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Perché piangi? Perché piangi?
ANNO LXXIX - N. 1 APRILE 2011 Perché piangi? Gli evangelisti non sono ricchi di particolari nel descrivere l'evento più importante non solo della vita di Gesù ma nientemeno della storia dell'umanità intera: la resurrezione. D’altra parte come potevano descrivere un fatto che non avevano visto, che non avevano assolutamente né previsto, né sospettato? Per loro l'avventura “Gesù di Nazareth” era finita alle tre del pomeriggio del venerdì. Il colpo di lancia, infertogli nel costato dall’ufficiale del picchetto di esecuzione, aveva definitivamente chiuso ogni strada alla speranza di un intervento di Dio. Gesù stesso, dalla croce, con un fil di voce aveva sussurrato “Tutto è finito. Tutto è compiuto!”. Ma se non potevano descrivere con dovizia di particolari l'attimo della pietra ribaltata, lo sciogliersi delle bende e del sudario, la vita che entra nel corpo, Gesù che varca l'antro che per tre giorni lo aveva trattenuto, sono altresì ricchi di particolari nel descrivere paure e turbamenti, sospetti ed intuizioni, visioni di angeli e possibili fantasmi. Descrizioni di fuga e ripensamenti di profezie, possibilità di infatuazioni collettive e certezze che quel che vedevano e ascoltavano era proprio lui: il Risorto. Tante imprecisioni Sono tante le imprecisioni nel loro racconto, sono incompleti nel tramandarci i fatti, tant'è vero che qualcuno potrebbe pensare ad una bugia mal raccontata. Ma sono proprio queste negligenze, queste frasi mal riportate che diventano una garanzia di autenticità. Ognuno dei quattro evangelisti racconta la resurrezione non con la preoccupazione di riportare la cronaca del fatto ma come lui l’ha vissuta in prima persona, come la Chiesa apostolica poi la annunciava alle prime comunità cristiane: diranno infatti i loro dubbi, le loro paure, le loro mancanze di fede “Sconvolti e pieni di paura pensavamo di vedere un fantasma” (Lc 24, 36). Un salto di qualità Gesù si rende conto del salto di qualità nella fede che chiede ai suoi discepoli di ieri e di oggi. Credere a quello che umanamente è impossibile, vedere vivo colui che sanno essere stato morto, essere presente colui che poi sparisce… Sentirsi chiamati per nome come Maria di Magdala e poi inviati in Galilea dove tutto era iniziato… Una tenerezza quasi materna Ma fra i tanti atteggiamenti di Gesù risorto quello che colpisce di più, quello che più affascina e coinvolge è la tenerezza quasi materna che Gesù ha nel presentarsi alle donne, ai discepoli, agli apostoli. Sulla strada di Emmaus: «Perché siete tristi e sfiduciati?» e con pazienza li rassicura spiegando loro le scritture che lo riguardavano. Nel cenacolo: «Perché avete paura? Sono io! Datemi da mangiare…» e dopo averli rassicurati alitò loro il dono dello Spirito Santo. E alle donne andate di buon mattino al sepolcro e a Maria: «Donna, perché piangi?». E la inviò ad annunciare a quel bocciolo di Chiesa nata tre giorni prima nel cenacolo, nella prima celebrazione eucaristica presieduta da Gesù stesso: «Lui, il Signore è vivo, è risorto. Alleluia!». Ancora oggi Ancora oggi si avvicina a noi e ci chiede «Perché piangi?». Perché non c'è speranza in te? Perché soffochi la sete di gioia che è nel tuo cuore? Perché? E ci dice che le nostre lacrime non hanno più motivo di scorrere dagli occhi, che le cose vecchie son passate, che lui fa nuove tutte le cose. Lo sappiamo benissimo che ancora “Cristo risorto appare alla Vergine” nel bel dipinto del Guercino (Cento, Pinacoteca civica). (segue a pagina 2) l’arciprete monsignor Gastone Candusso 1 Perché piangi? (segue dalla prima pagina) oggi ci diranno che stiamo vaneggiando. Che siamo folli, che nulla è cambiato e che nulla cambierà e ci presenteranno ancora le cifre dei morti di fame e di freddo, e delle migliaia di morti per una terra maledetta che trema, per un’onda di mare che spazza via migliaia di vite am mucchiandole nel fango e nei detriti, che sbuccia l’involucro di una centrale atomica che evapora morte per decine di anni… Nulla da obiettare Forse non avremo nulla da replicare a queste e ad altre obiezioni: ragazzine che vengono uccise per il semplice fatto di essere bambine, genitori lasciati morire per impossessarsi dell’eredità, droga e alcol companatico di folli festini, donne messe in vendita al miglior offerente, gerarchie e burocrazie asfissianti e compromesse… O forse potrebbe vacillare la nostra speranza per la morte di cancro di un ragazzo di vent'anni o di una mamma di tre figli ancora piccoli, di vecchi lasciati morire… Tutte queste cose già le conosciamo! Ma lui ha fatto cose grandi. Cose nuove. Ha fatto sbocciare i fiori fra le rocce, sgorgare l'acqua viva dalla pietra. A Pasqua vogliamo dire che per un cristiano il pianto non ha più ragione di esistere. La Resurrezione di Gesù ha disseccato le sorgenti delle nostre lacrime. Riconciliamoci allora con la gioia vera, quella che nasce da quell'uomoDio che conosce da sempre il mio, il tuo, il nostro nome e che da sempre lo pronuncia con indicibile tenerezza. Le luci di un giorno nuovo Che la Pasqua sconfigga il nostro peccato e frantumi le nostre paure, ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi e perfino la morte dal versante giusto: quello del “terzo giorno”. Da quel versante, il luogo del Cranio ci apparirà come il Tabor. Le croci sembreranno antenne innalzate per farci udire la musica del cielo. Le sofferenze del mondo non saranno per noi i rantoli dell'agonia, ma i travagli del parto. E le stigmate lasciate dai chiodi nelle nostre mani crocifisse, saranno feritoie attraverso le quali sorgeranno fin d'ora le luci di un mondo nuovo. l’arciprete monsignor Gastone Candusso Periodico trimestrale della Parrocchia di S. Maria Assunta di Gemona del Friuli fondato nel 1933 - Direttore responsabile Mauro Vale - Autorizz. Tribunale di Tolmezzo n. 163 del 4.4.2006 - Stampa Tip. Rosso, Gemona 2 Tutta la Settimana Santa Domenica delle Palme (17 aprile) 10.00: Benedizione dell'Ulivo in S. Rocco e processione. S. Messa in Duomo Quarantʼore di Adorazione eucaristica in Duomo 15.30: Celebrazione dei Vesperi ed esposizione dell'Eucaristia 16.00: Azione Cattolica e S. Vincenzo 17.00: Terz'Ordine Francescano e Francescani 18.00: Operatori della catechesi 18.45: Benedizione e riposizione del Santissimo 19.00: S. Messa Durante le ore di adorazione c'è la possibilità di confessarsi Lunedì Santo (18 aprile) Quarantʼore in Duomo 9.00-11.00: Adorazione personale libera 16.00: Borgate di Stalis, Gleseute, Gois e Bersaglio 17.00: Borgate di Godo e Maniaglia e bambini delle elementari 18.00: Centro storico 18.45: Benedizione e riposizione del Santissimo 19.00: S. Messa con predicazione del Padre guardiano del Santuario 20.30: ora di Adorazione per le persone impegnate altrove nel pomeriggio Durante le ore di adorazione c'è la possibilità di confessarsi Martedì Santo (19 aprile) Quarantʼore in Duomo 9.00-11.00: Adorazione personale libera 16.00: Borgata di Taboga 17.00: Borgata di Campagnola 18.00: Borgata di Piovega 18.45: Benedizione e riposizione del Santissimo 19.00: S. Messa 20.30: ora di Adorazione per le persone impegnate altrove nel pomeriggio Durante le ore di adorazione c'è la possibilità di confessarsi Mercoledì Santo (20 aprile) in Santuario 20.45: Liturgia penitenziale con possibilità di confessarsi Giovedì Santo (21 aprile) a Udine, in cattedrale 9.30: LʼArcivescovo concelebra con tutti i presbiteri dell'Arcidiocesi e benedice gli Olii santi durante la “Missa Crismalis” TRIDUO PASQUALE DELLA PASSIONE, MORTE E RISURREZIONE DEL SIGNORE Giovedì Santo (21 aprile) in Duomo 20.00: Santa Messa in cœna Domini per l'istituzione della Eucaristia 21.30: Veglia di adorazione proposta dai ragazzi delle medie 22.30: Veglia di adorazione proposta dai ragazzi delle superiori 23.30: Veglia di adorazione proposta dal gruppo delle catechiste 00.30: Veglia di adorazione proposta dal gruppo degli scout Venerdì Santo (22 aprile – giorno di digiuno e astinenza) in Duomo 7.00: Celebrazione delle lodi mattutine 15.00: Liturgia della Passione e della Morte del Signore 21.00 Via Crucis preparata dai ragazzi delle superiori. Partenza dal Santuario Sabato Santo (23 aprile) in Duomo 21.00 Solenne Veglia pasquale (inizia sul sagrato del Duomo) Liturgia della Luce, Liturgia della Parola, Liturgia battesimale ed Eucaristia pasquale Domenica di Pasqua (24 aprile) Le Sante Messe sono celebrate secondo l'orario festivo (è sospesa la S. Messa delle 9.00 in Duomo) Lunedì dellʼAngelo (25 aprile) Le Sante Messe sono celebrate secondo l'orario festivo L’arciprete, don Federico e don Alan, con i collaboratori parrocchiali, augurano a tutti i Gemonesi una Pasqua di gioia nella luce di Cristo risorto Il “Codice Da Vinci” Qualche anno fa lo scrittore Dan Brown svelava un segreto tenuto nascosto per secoli: Gesù aveva (non si capisce bene) un’amante o una moglie. Il nome della donna: Maria di Magdala, meglio conosciuta come Maddalena. Tante (secondo l’autore) le prove di questa doppia vita, ma la più convincente è il capolavoro di Leonardo da Vinci. Infatti il grande artista nell’Ultima Cena del refettorio dei Frati domenicani del Convento di S. Maria delle Grazie di Milano, dipinge al centro della tavola Gesù ed al suo fianco a destra non Giovanni, bensì Maddalena! Molti lettori ci sono cascati gridando allo scandalo e forse ancora oggi qualcuno ritiene veritiera questa assurda interpretazione. La lettura corretta Ma Leonardo, profondo conoscitore del brano evangelico e sommo artista, su quella parete volle fissare l’attimo seguente alla accusa di Gesù: «Questa notte qualcuno di voi mi tradirà» (Mt 26, 21). Risvegliati bruscamente dal loro chiacchiericcio, gli Apostoli, in un moto quasi di solidarietà difensiva, si raggruppano tre a tre facendo il vuoto attorno a lui… “Allora essi incominciarono a domandarsi chi fra loro poteva essere colui che avrebbe fatto questo” (Lc 22, 21-23): chi si adira, chi ammutolisce, chi si meraviglia, chi attende ciò che dagli altri viene detto… Centrale, solenne, maestoso eppure dolcissimo, il Cristo. Inclina leggermente la testa sulla spalla sinistra (segno di pietà), la bocca semiaperta di chi ha appena finito di parlare, gli occhi abbassati per non influenzare nessuno. Le mani protese sul tavolo formano il triangolo centrale: la destra che va verso Giuda è contratta e sembra quasi dirgli «Quello che devi fare, fallo presto» (Gv 13, 27); quella sinistra è aperta in segno di donazione. I gruppi degli Apostoli Nel primo gruppo a destra di Gesù vi sono gli Apostoli principali. Giovanni per la prima volta, in tutta l’iconografia cristiana, non posa il suo capo sulla spalla o sul petto di Gesù. Anzi, se ne allontana vistosamente perché chiamato da Pietro. L’irruente Pietro, in terza posizione, scatta velocissimo, aggira alle spalle Giuda, s’accosta all’orecchio di Giovanni indicando Gesù con la mano sinistra tesa. Vuol sapere e subito il nome del traditore. Il suo braccio destro è in una posizione strana, con la mano ha afferrato un coltello…più tardi nell’orto degli ulivi con la stessa arma colpirà Malco, il servo del sommo sacerdote (Gv 18, 10). Il traditore Ma chi è il traditore? Leonardo non lo ha relegato in un angolo. O messo di spalle, bensì vicino al Cristo, proprio come dice il Vangelo! Il profilo è torvo, l’aspetto quasi buio, lo sguardo duro e fisso nel vuoto; è l’unico che si ritrae, che abbranca avidamente il denaro. La sua mano sinistra si protende verso lo stesso piatto sul quale si porta anche la destra di Gesù. «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è lui quello che mi tradirà!» (Mt 26, 23). Giuda, così vicino, ha udito di certo queste parole di Gesù; ma questo accorato, estremo invito alla salvezza rimbalza su un muro impenetrabile. Si può aggiungere che il da Vinci è attento anche alle credenze popolari, alle superstizioni. Nelle rappresentazioni antiche della Cena si vede che Giuda, col gomito rovescia un consistente vasetto di sale. E ciò porta male, come dice il popolino. Alla sinistra di Gesù Leonardo pone accanto Giacomo fratello di Giovanni quasi ad esaudire un desiderio che la loro mamma aveva espresso a Gesù qualche tempo prima «…Promettimi che questi miei figli saranno uno alla tua destra e uno alla tua sinistra quando sarai nel tuo regno» (Mt 20, 20). Giacomo si gira veloce, si ritrae un po’ indietro, creando il vuoto attorno al Maestro. Rimane letteralmente a bocca aperta, lo sguardo inorridito di chi teme di veder spuntare il mostro appena nominato. Spaventatissimo apre le braccia, bloccando l’avanzata dei due vicini. Tommaso, facendo leva con la sinistra sulla tavola, schizza al di là di Giacomo, spunta sulla sua spalla destra. Fra pochi giorni, quando gli altri gli diranno di aver visto il Signore risorto, risponderà «Se non metto il dito nel posto dei chiodi…» e Gesù, apparendogli: «Tommaso, metti qua il tuo dito» (Gv 20, 27). Le emozioni dei volti e dei gesti Con scatto repentino ma non violento, Filippo sale sempre più in alto, si allunga e si inarca in avanti, perché Gesù lo deve udire: «Sono forse io, Signore?» e le mani angosciosamente rivolte al proprio petto a proclamare: «Non ti farò mai del male!». Nei due gruppi laterali gli Apostoli sono meno agitati, ma non meno interessati a quanto sta avvenendo. Andrea, fratello maggiore di Pietro gli è posto vicino per tenerlo calmo, per impedirgli gesti impulsivi. È la figura del vecchio saggio che non si scompone più di tanto. Giacomo il Minore è chiamato parente, anzi fratello di Gesù (Mt 13, 55; Mc 6, 3). Giovane molto bello, dalla faccia pulita, dall’aria mite, sobrio nell’acconciatura dei lunghi capelli biondi, aggira col braccio sinistro Andrea, per cercare la spalla di Pietro, che però si è spostato verso Giovanni. Ultimo dei tre Bartolomeo, “in cui non c’è falsità” (Gv 1, 47), punta le grosse mani sulla tavola, si solleva, allinea la sua alle altre due teste. Fatto curioso e misterioso: è vestito da romano. Giovane forte, molto alto, profilo affilato, sopracciglia aggrottate, è tutto teso a capire ciò che sta succedendo. (segue a pagina 5) 3 IN DUOMO NELL’ANNIVERSARIO DELLA CONSACRAZIONE Vescovo da 25 anni «O volarès finî cun dôs peraulis ai furlans, par pocâju a cjapâ simpri plui cussience de proprie identitât, de proprie storie, dai propris valôrs tramandâts, e a capî che no si puedin dispicjâ dal arbul là ch’a son nassûts, parceche l’arbul al è chel de nestre storie di fede, di passion par Diu, pal lavôr e pe nature». Questo il messaggio conclusivo che monsignor Pietro Brollo, Arcivescovo emerito di Udine, ha voluto lasciare ai numerosissimi friulani che domenica 2 gennaio hanno gremito il nostro duomo per ricordare il venticinquesimo anniversario della sua ordinazione episcopale. Tantissimi i presenti: da quelli che l’hanno visto giovane prete a Passons, ai Rizzi e ad Ampezzo, ai tanti sacerdoti e laici friulani che ne hanno apprezzato il prezioso lavoro pastorale prima come Vescovo ausiliare dal 1986 al 1996 e poi come Arcivescovo della Chiesa Udinese dal 2000 al 2009, fino alla rappresentanza – guidata dal vescovo monsignor Giuseppe Andrich – della diocesi di Belluno, che monsignor Brollo ha retto dal ’96 al 2000. Presenti le comunità di Tolmezzo e della Carnia ma soprattutto quella di Gemona, guidata dal sindaco, che si è stretta con affetto al pastore della ricostruzione, al parroco che ha guidato la nostra Pieve fino alla riapertura del duomo e alla ricostruzione di buona parte della città. «In quegli anni l’arciprete Pietro Brollo non è stato solamente punto di riferimento della rinascita materiale ma – ha affermato l’ar ciprete monsignor Candusso nel suo saluto iniziale – è stato il pastore della difficile ricostruzione dello spirito e del tessuto della 4 comunità lacerati dal terremoto del 1976». Hanno preso parte alla solenne celebrazione anche monsignor Alfredo Battisti (che scelse monsignor Brollo come suo ausiliare e lo consacrò Vescovo proprio nel nostro duomo appena riaperto) e l’Arcivescovo monsignor Andrea Bruno Mazzocato che all’inizio del la liturgia ha espresso la gratitudine di tutto il Friuli e della diocesi di Belluno a monsignor Brollo: «La Chiesa di Udine la ama come si ama un figlio e un padre e, in questa santa Messa, desidera esprimere questo amore riconoscente a Dio e alla sua persona. Accanto all’affetto riconoscente, c’è un secondo e più importante motivo di ringraziamento a Dio per questi 25 anni di episcopato: con la sua persona il Padre ha assicurato la successione apostolica. Ha permesso, cioè, che continuasse la fedele trasmissione della Parola del Vangelo, il flusso di grazia santificante con i sacramenti, la guida pastorale del popolo di Dio. Per questi motivi il Vescovo è un grande dono divino per la Chiesa». Nell’omelia monsignor Brollo, dopo i ringraziamenti per l’affetto dei presenti, riprendendo il filo del suo impegno per la ricostruzione spirituale del Friuli ha affermato «Oggi constatiamo che anche nel nostro Friuli c’è un bisogno urgente della presenza di Dio, per rendere salde e forti le nostre famiglie e mantenere acceso il focolare, simbolo storico del nostro stile di vita, che invece langue e troppo spesso si spegne. Ma bisogna individuare una nuova strada per ripartire». «La strada – ha esortato monsignor Brollo – non può che essere quella della profonda meditazione della Parola ricevuta, per divenire non solo destinatari della stessa ma anche annunciatori. In un tempo di profonde trasformazioni come il nostro, la vostra testimonianza è necessaria più che mai: fatevi non solo collaboratori ma corresponsabili dell’annuncio del Vangelo». L’Arcivescovo emerito ha poi rivolto il suo pensiero a tutto il clero della Diocesi: «Prego in particolare per voi, carissimi sacerdoti e religiosi, perché il Signore conservi sempre viva la fre- schezza della vostra ordinazione e missione sacerdotale, per un annuncio ricco di quella speranza di cui il mondo di oggi sente la triste mancanza. Sappiate crescere sempre più nella comunione tra di voi, con i vostri fedeli, per essere quel segno efficace di evangelizzazione che Gesù ci ha accoratamente richiesto». Infine ha implorato una rinnovata discesa dello Spirito Santo: «Uniamoci quindi nella preghiera alla Vergine, cui è dedicato questo duomo, e come gli Apostoli nel cenacolo invochiamo su tutti noi il dono dello Santo Spirito. Particolarmente in questo tempo, abbiamo bisogno di Pentecoste perenne, di fuoco nel cuore, di parola sulle labbra, di profezia nello sguardo». Monsignor Candusso consegna a monsignor Brollo una riproduzione del nostro duomo lesionato dal terremoto – opera dell’artista Gianfranco Malison – a ricordare la ricostruzione fisica e spirituale di Gemona che vide il generoso impegno dell’allora arciprete. Anche il Sindaco Urbani (qui sopra) e monsignor Mazzocato hanno donato all’Arcivescovo emerito un’opera d’arte: una riproduzione di palazzo Boton di Carlo Venturini il primo e una croce aquileiese il secondo. In alto monsignor Pietro Brollo tra il suo predecessore monsignor Battisti e successori di Udine, monsignor Mazzocato, e di Belluno, monsignor Andrich (foto Soravito). ORDINATO IN DUOMO DALL’ARCIVESCOVO MAZZOCATO Andrea Venturini Diacono Come abbiamo riferito nell’ultimo numero di Voce Amica, la visita pastorale del nuovo Arcivescovo di Udine si è conclusa domenica 28 novembre con la solenne concelebrazione eucaristica durante la quale monsignor Mazzocato ha ordinato diacono il nostro comparrocchiano Andrea Venturini. Ci eravamo ripromessi di dare su queste pagine il giusto spazio alla cronaca dell’avvenimento ma abbiamo preferito che fosse proprio Andrea a dire a tutti noi i sentimenti e le emozioni che ha provato nel ricevere l’ordinazione al Diaconato permanente dall’Arcivescovo e a parlarci del suo incarico pastrorale nell’ambito della Diocesi. E mentre gli rinnoviamo il nostro impegno a sostenere con la preghiera e con la solidarietà spirituale la sua missione all’interno della Chiesa friulana, ascoltiamo con piacere le sue parole. Ripensando al giorno in cui sono stato ordinato diacono il primo sentimento che affiora è quello della gratitudine. Gratitudine per coloro che mi hanno aiutato nel cammino di formazione, gratitudine per le tante persone che hanno voluto in qualsiasi forma dimostrare il loro affetto e la loro vicinanza e anche per tutti coloro che erano presenti alla liturgia dell’ordinazione. Ricordo le parole che, dopo l’imposizione delle mani sul mio capo e la vestizione con la stola e la dalmatica diaconali, l’Arcivescovo ha pronunciato consegnandomi il libro dei Vangeli: Il codice “Da Vinci” (segue da pagina 3) Anche dal lato opposto la notizia non è ancora chiara: l’ultima terna a destra di chi guarda, si sta chiedendo se ha capito bene, se la cosa può essere possibile. Bellissimo il giovane Matteo che stende le braccia in orizzontale verso il Cristo mentre gira la testa verso i due alla sua sinistra. Ha i capelli ricci e ordinati, l’espressione sincera, aperta; le mani lunghe e curate; nell’insieme vivace ma contenuto, nelle vesti splendide tradisce il ceto ricco dei pubblicani da cui proviene. Anche Giuda Taddeo si contorce alquanto. La testa canuta e la solenne barba bianca rafforzano la luminosità di questo angolo. Simone il cananeo, detto anche lo Zelota, «Ricevi il Vangelo di Cristo di cui sei divenuto l’annunziatore: credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni». Cerco di vivere ogni giorno nella semplicità questo impegnativo programma di vita con gioia ed entusiasmo pur continuando a lavorare. Sento di dover infatti precisare ancora una volta che il sacramento dell’ordine per il diacono non toglie niente al sacramento del matrimonio, per cui la mia vita in famiglia non è cambiata per nulla e, com’è giusto, alla famiglia devo continuare a pensare come facevo prima dell’ordinazione. Dal 9 gennaio scorso, su incarico dell’Arcivescovo svolgo il mio servizio pastorale presso la parrocchia di Ospedaletto e sono grato al Signore per la calorosa accoglienza che quella comunità mi ha riservato e per l’affetto che sento circondare la mia attività. Infine desidero far mia la speranza di monsignor Gastone che, al termine della celebrazione, ringraziando l’Arcivescovo per aver scelto di effettuare la mia ordinazione nel nostro duomo, ha espresso l’auspicio che non passino tanti anni prima di poter rivivere a Gemona un’altra ordinazione. Andrea Venturini sembra essere il più anziano, ed è gusto che rimanga seduto. Pensoso, parla con le mani; è rimasto colpito, ma forse non troppo impressionato. La sua militanza fra gli zeloti gli ha fatto conoscere tante vigliaccherie e tradimenti! […] Un’offesa al sommo maestro Qualcuno potrebbe definire fantasiosa e azzardata questa lettura dell’Ultima Cena. Invece è una comprensione corretta e rispettosa del genio d’arte e di fede qual era Leonardo. E qualsiasi altra superficiale interpretazione sarebbe un’offesa a questo sommo maestro. Quasi a dire che i capolavori, per comprenderli, bisogna contemplarli, gustarli e capirli con gli occhi, con il cuore, con la mente e la religiosità dell’autore. (Dalla guida “S. Maria delle Grazie ed il cenacolo vinciano” di P. A. Caccin OP) Alcuni momenti dell’ordinazione diaconale: la consegna del Vangelo, la vestizione con la stola e la dalmatica, recata all’altare alla moglie di Andrea, Dina, e l’abbraccio di pace dell’Arcivescovo in segno di fraternità (foto M. Urbani). 5 DEDICATO AL RICORDO DI PRE’ PIERI LONDAR E BENEDETTO DALL’ARCIVESCOVO PIETRO BROLLO «Fin dalla consacrazione di questa bella chiesa ho pensato che alle spalle dell’altare, nell’alta abside che chiude l’aula, dovesse trovar posto un grande Crocifisso, a segnare il punto di convergenza, prospettico ma soprattutto spirituale, di ogni azione liturgica. Sentivo però l’esigenza che la raffigurazione di Cristo crocifisso avesse la possibilità di sfruttare al massimo la mutevolezza dell’illuminazione naturale della chiesa ed è per questo che ho scelto come materiale l’ottone satinato in grado di riflettere la luce, articolato in forme decisamente moderne. Da qui è nato anche il titolo del lavoro: Il lusôr de Passion». Con queste parole l’autore Mauro Vale ha illustrato il nuovo Crocifisso di Santa Lucia prima della benedizione impartita dall’arcivescovo monsignor Pietro Brollo che nell’omelia aveva espresso l’apprezzamento per l’opera «che va a completare degnamente la chiesa» e aveva ricordato monsignor Pietro Londero – pre’ Pieri per tutta Piovega e per Gemona – alla FOTO G. MARINI Il grande Crocifisso di Santa Lucia L’arcivescovo monsignor Pietro Brollo benedice il Crocifisso della chiesa di Santa Lucia dedicato a pre’ Pieri Londar (nella foto a sinistra) nell’anno del venticinquesimo anniversario della sua scomparsa. Qui sotto il particolare del capo di Gesù. cui memoria il Crocifisso è stato dedicato nel venticinquesimo anniversario della scomparsa. Come già detto, il grande Crocifisso – dalle mani ai piedi supera i quattro metri d’altezza ed è collocato su una croce alta quasi cinque metri e mezzo – è ricavato da porzioni di lastra di ottone satinato, opportunamente sagomate, aderenti a un supporto di legno che disegna i contorni del corpo di Gesù, martoriato dal supplizio della flagellazione e straziato dai chiodi e dalla lancia del centurione. Il lavoro è stato eseguito facendo ricor6 so alle moderne tecnologie computerizzate – taglio al laser del metallo e fresatura del legno – che hanno riprodotto alla perfezione le forme dei disegni esecutivi originali. Le delicate fasi di assemblaggio delle varie componenti, di preparazione e stesura delle vernici antiossidanti e del montaggio dell’insieme sulla grande croce sono state seguite con perizia da Attilio Urbani che ha anche organizzato e diretto le non facili operazioni di sistemazione e fissaggio dell’opera nell’abside. Anche monsignor arciprete, all’inizio della celebrazione, aveva espresso il suo compiacimento per il Crocifisso, ringraziando l’autore e quanti hanno con lui collaborato per la produzione e il montaggio della grande composizione. E si è detto felice che la benedizione del Crocifisso offrisse l’occasione ai numerosissimi fedeli e a tutta Gemona – rappresentata dal sindaco, dagli assessori e da numerosi consiglieri comunali – da una parte di ricordare la figura e l’opera del sacerdote e dell’uomo di cultura che fu pre’ Pieri Londar nel venticinquesimo anno dalla scom- parsa e, contemporaneamente, di festeggiare nuovamente – e questa volta in un clima più familiare di quanto non sia stato possibile fare in duomo il 2 gennaio – i venticinque anni di episcopato di monsignor Pietro Brollo. Al termine della celebrazione l’arciprete ha anche voluto ricordare con riconoscenza le signore Ada Cassutti Iacovissi e Elda Londero D’Aronco – purtroppo impedita dall’aggravarsi del suo stato di salute e di lì a poco deceduta – che da anni sono impegnate nella solerte cura della chiesa di Santa Lucia. *** UNO STUDENTATO DELLA CARITAS APERTO AI GIOVANI DEI PAESI IN CONFLITTO Giustizia e Pace si baceranno Anche quest’anno le Caritas delle parrocchie della forania di Gemona il 12 marzo si sono impegnate nella raccolta di rottami di ferro destinata a realizzare il progetto “Giustizia e Pace si baceranno” della Caritas diocesana. La raccolta è stata buona: sono stati raccolti complessivamente tre container e mezzo. È il secondo anno che facciamo questa raccolta; l’esperienza è stata utile consentendoci di gestire sempre meglio il lavoro e la pubblicità. Volentieri pubblichiamo il resoconto sul progetto che la Caritas diocesana ci ha inviato. Duilio Londero Da tre anni la Caritas Diocesana di Udine sostiene il progetto “Studentato Internazionale di Pace” rivolto a giovani che hanno vissuto recentemente o che stanno vivendo nel loro Paese d’origine situazioni di conflitto o di guerra aperta. L’obbiettivo è dare l’opportunità di impegnarsi nella risoluzione pacifica dei conflitti, per la realizzazione di un mondo senza muri, dove le persone sono capaci di collaborare e di vivere in pace. Se nel primo anno il progetto coinvolgeva solamente ragazzi provenienti da Israele e Palestina, dall’anno successivo è stato ampliato anche a ragazzi turchi e curdi. Oggi i ragazzi che convivono nella casa dello studentato sono sette: tre ragazzi palestinesi (Mahmoud, Mohammednour, Gabi), due ragazzi curdi (Bunyamin e Mehdi), una ragazza (Ezgican) e un ragazzo (Yigit) turchi. C’è anche chi come Priel ha ormai già completato con successo l’iter all’interno del progetto conseguendo la laurea. Infatti i giovani sono qui per portare avanti la loro formazione universitaria, ma non solo! La casa dello studentato offre l’opportunità d’incontro con quello che nel paese d’origine viene spesso stilizzato, con una serie di pregiudizi, come il “nemico”; la convivenza ha portato i ragazzi a superare la categoria di “nemico” per approfondire la conoscenza di una persona e della sua ricchezza. Oggi possiamo dire che la casa è abitata da un gruppo di amici con provenienze e storie diverse tra loro, a volte con storie che raccontano da due punti di vista opposti gli stessi conflitti. Naturalmente i giovani hanno modo di confrontarsi tra di loro, ma anche con un’altra cultura diversa che è quella del nostro paese che li ospita. Questo incontro con la diversità ha formato nei giovani una mentalità aperta che ha a cuore i valori della persona umana. I nostri ragazzi sono molto attenti a valori come la libertà, responsabilità, dialogo, rispetto delle diversità, solidarietà, pace e giustizia sociale. L’obiettivo finale che il progetto si propone è che una volta rientrati nel loro Paese d’origine i ragazzi possano mettere al servizio della loro comunità la loro preparazione e le competenze acquisite nei loro studi, ma che siano anche soprattutto promotori di una convivenza pacifica e testimoni con la loro personale esperienza che una via diversa da quella del conflitto, cioè la pace, è possibile. Il progetto inoltre ha anche una ricaduta sul territorio della Diocesi e ben si abbina con il ruolo della Caritas di promotrice di una cultura di pace e di riconciliazione: infatti chi meglio di questi ragazzi può testimoniare una via d’uscita dal conflitto? Questi sette giovani effettuano delle testi- monianze nelle scuole secondarie di I e II grado, parlano ai giovani della nostra diocesi, raccontando le loro esperienze personali: rendono consapevoli i ragazzi delle scuole di alcuni conflitti in corso nel mondo in cui viviamo che spesso vengono dimenticati, ma anche parlano della loro esperienza di convivenza nella casa e di come abbiano imparato a tracciare una via di pace. È sempre sorprendente vedere la loro disponibilità ad aprire il loro cuore per parlare delle loro esperienze personali anche molto intime e forti per renderci consapevoli dei valori imprescindibili della vita umana, imprescindibili ma non scontati e proprio questo ci ricordano con la loro storia. “Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio.” (Mt 5, 9) Rispetto e dignità La nuova Assunta Le manifestazioni Se non ora, quando? di domenica 13 febbraio sono state in tutta l’Italia l’occasione per riunire donne di ogni generazione – madri, figlie, nonne – ma anche uomini, consapevoli di quanto sia importante tutelare la dignità delle persone per intraprendere la strada del rinnovamento del nostro Paese umiliato. Migliaia di cittadini hanno condiviso un sentire comune nel nome del rispetto della donna la cui ricca e varia esperienza di vita – tantissime sono infatti le donne impegnate nella vita pubblica, nelle imprese, nelle associazioni, nei sindacati, nel volontariato – è compromessa dalla sua inaccettabile rappresentazione come oggetto di scambio sessuale, troppo spesso offerta così dai mezzi di comunicazione e dalla pubblicità. Una cultura diffusa suggerisce ai giovani di raggiungere mete lusinghiere e facili guadagni sacrificando bellezza e intelligenza ai potenti di turno pronti, a loro volta, a scambiarle con risorse e ruoli pubblici. Anche Voce Amica si fa interprete dell’insofferenza di tante donne verso quello che non può essere accettato come normalità. Con la benedizione impartita da monsignor Candusso si sono conclusi i lavori di ricostruzione dell'icona posta allo sbocco di via Sottocolle su via San Francesco. Il manufatto, distrutto dal terremoto del 1976, consisteva in un'edicola in muratura di stampo classico con il timpano sostenuto da due coppie di semipilastri che affiancavano la nicchia entro la quale il pittore Domenico Forgiarini aveva dipinto l'Assunzione di Maria, tratta e reinterpretata da un’opera di Tiziano. La nuova struttura, voluta dalla famiglia Ferrante, proprietaria del fondo su cui insiste l'icona, si eleva sul basamento e sul gradone salvati dalla distruzione e contiene, nell’edicola, una vivace e bella interpretazione dell'Assunta, opera dell'artista Carlo Venturini. La ricostruzione è stata curata dal geometra Maurizio Zilli seguendo i preziosi suggerimenti dell'architetto Silvano Crapiz. 7 GRAZIE A QUANTI RISPONDONO CON GENEROSITÀ ALLE NECESSITÀ DELLA PARROCCHIA Guardiamo al domani con fiducia Tra le tante voci che compongono il quadro economico della nostra parrocchia quelle che mi stanno più a cuore sono le voci delle offerte dei fedeli: le offerte durante le celebrazioni liturgiche, in duomo e nelle altre chiese della parrocchia; le offerte in occasione di battesimi, matrimoni, funerali; quelle per le attività parrocchiali; quelle che mi vengono consegnate durante le visite alle famiglie; quelle che giungono in canonica anonime e che nessuno saprà mai da dove arrivano. O quelle che non passano nemmeno per la contabilità parrocchiale e che vanno direttamente a chi ha bisogno a Gemona come nel mondo, alle iniziative missionarie, agli interventi di soccorso per le calamità naturali e le persecuzioni politiche o per le iniziative umanitarie. Grandi o piccole che siano, che arrivino in RENDICONTO ANNO 2010 (in euro) ENTRATE Offerte in chiesa Candele votive Offerte per servizi(battesimi,matrimoni,funerali, benediz. ecc) Offerte per attività parrocch( Voce Amica,caritativa ecc) Offerte in denaro diverse Varie Proventi straordinari TOTALE ENTRATE 67.483,61 22.672,79 56.926,00 21.031,50 57.861,70 9.433,87 183.925,10 419.334,57 USCITE Residuo passivo anno 2009 697.903,51 lmposte, tasse e assicurazioni Spese culto (servizi vari, candele, ostie ecc.) Spese gestionali parrocchia (luce, riscald, telef. ecc.) Spese per attiività parrocchiali (Voce Amica, stampa, caritativa) Contributi lstituto Diocesano Sostentamento Clero Contributo attività diocesane Manutenzione fabbricati e acquisto attrezzature Varie Spese straordinarie TOTALE USCITE 16.601,69 12.898,00 41.149,72 17.156,24 7.668,00 2.377,00 9.976,82 6.803,19 195.815,97 310.446,63 UTILE DI GESTIONE 108.887,94 PASSIVO FINALE AL 31/12/2010 589.015,57 (segue nella pagina accanto) “Pronto Intervento” Ecco i poliedrici volontari: ENTRATE NEI CENTRI offerte in chiesa candele altre totale Piovega 3.613,00 Godo 1.928,00 Maniaglia 1.217,00 Gleseute 1.273,00 Taboga 2.215,61 Campagnola 2.529,00 San Rocco 1.883,00 Totali 14.658,61 605,00 539,00 137,00 328,00 152,79 1.470,00 1.317,00 120,00 230,00 4.510,28 1.450,00 135,00 9.232,28 5.688,00 3.784,00 1.474,00 1.831,00 6.878,68 3.979,00 4.377,005 27.011,68 LA NOSTRA SOLIDARIETÀ CON Monsignor Tito Solari (Bolivia) Padre Pushpanadam (India) Pro Haiti Giornata missionaria Seminario Pro Cile S. Vincenzo Caritas Lebbrosi; Un pane per amor di Dio; Infanzia missionaria Totale 9.000 5.600 3.800 3.000 1.000 1.000 2.870 4.380 30.650 8 forma di biglietti e di assegni o col suono tintinnante delle monete, queste offerte hanno tutte lo stesso profumo di generosità, attenzione, carità. E testimoniano anche altri sentimenti, come quello della appartenenza alla grande famiglia parrocchiale, alla Chiesa che sta in Gemona e quello della condivisione profonda dei valori che ispirano la nostra fede. È grazie a queste offerte che le “entrate ordinarie” sono aumentate rispetto all’esercizio 2009, consentendoci di guardare con una certa serenità al futuro. Non posso, quindi, non essere grato a tutti coloro che hanno risposto con generosità alle necessità che la Parrocchia di volta in volta segnala. Come non posso non ringraziare di cuore tutti coloro che dedicano il loro tempo, le loro energie e le loro capacità per sostenere le varie attività parrocchiali: il Consiglio pastorale, il Coro dei bambini e quello femminile denominato “118”, i catechisti, i custodi del Duomo, del Museo e dell’Archivio, la Corale, i direttori di coro e gli organisti, i nonzoli e le signore delle pulizie, gli addetti all’ufficio parrocchiale, la redazione di Voce Amica e del sito internet, i chierichetti, le guardarobiere, la Fabbriceria, gli animatori, i “conduttori” del Glemo e della Casa di Forni Avoltri, i cuochi e i poliedrici volontari del “pronto intervento” (a cui mi sento in dovere di aggiungere anche l’Associazione Oster- 2.359,00 4.120,79 Arianna Bellina Francesco Casani Massimo Casani Ermes Catarossi Mario Collini Daniele Contessi Roberto Copetti Vittorino Cumini Enrico De Cecco Giorgio De Cecco Bruno Della Mea Famiglia Ndoi Dode Dino Forgiarini Egidio Forgiarini Pietro Forgiarini Tarcisio Forgiarini Angelo Gubiani Carlo Gubiani Enzo Gubiani Franco Gubiani Graziano Gubiani Rino Gubiani Pietro Iogna Prat Paolo Kristev Domenico Lepore AnitaLonderoMarchetti Egidio Londero Giancarlo Londero Attilio Marchetti Federico Marchetti Lorenzo Marchetti Franco Miserini Diego Pascolo Mario Patat Marco Pittini Bruno Rizzi Ada Stua Vidoni Antonio Triolo Federico Turchetti Bepi Vidoni l’arciprete monsignor Gastone Candusso Vita: confronto onesto Vivere oltre la disabilità è stato il tema di un importante confronto organizzato agli inizi di febbraio dall’Associazione delle famiglie dei malati in stato vegetativo, in collaborazione con la Provincia di Udine, a cui ha preso parte anche l’arcivescovo monsignor Andrea Bruno Mazzocato. Nel suo intervento l’arcivescovo ha sottolineato la necessità che sulla legislazione allo studio per la definizione dei percorsi diagnostici e assistenziali per i pazienti con disturbi prolungati di incoscienza ci debba essere un confronto onesto e responsabile di opinioni per far in modo che le norme che saranno adottate siano degne della nostra civiltà. L’arcivescovo ha insistito sull’onestà intellettuale necessaria ad affrontare questioni così delicate come quella della fine della vita, sottolineando che essa, l’onestà intellettuale, deriva dalla pratica dei valori fondamentali dell’umanità e, per i credenti, dalla fede che dà senso alla libertà, alla solidarietà e al rispetto della dignità della persona. CON I GESTI NUOVI E ANTICHI DELLA NOSTRA EPIFANIA Un Tallero solenne FOTO G. SORAVITO mann che sta effettuando gli scavi nei vani sotterranei della nostra chiesa maggiore). L’attività di diversi tra questi gruppi si traduce poi in consistenti risparmi nelle spese di gestione della Parrocchia: basta pensare alle opere portate a termine nel 2010, che vanno dalla manutenzione ordinaria e straordinaria del Glemo e di Salcons alle opere di rifiniture esterne nella Casa di Forni Avoltri e nelle aree di pertinenza; dai lavori di restauro e tinteggiatura degli infissi della canonica a quelli di sostituzione dei serramenti nella chiesa di Campagnola, alle pulizie e alla potatura di arbusti in Frate. Riprendo il discorso sull’ottimismo per il futuro per dire che la Parrocchia, pur confidando ovviamente nella divina provvidenza, dovrà ancora bussare alle porte dei fedeli: oltre far fronte ai debiti, infatti, dovremo affrontare anche altre opere indifferibili come il rifacimento e la messa a norma degli impianti tecnologici in duomo – per i quali confidiamo anche nelle specifiche provvidenze regionali – e gli interventi di manutenzione straordinaria nella chiesa di Santa Lucia e in diverse altre strutture di borgata. Ma soprattutto dovremo affrontare con l’entusiasmo di sempre e con mezzi adguati le attività a sostegno della nostra gioventù. Al di là di tutto, al di là dei lavori e dei programmi, sono i nostri giovani, infatti, quelli che ci devono stare più a cuore, perché saranno loro – i bambini e i giovani di oggi – la Parrocchia e la Gemona di domani. Oltre ai segni della tradizione quali l’offerta del tallero, l’incensazione del sindaco, il bacio, da parte dello stesso, della pace e il colore del corteo storico, la tradizionale messa epifanica gemonese ha registrato quest’anno delle piccole ma sostanziali modifiche che hanno ravvivato la solennità della celebrazione e attualizzato il significato di attiva collaborazione che l’offerta del tallero ha sempre sottolineato. L’opportunità di un aggiornamento, avvertita sia da monsignor Candusso che dal sindaco Urbani, è stata interpretata con efficacia da una suggestiva traccia studiata e proposta da Renato Stroili Gurisatti supportata da approfondite ricerche storiche e liturgiche che hanno messo in evidenza gli stretti collegamenti dei segni distintivi della ritualità gemonese con quelli delle tradizioni primitive della Chiesa e dei riti medievali orientali e occidentali. Ecco, così, che già dall’arrivo del corteo sul sagrato – annunciato dalla voce squillante delle clarine – è stato ricordato dall’araldo l’antico giuspatronato della Magnifica Comunità sul duomo evidenziato, all’interno, dalla nuova postazione del sindaco sulla gradinata dell’altare maggiore. E, prima dei riti di introduzione, dal saluto del sindaco stesso che nel suo messaggio ha ricordato l’impegno dell’Amministrazione comunale per sovvenire ancora alle necessità della Chiesa gemonese e la collaborazione della Parrocchia per ospitare i gemonesi anziani nella Casa di Forni. La liturgia ha poi ripreso il corso di sempre: il canto del Vangelo e l’annuncio del giorno di Pasqua nelle melodie aquileiesi; l’omelia, in cui l’arciprete ha di nuovo sottolineato l’importanza della collaborazione tra Am ministra zione co munale e Parrocchia per il bene di Ge mona; la professione di fede della tradizione di Aquileia e, all’offertorio, il dono del tallero e la successiva incensazione del sindaco. Prima di quest’ultimo atto, Renato Stroili Gurisatti, che ha curato ogni dettaglio della complessa re gia della grande messa epifanica, ha inserito la benedizione della comunità, in uso nell’antica liturgia d’Israele, alla quale, dopo la consacrazione e il bacio della pace, recata al sindaco dal diacono, ha fatto da contrappunto la grande litania inserita prima della benedizione finale. Il servizio musicale che ha accompagnato la bella liturgia è stato prestato con una ricchezza espressiva di grande efficacia dal Coro Egidio Fant di San Daniele, diretto dal Maestro Fulvio Turissini, e dal Coro Glemonensis, diretto dal Maestro Roberto Frisano che hanno interpretato con maestria anche le parti musicali di nuova introduzione curate dal Maestro Marco Sofianopulo. Gli allestimenti all’interno del duomo, con gli stendardi raffiguranti l’aquila patriarchina e i colori della terra e della città di Gemona, sono stati eseguiti da Emmanuela Cossar che ha anche curato la realizzazione dei paramenti liturgici ispirati al gusto tardogotico. I ricchi ornamenti floreali, di gusto rinascimentale, sono stati composti dal fiorista Sergio de Carlo. La Pro Glemona ha curato, con la professionalità di sempre, il corteo storico e le successive animazioni cui hanno partecipato i Gruppi gemonesi e quelli di Conegliano, Gorizia, Marano, Premariacco, Spi limbergo, Strassoldo, Tarcento, Udine, Venzone e Vicenza. 9 PER QUELLI DI PRIMA E SECONDA SUPERIORE Un fantastico campeggio invernale Noi ragazzi di prima e seconda superiore durante le vacanze natalizie, come ogni anno, ci siamo riuniti, con i nostri animatori, nella casa di Forni Avoltri. Già dai primi giochi al campetto e dalle prime riflessioni è emerso il tema centrale del campeggio: accorgersi non solo di se stessi ma anche del prossimo e scoprirvi Dio. In questo percorso ci sono stati di grande aiuto don Federico, Bogus e gli animatori. Oltre al momento di preghiera del mattino e della sera, che apriva e chiudeva la giornata nel nome del Signore, abbiamo trascorso momenti insieme giocando, cantando e ridendo. Don Federico ci ha fatto riflettere su vari passi del Vangelo facendoci capire che il nostro impegno come cristiani è anche quello di immedesimarci negli altri per comprendere i loro bisogni e riuscire così ad aiutarli; per spiegarci meglio questo concetto ha utilizzato un proverbio che dice così: Per capire veramente l’altro bisogna camminare con le sue scarpe. Un altro tema approfondito è stato quello del vedere Dio nell’altro per poter apprezzare ogni sorriso, ogni gentilezza ricevuta o donata agli altri. Inoltre durante i tre giorni in montagna abbiamo avuto l’opportunità di conoscerci meglio tra ragazzi di diverse età per poter creare un gruppo più unito. A Forni anche il Coro delle voci bianche Tra facce “sfigurate” dalle cadute sulla neve, ore piccole e scorpacciate di panettone, il tempo è passato in fretta grazie anche alle varie attività proposte dagli animatori tra le quali ricordiamo l’emozionante Villa Paletti (che qualcuno immancabilmente rendeva più difficile e, si fa per dire, divertente), il nuovo Kubb, proposto da Sandro e il karaoke pazzo di Trauma. Non sono mancati i momenti liberi dove passavamo il tempo suonando, parlando o giocando a carte. Un giovedì sera al Glemo abbiamo avuto la possibilità di raccontare la nostra esperienza confrontandola anche con quella dei nostri amici scout per condividere non solo i bei momenti passati nei due campi ma anche le riflessioni che più ci hanno arricchito. È stato un bel momento anche perché tutti hanno avuto la possibilità di esprimere le proprie opinioni e dare i suggerimenti più costruttivi. Arianna, Matteo, Stefano PROGRAMMA DI MASSIMA DEI CAMPEGGI ESTIVI Il 5 e 6 Febbraio il Coro di voci bianche del Duomo ha trascorso un weekend a Forni Avoltri. Le giornate sono state dedicate a giochi, alle prove di canto, al riscoprire ancora il piacere di cantare assieme (fino a tarda ora) e l’importanza del canto nella liturgia. Chiara e Bogus ci hanno aiutato a capire meglio i momenti principali della S.Messa e dove e perché è inserito il nostro canto. I ragazzi hanno scelto i canti della S.Messa che è stata celebrata da Don Gastone e Don Alan, a conclusione della bella esperienza. 10 Giugno: 4a e 5a elementare Luglio: famiglie e anziani Agosto: superiori e medie GEMONA LO RICORDERÀ CON LA PROIEZIONE DI UN FILM SULLA STORICA VISITA Papa Giovanni Paolo II beato Domenica 1° maggio, mentre la nostra comunità sarà riunita in festa per i bambini che riceveranno la Prima Comunione, Benedetto XVI presiederà la cerimonia di beatificazione di Giovanni Paolo II. Il 14 gennaio papa Ratzinger ha infatti autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare i Decreti riguardanti un miracolo attribuito all'intercessione del suo predecessore, chiudendo così l'iter che precede il Rito di Beatificazione a soli sei anni dalla sua scomparsa. Ciò in deroga alla norma secondo cui devono intercorrere cinque anni dalla morte del soggetto all'apertura del processo, che nel caso di Giovanni Paolo II ha invece avuto inizio già nel giugno 2005. Del resto, quell'8 aprile dello stesso anno, la folla assiepata in Piazza San Pietro per assistere ai funerali di papa Wojtyla l'aveva chiesto a gran voce e il sentimento era unanime. Il forte vento che soffiava sulla piazza tanto da sfogliare il Vangelo posto sulla bara del pontefice e da sollevare le vesti dei prelati, faceva sventolare gli striscioni con la scritta "Santo subito". Anche la visita del Santo Padre a Gemona avvenuta il 3 maggio 1992 fu caratterizzata da vento e da un clima fresco che costrinse Giovanni Paolo II ad una tappa nella nostra canonica per un lieve malessere dovuto probabilmente al freddo patito durante il volo in elicottero sopra i paesi terremotati. Ricordo bene quel giorno, anche se non mi trovavo in Duomo né tra la folla, bensì nel piccolo studio di Radio Gemona, l'emittente parrocchiale, per la trasmissione in diretta dell'evento. Sentivo su di me il peso della responsabilità che tutto andasse per il meglio, temevo che il collegamento con il Duomo cadesse da un momento all'altro o che, nella concitazione di quegli istanti, si dimenticassero di accendere il trasmettitore in sacristia, speravo che non ci fossero interferenze sulla frequenza dei nostri 94.5 MHz... L'udire in cuffia la voce del papa ebbe un effetto tranquillizzante. Fu quindi una gran- de emozione per tutti vederlo raccolto in preghiera davanti al Crocifisso ligneo, simbolo del terremoto, che lui stesso benedisse in quell'occasione. A distanza di quasi vent'anni, Gemona ricorderà la straordinaria presenza del grande pontefice nella nostra città e nel nostro duomo nell'ambito delle manifestazioni organizzate per il trentacinquesimo anniversario del sisma del '76 con una proiezione del video realizzato durante la storica visita alla nostra comunità. A.M. Anche il suo successore ad Aquileia l prossimo 7 maggio il papa Benedetto XVI, ripercorrendo la prima tappa dell’indimenticabile viaggio attraverso la nostra regione che il suo predecessore Giovanni Paolo fece nel 1992, farà visita ad Aquileia per concludere l’assemblea in preparazione del Secondo Convegno Ecclesiale aquileiese. L’indomani, domenica 8, sarà a Venezia per la visita pastorale a quella diocesi e l’incontro con i fedeli delle diocesi del Nordest che potranno partecipare alla celebrazione della Messa del pontefice nel grande parco di San Giuliano, a Mestre. Ecco, qui di seguito, la lettera che l’Arcivescovo ha rivolto a tutti i fedeli friulani per la visita del Santo Padre Cari fedeli, iI 7 e 8 maggio prossimo il Santo Padre, Benedetto XVI, sarà nelle nostre terre. Sabato 7 farà una sosta di preghiera nella Basilica di Aquileia, alla sorgente della nostra fede. Domenica 8 mattino celebrerà la S. Messa nel parco di S. Giuliano a Mestre per i fedeli delle 15 Diocesi del Nordest. Nel pomeriggio concluderà a S. Marco la sua visita. Lo accogliamo con gioia e con tanta fede, convinti che la presenza tra noi del Successore di Pietro sarà una grazia per confermarci nella fede in questi tempi di rapidi cambiamenti di costumi e di mentalità. Ci prepariamo alla visita del Santo Padre nella preghiera. Preghiamo per lui chiedendo allo Spirito del Signore che continui a sostenerlo nel suo ministero indispensabile per la vita di tutta la Chiesa. La nostra preghiera sarà il dono più bello che possiamo fare, con riconoscenza, a Benedetto XVI, per la sua straordinaria dedizione al bene della Chiesa e dell'intera umanità. Invito tutti anche a partecipare fisicamente alla visita del santo Padre. Ad Aquileia potrà andare solo una rappresentanza della Diocesi. Alla S. Messa di domenica mattina, invece, ognuno può iscriversi secondo le modalità che vi saranno indicate. Per questo evento, noi Vescovi abbiamo deciso di non chiedere alcun contributo pubblico. Chi desidera può dare una sua offerta personale che servirà, in particolare, alle opere di carità del Papa. La raccolta è fissata per tutte le parrocchie domenica 27 marzo. La benedizione di Dio vi accompagni in questo tempo quaresimale. + Andrea Bruno Mazzocato 11 È più bello insieme Il Gruppo Famiglie prima dell’imbarco per la visita alla laguna di Marano. del mese al Glemonensis alle 20,30 per trascorrere un’ora di meditazione sulla parola di Dio e per condividere i problemi di ogni giorno e per ricercarne insieme le soluzioni più consone. Cerchiamo inoltre di organizzare qualche volta delle esperienze che permet- L’esperienza vissuta a Marano Lagunare dal Gruppo di famiglie della Parrocchia è stata proprio questa: la gioia condivisa si amplifica. Siamo un gruppo di famiglie che hanno deciso di provare a camminare assieme. Ci troviamo ogni primo e terzo sabato tano a noi e ai nostri figli di vivere in una dimensione più comunitaria. È in questo clima che è maturata l’idea di una trasferta a Marano Lagunare. Così, sfidando la pioggia battente, ci siamo ritrovati la mattina di giovedì 17 marzo davanti alla stazione di Gemona. Il desiderio di vivere assieme un’esperienza di famiglia ha vinto ogni preoccupazione e siamo partiti alla volta della cittadina che si affaccia sulla laguna friulana. Come d’incanto la pioggia ha smesso di scendere appena usciti dal casello autostradale di San Giorgio di Nogaro e a Marano abbiamo addirittura trovato ad attenderci il sole che poi ci ha accompagnato per tutto il giorno. Là ci attendeva anche Capitan Geremia che ci ha fatti salire sulla sua barca e ci ha condotti ad esplorare le meraviglie della laguna. Al di là di quanto abbiamo visto e di quanto gustoso sia stato il pranzo marinaro, abbiamo capito quanto sia importante ed arricchente, sia per noi che per i nostri figli, che le famiglie non si chiudano ad esperienze solitarie ma imparino a condividere, a vivere insieme. Saremmo felici se altre famiglie volessero unirsi a noi perché ognuno è un dono grande per l’altro e perché... è più bello insieme. *** La sorpresa di Sant’Agnese 12 E come ce la siamo cavata con il freddo? Eravamo stretti stretti e in chiesa una stufa a gas ci dava l'impressione di stare caldi. Dopo messa la straordinaria ospitalità FOTO GF. VALE L'idea era partita per caso: perché non celebrare una Santa Messa il 21 gennaio nella chiesetta di Santa Agnese nel giorno della sua festa? La proposta ci era sembrata buona, ma poi il buon senso ci ha posto davanti le difficoltà della stagione: freddo, possibilità di neve o pioggia, strada bloccata alle auto, giorno feriale… Insomma tutto sembrava dirci: questa messa non s'ha da fare! Comunque proviamo! Una messa in più a “quattro gatti” non fa male… Invece con stupore quasi un centinaio di persone sono salite in sella S. Agnese e nella chiesetta abbiamo ricordato la Santa protettrice delle adolescenti, delle giovani mamme e benevola complice di tanti amori sbocciati nei prati antistanti. Ovviamente bambini e ragazzi erano al doposcuola ed i genitori a lavorare. Ma il prossimo anno il 21 gennaio sarà di sabato e allora si compirà di nuovo il miracolo di tanta gente a chiedere al Signore, per intercessione dei santi protettori di Gemona, pace, prosperità, salute e concordia. della famiglia Gubiani di Godo ci ha rincuorati e riscaldati con crostoli, tartine, caffè e ogni ben di Dio. Appuntamento a S. Agnese 2012! L’arciprete Gesù pane di vita Il primo maggio i nostri ragazzi di quarta elementare riceveranno per la prima volta Gesù Eucarestia, faranno cioè la Prima Comunione. I bambini mangeranno quel pane che per noi cristiani, dopo essere stato consacrato, diventa il corpo di Cristo. Un pezzo di pane diventa Gesù, presente in mezzo a noi, che c’invita a fare come lui e cioè condividere con gli altri la nostra vita nei gesti e nelle parole. Ma perché Cristo, la sera dell’ultima cena con gli Apostoli, ha voluto che fosse un pezzo di pane a rappresentarlo come presenza di Dio in mezzo agli uomini attraverso i secoli? Questo alimento ha una storia che inizia dagli albori dell’umanità e, attraverso le varie civiltà, giunge ai giorni nostri pur con diverse tecniche di lievitazione e di lavorazione e l’utilizzo di farine più ricche di crusca (il famoso pane nero dei periodi più duri) o di farine più raffinate (per il pane cosidetto bianco, una volta esclusiva dei ricchi). Eppure, anche se sotto forme differenti, il pane è sempre stato, ed è, una presenza costante sulle tavole di tutti, anche dei più poveri. Anche Gesù mangiava quotidianamente questo alimento e nell’ultima cena benedisse il pane e il vino come doni importanti per l’umanità. Cose sem- Anagrafe parrocchiale 108 Marchetti Teresa ved. Zanin di anni 95 il 24.12.10 BATTESIMI 2011 BATTESIMI 2010 54 Cafagna Davide di Fabrizio e Aliberti Raffaella, n. il 19.5.10 batt. il 21.11.10 55 Da Rio Gabriele di Daniele e Gortano Manuela, n. il 9.7.10 batt. il 21.11.10 56 Del Bianco Leonardo di Giovanni e Foschiatti Paola, n. il 7.7.10 batt. il 21.11.10 57 Iob Vanessa di Ruggero e Bettio Valentina, n. il 29.5.10 batt. il 21.11.10 58 Ruvolo Viola di Federico e Conte Annalisa, n. il 25.10.09 batt. il 21.11.10 59 Iteshi Margherita di John e Guerra Simonetta, n. il 17.7.10 batt. il 19.12.10 60 Iteshi Justina di John e Guerra Simonetta, n. il 17.7.10 batt. il 19.12.10 61 Colomba Enrico di Roberto e Forgiarini Elisa, n. il 22.8.10 batt. il 19.12.10 62 Lala Sofia Rosa di Biagio e Cragnolini Manuela, n. l'8.8.10 batt. il 19.12.10 63 Lepore Lisa di Roberto e Londero Lorena, n. l'8.7.10 batt. il 19.12.10 64 Lizzi Davide di Rudi e Venturini Silvia, n. il 13.7.10 batt. il 19.12.10 1 Hermann Gianluca di Marko e Zearo Silvia, n. il 2.11.06 batt. il 9.1.11 2 Rainis Federico Mario di Andrea e Rugo Ilenia, n. il 21.1.10 batt. il 9.1.11 3 Durigotto Benedetta Cristina di Massimo e Bierti Olga, n. il 12.10.10 batt. il 20.2.11 4 Orlando Simone di Paolo e Forgiarini Vania, n. l'1.7.10 batt. il 20.2.11 plici ed essenziali che sfamano l’uomo nel corpo e nello spirito, perché quel pane e quel vino non solo sostengono fisicamente il nostro corpo, ma diventano corpo e sangue di Cristo. Gesù ha scelto di entrare e rimanere semplicemente – ha detto infatti agli apostoli “fate questo in memoria di me” – nella nostra casa in mezzo a noi per dirci che Lui c’è nella quotidianità del nostro vivere, nei gesti di condivisione, nel cammino di vita che ognuno di noi percorre. Cristo ogni domenica c’invita al suo banchetto (la messa) dove non si servono portate ricche, ma alimenti semplici ed essenziali che sono quelli che accompagnano quotidianamente tutti gli uomini e che li possono rendere felici non solo nel fisico, ma soprattutto nello spirito. L.S. 3 Di Piazza Nena ved. Serafini di anni 86 il 3.1.11 4 Sangoi Luigi di anni 65 il 6.1.11 5 Bellina Iole Bellina di anni 79 il 16.1.11 (segue a pagina 14) MATRIMONI 2011 1 Masera Giovanni - Mondini Leonarda, sposati in Duomo il 17.1.11 2 Vidoni Nicholas - Giusti Katia, sposati in Duomo il 26.3.11 DEFUNTI 2011 1 Suor Michela Vanzo di anni 84 il 31.12.10 2 Kropiunig Andreas di anni 20 l'1.1.11 Pietro Gubiani n. 15.01.1934 m. 01.11.2010 MATRIMONI 2010 15 Fornasiere Ivan - De Simon Danya, sposati in Duomo il 18.12.10 16 Barile Marco - Lapanja Rita, sposati in Duomo il 18.12.10 DEFUNTI 2010 96 Ragalzi Gianfranco di anni 68 il 23.11.10 97 Copetti Antonino di anni 70 il 27.11.10 98 Federico Maria ved. Silvestrini di anni 95 il 28.11.10 99 Mardero Maddalena ved. Rosso di anni 95 il 30.11.10 100 Mardese Virginio di anni 86 il 2.12.10 101 Della Rovere Lucia Toso di anni 89 il 3.12.10 102 Marini Vittorio di anni 73 il 12.12.10 103 Bonitti Lucia Marcuzzi di anni 87 il 18.12.10 104 Sabadello Anna ved. Tuzzi di anni 87 il 21.12.10 105 Cucchiaro Giacomo di anni 86 il 23.12.10 106 Cargnelutti Maria ved. Canavese di anni 96 il 23.12.10 107 Molaro Rosina ved. Federico di anni 89 il 24.12.10 Irene Della Marina n. 06.09.1916 m. 17.11.2010 Maddalena Mardero Rosso n. 20.08.1915 m. 30.11.2010 Allegrina Lepore n. 17.01.1922 m. 11.03.2011 Gemma Foschiatti n. 27.12.1930 m. 112.03.2011 Natalina Pez n. 11.11.1925 m. 17.03.2011 Mario Mardero n. 27.02.1932 m. 18.03.2011 13 LA CONCLUSIONE DELLA STORIA: DA 150 ANNI LE “FRANCESCANE DI GEMONA” SUI PASSI DELLA DIVINA PROVVIDENZA Celebrate con noi il Signore! SECONDA PARTE – La prima parte della storia era stata aperta dalla lieta notizia del 150° anniversario della fondazione e s’era conclusa con la bella immagine della processione delle Suore che, dopo le approvazioni ecclesiastica e civile, entravano in Duomo il 21 Aprile 1861 per la celebrazione dell’Apertura canonica del Convento Santa Maria degli Angeli. 21 Aprile 1861 Il giorno di Do menica, 21 Aprile 1861, a Gemona, si celebrava la solenne Apertura Canonica del Monastero di Santa Maria degli Angeli. Dalle Memorie Storiche di Padre Gregorio Fioravanti, che di questo evento ha tracciato alcune pagine molto dettagliate, co gliamo qualche no tizia: “Celebrava Sua Eccellenza Rev.ma Monsignor Luigi Trevisanato, Arcivescovo di Udine, coll’intervento di tutto il clero, sì secolare che regolare, esistente in paese, e di tutte le Autorità municipali, civili e militari. La Messa solenne pontificale fu tenuta nel Duomo, con la partecipazione delle nuove Suore con la loro Fondatrice, Suor Maria Giuseppa di Gesù. Le 53 Novizie erano, per nazioni, così divise: 26 italiane, 4 francesi, 9 del Tirolo tedesco, 9 svizzere tedesche, 3 svizzere francesi, 2 del Belgio”. Al Duomo si giunse processionalmente, passando dal Santuario di Sant’Antonio, accompagnate, lungo tutto il tragitto da una folla festante”. Una nuova Famiglia religiosa Questa solenne inaugurazione del Convento di Santa Maria degli Angeli segnava l’istituzione ufficiale, in Gemona, di una nuova famiglia religiosa, contemplativa ed apostolica, fondata sulla spiritualità francescana e inizialmente denominata Suore Minori del Terzo Ordine del Santo Padre nostro Francesco, a servizio delle Missioni Apostoliche ma più semplicemente conosciute come le Francescane di Gemona. L’ideale che la Fondatrice aveva lungamente vagheggiato finalmente diveniva una felice realtà cui Padre Gregorio offriva il suo sostegno, spirituale e giuridico, collaborando alla preparazione delle Costituzioni, secondo il tenore di vita proposto dalla madre Giuseppa di Gesù, la Ministra (Supe(segue nella pagina accanto) La scomparsa di pre’ Min Filipuzzi Don Giacomo Filipuzzi era originario di San Daniele, dov'era nato il 2 luglio del 1921 e se n’è andato dopo una lunga malattia all’età di 89 anni. Il funerale è stato celebrato dall’arcivescovo di Udine lunedì 7 febbraio, nel duomo della città collinare. Ordinato sacerdote nel 1944, fu inviato tra noi come cappellano; qui fu incaricato di seguire l’oratorio femminile presso le Suore Francescane (i maschi allora frequentavano l’oratorio dei Padri Stimmatini) e la gioventù femmi- nile dell'Azione Cattolica. Nella nostra comunità pre’ Min – com’era familiarmente chiamato da tutti i parrocchiani – fu anche vicario dell’allora arciprete monsignor Monai e rimase tra noi fino a quando il vescovo monsignor Emilio Pizzoni lo portò con sé a Sezze Romano, dove, in virtù della sua laurea in filosofia e pedagogia, con specializzazione in psicologia, divenne direttore spirituale del locale seminario. Dal 1971 al ’75 ha ricoperto il ruolo di consigliere psicolo- Anagrafe parrocchiale 16 Rossi Valeria Venturini di anni 90 il 28.2.11 17 Londero Elda ved. D'Aronco di anni 84 il 4.3.11 18 Rizzi Lidia ved. Gerstl di anni 89 il 3.3.11 19 Venchiarutti Mario di anni 67 l'8.3.11 20 Polonia Rosa Lepore di anni 79 il 10.3.11 21 Lepore Allegrina ved. Lepore di anni 89 l'11.3.11 22 Foschiatti Gemma Patat di anni 80 il 12.3.11 23 Pez Natalina di anni 85 il 16.3.11 24 Mardero Mario di anni 79 il 18.3.11 25 Copetti Antonietta di anni 63 il 18.3.11 26 Pascottini Luigino di anni 64 il 18.3.11 (segue da pagina 13) 6 Peccol Paolo di anni 57 il 21.1.11 7 Gollino Olga Serafini di anni 56 il 22.1.11 8 Mardero Egidio di anni 96 il 24.1.11 9 Martinelli Noemi Copetti di anni 90 il 4.2.11 10 Tuti Mario di anni 77 il 16.2.11 11 Vion Luciana ved. Giorgiutti di anni 99 il 17.2.11 12 Contessi Aldo di anni 61 il 19.2.11 13 Tonella Enrica ved. D'Aronco di anni 87 il 24.2.11 14 Venturini Andrea di anni 88 il 25.2.11 15 Peccol Eliseo di anni 93 il 26.2.11 14 go al seminario di Udine e, per più di venti anni, è stato apprezzatissimo cappellano delle carceri di via Spalato, nel capoluogo friulano. Tutti lo ricordano come una persona solare ma anche molto preparata. «Una persona sempre sorridente e accogliente – ricorda il vicario generale dell’Arcidiocesi, monsignor Guido Genero nelle pagine del settimanale diocesano La Vita Cattolica – di grande cordialità, con grandi capacità di relazione e attenzione verso il prossimo». Dal 1999 pre’ Min era quiescente alla Fraternità sacerdotale di Udine ma anche qui continuava a offrire i suoi preziosi consigli a quanti si rivolgevano a lui. *** riora), che fu anche, per le prime religiose, una entusiasmante animatrice vocazionale. Tra le giovani e zelanti professe ella aveva scelto suor Margherita Lindner come sua Vicaria. Non sappiamo quali furono le cause che più indebolirono nella Fondatrice l’entusiasmo e la tenace volontà degli inizi: forse lo stress dell’ impegno iniziale della fondazione? o le forti spese che si accumulavano per la ristrutturazione del Convento? o la consapevolezza della sua difficoltà a proporsi come guida esemplare in un’austera vita penitenziale, quale era quella richiesta alle suore, che le manifestavano affetto ed ammirazione? Una salute molto fragile Nel febbraio del 1863 lasciava Gemona per esigenze di cura della sua salute, realmente molto fragile. Affidava le giovani suore, per le quali aveva assicurato tutto il sostegno economico (cui in seguito provvederà solo in parte), alle cure del Reverendo, il fedelissimo suo collaboratore, Padre Gregorio: a quelle eroiche giovani egli dedicò tutta la sua paterna cura. Dalla Fondatrice esse avevano ricevuto l’insegnamento a non confidare mai nelle nostre sole capacità umane, ma “ad affidarsi sempre e interamente a Cristo, la vera sorgente più pura e vivificante”. Nei primi anni dopo la fondazione, in quel giovane vivaio di Consacrate che era il convento di Gemona, venne spesso a falciare sorella morte. Le cause: malattie, privazioni, austerità della vita? Sì, forse anche questo! Ma quando Padre Gregorio propose ad alcune, soprattutto alle più giovani, di ritornare alle loro famiglie per recuperare più facilmente la salute, la risposta fu decisa ed unanime: «Morire, ma non lasciare il piccolo Paradiso di Santa Maria degli Angeli!». In Missione! Essendo prevalente l’idea che l’Istituto era fondato “per le Missioni apostoliche”, il primo invio missionario fu orientato verso gli Stati Uniti d’America, nel 1865, per un servizio di assistenza ad un gruppo di emigranti tedeschi. Era allora l’epoca in cui negli USA fioriva una società in rapida espansione per l’arrivo di numerosi emigranti da varie parti del mondo. Questo fatto favorì in modo evidente un rapido sviluppo delle comunità negli USA più che in altre parti del mondo: alla fine del secolo infatti già operavano nel campo educativo-pastorale una ventina di comunità, nella zona di New York. Nel 1872 un altro drappello di missionarie da Gemona veniva inviato verso l’Oriente, a Costantinopoli, dove le suore potevano contare sulla assistenza dei frati francescani, ma dove incombeva anche la presenza ostile dei Musulmani. Dopo Costantinopoli altre opere educativoassistenziali furono sviluppate a Rodi, con scuole aperte ad alunne ed alunni di diverse religioni: l’America e l’Oriente erano due continenti molto diversi per storia e caratte- ristiche, ma in entrambi le nostre prime sorelle trovarono modo di sviluppare le finalità educative ed assistenziali proprie del carisma congregazionale. La prima comunità in Italia In Italia, solo nel 1885, fu aperta la nostra prima comunità a Solagna nella valle del Brenta: è la caratteristica missione inserita nel contesto di una parrocchia, con impegno di preghiera, di catechesi, di educazione della prima infanzia attraverso la scuola materna. Questo servizio favorisce la co municazione con le famiglie, so prattutto nell’ambiente operaio e contadino. È il tipo di presenza che avrà maggiore sviluppo nella Congregazione, soprattutto per i paesi del Veneto, del Friuli, della Carnia. A Gemona, nella Casa Madre, fin dalla Fondazione, diverse influenti famiglie avevano presentato alla Fondatrice la richiesta che venisse favorita la promozione dell’istruzione ed educazione per le fanciulle di buona famiglia: superata qualche comprensibile difficoltà, nel 1867 veniva istituito il Collegio Santa Maria degli Angeli per rispondere alle richieste secondo le possibilità ed il lento progresso della scolarizzazione femminile. La formazione femminile Notevole vantaggio arrecarono al progresso della formazione della donna le scuole di lavoro, cucito, ricamo, economia domestica che spesso venivano affiancate alla scuola materna, con tempi ed insegnamenti adattati alle diverse realtà ambientali (17000 frequentanti nel corso degli anni). Il secolo 19mo si conclude con il coinvolgimento delle Suore nel campo assistenziale con il servizio presso la Casa Cronici di Treviso: è un impegno di servizio ai più poveri per provvedere ai quali, in certi periodi, le suore devono pure ricorrere alla questua, servizio che viene offerto con tanto sacrificio dalle nostre sorelle per molti anni. Tempi di guerra I primi cinquant’anni del Ventesimo secolo sono stati tristemente segnati dai nefasti periodi bellici della prima e della seconda guerra mondiale, dai quali Gemona e il Friuli e l’Italia e l’Europa sono stati tragicamente colpiti. Alla rotta di Caporetto (1917) nel convento di Gemona resta una piccola comunità per provvedere alle suore ammalate ed anziane mentre molte altre suore vanno profughe o sono richieste del loro aiuto negli ospedali da campo. Anche questo spiega la maggiore facilità dello sviluppo della Congregazione negli Stati Uniti e la maggiore disponibilità economica per il trasferimento della sede generalizia a Roma, pur tra le difficoltà della seconda guerra mondiale. Nel 1951 un nuovo gruppo di missionarie viene inviato in America Latina a Puerto Montt, nel sud del Cile. Da qui sembra spuntare l’alba per una nuova espansione missionaria nel continente latino-americano… e non solo. Nel 1961, alla tappa del Centenario di fondazione l’Istituto presenta un volto certamente provato da molte difficoltà, ma coraggiosamente orientato al futuro. 21 aprile 1961: cento anni All’epoca del Centenario della Fondazione le Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore, (è questa la denominazione ricevuta all’approvazione delle Costituzioni, nel 1905) hanno raggiunto e superato il migliaio di membri con buone speranze anche per le diverse tappe della formazione. Dopo il difficile tempo della seconda guerra mondiale, nel 1947, ha luogo un capitolo (segue in ultima pagina) 15 Inizia il secondo secolo Gli inizi del secondo secolo sembra vogliano caratterizzarsi per nuovi segni di vitalità che si ricollegano all’epoca del Concilio Vaticano II e nel l’Istituto si manifestano sia con l’incremento di varie attività apostoliche nei continenti di più antica tradizione (Europa, America del Nord), sia con nuove aperture verso altri continenti (America Latina, Africa, Asia). In America Latina dalla pittoresca Puerto Montt, che già all’inizio del 1954 vanta il sostegno di una missione sorella nella vicina Puerto Chico (zona di grave disagio sociale), le prime coraggiose missionarie inviate a questo paese risalgono, tra il Pacifico e la Cordigliera delle Ande, verso Santiago, la capitale del Cile. Dopo aver avviato anche qui due importanti opere educative, il Liceo “Madre Cecilia Lazzeri” ed il Liceo “Santa Maria de los Angeles”, le Missionarie Francescane fanno del Cile la pedana di lancio per dare inizio a sei comunità missionarie in Bolivia, a tre nel Perù, a due nell’Equador, ed infine all’ultima, recente creazione, Tijuana, nel Messico, al confine con la California negli Stati Uniti. generale che rinnova nella Congregazione contatti e disposizioni. La Casa Madre di Gemona rimane a capo della Provincia Veneta “Santa Maria degli Angeli” con 353 membri suddivisi in 60 Comunità istituite nei vari paesi del Veneto, Friuli e Carnia. Negli Stati Uniti d’America la Provincia St. Francis conta 429 membri. Le nuove Provincie Duramente provata dalla guerra, dal comunismo, dalle divisioni storico-politiche e religiose, è stata la Provincia Medio-orientale “Santa Elisabetta”, soprattutto nelle zone di Turchia, Bulgaria, Mediterraneo O rientale. Sede della nuova Provincia è Cipro. In Italia è costituita una seconda Provincia nella zona centrale, con sede a Roma, ma distinta dalla Casa Generalizia sede della Superiora Generale e del Consiglio. Una nuova Provincia viene istituita in Francia, con qualche comunità anche in Svizzera. All’epoca del Centenario piccolo seme, ma molto promettente, era la missione avviata nel 1951, a Puerto Montt, nel Sud del Cile, grazie alla tenacia ed al coraggio di Madre Cecilia Lazzeri. Le necessità delle Chiese d’Africa e India La presenza a Roma, in occasione del Concilio Vaticano II, di vari Vescovi di altri continenti, favorisce nuove conoscenze e sollecitazioni per nuove missioni. Così è per la richiesta di Monsignor Jean Zoa, Arcivescovo di Yaounde, che sollecita la nostra presenza missionaria in Cameroun (1963), con sei comunità, più una missione molto lontana, nel Congo. Così è pure per la nostra prima presenza missionaria in India, favorita dal richiamo di Monsignor Joseph Thumma, Vescovo di Vijayawada, nell’Andhra Pradesh, nel 1976. Dall’Andhra Pradesh le suore estendono le opere, soprattutto di carattere educativo, aperte ad una comunicazione pacifica tra diverse lingue e religioni, in diversi Stati dell’Unione Indiana: la fondazione più recente è nel lontanissimo Arunachal Pradesh nel Nord Est, quasi al confine con la Cina. Ora la Provincia indiana “Holy Family” è annoverata tra gli organismi più numerosi della Congregazione come presenza di giovani religiose, mentre ritornano frequenti i termini hostel, collegio, internato per indicare delle strutture educative che richiamano le finalità proposte dalla Fondatrice per la sua opera. Parrocchia di Santa Maria Assunta Via G. Bini, 33 33013 Gemona del Friuli (UD) Gentile Famiglia 33013 Gemona del Friuli 16 Ancora Europa Altri ambienti missionari di fondazione più recente in cui operiamo per l’annuncio e la testimonianza del Vangelo e per la promozione umana sono: l’Albania, la Bulgaria postcomunista, il Libano, le Filippine, la Lituania, la Repubblica Centrafricana, il Congo… Potremmo ancora molto raccontare dei piccoli passi che hanno portato la nostra famiglia a raggiungere, come missionarie, paesi lontani, portando il nome e il ricordo di Gemona nel cuore. Ora sono per lo più le giovani native dei vari paesi che assumono l’impegno missionario, ma loro sanno che alle origini della loro famiglia c’è un albero che ha le sue profonde radici piantate qui, in Gemona, alle pendici del Cjampon, accanto al Duomo plurisecolare ed al Santuario francescano. Ancora Gemona Qui ritorniamo, infatti, rievocando le nostre “Memorie”… qui ricordiamo l’epoca delle Origini, quando i muratori gemonesi lavoravano per la costruzione del grande Convento neogotico che la Duchessa fondatrice voleva rapidamente completato; quando la folla festante accompagnava al Duomo le 53 giovani Novizie per la cerimonia inaugurale; quando le suore uscivano, a due a due, forse per la questua, per le strette vie di Gemona, che gli ampi mantelli sembravano voler riempire. Sono passati 150 anni. Li abbiamo vissuti insieme, attraverso diverse generazioni. Ora il grande Convento neogotico non c’è più, come l’antico Santuario di Sant’Antonio e la Chiesa di Madonna delle Grazie... Il devastante terremoto del 1976 ci ha strappato tanti aspetti della città che ci erano cari: è stata una vicenda tragica che abbiamo vissuto insieme con tanta angoscia. Ma abbiamo vissuto insieme anche la gioia di far risorgere la città dalle macerie e di vedere la vita rifiorire e sorridere attraverso nuove generazioni, con fiduciose aperture a nuove prospettive. Con Gemona è stato ricostruito il Convento Santa Maria degli Angeli: diverse strutture, altre finalità. Ora, soprattutto, accoglie le suore che tornano dalle varie missioni, per essere assistite in un sereno tramonto. E Gemona è ancora qui e ci aiuta. Ci aiuta con le sue autorità, con i suoi funzionari, con i suoi volontari, con la sua gente; con le varie strutture assistenziali, con il sostegno spirituale e la testimonianza di vita cristiana. Abbiamo tanti motivi di gratitudine e desideriamo ricambiare con il dono della nostra fraternità francescana e con l’offerta quotidiana della nostra preghiera. GRAZIE, GEMONA!