Gentilissimo Signor Spallicci, sto leggendo per la prima volta “La
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Gentilissimo Signor Spallicci, sto leggendo per la prima volta “La
Gentilissimo Signor Spallicci, sto leggendo per la prima volta “La Madunê” di cui finora conoscevo poco più che il titolo. Ritrovo in essa veramente “e’ cor dla zenta rumagnola” schietto e intero. In voi le cose parlano con la loro stessa voce. So che avete altre raccolte di poesie romagnole, e vi sarò grato se vorrete indicarmene i titoli e gli editori. Laureato in legge da un paio d’anni, mi sono provato, saltuariamente, a scrivere versi anch’io, e il dialetto mi attrae più dell’italiano. Mi permetto di mandarvi le prove più recenti e migliori, che vorrete accogliere come segno della mia devozione. Vostro Cino Pedrelli Cesena 13.2.1942 XX Allegati: 1. La fugarena 2. La galaverna 3. La camisa de prit 4. Torn’ a e’ tu lett Milano 19.2.1942 Caro Dott. Cino Pedrelli, la sua lettera e le sue composizioni poetiche mi sono giunte molto gradite, sia perché vedo un giovane della mia terra che tiene in qualche pregio la modesta opera mia, sia perché vedo ancora in onore il nostro linguaggio materno. Lei ne fa tutte di genere diverso in questo saggio che mi ha mandato e constato con piacere che le riesce il comico come il patetico, il descrittivo come il così detto canterino. Non si perda d’animo e coltivi questa sua vena. Dopo la Madunê sono usciti vari volumi miei, da la Ciuzzetta (Ed. Treves) a Fior ‘d Radecc (Ed. Zanelli – Forlì) a Stardacc (Ed. Lega – Faenza). Le farò avere un mio Vella Glöri perché ne ho qualche copia in libreria. Cordiali grazie dei saluti che ricambio di cuore. Suo Aldo Spallicci. Milano 25 Febbraio 1942 Caro Cino, se Chino non mi avesse scritto che lei reclama l’indirizzo del Dott. Spallicci, non mi sarei più ricordata di mandarglielo. Le chiedo scusa e cerco di rimediare mandandoglielo subito. Spero che la sua salute andrà sempre migliorando e mi duole saperlo ancora obbligato in casa dal persistere della cattiva stagione. Porti pazienza perché oramai la primavera non dovrebbe essere lontana e allora vedrà che tutto andrà per il meglio. La zia come sta? la saluti per parte mia e mi ricordi alla cara e simpaticissima Giuliana. A lei rinnovo le mie scuse per aver lasciato passare tanto tempo prima di scriverle e invio cordialità. Maria DOTT. ALDO SPALLICCI= Via Monforte 26 Lettera di Maria Ceccarelli, moglie di Francesco (Chino) Dall’Olio cugino di Cino Pedrelli da parte di madre. Cesena, 28 febbraio 1942 Gentilissimo Signor Spallicci, vi sono grato della cordiale accoglienza di cui avete voluto onorare la mia lettera e le mie prove poetiche. Ho ricevuto “Vella Glöri” – e anche per questa, e per la dedica, vi ringrazio vivamente. Ho ammirato il poemetto, che narra i fatti con l’onesta efficace sobrietà di chi li ha veramente vissuti; senza ombra di retorica, come è di tutto quello che conosco di vostro. La poesia è nelle cose stesse. La commozione più intensa mi è stata data dai versi “Musetig e’ dulora… - cumpagna intorna a un Sant”. La sola cosa che non mi è piaciuta (posso?) è invece l’immagine seguente, della notte che sembra “si ponga in ginocchio accanto ai nostri morti”: immagine che ho trovato bella per se stessa, ma troppo bella nella narrazione del reduce. Grazie ancora delle indicazioni librarie che gentilmente mi avete dato. Mi permetto di inviarvi un altro saggio di miei versi elaborati nel frattempo. Vostro Cino Pedrelli Allegati: 1. A e’ campsent 2. (Bengasi) Una passeda 3. (In caleda) La cascheda 4. (In caleda) L’oca Milano 10.3.42 Caro Dott. Pedrelli, il sonetto A e’ campsent mi ha ricordato quei mirabili canti illirici che erano illuminati tutti da un concetto o da una frase oltremodo felice. Ho fatto bene ad incoraggiarla. E grazie delle osservazioni alla mia Vella Glöri. Continui adunque collo stesso respiro. Suo Aldo Spallicci Milano 22 Marzo 1942 Via Monforte 26 Caro Dottor Pedrelli, questa sua simpatica e scapigliata compagnia di pedalatori sull’otto volante delle colline romagnole, passa festosa ne’ suoi limpidi sonetti. L’ultimo, il migliore, ha una sua sottile vena di tristezza e di nostalgia cui la terzina finale dà come un sigillo e un brivido di commozione. La ringrazio cordialmente suo Aldo Spallicci Cesena 16 aprile 1942 Gentilissimo Signor Spallicci, a Bologna ho trovato “La ciuzzetta” e mi sono tuffato nella lettura di essa come in un rivo di freschissima vena. “La festa de partigher” ha la giovane forza di un rito pagano. “Balusa” e “I gobb i n’ pò avdé lùn” intrecciano con la più genuina naturalezza il doppio filo della gioia e del rimorso. “E’ zéja” ha una risonanza mitica. Una misteriosa unità lega fra loro i vari momenti della “Barlê de Ronch”- tutti così vivi nella loro onda un po’ leggendaria; formidabile fra le altre la figura del birocciaio, che compare improvvisa in distanza col suono delle sue imprecazioni malcoperto dallo sfrascare degli alberi. In “Rinêld” l’azione precipita con la rapidità delle cose vere – inscindibile l’elemento drammatico dall’elemento comico. Più vivamente di tutte mi ha colpito la poesia “Campo 57. Giardino 354. Musocco.”. E a proposito di questa – il cui largo tratteggio lascia molta parte all’intuizione del lettore – vorrei essere certo di avere inteso tutto esattamente. Io avrei inteso così: È morta la Madre, e il figlio segue il trasporto della salma. Nell’animo percosso passano rade le immagini e le sensazioni che vengono dal mondo esterno: l’aria di primavera che ha trovato sulla soglia di casa, il carro funebre che si avvia, la lunghezza della strada, il monte Rosa in fondo, sempre così lontano, il fresco del vento attorno al capo scoperto, di nuovo la presenza della primavera. Il dolore affiora alla coscienza come un richiamo degli altri Morti lontani. Il trasporto si è compiuto. Ora egli ritorna, coi suoi tre figli. Torna al quotidiano travaglio che non consente tristezze e soste. Il dolore urge, gli occhi sono pieni di lacrime; ma i figli non devono sapere, egli stesso deve ignorare: non è pianto, è il sole che lo abbacina. Ma il dolore sormonta, ha il senso improvviso di un nero di morte; reagisce bruscamente, all’esterno, rompendo il silenzio, riprendendo il più giovane dei figli, che gli cammina accanto raccolto nella sua tristezza, perché cammini dritto. Gradirei, se non chiedo troppo, un cenno sulla rispondenza dell’interpretazione. Sono lieto che i sonetti “In caleda” non vi siano dispiaciuti. Non osavo sperarlo, data l’esiguità dell’argomento. Unisco altri versi augurandomi di non rendermi importuno. Vostro Cino P. Alleg.: Ori e ori La burrasca ad San Jusef I botta zo al do pioppi d. C. L’à da nassar un babin [Deve nascere un bambino] Milano 24.IV.42 Caro Pedrelli, chi ha amore per gli alberi – mi son detto dopo aver letto la sua elegia in morte dei pioppi - ha il senso della poesia nel cuore. E lei ne ha già date varie prove. Questo senso d’eternità opprimente del maltempo col corteo delle gocce che stillano dai fili elettrici dopo essersi rincorse ad una ad una e la santa commiserazione per tutti i combattenti ed i caduti. La ninna-nanna mi piace più nella versione italiana che non in dialetto; parrebbe quasi concepita in italiano e tradotta in romagnolo. Sono ben lieto di vedere poi che lei abbia sottolineato alcune mie composizioni preferite della “Ciuzzetta”. Ha compreso perfettamente poi tutta la tristezza del funerale della mamma. Grazie per questo e per il dono della sua poesia. Suo Aldo Spallicci C’è costì al XII Fanteria, non so se soldato semplice o sottufficiale o magari ufficiale il dott. Ivo Pini di Forlì, neo laureato in lettere. Se per caso avesse ad imbattersi in lui avrei caro me lo salutasse cordialmente. Grazie ancora Cesena, 8 maggio 1942 Gentilissimo Signor Spallicci, ho integrato in questi giorni la lettura della “Madunê” con quella della “Caveja dagli anell” e della “Zarladora”, di cui ho trovato copia nella nostra Biblioteca Comunale. Quante cose degne anche fra le composizioni non accolte nella “Madunê”. Quanti temi e motivi ricchi di poesia, e bei versi e belle immagini! Due cose in particolare mi è dispiaciuto siano andate come perdute: l’immagine del bracciante che cadde nel solco come una semente (nel secondo dei sonetti “A Roma”), e l’intero sonetto “Cma la mitiv?”. Grazie dell’assenso dato all’interpretazione della poesia “Campo 57…”. E di quanto avete voluto dirmi sui miei versi. Per la ninna nanna accadde esattamente così; pensata e scritta in italiano, volli in seguito provarmi a renderla in dialetto. Tra le poesie qui unite noterete la saffica. Vogliate accoglierla benevolmente, come un atto di fede qualunque possa esserne il valore letterario. Vostro Cino Pedrelli Me a voi avnì cun te. Notta bienca. E’ dondla e’ gren La mi cumetta rossa Non ho avuto ancora occasione di salutare Ivo Pini- in questi giorni assente per una breve licenza. Nel frattempo ho appreso quale argomento avrebbe avuto il suo lavoro di laurea. Mi sarà doppiamente grato incontrarlo. Milano 14 MAG. 1942 Caro dott. Pedrelli, un commosso grazie per la lirica devozione alla nostra terra, al nostro parlare casalingo e alla modesta opera mia. Sono molto lieto che questo senso panico della nostra campagna pervada anche lei e le ispiri versi come quelli che dipingono il mareggiare del grano come cosa viva. Pieno di cielo e di vento il canto dell’aquilone e della giovanile spensieratezza. In notte bianca il batticuore è giocondamente soverchiato dalla gioia dell’innamorato corrisposto. Vedo con piacere che la collana si accresce. Con viva cordialità Aldo Spallicci Cesena 6 giugno 1942 Gentilissimo Signor Spallicci, ora con “Fior ‘d radecc” credo di avere tutti i volumi vostri attualmente reperibili. Le cante della “fasulëra” e della “majê” sono pubblicate in qualche modo? A “Fior ‘d radecc” nuoce sensibilmente la veste tipografica, che, a differenza degli altri volumi, non consente l’immediatezza del contatto fra lettore e poeta. Ed è un peccato, perché il volume contiene cose freschissime al pari de “La Madunê” e de “La ciuzzetta”. Freschissime le due favolette di animali; freschissima “La peógna”, di un’allegrezza fanciullesca. In “Al sirenn” c’è tutto il silenzio della villa ancora chiusa e tutto il rigoglio del verde già folto. Originalissima l’inquadratura delle immagini in “La muraja chêlda”. Pieno di commossa nostalgia e pervaso da un senso di mistico simbolismo “E’ Dban”. L’urlo dentro le inferriate d’ “E’ palazz ‘d e’ marches” – con la “voce spaventata” che corre per tutti i corridoi sembra ricordo di ?. Quanto interesse e quanto mistero intorno al cespo di trifoglio che solo si travede dalle fessure d’“agli ess de srai”, e come noto l’odore delle assi bagnate dalla pioggia! Quanto familiare la scena “Sotta e’ porgat d’San Bis”! E quanto viva ogni immagine di “In tinëla”! “La canta ad S-ciavani” è vibrante di popolana fierezza. Aria di fantasmi nel “gorgh ad Pataveccia” – dove è così bella la falce di luna - che “si scarboja” nell’ acqua. Giustamente poi Ivo Pini ha sottolineato “la morta de bioigh” – che dice ancora una volta l’empito d’amore alla operosa vita dei campi e al canto di nostra gente. La sepoltura nel campo, la fenditura da cui traspaia ancora il colore del cielo e una festuca di paglia, il nuovo biolco che passa cantando alla sua maniera coi buoi dell’antico, sono cose che non si ascoltano senza una commozione profonda. E possa la buona semente da voi gettata crescere a messe rigogliosa nella nostra terra, come io ho ferma fede. Pini è stato particolarmente lieto di vedersi ricordato. E io sono molto lieto di aver conosciuto Pini. Ora è di nuovo in licenza per motivi di salute; ma abbiamo già fatto e faremo lunghe chiacchierate sui comuni argomenti che ci appassionano. Ho letto la sua tesi di laurea: mi è sembrata un lavoro di ottima intuizione psicologica, mosso dal più fervido e intelligente amore per la nostra “razza starpegna”, per il nostro dialetto, per l’opera vostra. Mi prendo la libertà di inviarvi altri versi, e tiratemi pure gli orecchi quando “non va”. Vostro C. P. 1. Al lozzli 2. La nëva bienca 3. E donca sicchedonca 4. A Trilussa Milano 11 Giu. 1942 Caro Pedrelli, che lei abbia conosciuto Ivo Pini ed abbia goduto della sua conversazione, mi fa molto piacere. Ho trovato anch’io ben riuscita quella sua tesi di laurea. Le cante della majê e della fasulera erano in un canzoniere dei canterini romagnoli che finì in un auto – da fè sulla piazza di Forlì sulla fine del 1926. Io ne ho un esemplare soltanto. Lei ha ragione di lagnarsi della disadorna, anzi sciatta veste tipografica di “Fior ‘d radecc”, quel tal editore forlivese curava le sue pubblicazioni come la carta del salumaio. Lei ha voluto sostare quasi pagina per pagina e riferirmi le sue benevoli impressioni. E mi accorgo che nota ciò che a me pure sembra discretamente riuscito. “La morta de’ bioigh, per esempio”. E grazie dell’augurio che mi fa, d’una buona messe. Ma l’augurio è già realtà perché ora leggo i suoi versi. Nella lucciole il ritornello popolare e certe ripetizioni a ninna-nanna, rappresentano con felicità quell’alterno fluttuare dei lumi sul grano. Ma nella nave bianca c’è, tra il fresco del mare e il bianco delle fascie una viva e dolorante umanità che è fatta di tormento e di nostalgia. Pare che lasci strie sanguigne nella sua scia. Qui la poesia è tutt’uno col dolore, col cuore bambino che invoca la mamma, cogli occhi allucinati che cercano volti amici. Delle puntate sarcastiche è felice quell’anti trilussiana. Vede dunque che non ho ragione di tirarle gli orecchi. Ma di ringraziarla invece. Suo Aldo Spallicci Cesena 10 luglio 1942 Gent.mo Sig. Spallicci, l’apprezzamento che avete voluto esprimere intorno ai miei versi mi ha fatto grandemente lieto, e mi ha anche confuso. Vorrei solo meritarlo, come il premio a cui più ambisco. Ho trovato “la majê” e “la fasulera” nelle annate del “Plaustro” e della “Piê” che si conservano nella nostra Biblioteca Comunale. Il “Canzoniere” raccoglieva i versi soli o anche le musiche? Leggevo qualche tempo fa il saggio di Renato Serra su A. Beltramelli, e ammiravo in particolare le piacevolissime pagine sulla Romagna beltramelliana. Che peccato che Serra non abbia potuto conoscere la Romagna spallicciana, e parlarci di tutta l’opera vostra! Vogliate gradire il nuovo saggio di versi, e il mio devoto saluto. Vostro Cino Pedrelli Le opere del Mussafia e dello Schürr sui dialetti romagoli hanno avuto traduzioni italiane? 1. La stradlina 2. Oasi 3. Gren ad guerra 4. Vizilia ad San Zvann Milano 16 Lug. 1942 Caro Pedrelli. Quella sua stradina per i campi, che accompagna l’occhio del viaggiatore così rapita nel verde delle siepi e dei campi, è una strofe di poemetto georgico. Basta un accenno per risentire in noi tutto il resto, tutta la corsa verso nuovi scenari fra canape e messi. Anche quel dindonare accorato delle vigilie tra veli di lutto e sospensioni è riuscita. Visioni di luce (nell’oasi) e di umana solidarietà nella comune sofferenza della guerra (grano di guerra), pennellata di colore l’una, tocco felice l’altra. Bene adunque! Con cordiali saluti e auguri di bene. Aldo Spallicci Cesena 8 agosto 1942 Gent.mo Sig. Spallicci, fra le poesie che prediligo della “Ciuzzetta” sono anche le tre cante dei volontari. È in tutte la stessa forza di commozione – sebbene “Cucarden” sia più ricca e tormentata di intimi contrasti, e pittoresca per il vivissimo ritornello. Donde venga quella forza di commozione è meno facile a dirsi. Nessuna parola che parli di Patria, o adombri minimamente la Patria: in apparenza, ci sono solo tre soldati che muoiono pensando alla vita, alla mamma, al paese lontano, e un poeta che si commuove allo strazio di tre giovani vite; eppure, al di sopra delle parole, la Patria “si sente” come presenza oscura ma necessaria. Nessuna idealizzazione apparente dei tre soldati, che conservano la loro piena umanità, viva e umile e grande, come nella realtà delle cose, colta come è stata colta nelle sue linee essenziali. Quasi si ha la sensazione di trovarsi non di fronte alla finzione dell’arte, così inadeguata e ingrata in presenza di ciò che è troppo vivo e vissuto, ma davanti alla vita vera, al dolore vero, alla guerra vera, all’eroismo vero, che non cessa di essere tale perché frammisto alle immagini e ai pensieri di tutti i giorni. Io credo che se i Morti potessero conoscere ciò che noi facciamo a loro esaltazione, sarebbero contenti di questa arte che li glorifica e li fa cari e santi rispettandone l’umanità, più che di un’altra che li trasfigura idealizzandoli fino a renderli irriconoscibili e identici l’uno all’altro. Per continuare con le cante (a proposito, anche Olo-lolò” e la “Barlê de Ronch” sono cante? e tutte sono state musicate?). “E’cazzador” definisce la categoria con garbatissimo umorismo. Similmente “La smalvida”, dove l’innesto del ritornello popolare è così felice, e così felici sono le battute della “guazza” e della “bona schena”, questa benissimo ripresa dalla successiva. “Sota e’ pont ‘d Vanina” fonde in una sola singolare atmosfera i due motivi brigantesco e amatorio. “La bona nota ad Zofoli” no potrebbe essere più drammatica nella rapidissima notazione del ritornello; fortemente detta la passione liberale. Specie nell’ultima strofe. – “I fiur dla favarëla” devono conseguire un effetto speciale con una musica appropriata, per il ritmo incalzante del ritornello; di un comico grottesco la immagine dell’inverno, e singolari le strofe, così varie nel contenuto. Fra i versi che unisco questa volta, noterete l’epigramma “A Nettore Neri”. Ho letto recentemente “Bligh trigh e smaréj” e dato un’occhiata a “Blén e schlén”. Ho riportato un’impressione di simpatia cordiale per massima parte della sua produzione. Il suo entusiasmo un po’ bacchico (“un po’ spatarnon” diremmo noi), ma sano e giocondo, trasporta il lettore; i suoi improvvisi accoramenti commuovono; in entrambi gli atteggiamenti si sente infatti un abbandono così spontaneo e totale… Peccato che l’ispirazione sia limitata, e troppi componimenti si richiamino fra loro; oltre l’abuso degli “arvultai” nello stesso componimento. – L’epigramma vuole colpire e l’atteggiamento più propriamente “faunesco” cui N. indulge con qualche frequenza. Gradite un saluto dal vostro C. P. 1. L’è nassù 7 pulsinin 2. Nostalgia 3. E’ pinaren sott’ala luna 4. A m’ svegg ch’e’ piov 5. A Papini 6. A N. Neri Sestola (Modena) (C.Umberto I n° 1) 18.8.42. Caro Pedrelli. Grazie dell’ultima sua che ricevo con po’di ritardo quassù nell’appennino Modenese ove son venuto a trascorrere l’agosto. E grazie dell’offerta lirica. Buona questa fresca ingenuità della nascita dei pulcini in cui la vita pulsa così fragile e delicata! L’accoramento della patria lontana è reso con robusta efficacia in “Nostalgia” ove incombe come una condanna il peso del sangue. I due quadretti del “pinarello” e della bicicletta che traballa sul selciato bagnato di pioggia, sono di bella immediatezza. Buona la stoccata contro il padre Zappata e l’epigramma a Neri. Le spiace se lo farò vedere a Neri? Di qui a Vignola non è lungo il cammino, e Nettore è a Vignola ove fa il giudice. Penso fra giorni d’andarlo a trovare. Le tre cante dei volontari sono state musicate dal maestro Cesare Martuzzi e, nel coro, hanno accenti di vera commozione. Sono lieto che questa si sia trasmessa a lei anche dalle sole parole. Le altre “Ololò” e “La barlê de Ronch” non sono state né armonizzate né musicate ma potrebbero esserlo. Peccato che Martuzzi, angustiato dalla incomprensione dei nostri concittadini, si sia disanimato ed abbia sciolto il gruppo canterino forlivese che era il più intonato e il più fuso nelle voci. Grazie ancora e affettuosi saluti suo Aldo Spallicci Vignola 25.8.42 Dott. Cino Pedrelli Via Albertelli 4 (Forlì) Cesena La ricordiamo con simpatia Aldo Spallicci Nettore Neri (cartolina illustrata da Vignola – Castello Boncompagni e ponte Muratori) Cesena 25 agosto 1942 Gent.mo Sig. Spallicci, già mi figuravo che la mia precedente fosse capitata “in chi quends dé”- solo che vi pensavo “ins l’Eip”. Grazie delle informazioni intorno alle cante, e delle impressioni sui miei versi. In “nostalgia” la terra senza memorie e senza genti è sempre e ancora la Patria, che il cuore cerca, ma la mente non ravvisa nello smarrimento dell’ora. Sono contento che Neri veda l’epigramma. Glielo avrei mandato io stesso, chiedendogli se non gli dispiaceva di vederlo pubblicato nella mia prima raccolta di versi- quando che sia. Potete darmi il suo indirizzo, così che possa scrivergli ora? L’altro ieri sono stato in campagna – a Pievesestina. Che senso di generosità inesausta viene dalla nostra terra! Così folte e alte le coltivazioni, così amorosa e possente l’opera dell’uomo! Ho visto un cantiere arato di fresco, con la terra sconvolta così profondamente, a blocchi così massicci, da far pensare a un lavoro di giganti. Dappertutto immagini già note, e citazioni: da “E’ stradon” – che se non sbaglio dev’essere quello – con la siepe bianca di polvere, al panicastrello nato fra un raccolto e una semina; da “E’vidlin” – mansueto, questo – rossiccio accanto alla grande massa bianca della madre, alla pannocchia coi capelli delle tre bambine scampate alla caccia del lupo; alle maciulle che intonano nel silenzio di una capanna il canto largo della “gramadora”. Una buona fine d’agosto, e un devoto affettuoso saluto. Vostro C. P. E’ laghett La chenta ad Giordano Int la pgneda La cursa ad San Marten (Modena) Sestola 31 agosto 1942 Caro Pedrelli con Neri le abbiamo mandato un saluto da Vignola. Egli è giudice là e tanto s’è innamorato di quel luogo che, alle porte della Romagna, ne reca tutta l’opulenza del frutto della terra, che non vuole andarsene ancorché promosso a grado superiore. Gli è piaciuto il giudizio sull’opera sua e l’epigramma. Per scrivergli basta “avv. Nettore Neri – giudice” Vignola (Modena) – Ho piacere che la canta abbia sedotto anche lei e l’abbia portato alla celebrazione di un caduto con felici richiami alla realtà della guerra e alla santità degli affetti per cui sempre il corpo combatte e il cuore è sul focolare. Vedo che non le riesce male neanche la canzone ridanciana e bernesca (nella cursa ‘d San Marten). Bene anche quel suo dare volto alle cose, nel trasalire degli innamorati nel plenilunio, che vedono tutti occhi a spiare il loro passo furtivo. C’è a Cesena chi saprà vestirli di note? “Int la pgneda” la vedo preferire le cattedrali naturali a quelle murali ed è certo che l’anima comunica con Dio meglio in quelle solitudini e sotto la volta del cielo. Sto per lasciare questo paese a cui mi ha attratto non tanto l’altezza (poco oltre i mille metri) quanto la difficoltà di trovare, per la famiglia, quell’alimento che mi negavano le alpi predilette. Pieve Sestina? Confinava colla condotta del mio babbo ed è certo uno dei cari ricordi della mia adolescenza. Grazie di avervi accennato con sì delicato tocco. Con viva cordialità suo Aldo Spallicci Cesena 14 sett. 42 Gent.mo Sig. Spallicci, grazie della lettera che avete voluto inviarmi prima di lasciare Sestola, e dell’indirizzo di Neri. Gli scrissi in quei giorni e ieri ho avuto la sua risposta; molto cordiale. Mi ha dato il suo consenso per l’epigramma, mi ha inviato una poesia con dedica, e mi ha pregato di mandargli qualche mia poesia. Sapete che sta per entrare in una casa di cura a Bologna per una grave operazione chirurgica? Nel frattempo ho ampliato la conoscenza della sua produzione con la lettura di “Acsé Rudel” e di “Blen e Schlen”: lettura che, onestamente, ha aggiunto ben poco di nuovo a quanto già conoscevo… Ho avuto, da Pini, per qualche giorno, una copia che egli ha la fortuna di possedere del “canzoniere dei canterini romagnoli”. Con quanto amore curata, anche questa piccola cosa! Non conoscevo “a la carira” – che è simpaticissima: in quell’ingresso così deciso, in quel frustare della sciarpa rossa e dello scialle turchino, in quei due bacioni “gagliott” che si sentono schioccare a un miglio di distanza, quanto impeto di vita! e quanto vero e nostro questo tipo di spavaldo! Nemmeno conoscevo “pr’ e’ cheld” dove la nota sensuale è tutt’uno con la serena purezza della campagna feconda e assolata. Avrei pensato di intitolare “la galaverna” la mia prima raccolta – facendo precedere la sestina che unisco, tratta dal sonetto omonimo che sopprimerei (era fra le prime cose che vi mandai). Ho accorciato, (modificando anche qualche verso) la poesia che già conoscete “Me a voi avnì cun te” – nell’intento di snellirla non senza rimpianto per molti aspetti… Unisco altri versi. E il mio saluto. Vostro Cino Pedrelli La spirea Madonna da Furlè Da e’ casell de tren Rosa rossa La galaverna Me a voi avnì cun te Se c’è a Cesena qualcuno che possa vestire di note le mie cante? Nessuno, ch’io sappia. Anzi avevo pensato di scrivere a Pratella per chiedergli di indicarmi qualche nome fra i giovani che coltivano il genere – se ce ne sono. Milano 21.IX.42 Tanti affettuosi auguri, caro Pedrelli, per l’operazione che dovrà subire a Bologna. Di cosa si tratta? In una casa di salute a Bologna è pure ricoverato Nettore Neri. So che è in simpatica corrispondenza con lei. Il titolo che vuol dare alla raccolta de’ suoi versi è bello, quando si pensi alla smagliante veste di diaccioli che indossa la campagna invernale, ma è un po’ in contrasto coll’ardore della sua gioventù. Nella poesia dedicatoria quel diadema è forse troppo del lessico letterario, e preferirei la zemma che è passata da tempo nel parlare del nostro contado. E grazie della lirica che coglie spunti dalla mia Cavêia e dalla Madunê come invito alla libera vita dei campi. La rosa rossa rivestita di note dovrebbe dare un brivido di vera commozione. Penso che la sua raccolta incontrerà senza dubbio il favore del nostro pubblico. Gli e lo auguro di gran cuore. Suo Aldo Spallicci - La Madonna da Furlè – è, col richiamo quasi trovadorico, piena di quella spavalderia nostra e di impeto. - Da e’ casell de’ tren – svagata e appassionata piena di aria e di vento. Cesena 29.9.42 Gent.mo Sig. Spallicci forse m’è sfuggito un lapsus calami di notevoli dimensioni, nella mia precedente: l’operazione chirurgica di cui mi permettevo farvi cenno riguardava sempre Nettore Neri! Io non…ho in vista alcunché del genere! Di Neri ho avuto notizia in data 23 per mano di un suo amico da Bologna. Mi informava di aver già subito con buon esito un primo intervento, e di accingersi ad un secondo e più grave. Ma certamente già lo sapete. Speriamo che a quest’ora sia libero da ogni preoccupazione. Prima di lasciare Vignola, egli mi inviò in dono una copia di “Ruscaja” e “Arsoj” – dei quali gli avevo segnalato la mancanza nella nostra Biblioteca Comunale. Vorrei comunicargli ora le mie impressioni sui due volumi, che non sono troppo favorevoli (“Blen e Schlen” già mi era apparso ricco di ripetizioni: i 4 volumi successivi perpetuano il gioco degli specchi): ma attenderò per farlo un più opportuno momento. Grazie delle osservazioni intorno al titolo per la mia raccolta. Era mia intenzione simboleggiare nella “galaverna” (e la sestina voleva esprimere questo), la Poesia, che magicamente trasfigura le cose di ogni giorno in immagini di bellezza. Già ma neppur a me sembrava il titolo più conveniente. Avevo pensato anche a “E’ gallet” come a simbolo della Romagna ancora non sfruttato in questo campo (?). Ma appunto per questo mi sembrava meno adatto a contrassegnare i miei versi dove la Romagna è rappresentata così poco, per non dire affatto. Ci ripenserò. Non voglio aver fretta, benché mi sia sentito recentemente una certa “fevra d’andé fura”. La raccolta mi propongo di accrescerla quantitativamente e rafforzarla qualitativamente, modificando varie cose e altre sopprimendo. Ho notato ciò che mi dite intorno al vocabolo “diadema”.Nel nostro dialetto cittadino c’è, preso naturalmente dalla lingua e mi sembra già sentito con naturalezza. Lo stesso non posso dire invece della parola “spirea”, che ho usato in altra poesia inviata con la mia precedente: è questo il nome italiano di una pianta da giardino, che il popolo non conosce, a quel che so. Che si fa in questi casi? In cui si abbia un “soggetto” sentito poeticamente, e dialettalmente; e solo manchi il nome dialettale della cosa? Grazie delle impressioni sui versi inviati. Devoti saluti. Vostro C. P. Pr’ e’ viel – La luna la m’ ven dria Cenzino Fasulen A un arzdor – A un pittor mudéran Codi ad luserta {E’ zinganin – La serena – La streda ad Roma Milano 9 ottobre 1942 V. Monforte 26 Caro Pedrelli, quando non esiste in romagnolo il vocabolo è giusto che si prenda di sana pianta dall’italiano. Certo di spirea non si troverebbe il corrispondente nel nostro parlare. Per diadema sarà verissimo quanto m’assicura per quanto il cittadino è tratto da noi a recare voci e modi di dire della lingua nel vernacolo. Sono lieto che la salute sua sia ottima (avevo davvero frainteso). Per il titolo della sua raccolta neanche “e’ galett” mi par giusto. La sua poesia rinfresca la parlata romagnola con una vena di modernità e con una immediatezza di impressione tutta originale. In quel bianco e nero lunare c’è una tavolozza viva e vivace. Così nella corsa in bicicletta lungo il viale! Le puntate e stoccate le riescono bene. (al pittore p.es). Le sue code di lucertola guizzano via come quelle tagliate dai monelli al margine dei fossi. Vedo che è già a buon punto per il libro e non ho che ripeter che il mio: bene. Un giorno (vedo da una sua lettera di tempo fa) mi chiese se i lavori del Mussafia e dello Schürr erano stati tradotti in italiano ed ora posso risponderle che no. Schürr ha fatto di recente una conferenza in italiano e me l’ha spedita. Vi parla dei dialetti italici e del romagnolo pure. Cordialissimi saluti suo Aldo Spallicci Milano 29 ottobre 1942 Via Monforte 26 Caro Pedrelli, Valzer va bene, c’è l’onda. Buona la comicità della Cà di Tintiniga. I zirasul hanno il sapore di un frammento greco. L’annuncio del temporale, è pure felice. La stagnola, un “per finire” che ha un movimento rapido. Nel canto A R. Serra c’è un buon inizio e una buona chiusa, ma (specie la 3ª e la 4ª strofe) nel resto più che dall’estro si lascia trasportare da un impeto polemico, c’è insomma più invettiva che poesia. L’incursione, di una violenza superiore alle precedenti, ci ha buttato a terra un po’di vetri ma ci ha lasciati completamente illesi. Non abbiamo avuto i tormenti del fuoco né dei crolli. Il maggior dolore sarebbe per me la perdita della libreria e quando vedo sul marciapiede dei cumuli di volumi anneriti dal fuoco, mi si stringe il cuore. Grazie del cortese interessamento. Non c’era poi bisogno dei francobolli. Succede anche a me talvolta una distrazione simile. Ancora grazie e cordialità Aldo Spallicci Cesena 30 dicembre 1942 Gent.mo Sig. Spallicci, grazie della vostra natalizia, e del costante benevolo incoraggiamento. Mi vengono mossi degli appunti per la grafia. Ai lettori cesenati fa l’effetto di leggere un dialetto piuttosto forlivese perché scrivo spen, camen, campsent, anziché spain (spein), camain (camein), campsaint (campseint), come è la nostra pronuncia che ha un suono fra l’ai e l’ei. Ma perché marcarlo e accentuarlo con la grafia un suono già così poco musicale per se stesso? Mi è caro inviare a voi e alla vostra famiglia un cordiale e vivo augurio per l’anno nuovo. Vostro C. P. La mi poesia – Fa’ de ben E’ vent Insogni – Gozzli int e’ gren Cesena 10.11.42 Gent.mo Sig. Spallicci, venerdì scorso ebbi occasione di andare a Bologna e feci una scappata a Villa Torri a trovare e conoscere Neri. Mi incaricò di darvi sue notizie dato che egli non si sente ancora in grado di scrivere: ha subito verso il 20 ottobre il secondo e ultimo intervento che ha avuto buon esito. Conta di lasciare il letto e la clinica alla fin del mese. Mi è apparso alquanto spossato, ma di sereno animo. Fra giorni mi permetterò di scrivervi più a lungo. Gradite frattanto un devoto saluto. Vostro C.P. Cesena 25 ottobre 1942 Gent.mo Sig. Spallicci, ho appreso ora dell’incursione su Milano. Gradirò vostre notizie. Grazie dell’ultima lettera e di ciò che mi dite intorno al punto del lessico: devo effettivamente vigilarmi, nella parola e nella frase, per essere più fedele al dialetto, e al mio dialetto. Grazie anche delle impressioni sui miei versi. L’immediatezza che cerco fa capo alla “Madunê”: guardo a “E’ bagn d’igniascost” come a un modello di tecnica degli effetti. Potreste prestarmi la conferenza dello Schürr? Ve la ritornerei subito. Gradite il mio saluto vostro Cino Pedrelli A Renato Serra Valzer La cà di Tintiniga La stagnola I zirasul E’ ven e’ temporel Cesena 9.12.1942 Gent.mo Sig. Spallicci, grazie delle impressioni sui versi, che vi mandai coll’ultima mia. Nettore Neri è già tornato a Vignola da una ventina di giorni. Gli è stata proposta la pretura di Cesena, e non esclude di venire. Mi dite la tristezza delle librerie distrutte. Triste anche pensare all’ultima copia di un libro, distrutta. Chi ha speso la sua vita per lasciare di sé una traccia di bontà e di bellezza, allora è come fosse vissuto invano. Non avrebbe più premio dagli uomini. Vi mando qualche altro componimento. Presso i librai di Cesena vedo in questi tempi molte copie della “Ciuzzetta”. Gradite un devoto saluto. Vostro C. P. 1. Chènta d’autonn 2. E’ passa un urganen 3. La cavalletta 4. Lun d’ luna 5. Galleni bagnedi (Corso Monforte 26) Milano 24 Dic. 1942 Caro Pedrelli, vorrei che le giungesse il mio saluto nel giorno di Natale assieme a queste mie parole sulle ultime sue liriche. La canta autunnale fra il bacchico e il tono elegiaco si rinfresca tutta in quella peluria verde del grano bambino. Continuità della vita nei campi, dal tramonto delle foglie delle viti al nascere degli steli del frumento e, sopra, un pizzico di epicureismo romagnolo. La malinconia del canto che tanto piace e di cui tanto si compiace l’anima popolare è bene espressa nell’aspirazione alle lontananze ad occhi socchiusi. (“un fiom ch’ u n’ j ved al rivi” – “a un mer ch’ u n’ s’ved la fen”). Le impressioni a chiusa epigrammatica sono ad effetto e confermano il suo spirito vivo d’osservazione. Grazie quindi del dono. Da Neri ho avuto notizie recenti – sta benino. Cordialissimi auguri di buon anno anche Aldo Spallicci Milano Corso Monforte 26 14.1.43. Caro Pedrelli, io sono del parere che la grafia romagnola debba essere più semplice che si possa e quindi approvo il suo scrivere spen in luogo di spain perché la voce dittongata darebbe l’impressione d’un dialetto vocalico mentre il nostro è essenzialmente consonantico. Mi diceva Schürr che certe vocali quando sono pure testimoniano dell’originalità della voce, mentre, quando degenerano prendono suono dittongato o raddoppiato e mi portava l’esempio di paes voce pura e paieis voce impura. Il vento è pieno di luce e d’aria. La sestina epigrammatica è pure di rara efficacia. Nella sua Poesia c’è l’eco del carducciano: era una (…) del poema eterno e picciol verso or è. Cordialissimi dal suo Aldo Spallicci Cesena 7 febbr. 1943 Gent.mo Sig. Spallicci, vorrei dirvi anche di alcune cose che meno mi sembrano riuscite. “Par la strê di Batù” sviluppa il suo nucleo epigrammatico interamente nelle due terzine. “L’è un zovan fat ben” resta incerto fra il serio e il comico. In “La morta dl’arzipress” si sente un po’ la tesi. “Cal povar biedul…” chiude con minore efficacia un quadretto dipinto con bravura. Grazie di quanto mi consigliate per la grafia, e delle impressioni sui versi. Ne unisco altri Gradite un saluto cordiale. Vostro Cino Pedrelli Milano 18 febbraio 1943 Caro Pedrelli. Le scrivo qui dalla mia casa un po’sossopra, squassata da una bomba caduta in giardino che ha spaccato la porta malgrado fosse chiusa a tre mandate di chiave, divelte le finestre dai cardini e spazzati via tutti i vetri. L’incendio si è arrestato poi alla soglia del mio appartamento, sotto un uragano di acqua scatenato dai pompieri, che ci ha lasciato un’umidità e un sentore di muffa insopportabile nelle stanze. Ora siamo in balia del tempo. Se piove siamo senza tetto e chissà per quanto tempo. Emigreremo quindi. Vedremo dove. In questa atmosfera di guerra s’intonano le sue liriche d’oltre mare. Profondamente umana e viva quella della ferita e la visione commovente della madre in ospedale. Piena di luce abbacinante l’apparizione di Bengasi tra le palme e la chiarità plenilunare sull’oasi. Quelle ali di cirri nel cielo del tramonto danno una tenerezza ingenua a quel paesaggio di sogno. Meno riusciti i versi che seguono ai primi cinque di questa stessa lirica. Altrettanto debbo dirle della chiusa d’ e’ prem colp in cui di buon effetto musicale v’è invece la costellazione dei colpi attorno all’aeroplano e l’urlio delle batterie. Grazie delle sempre benevole disamine de’ miei lavori e delle espressioni critiche bene appropriate. Perché scrive um s’apiga e non invece u m’ s’apiga – ch’ l’am è passeda – in luogo di ch’ la m’è passeda? Mi pare sia logico tener presente l’analogia coll’italiano parlato popolarmente dai toscani che dicono – e mi si piega i ginocchi – che la m’è passata – per cui è bene differenziare il pronome da quell’ e toscano ed u romagnolo che per molti è pleonastico e per altri vuol dire: (…)1 Cordialissimi saluti – Suo Aldo Spallicci Cesena, 9 marzo 1943 Gent.mo Sig. Spallicci, con tristezza ho letto della vostra casa semidistrutta. Vorrei che questa mia vi trovasse già via da Milano: rimanervi sarebbe ormai imprudente. Ho gradito le osservazioni sulla grafia. “L’am’ è passeda” in luogo di “la m’è passeda” è dovuto ad un errore di distrazione. “Um s’apiga” in luogo di “u m’s’apiga” è invece intenzionale e a questo riguardo mi permetto di esprimervi il mio punto di vista: penso che si debba, per quanto possibile, semplificare il sistema di scrittura del nostro dialetto, che riesce arduo da leggere, a prima vista, anche alle persone colte. Una più sensibile difficoltà offrono le successioni di parole monogrammatiche: e queste, trovo sia opportuno raggrupparle (anche a scapito della logica e della analogia) unendo le pleonastiche u e a alla negazione n’, al locativo i , ai pronominali l’ t’ m’ z’ v’ s’ i che seguano e s’ u n’ u m’ à (e se non mi ha) e s’ un um à; u j è (c’è)= uj è; e s’a j ò l’imstir (e se ho il mestiere)= e s’aj ò l’imstir; e s’ a 1 Quattro parole illeggibili. n’t’l’ò dett (e se non te l’ho detto)= e s’an t’l’ò dett; e s’t’ a n’ l’è (e se non l’hai)= e s’t’an l’è. Ancora grazie per le impressioni sui versi. Ne unisco altri. In attesa di vostre migliori nuove. Vostro Cino Pedrelli 1. Dorma 2. E’ calichentus 3. E’ caplin 4. Un anzul ad Melozzo Milano 28.3.43 (Corso Monforte 26) Caro Pedrelli. Sono ancora milanese per una settimana. Non tanto le incursioni quanto gli sfollamenti mi hanno costretto a cercare lavoro fuori di qua. Vengo in Romagna per ora, a Cervia. Non è quindi improbabile che ci si possa vedere. Delle liriche che mi ha mandato preferisco queste in cui non affiora vena ironica o comica, cioè il calicantus in cui la calma estatica riposa in un giardino fatato e “dorma” in cui la ninna-nanna è riboccante di candore innamorato. Per le regole grafiche non andiamo d’accordo. O vogliamo introdurre una grammatica o ci accontentiamo di fare tutto ad orecchio. Ogni accento sta ad indicare una consonante o una vocale caduta come ogni consonante o vocale isolata fa l’ufficio di un prenome o di un pronome. Cosa si direbbe se, nel comune parlar toscano, scrivessimo quell’e pleonastico che precede il verbo unito a questo? E mi si piegan le ginocchia = è il nostro = u m’ s’apiga al znòcc. Il romagnolo soffia via le vocali lasciando in vece loro un accento e riduce la frase tipicamente consonantica. Quando questo venga spiegato in un breve proemio, ogni lettore medio ne ha abbastanza. Così si dà ragione d’una grafia che a prima vista può parergli cervellotica. So che i non romagnoli leggono la versione dei versi nostri e poi si rifanno sull’originale trovandovi lo scheletro della grafia d’una parlata del cinquecento toscano. Credo poi che convenga, fissata una regola, seguirla tutti. Cordialissimi saluti dal suo Aldo Spallicci 24.4.43 Cervia – Milano Marittima – Viale Ravenna 9 Caro Pedrelli, sono adunque nel caro bosco sul mare e qua ho ricevuta, rispeditami da Milano, la sua del 4 u. s. con le sue nuove liriche primaverili. Quel fiore di pesco è stato il primo saluto al ritorno in Romagna e me lo trovo qui più romantico e gentile nella camicina rosa del suo verso. Odor di cielo e di prode negli endecasillabi marzolini e in quelli estatici alle acque correnti. Non conosco il nome dialettale del Myosotis e l’ho chiesto al nostro Zangheri, il naturalista di Forlì. Ma intanto debbo dirle che l’attendo e presto e, magari, assieme a Pini. Suo Aldo Spallicci Cesena 26.4.43 Gent.mo Sig. Spallicci, la posta è molto più rapida, da Milano M.! Ieri ho avuto la vostra del 24, e l’invito. Il 29 mi sposo, e mi assento per una settimana. Appena torno, vengo. Frattanto vi ringrazio, e vi mando il mio saluto. Vostro Cino P. Prof. Aldo Spallicci Malattie dei Bambini CERVIA – MILANO MARITTIMA Viale Ravenna, 5 29.4.43. Caro Pedrelli, proprio oggi mi giunge il fausto annuncio ed io temo di non arrivare a tempo a portarle il mio ramicello di fiori. Il cavaliero sul cavallo nero è dunque trascorso oltre la fiorita dei peschi con la sua bella addormentata e sta per riprendere il volo scordando tra i rami un lembo della camicina rosa. La segua il mio più affettuoso augurio! Suo aff.mo Aldo Spallicci Cervia 9.6.43 Caro Pedrelli, il ricordo della sua graditissima visita è ancora vivo in me e tale da farmi sperare un non lontano ritorno. A quando una corsa con Ivo Pini? Vedo che lo spirito suo attento e vigile si accompagna sempre ad un promettente fervore creativo. Le auguro di completare presto la raccolta che destinerà alla stampa. Queste sue liriche che mi ha lasciato sul tavolo, sono vive di primaverile freschezza. Nuvole, lampi, verzieri, cantate di capodanno, sono colori intrisi di cielo, note di quella indistinta sinfonia che si rivela agli iniziati dell’arte. Quando si possono disporre in bell’ordine questi suoi quadretti d’impressione, come farebbe un pittore in una sua mostra personale, si può dire a se stessi: io andrò fin là. Quando si è presi dal tormento creativo si brucia della passione degli innamorati. Lei lo sente. Non si fermi adunque. Affettuosamente suo Aldo Spallicci 19.6.43 Gent.mo Sig. Spallicci, toccava a me scrivere per primo e, mi avete preceduto. Ancora devo ringraziarvi della cordiale ospitalità, e del tempo che mi avete dedicato, e scusarmi se ne ho abusato. Ma tante cose ancora vorrei chiedervi e dirvi. Ora Pini è in licenza per esami, fra non molto penso che verremo insieme. Dimenticai di dirvi quali fossero le poesie vostre lette da Graziani nella conferenza. Eccole: Tribulen, A la butega, A gramadora, L’arcota, Don Luvis, La piê, Decio Raggi, Ch’ la scriva, Mama!, Rumagnola! Vi mando la poesia di cui vi feci cenno, assieme a qualche altra. Grazie del rinnovato incoraggiamento che mi onora; ma “più in là” dubito di saper andare anche poi. Gradite un saluto devoto. Vostro C. P. Allego: A Spaldo – Bolerita - E’ fradell dl’artesta – A un amigh dalmata La poesia è stata scritta pochi giorni prima di apprendere della vs venuta in Romagna. Avevo lasciato: Nuvli rosa – E’ zeja - Premavera – Notta dl’ann – Un quedar ad G. E. Conti senza data ma posteriore al 25 luglio ‘43 Gent.mo Sig. Spallicci, avevo sentito la triste nuova, ed ho esultato quando ho saputo della avvenuta liberazione. Ora non posso non affrettare col desiderio il ritorno della “Piê” e la ripresa fra noi dell’opera vostra interrotta. Siete a Cervia o a Milano? In attesa di vs. notizie, invio un saluto cordiale. Cervia 26.8.43 Caro Pedrelli, sono ritornato qua da quasi un mese, salvo una breve parentesi milanese di un po’ di giorni appena a tempo a vedere per l’ultima volta il mio bell’ambulatorio che giace ora sepolto sotto le rovine dell’ultima incursione aerea. Avevo troppo fidato nell’incolumità di quella zona così centrale. Ed ora a rifare tutta quella preziosa suppellettile chissà quanto ci vorrà. Qui, dopo l’ultima mia cattività, ho trovato il suo affettuoso saluto lirico e avrei voluto scriverle subito se non mi fossi sentito quasi estraneo a’ miei libri e alle mie carte manomesse e profanate dalle sudice mani degli sbirri dell’Ovra. Il mio commosso ringraziamento adunque e l’augurio di rivederla presto con Ivo Pini qui. Suo Aldo Spallicci Cervia 17.XI.43 Caro Pedrelli, davvero che il momento non pare propizio alle pubblicazioni di liriche e confidiamo che non tardi troppo a divenirlo. Che ella non sia contento di qualche cosa è segno superiore all’età sua portata all’entusiasmo e all’ottimismo, ma non credo d’altra parte che ella debba essere troppo severo con l’opera sua veramente sentita e vivamente espressa. Questa sua paternità in fieri ne è un documento. Aurora intravvista nella notte, bocciolo di rosa che attende la sua primavera e già se ne presente il profumo. La gazzella è viva non solo perché la si vede stagliata come una statuetta nella notte lunare ma per l’occhio manso e per il cuore innamorato di chi la disseta. Riuscito anche nel dialetto il rapimento estatico della musica nel rito nuziale, con ondate d’armonia e di fatata allucinazione. Graziani mi ha scritto una nobile lettera in cui mi narra le vicende della sua giovinezza prima e delle sue crisi. Non comprendo perché non le sia garbata la critica al trebbo e avrò caro sentirne le ragioni. Tanti saluti a Pini e auguri a lei per la futura paternità. Suo Aldo Spallicci Cesena 21.11.43 Caro Professore, ebbi giorni fa una lettera da Nettore Neri, coi saluti per voi. Credo che non goda buona salute, da quando subì l’operazione: appare assai triste e sfiduciato. Ho chiarito a me stesso un pensiero intorno alla poesia spallicciana. L’opera di un poeta che piace, fa ammirare ed amare l’opera stessa, e in essa l’autore. Volentieri si torna a leggere, e a comunicare con lo spirito dell’artista. L’opera vostra fa qualcosa di più: fa amare la vita in tutto ciò che offre di più sano, e forte, e lieto; fa guardare al mondo con occhi più limpidi e cuore più aperto. Pini non è più qui. Gli ho scritto oggi, e gli ho trasmesso i vostri saluti. Grazie dell’augurio, e grazie delle impressioni. Vi mando ora “la fola dal foli”. Gradite un saluto affettuoso, con la vostra famiglia. Vostro Cino Pedrelli Cervia v. Colombo 4 S. Silvestro del 43 Caro Pedrelli – le giunga almeno un augurio per il prossimo anno dopo così mio lungo silenzio. Stiamo per fare un altro San Michele (ora sospeso) e tornare forse verso la pineta. Vivace il colore delle bolle di sapone e (…)2 iridescenza. Come va la paternità? Auguri per il nascituro. E anche auguri di lavoro! Suo Aldo Spallicci Cervia (Ravenna) (cartolina postale) [Cesena, senza data ma fine febbraio 44] Gent.mo Professore, l’erede sta per arrivare, lo attendiamo fra giorni. Ho saputo ieri che il Trebbo, quando già aveva superato il difficile vaglio dei periodici (con altri 200 su 700), è stato soppresso. Si stava preparando un numero dedicato alla poesia romagnola che doveva esser cosa notevole. Avrebbe presentato gli autori più noti, con qualche inedito di ciascuno. Se la rivista potrà riprendere, come non disperiamo che sia, vi manderò in visione la presentazione vostra che avevo avuto incarico di fare, e che avevo già affrontata secondo le mie possibilità. Vi mando intanto qualche nuovo componimento, non senza chiedermi se è lecito occuparsi di poesia, ora. Gradite un affettuoso saluto. Vostro Cino Pedrelli I caplett – Acqua cera – E’mi viulen – A Renato Serra Milano 4.3.44. Caro Pedrelli, sono lontano dalla Romagna e dai miei in questo agitatissimo periodo che ci auguriamo preluda ad una pace ricostruttiva. Qua ho ricevuto la sua cara lettera con l’annuncio dell’imminenza del 2 Parola illeggbile. nascituro e può immaginare con quanti affettuosi auguri io circondi la prossima sua culla e le sue più recenti composizioni poetiche. Di queste mi è parso che i versi a Renato Serra scolpiscano quel suo volto arguto e pensoso in cui l’ala dell’artista è volta a volta trattenuta dallo spirito acuto del critico. Ho veduto sul Trebbo la pagina dedicata alla poesia sua e me ne sono compiaciuto. Natalino Graziani che ha rivelato un coraggio insospettato si è visto frantumare fra le mani le sue creature, dal Trebbo al Pensiero Romagnolo. Forse l’eresia di questo ha nuociuto all’altro, per quanto l’articolo su A. Saffi fosse di per sé fuori dell’usato nella rivista. Mi spiace della soppressione. Avrei veduto con piacere la presentazione alle cose mie che lei ha steso tanto cortesemente. Mi saluti Graziani, e Pini (se e quando li vedrà) e si abbia i miei saluti augurali più fervidi. Suo Aldo Spallicci Scriva solo a Cervia ai miei perché io sto per lasciare Milano. Cesena 11.3.44 Caro professore, l’erede è nato oggi, ed è un maschio. È costato molto dolore a sua mamma, ma adesso stanno bene tutti e due. Lo chiamiamo Marco. E Marco vi saluta, e vi ringrazia con noi degli affettuosi auguri che abbiamo ricevuti oggi stesso, con la vostra lettera da Milano. Natalino Graziani è fiducioso di poter resuscitare presto il “Trebbo”, magari cedendo la direzione della Rivista. Ad ogni buon conto vi mando ora copia, che potete tenere, della “presentazione” che avrei preparata. (Avete avuto la lettera di Pini che vi chiedeva qualche inedito?) Inutile che vi dica che gradirei un cenno che mi dicesse se “va”. Ho conosciuto in questi giorni a Forlì, in casa di Pini, Ugo Piazza, ora stabilitosi di nuovo a Faenza, (prima stava a Roma), e che si può considerare ormai agganciato alla famiglia del Trebbo. Ci ha fatto conoscere un poemetto in ottava rima “Santa Umiltè” che narra la vita di una santa Rosanese da Faenza, e che mi sembra buono; inoltre una traduzione in sonetto della “Scoperta dell’America” di Pascarella, che nulla ha da invidiare all’originale quanto a spontaneità e sapore, e supera notevolmente l’altra che conoscete di Giuseppe Maraldi. Anche Piazza collaborerà al numero dialettale. Così pure Nettore Neri, che ha già mandato il suo contributo, da scegliere fra 90 nuovi componimenti (formerebbero la raccolta “La mi tèra”: li ho esaminati non senza un rinnovato disagio per la interminabile iterazione dei motivi, certi versi impronunciabili, l’accentuata tendenza scurrile). Pini e Graziani, che hanno ideato il numero dialettale, hanno pensato di presentare anche inediti di Gino Cerè, Luigi Orsini, Soprani. Si potrebbe aggiungere Aspromonte Neri. Manca qualcuno fra i migliori viventi? Gradite vive cordialità e un affettuoso augurio. Vostro Cino Pedrelli la voce di Romagna settimanale d’informazione della regione Ravenna, 24.4.46 Caro Pedrelli la spesa per la colazione è un poco alta ma in compenso la colazione è piuttosto sostanziosa. È composta così: =Antipasto =Tagliatelle verdi incassate =Piatto di carne con contorno =Formaggio =Frutta =Mezzo litro di vino =Caffè =Pane e piada Lire 330 (trecento trenta) L’amico Pecci non è riuscito a far di meglio. Crede lei che siano prezzi che ci allontanino le modeste borse di molti piadaioli? Penso che il problema più difficile da risolvere sia il mezzo di trasporto. Anche da Faenza mi dicono di non saperlo risolvere. La SITA qui chiede un centinaio di lire per chilometro. Da Ravenna, andata e ritorno, ci sono un 150 Km che equivalgono a 15mila lire. Quaranta passeggeri spendono un 340 lire a testa. La giornata verrebbe a costare quindi su per giù un 700 lire; cifra che non è per tutti. Ora sto cercando un autocarro coperto da allestire con panche o con sedie. Ci vedremo lunedì a Forlì? Cordialissimi dal suo Aldo Spallicci (Corso Italia, 37) Milano 26.V.44 Caro Pedrelli, vedo con molto piacere che la paternità è stimolo all’ispirazione altrettanto come l’amore. Sono tutte intrise di questo palpito d’umanità queste sue ultime liriche. La poesia va di pari passo colla vita, consolazione e ragione stessa d’essere. Così la pagina raccoglie il verso che è stato vissuto. Viva quella danza degli ulivi! Per il Trebbo non ho mai avuto speranze di resurrezione. Almeno per ora. Chissà che non possa presto ritornare alla nostra campagna e rivedere il suo nato. Tanti auguri e felicitazioni anche alla sua compagna. Affmo Aldo Spallicci LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA 10.7.46 Caro Pedrelli, grazie della relazione che mi ha trasmesso per il trebbo. Quelle due cartelline che ho buttato giù io serviranno per le pagine delle visioni di Romagna in cui riproduciamo il piccolo corteo che reca la corona ai caduti. Guardi fra i giornali che ha in casa se rintraccia quel Corriere della Sera coll’articolo di Valgimigli su R. Serra. Io non lo trovo più. Non so se lunedì verrò a Forlì. Temo di dovere essere a Roma. Cordialissimi suo Aldo Spallicci (cartolina postale) 46 o 47 Caro professore, una Maria Maraldi di Cesena – nipote del Fafin d’Arvarsèn che anche Lei conosce – si rivolge a me perché la interessi del suo caso. Ed io mi faccio latore: vedrà Lei se può fare qualcosa, ed in quale forma, per aiutare l’interessata. La quale – com’è detto nel foglietto allegato – ha fatto domanda di beneficiare, come in passato così anche quest’anno, - di certe cure termali che si fanno ad Acqui in Piemonte (gratuite o semigratuite), e delle quali necessita. L’accoglimento della sua domanda è di competenza della Prefettura di Alessandria. Da un po’ di tempo ho meno frequenti occasioni di capitare a Forlì; e in avvenire ne avrò ancor meno, poiché sto lasciando la Sepral per rientrare al Comune. Dovrò tuttavia venire a trovarla fra non molto per parlare del convegno di poesia romagnola che ho proposto al Comitato della Settimana Cesenate, e di cui credo averle già fatto un qualche cenno. Sto pensando ad una recensione di “Bisett”, che vorrei pubblicare da qualche parte. Senza fretta, come è purtroppo nel mio costume. La saluto caramente. Suo C. P. LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA 1 del 47 da Cervia Caro Pedrelli, speravo di vederla a Forlì lo scorso lunedì ma lei s’è dato bandito. Le unisco la lettera di Garzanti che arriva in ritardo dopo la comunicazione che io già le feci al riguardo. La passeranno agli archivi ad ogni modo. Per la signora Ugonia, anzi per il fratello di lei mi sono occupato. Il dott. Bechetta (?) che è a Cervia farà dichiarazione in favore del Mignini. Il m° Angelo Liverani del C.L.N. e anche del P.R.I. di Brisighella mi assicura che non esiste nulla nel carteggio a carico del M. Credo quindi che tutto si appianerà. Le vorrei dare in ora una piccola seccatura. Conosce lei oppure ha modo di far parlare al Preside dell’Istituto Agrario di costì? Si chiama Prof. Ciro Quagliotti. Un allievo dell’ultimo anno, tal Secondo Fabbri di Cervia, ripetente e già ammogliato non si trova in condizioni economiche tali da abbandonare la famiglia per stabilirsi a Cesena e frequentare i corsi. Chiede se potrà farlo venendo costì una volta alla settimana. Chi potrebbe influire sull’animo del Preside che (mi dice il Fabbri) era fascista repubblichino e come tale è stato molto indulgente coi suoi compagnucci, sempre a quanto m’assicura il suo allievo. Guardi se può interessarsene. Auguri per il 47. Suo Aldo Spallici ASSEMBLEA COSTITUENTE Roma 28.4.47 Caro Pedrelli, per domenica p.v. 4 maggio lei sa che faremo il nostro Trebbo a Casola Valsenio. Non manchi e porti con sé altri amici cesenati. Mi raccomando! La Piê esce con tanto ritardo che non è possibile avvisare i piadaioli. In attesa di rivederla lassù la saluto con affetto. Suo Aldo Spallicci ASSEMBLEA COSTITUENTE Roma 5.6.47. Caro Pedrelli non so se il dottor Carloni le abbia riferito del mio desiderio di avere dall’Arrigoni di Cesena un mastelletto di 5 Kg. di marmellata. Io abuso della sua cortesia e vorrà perdonarmene. Non ho da tempo più avuto occasione di vederla. Spero che la sua famiglia sia in ottima salute. Io continuo a fare l’Ashvero, errante pur non essendo ebreo. Vogliamo pensare a un trebbo che ci raccolga in molti. Con Pasquini avevamo messo l’occhio alla Perticara verso la metà o alla fine d’agosto. Ha un luogo fresco da consigliare lei? Dovremo fare i preparativi a tempo. Sabato e domenica prossima sarò a Cervia. Cordialissimi saluti dal suo Aldo Spallicci Vuol essere così cortese da farmi sapere l’importo della spesa, a Cervia? Cesena 13 giugno 1947 Caro professore, spero di essere, lunedì prossimo, più fortunato di lunedì scorso, incontrandola a Forlì. Ma nell’eventualità che questo non fosse possibile, mi permetto di scriverle a Roma per guadagnare tempo. Sono ancora in debito con Lei da quando ricevetti la sua lettera che mi pregava di organizzare il gruppo piadajolo cesenate per il trebbo di Casola Valsenio. Non mi riuscì, perché più d’uno mancava da Cesena o dai dintorni, qualche altro aveva già degli impegni. D’altra parte, il preventivo per il trasporto in autobus da Forlì a Casola e ritorno era elevato (£. 500), e non ne feci nulla neppure personalmente. Speriamo meglio per il trebbo autunnale – in particolare se verrà preannunciato con un certo respiro di tempo. Ho avuto la sua. Domani mi occuperò della marmellata, ancora non ho potuto farlo perché in questi giorni sono mancato da Cesena. Frattanto debbo parlarle di un argomento che non mancherà di interessarla, qualunque siano per essere gli sviluppi della cosa. Il Comune di Cesena sta studiando – attraverso un comitato ad hoc, di cui non faccio parte, ma del quale fa parte il Bibliotecario della Malatestiana che mi ha invitato a collaborare come Le dirò in appresso – la possibilità di organizzare per questo settembre una “Settimana cesenate”, sulla falsariga di quella che si faceva anni fa, e nella quale entrava un po’ di tutto: dalla stagione lirica (al Comunale) alle corse al trotto, dalla mostra di tori e torelli alla mostra di ortofrutticoltura; non senza qualche manifestazione culturale (mostra di fotografia, di pittura e scultura, ecc.): insomma una rassegna non cittadina soltanto ma quasi regionale di agricoltura, industria, artigianato, arte, e altro. Il prof. Vantadori, appunto Bibliotecario alla Malatestiana, a cui è stata affidata la parte culturale delle manifestazioni, avrebbe pensato, fra l’altro, alle seguenti iniziative per cui la redazione della PIÊ è chiamata in causa direttamente o indirettamente: I) una mostra storica della “Piê”: numeri della rivista, vecchia e nuova; clichés di xilografie; autografi di romagnoli illustri che hanno collaborato; carteggi relativi alla persecuzione politica; ecc. (ne ho già parlato, in sua assenza, con De Nardis: il quale non ha escluso che la cosa si possa fare, pur essendo andato distrutto molto del materiale d’archivio); 2) una mostra del libro dialettale romagnolo (dal “Pulon Matt” a Stecchetti a Spallicci a Guerra); mater. Bibliot. Piancastelli Forlì 3) una mostra folcloristica romagnola (con materiale da richiedere eventualmente al Museo Etnografico di Forlì, e in parte da raccogliere localmente: arredamento della casa, abbigliamento, attrezzi e veicoli agricoli, ecc.); musiche di Zaclain, dischi di cante; 4) un concerto di canterini, se possibile (Martuzzi, interpellato da me, ha dichiarato che non potrà intervenire con la sua Polifonica, che malgrado il suo nuovo interessamento e la promessa dei partiti di mandare elementi nuovi, continua ad avere lo stesso numero di aderenti, insufficiente a formare un complesso corale); Lugo 5) una manifestazione di poetica dialettale romagnola (il Prof. Vantadori ha parlato addirittura di Concorso di Poesia Dialettale, ma gli ho subito detto che i concorsi non godono la Sua simpatia), che potrebbe essere anche una dizione di versi da parte di autori e cultori, che non mancherebbero certo, fra anziani e giovani; 6) ed ultimo: lo stesso Bibliotecario suggerirebbe di tenere a Cesena il trebbo autunnale della Piê (ma Carloni mi dice che già Bertinoro lo ha reclamato, e il cipresso di Francesca). Che ne pensa di tutto questo? Certo, la cornice nel suo complesso sa un poco di fiera. Ma questo non impedisce che talune iniziative possano rivestire una loro dignità. Gli anni scorsi, la affluenza alla “Settimana cesenate” era notevole, da tutta la regione. In particolare la mostra della “Piê” gioverebbe, io penso, alla diffusione della rivista. Lunedì prossimo sarò a Forlì senz’altro, e spero, come dicevo, di vederla. In caso contrario, resto in attesa di una Sua risposta, anche di massima, per poterla riferire al predetto Comitato. La saluto caramente. Suo (Cino Pedrelli) ASSEMBLEA COSTITUENTE Roma 18.6.47 Caro Pedrelli avevo appena imbustato quando mi è arrivata la sua ultima del 16. Sta benissimo per i vasetti. Regolerò appena se ne conoscerà il prezzo. Preferisco il sapore dell’albicocca ma se le varietà sono quelle indicate da lei ne metta un po’ d’ogni sorta. Garzanti attende ancora le dichiarazioni degli autori. Vorrebbe che si sbrigassero. Cordialissimi suo Aldo Spallicci ASSEMBLEA COSTITUENTE Roma 24.7.47 Caro Pedrelli, potremo contare sull’intervento degli Escursionisti Cesenati per il Trebbo al Simoncello sulla Carpegna? Sarebbe per il 31 agosto. Mi sconsigliano alcuni quella località perché troppo eccentrica ma questa sarebbe la ragione per preferirla. A che fare solo i trebbi nei luoghi che tutti conoscono? Gli escursionisti poi dovrebbero essere lieti di mete che non sono a portata di mano. Colazione al sacco adunque. Mi dicono che alla Cantoniera della Carpegna non si trova neanche l’acqua. Berremo del vino in caso. A Pennabilli riunione verso le 10.30 e poi su per quei tre o quattro Km. fino al bosco del Simoncello. Veda di interessare più gente che può. Cordialissimi dal suo Aldo Spallicci ASSEMBLEA COSTITUENTE Cervia 26.8.47 Caro Pedrelli, non ci vediamo più da qualche lunedì onde io non so ancora quale sia il mio debito per le marmellate, se lei sia riuscito a mettere insieme una comitiva per il nostro trebbo di domenica prossima al Simoncello sulla Carpegna, e infine se ha pronta la recensione de “I scarabocc” di Guerra. Io sarò a Forlì giovedì p.v. nel pomeriggio. Ad ogni modo mi scriva se lei non potrà esserci. Mi auguro che i suoi piccoli siano in ottima salute come pure spero per lei e per sua moglie. Cordialissimi dal suo Aldo Spallicci Da Forlì parte un autocarro attrezzato con sedie che porterà su una trentina di persone compresi i vecchi canterini. Da Ravenna pure partirà un camion. Anche Rimini ha promesso il suo intervento. ASSEMBLEA COSTITUENTE Roma 1.X.47 Caro Pedrelli colla mia solita sbadataggine io avevo dimenticato il mio debito. E pensare che ier l’altro a Bertinoro siamo stati insieme per assai più tempo delle volte scorse. Di Garzanti cos’hanno saputo? Da Carloni (che non è riuscito a intervenire per un improvviso malore della moglie) avrà avuto informazioni sulla ragione del ritardo della rivista. La linotype guastatasi e l’impossibilità di comporre le correzioni. C’è sempre qualche coda del diavolo per noi. Lunedì p.v. 6 c.m. sarò a Forlì, spero di rivederla. Molti cari auguri di bene a lei, a sua moglie e baci a’ suoi bambini. Suo Aldo Spallicci SENATO DELLA REPUBBLICA Roma 8.XII.48 Caro Pedrelli, le sarei molto grato se volesse sollecitare l’invio dell’articolo sul Trebbo a Lizzano. Ieri l’altro a Forlì Carloni mi diceva che tutto era pronto per il fasc. natalizio. Aveva spedito le 3 fotografie carducciane. Io ho mandato l’articolo e l’altra relazione sul Trebbo a Casalborsetti. Sarebbe una gran bella cosa se potessimo uscire entro il mese. Ho risposto all’invito dei cesenati per la comm. del 41° al comunale di costì per la sera del 26 c.m. Cordialissimi dal suo Aldo Spallicci Cesena, 5.3.1949 Caro Professore, mi permetto di presentarle il sig. Flaminio Balestra di Longiano, babbo del Tito che anche Lei conosce, che vuol farle conoscere un suo brevetto. Si tratta di un tipo di finestra con zanzariera apribile e toglibile (sostituibile col doppio vetro l’inverno), che potrebbe trovare applicazione nelle zone malariche. Io non sono più venuto a trovarla a Forlì perché da Capodanno in qua la salute mia e dei miei familiari mi ha trattenuto qui. Niente di serio, ed ora tutto passato. Mi vedrà quindi fra non molto. Cordialmente la saluto. Suo (C.P.) SENATO DELLA REPUBBLICA Roma 9.6.50 Caro Pedrelli, giorni sono a Livorno Alfredo Grilli mi assicurava che una recensione, o come che sia una pagina di esame sui versi di R. Serra giaceva nel suo cassetto. È vero? Io penso che l’intenzione lei l’abbia e la possibilità ancor meglio, ma non ne abbia trovata ancora l’occasione propizia. La cerchi e la trovi. Così la Piê potrebbe pubblicarla nel prossimo numero. Cordialissimi dal suo Spallicci Avv. Cino Pedrelli Via Pola 5 (Forlì) Cesena Saluti dalla patria di Giachino da Fiore Spallicci 24.8.50 (cartolina illustrata: S. Giovanni in Fiore –Sila , sbarramento fiume Tacina) SENATO DELLA REPUBBLICA Roma 28.11.50 Caro Pedrelli, Carloni che ho veduto ieri a Forlì mi ha detto di essere in attesa della sua relazione sul Congresso riminese di Studi Romagnoli. Ha avuto la recensione serriana ma le chiede anche quest’altra fatica. Mi raccomando anch’io. Suo Spallicci Presidenza Del Consiglio Dei Ministri 21.12.50 Caro Pedrelli, mando subito la bella recensione (più che recensione guida attraverso la poesia di R. Serra) a Carloni perché l’inserisca nel fasc. natalizio. Vorrei un favore. Potrebbe chiedere al libraio di Cesena quante copie del mio Biset ha venduto? Vorrei controllare i dati di Garzanti. Cordiali grazie Suo Spallicci Vedo nel Tempo riv. di Milano del 25. XI una bella fotografia di R. Serra. PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI L’ALTO COMMISSARIO AGGIUNTO PER L’IGIENE E LA SANITÀ PUBBLICA Roma 12.1.51 Grazie, caro Pedrelli, delle riuscitissime fotografie di Lizzano. Ora vorrei chiederle un favore. Ho qui un articolo di un tal Piraccini su Agostino Ceccaroni latinista. Pagine apologetiche anzi enfatiche che non concludono, a chi potrei rivolgermi per avere un breve profilo dell’autore del Lexicon? Molti cordiali saluti dal suo Aldo Spallicci 29.4.51 Dott. Cino Pedrelli Via Pola 5 Cesena (Forlì) Caro Pedrelli, il titolo del libro non deve essere quello indicatomi. Così non lo trovo nella mia libreria. Lascio il letto dopo lo stupido incidente occorsomi 20 giorni fa e che m’ha costato la frattura di due apofisi trasverse alle vertebre lombari. Non so se l’abbia ringraziata del fascicolo di versi di Bruchin. Scusi se lo faccio ora soltanto. Con affetto Suo Spallicci (Cartolina Postale da Cervia) Pedrelli Via Pola 5 (Forlì) Cesena Italia Saluti da Lovanio Spallicci 16.V.51 (cartolina illustrata da Bruxelles, Lovanio – Hotel de Ville) PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI L’ALTO COMMISSARIO AGGIUNTO PER L’IGIENE E LA SANITÀ PUBBLICA Roma 4.VI.52 Caro Pedrelli il giorno 15 p.v. faremo all’Alfero sopra S. Piero in Bagno il Trebbo della Piê. Spero che non vorrà mancare. Sarà possibile che lei organizzi anche una comitiva di cesenati? Cordialissimi dal suo Spallicci PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI L’ALTO COMMISSARIO AGGIUNTO PER L’IGIENE E LA SANITÀ PUBBLICA s:z Roma 18 dicembre 1952 Caro Pedrelli, ho pensato che sia opportuno, dato lo sviluppo della letteratura vernacola nostra, compilare un dizionario dialettale romagnolo. È un lavoro che non può essere fatto da una persona sola ma dai rappresentanti delle varie città di Romagna che lavorino sotto un’unica direzione. Ogni voce dovrebbe contenere le varianti locali e dovrebbe essere corredata da frasi e da modi di dire. Ogni variante dovrebbe avere il contrassegno convenzionale che faccia riferimento alla località. Dovrebbe uscirne un dizionario veramente romagnolo, cioè di tutta la regione. All’uopo ho pensato a formare una specie di Comitato che comprenda gli uomini più rappresentativi nelle singole città. Ecco l’elenco: - Gino Cerè – Imola - Proff.ssa Zanetti – Castelbolognese - Prof. Pietro Zama – Faenza - Pietro Zangheri – Forlì - Antonio Mambelli – Forlì - Prof. G. Menghi – Savignano - Prof. Alfredo Sancisi – Rimini - Dott. Giuseppe Pecci – Verucchio - Ermenegildo Lotti – Rocca S. Casciano - Avv. Paolo Poletti – Ravenna Lugo?? A ognuno è inviato il presente invito unitamente alla preghiera di dare l’adesione e di suggerire altri nomi di cooperatori sia nella città ove risiede il designato sia altrove. Caro Pedrelli veda se si sente di sobbarcarsi a tale fatica per la città di Cesena. Sarà opportuno redigere delle schede e fare, a periodi determinati, delle riunioni. Per la pubblicazione vedremo se convenga rivolgersi ad un editore o interessare le provincie di Ravenna e di Forlì e i comuni per un contributo. Si potrebbe, in tal caso, creare un’amministrazione autonoma e bandire degli abbonamenti facendo uscire il vocabolario a dispense. Attendo anche per questo il Suo parere. Cordialissimi dal Suo (Sen. Aldo Spallicci) Cesena, 1 Gennaio 1953 Caro Senatore, scrivo a Lei la prima lettera dell’anno nuovo. L’iniziativa di un “Vocabolario romagnolo” che si potrebbe e dovrebbe fare, mi interessa molto. Le dirò anzi che tre anni fa mi ero avviato anch’io per la stessa strada e mi ero fatto già qualche migliaio di schede (che ho ancora), comprensive di proverbi, modi di dire, frasi, per il dialetto cesenate: con la mira però di fondere, quando che fosse, il mio lavoro con quello degli altri che avrebbero dovuto fare lo stesso per le altre zone romagnole. Tralasciai ad un certo momento (ma non con l’intenzione) perché, cambiando ufficio (dalla Sepral al Comune) mi era venuto a mancare il tempo necessario per questa attività, piuttosto impegnativa. Strada facendo, poi, mi ero venuto prospettando le molteplici difficoltà che l’impresa completa (individuale e collettiva) avrebbe comportato. A parte le difficoltà di ordine pratico (finanziamento della stampa, collaboratori capaci, disinteressati e di buona lena, mezzo di trasporto per esplorare linguisticamente l’intero territorio comunale), mi preoccupava la necessità della guida e coordinamento del lavoro da parte di un tecnico (un glottologo e vocabolarista): e ciò per non costruire (scientificamente parlando) sulla sabbia. La stessa preoccupazione avrei ora riprendendo il lavoro. Quando crederà di fare una prima riunione, sarò lieto di esserci, e di chiarire meglio il mio pensiero sull’argomento. Di nominativi da proporre in aggiunta ai suoi avrei quelli del Prof. Virgilio Pini, via Cesare Hercolani, 2, Forlì, e quello del Prof. Angelo Fabi, viale Principe Amedeo n. 2, Rimini. La saluto frattanto cordialmente, bene augurando per il 1953 a Lei e ai Suoi. [C.P.] PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI L’ALTO COMMISSARIO AGGIUNTO PER L’IGIENE E LA SANITÀ PUBBLICA Roma 25 giugno 1953 V:Z Dott. Cino Pedrelli Via Pola 5 Cesena Ho vivamente gradite le felicitazioni che Lei mi ha espresso per la mia rielezione a Senatore: e La ringrazio con fervida cordialità. Affettuosamente Suo (Sen. Aldo Spallicci) La avviserò per la prima riunione dei vocabolaristi. SENATO DELLA REPUBBLICA Roma 19.8.53 Caro Pedrelli Carloni mi diceva ier l’altro a Forlì di avermi consegnato una sua lirica che doveva comparire sulla Piê ma io, scusi sa, ma non me la trovo più. Le dispiace ricopiarla e mandarmela di nuovo? Non stia assente al Trebbo di Tredozio (sopra Modigliana) per il giorno 30 p.v. Il direttore della Martinella mi chiede dei componimenti poetici dei quattro migliori poeti di Romagna. Mi mandi lei edito o inedito che sia, un suo lavoro, colla relativa traduzione. Ho scritto a Neri a Vignola e scriverò ai due Guerra (Enzo è sempre a Viareggio?). Cordialissimi dal Suo Spallicci SENATO DELLA REPUBBLICA Cervia 13 nov. 1953 Caro Pedrelli ci siamo trovati oggi col prof. Foschi ed abbiamo pensato di accelerare un po’ i tempi per il lavoro del nostro dizionario. Se troverà un poco di tempo a sua disposizione le saremmo molto grati se ci mettesse giù il verbale dell’ultima adunanza a Savignano. Anche perché io ne dovrò far battere a macchina una quarantina di copie. Molti cordiali ringraziamenti e saluti. Suo Aldo Spallicci [Cesena] 13 ottobre [1953] Sen. Prof. Aldo Spallici Milano Marittima (Cervia) Caro Senatore, Le mando una poesia mia , e una di Antonio Guerra, per la “Martinella”; rinnovandole un grazie per il cortese e memore interessamento. Non ho ancora trovato un po’ di tempo per sviluppare il verbale della Iª riunione dei vocabolaristi. Conto di farlo in questi giorni, nei quali ho un po’ più di respiro. La saluto cordialmente Suo (Cino Pedrelli) SENATO DELLA REPUBBLICA Roma, 11 dic. 1955? Caro Dott. Pedrelli, con riferimento all’appunto rimessomi riguardante la richiesta di trasferimento del Sig. GIUSEPPE PERITORE, Le rimetto, acclusa, la risposta inviatami dal Sottosegretario alle Finanze nella quale mi viene assicurato che la richiesta del suddetto verrà esaminata con ogni possibile attenzione. Riservandomi di darLe ulteriori notizie al riguardo, cordialmente La saluto. (Sen. Prof. Aldo Spallicci) 1 all. Dott. CINO PEDRELLI Via Pola 5 CESENA Cesena, 7 maggio 1956 Sen. Prof. Aldo SPALLICCI Senato della Repubblica ROMA Caro Senatore, ho avuto, e Le mando, qualche fotografia della Maestra Ester Comandini, presa negli ultimi anni. Nessuna è molto bella, ma non si è trovato di meglio. Io preferirei la posa e scarterei le istantanee, che in un cliché non credo possano riuscire molto chiare. Ma vedrà Lei. Il personale di Lizzano, da cui le ho avute, gradirebbe ricevere poi di ritorno almeno quelle non prescelte per la riproduzione. La saluto cordialmente Suo SOCIETÀ DI STUDI ROMAGNOLI Cesena, 23 sett. 1956 Via Pola 5 Caro Senatore, Le sarei grato se volesse far mandare alla Direzione del Preventorio di Lizzano (Cesena) una copia del numero della “Piê” in cui è comparsa la notizia della morte della Maestra Ester Comandini (da me stesa a suo tempo per Suo incarico). È il numero 5-6, di maggio-giugno. Nel contempo, mi permetto di ricordarLe che la stessa Direzione attende in restituzione le tre fotografie che le furono da me inviate allora per la scelta di quella da riprodurre. Il Preventorio infatti non ne possiede altra copia. Un’altra preghiera devo farLe: nell’ultimo n. della Piê ho trovato uno stelloncino riguardante Renato Serra, e più precisamente una recensione di E. F. (Enrico Falqui) al volume di Michele Abbate, Prodromi di una crisi ecc. Mi sono procurato il volume, e volevo procurarmi il n. del quotidiano, perché il n. del 20 giugno de “Il Tempo” di Roma contiene sì uno scritto di E. Falqui ma non quello. Penso che la data sulla Piê sia sbagliata: Le chiederei di farmi avere quella esatta, se non Le è di troppo incomodo il riscontro. Avrà saputo della crisi che ha colpito la nostra Amministrazione Comunale a un mese dalla sua costituzione: crisi che appare non sufficientemente giustificata agli occhi di molti (se non di tutti), e che può solo danneggiare la democrazia e il P.R.I. in sede locale. Si ha l’impressione di un annebbiamento nelle idee dei dirigenti di qui… Scusi il disturbo molteplice, e gradisca un saluto affettuoso. Suo [c.p.] da Pisa Aldo Spallicci 7.X.56 (Cartolina illustrata: Pisa – Il Prato dei miracoli) CONSEIL DE L’EUROPE ASSEMBLÉE CONSULTATIVE STRASBOURG 17.X.56 Caro Pedrelli, le manderò ben volentieri altre pellicole (se mai le rintraccerò) dell’esumazione di R. Serra. Grazie intanto dell’ingrandimento. Io ho un album dove ho raccolto tutte le fotografie di quel Museo di guerra e ivi sono le piccole positive di tutte le fasi dell’esumazione. Lei mi chiede cosa siano quelle macchie bianche sul telo da tenda che ricopre la salma. Macchie di calce che unitamente a secchi di creolina dovemmo rovesciare su quei miseri resti, credo per rassicurare il Comando del Reggimento che erano state prese tutte le precauzioni per evitare possibili (ma veramente impossibili) contagi. Chi sono i due soldati accanto a Ferruccio? Uno, quello curvo sulla salma, era un mio portaferiti un toscano di cui non rammento il nome. L’altro un cesenate che mi rammarico molto di non ricordare come si chiami. Le auguro di avere l’assegnazione a Casola Valsenio, di tutto cuore. Per lei e per noi. Con Marino Moretti, ier l’altro a Milano abbiamo a lungo parlato di lei e della poesia sua. Molti affettuosi saluti a lei e a sua moglie dal suo Aldo Spallicci Cesena, 27 nov. 1956 Via Pola 5 Caro Senatore, vorrei unirmi, se pure con ritardo, alle felicitazioni, all’augurio e al ringraziamento che Le hanno espresso recentemente i romagnoli di Bologna. Soprattutto al ringraziamento: per tutto quello che lei ha fatto e fa per il patrimonio morale della nostra Romagna; per la serenità che i suoi versi ci hanno donato e ci donano, per l’amore alle cose che hanno saputo comunicarci: più importante ancora, io credo, che l’amore alle immagini e alle parole; perché allora veramente si chiude il “circuito”. Le scrissi di Peritore. L’interessato mi ricorda ora che della Sua pratica ebbe ad occuparsi, tempo fa, il Dott. Gilberto Bernabei, segretario personale dell’On. Andreotti, Ministro delle Finanze. Da lui, forse meglio che da altri, potremmo sapere se vi sono novità. Alla prima occasione che avrò di vederLa a Cesena, Le mostrerò un altro cimelio che si afferma serriano. Si tratta della corda colla quale il portaferiti Valzania di Pievesestina avrebbe ricuperata, tra le linee, la sua salma, qualche giorno dopo la morte. (Ho citato a memoria, ma ritroverò l’appunto). Desidererei da Lei avere conferma se effettivamente corde di quel tipo erano in dotazione ai portaferiti nella vecchia guerra. A proposito della fotografia da Lei inviatami recentemente: ho chiesto a Ferruccio se riconosceva i due soldati presenti con lui accanto alla salma: non ne conosce i nomi. Erano, dice, due soldati della Sanità venuti con Lei alla pietosa bisogna. Lei ricorda la data anche approssimativa, alla quale ebbe luogo la traslazione della salma da una cassa all’altra? Ho avuto, direttamente da Enrico Falqui, le precisazioni che mi premevano sullo stelloncino comparso sul “Tempo” di Roma a sua sigla, riguardante la morte di Serra. Ho così potuto procurarmi il numero del giornale. La data era esatta, ma si trattava di un’edizione anziché di un’altra. Non ho ancora saputo nulla di ufficiale sul mio trasferimento alla sede notarile di Casola Valsenio. Pare però che io sia stato il solo concorrente, che il decreto di assegnazione sia già pronto, ma che il ministro Moro sia stato e sia assente, per cui la firma ritarda. È poi uscito il numero che il “Belli” doveva dedicare ai dialettali romagnoli? Da Dell’Arco non ho saputo più nulla. La saluto affettuosamente Suo [C.P.] Cesena, 22. dic. 1956 Via Pola 5 Caro Senatore, così il mio ricongiungimento – di diritto e di fatto – alla Romagna e ai miei è cosa ormai compiuta. Ricordandolo in futuro, vi troverò sempre accanto il Suo nome: e questo me lo fa anche più caro. Pare che il Ministro sia stato qualche mese senza firmare decreti di trasferimento, e anche ora si sarebbe indotto a firmarne solo pochissimi fra quelli che non possono dar luogo a contestazione. Io ero per fortuna il solo concorrente per Casola Valsenio, ma senza il Suo interessamento avrei dovuto penare ancora chissà quanto. Adesso tocca a me. Mi avvio alla nuova professione non senza qualche sospensione d’animo: da oltre un anno non sto bene e non riesco a rimettermi. La mia resistenza al lavoro intellettuale è ridotta a un quinto, forse, del mio normale: mentre ora più che mai avrei bisogno di larghe riserve. Dovrò proprio decidermi ad andare a Bologna da qualche bravo clinico. Ho provveduto ad inoltrare a Peritore la risposta del sottosegretario alle Finanze. Anche di questo suo interessamento La ringrazio, a nome di Peritore e mio. Domani La vedrò a Forlì, ma solo al pomeriggio: al mattino ho infatti una riunione a Faenza. Ancora cordialità e auguri cordiali a Lei e ai Suoi cari, per le prossime festività e per il ’57. Suo [C.P.] Sen. Prof. Aldo Spallicci Villa Giugni – Rotonda Don Minzoni Milano Marittima (Cervia – Ra) CINO PEDRELLI Via Pola, 5 Cesena (Fo) Cesena 20.1.1957 Caro Senatore, da fonte che potrò precisarle a voce alla prima occasione, mi viene detto che Africo Serra avrebbe voluto affidare a Lei l’incarico di curare la pubblicazione di un epistolario amoroso di Renato, rimasto inedito e in sua mano dal 1915; ma che Lei avrebbe declinato l’incarico. Potrebbe dirmi se la notizia corrisponde al vero? La cosa mi interessa perché penso di andar a trovare (anzi: a conoscere, praticamente) Africo, appena possibile, e fra le altre cose serriane di cui vorrei parlargli c’è anche questa. Ma vorrei farlo senza mettere il piede su qualche mina: so infatti che questo degli epistolari amorosi ( ce n’è un altro, pure in mano di Africo, e tuttora inedito) è un terreno quanto mai delicato… - Inoltre, non vorrei interferire in alcun modo con iniziative che interessassero Lei. Mi scusi ancora una volta, e gradisca un saluto affettuoso. Suo Cino Pedrelli SENATO DELLA REPUBBLICA Gennaio –Febbraio ? 1957 Le sarei grato se volesse trascrivere le lettere che A. Murri scrisse a Severino o Severo Bianchini. Anzi, siccome Grilli mi annuncia da Livorno un articolo per la “Piê” su Pascoli e Bianchini, mi piacerebbe potere pubblicare una fotografia del medico romagnolo. Già pubblicammo in zincotipo una cartolina di P. in dialetto romagnolo al suo medico. Grazie! Sen. Aldo Spallicci Milano Marittima Cesena, 6.febb. 1957 Caro Senatore, eccoLe dunque il ritratto di Severo Bianchini, riprodotto dal fascicolo commemorativo. Non è gran che, come vede: ma non si è trovato di meglio. Speriamo che un cliché si possa ricavare. Il fascicolo si intitola COMMEMORAZIONE DI SEVERO BIANCHINI, e uscì come Bollettino della Società “Medica Lucchese”, anno I, n. 1 (pubblicato il 2 novembre 1928), Lucca, Scuola Tipografica Artigianelli. La commemorazione fu tenuta dal Dott. Alberto Vedrani, è bella e illustra una bellissima figura di medico. Lo stesso fascicolo contiene i due pezzi di Murri che le avevo preannunciato. Ma il primo è un brano di lettera, non una lettera intera. E il secondo è una dedica evidentemente di fotografia. Il brano di lettera è il seguente: “Ho veduto che a Palermo ella riferì di due punture cerebrali fatte nella nostra Clinica. Siccome sto stampando qualcosa rispetto al Neisser, vorrei infiltrarci anche quelle. Ma ho bisogno che lei mi scriva per lungo e per largo come andarono le cose, specialmente la tecnica, le indicazioni, gli esiti. Aspetto. Riverisca la signora e mi abbia sempre per suo aff.mo A. Murri Bologna 21.XI.07” La dedica è del 1901, l’anno in cui S. Bianchini lasciò, dopo sei anni e mezzo, la clinica medica di Bologna e Murri per andare primario all’Ospedale di Lucca. Eccone il testo: “Al suo (?) carissimo, più che collega, amico, da cui mi separo con dolore, della cui cooperazione mi son tanto giovato, a cui auguro un compenso materiale non troppo inadeguato al suo raro valore, non troppo inferiore all’intima compiacenza ch’egli deve sentire di se stesso. Augusto Murri 20 settembre 1901 in Bologna” Forse la lettera intera di cui al primo punto si può ancora rintracciare presso la figlia adottiva che credo risieda a Bologna. Ne chiederò domani l’indirizzo alla signorina Adelaide, sorella di Severo. Intanto La saluto affettuosamente. Suo [C.P.] Sen. Spallicci M.M. CINO PEDRELLI Via Pola 5 CESENA (FO) Cesena 8.2.57 Caro Senatore, il prof. Bianchini lasciò moglie e figlia adottiva. La moglie è morta; la figlia adottiva andò sposa a un Dott. Davini di Lucca, ma ora si è stabilita all’estero col marito e non è più in contatto con la zia Adelaide, che quindi ne ignora l’indirizzo. Perciò non ho la possibilità di farle prendere contatto con chi, presumibilmente, ha conservato la lettera intera di Murri. O le lettere, perché potevano essercene altre. La sig.na Bianchini gradirebbe avere una copia della Piê in cui uscirà l’articolo di Grilli che parla di suo fratello. Può fargliela avere? L’indirizzo è: m.a Adelaide Bianchini, v. Leonida Montanari 1. La saluto caramente. Suo [C.P.] Cesena, 9 febb. 1957 Caro Senatore, La ringrazio della cortese comunicazione che ha voluto inoltrarmi, e che riguarda il trasferimento di Peritore. Proprio in questi giorni l’interessato mi ha scritto per informare che la sede di Rimini è già vacante, e che dovrebbe essere assegnata entro il mese corrente. Crede di non essere il solo ad aspirarvi, e pertanto mi prega di farLe note queste novità perché Lei sia al corrente e possa meglio seguire gli sviluppi della cosa. Lo stesso Peritore ha curato recentemente un fascicolo della rivista “GALLERIA”, che si pubblica a Palermo, dedicato al poeta siciliano ALESSIO DI GIOVANNI. Mi informa che ne farà spedire copia anche a Lei. La saluto caramente, con rinnovati ringraziamenti. Suo [C.P.] Aldo Spallicci – M.M. Cesena, 17 febb. 1957 Caro Senatore, la signorina Bianchini, sorella di Severo, ha ritrovato un altro ritratto di suo fratello, pubblicato in una cartolina in occasione di onoranze resegli nella nativa Longiano. Deve trattarsi della fotografia stessa da cui fu tratta l’altra che compare nell’opuscolo commemorativo, di cui le ho inviato copia. Ma forse da questa si potrà ricavare una riproduzione più nitida. Se siamo ancora in tempo. Vorrà poi ritornarmi la cartolina per la restituzione alla proprietaria. L’interrogativo da me inserito nella dedica murriana che Le mandai voleva soltanto sottolineare il passaggio dal discorso in terza persona al discorso in prima. Venuta a meno la possibilità di avere l’indirizzo della figlia adottiva di Severo Bianchini, si potrebbe tentare di avere il testo completo della lettera di Murri scrivendo alla Società Medica Lucchese, che pubblicò l’opuscolo commemorativo di cui Le ho già fornito gli estremi, oppure, attraverso di essa, al dott. Alberto Vedrani, se ancora vivo, che tenne la commemorazione. La ringrazio delle precisazioni che ha voluto darmi circa quelle lettere d’amore di Renato Serra. Mi aveva fatto il Suo nome, come della persona a cui si era rivolto Nino Serra perché ne curasse la pubblicazione, la stessa destinataria, che ho voluto conoscere recentemente a Bologna, avendone l’indirizzo attraverso Sergio Zavoli fin da quando venne trasmesso quel documentario radiofonico dedicato a Serra ed al quale anche Lei collaborò. Già allora sapevo della esistenza del carteggio e delle difficoltà nate fra Nino e la signora per la pubblicazione. Non Le nascondo (ma Le raccomando ogni discrezione sulla notizia) che la destinataria di quelle lettere è indignatissima nei confronti di Nino, che dal 1915 né le restituisce gli originali ripetutamente chiesti né realizza la pubblicazione, mentre essa avrebbe voluto e tutt’ora vorrebbe entrambe le cose. Grazie anche di quanto mi dice del Belli. Sarà possibile procurarsi a pagamento alcune copie del numero dedicato ai poeti romagnoli? Se sono ancora in tempo, vorrei rettificare un punto che riguarda Peritore. La sede di Rimini non è vacante ancora, ma lo sarà fra breve. Credo che il nuovo titolare verrà nominato a brevissima distanza dal trasferimento dell’attuale. A quale trebbo sarà presente Marino Moretti? Spero non sia quello di oggi a Rimini, al quale non avrei potuto essere presente in nessun caso. La saluto affettuosamente. Anche mia moglie desidera salutarLa. Suo [C.P.] SENATO DELLA REPUBBLICA Roma 26 Febbraio 1957 Caro Pedrelli grazie del nuovo ritratto di Severo Bianchini, ma ormai abbiamo stampato già l’altro. Il “Belli” gli e lo farò avere io appena uscito. A Serra riparlerò della cosa appena avrò sistemato la sua posizione di pensionato dell’INAIL. Intercedo in suo favore presso il Presidente On. Morelli. Naturalmente non farò cenno di quanto lei mi ha confidato a proposito della signora “che protesta”. Moretti spero di poterlo trainare al Trebbo di Montefiore Conca che faremo al 14 di Aprile. Gli e lo confermerò. Le unisco un indirizzo di un fotografo cesenate che, una quindicina di giorni fa, ha fatto una fotografia di un “rastello” degli sposi, come si usa ancora in certe nostre campagne o montagne. L’ha scattata verso Monte Codruzzo. Se ha un minuto di tempo, vuole avere la cortesia di chiedergli se ne ha disponibile una copia che vorrei riprodurre ne “La Piê” (sempre che sia ben riuscita). Il fotografo era accompagnato in quel giorno da un autista di Cervia (tale Manzelli). Grazie molte. Mi dirà cosa sarà la spesa della fotografia. Con molti cordiali saluti suo Aldo Spallicci [P.S.] Le rispedirò poi la cartolina e l’altro ritratto di Bianchini. Mi informerò a Lucca per Vedrani. Peritore mi ha inviato un bel numero di “Galleria” dedicato a G.D’Alessio. Gli ho risposto a Fidenza senza mettere “Ufficio Imposte Dirette”. L’avrà ricevuta? Cesena, 18 marzo 1957 Caro Senatore, grazie della nuova comunicazione relativa a Peritore ed al suo possibile trasferimento. Ho già provveduto a inoltrarla all’interessato. Ho avuto occasione di incontrare di nuovo la signora destinataria di quelle lettere d’amore serriane. Ho potuto così tranquillizzarla un po’ circa gli originali delle lettere, confermandole che Africo aveva effettivamente affidato a Lei l’incarico di curarne la pubblicazione, e informandola essere Suo intendimento di riprendere l’argomento con Serra appena possibile. Bisognerebbe però che la cosa non si protraesse più troppo tempo, tenuto conto anche del fatto che la signora ha ormai (detto qui tra noi) 76 anni. È bensì vero che appare tutt’ora piena di vita e di salute, ma è sempre una età rispettabile. Quindi, se desidera come desidera, rileggersi, in questo suo tramonto, ciò che Renato le scriveva 50 anni fa, non si può contendergliene il diritto… questo Le dico perché Lei veda, per parte Sua, di accelerare le decisioni di Africo al riguardo, in quanto possibile. Sento d’altra parte da Alfredo Grilli che Africo e Le Monnier sono ora in cattivi rapporti, per cui, se in un primo tempo la pubblicazione dell’epistolario d’amore di Renato doveva aver luogo presso Le Monnier, ora la cosa si presenterà meno semplice. Nell’eventualità, tenga presente che la pubblicazione potrebbe aver luogo anche presso la nostra Società di Studi Romagnoli – sempreché Africo e Lei lo reputassero opportuno. Mi permetto ricordarLe di far mandare una copia de “La Piê” con l’articolo di Grilli Minuzie pascoliane alla sorella del prof. Severo Bianchini, Sig.na M.a ADELAIDE BIANCHINI, Cesena, Via Leonida Montanari 13. La saluto caramente. Suo On. Sen. Prof. Aldo Spallicci Milano Marittima SENATO DELLA REPUBBLICA Cervia 6 Marzo 1957 Caro Pedrelli il fotografo, gentilissimo, è venuto a portare fino a casa mia le fotografie che desideravo. Peccato che abbia fatto un gruppo statico come in un gabinetto di posa. La fotografia del prof. Severo Bianchini (vedrà su “La Piê”) è venuta discretamente. La sua (che le rimando) mi è arrivata quando la rivista era già in macchina. Ho trovato ora il recapito del Dr. Peritore a Fidenza (Piazza Garibaldi 39). Però dal momento che non mi è stata respinta la lettera si vede che l’avrà ricevuta lo stesso. Cordiali saluti dal suo Aldo Spallicci 11.4.57 Caro Senatore, ho avuto la pagina commemorativa di G. Maraldi stilata dal figlio. Non mi sembra facile metterci le mani: penserei di limitarmi a qualche integrazione, poi firmando con uno pseudonimo fittizio. Eccole ora i dati biografici che Ella mi chiede per il “Belli”. Sono nato a Cesena il 4 gennaio 1913. Ho compiuto gli studi universitari a Pavia, alunno del Collegio Ghislieri; ed ivi mi sono laureato in giurisprudenza il 29 novembre 1939, dopo essere stato 5 anni fuori corso. Ho collaborato al “Trebbo” di Natalino Graziani, collaboro alla “Piê” e agli “Studi Romagnoli” con poesie dialettali, recensioni e pagine di critica letteraria. Ho in corso vari lavori intesi a illustrare particolari aspetti dell’opera e della personalità di Renato Serra. Ho collaborato alla pubblicazione delle voluminose memorie dello statista cesenate Gaspare Finali (1955). Non ho bisogno di dirLe che può scartare liberamente le notizie che non rientrano nello schema di questo genere di presentazioni. Domenica 14 il Comitato Carducciano locale avrebbe gradito molto la Sua presenza a Cesena, Lizzano e Polenta, con l’occasione del congresso carducciano di Bologna che si chiuderà qui. Ma col trebbo di Montefiore Conca, penso che non Le riuscirà possibile. Le unisco comunque un invito – programma, relativo alla mattinata, a Lizzano e Polenta si andrà nel pomeriggio. Non so se riuscirò a sganciarmi dalla manifestazione per venire a Montefiore (è per me l’ennesima interferenza fra trebbi e altre cose). Verrei volentieri, anche perché vorrei riprendere con Lei l’argomento dell’epistolario amoroso di Renato Serra. La saluto cordialmente Suo Anch’io ho saputo del trasferimento di Peritore, e anch’io Le sono grato di aver condotto la cosa a maturazione in così breve tempo. SENATO DELLA REPUBBLICA Roma 9 Aprile 1957 Caro Pedrelli mi occorrono i dati biografici suoi per il numero imminente del “Belli”. La data di nascita, della sua laurea, e le note della sua attività letteraria. Oltre a “La Cumetta” ha nessun’altra pubblicazione lirica? Se verrà a Montefiore me li consegnerà lassù. Ma ne ho bisogno con grande urgenza. Peritore mi scrive che è stato destinato a Imola e dimostra di esserne contento. Cordialissimi dal suo Spallicci Giorni sono le ho mandato degli appunti su Fafìn d’Arvarsèn. Li ha avuti? Dal Trebbo di Montefiore 14.4.57 Aldo Spallicci (cartolina illustrata: Montefiore Conca – Santuario di Bonora - interno) SENATO DELLA REPUBBLICA Roma 23 Maggio 1957 Caro Pedrelli ha avuto il fascicoletto del “Belli” da Dell’Arco? Se non l’ha ricevuto gli e lo spedisco io. Per il prossimo numero della “Piê” mi rabberci il necrologio per Fafìn d’Arvarsèn. Il figliolo insiste per la pubblicazione. Metteremo magari un pseudonimo. Il giorno 9 giugno faremo un Trebbo insolito: a San Sepolcro e ad Arezzo “sulla scia di Piero della Francesca”. L’avremo dei nostri? Mi mandi in assegno quel volume recente edito dalla Soc. Studi Romagnoli. Affettuosi saluti dal suo (Aldo Spallicci) 1) Ci vorrebbe una fotografia discreta. SENATO DELLA REPUBBLICA Cervia 26 Maggio 1957 Caro Pedrelli Peritore deve avere fatto uno studio su Dino Campana (credo sugli Studi Romagnoli o mi sbaglio?). Perché non lo prega di farcene uno sulla “Piê”? Invece di uno studio basterebbe un articolo. Se poi lo avesse pubblicato in un volume degli S.R. lo si potrebbe ripubblicare sulla “Voce Repubblicana”. Ho qui con me il Prof. Contini che è stato suo compagno di scuola a Pavia. Lo saluta cordialmente. Ha letto la sua poesia “agunìa” e l’ha trovata bellissima. Ha ricevuto il “Belli”? Molti affettuosi saluti Spallicci SENATO DELLA REPUBBLICA Roma 31 Maggio 1957 Caro Pedrelli ebbi l’invito per la sua conferenza serriana ma stavo per ripartire per qui e me ne spiacque molto. Mi faccia sapere qualcosa per il Notiziario della “Piê”. Verrà a San Sepolcro e ad Arezzo per domenica prossima 9 giugno? Vorrei sperarlo. Suo cordialmente (Aldo Spallicci) SENATO DELLA REPUBBLICA Cervia 15 Giugno 1957 Caro Pedrelli l’articoletto-necrologio su Maraldi mi farebbe un piacere se me lo mandasse in tipografia a Forlì. Aggiunga o tolga quello che più le aggrada. Poi mi mandi due righe della sua conferenza serriana per il Notiziario. Cordialissimi A. Spallicci Cesena, 28 giugno 1957 Caro Senatore, mi ha risposto Peritore per quanto riguarda Dino Campana. Le trascrivo il brano: “Mi fa piacere che il Sen. Spallicci si sia ricordato del mio vecchio articolo su Campana. Non mi so decidere a rifarlo per adattarlo ad un quotidiano, perché ora sono occupato con un saggio su Borgese per l’editore Marzorati ecc. È appunto passato il 25° della morte di Campana (1° marzo 1932) e perciò l’articolo verrebbe in ritardo. Forse si potrebbe riprodurre il saggio degli “Studi Romagnoli” nella “Piê”. Ma non abbandono del tutto l’idea dell’articolo su “Voce Repubblicana” purché mi si dia tempo: tanto, il 1° marzo è già passato”. Io mi permetterei di suggerire per intanto di riprodurre sulla “Piê” le Premesse per un saggio su Dino Campana che Peritore pubblicò in “Studi Romagnoli” I (1950), pp. 281-89. E in un secondo tempo l’articolo che lo stesso P. preannuncia per la “Voce Rep”. Nella stessa lettera Peritore mi dice: “Quest’estate spero di fare con lei una visita a Spallicci a Cervia”. Io sarei ben contento di accompagnarlo. Penso che più facilmente Peritore potrebbe venire in un giorno festivo, di pomeriggio. Può Lei stesso dirmi quando sarebbe comodo di riceverci? Tenga presente, nel caso, di comunicarmelo con qualche anticipo, cosicché io possa avvertirlo in tempo e darLe conferma. Vorrei che Peritore vedesse il numero del “Belli” dedicato ai romagnoli. Lei potrebbe mandarne copia anche a lui? L’attuale indirizzo è: G. A. PERITORE – Via Baroncini 6/II – Imola. Ho mandato, per posta aerea, a Valentini nel Messico, le bozze della sua commemorazione pascoliana. Gli ho anche raccomandato di ritornarLe al più presto con lo stesso mezzo. Le attenderemo fino al momento di andare in macchina col volume. La saluto caramente Suo [C.P.] Forlì, 28 giugno 1957 Il Sen. Spallicci sin da lunedì scorso ci ha comunicato che Lei ci aveva spedito in espresso un manoscritto su Maraldi. A tutt’oggi esso non ci è ancora pervenuto. Poiché abbiamo bisogno di impaginare esso ci necessita con la massima cortese sollecitudine. Saremmo a pregarLa vivamente quindi di farcelo pervenire quanto prima. Gradisca cordiali saluti. SOC. TIP. FORLIVESE (cartolina postale) SENATO DELLA REPUBBLICA Roma 6 luglio 1957 Caro Pedrelli le trascrivo la lettera che ricevo ora dal ministero della P.I. “On. Senatore, mi è gradito comunicarle che al Prof. PIERO ZAMA, dir della Bibl. Com. di Faenza, il Presidente della Repubblica ha conferito, con deliberazione in data 2 Giugno u.s. il Diploma di medaglia d’oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte. fir. Guido Arcamone” È un giusto riconoscimento delle tante benemerenze del nostro caro Zama. Molti cordiali saluti dal suo A. Spallicci SENATO DELLA REPUBBLICA Roma 10 luglio 1957 Caro Pedrelli ho mandato a Peritore “il Belli” a Imola. Vedrò molto volentieri tanto lei quanto lui a Cervia. Le scriverò quale domenica sarò a casa. Qui si minaccia di arrivare sino a fine mese! L’articolo di Peritore, già comparso negli “Studi Romagnoli”, non posso ripubblicarlo su “La Piê”. Molti dei lettori miei sono pure degli “Studi”. Per la “Voce Repubblicana” sarebbe andato bene, ma l’autore osserva che per un quotidiano si dovrebbe modificarlo; e allora non so cosa dire. Ha fatto bene a fare fretta a Valentini perché è un po’ tiratardi come si dice a Milano. Molti cordiali saluti dal suo A. Spallicci SENATO DELLA REPUBBLICA Cervia 7 Agosto 1957 Caro Pedrelli il profilo di Maraldi lei me lo fece avere qui a Cervia tempo addietro ed io lo portai a Forlì in tipografia dove ora non lo rintracciano più. Ne sono desolato. Vorrebbe lei avere la compiacenza di riscrivermelo? Mi scusi e non mi mandi al diavolo! Cordiali saluti e ringraziamenti dal suo Aldo Spallicci 13 ottobre 1957 Caro Senatore, aveva ragione Lei: non so come, ecco che arrivo con un mese di ritardo a mandarLe la poesia che lessi a Riolo. Applico anche a me la bellissima parola che dicono a Milano e che Lei ha adoperato per Valentini: un “tiratardi”. Ancora grazie del riconoscimento che ha voluto attribuirmi – con Moretti e Sancisi – per le poesie che non dico ai trebbi. Non dico e non scrivo, da troppo tempo ormai. Né so se questo dipenda solo dalle troppe faccende in cui sono affaccendato, e dalla salute da qualche anno incerta; o anche, e più, dalla vena che si è seccata: perché potrebbe essere anche quest’ ultima cosa. Mi permetto di ricordarLe la visita che dovevamo farLe a Milano Marittima, una qualche domenica che Ella fosse comodo, con Peritore. Niente di nuovo sul fronte “lettere d’amore di Renato Serra”? Vorrei poter dare qualche novella lieta, in proposito, alla destinataria che Lei sa. La rivedrò a Bologna alla fine di novembre; ed anche nel frattempo avrò occasione di scriverLe. Sto macchinando di diventare mezzo cervese…Vedrò se ci riesco, e la terrò informata. Intanto La saluto cordialmente. Saluti per me la signora e Sua figlia. Suo [C.P.] Illustre Senatore Prof. Aldo Spallicci Villa “Buscarola” – Rotonda Don Minzoni M.M. CONSEIL DE L’EUROPE ASSEMBLÉE CONSULTATIVE STRASBOURG 23 OTTOBRE 1957 Caro Pedrelli a Rimini qualcuno mi ha riferito di una indisposizione di sua moglie; voglio sperare che ormai sia superata e che la tranquillità regni di nuovo nella sua casa. Le unisco la “motivazione” della Raganella. Le è stato recapitato il diploma? Molti affettuosi auguri dal suo Aldo Spallicci COMITATO DE “LA FAMIGLIA ROMAGNOLA” A ROMA IL PRESIDENTE Sen. Aldo Spallicci Palazzo Madama A CINO PEDRELLI che alla poesia in volgare di Romagna ha conferito una sua grazia particolare dalla raccolta “La Cumetta” alle ultime liriche comparsesu “La Piê” ove una sua ingenua freschezza si accoppia ad una commossa vivacità degli affetti familiari ed ove affiora anche una garbata urbanitas satirica, si conferisce la RAGANELLA D’ARGENTO per la poesia vernacola dell’anno 1957. Riolo Terme 15 settembre 1957 dal Trebbo de “La Piê” *Lettera firmata da: Alfredo Sancisi Aldo Spallicci Marino Moretti SENATO DELLA REPUBBLICA Roma 10. XII 57 Caro Pedrelli da Città del Messico Valentini mi chiede reiteratamente notizie sul volume pascoliano e sul suo estratto. Cosa posso rispondergli? Quando sarà pronto Lega? Nino Serra mi scrive che le lettere d’amore di Renato sono conservate in una cassa e non ne usciranno, dice, perché così ha disposto lui. Ha cambiato idea, come vede. Cordialissimi dal suo Spallicci SENATO DELLA REPUBBLICA Roma 12 Marzo 1958 Caro Pedrelli m’ero rivolto a Zama per avere notizie sul volume pascoliano, ma Zama mi scrive d’essere dimissionario dalla presidenza della Società degli Studi Romagnoli. Ne sa qualcosa lei? Se ha occasione di passare da Cervia faccia una scappata alla “Buscarola”. Io ci sono il sabato e talvolta (quando non sono costretto ad andare in giro a concionare) anche la domenica. Con affettuosi saluti suo Aldo Spallicci Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini “G. Garibaldi” Pancrazio – IL PRESIDENTE Cervia 21 Luglio 1958 Caro Pedrelli Roma Arco della Porta S. da qualche tempo non abbiamo occasione di incontrarci e quindi affido alla carta quanto avrei avuto in animo di dirle a voce. Che ne è della Società degli Studi Romagnoli? Ha superato la crisi provocata dalle dimissioni di Zama? Domenica p.v. 27 faremo il nostro Trebbo a Marina Romea, alla sinistra di Porto Corsini, avremo la fortuna di vederla? Cordialissimi dal suo Aldo Spallicci SAVIGNANO SUL RUBICONE Cervia 19 Settembre 1958 Caro Pedrelli verrà domenica a Savignano alla commemorazione di Gaetano Ballardini che terrà Zama? O è impegnato a Meldola per il centenario orsiniano? Mi mandi uno stelloncino (o un articolo se lei crederà meglio) sulla mostra alla Malatestiana. Grazie e cordiali saluti. Alle sorgenti della Sorgara (sopra Castrocaro) faremo l’ultimo Trebbo della stagione. Possiamo avere la speranza di vederlo? Suo aff.mo Aldo Spallicci LA PIÊ RIVISTA DI ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia 7 Novembre 1958 Caro Pedrelli da un gran pezzo non ho sue notizie. Eppure so che viene a Cervia per ragioni del suo ufficio. Desidererei pregarla di mandarci i suoi appunti sul vocabolarioromagnolo perché nel ’59 vorremmo dar fuori l’A. Poi un’informazione. Lei raccoglie ricordi e cimeli di Renato Serra e forse è in grado di dirmi se il Nostro avesse in animo di fare uno studio su di un’opera di Platone (Fedone o Timeo?) di cui una parte introduttiva avrebbe dovuto rinvenirsi nello zainetto che aveva seco in trincea. Io ne sentii parlare dalla madre, ma non ricordo se si trattasse dell’una o dell’altra opera di Platone. Certo le ricerche fatte allora non dettero nessun buon risultato. Siccome in questi giorni sentivo da un amico di Trento (il Prof.Beppino Disertori) l’intenzione sua di accingersi ad uno studio sul Timeo, m’è venuto in mente l’illustre suo predecessore. Si faccia vivo se trova un momento libero dalle sue occupazioni. Molti affettuosi saluti anche da parte dei miei Aldo Spallicci LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia 14 Ottobre 1960 Caro Pedrelli non la vedo più da molto tempo. Lei è in tutt’altre faccende affaccendato e non lo si vede più ai nostri Trebbi. La professione la assorbe molto forse. Volevo chiederle qualche notizia sulle tradizioni cesenati, per esempio feste religiose (Madonna del Monte) e altre, fiere, sopravvivenze di costumanze nelle campagne (per es. “il 25 sett. quale ricorrenza dei contratti per i garzoni dei mezzadri” la cosiddetta Madonna dei garzoni). Debbo preparare il materiale per un’Enciclopedia del costume. Grazie e cordiali saluti a lei e a tutta la sua famiglia Spallicci LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia 17 luglio 1962 Caro Pedrelli potrebbe lei in un pomeriggio della prossima settimana (o il 24 o il 25 o il 26 p.v.) venire a Cervia per redigere un atto notarile per un Concorso Letterario? Della Giuria saremmo Marino Moretti ed io, assieme all’Organizzatore del Concorso Prof. Tabanelli, chirurgo primario a Chiari. La vedremmo molto volentieri. Moretti che era qui da me ora, si augura di averla fra noi. Le sarei grato di una cortese sollecita risposta. Con molti cordiali saluti Spallicci In caso lei fosse impossibilitato nel modo più assoluto, chi mi consiglierebbe? Ma io spero che venga lei. LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia 1 Febbraio 1964 Caro Pedrelli il prof. Fritz Schürr che possiede già il suo libro di poesie “La cumetta”, sta raccogliendo un’antologia di versi romagnoli. Vorrebbe fargli avere quel fascicolo di poesie di Bruchìn? Schürr sta a Konstanz, Jakobstrasse, 56. Stanghellini mi informò delle difficoltà che erano insorte per il Trebbo a Cesena, che avevamo in animo di tenere il 16 di questo mese. Lo faremo a Imola il 1° marzo. Verrà lei? Vorrei sperarlo. Molti cordiali saluti Spallicci LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia, 9 Giugno 1965 Caro Pedrelli ier l’altro a Caprera il V. Comandante della Maddalena, Caimmi mi ha parlato di lei con vivissima simpatia. Gli ho promesso di inviarle un saluto. Cordialmente suo Spallicci RUBICONIA ACCADEMIA DEI FILOPATRIDI SAVIGNANO SUL RUBICONE IL PRESIDENTE Cervia, 5 settembre 1965 Caro Pedrelli vorrebbe lei, nella serie delle conferenze dantesche indette dalla nostra Accademia nelle varie città di Romagna, parlare di Cesena al tempo di Dante? Gli e ne sarei molto grato. La conferenza dovrebbe essere tenuta a Cesena in questo mese. Non mi dica di no. Molti cari saluti e auguri! Suo Spallicci Aldo Spallicci e fam. ringraziano commossi per la compartecipazione al loro grande dolore. 8.V.67 (Ravenna) (Cervia) (biglietto intestato) LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA ricambio cordialissimi gli auguri pasquali Aldo Spallicci e fam. Cervia 22.3.67 (cartolina postale) LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia, 6 Dicembre 1966 Caro Pedrelli sto mettendo insieme una raccolta di proverbi romagnoli per l’editore Aldo Martello di Milano. Mi occorrerebbero delle stampe popolari come illustrazioni. Che ve ne siano nella Biblioteca di Cesena? Da riprodurre in fotocopia. L’editore rifonde tutte le spese e lei mi farebbe un grande regalo se me ne rintracciasse qualcuna. Io le manderei subito la somma. Mi farebbe un vero e grande regalo. Molti cordiali saluti suo Aldo Spallicci LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia = 48015= 7 marzo 1968 Caro Pedrelli molto mi spiacque non averla veduta al nostro Trebbo di domenica scorsa, e più ancora di saperla ricoverata in clinica. Spero e voglio augurarle di essere ritornato a casa ed in ottima convalescenza. Me lo confermi. Cordialissimi saluti suo Aldo Spallicci Cesena, 25.3.1968 Senatore Prof. ALDO SPALICCI Villa “La Buscarola” Rotonda don Minzoni MILANO MARITTIMA (Cervia) Caro Senatore, La ringrazio della affettuosa lettera con cui ha voluto chiedermi notizie della mia salute. Mi dispiacque di mancare al Trebbo di Cesena. Ero a Ramiola per esami all’apparato digerente e ghiandole connesse, che da un po’ di tempo mi danno notevoli noie. Niente di grave a quel che sembra, ma qualche disfunzione da seguire. Ieri sera, ospite di un circolo locale, ho riferito sulla Sua poesia. Le farò avere, appena ribattuta, copia della mia chiacchierata. Ora vorrei farLe una richiesta: se fosse disposto a fare, con un gruppo di amici, una puntata al Podgora per identificare, con la maggiore esattezza possibile oggi, due luoghi serriani: quello della morte, e quello della prima sepoltura. Fra l’altro, manca, credo in entrambi i luoghi, un ricordo, che potrebbe essere collocato a cura del Comune di Cesena. Ma dovremmo andare quando la boscaglia che riveste oggi il Podgora è priva di foglie. Quindi, o all’inizio della primavera, o in autunno. Verrebbe con noi qualche reduce dell’11°, e Claudio Marabini. Pensiamo di invitare, anche, naturalmente, l’avv. Ugolini, il Col. Manucci, e il Gen. Palotta. La saluto con viva cordialità insieme alla signorina Anna. Suo LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia = 28 Marzo 1968 Caro Pedrelli mi spiace molto di non averla al Motta=Grill Bevano fra i commensali. Leggerò molto volentieri il suo dattiloscritto sulle cose mie. Le auguro buona salute. Per la corsa sul Podgora sarà dunque al prossimo autunno. Verrò ben volentieri sperando di orizzontarmi nel volto del dopo guerra. Le ricambio molto cordialmente i saluti unitamente alla mia Anna. Suo Aldo Spallicci LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Forlì Osp. Morgagni 4 Aprile 1969 Caro Pedrelli desideravo sapere quando verrà pubblicato, il suo saggio sulla mia produzione poetica nella collana degli Studi Romagnoli. Io sto per uscire da questo ospedale dopo una ventina di giorni di degenza per una forte emorragia intestinale e ulcera duodenale. Molti cari auguri pasquali Suo Aldo Spallicci (cartolina postale) LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia = 10 Aprile 1968 Caro Pedrelli spero di saperla in ottime condizioni di salute e di attività. Ho atteso sino ad oggi il testo della conferenza che mi aveva promesso ma inutilmente. Non se ne dimentichi. Molti cordiali auguri Suo Aldo Spallicci La vedremo al Trebbo di Marradi al 21 di questo mese? Cesena, 11.4.1968 Caro Senatore, avrò – spero – domani le ultime cartelle dattiloscritte della mia conversazione sulla Sua poesia. Potrò quindi spedirLe il fascicolo, appena lo avrò riordinato e collazionato, fra qualche giorno. Intanto auguro a Lei e alla Signorina Anna la migliore festività pasquale. [C.P.] LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia = 13 Aprile 1968 Caro Pedrelli grazie del magnifico saggio che mi sono letto come un ghiotto boccone. Troppe lodi che debbo alla sua bontà e alla sua cara amicizia. Se lo pubblicherà mi farà avvisato. E grazie anche per la tanto gradita visita. Auguri a lei e alla gentile Signora Sua. Suo Aldo Spallicci Sovrattutto la ringrazio perché non mi ha dipinto come un “pascoliano”, un volgare imitatore di Pascoli. Cesena, 17.4.1968 Senatore Prof. ALDO SPALLICCI Via Vasari, 9 MILANO MARITTIMA – CERVIA (Ravenna) Caro Senatore, sono contento che la mia chiacchierata non le sia dispiaciuta. Ora vorrei che Lei mi tranquillizzasse circa l’interpretazione da me data a due Suoi testi, per i quali non mi sento del tutto sicuro. 1) Rumagna marzulena: non sono del tutto certo se, nel paesaggio che Lei traccia, il volto di Serenella sia presente fisicamente o solo come evocazione, memoria; 2) stessa poesia: c’è di mezzo, o no, un rifiuto d’amore? 3) Cun la prema stela, ai versi “E’ passa e’ vent e e’ conta / tot quel ch’l’è stê a scultê”. Io ho interpretato, come avrà visto: il vento riporta a noi le nostre parole, quelle che ci dicemmo in passato. È esatto? O le cose che il vento ha ascoltato, e che ora ci porta, sono da intendere in senso più lato, non legato cioè alla persona e alla storia dei due innamorati? Spero di poter venire a Marradi, e intanto rinnovo a Lei e alla Sua figliola il saluto più cordiale, mio e di mia moglie. [C.P.] LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia = 20 Aprile 1968 Caro Pedrelli rispondo subito ai suoi interrogativi: 1) sì; presente fisicamente 2) c’è un rifiuto d’amore 3) “tot quel ch’ l’è stê a scultê” tutti i segreti che si son detti gli uomini. Spero di vederla a Marradi domani. Ricambio con affetto il saluto a lei e alla Signora Sua Suo Aldo Spallicci Cesena, 24.5.1968 Senatore Prof. ALDO SPALLICCI MILANO MARITTIMA (Cervia-Ravenna) Caro Senatore, come Sua figlia Anna Le avrà riferito, ripeterò in pubblico ad Alfonsine, la sera del 14 giugno prossimo, la mia chiacchierata sulla Sua poesia. La lettura avrà luogo nel quadro del Convegno di studi romagnoli di quest’anno. Penserei di animare la conferenza affidando a qualche dicitore dialettale la lettura dei componimenti che ho riprodotto nel testo. E a tal fine, è venuto per me al pettine il nodo della pronuncia esatta da dare ai Suoi versi. Devo quindi chiederLe: il Suo dialetto, come pronuncia è quello di S. Maria Nuova? o quello di Forlì? o quale altro? E giacché siamo in argomento: anche i vocaboli sono sempre della stessa zona? o qualche volta Lei raccoglie vocaboli di altre località romagnole? (Nel vidlin, p. es., c’è un “burghê” che mi sembra più ravennate che – grosso modo – forlivese). Mi scusi ancora della “persecuzione”. (Non è poi detto che i dicitori io riesca a trovarli.) Care cose a Lei e a Sua figlia. [C.P.] LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia=27 Maggio 1968 Caro Pedrelli speravo di vederla al Trebbo di Coriano ieri. L’avevo veduta elencata fra i recitatori di poesie. Ma forse lei è rimasto bloccato dalla corsa ciclistica. Il mio dialetto è forlivese quasi del tutto, dico quasi, perché qualche vocabolo ho raccolto qua e là in altre parti di Romagna. Un buon dicitore di poesia potrebbe essere il geom. Ubaldo Galli di Castelbolognese che recita molto bene nei nostri Trebbi. Molti cari saluti suo Aldo Spallicci LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia = 15 Giugno 1968 Caro Pedrelli sento con piacere del felice successo della serata di ieri e le rinnovo i miei più vivi ringraziamenti. La conferenza verrà pubblicata come edizione degli “Studi Romagnoli”? Scriverò anche al caro Galli. Molti cordiali saluti suo Aldo Spallicci LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia=21 Giugno 1968 Caro Pedrelli se dovesse tenere una seconda conferenza sulle mie cosette, mi piacerebbe che potesse sfogliare il mio nuovo libro (che ho intitolato “Cùdal” = zolle). Un altro centinaio di poesie. Avrei voluto che l’edizione la curasse Garzanti, ma mi sono guastato un po’ con quelli là. Cercherò un altro editore. Rileggerò in estratto la Sua conferenza di Alfonsine, estratto che le auguro veda presto la luce. Molti cari saluti suo Spallicci LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Forlì 22 luglio 1968 Caro Pedrelli ho pensato a quanto lei mi ha detto a proposito degli svarioni contenuti nel mio grosso volume garzantiano. Vorrebbe farmene un elenco che io farei stampare in un’ Errata–Corrige e inserire nelle rimanenti copie? Io uscirò di qui mercoledì p.v. 25 c.m. Molti affettuosi ringraziamenti e saluti Suo Aldo Spallicci Avv. CINO PEDRELLI Via Roverella 1 47023= Cesena (Fo) Molveno (Trento) 2 Agosto 1969 Molti cordiali saluti e auguri di bene Aldo Spalllicci Anna (cartolina illustrata: Molveno, m. 864 col Lago – Trentino- Veduta con la Seggiovia del Pradè e le Dolomiti di Brenta) LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia = 18 Sett. 1968 Caro Pedrelli col titolo di “Romagna Nostra” pubblico un periodico mensile che si propone di far riconoscere la Romagna come regione a sé. Vuol mandarmi una paginetta? Il n° primo sta per uscire. Conto sulla sua collaborazione. Molti vivi ringraziamenti e saluti cordialissimi Aldo Spallicci On.le Senatore Prof. ALDO SPALLICCI Via Vasari 9 MILANO MARITTIMA (Cervia) Cesena, 5.10.1968 Caro Senatore, ebbi il Suo invito a mandarLe qualcosa per “Romagna Nostra”. Plaudo all’iniziativa, ma non saprei cosa mandarLe: uno scritto che riguardi il problema della regione romagnola? (Se così fosse, non credo che avrei nulla di interessante da dire.) O altro? Attendo un Suo cenno, e intanto La saluto caramente. Mi ricordi alla Signorina Anna. Suo [C.P.] LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia = 10 Ottobre 1968 Caro Pedrelli anche poche righe per accentuare la diversità che corre fra Emilia e Romagna. I due torrenti, a Nord il Sillaro e a Sud il Tavollo come limiti. Geograficamente ed anche etnicamente. Grazie e cordialissimi saluti suo Aldo Spallicci Premilcuore (Fo) Natale ‘68 Caro Pedrelli ho ricevuto la sua lettera prima di partire per quassù. Sono venuto a passare il Natale in casa della mia figliola maggiore, Ada. Le scrivo su di un foglio che reca in calce il suo nome. La ringrazio delle notizie che mi dà della pubblicazione del suo saggio. Nel contempo è uscito quello del prof. Ciotti (Ed. Longo- Ravenna “Scrittori e critici contemporanei”). In un capitolo di “appunti per un saggio critico” parla di “miti” di poesia nel volgare di Romagna. Se non l’ha gli e lo faccio avere. È il testo di una conferenza tenuta un anno fa a Faenza. Sono una trentina di pagine. Le ricambio i saluti e gli auguri per il nuovo anno assieme alla mia Anna. Affettuosamente Suo Aldo Spalllicci Sen. Prof. ALDO SPALLICCI Ospedale Morgagni FORLÌ Cesena, 11.4.1969 Caro Senatore, apprendo con vivo rammarico la notizia del Suo nuovo ricovero al Morgagni. Con tutto il mio affetto, Le auguro la più rapida e completa guarigione. Speravo di poter mandare in tipografia, da pubblicare come estratto anticipato, il mio articolo sulla Sua poesia. Ma troppe altre cose mi hanno trattenuto finora. Fra una settimana, superato un gravoso impegno professionale, riprenderò il dattiloscritto per gli ultimi ritocchi, e lo passerò alla stampa. Con rinnovati auguri, cui si associano tutti i miei familiari, La saluto caramente. [C.P.] RUBICONIA ACCADEMIA DEI FILOPATRIDI SAVIGNANO SUL RUBICONE IL PRESIDENTE Cervia = 10 Maggio 1969 Caro Pedrelli potrei avere una fotografia di Maurizio Bufalini? Tolta da un busto o magari da una stampa. Mi occorre per una raccolta di biografie che sto per passare all’editore. Le sarò grato se potrà procurarmele Cordialissimi dal suo Aldo Spallicci LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia (Ra) 20 Maggio 1969 Caro Pedrelli è riuscito a procurarsi una riproduzione fotografica di un busto di Maurizio Bufalini (busto o quadro o ritratto come che sia?). Mi farebbe un vero piacere se potesse farmela avere. Molti cordiali ringraziamenti e saluti suo Aldo Spallicci Senatore Prof. ALDO SPALLICCI Via Vasari, 9 MILANO MARITTIMA (Cervia) Cesena, 22 maggio 1969 Caro Senatore, può attendere qualche altro giorno per il ritratto di Maurizio Bufalini? In Biblioteca non ho trovato niente di buono. Un discreto ritratto esiste in casa di un amico, l’Avv. Ermete Nori, deceduto improvvisamente nella mattinata di domenica, poche ore dopo che io gli avevo parlato della cosa. Vedrò di farmi prestare tale ritratto per una riproduzione fotografica, appena i familiari avranno superato queste ore difficili. Ho anche messo a punto definitivamente la mia conferenza sulla Sua poesia dialettale, e ora ne stiamo facendo la copia dattiloscritta, che inoltrerò alla Tipografia Lega nei prossimi giorni. La saluto caramente. [C.P.] LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia = 24 Maggio 1969 Caro Pedrelli la prof. Francesca Guerra De Bellis, che prepara un saggio sulla mia produzione poetica per la “Nuova Antologia” mi ha portato via il dattiloscritto del suo lavoro. Vorrebbe citarlo ma ora mi scrive che le è venuto uno scrupolo, potrà, mi scrive, fare citazioni di un saggio ancora inedito? Chiede se le può esserle concesso di dire che ha avuto occasione di consultare le bozze del lavoro in tipografia. Trova che vi sono giudizi così incisivi ed acuti a cui non vorrebbe rinunciare. Mi dica lei se non ha nulla in contrario. Molti cari saluti suo Aldo Spallicci Sen. Prof. ALDO SPALLICCI Via Vasari, 9 MILANO MARITTIMA Cesena, 27.5.1969 Caro Senatore, nulla in contrario che la Signora Francesca Guerra De Bellis mi citi dal dattiloscritto. Però preferirei lo facesse sul dattiloscritto definitivo in corso di copiatura e che potrei mandarLe fra una settimana. La saluto frattanto cordialmente [C.P.] LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia = 16 Giugno 1969 Caro Pedrelli ho indirizzato a lei uno studente della Scuola di Agraria di costì che, all’esame di licenza che deve sostenere ai primi di luglio, intende portare la mia poesia. L’ha veduto? Le sarei molto grato se potesse farmi avere la riproduzione fotografica del quadro di M. Bufalini. Mi manca solo questo ritratto e poi spedirò tutto il materiale del mio libro sugli “Uomini di Romagna” all’editore. Molti vivi ringraziamenti e cordiali saluti suo Aldo Spallicci Sen. Prof. ALDO SPALLICCI Via Vasari, 9 Milano Marittima CERVIA (Ra) Cesena, 16.6.1969 Caro Senatore, ho potuto avere oggi il ritratto di Maurizio Bufalini, e l’ho già affidato al fotografo per la riproduzione. Potrò spedirLe la copia desiderata entro sabato 21 corrente. Pure oggi ho portato a Faenza, ai fratelli Lega, il dattiloscritto della mia conferenza Tematica spallicciana, per trarne l’estratto anticipato che Lei sa, dal volume XIX degli “Studi Romagnoli”. In settimana, conto di avere le prime bozze, e fra 15 giorni gli opuscoli stampati. Per potermi regolare nella tiratura, gradirei sapere fin d’ora da lei se Le interessa ricevere più copie dell’estratto, e quante. Accolga il mio saluto più cordiale, unitamente alla signorina Anna. Suo [C.P.] LA PIÊ Cervia 18 Giugno 1969 RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Caro Pedrelli grazie! Mi dica quanto ha dovuto spendere per la riproduzione fotografica. Così attendo di sapere quanto le dovrò per gli estratti. Molti vivi ringraziamenti e cordiali saluti suo Aldo Spallicci (cartolina postale) Sen. Prof. ALDO SPALLICCI Via Vasari, 9 MILANO MARITTIMA (Cervia- Ravenna) Cesena, 20.6.1969 Caro Senatore, eccoLe qualche copia del ritratto di Maurizio Bufalini, riprodotta da un quadro in possesso degli eredi dell’Avv. Ermete Nori di Cesena, recentemente scomparso. Care cose [C.P.] LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia = 21 Giugno 1969 Caro Pedrelli la prof. De Bellis mi prega di farLe sapere che ha ricevuto il suo dattiloscritto che le rinvierà appena se ne sarà servita. La ringrazia moltissimo. Io la ringrazio ancora per la fotografia di Bufalini e sono sempre in attesa di conoscere quanto le debbo per la spesa sostenuta. Molti cari saluti dal suo Aldo Spallicci (cartolina postale) LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia = 24 Giugno 1969 Caro Pedrelli riuscitissime le fotografie! Chi è l’autore del dipinto? Sono sempre in attesa di conoscere il mio debito. Molti cordiali saluti suo Aldo Spallicci Cesena 28.6.1969 On. Sen. Prof. ALDO SPALLICCI Via Vasari, 9 MILANO MARITTIMA (Cervia- Ra) Caro Senatore, sono lieto che il ritratto di Bufalini Le sia riuscito gradito. Purtroppo neanche l’originale reca la firma dell’artista. Nessun debito Suo per così poca cosa. Sto correggendo la 2° bozza del mio articolo sulla Sua poesia. Se ha piacere che, stampato l’estratto, ne spedisca io qualche copia a persone cui può interessare, me ne faccia avere gli indirizzi, e provvederò. Care cose a Lei e alla Signorina Anna. Suo LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia =4 Luglio 1969 Caro Pedrelli approfitto, della sua gentilezza e le trascrivo i recapiti delle persone a cui gradirei lei mandasse il suo estratto. 1) Dott. Giovanni Spadolini = Direttore del “Corriere della Sera”. Milano. 2) Dott. Mario Dell’Arco = Via dei Gozzadini 38 = Roma = C.P. 00165 3) Comm. Antonio Stanghellini = Forlì Via Firenze, 48. C.P. 47100 4) Dott. Giovanni Titta Rosa = Milano Via Spiga 3= C.P. 20121 5) Prof. Sergio Zanotti = Forlì= Via Panciatichi 2 = 47100 6) Prof. Urio Clades= Massa Carrara=Via Francesco Petrarca 1= 54100 7) Avv. Bruno Angeletti= Forlì, Via Bruni= 19=47100 Per gli estratti che vorrei io (un 5 o 6) resto sempre in attesa del prezzo quale le indicherà il tipografo. Molti cordiali ringraziamenti e saluti suo Aldo Spallicci 8) Prof. Guerra De Bellis – Via Giulio Petroni, 5° traversa, n° 50 Bari spedite il 19.7.1969 Cesena, 6.7.1968 Sen. Prof. ALDO SPALLICCI Via Vasari 9 CERVIA-MILANO MARITTIMA Caro Senatore, penserei di venire a trovarLa – previa telefonata – in un pomeriggio della corrente settimana. Così parleremo de I cùdal, e ci metteremo d’accordo sul come potrò leggerli. La saluto caramente, insieme a Sua figlia Anna. Suo [C.P.] LA PIÊ Cervia = 15 Luglio 1969 RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Caro Pedrelli dall’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Pisa, mi scrive il Prof. Carlo Ragghianti chiedendomi notizie della produzione di G. Malmerendi anteriore al 1915. Potrebbe fornirle la famiglia del pittore? Grazie e cordiali saluti Aldo Spallicci On.le Senatore Prof. ALDO SPALLICCI Viale Vasari, 9 MILANO MARITTIMA-CERVIA (Ra) Cesena, 19.7.1969 Caro Senatore, ricevo il Suo biglietto in data 15. Per ogni notizia riguardante l’attività pittorica del povero Giannetto Malmerendi credo che la cosa migliore sia prendere contatto col figlio Dr. Francesco Malmerendi, che abita a Ravenna in Via Oriani, tel. 23.1.36. A Cesena è rimasta la vedova, che essendo una seconda moglie e di levatura culturale assai modesta non credo sia in grado di essere molto utile a Lei e al Prof. Ragghianti nel senso voluto. Le ho spedito ieri alcune copie del mio estratto, e oggi spedirò alle persone da Lei indicatemi (Spadolini, Dell’Arco, Stanghellini, Titta Rosa, Zanotti, Clades, Angeletti, cui aggiungo la prof. Guerra De Bellis). I più cari saluti a Lei e alla Signorina Anna. [C.P.] LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia = 23 Luglio 1969 Caro Pedrelli elegantissimo il fascicolo estratto! Resto sempre in attesa di conoscere il mio debito. Ier l’altro le scrissi per avere, se possibile, notizie di Malmerendi futurista. Ha potuto attingerne presso alla famiglia? Sempre grato le invio i più cordiali saluti suo Aldo Spallicci (cartolina postale) LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia = 16 Novembre 1969 Caro Pedrelli nel pomeriggio del giorno 13 dicembre p.v. sotto gli auspici de “La Pié” ho indetto un convegno a Ravenna alla Classense per trattare il tema “l’unità culturale della Romagna”. Lei dovrebbe intervenire e prendere la parola su un argomento di sua scelta. Dovrebbe essere, questo convegno, un appello ai romagnoli, nell’imminenza del dibattito parlamentare sulle regioni, a che non si facciano incorporare nell’Emilia. Mi dia il titolo della sua relazione. Ci conto. Molti cordiali saluti dal suo Aldo Spallicci Sen. Prof. ALDO SPALLICCI Via Vasari, 9 MILANO MARITTIMA - CERVIA Cesena, 18.11.1969 Caro Senatore, ricevo il Suo invito a riferire il 13/12 p.v., a Ravenna, su qualche tema attinente all’unità culturale della Romagna: tema del più vivo interesse, come è della più viva attualità il problema della istituzione della regione Romagna. Purtroppo, per quel che mi riguarda, fatto un rapido esame di coscienza, non mi trovo preparato a riferire su nessun argomento che possa rientrare nel giro. È stato invitato il prof. Schürr a riferire sulla fondamentale unicità del dialetto romagnolo? Anche Claudio Marabini – nonostante la polemichetta che vidi tempo fa su Imola – potrebbe riferire positivamente (come ha già fatto in altra sede) sul tema “letteratura romagnola e romagnolità”, o qualcosa di simile. La saluto cordialmente, bene augurando per il miglior successo dell’iniziativa, e per l’avvento della regione. Suo [C.P.] LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia = 28 Novembre 1969 Caro Pedrelli tanti auguri per la sollecita guarigione di sua moglie e per la sua salute. Ho sentito (riferitomi dalla mia figliola) al telefono, che ai primi della settimana prossima mi farà avere il foglio del “Pulon Matt”. Grazie! Scrissi subito a Claudio Marabini come suggeritomi da lei, ma non ho avuto nessuna risposta. Mi serberà rancore per l’articolo di “Romagna Nostra”. Molti cordiali saluti suo Aldo Spallicci On. Senatore Prof. ALDO SPALLICCI Via Vasari, 9 MILANO MARITTIMA-CERVIA (Ra) Cesena, 17.4.1970 Caro Senatore, si tratta della torre di Roversano, unico resto oggi del castello omonimo. Può trovare notizie storiche sul castello alle pagg. 214-15 del volume di FAUSTO MANCINI e WALTER VICHI: Castelli, rocche e torri di Romagna, Bologna Ed. Alpe, 1955. Mentre era Signore di Cesena Malatesta Novello, il castello di Roversano fu certamente fra le dimore estive della di lui moglie Violante di Montefeltro. In appendice allo studio di GINO FRANCESCHINI: Violante Montefeltro Malatesti Signora di Cesena, pubblicato in Studi Romagnoli I, c’è infatti una importante lettera di Violante datata Roversano 29 giugno 1457. Roversano fu Comune fin verso il 1925-26 (se Le interessa la data esatta potrò procurarGliela), periodo in cui fu aggregato al Comune di Cesena, di cui ora è frazione. Dall’aprile 1807 al maggio 1808 il Comune di Roversano ebbe a segretario comunale Pietro Giordani, nel contempo insegnante di scienze nel Ginnasio di Cesena (v. N. TROVANELLI, Cesena dal 1796 al 1859, Tomo I (1796-1831), Cesena, 1906, pp. 108-109). Spero di avere assolto in qualche modo al mio compito, e La saluto caramente insieme alla Signorina Anna. [C.P.] LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Caro Pedrelli Cervia = 18 Marzo 1970 vorrei pubblicare nel fascicolo di marzo=aprile una fotografia di un torrione che sorge su di un’ altura a 1 Km. a monte di Borello; ma non ne conosco la denominazione. Potrebbe lei informarsene? Ed anche procurarmi qualche riga di carattere storico (un breve cenno). Deve essere l’avanzo di un castello medievale. Grazie! Molti cari auguri pasquali. Suo Aldo Spallicci On. Senatore ALDO SPALLICCI Via Vasari, 9 MILANO MARITTIMA (Cervia-Ra) Cesena, 4.4.1970 Caro Senatore, ho interpellato qualche abitante di Borello, fra cui un geometra, per (prima di tutto) identificare il torrione che Le interessa. Ma le indicazioni da Lei datemi (“che sorge su di un’altura a 1 Km. a monte di Borello”) non sono bastate all’individuazione del monumento. “A monte di Borello” in quale direzione? Lungo la statale Umbro-Casentinese? oppure su qualcuna delle colline circostanti, e in tal caso quale il punto cardinale rispetto al centro abitato di B.? E la distanza di 1 Km. da B. come Le risulta? Il torrione si vede dalla nazionale, o dalla provinciale Borello-Ranchio? Se può essermi più preciso, ritenterò la ricerca. Ricambio ora gli auguri più fervidi per tutto il restante arco dell’anno a Lei e ai Suoi. Suo [C.P.] P.S.- La mia recensione sui Cùdal uscirà entro il mese, e non mancherò di farGliene avere copia. Cosa posso rispondere a Lugaresi circa l’altra recensione dei Cùdal? LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia = 21 Aprile 1970 Caro Pedrelli grazie delle preziose informazioni sul castello di Roversano. Ho controllato le note nel libro di Mancini e Vichi. La torre è più vicina a Cesena che non a Borello? Molti rinnovati ringraziamenti e cordialissimi saluti suo Aldo Spallicci On. Senatore Prof. ALDO SPALLICCI Via Vasari, 9 Cesena, 5. 5.1970 MILANO MARITTIMA (Cervia) Caro Senatore, mi scusi se solo ora rispondo alla Sua ultima richiesta in ordine alla borgata di Roversano. Roversano dista circa 7 Km. da Cesena e 6 da Borello. Però è sulla riva destra del Savio, mentre Borello è sulla sinistra. La saluto caramente, e con Lei la Signorina Anna. [C.P.] LA PIÊ Cervia = 3 Giugno 1970 RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Caro Pedrelli molto grato le sono della tanto benevola recensione del mio “Cùdal” nel “Lettore di provincia”. Le mando due inedite per la sua nuova rivista. Le mandai a suo tempo quel mio “Volto della fauna”? Se non l’ha avuto gli e lo manderei e sarei molto lieto se volesse accennarne nella nuova rassegna. Un abbraccio dal suo Aldo Spallicci Cesena, 10.6.1970 On. Senatore Prof. ALDO SPALLICCI Viale Vasari, N. 9 MILANO MARITTIMA (Cervia) Caro Senatore, si tiene quest’anno per la 5° volta a Cesena, sotto gli auspici del Comitato della Settimana Cesenate e della Pro Cesena, un concorso per canzoni dialettali romagnole: una species che non ha una vera e propria tradizione, che sa di essere solo una sorella minore della canta, e che gli organizzatori vorrebbero sviluppare e incanalare, fin dove possibile, in una direzione non di consumo ma d’arte, in parallelo, diciamo, alla canzone napoletana. Qualche buon risultato in questo senso credo si sia già conseguito nelle precedenti edizioni di questo particolare Festival, che si intitola alla nostra torre civica, “E’ Campanon”. Per affiancare e aiutare l’impresa, si è costituita lo scorso anno una Associazione Amici della Canzone Dialettale Romagnola, con sede a Cesena: la quale, fra l’altro, vorrebbe dare inizio fra breve alla pubblicazione di un Notiziario (che uscirebbe un tre volte all’anno) nel quale convogliare notizie, proposte, cronache, recensioni, memorie, relative in primo luogo a questo particolare settore artistico, appunto quello della canzone romagnola, ma anche a quello del ballabile romagnolo in genere, nonché a quello delle cante e relative incisioni discografiche, concerti, ecc. Dopo questa premessa un po’ lunga, e comunque nel quadro di cose che ho cercato di tracciarLe, avrei da sottoporLe due richieste, e cioè queste: 1) se potesse autorizzarci, e farci autorizzare dall’Editore, a riprodurre nel predetto Notiziario le due poesie da Lei dedicate al pioniere – ormai leggendario – del ballabile romagnolo, Zaclèn: e precisamente le poesie I bala e E’ valzer de’ Zaclèn, ora raccolte nelle Poesie in volgare di Romagna, pp. 8 e 449. 2) Se potesse darci un suo libero ricordo in prosa (2-3 cartelle) della figura di Zaclèn, così come Lei l’avrà vista in qualche festa da ballo, o sentita ricordare e giudicare sul piano artistico e affettivo da esperti e da gente del popolo. Più oltre, se crede, potrebbe darci qualche altro ricordo in prosa sul mondo delle cante, sulla miracolosa rinascita di questo genere, sul modo e i tempi in cui ebbe luogo, e così via. Attendo un Suo riscontro di massima, e nel frattempo La saluto cordialmente. Suo [C.P.] LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia 15 Giugno 1970 Caro Pedrelli attendo dalla Casa Garzanti il nulla osta per la pubblicazione nel suo Notiziario dei due miei sonetti (come da suo desiderio). Ho trascritto, e in parte riprodotto in fotocopia, un articolo su Zaclèn che scrissi quasi sessanta anni fa sul “Plaustro” quando avevo davanti agli occhi il popolarissimo violinista che sapeva travolgere nella vertigine del ballo le “cameraccie” (ritrovi politici d’allora). Potrebbe andar bene con una nota che giustifichi il passaggio dal 1912 ad oggi. Molti cordiali saluti Aldo Spallicci Cesena, 22.6.1970 On. Senatore Prof. ALDO SPALLICCI Viale Vasari, N. 9 CERVIA - MILANO MARITTIMA Caro Senatore, La ringrazio vivissimamente, anche a nome degli amici della canzone e del ballabile romagnolo, del bell’articolo su Zaclèn, che per essere stato steso lui vivente, ha tutta la freschezza, la forza e la precisione di notizie che solo la memorialistica contemporanea può dare. Grazie anche della autorizzazione richiesta a Garzanti per la riproduzione delle due poesie: autorizzazione di cui restiamo, con Lei, in attesa. Ovviamente, qualora ci venga concessa, citeremo la fonte bibliografica nel modo più completo. Ritrovo ora, nella Sua del 3 corrente, una domanda: se io abbia a suo tempo ricevuto il Suo Volto della fauna. Non l’ho avuto, e Le sarò grato se me lo farà avere, anche per darne cenno nel “Lettore di provincia”. Care cose a Lei e alla Sig.na Anna: Suo (Cino Pedrelli) LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia (Ra) 25 Giugno 1970 Caro Pedrelli eccole il nulla osta di Garzanti. Sarà bene poi mandare copia della sua pubblicazione all’editore. Riceverà dall’ed. Maggioli di S.Arcangelo il “Volto della fauna”. Le sarò grato se vorrà recensirlo. Molti cordiali saluti suo Aldo Spallicci Pinzolo 5.8.70 Dall’ Alpe garibaldina un caro saluto Aldo Spallicci (Cartolina illustrata da Pinzolo-Tn) LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Cervia Pineta / 31 Dicembre 1970 ricambio gli auguri più cordiali. Aldo Spallicci Sen. Prof. ALDO SPALLICCI Via Vasari, 9 MILANO MARITTIMA Cesena, 7. 4.1971 Caro Senatore, ho la Sua del 3 corrente. Perché Sua figlia Anna possa diventare comproprietaria dell’appartamento da Lei posseduto in Roma occorre fare un atto pubblico (cioè notarile) di compravendita o di donazione. La convenienza fiscale per l’una forma o per l’altra può variare a seconda del valore che verrà definito (dall’Ufficio Registro o dalle Commissioni tributarie in caso di ricorso) per la quota di proprietà in trasferimento. A sua disposizione per ogni altra informazione in mio possesso che potesse occorrerLe, La saluto caramente, con i più vivi auguri pasquali a Lei e alla Signorina Anna. [C.P.] Sen. Prof. ALDO SPALLICCI Via Vasari, 9 MILANO MARITTIMA Cesena, 30.10.1971 Caro Senatore, ho ricevuto la Sua lettera del 20. Confermo l’autorizzazione a riprodurre, nell’antologia che sta curando Gregor Douglas, il mio Amàndul. Provvedo a ricercare le notizie da Lei richieste su Pietro Comandini e gli altri. Richiederanno un po’ di tempo, e Gliele inoltrerò appena in possesso. Posso solo anticiparLe che Zanotti e Bargamèn, se sono bene informato, non sono più tra i vivi. La saluto caramente. Suo [C.P.] Sen. Prof. ALDO SPALLICCI Via G. Vasari, 9 Cesena, 16.2.1972 48016 – CERVIA PINETA (RA) Caro Senatore, Le sono molto grato del cenno di gradimento e approvazione con cui ha voluto accogliere il mio articolo su Serra e l’intervento. E mi associo con tutto il cuore a un Suo aforisma, che vale per Croce e per tanti altri. Mi dovrà scusare per le notizie richieste dal Prof. Gregor Douglas, e non ancora fornite. Ne avevo procurato qualcuna, poi ero stato distratto da troppe altre faccende. Provvedo oggi stesso a completare l’indagine, scrivendo a Ravenna, Vignola e Alfonsine. Speriamo bene, appena esaurito il giro della corrispondenza, scriverò sia a Douglas che a Lei per discarico. Ho ricevuto Pampna, che leggerò appena libero da altri impegni arretrati. Grazie anche dell’estratto della Guerra De Bellis (nel frattempo scomparsa?). La saluto caramente. Mi ricordi a Sua figlia. Suo (Cino Pedrelli) LA PIÊ RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE ROMAGNOLA Premilcuore (Fo) 19 Genn. 1973 Caro Pedrelli vorrei presentare ne “La Piè” una fotografia di Manara Valgimigli; ce l’ha lei in archivio? Gli e la rinvierò subito dopo. Grazie e cordialissimi Aldo Spallicci Cesena, 14.2.73 Senatore Prof. ALDO SPALLICCI Via Roma, 37 PREMILCUORE (Fo) Caro Senatore, di Valgimigli ho trovato soltanto questa foto. È del 1952. Sta parlando a Cesena nel quadro della Celebrazione del V Centenario della Biblioteca Malatestiana. Non so se possa esserLe utile, o se Le sia ancora utile. Ho perso un po’ di tempo a rintracciarla, e altro tempo mi ha fatto perdere il fotografo per la riproduzione. Vorrei tanto venirLa a trovare. La abbraccio. [C.P.] Aldo Spallicci (Santa Maria Nuova di Bertinoro, 22 novembre 1886 – Premilcuore, 14 marzo 1973)