Comments
Description
Transcript
COME bEStiE?
Come bestie copertina_Layout 1 27/12/10 09:23 Pagina 1 Come bestie? forme e paradossi della violenza tra mondo antico e disagio contemporaneo a cura di Valeria Andò e Nicola Cusumano € 20,00 Immagine di copertina: Achille guarda il cadavere di Ettore Coppa attica a figure rosse (490‑480 a.C.), Museo del Louvre, Parigi. Salvatore Sciascia Editore Salvatore Sciascia Editore CISap MATHESIS. RICERCHE SULLA TRASMISSIONE DEL SAPERE Serie del Centro interdipartimentale “Forme di produzione e trasmissione del sapere nelle società antiche e moderne” dell’Università degli Studi di Palermo ‑ vol. 4 diretta da Nicola Cusumano Come bestie? Forme e paradossi della violenza tra mondo antico e disagio contemporaneo A cura di Valeria Andò e Nicola Cusumano SALVATORE SCIASCIA EDITORE Caltanissetta‑Roma 2010 PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA © Copyright 2010 by Salvatore Sciascia Editore s.a.s. Caltanissetta‑Roma www.sciasciaeditore.it [email protected] ISBN 978‑88‑8241‑356‑9 Volume pubblicato con il contributo del CISap su fondi di Ateneo Stampato in Italia/Printed in Italy Indice generale Premessa Cannibalismo e antropopoiesi nella poesia iliadica VALERIA ANDÒ I Sette contro Tebe di Eschilo e l’assedio come dimensione della bestialità MAURIZIO CIVILETTI VII 1 19 Eracle e l’odio di Era. L’immagine del toro nell’Eracle di Euripide ANTONIETTA PROVENZA 45 Alastores. Violenza e memoria oltre l’umano BARBARA MARINO 63 Né uomo né bestia. Riflessioni sulla theriotes a partire dal VII libro dell’Etica Nicomachea MARZIA SOARDI 77 L’artefice crudele e il tiranno che una volta fu giusto. Il toro di Falaride e la hybris della mimesi ROBERTO POMELLI 89 Trofei punici SERGIO RIBICHINI La passione dell’odio e la violenza correttiva. Greci e Cartaginesi in Sicilia (409‑396 a.C.) NICOLA CUSUMANO 121 141 VI INDICE GENERALE Da Crono agli eroi. Ordine e disordine, violenza e homonoia nelle Argonautiche di Apollonio Rodio STEFANO G. CANEVA 165 Granchi, uomini e altri animali. La genesi della violenza nel De sollertia animalium di Plutarco PIETRO LI CAUSI 189 Confini in discesa. Rappresentazioni della violenza e della bestialità nella cultura romana 209 FABIO TUTRONE In forma di serpente. Incesti, mostri e diavoli nella condanna cristiana dei culti dionisiaci FRANCESCO MASSA 235 Tra imbestiarsi e trasumanar. Politica ed educazione come antropopoiesi GIUSEPPE BURGIO 257 Bibliografia generale 281 Indice tematico 309 Appunti per una premessa Riflettere sulla violenza si rivela immediatamente un’impresa faticosa e un obiettivo sfuggente, destinato ad una marca di inadeguatezza, forse in primo luogo epistemologica. Nonostante una tale premessa possa apparire scoraggiante, interrogarsi sulla violenza, e soprattutto sul suo profondo incardinamento nei codici simbolici di una cultura, ha almeno un merito: mettere in luce il suo effetto perturbante nelle rappresentazioni culturali e la difficoltà di approdare ad un regime condiviso di concettualizzazione1. Gli studi riuniti in questo volume non hanno perciò nessuna pretesa di esaustività, consapevoli come siamo tutti noi che vi abbiamo partecipato dell’ambivalenza del tema e di quanto esso comporti un coinvolgimento che non è sempre facile mantenere su un livello di riflessione controllata, ma non isterilita. In questo volume compaiono alcuni contributi generati da una stimolante esperienza seminariale sul tema della violenza e delle strategie di rappre‑ sentazioni adottate nelle culture del cosiddetto mondo classico. Il seminario, durato alcuni anni, ha visto la partecipazione di docenti e giovani studiosi della Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo, soprattutto in ambito antichistico. Altri, che si sono riconosciuti nel percorso di riflessione, si sono aggiunti nella fase di elaborazione del progetto editoriale2, altri ancora, che pure hanno partecipato agli incontri seminariali arricchendoli col loro contributo di idee, non sono qui presenti. Che la violenza sia oggetto di 1 NAEPELS 2006, 493. Tenere desta l’attenzione sulla distanza tra codici antichi e sensibilità moderna è un obiettivo già da tempo fissato nella ricerca. 2 Stefano G. Caneva e Francesco Massa si sono formati all’Università di Pavia, Sergio Ribichini è Dirigente di ricerca presso l’ISCIMA (Istituto di studi sulle Civiltà Italiche e del Mediterraneo antico) ‑ CNR, Roma. VIII APPUNTI PER UNA PREMESSA ricerca di difficile delimitazione e di imprecisa definizione è apparso subito chiaro fin dai primi incontri del seminario, nei quali il nostro primo obiettivo è stato appunto quello di definire il tema che avevamo scelto come oggetto di ricerca, attraverso il confronto con specialisti di differenti ambiti (storici, sociologi, filosofi, psicologici), per passare poi all’analisi dei modi della nar‑ razione (storica o letteraria), e delle forme di rappresentazione culturale del fenomeno. Ci è sembrato sintomatico che né l’oggetto del nostro interesse né la pro‑ spettiva adottata fossero isolati: lo spazio storico della violenza mette in tensione la temporalità con l’etica, la memoria con la sofferenza. L’obiettivo di concettualizzare la violenza – obiettivo necessario, se si vuole intraprendere la via della riflessione – rischia di confondersi con una scelta di astrazione anestetizzante, che finisce per disgregare un campo di esperienza difficilmente pensabile e ancor più difficilmente “inscrivibile” in un testo. Quanto più ci si sforza di mantenere la dimensione di esperienza “sociale” della violenza, tanto più questo tema resiste ad una categorizzazione operativa: riflettere sulla violenza conduce fuori dai limiti della sola (per quanto sofisticata) descrizione, e mette in gioco la dimensione etica. Il rischio (il timore) sempre incombente di fronte alla crudeltà della violenza è che il desiderio di “sapere” finisca per consentire l’accesso ad una “fascinazione” altrettanto rivoltante della violenza stessa. Questo rischio di estetizzazione è emerso costantemente negli incontri e nelle discussioni che hanno scandito il seminario per tutta la sua durata ed è un’altra preoccupazione che caratterizza molti dei contributi. Diversi per contenuti tematici e per angolazione di indagine, i testi qui raccolti appaiono tuttavia concentrati su due elementi: il riferimento alla bestialità (bestializzazione, theriotes, cannibalismo) come stato di pericolo non solo individuale ma comunitario, e la definizione dell’umanità come condizione acquisita “culturalmente” attraverso un processo com‑ plicato e ricco di insidie e paradossi, non alieno da ricadute in una “bestia‑ lità” sempre da domare (antropopoiesi). Che la natura bestiale sia stata considerata buona per pensare la violenza non stupisce, se si presta atten‑ zione a quanto gli animali siano stati usati come operatori simbolici, di segno diverso, ma sempre strumenti per riflettere sulle diverse grammatiche sociali. APPUNTI PER UNA PREMESSA IX Procedendo per cenni, alcuni animali sono in particolare presi in esame per la loro efficacia simbolica, come il leone, il serpente, il toro, ma è soprattutto l’essere umano a predominare per la sua capacità (tutta culturale?) di collocarsi in una posizione di entre‑deux, di ambiguità tra spazi e ruoli, tra umanità e bestialità, tanto diversi quanto strettamente correlati come le oscillazioni di un’altalena tra alto e basso, umanità e disumanità: gioco di definizione, innanzitutto, attraverso cui si affermano memorie, gerarchie e strutture di potere. Un’altra questione che si affaccia nelle pagine del volume è la strategia che ogni universo culturale mette in atto per stabilire una gradazione della violenza e dunque, implicitamente, una soglia di accettabilità. Al riguardo, c’è da chiedersi se l’interesse che le testimonianze prese in esame mostrano per i casi di violenza estrema non sia una scelta precisa per fissare di volta in volta l’asticella sul grado di accettabilità della violenza3. Sotto questo aspetto l’esperienza della bestializzazione va considerata nella sua duplicità di fondo: esercitare una violenza fuori “norma”, ma anche essere ridotti ad una condizione bestiale come vittime della stessa violenza. Ecco il nucleo incandescente del tema, che ne mostra tutta la difficoltà: la violenza non è mai un atto “delirante” e “altro”, piuttosto è uno strumento di messa in ordine e di gerarchizzazione interno al mondo umano e finalizzato a ottenere un surplus in termini sociali e politici. Rispetto a forme di razionalizzazione rassicuranti come quella fornita dalla riflessione aristotelica, il decentramento teoretico della violenza si rivela illusorio: la violenza non sta ai margini, ma al centro, nella quoti‑ dianità che circonda e irrompe nella riflessione intellettuale, dentro e fuori la ricerca accademica. La violenza disumanizzante non preme dunque dall’esterno, ma origina dall’interno e si intreccia con effetti perversi sulla definizione dell’umano: recuperare l’umanità è impresa “eroica”, raggiungerla dall’esterno può risultare impossibile, se l’impresa riguarda un nemico incorreggibile per natura. Parlare di violenza, in una certa misura, implica al tempo stesso l’attribuzione di uno stigma e la costruzione di un ordine (che stabilisce al suo interno una violenza “giusta”). 3 ZIMMERMANN 2009. X APPUNTI PER UNA PREMESSA Sappiamo che è una sfida complessa quella che qui proponiamo. Non indi‑ chiamo risposte dogmatiche ma ribadiamo la necessità della riflessione come spazio privilegiato di resistenza al potere stesso della violenza. VALERIA ANDÒ NICOLA CUSUMANO Come bestie? Forme e paradossi della violenza tra mondo antico e disagio contemporaneo PIETRO LI CAUSI Granchi, uomini e altri animali. La genesi della violenza nel De Sollertia animalium di Plutarco Antefatto balneare È un giorno di agosto e mi trovo in una spiaggia privata, a Marsala. Sto camminando nell’acqua tenendo per mano mia figlia Irene, che fra pochi giorni compirà sette anni. È con noi una bambina che ha conosciuto da pochi giorni. Si chiama F., ed è la figlia dei nostri vicini di ombrel‑ lone. L’acqua è bassa e limpida, e ad ogni nostro passo vediamo nuvolette di sabbia che si sollevano a schiera dal fondo del mare, quando, all’im‑ provviso, mi sento sfiorare la gamba da qualcosa. Potrebbe essere – questo è il mio primo pensiero – una medusa. In questi ultimi giorni, del resto, il mare ne è stato pieno. Mi guardo in giro per cercare di individuarne una possibile forma polipoide, ma non vedo niente che galleggi sul pelo dell’acqua. Forse era un’alga, o magari – così mi convinco – è stata soltanto un’impressione fallace. Del resto la sensazione che ho provato – me ne rendo conto solo adesso – non era quella di un contatto con qualcosa di viscido ed urticante, e il polpaccio in fondo non sembra che stia per arrossarsi. Di qualunque cosa si sia trattato, dunque, non me ne curo più, e continuo la mia passeggiata con le bambine. Poco più avanti, nel tratto successivo della spiaggia, ci lasciamo incuriosire da un gruppo di bagnanti. Ci sono adulti attorniati da bam‑ bini. Si affannano a cercare di prendere qualcosa con un secchiello nel‑ l’acqua. «Meduse!», penso. E invece no. È un granchio. Nonostante la sua buffa andatura laterale, aiutato dalla risacca, scappa da tutte le parti, e quando sembra 190 PIETRO LI CAUSI che sia entrato nel secchiello ecco che arriva un’onda che gli permette di sgusciarne fuori. «È furbo!», dice una signora a sua figlia, «non si fa prendere!». «Ma noi siamo più furbi!», ribatte un tizio corpulento, mentre fa per dirigersi verso il suo ombrellone. Fa ritorno con una paletta in mano. Con questa spinge il granchio verso il secchiello. Lo ha catturato, e lo mostra, soddisfatto, a tutti i piccoli che lo attorniano. A questo punto, io e le bambine torniamo verso il nostro ombrellone. Vorremmo portare qui Matteo, mio figlio, che ha appena sedici mesi ed è rimasto a giocare con mia moglie accanto alla sdraio. Vorremmo fargli vedere l’animaletto. Facendo ritorno alla nostra base, proprio nello stesso punto in cui mi sono sentito pizzicare, mi accorgo di una piccola massa che si muove camminando lateralmente sotto l’acqua. «Un granchio!», grida sorpresa e felice F. «Catturiamolo, così lo facciamo vedere a Matteo!», dico io. Decido di andare a prendere la nostra paletta e il nostro secchiello, ma prima ancora che io abbia fatto un passo è già arrivato il nonno di F. Con un movimento lesto mette la mano sotto l’acqua e con una stretta vigorosa cattura l’animaletto. Facendo attenzione a non farsi pizzicare, quindi, gli strappa le chele. «Così non vi potrà mordere!», dice alle bambine nell’atto di darlo loro in mano. All’improvviso un brivido mi attraversa la schiena. Cosa accadrebbe se qualcuno mi strappasse le braccia all’improvviso? Mettiamo il caso che un’orda di alieni superintelligenti, come ad esempio i Quong, inva‑ desse la terra e decidesse che noi umani, in quanto forme inferiori di vita, possiamo essere alla loro totale e completa mercé; ebbene, per‑ metteremmo a cuor leggero di essere trattati da questi Quong come noi siamo stati abituati a trattare i nostri animali?1 Ci lasceremmo, in altri termini, “bestializzare”? Vorrei protestare vibratamente con il nonno di F., chiedergli conto di quanto ha fatto. Poi però mi blocco: la mia reazione non sarà percepita come sentimentalistica, emotiva, infantile, astratta, irrazionale? Il nonno di F., che mi conosce da pochi giorni e non sa nulla di me, non penserà, in altri termini, che io sia un adulto immaturo o, comunque, che io sia 1 Ringrazio Mary Midgley (MIDGLEY 1985) per i suoi splendidi exempla ficta. I Quong sono una sua creatura. GRANCHI, UOMINI E ALTRI ANIMALI. LA GENESI DELLA VIOLENZA NEL DE SOLLERTIA ANIMALIUM … 191 uno di quegli intellettuali lagnosi un po’ tocchi e rompiscatole? E poi – mi chiedo –, il granchio ha un sistema nervoso? Riesce a sentire dolore?2 Potrebbe, in altri termini, la menomazione che il nonno di F. gli ha inflitto essere vista come una violenza bella e buona? Insomma – mi chiedo – le mie eventuali proteste avrebbero un qualche fondamento scientifico? Lì per lì, non ho alcuna risposta. Benché mi sia occupato in passato di rappresentazioni animali nel mondo antico, in realtà sono del tutto ignorante in materia di crostacei. Guardo le bambine che si avviano felici verso l’ombrellone. Mostrano l’animaletto a Matteo, che dapprima lo guarda incuriosito e poi ritorna a giocare sulla sabbia con le sue formine. Irene ed F. giocano qualche altro minuto con il granchietto. Lo mettono dentro il secchiello pieno d’acqua e lo guardano muoversi, lo fanno camminare sulla battigia. Dopo qualche minuto, però, Irene comincia a piangere: il granchietto, lontano dalla sua mamma e senza le zampette, morirà! Vinta dal rimorso, prende delicatamente l’animale fra le dita e lo rimette in mare. È sentimentalismo quello di mia figlia? Mi toccherebbe spiegarle, adesso, che noi umani siamo soliti mangiare i granchi, che sono ottimi per condire proprio quel couscous che mia madre le aveva fatto la settimana prima e che le era piaciuto così tanto? In fondo – penso – il sentimentalismo nei bambini è normale: secondo il senso comune, del resto, emotività e infantilismo sono un vizio depre‑ cabile negli adulti, ma vengono pienamente giustificati nei piccoli degli umani. È per questo che decido di giustificarli anch’io, almeno per un altro po’. Ma – mi chiedo – se avessero ragione loro? I bambini, intendo. Fuori dall’acqua: una premessa Mi basta un semplice sguardo su Google per capire che, nonostante possano apparire come il frutto di una semplice distrazione balneare, 2 Quella del dolore è una delle soglie che, a partire da Bentham (Introduction to the Principles of Morals and Legislation: MIDGLEY 1985, 96 ss.), gli utilitaristi individuano per l’ammissione degli animali all’interno della comunità morale degli umani. In particolare, nel dibattito con‑ temporaneo, è prevalentemente Peter Singer (SINGER 1991) che porta alle ennesime conseguenze questo argomento (NEWMYER 2006, 100; MIDGLEY 1985, 97; SCRUTON 2008, 37 ss.). 192 PIETRO LI CAUSI i miei quesiti estivi, in realtà, trovano una risonanza più ampia all’interno del dibattito etico, giuridico e filosofico contemporaneo3: gli animali hanno diritti? Possono essere pensati come soggetti morali? E se così fosse, quali specie in particolare possono vantare diritti? E quali diritti? Non è mia intenzione, in questa sede, trattare esaustivamente pro‑ blemi complessi come questi cui ho appena accennato, tuttavia dirò subito che le pagine seguenti muovono dalla ferma convinzione che sia possibile individuare un legame fra la bestializzazione degli umani e la giustificazione razionalistica della violenza su quegli oggetti reificati che possono diventare le bestie4. Semplicemente, vorrei mostrare come un pensiero del genere compaia già in nuce nel mondo antico, in un’opera come il De sollertia animalium di Plutarco. Il mio scopo è dunque estre‑ mamente circoscritto. Si tratta cioè di capire come un testo antico, sia pur non rappresentativo di tutta l’antichità, risponderebbe alle domande che mi sono posto mentre il nonno di F. stava menomando il malcapitato granchio. Cosa direbbe, dunque, Plutarco di tutto questo? La ragione degli animali Prima di entrare in medias res è forse opportuna una breve introduzione all’opera5, il cui titolo originario doveva essere, stando al catalogo di Lampria, “Fra gli animali sono più intelligenti i terrestri o gli acquatici?” (Πότερα τῶν ζῴων φρονιμώτερα, τὰ χερσαῖα ἤ τὰ ἔνυδρα). Effettivamente, il corpo centrale del testo (cc. 9‑22 e 23‑26), sviluppa coerentemente il problema proposto dal titolo. I due giovani Aristotimo e Fedimo, l’uno cacciatore e l’altro pescatore, si impegnano infatti, secondo la tecnica della disputatio in utramque partem, in una coppia di discorsi contrapposti in cui si sostiene ora la superiorità degli animali terrestri ora la superiorità degli animali acquatici. 3 Per un quadro sul dibattito contemporaneo cf. ad es. STEINER 2005, 4 ss. e 202 ss. (o anche, per aggiornamenti in riferimento al settore degli animals studies, http://www.h‑net.org/~ani‑ mal/). 4 Un legame fra violenza e reificazione è messo in evidenza da LÉVINAS 2000, 6 ss. (ripreso da COZZO 2004, 18). Quanto al meccanismo della pseudo‑speciazione culturale, ovvero quel processo in base al quale i popoli distinguono il “noi” e gli “altri” come se si trattasse di specie biologicamente e naturalmente diverse, cf. ERIKSON 1966, 337 ss. GRANCHI, UOMINI E ALTRI ANIMALI. LA GENESI DELLA VIOLENZA NEL DE SOLLERTIA ANIMALIUM … 193 Dopo avere proposto una serie di aneddoti tratti a piene mani dalla tradizione del sapere zoologico antico6, la domanda cui si dovrebbe rispondere rimane però elusa: «ARISTOTIMO: Ebbene, giudici, potete votare. SOCLARO: A dire il vero, da tempo condividiamo l’opinione di Sofocle: “opportunamente il discorso, sia pur discorde, ha forgiato argomenti strettamente connessi e comuni a entrambi”. Infatti colle‑ gando i vostri discorsi contrapposti, entrambi lotterete insieme e validamente contro chi priva gli animali di ragione e di intelligenza» (37, 985 C 6‑14)7. Il testo plutarcheo termina poco prima che i giudici emettano il loro verdetto, e dunque, agli occhi del lettore, l’agone retorico che ha coinvolto i due giovani non ha di fatto vincitori né vinti. Nel frattempo, però, la prospettiva di Soclaro, che timidamente si era fatto portavoce di un senso comune che attribuiva agli umani una schiacciante superiorità sulle bestie (5, 963 A 8‑10), e che riteneva che non si potessero intrattenere con esse rapporti regolati da giustizia (6, 963 F 4 ‑ 964 C 1), è mutata completamente. L’esito aperto del dialogo sposta dunque su un altro terreno l’agone. Soclaro – e con lui Plurarco – sembra dire che non importa veramente chi fra Aristotimo e Fedimo avrà la meglio; sarà invece importante che i loro argomenti si intreccino in futuro in un fuoco congiunto contro chi – gli stoici ad esempio, o certi peripatetici – sosterrà che gli animali sono privi di ragione8. Gli animali, dunque, hanno accesso a forme di intelligenza che differiscono da quelle umane non tanto in termini di “qualità” quanto in termini di “quantità” e di grado9. 5 Per un’introduzione più dettagliata cf. comunque DE FONTENAY 1992, 18 ss. e 48 ss.; DEL CORNO 2001, 43 ss. Cf. anche NEWMYER 2006, spec. 30 SS. e, soprattutto, BECCHI 1993, 59 ss.; BECCHI 2000, 205 ss.; BECCHI 2001, 119 ss. 6 Sulle fonti di Plutarco, e sul suo riuso di materiale di provenienza peripatetica, cf. BECCHI 2002, 159 ss.; BECCHI 2004, 26 ss. Quanto all’atteggiamento con cui viene costruita la sua zoop‑ sicologia, bisogna precisare che «Plutarch was neither a systematic philosopher nor an obser‑ vational scientist, but he seems rather to have been willing to borrow ideas from a variety of schools as these suited his purposes» (NEWMYER 2006, 8). 7 I versi sofoclei citati da Plutarco sono di una tragedia ignota (TrGF 4, F 866 Radt). Tutte le traduzioni dei passi plutarchei sono di DEL CORNO 2001. 8 Sul motivo della mancanza di logos negli animali (e più in generale sul dibattito relativo a questo problema) cf. ad es. LABARRIÈRE 2000, 107 ss.; LABARRIÈRE 2005, 11 ss. (ma cf. anche DIERAUER 1977; SORABJI 1993). 9 BECCHI 2000, 207 e NEWMYER 2006, 34. 194 PIETRO LI CAUSI Il punto è però che la dimostrazione dell’intelligenza degli animali non è, come alcuni hanno pensato, fine a se stessa. A tale proposito, ad eccezione di Stephen Newmyer, che in un suo recente volume ha ana‑ lizzato punto per punto le consonanze fra gli argomenti della zoopsi‑ cologia plutarchea e le posizioni degli animalisti contemporanei, in genere le conclusioni del trattatello sono state lette unicamente in chiave antistoica10. L’equivoco nel quale si rischia di incorrere, in tal senso, consiste nel muovere implicitamente un’accusa secondo la quale Plutarco non intenderebbe veramente modificare lo status degli animali o affermarne i diritti, quanto piuttosto muovere un generico attacco all’intellettualismo della scuola rivale, divertendosi soltanto a dimostrare, per il semplice gusto della polemica, il paradosso secondo cui gli aloga – ovvero gli “esseri privi di ragione” – sono in realtà esseri dotati di logos e possono anche talvolta dimostrarsi più intelligenti e svegli di certi umani “mar‑ ginali” che non hanno alcuna educazione filosofica11. Tuttavia, benché l’intellettualismo degli Stoici e la loro posizione di “esclusione assoluta” nei confronti degli animali sia chiaramente uno dei principali obiettivi polemici di Plutarco12, sarebbe limitativo pensare che il suo unico problema fosse quello di affermare, quasi per ripicca e beffardo spirito di contrapposizione, che gli animali sono – in misura diversa – partecipi del logos, dal momento che, soprattutto da testi come il De esu carnium, è proprio dall’affermazione di questo prin‑ cipio che deriva la prescrizione di tutta una serie di atteggiamenti con‑ 10 Così ad esempio LABARRIÈRE 2005, 25 ss.; BECCHI 2001, spec. 223; BECCHI 1993, 61 ss. (in particolare 83); SANTESE 1994, 146 ss. SORABJI 1993, 52; 125; 176, invece, non ha mai degnato di attenzione particolare Plutarco (NEWMYER 2006, 1). 11 Cf. ad es. De sollertia animalium 962 C 10‑12, in cui si dice che «tutti gli esseri animati partecipano delle facoltà razionali; quanto però a quella forma di perfezione intellettuale e alla saggezza che essi cercano, non possono asserire che appartenga neppure all’uomo» (ma cf. anche BECCHI 2000, 208 e 220). Plutarco utilizza dunque, come argomento per dimostrare la ragione animale, il dato di fatto secondo cui esistono varie gradazioni di intelligenza anche negli umani. Una posizione, questa, che presenta alcune consonanze con l’argomento dell’umanità marginale, utilizzato nel dibattito contemporaneo sullo status morale e giuridico degli animali (cf. ad es. SCRUTON 2008, 42). Quanto al termine alogos, in riferimento agli animali, bisogna dire non è mai usato sistematicamente prima del V sec. a.C. (ZUCKER 2005, 11), ma che nel tempo in cui lo utilizza Plutarco più che indicare tout court l’assenza di ragione, rimanda ad una generica idea di “animalità” (BECCHI 2000, 212 e relativa bibliografia). 12 Riguardo all’atteggiamento di “esclusione assoluta”, cf. MIDGLEY 1985, 13 ss. GRANCHI, UOMINI E ALTRI ANIMALI. LA GENESI DELLA VIOLENZA NEL DE SOLLERTIA ANIMALIUM … 195 seguenti, come ad esempio l’invito ad osservare diversi gradi di astinenza dal consumo di carne animale13. In questo senso bisogna dire che neanche il De sollertia animalium – che è fra tutte le opere zoopsicologiche di Plutarco quella che vanta il maggiore spessore teorico – è esente dal presentare potenti tratti di perlocutività performativa. In altri termini, anche in questo dialogo la tesi secondo cui tutti gli zoia partecipano in diversa misura del logos è funzionale ad una modifica di pratiche e abitudini di senso comune. Più in particolare, vorrei cercare di dimostrare come la riflessione plutarchea sui diversi gradi di intelligenza negli zoia serva ad una ristrutturazione teorica e pratica di certi comportamenti aggressivi comunemente accettati dai più e ripensati invece adesso come “violenza”. Cosa, questa, che si potrà comprendere soltanto se si analizza attentamente la sezione iniziale dell’opera, che fa da cornice teorica all’agone che vede coinvolti Ari‑ stotimo e Fedimo. Prima di fare questo, però, è forse necessario interrogarsi sul ruolo dei due giovani cacciatori. I cacciatori usati contro la caccia Se Aristotimo e Fedimo sono, come si è visto, i protagonisti dell’agone che sviluppa il titolo dell’opera, sicuramente non ne sono i registi. I contenuti dei discorsi dei due risultano infatti incorporati all’interno della cornice teorica tratteggiata dai discorsi iniziali di Autobulo e Soclaro (cc. 1‑7). 13 In apparente contraddizione con le tesi del De esu carnium ci sono alcuni passi dei Moralia in cui Plutarco sembra propenso ad ammettere il consumo di carni (cf. ad es. Quaestionum Convivialium libri 667 C‑669 E; 669 F‑671 C; 642 C). A tale proposito, per sanare le apparenti con‑ traddizioni, NEWMYER 2006, 100 ss. avanza l’ipotesi secondo la quale Plutarco, consapevole di quanto il carnivorismo fosse ormai diventato una seconda natura per molti uomini comuni, lo proponesse come dovere primario almeno per i soli filosofi. Sono comunque da segnalare, a tale proposito, almeno le posizioni di TSEKOURAKIS 1987, 379 (secondo il quale il vegetarianismo di Plutarco sarebbe legato soltanto ad una particolare nozione di salutismo più che a sentimenti realmente zoofili), di BARIGAZZI 1992, 302 (che propende per un uso meramente retorico del motivo) e infine di G. Santese in INGLESE, SANTESE 1999, 43 (che pensa piuttosto ad un uso polemico, in senso antistoico, del vegetarianismo plutarcheo). 196 PIETRO LI CAUSI Il dato che però a me sembra importante mettere in rilievo è che Aristotimo e Fedimo vengono completamente tenuti all’oscuro rispetto alla reale posta in gioco del loro agone14. Ognuno di loro è convinto di potere dimostrare la superiorità della classe di animali che si trova di solito a cacciare, e quindi, in definitiva, della tipologia di caccia che di solito pratica. Nessuno dei due, però, ha avuto modo di ascoltare le parole dei più anziani Soclaro e Autobulo, né ci sono altri personaggi del dialogo che ritengono opportuno informarli di quello che, prima del loro arrivo, è stato detto. Emblematica, in tal senso, è la battuta con cui Soclaro frena l’impetuoso argomentare dell’amico nel momento in cui fanno il loro ingresso in scena i cacciatori: «Trattieniti, Autobulo, e chiudi la porta dell’accusa. Perché ecco che si stanno avvicinando molti uomini tutti amanti della caccia. Non sarà facile far mutare loro opinione, né dobbiamo necessariamente ferirne i sentimenti» (8, 965 B 8‑11). Aristotimo, Fedimo, e tutti gli altri personaggi che al dialogo partecipano senza mai prendere la parola, ovvero Eubioto, Eacide, Aristone, Eracleone e Filostrato, sono dunque appassionati di caccia, e, per una questione di tatto e di discrezione, è giusto – secondo Soclaro – non metterli a parte delle argomentazioni portate avanti, poco prima, da Autobulo. Il tatto, tuttavia, in quella che è la logica profonda del dialogo, si tra‑ sforma in una forma di strumentalizzazione: i due giovani cacciatori, che elogiando gli animali che cacciano pensano in realtà di elogiare la loro arte, si ritrovano inconsapevolmente a produrre una messe enorme di argomenti e di prove a favore di chi, come Autobulo, ha in precedenza messo in dubbio la legittimità di quella stessa arte: una volta che si è dimo‑ strato che è possibile parlare di forme di intelligenza degli animali, sarà infatti quanto meno difficile giustificare ogni forma di violenza su di essi. Uomo‑bestia: il mito plutarcheo della genesi della violenza È giunta l’ora di dare la parola ai due anziani personaggi che danno il via all’agone retorico che forma il corpo principale dell’opera e che, in 14 Fedimo e Aristotimo entrano in scena, accompagnati da una comitiva, in De sollertia animalium 965 B 8 ss. GRANCHI, UOMINI E ALTRI ANIMALI. LA GENESI DELLA VIOLENZA NEL DE SOLLERTIA ANIMALIUM … 197 qualche modo, ne sono i registi. Si è a lungo discusso in passato, a pro‑ posito dell’incipit, del problema della paternità dell’Encomio della Caccia cui fa riferimento Autobulo in 959 B 415. Non mi risulta, tuttavia, l’esi‑ stenza di studi che si siano interrogati sulla reale funzione di questo encomio all’interno del dialogo16: «Temo davvero, amici, che anche l’Encomio della Caccia, letto ieri, infiammi i nostri giovani amanti di tale attività, al punto da indurli a ritenere secondarie e di nessun conto tutte le altre occupazioni, per dedicarsi completamente a questa passione» (1, 959 B). La lettura del fantomatico encomio costituisce l’antefatto del “dram‑ ma” che Autobulo e compagni inscenano. Al di là di chi sia il reale autore dell’opera – che, sia detto per inciso, potrebbe anche essere una semplice trovata letteraria funzionale alle strategie argomentative di Plutarco – mi pare tuttavia opportuno segnalare la reazione di Autobulo, che è sconcertata e preoccupata. Se l’encomio ha risvegliato perfino la sua passione nei confronti della caccia, nei giovani potrebbe finire per avere effetti totalizzanti e pericolosi. È di diverso avviso Soclaro: «Hai ragione, Autobulo; mi sembra in effetti che l’autore di ieri abbia risvegliato la retorica dopo lungo tempo, facendo cosa gradita ai giovani e condividendo la loro primavera. Ho apprezzato soprattutto la sua menzione dei gladiatori e la sua convinzione che sia motivo di non piccola lode per la caccia il fatto che essa abbia stornato su di sé la maggior parte del nostro piacere, naturale o acquisito, per i combattimenti armati fra uomini e che offra, di conseguenza, uno spettacolo puro, al tempo stesso di arte e di coraggio intelligente, che si oppone alla forza bruta e alla violenza. E dà ragione del passo euripideo: “Debole è la forza dell’uomo. Ma con le risorse della sua mente le temibili creature del mare 15 ZIEGLER 1965, 129 ss. ha individuato in Plutarco l’autore del trattato cui si fa riferimento. MARTIN 1979, 99 ss. e DEL CORNO 2001, 233 n. 4 hanno invece, a mio avviso, addotto argomentazioni convincenti contro questa ipotesi. 16 Recentemente JAZDZEWSKA (C. S.) ha letto in funzione antiromana e “identitaria” la critica all’arte gladiatoria presente nell’encomio e l’implicita condanna delle venationes che emergerebbe in controluce dalle riflessioni di Autobulo sulla caccia – ritenute dalla studiosa prive di coerenza – e da altri brevi accenni presenti nel corso dell’opera (cf. 959 C 5 ‑ D 3). 198 PIETRO LI CAUSI e quante vivono sulla terra e nel cielo egli doma”» (1, 959 C 3 ‑ D 3)17. Se Autobulo vede nell’encomio, sia pure con fare sornione18, un’opera pericolosa, Soclaro ne individua, in base a quello che è un senso comune diffuso, le potenzialità educative. A suo avviso, la sua lettura dell’operetta di cui l’amico ha fatto menzione da un lato può facilmente attirare l’in‑ teresse dei giovani, dall’altro però li spinge a canalizzare la loro innata aggressività distogliendoli dall’interesse per gli spettacoli gladiatori, che vengono bollati, implicitamente, come violenti. Il modello che qui Soclaro attiva è dunque quello tradizionale, che vede nella caccia una funzione paideutica e culturale, un mezzo attraverso il quale il mondo umano e civilizzato si confronta con quello selvaggio e ferino e lo domina per mezzo della ragione e della tecnica19. Nell’ottica di Autobulo, tuttavia, la caccia finisce per perdere inte‑ ramente la sua patina simbolica e diventa mera uccisione di esseri viventi. È emblematica, in tal senso, la sua immediata replica: «Eppure, caro Soclaro, si dice che proprio la caccia sia responsabile del diffondersi fra gli uomini dell’insensibilità e della ferocia (τὴν ἀπάθειαν καὶ τὴν ἀγριότητα), che ha assaporato il gusto della strage e che si è avvezzata, nel corso delle battute di caccia, a non provare ripugnanza per il sangue e per le ferite degli animali, ma a trarre piuttosto godimento della loro morte violenta (ἀλλὰ χαίρειν σφαττομένοις καὶ ἀποθνήσκουσιν). Accadde così ad Atene: il primo uomo condannato a morte dai Trenta, un sicofante, fu giudicato meritevole di tale sorte, e analogamente si verificò con il secondo e con il terzo; ma poi i Trenta misero progressivamente le mani sulle persone oneste e alla fine non risparmiarono neppure i migliori citta‑ dini. Allo stesso modo, il primo uomo che uccise un orso o un lupo riportò buona fama, mentre un bue o un porco furono condannati a morte per aver assaggiato offerte sacrificali che giacevano loro innanzi; 17 I versi citati sono tratti dall’Eolo di Euripide (fr. 27 Nauck). JAZDZEWSKA (C. S.) ha visto nel fare di Autobulo una certa incoerenza. Ho tuttavia l’im‑ pressione che tale incoerenza sia in realtà per certi versi strutturale e funzionale al modus operandi del personaggio che, lungi dal proporre certezze, semina invece dubbi e pretende di operare (quasi maieuticamente) affinché siano i suoi interlocutori a giungere alle loro conclu‑ sioni. 19 NEWMYER 2006, 33 ha messo in luce l’originalità controculturale della posizione plutarchea sulla caccia, vista dai Greci come un gesto identitario e culturale per eccellenza. 18 GRANCHI, UOMINI E ALTRI ANIMALI. LA GENESI DELLA VIOLENZA NEL DE SOLLERTIA ANIMALIUM … 199 in seguito, il fatto che da quel momento ormai venissero mangiati cervi, lepri e caprioli, introdusse l’uso di consumare carne di pecora e, in qualche luogo, carne di cane e di cavallo. E lacerando e smem‑ brando l’oca domestica, “inquilina del focolare”, per dirla con Sofocle, non per nutrirsi sotto il pungolo della fame come fanno le donnole e i gatti, ma per diletto e per procurarsi un cibo prelibato, gli uomini corroborarono la componente sanguinaria e ferina, che è insita in loro per natura, e la resero inflessibile alla pietà, mentre smussarono per la più gran parte la loro componente mansueta (ἀλλ’ ἐφ’ ἡδονῇ καὶ ὄψῳ διασπῶντες καὶ κατακόπτοντες ὅσον <ἔν>εστι τῇ φύσει φονικὸν καὶ θηριῶδες ἔρρωσαν καὶ πρὸς οἶκτον ἀκαμπὲς ἀπειργάσαντο, τοῦ δ’ἡμέρου τὸ πλεῖστον ἀπήμβλυναν). Analo‑ gamente, ma in senso contrario, i Pitagorici praticarono la mansue‑ tudine verso gli animali per sviluppare il proprio sentimento di uma‑ nità e di compassione (οἱ Πυθαγορικοὶ τὴν πρὸς τὰ θηρία πραότητα μελέτην ἐποιήσαντο πρὸς τὸ φιλάνθρωπον καὶ φιλοίκτιρμον): infatti l’abitudine è straordinariamente efficace nel far progredire l’uomo con il graduale insinuarsi degli affetti» (2, 959 D 4‑ 960 A 3). Lungi dall’essere vista come uno strumento di culturalizzazione, la caccia viene indicata, secondo un movimento che agli stessi lettori del tempo doveva sembrare controintuitivo, come il primo grado di un percorso climactico che conduce alla apatheia e alla agriotes. Stephen Newmyer ha fatto notare come riguardo al primo termine Plutarco operi un processo di risemantizzazione rispetto a quella che, a partire dagli Stoici, era diventata una accezione tecnica, nel campo della filosofia, per indicare la liberazione dalle passioni e il raggiungimento del pieno stato di razionalità che è tipico degli esseri umani20. Ebbene, nella ridefinizione di Plutarco, il versare il sangue degli animali non è più tanto da considerarsi come una generica liberazione dai pathe (passioni), e dunque non è da intendere come un atto conforme a logos, bensì come un gesto bestiale di generica insensibilità. In tal 20 NEWMYER 2006, 32: «It is highly significant, and completely in keeping with Plutarch’s technique of using Stoic technical terms to refute Stoic doctrines, that Autobulus calls this callous attitude towards animals a case of ἀπάθεια (apatheia), apparently in the meaning of “insensibility” (959 D), although the Stoics had used the term to characterize the goal of their ethical system, that freedom from the passions for which their devotees strove» (SVF III 201). Una critica analoga alla apatheia degli Stoici si trova in Cic. de domo sua 97‑98 che denuncia come l’assenza di passioni possa facilmente trasformarsi in stupor e in disumana indifferenza e insen‑ sibilità (cf. a tale proposito NARDUCCI 1997, 60). 200 PIETRO LI CAUSI senso il secondo termine della coppia, agriotes (ferocia), definisce e completa il primo21. L’uccisione degli animali, pertanto, è presentata da Autobulo come un elemento degradante di bestializzazione del‑ l’uomo, che dal primo momento in cui versa il sangue di una specie diversa dalla propria comincia a spogliarsi delle marche che lo caratte‑ rizzano come tale. Il confronto con l’animale, in questo senso, opera come un dispositivo antropopoietico di costruzione dell’umano, definendo, in negativo, i tratti ideali per la realizzazione completa dell’anthropos che, in quanto tale, deve mostrarsi indistintamente praos, ovvero “docile” con tutte le specie viventi22. In questo senso, pur essendo presente all’interno del testo, la distinzione fra animali domestici, docili e prossimi all’uomo da un lato e animali selvatici e pericolosi dall’altro è meramente irrilevante per le riflessioni che Autobulo sviluppa. L’uccisione del primo orso o del primo lupo – osserva il protagonista del dialogo – può pure avere arrecato la fama del primo cacciatore, e tuttavia, pur se giustificata, l’uccisione di questi animali – e la stessa fama che ne consegue – non è esente dal mec‑ canismo dell’assuefazione alla vista del sangue. Al lupo e all’orso, infatti, seguono cervi, lepri, caprioli e, infine, in una sorta di crescendo, gli animali domestici e prossimi all’uomo come il cavallo e il cane. Il cammino verso la violenza e la reificazione delle specie viventi procedono così per cerchi concentrici dalla classe degli animali più lontani dall’uomo per passare a quelli più vicini o innocui e poi, infine, arrivare all’uomo stesso. Il modello plutarcheo della genesi della violenza si innesta, pertanto, all’interno di un altro modello culturale ampiamente diffuso nel mondo antico almeno a partire dal V sec. a.C., che è quello della scala naturae, ovvero quella idea in base alla quale è possibile pensare l’insieme degli oggetti presenti in natura come una scala ascendente di perfezioni23. Questo modello non solo si rivela fun‑ 21 Sulle funzioni della polarità domestico/selvatico nelle classificazioni greche, cf. ZUCKER 2005, 341 ss., il quale ha sottolineato la “culturalità” di tali categorie, atte a descrivere e isolare gli animali in una distinzione assiologica che cela implicitamente giudizi di valore (negativo per il selvatico, positivo per il domestico). 22 DE FONTENAY 1997, 281 ss. sull’ideale della praotes in Plutarco. 23 P. D’Angelo, s. v. scala naturae, in Paolo D’Angelo, Scala naturae, in Dizionario degli Studi Culturali: http://www.culturalstudies.it/dizionario/lemmi/storia_delle_idee_body. html). Il modello della scala naturae è stato formulato, per la prima volta, in un saggio di LOVEJOY (197613) più volte ristampato. GRANCHI, UOMINI E ALTRI ANIMALI. LA GENESI DELLA VIOLENZA NEL DE SOLLERTIA ANIMALIUM … 201 zionale per spiegare diacronicamente la genesi degli istinti violenti, ma permette anche di pensare, per analogia, a quella che è l’escalation di episodi di violenza politica come quelli che hanno portato alla deriva del regime dei Trenta. Bestializzazione, umanizzazione: il pitagorismo “moderato” di Plutarco Come ho cercato di sottolineare in un mio recente studio ancora in corso di pubblicazione, l’uomo e l’animale vengono collocati da Plutarco in sfere estremamente contigue sul piano ontologico e biologico, al punto che è possibile parlare di veri e propri meccanismi di interscambio simbolico secondo i quali, laddove da un lato agli animali si attribuiscono tratti specifici dell’antroposfera, dall’altro gli uomini vengono in parte pensati, secondo una tradizione risalente alla filosofia presocratica, come animali a tutti gli effetti24. L’uomo plutarcheo, in tal senso, è una sorta di ibrido, costituito da una componente ferina e sanguinaria (ὅσον <ἔν>εστι τῇ φύσει φονικὸν καὶ θηριῶδες) e da una “addome‑ sticata” e civile che viene indicata come maggioritaria (τοῦ δ’ἡμέρου τὸ πλεῖστον)25. Il cammino verso la violenza, in questo senso, viene visto da Plutarco come una progressiva erosione della parte “addomesticata” e più pienamente umana (hemeros) e dunque come una progressiva metamorfosi dell’uomo in fiera, laddove invece, secondo gli insegna‑ menti di Pitagora, è anche possibile, come via di uscita, compiere il cammino inverso: se lo spargere sangue animale porta a poco a poco alla reificazione degli stessi esseri umani, al contrario, il rispetto e la cura (melete) di tutti gli esseri viventi, compresi gli animali non umani, porta alla philanthropia e alla compassione. Secondo un’interpretazione del tutto originale del pitagorismo26, dunque, costruirsi come umani, significa per Plutarco de‑bestializzarsi, 24 LI CAUSI 2009‑2010, 47 ss. e LI CAUSI 2008, 43 ss. 959 E 9 e 959 E 10‑F 1. 26 È da notare che ogni volta che parla dei Pitagorici, Plutarco non fa mai riferimento, in questo dialogo, alla dottrina della metempsicosi. Ne viene fuori dunque una versione, per così dire, “razionalizzata” e monca del pitagorismo (il cui centro di attenzione non è mai l’animale in sé, ma l’animale in quanto ex‑uomo). Cf. a tale proposito NEWMYER 2006, 20 ss. 25 202 PIETRO LI CAUSI laddove invece nella violenza la bestializzazione, unita alla reificazione del vivente, opera sempre, al contempo, come esito e come causa: è esito perché disumanizza, rendendolo simile alle bestie feroci, l’uomo che la esercita; è causa perché la componente psicologica che la innesca parte dall’assuefazione e dal presupposto che le vittime, previamente ferinizzate e reificate, possano essere viste alla stregua di bestie e subire lo stesso trattamento che viene loro riservato o per punirle o per debellarle. In questo senso, se da un lato, secondo quanto avviene in molte culture, il modello plutarcheo di costruzione dell’umano è pensabile come un percorso di progressiva epurazione dell’animalità27, dall’altro lato lo spogliarsi della componente ferina al contempo si accompagna ad una pertinentizzazione e ad una valorizzazione della relazione e della “coniugazione” con gli stessi animali, che vengono pensati come possibili partner perfettamente associabili nell’ambito della comunità degli umani. Ciononostante, il pitagorismo di Plutarco è, oltre che sui generis, moderato: non solo è in alcuni casi possibile il consumo di carne28, ma talvolta è anche necessario uccidere gli animali. A tale proposito, non appena Soclaro ha appena finito di ripetere il luogo comune secondo cui non è possibile intrattenere rapporti di giustizia con gli animali (6, 963 F 4 ‑ 964 C 1), Autobulo risponde, proprio citando Pitagora, che esiste in fondo una via di mezzo fra il rispettare tutte le forme di vita e il considerarle tutte alla stregua di oggetti inanimati29: «esiste però un’alternativa confortevole e idonea, che non priva della ragione gli animali e al tempo stesso non intacca la giustizia di coloro 27 MARCHESINI 2007, 133. Cf. n. 13. 29 Cf. ad es. 3, 960 C 4 ss., dove Plutarco spiega che fra irrazionale e razionale c’è una categoria di mezzo: irrazionali sono le cose inanimate (come ad esempio le pietre), in mezzo ci stanno gli animali e quindi, all’estremo gli uomini, pienamente razionali. Anche se Plutarco non lo dice esplicitamente, bisogna sottolineare come una classificazione di questo tipo, che traccia una linea di demarcazione fra le cose da un lato e gli esseri animati dall’altro, è una base per la dimostrazione dell’impossibilità logica della reificazione: se gli animali non sono cose, allora non possono essere trattati come cose. Bisogna altresì notare come questo modello gra‑ dualistico presenti alcuni punti di consonanza con le teorie aristoteliche sulle funzioni intellettive animali viste come “analoghe” rispetto a quelle umane (BECCHI 2000, 209; LABARRIÈRE 2005, 11 ss.; 85 ss.; 225 ss.). Sui punti di divergenza fra Aristotele e Plutarco comunque cf. LI CAUSI 2009‑ 2010, n. 14. 28 GRANCHI, UOMINI E ALTRI ANIMALI. LA GENESI DELLA VIOLENZA NEL DE SOLLERTIA ANIMALIUM … 203 che si servono di essi in modo conveniente. Questa ipotesi, introdotta dagli antichi saggi, fu poi bandita e sradicata poiché l’ingordigia si associò a un tenore di vita rilassato. Pitagora, però, la introdusse nuovamente, insegnando a trarre vantaggio dagli animali senza com‑ mettere ingiustizia: non sono ingiusti, infatti, coloro che puniscono e ammazzano gli animali selvatici e veramente dannosi, mentre addo‑ mesticano quelli mansueti e amanti dell’uomo e ne fanno dei colla‑ boratori nelle occupazioni, per le quali ciascuno di essi gode di buone predisposizioni naturali, vale a dire. “Gli stalloni di cavalli e di asini, e la prole dei tori”. Al loro riguardo, il Prometeo di Eschilo asserisce di “averli dati” a noi. “Perché fungano da schiavi e si assumano le nostre fatiche”. E così adoperiamo i cani come animali da guardia e conduciamo al pascolo capre e pecore, che siamo soliti mungere e tosare. Non risulta di certo annullato l’atto di vivere, né la vita si estingue per gli uomini, se essi non hanno a disposizione piatti di pesci e fegato d’oca, se non ammazzano buoi e capretti per i loro conviti, e se, oziando nei teatri e sollazzandosi nelle battute di caccia, non costrin‑ gono alcuni animali a osare audaci imprese e a combattere contro la loro volontà, e non ne eliminano altri, che per natura non sono neppure in grado di difendersi. Ritengo infatti che chi si diverte e si ricrea debba trovarsi con esseri che condividono il suo divertimento e provano gioia: e non, come diceva Bione, osservando i fanciulli colpire per gioco le rane con le pietre, mentre le rane non muoiono per gioco ma per davvero» (7, 964 E 7 ‑965 B 3). Le risposte – in parte anacronistiche – di Plutarco Anticipando di molti secoli le posizioni di alcuni animalisti contemporanei, Plutarco, a prima vista, avrebbe dunque risposto ai miei paralizzanti dubbi estivi dicendo che avrei dovuto fermare il nonno di F. mentre si apprestava a strappare al povero granchio le sue chele; tanto più che, al mio ritorno dalle vacanze, non appena ho potuto consultare uno straccio di enciclopedia, ho scoperto che i granchi «sono considerati animali rela‑ tivamente evoluti […] e possiedono un sistema nervoso relativamente complesso»30. Pertanto, qualunque cosa significhi il termine “relativa‑ 30 Per la cronaca, ho preso le mie informazioni da http://it.encarta.msn.com. 204 PIETRO LI CAUSI mente”, benché le sue chele gli vengano strappate per gioco, come avviene nel caso delle rane di cui parla il moralista di Cheronea, non è per gioco che il granchio prova dolore: lo prova veramente! Nell’ottica del De sollertia animalium quella che il povero crostaceo marsalese ha subito è stata quindi una vera e propria violenza. Proba‑ bilmente il nonno di F. non era pienamente consapevole di ciò che stava facendo e stava semplicemente, e meccanicamente, replicando un programma di azione appreso da tanti altri occasionali cacciatori di granchi della zona; cacciatori come, immagino, suo padre o il padre di suo padre. A Marsala, in fondo, uno dei passatempi domenicali pre‑ feriti che alcune famiglie si trasmettono di generazione in generazione di padre in figlio è proprio quello di andare a caccia di crostacei sulla riva dello Stagnone31. So poi bene che esistono, nel dibattito contem‑ poraneo sui diritti degli animali alcune posizioni, come quella del filosofo e polemista neoconservatore Roger Scruton, secondo cui la caccia e l’uccisione degli animali può (a mio avviso discutibilmente) non considerarsi violenza quando avviene secondo determinate regole e rinsalda e rafforza la nostra sensazione di fare parte di una comunità32. Questo è quello che accade, ad esempio, nel caso della caccia alla volpe e, in fondo, questo è quello che è accaduto, più o meno analogamente, in quel giorno di agosto nella spiaggia marsalese. C’erano gruppi di uomini che non si erano mai visti prima d’ora che celebravano una sorta di rito di comunione e di affratellamento: cacciare i granchi, per loro, non era in fondo soltanto un semplice trastullo balneare, bensì un eccezionale occasione sociale che permetteva a tutti i partecipanti di riconoscersi come facenti parte della comunità degli umani e, insieme, per rinsaldare il legame fra le generazioni attraverso l’ostensione ai più piccoli, per il loro diletto, delle prede animali. 31 Benché io sia marsalese, dal momento che mi sono ritrovato a passare tutte le estati della mia vita da ragazzo a Calatafimi, devo in realtà questa informazione a Natale Saladino, che di tanto in tanto va a caccia di granchi nelle domeniche di estate assieme ai suoi figli, che hanno uno 14 e l’altro 17 anni. 32 SCRUTON 2008, 117 ss., spec. 125: «Nella competizione tra l’uomo e la sua preda c’è un significato sociale intrinseco, un richiamo, un riaffiorare a livello consapevole dell’appannato ricordo della vita tribale». Le dinamiche psicologiche di posizioni analoghe a questa (anche se, a dire il vero, più estreme e patologiche) sono state tuttavia analizzate da MIDGLEY 1985, 16 s., che vede in esse all’opera costruzioni autoingannevoli di pattern narratologici in cui l’animale è costruito come “antagonista”. GRANCHI, UOMINI E ALTRI ANIMALI. LA GENESI DELLA VIOLENZA NEL DE SOLLERTIA ANIMALIUM … 205 Continuo però a chiedermi se, per fare avvicinare i piccoli degli umani al mondo dei crostacei, sia realmente necessario – a meno che non li si voglia mangiare –33 menomarli. In fondo gli occupanti degli ombrelloni più distanti, che erano riusciti con il semplice uso di una paletta e di un secchiello a catturare il primo granchio della mattinata, dimostrano che sarebbe stato possibile mostrarne un esemplare integro al piccolo Matteo! So bene – lo ripeto – che il mio atteggiamento potrebbe essere visto come inutilmente sentimentalistico ed emotivo34, e tuttavia, come insegna una antesignana nel campo degli animal studies come Mary Midgley, le emozioni e gli scandali che esse suscitano, quando sono sinceri, associati al pensiero, e quando non nascono da forme inadeguate di autocompiacimento, sono il motore del senso morale in sé35. È infatti dalla materia grezza delle emozioni che, oltre che legami, «si sviluppano scrupoli reali, e finalmente principi etici» che «non potrebbero esistere senza quel fondamento»36. A tale proposito, Roger Scruton, che pur senza mai citarla esplici‑ tamente sembra conoscere bene le riflessioni della Midgley sull’etica emozionale, distingue fra le emozioni “reali” e le emozioni “sentimen‑ talistiche”, specificando che «un’emozione sentimentalistica è una forma di consapevole messa in scena poiché per la persona troppo “sentimentale” l’importante non è l’oggetto dell’emozione, bensì se stessa, il soggetto che la prova»37. «L’amore si focalizza su un altro individuo […]» – continua Scru‑ ton –, mentre «l’amore “simulato” del sentimentale non va oltre il Sé 33 Sia detto per inciso: benché sia strenuamente convinto della necessità di un comporta‑ mento “umano” nei confronti degli animali, penso tuttavia che, come recita il bugiardino di copertina del libro di SCRUTON 2008, «il problema con i “diritti degli animali” è… farli rispettare dagli animali stessi». E, in quanto animale, io stesso non so quanto riuscirei a resistere alla ten‑ tazione – l’istinto? – di mangiare un gambero o un granchio, soprattutto se ben cucinato. 34 Cf. ad es. la reprimenda di SCRUTON 2008, 68 (che tuttavia non è esente, a mio avviso, da qualche eccesso retorico): «Comportarsi con sentimentalismo nei confronti degli animali, farne oggetto di attenzioni smodate – e in qualche modo di cattivo gusto – può sembrare a molti l’epitome della bontà di cuore. Di fatto, è spesso vero il contrario: è un modo di godere il lusso di calde emozioni senza il normale prezzo da pagare provandole davvero; di evitare di rivelare un temperamento insensibile facendo di una vittima innocente il bersaglio di un amore simulato che essa non è in grado di rifiutare o criticare». 35 Cf. le affascinanti e convincenti riflessioni in proposito di MIDGLEY 1985, 35 ss. 36 MIDGLEY 1985, 46. 37 SCRUTON 2008, 100. 206 PIETRO LI CAUSI e dà priorità ai suoi stessi piaceri e dolori, oppure inventa per se stesso un immagine gratificante dei piaceri e dei dolori del suo oggetto: sembra dolersi della pena dell’altro, ma non ne è veramente rattristato, poiché – sebbene segretamente – le persone sentimentali gradiscono di quel dispiacere dell’altro che li spinge alle lacrime. È un’altra scusa per un nobile gesto, un’altra occasione per contemplare l’immagine di un Sé magnanimo»38. Questa distinzione fra emozioni reali ed emozioni simulate, tuttavia, mi sembra fin troppo sottile. In fondo, come è possibile per un soggetto che prova un’emozione capire se è reale o se la sta “simulando senti‑ mentalisticamente”? E, ad esempio, come è possibile che una persona ami un’altra persona senza al contempo amare se stessa? A mia discolpa, posso solo dire che l’emozione che ho provato mentre il nonno di F. strappava le chele al granchio è stata di reale e totale empatia nei confronti di quel singolo animale che era lì, in quel momento, davanti a me. Ho immaginato, antropomorficamente, il suo dolore all’atto dell’essere smembrato come se fosse il mio39, e come conseguenza di questo dolore immaginato, sono stato indotto, nelle ore estive in cui i miei bambini dormivano il pomeriggio, a riflettere, leggere e cercare di capire se il mio scrupolo potesse avere un fonda‑ mento razionale e se potesse in qualche modo modificare i miei com‑ portamenti in futuro. Nella fattispecie, quello che accadrà è che, pro‑ babilmente, continuerò a mangiare i granchi nel couscous, e tuttavia mi sa che non permetterò più che vengano inutilmente menomati o uccisi per mero diletto. In questo Plutarco potrebbe essere d’accordo con me (anche se probabilmente mi chiederebbe – se veramente voglio diventare un “filosofo” – di rinunciare anche a mangiare la polpa dei crostacei e la carne di tutti gli altri animali)40: in alcune circostanze umanizzare gli esseri non umani, anziché “bestializzarli” e reificarli, in fondo non soltanto è un segno di rispetto nei confronti delle specie 38 SCRUTON 2008, 100. Sono particolarmente degne di interesse le riflessioni della MIDGLEY 1985, 137 ss. sul‑ l’antropomorfismo, visto – entro certi limiti – come strumento cognitivo legittimo per tutte quelle funzioni biologiche che possono realisticamente essere paragonate a quelle umane. 40 La carne è sempre indicata da Plutarco come opson, ovvero come pietanza inutilmente ricercata e che è possibile evitare: cf. De sollertia animalium 7, 965 A 3‑9; Bruta animalia ratione uti 8, 991 C 10 ‑ D 7; De esu carnium 1, 1, 993 A 1 ss.; 2, 994 B 3‑7; 5, 995 B 10 ‑ C 10. Cf. DEL CORNO 2001, 236 n. 16. 39 GRANCHI, UOMINI E ALTRI ANIMALI. LA GENESI DELLA VIOLENZA NEL DE SOLLERTIA ANIMALIUM … 207 diverse dalla nostra, ma anche – per dirla con Plutarco – un utile esercizio per educarsi alla compassione e alla filantropia. Il punto è che però, se in alcuni tratti, la riflessione del moralista di Cheronea anticipa molti argomenti che sono tipici dell’animalismo contemporaneo41, non è così facile attualizzare sempre e comunque il suo insegnamento. Il rischio che si corre, dietro il paravento delle analogie e delle consonanze, è quello di incorrere, infatti, in inopportuni anacronismi. Innanzitutto, il quadro epistemologico all’interno del quale opera il moralista di Cheronea è ancora quello pre‑darwiniano della storia naturale antica. Come si è già avuto modo di accennare, gli animali, per Plutarco, benché ontologicamente e biologicamente contigui, non hanno alcun reale rapporto evoluzionistico di parentela con gli umani. Plutarco accetta in fondo che il mondo dei viventi possa essere suddiviso per sfere concentriche e disposto su diversi livelli progressivi di perfe‑ zione. Benché l’antroposfera plutarchea sia costruita in relazione coniu‑ gativa con la zoosfera, e benché ci siano diverse aree di sovrapposizione che permettono talvolta di pensare le differenze fra gli umani e gli ani‑ mali in termini di soglia piuttosto che in termini di confine42, l’ideale antropocentrico che uniforma di sé tutto il mondo antico non è mai, pertanto, seriamente intaccato43. Il mondo dei viventi viene dunque pensato in termini di maggiore o minore prossimità rispetto a quel centro valoriale e biologico che è la sfera umana. E tale prossimità o lontananza non sono mai pensate, da Plutarco, in termini genealogici. È per questo che il pitagorismo moderato del moralista di Cheronea, così legato, in fondo, all’idea della scala naturae, non può che macchiarsi di un male comune a certo animalismo contemporaneo d’accatto che consiste nel “favoritismo di specie”, ovvero in quell’atteggiamento in base al quale «quelle specie 41 NEWMYER 2006, passim. Cf. ad esempio il caso di reversibilità dall’umano all’animale che, sia pur sotto l’ombra della finzione, è presentato dal caso del Grillo del Bruta animalia ratione uti, su cui LI CAUSI 2009‑2010, 47 ss. 43 In questo senso il modello della “teriofilia” elaborato da BOAS 1935, 389 ss.; BOAS 1973, 384 ss. (e successivamente sviluppato da GILL 1969, 401 ss. e CHAPOUTIER 1990, 261 ss.) è da sot‑ toporre, almeno in riferimento a Plutarco, a pesanti modifiche: il fatto che gli animali possiedano forme di ragione, infatti, non diventa mai un argomento di superiorità rispetto agli uomini (cf. ad es. NEWMYER 2005, 12, o anche BECCHI 2000, 217; LI CAUSI 2009‑2010, 54 ss.). 42 208 PIETRO LI CAUSI che più contribuiscono alla nostra felicità domestica – cani, gatti e cavalli […] – sono destinate ad avere un trattamento preferenziale»44 a discapito di alcune specie che, percepite come distanti o disgustose, svolgono comunque il loro ruolo nel mantenimento dell’equilibrio naturale45. In tal senso la distinzione che Plutarco fa tra animali domestici e animali selvatici non può che perdere il proprio senso, dal momento che oggi, in un’ottica ecosistemica, «i nostri obblighi morali nei confronti delle creature che abbiamo rese dipendenti da noi non sono diversi da quelli verso gli animali selvatici»46. In un contesto epistemologico in cui la natura non è più pensabile come un’entità da domare e sconfiggere, abbiamo il dovere di proteggere l’habitat anche delle specie “lontane” da noi e, ovviamente, se non i singoli esemplari, le specie stesse. In questo, paradossalmente, Plutarco, che pure vede nella bestia‑ lizzazione la radice della violenza, rischia di fornirne paradossalmente una facile giustificazione. In base a cosa possiamo stabilire se e quali animali sono effettivamente dannosi al punto da giustificarne l’abbatti‑ mento o l’eliminazione? È ovvio che, in un’ottica ecosistemica, una domanda del genere non ha senso, dal momento che è possibile – come ad esempio avviene nei parchi nazionali e nelle riserve protette – effettuare l’abbattimento selettivo di alcuni individui al fine di preser‑ varne la specie47. In un’ottica meramente simbolica, tuttavia, come sanno bene gli antropologi e i sociologi che hanno studiato i meccanismi del razzismo e della pseudospeciazione48, c’è sempre un nemico bestiale da abbattere o comunque allontanare perché pericoloso o, come un granchio che pizzica, fastidioso. È all’interno di questa logica, che, in fondo, per evitare la violenza, si potrebbe dare ascolto, più che a Plutarco, ai nostri bambini e alle nostre emozioni; cosa, questa, che mi pento di non avere fatto con il nonno di F. 44 SCRUTON 2008, 4. SCRUTON 2008, 4 s. cita ad esempio il caso dei roditori o degli insetti come le pulci e le locuste, le cui forme di vita animale «che ci sono più sconosciute […] non sono, nello stesso modo, candidate a entrare nelle nostre preoccupazioni morali. Ci interessano principalmente in quanto specie; ma solo raramente come singole creature» (p. 5). 46 SCRUTON 2008, 98. 47 Cf. ad es. SCRUTON 2008, X e 122. 48 Cf. n. 4. 45 Bibliografia generale ACQUARO 1989 E. Acquaro, Les émissions du «soulève‑ ment libyen»: types, ethnies et rôles poli‑ tiques, in H. Devijver ed E. Lipiński (edd.), Punic Wars (= Studia Phoenicia, X), Leuven, 137‑144. AÉLION 1983 R. Aélion, Euripide héritier d’Eschyle, tom. II, Paris. AFFERGAN ET ALII 2005 F. Affergan et alii, I volti dell’umano: le rappresentazioni dell’antropologia. Un’introduzione, in F. Affergan, S. Borutti, C. Calame, U. Fabietti, M. Kilani, F. Remotti, Figure dell’umano. Le rappresentazioni dell’antropologia, Roma. AGAMBEN 2007 G. Agamben, Qu’est‑ce qu’un disposi‑ tif ?, Paris. ALBERT 2002 J.P. Albert, Pourquoi les héros nationaux sont‑ils souvent des vaincus ?, in Penser la défaite, sous la dir. de P. Cabanel et P. Laborie, Toulouse, 21‑27. ALBERTI 1990 Alberti B. (a cura di), Studi sull’etica di Aristotele, Napoli. ALBINI 1976 U. Albini, Interpretazioni teatrali. Da Eschilo ad Aristofane, vol. 2, Firenze. ALFIERI TONINI 1985 T. Alfieri Tonini, Introduzione, in Dio‑ doro Siculo, Biblioteca Storica XIV‑XVII, Milano, 7‑72. AMBAGLIO 1995 D. Ambaglio, La Biblioteca Storica di Diodoro Siculo: problemi e metodi, Como. AMBAGLIO 2002 D. Ambaglio, Diodoro Siculo, in Storici greci d’Occidente (a cura di R. Vattuo‑ ne), Bologna, 301‑338. AMBAGLIO 2008 D. Ambaglio, Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, libro XIII. Commento storico, Milano. AMELING 1993 W. Ameling, Karthago. Studien zu Mili‑ tär, Staat und Gesellschaft (= Vestigia. Beiträge zur alten Geschichte, 45), Mün‑ chen 1993. AMPOLO 1984 C. Ampolo, Le ricchezze dei Selinuntini: Tucidide VI 20, 4 e l'iscrizione del tempio G di Selinunte, in PdP CCXV, 81‑89. AMPOLO 1996 C. Ampolo, Tra Greci e tra ‘Barbari’ e Greci: cronache di massacri e tipologia dell’eccidio nel mondo ellenico, in Qua‑ derni di Storia XXII 44, 5‑28. ANDÒ 1975 V. Andò, Luciano critico d’arte, Paler‑ mo. ANDÒ 2006‑2007 V. Andò, Guerra e codici di genere nel‑ l’Iliade, in Mythos 1 n.s., 25‑37. 282 ANDRÉ 1964 J. André, Arbor felix, arbor infelix, in M. Renard ‑ R. Schilling (eds.), Hom‑ mages à J. Bayet, Bruxelles‑Berchem, 35‑ 46. ANELLO 2000 P. Anello, Grecità periferica in Sicilia: Himeraioi e Selinountioi, in Hesperia 10, 99‑115. ANELLO 2005 P. Anello, Cittadini e barbari in Sicilia, in M. G. Angeli Bertinelli e Angela Donati (a cura), Il cittadino, lo straniero, il barbaro, fra integrazione ed emargina‑ zione nell’antichità. Atti del Incontro Internazionale di Storia Antica (Genova 22‑24 maggio 2003), Roma, 143‑178. ANEP 1969 J.B. Pritchard (ed.), Ancient Near Eastern Pictures Relating to the Old Testa‑ ment, 2a ed., Princeton. ANET 1969 J.B. Pritchard (ed.), Ancient Near Eastern Texts Relating to the Old Testa‑ ment, 3a ed., Princeton. ARENDT 1973 H. Arendt, The Origins of Totalitarism, London. ARENS 1979 W. Arens, The Man‑eating Myth. Anthropology and Anthropophagy, Oxford (1940). ASHERI ‑ ANTELAMI 1988 Erodoto, Le Storie, volume I, Libro I, Testo e Commento a cura di D. Asheri, trad. V. Antelami, Milano. BAHRANI 2008 Z. Bahrani, Rituals of War: The Body and Violence in Mesopotamia, New York‑ Cambridge (non vidi). BALDACCI 1996 M. Baldacci, La scoperta di Ugarit. La città‑stato ai primordi della Bibbia, Casale Monferrato. BARCELLONA 1995 P. Barcellona, Introduzione, in C. Casto‑ riadis, L’istituzione immaginaria della società, Torino. BIBLIOGRAFIA GENERALE BARCELÓ 1994 P. Barceló, The Perception of Carthage in Classical Greek Historiography, in Acta Classica 37, 1‑14. BARCELÓ 1991 P. Barceló, Mercenarios hispanos en los ejércitos cartagineses en Sicilia, in AA.VV., Atti del II Congresso interna‑ zionale di Studi fenici e punici (Roma, 9‑ 14 novembre 1987), Roma, 21‑26. BARIGAZZI 1992 A. Barigazzi, Implicanze morali nella polemica plutarchea sulla psicologia degli Animali, in I. Gallo (a cura di), Plutarco e le Scienze, Genova, 297‑315. BARNARD 1990 L. W. Barnard, L’intolleranza negli apo‑ logisti cristiani con speciale riguardo a Firmico Materno, in P. F. Beatrice (a cura di), L’intolleranza cristiana nei con‑ fronti dei pagani, Bologna, 79‑99. BASLEZ 1986 M.‑F. Baslez, Le péril barbare : une inven‑ tion des grecs ?, in C. Mossé (ed.), La Grèce ancienne, Paris, 284‑287. BÄUMER 1982 Ä. Bäumer, Die Bestie Mensch. Senecas Aggressionstheorie, ihre philosophischen Vorstufen und ihre literarischen Auswir‑ kungen, Frankfurt‑am‑Main. BAYET 1926 J. Bayet, Les origines de l'Hercule romain, Paris. BEAGON 1992 M. Beagon, Roman Natur. The Tought of Pliny the Elder, Oxford. BEARZOT 2002 C. Bearzot, Filisto di Siracusa, in Storici greci d’Occidente (a cura di R. Vattuo‑ ne), Bologna, 91‑136. BEARZOT 2007 C. Bearzot, Autoctonia, rifiuto della mescolanza, civilizzazione: da Isocrate a Megastene, in T. Gnoli, F. Muccioli (a cura), Atti del convegno di studi. Incontri tra culture nell'oriente ellenistico e roma‑ no, Ravenna 11‑12 marzo 2005, Milano, 7‑28. BIBLIOGRAFIA GENERALE BEAZLEY, ARV2 J. D. Beazley, Attic Red‑figure Vase‑pain‑ ters, Oxford 19682. BEAZLEY, Para J. D. Beazley, Paralipomena: Additions to Attic Black‑figure Vase‑painters and to Attic Red‑figure Vase‑painters, Oxford 19712. BEAZLEY, Add.2 J. D. Beazley, Addition to Attic Black‑ figure Vase‑painters and to Attic Red‑ figure Vase painters, Oxford 19712. BECCHI 1993 F. Becchi, Istinto e intelligenza negli scrit‑ ti zoopsicologici di Plutarco, in M Bandini e F. G. Pericoli (a cura di), Scritti in memoria di Dino Pieraccioni, Istituto Papirologico Vitelli, Firenze, 59‑83. BECCHI 2000 F. Becchi, Irrazionalità e razionalità degli animali, in Prometheus, 26, 205‑225. BECCHI 2001 F. Becchi, Biopsicologia e giustizia verso gli animali in Teofrasto e Plutarco, in Pro‑ metheus, 27, 119‑135. BECCHI 2002 F. Becchi, Lignes directices de la doctrine zoopsychologique de Plutarque, in Myrtia, 17, 159‑174. BECCHI 2004 F. Becchi, Plutarco e il Peripato: tre esempi di filologia filosofica, in Prometheus, 30, 1, 26‑42. BELAYCHE 2005 N. Belayche, Constantin a‑t‑il légiféré contre des pratique rituelles à Héliopolis (Baalbek) ?, in Dieu(x) et Hommes. Histoi‑ re et iconographie des sociétés païennes et chrétiennes de l’Antiquité à nos jours, Mélanges en l’honneur de Françoise Thelamon, Textes réunis par S. Cro‑ giez‑Pétrequin, Caen, 101‑112. BELTRAMETTI 2004 = BELTRAMETTI 2006 A. Beltrametti, Pensare, raccontare e rap‑ presentare la violenza. Anche questo abbia‑ mo imparato dai Greci?, in Quaderni di Storia, 60, 5‑45 (= G. Raina (a c. di), Dissimulazioni della violenza nella Grecia antica, Como‑Pavia, 13‑46). 283 BELTRAMETTI 2008 A. Beltrametti, Ifigenia e le altre. Arche‑ tipi greci del sacrificio femminile o degli incerti confini tra sacrificio, oblazione eroica e crimine politico nella cultura ate‑ niese del V secolo, in Storia delle donne, 4, 47‑69. BÉNATOUÏL 2005 T. Bénatouïl, Les signes de Zeus et leur observation dans les Phénomènes d'Ara‑ tos, in J. Kany‑Turpin, B. Besnier (eds.), Signes et prédiction dans l'Antiquité, Saint‑Étienne, 129‑144. BÉNATOUÏL 2009 T. Bénatouïl, God, Providence, and Fate. How Industrious can Zeus be? The Extent and Objects of Divine Activity in Stoi‑ cism, in R. Salles (ed.), God and Cosmos in Stoicism, Oxford, 23‑45. BERNABÉ 1996 A. Bernabé, Plutarco e l’orfismo, in I. Gallo (a cura di), Plutarco e la religione. Atti del VI Convegno plutarcheo (Ravello, 29‑31 maggio 1995), Napoli, 63‑104. BERNAND 1999 A. Bernand, Guerre et violence dans la Grèce antique, Paris. BERNARDINI 2001 P. Bernardini, La battaglia del mare sardo: una rilettura, in Rivista di Studi Fenici, 29, 135‑158. BERTI 2004 E. Berti, La filosofia pratica, Napoli. BERTOLINI 2003 P. Bertolini, Educazione e politica, Mila‑ no. BETTINI 192 M. Bettini, Il ritratto dell’amante, Tori‑ no. BEYE 1969 C.R. Beye, Jason as Love‑Hero in Apol‑ lonius’ Argonautika, in Greek Roman & Byzantine Studies 10, 31‑55. BEYE 1982 C.R. Beye, Epic and Romance in the Argonautica of Apollonius Rhodius, Car‑ bondale ‑ Edwardsville. 284 BIANCHETTI 1986 S. Bianchetti, Falaride pharmakon degli Agrigentini, in Sileno XII, 101‑109. BIANCHETTI 1987 S. Bianchetti, Falaride e Pseudofalaride. Storia e leggenda, Firenze. BIERL 1991 A. H. Bierl, Dionysos und die griechische Tragödie, (“Classica Monacensia”, Band 1), Tübingen. BIZIÈRE 1974 F. Bizière, Comment travaillait Diodore de Sicile, in REG 87, 369‑374. BLICKMAN 1986 D. R. Blickman, The Myth of Ixion and Pollution for Homicide in Archaic Greece, in Classical Journal, 81, 3, 193‑205. BOAS 1935 G. BOAS, The Superiority of the Animals, in A. O. Lovejoy, G. Chinard, G. Boas, R. S. Crane (edd.), A documentary Histo‑ ry of Primitivism and Related Ideas, Bal‑ timore, 389‑420. BOAS 1973 G. BOAS, Theriophily, in Ph. P. Wiener (ed.), Dictionary of the History of Ideas. Studies of Selected Pivotal Ideas, v. 4, New York, 384‑89. BODÉÜS 1997 R. Bodéüs, Les considérations aristoté‑ liciennes sur la bestialité, dans B. Cassin, J.L. Labarrière (éd), G. Romeyer Deherbey (sous la direction de), L’ani‑ mal dans l’antiquité, Paris, 247‑258. BODSON 1978 L. Bodson, ἹΕΡΑ ΖΩΙΑ. Contribution à l’étude de la place de l’animal dans la reli‑ gion grecque ancienne, Bruxelles. BODSON 1981 L. Bodson, Les Grecs et leurs serpents. Premiers résultats de l’étude taxonomique des sources anciennes, in L’Antiquité Classique 50, 57‑78. BOMPAIRE 1958 J. Bompaire, Lucien écrivain, imitation et création, Paris. BOND 1981 G.W. Bond, Euripides. Heracles, Oxford. BIBLIOGRAFIA GENERALE BONDÌ 1980 Bondì S. F., Penetrazione fenicio‑punica e storia della civiltà punica in Sicilia. La problematica storica, in La Sicilia Antica, in E. Gabba ‑ G. Vallet (a cura di), Napoli, vol. I.1, 163‑218. BONNECHÈRE 1994 P. Bonnechère, Le sacrifice humain en Grèce ancienne, Athènes‑Liège. BONNÉT 1988 C. Bonnet, MELQART: Cultes et mythes de l’Héraclès Tyrien en méditerranée, Namur 1988; C. Jourdain‑Annequin, Héraclès au ports du soir: mythe et histoi‑ re, Paris. BONNET 1989 C. Bonnet, Les connotations sacrées de la destruction de Carthage, in H. Devijver ‑ E. Lipinski (éd.), Punic Wars (= Studia Phoenicia, X), Leuven, 289‑305. BONNÉT ‑ JOURDAIN‑ANNEQUIN 1992 C. Bonnet ‑ C. Jourdain‑Annequin (Eds.), Héraclès: d’une rive à l’autre de la méditerranée. Bilan et perspectives, Bruxelles‑Roma. BONNET 2005a C. Bonnet, Carthage, l’« autre nation », dans l’historiographie ancienne et moder‑ ne, in Anabases. Traditions et réception de l’Antiquité, 1, 139‑160. BONNET 2005b C. Bonnet, I Fenici, Roma. BORGEAUD 2004 Ph. Borgeaud, Aux origines de l’histoire des religions, Paris. BORGOGNO 2003 A. Borgogno (a cura di), Apollonio Rodio. Argonautiche, Milano. BOURDIEU 1995 P. Bourdieu, Ragioni pratiche, Bologna. BOUVIER 1999 D. Bouvier, Mémoire poétique et politi‑ ques d'oubli en Grèce antique, in Traverse. Revue d'histoire, 1: Non‑lieux de mémoire, 49‑59. BOUVIER 20082 D. Bouvier, «Mneme». Le peripezie della memoria greca in Storia Einaudi dei Greci BIBLIOGRAFIA GENERALE e dei Romani, VI. La cultura dei Greci. Le forme della comunicazione e del sapere, a cura di S. Settis, Milano, 1133‑1146. BRACCESI 1988 L. Braccesi, I tiranni di Sicilia, Roma‑ Bari. BREMMER 1984 J. N. Bremmer, Greek Maenadism Recon‑ sidered, in Zeitschrift für Papyriologie und Epigraphik, 55, 267‑286. BRIQUEL 1980 D. Briquel, Sur le mode d'exécution en cas de parricide et en cas de perduellio, in Mélanges d'Archéologie et d'Histoire de l'École Française de Rome, 92, 87‑107. BRISSON 1995 L. Brisson, Orphée et l’orphisme dans l’Antiquité gréco‑romaine, Paris. BRIZZI 1984 G. Brizzi, Studi di storia annibalica, Faenza. BRIZZI 1991 G. Brizzi, Gli studi annibalici, in AA.VV., Atti del II Congresso internazionale di studi fenici e punici (Roma, 9‑14 novembre 1987), Roma, 59‑65. BRIZZI 1993‑1995 G. Brizzi, Une coutume de guerre des Numides: réflexions d’après quelques épi‑ sodes des campagnes d’Hannibal,in Bul‑ letin du C.T.H.S., n.s. Afrique du Nord, 24, 53‑58. BRIZZI 1995 G. Brizzi, L’armée et la guerre, in V. KRINGS (ed.), La civilisation phénicienne et punique. Manuel de recherche, Lei‑ den‑New York‑Köln, 303‑315. BROCCIA 2001 G. Broccia, Riso sardanio e riso sardonio da Omero a Nonno. Una storia di destini incrociati, in Annali della Facoltà di Let‑ tere e filosofia dell’Università di Macerata, 34, 9‑54. BURKERT 1981 W. Burkert, Homo necans. Antropologia del sacrificio cruento nella Grecia Antica, trad. it. di F. Bertolini, Torino (tit. or. Homo Necans: Interpretationen Altgrie‑ 285 chischer Opferriten und Mythen, Berlin 1972). BURKERT 20032 W. Burkert, La religione greca di epoca arcaica e classica, traduzione italiana con aggiunte dell’autore a cura di G. Arrigoni, Milano. BUTLER 2006 J. Butler, La disfatta del genere, Roma. CALAME 1998 C. Calame, Héraclès, animal et victime sacrificielle dans les ‘Trachiniennes’ de Sophocle?, in Le Bestiaire d’Héraclès, IIIe Rencontre Héracléenne (Liége ‑ Namur 16‑18 nov. 1996), ed. par C. Bonnet ‑ C. Jourdain‑Annequin ‑ V. Pirenne‑Delforge, Liège, 197‑215. CALAME 2002 C. Calame, Qu’est‑ce qui est orphique dans les Orphika ?, in Revue de l’histoire des religions, 219, 4, 385‑400. CALAME 2005 C. Calame, Modalità rituali di fabbrica‑ zione dell’uomo: l’iniziazione tribale, in F. Affergan, S. Borutti, C. Calame, U. Fabietti, M. Kilani, F. Remotti, Figure dell’umano. Le rappresentazioni dell’an‑ tropologia, Roma. CALAME 2008 C. Calame, Fabrications grecques de l’hu‑ maine: identités de l’homme civilisé et cultures des autres, in I Quaderni del Ramo d’oro on‑line 1, 33‑53 (www.qro.unisi.it). CAMACHO ROJO 1994 J.M. Camacho Rojo, Actitudes del hom‑ bre frente a la Tyche en la Biblioteca Histó‑ rica de Diodoro de Sicilia, in (J. Lens Tuero ed.) Estudios sobre Diodoro de Sicilia, Granada, 97‑116. CAMERON 1971 H. D. Cameron, Studies on the Seven against Thebes of Aeschylus (Studies in Classical Literature, 8), The Hague‑Paris. CAMPBELL 1994 M. Campbell, A Commentary on Apol‑ lonius Rhodius Argonautica III 1‑471, Leiden. 286 CANETTI 1981 E. Canetti, Massa e potere, Milano. CANEVA 2007 S. G. Caneva, Raccontare nel tempo. Nar‑ razione epica e cronologia nelle Argonau‑ tiche di Apollonio Rodio, in S. Caneva, V. Tarenzi, Il lavoro sul mito nell’epica greca. Letture di Omero e Apollonio, Pisa, 67‑135. CANEVA 2010 S.G. Caneva 2010, Linguaggi della festa e linguaggi del potere ad Alessandria, nella Grande Processione di Tolemeo Fila‑ delfo, in E. Bona, M. Curnis (eds), Lin‑ guaggi del potere, poteri del linguaggio, Alessandria, 173‑189. CANTARELLA 1976 E. Cantarella, Studi sull’Omicidio in Diritto Greco e Romano, Milano. CANTARELLA 1988 E. Cantarella, La lapidazione tra rito, vendetta e diritto, in M.M. MACTOUX ‑ E. GENY (edd.), Mélanges Pierre Lévêque (= Annales Littéraires de l’Université de Besançon, 367), I, Paris, 83‑95. CANTARELLA 1991 E. Cantarella, I supplizi capitali in Grecia e a Roma, Milano. CANTARELLA 20073 E. Cantarella, Itaca. Eroi, donne, potere tra vendetta e diritto, Milano. CAQUOT ‑ SZNYCER ‑ HERDNER 1974 A. Caquot ‑ M. Sznycer ‑ A. Herdner, Textes Ougaritiques ‑ I, Mythes et légen‑ des, Paris. CARDINI 2005 F. Cardini, L'invenzione del Nemico, Palermo. CARLTON 1994 E. Carlton, Massacres. An Historical Perspective, London‑Cambridge. CARPENTER 1986 Th. H. Carpenter, Dionysian Imagery in Archaic Greek Art. Its Development in Black‑Figure Vase Painting, Oxford. CARPENTER 1997 Th. H. Carpenter, Dionysian Imagery in Fifth‑Century Athens, Oxford. BIBLIOGRAFIA GENERALE CASADIO 1991 G. Casadio, Dioniso e Semele: morte di un Dio e resurrezione di una donna, in F. Berti (a cura di), Dionysos. Mito e mistero. Atti del Convegno Internazio‑ nale (Comacchio, 3‑5 novembre 1989), Ferrara, 361‑377. CASADIO 1994 G. Casadio, Storia del culto di Dioniso in Argolide, Roma. CASEVITZ 1985 M. Casevitz, La femme dans l’oeuvre de Diodore de Sicile, in La femme dans le monde méditerranéen, I. L’Antiquité, (éd. A.‑M. Vérilhac), Lyon, 113‑135. CASTORIADIS 1995 C. Castoriadis, L’istituzione immaginaria della società, Torino. CASTORIADIS 1998 C. Castoriadis, L’enigma del soggetto. L’immaginario e le istituzioni, Bari. CASTORIADIS 1999 C. Castoriadis, Les racines psychiques et sociales de la haine, in Figures du pen‑ sable. Le carrefour di Labyrinthe ‑ 6, Paris, 221‑237. CASTORIADIS 2001 C. Castoriadis, La rivoluzione democratica. Teoria e progetto dell’autogoverno, Milano. CATENACCI 1996 C. Catenacci, Il tiranno e l’eroe. Per un’archeologia del potere in Grecia antica, Milano. CENTANNI 1995 M. Centanni, I sette contro Tebe, a cura di M. C., Venezia. CHAPOUTIER 1990 G. Chapoutier, Le courant zoophile dans la pensée antique, in Revue des Questions Scientifiques, 161, 3, 261‑287. CHUVIN 1992 Nonnos de Panopolis, Les dionysiaques, tome III, chants VI‑VIII, texte établi et traduit par P. Chuvin, Paris. CIANI 1974 M.G. Ciani, Lessico e funzione della follia nella tragedia greca, in Bollettino del‑ l’Istituto di Filologia Greca, 1, 70‑110. BIBLIOGRAFIA GENERALE CIANI 1990 M. G. Ciani, Il tempo degli eroi, in Ome‑ ro, Iliade, Venezia, 11‑51. CIARAMELLI 2001 F. Ciaramelli, Lo spazio politico della democrazia, in C. Castoriadis, La rivo‑ luzione democratica. Teoria e progetto dell’autogoverno, Milano. CICCARESE 2002 M. P. Ciccarese (a cura di), Animali simbolici. Alle origini del bestiario cri‑ stiano, vol. II, Bologna. CITRONI MARCHETTI 1991 S. Citroni Marchetti, Plinio il Vecchio e la tradizione del moralismo romano, Pisa. CIVILETTI 2002 M. Civiletti, Melète: analisi semantica e definizione di un genere in Papers on Rethoric IV edited by L. Calboli Mon‑ tefusco, Roma. CLARE 1992 R.J. Clare, The Path of Argo. Language, Imagery and Narrative in the Argonautica of Apollonius Rhodius, Cambridge. CLASTRES 1980 P. Clastres, Cronaca di una tribù. Il mon‑ do degli indiani guayaki cacciatori nomadi del Paraguay, trad. it., Milano (1972). CLASTRES ‑ SEBAG 2005 P. Clastres ‑ L. Sebag, Cannibalisme et mort chez les Guayakis (Achén), in Gra‑ dhiva, 2 n.s., 129‑133. CLAUSS 1993 J. Clauss, The Best of the Argonauts: The Redefinition of the Epic Hero in Book I of Apollonius’ Argonautica, Berkeley ‑ Los Angeles. CLAUSS 2000 J. Clauss, Cosmos without Imperium: the Argonaut Journey through Time, in M.A. Harder, R.F. Regtuit, G.C. Wakker (eds.), Apollonius Rhodius, Hellenistica Groningana 4, Leuven, 11‑32. CLINTON 1996 K. Clinton, A New Lex Sacra from Seli‑ nus: Kindly Zeuses, Eumenides, Impure and Pure Tritopatores, and Elasteroi, in Classical Philology, 91, 159‑179. 287 COARELLI 1980 F. Coarelli, Artisti e artigiani in Grecia. Guida storica e critica, Roma‑Bari. COLLI 1992 G. Colli, La sapienza greca II, Milano. COLOMBO 2009 E. Colombo, Lo spazio politico dell’anar‑ chia, Milano. COLONNA 1965 G. Colonna, Il santuario di Pyrgi alla luce delle recenti scoperte, in Studi Etru‑ schi, 33, 191‑219. COLONNA 1984 G. Colonna, Apollon, les Etrusques et Lipara, in Mélanges de l’Ecole Française de Rome, 96, 557‑578. COLONNA ‑ BEVILACQUA 1996 A. Colonna ‑ F. Bevilacqua (a cura di), Le Storie di Erodoto, vol. I, Torino. CONGIU ET ALII 2008 M. Congiu ‑ C. Micciché ‑ S. Modeo ‑ L. Santagati (edd.), Greci e Punici in Sicilia tra V e IV secolo a.C., Caltanis‑ setta. CORSO 1994 F. Corso, La vacca di Mirone in Numi‑ smatica e Antichità classiche, Quaderni Ticinesi XXIII, 49‑89. COZZO 2004 A. Cozzo, Conflittualità nonviolenta. Filosofia e pratiche di lotta comunicativa, Milano. CRUSIUS 1890 O. Crusius, Ein vergessenes Fragment des Rhinton, in Rheinisches Museum für Philologie, 45, 265‑272. CUSUMANO 1994 N. Cusumano, Una terra splendida e facile da possedere. I Greci e la Sicilia, Suppl Kokalos 10, Roma. CUSUMANO 2005 N. Cusumano, Il massacro dei Seli‑ nuntini nel 409. Alcune osservazioni, in A. SPANÒ GIAMMELLARO (ed.), Atti del V Congresso Internazionale di Studi Fenici e Punici (Marsala ‑ Palermo, 2‑ 8 ottobre 2000), vol. II, Palermo, 823‑ 828. 288 CUSUMANO (C. S.) N. Cusumano, Gérer la haine, fabriquer l’ennemi. Grecs et Carthaginois en Sicile entre les Ve et IVe siècles av. J.‑C. (c. s. in DHA). DAL LAGO 1999 A. Dal Lago, Nonpersone. L’esclusione dei migranti in una società globale, Mila‑ no. DANIÉLOU 1978 J. Daniélou, Histoire des doctrines chré‑ tiennes avant Nicée, vol. III Les origines du christianisme latin, Paris. DAUGE 1981 Y. A. Dauge, Le Barbare. Recherches sur la conception romaine de la barbarie et de la civilisation, Bruxelles. DE ANGELI 1988 S. De Angeli, Mimesis e techne in Quaderni urbinati di cultura classica 28, 27‑45. DEBERGH 1989 J. Debergh, Autour des combats des anné‑ es 259 et 258 en Corse et en Sardaigne, in H. DEVIJVER ‑ E. LIPIŃSKI (edd.), Punic Wars (= Studia Phoenicia, X), Leuven, 37‑65. DE CESARE 1997 M. De Cesare, Le statue in immagine. Studi sulle raffigurazioni di statue nella pittura vascolare greca, Roma. DE FONTENEY 1992 E. de Fonteney: La raison du plus fort (introduction à Plutarque, Trois traités pour les animaux), Paris, 13‑97. DE FONTENAY 1997 E. de Fonteney, La philanthrôpia à l’épreuve des bêtes, in B. Cassin, J.‑L. Labarrière, G. Romeyer Dherbey (sous la direction de), L’animal dans l’anti‑ quité, Paris, 281‑298. DE FOREST 1994 M. M. DeForest, Apollonius’ Argonau‑ tica: A Callimachean Epic, Leiden ‑ New York ‑ Köln. DE MARTINO 1961 E. De Martino, La terra del rimorso. Con‑ tributo a una storia religiosa del Sud, Milano. BIBLIOGRAFIA GENERALE DE MIRO 1956 E. De Miro, Agrigento arcaica e la politica di Falaride, in La parola del passato XI, 263‑73. DE SANCTIS 1916 G. De Sanctis, Storia dei Romani, III, 1, Torino. DE VIDO 2009 S. De Vido, Selinunte. Gli ultimi anni, in Temi selinuntini (a cura di C. Anto‑ netti e S. De Vido), Pisa, 111‑128. DEL CORNO 2001 D. Del Corno, (a cura di) Plutarco, Del mangiare carne, Milano. DEL OLMO LETE 1981 G. del Olmo Lete, Mitos y leyendas de Canaan según la tradición de Ugarit, Madrid. DEL PONTE 1992 R. Del Ponte, La religione dei Romani. La religione e il sacro in Roma antica, Milano. DELCOURT 1932 M. Delcourt, Le rôle du choeur dans les Sept devant Thèbes, in L’Antiquité Classique, 1, 25‑33. DELCOURT 1966 M. Delcourt, Tydée et Mélanippe, in Stu‑ di e Materiali di Storia delle Religioni, 37, 139‑188. DELG 19992 P. Chantraine (ed.), Dictionnaire Éty‑ mologique de la Langue Grecque, Paris. DELGADO LINACERO 1996 C. Delgado Linacero, El toro en el Medi‑ terraneo: análisis de su presencia y signi‑ ficado en las grandes culturas del mundo antiguo, Madrid. DERCHAIN 1970 Ph. Derchain, Les plus anciens témoi‑ gnages de sacrifices d’enfants chez les Sémites occidentaux, in Vetus Testamen‑ tum, 20, 351‑355. DETIENNE 1972 M. Detienne, Entre bêtes et dieux, in Nouvelle Revue de psychanalyse 6, Destins du cannibalisme, 231‑246. BIBLIOGRAFIA GENERALE DETIENNE 1975 M. Detienne, I giardini di Adone. I miti della seduzione erotica, Torino. DETIENNE 1982 M. Detienne, Pratiche culinarie e spirito del sacrificio in M. Detienne, J. P. Ver‑ nant, La cucina del sacrificio in terra gre‑ ca. Torino, 7‑35. 289 DI FAZIO 2001 M. Di Fazio, Sacrifici umani e uccisioni rituali nel mondo etrusco, in Rendiconti dell’Accademia Nazionale dei Lincei, ser. IX, 12/3, 435‑505. DODDS 19602 E. R. Dodds (Ed.), Euripides. Bacchae, Oxford. DETIENNE 1996 M. Detienne, Le doigt d’Oreste, in Destins de Meurtriers. Systèmes de pensée en Afrique noire, 14, 23‑38. DODDS 1997 E. R. Dodds, I Greci e l’Irrazionale (ed. or. Berkeley and Los Angeles 1951), trad. it., Firenze. DETIENNE ‑ VERNANT 1977 M. Detienne ‑ J. P. Vernant, Le astuzie dell’intelligenza nell’antica Grecia, Bari (ed. it.). DOLCE 2006 R. Dolce, Têtes en guerre en Mésopotamie et Syrie, in S. D’ONOFRIO ‑ A.‑C. TAYLOR (edd.), La guerre en têtes = Cahiers d’An‑ thropologie Sociale, 2, 33‑46. DETIENNE ‑ VERNANT 1982 M. Detienne ‑ J. P. Vernant, La cucina del sacrificio in terra greca, Torino. DEVILLERS 2000 O. Devillers, Regards romains sur les autels des frères Philènes: M. Khanoussi, P. Ruggeri e C. Vismara (edd.), L’Africa romana, XIII. Geografi, viaggiatori, mili‑ tari nel Maghreb: alle origini dell’archeo‑ logia nel Nord Africa, I, Roma, 119‑144. DEVILLERS 2005 O. Devillers, Les origines de la légende des frères Philènes, in A. SPANÒ GIAM‑ MELLARO (ed.), Atti del V Congresso Internazionale di Studi Fenici e Punici (Marsala ‑ Palermo, 2‑8 ottobre 2000), Palermo, 343‑353. DIANO 1967 C. Diano, Forma ed Evento. Principii per una interpretazione del mondo greco, Vicenza. DI BENEDETTO 1999 V. Di Benedetto, Eschilo e la guerra, in Prometheus, 25, 37‑44. DIERAUER 1977 U. Dierauer, Tier und Mensch im Denken der Antike. Studien zur Tierpsychologie, Anthropologie und Ethik, Amsterdam. DIETERICH 1910 A. Dieterich, Eine Mithrasliturgie, Leip‑ zig und Berlin. DONADI 1989 F. Donadi, Sul meraviglioso in Luciano in Il meraviglioso e il verosimile. Tra l’an‑ tichità e il medioevo, Firenze. DORATI 2004 M. Dorati, Pausania, le Pretidi e la triar‑ chia argiva, in La città di Argo. Mito, storia, tradizioni poetiche, Atti del Con‑ vegno (Urbino, 13‑15 giugno 2002), a cura di P. Angeli Bernardini, Roma, 295‑320. DOWDEN 1989 K. Dowden, Death and the Maiden. Girl’s Initiation Rites in Greek Mythology, London ‑ New York. DREYER 2009 B. Dreyer, Jeder hat das Alexander‑Bild, das er verdient: The Changing Percep‑ tions of Alexander in Ancient Historio‑ graphy, in P. Wheatley, R. Hannah (eds), Alexander and his Successors: Essays from the Antipodes, Claremont CA, 56‑71. DREWS 1962 R. Drews, Diodoros and his Sources, in AJPh 83, 383‑392. DUBOIS 1995 L. Dubois, Une nouvelle inscription archaïque de Sélinonte, in Revue de phi‑ lologie, de littérature e d’histoire ancienne, 69, 127‑144. 290 DUCHEMIN 1967 J. Duchemin, Le personage de Lyssa dans l’‘Héraclès Furieux’ d’Euripide, in Revue des études grecs, 80, 130‑139. DUCREY 1968a P. Ducrey, Le traitement des prisonniers de guerre dans la Grèce antique, Paris. DUCREY 1968b P. Ducrey, Aspects juridiques de la victoire et du traitement des vaincus, in J.‑P. Ver‑ nant (éd.), Problèmes de la guerre en Grè‑ ce ancienne, Paris, 231‑243. DUCREY 1985 P. Ducrey, Guerre et guerriers dans la Grèce antique, Fribourg. DUMONT 2001 J. Dumont, Les animaux dans l’Antiquité grecque, Paris. DURAND 19785 G. Durand, Les structures anthropolo‑ giques de l’imaginaire, Paris. EL KENZ 2005 D. El Kenz, Présentation, in Le massacre, objet d’histoire, sous la direction de D. El Kenz, Paris. ELLINGER 2005 P. Ellinger, Zeus et les limites de la répres‑ sion, in La Violence dans les mondes grec et romain, Actes du colloque interna‑ tional (Paris, 2‑4 mai 2002) réunis par Jean‑Marie Bertrand, Paris, 349‑363. ERIKSON 1966 E. H. Erikson, Ontogeny of Ritualization in Man, in Philosophical Transactions of the Royal Society, 251, 337‑349. FABIANO 2008 D. Fabiano, La fatica di Sisifo e le astuzie di Hades in I quaderni del Ramo d’Oro on‑line, 1 238‑257. FANTAR 1986 M.H. Fantar, Kerkouane, cité punique du Cap Bon (Tunisie), III, Tunis. FANTAR 1989 M. Fantar, Regulus en Afrique, in H. DEVIJVER e E. LIPIŃSKI (edd.), Punic Wars (= Studia Phoenicia, X), Leuven, 75‑84. BIBLIOGRAFIA GENERALE FANTAR 1993 M.H. Fantar, Carthage. Approche d’une civilisation, II, Tunis. FANTAR 2001 M.H. Fantar, Y a‑t‑il à Carthage une divinité guerrière ?, in Y. LE BOHEC (ed.), La première guerre punique. Autour de l’œuvre de M.H. Fantar. Actes de la Table Ronde de Lyon (mercredi 19 mai 1999), Lyon, 123‑143. FANTASIA 2003 U. Fantasia, Entella, Etna, Galaria. Greci e non Greci in Sicilia fra Dionisio I e Timoleonte, in Quarte Giornate Interna‑ zionali di studi sull’area elima, I, Pisa, 467‑495. FANTUZZI ‑ HUNTER 2002 M. Fantuzzi, R. Hunter, Muse e modelli. La poesia ellenistica da Alessandro Magno ad Augusto, Roma ‑ Bari. FARISELLI 1997 A. Fariselli, I mercenari di Cartagine attraverso l’esame delle attestazioni let‑ terarie, in Studi di Egittologia e di Anti‑ chità Puniche, 16, 141‑162. FARISELLI 2002 A. C. Fariselli, I mercenari di Cartagine, La Spezia. FERJAOUI 2001 A. Ferjaoui, À propos de l’inscription punique CIS, I, 5866 mentionnant l’ar‑ mée, in Y. LE BOHEC (ed.), La première guerre punique. Autour de l’œuvre de M.H. Fantar. Actes de la Table Ronde de Lyon (mercredi 19 mai 1999), Lyon, 119‑ 122. FERRARI 1972 F. Ferrari, La decisione di Eteocle e il tra‑ gico dei Sette contro Tebe, in Annali della Scuola Superiore di Pisa III 2, 1, 141‑ 171. FERRARI 19912 F. Ferrari, Eschilo. Persiani, Sette contro Tebe, Supplici. Introduzione, traduzione e note di F. F., Milano. FERWERDA 1973 R. Ferwerda, Le serpent, le nœud d’Her‑ cule et le caducée d’Hermès. Sur un pas‑ BIBLIOGRAFIA GENERALE sage orphique chez Athénagore, in Numen, 20, 2, 104‑115. FLASH 2007 K. Flash, Eva e Adamo. Metamorfosi di un mito (ed. or. München 2004), trad. it., Bologna. FÖGEN 2006 Th. Fögen, Animals in Graeco‑Roman Antiquity and Beyond: a Select Biblio‑ graphy, http://www.telemachos.hu‑ berlin.de/esterni/Tierbibliographie_Fo egen.pdf. FORCELLINI 1940 Ae. Forcellini, Lexicon Totius Latinitatis, Tom. V, "Onomasticon" (auctore Iose‑ pho Perin), Patavii. FORREST 1960 W.G. Forrest, Themistocles and Argos, in The Classical Quarterly, 10, 221‑241. FOUCAULT 1977 M. Foucault, Microfisica del potere. Inter‑ venti politici, Torino. FOUCAULT 1994 M. Foucault, Dits et écrits, vol. III, Paris. FOUCAULT 2009 M. Foucault, Il governo di sé e degli altri. Corso al Collège de France (1982‑1983), Milano. FRANCO 2003 C. Franco, Senza ritegno. Il cane e la donna nell’immaginario della Grecia anti‑ ca, Bologna. FRANZINO 1995 E. Franzino, Euripides’ ‘Heracles’ 858‑ 73, in Illinois Classical Studies, 20, 57‑63. FREDERICKS 1976 S. C. Fredericks, Juvenal's Fifteenth Sati‑ re, in Illinois Classical Studies, 1, 174‑ 189. FRIEDLÄNDER 1895 L. Friedländer (mit erklärenden Anmerkungen von), D. Junii Juvenalis Saturarum Libri V, 2 voll., Leipzig. FRONTISI‑DUCROUX 1970 F. Frontisi Ducroux, Dédale et Talos. Mythologie et historie des techniques in R.H. CCLIII, 281‑296. 291 FRONTISI‑DUCROUX 20002 F. Frontisi Ducroux, Dédale. Mithologie de l’artisan en Grèce ancienne, Paris (1975). FRONTISI‑DUCROUX ‑ LISSARRAGUE 2005 F. Frontisi‑Ducroux ‑ F. Lissarrague, La vache et le discoble in Ítaca. Quaderns Catalans de Cultura Clàssica, 21, 19‑29. FUÀ 2005 O. Fuà, L’ideale dell’opera d’arte vivente e la bucula di Mirone nell’epigramma greco e latino, in RCCM, 15, 49‑55. FUCHS 2009 A. Fuchs, Waren die Assyrer grau‑ sam?, in M. Zimmermann, Zur Deu‑ tung von Gewaltdarstellungen, in M. Zimmermann (ed.), Extreme Formen von Gewalt in Bild und Text des Alter‑ tums, München, 65‑119. FURLEY 1986 W.D. Furley, Euripides on the Sanity of Heracles, in J.H. Betts ‑ J.T. Hooker ‑ J. Green (Eds.), Studies in Honour of T.B.L. Webster, Bristol, 102‑113. FUSILLO 2006 M. Fusillo, Il dio ibrido. Dioniso e le “Baccanti” nel Novecento, Bologna. GANZ 1993 T. Ganz, Early Greek Myths, 2 voll., Bal‑ timore ‑ London. GARBATI 2008 G. Garbati, L’impero di Cartagine, in G. TRAINA (ed.), Storia d’Europa e del Medi‑ terraneo, V. L’ecumene romana. La Res Publica e il Mediterraneo, Roma, 245‑ 288. GARBINI 1993 G. Garbini, La caduta di Mozia, in Studi sulla Sicilia Occidentale in onore di Vin‑ cenzo Tusa, Padova, 67‑72. GARLAN 1991 Y. Garlan, L’uomo e la guerra, in J.‑P. Vernant (a cura di), L’uomo greco, Bari, 55‑86. GARLAND 20012 R. Garland, The Greek way of death, Ithaca, New York. 292 GARZYA 1996 A. Garzya, Per i «Sette a Tebe» di Eschilo, in Orpheus, 17, 2, 275‑288. GAUTHIER, JOLIF 1970 R. A.Gauthier, J. Jolif, Aristote. L’Éthi‑ que à Nicomaque. Introduction, traduction et commentaire, Louvain. GENTILI 1995 Pindaro, Pitiche, introduzione, testo cri‑ tico e traduzione di B. Gentili, Milano. GEORGOUDI 1999 S. Georgoudi, À propos du sacrifice humain en Grèce ancienne: remarques critiques, in Archiv für Religionsgeschi‑ chte, 1, 61‑82. GERNET 1983 L. Gernet, Antropologia della Grecia anti‑ ca, Milano. GERNET 20012 L. Gernet, Recherches sur le développe‑ ment de la pensée juridique et morale en Grèce. Étude sémantique, Paris. GEUS 1994 K. Geus, Prosopographie der literarisch Bezeugten Karthager (= Studia Phoenicia, 13), Leuven. GEW 1960 H. Frisk (a cura di), Griechisches Ety‑ mologisches Wörterbuch, Heidelberg. GIANNONE, LO VERSO 1999 F. Giannone ‑ G. Lo Verso, Il self e la polis. Il sociale e il mondo interno, Milano. GIGLI PICCARDI 2003 Nonno di Panopoli, Le Dionisiache, vol. I, traduzione, introduzione e commen‑ to di D. Gigli Piccardi, Milano. GILL 1969 J. E. Gill, Theriophily in Antiquity: A Supplementary Account, in Journal of the History of Ideas, 30, 3, 401‑412. GINZBURG 1992 C. Ginzburg, Unus testis. Lo sterminio degli ebrei e il principio di realtà, in Qua‑ derni storici, 80, 520‑548. GIRARD 1980 R. Girard, La violenza e il sacro, trad. it., Milano. BIBLIOGRAFIA GENERALE GIULIANI 1998 A. Giuliani, La purificazione dagli ΕΛΑΣΤΕΡΟΙ nella Legge Sacra di Seli‑ nunte, in Aevum, LXXII, 67‑89. GLASSNER 2006 J. J. Glassner, Couper des têtes en Méso‑ potamie, in S. D’ONOFRIO ‑ A.‑C. TAYLOR (edd.), La guerre en tête, Cahiers d’An‑ thropologie Sociale, 2, 47‑55. GOLDEN 1964 L. Golden, The Character of Eteocles and the Meaning of the Septem, in Classical Philology, 59, 79‑89. GOUKOWSKY 1981 P. Goukowsky, En lisant le livre XIV de Diodore de Sicile, in REG 94, 173‑180. GRAS 1985 M. Gras, Trafics tyrrhéniens archaïques, Roma. GRAS, ROUILLARD, TEIXIDOR 1995 M. Gras, P. Rouillard, J. Teixidor, L’uni‑ verso fenicio, Torino. GRAYSON 1975 A. K. Grayson, Assyrian and Babylonian Chronicles, New York. GRAYSON 1976 A. K. Grayson, Assyrian Royal Inscrip‑ tions, Part 2, Wiesbaden. GRÉGOIRE 1949 H. Grégoire, Bacchos le taureau et les origines de son culte, in Mélanges d'ar‑ chéologie et d'histoire offerts à Charles Picard, I, Paris, 401‑405. GRIFFITHS 2006 E. Griffiths, Euripides: Heracles, London. GRIMAL 1992 P. Grimal, Seneca, trad. it., Milano. GRIMALDI 1988 W. M. A.Grimaldi, Aristotle, Rhetoric. A Commentary, New York. GROTTANELLI, PARISE 1988 C. Grottanelli ‑ N.F. Parise (a cura di), Sacrificio e società nel mondo antico, Roma‑Bari. GSELL 1921 S. Gsell, Histoire ancienne de l’Afrique du Nord, III, Paris. BIBLIOGRAFIA GENERALE GSELL 1924 S. Gsell, Histoire ancienne de l’Afrique du Nord, IV2, Paris. GUARDUCCI 1970 M. Guarducci, Nuovi cippi sacri a Velia, in La Parola del Passato, 25, 252‑261. GUCCINELLI 2007 R. Guccinelli, La forma del fare. Estetica e ontologia in Jeanne Hersch, Milano. GUIDORIZZI 2010 G. Guidorizzi, Ai confini dell’anima. I Greci e la follia, Milano. HALLIWELL 2009 S. Halliwell, l’estetica della mimesis. Testi antichi e problemi moderni, Palermo (ed. it). HALM‑TISSERANT 1993 M. Halm‑Tisserant, Cannibalisme et immortalité. L’enfant dans le chaudron en Grèce ancienne, Paris. HALM‑TISSERANT 1998 M. Halm‑Tisserant, Réalités et imaginaire des supplices en Grèce ancienne, Paris. HANS 1983 L.M. Hans, Karthago und Sizilien. Histo‑ rische Texte und Studien, Hildesheim‑ Zürich‑New York. HARTIGAN 1987 K. Hartigan, Euripidean Madness: Hera‑ kles and Orestes, in Greece & Rome, 34, 2, 126‑135. HARTOG 2001 F. Hartog, Le témoin et l'historien, in Divinatio 13, 35‑54. HATCH 1908 W. H. P. Hatch, The use of Ἀλιτήριος, Ἀλιτρός, Ἀραῖος, Ἐναγής, Ἐνθύμιος, Παλαμναῖος and Προστρόπαιος, Clas‑ sical Philology, XIX, 157‑186. HENRICHS 1978 A. Henrichs, Greek Maenadism from Olympias to Messalina, in Harvard Stu‑ dies in Classical Philology, 82, 121‑160. HÉRITIER 1997 F. Héritier, Riflessioni per nutrire la rifles‑ sione, in Ead. (a c. di), Sulla violenza, trad. it., Roma, 10‑46. 293 HERRERO DE JÁUREGUI 2007 M. Herrero de Jáuregui, Las fuentes de Clem. Alex. Protr. II 12‑22: un tratado sobre los misterios y una teogonía órfica, in Emerita: revista de lingüística y filología clásica 75, 1, 19‑50. HERSCH 1956 J. Hersch, Idéologies et réalités, Paris. HERSHKOWITZ 1998 D. Hershkowitz, The Madness of Epic: Reading Insanity from Homer to Statius, Oxford. HIGHET 1954 G. Highet, Juvenal the Satirist, Oxford. HÖLKESKAMP 1997 K.‑J. Hölkeskamp, La guerra e la pace, in S. Settis (a cura di), I Greci. Storia, cultura, arte, società. 2. Una storia greca. II. Definizione, Torino, 481‑539. HORDEN 2000 J. Horden, Notes on the Orphic Papyrus from Gurôb (P. Gurôb 1; Pack2 2464), in Zeitschrift für Papyriologie und Epigra‑ phik, 129, 131‑140. HUGHES 1991 D.D. Hughes, Human Sacrifice in Ancient Greece, London‑New York. HUNTER 1989 R. Hunter, Apollonius of Rhodes. Argo‑ nautica, Book III, Cambridge. HUNTER 1993 R. Hunter, The Argonautica of Apollo‑ nius. Literary Studies, Cambridge. HUNTER 2003 R. Hunter, Theocritus. Encomium of Pto‑ lemy Philadelphus, Berkeley ‑ Los Ange‑ les ‑ London. HUSS 1986 W. Huß, Hannibal und die Religion, in C. Bonnet ‑ E. Lipiński ‑ P. Marchetti (edd.), Studia Phoenicia IV. Religio Phoe‑ nicia, Namur, 223‑238. INGLESE, SANTESE 1999 L. Inglese, G. Santese, (a cura di) Plu‑ tarco, Il cibarsi di carne, Napoli. INTRIERI ‑ ZUMBO 1995 M. Intrieri ‑ A. Zumbo (edd.), I Brettii, 294 BIBLIOGRAFIA GENERALE II. Fonti letterarie ed epigrafiche, Soveria Mannelli. JACKSON 1955 J. Jackson, Marginalia Scaenica, Oxford. JACOBY, FGrHist F. Jacoby, Die Fragmente der griechischen Historiker, Berlin‑Leiden 1923‑1958. JAMESON, JORDAN, KOTANSKY 1993 M. H. Jameson, D. R. Jordan, R. D. Kotansky, A Lex Sacra from Selinous, Durham. JANSSEN 1957 A. J. Janssen, Het Antieke Tropaion, Gent. JAZDZEWSKA (C. S.) J. Jazdzewska, Not an Innocent Specta‑ cle: Hunting and venations in Plutarch’s De sollertia animalium, in corso di pubblicazione in Ploutarchos. JEANMAIRE 1951 H. Jeanmaire, Dionysos. Histoire du culte de Bacchus, Paris. JEHASSE 1962 J. Jehasse, La «victoire à la cadméenne» d’Hérodote (I, 166) et la Corse dans les courants d'expansion grecque, in Revue des Etudes Anciennes, 64, 241‑280. JOHNER 1991 A. Johner, Rome, la violence et le sacré: les doubles fondateurs, in Euphrosyne, 19, 291‑302. JOHNSON 1984 Sh. E. Johnson, The Present State of Sabazios Research, in Aufstieg und Nie‑ dergang der Römischen Welt II 17, 3, 1583‑1613. JOHNSTON 1999 S. I. Johnston, Restless Dead. Encoun‑ ters between the Living and the Dead in Ancient Greece, Berkeley‑Los Ange‑ les. JOURDAIN‑ANNEQUIN 1989 C. Jourdain‑Annequin, Héraclès au ports du soir: mythe et histoire, Paris. KAIBEL 1899 G. Kaibel (ed.), Comicorum graecorum fragmenta, Berolini. KEIL 1913 B. Keil, Ueber Lukian Phalariden, in Her‑ mes 48, 494‑521. KERÉNYI 20022 K. Kerényi, Gli Dei e gli Eroi della Grecia, Milano. KILANI 2005 M. Kilani, Cannibalismo e antropopoiesi o del buon uso della metafora, in F. Affer‑ gan, S. Borutti, C. Calame, U. Fabietti, M. Kilani, F. Remotti, Figure dell’umano. Le rappresentazioni dell’antropologia, Roma, 261‑306. KILANI 2006 M. Kilani, Guerre et sacrifice. La violence extrême, Paris. KILANI 2009 M. Kilani, Le cannibale et son témoin. La question de la preuve en antropologie, in Communications. EHESS 84, Figures de la preuve, 45‑58. KLEBS 1896 E. Klebs, in Pauly‑Wissowa, RE, II 2, 1896, s.v. Atilius, 51, coll. 2086‑2092. KNIGHT 1995 V. Knight, The Renewal of Epic: Respon‑ ses to Homer in the Argonautica of Apol‑ lonius Rhodius, Leiden. KONTOLÉON 1948‑49 N. M. Kontoleon, Ζεύς Ἐλάστερος ἐν Πάρῳ, in Arch. Eph., 1‑5. KOSAK 2004 J. Clarke Kosak, Heroic Measures. Hip‑ pocratic Medicine in the Making of Euri‑ pidean Tragedy, Leiden ‑ Boston. KOSSATZ‑DEISSMAN 1992 A. Kossatz‑Deissman, s. v. “Lyssa”, LIMC VI, 1, 322‑329. KOWALZIG 2007a B. Kowalzig, Singing for the Gods. Per‑ formance of Myth and Ritual in Archaic and Classical Greece, Oxford. KOWALZIG 2007b B. Kowalzig, “And now all the World Shall Dance!” (Eur. Bacch. 114). Diony‑ sus’ Choroi Between Drama and Ritual, in The Origins of Theater in Ancient BIBLIOGRAFIA GENERALE 295 Greece and Beyond. From Ritual to Dra‑ ma, eds. E. Csapo ‑ M. Miller, Cam‑ bridge, 221‑251. LE BOHEC 1997 Y. Le Bohec, L’honneur de Régulus, in Antiquités Africaines, 33, 87‑93. KTU 1976 M. Dietrich ‑ O. Loretz ‑ J. Sanmartín, Die Keilalphabetischen Texte aus Ugarit (= AOAT, 24/1), Neukirchen ‑ Vluyn. LE BONNIEC 1982 Arnobe, Contre les gentils, livre I, texte établi, traduit et commenté par H. Le Bonniec, Paris. KYRIAKOU 1994 P. Kyriakou, Emepedoclean Echoes in Apollonius Rhodius’ Argonutica, in Her‑ mes, 122, 309‑319. LESKY 1961 A. Lesky, Eteokles in den Sieben gegen Theben, in Wiener Studien, 74, 5‑17. LABARRIÈRE 2000 J.‑L. Labarrière, Raison humaine et intel‑ ligence animale dans la philosophie grec‑ que, in Terrain, 34, mars, 107‑122. LABARRIÈRE 2005 J.‑L. Labarrière, La condition animale. Études sur Aristote et les Stoïciens, Lou‑ vain‑La‑Neuve ‑ Paris ‑ Dudley (MA). LABRUNA 1971 L. Labruna, "Vim fieri veto". Alle radici di un'ideologia, Camerino. LABRUNA 1991 L. Labruna, La violence, instrument de lutte politique à la fin de la république, in Dialogues d'histoire ancienne, 17, 1, 119‑137. LANA 1955 I. Lana, Lucio Anneo Seneca, Torino. LANATA 1994 G. Lanata, Antropocentrismo e cosmo‑ centrismo nel pensiero antico, in S. Casti‑ gnone e G. Lanata (a cura di), Filosofi e animali nel mondo antico, Pisa, 17‑49. LANATA 2000 G. Lanata, Credenze e saperi sugli ani‑ mali, in I quaderni del ramo d’oro, 3, 7‑ 38. LANE 1980 E. N. Lane, Towards a Definition of the Iconography of Sabazius, in Numen 27, 9‑33. LA PENNA 1973 A. La Penna, Atreo e Tieste sulle scene romane. Il tiranno e l’atteggiamento verso il tiranno in Studi Classici in onore di Quintino Cataudella, I, Catania, 357‑371. LESTRINGANT 1994 F. Lestringant, Le cannibale. Grandeur et décadence, Paris. LÉVINAS 2000 E. Lévinas, Difficult Freedom. Essays on Judaism, tr. it., Difficile libertà, Brescia. LI CAUSI 2008 P. Li Causi, Generare in comune. Teorie e rappresentazioni dell’ibrido nel sapere zoologico dei Greci e dei Romani, Paler‑ mo. LI CAUSI 2009‑2010 P. Li Causi, Strange Animals: Extremely Interspecific Hybridization (and Anthro‑ popoiesis) in Plutarch, in Ploutarchos, n. s. 7, 47‑60. LINTOTT 1999² A. W. Lintott, Violence in Republican Rome, Oxford (2^ ed.). LIVERANI 1998 M. Liverani, L’immagine dei fenici nella storiografia occidentale, in Studi Storici 39, 5‑22. LONSDALE 1990 S. H. Lonsdale, Creatures of Speech. Lion, Herding, and Hunting Similes in the Iliad, Stuttgart. LONGO 1987 La storia la terra gli uomini. Saggi sulla civiltà greca, Venezia. LONIS 1979 R. Lonis, Guerre et religion en Grèce à l’époque classique. Recherches sur les rites, les dieux, l’idéologie de la victoire, Paris. LORAUX 1990 N. Loraux, Sull’amnistia e il suo con‑ trario, in Y. H. Yerushalmi, N. Loraux, 296 H. Mommsen, J. C. Milner, G. Vattimo, Usi dell’Oblio, Parma, 27‑58. LORAUX 1991 N. Loraux, Le madri in lutto, trad. it., Roma‑Bari. LORAUX 2006 N. Loraux, La città divisa: l’oblio nella memoria di Atene, Vicenza. LORETO 1995 L. Loreto, La grande insurrezione libica contro Cartagine del 241‑237 a.C. (= Coll. de l’Ecole Française de Rome, 211), Roma. LORETO 1996 L. Loreto, I processi ai generali a Carta‑ gine: prime considerazioni su diritto pub‑ blico e guerra nello stato punico, in M. SORDI (ed.), Processi e politica nel mondo antico, Milano, 107‑128. LOVEJOY 197613 A. O. Lovejoy, The Great Chain of Being. A Study of the History of an Idea, Cam‑ bridge. LUCKENBILL 1924 D. D. Luckenbill, The Annals of Senna‑ cherib, Chicago. LUPAS ‑ PETRE 1981 L. Lupas ‑ Z. Petre, Commentaire aux Sept contre Thèbes d’Eschyle, Bucare‑ sti‑Paris. LURAGHI 1994 N. Luraghi, Tirannidi arcaiche in Sicilia e in Magna Grecia. Da Panezio di Leontini alla caduta dei Dinomenidi, Firenze. MA 1999 J. Ma, Antiochos the Great and the Cities of Western Asia Minor, Oxford. MAFFEI 1994 Luciano di Samosata, Descrizioni di ope‑ re d’arte a cura di S. Maffei, Torino. MAFODDA 1995 G. Mafodda, La tirannide a Selinunte nella dinamica storica del VI sec. a.C., in ASNP, s. III, XXV, 1333‑1343. MALKIN 1990 I. Malkin, Territorialisation mythologique: les autels des Philènes en Cyrénaïque, in BIBLIOGRAFIA GENERALE Dialogues d’Histoire Ancienne, 16, 219‑ 229. MALTOMINI 1974 F. Maltomini, Eschilo, Sette a Tebe 653‑ 719, in Maia n.s. 26, 231‑243. MARCHESE 1998 R. R. Marchese, La morale e il singolo. Individualismo, modelli etici e poesia romana, Palermo. MARCHESE 2005 R. R. Marchese, Figli benefattori, figli straordinari. Rappresentazioni senecane dell'"essere figlio", Palermo. MARCHESINI 2007 R. Marchesini, L’animalità come artificio, in R. Marchesini, S. Tonutti, Manuale di zooantropologia, Roma, 122‑152. MARCO‑SIMÓN 1999 F. Marco‑Simón, Sacrificios humanos en la Céltica antigua: entre el estereotipo lite‑ rario y la evidencia interna, in Archiv für Religionsgeschichte, 1, 3‑53. MARKWALD 1986 G. Markwald, Die homerische Epigram‑ me: sprachliche und inhaltliche Untersu‑ chungen (Beiträge zur Klassischen Phi‑ lologie, 165), Königstein. MARINATOS 1950‑1951 S. Marinatos, Ζεὺς Ἐλάστερος, in Arch. Eph., 182‑183. MARINCOLA 1997 J. Marincola, Authority and Tradition in Ancient Historiography, Cambridge. MARTIN 1979 H. Martin, Plutarch's De Sollertia Ani‑ malium 959 B‑C: The Discussion of the Encomium of Hunting, in American Jour‑ nal of Philology, 100, 1, 99‑106. MARTIN 19982 J. Martin, Aratos, Phénomènes, texte éta‑ blit, traduit et commenté par Jean Martin, 2 Voll., Paris. MARTIN ‑ PRIMAVESI 1999 A. Martin, O. Primavesi, L’Empédocle de Strasbourg (P. Strasb. gr. Inv. 1665‑ 1666). Introduction, édition et commen‑ taire, Berlin ‑ New York. BIBLIOGRAFIA GENERALE MATTES 1970 J. Mattes, Der Wahnsinn im griechischen Mythos und in der Dichtung bis zum Drama des fünften Jahrhunderts, Hei‑ delberg. MATTHAIOU 1992‑98 A. P. Matthaiou, Τρεῖς ἐπιγραφὲς Πάρου, in Horos, 10‑12, 423‑436. MATTHAIOU 1999 A. P. Matthaou, Ἐλάστερος ‑ Ἀλάστoρος, in Horos, 13, 241‑242. MATTHIAE ‑ PINNOCK ‑ SCANDONE MATTHIAE 1995 P. Matthiae ‑ F. Pinnock ‑ G. Scandone Matthiae (edd.), Ebla. Alle origini della civiltà urbana, Milano. MATURANA, DÀVILA 2006 H. Maturana ‑ X. Dàvila, Emozioni e linguaggio in educazione e politica, Mila‑ no. MAZZOLI 1977 G. Mazzoli, Felicitas sillana e clementia principis, in Athenaeum, n. s. 50, 257‑ 279. MAZZOLI 2003 G. Mazzoli, Seneca de ira e de clemen‑ tia: La politica negli specchi della morale, in A. De Vivo ‑ E. Lo Cascio (a c. di), Seneca uomo politico e l’età di Claudio e Nerone, Atti del Convegno internazio‑ nale (Capri 25‑27 Marzo 1999), Bari, 123‑138. MEIJER 2007 P. A. Meijer, Stoic Theology. Proofs for the Existence of the Cosmic God and of the Traditional Gods. Including a Com‑ mentary on Cleanthes’ Hymn on Zeus, Delft. MICCICHÉ 1999 C. Micciché, Sicilia delenda est. L’of‑ fensiva cartaginese contro la Sicilia greca, Caltanissetta‑Roma. MIDGLEY 1985 M. Midgley, Animals and why they mat‑ ter. A journey around the species barrier, tr. it., Perché gli animali. Una visione più “umana” dei nostri rapporti con le altre specie, Milano. 297 MIGLIORINI 1984 P. Migliorini, Kolpos e sinus nella lingua medica, in Prometheus, 7, 3, 254‑262. MILANO 2005 L. Milano, Il nemico bestiale. Su alcune connotazioni animalesche nella letteratura sumero‑accadica, in E. Cingano ‑A. Ghersetti ‑ L. Milano (a cura di), Ani‑ mali tra zoologia, mito e letteratura nella cultura classica e orientale. Atti del Con‑ vegno. Venezia, 22‑23 maggio 2002, Padova, 47‑64. MINUNNO 2003 G. Minunno, Geronticidio punico? L’uc‑ cisione degli anziani nelle più antiche tra‑ dizioni sulla Sardegna, in Studi e Materiali di Storia delle Religioni, 27, 285‑312. MINUNNO 2005a G. Minunno, La crocifissione cartaginese, in Studi Epigrafici e Linguistici sul Vicino Oriente Antico, 22, 79‑93. MINUNNO 2005b G. Minunno, Remarques sur le supplice de M. Atilius Régulus, in Les Études clas‑ siques, 73, 217‑234. MINUNNO 2005c G. Minunno, Un’uccisione rituale fenicia, in Studi Epigrafici e Linguistici sul Vicino Oriente Antico, 22, 79‑93. MINUNNO 2008a G. Minunno, La mutilation du corps de l’ennemi, in PH. ABRAHAMI ‑ L. BATTINI (edd.), Les arme du Proche‑Orient ancien (IIIe‑Ier mill. av. J.‑C.) (= BAR Interna‑ tional Series, 1855), Oxford, 247‑253. MINUNNO 2008b G. Minunno, Pratiche di mutilazione dei nemici caduti nel Vicino Oriente antico, in Mesopotamia, 43, 9‑29. MOGGI 2006 M. Moggi, Peculiarità della guerra in Sicilia?, in Guerra e pace in Sicilia e nel Mediterraneo antico (VIII‑III sec. a.C.) : arti, prassi e teoria della pace e della guerra. Quinte Giornate Internazionali di studi sull'Area Elima e la Sicilia occidentale nel contesto mediterraneo, 12‑15 ottobre 2003, Pisa, 67‑89. 298 MORA 1994 F. Mora, Arnobio e i culti di mistero. Analisi storico‑religiosa del V libro del‑ l’Adversus Nationes, Roma. MORAVIA 1972 S. Moravia, Il ragazzo selvaggio del‑ l’Aveyron, Bari. MOREAU 1985 A. Moreau, Eschyle: la violence et le chaos (Centre de recherches mytholo‑ giques de l’Université de Paris X), Paris. MOREAU 1994 A. Moreau, Le mythe de Jason et Médée. Le va‑nu‑pied et la sorcière, Paris. MOREL 2000 J. P. Morel, Observations sur les cultes de Velia, in A. Hermary e H. Treziny, Les Cultes des cites phocéennes, Actes du colloque international, Aix‑en‑Pro‑ vence / Marseille 4‑5 juin 1999, Aix‑ en‑Provence, 33‑49. MORI 2001 A. Mori, Personal Favour and Public Influence: Arete, Arsinoë II, and the Argo‑ nautica, in Oral Tradition, 16.1, 85‑106. MORI 2007 A. Mori, Acts of Persuasion in Hellenistic Epic: Honey‑Sweet Words in Apollonius, in I. Worthington (ed.), A Companion to greek Rhetoric, Malden MA, Oxford, Victoria, 458‑472. MORI 2008 A. Mori, The Politics of Apollonius Rho‑ dius’ Argonautica, Cambridge. MORIN 1999 E. Morin, Il paradigma perduto. Che cos’è la natura umana?, Milano. MORRIS 1992 S. P. Morris, Daidalos and the Origins of Greek Art, Princeton. MOSCATI 1986 S. Moscati, Italia punica, Milano. MOULINIER 1952 L. Moulinier, Le pur et l’impur dans la pensée des Grecs d’Homère a Aristote, Paris. BIBLIOGRAFIA GENERALE MURRAY 1992 O. Murray, Falaride tra mito e storia in Agrigento e la Sicilia greca. Atti della set‑ timana di studio. Agrigento, 2‑8 maggio 1988, Storia e leggenda, Roma, 47‑60. NAEPELS 2006 M. Naepels, Quatre questions sur la vio‑ lence, in L’Homme, 1/2, 177‑178, 487‑495. NAEPELS 2010 M. Naepels, Anthropologie et histoire : de l’autre côté du miroir disciplinaire, in Annales HSS, 4, 873‑884. NAGY 1979 G. Nagy, The Best of the Achaeans. Con‑ cept of the Hero in Archaic Greek Poetry, Baltimore. NARDI 1993 C. Nardi, «Donna come serpente»: l'uso di Sir. 21, 2a nell'Omelia XXI di Basilio Magno, in Atti e Memorie dell'Accademia Toscana di Scienze e Lettere "La Colom‑ baria" di Firenze, 58, 87‑130. NARDI 1980 E. Nardi, L'otre dei parricidi e le bestie incluse, Milano. NARDUCCI 1997 E. Narducci, Perceptions of Exile in Cice‑ ro. The Philosophical Interpretation of a Real Experience, in American Journal of Philology, 118, 1, 55‑73. NARDUCCI 2002 E. Narducci, Lucano. Un'epica contro l'impero, Roma‑Bari. NATALE 2008 A. Natale, Il riso di Hephaistos. All’ori‑ gine del comico nella poesia e nell’arte dei Greci, Roma. NATALI 2002 C. Natali, Bestialità, mancanza di auto‑ controllo, impetuosità e vizio: un passo difficile di Aristotele: « EN » VII 7, 1150a 1‑8, in, in Barbanti M., Giardina G. e Manganaro P. (a cura di), HENOSIS KAI PHILIA. Omaggio a Francesco Romano, Catania, 195‑205. NEGRI 2002 A. Negri, Il potere costituente. Saggio sulle alternative del moderno, Roma. BIBLIOGRAFIA GENERALE NEIER 1998 A. Neier, War Crimes, New York. NELIS 1992 D.P. Nelis, Demodochus and the Song of Orpheus, in Museum Helveticum, 49, 153‑170. NENCI 2005 G. Nenci, Selinunte fra Fenicio‑Punici, Elimi e Sicani, in P. Minà (a cura), Urba‑ nistica e architettura nella Sicilia greca, Palermo 2005, 110‑111. NEWMYER 2005 S. T. Newmyer, Tool Use in Animals: Ancient and Modern Insights and Moral Consequences, in Scholia, ns 14, 3‑17. 299 ONIANS 1998 R. B. Onians, Le Origini del Pensiero Europeo, Milano. ONIGA 1990 R. Oniga, Il confine conteso: lettura antro‑ pologica di un capitolo sallustiano, Bari. PADEL 1992 R. Padel, In and out of the Mind. Greek Images of the Tragic Self, Princeton. PADEL 1995 R. Padel, Whom Gods Destroy. Elements of Greek and Tragic Madness, Princeton. PADILLA 1998 M. Padilla, The Myths of Heracles in Ancient Greece, Lanham. NEWMYER 2006 S. T. Newmyer, Animals, Rights and Reason in Plutarch and Modern Ethics, New York, London. PADUANO ‑ FUSILLO 1986 G. Paduano, M. Fusillo (a cura di), Apollonio Rodio. Le Argonautiche, Mila‑ no. NICOSIA 1994 S. Nicosia, La seconda sofistica in Lo spazio letterario della Grecia antica I. 3, Roma. PAGELS 1990 E. Pagels, Adamo, Eva e il serpente (ed. or. New York 1988), trad. it., Milano. NOUILHAN, PAILLER, PAYEN 1999 M. Nouilhan, J.‑M. Pailler, P. Payen, Introduction, in Plutarque, Grecs et Romains en parallèle. Questions romaines ‑ Questions grecques, Paris, 7‑63. NOVELLI 2005 S. Novelli, Studi sul testo dei Sette con‑ tro Tebe (Supplementi di Lexis, XXIII), Amsterdam. NUSSBAUM 1999 M. Nussbaum, Coltivare l’umanità. I classici, il multiculturalismo, l’educazione contemporanea, Roma. NUSSBAUM 2001 M. Nussbaum, Diventare persone. Don‑ ne e universalità dei diritti, Bologna. NUSSBAUM 2003 M. Nussbaum, Capacità personale e democrazia sociale, Reggio Emilia. O’BRIEN 1993 J. V. O’Brien, The Transformation of Hera. A Study of Ritual, Hero, and the Goddess in the Iliad, Lanham (MD). PAIS 1920 E. Pais, Fasti triumphales populi romani, Roma. PAPADIMITROPOULOS 2008 L. Papadimitropoulos, Heracles as Tra‑ gic Hero, in The Classical World, 101, 2, 131‑138. PAPADOPOULOU 2005 T. Papadopoulou, Heracles and Euri‑ pidean Tragedy, Cambridge. PARKER 19962 R. Parker, Pollution and Purification in early Greek Religion, Oxford. PAYEN 2002 P. Payen, L’historien, la guerre, l’écriture, les vaincus (Ve siècle avant ‑ IIe siècle apr. J.‑C., in Storia della storiografia, 41, 45‑ 70. PAYEN 2004 P. Payen, Femmes, armées civiques et fon‑ ction combattante en Grèce ancienne (VIIe‑ IVe siècle avant J.‑C.), in Clio. Histoire, femmes et sociétés, 20, 15‑41 (http:// clio.revues.org/index1417.html). 300 BIBLIOGRAFIA GENERALE PEARSON 1984 L. Pearson, Ephorus and Timaeus in Dio‑ dorus. Laqueur’s thesis rejected, in Histo‑ ria 33, 1‑20. PICARD 1967 C. Picard, Thèmes hellénistiques sur les stèles de Carthage, in Antiquités Africai‑ nes, 1, 9‑30. PELEGRÍN CAMPO 1999 J. Pelegrín Campo, Ethe symmikta kai barbara. Mercenarios, rebeldes y degra‑ dación humana en el relato polibiano de la guerra líbica, in Polis. Revista de ideas y formas políticas de la Antigüedad Clá‑ sica, 11, 161‑195. PICARD 1970 C. Picard, Victoires et trophées puniques. La souveraineté de Baal Hammon, in Studi Magrebini, 3, 55‑72. PEPE 1999 L. Pepe, Dinamica dello spazio nella guer‑ ra dei Sette contro Tebe, in Acme, 52, 1, 181‑196. PÉRÉ‑NOGUÈS 1999 S. Péré‑Noguès, Mercenaires et merce‑ nariat d’Occident: réflexions sur le déve‑ loppement du mercenariat en Sicile, Pallas, 51, 105‑127. PÉRÉ‑NOGUÈS 2004 S. Péré‑Noguès, Citoyenneté et merce‑ nariat en Sicile à l'époque classique, in Pallas LXVI, 145‑155. PETRE 1971 Z. Petre, Thèmes dominants dans Les Septs contre Thèbes d’Eschyle, in Studii Clasice, 13, 15‑28. PETROUNIAS 1976 E. Petrounias, Funktion und Thematik der Bilder bei Aischylos (Hypomnemata, 48), Göttingen. PFEIFFER 1949 R. Pfeiffer, Callimacus I, Oxford. PHILLIPS 2008 D. D. Phillips, Avengers of blood: homi‑ cide in Athenian law and custom from Draco to Demosthenes, Stuttgart. PICARD 1957 G. CH. Picard, Les trophées romains. Contribution à l’histoire de la religion et de l’art triomphal de Rome, Paris. PICARD 1961 C. Picard, Sabazios, dieu thraco‑phry‑ gien: expansion et aspects nouveaux de son culte, in Revue Archéologique, 54, 129‑176. PICARD 1973‑1974 C. Picard, Les représentations de sacrifice molk sur les ex‑voto de Carthage, in Kar‑ thago, 17, 67‑138. PICARD 1975‑1976 C. Picard, Les représentations de sacrifice molk sur les ex‑voto de Carthage, in Kar‑ thago, 18, 5‑116. PICCALUGA 1968 G. Piccaluga, Lykaon, un tema mitico, Roma. PIEPKORN 1933 A. C. Piepkorn, Historical Prism Inscrip‑ tions of Ashurbanipal, I, Chicago. PIETSCH 1999 C. Pietsch, Die Argonautika des Apol‑ lonios von Rhodos, Stuttgart. PIGEAUD 1995 J. Pigeaud, La follia nell’antichità classica. La mania e i suoi rimedi, trad. it. di Mari‑ na D’Alessandro, Venezia (tit. or. Folie et cures de la folie chez les médecins de l’antiquité grèco‑romaine. La manie, Paris 1987). PINOTTI 1994 P. Pinotti, Gli animali in Platone: metafore e tassonomie, in S. Castignone e G. Lanata (a cura di), Filosofi e animali nel mondo antico, Pisa, 101‑122. PRAG 2006 J.R.W. Prag, Poenus plane est ‑ but who were the ‘Punickes’? in PBSR 74, 1‑37. PRAG (forthcoming) 2010 J.R.W. Prag, Tyrannizing Sicily. The Despots Who Cried ‘Carthage!’, in (K.O. Chong‑Gossard, A. Turner, F. Vervaet eds.), Private and Public Lies. The Discourse of Despotism and Deceit in the Graeco‑Roman World, Leiden. BIBLIOGRAFIA GENERALE PREISSHOFEN 1949 F. Preißhofen, Sokrates im Gespräch mit Parrhasios und Kleiton in K. Döring‑W. Kullmann (Hrsg.), Studia Platonica. Festschrift für Hermann Gundert, Amsterdam, 21‑40. POUDERON 1992 Athénagore, Supplique au sujet des chré‑ tiens et Sur la résurrection des morts, introduction, texte et traduction par B. Pouderon, Paris. PUGLIARA 2003 M. Pugliara, Il mirabile e l’artificio. Crea‑ ture animate e semoventi nel mito e nella tecnica degli antichi, Roma. 301 Affergan, S. Borutti, C. Calame, U. Fabietti, M. Kilani, F. Remotti, Figure dell’umano. Le rappresentazioni dell’an‑ tropologia, Roma. RIBICHINI 1991 S. Ribichini, I fratelli Fileni e i confini del territorio cartaginese, in AA.VV., Atti del II Congresso internazionale di Studi Fenici e Punici (Roma, 9‑14 novembre 1987), Roma, 393‑400. RIBICHINI 2003 S. Ribichini, Il riso sardonico. Storia di un proverbio antico, Sassari. RICE 1998 M. Rice, The Power of the Bull, London. RAMBALDI 2004 ‑ 2005 S. Rambaldi, Orrori antichi e contem‑ poranei: Cresila e i “nemici”, in Il nemico, http://www.griseldaonline.it, n. IV. RICOEUR 2004 P. Ricoeur, Ricordare, Dimenticare, Per‑ donare. L’enigma del passato, Bologna. RAPISARDA 1939 E. Rapisarda, Clemente fonte di Arnobio, Torino. RIEDWEG 1987 Ch. Riedweg, Mysterienterminologie bei Platon, Philon und Klemens von Alexan‑ drien, Berlin ‑ New York. RAPP 1872 A. Rapp, Die Mänade im griechischen Cultus in der Kunst und Poesie, in Rhei‑ nisches Museum für Philologie 27, 1‑22 e 562‑611. REDFIELD 1975 J. M. Redfield, Nature and Culture in the Iliad. The Tragedy of Hector, Chicago ‑ London. REINACH 1907 A. Reinach, Tropaeum, in CH. DAREM‑ BERG ‑ E. SAGLIO (edd.), Dictionnaire des Antiquités grecques et romaines, Paris, 497‑518. REMOTTI 1999 F. Remotti, Thèses pour une perspective anthropopoiétique, in C. Calame, M. Kilani (edd.), La fabrication de l’humain dans les cultures et en antropologie, Lau‑ sanne, 15‑30. REMOTTI 2002 F. Remotti, Introduzione, in F. Remotti (a cura di), Forme di umanità, Milano. REMOTTI 2005 F. Remotti, Sull’incompletezza, in F. RIVAROLI ‑ SCIALANCA 2009 M. Rivaroli ‑ F. Scialanca, Distruggere una città. Uno studio comparativo tra mondo mesopotamico e mondo greco, in P. Giammellaro (a cura), Visti dall’altra sponda. Interferenze culturali nel Medi‑ terraneo antico, Atti del V Incontro Orientalisti, Palermo, 6‑8 Dicembre 2008, Roma 2009, 13‑38. RIVERA 1999 A. Rivera, La construction de la nature et de la culture par la relation homme‑ animal in C. Calame, M. Kilani, A. Bal‑ labriga, La fabrication de l’humain dans les cultures et en anthropologie, Lausan‑ ne, 49‑70. ROBERT 1977 L. Robert, La titulature de Nicée et de Nicomédie: la gloire et la haine, in HSCPh 81, 1‑39. ROCCONI 1999 E. Rocconi, Eracle mainómenos e katauloúmenos: appunti sulla rappre‑ sentazione tragica della follia, in Rudiae, 11, 103‑112. 302 ROCCONI 2003 E. Rocconi, Le parole delle Muse. La for‑ mazione del lessico tecnico‑musicale nella Grecia antica, Roma. ROHDE 1970 E. Rohde, Psiche, voll. I‑II, Roma‑Bari. RÖHRICHT 1893 A. Röhricht, De Clemente Alexandrino Arnobii in irridendo gentilium cultu deo‑ rum auctore, Hamburg. ROLLEY 1965 C. Rolley, Le sanctuaire des dieux Patrôoi et le Thesmophorion de Thasos, in Bulletin de Correspondance Hellénique, 89, 441‑483. ROSATI 1983 G. Rosati, Narciso e Pigmalione. Illusione e spettacolo nelle Metamorfosi di Ovidio, Firenze. ROSCALLA 2005 F. Roscalla, Biaios didaskalos. Rappre‑ sentazioni della crisi di Atene della fine del V secolo, Pisa. ROSE 1938 H. J. Rose, Δρᾶμα Ἄρεως μεστόν, in Mnemosyne, 6, 321‑328. ROSENMEYER 1962 Th. Rosenmeyer, Seven against Thebes. The tragedy of war, in Arion, 1, 48‑78. ROSS, BROWN 2009 D. Ross, L. Brown (eds.), Aristotle, Nichomachean Ethics, Oxford. ROUGET 1986 G. Rouget, Musica e Trance. I rapporti fra la musica e i fenomeni di possessione, trad. it. di G. Mongelli, Torino (ed. or. La musique et la transe: esquisse d'une theorie general des relations de la musique et de la possession, Paris 1980). RUDHARDT 2002 J. Rudhardt, Les deux mères de Dionysos, Perséphone et Sémélé, dans les Hymnes orphiques, in Revue de l’histoire des reli‑ gions, 219, 4, 483‑501. SACKS 1990 K. S. Sacks, Diodorus Siculus and the First Century, Princeton. BIBLIOGRAFIA GENERALE SACKS 1994 K. S. Sacks, Diodorus and his Sources: Conformity and Creativity, in Greek Historiography, (ed. S. Hornblower), Oxford, 213‑32. SAELZLE 1965 K. Sälzle, Tier und Mensch. Gottheit und Dämon. Das Tier in der Geistesgeschichte der Menschenheit, München. SAGGIORO 1996 A. Saggioro, Dalla pompa diaboli allo spirituale theatrum: cultura classica e cri‑ stianesimo nella polemica dei Padri della Chiesa contro gli spettacoli: il terzo secolo, Palermo = Mythos 8. SALOMON 2001 N. Salomon, La zattera di mimesis. I Greci, la creazione, l’arte. Venezia. SANCASSANO 1996 M. Sancassano, Il lessico greco del ser‑ pente. Considerazioni etimologiche, in Athenaeum, 84, 1, 49‑70. SANCASSANO 1997 M. Sancassano, Il mistero del serpente: retrospettiva di studi e interpretazioni moderne, in Athenaeum, 85, 2, 355‑390. SANDERS 1981 L.J. Sanders, Diodorus Siculus and Dio‑ nysius I of Syracuse, in Historia 30, 394‑ 411. SANTESE 1994 G. Santese, Animali e razionalità in Plu‑ tarco, in S. Castignone, G. Lanata (a cura di), Filosofi e animali nel mondo antico, Pisa, 139‑170. SANZI 2006 Firmico Materno, L’errore delle religioni pagane, introduzione, traduzione e note a cura di Ennio Sanzi, Roma. SCANLON 1984 T. Scanlon, The Footrace of the Heraia at Olympia, in The Ancient World, 9, 77‑99. SCARPI 2002 P. Scarpi (a cura di), Le religioni dei misteri, vol. I, Milano. SCARPI 2005 P. Scarpi, Il senso del cibo, Palermo. BIBLIOGRAFIA GENERALE SCHEIN 1984 S. L. Schein, The Mortal Hero. An Intro‑ duction to Homer’s Iliad, Berkeley and Los Angeles. SCHEPENS 1978 G. Schepens, Polybius on Timaeus account on Phalaris’ bull. A case of δεισιδαιμονία, in Ancient Society, IX, 117‑148. 303 SEN 2000 A. Sen, La diseguaglianza. Un riesame critico, Bologna. SHERWIN‑WHITE 1956 A. N. Sherwin‑White, Violence in Roman Politics, in Journal of Roman Stu‑ dies, 46, 1‑9. SILK 1985 M.S. Silk, Heracles and Greek Tragedy, in Greece & Rome, 32, 1, 1‑22. 1985 R. Schlesier, Der Stachel der Götter. Zum Problem des Wahnsinns in der Euri‑ pideischen Tragödie, in Poetica, 17, 1‑ 45. SIMON 1978 B. Simon, Mind and Madness in Ancient Greece. The Classical Roots of Modern Psychiatry, Ithaca‑London. SCHLESIER 1988 R. Schlesier, Die Bacchen des Hades. Dionysische Aspekte von Euripides ‘Heka‑ be’, in Métis, 3, 111‑135. SIMONDON 1982 M. Simondon, La mémoire et l’oubli dans la pensée grecque jusqu’à la fin du Ve siècle avant J.‑C., Paris. SCHMITT 2002 C. Schmitt, Terra e mare. Una riflessione sulla storia del mondo, Milano. SINGER 1991 P. Singer, Animal Liberation, tr. it., Libe‑ razione animale, Milano. SCHNAPP‑GOURBEILLON 1981 A. Schnapp‑Gourbeillon, Lions, héros, masques. Les représentations de l’animal chez Homère, Paris. SISSA, DETIENNE 1989 G. Sissa ‑ M. Detienne, La vita quoti‑ diana degli dei greci, Roma‑Bari. SCHLESIER SCRUTON 2008 R. Scruton, Animals Rights and Wrongs, tr. it., Gli animali hanno diritti?, Mila‑ no. SCURATI 2007 A. Scurati, Guerra. Narrazioni e cultura nella tradizione occidentale, Roma. SEAFORD 1994 R. Seaford, Reciprocity and Ritual. Homer and Tragedy in the Developing City‑State, Oxford. SÉCHAN 19672 L. Séchan, Études sur la tragedie grecque dans ses rapports avec la céramique, Paris. SEGAL 1971 C. Segal, The Theme of the Mutilation of the Corpse in the Iliad, in Mnemosyne, suppl. 17, Leiden. SÉMELIN 2007 J. Sémelin, Purificare e distruggere. Usi politici dei massacri e dei genocidi, Torino (Paris 2005). SISSA 2003 G. Sissa, Eros tiranno. Sessualità e sen‑ sualità nel mondo antico, Roma‑Bari. SNELL 1963 B. Snell, La cultura greca e le origini del pensiero europeo, Torino (ed. orig. Die Entdeckung des Geistes. Studien zur Entstehung des europäischen Denkens bei den Griechen, Hamburg 1948). SOFSKY 2001 W. Sofsky, Il paradiso della crudeltà, Torino. SORABJI 1993 R. Sorabji, Animal Minds and Human Morals. The Origins of the Western Deba‑ te, London. SORDI 1980 M. Sordi, Il IV e III secolo da Dionigi I a Timoleonte (336 a.C.), in E. Gabba‑G. Vallet (a cura), La Sicilia antica, Napoli, 209‑288. SORDI 1983 M. Sordi, La Sicilia dal 368‑7 al 337‑6 304 BIBLIOGRAFIA GENERALE a.C. (= TSA I 8), Suppl. a Kokalos 5, Roma. SORDI 1990 M. Sordi, Filisto e la propaganda dioni‑ siana, in Purposes of History. Studies in Greek Historiography from the 4th to the 2nd Centuries B.C., Studia Hellenistica 30, Louvain, 159‑171. SORRENTINO 2008 V. Sorrentino, Il pensiero politico di Fou‑ cault, Roma. SOURVINOU INWOOD 1986 C. Sourvinou‑Inwood, Crime and Puni‑ shment: Tytos, Tantalos and Sysiphos in Odissey 11 in Bullettin of the Institute of Classical Studies, 33, 37‑58. STANSBURY‑O’DONNEL 1986 M. D. Stansbury‑O’Donnel, Pictorial Narrative in Ancient Greek Art, Cam‑ bridge. STEHLE 2005 E. Stehle, Prayer and Curse in Aeschylus’ Seven against Thebes, in Classical Phi‑ lology, 100, 101‑121. STEINER 2005 G. Steiner, Anthropocentrism and its discontents, Pittsburgh. STEPHENS 2000 S. A. Stephens, Writing Epic for the Pto‑ lemaic Court, in M.A. Harder, R.F. Reg‑ tuit, G.C. Wakker (eds.) Apollonius Rhodius, Hellenistica Groningana 4, Leu‑ ven, 195‑215. STEPHENS 2003 S. A. Stephens, Seeing Double. Intercul‑ tural Poetics in Ptolemaic Alexandria, Berkeley ‑ Los Angeles. STERN 1965 J. Stern, Bestial Imagery in Bacchylides’ ‘Ode 11’, in Greek, Roman and Byzantine Studies, 6, 275‑282. SZNYCER 1990 M. Sznycer, Les titres puniques des fon‑ ctions militaires à Carthage: Actes du IVe Colloque international sur l’Afrique du Nord, Paris, 113‑121. SZNYCER 1999 Sznycer, La terminologie de la guerre et de la conquête dans l’épigraphie ouest‑ sémitique, in L. NEHMÉ (ed.), Guerre et conquête dans le Proche‑Orient ancien (= Antiquités Sémitiques, 4), Paris, 93‑ 103. SZNYCER 2001 M. Sznycer, À propos du « trophée » dans l’inscription phénicienne de Milkyatôn, roi de Kition et d’Idalion, in K. Geus ‑ K. Zimmermann (edd.), Punica ‑ Libyca ‑ Ptolemaica. Festschrift für Werner Huß, Leuven, 99‑110. SZNYCER 2001 M. Sznycer, Quelques observations à pro‑ pos de la première « guerre punique », in Y. LE BOHEC (éd.), La première guerre punique. Autour de l’œuvre de M.H. Fan‑ tar. Actes de la Table Ronde de Lyon (mer‑ credi 19 mai 1999), Lyon, 11‑19. TADMOR 1994 H. Tadmor, The Inscriptions of Tiglath‑ Pileser III King of Assyria, Jerusalem. TAHAR 2004‑2005 M. Tahar, La Carthage impie de Diodore, in Revue Tunisienne des Etudes Philoso‑ phiques, XXI, 36‑37, 141‑151. TAPLIN 2007 O. Taplin, Pots and Plays. Interactions between Tragedy and Greek Vase‑painting of the Fourth Century B.C., Los Ange‑ les. TASSIGNON 1998 I. Tassignon, Sabazios dans les panthéons des cités d’Asie Mineure, in Kernos, 11, 189‑208. THOM 2005 J.C. Thom, Cleanthes' Hymn to Zeus. Text, Translation, and Commentary, Tübingen. THOMAS 1987 Y. Thomas, Roma: padri cittadini e città di padri (II secolo a.C. ‑ II secolo d.C.), in A. Leone (a c. di), Storia universale della famiglia, trad. it., Milano, vol. I, 197‑235. TIMPANARO 1997 S. Timpanaro, Eschilo, ‘Agamennone’ BIBLIOGRAFIA GENERALE 821‑838 (con alcune osservazioni sul‑ l’ILIAS MIKRA), in Rivista di Filologia e di Istruzione classica, 125, 5‑47. TORRE 1997 C. Torre, Il banchetto di luxuria nell’ope‑ ra in prosa di Seneca, in Paideia, 52, 377‑ 396. TORTORELLI GHIDINI 2006 M. Tortorelli Ghidini, Figli della terra e del cielo stellato, testi orfici con tra‑ duzione e commento, Napoli. TRENDALL (RVP) A. D. Trendall, The Red‑figured Vases of Paestum, London 1987. TSEKOURAKIS 1987 D. Tsekourakis, Pythagoreanism or Pla‑ tonism and Ancient Medicin? The Rea‑ sons for Vegetarianism in Plutarch’s Moralia, in Aufstieg und Niedergang der römischen Welt, II, 36, 1, 366‑393. TURCAN 1958 R. Turcan, Dionysos Dimorphos. Une illustration de la théologie de Bacchus dans l’art funéraire, in Mélanges d’ar‑ chéologie et d’histoire, 70, 1, 243‑293. TURCAN 1966 R. Turcan, Les sarcophages romains à représentations dionysiaques. Essai de chronologie et d’histoire religieuse, Paris. TURCAN 1982 Firmicus Maternus, L’erreur des reli‑ gions païennes, texte établi, traduit et commenté par R. Turcan, Paris. TURCAN 1988 R. Turcan, Bona Dea et la ‘Mère ineffa‑ ble’ de Dionysos (Plut. Caes. 9), in D. Porte ‑ J.P. Néraudau, Hommages à Henri Le Bonniec. Res Sacrae, Bruxelles, 428‑440. TURCAN 1989 R. Turcan, Les cultes orientaux dans le monde romain, Paris. TURCAN 2003 R. Turcan, Liturgies de l’initiation bac‑ chique à l’époque romaine (LIBER). Docu‑ mentation littéraire, inscrite et figurée, Paris. 305 USHER 1994 S. Usher, Isocrates: Paideia, Kingship and the Barbarians, in H. A. Khan (ed.), The Birth of the European Iden‑ tity: the Europe‑Asia Contrast in Greek Thought 490‑322 B.C., Nottingham, 131‑155. VAGGIOLI 2006 M. A. Vaggioli (ed.), Guerra e pace in Sicilia e nel Mediterraneo antico (VIII‑ III a.C.): arte, prassi e teoria della pace e della guerra, Pisa. VATTUONE 1991 R. Vattuone, Sapienza d’Occidente. Il pensiero storico di Timeo di Tauromenio, Bologna. VEGETTI 1987 M. Vegetti, La città educa gli uomini: polis classica e formazione del citta‑ dino, in Storia dell'educazione (a cura di E. Becchi), Firenze, 35‑50. VEGETTI 1996 M. Vegetti, Il coltello e lo stilo. Le origini della scienza occidentale, Milano. VERNANT 1968 J. P. Vernant (sous la direction de), Problèmes de la guerre en Grèce ancienne, Paris. VERNANT 1975 = VERNANT 1981 J. P. Vernant, Introduzione a M. Detien‑ ne, I giardini di Adone, trad. it., Torino, VII‑XLI (= Tra bestie e dei. Dai giardini di Adone alla mitologia degli aromi, in Mito e società nell’antica Grecia, Torino 1981, 135‑172). VERNANT 1982 J. P. Vernant, La belle mort et le cadavre outragé, in La mort, les morts dans les sociétés anciennes (sous la direction de G. Gnoli, J.‑P. Vernant), Cambridge, 45‑76. VERNANT 1987 J. P. Vernant, La Morte negli occhi, Bolo‑ gna. VERNANT 1998 = VERNANT 2000 J. P. Vernant, Tra mito e politica, Milano = J.‑P. Vernant, Entre mythe et politique, Paris. 306 VERNANT 2000 J. P. Vernant, L’Individuo, la Morte, l’Amore, Milano. VERNANT 20013 J. P. Vernant, Mito e pensiero presso i Greci, Torino. VERNANT 20072 J. P. Vernant, Mito e Società nell’antica Grecia, Torino. VERNANT, VIDAL‑NAQUET 1976 J. P. Vernant, P. Vidal‑Naquet, Mito e tragedia nell’antica Grecia, Torino. VIAN 1965 F. Vian, Mélampous et les Proitides, in Revue des études anciennes, 67, 25‑30. VIAN 1968 F. Vian, La fonction guerrière dans la mythologie grecque, in J.‑P. Vernant (sous la direction de), Problèmes de la guerre en Grèce ancienne, Paris, 53‑68. VIAN 2002² F. Vian, Apollonios de Rhodes. Argonau‑ tiques, 3 Voll., Paris (ed. or. 1976‑1981). VIANSINO 1990 G. Viansino (introduzione, traduzione, commento e note di), Giovenale, Satire, Milano. VIDAL‑NAQUET 1975 P. Vidal‑Naquet, Bêtes, hommes et dieux chez les Grecs, in L. Poliakov (publiés sous la direction et avec une préface de), Hommes et bêtes. Entretiens sur le racisme, Actes du Colloque tenu du 12 au 15 Mai 1973 au Centre Culturel International de Cerisy‑la‑Salle, Paris, 129‑142. VIDAL‑NAQUET 1991 P. Vidal‑Naquet, Gli scudi degli eroi, in J.‑ P. Vernant ‑ P. Vidal‑Naquet, Mito e tra‑ gedia due. Da Edipo a Dioniso, Torino, 103‑ 34 (ed. orig. Les boucliers des héros. Essai sur la scène centrale des «Sept contre Thebes», in Annali del seminario di studi sul mon‑ do classico, Napoli 1979, 95‑118). VIDAL‑NAQUET 1993 P. Vidal‑Naquet, Gli assassini della memoria, Roma (Paris 1987). BIBLIOGRAFIA GENERALE VIDAL‑NAQUET 2006 P. Vidal‑Naquet, Il cacciatore nero. Forme di pensiero e forme d’articolazione sociale nel mondo greco antico, Milano. VILLANUEVA PUIG 2009 M.‑Ch. Villanueva Puig, Ménades. Recherches sur la genèse iconographique du thiase féminin de Dionysos des origines à la fin de la période archaïque, Paris. VISINTIN 1997 M. Visintin, Di Echidna, e di altre fem‑ mine anguiformi, in Métis, 12, 1, 205‑ 221. VOISIN 1984 J. L. Voisin, Les Romains, chasseurs de têtes, in Y. THOMAS, Du châtiment dans la cité. Supplices corporels et peine de mort dans le monde antique, Roma, 241‑293. WALBANK 1967 F. W. Walbank, A Historical Commen‑ tary on Polybius, vol. II, Oxford. WEBER 2005 C. Weber, Dentro l’ambiguità. Un con‑ tributo di psicologia politica, in J. Butler, La vita psichica del potere. Teorie della soggettivazione e dell’assoggettamento, Roma. WEIL 1967 S. Weil, L’Iliade poema della forza, in La Grecia e le intuizioni precristiane, Torino (Paris 1953). WERNER ‑ ZIMMERMANN 2003 M. Werner ‑ B. Zimmermann, Penser l’histoire croisée : entre empirie et réfle‑ xivité, in Annales. Histoire, Sciences Sociales, 58 (1), 7‑36. WEST 1983 = WEST 1993 M. West, The Orphic Poems, Oxford = I poemi orfici, Napoli. WINNINGTON‑INGRAM 1983 R. P. Winnington‑Ingram, Studies in Aeschylus, Cambridge. WOELCKE 1911 K. Woelcke, Beiträge zur Geschichte des Tropaions, Bonn. WOODS 1990 M. Woods, Aristotle on akrasia, in Alber‑ BIBLIOGRAFIA GENERALE ti B. (a cura di), Studi sull’etica di Ari‑ stotele, Napoli, 227‑261. XELLA 1975 P. Xella, Un’uccisione rituale punica, in AA.VV., Saggi fenici ‑ I, Roma, 23‑27. XELLA 1982 P. Xella, Gli antenati di Dio. Divinità e miti della tradizione di Canaan, Verona. XELLA 1991 P. Xella, Baal Hammon. Recherches sur l’identité et l’histoire d’un dieu phénico‑ punique (= Collezione di Studi Fenici, 32), Roma, 104‑105. YON ‑ SZNYCER 1991 M. Yon ‑ M. Sznycer, Une inscription phénicienne royale de Kition (Chypre), in Comptes‑Rendus de l’Académie des Inscriptions et Belles‑Lettres, 791‑823. YON ‑ SZNYCER 1992 M. Yon ‑ M. Sznycer, A Phoenician Victory Trophy at Kition, in Report of the Depar‑ tment of Antiquities, Cyprus, 157‑165. 307 YOUNG 1996 I. M. Young, Le politiche della differenza, Milano. ZEEGERS‑VANDER VORST 1981 N. Zeegers‑Vander Vorst, Satan, Ève et le serpent chez Théophile d’Antioche, in Vigiliae Christianae, 35, 152‑169. ZIEGLER 1965 K. Ziegler, Plutarchos von Chaironeia, in RE, XXI, (1951), 636‑962, tr. it Plu‑ tarco, Brescia. ZIMMERMANN 2009 M. Zimmermann, Zur Deutung von Gewaltdarstellungen, in M. Zimmer‑ mann (ed.), Extreme Formen von Gewalt in Bild und Text des Altertums, Mün‑ chen, 7‑47. ZUCKER 2005 A. Zucker, Aristote et les classifications zoologiques, Louvain‑la‑Neuve, Paris, Dudley (Ma). a cura di BARBARA MARINO Indice tematico A Abbrutimento 87 Agrios/selvaggio 3‑5, 5 (n. 15), 8‑11, 13, 15, 21, 29, 30 (n. 54), 31 (n. 63), 38, 39, 59 (n. 79), 80, 81, 84 (n. 25), 103, 104, 145, 155, 159, 171, 172, 198, 209 (n. 1), 227, 243 Agriotes 198‑200 Aidòs 8, 11, 12, 16, 28 (n. 41), 40, 145 Akrasia 242, 242 (n. 27) Akroteriasmòs 128 (n. 29), 129 (n. 32) Alalagmòs 58, 143, 145 Alastos/alestos 63, 63 (n. 2), 66 (n. 18 e 22), 67, 67 (n. 27), 69, 69 (n. 42) Alastor/alastoros/elasteros 47 (n. 13), 63‑67, 63 n. (1 e 2), 66 (n. 18 e 22), 68 (n. 38), 69‑76, 69 (n. 39, 41 e 42), 70 (n. 45, 48 e 49), 73 (n. 63 e 65) Alienazione 272, 274 Aliterioi 65, 65 (n. 14) Alitroi 65 Allelofagia 4 Alogos 31 (n. 63), 194 (n. 11) Alterità 2‑4, 24 (n. 15), 76, 147, 151 (n. 20), 156, 159, 162, 230, 268 Anathema 105, 107 Androfagi/androphagoi 5 (n. 15), 81 Animale/animalità/animalizzazione 2‑4, 9, 11, 11 (n. 25), 12, 22‑24, 23 (n. 12 e 13), 28, 29 (n. 44), 30, 30 (n. 54), 31‑39, 33 (n. 69), 34 (n. 70), 35 (n. 75), 36 (n. 83, 84, 85, 86 e 87), 37 (n. 88 e 89), 39 (n. 96), 43, 44, 44 n. (112 e 113), 46, 50‑52, 54, 55, 55 (n. 52), 57, 58, 61, 81‑87, 84 (n. 26 e 27), 85 (n. 29, 30 e 31), 88 (n. 36), 107, 109 (n. 62), 113, 115 (n. 73), 134 (n. 52), 165, 173‑175, 174 (n. 30), 179, 186, 189‑ 196, 191 (n. 2), 192 (n. 3), 193 (n. 8), 194 (n. 11), 196 (n. 14), 198‑209, 199 (n. 20), 200 (n. 21), 201 (n. 26), 202 (n. 29), 204 (n. 32), 205 (n. 33 e 34), 206 (n. 40), 207 (n. 42 e 43), 208 (n. 45), 209 (n. 1), 211‑ 213, 212 (n. 6), 213 (n. 7 e 10), 217‑225, 218 (n. 29), 220 (n. 40), 227, 231, 231 (n. 83), 235, 236, 240, 243, 246, 247, 249, 252, 257‑262, 267, 272, 273, 276, 279 Antifunerale 10 Antropofagia 5 (n. 15), 81‑83, 222 (n. 52), 228, 228 (n. 68) Antropopoiesi 1, 6, 7, 163 (n. 49), 257‑260, 262‑266, 271‑276, 279, 280 Apatheia 198, 199, 199 (n. 20) Apprendimento 261, 262 Asebeia 105, 155 (n. 26) Assassino 47, 64‑66, 65 (n. 14), 69‑72, 70 (n. 45), 71 (n. 53), 72 (n. 54), 73‑76, 76 (n. 76), 105, 129 (n. 33), 145 (n. 6) Atrocità 6, 121, 142, 151 Autoalterazione 268, 269 Avversario, vd. Nemico B Baccanti/baccante di Ade/bakcheios/bak‑ chos/Menadi/menadismo/mimallones 47, 47 (n. 13), 49 (n. 22), 50‑52, 51 (n. 29), 54, 54 (n. 44 e 46), 55, 60, 73, 241 (n. 25), 246‑249, 247 (n. 42), 253, 254 (n. 67) 310 Belva/bestia/bestiale/bestialità/bestializza‑ re/bestializzazione/imbestiamento/im bestiarsi/de‑bestializzarsi 3‑5, 10‑13, 19, 21, 24, 28, 28 (n. 43), 29, 31‑34, 34 (n. 74), 35 (n. 75), 36‑46, 39 (n. 94), 48, 49, 61, 77‑81, 83‑88, 84 (n. 25), 85 (n. 29), 96, 104, 111, 115, 117, 122 (n. 4), 123 (n. 7), 124, 144, 146, 151, 153, 162, 190, 192, 193, 196, 199‑202, 206, 208‑ 222, 213 (n. 8 e 10), 218 (n. 29), 223 (n. 54), 224‑233, 228 (n. 67), 229 (n. 72), 235, 240, 257‑260, 262, 263, 265‑267, 271, 272, 278, 280 Biaiothanatoi 64 Bie 6, 11, 50, 53, 165 C Caccia/cacciatore 31, 46 (n. 5), 60 (n. 88), 126, 127, 156, 192, 195‑200, 197 (n. 16), 198 (n. 19), 203, 204, 204 (n. 31), 209 (n. 1), 224 Cadavere 8‑10, 12, 51 (n. 32), 93, 121, 122 (n. 6), 125, 126 (n. 20 e 24), 127‑129, 128 (n. 28), 142‑146, 143 (n. 4), 146 (n. 8), 155, 209 (n. 1), 228 Cagne/cane 2, 9, 10, 30 (n. 54), 46 (n. 6 e 7), 54, 67 (n. 30), 82, 85, 106 (n. 47), 110, 199, 200, 203, 208, 219, 220, 220 (n. 33) Cannibale/cannibalismo 1‑7, 9‑18, 81, 83, 84, 228, 230, 232 Carne/carnivorismo 2‑4, 5 (n. 15), 9, 10, 14‑ 16, 38, 42, 47 (n. 13), 51 (n. 30), 80‑83, 173, 194, 195, 195 (n. 13), 199, 202, 206, 206 (n. 40), 212 (n. 6), 213 (n. 10), 230, 249, 258 Castigo, vd. Pena Chere 48, 48 (n. 18) Collera, vd. Ira Colpa/colpevole/colpevolezza 41, 45 (n. 3), 64, 65, 69, 70 (n. 45), 73‑75, 96, 96 (n. 20), 102, 104 (n. 43), 113, 117, 119, 122 (n. 4), 124 (n. 11), 219, 222, 239, 245, 246, 254, 278 Conflitto, vd. Contesa Contaminazione, vd. Miasma Contesa/conflitto/neikos 17, 26, 34, 35, 40, 41, 56 (n. 57), 57 (n. 62), 101, 122 (n. 3), 124, 125, 139, 140, 147, 151 (n. 19), 165‑167, 167 (n. 6), 175, 176, 177 (n. INDICE TEMATICO 40), 178‑180, 185, 187, 188, 230, 275, 277, 278, 280 Corpo 3, 6, 10, 30 (n. 54), 31, 38, 43 (n. 111), 52, 70, 76, 84 (n. 25), 86, 94 (n. 15), 99, 104, 109 (n. 62), 112, 114, 122 (n. 4), 125, 126 (n. 24), 129, 143, 146, 150, 151, 162, 173, 192, 196, 211, 212 (n. 6), 217, 223 (n. 54), 235, 236 (n. 5), 242, 251, 265, 274 Cosificazione 260, 266 Crimine 66, 75, 150, 227, 235 (n. 3), 237 (n. 10), 239 Crudelitas/crudeltà 20 (n. 1), 30, 90, 92 (n. 6), 93, 94 (n. 15), 102, 104‑106, 116, 166 (n. 75), 118, 121, 122, 123 (n. 7), 128, 130 (n. 35), 131, 134, 139, 140, 143, 145, 147, 150, 154, 155, 212 (n. 6), 222, 227‑ 229, 245, 255 Crudivoro/crudo 4, 6, 9, 11 (n. 28), 12, 14, 16, 17, 29, 30 (n. 52), 32, 38, 42, 47 (n. 13), 51 (n. 30), 80‑83, 82 (n. 18), 104, 212, 213 (n. 10), 218, 249, 258 D De‑bestializzarsi, vd. Belva Deculturalizzazione 211 Defunto, vd. Morto Degradazione 45, 85, 90, 96, 115, 117, 211, 212, 227, 230 De‑poteramento 266 Depravazione 78, 79, 84‑88 Deumanizzazione 21 Disordine 2, 84 (n. 25), 103, 165, 167, 168, 173, 185, 187 Disumanità/disumanizzante/disumanizza‑ zione 5, 13, 30, 33, 59, 95, 99, 104, 146, 156, 224, 228 (n. 67), 232 (n. 86), 260 E Educazione, vd. Paideia Elasteros, vd. Alastor Eleos/pietà 7, 8, 10‑13, 13 (n. 29), 16, 20, 31, 32, 40, 88, 96, 101, 144, 156, 157, 199 Eniò 19 Ethos 6, 78 (n. 6), 125, 125 (n. 16), 143, 224 Erinni/Lyssades/Omobrotes/Poinai 24 (n. 19), 40, 47 (n. 13), 48 (n. 17, 19 e 21), 51 (n. 30), 54 (n. 42 e 43), 66, 66 (n. 19 e 20), 73 (n. 65) 311 INDICE TEMATICO Eris 17, 166, 166 (n. 5), 167, 175, 177, 179, 181 F Ferinità/feritas/ferocia 17, 20, 21, 28 (n. 43), 29 (n. 48), 31, 32, 34 (n. 73), 43, 85, 90, 122, 122 (n. 3), 123 (n. 7), 143, 143 (n. 4), 144, 145 (n. 6), 156, 167, 168, 187, 198, 200, 209 (n. 1), 213 (n. 7), 217, 220, 223 (n. 54), 225, 227, 228, 228 (n. 69), 230, 232 Follia, vd. Lyssa Fraticidio 214 Furia/furore 7, 9, 10, 17, 22 (n. 11), 23, 25‑ 26, 27 (n. 39), 35, 38, 42‑44, 43 (n. 111), 50, 52, 65, 95, 154, 156, 181, 228, 228 (n. 67), 229 (n. 71), 242, 249 G Gorgone 29, 29 (n. 48), 47, 136 (n. 59) H Hostis, vd. Nemico Hybris 25, 25 (n. 21), 89, 93, 115, 117, 150 I Imbestiamento/imbestiarsi, vd. Belva Impurità, vd. Μiasma Incesto/incestuoso 222, 235, 239, 240, 242 Inimicus, vd. Nemico Ira/collera/orghè 9, 17, 27 (n. 39), 28, 38, 39, 41, 52 (n. 35), 64, 65 (n. 14), 67, 68, 75, 75 (n. 72), 176, 180, 180 (n. 49), 221, 224‑226, 224 (n. 57 e 58), 225 (n. 60 e 61), 228, 228 (n. 69), 232, 241, 253 L Lapidazione 122, 122 (n. 5 e 6) Lyssa/follia/pazzia 19, 24 (n. 19), 25‑27, 26 (n. 28), 27 (n. 39), 45‑47, 45 (n. 1), 46 (n. 4, 5, 6 e 7), 47 (n. 11, 12, 13 e 15), 48‑50, 48 (n. 18 e 20), 52, 52 (n. 34), 53‑ 55, 53 (n. 39), 54 (n. 41), 58, 58 (n. 73), 60‑62, 70, 73, 75, 79, 114 (n. 71) Lyssades, vd. Erinni M Male/maledetto/maledizione 25, 35, 40, 58, 59, 66, 67, 84, 86, 88, 95, 153, 166, 175, 180, 207, 227, 242, 245, 249, 256 Malvagità 86, 87, 96, 117 Massacro 128 (n. 31), 133, 142, 143 (n. 4), 145, 147, 148, 148 (n. 12), 154 Mathesis 151, 153, 155 Menadi/menadismo, vd. Baccanti Menos 9, 17, 27, 37, 43 (n. 111), 73 (n. 62) Metis 6, 98, 98 (n. 25), 155, 156 Metus vd. Phobos Miasma/miasmata/contaminazione/impurità 14, 14 (n. 31), 15, 65, 65 (n. 14), 66, 66 (n. 18), 69, 69 (n. 41), 70, 71, 72, 72 (n. 59), 73, 73 (n. 63 e 65), 75, 76, 117 Mimallones, vd. Baccanti Misos/odio 9, 15, 17, 22 (n. 11), 29, 35, 39‑ 41, 45, 47 (n. 10), 48 (n. 19), 52, 53, 55, 61, 65 (n. 14), 123 (n. 7), 141, 147‑151, 149 (n. 14), 159, 159 (n. 38 e 39) Morto/defunto 9, 10, 30 (n. 54), 46, 61, 64, 64 (n. 8 e 10), 65, 65 (n. 14), 66 (n. 20), 67‑69, 67 (n. 30), 69 (n. 39), 70 (n. 44), 73, 73 (n. 62), 74, 81, 122 (n. 4), 130, 133, 144, 148 (n. 12) Mostro/mostruosità 29, 32, 32 (n. 66), 45 (n. 2), 49, 55, 55 (n. 49), 168, 170, 181, 186, 219, 222, 223, 223 (n. 54), 235, 238 Mutilazione 126 (n. 24), 129, 146 N Neikos, vd. Contesa Nemico/avversario/hostis/inimicus 6, 8‑10, 12, 13, 15, 15 (n. 37), 16, 19, 21, 22, 22 (n. 11), 26‑28, 30‑32, 30 (n. 52), 34, 34 (n. 72), 35 (n. 75), 38, 40, 41, 44, 53, 67, 93, 102, 103, 115‑117, 123‑125, 123 (n. 7), 126 (n. 22, 23 e 24), 127‑129, 128 (n. 28), 135, 136, 141‑145, 146 (n. 7), 147‑ 149, 149 (n. 15), 153, 160, 161, 163, 208, 212, 212 (n. 6), 214, 221, 228, 230 O Odio, vd. Misos Omestès, vd. Omobròs Omicida/omicidio 13, 19, 27, 32, 38, 40, 42, 312 43, 49, 52, 55, 64‑66, 64 (n. 8), 65 (n. 14), 68 (n. 38), 69‑ 74, 71 (n. 53), 72 (n. 54 e 59), 73 (n. 65), 75 (n. 71), 81, 95, 107, 122 (n. 5), 176, 215, 215 (n. 21) Omobròs/omestès/omodakes/omofagia/omo‑ phagos/omositos/omotes 3, 4, 9, 12, 14, 16, 29, 29 (n. 49), 30, 30 (n. 53 e 54), 31, 31 (n. 60, 62 e 63), 38, 42, 47 (n. 13), 51, 51 (n. 30), 81, 82, 102, 105, 132, 143, 144, 150, 151, 151 (n. 20), 154, 156 Orghè, vd. Ira Orrore 2, 4, 13 (n. 29), 15, 112, 125, 144, 145 (n. 6), 152, 153, 239 P Paideia/educazione 79, 82 (n. 18), 85‑87, 151, 152, 161, 194, 257, 260‑266, 271, 274‑ 277, 280 Palamnaioi 65, 66, 66 (n. 17 e 18), 69 (n. 41), 71 (n. 53) Parricida/parricidio 218‑220, 220 (n. 36 e 41), 222, 223, 223 (n. 54) Paura vd. Phobos Pazzia, vd. Lyssa Pena/castigo 13, 64, 64 (n. 9), 75, 91, 95 (n. 18), 96 (n. 20), 109 (n. 62), 116, 124 (n. 11), 151 (n. 21), 206, 218, 219, 219 (n. 30), 220 (n. 41), 254 Pharmakon/pharmakòs 58 (n. 72), 76, 92 (n. 8) Philanthropia 101, 149, 201 Philotes 166, 167 (n. 6), 174‑176, 174 (n. 30) Phobos/metus/paura 14, 19, 22 n. 11, 32, 39, 48, 48 (n. 19), 52‑54, 54 (n. 46), 66 (n. 17), 73, 74, 114, 143, 153, 155, 230 Phonos 22, 23, 31 (n. 59), 34, 64 (n. 8), 70 (n. 49) Pietà, vd. Eleos Poinai, vd. Erinni Prigioniero 47 (n. 13), 121‑ 125, 123 (n. 8), 124 (n. 10), 126 (n. 20), 127 (n. 26), 129‑ 134, 130 (n. 35), 131 (n. 38), 132 (n. 40), 133 (n. 45), 134 (n. 47), 138‑140, 144, 146, 150, 151, 153‑158, 155 (n. 26) Prostropaioi 65, 65 (n. 14) Punizione 27, 57‑59, 59 (n. 76), 93, 95, 96, 96 (n. 20), 103‑105, 107, 111, 114‑117, 124 (n. 11), 167, 170, 210, 242, 258 Purezza/purificazione 13 (n. 29), 58, 59 (n. 79), 70‑72, 71 (n. 53), 105, 117, 119 INDICE TEMATICO R Rabbia 14, 17, 20, 22 (n. 11), 26, 30 (n. 54), 44, 46 (n. 6), 63, 65 Reciprocità 148, 151, 152, 152 (n. 22), 154, 159, 162, 261, 262 Reversibilità 152, 152 (n. 22), 154, 158, 159, 159 (n. 37), 162, 207 (n. 42) Ricordo 66‑69, 67 (n. 27), 74‑76, 150, 168, 172, 204 (n. 32) S Sangue/sanguinarietà/sanguinosità 9, 12, 16, 17, 20 (n. 1), 31, 31 (n. 58), 34, 38, 40, 42, 49, 64, 66, 67, 70, 71, 71 (n. 53), 73 (n. 65), 94 (n. 15), 123 (n. 8), 125, 128 (n. 31), 134, 135, 144, 171, 198‑201, 215, 217, 219, 219 (n. 32), 221, 223, 223 (n. 54), 227, 228 (n. 67 e 69), 229, 229 (n. 71), 230, 239, 247, 254 Selvaggio, vd. Agrios Sevizia 104, 129 (n. 33), 212 (n. 6) Sgozzamento/sgozzare 44, 103, 121, 124, 124 (n. 10), 130, 131, 131 (n. 38), 133 Sparagmòs 51 (n. 29), 247 Strage 7‑11, 22, 31, 45, 46, 47 (n. 15), 49, 52, 53, 61, 62 (n. 93), 128 (n. 31), 143, 145 (n. 6), 154, 172, 198, 227, 229 Straniamento 112, 112 (n. 70) Sub‑umano 35, 213 Suicidio 124 (n. 11) Supplice 13, 24 (n. 19), 25, 70, 71, 71 (n. 53), 124, 133 Supplizio 91‑93, 97, 98 (n. 27), 104, 112, 114, 115, 117, 118, 121 (n. 2), 124 (n. 11), 129, 129 (n. 33), 130 (n. 35), 131, 133, 157 (n. 31), 220 (n. 41) T Tecnofagia 5 (n. 15) Terrore 48, 73, 74, 88, 103, 152 Theriotes 77‑ 79, 78 (n. 6), 83, 84 (n. 25), 85, 86 (n. 34) Timoria, vd. Vendetta Tortura 118, 129, 129 (n. 33), 143 (n. 4) Trofeo 49 (n. 22), 121, 123, 125‑128 , 126 (n. 23), 131 (n. 37), 135, 136, 136 (n. 59), 140 INDICE TEMATICO U Umanità/uomo 1 ‑3, 5, 7‑9, 11‑13, 16, 19, 25‑27, 25 (n. 26), 29, 34, 35, 36 (n. 83 e 86), 37‑40, 37 (n. 88), 42, 47, 47 (n. 11), 50, 52 (n. 36), 57, 61, 62, 64‑66, 68‑70, 73, 74, 77‑79, 81‑88, 85 (n. 29), 100, 101, 103, 105, 109 (n. 62), 110, 115, 118, 122 (n. 4), 128 (n. 31), 130, 130 (n. 35), 133, 136, 145, 149 (n. 15), 154, 157, 158, 162, 163, 166, 171, 172, 175, 179, 181, 187, 189, 194 (n. 11), 195 (n. 13), 196‑204, 201 (n. 26), 202 (n. 29), 204 (n. 32), 207 (n. 43), 209, 209 (n. 1), 210, 212, 212 (n. 6), 213, 213 (n. 8 e 10), 217, 215, 217, 218, 218 (n. 28 e 29), 220‑233, 220 (n. 36), 223 (n. 54), 224 (n. 59), 231 (n. 79), 245, 254, 255, 257‑261, 263‑265, 272, 276, 279 V Vendetta/vendicatore/timoria 16, 17, 19, 20 (n. 1), 29, 41, 46, 57, 60, 61, 63‑66, 65 (n. 14), 67 (n. 27), 68 (n. 38), 69, 73, 75, 313 93, 95, 102, 107, 116, 117, 123 (n. 7), 126 (n. 20), 150, 151 (n. 21), 153 Violenza 5‑7, 10 (n. 22), 12, 13, 15, 16, 18, 19, 23, 25, 28, 29, 30 (n. 54), 33‑35, 38, 42, 44‑46, 48‑50, 61, 63, 66, 68, 69, 73, 74, 76, 87, 94, 101, 102, 103 (n. 40), 104, 114, 116, 123 (n. 7), 124 (n. 10), 141‑ 145, 145 (n. 6), 147, 149 (n. 15), 150‑ 153, 151 (n. 21), 155, 155 (n. 28), 156, 162, 163, 165, 185, 187‑189, 191, 192, 192 (n. 4), 195‑197, 200‑202, 204, 208‑ 217, 209 (n. 1), 210 (n. 2 e 3), 214 (n. 11), 220‑222 , 221 (n. 42), 224, 225, 227‑ 229, 228 (n. 67), 229 (n. 71), 238, 239, 254, 255, 266, 272, 278 Vis 221, 221 (n. 42), 223 (n. 54) Vittima/ucciso 3, 4, 6, 8, 9, 14, 16, 44, 42, 49 (n. 24), 51 (n. 32), 54‑56, 60, 61, 64‑67, 65 (n. 14), 68 (n. 38), 69, 73‑75, 82, 90, 91, 93 (n. 11), 94 (n. 15), 95, 96, 114, 115, 115 (n. 73), 117, 118, 121, 125, 127, 129, 131, 132, 133 (n. 45), 140, 140 (n. 70), 145, 151, 153, 154, 157, 171, 172, 182, 202, 205 (n. 34), 206, 212, 214 (n. 12), 226, 254