = (1 − xf ) σ p σp = yT V y ed eliminando il parametro xf fra le equazioni (2.74) e (2.76): µ = xf Rf + (1 − xf ) µp σ = (1 − xf ) σ p (2.76) Portafogli con n titoli rischiosi ed 1 non rischioso (CAPM, Capital Asset Pricing Model) 47 si ottiene (1 − xf ) = σ ; σp xf = 1 − σ σp ed, infine µ= µp − Rf σp σ + Rf che nel piano (σ, µ) è l’equazione di una retta, congiungente il punto (0, Rf ) del titolo N con un qualsiasi punto σ p , µp della regione ammissibile del problema con soli n titoli rischiosi (fig. 6.25). Figura 6.25. Frontiera efficiente titoli rischiosi e titolo privo di rischio. Quindi la regione ammissibile si è ampliata, è un cono di vertice (0, Rf ), nel titolo N , e la frontiera efficiente è ora una retta: la retta L uscente dal punto (0, Rf ) e tangente al ramo di iperbole della frontiera efficiente ℑ relativa ai soli titoli rischiosi. Il punto di tangenza, sia (σ m , µm ) è quello che corrisponde al portafoglio detto di mercato, m, (o portafoglio aleatorio ottimo, optimal portfolio of risky assets). Sia (y1m , y2m , . . . , ynm ) la composizione del portafoglio di mercato, avente rendimento atteso µm e varianza σ 2m , rappresentante il punto di tengenza fra la retta L e la frontiera efficiente ℑ del problema avente solo i titoli rischiosi. La nuova frontiera efficiente, la retta L, è la congiungente il titolo N con il punto rapppresentativo di m, ed è come se ci fossimo ricondotti al problema di investire xf lire nel titolo certo N e (1 − xf ) lire nel portafoglio m con redimento µm e varianza σ 2m (che svolge lo stesso ruolo del titolo A 48 Teoria del portafoglio nel caso semplice di due titoli visto prima). Il portafoglio m di composizione (y1m , . . . , ynm ) svolge quindi un ruolo molto particolare, mostra un comportamento che è comune a tutti gli operatori. Infatti fra tutti i portafogli rischiosi possibili essi ripartiscono tutti la loro ricchezza nei titoli rischiosi in proporzione al portafoglio di mercato. In questo consiste il teorema di separazione: gli investitori individuano il portafoglio m (ed il punto (σ m , µm )), e solo successivamente risolvono il problema di investire xf in N ed (1 − xf ) in m, quindi la proporzione dei titoli rischiosi da inserire in portafoglio m viene determinata indipendentemente dalle preferenze degli investitori. Quanto investire, ossia la scelta ottima di xf , dipenderà poi solo dalla particolare avversione al rischio (individuale), ma una volta determinato xf (da investire nel titolo certo) la composizione del portafoglio di n titoli rischiosi è (1 − xf ) y1m , (1 − xf ) y2m , . . . , (1 − xf ) ynm in cui si vede che la scelta di xf cambia con l’investitore mentre i valori (y1m , . . . , ynm ) del portafoglio di mercato sono gli stessi per tutti gli operatori. µ= µm − Rf σm σ + Rf (2.77) La (2.77) è l’equazione della frontiera efficiente detta anche linea critica o retta di mercato (capital market line). La retta di mercato è quindi una frontiera efficiente molto particolare (rappresenta le preferenze di tutti gli operatori e la tendenza del mercato), ed anche la sua pendenza è particolare, θ∗ = µm − Rf σm (2.78) prende il nome di prezzo di mercato del rischio infatti fornisce il premio, incremento di rendimento corrispondente ad un incremento unitario di rischiosità ∆σ = 1 (in deviazione standard) per i portafogli efficienti. Ossia, θ∗ rappresenta il premio al rischio per unità di rischio assunta dall’investitore, lungo la retta di mercato. La retta fornisce una relazione oggettiva, valida per tutti gli investitori. dice infatti che ogni portafoglio composto razionalmente con i titoli disponibili, deve avere rendimento atteso uguale al tasso Rf (non rischioso) maggiorato della quantità σθ ∗ , dove σ rappresenta la propensione al rischio dell’investitore. 49 Vendite allo scoperto non ammesse Non abbiamo ancora visto come determinare il portafoglio di mercato. Sappiamo che la regione ammissibile è costituita da rette uscenti dal punto Rf e congiungenti N con i punti P della regione delimitata da ℑ (frontiera efficiente nel problema di n titoli rischiosi). Le rette di pendenza θp = µp − Rf σp (2.79) variano quindi al variare del punto P nella regione delimitata dal ramo di iperbole. Il punto di tangenza (che individua il potafoglio di mercato) corrisponde quindi alla retta che ha pendenza θp massima, inoltre, poichè Rf < µm (vertice) e la frontiera è un ramo di iperbole, abbiamo che la retta ha un solo punto di tangenza. Possiamo allora risolvere il seguente problema di ottimo: determinare (y1m , y2m , . . . , ynm ) (composizione del portafoglio di mercato, che esiste ed è unico) come soluzione del problema n µp −Rf i=1 yi µi −Rf max σp = √ V y y ij s.a n i=1 2.13 ij i j yi = 1 Vendite allo scoperto non ammesse Quando non sono consentite vendite allo scoperto, il modello di Markowitz per determinare la composizione (x1 , . . . , xn ) di un portafoglio di n titoli rischiosi, si complica formalmente in quanto si devono introdurre i vincoli di nonegatività xi ≥ 0. Un portafoglio di composizione (x1 , . . . , xn ) ha sempre valore atteso del rendimento µ (x) = rT x e varianza σ 2 (x) = xT V x ma ora si devono considerare i vincoli: uT x = 1 x≥0 50 Teoria del portafoglio Per determinare la frontiera della regione ammissibile D procediamo come prima, fissato un livello di rendimento Π (compreso fra il minimo ed il massimo dei rendimenti attesi dei singoli titoli rischiosi), risolviamo il problema di ottimo min xT V x s.a. rT x = Π (2.80) T u x=1 x≥0 la cui risoluzione è ora più complessa, in generale. Utilizzando le condizioni di Kuhn-Tuker per la lagrangiana del problema L = xT V x − λ1 rT x − Π − λ2 uT x − 1 − vT x dove λ1 , λ2 e v = (v1 , v2 , . . . , vn ) sono moltoplicatori di Lagrange, le condizioni diventano: 2V x − λ1 r − λ2 u − v = 0 T r x=Π uT x = 1 v x = 0 ∀i i i x ≥ 0; v ≥ 0 (2n + 2) equazioni nelle (2n + 2) incognite x1 , x2 , . . . xn , λ1 , λ2 , v1 , . . . , vn . O anche (eliminando vi usando la prima equazione): xi [2V x − λ1 r − λ2 u]i = 0 rT x = Π T u x=1 In ogni caso, tutta la regione D ammissibile (o luogo delle opportunità) è rappresentata nel piano (σ 2 , µ) dalle equazioni 2 σ = xT V x µ = rT x uT x = 1 x≥0 51 I vantaggi della diversificazione la cui frontiera nel piano (σ 2 , µ) è una curva costituita da archi di parabole, è quindi differenziabile con continuità eccetto che in un numero finito di punti, detti vertici (corner portfolios) che collegano fra loro archi appartenenti a parabole diverse, ed ogni arco appartiene alla frontiera della regione ammissibile di un sottoinsieme degli n titoli. Figura 6.26. Frontiera efficiente in assenza di vendite allo scoperto. 2.14 I vantaggi della diversificazione Per comprendere i vantaggi derivanti dalla costruzione di portafogli composti da n attività rischiose rispetto all’investimento in singole attività analizziamo più attentamente le caratterstiche della varianza di portafoglio, σ 2p , data da: N σ 2p N x2i σ 2i T =x Vx = i=1 N + xi xj σ ij (2.81) i=1 j=1 i=j Consideriamo prima il caso in cui tutti i titoli siano fra loro indipendenti e la covarianza sia nulla, σ ij = 0, in questo caso la (2.81) diventa: N σ 2p x2i σ 2i = i=1 (2.82) 52 Teoria del portafoglio ipotizziamo di investire la stessa quantità xi in ciascuna delle N attività finanziarie, pertanto xi = N1 , in questo caso la (2.82) diventa N σ 2p = i=1 1 N 2 1 σ 2i = N # N i=1 1 2 σ N i $ dove il termine fra parentesi quadra rappresenta una valore medio, σ 2 , essendo la media delle varianze dei titoli compresi in portafoglio. Possiamo scrivere σ 2p = 1 2 σ N e studiarne il comportamento per N che diventa arbitrariamente grande: 1 2 σ =0 N→∞ N lim σ 2p = lim N→∞ Ciò implica che se sul mercato sono disponibili un gran numero di titoli indipendenti fra loro si può costruire un portafoglio con varianza molto bassa ed al limite tendente a zero. In generale, nella maggior parte dei mercati azionari ciò non accade, al contrario ci troviamo in presenza di titoli che presentano covarianza positiva. In questo caso il rischio di portafoglio non può essere annullato ma si può ottenere un portafoglio la cui varianza è inferiore alla varianza di ciascun titolo compreso nel portafoglio. In particolare, consideriamo nella 2.81 di investire uguale ammontare xi = N1 in ciascun titolo: N σ 2p = i=1 1 N N N 2 σ 2i 1 N + i=1 j=1 i=j 1 N σ ij che possiamo riscrivere σ 2p 1 = N # N i=1 $ 1 2 σ + N i N N −1 N i=1 N j=1 i=j 1 σ ij N (N − 1) 53 I vantaggi della diversificazione dove nella seconda sommatoria si è moltiplicato e diviso per (N − 1) . Il primo termine fra parentesi rappresenta la media delle varianze dei singoli titoli compresi nel portafoglio, anche il secondo termine fra parentesi rappresenta una media e precisamente la media delle N (N − 1) covarianze fra i titoli. Possiamo quindi riscrivere 1 N −1 σ 2p = σ 2i + σ ij (2.83) N N Anche in questo caso possiamo studiare cosa accade a σ 2p per N che aumenta lim N→∞ σ 2p = lim N→∞ ! 1 2 σ + N i " N −1 σ ij = σ ij N Ciò implica che nel rischio totale di portafoglio il rischio individuale di ciascun titolo può essere eliminato includendo un numero N abbastanza grande di titoli, al contrario del rischio derivante dalla covarianza fra i vari titoli che non può essere eliminato. La riduzione del rischio di potafoglio all’aumentare del numero di titoli introdotti può essere illustrata dai seguenti dati rilevati per il mercato statunitense: Numero di Titoli Varianza di Portafoglio σ 2p 1 46.619 2 26.839 4 16.948 6 13.651 8 12.003 10 11.014 20 9.036 30 8.376 50 7.585 100 7.453 500 7.137 1000 7.059 σ 2i = 46.619; σ ij = 7.058 54 Teoria del portafoglio All’aumentare del numero di titoli si vede che la varianza di portafoglio tende alla covarianza media (vedi tabella 1.). Se riscriviamo la 2.83 in modo diverso: 1 σ 2 − σ ij + σ ij N i si evidenzia l’effetto della diversificazione sul rischio di portafoglio. All’aumentare dei titoli nel portafoglio (aumentare di N), l’effetto della differenza fra il rischio medio e la covarianza media si riduce e il contributo predominante è dato dalla covarianza media. σ 2p = 2.15 Esercizi svolti 6.1Siano dati il titolo Fiat ed il titolo IBM caratterizzati dai seguenti dati : ! " ! " 6 1, 5 −0, 35 µ= V = 3, 5 −0, 35 4 1. si determini la composizione di portafoglio di rischio minimo ipotizzando siano ammesse vendite allo scoperto 2. .Calcolare il rischio del portafoglio ottenuto. Soluzione: Il problema da risolvere è del tipo: min f (x1 , x2 ) = [x1 , x2 ] · V · ! x1 x2 " = 1, 5x21 + 4x22 − 0, 7x1 x2 soggetto al vincolo x1 + x2 = 1 x1 min 1, 5x21 + 4x22 − 0, 7x1 x2 s.a = 1 − x2 sostituisco il vincolo nella funzione da minimizzare: min 1, 5 (1 − x2 )2 + 4x22 − 0, 7 (1 − x2 ) x2 1, 5 + 1, 5x22 − 3x2 + 4x22 − 0, 7x2 + 0, 7x22 55 Esercizi svolti Calcolo la derivata prima per individuare il punto di minimo: ∂f = 3x2 − 3 + 8x2 − 0, 7 + 1, 4x2 = 0 ∂x2 12, 4x2 − 3, 7 = 0 3, 7 x2 = = 0, 298 12, 4 x1 = 0, 702 Dati x1 ed x2 posso calcolare il rischio del portafoglio usando la formula della varianza σ 2 .: σ 2 = 1, 5 (1 − 0, 298)2 + 4 · 0, 2982 − 0, 7 · 0, 702 · 0, 298 = 1, 2408 6.2. Sia U (x1 x2 ) = x21 + x22 − 3x1 x2 la funzione di utilità di un consumatore dipendente dalle quantità acquistate del bene 1 e del bene 2. Si ipotizzi che il prezzo del bene 1 è pari a 30 Euro e il prezzo del bene 2 è pari a 35 euro. 1. Si determini il massimo di U ipotizzando il consumatore voglia spendere un massimo di 1500 Euro. 2. Si dica se la funzione di utilità individua un investitore avverso al rischio 3. Esiste un criterio efficiente di selezione del portafoglio per un individuo caratterizzato da tale funzione di utilità? Quale? Soluzione: 1. Il problema da risolvere è il seguente: max U (x1 x2 ) = x21 + x22 − 3x1 x2 s.a. 30x1 + 35x2 ≤ 1500 x1 > 0, x2 > 0 56 Teoria del portafoglio Riporto il problema in forma standard min −U (x1 , x2 ) = −x21 − x22 + 3x1 x2 s.a. −30x1 − 35x2 ≥ −1500 Costruisco la Lagrangiana: L(x, λ, µ, ν) = −x21 − x22 + 3x1 x2 − λ (−30x1 − 35x2 + 1500) − µx1 − νx2 Utilizzo le condizioni di Kuhn Tucker ∇x L(x, λ, µ, ν) λg (x) µx1 νx2 = = = = 0 0 0 0 −2x1 + 3x2 + 30λ − µ = 0 −2x2 + 3x1 + 35λ − ν = 0 λ (−30x1 − 35x2 + 1500) = 0 µx1 = 0 νx2 = 0 Icaso : λ = 0 −2x 1 + 3x2 − µ = 0 −2x2 + 3x1 − ν = 0 λ=0 µx 1 = 0 νx2 = 0 λ=0 −2x 1 + 3x2 = µ −2x2 + 3x1 = ν λ=0 µx 1 = 0 νx2 = 0 x1 = + 32 x2 −2x2 + 92 x2 = 0 λ=0 µ=0 ν=0 :λ=0 −2x 1 + 3x2 = 0 −2x2 + 3x1 = 0 → λ=0 µ =0 ν=0 x1 = 0 x2 = 0 → λ=0 µ=0 ν=0 57 Esercizi svolti II caso : λ = 0, µ = 0, ν = 0 −2x1 + 3x2 + 30λ − µ = 0 −2x2 + 3x1 + 35λ − ν = 0 (−30x1 − 35x2 + 1500) = 0 II caso : −2x1 + 3x2 + 30λ = 0 −2x2 + 3x1 + 35λ = 0 −30x1 − 35x2 + 1500 = 0 II caso : 300−7x2 −2 6 + 3x2 + 30λ = 0 2 −2x2 + 3 300−7x + 35λ = 0 6 300−7x2 x1 = 6 II caso : x1 = 24.84 λ = − 300 = −0.380 785 x1 = 21.02 → → II caso : 2 −2 300−7x + 3x2 + 30λ = 0 6 900 245 −150 + 11 + 11 λ + 540 λ + 1050 11 11 300−7x2 x1 = 6 non accettabile poichè λ<0 Ho quindi una possibile soluzione: A = (0, 0; 0),devo solo verificare che sia un minimo, calcolo l’Hesiana: ! " −2 3 H= → D1 < 0, D2 < 0 3 −2 l’Hessiana risulta indefinita quindi il punto è un punto di sella. 2. La funzione di utilità considerata individua un investitore nè propenso nè averso al rischio in quanto l’Hessaina di tale funzione si presenta indefinta. 3. Visto che la funzione di utilità non si riferisce ad investitore avverso al rischio non esistono criteri efficienti per la selezione del portafoglio. 6.3. Un investitore con la seguente funzione di utilità: u(x) = 3x + e−0,5x =0 58 Teoria del portafoglio possiede l’investimento nel portafoglio Fideuram che può realizzare i seguenti rendimenti con relative probabilità xi 50 X (p) = 100 2 −10 pi 0.3 0.25 0.4 0.05 Si determini il certo equivalente (C) ed il premio per il rischio (R). Soluzione: 1. L’investimento nel portafoglio ha il seguente valore atteso: E(x) = 50 · 0, 3 + 100 · 0, 25 + 2 · 0, 4 − 10 · 0, 05 = 40, 3 La distribuzione dell’utilità risulta essere U (xi ) 3 · 50 + e−0.5·50 = 150 3 · 100 + e−0.5·100 = 300 3 · 2 + e−0.5·2 = 2, 3679 3 · (−10) + e−0.5·(−10) = 118, 4132 pi 0, 3 0, 25 0, 4 0, 05 per cui il valore atteso dell’utilità risulta: E(U(X)) = 150·0, 3+300·0, 25·2, 3679·0, 4+118, 4132·0, 05 = 126, 86782 Il certo equivalente è la somma C tale per cui U (C) = E(U(X)) 3x + e−0,5x = 126, 86782 ⇒ x ≃ 42, 28 Il premio per il rischio è dato dalla differenza fra l’equivalente certo ed il valore atteso: R = C − E(X) = 42, 28 − 40, 3 = 1, 98 59 Esercizi svolti In questo caso in presenza di un premio positivo ci troviamo di fronte ad un investitore propenso al rischio. 6.4. Un investitore ha le seguenti informazioni su tre titoli azionari µ1 = 0.11 σ 21 = 0.06 σ 12 = 0.05 µ2 = 0.09 σ 22 = 0.14 σ 13 = 0.09 µ3 = 0.13 σ 22 = 0.18 σ 23 = 0.1 1. Calcolare rischio e rendimento dei seguenti portafogli Portafoglio TITOLI 1 2 A 0 1 B 0.25 0.5 C 0.3 0.3 3 0 0.25 0.4 2. Individuare poi il portafoglio di rendimento più elevato composto dai soli titoli 2 e 3 e dotato di rischio σ 2 = 0.15. 3. Individuare il portafoglio a rischio minimo composto dai tre titoli. Soluzione: 1. In base alle formule per il calcolo del portafoglio medio e del rischio avremo per i portafpgli considerati E (A RP ) = x1 E (R1 ) + x2 E (R2 ) + x3 E (R3 ) = 0 · 0.11 + 1 · 0.09 + 0 · 0.13 = 0.09 E (B RP ) = x1 E (R1 ) + x2 E (R2 ) + x3 E (R3 ) = 0.25 · 0.11 + 0.5 · 0.09 + 0.25 · 0.13 = 60 Teoria del portafoglio E (cRP ) = x1 E (R1 ) + x2 E (R2 ) + x3 E (R3 ) = 0.3 · 0.11 + 0.3 · 0.09 + 0.4 · 0.13 = e relativamente al rischio σ 2A = x21 σ 21 + x22 σ 22 + x23 σ 23 + 2x1 x2 σ 1,2 + 2x1 x3 σ 13 + 2x2 x3 σ 23 = 0 · 0.06 + 1 · 0.14 + 0 · 0.18 + 2 · 0 · 1 · 0.05 + 2 · 1 · 0 · 0.1 2 · 0 · 0 · 0.09 = 0.14 σ 2B = 0.08625 σ 2C = 0.1014 2. determinare la composizione di portafoglio contenente i soli titoli 2 e 3 che massimizzi il rendimento in corrispondenza di un rischio pari a σ 2 =0.15. max µ = 0, 09x2 + 0, 13 (1 − x2 ) s.a. σ 2 = 0, 15 ma σ 2 =0.15 solo se x2 ed x3 risutano come soluzioni di: 0.14x22 + 0.12 (1 − x2 )2 + 0.2x2 − 0.2x22 = 0.15 0.06x22 − 0.04x2 − 0.13 = 0 x2 = 1.84 √ 0.02± 0.022 +0.06·0.13 x2 = = 0.06 x2 = −1.17 Si ottengono così le due possibili combinazioni A → x2 = 1.84; x3 = −0.8426 B → x2 = −1.17; x3 = 2.17 I n corrsipondenza della combinazione B si ha il rendimento di portafoglio più alto, pari a µ = 0, 1768 Esercizi svolti 61 3. Per determinare il portafoglio di minimo rischio devo trovare il minimo della seguente forma quadratica: min σ 2p = 0, 06x21 + 0, 14x22 + 0, 18x23 + 0, 10x1 x2 + 0, 18x1 x3 + 0, 20x2 x3 s.a. x1 + x2 + x3 = 1 → x1 = (1 − x3 − x2 ) Esplicito x3 nella funzione obiettivo e risolvo il problema come un problema di ottimizzazione libera: σ 2p = 0.06(1 − x3 − x2 )2 + 0.14x22 + 0.18x23 + 0.10(1 − x3 − x2 )x2 + 0.18(1 − x3 − x2 )x3 + 0.20x2 x = 0.10x22 + 0.06x23 − 0.02x2 + 0.06x3 + 0.04x2 x3 + 0.06 Per trovare il minimo annullo il gradiente: " ! 0.2x2 − 0.02 + 0.04x3 =0 ∇ = 0.12x3 + 0.06 + 0.04x2 x2 = 0.215 x3 = −0.57