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L`insediamento daunio di Banzi L`antico abitato di Banzi, identificato

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L`insediamento daunio di Banzi L`antico abitato di Banzi, identificato
CONSIGLIO REGIONALE
DI BASILICATA
SCHEDE DI
DOCUMENTAZIONE
UFFICIO DEL
SISTEMA INFORMATIVO
di Alfonsina Russo
L’età arcaica
LE POPOLAZIONI DI STIRPE APULA
L’insediamento daunio di Banzi
L’antico abitato di Banzi, identificato con Bantia delle fonti letterarie
antiche, si sviluppa su un pianoro dominante il torrente Banzullo, affluente di sinistra del fiume Bradano, presso il confine tra le due regioni antiche Apulia e Lucania. L’importanza di Bantia, nella letteratura archeologica, è connessa in primo luogo al rinvenimento, nel
1793, del primo frammento della Tabula Bantina (da allora, conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli): una tra le
più significative testimonianze epigrafiche rinvenute in Basilicata. Su
questa lastra bronzea sono incise leggi romane del II secolo a.C. (sul
diritto) e disposizioni normative osche del I secolo a. C. (sul rove- Banzi. Tomba a sarcofago in corso di scavo
scio).
A Banzi ricerche archeologiche sistematiche sono state eseguite negli
ultimi venti anni a cura della Soprintendenza Archeologica della
Basilicata. Le testimonianze più cospicue dell’insediamento preromano,
di cultura daunia, provengono dalla contrada Piano Carbone, dove
nuclei di case si alternano a spazi vuoti, per l’allevamento e la coltivazione di orti, e a sepolture, secondo un modello insediativo comune a
tutti gli abitati apuli.
Le prime attestazioni di frequentazione del sito risalgono ai primi decenni del VII secolo a.C. e sono pertinenti ad una grande capanna
absidata, con portico antistante in corrispondenza dell’ingresso. Il fondo è scavato in parte nel banco di arenaria ed il pavimento è costituito
da un compatto battuto di argilla pressata. Alcune fosse scavate all’interno dell’abitazione dovevano in origine ospitare dei contenitori per le
Banzi. Pendaglio antropomorfo e armilla in
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derrate alimentari del gruppo familiare. Le prime strutture a pianta re- Scheda 14
bronzo da tomba femminile
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golare con fondazioni di pietre a secco risalgono al V secolo a.C. e si
riferiscono in particolare ad una piccola casa di 25 mq. a pianta quadrata. Nel corso del IV secolo a.C. si diffondono tipologie abitative
più complesse come, ad esempio un’abitazione a tre vani, con annessi
un deposito e un cortile; i tetti sono in tegole decorati da antefisse a
motivi vegetali o a testa di gorgone.
Più di seicento sono le sepolture scavate che si datano in un arco
cronologico che va dal VII al IV secolo a.C. Sia il rito funerario (inumazione entro fossa terragna con scheletro deposto in posizione
Banzi. Parure in ambra, bronzo, ferro e rannicchiata) sia la composizione del corredo (ceramiche di produosso
zione locale a decorazione geometrica), attestano strette analogie culturali con gli altri centri della Daunia interna. Significativa è la fase di V secolo a. C., a documentare , per
quest’area, un momento di particolare ricchezza, che contrasta con la crisi di altre aree indigene della
Basilicata (in seguito alla pressione
dei Lucani) ed è da mettere in relazione con l’importanza assunta dalle
vallate fluviali della Basilicata centrosettentrionale nelle relazioni tra
Metaponto e le città greche ed etrusche della Campania tirrenica.
Alcune sepolture di Banzi, per questo periodo, evidenziano la presenza di ricche aristocrazie, che controlBanzi. Esempi di fibule da tombe femminili.
lano il centro e adottano modelli di
comportamento di matrice greca a seguito di relazioni ormai stabili con le colonie della costa ionica.
Fermatrecce in oro, raffinate fibule in oro e argento, dischi in avorio e ambre figurate adornano la veste
funebre -forse già utilizzata al momento del matrimonio- di donne di rango elevatissimo, in grado di acquisire beni di prestigio provenienti anche da ambiti culturali lontani: l’ambra grezza dal Mar Baltico, l’avorio
dal Mediterraneo orientale. Articolati servizi da mensa caratterizzati
da ceramiche greche, anche figurate, e da vasi in bronzo sia greci che
etruschi, in associazione con lo strumentario da cucina, in ferro,
attestano, anche per questo centro, la celebrazione di banchetti e simposi quale importante momento di distinzione sociale. Gli stessi simboli di autorappresentazione sono attestati ancora nel corso del IV
secolo a. C., nelle ultime fasi prima dell’occupazione da parte di gruppi
sanniti. Monumentali tombe a sarcofago vennero infatti recuperate nel
paese moderno nel 1934. Tra queste spicca una sepoltura dal ricco
corredo comprendente anche un cratere a figure rosse dell’officina
2 Banzi. Ornamenti in oro, ambra, argento
ceramografica lucana del pittore di Creusa e Dolone.
Scheda 14 e osso da tomba femminile.
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Negli anni Settanta del Novecento sono state individuate molte altre testimonianze
afferenti al medesimo arco cronologico, tra
cui un’area sacra in uso dal IV secolo a.C. e
una fattoria ellenistica frequentata tra IV e II
secolo a.C.
Il piccolo santuario si sviluppa intorno ad una
sorgente con due stipi votive e un piccolo
sacello a pianta quadrata. Il primo deposito Banzi. Vasi in ceramica e metallo per il banchetto da sepolture.
votivo ha restituito statuette fittili, raffiguranti
soprattutto figure femminili sedute e stanti e un Erote in atto di porgere un’offerta, e ceramiche miniaturistiche,
tra cui la forma più ricorrente è la piccola hydria, vaso per portare acqua. L’altra stipe votiva conteneva
soprattutto oggetti in metallo, in particolare armi miniaturizzate (punte
di lancia e cinturoni miniaturistici in ferro e bronzo), ornamenti personali (fibule, armille, anelli). La divinità a cui era dedicato il culto è
probabilmente una divinità femminile, assimilabile per certi aspetti a
Demetra, che sovrintende ai riti di passaggio di fanciulli e fanciulle ad
età adulta.
A poca distanza dalla stipe, in contrada Mancamasone, è situata la
fattoria ellenistica. Si tratta di un articolato edificio ampio circa 450
mq. che conosce almeno tre fasi di ristrutturazione. Il complesso presenta, nella parte residenziale, una pianta che si ispira a modelli diffusi
Banzi. Guttus (vaso per unguenti) e verninel mondo greco, con tre grandi vani aperti su un cortile. Il vano cence nera con medaglione a rilievo
trale fungeva da soggiorno e sala di riunione dell’intero nucleo familiare, mentre gli ambienti laterali erano destinati alle attività femminili (tessitura e filatura) e a sala per banchetti. Nell’ampio cortile laterale è un altare presso il quale si
celebravano culti domestici dedicati a divinità protettrici
della casa e della famiglia. In un momento successivo vennero realizzati altri vani destinati alle attività produttive, a
depositi per i prodotti agricoli e a stalle.
Alla fine del IV secolo a.C., in contemporanea all’ingresso
di Roma nello scacchiere dell’Italia sud-orientale BanziBantia trasforma il suo aspetto originario d’insediamento
di tradizione protostorica, consistente in gruppi di abitazioni alternati a spazi vuoti e a nuclei di necropoli, in quello
di abitato strutturato difeso da un aggere e da un vallo e
dalle caratteristiche quasi urbane.
Più tardi, alla fine del II secolo a.C., poco prima dello
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scoppio della guerra sociale (nel 90 a.C.), Bantia si orga- Banzi. Elmo corinzio
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nizza secondo modelli romani, con una strutura politico-religiosa,
un assetto cittadino e una vera e propria costituzione. Si redige
infatti, in lingua latina, quella lex nota come Tabula Bantina Osca
in cui figurano le nuove magistrature con i loro compiti, diritti e
doveri. Al centro dell’abitato viene realizzato l’auguraculum,
databile ai primi decenni del I secolo a.C., formato da nove cippi,
per il rinnovo periodico delle magistrature attraverso l’interpretazione del volo degli uccelli. I cippi recano dediche a diverse divinità; al centro, vi era il cippo con iscrizione Sol che rappresentava
la proiezione dell’astro solare; a est, la parte favorevole del tempio, vi era la dedica a Iuppiter (Giove), mentre a occidente, in
posizione sfavorevole, era la dedica alla divinità osca Flusa; gli
altri cippi, posti lungo i quattro lati dell’auguraculum recavano
delle formule rituali.
A circa 200 metri dal luogo di rinvenimento dell’auguraculum è
stato intrapreso uno scavo estensivo che ha messo in luce quartieri abitativi, con insulae e strade lastricate, che documentano la
vita nel centro antico di Bantia da età repubblicana fino ad età
imperiale.
Ricostruzione dell’armamento di un guerriero
Nel territorio di Banzi sono state individuate tracce di fattorie sparse
risalenti al IV secolo a.C. Lungo il tracciato della Via Appia, a nord-est di Banzi, il sito di Sant’Isidoro Masseria La Sala è stato identificato con la Statio ad pinum riportata sugli Itinerari antichi.
PER SAPERNE DI PIÙ:
AA.VV., Attività Archeologica in Basilicata, Matera 1980, pp. 320-321.
Bibliografia Topografica della Colonizzazione greca in Italia e nelle Isole Tirreniche, vol. III, s.v. Banzi, pp.
390-395.
AA.VV., Basilicata . L’espansionismo romano nel sud-est d’Italia, Venosa 1990, pp. 71-73.
FONTI ICONOGRAFICHE:
Museo Nazionale del Melfese. Nuovi rinvenimenti nell’area del Melfese. Soprintendenza Archeologica
della Basilicata, Melfi 1996.
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Scheda 14 © Copyright 1/10/2000. Tutti i diritti riservati
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