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Dopo aver ascoltato il signor Fanzola le classi quinte hanno

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Dopo aver ascoltato il signor Fanzola le classi quinte hanno
Dopo aver ascoltato il signor Fanzola le classi quinte hanno elaborato due testi,
ricostruendo la storia attraverso le risposte ricevute.
5C – PIPPO FANZOLA : ricordi di guerra.
Questa mattina, nell’aula di informatica, abbiamo incontrato il signor Giuseppe Fanzola,
chiamato Pippo. E’ venuto a raccontarci le esperienze da lui vissute in guerra.
All’inizio ci ha detto che era nato a Monticelli d’Ongina nel 1922; quando la madre smise di
allattarlo, si trasferì ad Isola Serafini e fu allevato dagli zii che considerava come genitori.
Già ad otto anni lo zio lo portava al macello e gli faceva pulire la trippa. Ha lavorato in
macelleria fino a circa 19 anni. Ha lavorato in macelleria fino a circa 19 anni quando venne
chiamato alle armi e mandato a Caserta. Qui faceva parte dell’Artiglieria a cavallo: si
occupava della manutenzione dei cannoni e dei mezzi che li trasportavano. Nella
primavera del 1943 venne mandato in Grecia, nel Peloponneso, destinato alla Guiardia
Costiera. Pippo e i suoi compagni erano su una collinetta e, con i cannoni, dovevano
sparare alle navi nemiche che si avvicinavano.
L’arresto e il viaggio.
Nel settembre del ’43 l’Italia firmò l’Armistizio e i Tedeschi diventarono nemici. Pippo e i
compagni, non sapendo dell’accaduto, quando arrivarono i Tedeschi non ebbero nessuna
reazione e furono facilmente arrestati. Vennero messi in un vagone ferroviario che di solito
trasportava bestiame: erano in quaranta e c’era solo una finestrella. Il viaggio in treno fu
lungo e drammatico: si fermavano una volta al giorno per due ore, li facevano scendere
per i bisogni e per lavarsi. Durante le lunghe ore di viaggio, Pippo e i suoi sfortunati
compagni, con le mani, erano riusciti a creare , nelle assi di legno del pavimento del
vagone, un buco per le esigenze corporee. Il viaggio fu reso ancora più drammatico dal
fatto che non sapevano dove andavano e che fine avrebbero fatto.
Danzica
Arrivati a Danzica furono messi all’asta, come si faceva un tempo con gli schiavi. Pippo è
stato osservato e tastato, per vedere se aveva dei difetti, se era robusto. Alla fine è stato
preso da una famiglia tedesca e portato in campagna per lavorare. Qui si trovò bene: si
mangiava a sazietà.
Dachau
Poiché stava arrivando da Est l’Armata Rossa, Pippo fu trasferito al campo di
concentramento di Dachau. Il campo era diviso in due parti: una riservata ai soldati
prigionieri e un’altra dove venivano rinchiusi Ebrei, Zingari, persone con handicap, ecc…
Fu messo in una baracca con altri ventidue militari; essendo capo-baracca, era compito
suo tagliare in ventitré parti uguali l’unico pane duro, come un mattone e con lo stesso
colore, che veniva dato come cena. Al momento della divisione, c’erano sempre litigi,
anche per una sola briciola, anche se continuavano a rispettarsi; Pippo dopo si metteva in
un angolo con uno straccio sulle ginocchia per non far cadere nemmeno una briciola. Al
mattino la colazione era un “caffè” che era acqua calda, mentre per pranzo c’era una
brodaglia con qualche buccia di patate.
Al campo qualunque pretesto andava bene per essere picchiati o, peggio, fucilati.
Pippo ci ha raccontato che ha pianto per la fame e un giorno ha preso due patate da un
bidone, fuori dalla baracca della cucina, che ne era pieno. Scoperto, stava per essere
fucilato, ma un militare toscano, che parlava tedesco, si è inginocchiato supplicando di non
farlo.
Durante la prigionia a Dachau, di giorno veniva mandato a lavorare in una fabbrica dove si
riparavano treni: lui si occupava dei respingenti. Quando serviva, veniva mandato in città a
raccogliere le macerie dopo i bombardamenti. Il capo della fabbrica, chiamato “la Bestia”
perché durante il lavoro doveva fare il cattivo per non finire al fronte, lo prese a
benvolere: di nascosto, quando non c’erano le SS, gli dava da mangiere ed ebbe un ruolo
importante nella sua fuga.
La fuga
Pippo e i compagni cominciarono a pensare se non fosse possibile scappare; vicino alla
baracca della cucina c’era un cancello; per giorni spiarono le guardie e raccolsero tutte le
informazioni necessarie. Le SS se ne erano andate e nel campo, a guardia, c’erano i
militari. Pippo fece cuocere dieci chili di patate che mise nel suo zaino, poi, una notte, uno
alla volta, sono scappati. Lui aveva una mappa che gli aveva dato la “Bestia”. Si viaggiava
di notte e ci si nascondeva di giorno. Mancavano pochi giorni alla fine della guerra.
Pippo capì di essere in salvo quando arrivò a Cles, in provincia di Trento, e non incontrò
più Tedeschi.
Il ritorno a casa
Il signor Fanzola ci ha detto che l’unico pensiero che gli permise di sopportare quei mesi fu
il desiderio di tornare a casa e formarsi una famiglia.
Il viaggio di ritorno fu fatto per gran parte a piedi; attraversò il lago fino a Salò con un
vaporetto; con un treno arrivò a Brescia, poi di nuovo a piedi fino a Cremona. Per
attraversare il Po c’era una barca e c’erano diverse persone in fila . Quando Pippo cercò di
imbarcarsi, ci furono molte proteste perché alcuni aspettavano da settimane. – Io aspetto
da quattro anni di tornare a casa! -. Sentendo queste parole, la fila si aprì per lasciarlo
passare. Arrivato a casa, il primo ad abbracciarlo fu un vicino; la zia, che stava stendendo
i panni, sentendo le grida, fece cadere la cesta con il bucato e corse ad abbracciarlo e a
stringerlo. Tutti volevano dargli da mangiare, ma lui chiese di fare un bagno caldo. Per
molto tempo Pippo ha avuto gli incubi.
5D- Pippo Fanzola: vita ed esperienze
Infanzia e giovinezza
Il signor Fanzola è venuto a parlarci della sua vita. E’ nato a Monticelli d’Ongina nel 1922.
Appena la mamma smise di allattarlo, la sua famiglia si trasferì ad Isola Serafini, ma lui
rimase con gli zii che lo allevarono come se fosse il loro figlio. Già da bambino aiutava lo
zio nella macelleria e puliva la trippa. Ci ha raccontato che a quei tempi non c’era
l’elettricità e, per conservare i cibi, facevano una montagnola in giardino, inserivano la
neve e gli alimenti che così rimanevano freschi.
Chiamata alle armi
All’età di diciannove anni lasciò la macelleria perché venne arruolato nel 42° Reggimento
Artiglieria a cavallo a Caserta: era il 1941. A Caserta diventò capo-officina e si occupava
della manutenzione dell’artiglieria. Diventò amico di un tenente di Pistoia che, per un po’ di
tempo, gli evitò di andare al fronte. Ma nella primavera del ’43, mentre l’amico era in
licenza, venne mandato in Grecia e destinato alla Guardia Costiera: erano appostati su
una collinetta dove c’erano dei cannoni e dovevano controllare se arrivavano navi
nemiche. Nel settembre del ’43, dopo che l’Italia ebbe firmato l’Armistizi o, i Tedeschi arre-
starono Pippo e gli altri soldati. Siccome non era arrivata la notizia che ormai i Tedeschi
erano nemici e consideravano gli Italiani come dei traditori, Pippo e gli altri si fecero
arrestare senza opporre resistenza. Vennero caricati su un treno, in un carro bestiame
dove c’era solo della paglia sulle assi di legno; lì dentro stavano in quaranta. Oltre alla
fame, alla fatica, c’erano anche la paura e la preoccupazione di non sapere dove stavano
andando e cosa sarebbe loro successo. Dopo venti lunghissimi giorni, arrivarono a
Danzica, dove Pippo fu messo all’asta come se fosse un oggetto, un animale; dopo essere
stato osservato, toccato e valutato, fu acquistato da una famiglia che lo portò in
campagna e lo fede lavorare. Lì fu trattato bene e non soffrì la fame. Rimase circa un
mese , però, poichè i Russi stavano avanzando, fu trasferito al campo di concentramento
di Dachau. Lui si trovava nella parte dove erano rinchiusi i militari fatti prigionieri. Fu
messo a capo della sua baracca dove erano in ventitré. Al mattino gli davano acqua calda,
a pranzo un “brodo con bucce di patate”, mentre a cena un pane durissimo che doveva
tagliare in 23 fette cercando di farle uguali; si era preparato un pezzo di legno dove aveva
segnato delle tacche e lo usava come righello. Soffriva la fame e, per non sprecare niente,
si metteva sulle ginocchia una salvietta per raccogliere le briciole. Durante il giorno lo
mandavano a lavorare in un’officina dove si riparavano i treni e lui si occupava dei
respingenti. Il capo, che li sorvegliava, si era affezionato a lui e, di nascosto, gli dava del
cibo e, ancora più importante, gli fornì una mappa che Pippo usò quando riuscì a
scappare. Pippo si fece cuocere dieci chili di patate che mise nello zaino ( durante la fuga
ne mangiava due al giorno); una notte, uno alla volta, Pippo e i suoi compagni
scapparono. Pippo impiegò ventitré giorni per arrivare a casa; durante il viaggio perse la
sua piastrina di riconoscimento. Quando arrivò a Cremona, in riva al Po, vide
un’imbarcazione con cui si attraversava il fiume; quando disse alle persone che
aspettavano che mancava da casa da quattro anni, lo lasciarono salire per primo. Dopo
aver attraversato il Po, si rimise in cammino e tornò a piedi a Monticelli. Quando arrivò a
casa lo vide per prima un’amica che, riconoscendolo, urlò di gioia. La zia, che stava
raccogliendo il bucato, sentendo le grida, fece cadere tutto e corse ad abbracciarlo..
Entrati in casa, volevano farlo mangiare , ma lui disse di no, che voleva solo l’acqua calda
per farsi il bagno.
Quando la guerra finì e sentì che Hitler era morto, tirò un sospiro di sollievo. Per diversi
anni , però, di notte si svegliava perché aveva gli incubi.
Commenti e riflessioni dopo l’incontro.
Quando ho visto Pippo, me lo aspettavo più anziano e un pochino più serio, ma invece
sapeva spiegare bene la sua esperienza e scherzava molto: è davvero simpatico.
Una cosa che mi ha colpito è che per colazione gli davano dell’acqua calda e per cena un
pane durissimo che doveva tagliare in 23 fette, cercando di farle uguali altrimenti gli altri
protestavano; oggi noi abbiamo tutto il cibo a disposizione e poi lo sprechiamo anche,
invece Pippo in guerra ha sofferto la fame (Elisa).
Quando ho visto il signor Pippo ho pensato che era felice di raccontarci la sua storia.
(Denise)
Dopo aver ascoltato il signor Fanzola ho pensato che se io fossi stato nei loro panni mi
sarei sentito maltrattato e offeso e avrei continuato a sperare che mi liberassero. (Alberto)
Io avrei avuto molta paura a stare i prigione e appena avessi potuto sarei scappata anch’io
per ritornare dalla mia famiglia. La guerra porta la morte, la distruzione di tutto e l’odio fra
gli uomini. (Camilla)
Quando ho visto il signor Pippo ho pensato che era in buona forma e non sembrava che
avesse partecipato alla 2° guerra mondiale. Mi ha colpito l’episodio in cui quel signore
tedesco che controllava l’officina si era affezionato a lui e gli forniva da mangiare e, ancora
più importante gli diede una mappa che Pippo ha usato quando è scappato perché nella
guerra è difficile trovare persone che ti si affezionano e che ti aiutano a scappare perché di
solito fanno il contrario. (Simone)
Appena l’ho visto ho pensato che non sapevo come aveva fatto a scappare e a tornare a
casa fino in Italia; ho pensato anche che per avere novantadue anni era ancora molto in
forma. (Gianluca)
Quando ho visto il signor Pippo ho pensato che era straordinario, i suoi novantadue anni li
porta benissimo; dopo averlo ascoltato ho pensato che è stato bravissimo, ma anche che
è un uomo buono. (Gaya)
Io ho visto una persona un po’ in gamba e simpatico, con ricordi tristi. (Gioele)
Quando l’ho visto non mi sembrava una persona di novantadue anni, mi sembrava uno di
ottantasette anni perché mi sembrava in forma e anche se era molto triste non si capiva
molto. Penso che la guerra ti porti di male in peggio, che l’unione fa la forza e la pace è
meravigliosa; bisogna essere sempre in pace se no anche le persone innocenti sono
costrette a morire per colpa degli altri. (Aurora)
Dopo aver ascoltato il signor Fanzola ho pensato che lui è una persona molto forte e
coraggiosa e ho capito che per fortuna io sto vivendo in un paese dove c’è la pace e
invece in tante altre parti del mondo stanno facendo la guerra e stanno uccidendo un
sacco di persone innocenti. (Marta)
Quando l’ho visto, ho pensato che doveva essere stato molto fortunato perché è arrivato a
92 anni avendo vissuto la seconda guerra mondiale e Dachau. Io non avrei avuto così
tanto coraggio, così tanta pazienza e gentilezza. Ho imparato che il cibo non si spreca,
che bisogna andare d’accordo e che le guerre non servono a niente solo alla morte di
persone. (Martina)
Quando ho visto il signor Fanzola ho pensato che era molto diverso nel ritratto, dove
aveva uno sguardo felice e allegro e tanti capelli. È una persona davvero gentile che
sembrava non avesse vissuto la seconda guerra mondiale, sembrava che avesse
dimenticato quell’incubo, quando in realtà lo ricordava benissimo. Io non capisco perché
gli uomini si devono fare la guerra, a volte per motivi stupidi; penso che dovremmo vivere
in pace, aiutandoci l’un l’altro e quando sarò grande farò il massimo, anche l’impossibile,
perché non ci siano guerre. Magari le parole e le preghiere dei bambini giungeranno alle
orecchie degli adulti … (Gloria)
Quando ho letto la biografia, avevo già in mente cosa ci dovesse dire, ma quando
l’abbiamo visto di persona mi sono accorto che la biografia non diceva niente di lui. Il
signor Fanzola aveva nella testa, chiari e dolorosi, mille avventure vissute, mille sentimenti
provati, mille cose da raccontarci. Secondo me nessuno può sentire i sentimenti che lui ha
provato in guerra; la guerra è come una cosa invisibile e inesistente per noi che adesso
viviamo in pace e in prosperità. (Gianmaria)
Se io fossi stata il signor Fanzola non sarei mai riuscita a scappare dal campo di
concentramento, perché avrei avuto paura. Al campo di concentramento penso che
nessuno ci voglia e ci debba andare, nè in guerra né senza guerra. (Linda)
Ancora prima di vederlo, pensavo che il signor Pippo fosse mitico, perché è sopravvissuto
alla guerra e a Dachau, poi abbiamo visto che è un grande uomo ed è stato eccezionale
quello che ha fatto. (Manuel)
Quando ho visto il signor Fanzola ho pensato che davanti a me c’era un signore che era
riuscito a scappare da un campo di concentramento, ed ero molto colpito. (Soufiane)
Quando ho visto il signor Fanzola, ho subito pensato che era gentile; per me era un
anziano, ma dopo che ci ha raccontato la sua esperienza mi è diventato simpatico, perché
aveva resistito a tutte quelle cose; il suo racconto mi ha anche fatto diventare triste: se
fossi stato al suo posto io sarei morto. Dalla storia di Pippo ho capito che la malvagi tà di
un uomo porta alla morte di tanti. (Rayen)
La maestra di italiano ci aveva dato la sua biografia e, da quello che avevo letto, mi
aspettavo un uomo che non ci sentiva molto bene; quando l’ho visto, ho visto un uomo
molto sorridente, come se nel campo di concentramento non ci fosse mai andato. Mi ha
colpito molto sentire che l’avevano messo all’asta come gli schiavi e che era stato
comprato da una famiglia tedesca. (Andrea)
POESIE
Ritorno a casa
Finalmente riuscì a scappare,
con le patate nel sacco.
Un incubo terribile
ha dovuto sopportare,
fino a quando un amico
l’ha aiutato.
Con pazienza ha aspettato,
con coraggio tutto ha affrontato
e alla fine
la fortuna l’ha scovato.
Con l’aiuto di una mappa,
la strada lui
ha ritrovato
e a casa è tornato.
Gianluca, Camilla, Sara
La guerra di Pippo
Pippo è stato rinchiuso
in un angolo “ottuso”;
nei momenti di sofferenza
c’è voluta pazienza.
C’era tanta fame e
c’era solo un po’ di pane.
Pippo fu arrestato
e a Dachau fu mandato,
ma fu fortunato
perché è scappato…
Per Pippo è stata
dura,
ha avuto
paura!
Alberto, Simone, Elisa, Giulia
Pippo, coraggioso e forte uomo
Incubo, inferno: questo era Dachau
Pippo si fece cuocere dieci chili di patate e scappò a piedi
Poi attraversò il Po per tornare a casa
Ora ripensa ai momenti passati in guerra.
Aurora, Gaya
Fame nelle prigioni.
Amicizia con i compagni:
Notevole fortuna.
Zuppa di bucce di patate.
Ogni speranza scomparsa.
Libertà da ritrovare.
Aiuto per scappare.
Andrea, Gianluca, Gioele
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