La rivoluzione nascosta Armando Zambrano: l`Ingegnere cambia e
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La rivoluzione nascosta Armando Zambrano: l`Ingegnere cambia e
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014 R R nativo Non-Lineare Calcolo strutturale FEM al vero secondo NTC2008, EC2 e EC3 www.hsh.info Calcolo FEM multidisciplinare per l’ingegneria civile, meccanica, industriale www.hsh.info www.hsh.info N. 4 Ottobre-Dicembre 2014 - Anno VI - Trimestrale - Abbonamento 57,00 euro - Poste Italiane Spa - Spedizione in A.P. - d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) art. 1 c. 1, DCB Milano > EFFICIENZA ENERGETICA > APPALTI Gestione degli appalti con l’eProcurement L’analisi delle nuove UNI/TS 11300 di G. Pansa > INTERVISTA a pag. 4 di M. Bolpagni Mercato del calcestruzzo: il problema è la non trasparenza a pag. 7 di M. Ferrarini e F. Re Cecconi a pag. 18 > EDITORIALE La rivoluzione nascosta Il 2015 sarà l’anno della digitalizzazione per le costruzioni? di Fulvio Re Cecconi Coloro che fanno una rivoluzione a metà non hanno fatto altro che scavarsi una tomba Louis Antoine de Saint-Just La situazione economica italiana, guardandola con un po’ di ottimismo, sembra dare segnali di uscita dal lungo periodo di crisi che ci ha accompagnato in questi ultimi anni. Questa prospettiva di ripresa è condivisa da tutti gli Stati comunitari con maggiore o minore forza a seconda della nazione cui si guarda. A livello di Comunità europea, anche il settore delle costruzioni, quasi incredibilmente, sta lentamente riemergendo dalle profondità dell’abisso in cui era sprofondato nel 2012 e lo sta facendo, come peraltro facilmente prevedibile, in maniera darwiniana, cioè evolvendosi e mutando, creando le basi un futuro in cui gli attori del settore opereranno e coopereranno in maniera completamente differente dall’attuale. In primis con un’attenzione alle infrastrutture, giustamente ritenute la base per lo sviluppo anche delle altre attività dei sistemi Paese che su di esse stanno puntando. Basti ricordare che a livello comunitario una delle richieste formulate da Mario Draghi al Bundesregierung concerne proprio gli investimenti in infrastrutture, quegli stessi che i Ministri Schauble e Dobrindt in Germania hanno in parte promesso, ad esempio, per il risanamento dei ponti e dei viadotti ferroviari e per gli apparati digitali. Anche altri Paesi, come il Regno Unito, per citarne uno, sembrano, in effetti, già aver varato un vasto e duraturo programma di sviluppo infrastrutturale del quale il programma di alta velocità ferroviaria High Speed Two (1) è solo l’ultimo esempio. L’attenzione alle infrastrutture e un nuovo approccio alla misura dell’utilità dell’opera prodotto delle costruzioni, quindi sia edilizia sia infrastrutturale, non è però l’unico motore di crescita che si rileva negli Stati a noi vicini. Recentemente, Wilhelm Lerner, un consulente di Arthur D. Little, formulava la previsione che il 2015 sarebbe stato per il settore delle costruzioni in Germania l’anno in cui la digitalizzazione (Information Modelling & Management e Digital Engineering) avrebbe iniziato a influire decisamente sull’incremento del valore, sulla scorta di quanto sta accadendo nella Manifattura con Industrie 4.0, la Quarta Rivoluzione Industriale (Digitale). Anche senza riprendere nuovamente l’esempio della Gran Bretagna, dove la rivoluzione della digitalizzazione del settore delle costruzioni, iniziata nel 2011 con la pubblicazione della Government Construction Strategy, è quasi completa (la scadenza del 2016 è ormai alle porte e gli strumenti digitali per gli operatori sono quasi tutti on line); ormai anche gli altri maggiori Paesi europei hanno individuato nella digitalizzazione il motore dell’evoluzione del settore delle costruzioni e della sua uscita dall’abisso della crisi. Anche il governo francese, supportato da un fondamentale Corpo dello Stato quale è il CSTB, ha ormai adottato un approccio molto simile, concettualmente, a quello britannico, i cui primi frutti si scorgeranno entro luglio 2015. Un esempio di tale approccio è il Programma MINnD (2) sulla digitalizzazione nelle infrastrutture che procede speditamente con l’apporto dei saperi istituzionali, professionali, imprenditoriali e accademici propri di un Sistema Paese coeso e conscio delle sue responsabilità. Non solo i citati, ma anche molte altre nazioni europee (Austria, in scia alla Germania, ma pure Spagna, Polonia e Paesi Bassi senza citare i precursori dei Paesi scandinavi) hanno individuato nella digitalizzazione del settore il punto di non ritorno, di un percorso che porterà nel medio termine a un profondo cambiamento (Rivolgimento, Riconfigurazione, Trasformazione) del settore dell’ambiente costruito. Il nostro Paese, al di là di sensibilità sparse ai livelli istituzionali, al Governo come in Parlamento, è tuttora privo di una strategia industriale e di una road map sulla digitalizzazione. Essendo provato che il cambiamento avviene solo se spinto da una precisa volontà centrale, ciò comporterà, sia pure non immediatamente, l’insorgere di un divario competitivo tra l’Italia e gli altri Stati membri europei che progressivamente eroderà anche i margini di operatività dei competitori nazionali sui mercati internazionali. In Italia tutti i soggetti coinvolti nel settore delle costruzioni sembrano osteggiare l’accrescimento della cultura e della dignità industriale del comparto, impauriti dalle vaste modificazioni dei ruoli e delle identità di Committenti, Professionisti, Imprenditori, Produttori e Distributori Commerciali che questo accrescimento comporta. Però, visto lo scenario europeo che si sta configurando, pare essere impossibile differire ulteriormente la questione chiamando in causa le cause congiunturali, e non strutturali, della lunga crisi del settore delle costruzioni. In questa necessaria rivoluzione, l’evocazione del Building Information Modeling, vale a dire delle tecnologie che permettono di correlare metodologicamente dati e informazioni sul piano geometrico e alfanumerico, rappresenta la premessa, ma anche la metafora, di una affascinante concezione del futuro del settore che trova nelle metodologie decisionali e organizzative, collaborative e integrate, il punto di genesi di processi aggregativi che, basandosi su conoscenza e su rischio, propongano una possibile risposta alle criticità imputabili alla fiscalità immobiliare, alla contrazione del credito, alla aleatorietà amministrativa, all’intempestività dei pagamenti. In conclusione, se da un lato (Governo) non è possibile sopperire alla mancanza di visione strategica con approcci meramente tecnico – legislativi che partono dal presupposto che è sufficiente cambiare una legge (quadro) per eliminare l’unico problema del settore delle costruzioni (la corruzione), dall’altro (Operatori) non è più accettabile la difesa di modi di operare (e figure professionali) vecchi pensando che il settore uscirà da solo dalla crisi. Anche noi, singolarmente e con le nostre rappresentanze professionali, dobbiamo contribuire. Nella speranza che dopo gli anni della “Sostenibilità” nelle costruzioni italiane arrivino quelli della “Digitalizzazione”. Note 1. https://www.gov.uk/government/organisations/highspeed-two-limited 2. http://www.minnd.fr > INTERVISTA Armando Zambrano: l’Ingegnere cambia e gli Ordini pure Intervista al presidente del Consiglio nazionale degli Ingegneri Formazione professionale e accreditamento dei corsi di aggiornamento, l’evoluzione della professione dell’Ingegnere e la risposta concreta cui sono chiamati gli Ordini provinciali per dare risposte soddisfacenti ai professionisti … senza dimenticare l’attività della Rete delle Professioni Tecniche (RPT) e la risposta al recente dibattito sulla sua reale efficacia. È un’intervista a tutto campo quella che l’ing. Armando Zambrano, presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri e coordinatore della RPT, ha voluto concederci in esclusiva. Armando Zambrano. Non solo il 2013, purtroppo, è stato orribile. È dal 2008 che vediamo un calo drammatico e costante dei redditi professionali. In 7 anni gli ingegneri hanno perso mediamente circa 7 mila euro di reddito professionale, tornando indietro ai livelli del 1999. Una situazione insostenibile per molti di noi. L’inversione di tendenza ancora non si vede; il 2014 sarà un anno di stagnazione e lo stesso probabilmente sarà per il 2015. Per una effettiva ripresa dobbiamo guardare al 2016. Il Governo ha annunciato diverse misure che potrebbero contribuire ad invertire questa tendenza; bisogna vedere se dagli annunci si passerà ai fatti. Mauro Ferrarini. Presidente Zambrano, 2013 Annus Horribilis per l’ingegnere italiano (soprattutto se giovane e/o donna). Quando si invertirà la tendenza? Il nuovo Governo ha creato le condizioni per la ripresa? Cosa avrebbe dovuto fare (e non ha fatto) e cosa invece ha già realizzato di positivo? Mauro Ferrarini. E quali sono i vostri auspici? Armando Zambrano. Ci attendiamo in primo luogo una conferma anche per il 2015 degli incentivi per gli interventi di ristrutturazione e risparmio energetico, gli unici che hanno impedito al settore dell’edilizia di sprofondare ulterior- a cura di Mauro Ferrarini mente. Nello “Sblocca Italia” si ripetono però gli errori del passato. Anche in questo decreto gli interventi per le infrastrutture e la messa in sicurezza dal rischio idrogeologico, pure presenti, prevedono l’affidamento dei lavori con la sola progettazione preliminare, riproponendo, di fatto, l’appalto integrato, oppure l’affidamento degli incarichi di progettazione alle società in house delle amministrazioni cen- Il presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, Armando Zambrano > segue a pag. 2 INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014 2 Direttore responsabile Paolo Maggioli Direttore Fulvio Re Cecconi ABC Architecture, Built environment and Construction engineering - Politecnico di Milano [email protected] Comitato scientifico Jean-Luc Chevalier, Centre Scientifique et Technique du Bâtiment - Grenoble Julien Chorier, Centre Scientifique et Technique du Bâtiment - Grenoble Bruno Daniotti, Politecnico di Milano Julien Hans, Centre Scientifique et Technique du Bâtiment - Grenoble Berardo Naticchia, Università Politecnica delle Marche - Ancona Fabrizio Rigamonti, Pizzarotti s.p.a. - Parma Matteo Sbisà, Ingegnere, PhD, Professore a contratto di Costruzioni in Acciaio, Università del Molise Piero Torretta, Associazione Nazionale Costruttori Edili - Roma Coordinamento redazionale Mauro Ferrarini [email protected] Redazione Federica Argelli, Giacomo Sacchetti Via Del Carpino 8, 47822 Santarcangelo di Romagna (Rn) tel. 0541 628111 - fax 0541 622020 Hanno collaborato a questo numero Antonini M., Benincasa V., Bolpagni M., Busà M., Costantino P., De Angelis E., Leone C., Mainini A.G., Pansa G., Patti E., Rugarli P., Saibeni M., Sbisà M. Tutti i diritti riservati È vietata la riproduzione, anche parziale, del materiale pubblicato senza autorizzazione dell’Editore. Le opinioni espresse negli articoli appartengono ai singoli autori, dei quali si rispetta la libertà di giudizio, lasciandoli responsabili dei loro scritti. L’autore garantisce la paternità dei contenuti inviati all’Editore manlevando quest’ultimo da ogni eventuale richiesta di risarcimento danni proveniente da terzi che dovessero rivendicare diritti su tali contenuti. Direzione amministrazione e diffusione Maggioli s.p.a. Divisione Editoria Maggioli Editore è un marchio Maggioli s.p.a. presso c.p.o. Rimini Via Coriano, 58 - 47924 Rimini tel. 0541 628111 - fax 0541 622100 Servizio Abbonamenti tel. 0541 628200 - fax 0541 624457 e-mail: [email protected] www.periodicimaggioli.it Pubblicità Publimaggioli - Concessionaria di Pubblicità per Maggioli s.p.a. 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Ma si continua a leggere che gli Ordini e le associazioni che riuniscono le categorie professionali fanno poco per gli ingegneri e si occupano solo dei “massimi sistemi”, trascurando i problemi più immediati e mancando di capacità comunicativa. Cosa risponde? Armando Zambrano. Posso dirle, come prima cosa, che la Rete delle Professioni Tecniche è stata costituita proprio per sopperire alla mancanza di rappresentanza di oltre 600 mila professionisti tecnici, che non avevano alcuna voce presso le istituzioni ed il mondo politico. La Rete, nonostante sia operativa solo da due anni, con la sua azione a tutto campo, ha già ottenuto importanti e concreti risultati, decisamente utili per chi esercita quotidianamente la professione. Fatti, ribadisco, e non dialoghi sui “massimi sistemi”. Mi riferisco, come prima cosa, alla pubblicazione lo scorso dicembre del d.m. 143/2013 sui corrispettivi da porre a base d’asta nelle gare per i servizi di ingegneria e architettura, che ha posto fine al “libero arbitrio” delle stazioni appaltanti nella determinazione dei prezzi. La Rete, recentemente, è, poi, riuscita a far modificare il regolamento per la formazione degli amministratori di condominio, che prevede nell’importante ruolo di formatori degli amministratori anche i professionisti tec- nici, i quali, nella prima versione del Regolamento erano stati, inspiegabilmente, esclusi. La Rete, quasi in solitario, sta cercando di contrastare il potere immenso delle banche, per quanto riguarda l’obbligo di accettare pagamenti con carte di debito (mediante POS) , con diverse proposte che hanno l’obiettivo di mitigare l’effetto, in termini di costi crescenti, dell’obbligo sui professionisti, che sono già gravati di numerosi oneri e non ne vogliono ulteriori. Siamo stati, a tal proposito recentemente ricevuti in audizione dalla Camera dei Deputati dove abbiamo presentato diverse proposte di modifica del regolamento attuativo. Sempre alla Camera sono in discussione, in questi giorni, diversi emendamenti che la RPT è riuscita a far inserire nell’iter di approvazione definitiva del decreto legge “Sblocca Italia”; uno di questi riguarda il tentativo di rendere più accessibili ai singoli professionisti le gare per i servizi di progettazione, che oggi presentano requisiti di accesso del tutto immotivati e tendenti a “premiare” solo le società di ingegneria. Come si vede si tratta di iniziative puntuali, che poco hanno a che fare con i massimi sistemi e molto con le concrete necessità dei professionisti. Mauro Ferrarini. Questione formazione continua. I professionisti (almeno una buona parte) lamentano che l’obbligo della formazione continua e il riconoscimento dei CFP siano solo un modo per fare mercimonio. Qual è la posizione del CNI e cosa si deve fare per sgomberare il campo da sospetti e malumori? Armando Zambrano. Il sistema della formazione continua istituito dal CNI è stato improntato, sin dalla sua origine, al perseguimento dell’obiettivo di garantire al professionista il conseguimento, nel superiore interesse della collettività, del più elevato grado di aggiornamento professionale, al fine di consentirgli di fronteggiare le sempre più impegnative sfide poste dal mondo lavorativo contemporaneo. In questo senso, ritengo di poter affermare che tale obiettivo sia stato pienamente raggiunto dal CNI, come testimoniato anche dal fatto che quest’ultimo ha registrato sinora un malumore che è rimasto comunque molto limitato rispetto all’ampio numero dei soggetti a vario titolo coinvolti. La normativa di riferimento prevede che, oltre agli Ordini territoriali (considerati soggetti formatori per eccellenza), le associazioni e gli altri soggetti, tra cui le società private, possano organizzare attività formative riconoscibili in termini di CFP, previa autorizzazione dei consigli nazionali degli ordini o collegi di riferimento. Il nostro Consiglio ha quindi deciso, a differenza di altri, di vincolare la concessione dell’autorizzazione alla verifica del possesso di specifici requisiti del soggetto interessato e non delle singole attività formative. Il nostro regolamento consente agli iscritti di ottenere il riconoscimento di 15 crediti formativi l’anno, per le attività di aggiornamento connesse alla propria attività professionale. Per quanto riguarda gli Ordini, è opportuno sottolineare che essi hanno svolto, dal 1° febbraio al 10 settembre 2014, 1.774 eventi formativi, di cui oltre la metà (51%) a carattere gratuito, il 12% con un contributo richiesto inferiore a 30 euro, il 13% con un contributo compreso tra 30 e 80 euro e solo il 24% con un contributo superiore a 80 euro. Il CNI, attraverso la Scuola Superiore di Formazione Professionale per l’Ingegneria, sta inoltre predisponendo un’offerta formativa a distanza che potrà arricchire significativamente le opportunità di aggiornamento per gli iscritti a costi bassissimi se non nulli. Mauro Ferrarini. Ma secondo lei il sistema di accreditamento dei corsi di formazione è sufficiente da solo a garantire la qualità del servizio erogato? Armando Zambrano. Il Consiglio Nazionale procede all’accreditamento dei corsi solo dopo aver effettuato un preciso controllo sulla scientificità degli stessi, attraverso un’attenta valutazione dei programmi e dei curricula dei docenti. Riferendomi nuovamente ai dati sulle attività formative erogate dagli Ordini, è significativo che il 10% di queste ultime sia caratterizzato da una forte impronta innovativa. In aggiunta, ricordo che il CNI ha istituito la Scuola Superiore di Formazione Professionale per l’Ingegneria, con il compito di estendere l’offerta formativa disponibile ed elevarne il livello. Anche in questo caso, comunque, il CNI sarà impegnato a contrastare, tramite l’implementazione di un proprio servizio ispettivo, l’esistenza di attività formative che non rispettino gli elevati standard qualitativi fissati. Mauro Ferrarini. Il profilo dell’ingegnere sta cambiando. Il singolo professionista è ormai una figura che, complice la crisi, ha subito un brusco ridimensionamento ed è ormai un modello che vive solo in Italia. All’estero vediamo fiorire grandi società di ingegneria, multidisciplinari e con professionisti iper specializzati. Secondo lei il modello italiano ha ancora un futuro? Quali azioni sta mettendo in piedi il Consiglio e gli ordini per fronteggiare questo cambiamento?” Armando Zambrano. Mi faccia, intanto, dire che nell’attuale dibattito europeo sulle prospettive di ripresa e sviluppo dell’economia continentale il sistema delle libere professioni ha guadagnato una nuova centralità, proprio in ragione del ruolo crescente che i servizi “ad alta intensità di conoscenza”, come quelli professionali, assumono per lo sviluppo economico complessivo, in termini di PIL, difesa dell’occupazione e innovazione. Basti pensare, inoltre, che i professionisti dell’area tecnica e quelli dell’area sanitaria sono passati dai 4,6 milioni del 2008 ai 5,2 milioni nel 2012. Certo, a causa dei forti cambiamenti del mercato i professionisti hanno cominciato, da tempo, a modificare le forme tradizionali dell’esercizio della propria attività. Da una recente ricerca del Centro Studi, presentata al Congresso di categoria tenutosi lo scorso settembre a Caserta, è, infatti, emersa una inequivocabile tendenza alla crescita delle dimensioni degli studi professionali e alla costituzione di network professionali la cui importanza è centrale per la stragrande maggioranza degli ingegneri. Anche perché tali modalità organizzative sono quelle che garantiscono le migliori performance in termini di fatturato (chi opera tramite studio individuale non supera la soglia dei 50.000 euro, quello degli studi associati sale ad oltre 173.000 euro). Mauro Ferrarini. E gli Ordini che faranno? Armando Zambrano. Questa domanda di innovazione chiama in causa anche gli Ordini, cui gli ingegneri chiedono di organizzarsi per fornire loro servizi di supporto allo sviluppo dell’attività professionale di vario tipo, dall’accesso ai fondi europei fino all’inserimento nel mercato del lavoro, passando per la partecipazione ai bandi pubblici. Per quanto riguarda l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro, oltre il 70% degli Ordini ha già predisposto servizi in tal senso. Il CNI sta per lanciare WORKIng, una piattaforma nazionale per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Gli Ordini sono già al lavoro sugli altri fronti e il Consiglio nazionale sta implementano nuovi servizi a loro supporto. Una casa con isolanti in gomma riciclata aumenta il comfort e fa bene all’ambiente. + Ambiente Granulo e polverino, provenienti dal riciclo dei Pneumatici Fuori Uso, sono materiali sostenibili e dalle eccellenti caratteristiche isolanti. + Eccellente capacità di attenuazione del rumore, assorbimento delle vibrazioni, efficacia anticalpestio e protezione degli impermeabilizzanti. Questi i plus dei componenti realizzati in granulo e polverino di gomma riciclata da Pneumatici Fuori Uso: membrane, Comfort Granulo e polverino di gomma da riciclo garantiscono isolamento acustico e riduzione delle vibrazioni. colati in opera oppure sagomati e formati ad hoc per ogni tipo di utilizzo, per scelte di sostenibilità nel settore dell’edilizia e delle costruzioni civili. Edilizia & ambiente: con la gomma da PFU i vantaggi sono per tutti. INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014 4 > EFFICIENZA ENERGETICA Analisi dettagliata delle nuove UNI/TS 11300 parte 1 (versione 2014) Ecco cosa cambia rispetto alla precedente versione di Giorgio Pansa* Con la pubblicazione delle norme UNI/TS 11300 parte 1 e 2 (edizione 2014) si completa un percorso di aggiornamento iniziato con l’Inchiesta Pubblica Preliminare nell’aprile 2011 e che ha previsto due inchieste pubbliche (settembre-novembre 2012 e maggio-settembre 2013). In questo articolo si fornirà l’analisi della UNI/TS 11300-1 “Prestazioni energetiche degli edifici - Parte 1: Determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale”. L’analisi della parte 2 sarà oggetto di un successivo approfondimento. Rispetto alla UNI/TS 113001:2008 le principali variazioni riguardano: a) diversa definizione della stagione di raffrescamento (e di riscaldamento nel caso di valutazione adattata all’utenza) e maggior precisione nel calcolo dei fabbisogni di energia per le frazioni di mese comprese nelle stagioni di riscaldamento e raffrescamento; b) Introduzione del calcolo dei fabbisogni di energia termica latente (umidificazione e deumidificazione); c) Il calcolo relativo agli scambi di energia termica per ventilazione viene effettuato: i) distinguendo, nella valutazione sul progetto e nella valutazione standard, tra ventilazione di riferimento (basata su un’aerazione naturale anche quando è presente nell’edificio un impianto di ventilazione meccanica) per il calcolo della prestazione energetica del fabbricato (energia termica utile per il riscaldamento QH,nd e per il raffrescamento QC,nd) e ventilazione effettiva (prende in considerazione l’effettiva modalità di ventilazione: naturale, ibrida, meccanica) per il calcolo finalizzato alla stima dell’energia primaria per la climatizzazione invernale e estiva, EPH e EPC; ii) con un maggiore dettaglio nel calcolo delle portate; d) Il maggiore dettaglio nel calcolo degli apporti termici solari; e) la riduzione dell’utilizzo dei dati precalcolati (in particolare, non è più possibile utilizzare le maggiorazioni percentuali relative alla presenza dei ponti termici, ma è necessario procedere al calcolo analitico). Appendice A. Scambio di energia termica verso ambienti non climatizzati (normativa) C. Determinazione dettagliata del coefficiente di trasmissione solare totale (informativa) Sono state, inoltre, inserite alcune Appendici aventi una valenza sia normativa sia informativa. Un’altra importante novità riguarda l’eliminazione delle Appendici relative alla determinazione semplificata della trasmittanza termica dei componenti opachi in edifici esistenti e all’abaco delle strutture murarie utilizzate in Italia in edifici esistenti, sostituite dalla contestuale pubblicazione della UNI/ TR 11552 “Abaco delle strutture costituenti l’involucro opaco degli edifici. Parametri termofisici”. Ecco, nel dettaglio, cosa cambia, seguendo l’ordine di lettura della norma stessa. Calcolo degli scambi di energia termica Gli apporti di energia termica dovuti alla radiazione solare incidente sui componenti opachi sono considerati come una riduzione dello scambio di energia per trasmissione invece che come apporti termici (come avveniva nella precedente versione della norma in analisi e come avviene nella UNI EN ISO 13790:2008). Vengono inoltre considerati gli scambi termici in termini di extra flus- Note/commenti Da usarsi per valutazioni tipo A3 (adattata all’utenza) L’Appendice riporta il fattore di presenza medio giornaliero nei locali climatizzati (da utilizzarsi per la valutazione adattata all’utenza degli apporti interni latenti), il E. Dati relativi all’utenza convenzionale (normativa) fattore di correzione per la ventilazione in condizioni di riferimento e gli apporti medi globali per unità di superficie di pavimento. F. Efficienza del sistema di recupero Da usarsi per valutazioni tipo A3 (adattata termico di ventilazione (normativa) all’utenza). Tabella 1 - Prospetto delle Appendici aggiunte (nella UNI/TS 11300-1:2014) Appendice Note/commenti A. Determinazione semplificata della Sostituite da: trasmittanza termica dei componenti UNI/TR 11552 “Abaco delle strutture opachi in edifici esistenti costituenti l’involucro opaco degli edifici. B. Abaco delle strutture murarie utilizzate Parametri termofisici”. in Italia in edifici esistenti Tabella 2 - Prospetto delle Appendici eliminate (dalla UNI/TS 11300-1:2008) Appendice Note/commenti Con riferimento alla precedente versione B. Determinazione semplificata dei della norma, sono stati inseriti maggiori parametri termici e solari dei componenti casi per la trasmittanza termica dei telai trasparenti (informativa) per finestre e porte. Con riferimento alla precedente versione della norma, sono stati introdotti i D. Fattori di ombreggiatura (informativa) fattori di ombreggiatura relativi alla sola radiazione diffusa. Tabella 3 - Prospetto delle Appendici rimaste invariate (nella UNI/TS 11300-1:2014) so dovuto alla radiazione infrarossa verso la volta celeste dai componenti edilizi dell’ambiente non climatizzato. Calcolo degli apporti termici Vengono introdotti gli apporti di energia termica dovuti alla radiazione solare entranti nella zona climatizzata da un’eventuale serra adiacente, calcolati secondo la norma UNI EN ISO 13790:2008. L’elemento di separazione fra l’ambiente climatizzato e la serra sarà quindi interessato dal contributo diretto attraverso le partizioni trasparenti (apporti solari trasparenti). Il contributo diretto attraverso le partizioni opache e il contributo di energia termica indiretta sono invece considerati nella determinazione degli apporti solari sui componenti opachi. Viene inoltre inserito il rimando all’appendice A per il calcolo del fattore di riduzione btr per ambiente non climatizzato confinante con diverse zone termiche. Calcolo degli apporti solari sui componenti opachi Introduzione del concetto di trasmittanza termica equivalente (Uc,eq) del componente opaco per la determinazione dell’area di captazione solare effettiva (Asol). Il parametro considera la presenza di intercapedini d’aria ventilate tramite opportuni coefficienti e formule. Calcolo del fabbisogno di energia termica per umidificazione e deumidificazione Categoria di edificio In presenza di impianto di raffrescamento o di climatizzazione che controlla l’umidità dell’aria, si procede a determinare l’entalpia della quantità netta di vapore di acqua introdotta nella zona dagli scambi d’aria con l’ambiente circostante, per infiltrazione, aerazione e/o ventilazione naturale o meccanica e l’entalpia del vapore d’acqua prodotto dagli occupanti, da processi e sorgenti varie (cotture, lavaggi, ecc.). Dati di ingresso per i calcoli Aumenta (anche se non in maniera significativa) la quantità di dati necessari. Ad esempio, all’interno dei dati climatici è necessario conoscere le medie mensili dell’umidità massica media giornaliera (xe), espressa in g/kg, per il calcolo degli scambi di vapore. Zonizzazione Rimane valida la regola generale di definizione della zona termica (ogni porzione di edificio, climatizzata ad una determinata temperatura con identiche modalità di regolazione, costituisce una zona termica). Alla lista dei criteri per evitare la suddivisione in zone viene aggiunta, nel caso in cui sia presente il controllo dell’umidità, la condizione per cui le umidità relative interne di regolazione differiscono di non oltre 20 punti percentuali. Viene inoltre specificato che nel caso di prescrizione legislativa è possibile la suddivisione in funzione della destinazione d’uso e per unità immobiliare. Volume netto dell’ambiente climatizzato Viene eliminato il fattore di correzione del volume lordo climatizzato: per determinare il volume netto dell’ambiente climatizzato, per gli edifici esistenti, in assenza di informazioni si calcola moltiplicando l’area climatizzata per l’altezza netta dei locali. Temperatura Per edifici confinanti si assume una temperatura dipendente dalla destinazione d’uso, se nota. Se non nota, si assume una temperatura pari a 20 °C. Non si fa quindi più menzione alla temperatura conforme alla UNI EN 12831 per appartamenti confinanti in edifici che non sono normalmente abitati (per esempio case vacanze). Anche nel caso del raffrescamento, la temperatura interna degli edifici adiacenti dipende dalla destinazione d’uso, se nota e se l’edificio adiacente è climatizzato. Se la destinazione d’uso non è nota e se l’edificio adiacente è climatizzato, la temperatura è fissata convenzionalmente pari a 26 °C. Se l’edificio o l’ambiente confinante non è climatizzato, si procede allo stesso modo del riscaldamento. Dati climatici La fonte dei dati climatici è sempre la norma UNI 10349. Per orientamenti intermedi tra Sottocategoria di edificio Destinazione d’uso E.1.1 Residenza a carattere continuativo Abitazioni civili (comprende l’eventuale estrazione meccanica dei bagni) Collegi, luoghi di ricovero, case di pena, caserme, conventi: Sale riunioni Collegi, luoghi di ricovero, case di pena, caserme, conventi: Dormitorio/camera Collegi, luoghi di ricovero, case di pena, caserme, conventi: Servizi igienici con estrazione E.1 Edifici adibiti a residenza e assimilabili h-1 0.3 0.255 0.5 0.04 E.1.2 Residenze occupate saltuariamente Come residenze a carattere continuativo 0.3 E.1.3 Alberghi, pensioni e attività similari Ingresso, soggiorni Sale conferenze/auditori (piccoli) Sale da pranzo Camere da letto 0.5 0.235 0.17 0.13 E.8 Edifici adibiti ad attività industriali ed 0.255 artigianali e assimilabili Tabella 4 - Tasso di ricambio d’aria (espresso in h-1) nel caso di semplice aerazione (elaborazione dati a partire dai valori della norma) INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014 kWh/m2 (mensile) 6.0 5.0 2008 W/m2 5 2014 8.0 7.0 6.0 4.0 3.0 2.0 5.0 4.0 3.0 2.0 1.0 0.0 1.0 0.0 50 100 150 200 250 Superficie utile [m2] Figura 1 - Confronto fra i valori di apporti interni specifici (in termini di potenza e energia) fra le due versioni della norma, per le abitazioni di categoria E.1 (1) e E.1 (2). Parametri di trasmissione termica Come già anticipato, viene inserito il rimando al rapporto tecnico UNI/TR 11552:2014 per la determinazione dei valori dei parametri termici dei componenti edilizi di edifici esistenti, in assenza di dati di progetto attendibili. Cambia inoltre il riferimento alla norma per il calcolo della trasmittanza termica delle facciate continue trasparenti (UNI EN ISO 12631 invece di UNI EN 13947). Ponti termici Nella valutazione sul progetto i valori di trasmittanza termica lineare devono essere determinati esclusivamente attraverso il calcolo numerico in accordo alla UNI EN ISO 10211 oppure attraverso l’uso di atlanti di ponti termici conformi alla UNI EN ISO 14683. Per gli edifici esistenti è ammesso in aggiunta l’uso di metodi di calcolo manuali conformi alla UNI EN ISO 14683. È sempre da escludersi l’utilizzo dei valori di progetto della trasmittanza termica lineare riportati nell’allegato A della UNI EN ISO 14683:2008. Extra flusso termico per radiazione infrarossa verso la volta celeste Nel calcolo cambiano alcuni valori (le formule rimangono le stesse). Vengono inoltre introdotti (in Appendice D) i fattori di riduzione per ombreggiatura relativi alla sola radiazione diffusa (per aggetti orizzontali, verticali e ostruzioni esterne), non specificati all’interno della precedente versione della norma. Ventilazione La determinazione della portata di ventilazione media mensile è sicuramente l’aspetto del calcolo che è stato maggiormente approfondito e aggiornato. La portata media giornaliera È interessante dunque notare come, nel caso di aerazione, per gli edifici residenziali si hanno in sostanza gli stessi tassi di ricambi d’aria della precedente norma (0,3 vol/h), a differenza dei collegi, luoghi di ricovero, case di pena, caserme, conventi e alberghi, dove vi sono differenti valori a seconda dei diversi locali /zone. Nell’elenco di edifici trovano finalmente collocazione anche gli edifici adibiti ad attività industriali ed artigianali e assimilabili. La portata di ventilazione effettiva, utilizzata per il calcolo della prestazione energetica dell’edificio, è invece calcolata tenendo in considerazione la modalità di ventilazione effettivamente esistente o definita nel progetto. Si possono avere i seguenti casi: - edifici nei quali si ha la sola ventilazione naturale: in questo caso, il calcolo coincide con la portata di ventilazione in condizioni di riferimento; - edifici nei quali si ha solo ventilazione meccanica. In questo caso, oltre alla portata nominale della ventilazione meccanica, è possibile calcolare la portata d’aria aggiuntiva media dovuta agli effetti del vento nel periodo di non funzionamento dell’impianto di ventilazione meccanica. Questo calcolo è effettuato conoscendo i valori di tasso di ricambio d’aria caratteristico medio giornaliero n50 (determinato in funzione della permeabilità all’aria dell’involucro, misurata eventualmente in opera secondo la norma UNI EN 13829 o valutata in funzione della permeabilità dei serramenti) e opportuni coefficienti di esposizione al vento (determinati in funzione della schermatura e dell’esposizione dell’edificio nei confronti del vento). Viene inoltre considerato un fattore di efficienza della regolazione dell’impianto di ventilazione meccanica. Nel caso di recuperatori di calore, si rimanda all’appendice F per la determinazione dell’efficienza del sistema di recupero termico di ventilazione; - edifici nei quali si ha ventilazione ibrida (copresenza di ventilazione meccanica e ventilazione naturale, che si ottiene tramite sistemi di aperture che vengono attivate quando si arresta la ventilazione meccanica); - edifici nei quali la ventilazione meccanica è assicurata dall’impianto di climatizzazione: in questo caso, la portata d’aria si calcola solo per i periodi di non attivazione della climatizzazione, utilizzando le stesse formule del caso di sola ventilazione meccanica o ventilazione ibrida; - ventilazione naturale (free-cooling): in quetso caso l’impianto di ventilazione meccanica è utilizzato, durante la stagione estiva, anche per la ventilazione notturna, in modo da raffrescare le strutture dell’edificio. Nel caso di valutazione adattata all’utenza, è possibile calcolare in maniera dettagliata la portata di ventilazione facendo riferimento alla norma UNI EN 15242, nonché fare riferimento alle norme UNI EN 13779 e UNI EN 15251 per determinare la portata di ventilazione richiesta per soddisfare l’esigenza di qualità dell’aria interna. Apporti interni Cambia la formula per la determinazione degli apporti interni, per le valutazioni di progetto o standard, per le abitazioni di categoria E.1(1) e E.1(2). In generale, i nuovi valori risultano essere maggiori di quelli ottenuti con la precedente formula. Vengono inoltre introdotti prospetti e formule per il calcolo degli apporti interni latenti (per determinare i valori di portata massica di vapore acqueo dovuta alla presenza di persone e di apparecchiature) Apporti solari sui componenti trasparenti La variazione della trasmittanza di energia solare totale in funzione dell’angolo d’incidenza della radiazione solare, determinata attraverso il fattore di esposizione Fw, viene notevolmente ampliata (in luogo di un unico valore, Fw=0.9, presente nella vecchia versione della norma, c’è ora una tabella per determinare, per ciascun mese, il valore di Fw in funzione dell’esposizione e del tipo di vetro). Si introduce il concetto di trasmittanza di energia solare totale effettiva ggl,eff per valutazioni adattate all’utenza e ambienti il cui rapporto tra superficie vetrata ed opaca è maggiore di 0,04. Il calcolo si effettua secondo Appendice C, tenendo conto della quota di energia solare entrante in ambien- te, riflessa all’interno dell’ambiente e ritrasmessa all’esterno attraverso la superficie vetrata. Il fattore di riduzione per ombreggiatura si calcola come prodotto del fattore di ombreggiatura relativa ad ostruzioni esterne e il valore minimo fra il fattore di ombreggiatura relativo ad aggetti orizzontali e ad aggetti verticali e non più come prodotto dei tre fattori. Viene inoltre specificato che sia per i componenti vetrati sia per quelli opachi, in caso di presenza di più aggetti od ostruzioni della stessa tipologia, si considera solo quello che determina l’angolo maggiore o comunque quello che per esposizione incide maggiormente. Nel caso di aggetti verticali, i prospetti D.27-D.39 si riferiscono ad un solo aggetto verticale ed in particolare, per le esposi- zioni est/ovest, al solo aggetto disposto a sud. Per le esposizioni a sud, con un azimut compreso tra +/- 15°, in caso di doppio aggetto verticale viene indicata una formula per calcolare il fattore di riduzione relativo ai due aggetti verticali, combinando i due singoli contributi (fattori di ombreggiatura calcolati rispettivamente con l’aggetto posto ad est e ad ovest). Viene infine illustrato all’interno della norma un esempio grafico per determinare l’angolo b che caratterizza un aggetto verticale su parete opaca. *Ingegnere, Politecnico di Milano, Dipartimento ABC ISOTEC: IL SISTEMA PER LA COIBENTAZIONE TOTALE DELL’EDIFICIO E LA MASSIMA EFFICIENZA ENERGETICA. ISOTEC PARETE Stagione di riscaldamento e raffrescamento Cambia la formula per il calcolo della stagione di riscaldamento reale (nel caso di valutazione adattata all’utenza) e della stagione di raffrescamento. Si fa ora riferimento al metodo b riportato nel punto 7.4.1.1 della UNI EN ISO 13790:2008. media mensile (m3/s) da utilizzare nel calcolo delle dispersioni di ventilazione si calcola a partire dai valori della portata di ventilazione necessari per garantire le condizioni di qualità dell’aria in ambiente, indipendentemente dal tipo di ventilazione adottata (naturale o meccanica), facendo riferimento alla norma UNI 10339. In particolare si utilizza come dato di ingresso la portata minima di progetto di aria esterna, qve,0, funzione della destinazione d’uso dell’edificio o zona considerata, calcolata tenendo conto del numero nominale di occupanti o dell’area della superficie utile della zona considerata (esclusi cucine, bagni, corridoi e locali di servizio). La portata di ventilazione in condizioni di riferimento (ventilazione per sola aerazione), utilizzata per il calcolo della prestazione termica del fabbricato, si calcola applicando un fattore di correzione alla portata minima di progetto di aria esterna. Tale fattore rappresenta la frazione di tempo in cui si attua il flusso d’aria e tiene conto dell’effettivo profilo di utilizzo e delle infiltrazioni che si hanno quando non si opera l’aerazione. Nel caso di abitazioni civili (E.1) e di edifici adibiti ad attività industriali ed artigianali e assimilabili (E.8), assumendo un tasso di ricambio d’aria di progetto (per la determinazione della portata minima di progetto di aria esterna) pari a 0,5 h-1 e applicando il fattore correttivo fve,t,k si ottengono i valori di tasso di ricambio d’aria media giornaliera media mensile riportati nella tabella 4. ISOTEC quelli ivi indicati si procede secondo la UNI/TR 11328-1 (e non per interpolazione lineare, come specificato nella prima versione della UNI/TS). INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014 6 > AMBIENTE La depurazione degli scarichi a reazione termica Il Sistema antiparticolato TRD, Thermal Reaction Depuratore di Vicenzo Benincasa* Il T.R.D. è un sistema innovativo di depurazione a reazione termica degli scarichi dei motori di autocarri ed autovetture senza alcun uso di filtri meccanici. Il sistema (brevetto di invenzione n. 1369400 di Vincenzo Benincasa e di Andrea Marongiu ) è applicabile a tutti i motori a scoppio, ed in particolare ai veicoli diesel, anche già circolanti. Consente una eccezionale riduzione delle polveri fini emesse con recupero del particolato in forma solida atta allo smaltimento. Il T.R.D. parte da una diversa concezione del sistema di depurazione dei gas tossici, impiegando, in prossimità dei fumi in uscita ad elevata temperatura, uno scambio termico tale da provocare una reazione termica : il fenomeno della condensazione dei gas che durante la fase repentina dell’abbassamento termico si liquefano precipitando. Il T.R.D. è stato pensato per abbattere il “particolato” rappresentato dalle polveri sottili ed extrasottili vaganti (PM 10 e PM 2,5 od inferiore) presenti nei gas di scarico dei veicoli con la CO che è prodotta dalla incompleta combustione di idrocarburi fossili e di altri gas tossici. Attualmente con l’utilizzo generalizzato della marmitta catalitica c’è stato un cospicuo abbattimento del monossido di carbonio ma continuano a preoccupare le immissioni nell’atmosfera delle polveri > GUASTI sottili che comunque sfuggono ad essa e vengono diffuse in aria durante lo spostamento dei veicoli tendendo a sollevarsi ad una certa altezza a seguito dell’alta temperatura di emissione e della turbolenza del movimento. Ciò è tanto più vero oggi, perché con le autovetture euro 4 ed euro 5 il particolato sembra non esserci perché emettono poche PM 10 ma tantissime PM 2,5 ed inferiori, talmente fini che restano in aria per mesi e sono potenzialmente ancora più dannose delle PM10. I gas di scarico ricchi di particolato nell’immediata vicinanza della marmitta possono raggiungere temperature assai elevate, anche oltre i 600 gradi centigradi. Nelle giornate calde con basso grado di umidità i fumi rappresentano un grave problema di tossicità perché sono respirabili anche a notevoli distanze ed altezze alla stessa stregua di un gas. Per meglio valutare il problema occorre fare un raffronto comprensibile tra particolato ed il nanoparticolato o polveri sottili: il rapporto di grandezza che sussiste tra i due è quello che ci può essere tra una biglia di vetro ed una nave. Pertanto il nanoparticolato sfugge a qualsiasi filtro “fisico”, non è separabile perché è sostanzialmente un “gas”, ma altamente pericoloso per le conseguenti “nanopatologie” che ne possono conseguire, come dimostrato da una autorevole ricerca approfondita della Nanodiagnostics di Modena. In natura tuttavia, in situazioni particolarmente favorevoli, può presentarsi una liquefazione di tali gas con particolato. Queste situazioni vengono a crearsi in condizioni di temperatura esterna molto bassa ed elevato tenore di umidità in giornate piovose. Molti di noi avranno notato durante l’accensione dell’auto, a marmitta fredda, cadere da questa alcune gocce di un liquido nero, frutto di materiali inquinanti. Il T.R.D. è stato pensato per ricreare artificialmente un “microclima” corrispondente alla situazione favorevole sopra indicata in prossimità della zona di fuoriuscita dei gas inquinanti. Il T.R.D. vi interpone un sistema a scambiatore termico che raffredda con notevole escursione termica i gas in uscita. Il risultato è quello di realizzare, per reazione termica, una condensazione dei gas di scarico favorendo l’accumulo del particolato che andrà a precipitare in un apposito serbatoio di raccolta dedicato. Il T.R.D. sfrutta il principio della condensazione per separare il particolato. Il concetto è molto semplice e può essere così sintetizzato. I fumi di scarico fuoriescono a temperature molto elevate, per cui scontrandosi con una barriera molto più fredda in prossimità dell’uscita (un congruo scambiatore termico con circuito di raffreddamento coadiuvato da un comune radiatore) si ottiene come risultato una immediata condensazione dei fumi. Il liquido denso formatosi, carico di polveri sottili, viene raccolto prima in una cella di percolazione ed in seguito in un serbatoio opportunamente dimensionato. Il liquido evaporando lascerà le polveri sottili raccolte, in fase solida, per poi essere smaltite con la sostituzione e/o la pulizia del serbatoio stesso. Lo scopo del T.R.D. è quindi quello di catturare, senza l’uso di filtri, le polveri fini e le nanopolveri disperse in aria da fumi caldi provenienti da motori e bruciatori trasformandole in polveri solide, compattabili e quindi smaltibili in modo semplice come materiale inerte da riempimento o per un altro tipo di utilizzo. È stato pensato per gli autocarri ed autoveicoli, ma può essere applicato, secondo un percorso progettuale e sperimentale, ad altre gravi fonti di inquinamento da combustione, quali impianti di riscaldamento, centrali termiche, mezzi navali , fino ai termovalorizzatori. Con il contributo della Provincia di Livorno che ha messo a disposizione un camion Iveco a gasolio del 1986 ed ha finanziato la prototipazione del T.R.D., è stato raggiunto tale risultato: 1) alla Motorizzazione Civile senza l’installazione del sistema T.R.D. è stato rilevato l’indice medio K di opacità: K= 2,8 corrispondente ad euro zero. 2) Nella prova con il T.R.D. l’indice medio è stato di: K= 1,5 corrispondente ad un euro 3. 3) Il mezzo dotato di T.R.D ha percorso, senza alcun problema e senza cali di potenza. oltre 3000 km depositando polveri scure solide per un volume di circa 5 litri. Un campione del particolato raccolto è stato esaminato dal dott. Stefano Montanari, uno dei più autorevoli scienziati in materia di particolato. L’analisi di tali polveri tramite indagine diagnostica di microscopia elettronica a scansione e micro analisi a raggi x è stata effettuata con una relazione di 35 pagine dal prof. S. Montanari. Sono state tratte le seguenti interessanti conclusioni. 1) Finora nessun sistema di separazione delle polveri fini aveva realizzato un risultato così consistente in polvere vera e propria addensata. Ciò è positivo perché mentre gas e liquidi sono difficilmente smaltibili, un materiale solido viceversa rende il problema dello smaltimento meno complesso. 2) Il sistema adottato sembra ottimale in quanto realiz- za all’interno dell’autoveicolo la stessa soluzione che opera la natura nel pulire l’atmosfera dalle polveri, ovvero la condensazione senza l’utilizzo di filtri fisici, i quali, a detta del dott. Montanari, sono più dannosi che utili. Infatti i filtri fisici, al momento della loro pulizia automatizzata liberano disperdendo in aria tantissime particelle ancora più fini, le quali si combinano con i gas atmosferici in modo tale che viene moltiplicata per 7 la quantità dannosa dispersa. 3) Dall’analisi delle polveri il T.R.D. ha dimostrato la propria capacità di trattenere particelle volatili inferiori anche al PM 0,5. Questo risultato è importantissimo perché finora le particelle inferiori al PM 5 sfuggivano totalmente a qualsiasi filtro fisico pur essendo invece estremamente pericolose. Il sistema a reazione termica (T.R.D) è già stato recepito come un rimedio importante di riduzione dei fumi nei grandi impianti (Protocollo di Arhus – Danimarca – del 23/6/98 nel quale si legge all’art. 17. Misure relative ai fumi di combustione. Le seguenti misure consentono di ridurre in modo ragionevolmente efficace il tenore di PCDD/PCDF nei fumi di combustione: a) raffreddamento rapido dei fumi di combustione (molto efficace e relativamente poco costoso). Tale sistema non è stato però finora mai utilizzato per gli autoveicoli, inoltre per i grossi impianti è stato adottato investendo con getti di acqua fredda i fumi; in tal modo, contrariamente al T.R.D., si produce una grande quantità di acqua inquinata, difficilmente smaltibile e comunque ad alti costi. Si trasforma cioè l’inquinamento atmosferico in inquinamento di liquidi. L’Università di Pisa tramite il Polo Tecnologico di Cecina ha così commentato il sistema T.R.D.: “L’impiego di apparati per abbattere il contenuto di particolato solido nei gas di scarico di motori è diffuso soprattutto nei motori fissi impiegati in luoghi chiusi ( miniere ) dove l’agglomerazione di particelle e la loro separazione è favorita dall’uso di spray. Nel caso in esame si lavora senza iniezione e ciò costituisce un vantaggio” …. “L’apparato può interessare o i costruttori di autoveicoli o i gestori di grande flotte di autoveicoli”. * Ingegnere a cura di Fulvio Re Cecconi Colonizzazione biologica sistema a cappotto di Fulvio Re Cecconi e Enrico De Angelis* L’elemento oggetto del guasto è una parete perimetrale verticale non portante con isolamento termico dall’esterno (a cappotto). In particolare, la parte oggetto dei meccanismi di alterazione è il rivestimento plastico ad applicazione continua (RPAC) utilizzato come finitura del cappotto. Descrizione del modo di guasto L’acqua che si trova sulla superficie della facciata in ragione della pioggia e per condensazione superficiale ed adsorbimento viene assorbita dal rivestimento a spessore, il quale presenta una notevole porosità, per capillarità e per diffusione superficiale. Colonizzazione biologica su parete isolata a cappotto, particolare In ragione dell’esposizione (Nord), la superficie esterna del cappotto riceve una minore quantità di radiazione solare e si asciuga più difficilmente rispetto alle altre facciate diversamente esposte. L’acqua accumulata dal rivestimento a spessore viene quindi smaltita più lentamente e si hanno condizioni favorevoli alla proliferazione di colonizzazioni biologiche. La proliferazione biologica è favorita in particolare in condizioni riparate dalla pioggia. Dove si ha invece un consistente ruscellamento di facciata si ha dilavamento della superficie. Suggerimenti per il ripristino e per la prevenzione Per il ripristino è necessario eseguire una pulizia della superficie e rifacimento della finitura utilizzando prodotti antimuffa. Per prevenire questa modalità di guasto vanno tenuti presenti i seguenti punti: - curare la planarità del supporto e della superficie dei pannelli di isolante, - utilizzare un adeguato spes- Vista generale di una parete colonizzata da funghi e organismi biologici sore di malta rasante in modo tale da governare le residue irregolarità, - utilizzare una malta rasante additivata con polimeri come fluidificanti per ridurre il rapporto acqua - legante garantendo la lavorabilità e la frat- tazzabilità della malta durante la posa, - utilizzo di finiture con additivi fungicidi, - preferire una idropittura (non ha una superficie aperta di pori come quella del RPAC) invece di un rivestimento a spessore, - curare i dettagli costruttivi della gronda e dei gocciolatoi. *Ingegnere, Docente di Architettura tecnica, Politecnico di Milano INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014 7 > APPALTI La gestione degli appalti con l’eProcurement Ritardi e problemi ancora aperti per l’Agenda digitale di Marzia Bolpagni* Tra le numerose iniziative promosse dall’Unione europea per migliorare la gestione degli appalti pubblici, vi è l’implementazione di piattaforme di eProcurement, ovvero piattaforme destinate alla gestione di appalti elettronici. Attualmente la loro adozione è assai limitata, sebbene l’Unione europea ne riconosca i benefici e ne promuova l’utilizzo. Nel 2010, infatti, l’Agenda digitale europea ha affermato che, grazie a un mercato digitale unico basato su internet veloce e superveloce e su applicazioni interoperabili, si possono ottenere vantaggi socioeconomici sostenibili. Nel marzo dello stesso anno la Commissione europea ha promosso sette iniziative faro che rientrano nella strategia Europa 2020, tra cui si colloca anche l’Agenda digitale europea, volta ad assumere un ruolo chiave nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC). Esistono, tuttavia, diversi ostacoli che richiedono una risposta esaustiva e unitaria. La mancanza di interoperabilità, di investimento nelle reti e di alfabetizzazione digitale, nonché di competenze informatiche, risulta essere, infatti, una barriera allo sviluppo delle TIC. A queste si aggiungono la frammentazione dei mercati digitali, l’impegno insufficiente nella ricerca e nell’innovazione, l’aumento della criminalità informatica e il rischio di un calo della fiducia nelle reti. Alla luce di queste criticità, l’Europa si è posta diversi obiettivi; tra cui quello di realizzare un mercato unico aumentando l’intero- Schema che evidenzia gli elementi sviluppati da PEPPOL all’interno del processo di eProcurement (http://www.peppol.eu/) perabilità e la creazione di standard, oltre ad investire nella ricerca e nell’innovazione. All’interno dell’Agenda digitale europea, la digitalizzazione dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione (eGovernment) risulta essere una delle strategie da adottare per migliorare il servizio ai cittadini e alle imprese. I servizi di eGovernment, infatti, possono ridurre costi e tempi, favorendo la partecipazione e promuovendo un’amministrazione aperta e trasparente. In Europa, tuttavia, esistono molte differenze tra i diversi Stati membri e la diffusione tra i cittadini è ancora limitata, nonostante ci sia un livello elevato di disponibilità di tali servizi. Nel 2010 la Commissione europea ha redatto un piano d’azione europeo per l’eGovernment ed entro la fine del prossimo anno i governi si impegnano a garantire un’ampia diffusione di ser- Diversi approcci per la gestione degli appalti pubblici vizi di eGovernment dando per primi il buon esempio. Attualmente uno dei principali limiti allo sviluppo di servizi pubblici online è l’impossibilità di adottarli a livello transfrontaliero, incidendo, così, sulla mobilità delle imprese e dei cittadini. Questo accade perché le autorità pubbliche troppo spesso hanno posto più attenzione ai bisogni nazionali, senza sviluppare un mercato unico. L’esistenza di un unico mercato, però, è di fondamentale importanza, in quanto alcuni strumenti giuridici e iniziative si basano sul principio dell’interazione fra imprese e amministrazioni pubbliche per via elettronica e a livello transfrontaliero. Per questo motivo è necessario che l’Europa collabori per sviluppare e realizzare servizi pubblici online che non si limitino ai confini nazionali. Per conseguire questo scopo, procedure armonizzate per gli appalti pub- blici elettronici e servizi transfrontalieri di identificazione e autenticazione elettronica possono facilitarne l’implementazione. Inoltre, il piano d’azione europeo per l’eGovernment 2011-2015 afferma l’importanza per le imprese di poter facilmente vendere e fornire servizi e prodotti in tutta l’Europa, per mezzo di appalti pubblici elettronici. Questa esigenza è sempre più avvertita anche dalle imprese italiane, che, soprattutto in questo momento, hanno bisogno di allargare i propri orizzonti. Per realizzare gli obiettivi fissati sono state condotte diverse iniziative tra le quali troviamo il progetto PEPPOL (“PanEuropean Public Procurement On-line), dove è stato sviluppato un pilot test di eProcurement pubblico interoperabile per consentire agli imprenditori di compiere l’intero ciclo dell’appalto online. In questo modo, entro il 2015, le imprese europee potrebbero facilmente vendere beni e fornire servizi alle amministrazioni pubbliche di altri Stati membri. PEPPOL non è una piattaforma di eProcurement, bensì la raccolta di una serie di specifiche tecniche che possono essere implementate in soluzioni di eProcurement già esistenti. Una piattaforma open-source, Open ePRIOR, invece, è stata sviluppata nel 2009 per permettere ad ogni pubblica amministrazione (PA) di implementare servizi elettronici nel rispetto degli standard sviluppati da PEPPOL. Un importante passo nello sviluppo dell’eProcurement è avvenuto nel 2012 quando la Commissione Europea ha redatto “Una strategia per gli appalti elettronici” sottolineandone l’importanza strategica. Inoltre, per quanto riguarda la fase che precede l’aggiudicazione, la Commissione europea sta lavorando al progetto eTendering, una piattaforma di eProcurement basata sulle direttive europee. Grazie a eTendering, è possibile gestire appalti elettronici accedendo a bandi di gara e alla relativa documentazione, rappresentando così un’efficace estensione del TED (Tenders Electronic Daily), versione online del Supplemento alla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea. Grazie al passaggio all’eProcurement, le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori possono risparmiare tra il 5 e il 20%; inoltre è stato dimostrato che i costi di investimento possono essere ammortizzati in tempi brevi (1). Alla luce delle iniziative promosse a livello europeo, l’Italia come si sta comportando? Con il d.l. 179/2012, Decreto Crescita 2.0, il nostro Paese recepisce i principi dell’Agenda digitale europea e, in particolare, tutte le procedure per l’acquisto di beni e servizi da parte delle pubbliche amministrazioni dovranno essere svolte esclusivamente per via telematica, in modo da garantire maggiore trasparenza e riduzione dei tempi. Nello stesso anno è stata fondata l’Agenzia per l’Italia digitale con compito di portare avanti gli obiettivi definiti dall’Agenda Digitale Italiana (ADI), monitorando l’attuazione dei piani di Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) delle p.a. e promuovendone di nuovi ogni anno, nel rispetto delle indicazioni dell’Agenda digitale europea. Il rapporto del 2014 (2) rivela come, sebbene vi siano state buone pratiche di eProcurement e di mercato elettronico per le p.a., il mercato digitale nel suo complesso sia ancora poco diffuso. Questo ha generato una mancata fiducia in questo approccio, una scarsa integrazione di filiera e, in alcuni casi, la mancanza di cultura digitale. L’Osservatorio eGoverment del Politecnico di Milano in una recente conferenza (3) ha affermato che in Italia non vi è una chiara identificazione degli obiettivi da perseguire e che il panorama è molto frammentato, senza azioni concrete e coerenti con gli obiettivi, soprattutto per quanto riguarda l’eProcurement. Inoltre l’Osservatorio ha riportato che nel maggio del 2014 per il 45% degli enti la formalizzazione delle procedure di acquisto di beni e servizi ICT è molto bassa o nulla e solo un ente su cinque dispone di un software a supporto dei flussi documentali e informativo a supporto dell’eProcurement. In Italia l’adozione di piattaforme per beni e servizi è più diffusa rispetto a quella per la gestione di appalti di lavori, principalmente a causa della natura più complessa e meno standardizzabile di questi ultimi. È possibile osservare due differenti approcci: sviluppo interno di piattaforme da parte di operatori pubblici e sviluppo esterno affidato ad operatori privati. Nel primo caso, sebbene vi siano alcuni esempi di piattaforme di eProcurement (come quella sviluppata da Regione Liguria e dall’Emilia Romagna), attualmente solo Regione Lombardia è in grado di gestire appalti di beni, servizi e lavori. Il secondo approccio, invece, vede regioni e province avvalersi di soluzioni proposte da operatori privati, sempre nel rispetto della normativa vigente. Regione Piemonte è dotata di una piattaforma di eProcurement per beni e servizi realizzata da CSI Piemonte e gestita da BravoSolution. iFa- ber, invece, gestisce le piattaforme di eProcurement di Regione Toscana e Provincia Autonoma di Bolzano, permettendo lo svolgimento non solo di gare per beni e servizi, ma anche per appalti di lavori. Appare chiaro che nel nostro Paese la diffusione delle piattaforme di eProcurement a supporto degli appalti pubblici di lavori sia assai limitata e solo poche committenze “illuminate” le stiano adottando. Al giorno d’oggi, infatti, le indicazioni della Commissione europea in materia di eProcurement non sono state pienamente recepite. Leopoldo Freyrie in un articolo pubblicato sul Il Sole 24 Ore (4) ha affermato l’importanza di riformare il sistema degli appalti italiano, non tanto tramite normative, bensì grazie ad uno sforzo di semplificazione e innovazione. Un “unico luogo di gara virtuale e perfettamente trasparente” sarebbe, infatti, la soluzione da intraprendere per migliorare la gestione degli appalti pubblici, come già accade in altri Paesi europei. La visione di Freyrie sembra essere utopistica se paragonata alla situazione attuale, tuttavia rappresenta la strada da percorrere per attuare le linee guida europee dell’Agenda Digitale. Una piattaforma unica per il territorio nazionale dovrebbe, inoltre, essere integrata con quella europea (Open ePRIOR) e con gli standard sviluppati da PEPPOL per favorire appalti pubblici transfrontalieri. Grazie alla nuova direttiva europea sugli appalti pubblici, il Building Information Modelling (BIM) viene ufficializzato per la prima volta. È quindi possibile che in futuro sempre più gare verranno svolte mediante un approccio BIM. Sebbene in Italia nessuna piattaforma di eProcurement supporti un approccio di questo tipo, alcuni paesi, come il Regno Unito e Portogallo stanno sviluppando delle soluzioni innovative in questa direzione. All’interno del progetto INnovazioni TEcnologiche per una Gestione RAzionale del Tessuto Edilizio (INTEGRATE), accordo quadro CNRRegione Lombardia, anche ITCCNR si sta occupando di queste tematiche sviluppando uno studio di fattibilità sull’implementazione del BIM nelle piattaforme di eProcurement. È auspicabile che in tempi brevi il nostro Paese riconosca l’importanza di adottare un’unica piattaforma per la gestione degli appalti elettronici integrando un approccio BIM-based. In questo modo chi lavora nel settore delle costruzioni avrebbe la possibilità di allinearsi al panorama europeo ed essere veramente competitivo. Note 1. Commissione Europea, Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, Una strategia per gli appalti elettronici. Bruxelles, 20 aprile 2012. COM(2012) 179 final, 2012. 2. Agenzia per L’Italia Digitale, La strategia italiana per l’agenda digitale, 7 aprile 2014. 3. Osservatorio eGoverment, eGoverment: non solo moda. Politecnico di Milano. Dipartimento di Ingegneria Gestionale. Roma, 3 luglio 2014. 4. FREYRIE L., Innovazione e trasparenza per concorsi e appalti, ne “Il Sole 24 Ore”, 25 giugno 2014, n. 172, p. 13. *Ingegnere, Assegnista di Ricerca, ITC-CNR San Giuliano Milanese INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014 8 > RECENSIONI Calcolo strutturale: il prontuario ragionato per gli ingegneri Uno strumento indispensabile per l’esame di Stato e per il professionista di Enrico Patti “Nell’epoca della tecnologia e dei calcoli al computer, è impossibile reperire in rete o in bibliografia un prontuario ragionato per l’Esame di Stato degli Ingegneri, che consenta di affrontarlo nel rispetto delle attuali Normative del calcolo strutturale semplificato senza tuttavia perdere in affidabilità e in precisione”. A dirlo è l’ing. Claudio Mirarchi autore, insieme al collega Carlo Marini, del nuovo Prontuario ragionato di calcolo strutturale per opere in c.a. e acciaio, presto in tutte le librerie specializzate, ma già disponibile sullo store online Maggioli Editore: maggiolieditore.it. Il prontuario, infatti, prende spunto proprio dal periodo trascorso dagli autori a preparare l’Esame di Stato per l’abilitazione alla professione di Ingegnere. “Allo stato attuale delle cose, infatti, – prosegue l’ing. Marini – in rete ed in bibliografia si trovano informazioni frammentarie, non univoche e spesso frutto di “copia e incolla” di vecchie lezioni sul calcolo strutturale di professori universitari (spesso non aggiornate alla normativa vigente)”. Esame di Stato per gli ingegneri 2015 Questo prontuario servirà ai giovani ingegneri neolaureati per affrontare le prove riguardanti i calcoli strutturali? “Certamente”, assicura Mirarchi, “l’idea alla base del pron- tuario per il calcolo strutturale è proprio quella di creare uno strumento che permetta di prendere (o riprendere) confidenza con i procedimenti ed i calcoli da svolgere, con le azioni che entrano in gioco, con le unità di misura e gli ordini di grandezza propri di una realizzazione di medio-piccole dimensioni; uno strumento snello, intuitivo e facile da consultare”. Quindi un manuale dedicato solo agli studenti di ingegneria? “No, affatto – dice l’ing. Carlo Marini – “pur rimanendo indirizzato principalmente agli studenti che si cimentano nell’Esame di Stato nella sezione Ingegneri Civili-Ambientali, sotto forma di guida per svolgere passo passo la prova pratica, il testo può risultare veramente utile anche per professionisti che desiderano avere sotto mano uno strumento semplice e snello che sia di ausilio nella progettazione, permettendo con alcuni semplici calcoli di effettuare verifiche «mirate» volte a stabilire se i risultati forniti dai programmi di calcolo corrispondano, almeno come ordine di grandezza, a quelli ricavati a mano”. gramma di cui non si conoscono a fondo i procedimenti (a meno di non approfondire nel dettaglio le tematiche della Meccanica Computazionale), e in cui è sempre possibile il verificarsi di un errore umano nella fase di inserimento dei dati e dei parametri”. Da dove nasce l’esigenza di scrivere un prontuario ragionato per il calcolo strutturale? “Entrambi (l’ing. Marini e l’ing. Mirarchi, n.d.r.) ci consideriamo ex studenti prima ancora che professionisti, ricordando distintamente la difficoltà di assimilare concetti tanto importanti quanto poco familiari per chi In che senso “verifiche mirate”? “L’utilizzo di sofisticati programmi di calcolo non è infatti in sé garanzia di buona progettazione; principalmente perché le pratiche di buona progettazione (oltre che il comune buon senso) suggeriscono di non accettare passivamente, senza una breve verifica, risultati di calcoli svolti da un pro- > SISTEMI DI FISSAGGIO Nuove Certificazioni CE per le viti a legno Tecfi Le novità alla luce della revisione delle NTC Recentemente è stata approvata dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici una revisione delle Norme Tecniche per le Costruzioni, al vaglio del Ministero delle infrastrutture al momento della stesura del presente articolo. Il testo licenziato dal C.S.LL.PP. presenta diverse novità in molti settori della progettazione; per il paragrafo 4.4, relativo alle strutture in legno, è stata proposta una sostanziale modifica dei coefficienti di sicurezza: tali modifiche avvicinano i valori dei coefficienti di sicurezza a quelli previsti dall’Eurocodice 5. Per i connettori di forma cilindrica come chiodi, viti, cambrette, spinotti e bulloni, il coefficiente di sicurezza proposto è pari a 1,35, circa il 10% più basso rispetto al valore di 1,5 attualmente in vigore per questo tipo di connessioni. Tale modifica dei coefficienti di sicurezza, se approvata in fase finale, permetterebbe al progettista di dimensionare le strutture in modo più efficiente, riducendo il numero di connettori da adoperare rispetto alla versione precedente del testo delle Nuove NTC. Tecfi s.p.a., azienda specializzata nel settore dei fissaggi e delle connessioni strutturali, ha recentemente ampliato la propria gamma di viti certificate per ancoraggi strutturali su costruzio- ni in legno. Il forte interesse di progettisti e committenti verso le strutture lignee è dovuto soprattutto ad una crescente sensibilità del modo delle costruzioni alle tematiche della sostenibilità delle strutture, caratteristica intrinseca del legno e dei suoi derivati. Per affiancare il progettista nel dimensionamento e la verifica delle connessioni ed offrire la più ampia gamma possibile di soluzioni nel settore degli ancoraggi per le costruzioni di legno, la Tecfi ha sottoposto ai severi test previsti della Normativa Europea EN14592:2008+A1:2012 le gamme di viti per legno: TT, FT, FJ, TK, TJ, TM, BA01, AG, GX, KX, GL. La normativa di riferimento specifica i requisiti e i metodi di prova per materiali, geometria, resistenza, rigidezza e durabilità degli elementi di collegamento di forma cilindrica da utilizzare nelle strutture lignee. I prodotti Tecfi sottoposti a valutazione secondo la EN 14592:2008+A1:2012 hanno soddisfatto tutti i criteri di valutazione proposti dalla normativa europea e, per questo motivo, hanno conseguito la marcatura CE in accordo al regolamento sui prodotti da costruzione UE 305/2011. Tra le viti Tecfi marcate CE, oltre a quelle classiche zincate, ci sono quelle in acciaio inox e con trattamenti superficiali speciali che consentono di eseguire connessioni legno-legno o acciaio-legno anche in luoghi esposti ad agenti atmosferici o condizioni ambientali aggressive. Sul sito tecfi.it sono già disponibili le Dichiarazioni di Prestazione (DoP) degli articoli in oggetto, conformemente a quanto previsto dalle norme vigenti. Tecfi www.tecfi.it si approccia per la prima volta alla Tecnica delle Costruzioni”. “Abbiamo avvertito la necessità di fornire un supporto complementare ai testi tradizionali, – continuano gli autori – più snello e meno formale, che di pari passo con la teoria illustri sommariamente le applicazioni pratiche di quanto appreso, e consenta di fornire un ordine di grandezza verosimile, esplicitando gli innumerevoli coefficienti che entrano in gioco, spiegando quali sono importanti e quali invece si possono approssimare senza grosse ripercussioni sul risultato finale, sempre rifacendosi a riferimenti teorici”. A proposito di riferimenti teorici, quali sono le fonti su cui si basa il prontuario? “Avendo come scopo la redazione di un progetto strutturale, nel testo sono continui i riferimenti alla Normativa attualmente vigente in Italia, ovvero basicamente al decreto sulle Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC 2008). Sono presenti svariati riferimenti ad altre normative complementari quali per esempio gli Eurocodici, la Circolare n. 617 del 2 febbraio 2009 relativa alle NTC, il Testo Unico per l’Edilizia ed alcuni documenti tecnici del Consiglio Nazionale delle Ricerche, anche se il riferimento ultimo, in quanto norma cogente, rimangono sempre le NTC” (si rilevano in dettaglio i Riferimenti normativi a fine volume, n.d.r.). Insomma, questo nuovissimo prontuario ragionato per il calcolo strutturale per opere in c.a. e acciaio è decisamente utile sia per il neolaureato che si accinge ad affrontare la prova pratica per il superamento del prossimo Esame di Stato Ingegneri nel 2015, sia per il professionista già affermato, quale valido aiuto per la verifica dei calcoli. Per informazioni www.maggiolieditore.it INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014 9 SPECIALE EFFICIENZA ENERGETICA KLIMAHOUSE 2015 > SMART CITIES Città intelligenti e sostenibili: una sfida aperta Come dovrebbero investire le città per il benessere economico e ambientale futuro di Carlo Leone* Le città sono la forza trainante dell’economia – secondo McKinsey, solo 600 città contribuiscono al 60% del PIL mondiale – e si prevede che il numero di persone che vive in città aumenterà da 3,6 miliardi nel 2010 a 6,3 miliardi nel 2050. In Italia, le prime 3 città – Milano, Roma e Venezia – rappresentano, da sole, oltre il 30% del PIL. Quali strategie devono adottare le città per pianificare, costruire e mantenersi al centro dell’innovazione e della crescita economica? I trend della progettazione per le città del futuro Prima di discutere le strategie di investimento, vale la pena capire i motivi per cui le città sono cresciute nel corso degli ultimi 5.000 anni. In breve, è successo perché hanno adottato un modello economico incredibilmente produttivo e duraturo. Il passaggio alla vita urbana permette di aumentare i redditi e il potere di acquisto di milioni di persone in tutto il mondo. Le infrastrutture sono fondamentali per il successo di una città perché forniscono elettricità, acqua, trasporti, gestione dei rifiuti e accesso a beni alimentari e manufatti. Vitali per il benessere delle città, le infrastrutture supportano molto di più di quelle che sono le esigenze base; favoriscono l’interazione, semplificano la comunicazione e la condivisone delle idee, i principi fondamentali dell’innovazione e della crescita economica futura. Oggi le persone si spostano verso le città per diverse ragioni, tra cui un miglior accesso al lavoro, alle scuole, ai servizi e alla cultura. Come sarà la città del futuro? La qualità della vita sarà ancora più importante negli anni a venire e fattori come la sostenibilità, l’efficienza energetica, la qualità delle case e delle scuole, la sicurezza e anche la serenità saranno requisiti fondamentali. Le città dovranno essere adattive, collaborative, percorribili e chiunque dovrà avere accesso ai servizi e ai trasporti pubblici. I trend della progettazione indicano più verde per gli edifici con giardini pensili e coltivazioni verticali. L’urbanistica si sta muovendo verso l’utilizzo misto della zonizzazione che fornirà uffici e spazi condivisi ideali per la collaborazione. La connettività sociale e imprenditoriale sta coraggiare la citata strategia di sviluppo dell’“accesso mediante la prossimità”. diventando ubiqua, sostenendo un aumento della mobilità e del lavoro autonomo. Una città prospera è facilmente percorribile e il trasporto intelligente permette a chiunque di spostarsi da un punto all’altro velocemente e un basso consumo energetico. Le città sostengono “l’accesso mediante la vicinanza” rispetto all’“accesso mediante la mobilità” come modo per trarre pieno beneficio economico e ambientale inclusi l’incremento del gettito fiscale, cittadini più sani, miglior utilizzo delle infrastrutture esistenti e una minor domanda di combustibili fossili. Gli investimenti in infrastrutture da sostenere per il benessere urbano In realtà, le città del futuro dipendono dalle decisioni di oggi. La priorità data agli investimenti nelle infrastrutture è il riflesso dei valori sociali, economici e ambientali. La questione per gli urbanisti è come favorire l’attività economica in modo da ottimizzare i benefici per la comunità. La tecnologia può aiutare le cit- tà fornendo diverse possibilità di progettazione a favore della sostenibilità, con benefici economici e una miglior qualità della vita. Per raggiungere tali obiettivi, gli investimenti tecnologici da effettuare nelle infrastrutture sono: - Edifici: gli edifici costruiti decine di anni fa staranno ancora in piedi perché fatti di acciaio ma con i progressi ottenuti nella potenza di calcolo oggi è possibile valutare velocemente i sistemi edilizi e dare priorità a retrofit efficienti dal punto di vista energetico per un maggior impatto. modo che possano essere velocemente riparate. In particolare, le città costiere hanno bisogno di fornire strategie affidabili a fronte dell’innalzamento del livello del mare, dell’aumento delle tempeste, di terremoti o semplicemente il peso della crescente pressione dell’urbanizzazione. La simulazione abilitata dalla potenza del cloud computing permette ai pianificatori e ai progettisti di esplorare alternative innovative e meno costose e la visualizzazione di tali approcci in contesti futuri grazie a simulazioni basate sul tempo. - Acqua: l’aggiunta di parchi e corridoi verdi nelle città può aiutare a gestire le acque piovane, a ridurre i costi di manutenzione delle infrastrutture sopra il livello del suolo e sotto terra, e a creare un ambiente più bello e più sano. I sensori nei tubi possono tracciare l’utilizzo e soprattutto le perdite in - Trasporti: le autorità di regolazione dei trasporti stanno beneficiando della potenza di calcolo virtualmente infinita e di moderni strumenti di progettazione per esplorare rapidamente le opzioni di trasporto per ridurrei tempi di viaggio, la congestione del traffico, diminuire le emissioni di carbonio e in- - Energia: oltre a emissioni di gas serra inferiori e a costi energetici più stabili, la generazione di fonti rinnovabili all’interno della città, come ad esempio l’energia solare e eolica, può ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia, e contribuire a migliorare la resilienza urbana di fronte alla fluttuazione dei prezzi delle materie prime e dei disastri naturali. Big Data, tecnologia e persone Tuttavia, sono le persone e non la tecnologia che determinano una città. Un pubblico informato è fondamentale per l’approvazione di progetti nuovi o di riqualifica per migliorare la competitività economica di una città. La tecnologia di oggi supporta i big data; le città e le imprese commerciali possono utilizzare i dati per creare e presentare proposte per nuovi progetti visualizzati nel loro ambiente o condurre analisi per la crescita della popolazione, l’impatto meteo e molti altri fattori. Permettere alle persone di accedere ai dati può facilitare la comunicazione e il processo di approvazione. La sfida più grande è stabilire come dovrà essere il nostro futuro; solo avendo le idee chiare si possono perseguire gli obbiettivi. L’informazione è im- portante perché quando arriva il momento di razionalizzare la spesa di risorse limitate, dobbiamo poter farlo sulla base di fattori sociali e ambientali, oltre che economici. Le tecnologie avanzate di simulazione, visualizzazione e analisi sono ampiamente utilizzate nel settore manifatturiero e l’adozione sta crescendo rapidamente anche in quello delle infrastrutture e edile per comprendere al meglio i progetti. Questi strumenti utilizzano modelli 3D intelligenti per valutare rapidamente diverse opzioni di progettazione e per prevedere le prestazioni fisiche e funzionali del progetto finito in diverse condizioni. Conosciuto dai progettisti, dagli ingegneri, dagli architetti e dagli appaltatori come BIM (Building Information Modeling), tale processo permette inoltre di ottenere miglioramenti significativi della produttività. Con l’aumento dei big data e la disponibilità di tecnologie avanzate di modeling, oggi è possibile pianificare e dare priorità agli investimenti nello sviluppo urbano con maggiore lungimiranza, miglior comunicazione dei possibili risultati e ottenere esiti migliori. Ancora più importante, queste tecnologie insieme alle piattaforme sociali e mobile, permettono di coinvolgere tutte le parti interessate di un progetto – dai cittadini ai professionisti – prima e durante l’intero processo in modo estremamente comprensibile. In definitiva, ciò che conta sono le persone che lavorano nelle città. Le tecnologie big data e di simulazione aiutano le persone a progettare e a effettuare gli investimenti infrastrutturali di cui hanno bisogno le città per un futuro di rinnovata vitalità ambientale e economica. *AEC Sales Manager Italia Iberia & Med di Autodesk 10 SPECIALE INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014 EFFICIENZA ENERGETICA > IN DETTAGLIO a cura di Fulvio Re Cecconi Progettazione esecutiva di involucri in legno Studio di componenti edilizi con struttura in legno ed assemblaggio con tecnologia costruttiva stratificata a secco di Matteo Antonini*, Andrea Giovanni Mainini**, Matteo Saibeni*** L’articolo della rubrica In dettaglio del presente numero è dedicato alla progettazione di componenti edilizi realizzati con struttura in legno ed assemblaggio con tecnologia costruttiva stratificata a secco. L’utilizzo del legno come materiale strutturale ha notevoli vantaggi, fra i quali quelli prettamente strutturali collegati alla leggerezza delle strutture ed al comportamento sismico delle stesse, fino alla riduzione dei ponti termici viste le migliori proprietà di isolamento ed infine un impatto ambientale molto più ridotto rispetto alle tecnologie costruttive tradizionali. Il dettaglio analizzato riguarda il colmo di una copertura ventilata con struttura in legno. L’orditura principale è realizzata con travi in legno lamellare sulle quali sono posizionati i travetti dell’orditura secondaria. Sull’orditura secondaria risulta posato assito in legno d’abete (spessore 2 cm). La finitura interna a vista è realizzata con una lastra di cartongesso applicata su appositi profili metallici fissati sul tavolato in legno d’abete. Sul tavolato in legno è applicato un foglio in alluminio con funzione di barriera al vapore al fine di evitare la formazione di condensa interstiziale. Al di sopra della barriera al vapore è posizionato lo strato di isolamento termico realizzato con doppio pannello di fibra di legno per uno spessore complessivo di 12 cm. Al di sopra dell’isolamento termico è applicato un tavolato in legno d’abete (spessore 2,5 cm) posato su un’orditura di listelli in legno inseriti nello spessore dell’isolante, che, date le limitate dimensioni e la bassa conducibilità termica del legno, non pregiudicano la continuità dello strato isolante. Tale secondo tavolato in legno d’abete ha la funzione di chiusura. Sul tavolato in legno è stata posizionata una membrana traspirante sottotegola, avente la funzione di garantire l’impermeabilità della copertura (così come previsto da UNI 9460:2008), al di sopra della quale è stata realizzata una doppia orditura di listelli in legno avente la funzione di creare un’intercapedine d’aria ventilata e di costituire il supporto Figura 1 – Colmo di copertura in legno per il manto di tenuta discontinuo realizzato in tegole. La soluzione tecnica adottata si presta ad essere adattata a diversi contesti climatici semplicemente dimensionando lo spessore dell’isolamento termico in funzione dei requisiti progettuali prefissati. Analisi termiche agli elementi finiti Il nodo costruttivo è realizzato secondo i migliori canoni della regola dell’arte. Resta da verificare se il contributo dell’isolamento continuo in corrispondenza della copertura sia efficace per la tenuta termica globale della copertura. Il nodo costruttivo dovrà essere sottoposto a un’analisi termica bidimensionale agli elementi finiti che possa mettere in risalto l’entità dei flussi termici e lo sviluppo delle temperature all’interno del modello. Le condizioni al contorno per cui viene eseguita l’analisi sono: - Tset Int: 20 °C (Temperatura interna di progetto per la stagione invernale) - Tprog out: -5 °C (Temperature di progetto dell’aria esterna per la città di Milano – Stagione invernale) I risultati della modellazione, sintetizzati nelle immagini seguenti, permettono in aggiunta di apprezzare i profili di temperatura superficiale, fornendo la possibilità di definire considerazioni indicative riguardo alla possibilità di formazione di condensa sulle superfici interne della chiusura. Grazie all’immagine in falsi co- Figura 2 – Colmo di copertura in legno ventilata con strato di tenuta in tegole e controsoffitto in cartongesso: rappresentazione tramite isoterme dello sviluppo delle temperature all’interno della sezione lori, oltre che da rilevazioni localizzate sui risultati del modello, si può notare come le temperature si mantengano all’interno di un intervallo di valori compreso tra i 18.5 e i 19.5 °C. Temperature inferiori sono raggiunte nelle intercapedini debolmente ventilate ottenute in corrispondenza della trave di colmo della copertura. La temperatura superficiale raggiunge, in questo caso, un minimo di 14 °C. Questo intervallo di temperature superficiali permette di affermare con certezza che non vi sia la possibilità di formazione di condensa, nemmeno nei casi in cui la temperatura dell’aria esterna sia particolarmente severa, come nel caso in esame. La problematica si potreb- be presentare solo in corrispondenza di valori di U.R. superiore all’85%. È utile spendere qualche istante per fornire al progettista uno strumento di controllo dell’entità delle dispersioni localizzate in corrispondenza del colmo del tetto. Per quanto la soluzione costruttiva sia in grado di controllare efficacemente i trasferimenti di calore dall’ambiente interno all’ambiente esterno, si è in presenza di un ponte termico in corrispondenza del colmo del tetto. Tale fenomeno è fisiologico e causato dalla variabilità geometrica della sezione e dalla presenza di materiali con caratteristiche termiche differenti che s’interfacciano tra loro. Si vuole verificare se tale fenomeno possa essere considerato trascurabile ai fini del computo dello stesso nel bilancio energetico dell’edificio. La norma UNI TS/11300-1 (e precedenti), prevede che il contributo dei ponti termici relativamente all’incremento delle dispersioni globali dell’involucro edilizio sia: - dipendente dalla tipologia di nodo analizzato e da un coefficiente di dispersione Ψ [W/mK] ad esso associato - direttamente proporzionale alla lunghezza dell’interfaccia in grado di creare il ponte termico La norma UNI EN ISO 14683:2008 propone un abaco aggiornato di soluzioni tipiche per la risoluzione dei differenti nodi costruttivi, e per ognuno di essi fornisce il valore corrispondente di Ψ. Il nodo presentato non Figura 3 – Colmo di copertura in legno ventilata con strato di tenuta in tegole e controsoffitto in cartongesso: rappresentazione in falsi colori dello sviluppo delle temperature all’interno della sezione INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014 SPECIALE EFFICIENZA ENERGETICA Calore densità Spessore Conducibilità perm. vap. specifico [kg/mPa 10-12] [Kg/m3] [m] [W/m2K] [J/kg] Nome Pannello in cartongesso Camera d’aria non ventilata Tavolato in legno d’abete Barriera al vapore in foglio di alluminio Isolamento termico in fibra di legno Tavolato in legno d’abete Membrana traspirante sottotegola Intercapedine di ventilazione mediante doppia orditura di listelli portategola Manto di tenuta in tegole portoghesi Tabella 1 – Caratteristiche degli strati costituenti la copertura 0.0125 0.05 0.02 0.001 0.11 0.025 0.004 0.21 0.25 0.12 209 0.037 0.12 0.16 14 193 5 0.00026 30 5 40 1090 1213 1380 890 2100 1380 1170 900 1.3 450 2700 160 450 180 0.07 0.02 1.875 0.63 193 18 1213 840 1.3 1800 Caratteristiche Modulo Sfasamento [h] Ammittanza termica Y11 (lato 1) [W/(m2 K)] 1.823 3.391 2 1.631 3.849 Ammittanza termica Y22 (lato 2) [W/(m K)] 0.133 -8.311 Termotrasmittanza periodica Y12 [W/(m2 K)] 26906.8 Capacità termica aerea lato 1 [J/(m2 K)] 24267.09 Capacità termica aerea lato 2 [J/(m2 K)] Fattore di decremento 0.5008 Tabella 2 – Principali caratteristiche termiche in regime dinamico della parete (report ISO 13786) è compreso tra le scelte possibili fornite dall’abaco della norma e necessita una simulazione termica bidimensionale agli elementi finiti. Grazie all’analisi condotta è stato possibile calcolare puntualmente il valore di Ψ in corrispondenza dell’interfaccia tra le due falde di copertura. Nel caso specifico tale valore è pari a: 0.20 W/mK per una trasmittanza media della copertura pari a 0.238 W/m2 K. Basandosi sulle ipotesi di condizioni al contorno elencate e salvo errori grossolani di posa in opera, la soluzione tecnica esaminata mantiene un comportamento mediamente uniforme riguardo al controllo delle dispersioni per trasmissione e al controllo della formazione di condensazione distribuita lungo le superfici interne della chiusura. Il valore di Ψ ottenuto non è comunque trascurabile, considerando soprattutto il valore di trasmittanza termica medio della soluzione considerata. Analisi delle caratteristiche igro-termiche in regime stazionario della copertura L’analisi viene svolta utilizzando il metodo grafico di Glaser con i dati di input riportati in tabella 1, per il computo della Figura 4 – Diagramma di Glaser della copertura trasmittanza e per disegnare il diagramma di Glaser si tiene conto del contributo di tutti gli strati, dal controsoffitto alle tegole, compresa l’intercapedine d’aria sotto le tegole che è parzialmente ventilata. Un approccio più conservativo può essere quello di trascurare del tutto il contributo degli strati più esterni della copertura fermandosi al tavolato in legno. La termotrasmittanza della copertura, utilizzando i valori 0.04 e 0.10 per le resistenze liminari interna ed esterna, risulta essere circa 0.26 W/m2K, adatta all’impiego in tutte le zone climatiche previste dal d.lgs. 311/2006. Le condizioni al contorno utilizzate per l’analisi sono le seguenti: - temperatura interna 20°C, U.R. interna 55% - temperatura esterna -5°C, U.R. esterna 70% La copertura, nelle condizioni sopra esposte, è esente da fenomeni di condensazione sia interstiziale, figura 4, sia superficiale risultando fRsi = 0.973 > fRsi,min = 0.763 (si confronti la UNI EN ISO 13788). Analisi delle caratteristiche termiche in regime dinamico della copertura Le caratteristiche termiche in regime dinamico influenzano il comfort all’interno degli ambienti confinati in tutti i periodi in cui la sollecitazione termica dall’esterno o dall’interno non è costante. Si pensi, ad esempio, al periodo estivo in cui l’irraggiamento è una componente importante dell’energia che investe il componente di chiusura. In questi casi il calcolo della trasmittanza in regime statico non è più sufficiente a fornire informazioni circa le capacità del componente di rispondere alle sollecitazioni cui è soggetto ma è necessario utilizzare procedimenti di calcolo in regime dinamico che tengano conto della variabilità nel tempo delle sollecitazioni. Quando le sollecitazioni esterne, temperatura e flusso termico, variano in regime sinusoidale allora è possibile utilizzare la norma UNI ISO 13786 per calcolare temperatura e flusso termico interni attraverso la matrice di trasferimento che è una matrice quadrata di ordine 2 i cui termini sono numeri complessi e che lega temperatura e flusso termico su di un lato del componente con quelli sull’altro lato. I dati necessari per l’analisi in regime dinamico del componente sono riassunti nella Tabella 1; in questo caso è possibile trascurare gli strati più esterni della copertura anche perché il modello di calcolo della UNI ISO 13786 non fornisce risultati validi nel caso di intercapedini ventilate dove gran parte dell’energia per irraggiamento è dissipata per effetto camino. Le principali caratteristiche in regime termico dinamico del componente, calcolate secondo UNI ISO 13786 sono riportate nella tabella 2. Si osservi, in particolare, che la trasmittanza periodica è superiore al valore limite di 0.12 W/m2K imposto in alcune regioni italiane ma ciò non preoccupa poiché, come detto, il contributo dell’intercapedine ventilata è significativo, ancorché non pienamente colto dal modello di calcolo della norma e qui non considerato. *Ingegnere, libero professionista **Ingegnere, Dipartimento ABC, Politecnico di Milano ***Architetto, libero professionista INNOVAZIONE BELLEZZA sostenibilità #rebuildthefuture NEMESI&PARTNERS_ schizzo, sezione e modello del progetto architettonico vincitore del concorso internazionale per la progettazione di Padiglione Italia EXPO Milano 2015 La fiera biennale internazionale per il mondo delle Costruzioni www.madeexpo.it Promossa da Partner Con il patrocinio di +39 051 66 46 624 | [email protected] 11 NETWORk ONLINE pER I pROfESSIONISTI TECNICI Ediltecnico.it | Architetti.com | Ingegneri.cc | Geometri.cc >> TIENITI AGGIORNATO! 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È una questione di cultura e di formazione per le nuove generazioni che si concretizza nel concetto di costruire senza sprecare o distruggere le risorse naturali. Costruire per la Qbo s.r.l. significa curare nei minimi particolari gli aspetti ecologici e biologici, per conservare al meglio territorio e ambiente e proteggere così, con una casa sana, anche la salute di chi la vive. Ogni casa in legno è caratterizzata da soluzioni tecniche finalizzate ad un elevato risparmio energetico. Oggi più che mai l’attenzione è rivolta a contenere i consumi attraverso nuove soluzioni costruttive. Semplici accorgimenti nella scelta dell’unità di riscaldamento spesso portano, in termini economici, notevoli risparmi. Non vi è limite alle fonti di approvvigionamento di energia naturale, basta saperle sfruttare ed avere la giusta mentalità per installarle nella propria abitazione. Ad esempio una pompa di calore di ultima generazione, una piastra ad induzione per cucinare e un impianto fotovoltaico debitamente proporzionato permettono di staccarsi definitivamente dalla rete del gas-metano; cucinerete, vi scalderete e godrete del raffrescamento estivo a costo zero. Forse non tutti sanno che una casa in legno possiede elevate prestazioni meccaniche, superiori a qualsiasi abitazione costruita in edilizia tradizionale, sia in caso di sisma che in caso di incendio. Approfonditi studi del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) hanno dimostrato che un edificio di sette piani completamente in pannelli di legno ad assi incrociati resiste alle più violente scosse sismiche (Magnitudo 7,2 della scala Richter), senza subire collassi tali da mettere in pericolo di vita gli occupanti. Molti altri test condotti da enti specializzati hanno dimostrato anche la notevole resistenza al fuoco delle case in legno. Oltre a resistere a incendi prolungati, garantiscono l’incolumità delle persone negli ambienti circostanti alle fiamme, poiché la temperatura interna non subisce variazioni significative. Le case in legno Qbo sono realizzate con materiali di assoluta qualità ad iniziare dalle pareti portanti, comunemente dette X-LAM, di produzione nordeuropea. Per informazioni www.qbosrl.com > FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI Impianti di produzione di energia rinnovabili e screening Verifica di assoggettabilità a VIA anche nell’autorizzazione unica a cura di Massimo Busà* e Paolo Costantino* La sentenza T.A.R. Toscana n. 952/14 affronta il rapporto tra l’autorizzazione unica ex art. 12, d.lgs. 387/2003 sulle rinnovabili e la VIA, con particolare attenzione all’eventualità in cui il progetto esaminato non abbia un immediato e sicuro impatto potenziale e, pertanto, debba essere sottoposto a verifica di assoggettabilità a VIA, c.d. screening. Oggi questa ipotesi è contemplata dalla normativa di riferimento, anche perché il rapporto tra autorizzazione unica (valida, cioè, per la realizzazione e gestione dell’impianto energetico alimentato con fonti rinnovabili) e VIA è stato codificato: secondo l’attuale versione dell’art. 12 cit. (risultante dalle ultime modifiche introdotte grazie al d.lgs. 28/2011), infatti, il termine massimo per la conclusione del procedimento autorizzativo finalizzato al rilascio dell’autorizzazione unica è di 90 giorni “al netto dei tempi previsti dall’articolo 26 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, per il provvedimento di valutazione di impatto ambientale”. Tutto questo, poi, facendo espressamente salvo “il previo espletamento, qualora prevista, della verifica di assoggettabilità sul progetto prelimina- re, di cui all’articolo 20 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni”. Questa chiarezza normativa, però, al momento del presente contenzioso, non c’era (così risulta dagli atti di causa, sebbene le nuove norme menzionate già esistessero quando il ricorso è stato presentato, anzi quando i provvedimenti impugnati erano stati emanati); ed è così che i giudici, chiamati a decidere circa la correttezza di una sospensione dell’iter autorizzativo per l’autorizzazione unica a causa della necessità di sottoporre a screening il progetto da autorizzare, ed in particolare verso la censura di parte ricorrente che riteneva, in quel modo, mortificata la fissata “unicità” del procedimento (l’autorità competente dall’autorizzazione unica era la provincia ma lo screening competeva alla regione) hanno dovuto chiarire che la previsione normativa di “un procedimento unico per l’autorizzazione degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili … non significa che viene meno la necessità di espletare, precedentemente, la verifica di assoggettabilità a VIA (c.d. screening) o la stessa VIA”. *Avvocato, esperto in temi ambientali INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014 SPECIALE EFFICIENZA ENERGETICA > ISOLAMENTO TERMICO Tra Francia e Austria va in scena il Grigio sostenibile Il Neopor® di BASF protagonista in Europa Neopor® è il polistirene espandibile di nuova generazione, creato e prodotto da BASF, in grado di offrire elevate prestazioni isolanti grazie alle particelle di grafite presenti al suo interno. I prodotti isolanti in questo materiale rappresentano la soluzione ideale per ridurre le perdite di calore attraverso pareti, solai e coperture dell’edificio; sono inoltre efficaci per tutti gli impieghi in cui è necessario intervenire con spessori li- mitati, sia si tratti di nuove costruzioni che di ristrutturazioni di edifici esistenti. Fra le molte possibili applicazioni, le lastre in Neopor® sono ideali per la realizzazione di sistemi a cappotto, la migliore soluzione per l’isolamento termico di edifici nuovi ed edifici in ristrutturazione. Tra Francia e Austria ecco alcune applicazioni di pregio in cui il Neopor® di BASF ha rivestito un ruolo da protagonista. Progetto Quintessenza Foto di Sergio Grazia, Studio architettura “Périphérique Architectes” Neopor® per il primo edificio di social housing in Francia ad alta efficienza energetica Il progetto di social housing La Clairière, nel comune di Bètheny, in Francia, dimostra che le abitazioni ad alta efficienza energetica non sono privilegio esclusivo di soggetti con molte risorse economiche. BASF e Le Foyer Rémois, società di social housing, hanno attivamente collaborato per la realizzazione del primo edificio eco-sostenibile di edilizia residenziale pubblica in Francia nei pressi di Reims. Si tratta di un edificio residenziale di 13 unità abitative, dotato di un sistema di ventilazione meccanica con recupero del calore e un impianto solare termico per la produzione di acqua calda sanitaria. L’involucro ha un sistema di isolamento termico a cappotto per le chiusure verticali, un taglio termico in corrispondenza delle fondazioni con lastre coibenti, entrambi Made of Neopor® e serramenti con triplo vetro. In questo modo sono drasticamente ridotte le dispersioni di calore, abbattendo di conseguenza i consumi energetici per il riscaldamento: il fabbisogno è di solo 15 kWh per m2 all’anno. Il cappotto in Neopor® nel cuore del quartiere eco-sostenibile di Parigi Situato nella zona di sviluppo urbano, “ZAC” Clichy-Batignolles, il progetto Quintessence è un esempio di architettura moderna ed “ecosostenibile”. Questo Il complesso Wälderhaus. Foto di Stephan Falk edificio residenziale di 10 piani, inaugurato nel luglio del 2012, dopo due anni di costruzione, contiene 96 unità abitative di cui 20 destinate al social housing, per una superficie totale di 7.500m2. Per raggiungere gli ambiziosi requisiti di comfort, prestazione energetica e controllo dei costi, lo studio Périphériques Architectes Jumeau + Marin + Trottin ha pensato ad un edificio monolitico, innovativo nella forma, design e funzioni. Le caratteristiche economiche, termiche e meccaniche del materiale, combinate con le soluzioni tecniche del sistema a cappotto, sono state in grado di unire estetica, performance e resistenza con un approccio perfettamente eco-sostenibile. Wälderhaus di Amburgo: la soluzione in Neopor® per il tetto verde L’ente tedesco per la tutela delle foreste, Schutzgemeinschaft Deutscher Wald, ha portato il verde nella città di Amburgo, con la struttura Wälderhaus, emblema del perfetto connubio tra edificio, ambiente e sostenibilità. In copertura è stato realizzato uno spazio verde, con 9.000 arbusti e 500 alberi. L’edificio, di cinque piani e 6.000 m2, ha un fabbisogno energetico bassissimo, pari al 50% del limite standard (fissa- to nel 2009 dalla Direttiva sul Rendimento Energetico degli Edifici), grazie alle ridotte perdite di calore per trasmissione (30% al di sotto dello standard). Neopor® di BASF è stato utilizzato nell’edificio per l’isolamento della copertura verde: i pannelli opportunamente sagomati, garantiscono, oltre all’efficace isolamento termico, un’idonea pendenza al tetto piano. Le lastre in Neopor® hanno un bassissimo coefficiente di assorbimento d’acqua e, anche in caso di danneggiamento dello strato impermeabile, mantengono inalterate le proprietà isolanti. > ISOLAMENTO ACUSTICO Intonaco fonoassorbente a base di calce e sughero DIATHONITE ACOUSTIX Il Diathonite Acoustix Intonaco premiscelato a base sughero per fonoassorbimento e Diathonite Acoustix è un intonaco premiscelato a base di sughero e calce NHL 3.5, caratterizzato da spiccate proprietà fonoassorbenti. Si utilizza per la realizzazione di rivestimenti fonoassorbenti su pareti e soffitti di qualsiasi geometria, grazie alla possibilità di applicarlo mediante le tradizionali pompe intonaca- trici. Oltre che per le proprietà fonoassorbenti, Diathonite Acoustix si caratterizza per: resistenza al fuoco, capacità di isolamento termico, traspirabilità e capacità igroscopica, che lo rendono la soluzione ideale per la correzione acustica in ambienti umide, come piscine o palestre. Diathonite Acoustix è inoltre meccanicamente resi- stente, e a differenza dei tradizionali sistemi fonoassorbenti realizzati in pannelli o sistemi a secco si applica in maniera semplice e rapida. Diathonite Acoustix è un prodotto marcato CE secondo la norma UNI EN 998-1:2010. MARCATO CE UNI-EN 998-1 RESISTENTE AL FUOCO Per informazioni www.diasen.com TRASPIRANTE ECO-COMPATIBILE APPLICAZIONE A PARETE APPLICAZIONE A SOFFITTO • APPLICAZIONE RAPIDA E SEMPLICE • CONTRIBUISCE AL RISPARMIO ENERGETICO • IDEALE PER RISTRUTTURAZIONE • ADATTABILE A GEOMETRIE COMPLESSE • AUMENTA IL CONFORT INDOOR • RESISTENTE ALL’UMIDITA’ FONOASSORBIMENTO: 0,60 RESISTENZA AL FUOCO: TRASPIRABILITÁ: EUROCLASSE A1 Grafico del fonoassorbimento di Diathonite Acoustix N.R.C: α = 70% μ=4 RESISTENZA MECCANICA: 3 N/mm2 CONDUCIBILITÀ TERMICA: λ = 0,083 W/m°K 15 EDIFICI A ENERGIA QUASI ZERO VERSO IL 2020 IL ROADSHOW PER L’EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI EDIFICI GLI OBIETTIVI NET/NEAR ZERO ENERGY BUILDING PER IL FUTURO DELLE COSTRUZIONI E L’EFFICIENZA ENERGETICA IN AREA MEDITERRANEA BERGAMO 22 MAGGIO 2015 L’appuntamento formativo TREVISO 27 MARZO 2015 GRATUITO per i professionisti dell’edilizia ASTI 20 NOVEMBRE 2015 FIRENZE 19 GIUGNO 2015 L’AQUILA 23 OTTOBRE 2015 LE TAPPE DEL TOUR 2015 www.edifici2020.it INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014 17 > MATERIALI Vetro, ultima frontiera: le travi vitree per architetture ambiziose sono realtà Intervista al prof. Maurizio Froli, inventore delle TVT: travi in vetro strutturale precompresso e acciaio con luce di 12 m a cura di Mauro Ferrarini Si chiamano Travi Vitree Tensegrity (TVT) e rappresentano l’ultima frontiera nel campo della ingegneria strutturale italiana: travi di vetro strutturale per architetture ambiziose, utilizzabili anche in zona sismica, caratterizzate da elevate capacità portanti, grandi luci e dalla capacità di sostituire eventuali porzioni danneggiate senza eliminare l’intero manufatto. A seguito del grande successo ottenuto dalle TVT all’ultimo Glasstec, il salone internazionale del vetro di Düsseldorf, lo scorso ottobre, abbiamo incontrato l’ideatore di questo brevetto, il prof. Maurizio Froli del dipartimento di Ingegneria dell’Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni dell’Università di Pisa, presidente onorario e socio della start-up innovativa TVT srl. Mauro Ferrarini. Professor Froli, le travi in vetro esistono già da tempo, in cosa consiste la novità delle Travi Vitree Tensegrity? Maurizio Froli. Le TVT vogliono essere la risposta ingegneristica alla richiesta di un’ideale smaterializzazione degli edifici proveniente in misura crescente dalla architettura contemporanea. L’idea alla base della creazione delle TVT è consistita nel passaggio da un concetto di travi formate da lastre monolitiche a un approccio diametralmente opposto. Il percorso di ricer- ca culminato nel brevetto delle TVT parte 10 anni fa, in occasione di un congresso organizzato all’Università di Pisa, a cui parteciparono esponenti di spicco nel campo della progettazione del vetro, nazionali e internazionali. Tramite alcuni finanziamenti pubblici, arrivai nel 2006 a definire il concetto di una nuova tecnologia per la realizzazione delle travi in vetro strutturale. Mauro Ferrarini. In che modo? Maurizio Froli. Fino a oggi, questo tipo di manufatti vengono assemblati tramite l’incollaggio in parallelo di una serie di lastre di vetro per sopperire alla fragilità del materiale. In questo modo le travi sono utilizzate per facciate continue e per elementi orizzontali come passerelle e solai. Il problema principale è rappresentato dal fatto che i quadri fessurativi che possono presentarsi, pur non compromettendo la sicurezza strutturale, richiedono la sostituzione integrale dell’oggetto, che si trasforma in un rifiuto speciale soggetto a particolari procedure onerose sia da un punto di vista burocratico che economico. Come ho detto, l’idea alla base delle TVT è quello di pensare alle travi in vetro strutturale precompresso e acciaio non più come una struttura monolitica, ma di anticipare la fessurazione del vetro pilotandola a proprio piacimento. In altri termini, al posto di lastre tutte di un pezzo, la struttura vitrea è co- stituita da triangoli equilateri, ciascuno dei quali formato da due lastre accoppiate per stratificazione. Il primo prototipo, denominato TVT α, prevedeva triangoli con un lato di 33 cm che consentivano la realizzazione di travi con una luce di circa 2 metri. Le prove sul prototipo hanno prodotto risultati confortanti, anche grazie al sistema di interfaccia monolaterale tra vetro e acciaio: vetro e acciaio possono scambiarsi compressioni ma non trazioni. Il vetro, che viene compresso nello spessore può sviluppare resistenze elevatissime che si avvicinano a 10.000 dN/cm2. Le forze di trazione, invece, sono assorbite dall’acciaio. In definitiva è stata ottenuta una trave di vetro, materiale tipicamente fragile, con una forte duttilità di assieme. Inoltre gli elementi in vetro che subiscono eventualmente fessurazioni accidentali possono essere facilmente sostituiti detensionando la struttura, effettuando la sostituzione e ricomprimendo nuovamente l’intero manufatto. Mauro Ferrarini. E come si è evoluto il sistema? Maurizio Froli. Proseguendo negli studi, la TVT è stata ulteriormente migliorata. Si è passati a luci di oltre 3 metri (prototipo TVT β) fino alle attuali travi da 12 metri (prototipo TVT γ), di sicuro interesse per il mercato delle costruzioni. Anche le successive prove sperimentali in la- boratorio hanno dato risultati molto soddisfacenti. Nel 2009 con la TVT β sono risultato primo classificato nel settore Ricerca del Premio Vespucci. Nel 2010 le TVT sono state inserite nell’Almanacco Winning Italy della eccellenza italiana curato dal Ministero degli Esteri e nel 2012 le TVT sono state selezionate dal Catalogo Christmust tra i 100 prodotti più innovativi del Made in Italy accanto a marchi come Ducati, Frau, Kartell, ecc. Mauro Ferrarini. Con quali risorse avete potuto finanziare la ricerca delle TVT? Maurizio Froli. Come dicevo poc’anzi, i finanziamenti sono stati reperiti con molta fatica attraverso la partecipazione a bandi pubblici, l’ultimo dei quali ottenuto come PRIN (Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale) del Ministero della Ricerca e dell’Università. Nel frattempo, la nostra attività ha attirato l’interesse di alcune aziende che si sono offerte di sostenerci tramite una co-sponsorizzazione (esecuzione di lavorazioni particolari, fornitura dei materiali, ecc.). Mauro Ferrarini. E arriviamo al 2014 con la creazione della TVT srl … Maurizio Froli. Esattamente. Quest’anno, a seguito dell’interesse ottenuto, è stato creato uno spin-off con le caratteristiche di start-up innovativa per la produzione, lo svilup- po e la commercializzazione di questo prodotto per l’architettura. Sempre quest’anno la TVT srl, di cui fanno parte, oltre al sottoscritto, anche lo Studio di Ingegneria INTRE di Lucca e la Vitarelli Vito spa, è stata premiata tra le prime tre migliori iniziative industriali della Regione Toscana nell’ambito della Start Cup Toscana, che valorizza le iniziative imprenditoriali ad elevato contenuto tecnologico provenienti dal mondo della ricerca. Lo scorso ottobre una trave TVT da 12 metri è stata trasportata intera da Pisa a Düsseldorf e ritorno senza che subisse il minimo danno ed esposta al Glassteci, la principale manifestazione mondiale dedicata al settore del vetro, suscitando un una- > ISOLAMENTO TERMICO Isolamento termico per coperture e facciate non ventilate Da Brianza Plastica il sistema Isotec Linea Isotec Linea è un sistema di isolamento termico in poliuretano espanso rigido progettato per isolare coperture e facciate non ventilate rivestite con materiali metallici o altro genere di lastre a secco (ad esempio, in cemento rinforzato), adatto sia per il recupero di costruzioni già esistenti che per nuove costruzioni. Il pannello, rivestito su entrambe le superfici di alluminio goffrato, è strutturale e portante grazie al profilo metallico in Aluzinc di cui è dotato, integrato e perforato, che ne semplifica le operazioni di fissaggio. I pannelli Isotec Linea, in sequenza di posa, realizzano così, in modo rapido, un impalcato portante, continuo, termoisolante, impermeabile alle infiltrazioni accidentali, che costituisce una base perfetta per il manto di copertura in metallo o per i rivestimenti di facciata. Questo sistema richiede il rispetto di semplici regole di in- stallazione ed è disponibile negli spessori di 80, 100 e 120 mm. Conduttività termica dichiarata λD di 0,023 W/(mK), secondo la normativa UNI EN 13165:2013. I vantaggi - Profilo metallico in acciaio integrato nel pannello, per un veloce e semplice fissaggio delle clip di ancoraggio del rivestimento. - Grande versatilità di applicazione: si posa in abbinamento a svariate tipologie di rivestimenti per le coperture e le facciate. - Leggerezza, rapidità ed economia di posa. Isotec Linea è leggero e facilmente maneggevole. - Sfrido ridotto al minimo. - Isolamento termico. La sua anima interna è in poliuretano espanso, attualmente tra i migliori isolanti termici esistenti. - Assenza di ponti termici per continuità di posa. - Seconda impermeabilizzazio- ne. Il sistema Isotec Linea, se posato correttamente, risulta essere un’ottima seconda impermeabilizzazione contro le infiltrazioni accidentali. Il prodotto è mappato e classificato secondo i criteri LEED® (Leadership in Energy and Environmental Design). Per informazioni www.brianzaplastica.it Da gennaio disponibile il nuovo spessore di 160 mm nime entusiasmo e attenzione da parte del mondo industriale e dei media tedeschi. Oggi oltre al brevetto delle TVT γ (terza e ultima evoluzione del prototipo iniziale), abbiamo esteso la ricerca creando il sistema costruttivo SVT grazie al quale è possibile realizzare un numero grandissimo di solidi spaziali formati da triangoli di vetro strutturale compressi nel loro piano medio da tiranti di acciaio. Altre idee innovative sono già in cantiere. Oggi Il maggiore ostacolo che ci resta da superare in Patria è la nostra burocrazia miope, dispotica e caotica allo stesso tempo ma come sono riuscito a rendere duttile il vetro così non dispero di venire a capo anche di questo problema. INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014 18 > INTERVISTA Mercato del calcestruzzo: preoccupa il mancato rispetto delle regole Silvio Sarno, presidente Atecap, lancia l’allarme su crisi e poca trasparenza a cura di Mauro Ferrarini e Fulvio Re Cecconi Non è solo la crisi a mordere il settore del calcestruzzo, ma anche un aspetto forse meno noto ma altrettanto preoccupante: il mancato rispetto delle regole e la scarsa tutela per gli operatori che svolgono il proprio lavoro con correttezza. Lo dice, preoccupato, Silvio Sarno, presidente di Atecap, intervistato in esclusiva per commentare una serie di rilevazioni realizzate dal Politecnico di Milano e basate sui dati di produzione resi noti dall’ISTAT. Domanda. Gli ultimi dati disponibili sulla produzione di calcestruzzo sono ancora una volta caratterizzati dal segno meno. Neppure l’Expo riesce a frenare il calo di produzione. Silvio Sarno. Sette anni di crisi hanno minato profondamente il nostro settore che, come noto, è per le sue peculiarità tra quelli maggiormente interessati dagli effetti negativi della recessione. L’impossibilità di stoccaggio del calcestruzzo unitamente all’assenza di domanda, ad esempio, ne determina l’immediata oltre che inevitabile interruzione della produzione. Le previsioni di mercato poi non ci inducono certo ad immaginare che il fortissimo eccesso di capacità produttiva che siamo costretti a registrare sia destinato a ridursi sensibilmente. Domanda. Una situazione preoccupante … Silvio Sarno. Aspetti economici a parte, ciò che preoccupa la nostra categoria è, di certo, l’acuirsi delle problematicità inerenti al mancato rispetto delle regole, fenomeno fortemente legato proprio al rapporto sovradimensionato del doppio tra operatori e richiesta interna. Per l’Associazione è più che mai urgente affrontare il nodo della “selezione del mercato” al fine di tutelare e salvaguardare gli operatori che rispettano i principi di qualità e correttezza e che allo stato sono svantaggiati nei confronti di chi individua la propria forza concorrenziale nel non rispetto delle regole. Domanda. Ma allora, cosa può fare e sta facendo l’Atecap per sostenere il comparto? Silvi Sarno. Abbiano messo in essere numerose iniziative per promuovere in tutte le sedi e a ogni livello controlli efficaci. Riuscire a garantire il rispetto rigoroso delle norme in vigore sarebbe, infatti, già un considerevole traguardo utile a preservare sul mercato le imprese realmente virtuose e meritevoli, indipendentemente dalla loro dimensione aziendale. L’azione associativa in tal senso si concretizza principalmente nella ricerca di sempre nuove sinergie con le istituzioni. Domanda. Qualche caso concreto? Silvio Sarno. Uno degli esempi più noti è l’Osservatorio sul calcestruzzo e sul calcestruzzo armato che, nato nel 2011 presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, ha il merito di aver riunito intorno a un tavolo tutte le istituzioni coinvolte nei processi di controllo delle costruzioni in calcestruzzo e calcestruzzo armato. Consapevole delle potenzialità di una simile iniziativa l’Associazione si è sin da subito schierata al fianco del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Recentemente poi, l’Atecap si è fatta promotrice, coinvolgendo le rappresentanze maggiormente qualificate del settore, di una richiesta indirizzata al Ministro Lupi volta alla istituzionalizzazione dell’Osservatorio. Andamento della produzione di Cemento + Aglomerati su base trimestrale 10.000.000 9.000.000 8.000.000 7.000.000 6.000.000 5.000.000 4.000.000 3.000.000 2.000.000 1.000.000 0 gen-11 giu-11 dic-11 giu-12 dic-12 giu-13 dic-13 giu-14 Questo, unitamente al riconoscimento formale della validità dell’iniziativa, conferirebbe all’organismo un ruolo sostanziale oltre che strategico per i controlli nel settore. È pure ovvio che il comparto imprenditoriale non possa rimanere un semplice spettatore in attesa che le istituzioni risolvano i problemi. L’attività dell’Associazione è quindi rivolta anche alla valorizzazione del settore così come della sua capacità di contribuire positivamente in tutti quei processi che introducono innovazione e nuova sostenibilità alle costruzioni. Da qui, il via a una serie di iniziative rivolte al grande pubblico per la promozione delle enormi potenzialità, spesso sottovalutate, del calcestruzzo, che vanno ben oltre le riconosciute caratteristiche di solidità e durabilità. Domanda. A proposito di iniziative che dovrebbero aiutare la filiera delle costruzioni, lo Sblocca Italia punta a dare un impulso al settore. Voi non siete stati molto soddisfatti del decreto. Perché? Silvio Sarno. Le attese dell’industria sulla capacità del decreto Sblocca Italia di risollevare le sorti del mercato erano alte. Tuttavia, all’indomani della sua emanazione, il sentimento diffuso, al quale si associa anche il settore del calcestruzzo preconfezionato, è stato di non piena condivisione. Domanda. Allora ci dica cosa le piace e cosa non dello Sblocca Italia. Silvio Sarno. L’Atecap ritiene apprezzabile che il Governo, con questo provvedimento, abbia finalmente dato attenzione ad un comparto, come quello delle costruzioni, centrale per l’economia italiana ma, pur essendo lodevole il tentativo di sbloccare investimenti pubblici, le soluzioni individuate sono inadeguate alla gravità della situazione. Appare, infatti, evidente che i 3,9 miliardi di euro previsti dal decreto non saranno sufficienti a far ripartire il settore e a far uscire le nostre imprese dalla spirale economica negativa in cui si ritrovano. Il mercato del calcestruzzo è fermo poi perché lo è la filiera dell’edilizia. Per stimolare la ripresa edilizia, oltre allo stanziamento di fondi per grandi opere che partiranno non prima del 2018, sarebbe stato necessario puntare su interventi urgenti e immediatamente tangibili in termini di crescita occupazionale e sviluppo economico locale quali opere per la riqualificazione urbana, la manutenzione delle scuole e per la prevenzione del dissesto del territorio. L’Atecap ritiene, ad esempio, che vada colta con decisione l’occasione offerta dallo Sblocca Italia per avviare immediatamente un piano di interventi contro il dissesto idrogeologico. La recente alluvione di Genova è un nuovo drammatico richiamo sulle urgenze di questo Paese. L’Associazione fa ciò che è in suo potere per promuovere il confronto con interlocutori pubblici e privati nell’intento di approfondire il ruolo che le opere in calcestruzzo giocano nella difesa del territorio. Consideriamo essenziale il dialogo con le istituzioni quale strumento fondamentale per portare all’attenzione dei decisori politici le criticità del nostro settore e ottenere così provvedimenti normativi maggiormente efficaci. Domanda. Dopo la presentazione del decreto Sblocca Italia quest’estate, sui mezzi d’informazione di settore è comparso un acceso dibattito sulla mancata introduzione di un riferimento all’uso del BIM nei progetti pubblici. Voi partecipate al progetto INNOVAnce, il più grande progetto di ricerca sul BIM in Italia. Cosa pensate del BIM negli appalti pubblici in Italia? Vi soddisfa il richiamo presente nella nuova Direttiva Appalti o servirebbero altre misure? Silvio Sarno. Il settore delle costruzioni continua a essere caratterizzato da un radicale processo di transizione industriale e imprenditoriale. La principale causa si rintraccia indubbiamente nella crisi economica ma è bene tener conto di molti altri fattori non sempre negativi. L’innovazione tecnologica dei prodotti edilizi trascina, ad esem- pio, il mercato verso una necessaria riconfigurazione che, ad oggi, non può che passare per l’informatizzazione dei processi. L’Atecap è da sempre convinta poi che tra i presupposti funzionali allo sviluppo del settore e alla risoluzione dei problemi che lo affliggono vi siano il confronto costruttivo fra tutti gli attori della filiera e l’efficace scambio di informazioni. È, infatti, con questo obiettivo che l’Associazione ha promosso molte iniziative interassociative e, con lo stesso spirito, ha contribuito al progetto INNOVAnce che coniuga perfettamente i due concetti di innovazione e integrazione della filiera. Il BIM, scelto dai partner INNOVAnce come strumento principe per la realizzazione del progetto, nasce proprio con il fine ultimo di ottimizzare la gestione del processo di filiera nella sua complessità, partendo dalla scelta dei materiali, passando per la progettazione e giungendo alla costruzione, il tutto con una nuova modalità di interoperabilità. I vantaggi attesi sono molteplici, sia in termini di tempi di realizzazione dei processi sia in termini di economicità e sostenibilità dei singoli progetti. Senza dubbio, è questa una direzione verso cui il mondo delle costruzioni si sta orientando spontaneamente ma che, al contempo, richiede tempi fisiologici affinché il cambiamento si affermi in via definitiva. Domanda. Quindi niente BIM imposto per legge? Silvio Sarno. Rifuggiamo da accelerazioni imposte per il tramite di atti normativi, così come immaginato all’interno dello Sblocca Italia. Innescare nuove “corse all’adeguamento”, come nel passato, non farà altro che svuotare di validità strumenti intrinsecamente qualificanti. Non possiamo smettere di credere nelle competenze e rifugiarci nelle imposizioni dall’alto. Se è vero, infatti, che per ottenere del calcestruzzo di qualità debbano essere imposti (e controllati) obiettivi e prestazioni, è altrettanto vero che un operatore attento sa ben scegliere gli strumenti giusti per il raggiungimento dei risultati. > ANTISISMICA Lettera Aperta al CNR La morte dell’Ingegneria sostituita dalla (finta) Statistica di Paolo Rugarli* Stiamo raccogliendo le firme. Il CNR ha emesso un documento che si autoproclama “di livello superiore”, il riferimento per gli edifici di maggior valore, e prevedibilmente e augurabilmente giovevole per le future normative: ma è infondato. E perciò pericoloso. Alla lettera stanno aderendo geofisici, geologi, sismologi, ingegneri, architetti. Secondo il documento “CNR DT 212/2013”, “Istruzioni per la Valutazione Affidabilistica della Sicurezza Sismica degli Edifici Esistenti”, per valutare se un edificio è sismicamente sicuro dovreste usare le distribuzioni di probabilità e il teorema delle probabilità totali. L’ipercubo nello spazio delle variabili aleatorie… et similia. Il vostro unico edificio, dovreste valutarlo come se fosse uno tra milioni simili, con le probabili- tà dell’ISTAT. Ma gli edifici veri non sono così simili tra loro. Ognuno è diverso e spesso risulta dalla sovrapposizione di interventi diversi in tempi diversi. Soprattutto in un Paese con 27 secoli di storia! La realtà italiana non si fa forzare nei modelli del CNR. Queste probabilità, poi, sono artefatti. Sgorgano da ipotesi di certo non verificate. Astrazioni. Il terremoto farmacistico di questo documento è una idealità di (brutta) matematica, non è certo quello, ignoto, che arriva per davvero. Conviene allora usare una stima del peggior sisma credibile (come fa NDSHA), invece di prevedere dopo quanti anni ci sarà questo o quello e con che probabilità. Con bilancino e metronomo. Ché tanto si sbaglia. La “probabilità” di normativa, già una tortuosa invenzione, viene ora ulteriormente complicata. Quasi fosse validata: ma non lo è… Il “formato probabilistico” consente di indicare sismi diversissimi tra loro. Basta variare la probabilità (10%, 5%, …), ed il tempo di vita “nominale” di riferimento (30, 50, 100 anni…). Per probabilità piccole davvero andate fuori scala: sismi fisicamente impossibili. Il metodo, detto PSHA (Probabilistic Seismic Hazard Assessment), lo hanno importato dagli americani (ma L’Aquila, grazie a Dio, non è Los Angeles!). Fa ipotesi geofisiche errate: che la probabilità di sisma non cambi di anno in anno (per secoli); che la sorgente sismica sia un punto su una mappa; che il terremoto “ritorni” “in media” con la stessa severità dopo lo stesso numero di anni (475, 1424, fate la media), ecc. PSHA usa “alberi logici” che pesano alla grossa ipotesi diverse, con pesi come 60 e 40, 50 e 50…. ma miracolosamente determina risultati con tre o quat- tro cifre dopo la virgola! Con questo CNR DT 212 muore l’ingegneria, soppiantata dalla (finta) statistica, e scompaiono gli ingegneri, sostituiti dai professori universitari esperti in “probabilistica” e dai loro resistibili seguaci. Amen? Sta a voi... Approfondimenti: http://goo.gl/x5I8CX Adesioni: [email protected] * Ingegnere strutturista, software developer INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014 19 > AMBIENTE Paesaggio e conflitto: esperienze e luoghi di frontiera A febbraio 2015 le giornate internazionali di studio sul paesaggio, XI edizione La Fondazione Benetton Studi Ricerche organizza, giovedì 12 e venerdì 13 febbraio 2015, negli spazi Bomben di Treviso, l’undicesima edizione delle giornate internazionali di studio sul paesaggio, incontro seminariale annuale, con cui promuove un aggiornamento critico e un confronto di idee su temi legati alle linee di ricerca della Fondazione. Il tema di quest’anno 2015, paesaggio e conflitto, emerge dalla volontà di studiare e ricavare da luoghi che si trovano in questa condizione gli indizi, i segni di speranza, i processi di trasforma- zione in attesa o in atto che proprio da uno stato di conflittualità si muovono in direzione di una trasformazione che appartiene alla nostra visione di paesaggio. Nel corso delle giornate si confronteranno esperienze di natura diversa e riflessioni appartenenti a differenti campi disciplinari. Dalle scienze naturali e agrarie, che da sempre studiano questi temi, al punto di vista geografico e paesaggistico sui territori stessi sino agli studi e alle testimonianze che emergono da realtà urbane che per la loro natura di terreno di frontiera, o di confine, appartengono al mon- do delle periferie e delle molte contraddizioni sociali in atto. Il tema appena affrontato nel 2014, Curare la terra, prosegue dunque esplorando temi attraverso i quali il senso di appartenenza e il desiderio di adesione a un luogo si misurano con territori di frontiera, nei quali si avverte il desiderio di tener vivo il ruolo e il senso che il paesaggio assume in tale condizione. Le giornate Le giornate di studio saranno articolate in quattro sessioni di lavoro dedicate rispettivamente ai conflitti di natura ambien- tale e ecologica; alle realtà urbane, in particolar modo quelle periferiche e le nuove forme di segregazione interna; alle questioni territoriali e ai temi “trasversali”; a casi provenienti da ambiti geografici vicini. È prevista la traduzione simultanea in italiano e in inglese. Le giornate saranno disponibili in diretta streaming nel sito della Fondazione: www.fbsr.it. Le giornate di studio sono progettate dal Comitato scientifico della Fondazione Benetton Studi Ricerche, in particolare da Luigi Latini (presidente) e Simonetta Zanon. Fanno parte del Comitato scientifico: Giuseppe Barbera, Hervé Brunon, Paolo Bürgi, Luigi Latini (presidente), Monique Mosser, Joan Nogué, Lionello Puppi, José Tito Rojo, Massimo Venturi Ferriolo; partecipano ai lavori del Comitato scientifico: Patrizia Boschiero, Francesca Ghersetti, Massimo Rossi, Marco Tamaro, Simonetta Zanon. Informazioni La partecipazione alle giornate è libera, fino a esaurimento dei posti disponibili. Per ragioni organizzative si prega ugualmente di comunicare la propria adesione tramite email all’indirizzo [email protected] oppure telefonicamente al numero 0422/5121 (lunedì-venerdì ore 9-13,14-18) o anche via fax al numero 0422/579483. Per informazioni www.fbsr.it > FIERE top sponsor ForumPiscine: sapere e saper fare A Bologna dal 19 al 21 febbraio 2015 Torna sul palcoscenico della Fiera di Bologna il Salone internazionale delle piscine e delle Spa che, edizione dopo edizione, si è conquistato un posto di primo piano tra gli appuntamenti internazionali del settore. La settima edizione di ForumPiscine accoglierà aziende e professionisti provenienti dall’Italia e dal bacino del Mediterraneo, dai mercati dall’estremo oriente e di oltreoceano, in un’unica area espositiva in concomitanza con ForumClub, l’evento b2b da 16 anni riferimento in Italia e in Europa per i settori fitness e wellness. Con 18.000 nuove piscine private all’anno e oltre 6 milioni di praticanti nuoto e attività in acqua, il mercato italiano della piscina offre un im- portante potenziale di crescita: la ricca offerta merceologica con tecnologie, prodotti, servizi e accessori per piscine pubbliche e private, centri benessere e termali, impianti sportivi e strutture ricettive, favorirà l’incontro tra gli oltre 160 espositori attesi e un pubblico qualificato di progettisti, architetti, buyer, installatori, gestori e privati interessati. A ForumPiscine torna anche SPATECH, il percorso espositivo dedicato all’allestimento di una perfetta area wellness. Al Palazzo dei Congressi, ForumPiscine presenterà un rinnovato calendario di incontri su aquatic management, progettazione, normative e sicurezza, da abbinare ai tanti workshop aperti gratuitamente agli operatori, organizzati da aziende e associazioni di categoria, a cominciare da Assopiscine. Quinta edizione dell’Italian Pool Award: i riconoscimenti nelle categorie Commerciale (Indoor e Outdoor), Residenziale (Indoor e Outdoor in forma geometrica e libera), Biopiscine e Speciale Facebook saranno consegnati venerdì 20 febbraio durante ForumPiscine. Per informazioni www.forumpiscine.it 19-20-21 Scarica l'App ForumPiscine da iTunes e PlayStore Febbraio 2015 - Fiera di Bologna UNISCITI ALLA FESTA International business www.forumpiscine.it La fiera italiana delle piscine e delle Spa vi aspetta per un’edizione da record. In un mondo ipertecnologico ForumPiscine offre all’industria globale del settore un’importante occasione d’incontro e di crescita. Innovazione, formazione e business per essere protagonisti sui mercati internazionali. ForumPiscine: chi c’è, si vede. è un progetto con il patrocinio in collaborazione con th 7 Pool & Spa Expo and International Congress in concomitanza con seguici su facebook Vendita stand e segreteria scientifica: EDITRICE IL CAMPO Srl - tel +39 051 255544 - fax +39 051 255360 - [email protected] Segreteria organizzativa e ufficio stampa: ABSOLUT eventi&comunicazione - tel. +39 051 272523 - fax +39 051 272508 FC-FP_ADV2015_Singola_ForumPiscine_ArchitettieIngegneri-Maggioli_130x202mm_01.indd 1 16/01/15 16.48 INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014 20 > MATERIALI La marcatura CE dei componenti strutturali in acciaio e alluminio secondo la norma EN 1090-1 di Matteo Sbisà * Il presente articolo illustra brevemente i criteri di qualificazione dei materiali strutturali secondo le Norme Tecniche per le Costruzioni, i contenuti del regolamento europeo n. 305/2011, relativo ai prodotti da costruzioni, che ha sostituto la direttiva prodotti da Costruzione 89/106/CEE e infine descrive in dettaglio la norma armonizzata EN 1090-1, secondo cui marcare CE i componenti strutturali in acciaio e alluminio, immessi sul mercato come prodotti da costruzione. Le norme tecniche per le costruzioni Il capitolo undici delle Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC08) [1] definisce le regole per un corretto controllo in accettazione dei materiali strutturali e le responsabilità dei Direttori dei Lavori, delle imprese esecutrici e dei Collaudatori. In particolare al § 11.1, i materiali strutturali sono raggruppati in tre gruppi (A, B e C). Nel gruppo A ricadono i prodotti e materiali per uso strutturale rientranti nel Regolamento Prodotti da Costruzione N.305/2011 (CPR), per i quali esiste una norma tecnica armonizzata (ambito cogente europeo). Nel gruppo B, invece, rientrano i materiali e prodotti per uso strutturale per i quali non è disponibile una norma europea armonizzata ovvero la stessa ricada nel periodo di coesistenza. Per questi ultimi è, invece, prevista la qualificazione con i modi e le procedure indicate nel NTC08 (ambito cogente italiano). Il gruppo C riguarda i prodotti e materiali per uso strutturale non ricadenti in una delle tipologie A o B, per i quali è possibile pervenire alla marcatura CE in conformità alla Valutazione Tecnica Europea o di un Certificato di idoneità Tecnica rilasciato dal Servizio Tecnico Centrale [2] [3]. La marcatura CE secondo il regolamento europeo n. 305/2011 Dopo oltre venti anni dall’emanazione della Direttiva Prodotti da Costruzione [4], dal 1° luglio 2013 è entrato completamente in vigore il Regolamento europeo n. 305/2011 [5] [6], per la distribuzione, la vendita e l’utilizzo dei prodotti da costruzione da impiegarsi in modo permanente in opere da costruzione, caratterizzate dai seguenti requisiti di base: a) resistenza meccanica e stabilità, b) sicurezza in caso d’incendio, c) igiene, salute e ambiente, d) sicurezza e accessibilità nell’uso, e) protezione contro il rumore, f) risparmio energetico e ritenzione del calore, g) uso sostenibile delle risorse naturali. Un prodotto è ritenuto idoneo all’impiego se rispetta le caratteristiche essenziali stabilite nelle norme armonizzate che rappresentano le specifiche tecniche adottate dagli organismi europei di normazione (CEN, CENELEC, ETSI), su mandato della Commissione europea, allo scopo di essere utilizzate dagli Stati membri per la valutazione della conformità delle prestazioni dei prodotti, propedeutica all’immissione degli stessi sul mercato. Le norme armonizzate generalmente non forniscono valori di soglia delle caratteristiche essenziali ma si limitano a definire i criteri di valutazione delle stesse, per la caratterizzazione tecnica del prodotto, e le relative classi prestazionali (1). Ciascuno stato membro può stabilire i limiti di soglia applicabili alle caratteristiche essenziali richieste per il prodotto. Le norme armonizzate presentano i seguenti contenuti tipici: a) Scopo e campo di applicazione; b) Riferimenti normativi; c) Termini e definizioni; d) Valutazione della conformità delle prestazioni; e) Designazione e classificazione; f) Appendice ZA. Lo Scopo e campo di applicazione identifica il prodotto, stabilisce le limitazioni di applicazione e dichiara i contenuti della norma. I paragrafi Riferimenti normativi, Termini e definizioni richiamano le norme, cui la norma armonizzata rimanda, e sono fornite le definizioni dei termini utilizzati. Nel paragrafo Valutazione della Conformità sono stabiliti i requisiti, i metodi e le apparecchiature di prova per la caratterizzazione tecnica dei prodotti, comprese le prove iniziali e quelle in produzione. Nel paragrafo Designazione e classificazione, sono definiti i criteri d’identificazione del prodotto in relazione alle caratteristiche tecniche e classi di prestazioni. L’appendice ZA, invece, indica quali elementi della norma sono fondamentali per la marcatura CE dei prodotti da costruzione, le caratteristiche essenziali che devono essere valutate, il sistema di valutazione e verifica della prestazione e i contenuti tipici della marcatura CE. In taluni casi, infatti, il regolamento europeo n. 305/2011 prevede la possibilità di immettere sul mercato prodotti senza aver dichiarato le prestazioni di alcune caratteristiche, ricorrendo all’opzione NPD (No Performance Determined). Ogni Stato membro può definire quali caratteristiche essenziali, contenute nell’appendice ZA, siano obbligatoriamente applicabili ed eventualmente quali siano i valori di soglia delle caratteristiche essenziali. Al fine di marcare CE un prodotto, il fabbricante deve istituire ed attuare il sistema del controllo di fabbrica (FPC) e valutare la costanza delle prestazioni del prodotto utilizzando un sistema di valutazione stabilito dalla norma armonizzata all’ap- pendice ZA. In particolare sono cinque i possibili sistemi di valutazione e verifica (1+,1, 2+,3 e 4) come descritti in dettaglio nell’allegato V del regolamento 305/2011. Secondo i sistemi 1 e 1+ l’ente notificato certifica la costanza delle prestazioni del prodotto, mentre secondo il sistema 2+ certifica la conformità del sistema di controllo della produzione di fabbrica. Secondo il sistema 3, invece, il laboratorio di prova notificato esegue soltanto le prove iniziali di tipo; mentre il sistema 4 non prevede alcuna attività da parte di un ente terzo notificato. Il produttore dopo aver istituito e attuato il sistema di controllo di fabbrica, aver eseguito le prove iniziali e avere valutato la costanza delle prestazioni del prodotto, redige la dichiarazione di prestazione [7], conformemente agli artt. 4 e 6 e all’allegato III del regolamento europeo n. 305/2011 come modificato dal regolamento delegato n. 574/2014 della Commissione europea [8]. Una copia della dichiarazione di prestazione deve essere fornita dal produttore in forma cartacea o su supporto elettronico, o in forma cartacea se esplicitamente richiesta in tale forma dal cliente. Il produttore, in deroga alle succitate modalità di consegna della dichiarazione di prestazione, potrà anche rendere disponibile sul sito web le dichiarazioni fatti salvi gli obblighi di cui al regolamento delegato n. 157/2014 [9]. Dopo avere redatto la dichiarazione di prestazione del prodotto-tipo e valutato la costanza delle prestazioni del prodotto, quest’ultimo sarà immesso sul mercato dotato della marcatura CE apposta in modo visibile, leggibile e indelebile sul prodotto da costruzione o su un’etichetta a esso applicata. Se ciò fosse impossibile a causa della natura del prodotto, essa è apposta sull’imballaggio o sui documenti di accompagnamento. La marcatura CE, intesa come conformità del prodotto alle prestazioni dichiarate dal produttore, deve essere redatta in conformità a quanto definito dall’art. 9 del R.E. n. 305/2011 e dalla norma armonizzata applicabile (appendice ZA). La marcatura CE secondo la norma EN 1090-1 Il 1° luglio 2014 è terminato il periodo di coesistenza per l’applicazione della norma armonizzata UNI EN 1090-1 [10] che prevede i requisiti per la marcatura CE, secondo il regolamento europeo n. 305/2011, dei componenti strutturali e dei kit in acciaio e alluminio immessi sul mercato come prodotti da costruzione. Un elenco non esaustivo ma esplicativo di quali siano i componenti strutturali ai quali si applica la norma UNI EN 1090-1 è riportato sul sito della Commissione europea [11]. Le norme UNI EN 1090-2 [13] e UNI EN 1090-3 [14], richiamate dalla norma UNI EN 1090-1, si occupano, rispettivamente, di stabilire i requisiti per l’esecuzione delle strutture di acciaio e alluminio, indipendentemente dalla loro tipologia e forma. Non essendo la norma UNI EN 10901 richiamata esplicitamente nelle Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC08) era in dubbio se la marcatura CE, secondo la succitata norma armonizzata, dovesse essere l’unico modo di qualificazione dei componenti strutturali in acciaio e alluminio ovvero fosse obbligatorio applicare anche le regole di qualificazione secondo i §§ 11.3.4.10 e 11.3.1.7 delle NTC 08. Il Servizio Tecnico Centrale con nota del 5 giugno 2014 [12] ha chiarito che risultano applicabili nella fattispecie, dopo il 1° luglio 2014, soltanto i criteri di cui al § 11.1 lettera A del d.m. 14/1/2008, per cui è necessaria la sola marcatura CE e non la qualificazione da parte del Servizio Tecnico Centrale. Si segnala, inoltre, che nel corso della stesura del presente articolo il Consiglio Supe- riore dei Lavori Pubblici ha approvato il nuovo testo di bozza delle NTC [15], aggiornato a ottobre 2014, secondo cui al § 11.1 viene confermato quanto già riportato nella succitata circolare del 5 giugno 2014. Si rileva, però, che il Servizio Tecnico Centrale nella circolare del 5.6.2014 nulla ha chiarito in merito all’applicabilità dei requisiti di cui al § 11.3.4.5 del d.m. 14/1/2008 relativo al processo di saldatura applicato alla produzione dei componenti strutturali, marcati CE secondo la norma UNI EN 10901. Il succitato paragrafo pone a carico dei centri di trasformazione l’obbligo di certificare i processi di saldatura, gli operatori (saldatori e addetti ai controlli non distruttivi) e il sistema di gestione dei processi di saldatura. A tal proposito anche la bozza di ottobre 2014 delle NTC sembra confermare la piena applicabilità dei requisiti di cui al § 11.3.4.5 delle NTC 08. Infatti, in linea generale, laddove alcuni requisiti delle Norme Tecniche per le Costruzioni non sono applicabili, la bozza delle NTC di ottobre 2014 indica esplicitamente la non applicabilità, come ad esempio le procedure di controllo in stabilimento e nei centri di trasformazione (§ 11.3.4.11.1 e § 11.3.4.11.2) che non sono applicabili nel caso si utilizzino prodotti marcati CE. Agli operatori del mondo della certificazione, però, sarebbe sembrato ovvio la non applicabilità del § 11.3.4.5 ai componenti e kit strutturali soggetti a marcatura CE, secondo la norma UNI EN 1090-1, poiché la succitata norma già copre anche il requisito di conformità del sistema di gestione dei processi di saldatura alla norma UNI EN ISO 3834 [16] e, inoltre, per la libera circolazione delle merci nell’Unione europea, un costruttore che opera in Italia è libero di acquistare i componenti strutturali anche da un produttore di un altro Stato membro che ovviamente non è tenuto, nel suo paese, a rispettare il Foto per gentile concessione Fondazione Promozione Acciaio INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014 21 Classe di importanza Categoria di Servizio Categoria di Prodotto CC1 CC2 CC3 - SC1 SC2 SC1 SC2 SC1 SC2 PC1 EXC1 EXC2 EXC2 EXC3 EXC3 EXC3 PC2 EXC2 EXC2 EXC2 EXC3 EXC3 EXC4 Tabella 1 – Classi di esecuzione – Appendice B – UNI EN 1090-2 Foto per gentile concessione Fondazione Promozione Acciaio d.m. 14/1/2008. Altra questione è l’obbligo di certificazione dei procedimenti, dei saldatori e degli operatori richiesta dal § 11.3.4.5 delle NTC 08 ed anche dalla bozza di ottobre 2014 delle NTC. In particolare col termine certificazione s’intende la valutazione della conformità di un procedimento o delle competenze del personale da parte di un ente terzo indipendente, mentre la norma UNI EN 10902, richiamata dalla norma UNI EN 1090-1, al § 7, richiede la sola qualificazione delle procedure e del personale che segue la saldatura. Ovviamente la certificazione di un ente terzo, essendo garanzia di valutazione indipendente delle competenze del personale e della conformità dei procedimenti, è auspicabile e consigliata. Al fine di immettere sul mercato un componente strutturale o kit, il produttore dovrà istituire il sistema di controllo della produzione di fabbrica (FPC) [2] [6] conforme al § 6.3 della norma UNI EN 1090-1, eseguire i calcoli iniziali di tipo ITC e le prove iniziali ITT in conformità al § 6.2 (2) della succitata norma armonizzata e attuare il sistema FPC secondo le procedure di gestione definite, quali ad esempio le prove di produzione (3) per valutare la costanza delle prestazioni dei componenti marcati CE. I calcoli iniziali di tipo ITC, nel caso in cui il produttore abbia la responsabilità della progettazione, hanno lo scopo di determinare le caratteristiche strutturali del componente elencate al 4.5 della norma UNI EN 1090-1 e potranno essere eseguiti in conformità agli Eurocodici, alla legislazione tecnica nazionale, quale ad esempio il d.m. 14 gennaio 2008, o alle specifiche di progettazione imposte dal cliente, quali ad esempio le specifiche di RFI per i ponti ferroviari. Le prove iniziali di tipo ITT hanno, invece, lo scopo di definire le prestazioni delle altre caratteristiche elencate ai §§ 4.2, 4.3, 4.4, 4.6, 4.7, 4.8 e 4.9 della norma UNI EN 1090-1 e devono essere eseguite all’inizio della produzione di un nuovo componente, all’inizio di un metodo di produzione nuovo o modificato e se la produzione passa a una classe di esecuzione superiore. Non c’è dubbio che, nella “produzione di serie” di componenti strutturali, le prove iniziali di tipo ITT corrispondono alle prove eseguite sul componente iniziale, prodotto e testato prima di dare avvio alla produzione. Per una “produzione a commessa”, invece, le prove iniziali di tipo ITT potrebbero essere eseguite inizialmente e indipendentemente dalla commessa per ogni processo di lavorazione (taglio, foratura, assemblaggio, ecc.), quale validazione dei processi produttivi, e successivamente in fase di commessa potrebbero coincidere con le “prove di primo pezzo” che vengono eseguite sempre prima di avviare la produzione a commessa del singolo componente strutturale. La necessità di eseguire le prove iniziali di tipo ITT nasce anche al passaggio di una classe di esecuzione superiore; in particolare l’attività produttiva è realizzabile in quattro classi di esecuzione: ECXC1, EXC2, EXC3, EXC4. La norma UNI EN 1090-2 all’appendice B definisce i criteri di scelta della classe di esecuzione che dovrà essere definita dal progettista e indicata negli elaborati di progetto. Le classi di esecuzione sono funzione di: a) classe d’importanza della struttura definite al § B3.1 della norma EN 1990 [17], b) categoria di servizio della struttura (cfr. prospetto B.1 della UNI EN 1090-1) e c) categoria di produzione (cfr. prospetto B.2 della UNI EN 1090-1), come mostrato in tabella 1. In funzione delle classi di esecuzione il produttore dovrà rispettare regole di produzione sempre più restrittive passando dalla classe EXC1 a EXC4. Il sistema di controllo della produzione di fabbrica deve essere certificato da un ente terzo no- tificato [3] [6] in accordo al sistema di valutazione della costanza delle prestazioni 2+ come richiesto dalla norma UNI EN 1090-1 al § ZA.2.1. Ottenuta la certificazione del sistema di controllo della produzione di fabbrica da parte di un ente terzo notificato, il produttore potrà produrre e immettere sul mercato componenti strutturali e in acciaio e alluminio redigendo la dichiarazione di prestazione (cfr. par. 2) e marcandoli CE secondo uno dei quattro metodi (1, 3a, 2 e 3b) previsti dalla norma UNI EN 1090-1. Il metodo 1 riguarda i produttori che immettono sul mercato componenti strutturali corredati di tutte le informazioni geometriche e sul materiale affinché l’acquirente possa, attraverso un proprio progettista, eseguire i calcoli strutturali. Ad esempio potrebbero essere marcati con questo metodo i prodotti realizzati in serie, quali travi IPE per solai, per i quali il produttore dichiara le caratteristiche geometriche e del materiale e l’acquirente, attraverso un proprio progettista, progetta il solaio utilizzando tali travi e assumendosi la responsabilità della capacità di portanza del carico, in funzione della normativa tecnica applicabile e delle caratteristiche geometriche e del materiale dichiarate dal produttore; ovvero il progettista eseguirà il calcolo e il committente sceglierà a catalogo le travi previste in progetto. Nel metodo 3a il cliente fornirà il progetto dei componenti e il produttore dovrà realizzarli in conformità al progetto e alle norme UNI EN 1090-2/3 (strutture in acciaio o alluminio) e dovrà dichiarare le caratteristiche prestazionali determinate, quali ad esempio tolleranze, saldabilità, reazione al fuoco, resistenza all’urto e durabilità; mentre per quelle strutturali rimanderà al progetto del cliente, quali ad esempio capacità di portanza del carico, resistenza a fatica, al fuoco e deformazione allo stato limite di esercizio. Con il metodo 2 il produttore ha la responsabilità della progettazione secondo gli Eurocodici e dell’esecuzione conformemente al progetto ed alle nome UNI EN 1090-2/3 (strutture in acciaio o alluminio). Con il metodo 3b, invece, il produttore ha la responsabilità della progettazio- ne secondo la legislazione tecnica dello Stato membro, quale ad esempio il d.m. 14/1/2008, o alle specifiche di progettazione imposte dal cliente; inoltre dovrà realizzare i componenti strutturali conformemente al progetto ed alle nome UNI EN 1090-2/3 (strutture in acciaio o alluminio). L’appendice ZA della norma UNI EN 1090-1, alle figure ZA.1, ZA.4, ZA.3 e ZA.5, riporta esempi di marcature CE di componenti marcati rispettivamente secondo i metodi di prova 1, 3a, 2 e 3b. In conclusione, quindi, il produttore potrà immettere sul mercato componenti e kit strutturali in acciaio e alluminio, soltanto dopo aver: a) istituito, attuato e fatto certificare da un ente terzo notificato il sistema di controllo della produzione di fabbrica (FPC), b) eseguito i calcoli (se necessario) e le prove iniziali di tipo, d) eseguito le prove di produzione per la valutazione della costanza delle prestazioni del prodotto, e) redatto la dichiarazione di prestazione, f) marcato CE i componenti strutturali. Bibliografia [1] Decreto ministeriale 14 gennaio 2008, Norme Tecniche per le Costruzioni [2] SBISÀ M., Il controllo tecnico delle opere di ingegneria civile, Sistemi Editoriali, ISBN: 978-88513-0613-7, 2010. [3] SBISÀ M., Il controllo in accettazione dei materiali e prodotti strutturali secondo le Norme tecniche per le Costruzioni in “Progettazione sismica”, Vol. 2, N.4, ISSN:1973-7432, 2013. [4] Direttiva europea n. 89/106/ CEE del 1998, Ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti i prodotti da costruzione. [5] Regolamento europeo n. 305/2011, Condizioni armonizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione. [6] SBISÀ M., La marcatura CE dei prodotti da costruzione secondo il nuovo Regolamento europeo n. 305/2011 in “Ingegneri”, ISSN: 2035-8989. Vol. 1/2014, 2014. [7] http://ec.europa.eu/enterprise/sectors/construction. [8] Regolamento delegato n. 574/2014 che modifica l’allegato III del regolamento (UE) n. 305/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio concernente il modello da usare per redi- gere una dichiarazione di prestazione relativa ai prodotti. [9] Regolamento delegato n. 157/2014 relativo alle condizioni per rendere disponibile su un sito web una dichiarazione di prestazione per i prodotti da costruzione. [10] UNI EN 1090-1:2012 - Esecuzione di strutture di acciaio e di alluminio- Parte 1 -Requisiti per la valutazione di conformità dei componenti strutturali. [11] http://ec.europa.eu/DocsRoom/documents/5744. [12] Servizio Tecnico Centrale, Chiarimenti in merito all’applicazione della norma europea armonizzata EN 1090-1 per i materiali e prodotti in carpenteria metallica ad uso strutturale ed interazione con la normativa tecnica per le costruzioni di cui al d.m. 14 gennaio 2008 del 5 giugno 2014. [13] UNI EN 1090-2:2011 – Esecuzione di strutture di acciaio e di alluminio – Parte 2 -Requisiti tecnici per strutture di acciaio. [14] UNI EN 1090-3:2008 – Esecuzione di strutture di acciaio e di alluminio – Parte 2 -Requisiti tecnici per strutture di alluminio. [15] http://www.edilportale. com/news/2014/11/progettazione/via-libera-alle-nuove-norme-tecniche-per-le-costruzioni_42568_17.html. [16] UNI EN ISO 3834: 2006 – Requisiti per la saldatura per fusione dei materiali metallici. [17] UNI EN 1990:2006 Eurocodice - Criteri generali di progettazione strutturale. Note 1. In alcuni casi la Commissione stabilisce nei relativi mandati che gli organismi di normazione definiscano anche (nelle norme armonizzate) livelli di soglia in relazione alle caratteristiche essenziali (art. 27, c. 3, Reg.305/2011). 2. Cfr. prospetto 1 UNI EN 1090-1. 3. Cfr. prospetto 2 UNI EN 1090-1. * Ingegnere, PhD, Professore a contratto, di Costruzioni in Acciaio, Università del Molise Foto per gentile concessione Fondazione Promozione Acciaio INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014 22 > INFO AZIENDE E PRODOTTI Intonaco premiscelato Poromin® iP7 Drenante, fonoassorbente e sostenibile Una formula innovativa dalle prestazioni eccezionali Tre plus per Drainbeton di Betonrossi In linea con i più severi requisiti richiesti dalla bioedilizia, Poromin iP7 di Harobau è l’intonaco premiscelato a base di caseina modificata e stabilizzata che grazie alla sua formulazione naturale e biologica apre nuove prospettive alla qualità e al comfort abitativo. Il principale punto di forza di Poromin iP7 è l’elevato potere deumidificante, traspirante e impermeabilizzante che si attiva durante la preparazione della malta. La particolare reazione di ventilazione, infatti, inizia proprio con l’idratazione dell’intonaco, che crea un aumento di volume del 25% determinando così un alleggerimento del peso specifico della massa. Tale processo non solo consente di ottenere una maggiore leggerezza strutturale, con un minor apporto di materiale e un conseguente risparmio in termini di costi di manodopera e trasporto, ma consente anche di incrementare le capacità di isolamento termico ed acustico. L’intero edificio potrà quindi gode- re dell’assenza di condense, ponti termici o altri fenomeni relativi alla presenza di umidità all’interno della costruzione, migliorando così la salubrità dei locali e il benessere abitativo. Perfetto per gli interventi di ristrutturazione, costruzione e risanamento di vecchi o nuovi edifici, l’intonaco premiscelato Poromin iP7 garantisce straordinarie applicazioni, raggiungendo performance notevoli anche nel restauro di opere di pregio artistico. I tempi di presa e di asciugatura ridotti e l’assenza di attrezzature specifiche per la stesura conferiscono a Poromin iP7 una grande praticità d’impiego. Grazie all’elevata resistenza alle basse temperature e agli agenti corrosivi salini, inoltre, Poromin iP7 non solo è adatto all’impermeabilizzazione di muri, cantine, pavimenti, solette, terrazze e pensiline (senza l’uso di guaine protettive), ma si rivela perfetto anche per proteggere strutture in cemento armato. Drenante, fonoassorbente, altamente performante e di facile lavorabilità: è l’innovativo Drainbeton di Betonrossi, un prodotto con caratteristiche estetiche e prestazionali uniche, che lo rendono ideale per un ampio spettro di applicazioni, quali: parcheggi, piazzali di sosta e piazze pedonali; piste ciclabili; pavimentazioni stradali; percorsi per impianti sportivi e campi da golf; strade secondarie e, in generale, in tutti i casi in cui vi sia l’esigenza di regolarizzare efficacemente il deflusso delle acque piovane. Un obiettivo che Drainbeton garantisce grazie a una matrice a elevata percentuale di vuoti interconnessi, che consente di drenare fino a 40 l/mq di acqua ogni secondo, senza comprometterne i valori di resistenza a compressione, che raggiungono valori superiori a 25 MPa a 28 giorni. Drainbeton è anche un prodotto che semplifica la vita di cantiere, garantendo una facile e rapida lavorazione e una sensibile riduzione dei costi di messa in opera. La sua particolare composizione, infatti, conferisce alla miscela tempi di presa e indurimento molto rapidi, che raggiunge elevati valori di portanza già dopo soli 2 giorni dalla stesa. Poi, per quanto riguarda la posa in opera, va anche sottolineato che Drainbeton è caratterizzato da una buona lavorabilità della miscela cementizia, che può essere stesa con grande rapidità mediante finitrice stradale, quindi con tempi e costi di lavorazione molto ridotti. E anche la compattazione del materiale è interamente affidata al banco della finitrice e non richiede rullatura, con conseguenti vantaggi in termini di tempi e oneri di esecuzione per l’impresa. Mentre nel caso di superfici ridotte, Drainbeton può anche essere steso e compattato mediante semplice staggia e/o piastra vibrante. Betonrossi www.betonrossi.it Harobau www.poromin.it Fotovoltaico: senza profili, niente da assemblare, zero fori in copertura Sun Ballast: la soluzione per la posa dei pannelli solari su coperture piane Catturare il sole adesso è facile, veloce, sicuro ed ecologico, con Sun Ballast, un innovativo sistema per semplificare la posa di pannelli fotovoltaici su superfici piane o inclinate sino al 10°. Si tratta di un cuneo di cemento che svolge una doppia funzione: è un supporto facilmente adattabile a qualsiasi pannello in commercio e fa anche da zavorra al pannello stesso. La posa è semplice e veloce, e può essere fatta in contemporanea con quella dei pannelli. Basic srl, azienda Italiana in forte espansione nel settore della produzione di accessori per il fotovoltaico, in questi anni si è fatta spazio offrendo una valida alternativa ai leader storici presenti sul mercato, presentando un prodotto innovativo Sun Ballast struttura per moduli su copertura piana. I prodotti della gamma Sun Ballast sono il risultato di anni di esperienza diretta degli stessi ideatori, che, scontrandosi con le problematiche reali di installazione e assistenza, furono spinti alla ricerca di soluzioni nuove, ponendosi come prerogativa quella di creare un sistema capace di unire sicurezza e praticità, allo scopo di agevolare e mettere in sintonia Progettisti Installatori e Manutentori. Basic srl fornisce a piccole e grandi imprese coprendo tutto il territorio nazionale in tempi di consegna brevissimi a costi contenuti; inoltre è in grado di dare assistenza in fase di progettazione e Sun Ballast permette l’installazione di pannelli fotovoltaici in pochi minuti: basta appoggiarli e fissarli agli appositi supporti. Sono realmente necessari solo due attrezzi: una chiave a brugola e un metro, niente trapani, avvitatori o altri strumenti elettrici. Sun Ballast è un sistema modulabile sia in termini di gradi di inclinazione che di peso ,grazie ai 7 modelli della gamma Sun Ballast: 0°,3°,8°,11°,15°,20°,30° che permettono di posare i moduli nelle varie combinazioni possibili orizzontale, verticale, est, ovest. La modulazione del peso viene fatta grazie alla possibilità di inserire zavorre supplementari nelle zone più opportune, solitamente quelle perimetrali, soggette a maggiore esposizione e spinta vento; in questo modo si ottiene una maggiore tenuta con carichi moderati. Basic srl www.sunballast.it Il caldo silenzio del cappotto Echoray, lastra per isolamento termico ed acustico delle facciate Echoray è una lastra per isolamento termico ed acustico delle facciate per il sistema cosiddetto a “cappotto”. Echoray coniuga in un solo prodotto ottime performance termiche ed acustiche. Infatti, oltre a vantare una conducibilità termica λD di 0,031 W/mK ponendosi nell’eccellenza dei prodotti per l’isolamento termico, grazie ad un particolare processo produttivo, Echoray aggiunge ottime prestazioni acustiche permettendo così di soddisfare tutte le esigenze di comfort interno alla costruzione nel rispetto del risparmio energetico e del benessere abitativo. Le caratteristiche di isolamento acustico derivano da un processo di elasticizzazione controllata che permette di ottenere eccellenti valori di rigidità dinamica, requisito fondamentale per avere ottime prestazioni acustiche nell’applicazione. Le proprietà elastiche di Echoray risultano idonee a ridurre la propagazione delle vibrazioni per via solida (bassa rigidità dinamica s’). Pertanto si verrà a creare un sistema composto da tre elementi distinti: - La muratura di supporto considerata rigida e continua, di massa molto più elevata degli altri due strati. - L’isolante che funge da molla, ovvero rappresenta il materiale che deve smorzare l’onda d’urto del rumore. - L’intonaco esterno che rappre- senta l’elemento rigido ripartitore dell’energia meccanica che l’onda sonora provoca sulla superficie d’impatto. La superficie esterna della lastra Echoray presenta una speciale zigrinatura di 6 mm. di profondità: un accorgimento che permette di applicare, senza diversi passaggi da parte del posatore, almeno 10 kg/m2 di rasante e finitura, indispensabili per il funzionamento del sistema. Questo fattore garantisce un’alta facilità di posa di Echoray. L’Isolante www.lisolante.it INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014 23 > VETRINA > MATERIALI > MATERIALI Drainbeton conquista la fiducia di progettisti e imprese I tre gioielli Danesi per l’isolamento A poco più di un anno dal suo lancio sul mercato, Drainbeton, il calcestruzzo drenante e fonoassorbente di Betonrossi, registra un successo davvero straordinario e un altissimo apprezzamento da parte dei progettisti e delle imprese che l’hanno scelto per un ampio spettro di applicazioni: dalle strade alle piste ciclabili, dai piazzali di sosta alle pavimentazioni di aree pedonali, dai parcheggi ai percorsi per impianti sportivi. Si tratta di un prodotto con caratteristiche estetiche e prestazionali uniche, che lo rendono ideale in tutti i casi in cui vi sia l’esigenza di regolarizzare efficacemente il deflusso delle acque piovane. Un obiettivo che Drainbeton garantisce grazie a una matrice a elevata percentuale di vuoti interconnessi, che consente di drenare fino a 40 l/mq di acqua ogni secondo, senza comprometterne i valori di resistenza a compressione, Danesi ha tre gioielli: tre blocchi isolanti adatti per ogni esigenza progettuale grazie ai quali l’azienda lombarda può dire di avere “isolato la perfezione”. Stiamo parlando di Poroton Plan TS8, Normablok Più e Thermokappa. Poroton Plan TS8 è l’innovativo sistema rettificato che, unico sul mercato, coniuga ai ben noti vantaggi del sistema rettificato le prestazioni isolanti del polistirene espanso additivato di grafite, generando quindi un sistema costruttivo dalle eccellenti performance. Normablok Più (nella foto) è un sistema costruttivo completo brevettato, dalle alte prestazioni termoacustiche e meccaniche, in grado di coniugare praticità, efficienza, economia e velocità di messa in opera. Le elevate prestazioni termiche sono garantite dall’iniezione di polistirene espanso caricato con che raggiungono valori superiori a 25 MPa a 28 giorni. Per quanto riguarda la posa in opera, va sottolineato che Drainbeton è caratterizzato da una buona lavorabilità della miscela cementizia, che può essere stesa con grande rapidità mediante finitrice stradale, quindi con tempi e costi di lavorazione molto ridotti. E anche la compattazione del materiale è interamente affidata al banco della finitrice e non richiede rullatura, con conseguenti vantaggi in termini di tempi e oneri di esecuzione per l’impresa. Betonrossi www.betonrossi.it > RIVESTIMENTI grafite. La linea Normablok Più è composta, oltre che da elementi base, anche da una serie di elementi speciali di completamento. Thermokappa è la linea di prodotti in laterizio ad alto contenuto tecnologico. THERMOK30 e THERMOK24 sono blocchi in laterizio porizzato nati per realizzare eccezionali pareti di tamponamento ad elevatissi- Danesi Laterizi www.danesilaterizi.it > SISTEMI COSTRUTTIVI PREFA al Klimahouse 2015 Le novità Xella al Klimahouse 2015 PREFA, l’azienda di riferimento nel settore delle coperture e dei rivestimenti per facciate in alluminio, sarà presente alla fiera Klimahouse 2015 che si svolgerà a Bolzano dal 29 gennaio al 1° febbraio prossimi, per presentare insieme alla sua ricca gamma di sistemi di rivestimento in alluminio, una interessante novità per tutti coloro che sono sempre alla ricerca di soluzioni originali in grado di abbinare l’affidabilità tecnica a design innovativi. PREFA Italia vi aspetta allo stand A03/14 - Settore AB con i suoi tecnici specializzati e i suoi consulenti per presentarvi le ultime novità fra cui il nuovo pluviale quadro PREFA, un innovativo sistema di smaltimento acque pensato per l’architettura moderna, ideale per completare i progetti di copertura realizzati con i sistemi in alluminio PREFA. Xella Italia, azienda del Gruppo Xella, leader mondiale nella produzione e commercializzazione di elementi in calcestruzzo cellulare, sarà lieta di presentare le proprie soluzioni per l’edilizia alla fiera Klimahouse che si svolgerà a Bolzano dal 29 gennaio al 1° febbraio 2015 e vi aspetta presso lo stand B06/30. I prodotti della gamma Ytong in calcestruzzo aerato autoclavato e i pannelli isolanti minerali della gamma Multipor sono sinonimo di eccellenza e trovano applicazione sia per la realizzazione di nuove costruzioni che per la riqualificazione energetica e ampliamento di edifici esistenti, con prestazioni energetiche di assoluto rilievo. In occasione dell’appuntamento di Bolzano sarà presentato al pubblico Ytong Academy, il nuovo centro di formazione permanente ubicato a Pontenure (Piacenza) in cui si terranno a partire da febbraio 2015 corsi di posa e seminari tecnici rivolti agli operatori del settore, applicatori, imprese e progettisti, con l’obiettivo di condividere le conoscenze specialistiche maturate in decen- PREFA www.prefa.com > IDROTERMOSANITARIO bonio non legato, materiale n. 1.0308, con zincatura-nichelatura esterna galvanica. Ogni raccordo è dotato di una guarnizioni profilata speciale di materiale sintetico EPDM. Abbinata ad una ghiera dentata, essa garantisce una perfetta tenuta e una ineccepibile coesione con ni di esperienza e approfondire le principali tematiche teoriche e pratiche inerenti al risparmio energetico, all’acustica, alla sostenibilità, all’efficacia della corretta posa in opera. Xella vi aspetta a Klimahouse anche per presentare, fra le soluzioni costruttive per l’edilizia sostenibile, il nuovo pannello MULTIPOR 042, una soluzione con migliorate prestazioni di isolamento termico e bassa permeabilità al vapore. Il pannello isolante Multipor 042, > SERRAMENTI Il comfort a portata di mano con RotoComfort i8 La tecnica a pressare Viega per tutti Unicamente per i tubi d’acciaio secondo UNI EN 10220/10255 e UNI EN ISO 6708, la tecnica a pressare finora non ha trovato applicazione. Ora Viega ha sviluppato una soluzione adeguata e presenta Megapress, un sistema di raccordi a pressare ricavati da tubo di acciaio al car- me prestazioni rispondenti alle normative, con standard qualitativi d’eccellenza. La loro caratteristica geometria presenta appositi fori nei quali, come ultima fase di un processo produttivo qualitativamente garantito, vengono posizionati inserti in Neopor®. le superfici talvolta irregolari dei tubi di acciaio nero, zincato, preverniciati industriali o rivestiti a polveri epossidiche secondo UNI EN 10255 e UNI EN 10220. Grazie all’assenza di fiamme e alla facilità e pulizia del montaggio, Megapress si fa apprezzare anche negli interventi di riparazione o ampliamento, soprattutto se eseguiti in ambienti vincolati in termini di spazio e regolamenti antincendio. Con l’introduzione nel mercato europeo, Megapress è stato dotato di attestazioni quali TÜV per il riscaldamento, raffrescamento, per gli impianti di aria compressa e dei gas tecnici oltre che per impianti industriali fino a 16 bar e 110°C. Ulteriori certificazioni riguardano il settore delle costruzioni navali, gli impianti sprinkler e antincendio ad acqua o a secco. Viega www.viega.it RotoComfort i8 è la prima finestra per tetti a compasso a doppia apertura con sistema di movimentazione elettrico automatico integrato nel telaio: la vista è completamente libera, la movimentazione confortevole e l’uso eccezionalmente pratico. Un’idea semplice ha mosso la progettazione di RotoComfort i8: facilità di utilizzo. Oltre alle caratteristiche tipiche della produzione Roto che si sintetizzano nel noto concetto di Designo (sistema finestra integrato), RotoComfort i8 utilizza una meccanica brevettata di grande pregio ed estremamente evoluta: un meccanismo di soft opening & closing direttamente integrato nei bracci laterali dell’anta. L’anta può essere sganciata facilmente per le operazioni di manutenzione e pulizia ed un sistema automatico di riaggancio la riporta nella posizione iniziale di apertura. La caratteristica principale che contraddistingue la linea RotoComfort i8 è rappresentata dalle grandi dimensioni, che offrono un ampio affaccio e soprattutto un grande utilizzo della luce fino a 1,6 m di altezza nelle varianti vetro 8A (doppio vetro), 9G e 9P (triplo vetro). Il materiale utilizzato è il PVC che viene fornito nella finitura standard in colore bianco. È possibile avere su richiesta lo stesso prodotto con finitura speciale “effetto legno”. RotoComfort i8 viene fornito pre-montato: pronto per essere inserito nel foro predisposto e con una pulsantiera già integrata sul telaio. La centralina consente in ogni caso una connessione sia con il telecomando che con pulsantiere a parete, sistemi wireless & domotica. Roto www.roto-frank.it caratterizzato da uno spessore ridotto è specificatamente studiato per l’isolamento interno, permettendo di migliorare ulteriormente l’efficienza energetica dell’edificio. Inoltre grazie alla sua leggerezza è facile da applicare e permette una migliore movimentazione nell’utilizzo per interno. Xella Italia www.ytong.it