VIRGINIA ZANETTI portfolio - Dino Morra – arte contemporanea
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VIRGINIA ZANETTI portfolio - Dino Morra – arte contemporanea
VIRGINIA Z ANET TI portfolio CONTATTI MOBILE +39 3392444366 EMAIL [email protected] WEB SITE www.virginia-zanetti.com SKYPE virgyromeo VIRGINIA ZANETTI Ripensare il reale. Tra l’opera d’arte e il suo fruitore di Simone Rebora Dove finisce l’opera d’arte e dove inizia il suo fruitore? Il lavoro di Virginia Zanetti tenta d’individuare e abbattere questo confine, servendosi di dispositivi quanto mai semplici e acquisiti. Lo scarto concettuale è così ottenuto al livello più basilare e archetipico della conoscenza, nelle dinamiche relazionali o dentro i codici condivisi da una comunità. Questo rende le sue opere parte integrante dell’ambiente in cui nascono: collettori di dinamiche umane, piuttosto che semplici oggetti di contemplazione. Con il progetto Gli occhi del mondo (un intervento installativo improntato all’immagine del cerchio, già al centro di lavori come La scelta del tempo o Infinito), l’opera d’arte si apre alla storia di un territorio (il borgo lucano di Latronico): i dodici specchi circolari incastonati in strade, piazze o tra la vegetazione incolta, divengono i cardini di una “cartografia energetica” della zona, alimentata dai sogni e ricordi di chi la abita. Questa visione del mondo implica una fede profonda nelle possibilità dell’essere umano, che, lungi da qualsiasi teologia, fa proprie le potenzialità critiche della sensibilità religiosa, come stimolo per un continuo ripensamento del reale. È così che nelle esperienze performative i partecipanti sono invitati a compiere esercizi “impossibili” (come ascoltare un oggetto inanimato) per confrontarsi con i propri limiti, e trovare in essi uno slancio verso l’alterità. Il ciclo Walking on the water. Miracle & Utopia culmina in una performance collettiva sulla sponda dell’Adriatico, ma è anche nutrito da un dialogo in fieri, un archivio polifonico di “miracoli” e “utopie”, testimonianze vive e contrastanti raccolte in open call. Queste modalità di produzione si ritrovano nel più ampio tra i progetti dell’artista, Curare il curatore, sviluppatosi in quattro step negli ultimi tre anni. Il punto di partenza sono gli acquerelli realizzati per il libro Breve storia della curatela di Hans Ulrich Obrist. Questi ultimi divengono spunto per interventi performativi e installativi, al cui centro è sempre l’interpretazione artistica della figura del curatore. Un rovesciamento di ruoli che culmina nella stesura di un “testo condiviso” (tramite tecnologia cloud) e in una serie di tavole rotonde con artisti, critici e curatori. La ricerca di Virginia Zanetti mira insomma a restituire al fare artistico il suo valore di indagine e comunicazione, fuori dalle logiche del mercato, ma dentro alle dinamiche che lo determinano. Da Virginia Zanetti. Ripensare il reale. Tra l’opera d’arte e il suo fruitore. Di Simone Rebora, Espoarte 82, Anno XIV, I Trimestre N.4. Virginia Zanetti è nata nel 1981 a Fiesole (FI). Vive a Firenze e lavora tra Italia, Svizzera e Croazia. www.virginia-zanetti.com Lavori selezionati 2014-2009 CURARE IL CURATORE PROJECT 2014- 2010 CURARE IL CURATORE PROJECT 2011- 2013 Ritratti in continua espansione di curatori, acquerello su carta da incisione. Archivio fotografico tratto dai media. Testo polifonico del dialogo artista-curatore. Diario personale fotografico-video-audio. Il progetto Curare il curatore iniziato nel Dicembre 2011 coi ritratti per il libro A Brief History of Curating di Hans Ulrich Obrist, postmediabooks, con la riflessione sulla curatela da lui innescata e sulla relazione artista curatore. Dopo la mostra personale a Berna l’ottobre 2011, la tavola rotonda con Chistian Herren, Hans Ulrich Obrist e Fabrice Stroun nel gennaio 2012 alla Kunsthalle di Berna, l’intervento a giugno nel Forte Militare di Montreaux, quello nelle vie di Lugano a settembre per Arspolis. Il progetto continua con l’aggiunta di altri ritratti di curatori, l’ampliamento dell’archivio di file, documenti, video, il progetto di un testo polifonico sulla relazione artista curatore, attraverso google drive. Nel quale pongo alcune domande che facciano da innesco per una riflessione polifonica sul tema, attraverso il coinvolgimento di vari artisti, intellettuali e curatori. Le risposte, tutte insieme, andranno a formare una riflessione articolata attraverso un testo in trasformazione-espansione continua. Un’opportunità per discutere sul curatore, attraverso l’opera, invertendo l’usuale processo critico. Un lavoro in cui la componente relazionale è fondamentale: attraverso la formula del link, un artista/curatore risponde ed invita un altro artista/curatore e così via. CURARE IL CURATORE TESTO POLIFONICO CURARE IL CURATORE Cosa significa per te la pratica della curatela? Come vivi il rapporto di dipendenza artista/curatore: chi dei due ha più bisogno dell’altro o come ne ha bisogno? Che tipo di relazione c’è nella coppia artista-curatore? Artista-curatore o curatore-artista? Domande - in trasformazione - che tentano di essere un innesco per una riflessione polifonica sul tema della cura, attraverso il coinvolgimento di vari artisti, intellettuali e curatori. Le domande saranno le stesse, considerando l’impossibilità, a mio avviso, di definire e fissare il ruolo dell’artista e del curatore. Un modo per discutere sul curatore, attraverso l’opera, invertendo l’usuale processo critico. In questo progetto la componente relazionale è fondamentale: attraverso la formula del link, un artista/curatore risponde ed invita un altro artista/curatore e così via. Le risposte, tutte insieme, andranno a formare una riflessione articolata attraverso il testo in trasformazione-espansione continua su google drive, al quale si partecipa direttamente mettendo il proprio contributo senza nessun filtro. Qui il link per accedere https://docs.google.com/document/d/1Z9dyZBsT4eMSCw_r55dpYMImZ7d-6k7VcRPWFopx178/edit Potrà diventare il testo delle prossime mostre, una mostra o lo spunto per una tavola rotonda presso un’istituzione pubblica e materiale per pubblicazioni. Di seguito, dopo le informazioni sul progetto Curare il curatore/Curating the curator, troverete le indicazioni e lo spazio per il vostro contributo. La prima tappa è stata la mia personale allo spazio Riss(e) di Ermanno Cristini a Varese. Ecco cosa è uscito su Undo.Net: Prima puntata http://www.undo.net/it/argomenti/1373556229 Seconda puntata http://www.undo.net/it/argomenti/1374762938 CURARE IL CURATORE IV Mostra personale - tavola rotonda, a cura di Ermanno Cristini, Riss(e), Varese, 2013 Curare il curatore è una mostra che rappresenta un’occasione di riflessione sulla curatela attraverso l’opera, invertendo i termini usuali del processo critico. In un momento in cui si assiste ad un protagonismo sempre più marcato degli “attori” della curatela, un’artista prova a rovesciare il rapporto, prendendosi cura dei curatori attraverso la sua personale visione e con un medium tradizionale che vuole essere la sintesi di un grande archivio fotografico realizzato soprattutto attraverso il web. Si tratta di un gioco delle parti che attraversa i territori di una relazione complicata, resa sempre più complicata dall’equivoco che attribuisce ad una pratica le valenze di una professione. E che si tratti di una nota dolente è testimoniato dalla “polvere di stelle” che avvolge in misura crescente la figura del curatore e, d’altro canto, dall’esigenza non più rara che gli artisti esprimono nell’esercitarsi direttamente nella pratica curatoriale. In realtà forse la questione si gioca non nell’antinomia artista-curatore ma proprio nell’assenza di questa antinomia, vista come un rapporto di odio-amore che se non si esercita nel pieno della sua capacità oppositiva perde la forza che deriva dalla pariteticità naturalmente presupposta e con essa perde la sua fecondità. Ermanno Cristini Curare il Curatore IV, installazione dell’archivio, fotocopie A3 A4 su tavolo, sala 1 Curare il Curatore IV, installazione dei ritratti, acquerello su carta, sala 2 Curare il Curatore IV, installazione audio-video dei contributi per testo polifonico e tavola rotonda, sala 3 CURARE IL CURATORE III Saremo come dei principi sotto terra, performance e installazione, Ars Polis 2, Lugano, mostra collettiva a cura di Ermanno Cristini and JeanMarie Reynier, Lugano, 2012 Lavoro di relazione per le vie di Lugano, convincendo i negozianti ad esporre in vetrina le fotocopie dei ritratti dei curatori, tentando di spiegare loro - e a me stessa- la figura del curatore. L’installazione è una ricerca sulla riproducibilità e rappresentazione dell’immagine, in particolare dei ritratti di curatori, realizzati in acquerello su carta da immagini scaricate dal we e stampate, poi fotocopiati. I vari passaggi ed i riflessi della vetrina mettono “distanza” tra me e queste figure che hanno contribuito e contribuiscono alla costruzione della storia dell’arte. CURARE IL CURATORE II CURARE IL CURATORE C’est la nuit qu’il beau de croire à la lumiere, installazione, mostra collettiva a cura di Ermanno Cristini e Jean Marie Reynier, Fort militarire di Chillon, Montreux, Vaud, 2012 Lavoro sulla relazione artista curatore, ho posizionato i ritratti sui letti dove dormivamo noi artisti, invitati a realizzare un intervento nel Forte Militare di Chillon, per evocare l’incontro che avviene talvolta tra le due figure del mondo dell’arte, prima a livello inconscio, conseguentemente sul lavoro. Anche qui permaneva la difficoltà della visione dei ritratti da parte del pubblico, al quale era richiesta un’azione come straiarsi sul letto. Negli armadietti militari parte del mio archivio fotografico sui curatori era consultabile. Curare il curatore, 28 ritratti su cuscini su 14 letti a castello, acquerello su carta, 25 cm x 17,5 cm ciascuno, installazione site specific, 2012 Curare il curatore, 28 ritratti su cuscini su 14 letti a castello, acquerello su carta, 25 cm x 17,5 cm ciascuno, installazione site specific, 2012 CURARE IL CURATORE mostra personale, a cura di Christian Herren, in collaborazione con Hans Ulrich Obrist, Galerie Eletto, Berna, 2011 Nel 2004, il giornalista tedesco Hanno Rauterberg In 2004, indignato scrisse su ‘Zeit’: ‘Gli artisti sono i critici, curatori e critici sono artisti’ e chiedeva una distinzione più chiara tra i diversi attori del mercato dell’arte. In particolare occorre definire con maggiore precisione il ruolo del curatore [...] Zanetti ha creato i ritratti di queste figure della moderna curatela senza conoscerli personalmente, dopo aver elaborato un archivio impressionante di testi ed immagini. Con questo progetto, l’artista, attraverso la sua luce e acquerelli di ricerca, ha gettato le basi per un lavoro a lungo termine in cui il suo obiettivo sarà quello di creare una sorta di diagramma della curatela. I Curatori assumono un ruolo sempre più importante nella vita di Zanetti e lei vede i ritratti come sintesi di un quadro collettivo - l’artista crea ritratti che, pur riconoscibili, sono stati fortemente filtrati dalla sua immaginazione personale. Questo fondamentalmente rappresenta l’inversione del normale rapporto tra artista e curatore. La serie dei lavori può essere vista come parte di un’azione senza fine. La galleria ELETTO è lieta di presentare gli originali da ‘Breve storia della curatela’ ed altri lavori per la prima volta esposti per la prima mostra personale dell’artista in Svizzera. Christian Herren Curare il curatore, ritratti di curatori, acquerello su carta, 25 cm x 17,5 cm ciascuno, 2011 CURARE IL CURATORE BREVE STORIA DELLA CURATELA Pubblicazione, ritratti per il la versione italiana del libro di Hans Ulrich Obrist Postmediabooks, Milano, 2011 Hans Ulrich Obrist Harald Szeemann Walter Hopps Lucy Lippard Anne d’Harnoncourt Jean Leering Pontus Hultén Seth Siegelaub Johannes Cladders Franz Meyer Werner Hofmann Walter Zanini Curare il curatore, ritratti di curatori, acquerello su carta da incisione, 25 cm x 17,5 cm ciascuno, 2011 OISEAU REBELLE/ NOUS ALLONS NOUS RENCONTRER DANS LE FLUX 2015 (upcoming) OISEAU REBELLE/ DANS LE FLUX Biennale di Monza, invitata da Fabio Cavallucci, a cura di Daniele Astrologo, Arengario, 2015 OISEAU REBELLE/NOUS ALLONS NOUS RENCONTRER DANS LE FLUX Musicisti d’orchestra suonano immersi nel fiume a creare un legame tra il fluire della musica e lo scorrere incessante dell’acqua: la propagazione del suono si muove con l’elemento naturale e si dona a chiunque passi, non solo al pubblico dell’arte. Si crea un incrocio tra equilibri statici e dinamici; un contrasto tra la parte superiore del corpo dei musicisti, liberi di suonare, e la fissità delle gambe immerse. L’energia ed il suono dell’acqua si fonde con quella musicale degli strumenti I musicisti interpretano l’aria Habanera dalla Carmen di Bizet. La storia della donna uccisa per la sua indipendenza è un inno alla libertà in tutte le sue accezioni: l’amore come la creatività, l’ispirazione artistica, l’aria, l’acqua non si possono costringere, racchiudere, conservare, vendere o possedere, perché sono degli uccelli ribelli. La performance richiama l’immagine della statua di San Gerardo dei Tintori in mezzo al fiume Lambro, familiare agli abitanti di Monza per il rito del giorno della festa del patrono della città a ricordare uno dei suoi miracoli più noti: l’attraversamento del fiume in piena per salvare i malati del suo ospedale. Questo lavoro è sorretto dall’energia del sublime: la vertigine che provoca la potenzialità di essere travolti dalla potenza della natura e scomparirci. L’artista, qui incarnato nel direttore d’orchestra e nei musicisti immersi nel fiume, iconografia attualizzata dalla frequenza degli alluvioni, emerge dal flusso creativo tentando di dirigerlo rischiando ogni volta di esserne travolto “dal fiume in piena” e si fa icona della condizione umana. Video here: https://vimeo.com/124033396 password: Oiseau VISSI D’ARTE 2014 VISSI D’ARTE VISSI D’ARTE Prato Sarajevo, installazione Cinema Borsi e performance in vari luoghi di Prato, a cura del Museo Pecci, Kinkaleri, Dryphoto, Prato, 2014 8+1, mostra collettiva a cura di Matteo Innocenti, performance in differenti luoghi di Prato, 2013 Una cantante soprano che inaspettatamente inizia a cantare l’aria Vissi d’Arte della Tosca di Puccini, in luoghi comuni della vita quotidiana dove la bellezza sembra essere scomparsa, scatena le più diverse reazioni. Vissi d’arte, stampa lambda su alluminio, 70 x 100 cm, courtesy l’artista VISSI D’ARTE Prato Sarajevo, riapertura e installazione Cinema Borsi, performance in vari luoghi di Prato, a cura del Centro d’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Kinkaleri, Dryphoto, Prato, 2014 Video I projected here: https://vimeo.com/100778050 pwd: darte Other unpublished video with sound: https://vimeo.com/100815737 pwd: darte Un soprano inaspettatamente inizia a cantare l’aria Vissi d’Arte dalla Tosca di Puccini, in luoghi comuni della vita quotidiana dove la bellezza sembra essere scomparsa. Il canto lirico, estrapolato dal suo contesto, diviene (ri)affermazione della potenza di trasformazione e d’apertura di prospettive propria all’arte - in un momento critico per la città, rispetto a un passato di maggiore prosperità economica. Da questa performance aperta all’osservazione/ascolto di tutti nei giorni inaugurale e conclusivo della “Art Invasion” Prato-Sarajevo – città che per ragioni e con esiti differenti sono attualmente private del proprio Centro d’arte contemporanea - risultano due tracce, fortemente significanti e tra loro in relazione speculare: un’installazione fotografica ed una audio-video dentro e fuori il Cinema Borsi, storico luogo d’incontro e di cultura ma recentemente dismesso. L’eccezionale riapertura della sala cinematografica, accordandosi a quella volontà di diffusione della bellezza nell’azione performativa che l’ha preceduta e che anche l’accompagna, crea un ossimoro con la scena del quotidiano, attraverso un moto circolare di tempo e di spazio: una mise en abyme, entro cui la difficoltà del presente si fa esortazione alla creazione di nuovo valore. Vissi d’Arte, audio-video installazione inerna ed esterna Cinema Borsi e performance con il soprano Giustina Martino, 2014 VISSI D’ARTE 8+1, a cura di Matteo Innocenti, BBS and Spazio Lato, Prato, 2013 performance in collaborazione con la soprano Giustina Martino installazione video HD senza audio– durata 14:21 – 2013 installazione sonora dissociata dal video che esce sulla via esterna– durata 2:47 - master audio Alberto Pedani - 2013 fogli A4 per la città VISSI D’ARTE Vissi d’arte, vissi d’amore; tale nella celebre opera di Puccini il canto accorato rivolto dalla protagonista Tosca a Dio, quando il riscatto del proprio amore, imprigionato per motivi di politica e di gelosia, arriva a costarle la prostituzione. Oltre lo specifico della narrazione drammatica, le note unite di disperazione e di incredulità rendono questa preghiera simile a un’interrogazione dall’intimo della coscienza, valevole in ogni tempo: perché la realtà nel suo avvenire spesso sembra trascurare, dimenticare, persino negare la bellezza? Tra i tanti modi in cui potremmo intendere la domanda innescata da Virginia attraverso il processo di citazione e di riappropriazione dell’opera lirica, ve ne sono alcuni che necessariamente conviene evidenziare. Innanzitutto il sovvertimento generato dalla semplice azione di cantare, non su un palco, ma nelle strade della città e si tratta ovviamente di Prato. Persone che ascoltando dubitano, si vergognano, si emozionano; se una singola voce può tanto ciò significa almeno due cose uguali e contrarie, una, che in relazione al quotidiano siamo poco abituati al bello, due, che tale deficienza non ci è affatto trascurabile nonostante la predilezione ormai invalsa per l’utile e per il materiale. Quindi il riferimento tutt’altro che ozioso alla difficoltà di essere artisti e di vivere di ciò. In una fase in cui nel profondo lo si considera come uno stravagante perditempo o un esecutore poco valevole di retribuzione, l’artista viene accettato prima dal suo sistema e poi da un pubblico più o meno vasto soltanto quando le sue opere sono divenute strumento, meglio se replicabile, d’arricchimento. Riconoscere invece valore allo sforzo intrapreso in nome di una ricerca libera, di una tensione inevitabile, corrisponderebbe a ritrovare nella realtà tante componenti che abbiamo oscurato. Allora la scelta di “dissociare” l’immagine proiettata del soprano Giustina Martino dalla sua voce diffusa nella via esterna e dalle parole del libretto operistico sparso per la città, nella totale coincidenza di intenzioni e resa formale indica la volontà di raggiungere una diffusione il più ampia possibile, ben oltre lo spazio espositivo ed un pubblico limitato, affinché questa coincidenza tra vita e arte non esista solo ad uno stato ideale. here the video https://vimeo.com/81604111 pwd: arte here the audio track https://soundcloud.com/ladyvu/tosca3exp STUDIO TERZO PER L’ESTASI NEL PAESAGGIO/ CI INCONTREREMO TRA IL DESIDERIO DI LASCIARE UNA TRACCIA DI SE´E QUELLO DI SCOMPARIRE NELLA TOTALITA´ 2014 STUDIO TERZO PER L’ESTASI NEL PAESAGGIO/ CI INCONTREREMO TRA IL DESIDERIO DI LASCIARE UNA TRACCIA DI SE´E QUELLO DI SCOMPARIRE NELLA TOTALITA´ Due azioni che coesistono pur in contraddizione: da una parte l’agire e il lasciare traccia di sé attraverso una scritta che invita l’altro all’incontro; dall’altra il non agire, nel tentativo di scomparire nel moto della natura attraverso la mimesi. Uno spazio tra l’istinto di affermazione di sé e quello di dissolversi nella natura per diventarne parte. Resto tra il bisogno di essere, e quindi comunicare con l’altro per oggettivarmi, ed il mio desiderio di non azione per perdermi. Due tensioni che lasciano uno spazio dove stare in equilibrio tra l’istinto di sviluppo e quello di eliminare ogni atto di volontà, quindi ogni tipo di intervento invasivo. Prima scrivo col carbone (il carboncino è materiale deperibile e strumento immediato usato per le bozze/idee germinali dell’artista) la frase sul corrimano in legno che separa la parte controllata dall’uomo dal selvaggio, per poi andare al di là e cercare la mimesi e la fusione con esso. Così avviene un totale ribaltamento di visione e prospettiva sia riguardo alla natura che agli animali: non mi pongo più come parte di un gruppo di umani che entrano nel bosco da “esploratori” alla ricerca di specie diverse da guardare, mi metto dalla parte dell’animale che si interrelaziona con l’uomo, osservandolo in silenzio, mimetizzandosi o scappando. Così sono io che guardo il pubblico e lo invito a cercarmi, esplicitando una necessità di relazione che permette di guardare la natura secondo una differente prospettiva. É nell’immersione totale e nell’ immedesimazione nella natura che ha luogo l’esperienza estetica ed estatica. Ci incontreremo tra il desiderio di lasciare una traccia di sé e quello di dissolversi nella Totalità/ Studio terzo per l’estasi nel paesaggio, scritta di carbone su supporto di legno preesistente e performance in vari orari e luoghi del bosco di Cardigliano, Apulia Land Art Festival, 2014 STUDIO SECONDO PER L’ESTASI NEL PAESAGGIO/IL CORPO CHIEDE 2014 STUDIO SECONDO PER L’ESTASI NEL PAESAGGIO/ IL CORPO CHIEDE performance a cura di Pietro Gaglianò, direzione artistica Giancarlo Cauteruccio, Piece 3,-percorsi della performance, Teatro Studio Krypton, Scandicci, 2014 Il corpo chiede fa seguito a Studio primo per l’estasi nel paesaggio/Dispositivo a terra e fa parte di un ciclo di lavori che tentano di sperimentare la non dualità tra individuo e ambiente nell’accezione dell’esperienza dei mistici: la fusione del sé con l’Altro. Durante l’azione Il corpo chiede la sala del teatro è diventata paesaggio attivo per sperimentare il processo infinito di reciproca dipendenza tra pubblico e artista, i quali sono entrambi dei dispositivi per esplicitare consapevolezze. Attraverso un’operazione di ribaltamento dei ruoli, l’identità del teatro è stata trasformata: le persone sono state direttamente guidate dentro la scena, si sono fatte protagoniste, materia viva e creativa, opera esse stesse. L’azione ha accolto le persone così come sono, le quali si sono fatte trasportare da un punto all’altro della sala, dalla posizione verticale a quella orizzontale. Sentire, guardare, guidare, unire, toccare, spostare: è così scaturita un’esperienza intensa e partecipata, durata alcune ore. Si è trattato di un transfert, sia nel senso di trasferimento di emozioni, sia nel senso etimologico di “trasportare”. L’immagine finale dei corpi aveva una sua autonomia estetica ed emotiva scaturita dalle relazioni createsi tra me e le persone. “Il corpo chiede”, una performance che si situa come un’ulteriore tappa della ricerca che l’artista sta compiendo sull’esperienza di non dualità, in questo caso riferita all’estasi del soggetto: partire dalla consapevolezza individuale del proprio corpo e fondersi con l’altro in senso esteso. Il progetto presentato a PIECE impegna Virginia Zanetti in un dialogo serrato e intimo con il pubblico, che diventa interlocutore, protagonista, soggetto e medium stesso della performance. La relazione tra le persone si trasforma visivamente in una materia plasmabile, articolata in un’opera corale, aperta, tesa alla condivisione. Nel foyer del Teatro sarà visibile il video dell’azione realizzata nell’ottobre scorso a Madeinfilandia, “Studio primo sull’estasi”, che precede il lavoro proposto con “Il corpo chiede” e ne fornisce una possibile chiave interpretativa. Pietro Gaglianò Il corpo chiede è un ulteriore studio che l’artista ha condotto sul rapporto di non dualità e la fusione tra il sé e l’altro. Attraverso un’azione principalmente incentrata sull’interazione fisica con lo spettatore, la performer abbatte la consueta barriera che si ritrova tra attore e pubblico nel teatro cosiddetto “tradizionale” per intraprende un’attiva di ricerca di condivisione e unione con l’altro. [...] Artnoise, Celeste Ricci, 16 aprile 2014 video here https://vimeo.com/107296874 psw body STUDIO PRIMO PER L’ESTASI NEL PAESAGGIO/DISPOSITIVO A TERRA 2013 STUDIO PRIMO PER L’ESTASI NEL PAESAGGIO/ DISPOSITIVO A TERRA Dialogos, a cura di Alessandro Castiglioni ed Ermanno Cristini, CACT, Bellinzona, 2014 Studio primo per l’estasi fa parte di un ciclo di lavori in cui tento di sperimentare la non dualità: la fusione del Sè con l’Altro. In questa performance ho sperimentato il tentativo di fondermi con la terra attraverso il mio stesso corpo. Studio primo per l’estasi nel paesaggio/Dispositivo a terra, installazione di tavolette di creta prima sala, installazione audio-video ultima sala, Dialogos, Cact, Bellinzona, 2014 STUDIO PRIMO PER L’ESTASI NEL PAESAGGIO/ DISPOSITIVO A TERRA Madeinfilandia 2013, Solo performance, Pieve a Presciano (AR) “Già sei penne aveva raccolto nell’erba, lisciandole con le dita, premendovi sopra con le labbra, per sentir la morbidezza rilucente della piuma, allorché vide scintillare nel bel mezzo della collina, uno stagno argenteo, misterioso al pari del lago in cui il sire Bedivere aveva gettato la spada di re Artù. Una penna ancora tremolò nell’aria, cadde nel mezzo di uno stagno. Allora, una strana estasi invase Orlando. L’assalì uno strano impulso di seguire gli uccelli sino all’estremo limitar del mondo, di gettarsi sull’erba molle come una spugna, e là bere l’oblio, mentre sul suo capo i corvi gracchiavano la loro rauca risata. Affrettò il passo; corse, si incespicò; le due radici d’erica le trattennero il piede, ed ella cadde, lunga, distesa a terra. S’era spezzata la caviglia. Non poté rialzarsi, ma provava un gran benessere, nel giacere così. Il profumo dell’erica e della mortella le invadeva le nari. La rauca risata delle cornacchie le accarezzava l’orecchio. “Ho trovato l’anima gemella.” Mormorò. “è la landa. Io sono sposa della Natura,” sussurrò, abbandonandosi rapita al gelido abbraccio dell’erba, tra le pieghe del suo mantello, nel fosso vicino allo stagno”. “Qui voglio giacere. (Una penna le sfiorò la fronte). Ho trovato una corona più verde del lauro, che manterrà sempre fresca la mia fronte. E queste penne di uccelli selvatici - gufi, civette - mi faranno sognar sogni selvatici. “Le mie mani non porteranno anello nuziale, “continuò sfilandosi dal dito l’anello. “Le radici le cingeranno. Ah!” sospirò, affondando voluttuosamente la testa nel guanciale spugnoso.” Per tanti secoli ho cercato la felicità senza trovarla; la gloria senza afferrarla; l’amore senza conoscerlo; la vita ….aimè, meglio la morte. Tanti uomini e tante donne ho conosciuto e non ho compreso nessuno. Meglio le mille volte giacere qui in pace, col cielo per tetto; così tanti anni or sono mi insegnava lo zingaro. Era in Turchia..” Virginia Woolf, Orlando, 1928 STUDIO PRIMO PER L’ESTASI NEL PAESAGGIO/DISPOSITIVO A TERRA STUDIO PRIMO PER L’ESTASI NEL PAESAGGIO/DISPOSITIVO A TERRA Installazione video formato HD, durata 18’34”, Madeinfilandia 2013. Pieve a Presciano (AR) In quest’azione solitaria l’artista ha utilizzato il materiale scultoreo per “registrare” il suo tentativo di fusione con la terra. L’argilla viene tagliata in tavolette, come alcune popolazioni arcaiche usavano fare per racchiudervi la cosmologia. Le tavolette diventano mezzo di contatto tra il corpo dell’artista e la terra, tra soggetto e oggetto dell’esperienza. Celeste Ricci, Artnoise, 16 aprile 2014 video here https://vimeo.com/76564310 password estasi STUDIO PRIMO PER L’ESTASI NEL PAESAGGIO/DISPOSITIVO A TERRA STUDIO PRIMO PER L’ESTASI NEL PAESAGGIO/DISPOSITIVO A TERRA Madeinfilandia, installazione di creta, dimensioni variabili, Pieve a Presciano (AR), 2013 GLI OCCHI DEL MONDO 2013 GLI OCCHI DEL MONDO A cielo aperto, opera permanente, Residenza artistica a cura di Bianco Valente e Pasquale Campanella, Associazione Vincenzo De Luca, Latronico, 2013 Quando la bellezza della natura si impone l’arte non può che dialogare con essa per amplificarne lo splendore. Da qui l’idea di un lavoro terreno che avesse la potenza del cielo, scegliendo 12 punti geografici dove incastonare specchi circolari di dimensioni multiple – luoghi speciali a cui affidare speranze e desideri - in relazione a storie ascoltate a Latronico o comunicate dalla terra stessa. Lo specchio per le sue caratteristiche duali è un mezzo d’evocazione di universi alternativi mentre l’essere umano, con la sua presenza “verticale” e il suo sguardo, rende possibile il collegamento tra la terra e il cielo. Le strade e le piazze dove sono posizionati i cerchi si relazionano tra loro attraverso connessioni invisibili, e il paese, nell’incontro tra energie passate, presenti e potenziali, diventa un’entità viva. Il progetto resta aperto poiché i vari punti, oltre a divenire un elemento caratteristico del paese – a cui ognuno attribuirà uno specifico senso in relazione alla propria storia personale – potranno essere aumentati di numero dagli abitanti e dai visitatori che, così, contribuiranno all’espansione di questa particolare cartografia energetica. Gli abitanti sono stati invitati a contribuire alla realizzazione della mostra nello Spazio Cantisani scrivendo dietro le mappe dei punti il racconto di un ricordo, una storia personale o immaginaria legata ai luoghi scelti, dando ai cerchi specchianti un nome: il proprio o quello di una persona a noi cara, delineando un proprio percorso che andrà ad intrecciarsi con quello degli altri abitanti. Contribuendo a costruire una memoria collettiva emozionale ed energetica del luogo. Gli occhi del mondo,opera permanente, 12 specchi circolari incastonati nel terreno, diametro 12/24/48 cm, Latronico 2013 GLI OCCHI DEL MONDO LA GOCCIA SCAVA LA PIETRA L’ANELLO SI CONSUMA CON L’USO/ INSEGNAMI DI LA PAZIENZA 2013 LA GOCCIA SCAVA LA PIETRA L’ANELLO SI CONSUMA CON L’USO/ INSEGNAMI DI LA PAZIENZA Acqua, installazione ambientale, mostra collettiva a cura di Carles Marco, Vivaio Cioncolini, Montevarchi, 2013 «Gutta cavat lapidem, consumitur anulus usu», la frase è di Ovidio (Epistole dal Ponto, IV, 10, 5), ricorre frequentemente in altri autori latini in diverse varianti, con valenza di esortazione pedagogica per ricordare che tramite una ferrea volontà, una forte intensità e la perseveranza si possono conseguire obiettivi altrimenti impossibili. Il questo intervento assume l’acqua come centro di significati, sia nell’uso del travertino, pietra che si forma dal deposito di acque dolci e calcarifere, che nel ribaltamento della posizione dell’artista da plasmatore di materia a contemplatore di un elemento per apprenderne gli insegnamenti. Lasciare che l’acqua cada goccia dopo goccia sopra un cerchio di pietra: l’azione comprende sia l’espansione superficiale sia il movimento verticale verso la profondità. Profondità per un artista significa vedere dentro la realtà e le cose, mantenere una riflessione costante sul senso del fare, sul significato delle scelte linguistiche e sul proprio ruolo. A livello formale è la scelta di togliere tutto ciò che è in più, smussare il superfluo, cercare l’essenziale oltre le apparenze. L’anello abbandonato, in un punto esterno del Museo, alla forza degli elementi che lo consumeranno dissolve l’idea dell’artista “creatore” , idea che si riferisce a un potere illusorio. Entrambe le pietre di forma circolare che richiamano la continuità tra passato presente e futuro, sono dei dispositivi per imparare la pazienza e la perseveranza dall’acqua. Il solo modo per realizzare l’impossibile: come una goccia che costantemente scava nella roccia fino a perforarla. La goccia scava la pietra, l’anello si consuma con l’uso, una pietra circolare di travertino bianco diametro 44 cm circa, incastonata nel terreno sotto la cannella di irrigazione del vivaio, leggermente allentata a creare una gocciola costantemente, un anello in travertino bianco 20 cm di diametro, abbandonato nel prato, 2013 CHI TROVA UN AMICO TROVA UN TESORO 2013 CHI TROVA UN AMICO TROVA UN TESORO Festival Resisenza Vizura Aperta, Performance, a cura di Davorka Peric, Campo da calcio di Momiano, Croazia, 2013 Poiché l’amore che non cerca in tutti i modi lo schiudersi del proprio mistero non è amore, ma una rete lanciata in avanti che afferra solo ciò che è vano. Da Il Profeta di Kahlil Gibran In ogni relazione ci apriamo perdendo un po’ del nostro attaccamento all’io definito e chiuso e donando qualcosa di noi. Quando il dono è sincero l’altro ti restituisce ciò che avevi perduto con qualcosa in più, così tu divieni una persona più ricca o meglio più evoluta. La prima notte che sono arrivata a Momiano ho “perso” nel campo da calcio i miei effetti personali: due orecchini ed un anello d’argento, preziosi non per il valore economico ma per il valore affettivo. Chiedo ai curatori e gli artisti presenti a Vizura Aperta, me compresa, quest’anno uniti sul tema dell’amicizia, di partecipare a un’azione collettiva: cercare gli oggetti da me persi nel campo da calcio. Azione apparentemente lenta e impossibile, in cui si chiede di “donarsi” senza riserve, cercando con attenzione e pazienza ma senza la certezza di trovare. Spegnere cellulari, apparecchi elettronici e concentrarsi sulle tematiche affrontate: perdita, offerta, dono, ricerca, scoperta, unione, crescita. Entrare uno alla volta, essere presenti nella propria verticalità, ascoltare la terra e l’erba che si calpestano, camminare lentamente e con attenzione fino a che non ci viene da fermarsi perché si è scelto un proprio spazio. Qui iniziare a cercare, ognuno a modo proprio esprimendo la propria personalità. Ci sono uno o più gioielli d’argento, con tutta la simbologia legata alla materia. La visione esterna saranno persone disseminate in un vasto campo da calcio a cercare qualcosa di piccolissimo e prezioso nell’erba, nella ricerca di qualcosa apparentemente impossibile da trovare, comunque concentrati e determinati nel fare un’azione fallimentare. WALKING ON THE WATER, MIRACLE & UTOPIA 2015- 2013 WALKING ON THE WATER. MIRACLE & UTOPIA Mostra collettiva a cura di Matteo Innocenti e Deriva, Distances, See Studio Galerie, Parigi Walking on the water. Miracle and Utopia, stampa lambda su dibond con plexiglass - 65,5x100 cm - 2013 - ph Pamela Bralia - courtesy l’artista, 2015 WALKING ON THE WATER, MIRACLE & UTOPIA WALKING ON THE WATER. MIRACLE & UTOPIA Mostra personale a cura di Davorka Peric, Vizura Aperta, campanile della chiesa di San Servolo, Buje, 2013 WALKING ON THE WATER, MIRACLE & UTOPIA WALKING ON THE WATER. MIRACLE & UTOPIA Walking on the water si riferisce a un miracolo descritto nei tre vangeli di Marco, Matteo e Giovanni, in cui Gesù si fa precedere verso Betsaida dai suoi discepoli, e quando questi sono già nel mezzo del lago li raggiunge camminando sull’acqua. Camminare sull’acqua è conseguentemente diventata un’espressione usata quando viene compiuta un’impresa apparentemente impossibile. Il progetto prevede la realizzazione di un archivio polifonico e delle azioni sui concetti di Miracolo ed di Utopia. Questi sono relazionati tra loro da un identico grado di “erroneità” e, possibilmente, da uno sviluppo consequenziale. Entrambi si presentano come estremo irrealizzabile e irraggiungibile; nel caso del miracolo poiché il suo accadere non si attaglia alle regole della logica comune, nel caso dell’utopia poiché essa dandosi come tensione verso una perfezione ma non come suo avveramento, resta esclusa per definizione dalla realtà. Si può ipotizzare però che se l’utopia avvenisse avrebbe la forma del miracolo: l’inverarsi di una condizione ideale che l’uomo sente in sé ma che non riconosce all’esterno - e qui l’errore si allarga fino a farsi esistenziale - sarebbe rimandato a cause sconosciute e soprannaturali, alla deità. Camminare sull’acqua nella sua im/possibile realizzazione è dunque un tentativo di superare l’errore rendendolo evidente, per confrontarsi coi propri limiti. L’idea è nata dopo aver conosciuto un particolare scoglio vicino al Parco del Conero, chiamato Il Trave: una formazione geologica che si prolunga per circa un chilometro verso il mare, per una buona parte a fior d’acqua. Leggenda vuole che un tempo tale scoglio si estendesse sino all’altra sponda dell’Adriatico quale simbolo di fratellanza, e che poi la furia degli elementi lo avesse distrutto lasciandogli l’aspetto di un ponte crollato. Proprio qui avverrà, aprendosi a tutte le possibilità d’esito – quindi anche all’errore – l’azione collettiva di procedere sugli scogli sommersi dando l’impressione di camminare sull’acqua, interpretando in modo personale l’idea di miracolo e di utopia. password: walking Video presentato, performance collettiva 1 https://vimeo.com/70550833 Video, performance collettiva 2 https://vimeo.com/70808895 Preview video, performance singola: https://vimeo.com/70650043 WALKING ON THE WATER. MIRACLE & UTOPIA Performance, Biennale del Mediterraneo, Portonovo, (AN), 2013 WALKING ON THE WATER. MIRACLE & UTOPIA WALKING ON THE WATER, MIRACLE & UTOPIA Collettiva Mediterranea 16, Biennale del Mediterraneo, Mole Vanvitelliana, Ancona, 2013 Walking on the water. Miracle and Utopia, Testi stampati su fogli A4 e 1500 Manifesti fronte retro 59,4 x 42 cm, Biennale del Mediterraneo, Mole Vanvitelliana, 2013 WALKING ON THE WATER. MIRACLE & UTOPIA WALKING ON THE WATER. MIRACLE & UTOPIA, MANIFESTO RETRO E FRONT (pag.successiva) Errors are allowed, Mediterranea 16, Mediterranea 16, manifesti per il pubblico installati a frana, Biennale del Mediterraneo, Ancona, 2013 ... ti scrivo una breve riflessione. È un po’ caustica, forse è la pioggia, ma tant’è: “da qualche anno il miglior incipit per le migliori barzellette” Denis Isaia PARLAMI DI MIRACOLO ED UTOPIA... Ti scrivo perché mi piacerebbe che mi raccontassi la tua visione di Miracolo e di Utopia, attraverso un breve testo. L’insieme dei contributi comporrà in modo progressivo lo spazio documentativo del progetto Walking on the water. Miracle and Utopia per la Biennale del Mediterraneo. Walking on the water si riferisce a un miracolo descritto nei tre vangeli di Marco, Matteo e Giovanni, in cui Gesù si fa precedere verso Betsaida dai suoi discepoli, e quando questi sono già nel mezzo del lago li raggiunge camminando sull’acqua. Camminare sull’acqua è conseguentemente diventata un’epressione usata quando viene compiuta un’impresa apparentemente impossibile. Il progetto prevede la realizzazione di un archivio polifonico e delle azioni sui concetti di Miracolo ed di Utopia. Questi sono relazionati tra loro da un identico grado di “erroneità” e, possibilmente, da uno sviluppo consequenziale. Entrambi si presentano come estremo irrealizzabile e irraggiungibile; nel caso del miracolo poiché il suo accadere non si attaglia alle regole della logica comune, nel caso dell’utopia poiché essa dandosi come tensione verso una perfezione ma non come suo avveramento, resta esclusa per definizione dalla realtà. Si può ipotizzare però che se l’utopia avvenisse avrebbe la forma del miracolo: l’inverarsi di una condizione ideale che l’uomo sente in sé ma che non riconosce all’esterno - e qui l’errore si allarga fino a farsi esistenziale - sarebbe rimandato a cause sconosciute e soprannaturali, alla deità. Camminare sull’acqua nella sua im/possibile realizzazione è dunque un tentativo di superare l’errore rendendolo evidente, per confrontarsi coi propri limiti. L’idea è nata dopo aver conosciuto un particolare scoglio vicino al Parco del Conero, chiamato Il Trave: una formazione geologica che si prolunga per circa un chilometro verso il mare, per una buona parte a fior d’acqua. Leggenda vuole che un tempo tale scoglio si estendesse sino all’altra sponda dell’Adriatico quale simbolo di fratellanza, e che poi la furia degli elementi lo avesse distrutto lasciandogli l’aspetto di un ponte crollato. Proprio qui avverrà, aprendosi a tutte le possibilità d’esito – quindi anche all’errore – l’azione collettiva di procedere sugli scogli sommersi dando l’impressione di camminare sull’acqua, interpretando in modo personale l’idea di miracolo e di utopia. Io in testa, la cultura è un bene comune. Cantiere comune di immaginario politico. Marzia Migliora Virginia Zanetti Miracolo Utopia Bibliografia Evans, C.S. (1983). Kierkegaard’s “Fragments” and “Postscript,” The religious Philosophy of Johannes Climacus. Atlantic Highlands, N.J.: Humanities Press. Tommaso Moro (1516), “Libellus vere aureus, nec minus salutaris quam festivus de optimo rei publicae statu, deque nova insula Utopia”, (2007) “L’ Utopia o la migliore forma di repubblica”, a cura di: Fiore T., Laterza Collana: Economica Laterza Paolo Parisi, 2013 Guardando questa esistenza che scorre, nel suo propagarsi e consumarsi come ogni altra energia, soltanto disconoscendola in un istante io la conosco per davvero; lei, tutto quanto ho avuto e che ancora mi resta, non corrisponde né a quanto penso né a quanto dico. O meglio essa è soprattutto ciò che pensando e dicendo ho cercato di scordare: la possibilità infinita ma remota d’azione che qualche saggio ha chiamato libertà. È così, strano, il permanere del condizionale per cui mi destino ad avere una normalità di assenze tranne i momenti eccezionali di consapevolezza. Ancora non si dà vita con la vita, mentre i giorni, tra abitudini e costrizioni, scorrono come tracce di quanto avrebbero potuto diventare. Allora il miracolo e l’utopia non sono l’irrealizzabile ma all’opposto il facilmente realizzato, tutto quanto ho di più immediato e disponibile tra le mani, la materia adatta a dare forma alla mia potenza. Essi diventano il lontano, addirittura l’assurdo, soltanto in virtù dell’ostacolo che io stesso con fatica intrometto tra me e il loro raggiungimento; meno crederò ad essi, più si ingrandirà la distanza di separazione. Ormai straniero nella mia patria, in rispetto di convenzioni che non sento, perdo la capacità di rispondere a domande fondamentali. Se sia più ricca la realtà della poesia o quella del discorso asservito. Se non debba preferire l’arte alla volgarità. Se l’umanità abbia bisogno di fondarsi sul conflitto. Se tutta la materia del mondo pesi più del soffio di un unico individuo. E così via per molto altro ancora, fino a comprendere che la risposta già anticipava la nascita del dubbio. Perché a che mirano il miracolo e l’utopia se non all’avverarsi del giusto? Che cosa consacrano se non l’esserci? Chi ne è protagonista se non noi? Il terreno comune a tutti lo trovo nella trasformazione del miracoloso e dell’utopico in esperienza quotidiana, nel passaggio della vita, finalmente, da ciò che vorrebbe essere a ciò che si avvera. Matteo Innocenti Da ateo non ho una particolare dimistichezza con i miracoli tanto che mi viene immediatamente da pensare al Voltaire del Dizionario filosofico che ne parla come di: “un fatto che violi quelle leggi divine ed eterne: come sarebbe (…) un morto che faccia due leghe a piedi portandosi la testa sotto il braccio.” I miracoli richiedono un’attitudine alla bugia ma d’altra parte la bugia è anche condizione necessaria per un pensiero trasversale, quello capace di staccarsi dalla prevedibilità consolatoria del verosimile e di cimentarsi nella tensione progettante. “Facciamo finta che…” è la molla del gioco infantile e la chiave che guida alla scoperta, consentendo di guardare la realtà con occhio estraneo. È Itlodeo, il raccontatore di bugie, ad animare l’Utopia di Tommaso Moro, perché il linguaggio deve mentire per consentirci di trasformare la realtà nel continuo, vano, tentativo di afferrarla. Ed è per questo che il viaggio di Itlodeo disegna un universo il cui fulcro sta in Amauroto, la città nascosta. Da questo punto di vista esso si offre come viaggio assolutamente inutile: la sua meta è in realtà invisibile, presente attraverso un’assenza. Come molte verità, che si rivelano proprio in quanto sfuggono alla mano che si allunga, al pari di un orizzonte. L’orizzonte è per definizione un altrove, se si vuole, è una bugia perché non c’è mai. Eppure il valore euristico dell’orizzonte è fuori discussione e prende senso proprio nella sua qualità utopica, e “miracolosa”. Dato il suo carattere di “altrove”, l’orizzonte non ha luogo e il viaggio che esso chiama è un viaggio senza scopo, quel viaggio che si realizza nel “viandare” e che ha il naufragio come presupposto. È questa allora l’essenza dell’utopia: il rincorrere un viaggio che si esplica in un naufragio continuo? Perché se il viaggio conducesse a una meta, perderebbe la sua capacità di assegnare all’utopia la forza che le deriva dall’impossibilità. Ma se così è, la verità dell’utopia non sta allora piuttosto in ciò che Foucault, in Le parole e le cose, definisce un’“eterotopia”? L’eterotopia può dunque essere in verità la forma autentica dell’utopia e, in ultima analisi, parlando di arte, la direzione dello sguardo di Friedrich, quello sguardo reso limpido dal “mare di nebbia” che è metafora del fare artistico come ha ben capito Jan Bas Ader nella sua partenza senza ritorno alla ricerca del miracolo. Se l’orizzonte lo vedi nel momento in cui chiudi gli occhi perché in quel momento e solo in quel momento si illumina in un buio e idealmente lo possiedi, la questione è che quando il battito di ciglia finisce e l’occhio si apre il miracolo svanisce e, paradossalmente, i morti, con la testa a posto, cessano di vivere, adagiandosi sui terreni sicuri della possibilità. Ermanno Cristini Non amo i miracoli. A credere nei miracoli si rischia di aspettare che un potere esterno a quello delle tue forze, delle tue risorse umane, cerebrali, emotive e anche relazionali, intervenga a risolvere un tuo nodo. I guru, i santi e i camminatori sulle acque sono tutti dei sospetti sicofanti. E le utopie mi fanno paura. Una possibile etimologia di utopia (oltre a quella di buon luogo) è traducibile come non luogo, qualcosa che non esiste, e non può esistere. Io cerco di fare in in modo che le mie parole e le mie azioni costruiscano un luogo possibile. Né santi, né eroi… Pietro Gaglianò Miracolo = Utopia Utopia = Miracolo Simone Ialongo Un luogo immaginario che esiste per davvero. Giancarlo Norese What Has Posterity Ever Done For Me? from THE ECONOMICS OF THE COMING SPACESHIP EARTH by KENNETH E. BOULDING 1966 Enrico Vezzi Miracolo: Andreanne riflessa in un istallazione di Huber & Huber Utopia: Popolo visto dal desk VIP di ArtBasel 2012 Jean Marie Raynier Walking on the water. Miracle and Utopia Virginia Zanetti per Bjcem Mediterranea 16 “... Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare”. Infinito, Giacomo Leopardi COINCIDENZE 2012 COINCIDENZE Performance e opera permanente per 150° Bastogi, in collaborazione con FARE, Frigoriferi Milanesi, Milano, 2012 18 settembre 2012 - In occasione del 150° anniversario di Bastogi, fondata nel 1862 come “Società italiana per le strade ferrate meridionali”, l’azienda vuole “ridare vita” con un intervento artistico ai tracciati ferroviari, ora coperti dall’asfalto, che dalla vicina stazione di Porta Vittoria attraversavano il cortile del comparto dei Frigoriferi Milanesi. Una linea tracciata nell’asfalto viene svelata insieme al processo lentissimo e costante tramite cui l’artista l’ha generata. Gli strumenti usati, lo scalpello e l’acido corrosivo, richiedono il tempo e la perseveranza propri di chi ha la percezione di una grande visione - in riferimento al tentativo umano di compiere grandi opere nonostante la consapevolezza dei propri limiti: proprio la storia della Bastogi ben rappresenta questa lungimiranza. La costruzione dei binari nel passato e adesso il tentativo di ri-scoprirli sono gesti in grado di abbattere la differenza tra l’ideale e il reale, poiché entrambi comprendono sia la volontà di modificare una condizione di partenza che l’aspirazione a condividere una possibilità profondamente simbolica. La traccia, nella sua evidenza concreta, manifesta una serie di significati propri della ricerca dell’artista: non dualità, non separazione ma contemporaneità dei principi di causa e di effetto, riflessione sulla conservazione e sul recupero della memoria. Coincidenze esprime la volontà di portare in superficie quanto si trova sotto, attraverso un rapporto di analogia che segna insieme la concretezza e l’impossibilità dell’azione. Del resto tale congiunzione tra opposti, o tra termini dialettici, è un’accezione tipica della linea: che è infinita se considerata come serie di punti adimensionali ravvicinati, finita quando le diamo inizio e termine affinché diventi segmento - l’elemento fondamentale di ogni figura geometrica. Coincidenze, installazione ambientale-performance site specific, tecnica mista su asfalto, Frigoriferi Milanesi, 2012 ASCOLTARTI 2013-2012 ASCOLTARTI/LA VIA DELLA VACUITA’ La Dimensione dell’Ascolto, a cura di FreeQ, Museo di Villa Croce, Genova AscoltarTi può essere definita come un’esperienza di apertura all’alterità. Persone che probabilmente non si conoscono entrano in contatto attraverso il rituale del dono, conquistando con l’abbandono, o meglio tramite la dimenticanza della propria individualità, l’intuizione della pienezza. Tutto ciò che viene donato da una persona all’altra all’inizio della performance – cosa, opera, corpo, gesto che sia - diviene possibilità di ascolto profondo; ognuno si abbandona all’insolito atto di udire quanto ha ricevuto, fino a quando la comune distinzione dualistica tra soggetto e oggetto non venga avvertita nella sua relatività. Ogni volta l’azione si contestualizza in accordo all’ambiente e alla situazione, adattamento che le permette di essere, sia a livello estetico che concettuale, sempre diversa. In occasione di Free.Q AscoltarTi ha assunto come riferimento i concetti di astrazione, vuoto, percezione estetica ed estatica dell’opera d’arte, riferendosi alla collezione Ghiringhelli ospitata nelle sale del Museo di Villa Croce e al breve saggio La via della vacuità di Matteo Innocenti, compagno di ricerca e di vita. ASCOLTARTI/ NON DITEMI CHE E’ UNA BROCCA MA DITEMI CHE COS’E’ C’est la nuit qu’il est beau de croire à la lumière, a cura di Ermanno Cristini e Jean Marie Reynier Fort du Chillon, Montreaux, Svizzera, 2012 Caro Jean Marie, la conclusione della mia lecture a Chillon stava in una frase di Po Chang, a cui Virginia ha dato corpo con la sua performance: “Non ditemi che è una brocca ma ditemi che cos’è”. E’ un invito a parlare il linguaggio a “bocca chiusa”, nutrendolo dei silenzi che soli gli consentono non già di nominare la realtà ma di essere la realtà. E in fondo di questo si tratta, la nostra “immersione” è diventata la condizione di un’interrogazione sull’essere. L’essere dei nostri ruoli, l’essere del nostro fare, l’essere dell’opera. AscoltarTi, performance collettiva, Fort du Chillon, Montreaux, Svizzera, 2012 ASCOLTARTI Due ma non Due, Mostra personale a cura di Tumexchange project e di Matteo Innocenti, Spazio d’arte Alberto Moretti, Carmignano, 2012 AscoltarTi nel modo più evidente è un esperienza di apertura all’alterità. Una parte dello spazio espositivo, che già nella sua architettura ricorda lo stile modernista – e in riferimento all’attività della Galleria Schema di Raul Dominguez e Alberto Moretti, allestita nel 1972 da Superstudio - viene “trasformato” in ambiente familiare con l’inserimento di oggetti stile anni ‘60 e ‘70. Qui, persone che forse non si conoscono, entrano in contatto attraverso il rituale del dono, conquistando con l’abbandono, o meglio con la dimenticanza della propria individualità, l’intuizione della pienezza. Un’azione pregnante, realizzata più volte nel corso dell’inaugurazione e di cui resterà traccia documentaria nel periodo successivo. Matteo Innocenti ASCOLTARTI AscoltarTi, performance collettiva, SAAM, Carmignano, 2012 AscoltarTi , stampa lambda su dibond, 70 x 100 cm, 2012 SALOTTO D’ARTE 2011 SALOTTO D’ARTE Due ma non Due, mostra personale a cura di Matteo Innocenti/ Tumexchange project, Spazio d’Arte Alberto Moretti, , S.A.A.M, Carmignano, 2012 Il percorso si fonda sulla potenza evocativa della tensione dell’ascolto. Dall’arte dei tarocchi alla trascrizione delle più riposte paure e segreti, attraverso il gioco, la casualità e i simboli della circolarità e corrispondenza, si giunge infine alla performance partecipata AscoltaTi. In un Salotto d’arte arredato in stile anni ’60 e ’70 (con evidente allusione all’esperienza di Superstudio), i visitatori sono invitati ad “ascoltare” vari oggetti, persone o parti del corpo “donate” vicendevolmente, per sperimentare “con l’abbandono della propria individualità, l’intuizione della pienezza”. SALOTTO D’ARTE Indipendents, in collaborazione con Something Like This, ArtVerona, 2012 Un lavoro a sei mani insieme con Lisa Batacchi, Simone Ialongo, per Indipendents-Art Verona, diventa così A first step towards coincidences & meetings Part II. Insieme abbiamo dato vita ad un salotto artistico con oggetti e libri di riferimento per la nostra ricerca, composto da vari cuscini modulari fatti a mano, oggetti personali, libri e the. . Un ambiente informale ed accogliente, esito di un movimento nomade e della necessità di apertura verso l’altro, dove si sono tenuti dei talk, con Egle Prati, Maria Pecchioli, Ermanno Cristini in dialogo con Alessandro Castiglioni, Cesare Pietroiusti come rappresentante del collettivo Lucafausu (Emilio Fantin, Luigi Negro, Giancarlo Norese, Cesare Pietroiusti, Luigi Presicce), per discutere di progetti affini, di nuovi percorsi sperimentali e partecipativi di fare arte e del rapporto sempre piu’ flessibile e dinamico del curatore nel partecipare all’atto creativo dell’artista. In questa occasione il pubblico, fra cui curiosi passanti, artisti, curatori, conoscenti, ha arricchito i talks con il proprio intervento, aprendo così ulteriori possibilità di incontri e di coincidenze. PERCHE’ CHIEDI A ME CIO’ CHE TU STESSA PUOI REALIZZARE ? 2014-2012 PERCHE’ CHIEDI A ME CIO’ CHE TU STESSA PUOI REALIZZARE? Abbandonare quel corso artificiale di pensieri, Casabianca, Zola Predosa (BO), 2014 Perché chiedi a me ciò che puoi realizzare tu stessa? Sedia di legno con scritta a pirografo, pittura su muro, diametro apertura delle mie braccia, acquerelli 20x 20cm, Casabianca, 2014 PERCHE’ CHIEDI A ME CIO’ CHE TU STESSA PUOI REALIZZARE?/ BALDACCHINO PER S.LUCIA Vis a Vis project, Resindenza artistica, a cura di Silvia Valente, Montemitro, (CB), 2012 S. Lucia protettrice della vista e della visione intesa anche come saggezza, viene festeggiata ed omaggiata più volte durante l’anno dal paese di Montemitro; qui infatti nel XV secolo, in segno di una profonda venerazione, i profughi croati trasportarono la statua lignea della santa. L’esito dei processi di realizzazione di un baldacchino per S.Lucia, possibile con il contributo degli abitanti locali, è un’opera-espediente per riunire la comunità su un tema tradizionalmente sentito e per riflettere sulla natura delle relazioni e sulla responsabilità individuale - centrale in tal senso la risposta di S.Agata alla supplica che Lucia le faceva per la madre “perché chiedi a me ciò che puoi ottenere tu?”. Il baldacchino richiama nella struttura e nella forma una tenda, simbolo di ogni popolo emigrante e qui riferimento specifico ai movimenti di arrivo-ritorno di persone . Proprio la tenda, bianca in omaggio alla purezza, è stata realizzata dalle donne del paese come composizione di tanti fazzoletti su cui, per ogni nucleo familiare, viene o verrà ricamata una parola bianco su bianco a espressione di ciò che noi vorremmo dagli altri. L’opera suggerisce vari livelli di significato: la riflessione sulle dinamiche relazionali, l’omaggio all’arte creando un “contenitore” per una scultura precedente, l’incontro tra funzione estetica e d’uso, il rischio-auspicio che l’intervento sul rito esistente diventi con il tempo un arricchimento “canonizzato” dello stesso. Perchè chiedi a me ciò che tu stessa puoi realizzare?/ Il Baldacchino di S.Lucia, legno intagliato - tessuto di lino ricamato, 160 x 80 x 80 cm, Chiesa di S.Lucia, Montemitro, 2012 Perchè chiedi a me ciò che tu stessa puoi realizzare?/ Il Baldacchino di S.Lucia, Le donne del paese, che prima non si parlavano cuciono, insieme nell’arco di un mese al Caffè letterario riaperto per l’occasione e continueranno a farlo alla mia partenza, Montemitro, 2012 Perchè chiedi a me ciò che tu stessa puoi realizzare?/ Il Baldacchino di S.Lucia, Presentazione Pubblica Andata e Ritorno, Cappella di S.Lucia, Montemitro, 2012 LA SCELTA DEL TEMPO 2012 LA SCELTA DEL TEMPO Vis a Vis project, opera permanente, a cura di Silvia Valente, Resindenza artistica, Montemitro, (CB), 2012 Sul campanile della Chiesa di Santa Lucia c’è un orologio a sei ore non più visibile dalle strade del paese a causa delle successive costruzioni edilizie, soltanto sollevandosi sui piedi da un punto ben preciso si riesce ancora a intravederne una parte. Proprio qui l’artista ha realizzato un anello circolare in travertino bianco, della stessa misura dell’orologio ma vuoto al centro e senza lancette né numeri romani: in assenza di scansione temporale il passato, il presente e il futuro si uniscono in un’unica dimensione infinita. Un invito a percepire la continuità con quanto è trascorso – prima di tutto con la civiltà contadina, quando era la natura a regolare la giornata e la vita nei campi – affinché la conservazione della memoria diventi aiuto concreto a vivere adesso. Il giusto tempo non è legato al fatto che le persone abbiano sviluppato sufficienti capacità per comprendere, ma alla nostra comprensione riguardo l’arrivo del momento giusto per il cambiamento. Sebbene l’istante trascorra inevitabilmente con il fluire del tempo, la vita in ogni momento trascende la struttura temporale in quanto racchiude la realtà fondamentale che rimane inalterata attraverso il passato, il presente e il futuro. Nel cerchio si entra uno per volta; l’introspezione e la concentrazione sono condizioni necessarie all’intuizione della potenzialità infinita del momento presente. La Scelta del Tempo, travertino bianco nel manto stradale, 100 cm, via S.Lucia, opera permanente, Comune di Montemitro, 2012 INFINITO 2014-2012 INFINITO Ciò che l’apparire lascia trasparire, Mostra delle nuove acquisizioni del Mac, a cura di Alberto Zanchetta, Lissone, 2014 INFINITO Sostare, mostra collettiva a cura di Remo Salvadori e Alberto Zanchetta, opera acquisita dal Mac, Museo d’Arte di Lissone (MB), 2013 Infinito, due cerchi di vetro sovrapposti, 80 cm x 80 cm, Collezione del MAC Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, 2013 INFINITO Due ma non Due, mostra personale, a cura di Matteo Innocenti/ Tumexchange project, Spazio d’Arte Alberto Moretti, S.A.A.M, Carmignano, 2012 Lavoro sulla contingenza e l’incidenza dello spazio e del tempo. Due cerchi di vetro trovati poco prima della mostra, appoggiati uno sopra all’altro, scostati, ancora sovrapposti creano l’infinito. Due ma non due, dal principio giapponese esho funi, che ci pone come relazioni di un sistema infinito, il primo passo verso il riconoscimento di tale condizione è la ricezione: sentire la realtà esterna e da essa tornare a sé. Il punto di partenza è il bisogno dell’assoluto e la dipendenza necessaria tra ogni essere e cosa. Come insegnano le relazioni tra micro e macro cosmo confermate dalla fisica quantistica, ogni esistenza attinge sé dalla medesima matrice di materia ed energia. La circolarità, con tutta la perfezione e le implicazioni che racchiude, si concretizza in due elementi di vetro: l’idea di unione e trasparenza. In un frammento di Eraclito leggiamo che è “comune il principio e la fine del cerchio”. Infinito, due cerchi di vetro sovrapposti, 35 cm x 57 cm (9 cm sovrapposizione, courtesy l’artista 2012 INFINITO PRESENTE/HULA HOOP Due ma non Due, mostra personale, a cura di Matteo Innocenti/ Tumexchange project, Spazio d’Arte Alberto Moretti, S.A.A.M, Carmignano, 2012 A first Step foward coincidences and meetings, mostra collettiva, Something like this, Firenze, 2012 Infinito presente, l’hula hoop si basa sul gioco di non lasciare mai cadere per terra il cerchio, attraverso il moto perpetuo dei fianchi. Il tentativo dell’umanità, di sostenere l’anello nell’aria, con lo sguardo, il respiro e la sua verticalità, attraverso punti di tangenza, lascia uno spazio vuoto al centro, l’insondabile che sostiene tutto. Il lavoro si fonda sulla contingenza e l’incidenza dello spazio e del tempo, un hula hoop trovato in un parco vicino ad un albero, un richiamo al lavoro di Remo Salvadori mentre parlavo con lui a telefono. Due ma non due, dal principio giapponese esho funi, che ci pone come relazioni di un sistema infinito, il primo passo verso il riconoscimento di tale condizione è la ricezione: sentire la realtà esterna e da essa tornare a sé. Il punto di partenza è il bisogno dell’assoluto e la dipendenza necessaria tra ogni essere e cosa. Come insegnano le relazioni tra micro e macro cosmo confermate dalla fisica quantistica, ogni esistenza attinge sé dalla medesima matrice di materia ed energia. La circolarità, con tutta la perfezione e le implicazioni che racchiude si concretizza in un hula hoop con la sua necessità del movimento. In un frammento di Eraclito leggiamo che è “comune il principio e la fine del cerchio”. Infinito presente, hula hoop, 2012, hula hoop blu, diametro 77 cm Infinito presente, hula hoop, 2012, hula hoop blu, diametro 77 cm CULTUS 2012 CULTUS/COLTIVIAMO CULTURA happening pubblico, a cura di Artway of thinking, Montevarchi (FI), 2012 Un gesto simbolico di partecipazione alla crescita culturale della Città di Montevarchi e di tutti coloro che vi prenderanno parte. CULTÙS Coltiviamo Cultura è un happening pubblico concepito da un gruppo di giovani provenienti da diversi ambiti professionali nel campo delle arti e della cultura. CULTÙS intende coinvolgere il pubblico in un gesto simbolico di partecipazione alla crescita culturale della Città di Montevarchi, unendo il centro storico alla Fabbrica della Conoscenza, nella loro radice comune di luogo d’incontro e scambio, si articolerà come una vera e propria narrazione, sviluppandosi in una successione di attività partecipative, partendo da Piazza Varchi: una performance, una parata, un momento di piantumazione collettiva e una festa. CULTÙS Coltiviamo Cultura, happening pubblico, installazione di farina di mais e piantumazione, Montevarchi, 2012 MIND THE GAP 2013-2011 MIND THE GAP A first step towards coincidences and meetings - Part II, SomethingLikeThis, Bad Contemporary, Pietrasanta, (LU), 2013 L’installazione Mind the gap between- opera fotografica, ghiande e carte dei tarocchi lette agli artisti presenti in mostra- richiama la performance realizzata con una cartomante, riflette sull’uso del simbolo come espediente per mostrare il proprio grado di coscienza. Mind the gap, stampa lambda su dibond 100 x 70 cm, ghiande, tarocchi, site specific, 2013 Mind the gap, stampa lambda su dibond 100 x 70 cm, site specific, 2012 MIND THE GAP Fare Lume, collettiva, installazione- performance per uno spettatore alla volta, a cura di L.Gambacorti e F.Bettazzi, Spazio Lato, Prato, 2012 video here https://vimeo.com/44720421 Virginia crea per Lato un ambiente site specific, sceglie e chiude la scrivania usata per le riunioni, trasformandola in una grande lampada, dove Tarika legge i tarocchi. L’artista inizia la performance facendosi leggere i tarocchi e poi accompagna una persona alla volta dentro ‘opera. Mind the gap è un lavoro per il visitatore, che diventa protagonista, è un passaggio, dal fuori al dentro. Lo spettatore entra per un bisogno di conoscenza primario ma la risposta è già dentro noi stessi, il simbolo non è che un espediente per mostrare il nostro grado di coscienza. Dentro, una scoperta fatta di ascolto e risposta. Il processo spinge ad una riflessione sui meccanismi della fruizione dell’arte. Anche l’opera non è che un espediente per attivare qualcosa di latente e fare luce tra le pieghe del nostro io. Virginia sfrutta l’oscuro, l’ignoto, che diventa tramite verso la scoperta di una luce sia fisica quanto interiore, è la domanda che diventa risorsa per il processo creativo dell’artista. Fabrizia Bettazzi Mind the gap, installazione-performance relazionale, una maedium, fili di raso, lampada a neon, tarocchi, ghiande, Spazio Lato, Prato, 2012 SAVE DELETE 2012 SAVE DELETE To be Told, performance collettiva, a cura di Pietro Gaglianò, Ex Fila, Firenze 2012 video here https://vimeo.com/39280510 password carlotta Quale è la piccola o grande guerra nella tua vita che trascriverò per te? Questo lavoro è l’esito di una settimana di workshop-residenza To be Told con Love Difference, Fosca etc, curata da Pietro Gaglianò. Il Tema era la ricerca sui gruppi di minoranza nell’Europa. Materiale che poi è confluito in una piattaforma online. Inizialmente volevo raccontare la storia del compagno di mia madre, egli viene dalla Macedonia, che faceva parte della Ex Jugoslavia. Quando aveva venti anni fu chiamato a combattere nella Guerra Iugoslava, ma non ci ha mai raccontato niente , sono stata colpita dal suo silenzio invece che i dettagli che poteva averci raccontato. Dopo aver visto il lato più oscuro dell’essere umano, egli ha provato a cancellarlo dalla sua memoria. Il mio interesse in questo lavoro è il funzionamento della memoria, durante la nostra esistenza sperimentiamo alcune brutte esperienze che riguardano micro eventi o eventi personali (relazioni, lavoro etc) o macro eventi (guerre, crisi etc) che rimuoviamo o vorremmo rimuovere dalla nostra memoria. Essi vanno a far parte di storie che possono essere sepolte nella coscienza, dimenticate. Così mi sono proposta coma una sorta di mediatrice o comunque un’esecutrice tecnica: ho chiesto ad una persona per volta di raccontarmi la sua guerra personale/collettiva, per poi trascriverla e mostrargliela. Poi ho chiesto se avrei dovuto cancellare qualcosa o salvarla. Questa performance è una riflessione sulla funzione e l’uso dell’arte. ChiMAMAMI 2011 ChiAMAMI Souk, collettiva, performance e installazione, a cura di Pier Luigi Tazzi, Ex 3, Firenze, 2011 ChiAMAMI esplicita la necessità comunicativa dell’artista e la richiesta d’amore verso il pubblico insita in ogni opera, giocando con un immaginario collettivo sessista che vede la donna italiana ricoprire ruoli stereotipati. L’artista offre il suo numero di telefono cellulare privato, da utilizzare per chiamarla sia durante la mostra che successivamente, il pubblico potrà farle domande sul suo lavoro o sulle leggi segrete dell’esistenza, confidarsi o invitarla da qualche parte. Viceversa l’artista potrà disporre di questo momento personale come vorrà, fare pubblicità ad una sua mostra, invitare il pubblico ad un altro evento, raccontare qualcosa, fare domande o semplicemente mandare un bacio. La presenza dell’artista sarà garantita attraverso il suo smartphone, un mezzo di comunicazione che è diventato una vera e propria estensione di sé, capace di farci trovare in più luoghi contemporaneamente senza bisogno della presenza fisica, di entrare nella vita di un altro in qualsiasi momento, facendoci “sentire” più vicini o più lontani, dando una percezione di maggiore libertà ed allo stesso tempo di controllo ininterrotto. Un continuo dialogo tra privato e pubblico, tra dentro e fuori. Una bulimia comunicativa che porta a solipsismi non percepiti, nella necessità di essere cercato, amato. Nella voracità compulsiva di trovare la posta elettronica piena, avere lo stato di facebook aggiornato, il cellulare con sms in arrivo e ricevere chiamate che riempiano in superficie i vuoti emozionali. Relazioni che si instaurano attraverso nuovi codici dettati da un uso dei media sempre in evoluzione che ci dà la percezione di essere presenti o amati in relazione a processi quantitativi più che qualitativi. ChiAMAMI, site specific installation, 150 x 50 cm, pigmento rosso cadmio e colla su carta adesiva, Ex 3, Firenze IONE/SUSSURRO 2011 IONE- #Sussurro Scuola Quadri, Declining Democracy, performance, a cura di Cesare Pietroiusti, C.C.Strozzina, Firenze, 2012 Ione: http://www.strozzina.org/admin/wp-content/ uploads/2011/12/lessico_IONE.pdf Nato all’interno del laboratorio Scuola quadri condotto da Cesare Pietroiusti, Ione è un progetto partecipativo che prevede lo svolgimento di una performance “diffusa” a partecipazione spontanea. I partecipanti potranno sussurrare alle orecchie dei passanti per le strade di Firenze parole e giochi linguistici evocativi di concetti di partecipazione, azione sociale, responsabilità del singolo nei confronti della collettività. L’iniziativa cita nel titolo la famosa tragedia di Euripide, che esalta il tema della partecipazione politica tramite l’uso della parola e del discorso sincero, ed è basata sull’utilizzo di una modalità comunicativa opposta rispetto a quella usata dai politici di professione: il sussurro Il pubblico è stato chiamato a contribuire alla creazione del lessico, l’elenco delle parole che saranno utilizzate durante la performance. Il lessico di Ione è scaricabile online e permetterà di svolgere questa azione performativa insieme ai partecipanti di Scuola quadri o in autonomia nei propri quartieri e nelle proprie città, scegliendo alcune delle parole per poi suggerirle alle orecchie dei passanti. BEAUTY OF VACUITY 2012 LA BELLEZZA DELLA VACUITA’ La festa dei vivi che riflettono sulla morte, con Emilio Fantin, Luigi Negro, Cesare Pietroiusti, Luigi Presicce, Venezia-S.Cesario, performance Lecce, 2011 Una performance all’interno di un happenying nel progetto de La festa dei vivi che riflettono sulla morte. La bellezza della vacuità pone dei profumati i fiori appena colti e messi nel taschino di Cesare Pietroiusti come simbolo dell’impermanenza, durante la processione compiono il loro ciclo vitale mostrando uno degli aspetti universali comuni a tutti i fenomeni: la loro vacuità e non sostanzialità. Tutte le cose sono, senza eccezioni, prive di sostanza propria e di una struttura eterna, quindi temporanei. La bellezza della vacuità, La festa dei Vivi che riflettono sulla morte,Venezia- S.Cesario, Lecce, 2011 ORIGINE DIPENDENTE 2011 ORIGINE DIPENDENTE performance e installazione, Museo Man di Nuoro, 2011 Dedicato a Wangari Maathai Nell’ambito della mostra GLO - Guardarsi l’ombelico e in occasione dell’ Anno Internazionale delle Foreste, il Dipartimento educativo del MAN ha presentato “Origine dipendente”, un workshop condotto dall’artista Virginia Zanetti della durata di due giorni finalizzato alla realizzazione di una performance. L’artista è posta sotto un lenzuolo di lino, testimone dell’umanità, oscurata da una barriera mentale che la fa sentire separata dalla terra fino a non vedervi una innegabile interdipendenza. Il tessuto di forma circolare, la continuità della vita, fa percepire il respiro dell’artista e le curve del corpo sottostante, l’unica apertura con l’esterno è una circonferenza all’altezza della sua pancia, luogo di vita e creazione, sede della memoria emotiva. L’apertura è come un cordone ombelicale tra corpo ed ambiente: due entità apparentemente separate ma in realtà parte di un unico organismo. Il foro è coperto da un cumulo di terra, la natura, della stessa sostanza dell’essere umano. Adagiati sulla tela di lino, simmetrici tra di loro, dei cerchi di stoffa che diventeranno contenitori dei semi posti di là dal corpo. Il lavoro Origine Dipendente vive attraverso le persone. Ogni partecipante entra nello spazio, gira intorno al cerchio in senso orario, prende una ghianda, la pone nel cerchio di stoffa, entra nel cerchio, si avvicina al cumulo di terra, ne prende un po’ per coprire il seme. Questo rituale continua fino a che non sarà stata rimossa tutta la terra in modo da scoprire la pancia nuda dell’artista, testimone dell’importanza della responsabilità di ogni singola persona. Origine Dipendente, installazione e performance, ghiande, tessuto di lino, terra, 300 cm x 300 cm x 50 cm, Collezione Museo Man, Nuoro, 2011 LEVITAS ORIGINAE 2011 LEVITAS ORIGINAE Progetto installativo scelto nel Bando I Mestieri delle Arti, in collaborazione con Lato, Scuderie Medicee, Poggio a Caiano, Prato, 2011 Nello spazio di Scuderie Medicee a Poggio a Caiano Virginia Zanetti ripropone la sua serie Levitas Originae, la ricerca sull’origine dei fenomeni. La forza vitale è accentuata con il modo dell’installazione scelto dall’artista. I piccoli pezzettini di carta bianca sono appesi sui fili quasi invisibili dal soffitto dello spazio della villa. Lo spazio è riempito dalle forme leggere, bianche, che non contengono niente e per questo contengono tutto. Entrando nello spazio siamo subito accolti dalla scultura effimera che non sta mai ferma e che non si fa mai vedere dallo stesso punto di vista. Come i semi in primavera riempiono l’aria per cercare di posarsi sul suolo fertile per essere in grado di creare nuova vita, i pezzi dell’installazione di Virginia Zanetti riempiono lo spazio, si posano nei nostri sguardi e ci fanno riflettere sul grande ciclo vitale dal quale facciamo parte anche noi, suscitano nello spettatore la sensazione di essere parte di un grande fermento. Il luccicare del bianco ci racconta che tutto sia possibile. Bianco si offre come uno spazio di creazione con tutte le opportunità per riempirlo ancora possibili. Bianco significa un inizio di creazione, uno spazio che forma la magia. Tutto quello che viene scritto o disegnato sul bianco può essere magia, creazione, arte, bellezza. Tuttavia con questo l’artista decide di dare più importanza alla possibilità di creare, di riempire migliaia di spazi e da inventare nuove storie che continueranno a creare le connessioni e interpretazioni sempre nuove e sempre diverse come testimonia l’installazione in continuo movimento. La scelta dell’artista di realizzare manualmente il lavoro, con una anziana signora, del taglio di 4500 cartoncini, cuciti tra loro a file di 5 con del filo di cotone, rende il processo parte integrante del lavoro. Vicino alle pratiche ascetiche usate per liberare la mente e raggiungere stati di consapevolezza superiore. pazienza, ripetizione dell’azione del taglio e del cucito, concentrazione e condivisione del lavoro. L’opera vive, è in continua mutazione, si relaziona e dialoga continuamente con lo spazio che la contiene, il bianco riflette e scompone i colori dell’ambiente; e li moltiplica attivando differenti processi percettivi in chi la percorre, attraverso l’aria che trasmette ogni movimento. La creazione, artistica e vitale, sembra così semplice e comprensibile in questa nuova installazione di Virginia Zanetti. Ci fa sentire che la vita ci appartenga e che nasconde le sue infinite possibilità nella moltitudine di questi piccoli spazi da inventare. Špela Zidar Levitas Originae, 4500 cartoncini bianchi 10 x 10 cm ciascuno, cuciti insieme con filo bianco, per 300 metri quadrati LEVITAS ORIGINAE Spazio Lato, Prato, 2011 È un’opera viva, si relaziona con lo spazio e le persone, si muove con gli spostamenti d’aria provocati dai movimenti di chi la scopre. “Il lavoro è basato sulla concentrazione, sull’immediatezza, l’osservazione, la pazienza, sulla proporzione, la composizione, l’equilibrio dei toni. La scelta di utilizzare l’acquarello come un’impronta permette all’artista di creare nel suo lavoro una doppia leggerezza: quella di origine, che è il leitmotive della ricerca artistica in questa serie, e quella della raffigurazione artistica formale[...] la loro connessione concettuale con l’eterno ciclo vitale li fa diventare il ponte tra visibile e invisibile. Le opere descrivono le reti che pongono in relazione l’essere umano e le sue parti col mondo vegetale, animati dalla stessa energia. Raccontano un dialogo tra cosmo e microcosmo, tra la materia e l’energia che li sostiene.” Špela Zidar video here https://vimeo.com/26266630 Levitas Originae, sospesa, particolare, acquerelli 5 x 5 cm, ciascuno e filo di cotone, dimensioni variabili, Spazio Lato, 2011 LEVITAS ORIGINAE mostra personale, a cura di Luca Gambacorti e Špela Zidar, Galleria Lato, Prato, 2011 I lavori di Virginia Zanetti appaiono davanti a noi come impronte di parti vitali in grado di creare e mantenere la vita. Il lavoro è basato sulla concentrazione, sull’immediatezza, l’osservazione, la pazienza, sulla proporzione, la composizione, l’equilibrio dei toni. La scelta di utilizzare l’acquarello come un’impronta permette all’artista di creare nel suo lavoro una doppia leggerezza: quella di origine, che è il leitmotive della ricerca artistica in questa serie, e quella della raffigurazione artistica formale. Gli acquarelli sembrano opere grafiche che hanno impresso sulla carta l’origine della vita. Cuore, organi interni e organi riproduttivi umani sono eguagliati ai semi e agli organi riproduttivi vegetali che appaiono sulla carta come precipitati, sottratti ai processi naturali, cristallizzati nell’acquerello ed estraniati dalla normale temporalità dei cicli naturali. Sono visioni di territori sensuali che portano con sè sia la nascita che la morte. Ed è proprio la morte a giustificare l’apparente fragilità del lavoro dell’artista. La presentazione quasi scientifica di parti del corpo umano, soprattutto di organi come cuore e cervello,ci conduce al ricordo delle sepolture degli antichi Egizi che ponevano gli organi interni più importanti in appositi vasi messi accanto alla mummia. Erano convinti che sarebbero serviti ancora, che fossero eterni, così come lo è l’esistenza. La morte è solo un attimo di riposo, un attimo concesso ogni inverno anche alla vegetazione, solo per poi sbocciare, più forte di prima, all’arrivo della primavera. Si muore, ma Il ciclo vitale non si ferma mai, anche se restituisce la vita in forme diverse. Ed è questo fatto che rende naturale e completamente comprensibile allo spettatore il paragone tra corpo umano e mondo vegetale. I lavori sembrano disegni di un libro di biologia o anatomia. La loro connessione concettuale con l’eterno ciclo vitale li fa diventare il ponte tra visibile e invisibile. Le opere descrivono le reti che pongono in relazione l’essere umano e le sue parti col mondo vegetale, animati dalla stessa energia. Raccontano un dialogo tra cosmo e microcosmo, tra la materia e l’energia che li sostiene. Lo spazio della galleria, raccolto, diventerà quasi un luogo sacro di meditazione e sarà dilatato, attraverso i disegni installati, in visioni interiori di una vegetazione del corpo che dialoga con un’anatomia delle piante, cercando una simbiosi con lo spazio e il nostro tempo. Ricordandoci che abbiamo una nostra piccola parte nel ciclo vitale infinito, potremmo provare sentimenti vari che sfumano dall’ottimismo alla malinconia. Špela Zidar Levitas Originae, installazione site specific, acquerelli su carta dimensioni e numero variabili, Spazio Lato, 2011 ARCHIVIO DI MEMORIA 2011 ARCHIVIO DI MEMORIA Manuale per autostoppisti dell’arte, installazione partecipata, mostra collettiva a cura Lorenzo Bruni, Dryphoto, Monash University, Palazzo Vai, Prato, 2009 Un secondo cervello, la pancia, come possibile sede della memoria del corpo. Le neuroscienze, che studiano il cervello e la mente, e quindi la complessa relazione tra processi cognitivi ed emotivi, tra corpo e mente, ci fanno sempre più pensare a un corpo diffusamente in connessione con la mente. Non solo la pancia, ma tutto il corpo è in connessione con la mente: lo studio delle emozioni della biologa Candace B. Pert, ci fa sospettare l’esistenza di un “cervello mobile”, radicato in tutto il corpo. Sempre più difficile pensare di poter separare la mente (anche solo l’idea della mente) dal corpo, il che ci fa pensare che la principale terra di conquista oggi non sia tanto la mente, quanto il corpo. E la sua memoria. Questo lavoro si colloca in sede della mostra quale rappresentazione della memoria, quella non razionale o celebrale, bensì quella delle emozioni, dei pensieri, delle speranze, dei sogni. L’immagine ritrae la pancia dell’artista e il suo ombelico nell’orbita del quale sembrano ruotare i suoi pensieri le sue emozioni, nella memoria del suo vissuto, e dalla quale si auspica prenda vita una nuova forma di pensiero. Luogo di sedimento delle sue emozioni, ricettacolo della memoria collettiva, il punto di partenza, lo stimolo per la genesi di una nuova prospettiva di vita. Questa è la responsabilità dell’artista: raccogliere nella sua pancia la somma delle identità, diventare punto d’incontro per la creazione di una memoria collettiva, generare al di là degli orizzonti finora esplorati, che si stagli al di là degli ostacoli, e che origini dalla spinta di nuovi sogni, speranze, visuali. Nel riquadro-tabernacolo dove si trova la memoria dell’artista c’è una penna e con quella le persone potranno scrivere un pensiero sulla sua pancia creando una memoria collettiva all’interno della mostra. Archivio di memoria, installazione site specific, fotografia digitale 45 x 35cm su bacheca, con interventi grafici del pubblico, Monash Universisity, Prato, 2009 BIO + CURRICULUM Virginia Zanetti, nata a Fiesole (Fi) nel 1981 vive a Scandicci. Diplomata con lode in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze, ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento ed un Master in Didattica dell’arte. Artista e docente, lavora attraverso progetti che usano il linguaggio dell’arte contemporanea come strumento di comprensione, partecipazione e trasformazione del reale e del territorio.Collabora con istituzioni pubbliche e private per l’arte contemporanea come il Museo Man di Nuoro, la Kunsthalle di Berna o il Museo Pecci di Prato. Ha tenuto numerose mostre personali e collettive in Italia ed all’estero e le sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche come il Mac di Lissone, molte di esse sono opere permanenti. Il suo lavoro è inteso come un dispositivo che tenta d’individuare ed abbattere il confine tra l’opera e le persone attraverso dinamiche relazionali. Così che le opere diventano parte integrante dell’ambiente in cui nascono: collettori di dinamiche umane, piuttosto che semplici oggetti di contemplazione. È così che nelle esperienze performative i partecipanti sono invitati a compiere esercizi “impossibili” per confrontarsi con i propri limiti, e trovare in essi uno slancio verso l’alterità. Utilizzando i codici linguistici appartenenti alle comunità con cui si trova a lavorare e, attraverso processi estetici e formali, ne ricerca una trasformazione che li renda espediente di riflessione e di poesia. Il suo lavoro è presente in numerosi articoli e pubblicazioni, come nel libro di Hans Ulrich Obrist Breve storia della curatela, postmediabooks. CONTATTI Web site www.virginia-zanetti.com Mobile +39 3392444366 Email [email protected] skype: virgyromeo Address via E.Chianesi 18 50018 Scandicci, Firenze STUDI 2014 attestato conoscenza lingua inglese B1-B2, Consorzio Interuniversitario Forcom, Roma 2013 diploma specialistico in didattica dell’arte, Consorzio Interuniversitario Forcom, Roma 2009 maturità grafico-pubblicitaria, Istituto D’arte, Firenze 2007 Abilitazione COBASLID per la classe di concorso 28/A educazione artistica e disegno e storia dell’arte 25/A presso l’Accademia di belle arti di Firenze conseguita col voto di 60/60 2005 laurea in pittura presso Accademia di Belle Arti di Firenze conseguita col voto di 110/110 e lode presso la scuola del prof.A.Bimbi, 2000 maturità scientifica, Russel Newton, Scandicci (FI) 2001-2005 Stage laboratoriali tenuti da R.Farinelli presso il centro d’arte contemporanea L. Pecci di Prato FORMAZIONE/WORKSHOPS 2015 Writing / Calligraphy/Sign/ Drawing, with Paolo Icaro, Effetto Venturi #04, curated by Peep Hole, Museo del Novecento, Milano, IT La danza come metafora del pensiero, with Meris Angioletti, Effetto Venturi #04, curated by Peep Hole, Museo del Novecento, Milano, IT 2014 Contact improvvisation, with Charlotte Zebey, Company Blu, Sesto Fiorentino, (Fi) IT 2012 Creativenet, Artway of thinking, Learning by Doing: Co-creation of an Happening, con Stefania Mantovani, Federica Thiene, Emilio Fantin, Cesare Pietroiusti, Stefano Schiavo, Silvia Piazzesi, Gianni Sinni, Izmo, Irene Sanesi, Fabrica della Ginestra, Montevarchi (AR), IT 2011 La Festa dei vivi che riflettono sulla morte, con Emilio Fantin, Luigi Negro, Giancarlo Norese, Cesare Pietroiusti, Luigi Presicce, Lecce, Venezia, part of AND AND for Documenta 13, IT Scuola quadri, interdisciplinary workshop di formazione politica tenuto da Cesare Pietroiusti, Declining Democracy, CCC Strozzina, Florence, IT Corso di aggiornamento di anatomia umana: nella storia, nella scienza, nell’arte a cura di ANISA 2010 Relational Landscape, workshop tenuto da Bianco-Valente a cura di Lelio Aiello, Accademia di Belle ArtiPalazzo re Enzo, Bologna, IT Dal sonno al sogno urbano, a cura di Bjcem, Seminario Internazionale, Cecina, Livorno, IT 2009 workshop Manuale per autostoppisti dell’arte, a cura di Lorenzo Bruni, con Cesare Pietroiusti, coordinato da Vittoria Ciolini, Dryphoto arte contemporanea Prato e Art&Design Faculty Exhibition della Monash Univesity. Workshop Cinemà N.I.C.E condotto da Federico Bondi, Ex Macelli, Prato. 2007 Stage d’introduzione metodologica sulla didattica museale, tenuto da Marco Bazzini e Riccardo Farinelli, in collaborazione con la cattedra di pedagogia, sull’organizzazione del Centro d’arte contemporanea L. Pecci di Prato 2001 Yves Klein, tenuto da Riccardo Farinelli, Contemporary art Centre L. Pecci, Prato, IT RESIDENZE ARTISTICHE RESIDENCES 2014 Geografie, invited by Barbara De Ponti, VIR, ViaFarini In Residence, Milano IT Apulia Land Art Festival, a cura di Francesca Guerisoli, Specchia, Lecce, IT Art Invasion Prato Sarajevo, a cura di Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, IT 2013 MADEINFILANDIA 2013, Pieve a Presciano (AR), IT A Cielo Aperto, a cura di Pasquale Campanella and Bianco Valente, Associazione Vincenzo de Luca, Latronico (PZ), IT Vizura Aperta, a cura di Davorka Peric, Momjan, Croatia, HR 2012 Coincidenze, FARE, Frigoriferi Milanesi (MI), IT Vis a Vis, Artists in Residence Project, a cura di Lorenzo Canova, Lucia Giardino, Silvia Valente, Montemitro (CB), IT To be Told, a cura di Pietro Gaglianò and Fabbrica Europa with Emanuela Baldi, Love Difference, Caterina Poggesi, Fosca, Ex Fila, Firenze, IT PREMI 2014 Premio Città di Treviglio, Concorso Giovani Talenti 2014, Treviglio (MI), IT 2012 DHG Art Factory, Prize for contemporary art, Prato, IT 2011 Combat Prize, Bottini dell’Olio, Livorno 2009 Trasfigurazione di Cristo nel L’arte, il cosmo e la quarta dimensione, a cura di People&Freedom Communication e dall’Istituto Italiano Studi Tomistici, Università di Modena e Reggio Emilia, Modena, IT 2009 Premio Tito Conti, Sala espositiva Accademia delle Arti e del Disegno, 2009, Firenze, IT 2006 2° premio di acquerello di S.Francesco, Comune di Forlì, IT 2003 L’arte 80 x 80, Ken’s Art Gallery, Firenze, IT INSEGNAMENTO 2014-2007 insegnante di arte scuola secpndaria di primo e secondo grado CONFERENZE/LEZIONI/ WORKSHOPS DA ME TENUTI 2015 Distances, tavola rotonda sulla mostra e lo scambio italo-francese artisti-curatori, a cura di Thomas Fort, Firenze IT 2014 Rebirth-day 2014 - Io vedo, io guardo, a cura di Annalisa Cattani and Raffaele Quattrone, Novella Guerra, Imola (IT) Art is Dead - Pensieri eretici su arte e diritto d’autore, Incontro di discussione su arte, artisti, mercato, pubblico e diritto d’autore. Con Francesco Di Bella, Vanni Santoni, Scrittura Industriale Collettiva, Virginia Zanetti, Dipartimento di Scienze Giuridiche, Università degli Studi di Salerno, IT Training and presentation of my project for the visit of the European jury for the candidature of Siena for European Capital of Culture 2019, Siena IT Walking forward the performance along the river, corso a cura di Jacopo Natoli, Abbey Road’s study abroad summer programs, Firenze IT Un’immagine familiare, nell’ambito della mostra Questioni di Famiglia, CCC Strozzina- Scuola Media Altiero Spinelli, Firenze, IT Curare il Curatore, a cura di FARE, Corso per curatela ed eventi artistici, IED, Milano, IT Emma Grosbois, Virginia Zanetti in dialogo con Remo Salvadori, coordinato da Matteo Innocenti, Tappa#2 di avvicinamento Prato-Sarajevo ART INVASION, a cura del Centro d’Arte Contemporanea Luigi PecciKinkaleri-Dryphoto, Spazio d’Arte Alberto Moretti - Carmignano (PO), IT Curare il curatore, tavola rotonda coordinata da Matteo Innocenti, Riss(e), Varese, IT 2013 Vissi D’Arte. L’arte contemporanea come motore di esplorazione di potenzialità e limiti personali e collettivi. Incontro con Virginia Zanetti in conversazione con Stefano Pezzato, con la partecipazione di Matteo Innocenti e Vittoria Ciolini, Links, Incontri con gli artisti, a cura di Aparte e del Museo Pecci, Auditorium del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, IT Something like this, Lisa Batacchi & Virginia Zanetti, a cura di Cecilia Guida, analisi dei processi comunicativi all’interno del biennio di cura e progettazione degli allestimenti artistici, Accademia di Belle arti di Firenze, IT Wating for Mediterranea 16, Errors Allowed, giornata di studio, curata da Cantieri d’Arte - Anna Lindh Foundation, progetto Mediterranean Networking: Step one Lampedusa, Dipartimento Beni CulturaliBiancovolta, Viterbo, IT 2012 CURATING TODAY, con Hans Ulrich Obrist, Fabrice Stroun and Christian Herren a cura di Galerie Eletto, Turnhalle, Bern Presentazione dei progetti IONE e LE CURE, elaborati durante il workshop SCUOLA QUADRI con Cesare Pietroiusti, CCC Strozzina, Florence 2011 Origine Dipendente, Museo Man di Nuoro), IT La festa dei vivi che riflettono sulla morte, con Ayreen Anastas, Emilio Fantin, Rene Gabri, Luigi Negro, Cesare Pietroiusti, Luigi Presicce, a cura di Microclima, Venezia -S.Cesario, IT MOSTRE/HAPPENINGS/PERFORMANCES PERSONALI (selezionate) 2015 Studio quinto per l’estasi nel paesaggio, a cura di Marianna Agiottone, Dino Morra arte contemporanea, Napoli IT (upcoming) 2014 Il corpo chiede, a cura di Pietro Gaglianò, Piece, Percorsi della Performance, Teatro Studio, Scandicci, IT 2013 Gli occhi del mondo, opera permanente e mostra personale, a cura di Bianco Valente -Pasquale Campanella, A Cielo aperto, Spazio Cantisani, Latronico (PZ), IT Walking on the water. Miracle & Utopia, campanile di San Servolo, a cura di Davorka Peric,Vizura Aperta Buje, Croazia, HR Curare il curatore, a cura di Ermanno Cristini, Riss(e), Varese, IT 2012 Coincidenze, opera permanente e performance, in collaborazione con FARE, Frigoriferi Milanesi, Milano, IT Non c’è due senza tre, tre opere permanenti, a cura Silvia Valente, Vis a Vis project, Montemitro, (CB), IT Due ma non due, a cura di Matteo Innocenti-Tum project, Spazio d’Arte Alberto Moretti, Carmignano, Prato, IT 2011 Curare il curatore, in collaborazione con Hans Ulrich Obrist, Galerie Eletto, Bern, Switzerland, CH Dependent Origin, performance, Museo Man, Nuoro, IT COLLETTIVE (selezionate) 2015 Exchange, Deriva, Paris FR Biennale di Monza, selezionata da Fabio Cavallucci, a cura di Daniele Astrologo, Monza (MB), IT The wall, un progetto di Pietro Gaglianò, Assab One, Milano, IT Grand Hotel, cura di Elena El Asmar, Serena Fineschi, Marco Andrea Magni, Luca Pancrazzi, Complesso Museale SMS Santa Maria della Scala, Siena IT Grand Hotel, cura di Elena El Asmar, Serena Fineschi, Marco Andrea Magni, Luca Pancrazzi, Festival Studi #1, Milano IT 2014 The Wall (archives)#9 / home, un progetto di Pietro Gaglianò in collaborazione con Sponge ArteContemporanea, Casa Sponge e Palazzo Giannini, Pergola (PU) IT Rebirth day: Io vedo, io guardo, a cura di Annalisa Cattani in collaboration with Raffaele Quattrone, Novella Guerra, Imola IT Apulia Land Art Festival, a cura di Francesca Guerisoli, Riserva di Cardigliano, Specchia, Lecce, IT Art invasion, Prato Sarajevo Incursione al Museo Pecci Milano, a cura di Centro per l’arte contemporanea Museo Pecci-Dryphoto - Kinkaleri, Museo Pecci, Milano, IT Art invasion, Prato Sarajevo, a cura di Centro per l’arte contemporanea Museo Pecci-Dryphoto - Kinkaleri, Prato, IT Abbandonare quel corso artificiale di pensieri, Casabianca, Zola Predosa, Bologna, IT Camminare sui sentieri percorsi da Leonardo da Vinci, Remo Salvadori, Emma Grosbois e Virginia Zanetti, coordinata da Matteo Innocenti,a cura del CAC Luigi Pecci-Kinkaleri-Dryphoto, Montalbano, IT Ciò che l’apparire lascia trasparire, Nuove Acquisizioni del Museo, a cura di Alberto Zanchetta, Museo Mac Lissone, IT L’economia del dono, a cura di Vittoria Ciolini, Dryphoto, Prato, IT Alternative Nomadi, curated by Alessandro Castiglioni, Museo Maga, Gallarate e Fabbrica del Vapore, Milano, IT 2013 Dialogos, a cura di Alessandro Castiglioni e Ermanno Cristini, CACT, Centro d’Arte Contemporanea del Ticino, Bellinzona, Swizerland, CH Fuori!Sodoma, a cura di Maurizio Bongiovanni, Fondazione Sandro Penna, Torino, IT Altari Profani, a cura di Claudio Cosma, Sensus luoghi per l’arte contemporanea, Firenze, IT MadeinFilanda 2013, Pieve a Presciano, (AR), IT FREE.Q_ la dimensione dell’ascolto, a cura di FREE.Q, Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce, Genova, IT Vizura Aperta, a cura di Davorka Peric, Momjan Football club, Croatia, HR Sostare, a cura di Remo Salvadori e Alberto Zanchetta, Mac, Museo d’Arte Contemporanea di Lissone (MB), IT Errors are allowed, Mediterranea 16, Biennale del Mediterraneo, a cura di Charlotte Bank, Alessandro Castiglioni, Nadira Laggoune, Delphine Leccas, Natasa Bodrozic, Ivana Mestrov, Marco Trulli, Claudio Zecchi, Parco del Conero Portonovo e Mole Vanvitelliana, Ancona, IT The Wall (archives) #8 – beyond the railway, a cura di Pietro Gaglianò, CRAC Centro Ricerca Arte contemporanea, Cremona, IT Lovin’ it Symbol and Contradiction, a cura di Christian Herren, BAC Bromer Art Collection Museum, Zurich, Swizerland, CH Acqua, a cura di Carles Marco, Vivai, Montevarchi, (AR), IT A first step towards coincidences and meetings - Part II, a cura di SomethingLikeThis, Bad Contemporary, Pietrasanta, (LU), IT BAU 10, Contenitore di Cultura Contemporanea, GAMC, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Viareggio, (LU), IT La semantica delle pere, a cura di Claudio Cosma, Sensus, luoghi per l’Arte Contemporanea, Firenze, IT Memorie, a cura di Davide Angerame, Whitelabs, Milano, IT 2012 Vis a Vis Artists Residence Project, Limiti inchiusi, Campobasso, IT QUASI UNA LOTTERIA, a cura di A certain number of books + riss(e) fund project , VIR Viafarini-inresidence, Milano, IT A first step towards coincidences and meetings - Part I, a cura di SomethingLikeThis, Indipendents Art, Verona, IT A first step towards coincidences and meetings - Part I, project space SomethingLikeThis, Firenze, IT Saremo come dei principi sotto terra, Ars Polis 2, a cura di Ermanno Cristini e Jean-Marie Reynier, Lugano, Switzerland, CH C’est la nuit qu’il est beau de croire à la lumière, a cura di Ermanno Cristini e Jean-Marie Reynier, Clement Project, Chillon, Montreaux, Vaud, Switzerland, CH The wall, a cura di Pietro Gaglianò, Centro Attività Espressive Villa Pacchiani, S.Croce sull’Arno, Pisa, IT To be Told, a cura di Pietro Gaglianò, Ex Fila, Firenze, IT Cultus, Coltiviamo cultura, public Happening, a cura di artway of thinking, Montevarchi, Firenze, IT Fare Lume, a cura di Fabrizia Bettazzi and Luca Gambacorti, Spazio Lato, Prato, IT 2011 Souk, a cura di Pier Luigi Tazzi, Centro per l’arte contemporanea Ex 3, Firenze, IT Scopri l’ombelico, MAN, Museo d’arte, Nuoro, IT 2010 Brainstorming/Camera di decompressione per spettatori, a cura di Bianco-Valente e Lelio Aiello, Palazzo Re Enzo, Bologna, IT L’Aquila muore nelle macerie della democrazia, a cura di Fulvio Batacchi e Andrea Abati, Dryphoto artecontemporanea, Palazzo Buonamici, Prato, IT Brainstorming-Camera di decompressione per spettatori, a cura di Bianco-Valente e Lelio Aiello, Palazzo Re Enzo, Bologna, IT 2009 Manuale per autostoppisti dell’arte, a cura di Lorenzo Bruni, Monash University, Palazzo Vai, Prato, IT OPERE PERMANENTI ED IN COLLEZIONI PRIVATE E PUBBLICHE 2013 Gli Occhi del Mondo, Associazione Vincenzo De Luca - Comune di Latronico, (PZ), IT Infinito, MAC, Museo Arte Contemporanea, Lissone (MB), IT 2012 Coincidenze, 150° Bastogi, Palazzo del Ghiaccio, Frigoriferi Milanesi (MI), IT Il Baldacchino per S.Lucia, Vis a Vis - Chiesa di S.Lucia, Montemitro (CB), IT La scelta del tempo, Vis a Vis - Comune di Montemitro (CB), IT Vagabondo insegna, Vis a Vis - Comune di Montemitro (CB), IT 2011 Origine Dipendente, Museo Man Nuoro (NU), IT Levitas Originae, Scuderie Medicee Poggio a Caiano, acura di Studio-Galleria Lato, Poggio a Caiano, Prato, IT MODA 2011 Collezione autunno inverno 2012-2013 LEVITAS ORIGINAE, Gruppo GF, Prato, IT PUBBLICAZIONI (selezionate) Premio d’arte “Città di Treviglio”- Concorso giovani talenti 2014, PubliPaolini Mantova, 2014 IT Madeinfilandia 2013, Gli Ori, Pistoia, 2013, IT Cahier D’Art #5, Dialogos 2, Ed. MACT CACT, Bellinzona, 2013, CH Sodoma, Fuori, Fondazione Sandro Penna, Torino, 2013, IT FreeQ, La Dimensione dell’Ascolto, Villa Croce, Genova, 2013, IT Acqua, Haska, 2013 , IT Errors are allowed, catalogo Mediterranea 16, Young artist Biennal, Ancona, 2013, IT La semantica delle pere, catalogo, Sensus, 2013, IT Vis a Vis, Artists Residence project, Limiti Inchiusi, Arti Grafiche La Regione, Campobasso, 2013 Catalogo Art Verona, Veronafiere, 2012, IT To be Told, Lifelong Learning Programme, European Union, Fabbrica Europa, 2012, IT C’est la nuit qu’il est beau de croire à la lumière, Clement Project, Chillon, Montreaux, Vaud, Switzerland, CH Giorgio Bonomi, Il corpo solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea, Rubbettino Editore, 2011, IT Mary Cross, Madonna. Santa e peccatrice, postmedia books, Milano, 2012, IT Hans Ulrich Obrist, Breve storia della curatela, postmedia books, Milano, 2011, IT Case d’arte-guida ai luoghi della creatività, viol’Art edizioni, Firenze, 2011, IT Premio Combat 2011 Prize, Sillabe, 2011, IT Premio internazionale Volturno Morani. La pittura del sacro, Gram-digital, Pontedera, 2010, IT Premio Tito e Maria Conti, Edizioni Poilistampa, Firenze, 2009, IT La Nuova Era, Mercantia, Tipografia Stilgrafica, Ponte a Egola, 2009, IT Arie nel parco dipinto, Fiorepubblicità, Firenze, 2006, IT Per le vie del Mugello, Bandecchi e Vivaldi, Pontedera, 2005, IT Gente e luoghi del Mugello, Studi di Figurazione, Bandecchi e Vivaldi, Pontedera, 2004, IT ARTICOLI 2015 Virginia Zanetti, Talent zoom, a cura di Paola Tognon, Exibart 89, Anno quattrordicesimo, gennaio-febbraio Distances, Prato e Parigi, Elena Bordignon, Atp Diary, 2 aprile 2015 2014 Ipotesi di struggente bellezza, Piuma e tabasco, di Federica Fiumelli, Wall Street International Arte, 27 dicembre, 2014 L’esperimento della Carmen di Virginia Zanetti, di Anna Cecilia Russo, Cosa leggono gli artisti ed i designer-Ho un libro in testa, 30 novembre 2014 Una performance d’autore, inaspettata e poetica lungo il Bisenzio, Prato News, 25 novembre 2014 Pratiche di Land Art nel rispetto dell’ambiente. Da Cesare Viel a Silvia Giambrone, ecco le immagini dei work in progress degli artisti presenti all’Apulia Land Art Festival, di Cecilia Pavone , Artribune, martedì, 2 settembre 2014 La Land Art in versione salentina. Un festival a Specchia per un’altra idea-weekend, di Cecilia Pavone, Artribune, giovedì, 28 agosto 2014 Apulia Land Art Festival, 29–31 ago 2014 presso Bosco di Cardigliano e Castello Protonobilissimo Risolo, Wall Street International, di Marta Mentasti, 21 agosto 2014 Quindici artisti nel bosco: al via Apulia Land art, Repubblica Bari, di Lorenzo Madara, 2014 Virginia Zanetti interview by Melissa Kreider and Mia Badham, Fair Florence Artist Residence, giugno 2014 Prato-Sarajevo, di Alessandra Frosini, Arskey, 18 giugno 2014 Prato-Sarajevo, tappa 2 di avvicinamento, Il Tirreno, maggio 2014 Gemellaggio tra Prato e Sarajevo sotto il segno dell’arte: giovedì incursioni d’autore con Art Invasion, Prato Tv News, di Elia Frosini, 10 giugno 2014 Prato e Sarajevo: due città e un unico obiettivo, voltare pagina, rinnovarsi, crescere e rigenerarsi partendo da “dentro”, di Enrica Ravenni, Exhibart, 9 giugno 2014 L’arte invade Prato, di Niccolò Brighella, FUL, 26 giugno 2014 Themes of performance art/ Non duality in conversation with Virginia Zanetti, interview by Celeste Ricci, Artnoise, 17/05/2014 Teatro studio: 02 04 con il Corpo Chiede, Scandicci notizie, Città Comune, 1 aprile, 2014 Pietro Gaglianò, attorno alla performance, i.OVO, 6 marzo 2014 Intramontabile performance. Da Luigi Presicce a Francesca Grilli, sono in tanti a presentare le loro “piece” al Teatro Studio di Scandicci, Atribune, 25 febbraio 2014 Al teatro studio il percorso della performance con Piece, Espoarte, 25 febbraio 2014 Prato, 8+1, a cura di Matteo Innocenti, La mostra più bella di febbraio, Vernice, La stampa, febbraio 2014 Reportage dal Museo d’Arte contemporanea di Lissone, Cerchio Magazine, di Gabriele Abruzzo, 1 febbraio 2014 8+1: numerologia dell’arte. A Prato un progetto espositivo sulla continuità tra arte e vita, Cittadinonline, Siena, 3 febbraio 2014 Virginia Woolf e lo Studio per l’estasi, di Anna Cecilia Russo, Cosa leggono gli artisti e i designer, Ho un libro in testa, 26 gennaio 2014 2013 Sguardo sul mondo vicino e lontano. Alternative Nomadi. Dalla Siria, al Kurdistan a San Marino, di Francesca Bonazzoli, Corriere della Sera, Milano 04/12/2013 Ripensare il reale, tra l’opera d’arte e il suo fruitore, di Simone Rebora, Espoarte 82, Trimestre N.4, 2013 Intervista a Virginia Zanetti, di Eugenia La Vita, Giovani artisti, Urban Life Web magazine, Portale Giovani Prato, 02 Dicembre 2013 FreeQ, così a villa Croce il suono si trasforma in arte, di Matteo Macor, Repubblica Genova, 12 settembre 2012 Curare il curatore, di Ermanno Cristini, Parola d’artista, Exhibart, 29 ottobre, 2013 Curare il curatore,#2, #3, Undo.net, Luglio-Ottobre, 2013 Riflessioni e percezioni sparse sul lavoro densamente umano di Virginia Zanetti, di Giorgia Noto, 4 settembre 2013 Virginia Zanetti. Walking on the water. Miracle and Utopia, Droste Effect, Sabina Damiani, 28 agosto 2013 Da Ancona a Firenze. Guardando il Mediterraneo, di Valentina Filice, Arskey, 10 luglio 2013 Virginia Zanetti regina della Biennale dei giovani, Homepage, La Nazione di Prato, luglio 2013 Splende il sole sulla Mole dell’arte nuova, Il Messaggero, di Maria Manganaro, 7 giugno 2013 Arte: entra nel vivo la Biennale artisti del Mediterraneo, fitto calendario di approfondimenti e performance, Ansa Med, 7 giugno 2013 Invasioni d’arte sotto il cielo di Ancona. Poche ore al via di Mediterranea 16. La Biennale dei giovani alla Mole Vanvitelliana. Exhibart 04 giugno 2013 E il crowfunding approda anche a teatro. Alla Pergola di Firenze presentato il progetto Forward. Arte, performance e scrittura sugli argini dell’Arno, di Simone Rebora, 04 maggio 2013 Quanta umanità in queste pere, Repubblica 19 aprile 2013 Memorie al plurale, Marta Cereda, Artribune, 11 gennaio 2013 2012 Non c’era, adesso c’è. Something like this. Artribune Magazine, di Simone Rebora, Anno II, numero 10, Novembre-Dicembra 2012 Ars Polis 2, Saremo come dei principi sotto terra, a cura di Ermanno Cristini e Jean Marie- Reynier, Lugano, e motus, Flashartonline, di Marco Tagliafierro, 17.09.2012 Un Forte Militare, nelle viscere del terreno, in Svizzera. Da Sergio Breviario a Yari Miele, ad Andrea Nacciarriti, foto e video dalla mostra-simposio C’est la nuit…, Artribune, Massimo Mattioli, 23/06/12 Un omaggio alla memoria di Alberto Moretti, all’insegna di scambio e reciprocità. Con la personale di Virginia Zanetti, entra nel vivo in Toscana il progetto TUM Exchange. Ecco le prime foto, di Simone Rebora, Artribune News 04 /06/2012 Addio ad Alberto Moretti, poeta dell’astrattismo, di Paolo Russo, Repubblica Firenze, 30 maggio Due ma non due, La Nazione Prato, 29 maggio Fare Lume Lato una storia di straordinaria provincia, Prato Review, winter, n.12, Il Mosaico scomposto del canone curatoriale, di Ivan Fassio, Exhibart 78 p.48 Cura della cura, di Antonello Tolve, Arskey numero 5 gennaio/Anno 2 Souk, ovvero Cherchez la femme, di Claudio Cosma, a cura di Aldo Frangioni, Il Nuovo Corriere, Sabato 14 Gennaio TEATRO 2000 Attentati alla vita di lei, di Martin Crimp, con la Compagnia Istituto Charenton, regia di Rita Lusini, Teatro Studio di Scandicci, (FI)), IT 1999 Macbeth, con la compagnia Laboratorio Cassiopea, Teatro Studio di Scandicci, (FI), IT ESPERIENZE RELATIVE AL CORPO DANZA 2014 Contact dance, Company blu, Sesto Fiorentino, (FI) 2013 Danza contemporanea, The Loom - Movement Factory, Pato 1991-1985 studio di danza classica/jazz e moderna, Scuola di danza Rita Milazzo, Aurora, Scandicci e vari seminari-workshops 2007 -2001 danza contemporanea con compagnia Ex Emerson, Firenze METODO FELDENKRAIS 2014-2008 YOGA 2014 -2006 JUDO1996- 1991 cintura verde di Judo, Palestra Athletic Club Athletic Club Scandicci IT CAPOEIRA 2008 - 2005 cintura gialla, Capoera Regional, Firenze-Salvador de Bahia BR SURF 2013- 2005 Vari luoghi - Itacarè, BR