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“Bombardare”, con le armi della demo
“Bombardare”, con le armi della democrazia, il quartier generale. “Bombardare” le stanze in cui si sono acquartierati abusivamente gli stati maggiori dei poteri che contano in Calabria e in Italia. Mirare soprattutto alle porte blindate, per sfondarle e far entrare il popolo calabrese ostinatamente tenuto fuori da usurpatori vecchi e nuovi. A Reggio è stato firmato il patto per la Calabria. continua a pagina 8 LA CONTROCOPERTINA www.rivieraweb.it DOMENICA 15 MAGGIO 3 EMERGENZA CRIMINALITÀ GIOVANILE: COLPA DELLE SERIETV? Tempesta nella Locride Il video delle rapine a Siderno ci mostra una degenerazione criminale ed epocale Le nuove generazioni non s’ispirano più ai pezzi da novanta della‘ndrangheta: puntano su stalloni dopati e non più su vecchi muli da basto ERCOLE MACRÌ on Vito e i figli Mike e Sonny, non contano più niente. Fredo, il fratello maggiore, non contava da un pezzo: fimmaneglia. Ormai padrini e santisti sono dinosauri; gli sgarristi, streptococchi da tenere a distanza. Gli adolescenti ammirano il Libanese, il Freddo, il Bufalo, un po’ anche Dandi; puntano su stalloni dopati, non su muli da basto. Da Roma in giù, il Libanese della serie tv Romanzo Criminale vale il pibe de oro, un top player anche rispetto ai macellai di Gomorra, l’altra serie contagiosa che viaggia su Sky a tavoletta. Le nuove generazioni non parlano d’altro. Roberto Saviano che avrebbe voluto denunciare la bestia, l’ha resa più immonda e sensuale. Solo Anime Nere no. Se la letteratura è anche messaggio, oltre che piacere, Gioacchino Criaco, che la bestia l’ha mostrata brutta e per nulla esemplare, che ha fatto sentire ai suoi lettori il puzzo stomachevole della ‘ndrangheta, a più riprese e con continue zaffate, andrebbe premiato con carati massicci. Ma volete mettere il Dandi della Magliana con il fido Clemenza del Padrino? Sul gentil D sesso, per esempio? Clemenza, ciccia e miele: Se tu non vieni, mi fa suffrì/se non ti sentu suffrì, mi fa morì. Dandi, capelli ondulati e lunghi come Mohawk di St. Regis, naso da boxeur: Problemi di donne Fre? Se vuoi essere sereno nella vita, le donne te le devi comprà. Non c’è partita per le nuove generazioni: le donne te le devi comprà, vince per distacco biblico. Il concetto del Dandi sulle donne acchiappa una cifra su un 16enne italiano. I tichitì/tichitità non attraggono più, oggi contano i reati con cellule d’acciaio e sottofondo rap. Don Mico da Rosarno con coppola e lambade, Zu Binnu di Corleone con sofismi e pizzini, don Rafé con il suo cremoso caffé a Poggioreale, sono pezzi da museo archeologico di tipo artigianale. Anche quando c’è il figlio di Totò Riina a Porta a Porta, un bravo figlio di mamma, roba da museo:“Amo mio padre e mia madre. Giudico ciò che mi hanno trasmesso: il bene e il rispetto”. Urgenza insulina. Cambiare canale. Gli adolescenti adorano il Bufalo… o la va o la spacca: «A Libané… vivo o morto so dettagli, al limite te famo il funerale». Le nuove generazioni non s’ispirano più ai pezzi da novanta, gonfiati dai loro padri per decenni, e, ormai, paragonabili ai fumetti da parrocchia, nonostante i tanti arresti. Si diluiranno presto e del tutto. Il video delle rapine a Siderno ci mostra una degenerazione criminale ed epocale, aggettivo che piace tanto a Gratteri. Anche qui i giovani circolano con il bagaglio della macchinina ricolmo d’armi, senza appartenere alla ‘ndrangheta. Hanno il cuore nero, anche quando non hanno bisogno di pesetas. Grovetown, Texas: adolescenti razzisti con il colpo in canna e il motto di Hitler: «…Noi siamo barbari e barbari vogliamo rimanere. Ci fa onore…». La Locride deve stare molto attenta: se in un territorio in forte crisi culturale, radicalmente mafioso, innesti la criminalità giovanile, la mezzanotte sarà molto nera e i locali di ‘ndrangheta molto bande della Magliana: sti cazzi. Da assessore faccio un plauso ai carabinieri. C’eravamo già incontrati a Locri ad agosto, dopo un mio articolo di denuncia dal titolo profetico, ahimé: «Le Mosche di Belzebù minacciano il futuro della nostra città». Ci siamo confrontati con il comandante, condividendo un aspetto cruciale: fare di tutto affinché una tempesta giovanile non degeneri in un uragano criminale. RIVIERA ATTUALITÀ www.rivieraweb.it DOMENICA 15 MAGGIO 4 GIUDIZIARIA NelladichiarazionediFemiadobbiamoleggereunafrecciatinaall’attualeamministrazione? Rosy Canale, la sentenza La mia città poteva essere la regina della Locride stata depositata nei giorni scorsi la motivazione della sentenza del tribunale di Locri che, lo scorso gennaio, ha condannato a 4 anni di reclusione Rosa “Rosy” Canale, ex presidente del “Movimento donne di San Luca”. Di seguito si riporta una sintesi dei motivi della decisione, contro la quale l’imputata potrà ricorrere in appello. Scrivono i giudici: “In linea generale, può affermarsi che le intercettazioni telefoniche ed ambientali hanno offerto materiale probatorio adeguato e sufficiente che, da solo o intersecato con la documentazione acquisita, dà fondamento e sostrato giustificativo alla decisione assunta da questo tribunale in ordine alla responsabilità dell’imputata”. Prosegue l’estensore: “Gli indizi raccolti nel corso dell’attività captativa costituiscono, infatti, fonte diretta di prova della colpevolezza dell’imputata attesa la loro gravità, precisione e in equivoca concordanza. In particolare, il monitoraggio cui è stata sottoposta l’imputata Canale Rosa ha consentito di disvelare e ricostruire un’illecita attività fraudolenta e di malversazione posta in essere dall’imputata mediante lo sfruttamento della posizione acquisita quale esponente di rilievo dell’attività di contrasto alla ‘ndrangheta e di riscatto per la realtà disagiata del paese di San Luca”. “L’imputata – si legge ancora oltre – ha infatti indotto in errore gli Enti erogatori dei contributi finalizzati alla realizzazione del Progetto “Isola Rosa” – segnatamente la Fondazione Enel Cuore e il Ministero della Gioventù – strumentalizzando le iniziative di utilità sociale alle quali i contributi dovevano essere destinati per finalità privatistiche, al fine di trarne un indebito profitto personale”. Secondo i giudici del tribunale di Locri: “Gli artifici posti in essere, infatti, hanno consentito all’imputata, inducendo in errore i soggetti erogatori di ingenti finanziamenti, di utilizzare i proventi dell’attività finanziata per il soddisfacimento di interessi personali, comunque estranei agli scopi dell’associazione che la stessa rappresentava. La Canale, infatti, nella qualità di Presidente del Movimento Donne di San Luca, ha utilizzato, per interessi personali, le risorse che avrebbero dovuto essere impiegate per le finalità dell’associazione, distraendo fondi e contributi a proprio vantaggio”. “Le risultanze probatorie - scrivono i magistrati – hanno dimostrato come la Fondazione Enel Cuore – che ha elargito a fondo perduto il contributo per la realizzazione del progetto “Isola Rosa” alla Associazione Movimento Donne di San Luca – sia stata raggirata al pari dell’Ufficio Territoriale del Governo – indotto ad assegnare alla stessa associazione beni confiscati da destinare al perseguimento di finalità di promozione sociale e di legalità – atteso che le paventate iniziative sono state attuate solo in minima parte”. In sentenza di legge ancora: “L’imputata, ad avviso del Tribunale, ha posto in essere, con assoluta disinvoltura, il programma criminoso avente ad oggetto l’attrazione di finanziamenti e contributi per finalità di promozione sociale con la consapevolezza, maturata ad origine, che solo in piccola parte le somme erogate sarebbero state effettivamente utilizzate per il conseguimento dello scopo predetto”. Ancora oltre si evidenzia: “Le risultanze probatorie hanno, inoltre, dimostrato come l’Ufficio Territoriale di Governo di Reggio Calabria sia stato parimenti raggirato ed indotto in errore in ordine al progetto denominato “Le Botteghe degli antichi mestieri”, avente ad oggetto la promozione di attività artigianali quali la lavorazione del telaio antico e la manifattura del sapone, progetto per il quale veniva stanziato ed erogato un contributo di 40.000,00 euro, atteso che le attività in questione non sono mai state concretamente realizzate”. È ono passati ormai più di otto anni Il carcere, il dolore, dal giorno in cui Rocco Femia indossò per la prima volta la fasle sofferenze, la stessa cia da sindaco di Marina di Gioiosa Jonica, dal giorno in cui vita politica rimpianta, il professore di educazione fisica realizzò il suo sogno politico, scompaiono, guidare la sua città.La sua speranza di riuscire a rendere Marina il fiore all’occhiello mentre posa per noi con della Locride, di renderla quel polo turistico quella Città del Sorriso, che la sua famiglia d’eccellenza, profetizzava già durante la campagna elet- S torale, si infrange però a soli tre anni di distanza, quando viene indicato dai giudici come «partecipe consapevole» di tutte le dinamiche della cosca Mazzaferro e successivamente condannato, sia in primo grado, che in appello, a dieci anni di reclusione. Oggi 13 maggio 2016, dopo cinque anni e nove giorni di carcere, viene accettata l’istanza di scarcerazione del suo legale, Eugenio Minniti, volta a rimarcare la linea difensiva, peraltro sostenuta fin dal primo giorno, della completa inesistenza di un qualsivoglia legame tra la cosca Mazzaferro e la lista Femia. Siamo andati a trovare il professor Femia a casa sua, nel suo primo giorno da uomo libero, con tante domande in mente e la voglia di conoscere le sensazioni, le emozioni, il modo in cui un uomo, che per cinque anni non ha mai smesso di professarsi innocente, si sia sentito durante il calvario della detenzione. Ci ha parlato del suo quotidiano nel carcere, delle condizioni di vita pessime in alcuni degli istituti di detenzione nei quali è stato negli anni dislocato, del sovraffollamento, delle sue lotte per difendere i diritti dei carcerati ad avere una condizione di vita migliore, rispettosa della dignità umana. Poi la sua memoria ha iniziato a vagare, forse lo faceva anche in carcere per evadere metaforicamente dalla sua cella, è tornata al sogno politico, a quella Marina che ama profondamente e che si rammarica di non avere potuto continuare a servire come sindaco, come sindaco che in tre anni, ci dice, aveva già reso un forte centro d’attrazione turistica della Locride, “con i fatti non nelle parole” precisa, quasi rammaricato, chissà magari lanciando una piccola frecciatina all’attuale amministrazione. Poi tutto svanisce, nei suoi occhi tristi brilla un nuovo barlume di gioia: il carcere, il dolore, le sofferenze, la stessa vita politica rimpianta, scompaiono, mentre posa per noi con la sua famiglia, mentre riassapora quel calore, quella vicinanza dei propri affetti dopo tanto tempo. Lo stesso tempo malvagio, immobile della detenzione, ora si ferma benevolo a fissare l’espressione di una famiglia che si ricongiunge , di un amore mai scalfito dalle difficoltà, in un clima di intimità emozionale talmente palpabile da farci sentire di troppo. Noi andiamo via, Rocco invece è finalmente tornato a casa. Vincenzo Larosa La Camelot reggina liberata dalla“Fata Morgana” Nella mattinata di giovedì 10 maggio la GdF di Reggio Calabria, su disposizione della DDA, ha eseguito 7 provvedimenti di fermo nei confronti di esponenti di spicco della vita politico-economica della provincia insieme a una serie di perquisizioni e sequestri di beni per un ammontare totale di 34.000.000,00 di euro. L’operazione, denominata “Fata Morgana”, ha portato allo scoperto, e colpito duramente, una vera e propria loggia massonico-ndranghetistica al cui vertice si trovava la figura, già condannata in passato, per associazione esterna di stampo mafioso e per i suoi legami con il clan De Stefano, dell’avvocato Paolo Romeo. Un uomo di potere il Romeo, così viene definito dai magistrati, che era riuscito a condizionare l’intero appalto edilizio di riapertura del centro commerciale “La Perla dello Stretto” e le stesse asseg- nazioni dei negozi ai commercianti, attraverso l’uso di tecniche di stampo mafioso che vanno dal ricatto, alle intimidazioni. Le infiltrazioni della loggia nel settore pubblico invece erano totalmente concentrate sul nuovo apparato amministrativo che trasformerà Reggio Calabria in città metropolitana e sulla conseguente ripartizione e gestione dei fondi previsti che ne sarebbe derivata, parliamo dei 133 milioni del Patto per il Sud, firmato dal premier Matteo Renzi e dal sindaco Giuseppe Falcomatà. Intorno all’avvocato ruotava un’associazione segreta, formata da una ragnatela eterogenea di colletti bianchi e figure imprendito- riali, capaci di gestire, a favore della criminalità organizzata, come una sorta di piccolo Bilderberg, la vita politico-economica del reggino. Tra le personalità più in vista collegate alla loggia: Saraceno Natale, Chirico Giuseppe, Marra Antonio, Frascati Emilio Angelo, Idone Antonio, Marcianò Domenico. Ancora più scalpore suscitano i nomi di Giuseppe Tuccio, magistrato nonché vera e propria icona mediatica della lotta alla mafia, di Don Pino Strangio, canonico del santuario di Polsi e di Giuseppe Raffa, presidente della provincia e indagato per corruzione. Vincenzo Larosa www.rivieraweb.it Politica a cura di Jacopo Giuca Sonogiàstateresenotelelisteeicandidatiasindacodituttiicomunichiamatialle urneilprossimo5giugno.Ma per chi votare? Per rendere un po’più chiare le idee agli elettori, a partire da questa settimana il nostro giornale farà una panoramica dei programmi elettorali di ogni candidato a sindaco nei sei paesi della Locride che potranno esprimere una preferenza (è già noto il rinnovo della gestione prefettizia ad Africo e San Luca). Liste civiche,la cucuzza e tutto il cucuzzaro Giuseppe Cusato - Svolta in Comune Vuole cambiare direzione Svolta in Comune, evoluzione del gruppo consiliare di cui Giuseppe Cusato è stato leader negli ultimi anni. Osservando l’operato di Varacalli, Cusato ne ha notato i difetti raccogliendo tra i cittadini idee su come migliorare il borgo. Facendo della legalità, della trasparenza e della solidarietà il suo cavallo di battaglia, punta ad implementare la capacità turistica e l’economia del borgo e al riconoscimento del marchio IGP per l’olio di Gerace. L’ente sarà dotato di sportelli per l’orientamento, il sostegno sanitario, scolastico e occupazionale e di un front office in cui avanzare idee e proposte. Sarà disponibile una rete Wi-Fi gratuita e un codice da rispettare per la tutela e il recupero dei beni infrastrutturali. Cusato promette inoltre di risolvere la questione dei rifiuti rendendo nuovamente operativa l’isola ecologica di Barbàra, l’individuazione di un sito in cui edificare una scola primaria e la collaborazione con una consulta giovanile per amministrare. MARIA GIOVANNA COGLIANDRO n principio nacquero perché avevano smesso di credere al verbo dei Partiti. Le liste civiche non ci stavano più alle logiche di quei mammut imbalsamati e con gli occhi rivolti a un passato che solo loro credevano glorioso. Era necessario spalancarsi a una grande libertà, a una grande democrazia, a una grande solidarietà, mettendo da parte il proprio esibizionismo per tornare a occuparsi di quella che una volta si chiamava gente. L'intento delle liste civiche non era certo liquidare la politica: il loro era un attacco ai partiti che non rappresentavano più la politica. Perchè si è provato in tutti i modi a mandarla a quel paese la Politica ma lei, testona, non molla l'osso: è troppo innamorata di noi e continua a emanare quella debole fosforescenza che ci convince a riaccoglierla stringendoci nelle spalle. A un certo punto, però, le liste civiche hanno perso il controllo. Hanno iniziato a moltiplicarsi a dismisura, soprattutto a livello locale. Il ruolo dell'ideologia e dell'identità che nei partiti di massa si era già ridotto notevolmente, nelle liste civiche è scomparso del tutto. Il rischio è che le liste civiche non siano più espressione di pluralismo politico, culturale, civico ma una ributtante sommatoria. Oggi le liste civiche esprimono candidati partiticizzati che hanno caratteristiche e obiettivi simili ai partiti se non addirittura concordati con essi. In pratica si è smesso di cambiare nomi ai partiti per non essere tacciati di trasformismo e ci si è aggrappati al canotto delle liste civiche che alla fine ha condotto alla stessa baia. L'obiettivo delle liste civiche ha finito per identificarsi e ridursi alla ricerca del più alto consenso possibile. Mi viene in mente una vignetta dei Peanuts in cui Charlie Brown si adopera per formare la sua squadretta di baseball e alla fine si sente dire: "Ma non vale nulla". Al che risponde: "Chi se ne frega, io ho bisogno di tutti gli amici possibili". E di tutti gli amici possibili sembrano aver bisogno anche i candidati alle prossime elezioni amministrative nella Locride. A quanto pare, infatti, il 5 giugno concorreranno solo ed esclusivamente liste civiche. Ma cosa sta succedendo, nessuno crede più nei partiti? Nessuno li considera più collettori di energie libere? O quella delle liste civiche è una furbata radical-chic per rimanere nell' "anonimato" così da non essere accusati di aver cambiato casacca per una poltrona? Scusate ma questa storia delle liste civiche inizia a puzzarmi di tradimento, di struttura gregaria che fa leva su vantaggi falsamente reciproci e sulla convinzione che i locridei abbiano ancora l'anello al naso. A cosa stanno giocando i finti "non politici" della Locride? All'asso pigliatutto? O al gioco della cucuzza? Signori furbescamente non partitici, puntate a tutto il cucuzzaro? State molto attenti, però, che nella confusione del gioco potrebbe rispondere la cucuzza sbagliata o, peggio ancora, potreste aver formato una squadra di cucuzze vuote. E così quel mondo da voi sontuosamente orchestrato potrebbe risolversi nel nulla. DOMENICA 15 MAGGIO 6 I Giuseppe Pezzimenti Rinnovamento Democratico GERACE: Tre Giuseppe si Trattando con riguardo i giovani elettori, Rinnovamento Democratico, di Giuseppe Pezzimenti, pubblica il programma elettorale “a puntate” su Facebook. Grande importanza, come dimostrato dal fatto che sia il primo punto trattato, viene data alle politiche sociali, base di un’amministrazione che vuole puntare su cultura, sport, associazionismo e lavoro come strumenti di promozione sociale. Di pari passo si vogliono implementare le politiche giovanili senza per questo mettere da parte il settore rurale (sulla quale il borgo deve puntare per lo sviluppo economico) e il turismo (che troverà beneficio nella realizzazione di un Parcheggio Meccanizzato in località Mergolo, nella riqualificazione del Castello Normanno e in una collaborazione con il Parco Nazionale Aspromonte). Ultimo punto, ma non per importanza, la realizzazione di un parco fotovoltaico che riduca le emissioni di CO2, contribuisca alla realizzazione di energia pulita per il territorio e all’affrancamento dalla dipendenza energetica. contendono la gestione del borgo più bello IL SINDACO USCENTE DOVRÀ VEDERSELA CON L’EX PRIMO CITTADINO PEZZIMENTI E L’ESPONENTE DI MINORANZA CUSATO, AVVERSARI ANCHE DELLA TORNATA ELETTORALE DEL 2011. TUTTI PUNTANO ALL’ECONOMIA E ALL’ULTERIORE VALORIZZAZIONE DEL BORGO, MA I PERCORSI PER RAGGIUNGERE QUESTI OBIETTIVI SONO ASSAI DIVERSI TRA LORO. Stefano Raschellà Avanti con Mammola nel cuore Avanti con Mammola nel Cuore punta alla continuità con l’amministrazione Longo. Vantando i buoni risultati ottenuti come vicesindaco, Stefano Raschellà cerca un dialogo privilegiato soprattutto con i giovani, i commercianti e gli imprenditori. Facendo leva sul buono sfruttamento dei finanziamenti ottenuti dalla precedente amministrazione, Raschellà vuole ottenere un secondo stralcio per la messa in sicurezza delle strade e per il recupero del Santuario di San Nicodemo al Bosco. Vorrebbe la costituzione di un vero e proprio welfare di comunità che sfrutti le occasioni di sviluppo offerte dall’Unione dei Comuni della Valle del Torbido e guarda con un occhio di riguardo alle famiglie con bambini e alle persone disabili. Spazio anche alle opportunità lavorative, ai centri aggregativi come il centro polifunzionale che progetta di far sorgere nel plesso di via Mulino e al turismo, da implementare attraverso l’impiego delle nuove tecnologie e infopoint distribuiti sull’intera superficie comunale. Giuseppe Varacalli - Uniti per Gerace La lista Uniti per Gerace, emanazione dell’amministrazione uscente guidata da Giuseppe Varacalli, promette di continuare a gestire il borgo seguendo la strada percorsa nei cinque anni appena trascorsi. Forte del suo operato e dell’esperienza al Parlamento Europeo, Varacalli vuole sfruttare i POR 2014/2020 per implementare artigianato, agroalimentare, commercio, turismo e cultura, rafforzando l’impegno dimostrato nella tutela del territorio e delle infrastrutture. Il primo cittadino si impegna a migliorare i collegamenti con gli aeroporti, ad attivare un area parcheggio e a mettere a disposizione di cittadini e visitatori biciclette e auto elettriche per visitare il borgo. Realizzazione di una rete museale e la trasformazione di Palazzo Sant’Anna in polo culturale saranno ciliegie su una torta che garantirà il mantenimento dello status di patrimonio dell’UNESCO. A questo si aggiungono nuovi servizi per la comunità e il proseguimento della lotta per il ripristino dell’ospedale di Largo Piana. Mammola Cuore e progresso si sfidano per ridare luce al paese PUNTA SULL’AMORE PER LA PROPRIA CITTÀ, SULLA FEDELTÀ NELL’IDEOLOGIA DI ANTONIO LONGO E SULLA COLLABORAZIONE CON LA VALLATA DEL TORBIDO IL VICESINDACO USCENTE STEFANO RASCHELLÀ, CUI SI OPPONE UN’AGGUERRITISSIMA NENSI SPATARI, CHE PROMETTE RIQUALIFICAZIONE, INIZIATIVE SOCIOCULTURALI E MASSIMA TRASPARENZA. Nensi Spatari Tradizione e Progresso La lista Tradizione e Progresso si presenta come un progetto di ampio respiro, che fa della trasparenza e dell’efficacia amministrativa il suo punto di forza. La volontà di concretizzare le promesse elettorali passa attraverso una maggiore efficacia della macchina amministrativa, che vuole tagliare gli sprechi e dare ai cittadini potere decisionale. Valorizzazione del centro urbano ed edificazione di un centro culturale polivalente laddove sorge oggi l’inutilizzata area del mercato coperto sono i cavalli di battaglia della Spatari, che promette anche un bypass della Limina, la dislocazione del depuratore comunale e una completa revisione della viabilità. Manutenzione dei cimiteri, riqualificazione degli edifici storici, valorizzazione dell’area del Parco Nazionale, nuove iniziative socioculturali e nuova illuminazione costituiranno invece la solida base per un implemento del turismo e della vivibilità del paese, con un occhio di riguardo per la tutela dell’ambiente e le politiche agricole. POLITICA www.larivieraonline.com DOMENICA 15 MAGGIO 08 Quanti doni ha avuto la Calabria nell’ultimo secolo!Quanti Re Magi hanno visitato la nostra Terra. Tuttavia la distanza tra Calabria e il resto d’Italia è andata aumentando sino a farci diventare l’ultima regione d’Europa. ILARIO AMMENDOLIA “Bombardare”, con le armi della democrazia, il quartier generale. “Bombardare” le stanze in cui si sono acquartierati abusivamente gli stati maggiori dei poteri che contano in Calabria e in Italia. Mirare soprattutto alle porte blindate, per sfondarle e far entrare il popolo calabrese ostinatamente tenuto fuori da usurpatori vecchi e nuovi. A Reggio è stato firmato il patto per la Calabria. Il popolo calabrese è stato assente e ignaro come fosse stato un mendicante nell’atto di ricevere l’elemosina. E, ovviamente, non mi riferisco all’assenza fisica ma al fatto che una parte del “quartier generale”, ancora una volta, ha deciso in nostro nome. Non è questa la democrazia rappresentativa delineata dai Padri Costituenti. Manca la linfa vitale che dal basso sale verso l’alto e viceversa. A Reggio, c’è stato consegnato un pacchetto confezionato come fosse un dono. E quanti doni abbiamo avuto nell’ultimo secolo! Quanti Re Magi hanno visitato la nostra Terra. Tuttavia la distanza tra Calabria e il resto d’Italia è andata aumentando sino a farci diventare l’ultima regione d’Europa. Verrebbe da gridare: basta doni. Non è questo che vogliamo! Sono cambiati e cambieranno i governi nazionali e regionali, si alterneranno i partiti, si rinnoveranno le deputazioni parlamentari ma non cambieranno le sorti della Calabria. Noi non abbiamo bisogno di qualche euro in più. Noi abbiamo la necessità che all’interno dello Stato si rompano vecchi equilibri di potere che si reggono sull’emarginazione dei territori deboli, e sul sacrificio degli emarginati – del Nord e del Sud – sull’altare del profitto e in nome del “libero mercato” e dell’alta finanza. La Calabria ha bisogno di avere un suo ruolo all’interno di un Progetto nazionale. In una logica di integrazione con l’Europa e di dialogo con i paesi del Mediterraneo. Tenetevi i vostri doni, dateci un progetto strategico di sviluppo e di giustizia sociale che poggi sull’entusiasmo, sul protagonismo, sulla consapevole adesione dei calabresi. Una vera classe dirigente avrebbe progettato di partire dagli“ultimi” approvando un progetto straordinario e innovativo che invece di gettare nuovo cemento alla rinfusa avrebbe potuto dare un segnale di cambiamento. Un popolo non rinasce per decisione altrui ma deve costruire con le proprie mani il proprio futuro. La lebbra che in questi lunghi anni ci ha avvolto consiste proprio nell’esproprio di sovranità. Nell’impossibilità di partecipare alle scelte strategiche che ci toccano da vicino. Certo noi calabresi non siamo immuni da colpe. Lo stesso giorno della firma del finto “patto”, si è messo in moto l’avvio della città metropolitana. Nel peggiore dei modi. Lo dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, la gestione dei 132 milioni di euro destinati al “decollo” della “metropoli” e che invece sono serviti a consegnare una patente di inadeguatezza alla classe dirigente. Così come si è concretizzata a Reggio, la città metropolitana rischia di essere solo un mostriciattolo voluto dal ceto politico per allontanare sempre più il popolo calabrese dalle istituzioni democratiche. Parlavamo di 132 milioni di euro distribuiti senza alcun criterio. Una vera classe dirigente avrebbe progettato, ad esempio, di partire dagli “ultimi” approvando un progetto straordinario e innovativo che invece di gettare nuovo cemento alla rinfusa avrebbe potuto dare un segnale di cambiamento. Penso a un disegno simile a quello delineato dalla città di New York per recuperare Haarlem o dal Comune di Marsiglia per intervenire nei quartieri più degradati. Oppure a Bologna e al disegno di quel Municipio teso a “rimescolare” le classi sociali impedendone la ghettizzazione dei più poveri. A Reggio si è progettato il nulla. La prima prova di “città metropolitana” è fallita clamorosamente! Infatti, i fondi saranno spesi secondo un assurdo e astruso assemblaggio di schede senza capo né coda. Nel momento in cui si Bombardare il quartier generale! Il“Patto per il Sud”è l’ennesimo finto dono. Il giorno della firma è stata avviata la città metropolitana.Ma così come si è concretizzata a Reggio, rischia di essere solo un mostriciattolo voluto dal ceto politico per allontanare sempre più il popolo calabrese dalle istituzioni democratiche. vuole inserire nello Statuto della città metropolitana il “diritto alla felicità” si lasciano gli infelici al loro destino. Il silenzio di quasi tutti sindaci dell’intera provincia vale più di un trattato sulla degenerazione della politica in atto. Potremmo continuare parlando delle linee guida sulla sanità. Un altro progetto che dal “palazzo” si catapulta sui territori. Senza un cronoprogramma, senza tempi certi, senza risolvere “qui e ora” i bisogni drammatici degli ammalati e i problemi della prevenzione. Anche in questo caso è forte il rischio che tutto si risolva in nuove colate di cemento. Chi ci può “salvare”? Non c’è Santo protettore, né Angelo vendicatore. La salvezza non verrà mai da fuori e non maturerà all’interno del “quartiere generale”. Gli inviati, i commissari, i magistrati, i marescialli, i questori, gli uomini di ferro e di acciaio, quasi sempre sono, politicamente parlando, una cura peggiore del male. Lo dimostrano i commissariamenti a catena che hanno sconvolto la democrazia calabrese e hanno dato pessimi risultati. Faccio un solo esempio. Qual è il paese decisamente più sporco della Locride? Senza alcun dubbio: Bovalino. Il paese è retto da quasi due anni da una triade antimafia. Francamente ignoro se costoro non si possono occupare dell’immondizia perché impegnati a scovare i mafiosi negli anfratti più bui dell’Aspromonte o negli angoli più oscuri del paese. Non c’è dubbio alcuno però che, con un minimo di impegno, avrebbero potuto raggiungere risultati che i sindaci più pigri hanno raggiunto da tempo. In genere, i commissari antimafia hanno lasciato nei paesi loro affidati solo brutti ricordi, rovine e spese inutili. Il nostro popolo deve scegliere. Ai nostri padri è stato chiesto di combattere in armi per conquistare la democrazia e la libertà. Noi non possiamo essere lamentosi e inconcludenti. Quando all’inizio, ho invitato a un assalto di massa al quartier generale, la proposta voleva essere una provocazione. Non più di tanto! Infatti non possiamo ignorare che esiste una germinazione delle oligarchie tesa alla progressiva occupazione dello Stato. Un’occupazione che si regge su pulsioni autoritarie delle classi dominanti, fidando sul disimpegno, o peggio, sulla possibilità di manovrare le frange più sprovvedute e ignoranti della popolazione. Non è tempo di delega. Non ci possiamo prestare al loro gioco. La democrazia, conquistata da generazioni di combattenti, ci esenta dall’uso di qualsiasi tipo di violenza. Non ci può esentare dal “pensare” e dall’impegno attivo e democratico per costruire una nuova Calabria in una Italia più giusta. ATTUALITÀ DOMENICA 15 MAGGIO 10 www.rivieraweb.it L’OPINIONE Ospedali da incubo Ferruzzano: Grande successo del convegno sugli antichi mestieri Grande partecipazione, alla biblioteca comunale di Ferruzzano per la manifestazione culturale atta alla valorizzazione degli antichi mestieri. L’evento, voluto dal Sindaco Maria Romeo, ha posto in evidenza alcuni degli aspetti fondamentali della cultura nostrana, evidenziando, altresì, il grande ruolo delle professioni antiche nella nostra società. Alla manifestazione hanno preso parte alcuni ospiti qualificati, che nel settore della bachicoltura, hanno avuto modo di operare in maniera decisa e diversa. L Trento, Premio SAT 2016 a Giuseppe Bombino Il Presidente dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte Bombino è stato insignito del Premio “Società Alpinisti Tridentini 2016 - categoria sociale”. Il Premio è stato consegnato a Trento nell’ambito della 64° edizione del Trento Film Festival della Montagna. La Giuria ha deciso di assegnare il Premio a Bombino “per l'impegno intelligente, per la passione civile, per la convinta azione volta alla promozione della cultura naturalistica, dei valori del territorio e alla affermazione della legalità”. “L’Azienda è un’organizzazione che persegue anche finalità sociali prima che economiche e produttive”: questo il valore portante per l’iniziativa che la concessionaria Ford “York Auto Vumbaca Spa” nell’ambito delle proprie attività sociali, ha deciso di comunicare con una giornata formativa lo scorso 5 maggio agli Studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “G. Marconi”, investendo in un evento di formazione gratuito inerente tematiche “cruciali” per il loro sviluppo professionale e personale. Il mercato del lavoro più vicino agli studenti grazie a YorkAutoVumbaca A Reggio Calabria Forza Italia deve fare da sola Con il deposito delle liste per le elezioni amministrative si conclude una fase assai gravosa per Forza Italia.In Calabria, da Cosenza a Crotone, si sono spesi i partiti provinciale e regionale ed ora la fiducia degli elettori si misurera' sui programmi e sui nomi dei candidati indicati. Anche in altri centri si è fatto uno sforzo, come partito e con alleanze civiche, per conquistare i municipi e far vincere la buona amministrazione.In prospettiva, una fase così difficile di riorganizzazione di Forza Italia non sopporterebbe scelte dei dirigenti fatte per obiettivi personali, che non tengono conto di conseguenze negative per il partito e per la sua credibilita'. Siamo per questo certi che si tiene conto delle conseguenze di ogni iniziativa e che si opererà secondo il principio della responsabilità. Lo sottolineamo per sgomberare il campo da voci ed interpretazioni sbagliate che vorrebbero il gruppo dirigente di Forza Italia o parte di esso in Calabria operare in maniera strumentale guardando alle candidature per le elezioni nazionali. Questi comportamenti, che condizionerebbero il percorso organizzativo del partito, non si intravedono,anche perché, se saremo in grado di far vincere il "no" al referendum di ottobre e bocciare la brutta e squilibrata riforma istituzionale, determineremo anche la scelta di un sistema elettorale diverso dell'Italicum. Non possiamo cucire un abito istituzionale sbagliato - tanto sbagliato da provocare reazioni molto preoccupate anche sul terreno dell'agibilita' democratica - ad una Nazione che vive gia' una seria e perdurante crisi politica, economica e sociale.Con il documento consegnato a Jole Santelli a meta' aprile (e inviato al coordinamento regionale) abbiamo fatto una lunga ed articolata analisi della difficile realta' che bisogna fronteggiare e dell'attuale fase politica . Nella provincia di Reggio Calabria, bisogna investire di responsabilita' dirette il gruppo dirigente locale, il periodo di commissariamento di Jole Santelli, che era stato giudicato obiettivamente necessario, ha dato maggiori elementi di consapevolezza circa i percorsi organizzatiivi che dobbiamo seguire. 'inchiesta che ha riguardato alcuni reparti degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria ha suscitato forti reazioni. Investigatori e magistrati, già in occasione della prima conferenza stampa, hanno scelto parole pesanti per comunicare il risultato delle indagini. I media, troppo spesso alla ricerca dello scoop-spettacolo, hanno rincarato la dose con la conseguenza che, ancora una volta, è sembrato si parlasse di condanne definitive quando, invece, il processo deve ancora iniziare. Gli "orrori" del Riuniti su mamme e bambini sono veramente avvenuti? I sanitari coinvolti nell'inchiesta sono incompetenti, cinici e pronti a violare qualunque regola pur di proteggere il loro sconsiderato comportamento in corsia? Vogliamo sperare che una corte dopo un giusto processo, in tempi accettabili, possa fare piena luce. Senza entrare nel merito di questa inchiesta, ci chiediamo: è verosimile che possano avvenire fatti come quelli contestati? Tutti abbiamo fatto, in modo diretto o indiretto, l'esperienza dei servizi della sanità calabrese: in ogni reparto o struttura ci sono professionisti che si impegnano con tutte le loro forze e competenze, andando ben oltre il dovere professionale che, di per sé, include anche un'etica. Forse, se la situazione della nostra sanità non è ancor più disastrata, è grazie al sacrificio di tanti singoli che, a dispetto della gestione manageriale e del clima non sempre ottimale che si vive nell'ambiente di lavoro, proseguono nell'impegno secondo scienza e coscienza. I casi di malasanità accertati sono tanti: statistiche ufficiali ci informano che il problema è presente in tutte le realtà dove il fenomeno è considerato, anche se la nostra regione ha un triste primato che si unisce, peraltro, a quello dell'emigrazione sanitaria: realtà che indirizza verso altre regioni una parte del già esiguo bilancio destinato alla salute dei cittadini. I casi di malasanità generano, giustamente, indignazione e si rischia di generalizzare come ha sottolineato l'Ordine dei Medici di Reggio che ha prodotto una convinta difesa della categoria, ma a ben guardare la realtà dei fatti e la nostra storia recente c'è poco da meravigliarsi. Oggi siamo a un punto di arrivo di un percorso che ha inizio, come causa più prossima, con la regionalizzazione: ricordate i "comitati di gestione" che, secondo una scelta ideologica e quindi sbagliata, doveva legare i servizi sanitari al territorio? Grazie a questa buona intenzione, carente di realismo, una pletora di famelici amministratori ha visto spalancarsi un'occasione d'oro per fare clientelismo e affari. In una regione povera come la Calabria, i servizi sanitari fanno girare grosse cifre: nel corso di pochi anni, come ha evidenziato Pino Arlacchi, si è sviluppata una imprenditoria malavitosa che, inserita nell'economia legale, ha gestito appalti e potere secondo la propria mentalità che non contempla né il valore del bene comune né si preoccupa della qualità del lavoro svolto. L'avvento dei manager ha cambiato ben poco: i nuovi plenipotenziari, responsabili dei risultati, erano espressione della medesima politica dei famosi "comitati". E mentre in Calabria si amministrava, quando ciò avveniva, come si poteva e senza particolari attenzioni per le finalità stesse della sanità, le cose nel resto del Paese non andavano meglio: dalle opere pubbliche alla gestione degli altri servizi regnava lo spreco, l'approssimazione, la corruzione. Quante opere pubbliche consegnate nei tempi stabiliti e senza aumento di costi? Probabilmente nessuna! La Calabria non è un'eccezione tra le regioni della nazione: è una questione, grave, di quantità e non di qualità dei problemi. Ma la radice della crisi che segna tutti i servizi rimane di tipo morale: l'indebolimento dei valori tradizionali e l'affermarsi di nuovi valori e nuovi "diritti" ha generato arroganza ed egoismo con le conseguenze che vediamo. Un numero considerevole di giovani medici, anziché cercare di imparare dai colleghi più anziani di professione, si considerano, appena giunti in reparto, dei luminari della medicina e trattano con sufficienza, se non in modo scorretto, tutti gli altri colleghi. È questo il nuovo stile di vita che, ovviamente, interessa tutti i settori del lavoro e molti studenti, con le conseguenze che si possono immaginare, visto che l'arroganza impedisce l'apprendimento. Peraltro, è chiaro a tutti che la carriera di un dipendente pubblico quasi mai è legata allo studio o alla bravura: la logica che porta alle promozioni è altra. Ma il cinismo non è reato e dimostrare l'imperizia non è cosa facile, soprattutto a distanza di anni: anche il contesto determina le possibilità del medico: la responsabilità è di certo condivisa con altre figure. È corretto affermare che le "colpe" sono anche degli amministratori, assessori, presidenti, ministri che si sono avvicendati nei decenni, ma se la responsabilità è così parcellizzata diviene arduo individuare precise colpe. Giuseppe Giarmoleo Gerenza Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14 Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili. 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Appunto, per la stima che nutro in lei, la voglio far partecipe di una situazione che si riveste sia di umano che di amministrativo e, nonostante sia passata sotto l’amministrazione commissariale non ha mai trovato soluzione oh meglio dire POSTO LIBERO. In breve cerco di riassumerle la vicenda. Io sono Antonio Fimognari, un modesto infermiere che presta servizio nella cittadina della quale lei è Sindaco. Nel 2002 quindi circa 14anni fa, feci richiesta all’ufficio preposto del Comune di un fazzoletto di terra per costruire una cappella allo scopo di seppellire i miei cari. All’inizio non insistetti sui tempi visto la non urgenza, ma sventuratamente, 2 anni orsono, sorella morte bussa di nuovo alla porta di casa mia portando via la cosa che c’è di più caro al mondo MIA MADRE è dico MAMMA con la M maiuscola non perché era MIA MADRE, perché nonostante la vita sia stata per lei sempre piena di sacrifici e di dolori, ci ha cresciuti da sola senza un padre, in modo dignitoso e decoroso. Da allora il calvario. Innanzitutto le premetto che per gentile concessione di alcuni parenti ho riposto presso il loro loculo le spoglie della mia cara e adorata MAMMA, sepoltura temporanea. Infatti da allora molte e frequenti continuano ad essere le pressioni per trasportarle altrove e non solo! Non ci è stato permesso di poter attaccare al marmo una foto, ma solo un’immagine stampata su di un pannello, non abbiamo potuto avere un portafiori e altro perchè si sarebbe dovuto bucare il marmo NON NOSTRO e lasciarlo danneggiato, e le assicuro, SINDACO che è una cosa molto umiliante per un figlio NON POTER GARANTIRE UNA DEGNA SEPOLTURA alla PROPRIA MADRE. Dal giorno della dipartita dicevo, il calvario burocratico che ad oggi non ha trovato alcuna soluzione. Molte le richieste per corrispondenza non ultima quella in cui l’ufficio comunale preposto mi riferisce che occorre procedere ad espropriazioni di terreni e successivamente ad assegnazione. Il mio vuole essere un appello con il cuore in mano, poiché se ai parenti (come so) dovesse necessitare il posto che attualmente è occupato dalle spoglie di MIA MADRE, sarò costretto a lasciarlo, rimanendo così impantanato in un vortice dal quale non vedo via d’uscita facile. Ho interpellato in passato persino la Prefettura e il Ministro dell’Interno ma senza sortire alcun effetto, per cui con questo breve scritto mi appello a lei, Sig. Sindaco alla sua umanità e sensibilità, al suo buon cuore, glielo chiedo come un figlio, IN QUESTO GIORNO CHE TUTTI RICORDIAMO LA FESTA DELLE MAMME, affinchè possa prendere in mano la mia pratica e vedere se è possibile fare qualcosa. Non chiedo molto, un piccolo spazio un fazzoletto di terra per dare degna sepoltura a colei che mi ha cresciuto... MIA MADRE!! Nella speranza di essere ascoltato Antonio Bovalino dopo due anni di commissariamento Immondizia. Immondizia. Immondizia. Questo quanto è possibile non ammirare per le strade di Bovalino. Rifiuti disseminati vergognosamente in ogni dove. Il comune è retto da quasi due anni da una triade commissariale antimafia che, probabilmente, essendo impegnata a stanare i delinquenti, non trova il tempo di dare una veste dignitosa al paese. Le nostre scuole nelle finali dei Giochi Sportivi Studenteschi Martedì scorso, presso il Raciti di Siderno, Chiara Crupi e Federica Vumbaca, studentesse dello scientifico Zaleuco e Mattia Gulloni, dello Zanotti Bianco, hanno vinto la finale regionale di atletica leggera nell’ambito dei Giochi Sportivi Studenteschi, durante i quali rappresenteranno la Calabria alle Fasi Nazionali che si disputeranno a Roma dal 30 Maggio al 2 giugno. Non possiamo che fare i complimenti a questi ragazzi che porteranno alto il nostro nome nelle categorie del salto in alto e in lungo. IlSidernosiGiocaaVibolapromozione Dopo lo splendido risultato conseguito la scorsa domenica allo stadio comunale di Siderno, l’ASD Città di Siderno 1911 è ormai pronta ad affrontare la finalissima dei playoff di questo pomeriggio, che inizierà alle ore 15:30 al Luigi Razza di Vibo Valentia e, dopo lo scontro con la Luzzese, decreterà il definitivo passaggio in Eccellenza della squadra della nostra città. Intanto, alle 13:30, due autobus gratuiti partiranno da Piazza Portosalvo per portare i tifosi a vedere la partita. Forza ragazzi! La poeSIa Mamma: Sfiancata in quel lettino d’ospedale, lo scherno a travisar la sofferenza. T’arrovellavi nell’abbattere quel male, viceversa t’ha annientato l’esistenza. Amabile la tua sbirciata e dolce il viso, con gli occhi ossigenavi speranza. Da sola dava bagliore al tuo sorriso, da sola rendeva luce a quella stanza. Ed ora che la luce ormai si è spenta, tale figura governa nella mente! Di “Mamma” che un angelo diventa. E si alza in cielo, oltre terre e mari e in paradiso rimane eternamente, “Con lo sguardo rivolto ai propri cari”. Giuseppe Lupis costo€15,00amodulo www.larivieraonline.com doMenIca 15 MaGGIo 15 Lacalabriadeifuoriclasse, quandopalancaeStrangioil Goleadorgonfiavanolarete È IL 13 MaGGIo 1979. IL catanzaro VInce In caSa IL torIno 2-1. SeMpre In caLaBrIa, a GIoIa tauro, LE PRIME CLASSIFICATE DEL GIRONE DELLA SECONDA CATEGORIA LOCALE, SaLIne e San Luca, SI GIocano La proMozIone In prIMa. ROSARIO ROCCA MaSSIMo paLanca Per la stagione ‘78/’79, la terza in serie A nella storia del Catanzaro, era approdato in Calabria, per raggiungere l’obiettivo della salvezza dei giallorossi, un personaggio particolare. Er Sor Carletto, un romano de Roma. Carlo Mazzone, uno che, nella sua non esaltante carriera di calciatore, combattuta, da mediano puro, nei campi delle serie cadette degli anni Sessanta, i colori giallorossi, della sua squadra e della sua città, li aveva sempre tenuti stretti tra i denti. Partita dopo partita, stagione dopo stagione. Testa, cuore e polmoni giallorossi. Era il 1979, precisamente il 13 di maggio, l’ultima di campionato. Forte dei 26 punti già incassati, il Catanzaro di Ranieri e Palanca è già salvo. I padroni di casa ospitano il Torino di Gigi Radice, già qualificato per la Coppa Uefa dell’anno venturo, ma in corsa per il terzo posto conteso con la Juve di Zoff, Tardelli e Bettega. La matematica ha già incoronato il Milan di Leadhom campione d’Italia e, a sole tre lunghezze (quando la vittoria valeva due punti!), secondo, il sorprendente Perugia di Castagner. Dalla curva ovest, gli Ultras Catanzaro ’73, accompagnano i giallorossi alla vittoria. Dopo due autoreti, una per parte, sarà il gol del centrocampista Orazi a regalare ai calabresi i due punti e un ottimo nono posto in classifica. Mentre i granata chiuderanno il campionato quarti insieme all’Inter, due punti dietro la Juventus che chiude un deludente campionato in terza posizione. Ma tutta Catanzaro, dietro lo storico Presidente Nicola Ceravolo è già con la testa alla doppia sfida della semifinale di Coppa Italia che doveva tenersi nelle prossime due settimane di maggio contro la Signora d’Italia. In quegli anni, il Catanzaro era la squadra della Calabria e dei suoi emigrati. Anche dai centri della Locride si partiva, ogni domenica, per raggiungere il capoluogo. Un po’ per sostenere i calabresi, un po’ per tifare per i propri idoli Tardelli, Giordano o Rivera che, con i rispettivi club, scendevano in Calabria per la trasferta ostica contro una provinciale più che dignitosa. Tra le mura domestiche, così come al bar o dal barbiere si aspettava con ansia la partita della domenica, tra chi sosteneva i colori del cuore bianconeri, nerazzurri o rossoneri che fossero, e chi tifava per il Catanzaro. Queste curiose rivalità familiari vennero persino stornellate dal popolare cantante folk Maurizio Scuncia, in arte Micu ‘u Pulici, che nella sua canzone W Juve, W Catanzaro ci racconta di una donna disperata per le liti tra il marito tifoso del Catanzaro e il figlio juventino: “Sta casa è ‘nu misteru, c’è nu tifu paru paru, me’ figghiu è biancuneru, me’ maritu è Catanzaru, a dominica è ‘na guerra, ‘nta casa esti ‘na sciarra, patri e fighju chi s’afferra, ognunu da sa squatra parra…”. Ma torniamo a quel 13 maggio. Sempre in Calabria, ma in provincia di Reggio, a Gioia Tauro, si disputa un altro spareggio. Le prime classificate del girone della Seconda Categoria locale, Saline e San Luca, si giocano la promozione in Prima. I giallorossi del San Luca sognano una piccola impresa. Come il Catanzaro del bomber Palanca, o come il terzino sinistro Claudio Ranieri che, trentasette anni più tardi, avrebbe realizzato il sogno dei sogni. Quello più noto di questi tempi. La grande impresa del suo Leicester. Ma quella è un’altra storia. Lontana e neppure immaginabile quel giorno caldo di maggio a Gioia Tauro. Era il San Luca guidato dall’Ingegnere Ferrò che, insieme al compianto Sebastiano Pelle, il Geometra, riuscì, quell’anno, a mettere in piedi una squadra molto competitiva. Giocavano i due Strangio, Mora e il Goleador, il centrocampista Giampaolo, detto Rubino, e l’imprevedibile e rapida ala destra Agresta che, da allenatore, coadiuvato dal Professore Pizzata, circa dieci anni dopo, alla fine degli anni Ottanta, portò il San Luca in Promozione vincendo lo storico spareggio con la Bovalinese, disputato al San Vito di Cosenza. Quando l’Ingegnere Pelle era il Presidente e, tra gli altri, giocavano Favasuli detto Timogna, il portiere Pullano e Rossi. Di quella appassionata partita ne abbiamo già parlato, ma è bene ricordare che a San Luca la passione per il pallone è così contagiosa che anche il parroco del paese, Don Pino Strangio, qualche anno addietro, mettendo insieme un gruppo di ragazzi, con gli appassionati di sempre Saverio Giorgi, detto Amarildo, e Peppe Trimboli, portano la squadra dalla terza categoria alla Promozione. Il 13 maggio 1979, dicevamo, al comunale di Gioia Tauro si disputa uno spareggio importante. Pochi giorni prima, Margaret Thatcher, in Gran Bretagna stravince le elezioni amministrative, mentre il Presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter, e quello dell’Unione Sovietica, Leonid Breznev, si preparano per il trattato “Salt 2” del 18 giugno a Vienna, dove sarà accordata una limitazione significativa degli armamenti strategici. Siamo in piena Guerra Fredda, quando, nelle radio di casa nostra, gira il tormentone di quell’estate “Tu sei l’unica donna per me” di Alan Sorrenti. A Gioia Tauro il Saline avrà la meglio sul San Luca con una vittoria di misura, uno a zero. Ma i giallorossi saranno ugualmente ripescati per il prossimo campionato di Prima Categoria. Mentre il Catanzaro dopo il pareggio casalingo, uno a uno, contro la Juve, perderà a Torino per quattro a due venendo eliminato dalla Coppa Italia dai bianconeri che, alla fine, la vinceranno dopo una soffertissima finale contro il Palermo. Oggi, a San Luca, non c’è una squadra di calcio. Mi dice il Ragioniere Alvaro, dirigente di una delle due scuole calcio presenti, che farà di tutto perché il calcio a San Luca non muoia definitivamente. “E siamo certi - aggiunge Saverio, Amarildo - che torneremo a vincere …” e magari a sognare, come ai tempi di Agresta, Mora e Pipicella. Anche il Catanzaro è, ormai da troppo tempo, fuori dal calcio che conta. Ma in fondo non così lontano da quella Crotone rossoblu che, oggi, festeggia la serie A cantando “Ma il cielo è sempre più blu” di Rino Gaetano, che questi versi, lì componeva proprio nei magici anni Settanta. Quando Palanca gonfiava la rete e la Calabria gridava GOL! cLaudIo ranIerI Oggi che il Museo Nazionale della Magna Grecia ha spalancato le sue porte ai visitatori, la Calabria finisce ancora una volta nella nona bolgia dell'inferno, quella dei seminatori di scandali. L'opinione condivisa da buona parte della stampa nazionale è che il nostro museo è costato troppo. E non ce lo meritiamo. CULTURA “ Il Museo di Reggio Calabria è costato 33 milioni di euro... e li vale tutti! DENTRO CI TROVI UN PATRIMONIO PAZZESCO: OLTRE I BRONZI, PREZIOSE COLLEZIONI DAL PALEOLITICO FINO ALLA TARDA ETÀ ROMANA, UN SUGGESTIVO SPAZIO DEDICATO ALL'ARCHEOLOGIA SUBACQUEA E, DULCIS IN FUNDO, PARTE DELLA NECROPOLI DELL'ANTICA RHEGION. MARIA GIOVANNA COGLIANDRO rano state aperte solo le sale al piano terra e già erano stati occupati tutti i primi posti della baraonda mediatica. Era il luglio scorso. Gian Antonio Stella non perse occasione di esibirsi nel suo balletto di idiozie. Lui che al Museo di Reggio Calabria non ci aveva nemmeno messo piede, scrisse per sentito dire. Offese, per sentito dire. C'erano dei post-it con le descrizioni dei reperti. Sul Corriere della Sera, Stella li definì "pizzini". Senza una ragione precisa. Chiamarli così faceva folklore, secondo lui. Nel frattempo veniva scaricata l'ennesima camionata di fango sui calabresi. Continuò, poi, con la solita menata della Calabria incapace di soddisfare il turista. "Non ha la più pallida idea di queste cose - scrisse - o se ne frega". Quella del luglio scorso in realtà era solo un'apertura parziale del museo. Pare che la scelta di dare un E primo assaggio di quella Magna Grecia rimasta incellophanata per troppo tempo fosse finalizzata a pungolare chi lavorava al riallestimento del museo affinchè accelerasse i tempi di consegna. Sì, è vero il museo avrebbe dovuto essere pronto nel 2011 ma ha dovuto far fronte ad anni di ricorsi al Tar, a fermate forzate, all'alternarsi di ben quattro soprintendenti Annalisa Zarattini, Pier Giovanni Guzzo, Caterina Greco e Simonetta Bonomi - a colpi bassi come quello sferzato dal fotografo francese Gerald Bruneau, incaricato, da non si sa chi, di orchestrare una "porcata" - come la definì la Bonomi - che screditasse lei e in fila indiana tutta la Calabria. Bruneau è famoso per le sue fotografie di Paolina Bonaparte avvolta in un tulle rosso fiammante, per questo la Bonomi aveva dato il suo permesso di regalare un'altra manciata di fama ai nostri Bronzi. Lui le aveva mostrato una foto con solamente il velo e a lei era piaciuta. Il boa e il perizoma leopardato non erano previsti. “ MENTRE C'È CHI RITIENE CHE 33 MILIONI PER IL MUSEO REGGINO SIANO TROPPI, A NOVARA PER IL BROLETTO SONO STATI SPESI 12 MILIONI. LA SUPERFICIE DELL'INTERVENTO ERA DI 1.869 MQ, SEI VOLTE INFERIORE A QUELLA DEL NOSTRO MUSEO. LA COLLEZIONE ESPOSTA ASSAI POVERA. Bruneau li aggiunse dopo. L'intento era mettere la Bonomi in cattiva luce, come emerse in un'intervista a firma di Giuseppe Baldassarro pubblicata su Repubblica. Lei aveva detto no a Sgarbi e all'Expo e questa porcata le sarebbe servita da lezione. Poco importa se in questa boiata fu coinvolta tutta la Calabria, immeritevole secondo i più di un patrimonio così straordinario. Oggi che il Museo Nazionale della Magna Grecia ha spalancato le sue porte ai visitatori, la Calabria ci è finita di nuovo nella nona bolgia dell'inferno, quella dei seminatori di scandali. "La Calabria impiega 10 anni per consegnare i lavori e fa lievitare i costi dell'intervento da 10 a 35 milioni di euro". Questo quanto si limita a dichiarare buona parte della stampa nazionale sul nostro meraviglioso museo. Beh, tanto per cominciare, l'intervento risale al 2009 e fa parte di quel piano d’azione per le celebrazioni del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, varato con d.P.C.M. del 24 aprile 2007. Quindi, se la matematica non mi inganna, sono trascorsi 7 anni. Inoltre, non si è mai parlato di 10 milioni di euro: il progetto preliminare ne prevedeva 13, in fase esecutiva si giunse a 22 milioni; 17,2 furono stanziati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, 2 milioni e 400 mila li sborsò il MiBACT e altri 2 milioni e 400 mila arrivarono dalla Regione Calabria. Nel 2010 la Presidenza del Consiglio dei Ministri mise a disposizione altri 6 milioni e 600 mila per lavori aggiuntivi, dal MiBACT arrivarano 500 mila euro di fondi straordinari che servirono a trasferire i Bronzi dal museo a Palazzo Campanella, oltre, ovviamente, all'adeguamento degli uffici trasformati in laboratorio di restauro. Nel 2013 il MiBACT stanzia 300 mila euro per far rientrare i Bronzi a casa e realizzare per loro una sala di pre-filtro per "docciare" i visitatori all'ingresso con un getto di aria fredda, eliminando così le particelle di smog, e una sala di filtro provvista di un particolare sistema di controllo del clima che consente di salvaguardare le statue da fenomeni di corrosione. I 300 mila euro sono serviti anche a dotare i Bronzi di due basi che li salvino in caso di terremoto, realizzate da un'azienda leader in Europa per applicazione di sistemi antisismici. Sempre nel 2013 dalla Regione Calabria arrivano 4 milioni di fondi POR per i lavori di allestimento museologico e museografico e di impiantistica speciale. Con questi fondi sono state realizzate le 230 vetrine affiancate da testi esplicativi e supporti multimediali interattivi - e non pizzini disposti lungo l'intero percorso che si articola su quattro piani. L'ultimo storno di fondi è del 2015 quando il MiBACT stanzia 300 mila euro per lavori urgenti e indispensabili alla messa in sicurezza dei depositi e dell'area espositiva. Quindi facendo la somma si arriva a circa 33 milioni di euro e non 35, come qualcuno ha scritto. E quei 33 milioni il Museo di Reggio Calabria li vale fino all'ultimo centesimo. Dentro ci trovi un patrimonio pazzesco: preziose collezioni dal paleolitico fino alla tarda età romana comprendenti gioielli in oro e argento, monete, antiche epigrafi, tavolette votive, anfore magnifiche. Al piano terra, oltre ai Bronzi, è possibile ammirare un mosaico mozzafiato di tre metri per cinque del II-III secolo a.C, un suggestivo spazio dedicato all'archeologia subacquea e, dulcis in fundo, le catacombe di epoca ellenistica, perchè proprio lì appiccicata al museo un tempo sorgeva la necropoli dell'antica Rhegion. Quei 33 milioni, oltre che per il restauro di spettacolari reperti e a quanto ricordato sopra, sono serviti per il consolidamento strutturale di tutto l'edificio, per restaurare le facciate esterne e interne, ripristinare tutte le facciate murate in passato, ristrutturare i tre piani espositivi; per la radicale ristrutturazione del 3° piano adibito agli uffici della Soprintendenza, per il rifacimento delle pavimentazioni e la sostituzione degli infissi. I piani seminterrato e interrato sono stati adibiti a depositi, laboratori e archivi. Inoltre, al piano seminterrato è stata realizzata una nuova corte d'ingresso di altezza pari al totale dell'edificio da adibire a nucleo espositivo di reperti di notevole altezza. È stato, poi, realizzato un terrazzo da cui è possibile ammirare lo Stretto oltre che l'intera città, dotato di un ampio spazio dedicato alla ristorazione e alla sosta che si sviluppa attorno a un pavimento in vetro dal quale si può osservare la corte interna del museo per la totalità della sua altezza. 33 milioni per un intervento che ha interessato una superficie di 11.000 mq. Andiamo adesso a considerare il complesso museale del Broletto di Novara, inserito insieme al museo reggino tra i Luoghi della Memoria da restaurare in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia. In questo caso la superficie dell'intervento era di 1.869 mq, sei volte inferiore a quella del nostro museo. Il costo? 12 milioni di euro. Per cosa? Rifacimento delle facciate, risistemazione dell'edificio ex abitazione del custode, realizzazione di un ascensore, un elevatore a pantografo e apposite rampe, pulizia e restauro dei soffitti lignei, riqualificazione degli spazi museali, restauro delle opere, redazione dei testi di supporto per le esposizioni, sussidi audiovisivi, aree di sosta (con sedute di dubbio gusto). Chiedo al mio amico Jacopo di Novara se vale la pena visitare il museo del Broletto. La sua risposta: "Ma perchè il Broletto è un museo? Qualche tempo fa nel cortile centrale venivano proiettati film perchè non lo frequentava più nessuno". Dal 2011, in seguito ai restauri, il Broletto non ospita più i "musei civici" della città che sono stati trasferiti al Castello di Novara - dal 2007 in restauro (anzi in ricostruzione, e che ricostruzione! secondo i novaresi la torre sembrerebbe la ciminiera di un lager) e consegnato lo scorso gennaio - non ospita più il Museo di Storia Naturale ma solo una collezione di arte moderna che nel 1930 fu donata alla città da Alfredo Giannoni, collezionista e mecenate novarese. Oggi il Broletto viene per lo più utilizzato come location di cerimonie pubbliche e, di tanto in tanto, per esposizioni d'arte. Quindi fammi capire, Gian Antonio, tu che sei una penna attenta, come hai fatto a non accorgerti che anche Novara "non ha la più pallida idea di queste cose"? Mentre ti arrovelli per fornirci una risposta valida, ti informiamo, Stella del giornalismo anti-terroni, che quaggiù a Incapacilandia sono stati strappati 9027 biglietti nei primi due giorni d'apertura del nostro Museo e poi una media di 600 nei giorni successivi. Il museo di Palazzo Piacentini torna a essere uno dei poli dell'archeologia europea ed è pronto a riprendersi il ruolo che merita nel circuito dei grandi musei internazionali. E che nessuno si azzardi a dire che non ce lo meritiamo. www.larivieraonline.com DOMENICA 15 MAGGIO 17 ECONOMIA Ilcapitalismocheuccideilcapitale Alcuni imprenditori della Locride, in forma anonima, ci raccontano le loro esperienze, il loro“non rapporto” con le banche. Abbiamo ascoltato un campione di 10 aziende e questa settimana ve ne raccontiamo due che conducono alla stessa, identica conclusione…la loro banca è indifferente. VINCENZO LAROSA ul solco di quanto delineato nello scorso numero di Riviera, quando abbiamo presentato e dato il via alla nostra inchiesta “la mia banca è indifferente”, continuiamo ad occuparci, cercando di entrare un po' più nello specifico, del rapporto banca-azien- S da. Durante questa settimana abbiamo avuto l’opportunità di parlare con un campione di 10 aziende, alcune contattate da noi, altre invece, ci hanno contattato rispondendo al nostro appello, ubicate nella Locride e operanti, o esclusivamente nello stretto circondario, o attive a livello nazionale e internazionale. Diamo qualche riferimento statistico, così da levarci subito l’incombenza numerica; 8 imprenditori su 10, alla nostra domanda quale tipo di rapporto esiste tra voi e le banche locali, hanno risposto: “Nessuno”, mentre la totalità del campione esaminato ha posto come condizione sine qua non, per raccontarci le sue vicissitudini, di rimanere anonima. Ci teniamo a mettere subito in risalto questi due elementi perché vi ravvisiamo i due estremi di un malessere profondo, di una situazione limite dinnanzi alla quale si trovano alcune tra le aziende più importanti della nostra zona. Se da un lato vi è la voglia degli imprenditori di raccontare, di denunciare, di far emergere tutto il disaggio e l’incapacità di relazionarsi e di collaborare con le banche, dall’altro vi è la volontà di non essere menzionati, di non collegare direttamente le loro storie a una faccia, un nome, un’attività riconoscibile, per u'atavica paura di peggiorare ulteriormente quel rapporto, peraltro già nullo, con gli istituti di credito, per un serpeggiante timore di incorrere in ritorsioni che potrebbero ledere ulteriormente la loro, già difficile, capacità produttiva. Esaminiamo qualcuna delle loro storie, iniziando da un’impresa operante nel settore gastronomico. L’imprenditore Dioniso, nome di fantasia come tutti gli altri che seguiranno, dato per comodità e per adeguarci a quella moda di Yankee di dare uno pseudonimo ad ogni cosa, ci racconta un sogno. Il sogno di un’azienda che, mettendo la sua base nel territorio della Locride, vuole operare a livello globale, muovendosi tra la distribuzione classica e le enormi potenzialità del commercio online. Un sogno da più di due milioni di euro di investimento personale, mai supportato dalle banche nei quali i fondi risiedevano. Dioniso lamenta in particolare la completa mancanza di interesse delle società bancarie nei confronti dell’azienda creata. Nessun sopralluogo per verificarne le potenzialità, nessuna concessione di un fido agevolato e coerente con i capitali investiti e con il giro d’affari che ne scaturisce, nessuna volontà di investire su un’economia reale, tangibile e radicata nel territorio, capace di produrre benessere per il suo proprietario e per i dipen- denti che vi operano. Passiamo al settore dell’edilizia. Efesto lavora da oltre 30 anni con una sola banca, situazione strana per un imprenditore che dirige una grossa azienda, capace di dare lavoro a 100 dipendenti e con un fatturato annuo che ad oggi supera i dieci milioni di euro. Questo rapporto di esclusività nasce dalla personalità di Efesto che ha sempre considerato, almeno fino al 2008, il rapporto con la sua banca come un rapporto di amicizia, nato e cresciuto come un galante sodale vecchio stampo tra gentleman, che collaborano con reciproca stima e rispetto, in modo da tutelare e far crescere vicendevolmente i propri profitti. Nessun problema, tutto bene, almeno fino alla grande crisi. Un mancato pagamento di parte dell’Iva, e la conseguente richiesta di rateizzazione dell’importo, così da poter superare quella globale sofferenza, nella quale sono piombate quasi tutte le aziende nazionali e internazionali, senza rifarsi sui suoi dipendenti, senza dover licenziare quegli uomini che conosce uno per uno, quei padri e quelle madri di famiglia, per cui anche solo il ritardo nel pagamento di un singolo stipendio, avrebbe generato una difficoltà quasi insormontabile da inizio a un vero e proprio calvario. La banca cede la pratica a Equitalia; gli importi dovuti raddoppiano; vengono ipotecati gli immobili a garanzia della cifra dovuta, cifra inferiore al 5% del valore immobiliare ipotecato. L’impresa, pur ricominciando a realizzare profitti consistenti, in breve tempo viene considerata in sofferenza e le vengono negati fidi e garanzie sulle obbligazioni. L’amico fedele, il socio stimato da Efesto si trasforma in carnefice, il loro reciproco rapporto involve. Ancora oggi la banca di Efesto è il semplice contenitore, necessario per legge, del suo capitale aziendale, un ufficio che non garantisce più nessuna obbligazione, non concede più alcun fido, ma si limita a gestire le transazioni con i clienti e i pagamenti, necessariamente in saldo attivo, dei fornitori. A sentire queste storie sembra che nella Locride per fare impresa, per resistere senza aiuti bancari e dovendo accettare forme contrattuali avvolte del tutto svantaggiose, nella più completa e totale indifferenza sociale degli istituti di credito nei confronti delle aziende locali, non bastino uomini comuni, non siano sufficienti imprenditori valenti e capaci, ma siano necessarie figure quasi mitologiche. Ecco perché, giocando un po' con gli pseudonimi, nel rispetto del sacrosanto diritto delle nostre fonti di rimanere anonime, abbiamo voluto dare agli imprenditori intervistati dei nomi fittizi derivati dai miti pagani e riconducibili, o almeno avvicinabili, ai macro-settori economici nei quali operano. La prossima settimana vedremo che aria si respira nel settore dei rifornimenti all'ingrosso di beni di consumo e in quello ludico-ricreativo. CULTURA LE“INFIORATE”DI MONASTERACE Anche quest’anno il comune di Monasterace tornerà ad essere teatro di una delle manifestazioni più affascinanti e coinvolgenti dell’intera Locride. Il 29 maggio si terrà la XI edizione della tradizionale Infiorata; un evento che, nel corso degli anni, è diventato un punto di riferimento imprescindibile del turismo religioso. Una manifestazione, organizzata dalla Pro Loco Monasterace, che vedrà diversi angoli del paese ricoprirsi di fiori e di colori: le strade e i vicoli saranno impreziositi dalle meravigliose composizioni floreali sapientemente realizzate dagli infioratori monasteracesi. Sarà un momento, coincidente con il Corpus Domini, magico, dove sacralità, fede, arte e natura s’incontrano piacevolmente disegnando nelle strade pitture con i fiori e i semi. Un mix di sentimenti e di voglia di fare che ogni anno ripete il miracolo dei tappeti di fiori. È un momento di gioia, di aggregazione, che rende le Infiorate luogo di verifica del tessuto della comunità locale, sia per la comunanza e collaborazione che si creano nelle notti precedenti alla processione del Corpus Domini, sia per i rapporti che si intessono tra i gruppi partecipanti e il resto della città nei giorni di preparazione. E in effetti è tutto un collaborare: dal Comune alle Associazioni, dalla Pro Loco ad ogni singolo cittadino. Il lavoro vero e proprio di allestimento comincia venerdì pomeriggio, quando vengono posizionati i bozzetti lungo le vie da infiorare e i gruppi di Infioratori cominciano a prepararsi. Poi, come in un mosaico, ogni fiore, ogni seme va a collocarsi al suo posto. Si infiora per due notti di seguito, senza sentire la stanchezza, consci del risultato che stupirà tutti. I soggetti sono rigorosamente di ispirazione religiosa: l’edizione di quest’anno è ispirata al tema della Misericordia di Dio per il Giubileo Straordinario indetto dal Santo Padre. Intense e indescrivibili le emozioni negli anni di attività che corrono dal Giubileo del 2000 a quello del 2016. L’evento è reso possibile grazie alla generosità delle aziende florovivaistiche, dei cittadini, dei fedeli e dei soci della pro Loco IL TEMPIO, che da diversi anni operano con spirito di dedizione e sacrificio trasformando la manifestazione in un momento di grande attrazione e forte coinvolgimento. L’Oratorio Don Bosco ormai da anni affianca la Pro Loco nei momenti dell’organizzazione. Numerosi i gruppi organizzati: dalle associazioni ai volontari di tutte le età che ogni anno vogliono vivere puntualmente il rito dell’Infiorata a Monasterace: evento unico, atto di amore collettivo, rapporto speciale con fiori, colori, profumi, magia di ritrovarsi insieme. Ai lavori parteciperanno anche gruppi di ragazzi immigrati provenienti dai Paesi africani, segno che questo evento vuole dare un messaggio concreto di integrazione e solidarietà. Tutta la collettività è coinvolta: prima nella raccolta dei fiori, poi nella fase dello speluccamento, infine nella “infioratura dei quadri” durante le due “notti dei fiori”, fase che terminerà la domenica mattina quando i capolavori d’arte potranno essere ammirati nel loro splendore. L’Infiorata a Monasterace è una forma di cammino spirituale, omaggio di fede collegata alla celebrazione Cristiana del Corpus Domini con la processione del S.S. Sacramento dove emerge chiaramente lo spirito religioso. L’aspetto di maggior rilievo di tale iniziativa è quello della sincera collaborazione tra centinaia di persone che per un certo periodo si trovano a lavorare insieme con spirito di sacrificio, altruismo e sincerità d’animo: è in questi momenti che Monasterace si riscopre comunità. Per l’edizione 2016 la Presidenza della Regione Calabria, considerato il meritevole apprezzamento dello scopo culturale, artistico della manifestazione e in coerenza con le finalità istituzionali della Regione Calabria e con i principi di crescita sociale e culturale della comunità calabrese, ha concesso il Patrocinio gratuito con l’autorizzazione all’utilizzo del logo istituzionale della Regione Calabria. IL MONDO VISTO DA SOTTO Walter Pedullà racconta gli scrittori calabresi del‘900 Ponendo termine a una discussione forse fin troppo a lungo trascinata, Pedullà chiarisce che non esiste una “letteratura calabrese”. Quella, al massimo, definisce un magma di scrittori che nascono e muoiono mediocri e locali. Questo forse uno dei punti più interessanti della presentazione del saggio Rubbettino “Il mondo visto da sotto”, che Pedullà scrive in una fase ultima della sua carriera, durante la quale si tirano le somme di mezzo secolo di letteratura scritta da calabresi. Cinque opere in corso, Pedullà non abdica al suo ruolo di maestro, anzi, con freschezza quasi fanciullesca si fa trascinare in aneddoti e opinioni, finalmente rivelabili, al microfono della Saletta Rossa della libreria Calliope di Siderno, delicatamente ricamati da Maria Teresa D’Agostino, come sempre fluida nel tenere il fil rouge di discorsi impegnativi e soggetti a digressioni. Non si può che concordare con una visione della letteratura che taglia fuori ciò che non è veramente elevato, una visione forse elitaria, ma di certo più volta all’ “ardua sentenza” dei posteri, che non alle misure larghe di un mercato locale o indulgente verso la massificazione letteraria. Secondo Pedullà il successo di uno scrittore è coniare un termine che porti il suo nome, ad esempio “pirandelliano”, “alvariano” :quando soggetto diventa universo. Come un botanico che individua una nuova specie di pianta e le assegna il proprio nome, così uno scrittore conquista uno “stile”, unico, personale, originale. Anche Claudio Magris spiegò –con una icastica immagine- che il vero scrittore è colui che i sé lascia vedere una minima parte, come un iceberg, che affonda in acque gelate tutta la sua massa. In questo senso la letteratura, quella vera, deve parlare a tutti: calabresi, veneti, americani, cinesi. Perché, come Arte, non è altro che l’esplorazione delle infinite pieghe dell’Umanità. L. Z. Il 5 giugno Siderno acquista valore con il fitwalking L'A.S.D Calabria Fitwalking, insieme con l'associazione YMCA Siderno, organizza, per Domenica 5 giugno, dalle ore 16:00 alle ore 20:00 il 1° Siderno Fitwalking, evento ideato per proporre delle nuove attività e restituire dinamismo al lungomare e alla Città di Siderno garantendo l’afflusso di numerosi partecipanti ad apertura della stagione estiva. La MISSION è di avvicinare il più possibile i giovani alla pratica del fitwalking e sensibilizzarli per la realizzazione di progetti con scopi sociali. Oggi al Polifunzionale di Siderno una mostra felina fuori dagli schemi Si terrà oggi domenica 15 c.m. alle ore 17,00 presso il Centro Polifinzionale di Siderno una mostra unica in tutto il territorio calabrese, che si discosta nettamente dalle classiche esposizioni feline con gatti di razza, tenuti per giorni in teche di vetro al solo scopo di far conoscere razze sempre più selezionate. Questo genere di esposizioni nasconde delle subdole forme di sfruttamento, dove i gatti vengono mercificati, esposti e giudicati e, a seconda del loro piazzamento, guadagnano una valutazione come riproduttori, andando ad alimentare l'ignobile mercato di essere viventi. Una giuria qualificata e composta da esperti giudicherà tre categorie di Gatti: cuccioli, meticci (oggi detti europei) e di razza. Questo al fine di non pregiudicare i gatti meticci nei confronti dei cucciolotti e di quelli di razza. Si ricorda invece che il fine dell'Associazione O.L.A. è di informare le persone che gli animali devono essere trattati come esseri senzienti e che non andrebbero comprati, fatti accoppiare selezionando la razza per poi venderne i cuccioli, ma andrebbero solo adottati tra quelli che han bisogno di una casa. A tal fine, all'interno della mostra, vi sarà uno spazio dedicato alle adozioni, sia di privati che di gattini abbandonati presso la Prima colonia felina della locride censita presso il Comune di Siderno. Le iscrizioni inizieranno alle ore 15,00 presso il Centro polifunzionale, ma si consiglia ai partecipanti la preiscrizione presso i negozi pet presenti sul territorio per evitare di far restare a lungo il micio all'interno del trasportino. Naturalmente sarà un'ottima occasione per tutta la famiglia, per trascorrere un pomeriggio assieme con i nostri amici a quattrozampe e la serata sarà allietata da buona musica del duo Chitarra "Gulino e Locanto" e ascoltare interessantissime relazioni del dr. Franco Romeo, ginecologo dirigente ASP, del dr. Valerio Bianchini, responsabile veterinario area sud Trainer, della dr. Debora Gattuso, veterinaria e del dr. Salvatore Benvenuto e dell'assessore alla cultura del comune Ercole Macrì. A tutti i partecipanti verrà consegnato un omaggio Trainer. www.larivieraonline.com Lo scorso fine settimana si è svolta a Stignano la Fiera dell’opportunità, un’evento che ha messo a confronto cittadini e istituzioni riscuotendo il senso civico della comunità. Enza Beltrone, una delle organizzatrici, ci ha spiegato in che cosa l’evento consista e quali speranze può dare alla Locride. SOCIETÀ “ DOMENICA 15 MAGGIO 19 Fiera dell’opportunità: crescere è una questione di consapevolezza Per instaurare un confronto, la fiera è stata suddivisa in Tavoli Aperti di Discussione che hanno toccato temi civico-sociali interessanti per i cittadini. li scorsi 6, 7 e 8 maggio si è svolta a Stignano la 1ª Fiera dell’opportunità, un’evento organizzato dall’associazione Alia Nova con la collaborazione degli assessori di Siderno Ercole Macrì e Bianca Gerace, dell’editore Franco Pancallo, di Antonio Rinaldi e dell’assessore regionale Federica Roccisano. Ma che cos’è, in concreto, una fiera dell’opportunità? L’abbiamo chiesto ad Enza Beltrone, stignanese ed esponente dell’associazione promotrice dell’evento. «Come sarà facile intuire non si tratta di una fiera nel senso stretto del termine - ci ha spiegato - ma piuttosto di un evento al centro del quale viene posto l’individuo promuovendo la sua coscienza critica e riavvicinando, lui e l’intera comunità, agli interessi che dovrebbero essere propri di una società civile. Mi riferisco all’informazione e alla formazione del cittadino eseguita attraverso un confronto a giro stretto con politica, imprese e organi di stampa, attori che dovrebbero garantire la civiltà di una società ma che, oggi, tendono più che altro a renderla “schiava”. «Proprio per cercare di instaurare nuovamente questo confronto, comunque, la fiera dell’opportunità è stata suddivisa in TAD, Tavoli Aperti di Discussione, che hanno toccato temi civico-sociali differenti e che hanno catturato, con nostra grande soddisfazione, l’attenzione di una buona fetta della popolazione locridea». La Fiera dell’opportunità, benché abbia avuto un patrocino gratuito da parte del Comune di Stignano, che ha ospitato con sapiente lungimiranza l’evento e offerto i buffet, non ha trovato appoggio istituzionale, fatto salvo quello degli sparuti amministratori che si sono resi disponibili a collaborare in prima persona con Enza e l’associa- G zione Alia Nova. Lo stesso evento, ci è stato raccontato, ha una storia travagliata, che trova origine diversi anni fa, quando la cere Stignano a proporre questa Fiera in occasione del bicentenario del paese. Con il senno di poi, però, mi sono resa conto che i La fiera coinvolge le parti, crea un ambiente difestaeavvicinalepersoneimponendoinmaniera “gentile”, la discussione sulle tematiche sociali. Beltrone cercava di convincere il proprio paese a costruire una rete con i vicini Placanica e Riace attraverso una serie di eventi e iniziative che stimolassero gli interessi sociali e culturali dormienti dei propri concittadini. «Comprendendo di non poter fare tutto da sola - ha continuato Enza - ho coinvolto nel progetto Lidia Paolillo cercando di convin- tempi non erano ancora maturi e, vista la poca ricettività in merito alle ricadute positive che un evento del genere potesse avere sulla nostra terra da parte delle istituzioni, che l’organizzazione andava perfezionata. Per questo ho ideato la fiera: è un evento che coinvolge le parti, crea un ambiente di festa e avvicina le persone stimolandole anche in un ambiente dove tutto è apparentemente Piazza Cavone, il belvedere di Siderno Superiore Nata da una necessità strutturale, quella di eliminare un terreno malamente utilizzato e di ampliare la strada provinciale adiacente, piazza Cavone è stata inaugurata qualche giorno fa sotto gli auspici della rinnovata amministrazione comunale di Siderno. Già da anni era in pectore l’idea di ammodernare e abbellire l’ingresso di Siderno Superiore, centro storico del Comune, ma solo nel 2008 viene definito il progetto esecutivo, grazie all’impegno del prof. Aldo Caccamo, a cui è assegnata la delega alle problematiche di Siderno Superiore. Da segnalare già nel 2005 una solida partecipazione della Provincia, presieduta dall’oggi sindaco Pietro Fuda. Piazza Cavone è ancora in divenire, sarà arricchita da piante e vegetazione, oltre che adeguatamente illuminata. Una richiesta esaudita per i cittadini di Siderno Superiore, che hanno un ulteriore punto di aggregazione, in prossimità del belvedere che affaccia sul bellissimo panorama che abbraccia parte della costa dal morto. Infatti, ed è l’aspetto più importante, impone, anche se in maniera “gentile”, la discussione sulle tematiche sociali». Il sogno di Enza sarebbe stato quello di coinvolgere tutti i paesi della Locride nella Fiera dell’opportunità ma, constatando fin da subito una certa resistenza a instaurare questo tipo di collaborazione tra comuni, si è accontentata di coinvolgere solo il proprio paese nella speranza che il successo di questa prima edizione possa, in futuro, attirare gli interessi degli altri. «Anche tra gli stessi stignanesi c’è stato molto scetticismo in merito all’evento - ha detto la Beltrone - Solo nell’ultima giornata abbiamo visto più gente del luogo avvicinarsi ai TAD che, invece, hanno riscosso moltissimo successo tra i giovanissimi. Particolarmente interessante, ad esempio, è stato il confronto con il sindaco di Riace Mimmo Lucano, con il quale adesso vorremmo far partire una collaborazione che permetta di rilanciare l’associazionismo sportivo del nostro territorio, oggi limitato a porto di Roccella fino alla marina di Siderno. La voce corrente è che la vista sarebbe stata ancor più bella se la diga fosse stata piena, ma date le attuali condizioni dell’opera, non si sa se questo sarà possibile o meno. In piazza Cavone avrà una importante funzione l’acqua, che è potabile, e che verrà indirizzata presso la fontanella cosiddetta “di Nettuno”, che è stata trasportata dalla zona della chiesa di San Carlo, dove in molti andavano a far scorta, con un certo disagio per la viabilità. A que- sto problema si è posto rimedio, grazie anche all’impegno materiale da parte del comune, alleggerendo un punto trafficato del Centro Storico. Piazza Cavone è già divenuta un punto di incontro per giovani e anziani, e con il tempo diverrà certamente uno dei punti più frequentati della città, un piccolo “landmark”, nonché il suo più bel biglietto da visita. La Redazione pochissime discipline e mai veramente formativo. Ma anche il confronto con l’onorevole Cova, con il quale i ragazzi hanno potuto parlare a tu per tu, è certamente stata un’esperienza senza eguali, che ha contribuito a generare quel clima di entusiasmo che non ci fa vedere l’ora di organizzare la prossima edizione!» Jacopo Giuca Staiano riceve il Jazzit Awards 2015 Al sesto posto del premio Jazzit Awards 2015, che viene assegnato ai migliori direttori artistici di jazz, si è classificato Vincenzo Staiano del Festival Jazz di Roccella. Il direttore Staiano condividerà questo importante riconoscimento con la direttrice Paola Pinchera. Salvatore Crinò di nuovo ai giochi matematici dell’Università Bocconi Salvatore Crinò, per il terzo anno consecutivo, approda alle finali nazionali di giochi matematici dell’Università Bocconi di Milano. Migliorando di anno in anno, Salvatore è approdato anche questa volta alla fase finale dei Giochi, durante i quali dovrà vedersela con studenti provenienti da tutto il mondo. Non possiamo che fare i nostri migliori auguri al piccolo Salvatore, figlio del sindaco di Casignana Antonio. CULTURA www.rivieraweb.it DOMENICA 15 MAGGIO 21 RICORDANDO IL PROSSIMO 19 MAGGIO AVREBBE COMPIUTO 92 ANNI ono passati cinque anni dalla morte di Rocco Ritorto. Era il 14 agosto 2011. Era nato a Caulonia nel 1924 ed è vissuto per molti anni a Siderno, paese della madre. È stato insegnante, poeta, scrittore, saggista, giornalista, politico. Un giornalista di grande caratura, che aveva dato lustro negli anni sessanta e settanta al radio giornale e al telegiornale di RAI Calabria. Piero Ardenti, direttore del Giornale di Calabria, lo volle nella sua squadra, apprezzando sempre i suoi interventi, specie quelli, proverbiali, sulla inderogabilità di una guerra a tappeto, totale, alla ‘ndrangheta, a 360 gradi. Fu anche una delle firme più apprezzate del settimanale “La Riviera”, che ospitò molti suoi saggi letterari che spaziavano dalla storia alla poesia, dalle biografie dei nostri uomini illustri, alla Massoneria (di cui fu studioso tra i più profondi e stimati in Italia), e da cui si scagliò con i suoi j’accuse contro le consorterie politico-affaristiche che sviliscono e offendono, ieri come oggi, il concetto di societas in questo lembo d’Italia. Anche la politica lo vide protagonista. Era socialista, un socialista d’antan, di quelli che si rifacevano al socialismo utopistico di fine ottocento, avendo la sua militanza come fine la giustizia sociale, come mezzo la socializzazione delle risorse economiche e come sistema di vita la collaborazione, la fratellanza, l’amore tra gli uomini, declinanate in tutte le loro accezioni. Nei suoi scritti traspare sempre una grande delusione verso quel mondo politico nazionale, ma soprattutto locale, che, oscurando tre millenni di storia e di civiltà, a volte percorsi con fatica, ma sempre esaltanti, ha relegato ogni giorno di più la Calabria, la “sua” Calabria, e i calabresi, ai margini del vivere civile. Parlare di tutta la produzione di Rocco Ritorto sarebbe per noi velleitario, richiederebbe altri scenari e, soprattutto, altri critici, molto più dotati di noi, che oltretutto critici non siamo. Per questo motivo cercheremo di evidenziare soltanto qualche aspetto della sua ars poetica dialettale, anzi vernacolare (poi cercheremo di spiegare il perché di questa distinzione). La questione del dialetto, ovvero l’idioma parlato in zone ristrette di determinate comunità nazionali, fu particolarmente sentita dai greci, i primi, nel periodo alessandrino, ad avvertire il bisogno di una lingua comune, κοινὴ διάλεκτος (comune perché si tratta della prima forma di greco indifferenziata, contrapposta alla frammentazione dialettale dell'età classica), conseguenza dell'espansione della civiltà greca ad opera di Alessandro Magno che portò questa lingua nei territori conquistati, che fosse in grado di ricondurre a un unico codice comunicativo la molteplicità dei linguaggi parlati. A fronte della lingua letteraria scritta, ufficiale e ricca di una tradizione largamente consolidata, si è sempre contrapposto un uso del linguaggio parlato, il dialetto appunto, che, espressione delle varie zone di appartenenza, è sempre stato visto come un idioma limitato, inferiore, d’uso quotidiano, del tutto marginale, insomma, rispetto alla lingua ufficiale. Invece di riconoscere l’indipendenza dei dialetti dalla lingua comune e la loro intrinseca poeticità si è spesso preferito sottolinearne la poca correttezza formale, l’irregolarità e la povertà espressiva. Ebbene, su tali pregiudizi si fonda l’opinione, ancor oggi abbastanza condivisa, della subalternità del dialetto. No!, scriveva Rocco, l’uso del dialetto va non solo recuperato e salvaguardato, ma incentivato. La valorizzazione di poeti straordinari come Ritorto, Trichilo, Pelle, Coniglio, S mino” di riscoperta delle “radici”, rappresentate sia dal ”ricordo”, che è trasfigurazione fantastica e, quindi, patrimonio del sentimento, sia dalla “memoria”, che è patrimonio della storia, se si vuole dare un futuro alla identità sociale e culturale di una regione che sta perdendo molte delle sue specificità. Scriveva Rocco Ritorto: Credo che oggi, il patrimonio vernacolare calabrese risenta anche della disattenzione da parte di coloro che dispongono degli strumenti giusti per farlo contare nel mondo culturale per ciò che veramente vale, valore che non trova la funzione e il merito nei concorsi indetti in occasione di feste e manifestazioni varie estive che non sottovaluto, ma che di rado vanno oltre i confini del folklore, mentre dovrebbe altrimenti essere vivificato. Non a caso il poeta parla di vernacolo. Molto spesso, continua Ritorto, usiamo i termini dialetto e vernacolo come se l’uno valesse l’altro, mentre che non è così, considerando che la loro semantica non è identica, intendendosi per dialetto la lingua parlata dai residenti di una regione o area geografica e, per vernacolo, quella propria di un paese che si differenzia dal dialetto comune. E in Calabria, eredità delle poleis magnogreche, in ogni paese, anche se piccolo e magari conurbato con altri paesi, la parlata è completamente diversa da quella dei paesi viciniori (vedi, per esempio, la differenza, a volte molto profonda, tra le parlate di Locri, Siderno, Gioiosa e Roccella). Nel difficile processo di salvaguardare il nostro passato è necessario, innanzitutto, il recupero della memoria. Il nostro presente non è che la sintesi, nel bene e nel male, di tutta la nostra storia. Il passato deve, quindi, essere conservato e integrato nel presente e costituisce la base per la costruzione del futuro. Per queste ragioni la civiltà contadina non va rimossa come retaggio antistorico, ma va recuperata e trasformata in linfa vitale, capace di dare nuove motivazioni alle nuove generazioni. A noi oggi si presentano tante opportunità di interagire con mondi diversi dal nostro, ma spesso non lo facciamo, per pigrizia mentale, per superficialità, perché stiamo smarrendo le coordinate del vivere civile, da cives siamo diventati subiecti, passivi, inerti, e quindi non riusciamo ad orientarci ed integrarci in un mondo divenuto complesso e complicato, percepito il più delle volte come estraneo. Questo distendersi all’indietro per potersi tuffare in avanti abbisogna del coraggio della memoria. Gli antichi odori, i sapori, i suoni, le onomatopee, le sensazioni, gli stati d’animo, rappresentano un microcosmo che, se recuperato e rivissuto, potrà rappresentare il lievito e insieme il collante che dà significato al presente consentendoci di ritornare ad essere protagonisti e, da protagonisti, affrontare il futuro, sicuri di poterlo vivere con dignità. Il passato, ricostruito e cantato da tanta nostra poesia dialettale è dolce nella memoria come ogni autentica poesia lirica; è scomodo, però, per chi non ha il coraggio, la forza, la voglia e la capacità di ricordare. Certo la nostra civiltà contadina non va certo mitizzata, resta, però, ancora indispensabile all’uomo d’oggi per contribuire alla costruzione di una società planetaria non omologata e trasformata in una pura forma logica, in un semplice guscio, per dirla con Pirandello. Se riusciremo a capire il nostro passato conservandone quella parte che merita di essere trasmessa, se sapremo percorrere, senza smarrirci, i viottoli ed i sentieri intricati che dai mondi particolari portano verso una cultura sempre più universale, conservando la nostra identità, potremo difenderci dai processi di omogeneizzazione in atto che sono sotto i nostri occhi, per entrare dalla strada principale, da attori e non da comprimari, nel villaggio globale della Nuova Storia. Franco Pancallo ROCCO RITORTO, UN PROTAGONISTA Mazzaferro, Filocamo, solo per citarne alcuni, possono contribuire a risvegliare le coscienze calabresi perché si riapproprino della loro dignità sopita ma mai perduta, perché abbiano gli occhi rivolti al presente e al futuro, che sarà il presente dei nostri figli, ma le orecchie attente al passato, ad ascoltare, anzi a “sentire”, i cunti delle nostre nonne, i valori dei nostri pappù, il vociare nelle rughe nei nostri paesi, il crepitìo dei vecchi focolari domestici, intorno a cui spesso si scioglieva la musa dei nostri poeti; una musa campagnola, agreste, esaltarice dell’amore, della famiglia, dell’onestà, del lavoro, del rispetto dell’altro. Con questo non vogliamo rappresentare il nostro passato quasi come un regno di Bengodi, popolato da Calandrini che vanno in cerca dell’elitropia, sereno, bucolico, quasi fiabesco, ma solo evidenziare che, pur con le riserve che debbono essere tenute in conto per tutte le difficoltà e le contraddizioni che lo hanno attraversato, il nostro passato si è “nutrito” anche e soprattutto di valori autentici, addolcendo i travagli di una esistenza spesso stentata, ma certamente più “idilliaca” di quella del mondo d’oggi; dove termini come “omogeneizzazione” e “omologazione” sono gli imperativi categorici che informano la nostra vita. Dove il concetto liberale che la mia libertà finisce là dove comincia la tua, è oscurato dalla prevaricazione dei potentati economici planetari, dalla pervasività del “grande fratello”, e poi, a cascata, del grande cugino e di tutti gli altri parenti… Scriveva Saverio Strati, nella presentazione dell’opera di Ritorto “A hjaratta”: «Un motivo che accomuna i poeti dialettali calabresi, è l’inno che essi intonano, come in un coro, alla bellezza impareggiabile della Calabria che ha il mare più stupendo, l’aria più fine, le montagne più verdi e più aspre, insomma tutto è ‘na pojsìa’. Questa componente va sentita come atteggiamento emozionale e affettivo, come attaccamento forte alla propria terra che è poi la nostra madre. E allora ad metalla calabresi, sembra incitarci Rocco Ritorto, salvaguardiamola veramente questa terra, la sua lingua, le sue tradizioni millenarie, i suoi valori di Nei suoi scritti traspare una grande delusione verso quel mondo politico che ha relegato ogni giorno di più la Calabria, la“sua”Calabria, e i calabresi, ai margini del vivere civile. civiltà. Abbandoniamo finalmente il nostro malnato “jus murmurandi et borbottandi”. Liberiamoci di quei macigni che ci opprimono, di quei lacci e lacciuoli, di quelle catene che sono le ‘ndrine (dalla ‘ndrangheta per così dire ormai “istituzionale”, a quelle collaterali, informi, grigie, silenziose, pervasive, senza lupara e senza “coppole storte”, anzi in cravatta e doppiopetto scuro). Ritorto il ieri e l’oggi li mette a confronto anche per gusto di polemica, per tirare fendenti contro gli artefici dei mali che affliggono la nostra società, per debellarli, come diceva Campanella, di cui Ritorto è stato un grande esegeta, per troncarli alla radice. Ma è solo l’incipit del suo tessuto poetico, che sottende un altro tutt’altro che secondario intento: una voglia irresistibile di riprendersi il passato, rifugiarvisi per ritrovare il tesoro sentimentale che nessuno e tanto meno il poeta è disposto a ritenere definitivamente cancellato dallo scorrere del tempo, per ricrearsi e rinnovarsi e da cui attingere nuove energie vitali. Non c’è però, nella poetica di Rocco, rimpianto del tempo passato che si vorrebbe ancora presente, (… quod perisse vides, perditum ducas), perché la storia non si ripete mai, si ripropone e sempre con connotazioni diverse. C’è il lui nostalgia, dolore del ritorno, disìo dantesco (era già l’ora che volge il disìo ai naviganti, e ‘ntenerisce il core lo dì c’han detto ai dolci amici addio), saudade lusitana, cioè ricordo nostalgico di un bene assente che si ha forte il desiderio di rivivere. Perché la storia di ognuno di noi è bello farla rivivere nella nostalgia dolce del ricordo, mai nel rimpianto, in una dimensione quasi mistica, come accettazione del passato e fede nel futuro. La sua poesia crea una pressione emotiva toccante; penetra lieve nell’animo, si adagia, rapita, sull’osservazione della realtà, ascolta la memoria, il sentire del corpo, i ricordi quasi subliminali che il passato, col suo saluto di addio malinconico ad ogni tramontar del sole, gli trasmette ogni giorno, nel “suo” dialetto, dando un’interiorità sanguigna a questa nostalgia. Questa è la fonte da cui sgorga quel suo senso romantico della critica, della provocazione, della polemica, dell’amore che connota i suoi versi a volte scanzonati, sornioni, spesso burberi, qualche volta irriverenti, ma sempre, comunque, dolcemente schietti e attuali. Tutto questo lo fa, Ritorto, con una esuberante e scattante freschezza di versi, col cuore colmo di sentimento che non tracima mai nel sentimentalismo, con uno stampo narrativo sciolto e incalzante. Tutto lo interessa e lo coinvolge. Spazia dai piccoli avvenimenti della vita sociale, ai problemi della famiglia, alla vita politica paesana; parla di ”gnuri”, di “patruni”, degli emigranti, della vita e della morte, del “mundu puttanu”, dove un calciatore è ceduto per cinque miliardi mentre il contadino il suo porco a stento lo ha venduto “mancu a milli liri ‘u chilu”. Da qui l’imprecazione: “Mundu pputtanu, ‘ngrassa ed arricchi cu’ non faci nenti, e cu’ lavura resta ‘nu pezzenti!”, mettendo in evidenza la disparità sociale e la furbizia dei soliti sfruttatori ai danni della gente umile, onesta e laboriosa. Ieri come oggi!!! È l’eterno ritorno dell’identico, che ci obbliga alla fatica del concetto, come avrebbe d e t t o Hegel, cioè fare i conti con la realtà, per combatterla e cambiarla quando è necessario. Quanta amara attualità nelle sue parole! Dai piccoli ai grandi accadimenti di ogni giorno, da episodi in apparenza trascurabili, egli sa trarre, con la sua vis pungente e raffinata, quadretti di vita quotidiana che spesso fanno si, sorridere, ma castigant, ridendo, mores. La sua poesia è vicina agli umili perché viene dal cuore e parla al cuore… Rileggere, studiare, far conoscere i versi di poeti come Ritorto, questa sarebbe una straordinaria operazione culturale per l’apprendimento di valori semplici ma immensi, che i giovani forse ancora non conoscono e che i meno giovani hanno colpevolmente dimenticato. Sappiamo quanto è tortuoso, lungo e disseminato di difficoltà il percorso da compiere, ma è assolutamente necessario intraprendere questo “cam- A chi sosteneva la subalternità e la povertà espressiva del dialetto, Rocco rispondeva che l’uso del dialetto va non solo recuperato e salvaguardato, ma incentivato. RIVIERA Cavalluccio Marino (Ippocampo) La foto rappresenta un esemplare immortalato durante un’immersione notturna nei pressi di Siderno. Si tratta di un maschio ma durante l’esplorazione a pochi metri ho fotografato anche la femmina. Speriamo in un accoppiamento ai fini di incrementare questa specie diventata ormai rara nei nostri mari! Carlo Codispoti Pettine Artistico Fatta la gavetta in quel di Siderno, Marco Minnella si prepara alle fashion week milanesi improvvisando un salone da parrucchiere all’aperto in quel di piazza Duomo. I protagonisti siamo noi! Il creatore di storie Anton Milicia sorride sornione al nostro obiettivo già pensando al modo in cui ucciderci nel suo prossimo thriller. Pipe al porto Maurizio Mesiti e Pasquale Vozzo sfoggiano la loro elegantissima pipa in una splendida giornata di metà primavera al porto di Roccella Jonica. Calciatori d’altri tempi Poeticamente seduti su un muretto, Franco Martino, Rocco Loccisano, Gaetano Mazzone, Luigi Zannino e Vincenzo Denaro osservano serenamente il nostro fotografo. Il tempo, inclemente con i corpi, non ha mutato l’animo di questi eterni ragazzi. Forti di agrumi Luigi Rubino posa in compagnia del presidente di Coldiretti Calabria Pietro Molinaro. Due menti eccelse si incontrano per dare una svolta all’agricoltura della Locride e della Regione. Le due Zeta dell’agricoltura Il professore Zappia e Stefano Zirilli parlano di agricoltura in attesa del discorso del ministro Martina a Catanzaro. Fine pena mai! Nuove leggi sui procedimenti penali. Tra poco rimanere invischiati in una causa sarà peggio che subire la condanna! Luce e colori Vincenzo Lizzi e Diego Tamburrini,l’allievo e il maestro, posano con le rispettive compagne in questa assolata foto! Libri che passione!!! Santino Salerno e Luigi Franco vivono a pane e libri ma, per nostra fortuna, anche di eventi mondani, altrimenti sarebbe ‘na tragedia incontrarli! Nipote d’arte L’omonimo nipotino di Ilario Ammendolia si mette in posa in questa bella foto in cui sa come mostrare il suo stile! SETTIMANALE www.larivieraonline.com Due sogni is megli che one! Aldo Caccamo tasta con piede il suo sogno: una piazza Cavone restituita in tutto il suo austero splendore alla cittadinanza di Siderno Superiore. Per quanto potesse sognare in grande, tuttavia, mai avrebbe pensato di trovarsi lì con Giuseppe Figliomeni! Sinistre opposte Il segretario Regionale del PD Sebi Romeo inganna l’attesa in vista di un importante convegno grazie alla compagnia del consigliere regionale ed esponente di SEL Gianni Nucera. Confronti rivieraschi Walter Pedullà discute animatamente con alcuni amici tenendo ben stretta la sua personalissima copia giornale. nostro del Speriamo che la sua lettura non riscaldi ulteriormente gli animi! DOMENICA15 MAGGIO 23 Pittore d’arte sacra In questa meravigliosa foto d’epoca osserviamo lo storico artista sidernese Remo Argirò durante la realizzazione della Madonna per la Chiesa di Portosalvo. In posa plastica, il maestro aveva già in mente tutti i particolare del suo capolavoro! Profumo di Gelsomino Aldo De Leo e Bernardo Polverari posano sorridenti dopo aver ottenuto il gradito riconoscimento del Gelsomino d’oro lo scorso 6 maggio. Calabria presente! A Roma è satata costituita una bellissima associazione di calabresi fuori sede dal significativo nome di Calabria è. Lunga vita a questo bellissimo gruppo! Negramaro Un bellissimo scatto di fine concerto per i Negramaro durante il recente concerto di Reggio Calabria. Chiacchiere e saluti Giuseppe Belligerante incontra a Roma Lamberto Dini, senatore della Repubblica fino al 2013 che ha accettato di fare una foto con lui. Tra una chiacchiera e l’altra, ci sono scappati pure i saluti per il sindaco Fuda! Il Fitwalking arriva a Riace Franco Candia, Mimmo Lucano e Fausto Certomà posano al termine della manifestazione che ha portato il fitwalking anche tra le strade del borgo dell’accoglienza! Piazza Cavone Al termine dell’inaugurazione di Piazza Cavone, il DJ Anthony Voice diffonde la sua bella musica per le vie del borgo.