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Perché piangi? Perché piangi?

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Perché piangi? Perché piangi?
ANNO LXXIX - N. 1
APRILE 2011
Perché piangi?
Gli evangelisti non sono ricchi di particolari nel descrivere l'evento più importante non solo della vita di Gesù ma
nientemeno della storia dell'umanità
intera: la resurrezione. D’altra parte
come potevano descrivere un fatto che
non avevano visto, che non avevano
assolutamente né previsto, né sospettato? Per loro l'avventura “Gesù di
Nazareth” era finita alle tre del pomeriggio del venerdì. Il colpo di lancia,
infertogli nel costato dall’ufficiale del
picchetto di esecuzione, aveva definitivamente chiuso ogni strada alla speranza di un intervento di Dio.
Gesù stesso, dalla croce, con un fil
di voce aveva sussurrato “Tutto è
finito. Tutto è compiuto!”.
Ma se non potevano descrivere con
dovizia di particolari l'attimo della
pietra ribaltata, lo sciogliersi delle
bende e del sudario, la vita che entra
nel corpo, Gesù che varca l'antro che
per tre giorni lo aveva trattenuto,
sono altresì ricchi di particolari nel
descrivere paure e turbamenti,
sospetti ed intuizioni, visioni di
angeli e possibili fantasmi.
Descrizioni di fuga e ripensamenti di
profezie, possibilità di infatuazioni
collettive e certezze che quel che
vedevano e ascoltavano era proprio
lui: il Risorto.
Tante imprecisioni
Sono tante le imprecisioni nel loro
racconto, sono incompleti nel tramandarci i fatti, tant'è vero che qualcuno potrebbe pensare ad una bugia
mal raccontata. Ma sono proprio
queste negligenze, queste frasi mal
riportate che diventano una garanzia
di autenticità. Ognuno dei quattro
evangelisti racconta la resurrezione
non con la preoccupazione di riportare
la cronaca del fatto ma come lui l’ha
vissuta in prima persona, come la Chiesa apostolica poi la annunciava alle
prime comunità cristiane: diranno infatti i loro dubbi, le loro paure, le loro
mancanze di fede “Sconvolti e pieni di
paura pensavamo di vedere un fantasma” (Lc 24, 36).
Un salto di qualità
Gesù si rende conto del salto di qualità
nella fede che chiede ai suoi discepoli
di ieri e di oggi. Credere a quello che
umanamente è impossibile, vedere vivo
colui che sanno essere stato morto,
essere presente colui che poi sparisce…
Sentirsi chiamati per nome come Maria
di Magdala e poi inviati in Galilea dove
tutto era iniziato…
Una tenerezza quasi materna
Ma fra i tanti atteggiamenti di Gesù
risorto quello che colpisce di più, quello
che più affascina e coinvolge è la tenerezza quasi materna che Gesù ha nel
presentarsi alle donne, ai discepoli, agli
apostoli.
Sulla strada di Emmaus: «Perché siete
tristi e sfiduciati?» e con pazienza li rassicura spiegando loro le scritture che
lo riguardavano. Nel cenacolo: «Perché avete paura? Sono io! Datemi da
mangiare…» e dopo averli rassicurati alitò loro il dono dello Spirito
Santo.
E alle donne andate di buon mattino
al sepolcro e a Maria: «Donna, perché piangi?». E la inviò ad annunciare a quel bocciolo di Chiesa nata tre
giorni prima nel cenacolo, nella
prima celebrazione eucaristica presieduta da Gesù stesso: «Lui, il
Signore è vivo, è risorto. Alleluia!».
Ancora oggi
Ancora oggi si avvicina a noi e ci
chiede «Perché piangi?». Perché non
c'è speranza in te? Perché soffochi la
sete di gioia che è nel tuo cuore?
Perché?
E ci dice che le nostre lacrime non
hanno più motivo di scorrere dagli
occhi, che le cose vecchie son passate, che lui fa nuove tutte le cose.
Lo sappiamo benissimo che ancora
“Cristo risorto appare alla Vergine” nel bel dipinto
del Guercino (Cento, Pinacoteca civica).
(segue a pagina 2)
l’arciprete
monsignor Gastone Candusso
1
Perché piangi?
(segue dalla prima pagina)
oggi ci diranno che stiamo vaneggiando.
Che siamo folli, che nulla è cambiato e
che nulla cambierà e ci presenteranno
ancora le cifre dei morti di fame e di freddo, e delle migliaia di morti per una terra
maledetta che trema, per un’onda di mare
che spazza via migliaia di vite am mucchiandole nel fango e nei detriti, che
sbuccia l’involucro di una centrale atomica che evapora morte per decine di anni…
Nulla da obiettare
Forse non avremo nulla da replicare a
queste e ad altre obiezioni: ragazzine
che vengono uccise per il semplice fatto
di essere bambine, genitori lasciati
morire per impossessarsi dell’eredità,
droga e alcol companatico di folli festini, donne messe in vendita al miglior
offerente, gerarchie e burocrazie asfissianti e compromesse…
O forse potrebbe vacillare la nostra speranza per la morte di cancro di un
ragazzo di vent'anni o di una mamma di
tre figli ancora piccoli, di vecchi lasciati
morire…
Tutte queste cose già le conosciamo!
Ma lui ha fatto cose grandi. Cose
nuove. Ha fatto sbocciare i fiori fra le
rocce, sgorgare l'acqua viva dalla pietra.
A Pasqua vogliamo dire che per un cristiano il pianto non ha più ragione di
esistere. La Resurrezione di Gesù ha
disseccato le sorgenti delle nostre lacrime. Riconciliamoci allora con la gioia
vera, quella che nasce da quell'uomoDio che conosce da sempre il mio, il
tuo, il nostro nome e che da sempre lo
pronuncia con indicibile tenerezza.
Le luci di un giorno nuovo
Che la Pasqua sconfigga il nostro peccato e frantumi le nostre paure, ci faccia
vedere le tristezze, le malattie, i soprusi
e perfino la morte dal versante giusto:
quello del “terzo giorno”. Da quel versante, il luogo del Cranio ci apparirà
come il Tabor. Le croci sembreranno
antenne innalzate per farci udire la
musica del cielo. Le sofferenze del
mondo non saranno per noi i rantoli
dell'agonia, ma i travagli del parto. E le
stigmate lasciate dai chiodi nelle nostre
mani crocifisse, saranno feritoie attraverso le quali sorgeranno fin d'ora le
luci di un mondo nuovo.
l’arciprete
monsignor Gastone Candusso
Periodico trimestrale della Parrocchia di S. Maria Assunta di Gemona del
Friuli fondato nel 1933 - Direttore responsabile Mauro Vale - Autorizz.
Tribunale di Tolmezzo n. 163 del 4.4.2006 - Stampa Tip. Rosso, Gemona
2
Tutta la Settimana Santa
Domenica delle Palme (17 aprile)
10.00: Benedizione dell'Ulivo in S. Rocco e processione. S. Messa in Duomo
Quarantʼore di Adorazione eucaristica in Duomo
15.30: Celebrazione dei Vesperi ed esposizione dell'Eucaristia
16.00: Azione Cattolica e S. Vincenzo
17.00: Terz'Ordine Francescano e Francescani
18.00: Operatori della catechesi
18.45: Benedizione e riposizione del Santissimo
19.00: S. Messa
Durante le ore di adorazione c'è la possibilità di confessarsi
Lunedì Santo (18 aprile) Quarantʼore in Duomo
9.00-11.00: Adorazione personale libera
16.00: Borgate di Stalis, Gleseute, Gois e Bersaglio
17.00: Borgate di Godo e Maniaglia e bambini delle elementari
18.00: Centro storico
18.45: Benedizione e riposizione del Santissimo
19.00: S. Messa con predicazione del Padre guardiano del Santuario
20.30: ora di Adorazione per le persone impegnate altrove nel pomeriggio
Durante le ore di adorazione c'è la possibilità di confessarsi
Martedì Santo (19 aprile) Quarantʼore in Duomo
9.00-11.00: Adorazione personale libera
16.00: Borgata di Taboga
17.00: Borgata di Campagnola
18.00: Borgata di Piovega
18.45: Benedizione e riposizione del Santissimo
19.00: S. Messa
20.30: ora di Adorazione per le persone impegnate altrove nel pomeriggio
Durante le ore di adorazione c'è la possibilità di confessarsi
Mercoledì Santo (20 aprile) in Santuario
20.45: Liturgia penitenziale con possibilità di confessarsi
Giovedì Santo (21 aprile) a Udine, in cattedrale
9.30: LʼArcivescovo concelebra con tutti i presbiteri dell'Arcidiocesi e benedice
gli Olii santi durante la “Missa Crismalis”
TRIDUO PASQUALE DELLA PASSIONE, MORTE E RISURREZIONE DEL SIGNORE
Giovedì Santo (21 aprile) in Duomo
20.00: Santa Messa in cœna Domini per l'istituzione della Eucaristia
21.30: Veglia di adorazione proposta dai ragazzi delle medie
22.30: Veglia di adorazione proposta dai ragazzi delle superiori
23.30: Veglia di adorazione proposta dal gruppo delle catechiste
00.30: Veglia di adorazione proposta dal gruppo degli scout
Venerdì Santo (22 aprile – giorno di digiuno e astinenza) in Duomo
7.00: Celebrazione delle lodi mattutine
15.00: Liturgia della Passione e della Morte del Signore
21.00 Via Crucis preparata dai ragazzi delle superiori. Partenza dal Santuario
Sabato Santo (23 aprile) in Duomo
21.00 Solenne Veglia pasquale (inizia sul sagrato del Duomo)
Liturgia della Luce, Liturgia della Parola, Liturgia battesimale ed
Eucaristia pasquale
Domenica di Pasqua (24 aprile)
Le Sante Messe sono celebrate secondo l'orario festivo
(è sospesa la S. Messa delle 9.00 in Duomo)
Lunedì dellʼAngelo (25 aprile)
Le Sante Messe sono celebrate secondo l'orario festivo
L’arciprete, don Federico e don Alan,
con i collaboratori parrocchiali, augurano
a tutti i Gemonesi una Pasqua di gioia nella luce di Cristo risorto
Il “Codice Da Vinci”
Qualche anno fa lo scrittore Dan Brown
svelava un segreto tenuto nascosto per
secoli: Gesù aveva (non si capisce bene)
un’amante o una moglie. Il nome della
donna: Maria di Magdala, meglio conosciuta come Maddalena. Tante (secondo
l’autore) le prove di questa doppia vita, ma
la più convincente è il capolavoro di
Leonardo da Vinci. Infatti il grande artista
nell’Ultima Cena del refettorio dei Frati
domenicani del Convento di S. Maria delle
Grazie di Milano, dipinge al centro della
tavola Gesù ed al suo fianco a destra non
Giovanni, bensì Maddalena! Molti lettori ci
sono cascati gridando allo scandalo e forse
ancora oggi qualcuno ritiene veritiera questa assurda interpretazione.
La lettura corretta
Ma Leonardo, profondo conoscitore del
brano evangelico e sommo artista, su quella parete volle fissare l’attimo seguente
alla accusa di Gesù: «Questa notte qualcuno di voi mi tradirà» (Mt 26, 21).
Risvegliati bruscamente dal loro chiacchiericcio, gli Apostoli, in un moto quasi
di solidarietà difensiva, si raggruppano tre
a tre facendo il vuoto attorno a lui…
“Allora essi incominciarono a domandarsi
chi fra loro poteva essere colui che avrebbe fatto questo” (Lc 22, 21-23): chi si
adira, chi ammutolisce, chi si meraviglia,
chi attende ciò che dagli altri viene detto…
Centrale, solenne, maestoso eppure dolcissimo, il Cristo. Inclina leggermente la testa
sulla spalla sinistra (segno di pietà), la
bocca semiaperta di chi ha appena finito di
parlare, gli occhi abbassati per non
influenzare nessuno. Le mani protese sul
tavolo formano il triangolo centrale: la
destra che va verso Giuda è contratta e
sembra quasi dirgli «Quello che devi fare,
fallo presto» (Gv 13, 27); quella sinistra è
aperta in segno di donazione.
I gruppi degli Apostoli
Nel primo gruppo a destra di Gesù vi sono
gli Apostoli principali. Giovanni per la
prima volta, in tutta l’iconografia cristiana,
non posa il suo capo sulla spalla o sul
petto di Gesù. Anzi, se ne allontana vistosamente perché chiamato da Pietro.
L’irruente Pietro, in terza posizione, scatta
velocissimo, aggira alle spalle Giuda, s’accosta all’orecchio di Giovanni indicando
Gesù con la mano sinistra tesa. Vuol sapere e subito il nome del traditore. Il suo
braccio destro è in una posizione strana,
con la mano ha afferrato un coltello…più
tardi nell’orto degli ulivi con la stessa arma
colpirà Malco, il servo del sommo sacerdote (Gv 18, 10).
Il traditore
Ma chi è il traditore? Leonardo non lo ha
relegato in un angolo. O messo di spalle,
bensì vicino al Cristo, proprio come dice il
Vangelo! Il profilo è torvo, l’aspetto quasi
buio, lo sguardo duro e fisso nel vuoto; è
l’unico che si ritrae, che abbranca avidamente il denaro.
La sua mano sinistra si protende verso lo
stesso piatto sul quale si porta anche la
destra di Gesù. «Colui che ha messo con
me la mano nel piatto, è lui quello che mi
tradirà!» (Mt 26, 23). Giuda, così vicino,
ha udito di certo queste parole di Gesù; ma
questo accorato, estremo invito alla salvezza rimbalza su un muro impenetrabile.
Si può aggiungere che il da Vinci è attento
anche alle credenze popolari, alle superstizioni. Nelle rappresentazioni antiche della
Cena si vede che Giuda, col gomito rovescia un consistente vasetto di sale. E ciò
porta male, come dice il popolino.
Alla sinistra di Gesù Leonardo pone
accanto Giacomo fratello di Giovanni
quasi ad esaudire un desiderio che la loro
mamma aveva espresso a Gesù qualche
tempo prima «…Promettimi che questi
miei figli saranno uno alla tua destra e uno
alla tua sinistra quando sarai nel tuo
regno» (Mt 20, 20).
Giacomo si gira veloce, si ritrae un po’
indietro, creando il vuoto attorno al
Maestro. Rimane letteralmente a bocca
aperta, lo sguardo inorridito di chi teme di
veder spuntare il mostro appena nominato.
Spaventatissimo apre le braccia, bloccando
l’avanzata dei due vicini.
Tommaso, facendo leva con la sinistra
sulla tavola, schizza al di là di Giacomo,
spunta sulla sua spalla destra. Fra pochi
giorni, quando gli altri gli diranno di aver
visto il Signore risorto, risponderà «Se non
metto il dito nel posto dei chiodi…» e
Gesù, apparendogli: «Tommaso, metti qua
il tuo dito» (Gv 20, 27).
Le emozioni dei volti e dei gesti
Con scatto repentino ma non violento,
Filippo sale sempre più in alto, si allunga e
si inarca in avanti, perché Gesù lo deve
udire: «Sono forse io, Signore?» e le mani
angosciosamente rivolte al proprio petto a
proclamare: «Non ti farò mai del male!».
Nei due gruppi laterali gli Apostoli sono
meno agitati, ma non meno interessati a
quanto sta avvenendo.
Andrea, fratello maggiore di Pietro gli è
posto vicino per tenerlo calmo, per impedirgli gesti impulsivi. È la figura del vecchio saggio che non si scompone più di
tanto.
Giacomo il Minore è chiamato parente,
anzi fratello di Gesù (Mt 13, 55; Mc 6, 3).
Giovane molto bello, dalla faccia pulita,
dall’aria mite, sobrio nell’acconciatura dei
lunghi capelli biondi, aggira col braccio
sinistro Andrea, per cercare la spalla di
Pietro, che però si è spostato verso
Giovanni.
Ultimo dei tre Bartolomeo, “in cui non c’è
falsità” (Gv 1, 47), punta le grosse mani
sulla tavola, si solleva, allinea la sua alle
altre due teste. Fatto curioso e misterioso:
è vestito da romano. Giovane forte, molto
alto, profilo affilato, sopracciglia aggrottate, è tutto teso a capire ciò che sta succedendo.
(segue a pagina 5)
3
IN DUOMO NELL’ANNIVERSARIO DELLA CONSACRAZIONE
Vescovo da 25 anni
«O volarès finî cun dôs peraulis ai furlans, par pocâju a cjapâ simpri plui cussience de proprie identitât, de proprie
storie, dai propris valôrs tramandâts, e a
capî che no si puedin dispicjâ dal arbul
là ch’a son nassûts, parceche l’arbul al è
chel de nestre storie di fede, di passion
par Diu, pal lavôr e pe nature». Questo
il messaggio conclusivo che monsignor
Pietro Brollo, Arcivescovo emerito di
Udine, ha voluto lasciare ai numerosissimi friulani che domenica 2 gennaio
hanno gremito il nostro duomo per
ricordare il venticinquesimo anniversario della sua ordinazione episcopale.
Tantissimi i presenti: da quelli che
l’hanno visto giovane prete a Passons,
ai Rizzi e ad Ampezzo, ai tanti sacerdoti e laici friulani che ne hanno apprezzato il prezioso lavoro pastorale prima
come Vescovo ausiliare dal 1986 al
1996 e poi come Arcivescovo della
Chiesa Udinese dal 2000 al 2009, fino
alla rappresentanza – guidata dal vescovo monsignor Giuseppe Andrich – della
diocesi di Belluno, che monsignor
Brollo ha retto dal ’96 al 2000. Presenti
le comunità di Tolmezzo e della Carnia
ma soprattutto quella di Gemona, guidata dal sindaco, che si è stretta con
affetto al pastore della ricostruzione, al
parroco che ha guidato la nostra Pieve
fino alla riapertura del duomo e alla
ricostruzione di buona parte della città.
«In quegli anni l’arciprete Pietro Brollo
non è stato solamente punto di riferimento della rinascita materiale ma – ha
affermato l’ar ciprete monsignor
Candusso nel suo saluto iniziale – è
stato il pastore della difficile ricostruzione dello spirito e del tessuto della
4
comunità lacerati dal terremoto del 1976».
Hanno preso parte alla
solenne celebrazione anche
monsignor Alfredo Battisti
(che scelse monsignor
Brollo come suo ausiliare e
lo consacrò Vescovo proprio nel nostro duomo
appena riaperto) e l’Arcivescovo monsignor Andrea
Bruno Mazzocato che all’inizio del la liturgia ha
espresso la gratitudine di
tutto il Friuli e della diocesi
di Belluno a monsignor
Brollo: «La Chiesa di
Udine la ama come si ama
un figlio e un padre e, in
questa santa Messa, desidera esprimere
questo amore riconoscente a Dio e alla
sua persona. Accanto all’affetto riconoscente, c’è un secondo e più importante
motivo di ringraziamento a Dio per
questi 25 anni di episcopato: con la sua
persona il Padre ha assicurato la successione apostolica. Ha permesso, cioè,
che continuasse la fedele trasmissione
della Parola del Vangelo, il flusso di
grazia santificante con i sacramenti, la
guida pastorale del popolo di Dio. Per
questi motivi il Vescovo è un grande
dono divino per la Chiesa».
Nell’omelia monsignor Brollo, dopo i
ringraziamenti per l’affetto dei presenti,
riprendendo il filo del suo impegno per
la ricostruzione spirituale del Friuli ha
affermato «Oggi constatiamo che anche
nel nostro Friuli c’è un bisogno urgente
della presenza di Dio, per rendere salde
e forti le nostre famiglie e mantenere
acceso il focolare, simbolo storico del
nostro stile di vita, che invece langue e
troppo spesso si spegne. Ma bisogna
individuare una nuova strada per ripartire». «La strada – ha esortato monsignor
Brollo – non può che essere quella della
profonda meditazione della Parola ricevuta, per divenire non solo destinatari
della stessa ma anche annunciatori. In
un tempo di profonde trasformazioni
come il nostro, la vostra testimonianza è
necessaria più che mai: fatevi non solo
collaboratori ma corresponsabili dell’annuncio del Vangelo».
L’Arcivescovo emerito ha poi rivolto il
suo pensiero a tutto il clero della Diocesi: «Prego in particolare per voi, carissimi sacerdoti e religiosi, perché il
Signore conservi sempre viva la fre-
schezza della vostra ordinazione e missione sacerdotale, per un annuncio ricco
di quella speranza di cui il mondo di
oggi sente la triste mancanza. Sappiate
crescere sempre più nella comunione tra
di voi, con i vostri fedeli, per essere quel
segno efficace di evangelizzazione che
Gesù ci ha accoratamente richiesto».
Infine ha implorato una rinnovata
discesa dello Spirito Santo: «Uniamoci
quindi nella preghiera alla Vergine, cui
è dedicato questo duomo, e come gli
Apostoli nel cenacolo invochiamo su
tutti noi il dono dello Santo Spirito.
Particolarmente in questo tempo, abbiamo bisogno di Pentecoste perenne, di
fuoco nel cuore, di parola sulle labbra,
di profezia nello sguardo».
Monsignor Candusso consegna a monsignor
Brollo una riproduzione del nostro duomo
lesionato dal terremoto – opera dell’artista
Gianfranco Malison – a ricordare la ricostruzione fisica e spirituale di Gemona che vide il
generoso impegno dell’allora arciprete.
Anche il Sindaco Urbani (qui sopra) e monsignor Mazzocato hanno donato all’Arcivescovo emerito un’opera d’arte: una
riproduzione di palazzo Boton di Carlo
Venturini il primo e una croce aquileiese il
secondo. In alto monsignor Pietro Brollo tra
il suo predecessore monsignor Battisti e successori di Udine, monsignor Mazzocato, e di
Belluno, monsignor Andrich (foto Soravito).
ORDINATO IN DUOMO DALL’ARCIVESCOVO MAZZOCATO
Andrea Venturini Diacono
Come abbiamo riferito nell’ultimo
numero di Voce Amica, la visita pastorale del nuovo Arcivescovo di Udine si
è conclusa domenica 28 novembre con
la solenne concelebrazione eucaristica
durante la quale monsignor
Mazzocato ha ordinato diacono il
nostro comparrocchiano Andrea
Venturini.
Ci eravamo ripromessi di dare su queste pagine il giusto spazio alla cronaca dell’avvenimento ma abbiamo preferito che fosse proprio Andrea a dire
a tutti noi i sentimenti e le emozioni
che ha provato nel ricevere l’ordinazione
al Diaconato permanente dall’Arcivescovo e a parlarci del suo incarico
pastrorale nell’ambito della Diocesi.
E mentre gli rinnoviamo il nostro impegno a sostenere con la preghiera e con
la solidarietà spirituale la sua missione
all’interno della Chiesa friulana, ascoltiamo con piacere le sue parole.
Ripensando al giorno in cui sono stato
ordinato diacono il primo sentimento
che affiora è quello della gratitudine.
Gratitudine per coloro che mi hanno
aiutato nel cammino di formazione,
gratitudine per le tante persone che
hanno voluto in qualsiasi forma dimostrare il loro affetto e la loro vicinanza
e anche per tutti coloro che erano presenti alla liturgia dell’ordinazione.
Ricordo le parole che, dopo l’imposizione delle mani sul mio capo e la
vestizione con la stola e la dalmatica
diaconali, l’Arcivescovo ha pronunciato consegnandomi il libro dei Vangeli:
Il codice “Da Vinci”
(segue da pagina 3)
Anche dal lato opposto la notizia non è
ancora chiara: l’ultima terna a destra di chi
guarda, si sta chiedendo se ha capito bene,
se la cosa può essere possibile. Bellissimo
il giovane Matteo che stende le braccia in
orizzontale verso il Cristo mentre gira la
testa verso i due alla sua sinistra. Ha i
capelli ricci e ordinati, l’espressione sincera, aperta; le mani lunghe e curate; nell’insieme vivace ma contenuto, nelle vesti
splendide tradisce il ceto ricco dei pubblicani da cui proviene.
Anche Giuda Taddeo si contorce alquanto.
La testa canuta e la solenne barba bianca
rafforzano la luminosità di questo angolo.
Simone il cananeo, detto anche lo Zelota,
«Ricevi il Vangelo di
Cristo di cui sei divenuto
l’annunziatore: credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso
nella fede, vivi ciò che
insegni».
Cerco di vivere ogni giorno nella semplicità questo
impegnativo programma
di vita con gioia ed entusiasmo pur continuando a
lavorare. Sento di dover
infatti precisare ancora
una volta che il sacramento dell’ordine per il diacono non toglie niente al
sacramento del matrimonio, per cui la mia vita in
famiglia non è cambiata
per nulla e, com’è giusto, alla famiglia devo continuare a pensare come
facevo prima dell’ordinazione.
Dal 9 gennaio scorso, su incarico
dell’Arcivescovo svolgo il mio servizio pastorale presso la parrocchia di
Ospedaletto e sono grato al Signore
per la calorosa accoglienza che quella
comunità mi ha riservato e per l’affetto che sento circondare la mia attività.
Infine desidero far mia la speranza di
monsignor Gastone che, al termine
della celebrazione, ringraziando l’Arcivescovo per aver scelto di effettuare
la mia ordinazione nel nostro duomo,
ha espresso l’auspicio che non passino
tanti anni prima di poter rivivere a
Gemona un’altra ordinazione.
Andrea Venturini
sembra essere il più anziano, ed è gusto
che rimanga seduto. Pensoso, parla con le
mani; è rimasto colpito, ma forse non troppo impressionato. La sua militanza fra gli
zeloti gli ha fatto conoscere tante vigliaccherie e tradimenti! […]
Un’offesa al sommo maestro
Qualcuno potrebbe definire fantasiosa e
azzardata questa lettura dell’Ultima Cena.
Invece è una comprensione corretta e
rispettosa del genio d’arte e di fede qual
era Leonardo. E qualsiasi altra superficiale
interpretazione sarebbe un’offesa a questo
sommo maestro.
Quasi a dire che i capolavori, per comprenderli, bisogna contemplarli, gustarli e
capirli con gli occhi, con il cuore, con la
mente e la religiosità dell’autore.
(Dalla guida “S. Maria delle Grazie
ed il cenacolo vinciano” di P. A. Caccin OP)
Alcuni momenti dell’ordinazione diaconale: la consegna del Vangelo, la vestizione
con la stola e la dalmatica, recata all’altare
alla moglie di Andrea, Dina, e l’abbraccio
di pace dell’Arcivescovo in segno di fraternità (foto M. Urbani).
5
DEDICATO AL RICORDO DI PRE’ PIERI LONDAR E BENEDETTO DALL’ARCIVESCOVO PIETRO BROLLO
«Fin dalla consacrazione di questa
bella chiesa ho pensato che alle spalle
dell’altare, nell’alta abside che chiude
l’aula, dovesse trovar posto un grande
Crocifisso, a segnare il punto di convergenza, prospettico ma soprattutto spirituale, di ogni azione liturgica. Sentivo
però l’esigenza che la raffigurazione di
Cristo crocifisso avesse la possibilità di
sfruttare al massimo la mutevolezza
dell’illuminazione naturale della chiesa
ed è per questo che ho scelto come
materiale l’ottone satinato in grado di
riflettere la luce, articolato in forme
decisamente moderne. Da qui è nato
anche il titolo del lavoro: Il lusôr de
Passion». Con queste parole l’autore
Mauro Vale ha illustrato il nuovo
Crocifisso di Santa Lucia prima della
benedizione impartita dall’arcivescovo
monsignor Pietro Brollo che nell’omelia aveva espresso l’apprezzamento per
l’opera «che va a completare degnamente la chiesa» e aveva ricordato
monsignor Pietro Londero – pre’ Pieri
per tutta Piovega e per Gemona – alla
FOTO G. MARINI
Il grande Crocifisso di Santa Lucia
L’arcivescovo monsignor Pietro Brollo benedice il Crocifisso della chiesa di Santa Lucia
dedicato a pre’ Pieri Londar (nella foto a sinistra) nell’anno del venticinquesimo anniversario della sua scomparsa. Qui sotto il particolare del capo di Gesù.
cui memoria il Crocifisso è stato dedicato nel venticinquesimo anniversario
della scomparsa.
Come già detto, il grande Crocifisso –
dalle mani ai piedi supera i quattro
metri d’altezza ed è collocato su una
croce alta quasi cinque metri e mezzo –
è ricavato da porzioni di lastra di ottone
satinato, opportunamente sagomate,
aderenti a un supporto di legno che
disegna i contorni del corpo di Gesù,
martoriato dal supplizio della flagellazione e straziato dai chiodi e dalla lancia del centurione.
Il lavoro è stato eseguito facendo ricor6
so alle moderne tecnologie computerizzate – taglio al laser del metallo e fresatura del legno – che hanno riprodotto
alla perfezione le forme dei disegni
esecutivi originali.
Le delicate fasi di assemblaggio delle
varie componenti, di preparazione e
stesura delle vernici antiossidanti e del
montaggio dell’insieme sulla grande
croce sono state seguite con perizia da
Attilio Urbani che ha anche organizzato e diretto le non facili operazioni di
sistemazione e fissaggio dell’opera nell’abside.
Anche monsignor arciprete, all’inizio
della celebrazione, aveva espresso il
suo compiacimento per il Crocifisso,
ringraziando l’autore e quanti hanno
con lui collaborato per la produzione e
il montaggio della grande composizione. E si è detto felice che la benedizione del Crocifisso offrisse l’occasione ai
numerosissimi fedeli e a tutta Gemona
– rappresentata dal sindaco, dagli
assessori e da numerosi consiglieri
comunali – da una parte di ricordare la
figura e l’opera del sacerdote e dell’uomo di cultura che fu pre’ Pieri Londar
nel venticinquesimo anno dalla scom-
parsa e, contemporaneamente, di festeggiare nuovamente – e questa volta
in un clima più familiare di quanto non
sia stato possibile fare in duomo il 2
gennaio – i venticinque anni di episcopato di monsignor Pietro Brollo.
Al termine della celebrazione l’arciprete ha anche voluto ricordare con riconoscenza le signore Ada Cassutti Iacovissi e Elda Londero D’Aronco – purtroppo impedita dall’aggravarsi del suo
stato di salute e di lì a poco deceduta –
che da anni sono impegnate nella solerte cura della chiesa di Santa Lucia.
***
UNO STUDENTATO DELLA CARITAS APERTO AI GIOVANI DEI PAESI IN CONFLITTO
Giustizia e Pace si baceranno
Anche quest’anno le Caritas delle parrocchie della forania di Gemona il 12
marzo si sono impegnate nella raccolta
di rottami di ferro destinata a realizzare
il progetto “Giustizia e Pace si baceranno” della Caritas diocesana. La raccolta è stata buona: sono stati raccolti complessivamente tre container e mezzo. È il
secondo anno che facciamo questa raccolta; l’esperienza è stata utile consentendoci di gestire sempre meglio il lavoro e la pubblicità. Volentieri pubblichiamo il resoconto sul progetto che la
Caritas diocesana ci ha inviato.
Duilio Londero
Da tre anni la Caritas Diocesana di Udine
sostiene il progetto “Studentato Internazionale di Pace” rivolto a giovani che
hanno vissuto recentemente o che stanno
vivendo nel loro Paese d’origine situazioni
di conflitto o di guerra aperta. L’obbiettivo
è dare l’opportunità di impegnarsi nella
risoluzione pacifica dei conflitti, per la
realizzazione di un mondo senza muri,
dove le persone sono capaci di collaborare
e di vivere in pace.
Se nel primo anno il progetto coinvolgeva
solamente ragazzi provenienti da Israele e
Palestina, dall’anno successivo è stato
ampliato anche a ragazzi turchi e curdi.
Oggi i ragazzi che convivono nella casa
dello studentato sono sette: tre ragazzi
palestinesi (Mahmoud, Mohammednour,
Gabi), due ragazzi curdi (Bunyamin e
Mehdi), una ragazza (Ezgican) e un ragazzo (Yigit) turchi.
C’è anche chi come Priel ha ormai già
completato con successo l’iter all’interno
del progetto conseguendo la laurea. Infatti i
giovani sono qui per portare avanti la loro
formazione universitaria, ma non solo! La
casa dello studentato offre l’opportunità
d’incontro con quello che nel paese d’origine viene spesso stilizzato, con una serie
di pregiudizi, come il “nemico”; la convivenza ha portato i ragazzi a superare la
categoria di “nemico” per approfondire la
conoscenza di una persona e della sua ricchezza. Oggi possiamo dire che la casa è
abitata da un gruppo di amici con provenienze e storie diverse tra loro, a volte con
storie che raccontano da due punti di vista
opposti gli stessi conflitti.
Naturalmente i giovani hanno modo di
confrontarsi tra di loro, ma anche con
un’altra cultura diversa che è quella del
nostro paese che li ospita. Questo incontro
con la diversità ha formato nei giovani una
mentalità aperta che ha a cuore i valori
della persona umana. I nostri ragazzi sono
molto attenti a valori come la libertà,
responsabilità, dialogo, rispetto delle
diversità, solidarietà, pace e giustizia
sociale.
L’obiettivo finale che il progetto si propone è che una volta rientrati nel loro Paese
d’origine i ragazzi possano mettere al servizio della loro comunità la loro preparazione e le competenze acquisite nei loro
studi, ma che siano anche soprattutto promotori di una convivenza pacifica e testimoni con la loro personale esperienza che
una via diversa da quella del conflitto, cioè
la pace, è possibile.
Il progetto inoltre ha anche una ricaduta
sul territorio della Diocesi e ben si abbina
con il ruolo della Caritas di promotrice di
una cultura di pace e di riconciliazione:
infatti chi meglio di questi ragazzi può
testimoniare una via d’uscita dal conflitto?
Questi sette giovani effettuano delle testi-
monianze nelle scuole secondarie di I e II
grado, parlano ai giovani della nostra diocesi, raccontando le loro esperienze personali: rendono consapevoli i ragazzi delle
scuole di alcuni conflitti in corso nel
mondo in cui viviamo che spesso vengono
dimenticati, ma anche parlano della loro
esperienza di convivenza nella casa e di
come abbiano imparato a tracciare una via
di pace.
È sempre sorprendente vedere la loro
disponibilità ad aprire il loro cuore per
parlare delle loro esperienze personali
anche molto intime e forti per renderci
consapevoli dei valori imprescindibili
della vita umana, imprescindibili ma non
scontati e proprio questo ci ricordano con
la loro storia.
“Beati gli operatori di pace perché saranno
chiamati figli di Dio.” (Mt 5, 9)
Rispetto e dignità
La nuova Assunta
Le manifestazioni Se non ora,
quando? di domenica 13 febbraio
sono state in tutta l’Italia l’occasione
per riunire donne di ogni generazione – madri, figlie, nonne – ma anche
uomini, consapevoli di quanto sia
importante tutelare la dignità delle
persone per intraprendere la strada
del rinnovamento del nostro Paese
umiliato.
Migliaia di cittadini hanno condiviso
un sentire comune nel nome del
rispetto della donna la cui ricca e
varia esperienza di vita – tantissime
sono infatti le donne impegnate nella
vita pubblica, nelle imprese, nelle
associazioni, nei sindacati, nel
volontariato – è compromessa dalla
sua inaccettabile rappresentazione
come oggetto di scambio sessuale,
troppo spesso offerta così dai mezzi
di comunicazione e dalla pubblicità.
Una cultura diffusa suggerisce ai giovani di raggiungere mete lusinghiere
e facili guadagni sacrificando bellezza e intelligenza ai potenti di turno
pronti, a loro volta, a scambiarle con
risorse e ruoli pubblici.
Anche Voce Amica si fa interprete
dell’insofferenza di tante donne
verso quello che non può essere
accettato come normalità.
Con la benedizione impartita da monsignor
Candusso si sono conclusi i lavori di ricostruzione dell'icona posta allo sbocco di via Sottocolle su via San Francesco.
Il manufatto, distrutto dal terremoto del 1976,
consisteva in un'edicola in muratura di stampo
classico con il timpano sostenuto da due coppie
di semipilastri che affiancavano la nicchia
entro la quale il pittore Domenico Forgiarini
aveva dipinto l'Assunzione di Maria, tratta e
reinterpretata da un’opera di Tiziano.
La nuova struttura, voluta dalla famiglia
Ferrante, proprietaria del fondo su cui insiste
l'icona, si eleva sul basamento e sul gradone
salvati dalla distruzione e contiene, nell’edicola, una vivace e bella interpretazione dell'Assunta, opera dell'artista Carlo Venturini.
La ricostruzione è stata curata dal geometra
Maurizio Zilli seguendo i preziosi suggerimenti dell'architetto Silvano Crapiz.
7
GRAZIE A QUANTI RISPONDONO CON GENEROSITÀ ALLE NECESSITÀ DELLA PARROCCHIA
Guardiamo al domani con fiducia
Tra le tante voci che compongono il quadro economico della nostra parrocchia
quelle che mi stanno più a cuore sono le
voci delle offerte dei fedeli: le offerte
durante le celebrazioni liturgiche, in
duomo e nelle altre chiese della parrocchia; le offerte in occasione di battesimi,
matrimoni, funerali; quelle per le attività
parrocchiali; quelle che mi vengono consegnate durante le visite alle famiglie;
quelle che giungono in canonica anonime
e che nessuno saprà mai da dove arrivano.
O quelle che non passano nemmeno per la
contabilità parrocchiale e che vanno direttamente a chi ha bisogno a Gemona come
nel mondo, alle iniziative missionarie, agli
interventi di soccorso per le calamità naturali e le persecuzioni politiche o per le iniziative umanitarie.
Grandi o piccole che siano, che arrivino in
RENDICONTO ANNO 2010 (in euro)
ENTRATE
Offerte in chiesa
Candele votive
Offerte per servizi(battesimi,matrimoni,funerali, benediz. ecc)
Offerte per attività parrocch( Voce Amica,caritativa ecc)
Offerte in denaro diverse
Varie
Proventi straordinari TOTALE ENTRATE
67.483,61
22.672,79
56.926,00
21.031,50
57.861,70
9.433,87
183.925,10
419.334,57
USCITE
Residuo passivo anno 2009
697.903,51
lmposte, tasse e assicurazioni
Spese culto (servizi vari, candele, ostie ecc.)
Spese gestionali parrocchia (luce, riscald, telef. ecc.)
Spese per attiività parrocchiali (Voce Amica, stampa, caritativa)
Contributi lstituto Diocesano Sostentamento Clero
Contributo attività diocesane
Manutenzione fabbricati e acquisto attrezzature
Varie
Spese straordinarie
TOTALE USCITE
16.601,69
12.898,00
41.149,72
17.156,24
7.668,00
2.377,00
9.976,82
6.803,19
195.815,97
310.446,63
UTILE DI GESTIONE
108.887,94
PASSIVO FINALE AL 31/12/2010
589.015,57
(segue nella pagina accanto)
“Pronto Intervento”
Ecco i poliedrici volontari:
ENTRATE NEI CENTRI
offerte in chiesa
candele
altre
totale
Piovega
3.613,00
Godo
1.928,00
Maniaglia
1.217,00
Gleseute
1.273,00
Taboga
2.215,61
Campagnola 2.529,00
San Rocco
1.883,00
Totali
14.658,61
605,00
539,00
137,00
328,00
152,79
1.470,00
1.317,00
120,00
230,00
4.510,28
1.450,00
135,00
9.232,28
5.688,00
3.784,00
1.474,00
1.831,00
6.878,68
3.979,00
4.377,005
27.011,68
LA NOSTRA SOLIDARIETÀ CON
Monsignor Tito Solari (Bolivia)
Padre Pushpanadam (India)
Pro Haiti
Giornata missionaria
Seminario
Pro Cile
S. Vincenzo Caritas
Lebbrosi; Un pane per amor di Dio; Infanzia missionaria
Totale
9.000
5.600
3.800
3.000
1.000
1.000
2.870
4.380
30.650
8
forma di biglietti e di assegni o col suono
tintinnante delle monete, queste offerte
hanno tutte lo stesso profumo di generosità, attenzione, carità. E testimoniano
anche altri sentimenti, come quello della
appartenenza alla grande famiglia parrocchiale, alla Chiesa che sta in Gemona e
quello della condivisione profonda dei
valori che ispirano la nostra fede.
È grazie a queste offerte che le “entrate
ordinarie” sono aumentate rispetto all’esercizio 2009, consentendoci di guardare
con una certa serenità al futuro.
Non posso, quindi, non essere grato a tutti
coloro che hanno risposto con generosità
alle necessità che la Parrocchia di volta in
volta segnala. Come non posso non ringraziare di cuore tutti coloro che dedicano
il loro tempo, le loro energie e le loro
capacità per sostenere le varie attività parrocchiali: il Consiglio pastorale, il Coro
dei bambini e quello femminile denominato “118”, i catechisti, i custodi del
Duomo, del Museo e dell’Archivio, la
Corale, i direttori di coro e gli organisti, i
nonzoli e le signore delle pulizie, gli
addetti all’ufficio parrocchiale, la redazione di Voce Amica e del sito internet, i
chierichetti, le guardarobiere, la
Fabbriceria, gli animatori, i “conduttori”
del Glemo e della Casa di Forni Avoltri, i
cuochi e i poliedrici volontari del “pronto
intervento” (a cui mi sento in dovere di
aggiungere anche l’Associazione Oster-
2.359,00
4.120,79
Arianna Bellina
Francesco Casani
Massimo Casani
Ermes Catarossi
Mario Collini
Daniele Contessi
Roberto Copetti
Vittorino Cumini
Enrico De Cecco
Giorgio De Cecco
Bruno Della Mea
Famiglia Ndoi Dode
Dino Forgiarini
Egidio Forgiarini
Pietro Forgiarini
Tarcisio Forgiarini
Angelo Gubiani
Carlo Gubiani
Enzo Gubiani
Franco Gubiani
Graziano Gubiani
Rino Gubiani
Pietro Iogna Prat
Paolo Kristev
Domenico Lepore
AnitaLonderoMarchetti
Egidio Londero
Giancarlo Londero
Attilio Marchetti
Federico Marchetti
Lorenzo Marchetti
Franco Miserini
Diego Pascolo
Mario Patat
Marco Pittini
Bruno Rizzi
Ada Stua Vidoni
Antonio Triolo
Federico Turchetti
Bepi Vidoni
l’arciprete
monsignor Gastone Candusso
Vita: confronto onesto
Vivere oltre la disabilità è stato il tema di
un importante confronto organizzato agli
inizi di febbraio dall’Associazione delle
famiglie dei malati in stato vegetativo, in
collaborazione con la Provincia di Udine, a
cui ha preso parte anche l’arcivescovo
monsignor Andrea Bruno Mazzocato.
Nel suo intervento l’arcivescovo ha sottolineato la necessità che sulla legislazione
allo studio per la definizione dei percorsi
diagnostici e assistenziali per i pazienti con
disturbi prolungati di incoscienza ci debba
essere un confronto onesto e responsabile
di opinioni per far in modo che le norme
che saranno adottate siano degne della
nostra civiltà.
L’arcivescovo ha insistito sull’onestà intellettuale necessaria ad affrontare questioni
così delicate come quella della fine della
vita, sottolineando che essa, l’onestà intellettuale, deriva dalla pratica dei valori fondamentali dell’umanità e, per i credenti,
dalla fede che dà senso alla libertà, alla
solidarietà e al rispetto della dignità della
persona.
CON I GESTI NUOVI E ANTICHI DELLA NOSTRA EPIFANIA
Un Tallero solenne
FOTO G. SORAVITO
mann che sta effettuando gli scavi nei
vani sotterranei della nostra chiesa maggiore). L’attività di diversi tra questi gruppi si traduce poi in consistenti risparmi
nelle spese di gestione della Parrocchia:
basta pensare alle opere portate a termine
nel 2010, che vanno dalla manutenzione
ordinaria e straordinaria del Glemo e di
Salcons alle opere di rifiniture esterne
nella Casa di Forni Avoltri e nelle aree di
pertinenza; dai lavori di restauro e tinteggiatura degli infissi della canonica a quelli
di sostituzione dei serramenti nella chiesa
di Campagnola, alle pulizie e alla potatura
di arbusti in Frate.
Riprendo il discorso sull’ottimismo per il
futuro per dire che la Parrocchia, pur confidando ovviamente nella divina provvidenza, dovrà ancora bussare alle porte dei
fedeli: oltre far fronte ai debiti, infatti,
dovremo affrontare anche altre opere
indifferibili come il rifacimento e la
messa a norma degli impianti tecnologici
in duomo – per i quali confidiamo anche
nelle specifiche provvidenze regionali – e
gli interventi di manutenzione straordinaria nella chiesa di Santa Lucia e in diverse
altre strutture di borgata. Ma soprattutto
dovremo affrontare con l’entusiasmo di
sempre e con mezzi adguati le attività a
sostegno della nostra gioventù. Al di là di
tutto, al di là dei lavori e dei programmi,
sono i nostri giovani, infatti, quelli che ci
devono stare più a cuore, perché saranno
loro – i bambini e i giovani di oggi – la
Parrocchia e la Gemona di domani.
Oltre ai segni
della tradizione
quali l’offerta
del tallero, l’incensazione del
sindaco,
il
bacio, da parte
dello stesso,
della pace e il
colore del corteo storico, la
tradizionale
messa epifanica gemonese
ha registrato
quest’anno
delle piccole
ma sostanziali
modifiche che
hanno ravvivato la solennità
della celebrazione e attualizzato il significato di attiva
collaborazione
che l’offerta del tallero ha sempre sottolineato.
L’opportunità di un aggiornamento,
avvertita sia da monsignor Candusso
che dal sindaco Urbani, è stata interpretata con efficacia da una suggestiva
traccia studiata e proposta da Renato
Stroili Gurisatti supportata da approfondite ricerche storiche e liturgiche
che hanno messo in evidenza gli stretti
collegamenti dei segni distintivi della
ritualità gemonese con quelli delle tradizioni primitive della Chiesa e dei riti
medievali orientali e occidentali.
Ecco, così, che già dall’arrivo del corteo
sul sagrato – annunciato dalla voce
squillante delle clarine – è stato ricordato dall’araldo l’antico giuspatronato
della Magnifica Comunità sul duomo
evidenziato, all’interno, dalla nuova
postazione del sindaco sulla gradinata
dell’altare maggiore. E, prima dei riti di
introduzione, dal saluto del sindaco stesso che nel suo messaggio ha ricordato
l’impegno dell’Amministrazione comunale per sovvenire ancora alle necessità
della Chiesa gemonese e la collaborazione della Parrocchia per ospitare i
gemonesi anziani nella Casa di Forni.
La liturgia ha poi ripreso il corso di
sempre: il canto del Vangelo e l’annuncio del giorno di Pasqua nelle melodie
aquileiesi; l’omelia, in cui l’arciprete
ha di nuovo sottolineato l’importanza
della collaborazione tra Am ministra zione
co munale e
Parrocchia per
il bene di Ge mona; la professione di fede
della tradizione
di Aquileia e,
all’offertorio, il
dono del tallero
e la successiva
incensazione
del sindaco.
Prima di quest’ultimo atto,
Renato Stroili
Gurisatti, che
ha curato ogni
dettaglio della
complessa re gia della grande
messa epifanica, ha inserito
la benedizione
della comunità, in uso nell’antica liturgia d’Israele, alla quale, dopo la consacrazione e il bacio della pace, recata
al sindaco dal diacono, ha fatto da contrappunto la grande litania inserita
prima della benedizione finale.
Il servizio musicale che ha accompagnato la bella liturgia è stato prestato
con una ricchezza espressiva di grande
efficacia dal Coro Egidio Fant di San
Daniele, diretto dal Maestro Fulvio
Turissini, e dal Coro Glemonensis,
diretto dal Maestro Roberto Frisano
che hanno interpretato con maestria
anche le parti musicali di nuova introduzione curate dal Maestro Marco
Sofianopulo.
Gli allestimenti all’interno del duomo,
con gli stendardi raffiguranti l’aquila
patriarchina e i colori della terra e della
città di Gemona, sono stati eseguiti da
Emmanuela Cossar che ha anche curato la realizzazione dei paramenti liturgici ispirati al gusto tardogotico.
I ricchi ornamenti floreali, di gusto
rinascimentale, sono stati composti dal
fiorista Sergio de Carlo.
La Pro Glemona ha curato, con la professionalità di sempre, il corteo storico
e le successive animazioni cui hanno
partecipato i Gruppi gemonesi e quelli
di Conegliano, Gorizia, Marano, Premariacco, Spi limbergo, Strassoldo,
Tarcento, Udine, Venzone e Vicenza.
9
PER QUELLI DI PRIMA E SECONDA SUPERIORE
Un fantastico campeggio invernale
Noi ragazzi di prima e seconda superiore durante le vacanze natalizie,
come ogni anno, ci siamo riuniti,
con i nostri animatori, nella casa di
Forni Avoltri.
Già dai primi giochi al campetto e
dalle prime riflessioni è emerso il
tema centrale del campeggio:
accorgersi non solo di se stessi ma
anche del prossimo e scoprirvi Dio.
In questo percorso ci sono stati di
grande aiuto don Federico, Bogus e
gli animatori.
Oltre al momento di preghiera del
mattino e della sera, che apriva e
chiudeva la giornata nel nome del
Signore, abbiamo trascorso momenti insieme giocando, cantando e
ridendo.
Don Federico ci ha fatto riflettere su
vari passi del Vangelo facendoci
capire che il nostro impegno come
cristiani è anche quello di immedesimarci negli altri per comprendere i
loro bisogni e riuscire così ad aiutarli; per spiegarci meglio questo
concetto ha utilizzato un proverbio
che dice così: Per capire veramente
l’altro bisogna camminare con le
sue scarpe.
Un altro tema approfondito è stato
quello del vedere Dio nell’altro per
poter apprezzare ogni sorriso, ogni
gentilezza ricevuta o donata agli
altri. Inoltre durante i tre giorni in
montagna abbiamo avuto l’opportunità di conoscerci meglio tra ragazzi
di diverse età per poter creare un
gruppo più unito.
A Forni anche il Coro delle voci bianche
Tra facce “sfigurate” dalle cadute
sulla neve, ore piccole e scorpacciate di panettone, il tempo è passato
in fretta grazie anche alle varie attività proposte dagli animatori tra le
quali ricordiamo l’emozionante
Villa Paletti (che qualcuno immancabilmente rendeva più difficile e, si
fa per dire, divertente), il nuovo
Kubb, proposto da Sandro e il
karaoke pazzo di Trauma.
Non sono mancati i momenti liberi
dove passavamo il tempo suonando,
parlando o giocando a carte.
Un giovedì sera al Glemo abbiamo
avuto la possibilità di raccontare la
nostra esperienza confrontandola
anche con quella dei nostri amici
scout per condividere non solo i bei
momenti passati nei due campi ma
anche le riflessioni che più ci hanno
arricchito.
È stato un bel momento anche perché tutti hanno avuto la possibilità
di esprimere le proprie opinioni e
dare i suggerimenti più costruttivi.
Arianna, Matteo, Stefano
PROGRAMMA DI MASSIMA
DEI CAMPEGGI ESTIVI
Il 5 e 6 Febbraio il Coro di voci bianche del Duomo ha trascorso un weekend a Forni
Avoltri. Le giornate sono state dedicate a giochi, alle prove di canto, al riscoprire ancora il
piacere di cantare assieme (fino a tarda ora) e l’importanza del canto nella liturgia.
Chiara e Bogus ci hanno aiutato a capire meglio i momenti principali della S.Messa e dove
e perché è inserito il nostro canto. I ragazzi hanno scelto i canti della S.Messa che è stata
celebrata da Don Gastone e Don Alan, a conclusione della bella esperienza.
10
Giugno: 4a e 5a elementare
Luglio: famiglie e anziani
Agosto: superiori e medie
GEMONA LO RICORDERÀ CON LA PROIEZIONE DI UN FILM SULLA STORICA VISITA
Papa Giovanni Paolo II beato
Domenica 1° maggio, mentre la nostra
comunità sarà riunita in festa per i
bambini che riceveranno la Prima
Comunione, Benedetto XVI presiederà
la cerimonia di beatificazione di
Giovanni Paolo II.
Il 14 gennaio papa Ratzinger ha infatti
autorizzato la Congregazione delle
Cause dei Santi a promulgare i Decreti
riguardanti un miracolo attribuito all'intercessione del suo predecessore, chiudendo così l'iter che precede il Rito di
Beatificazione a soli sei anni dalla sua
scomparsa. Ciò in deroga alla norma
secondo cui devono intercorrere cinque
anni dalla morte del soggetto all'apertura del processo, che nel caso di
Giovanni Paolo II ha invece avuto inizio già nel giugno 2005.
Del resto, quell'8 aprile dello stesso
anno, la folla assiepata in Piazza San
Pietro per assistere ai funerali di papa
Wojtyla l'aveva chiesto a gran voce e il
sentimento era unanime. Il forte vento
che soffiava sulla piazza tanto da sfogliare il Vangelo posto sulla bara del
pontefice e da sollevare le vesti dei prelati, faceva sventolare gli striscioni con
la scritta "Santo subito".
Anche la visita del Santo Padre a
Gemona avvenuta il 3 maggio 1992 fu
caratterizzata da vento e da un clima
fresco che costrinse Giovanni Paolo II
ad una tappa nella nostra canonica per
un lieve malessere dovuto probabilmente al freddo patito durante il volo in
elicottero sopra i paesi terremotati.
Ricordo bene quel giorno, anche se non
mi trovavo in Duomo né tra la folla,
bensì nel piccolo studio di Radio
Gemona, l'emittente parrocchiale, per
la trasmissione in diretta dell'evento.
Sentivo su di me il peso della responsabilità che tutto andasse per il meglio,
temevo che il collegamento con il
Duomo cadesse da un momento all'altro o che, nella concitazione di quegli
istanti, si dimenticassero di accendere
il trasmettitore in sacristia, speravo che
non ci fossero interferenze sulla frequenza dei nostri 94.5 MHz... L'udire
in cuffia la voce del papa ebbe un effetto tranquillizzante. Fu quindi una gran-
de emozione per tutti vederlo raccolto
in preghiera davanti al Crocifisso
ligneo, simbolo del terremoto, che lui
stesso benedisse in quell'occasione.
A distanza di quasi vent'anni, Gemona
ricorderà la straordinaria presenza del
grande pontefice nella nostra città e nel
nostro duomo nell'ambito delle manifestazioni organizzate per il trentacinquesimo anniversario del sisma del '76 con
una proiezione del video realizzato
durante la storica visita alla nostra
comunità.
A.M.
Anche il suo successore ad Aquileia
l prossimo 7 maggio il papa Benedetto
XVI, ripercorrendo la prima tappa dell’indimenticabile viaggio attraverso la
nostra regione che il suo predecessore
Giovanni Paolo fece nel 1992, farà
visita ad Aquileia per concludere l’assemblea in preparazione del Secondo
Convegno Ecclesiale aquileiese.
L’indomani, domenica 8, sarà a
Venezia per la visita pastorale a quella
diocesi e l’incontro con i fedeli delle
diocesi del Nordest che potranno partecipare alla celebrazione della Messa
del pontefice nel grande parco di San
Giuliano, a Mestre.
Ecco, qui di seguito, la lettera che
l’Arcivescovo ha rivolto a tutti i fedeli
friulani per la visita del Santo Padre
Cari fedeli,
iI 7 e 8 maggio prossimo il Santo
Padre, Benedetto XVI, sarà nelle nostre
terre.
Sabato 7 farà una sosta di preghiera
nella Basilica di Aquileia, alla sorgente
della nostra fede. Domenica 8 mattino
celebrerà la S. Messa nel parco di S.
Giuliano a Mestre per i fedeli delle 15
Diocesi del Nordest. Nel pomeriggio
concluderà a S. Marco la sua visita. Lo
accogliamo con gioia e con tanta fede,
convinti che la presenza tra noi del
Successore di Pietro sarà una grazia
per confermarci nella fede in questi
tempi di rapidi cambiamenti di costumi
e di mentalità.
Ci prepariamo alla visita del Santo
Padre nella preghiera. Preghiamo per
lui chiedendo allo Spirito del Signore
che continui a sostenerlo nel suo ministero indispensabile per la vita di tutta
la Chiesa.
La nostra preghiera sarà il dono più
bello che possiamo fare, con riconoscenza, a Benedetto XVI, per la sua
straordinaria dedizione al bene della
Chiesa e dell'intera umanità.
Invito tutti anche a partecipare fisicamente alla visita del santo Padre. Ad
Aquileia potrà andare solo una rappresentanza della Diocesi. Alla S. Messa
di domenica mattina, invece, ognuno
può iscriversi secondo le modalità che
vi saranno indicate.
Per questo evento, noi Vescovi abbiamo deciso di non chiedere alcun contributo pubblico. Chi desidera può dare
una sua offerta personale che servirà, in
particolare, alle opere di carità del
Papa.
La raccolta è fissata per tutte le parrocchie domenica 27 marzo.
La benedizione di Dio vi accompagni
in questo tempo quaresimale.
+ Andrea Bruno Mazzocato
11
È più bello insieme
Il Gruppo Famiglie prima dell’imbarco per la visita alla laguna di Marano.
del mese al Glemonensis alle 20,30 per
trascorrere un’ora di meditazione sulla
parola di Dio e per condividere i problemi di ogni giorno e per ricercarne
insieme le soluzioni più consone.
Cerchiamo inoltre di organizzare qualche volta delle esperienze che permet-
L’esperienza vissuta a Marano Lagunare
dal Gruppo di famiglie della Parrocchia
è stata proprio questa: la gioia condivisa
si amplifica.
Siamo un gruppo di famiglie che hanno
deciso di provare a camminare assieme.
Ci troviamo ogni primo e terzo sabato
tano a noi e ai nostri figli di vivere in
una dimensione più comunitaria.
È in questo clima che è maturata l’idea
di una trasferta a Marano Lagunare.
Così, sfidando la pioggia battente, ci
siamo ritrovati la mattina di giovedì 17
marzo davanti alla stazione di Gemona.
Il desiderio di vivere assieme un’esperienza di famiglia ha vinto ogni preoccupazione e siamo partiti alla volta
della cittadina che si affaccia sulla
laguna friulana.
Come d’incanto la pioggia ha smesso
di scendere appena usciti dal casello
autostradale di San Giorgio di Nogaro
e a Marano abbiamo addirittura trovato
ad attenderci il sole che poi ci ha accompagnato per tutto il giorno.
Là ci attendeva anche Capitan Geremia
che ci ha fatti salire sulla sua barca e ci
ha condotti ad esplorare le meraviglie
della laguna.
Al di là di quanto abbiamo visto e di
quanto gustoso sia stato il pranzo marinaro, abbiamo capito quanto sia importante ed arricchente, sia per noi che per
i nostri figli, che le famiglie non si chiudano ad esperienze solitarie ma imparino a condividere, a vivere insieme.
Saremmo felici se altre famiglie volessero unirsi a noi perché ognuno è un
dono grande per l’altro e perché... è più
bello insieme.
***
La sorpresa di Sant’Agnese
12
E come ce la siamo cavata con il freddo? Eravamo stretti stretti e in chiesa
una stufa a gas ci dava l'impressione di
stare caldi.
Dopo messa la straordinaria ospitalità
FOTO GF. VALE
L'idea era partita per caso: perché non
celebrare una Santa Messa il 21 gennaio
nella chiesetta di Santa Agnese nel
giorno della sua festa?
La proposta ci era sembrata buona, ma
poi il buon senso ci ha posto davanti le
difficoltà della stagione: freddo, possibilità di neve o pioggia, strada bloccata
alle auto, giorno feriale… Insomma
tutto sembrava dirci: questa messa non
s'ha da fare!
Comunque proviamo! Una messa in più
a “quattro gatti” non fa male… Invece
con stupore quasi un centinaio di persone sono salite in sella S. Agnese e
nella chiesetta abbiamo ricordato la
Santa protettrice delle adolescenti, delle
giovani mamme e benevola complice di
tanti amori sbocciati nei prati antistanti.
Ovviamente bambini e ragazzi erano al
doposcuola ed i genitori a lavorare.
Ma il prossimo anno il 21 gennaio sarà
di sabato e allora si compirà di nuovo il
miracolo di tanta gente a chiedere al
Signore, per intercessione dei santi protettori di Gemona, pace, prosperità,
salute e concordia.
della famiglia Gubiani di Godo ci ha
rincuorati e riscaldati con crostoli, tartine, caffè e ogni ben di Dio.
Appuntamento a S. Agnese 2012!
L’arciprete
Gesù pane di vita
Il primo maggio i nostri ragazzi di quarta
elementare riceveranno per la prima volta
Gesù Eucarestia, faranno cioè la Prima
Comunione. I bambini mangeranno quel
pane che per noi cristiani, dopo essere
stato consacrato, diventa il corpo di
Cristo. Un pezzo di pane diventa Gesù,
presente in mezzo a noi, che c’invita a
fare come lui e cioè condividere con gli
altri la nostra vita nei gesti e nelle parole.
Ma perché Cristo, la sera dell’ultima cena
con gli Apostoli, ha voluto che fosse un
pezzo di pane a rappresentarlo come presenza di Dio in mezzo agli uomini attraverso i secoli? Questo alimento ha una
storia che inizia dagli albori dell’umanità
e, attraverso le varie civiltà, giunge ai
giorni nostri pur con diverse tecniche di
lievitazione e di lavorazione e l’utilizzo di
farine più ricche di crusca (il famoso
pane nero dei periodi più duri) o di farine
più raffinate (per il pane cosidetto bianco,
una volta esclusiva dei ricchi).
Eppure, anche se sotto forme differenti, il
pane è sempre stato, ed è, una presenza
costante sulle tavole di tutti, anche dei più
poveri. Anche Gesù mangiava quotidianamente questo alimento e nell’ultima
cena benedisse il pane e il vino come
doni importanti per l’umanità. Cose sem-
Anagrafe parrocchiale
108 Marchetti Teresa ved. Zanin di anni 95 il
24.12.10
BATTESIMI 2011
BATTESIMI 2010
54 Cafagna Davide di Fabrizio e Aliberti
Raffaella, n. il 19.5.10 batt. il 21.11.10
55 Da Rio Gabriele di Daniele e Gortano
Manuela, n. il 9.7.10 batt. il 21.11.10
56 Del Bianco Leonardo di Giovanni e
Foschiatti Paola, n. il 7.7.10 batt. il 21.11.10
57 Iob Vanessa di Ruggero e Bettio
Valentina, n. il 29.5.10 batt. il 21.11.10
58 Ruvolo Viola di Federico e Conte
Annalisa, n. il 25.10.09 batt. il 21.11.10
59 Iteshi Margherita di John e Guerra
Simonetta, n. il 17.7.10 batt. il 19.12.10
60 Iteshi Justina di John e Guerra
Simonetta, n. il 17.7.10 batt. il 19.12.10
61 Colomba Enrico di Roberto e Forgiarini
Elisa, n. il 22.8.10 batt. il 19.12.10
62 Lala Sofia Rosa di Biagio e Cragnolini
Manuela, n. l'8.8.10 batt. il 19.12.10
63 Lepore Lisa di Roberto e Londero Lorena,
n. l'8.7.10 batt. il 19.12.10
64 Lizzi Davide di Rudi e Venturini Silvia, n. il
13.7.10 batt. il 19.12.10
1 Hermann Gianluca di Marko e Zearo Silvia,
n. il 2.11.06 batt. il 9.1.11
2 Rainis Federico Mario di Andrea e Rugo
Ilenia, n. il 21.1.10 batt. il 9.1.11
3 Durigotto Benedetta Cristina di Massimo e
Bierti Olga, n. il 12.10.10 batt. il 20.2.11
4 Orlando Simone di Paolo e Forgiarini Vania,
n. l'1.7.10 batt. il 20.2.11
plici ed essenziali che sfamano l’uomo
nel corpo e nello spirito, perché quel
pane e quel vino non solo sostengono
fisicamente il nostro corpo, ma diventano
corpo e sangue di Cristo.
Gesù ha scelto di entrare e rimanere semplicemente – ha detto infatti agli apostoli
“fate questo in memoria di me” – nella
nostra casa in mezzo a noi per dirci che
Lui c’è nella quotidianità del nostro vivere, nei gesti di condivisione, nel cammino
di vita che ognuno di noi percorre.
Cristo ogni domenica c’invita al suo banchetto (la messa) dove non si servono
portate ricche, ma alimenti semplici ed
essenziali che sono quelli che accompagnano quotidianamente tutti gli uomini e
che li possono rendere felici non solo nel
fisico, ma soprattutto nello spirito.
L.S.
3 Di Piazza Nena ved. Serafini di anni 86 il
3.1.11
4 Sangoi Luigi di anni 65 il 6.1.11
5 Bellina Iole Bellina di anni 79 il 16.1.11
(segue a pagina 14)
MATRIMONI 2011
1 Masera Giovanni - Mondini Leonarda,
sposati in Duomo il 17.1.11
2 Vidoni Nicholas - Giusti Katia, sposati in
Duomo il 26.3.11
DEFUNTI 2011
1 Suor Michela Vanzo di anni 84 il 31.12.10
2 Kropiunig Andreas di anni 20 l'1.1.11
Pietro Gubiani
n. 15.01.1934 m. 01.11.2010
MATRIMONI 2010
15 Fornasiere Ivan - De Simon Danya, sposati in Duomo il 18.12.10
16 Barile Marco - Lapanja Rita, sposati in
Duomo il 18.12.10
DEFUNTI 2010
96 Ragalzi Gianfranco di anni 68 il 23.11.10
97 Copetti Antonino di anni 70 il 27.11.10
98 Federico Maria ved. Silvestrini di anni 95
il 28.11.10
99 Mardero Maddalena ved. Rosso di anni
95 il 30.11.10
100 Mardese Virginio di anni 86 il 2.12.10
101 Della Rovere Lucia Toso di anni 89 il 3.12.10
102 Marini Vittorio di anni 73 il 12.12.10
103 Bonitti Lucia Marcuzzi di anni 87 il
18.12.10
104 Sabadello Anna ved. Tuzzi di anni 87 il
21.12.10
105 Cucchiaro Giacomo di anni 86 il 23.12.10
106 Cargnelutti Maria ved. Canavese di anni
96 il 23.12.10
107 Molaro Rosina ved. Federico di anni 89 il
24.12.10
Irene Della Marina
n. 06.09.1916 m. 17.11.2010
Maddalena Mardero Rosso
n. 20.08.1915 m. 30.11.2010
Allegrina Lepore
n. 17.01.1922 m. 11.03.2011
Gemma Foschiatti
n. 27.12.1930 m. 112.03.2011
Natalina Pez
n. 11.11.1925 m. 17.03.2011
Mario Mardero
n. 27.02.1932 m. 18.03.2011
13
LA CONCLUSIONE DELLA STORIA: DA 150 ANNI LE “FRANCESCANE DI GEMONA” SUI PASSI DELLA DIVINA PROVVIDENZA
Celebrate con noi il Signore!
SECONDA PARTE – La prima parte della
storia era stata aperta dalla lieta notizia del
150° anniversario della fondazione e s’era
conclusa con la bella immagine della processione delle Suore che, dopo le approvazioni ecclesiastica e civile, entravano in
Duomo il 21 Aprile 1861 per la celebrazione dell’Apertura canonica del Convento
Santa Maria degli Angeli.
21 Aprile 1861
Il giorno di Do menica, 21 Aprile
1861, a Gemona, si
celebrava la solenne
Apertura Canonica
del Monastero di
Santa Maria degli
Angeli.
Dalle Memorie Storiche di Padre
Gregorio Fioravanti,
che di questo evento
ha tracciato alcune
pagine molto dettagliate, co gliamo
qualche no tizia:
“Celebrava Sua
Eccellenza Rev.ma Monsignor Luigi
Trevisanato, Arcivescovo di Udine, coll’intervento di tutto il clero, sì secolare che
regolare, esistente in paese, e di tutte le
Autorità municipali, civili e militari. La
Messa solenne pontificale fu tenuta nel
Duomo, con la partecipazione delle nuove
Suore con la loro Fondatrice, Suor Maria
Giuseppa di Gesù. Le 53 Novizie erano, per
nazioni, così divise: 26 italiane, 4 francesi, 9
del Tirolo tedesco, 9 svizzere tedesche, 3
svizzere francesi, 2 del Belgio”.
Al Duomo si giunse processionalmente,
passando dal Santuario di Sant’Antonio,
accompagnate, lungo tutto il tragitto da una
folla festante”.
Una nuova Famiglia religiosa
Questa solenne inaugurazione del Convento
di Santa Maria degli Angeli segnava l’istituzione ufficiale, in Gemona, di una nuova
famiglia religiosa, contemplativa ed apostolica, fondata sulla spiritualità francescana e
inizialmente denominata Suore Minori del
Terzo Ordine del Santo Padre nostro
Francesco, a servizio delle Missioni
Apostoliche ma più semplicemente conosciute come le Francescane di Gemona.
L’ideale che la Fondatrice aveva lungamente
vagheggiato finalmente diveniva una felice
realtà cui Padre Gregorio offriva il suo
sostegno, spirituale e giuridico, collaborando alla preparazione delle Costituzioni,
secondo il tenore di vita proposto dalla
madre Giuseppa di Gesù, la Ministra (Supe(segue nella pagina accanto)
La scomparsa di pre’ Min Filipuzzi
Don Giacomo Filipuzzi era originario
di San Daniele, dov'era nato il 2 luglio
del 1921 e se n’è andato dopo una
lunga malattia all’età di 89 anni. Il
funerale è stato celebrato dall’arcivescovo di Udine lunedì 7 febbraio, nel
duomo della città collinare.
Ordinato sacerdote nel 1944, fu inviato
tra noi come cappellano; qui fu incaricato di seguire l’oratorio femminile
presso le Suore Francescane (i maschi
allora frequentavano l’oratorio dei
Padri Stimmatini) e la gioventù femmi-
nile dell'Azione Cattolica.
Nella nostra comunità pre’ Min –
com’era familiarmente chiamato da
tutti i parrocchiani – fu anche vicario
dell’allora arciprete monsignor Monai
e rimase tra noi fino a quando il vescovo monsignor Emilio Pizzoni lo portò
con sé a Sezze Romano, dove, in virtù
della sua laurea in filosofia e pedagogia, con specializzazione in psicologia, divenne direttore spirituale del
locale seminario. Dal 1971 al ’75 ha
ricoperto il ruolo di consigliere psicolo-
Anagrafe parrocchiale
16 Rossi Valeria Venturini di anni 90 il
28.2.11
17 Londero Elda ved. D'Aronco di anni 84 il
4.3.11
18 Rizzi Lidia ved. Gerstl di anni 89 il 3.3.11
19 Venchiarutti Mario di anni 67 l'8.3.11
20 Polonia Rosa Lepore di anni 79 il 10.3.11
21 Lepore Allegrina ved. Lepore di anni 89
l'11.3.11
22 Foschiatti Gemma Patat di anni 80 il
12.3.11
23 Pez Natalina di anni 85 il 16.3.11
24 Mardero Mario di anni 79 il 18.3.11
25 Copetti Antonietta di anni 63 il 18.3.11
26 Pascottini Luigino di anni 64 il 18.3.11
(segue da pagina 13)
6 Peccol Paolo di anni 57 il 21.1.11
7 Gollino Olga Serafini di anni 56 il 22.1.11
8 Mardero Egidio di anni 96 il 24.1.11
9 Martinelli Noemi Copetti di anni 90 il 4.2.11
10 Tuti Mario di anni 77 il 16.2.11
11 Vion Luciana ved. Giorgiutti di anni 99 il
17.2.11
12 Contessi Aldo di anni 61 il 19.2.11
13 Tonella Enrica ved. D'Aronco di anni 87 il
24.2.11
14 Venturini Andrea di anni 88 il 25.2.11
15 Peccol Eliseo di anni 93 il 26.2.11
14
go al seminario di Udine e, per più di
venti anni, è stato apprezzatissimo cappellano delle carceri di via Spalato, nel
capoluogo friulano.
Tutti lo ricordano come una persona
solare ma anche molto preparata.
«Una persona sempre sorridente e accogliente – ricorda il vicario generale
dell’Arcidiocesi, monsignor Guido
Genero nelle pagine del settimanale diocesano La Vita Cattolica – di grande
cordialità, con grandi capacità di relazione e attenzione verso il prossimo».
Dal 1999 pre’ Min era quiescente alla
Fraternità sacerdotale di Udine ma
anche qui continuava a offrire i suoi
preziosi consigli a quanti si rivolgevano
a lui.
***
riora), che fu anche, per le prime religiose,
una entusiasmante animatrice vocazionale.
Tra le giovani e zelanti professe ella aveva
scelto suor Margherita Lindner come sua
Vicaria.
Non sappiamo quali furono le cause che più
indebolirono nella Fondatrice l’entusiasmo e
la tenace volontà degli inizi: forse lo stress
dell’ impegno iniziale della fondazione? o le
forti spese che si accumulavano per la ristrutturazione del Convento? o la consapevolezza
della sua difficoltà a proporsi come guida
esemplare in un’austera vita penitenziale,
quale era quella richiesta alle suore, che le
manifestavano affetto ed ammirazione?
Una salute molto fragile
Nel febbraio del 1863 lasciava Gemona
per esigenze di cura della sua salute, realmente molto fragile. Affidava le giovani
suore, per le quali aveva assicurato tutto il
sostegno economico (cui in seguito provvederà solo in parte), alle cure del Reverendo, il fedelissimo suo collaboratore,
Padre Gregorio: a quelle eroiche giovani
egli dedicò tutta la sua paterna cura.
Dalla Fondatrice esse avevano ricevuto l’insegnamento a non confidare mai nelle
nostre sole capacità umane, ma “ad affidarsi
sempre e interamente a Cristo, la vera sorgente più pura e vivificante”.
Nei primi anni dopo la fondazione, in quel
giovane vivaio di Consacrate che era il convento di Gemona, venne spesso a falciare
sorella morte. Le cause: malattie, privazioni,
austerità della vita? Sì, forse anche questo!
Ma quando Padre Gregorio propose ad
alcune, soprattutto alle più giovani, di ritornare alle loro famiglie per recuperare più
facilmente la salute, la risposta fu decisa ed
unanime: «Morire, ma non lasciare il piccolo Paradiso di Santa Maria degli Angeli!».
In Missione!
Essendo prevalente l’idea che l’Istituto era
fondato “per le Missioni apostoliche”, il
primo invio missionario fu orientato verso
gli Stati Uniti d’America, nel 1865, per un
servizio di assistenza ad un gruppo di emigranti tedeschi. Era allora l’epoca in cui
negli USA fioriva una società in rapida
espansione per l’arrivo di numerosi emigranti da varie parti del mondo. Questo fatto
favorì in modo evidente un rapido sviluppo
delle comunità negli USA più che in altre
parti del mondo: alla fine del secolo infatti
già operavano nel campo educativo-pastorale una ventina di comunità, nella zona di
New York.
Nel 1872 un altro drappello di missionarie
da Gemona veniva inviato verso l’Oriente, a
Costantinopoli, dove le suore potevano contare sulla assistenza dei frati francescani, ma
dove incombeva anche la presenza ostile dei
Musulmani.
Dopo Costantinopoli altre opere educativoassistenziali furono sviluppate a Rodi, con
scuole aperte ad alunne ed alunni di diverse
religioni: l’America e l’Oriente erano due
continenti molto diversi per storia e caratte-
ristiche, ma in
entrambi le nostre
prime sorelle trovarono modo di
sviluppare le finalità educative ed
assistenziali proprie del carisma
congregazionale.
La prima comunità in Italia
In Italia, solo nel
1885, fu aperta la
nostra prima comunità a Solagna
nella valle del
Brenta: è la caratteristica missione
inserita nel contesto di una parrocchia, con impegno di preghiera,
di catechesi, di
educazione della
prima infanzia
attraverso la scuola materna.
Questo servizio
favorisce la co municazione con
le famiglie, so prattutto nell’ambiente operaio e
contadino. È il tipo di presenza che avrà
maggiore sviluppo nella Congregazione,
soprattutto per i paesi del Veneto, del Friuli,
della Carnia.
A Gemona, nella Casa Madre, fin dalla
Fondazione, diverse influenti famiglie avevano presentato alla Fondatrice la richiesta
che venisse favorita la promozione dell’istruzione ed educazione per le fanciulle di
buona famiglia: superata qualche comprensibile difficoltà, nel 1867 veniva istituito il
Collegio Santa Maria degli Angeli per
rispondere alle richieste secondo le possibilità ed il lento progresso della scolarizzazione femminile.
La formazione femminile
Notevole vantaggio arrecarono al progresso
della formazione della donna le scuole di
lavoro, cucito, ricamo, economia domestica
che spesso venivano affiancate alla scuola
materna, con tempi ed insegnamenti adattati
alle diverse realtà ambientali (17000 frequentanti nel corso degli anni).
Il secolo 19mo si conclude con il coinvolgimento delle Suore nel campo assistenziale
con il servizio presso la Casa Cronici di
Treviso: è un impegno di servizio ai più
poveri per provvedere ai quali, in certi
periodi, le suore devono pure ricorrere alla
questua, servizio che viene offerto con tanto
sacrificio dalle nostre sorelle per molti anni.
Tempi di guerra
I primi cinquant’anni del Ventesimo secolo
sono stati tristemente segnati dai nefasti
periodi bellici della prima e della seconda
guerra mondiale, dai quali Gemona e il
Friuli e l’Italia e l’Europa sono stati tragicamente colpiti. Alla rotta di Caporetto (1917)
nel convento di Gemona resta una piccola
comunità per provvedere alle suore ammalate ed anziane mentre molte altre suore
vanno profughe o sono richieste del loro
aiuto negli ospedali da campo. Anche questo spiega la maggiore facilità dello sviluppo della Congregazione negli Stati Uniti e la
maggiore disponibilità economica per il trasferimento della sede generalizia a Roma,
pur tra le difficoltà della seconda guerra
mondiale.
Nel 1951 un nuovo gruppo di missionarie
viene inviato in America Latina a Puerto
Montt, nel sud del Cile. Da qui sembra spuntare l’alba per una nuova espansione missionaria nel continente latino-americano… e
non solo. Nel 1961, alla tappa del Centenario
di fondazione l’Istituto presenta un volto certamente provato da molte difficoltà, ma
coraggiosamente orientato al futuro.
21 aprile 1961: cento anni
All’epoca del Centenario della Fondazione
le Suore Francescane Missionarie del Sacro
Cuore, (è questa la denominazione ricevuta
all’approvazione delle Costituzioni, nel
1905) hanno raggiunto e superato il
migliaio di membri con buone speranze
anche per le diverse tappe della formazione.
Dopo il difficile tempo della seconda guerra
mondiale, nel 1947, ha luogo un capitolo
(segue in ultima pagina)
15
Inizia il secondo secolo
Gli inizi del secondo secolo sembra vogliano caratterizzarsi per
nuovi segni di vitalità che si
ricollegano all’epoca del
Concilio Vaticano II e nel l’Istituto si manifestano sia con
l’incremento di varie attività apostoliche nei continenti di più antica tradizione (Europa, America
del Nord), sia con nuove aperture
verso altri continenti (America
Latina, Africa, Asia).
In America Latina dalla pittoresca Puerto Montt, che già all’inizio del 1954 vanta il sostegno
di una missione sorella nella
vicina Puerto Chico (zona di grave disagio
sociale), le prime coraggiose missionarie
inviate a questo paese risalgono, tra il
Pacifico e la Cordigliera delle Ande, verso
Santiago, la capitale del Cile. Dopo aver
avviato anche qui due importanti opere educative, il Liceo “Madre Cecilia Lazzeri” ed
il Liceo “Santa Maria de los Angeles”, le
Missionarie Francescane fanno del Cile la
pedana di lancio per dare inizio a sei comunità missionarie in Bolivia, a tre nel Perù, a
due nell’Equador, ed infine all’ultima,
recente creazione, Tijuana, nel Messico, al
confine con la California negli Stati Uniti.
generale che rinnova nella Congregazione
contatti e disposizioni.
La Casa Madre di Gemona rimane a capo
della Provincia Veneta “Santa Maria degli
Angeli” con 353 membri suddivisi in 60
Comunità istituite nei vari paesi del Veneto,
Friuli e Carnia.
Negli Stati Uniti d’America la Provincia St.
Francis conta 429 membri.
Le nuove Provincie
Duramente provata dalla guerra, dal comunismo, dalle divisioni storico-politiche e
religiose, è stata la Provincia Medio-orientale “Santa Elisabetta”, soprattutto nelle zone
di Turchia, Bulgaria, Mediterraneo O rientale. Sede della nuova Provincia è Cipro.
In Italia è costituita una seconda Provincia
nella zona centrale, con sede a Roma, ma
distinta dalla Casa Generalizia sede della
Superiora Generale e del Consiglio.
Una nuova Provincia viene istituita in
Francia, con qualche comunità anche in
Svizzera.
All’epoca del Centenario piccolo seme, ma
molto promettente, era la missione avviata
nel 1951, a Puerto Montt, nel Sud del Cile,
grazie alla tenacia ed al coraggio di Madre
Cecilia Lazzeri.
Le necessità delle Chiese d’Africa e India
La presenza a Roma, in occasione del
Concilio Vaticano II, di vari Vescovi di altri
continenti, favorisce nuove conoscenze e
sollecitazioni per nuove missioni. Così è per
la richiesta di Monsignor Jean Zoa, Arcivescovo di Yaounde, che sollecita la nostra
presenza missionaria in Cameroun (1963),
con sei comunità, più una missione molto
lontana, nel Congo.
Così è pure per la nostra prima presenza missionaria in India, favorita dal richiamo di
Monsignor Joseph Thumma, Vescovo di
Vijayawada, nell’Andhra Pradesh, nel 1976.
Dall’Andhra Pradesh le suore estendono le
opere, soprattutto di carattere educativo, aperte ad una comunicazione pacifica tra diverse
lingue e religioni, in diversi Stati dell’Unione
Indiana: la fondazione più recente è nel lontanissimo Arunachal Pradesh nel Nord Est,
quasi al confine con la Cina.
Ora la Provincia indiana “Holy Family” è
annoverata tra gli organismi più numerosi
della Congregazione come presenza di giovani religiose, mentre ritornano frequenti i
termini hostel, collegio, internato per indicare delle strutture educative che richiamano le finalità proposte dalla Fondatrice per
la sua opera.
Parrocchia di Santa Maria Assunta
Via G. Bini, 33
33013 Gemona del Friuli (UD)
Gentile Famiglia
33013 Gemona del Friuli
16
Ancora Europa
Altri ambienti missionari di fondazione più
recente in cui operiamo per l’annuncio e la
testimonianza del Vangelo e per la promozione umana sono: l’Albania, la Bulgaria postcomunista, il Libano, le Filippine, la Lituania, la
Repubblica Centrafricana, il Congo…
Potremmo ancora molto raccontare dei piccoli passi che hanno portato la nostra famiglia a raggiungere, come missionarie, paesi
lontani, portando il nome e il ricordo di
Gemona nel cuore. Ora sono per lo più le
giovani native dei vari paesi che assumono
l’impegno missionario, ma loro sanno che
alle origini della loro famiglia c’è un albero
che ha le sue profonde radici piantate qui, in
Gemona, alle pendici del Cjampon, accanto
al Duomo plurisecolare ed al Santuario
francescano.
Ancora Gemona
Qui ritorniamo, infatti, rievocando le nostre
“Memorie”… qui ricordiamo l’epoca delle
Origini, quando i muratori gemonesi lavoravano per la costruzione del grande Convento neogotico che la Duchessa fondatrice
voleva rapidamente completato; quando la
folla festante accompagnava al Duomo le
53 giovani Novizie per la cerimonia inaugurale; quando le suore uscivano, a due a due,
forse per la questua, per le strette vie di
Gemona, che gli ampi mantelli sembravano
voler riempire. Sono passati 150 anni.
Li abbiamo vissuti insieme, attraverso diverse generazioni. Ora il grande Convento neogotico non c’è più, come l’antico Santuario
di Sant’Antonio e la Chiesa di Madonna
delle Grazie... Il devastante terremoto del
1976 ci ha strappato tanti aspetti della città
che ci erano cari: è stata una vicenda tragica
che abbiamo vissuto insieme con tanta
angoscia. Ma abbiamo vissuto insieme
anche la gioia di far risorgere la città dalle
macerie e di vedere la vita rifiorire e sorridere attraverso nuove generazioni, con fiduciose aperture a nuove prospettive.
Con Gemona è stato ricostruito il Convento
Santa Maria degli Angeli: diverse strutture,
altre finalità. Ora, soprattutto, accoglie le
suore che tornano dalle varie missioni, per
essere assistite in un sereno tramonto.
E Gemona è ancora qui e ci aiuta. Ci aiuta
con le sue autorità, con i suoi funzionari,
con i suoi volontari, con la sua gente; con le
varie strutture assistenziali, con il sostegno
spirituale e la testimonianza di vita cristiana.
Abbiamo tanti motivi di gratitudine e desideriamo ricambiare con il dono della nostra
fraternità francescana e con l’offerta quotidiana della nostra preghiera.
GRAZIE, GEMONA!
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