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La rivoluzione nascosta Armando Zambrano: l`Ingegnere cambia e
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014
R
R
nativo Non-Lineare
Calcolo strutturale
FEM al vero
secondo NTC2008,
EC2 e EC3
www.hsh.info
Calcolo FEM multidisciplinare
per l’ingegneria
civile, meccanica, industriale
www.hsh.info
www.hsh.info
N. 4 Ottobre-Dicembre 2014 - Anno VI - Trimestrale - Abbonamento 57,00 euro - Poste Italiane Spa - Spedizione in A.P. - d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) art. 1 c. 1, DCB Milano
> EFFICIENZA ENERGETICA
> APPALTI
Gestione degli appalti
con l’eProcurement
L’analisi delle nuove
UNI/TS 11300
di G. Pansa
> INTERVISTA
a pag. 4
di M. Bolpagni
Mercato del calcestruzzo:
il problema è la non trasparenza
a pag. 7
di M. Ferrarini e F. Re Cecconi
a pag. 18
> EDITORIALE
La rivoluzione nascosta
Il 2015 sarà l’anno della digitalizzazione
per le costruzioni?
di Fulvio Re Cecconi
Coloro che fanno
una rivoluzione a metà
non hanno fatto altro
che scavarsi una tomba
Louis Antoine de Saint-Just
La situazione economica italiana,
guardandola con un po’ di ottimismo, sembra dare segnali di
uscita dal lungo periodo di crisi
che ci ha accompagnato in questi ultimi anni. Questa prospettiva di ripresa è condivisa da tutti
gli Stati comunitari con maggiore o minore forza a seconda della nazione cui si guarda.
A livello di Comunità europea,
anche il settore delle costruzioni, quasi incredibilmente, sta
lentamente riemergendo dalle profondità dell’abisso in cui
era sprofondato nel 2012 e lo
sta facendo, come peraltro facilmente prevedibile, in maniera darwiniana, cioè evolvendosi e mutando, creando le basi un
futuro in cui gli attori del settore opereranno e coopereranno
in maniera completamente differente dall’attuale.
In primis con un’attenzione alle
infrastrutture, giustamente ritenute la base per lo sviluppo anche delle altre attività dei sistemi Paese che su di esse stanno
puntando. Basti ricordare che a
livello comunitario una delle richieste formulate da Mario Draghi al Bundesregierung concerne proprio gli investimenti in infrastrutture, quegli stessi che i
Ministri Schauble e Dobrindt in
Germania hanno in parte promesso, ad esempio, per il risanamento dei ponti e dei viadotti
ferroviari e per gli apparati digitali. Anche altri Paesi, come il Regno Unito, per citarne uno, sembrano, in effetti, già aver varato un vasto e duraturo programma di sviluppo infrastrutturale
del quale il programma di alta
velocità ferroviaria High Speed
Two (1) è solo l’ultimo esempio.
L’attenzione alle infrastrutture
e un nuovo approccio alla misura dell’utilità dell’opera prodotto delle costruzioni, quindi sia edilizia sia infrastrutturale, non è però l’unico motore di
crescita che si rileva negli Stati a noi vicini. Recentemente,
Wilhelm Lerner, un consulente
di Arthur D. Little, formulava
la previsione che il 2015 sarebbe stato per il settore delle costruzioni in Germania l’anno in
cui la digitalizzazione (Information Modelling & Management
e Digital Engineering) avrebbe
iniziato a influire decisamente
sull’incremento del valore, sulla scorta di quanto sta accadendo nella Manifattura con Industrie 4.0, la Quarta Rivoluzione
Industriale (Digitale).
Anche senza riprendere nuovamente l’esempio della Gran Bretagna, dove la rivoluzione della
digitalizzazione del settore delle costruzioni, iniziata nel 2011
con la pubblicazione della Government Construction Strategy, è quasi completa (la scadenza del 2016 è ormai alle porte e gli strumenti digitali per gli
operatori sono quasi tutti on line); ormai anche gli altri maggiori Paesi europei hanno individuato nella digitalizzazione il
motore dell’evoluzione del settore delle costruzioni e della sua
uscita dall’abisso della crisi. Anche il governo francese, supportato da un fondamentale Corpo
dello Stato quale è il CSTB, ha ormai adottato un approccio molto
simile, concettualmente, a quello britannico, i cui primi frutti si
scorgeranno entro luglio 2015.
Un esempio di tale approccio è
il Programma MINnD (2) sulla digitalizzazione nelle infrastrutture che procede speditamente con
l’apporto dei saperi istituzionali, professionali, imprenditoriali
e accademici propri di un Sistema Paese coeso e conscio delle
sue responsabilità.
Non solo i citati, ma anche molte
altre nazioni europee (Austria,
in scia alla Germania, ma pure Spagna, Polonia e Paesi Bassi
senza citare i precursori dei Paesi scandinavi) hanno individuato
nella digitalizzazione del settore il punto di non ritorno, di un
percorso che porterà nel medio
termine a un profondo cambiamento (Rivolgimento, Riconfigurazione, Trasformazione) del
settore dell’ambiente costruito.
Il nostro Paese, al di là di sensibilità sparse ai livelli istituzionali,
al Governo come in Parlamento,
è tuttora privo di una strategia
industriale e di una road map
sulla digitalizzazione. Essendo
provato che il cambiamento avviene solo se spinto da una precisa volontà centrale, ciò comporterà, sia pure non immediatamente, l’insorgere di un divario competitivo tra l’Italia e gli
altri Stati membri europei che
progressivamente eroderà anche i margini di operatività dei
competitori nazionali sui mercati internazionali.
In Italia tutti i soggetti coinvolti nel settore delle costruzioni
sembrano osteggiare l’accrescimento della cultura e della dignità industriale del comparto,
impauriti dalle vaste modificazioni dei ruoli e delle identità
di Committenti, Professionisti,
Imprenditori, Produttori e Distributori Commerciali che questo accrescimento comporta. Però, visto lo scenario europeo che
si sta configurando, pare essere impossibile differire ulteriormente la questione chiamando
in causa le cause congiunturali,
e non strutturali, della lunga crisi del settore delle costruzioni.
In questa necessaria rivoluzione, l’evocazione del Building Information Modeling, vale a dire delle tecnologie che permettono di correlare metodologicamente dati e informazioni sul
piano geometrico e alfanumerico, rappresenta la premessa,
ma anche la metafora, di una
affascinante concezione del futuro del settore che trova nelle
metodologie decisionali e organizzative, collaborative e integrate, il punto di genesi di processi aggregativi che, basandosi
su conoscenza e su rischio, propongano una possibile risposta
alle criticità imputabili alla fiscalità immobiliare, alla contrazione del credito, alla aleatorietà amministrativa, all’intempestività dei pagamenti.
In conclusione, se da un lato
(Governo) non è possibile sopperire alla mancanza di visione
strategica con approcci meramente tecnico – legislativi che
partono dal presupposto che è
sufficiente cambiare una legge
(quadro) per eliminare l’unico
problema del settore delle costruzioni (la corruzione), dall’altro (Operatori) non è più accettabile la difesa di modi di operare (e figure professionali) vecchi pensando che il settore uscirà da solo dalla crisi. Anche noi,
singolarmente e con le nostre
rappresentanze professionali,
dobbiamo contribuire.
Nella speranza che dopo gli anni della “Sostenibilità” nelle costruzioni italiane arrivino quelli
della “Digitalizzazione”.
Note
1. https://www.gov.uk/government/organisations/highspeed-two-limited
2. http://www.minnd.fr
> INTERVISTA
Armando Zambrano:
l’Ingegnere cambia
e gli Ordini pure
Intervista al presidente del Consiglio
nazionale degli Ingegneri
Formazione professionale e accreditamento dei corsi di aggiornamento, l’evoluzione della professione dell’Ingegnere
e la risposta concreta cui sono
chiamati gli Ordini provinciali
per dare risposte soddisfacenti ai professionisti … senza dimenticare l’attività della Rete
delle Professioni Tecniche (RPT)
e la risposta al recente dibattito sulla sua reale efficacia.
È un’intervista a tutto campo
quella che l’ing. Armando
Zambrano, presidente del
Consiglio Nazionale degli
Ingegneri e coordinatore della
RPT, ha voluto concederci in
esclusiva.
Armando Zambrano. Non solo il 2013, purtroppo, è stato
orribile. È dal 2008 che vediamo un calo drammatico e costante dei redditi professionali. In 7 anni gli ingegneri hanno
perso mediamente circa 7 mila
euro di reddito professionale,
tornando indietro ai livelli del
1999. Una situazione insostenibile per molti di noi. L’inversione di tendenza ancora non
si vede; il 2014 sarà un anno di
stagnazione e lo stesso probabilmente sarà per il 2015. Per
una effettiva ripresa dobbiamo
guardare al 2016. Il Governo ha
annunciato diverse misure che
potrebbero contribuire ad invertire questa tendenza; bisogna vedere se dagli annunci si
passerà ai fatti.
Mauro Ferrarini. Presidente
Zambrano, 2013 Annus Horribilis per l’ingegnere italiano (soprattutto se giovane e/o
donna). Quando si invertirà la
tendenza? Il nuovo Governo ha
creato le condizioni per la ripresa? Cosa avrebbe dovuto fare (e non ha fatto) e cosa invece ha già realizzato di positivo?
Mauro Ferrarini. E quali sono i
vostri auspici?
Armando Zambrano. Ci attendiamo in primo luogo una conferma anche per il 2015 degli
incentivi per gli interventi di
ristrutturazione e risparmio
energetico, gli unici che hanno impedito al settore dell’edilizia di sprofondare ulterior-
a cura di Mauro Ferrarini
mente. Nello “Sblocca Italia”
si ripetono però gli errori del
passato. Anche in questo decreto gli interventi per le infrastrutture e la messa in sicurezza dal rischio idrogeologico,
pure presenti, prevedono l’affidamento dei lavori con la sola
progettazione preliminare, riproponendo, di fatto, l’appalto integrato, oppure l’affidamento degli incarichi di progettazione alle società in house delle amministrazioni cen-
Il presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, Armando
Zambrano
> segue a pag. 2
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014
2
Direttore responsabile
Paolo Maggioli
Direttore
Fulvio Re Cecconi
ABC Architecture, Built environment
and Construction engineering - Politecnico di Milano
[email protected]
Comitato scientifico
Jean-Luc Chevalier, Centre Scientifique
et Technique du Bâtiment - Grenoble
Julien Chorier, Centre Scientifique et
Technique du Bâtiment - Grenoble
Bruno Daniotti, Politecnico di Milano
Julien Hans, Centre Scientifique et
Technique du Bâtiment - Grenoble
Berardo Naticchia, Università Politecnica delle Marche - Ancona
Fabrizio Rigamonti, Pizzarotti s.p.a.
- Parma
Matteo Sbisà, Ingegnere, PhD, Professore a contratto di Costruzioni in Acciaio, Università del Molise
Piero Torretta, Associazione Nazionale
Costruttori Edili - Roma
Coordinamento redazionale
Mauro Ferrarini
[email protected]
Redazione
Federica Argelli, Giacomo Sacchetti
Via Del Carpino 8,
47822 Santarcangelo di Romagna (Rn)
tel. 0541 628111 - fax 0541 622020
Hanno collaborato a questo numero
Antonini M., Benincasa V.,
Bolpagni M., Busà M., Costantino P.,
De Angelis E., Leone C.,
Mainini A.G., Pansa G., Patti E.,
Rugarli P., Saibeni M., Sbisà M.
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Ingegneri, siete pregati di inviarne comunicazione al servizio clienti.
trali e locali. In questo modo si
taglia la possibilità per i professionisti di beneficiare di tali interventi; interventi che come in passato saranno caratterizzati da varianti, ritardi e innalzamento dei costi.
Mauro Ferrarini. Prima ha citato la Rete delle Professioni
Tecniche. In una recente lettera pubblicata sul sito del CNI
ha rivendicato le azioni positive svolte dalla RPT. Ma si continua a leggere che gli Ordini
e le associazioni che riuniscono
le categorie professionali fanno poco per gli ingegneri e si
occupano solo dei “massimi sistemi”, trascurando i problemi più immediati e mancando
di capacità comunicativa. Cosa risponde?
Armando Zambrano. Posso dirle, come prima cosa, che la Rete
delle Professioni Tecniche è stata costituita proprio per sopperire alla mancanza di rappresentanza di oltre 600 mila professionisti tecnici, che non avevano alcuna voce presso le istituzioni ed il mondo politico. La
Rete, nonostante sia operativa solo da due anni, con la sua
azione a tutto campo, ha già
ottenuto importanti e concreti
risultati, decisamente utili per
chi esercita quotidianamente la professione. Fatti, ribadisco, e non dialoghi sui “massimi sistemi”. Mi riferisco, come prima cosa, alla pubblicazione lo scorso dicembre del
d.m. 143/2013 sui corrispettivi da porre a base d’asta nelle
gare per i servizi di ingegneria
e architettura, che ha posto fine al “libero arbitrio” delle stazioni appaltanti nella determinazione dei prezzi. La Rete, recentemente, è, poi, riuscita a
far modificare il regolamento
per la formazione degli amministratori di condominio, che
prevede nell’importante ruolo
di formatori degli amministratori anche i professionisti tec-
nici, i quali, nella prima versione del Regolamento erano stati, inspiegabilmente, esclusi. La
Rete, quasi in solitario, sta cercando di contrastare il potere immenso delle banche, per
quanto riguarda l’obbligo di
accettare pagamenti con carte
di debito (mediante POS) , con
diverse proposte che hanno
l’obiettivo di mitigare l’effetto, in termini di costi crescenti, dell’obbligo sui professionisti, che sono già gravati di numerosi oneri e non ne vogliono
ulteriori. Siamo stati, a tal proposito recentemente ricevuti in
audizione dalla Camera dei Deputati dove abbiamo presentato diverse proposte di modifica del regolamento attuativo.
Sempre alla Camera sono in discussione, in questi giorni, diversi emendamenti che la RPT
è riuscita a far inserire nell’iter
di approvazione definitiva del
decreto legge “Sblocca Italia”;
uno di questi riguarda il tentativo di rendere più accessibili
ai singoli professionisti le gare
per i servizi di progettazione,
che oggi presentano requisiti
di accesso del tutto immotivati e tendenti a “premiare” solo le società di ingegneria. Come si vede si tratta di iniziative puntuali, che poco hanno a
che fare con i massimi sistemi
e molto con le concrete necessità dei professionisti.
Mauro Ferrarini. Questione
formazione continua. I professionisti (almeno una buona
parte) lamentano che l’obbligo della formazione continua
e il riconoscimento dei CFP siano solo un modo per fare mercimonio. Qual è la posizione
del CNI e cosa si deve fare per
sgomberare il campo da sospetti e malumori?
Armando Zambrano. Il sistema
della formazione continua istituito dal CNI è stato improntato, sin dalla sua origine, al
perseguimento dell’obiettivo
di garantire al professionista
il conseguimento, nel superiore interesse della collettività,
del più elevato grado di aggiornamento professionale, al
fine di consentirgli di fronteggiare le sempre più impegnative sfide poste dal mondo lavorativo contemporaneo. In questo senso, ritengo di poter affermare che tale obiettivo sia
stato pienamente raggiunto
dal CNI, come testimoniato anche dal fatto che quest’ultimo
ha registrato sinora un malumore che è rimasto comunque
molto limitato rispetto all’ampio numero dei soggetti a vario
titolo coinvolti. La normativa di
riferimento prevede che, oltre
agli Ordini territoriali (considerati soggetti formatori per eccellenza), le associazioni e gli
altri soggetti, tra cui le società
private, possano organizzare
attività formative riconoscibili
in termini di CFP, previa autorizzazione dei consigli nazionali degli ordini o collegi di riferimento. Il nostro Consiglio ha
quindi deciso, a differenza di
altri, di vincolare la concessione dell’autorizzazione alla verifica del possesso di specifici
requisiti del soggetto interessato e non delle singole attività
formative. Il nostro regolamento consente agli iscritti di ottenere il riconoscimento di 15
crediti formativi l’anno, per le
attività di aggiornamento connesse alla propria attività professionale. Per quanto riguarda gli Ordini, è opportuno sottolineare che essi hanno svolto,
dal 1° febbraio al 10 settembre
2014, 1.774 eventi formativi,
di cui oltre la metà (51%) a carattere gratuito, il 12% con un
contributo richiesto inferiore a
30 euro, il 13% con un contributo compreso tra 30 e 80 euro e solo il 24% con un contributo superiore a 80 euro. Il
CNI, attraverso la Scuola Superiore di Formazione Professionale per l’Ingegneria, sta inoltre predisponendo un’offerta
formativa a distanza che potrà
arricchire significativamente le
opportunità di aggiornamento
per gli iscritti a costi bassissimi
se non nulli.
Mauro Ferrarini. Ma secondo
lei il sistema di accreditamento dei corsi di formazione è sufficiente da solo a garantire la
qualità del servizio erogato?
Armando Zambrano. Il Consiglio Nazionale procede all’accreditamento dei corsi solo dopo aver effettuato un preciso
controllo sulla scientificità degli stessi, attraverso un’attenta valutazione dei programmi
e dei curricula dei docenti. Riferendomi nuovamente ai dati
sulle attività formative erogate dagli Ordini, è significativo
che il 10% di queste ultime sia
caratterizzato da una forte impronta innovativa. In aggiunta,
ricordo che il CNI ha istituito la
Scuola Superiore di Formazione Professionale per l’Ingegneria, con il compito di estendere
l’offerta formativa disponibile
ed elevarne il livello. Anche in
questo caso, comunque, il CNI
sarà impegnato a contrastare,
tramite l’implementazione di
un proprio servizio ispettivo,
l’esistenza di attività formative che non rispettino gli elevati standard qualitativi fissati.
Mauro Ferrarini. Il profilo
dell’ingegnere sta cambiando. Il singolo professionista è
ormai una figura che, complice la crisi, ha subito un brusco
ridimensionamento ed è ormai
un modello che vive solo in Italia. All’estero vediamo fiorire
grandi società di ingegneria,
multidisciplinari e con professionisti iper specializzati. Secondo lei il modello italiano ha
ancora un futuro? Quali azioni sta mettendo in piedi il Consiglio e gli ordini per fronteggiare questo cambiamento?”
Armando Zambrano. Mi faccia, intanto, dire che nell’attuale dibattito europeo sulle
prospettive di ripresa e sviluppo dell’economia continentale
il sistema delle libere professioni ha guadagnato una nuova
centralità, proprio in ragione
del ruolo crescente che i servizi
“ad alta intensità di conoscenza”, come quelli professionali,
assumono per lo sviluppo economico complessivo, in termini di PIL, difesa dell’occupazione e innovazione. Basti pensare, inoltre, che i professionisti
dell’area tecnica e quelli dell’area sanitaria sono passati dai
4,6 milioni del 2008 ai 5,2 milioni nel 2012.
Certo, a causa dei forti cambiamenti del mercato i professionisti hanno cominciato, da
tempo, a modificare le forme
tradizionali dell’esercizio della
propria attività. Da una recente ricerca del Centro Studi, presentata al Congresso di categoria tenutosi lo scorso settembre a Caserta, è, infatti, emersa una inequivocabile tendenza alla crescita delle dimensioni degli studi professionali e
alla costituzione di network
professionali la cui importanza è centrale per la stragrande maggioranza degli ingegneri. Anche perché tali modalità organizzative sono quelle che garantiscono le migliori
performance in termini di fatturato (chi opera tramite studio individuale non supera la
soglia dei 50.000 euro, quello
degli studi associati sale ad oltre 173.000 euro).
Mauro Ferrarini. E gli Ordini
che faranno?
Armando Zambrano. Questa
domanda di innovazione chiama in causa anche gli Ordini, cui gli ingegneri chiedono
di organizzarsi per fornire loro servizi di supporto allo sviluppo dell’attività professionale di vario tipo, dall’accesso ai fondi europei fino all’inserimento nel mercato del lavoro, passando per la partecipazione ai bandi pubblici. Per
quanto riguarda l’incontro tra
domanda ed offerta di lavoro,
oltre il 70% degli Ordini ha già
predisposto servizi in tal senso.
Il CNI sta per lanciare WORKIng, una piattaforma nazionale per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Gli Ordini sono già al lavoro sugli altri
fronti e il Consiglio nazionale
sta implementano nuovi servizi a loro supporto.
Una casa con isolanti in
gomma riciclata aumenta
il comfort e fa bene
all’ambiente.
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Ambiente
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provenienti dal riciclo
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acustico e riduzione
delle vibrazioni.
colati in opera oppure sagomati e formati
ad hoc per ogni tipo di utilizzo, per scelte
di sostenibilità nel settore dell’edilizia
e delle costruzioni civili.
Edilizia & ambiente: con la gomma
da PFU i vantaggi sono per tutti.
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014
4
> EFFICIENZA ENERGETICA
Analisi dettagliata delle nuove UNI/TS 11300 parte 1 (versione 2014)
Ecco cosa cambia rispetto alla precedente versione
di Giorgio Pansa*
Con la pubblicazione delle norme UNI/TS 11300 parte 1 e 2
(edizione 2014) si completa
un percorso di aggiornamento
iniziato con l’Inchiesta Pubblica Preliminare nell’aprile 2011
e che ha previsto due inchieste pubbliche (settembre-novembre 2012 e maggio-settembre 2013).
In questo articolo si fornirà l’analisi della UNI/TS 11300-1 “Prestazioni energetiche degli edifici - Parte 1: Determinazione del
fabbisogno di energia termica
dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale”. L’analisi della parte 2 sarà oggetto di un successivo approfondimento.
Rispetto alla UNI/TS 113001:2008 le principali variazioni
riguardano:
a) diversa definizione della stagione di raffrescamento (e di riscaldamento nel caso di valutazione adattata all’utenza) e
maggior precisione nel calcolo
dei fabbisogni di energia per le
frazioni di mese comprese nelle
stagioni di riscaldamento e raffrescamento;
b) Introduzione del calcolo dei
fabbisogni di energia termica
latente (umidificazione e deumidificazione);
c) Il calcolo relativo agli scambi
di energia termica per ventilazione viene effettuato:
i) distinguendo, nella valutazione sul progetto e nella valutazione standard, tra ventilazione di riferimento (basata
su un’aera­zione naturale anche quando è presente nell’edificio un impianto di ventilazione meccanica) per il calcolo della
prestazione energetica del fabbricato (energia termica utile
per il riscaldamento QH,nd e per
il raffrescamento QC,nd) e ventilazione effettiva (prende in considerazione l’effettiva modalità
di ventilazione: naturale, ibrida,
meccanica) per il calcolo finalizzato alla stima dell’energia primaria per la climatizzazione invernale e estiva, EPH e EPC;
ii) con un maggiore dettaglio
nel calcolo delle portate;
d) Il maggiore dettaglio nel calcolo degli apporti termici solari;
e) la riduzione dell’utilizzo dei
dati precalcolati (in particolare,
non è più possibile utilizzare le
maggiorazioni percentuali relative alla presenza dei ponti termici, ma è necessario procedere al calcolo analitico).
Appendice
A. Scambio di energia termica verso
ambienti non climatizzati (normativa)
C. Determinazione dettagliata del
coefficiente di trasmissione solare totale
(informativa)
Sono state, inoltre, inserite alcune Appendici aventi una valenza sia normativa sia informativa. Un’altra importante novità riguarda l’eliminazione delle
Appendici relative alla determinazione semplificata della trasmittanza termica dei componenti opachi in edifici esistenti
e all’abaco delle strutture murarie utilizzate in Italia in edifici
esistenti, sostituite dalla contestuale pubblicazione della UNI/
TR 11552 “Abaco delle strutture costituenti l’involucro opaco degli edifici. Parametri termofisici”.
Ecco, nel dettaglio, cosa cambia, seguendo l’ordine di lettura della norma stessa.
Calcolo degli scambi di energia termica
Gli apporti di energia termica dovuti alla radiazione solare incidente sui componenti opachi sono considerati come una riduzione dello scambio di energia per
trasmissione invece che come apporti termici (come avveniva nella precedente versione della norma in analisi e come avviene nella UNI EN ISO 13790:2008). Vengono inoltre considerati gli scambi termici in termini di extra flus-
Note/commenti
Da usarsi per valutazioni tipo A3 (adattata
all’utenza)
L’Appendice riporta il fattore di presenza
medio giornaliero nei locali climatizzati
(da utilizzarsi per la valutazione adattata
all’utenza degli apporti interni latenti), il
E. Dati relativi all’utenza convenzionale
(normativa)
fattore di correzione per la ventilazione
in condizioni di riferimento e gli apporti
medi globali per unità di superficie di
pavimento.
F. Efficienza del sistema di recupero
Da usarsi per valutazioni tipo A3 (adattata
termico di ventilazione (normativa)
all’utenza).
Tabella 1 - Prospetto delle Appendici aggiunte (nella UNI/TS 11300-1:2014)
Appendice
Note/commenti
A. Determinazione semplificata della
Sostituite da:
trasmittanza termica dei componenti
UNI/TR 11552 “Abaco delle strutture
opachi in edifici esistenti
costituenti l’involucro opaco degli edifici.
B. Abaco delle strutture murarie utilizzate
Parametri termofisici”.
in Italia in edifici esistenti
Tabella 2 - Prospetto delle Appendici eliminate (dalla UNI/TS 11300-1:2008)
Appendice
Note/commenti
Con riferimento alla precedente versione
B. Determinazione semplificata dei
della norma, sono stati inseriti maggiori
parametri termici e solari dei componenti
casi per la trasmittanza termica dei telai
trasparenti (informativa)
per finestre e porte.
Con riferimento alla precedente versione
della norma, sono stati introdotti i
D. Fattori di ombreggiatura (informativa)
fattori di ombreggiatura relativi alla sola
radiazione diffusa.
Tabella 3 - Prospetto delle Appendici rimaste invariate (nella UNI/TS 11300-1:2014)
so dovuto alla radiazione infrarossa verso la volta celeste dai
componenti edilizi dell’ambiente non climatizzato.
Calcolo degli apporti termici
Vengono introdotti gli apporti di energia termica dovuti alla
radiazione solare entranti nella
zona climatizzata da un’eventuale serra adiacente, calcolati secondo la norma UNI EN ISO
13790:2008. L’elemento di separazione fra l’ambiente climatizzato e la serra sarà quindi interessato dal contributo diretto attraverso le partizioni trasparenti (apporti solari trasparenti). Il
contributo diretto attraverso le
partizioni opache e il contributo
di energia termica indiretta sono invece considerati nella determinazione degli apporti solari sui componenti opachi. Viene
inoltre inserito il rimando all’appendice A per il calcolo del fattore di riduzione btr per ambiente non climatizzato confinante
con diverse zone termiche.
Calcolo degli apporti solari sui
componenti opachi
Introduzione del concetto di
trasmittanza termica equivalente (Uc,eq) del componente opaco per la determinazione dell’area di captazione solare effettiva (Asol). Il parametro considera
la presenza di intercapedini d’aria ventilate tramite opportuni
coefficienti e formule.
Calcolo del fabbisogno di energia termica per umidificazione
e deumidificazione
Categoria
di edificio
In presenza di impianto di raffrescamento o di climatizzazione che controlla l’umidità
dell’aria, si procede a determinare l’entalpia della quantità netta di vapore di acqua introdotta nella zona dagli scambi d’aria con l’ambiente circostante, per infiltrazione, aerazione e/o ventilazione naturale o meccanica e l’entalpia del
vapore d’acqua prodotto dagli
occupanti, da processi e sorgenti varie (cotture, lavaggi, ecc.).
Dati di ingresso per i calcoli
Aumenta (anche se non in maniera significativa) la quantità
di dati necessari. Ad esempio,
all’interno dei dati climatici è
necessario conoscere le medie
mensili dell’umidità massica
media giornaliera (xe), espressa in g/kg, per il calcolo degli
scambi di vapore.
Zonizzazione
Rimane valida la regola generale di definizione della zona termica (ogni porzione di edificio,
climatizzata ad una determinata temperatura con identiche
modalità di regolazione, costituisce una zona termica). Alla lista dei criteri per evitare la suddivisione in zone viene aggiunta, nel caso in cui sia presente
il controllo dell’umidità, la condizione per cui le umidità relative interne di regolazione differiscono di non oltre 20 punti
percentuali. Viene inoltre specificato che nel caso di prescrizione legislativa è possibile la
suddivisione in funzione della
destinazione d’uso e per unità
immobiliare.
Volume netto dell’ambiente climatizzato
Viene eliminato il fattore di correzione del volume lordo climatizzato: per determinare il volume netto dell’ambiente climatizzato, per gli edifici esistenti, in assenza di informazioni
si calcola moltiplicando l’area
climatizzata per l’altezza netta dei locali.
Temperatura
Per edifici confinanti si assume
una temperatura dipendente
dalla destinazione d’uso, se nota. Se non nota, si assume una
temperatura pari a 20 °C. Non
si fa quindi più menzione alla temperatura conforme alla
UNI EN 12831 per appartamenti confinanti in edifici che non
sono normalmente abitati (per
esempio case vacanze). Anche
nel caso del raffrescamento, la
temperatura interna degli edifici adiacenti dipende dalla destinazione d’uso, se nota e se l’edificio adiacente è climatizzato.
Se la destinazione d’uso non è
nota e se l’edificio adiacente è
climatizzato, la temperatura è
fissata convenzionalmente pari
a 26 °C. Se l’edificio o l’ambiente confinante non è climatizzato, si procede allo stesso modo
del riscaldamento.
Dati climatici
La fonte dei dati climatici è
sempre la norma UNI 10349.
Per orientamenti intermedi tra
Sottocategoria
di edificio
Destinazione d’uso
E.1.1 Residenza
a carattere
continuativo
Abitazioni civili (comprende
l’eventuale estrazione meccanica
dei bagni)
Collegi, luoghi di ricovero, case
di pena, caserme, conventi: Sale
riunioni
Collegi, luoghi di ricovero, case
di pena, caserme, conventi:
Dormitorio/camera
Collegi, luoghi di ricovero, case di
pena, caserme, conventi: Servizi
igienici con estrazione
E.1 Edifici adibiti
a residenza e
assimilabili
h-1
0.3
0.255
0.5
0.04
E.1.2 Residenze
occupate
saltuariamente
Come residenze a carattere
continuativo
0.3
E.1.3 Alberghi,
pensioni e attività
similari
Ingresso, soggiorni
Sale conferenze/auditori (piccoli)
Sale da pranzo
Camere da letto
0.5
0.235
0.17
0.13
E.8 Edifici adibiti
ad attività
industriali ed
0.255
artigianali e
assimilabili
Tabella 4 - Tasso di ricambio d’aria (espresso in h-1) nel caso di semplice aerazione (elaborazione dati a
partire dai valori della norma)
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014
kWh/m2
(mensile)
6.0
5.0
2008
W/m2
5
2014
8.0
7.0
6.0
4.0
3.0
2.0
5.0
4.0
3.0
2.0
1.0
0.0
1.0
0.0
50
100
150
200
250
Superficie utile [m2]
Figura 1 - Confronto fra i valori di apporti interni specifici (in termini di potenza e energia) fra le due
versioni della norma, per le abitazioni di categoria E.1 (1) e E.1 (2).
Parametri di trasmissione termica
Come già anticipato, viene inserito il rimando al rapporto tecnico UNI/TR 11552:2014 per la
determinazione dei valori dei
parametri termici dei componenti edilizi di edifici esistenti, in assenza di dati di progetto attendibili.
Cambia inoltre il riferimento
alla norma per il calcolo della
trasmittanza termica delle facciate continue trasparenti (UNI
EN ISO 12631 invece di UNI EN
13947).
Ponti termici
Nella valutazione sul progetto
i valori di trasmittanza termica
lineare devono essere determinati esclusivamente attraverso il calcolo numerico in accordo alla UNI EN ISO 10211 oppure attraverso l’uso di atlanti di
ponti termici conformi alla UNI
EN ISO 14683. Per gli edifici esistenti è ammesso in aggiunta
l’uso di metodi di calcolo manuali conformi alla UNI EN ISO
14683. È sempre da escludersi
l’utilizzo dei valori di progetto
della trasmittanza termica lineare riportati nell’allegato A della UNI EN ISO 14683:2008.
Extra flusso termico per radiazione infrarossa verso la volta celeste
Nel calcolo cambiano alcuni valori (le formule rimangono le
stesse). Vengono inoltre introdotti (in Appendice D) i fattori di riduzione per ombreggiatura relativi alla sola radiazione diffusa (per aggetti orizzontali, verticali e ostruzioni esterne), non specificati all’interno
della precedente versione della norma.
Ventilazione
La determinazione della portata di ventilazione media mensile è sicuramente l’aspetto
del calcolo che è stato maggiormente approfondito e aggiornato.
La portata media giornaliera
È interessante dunque notare
come, nel caso di aerazione, per
gli edifici residenziali si hanno
in sostanza gli stessi tassi di
ricambi d’aria della precedente
norma (0,3 vol/h), a differenza
dei collegi, luoghi di ricovero,
case di pena, caserme, conventi e alberghi, dove vi sono differenti valori a seconda dei diversi locali /zone. Nell’elenco di
edifici trovano finalmente collocazione anche gli edifici adibiti ad attività industriali ed artigianali e assimilabili.
La portata di ventilazione effettiva, utilizzata per il calcolo della prestazione energetica
dell’edificio, è invece calcolata
tenendo in considerazione
la modalità di ventilazione
effettivamente esistente o definita
nel progetto. Si possono avere i
seguenti casi:
- edifici nei quali si ha la sola
ventilazione naturale: in questo
caso, il calcolo coincide con la
portata di ventilazione in condizioni di riferimento;
- edifici nei quali si ha solo ventilazione meccanica. In questo caso, oltre alla portata nominale della ventilazione meccanica, è possibile calcolare la
portata d’aria aggiuntiva media dovuta agli effetti del vento nel periodo di non funzionamento dell’impianto di ventilazione meccanica. Questo calcolo è effettuato conoscendo i valori di tasso di ricambio d’aria
caratteristico medio giornaliero n50 (determinato in funzione della permeabilità all’aria
dell’involucro, misurata eventualmente in opera secondo la
norma UNI EN 13829 o valutata in funzione della permeabilità dei serramenti) e opportuni coefficienti di esposizione al
vento (determinati in funzione
della schermatura e dell’esposizione dell’edificio nei confronti
del vento). Viene inoltre considerato un fattore di efficienza
della regolazione dell’impianto
di ventilazione meccanica. Nel
caso di recuperatori di calore, si
rimanda all’appendice F per la
determinazione dell’efficienza
del sistema di recupero termico
di ventilazione;
- edifici nei quali si ha ventilazione ibrida (copresenza di
ventilazione meccanica e ventilazione naturale, che si ottiene tramite sistemi di aperture
che vengono attivate quando
si arresta la ventilazione meccanica);
- edifici nei quali la ventilazione
meccanica è assicurata dall’impianto di climatizzazione: in
questo caso, la portata d’aria
si calcola solo per i periodi di
non attivazione della climatizzazione, utilizzando le stesse
formule del caso di sola ventilazione meccanica o ventilazione ibrida;
- ventilazione naturale (free-cooling): in quetso caso l’impianto di ventilazione meccanica è
utilizzato, durante la stagione
estiva, anche per la ventilazione notturna, in modo da raffrescare le strutture dell’edificio.
Nel caso di valutazione adattata all’utenza, è possibile calcolare in maniera dettagliata
la portata di ventilazione facendo riferimento alla norma
UNI EN 15242, nonché fare riferimento alle norme UNI EN
13779 e UNI EN 15251 per determinare la portata di ventilazione richiesta per soddisfare l’esigenza di qualità dell’aria interna.
Apporti interni
Cambia la formula per la determinazione degli apporti interni,
per le valutazioni di progetto o
standard, per le abitazioni di categoria E.1(1) e E.1(2). In generale, i nuovi valori risultano essere maggiori di quelli ottenuti con la precedente formula.
Vengono inoltre introdotti prospetti e formule per il calcolo
degli apporti interni latenti (per
determinare i valori di portata
massica di vapore acqueo dovuta alla presenza di persone e di
apparecchiature)
Apporti solari sui componenti
trasparenti
La variazione della trasmittanza
di energia solare totale in funzione dell’angolo d’incidenza
della radiazione solare, determinata attraverso il fattore di
esposizione Fw, viene notevolmente ampliata (in luogo di un
unico valore, Fw=0.9, presente
nella vecchia versione della norma, c’è ora una tabella per determinare, per ciascun mese, il
valore di Fw in funzione dell’esposizione e del tipo di vetro).
Si introduce il concetto di trasmittanza di energia solare totale effettiva ggl,eff per valutazioni adattate all’utenza e ambienti il cui rapporto tra superficie vetrata ed opaca è maggiore di 0,04. Il calcolo si effettua
secondo Appendice C, tenendo conto della quota di energia solare entrante in ambien-
te, riflessa all’interno dell’ambiente e ritrasmessa all’esterno
attraverso la superficie vetrata.
Il fattore di riduzione per ombreggiatura si calcola come prodotto del fattore di ombreggiatura relativa ad ostruzioni esterne e il valore minimo fra il fattore di ombreggiatura relativo
ad aggetti orizzontali e ad aggetti verticali e non più come
prodotto dei tre fattori.
Viene inoltre specificato che sia
per i componenti vetrati sia per
quelli opachi, in caso di presenza di più aggetti od ostruzioni
della stessa tipologia, si considera solo quello che determina
l’angolo maggiore o comunque
quello che per esposizione incide maggiormente.
Nel caso di aggetti verticali, i
prospetti D.27-D.39 si riferiscono ad un solo aggetto verticale
ed in particolare, per le esposi-
zioni est/ovest, al solo aggetto
disposto a sud. Per le esposizioni a sud, con un azimut compreso tra +/- 15°, in caso di doppio
aggetto verticale viene indicata una formula per calcolare il
fattore di riduzione relativo ai
due aggetti verticali, combinando i due singoli contributi (fattori di ombreggiatura calcolati
rispettivamente con l’aggetto
posto ad est e ad ovest).
Viene infine illustrato all’interno della norma un esempio grafico per determinare l’angolo b
che caratterizza un aggetto verticale su parete opaca.
*Ingegnere,
Politecnico di Milano,
Dipartimento ABC
  

  
  
ISOTEC: IL SISTEMA PER LA COIBENTAZIONE TOTALE
DELL’EDIFICIO E LA MASSIMA EFFICIENZA ENERGETICA.
    
  
    
      
     
    
     
     
      
 
      
      
    
    
    
 
      
        
  
    
     
      
      
   
     
      
      
   
      
     
  
    

 
ISOTEC PARETE
Stagione di riscaldamento e raffrescamento
Cambia la formula per il calcolo
della stagione di riscaldamento reale (nel caso di valutazione adattata all’utenza) e della
stagione di raffrescamento. Si
fa ora riferimento al metodo b
riportato nel punto 7.4.1.1 della
UNI EN ISO 13790:2008.
media mensile (m3/s) da utilizzare nel calcolo delle dispersioni
di ventilazione si calcola a partire dai valori della portata di
ventilazione necessari per garantire le condizioni di qualità
dell’aria in ambiente, indipendentemente dal tipo di ventilazione adottata (naturale o meccanica), facendo riferimento alla norma UNI 10339. In particolare si utilizza come dato di ingresso la portata minima di progetto di aria esterna, qve,0, funzione della destinazione d’uso
dell’edificio o zona considerata, calcolata tenendo conto del
numero nominale di occupanti
o dell’area della superficie utile della zona considerata (esclusi cucine, bagni, corridoi e locali di servizio).
La portata di ventilazione in
condizioni di riferimento (ventilazione per sola aerazione), utilizzata per il calcolo della prestazione termica del fabbricato,
si calcola applicando un fattore di correzione alla portata minima di progetto di aria esterna. Tale fattore rappresenta la
frazione di tempo in cui si attua il flusso d’aria e tiene conto dell’effettivo profilo di utilizzo e delle infiltrazioni che si
hanno quando non si opera l’aerazione.
Nel caso di abitazioni civili (E.1)
e di edifici adibiti ad attività industriali ed artigianali e assimilabili (E.8), assumendo un tasso di ricambio d’aria di progetto (per la determinazione della portata minima di progetto
di aria esterna) pari a 0,5 h-1 e
applicando il fattore correttivo fve,t,k si ottengono i valori di
tasso di ricambio d’aria media
giornaliera media mensile riportati nella tabella 4.
ISOTEC
quelli ivi indicati si procede secondo la UNI/TR 11328-1 (e non
per interpolazione lineare, come specificato nella prima versione della UNI/TS).
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014
6
> AMBIENTE
La depurazione degli scarichi a reazione termica
Il Sistema antiparticolato TRD, Thermal Reaction Depuratore
di Vicenzo Benincasa*
Il T.R.D. è un sistema innovativo
di depurazione a reazione termica degli scarichi dei motori
di autocarri ed autovetture senza alcun uso di filtri meccanici.
Il sistema (brevetto di invenzione n. 1369400 di Vincenzo Benincasa e di Andrea Marongiu
) è applicabile a tutti i motori
a scoppio, ed in particolare ai
veicoli diesel, anche già circolanti. Consente una eccezionale riduzione delle polveri fini
emesse con recupero del particolato in forma solida atta allo
smaltimento.
Il T.R.D. parte da una diversa
concezione del sistema di depurazione dei gas tossici, impiegando, in prossimità dei fumi in uscita ad elevata temperatura, uno scambio termico
tale da provocare una reazione termica : il fenomeno della
condensazione dei gas che durante la fase repentina dell’abbassamento termico si liquefano precipitando.
Il T.R.D. è stato pensato per abbattere il “particolato” rappresentato dalle polveri sottili
ed extrasottili vaganti (PM 10
e PM 2,5 od inferiore) presenti nei gas di scarico dei veicoli
con la CO che è prodotta dalla incompleta combustione di
idrocarburi fossili e di altri gas
tossici. Attualmente con l’utilizzo generalizzato della marmitta catalitica c’è stato un cospicuo abbattimento del monossido di carbonio ma continuano a preoccupare le immissioni nell’atmosfera delle polveri
> GUASTI
sottili che comunque sfuggono ad essa e vengono diffuse
in aria durante lo spostamento dei veicoli tendendo a sollevarsi ad una certa altezza a seguito dell’alta temperatura di
emissione e della turbolenza
del movimento.
Ciò è tanto più vero oggi, perché con le autovetture euro 4
ed euro 5 il particolato sembra non esserci perché emettono poche PM 10 ma tantissime
PM 2,5 ed inferiori, talmente fini che restano in aria per mesi
e sono potenzialmente ancora
più dannose delle PM10.
I gas di scarico ricchi di particolato nell’immediata vicinanza della marmitta possono raggiungere temperature assai elevate, anche oltre i 600 gradi
centigradi. Nelle giornate calde con basso grado di umidità
i fumi rappresentano un grave
problema di tossicità perché sono respirabili anche a notevoli
distanze ed altezze alla stessa
stregua di un gas.
Per meglio valutare il problema
occorre fare un raffronto comprensibile tra particolato ed il
nanoparticolato o polveri sottili: il rapporto di grandezza che
sussiste tra i due è quello che ci
può essere tra una biglia di vetro ed una nave.
Pertanto il nanoparticolato
sfugge a qualsiasi filtro “fisico”, non è separabile perché è
sostanzialmente un “gas”, ma
altamente pericoloso per le
conseguenti “nanopatologie”
che ne possono conseguire, come dimostrato da una autorevole ricerca approfondita della Nanodiagnostics di Modena.
In natura tuttavia, in situazioni
particolarmente favorevoli, può
presentarsi una liquefazione di
tali gas con particolato. Queste situazioni vengono a crearsi in condizioni di temperatura
esterna molto bassa ed elevato tenore di umidità in giornate piovose. Molti di noi avranno notato durante l’accensione
dell’auto, a marmitta fredda,
cadere da questa alcune gocce di un liquido nero, frutto di
materiali inquinanti.
Il T.R.D. è stato pensato per ricreare artificialmente un “microclima” corrispondente alla situazione favorevole sopra indicata in prossimità della zona di fuoriuscita dei gas
inquinanti.
Il T.R.D. vi interpone un sistema
a scambiatore termico che raffredda con notevole escursione
termica i gas in uscita. Il risultato è quello di realizzare, per
reazione termica, una condensazione dei gas di scarico favorendo l’accumulo del particolato che andrà a precipitare in un
apposito serbatoio di raccolta
dedicato. Il T.R.D. sfrutta il principio della condensazione per
separare il particolato. Il concetto è molto semplice e può essere così sintetizzato.
I fumi di scarico fuoriescono a
temperature molto elevate, per
cui scontrandosi con una barriera molto più fredda in prossimità dell’uscita (un congruo scambiatore termico con circuito di
raffreddamento coadiuvato da
un comune radiatore) si ottiene come risultato una immediata condensazione dei fumi. Il liquido denso formatosi, carico
di polveri sottili, viene raccolto
prima in una cella di percolazione ed in seguito in un serbatoio opportunamente dimensionato. Il liquido evaporando lascerà le polveri sottili raccolte,
in fase solida, per poi essere
smaltite con la sostituzione e/o
la pulizia del serbatoio stesso.
Lo scopo del T.R.D. è quindi
quello di catturare, senza l’uso
di filtri, le polveri fini e le nanopolveri disperse in aria da fumi caldi provenienti da motori
e bruciatori trasformandole in
polveri solide, compattabili e
quindi smaltibili in modo semplice come materiale inerte da
riempimento o per un altro tipo di utilizzo.
È stato pensato per gli autocarri ed autoveicoli, ma può essere
applicato, secondo un percorso progettuale e sperimentale,
ad altre gravi fonti di inquinamento da combustione, quali
impianti di riscaldamento, centrali termiche, mezzi navali , fino ai termovalorizzatori.
Con il contributo della Provincia di Livorno che ha messo a
disposizione un camion Iveco a
gasolio del 1986 ed ha finanziato la prototipazione del T.R.D.,
è stato raggiunto tale risultato:
1) alla Motorizzazione Civile
senza l’installazione del sistema T.R.D. è stato rilevato l’indice medio K di opacità: K= 2,8
corrispondente ad euro zero.
2) Nella prova con il T.R.D. l’indice medio è stato di: K= 1,5 corrispondente ad un euro 3.
3) Il mezzo dotato di T.R.D ha
percorso, senza alcun problema e senza cali di potenza. oltre 3000 km depositando polveri scure solide per un volume
di circa 5 litri.
Un campione del particolato
raccolto è stato esaminato dal
dott. Stefano Montanari, uno
dei più autorevoli scienziati in
materia di particolato. L’analisi
di tali polveri tramite indagine
diagnostica di microscopia elettronica a scansione e micro analisi a raggi x è stata effettuata
con una relazione di 35 pagine dal prof. S. Montanari. Sono state tratte le seguenti interessanti conclusioni.
1) Finora nessun sistema di separazione delle polveri fini aveva realizzato un risultato così consistente in polvere vera e
propria addensata. Ciò è positivo perché mentre gas e liquidi sono difficilmente smaltibili,
un materiale solido viceversa
rende il problema dello smaltimento meno complesso.
2) Il sistema adottato sembra ottimale in quanto realiz-
za all’interno dell’autoveicolo
la stessa soluzione che opera
la natura nel pulire l’atmosfera dalle polveri, ovvero la condensazione senza l’utilizzo di
filtri fisici, i quali, a detta del
dott. Montanari, sono più dannosi che utili. Infatti i filtri fisici, al momento della loro pulizia
automatizzata liberano disperdendo in aria tantissime particelle ancora più fini, le quali si
combinano con i gas atmosferici in modo tale che viene moltiplicata per 7 la quantità dannosa dispersa.
3) Dall’analisi delle polveri il
T.R.D. ha dimostrato la propria
capacità di trattenere particelle volatili inferiori anche al PM
0,5. Questo risultato è importantissimo perché finora le particelle inferiori al PM 5 sfuggivano totalmente a qualsiasi filtro fisico pur essendo invece
estremamente pericolose.
Il sistema a reazione termica
(T.R.D) è già stato recepito come un rimedio importante di
riduzione dei fumi nei grandi
impianti (Protocollo di Arhus
– Danimarca – del 23/6/98 nel
quale si legge all’art. 17. Misure relative ai fumi di combustione. Le seguenti misure consentono di ridurre in modo ragionevolmente efficace il tenore
di PCDD/PCDF nei fumi di combustione: a) raffreddamento rapido dei fumi di combustione
(molto efficace e relativamente poco costoso). Tale sistema
non è stato però finora mai utilizzato per gli autoveicoli, inoltre per i grossi impianti è stato
adottato investendo con getti di acqua fredda i fumi; in tal
modo, contrariamente al T.R.D.,
si produce una grande quantità
di acqua inquinata, difficilmente smaltibile e comunque ad alti costi. Si trasforma cioè l’inquinamento atmosferico in inquinamento di liquidi.
L’Università di Pisa tramite il Polo Tecnologico di Cecina ha così commentato il sistema T.R.D.:
“L’impiego di apparati per abbattere il contenuto di particolato solido nei gas di scarico di motori è diffuso soprattutto nei motori fissi impiegati
in luoghi chiusi ( miniere ) dove l’agglomerazione di particelle e la loro separazione è favorita dall’uso di spray. Nel caso in
esame si lavora senza iniezione
e ciò costituisce un vantaggio”
…. “L’apparato può interessare o i costruttori di autoveicoli o i gestori di grande flotte di
autoveicoli”.
* Ingegnere
a cura di Fulvio Re Cecconi
Colonizzazione biologica sistema a cappotto
di Fulvio Re Cecconi
e Enrico De Angelis*
L’elemento oggetto del guasto
è una parete perimetrale verticale non portante con isolamento termico dall’esterno (a
cappotto). In particolare, la parte oggetto dei meccanismi di alterazione è il rivestimento plastico ad applicazione continua
(RPAC) utilizzato come finitura
del cappotto.
Descrizione del modo di guasto
L’acqua che si trova sulla superficie della facciata in ragione della
pioggia e per condensazione superficiale ed adsorbimento viene assorbita dal rivestimento a
spessore, il quale presenta una
notevole porosità, per capillarità e per diffusione superficiale.
Colonizzazione biologica su parete isolata a cappotto, particolare
In ragione dell’esposizione
(Nord), la superficie esterna
del cappotto riceve una minore quantità di radiazione solare e si asciuga più difficilmente rispetto alle altre facciate
diversamente esposte. L’acqua
accumulata dal rivestimento a
spessore viene quindi smaltita
più lentamente e si hanno condizioni favorevoli alla proliferazione di colonizzazioni biologiche. La proliferazione biologica è favorita in particolare in condizioni riparate dalla pioggia. Dove si ha invece
un consistente ruscellamento
di facciata si ha dilavamento
della superficie.
Suggerimenti per il ripristino
e per la prevenzione
Per il ripristino è necessario
eseguire una pulizia della superficie e rifacimento della finitura utilizzando prodotti antimuffa.
Per prevenire questa modalità
di guasto vanno tenuti presenti i seguenti punti:
- curare la planarità del supporto e della superficie dei pannelli di isolante,
- utilizzare un adeguato spes-
Vista generale di una parete colonizzata da funghi e organismi biologici
sore di malta rasante in modo
tale da governare le residue irregolarità,
- utilizzare una malta rasante
additivata con polimeri come
fluidificanti per ridurre il rapporto acqua - legante garantendo la lavorabilità e la frat-
tazzabilità della malta durante la posa,
- utilizzo di finiture con additivi fungicidi,
- preferire una idropittura (non
ha una superficie aperta di pori come quella del RPAC) invece
di un rivestimento a spessore,
- curare i dettagli costruttivi
della gronda e dei gocciolatoi.
*Ingegnere, Docente
di Architettura tecnica,
Politecnico di Milano
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014
7
> APPALTI
La gestione degli appalti con l’eProcurement
Ritardi e problemi ancora aperti per l’Agenda digitale
di Marzia Bolpagni*
Tra le numerose iniziative promosse dall’Unione europea per
migliorare la gestione degli appalti pubblici, vi è l’implementazione di piattaforme di eProcurement, ovvero piattaforme
destinate alla gestione di appalti elettronici.
Attualmente la loro adozione è
assai limitata, sebbene l’Unione
europea ne riconosca i benefici e ne promuova l’utilizzo. Nel
2010, infatti, l’Agenda digitale
europea ha affermato che, grazie a un mercato digitale unico
basato su internet veloce e superveloce e su applicazioni interoperabili, si possono ottenere vantaggi socioeconomici
sostenibili.
Nel marzo dello stesso anno la
Commissione europea ha promosso sette iniziative faro che
rientrano nella strategia Europa 2020, tra cui si colloca anche
l’Agenda digitale europea, volta ad assumere un ruolo chiave nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC). Esistono, tuttavia, diversi ostacoli che richiedono
una risposta esaustiva e unitaria. La mancanza di interoperabilità, di investimento nelle reti e di alfabetizzazione digitale, nonché di competenze informatiche, risulta essere, infatti,
una barriera allo sviluppo delle TIC. A queste si aggiungono
la frammentazione dei mercati
digitali, l’impegno insufficiente
nella ricerca e nell’innovazione,
l’aumento della criminalità informatica e il rischio di un calo
della fiducia nelle reti. Alla luce di queste criticità, l’Europa si
è posta diversi obiettivi; tra cui
quello di realizzare un mercato unico aumentando l’intero-
Schema che evidenzia gli elementi sviluppati da PEPPOL all’interno del processo di eProcurement
(http://www.peppol.eu/)
perabilità e la creazione di standard, oltre ad investire nella ricerca e nell’innovazione.
All’interno dell’Agenda digitale europea, la digitalizzazione dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione (eGovernment) risulta essere una
delle strategie da adottare per
migliorare il servizio ai cittadini e alle imprese. I servizi di
eGovernment, infatti, possono ridurre costi e tempi, favorendo la partecipazione e promuovendo un’amministrazione
aperta e trasparente. In Europa,
tuttavia, esistono molte differenze tra i diversi Stati membri
e la diffusione tra i cittadini è
ancora limitata, nonostante ci
sia un livello elevato di disponibilità di tali servizi. Nel 2010
la Commissione europea ha redatto un piano d’azione europeo per l’eGovernment ed entro la fine del prossimo anno i
governi si impegnano a garantire un’ampia diffusione di ser-
Diversi approcci per la gestione degli appalti pubblici
vizi di eGovernment dando per
primi il buon esempio.
Attualmente uno dei principali limiti allo sviluppo di servizi
pubblici online è l’impossibilità
di adottarli a livello transfrontaliero, incidendo, così, sulla mobilità delle imprese e dei cittadini. Questo accade perché le
autorità pubbliche troppo spesso hanno posto più attenzione
ai bisogni nazionali, senza sviluppare un mercato unico. L’esistenza di un unico mercato,
però, è di fondamentale importanza, in quanto alcuni strumenti giuridici e iniziative si basano sul principio dell’interazione fra imprese e amministrazioni pubbliche per via elettronica
e a livello transfrontaliero. Per
questo motivo è necessario che
l’Europa collabori per sviluppare e realizzare servizi pubblici online che non si limitino ai
confini nazionali. Per conseguire questo scopo, procedure armonizzate per gli appalti pub-
blici elettronici e servizi transfrontalieri di identificazione e
autenticazione elettronica possono facilitarne l’implementazione. Inoltre, il piano d’azione europeo per l’eGovernment
2011-2015 afferma l’importanza per le imprese di poter facilmente vendere e fornire servizi e prodotti in tutta l’Europa,
per mezzo di appalti pubblici
elettronici. Questa esigenza è
sempre più avvertita anche dalle imprese italiane, che, soprattutto in questo momento, hanno bisogno di allargare i propri
orizzonti.
Per realizzare gli obiettivi fissati sono state condotte diverse iniziative tra le quali troviamo il progetto PEPPOL (“PanEuropean Public Procurement
On-line), dove è stato sviluppato un pilot test di eProcurement pubblico interoperabile
per consentire agli imprenditori di compiere l’intero ciclo
dell’appalto online. In questo
modo, entro il 2015, le imprese
europee potrebbero facilmente vendere beni e fornire servizi alle amministrazioni pubbliche di altri Stati membri. PEPPOL non è una piattaforma di
eProcurement, bensì la raccolta
di una serie di specifiche tecniche che possono essere implementate in soluzioni di eProcurement già esistenti. Una piattaforma open-source, Open ePRIOR, invece, è stata sviluppata nel 2009 per permettere ad
ogni pubblica amministrazione (PA) di implementare servizi elettronici nel rispetto degli
standard sviluppati da PEPPOL.
Un importante passo nello sviluppo dell’eProcurement è avvenuto nel 2012 quando la
Commissione Europea ha redatto “Una strategia per gli appalti elettronici” sottolineandone
l’importanza strategica. Inoltre, per quanto riguarda la fase che precede l’aggiudicazione, la Commissione europea sta
lavorando al progetto eTendering, una piattaforma di eProcurement basata sulle direttive
europee. Grazie a eTendering,
è possibile gestire appalti elettronici accedendo a bandi di gara e alla relativa documentazione, rappresentando così un’efficace estensione del TED (Tenders Electronic Daily), versione online del Supplemento alla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea. Grazie al passaggio all’eProcurement, le amministrazioni aggiudicatrici e gli
enti aggiudicatori possono risparmiare tra il 5 e il 20%; inoltre è stato dimostrato che i costi
di investimento possono essere
ammortizzati in tempi brevi (1).
Alla luce delle iniziative promosse a livello europeo, l’Italia
come si sta comportando? Con
il d.l. 179/2012, Decreto Crescita 2.0, il nostro Paese recepisce
i principi dell’Agenda digitale
europea e, in particolare, tutte le procedure per l’acquisto
di beni e servizi da parte delle pubbliche amministrazioni
dovranno essere svolte esclusivamente per via telematica,
in modo da garantire maggiore trasparenza e riduzione dei
tempi. Nello stesso anno è stata fondata l’Agenzia per l’Italia digitale con compito di portare avanti gli obiettivi definiti dall’Agenda Digitale Italiana (ADI), monitorando l’attuazione dei piani di Tecnologie
dell’informazione e della comunicazione (ICT) delle p.a. e promuovendone di nuovi ogni anno, nel rispetto delle indicazioni
dell’Agenda digitale europea. Il
rapporto del 2014 (2) rivela come, sebbene vi siano state buone pratiche di eProcurement e
di mercato elettronico per le
p.a., il mercato digitale nel suo
complesso sia ancora poco diffuso. Questo ha generato una
mancata fiducia in questo approccio, una scarsa integrazione di filiera e, in alcuni casi, la
mancanza di cultura digitale.
L’Osservatorio eGoverment del
Politecnico di Milano in una
recente conferenza (3) ha affermato che in Italia non vi è
una chiara identificazione degli obiettivi da perseguire e
che il panorama è molto frammentato, senza azioni concrete e coerenti con gli obiettivi,
soprattutto per quanto riguarda l’eProcurement. Inoltre l’Osservatorio ha riportato che nel
maggio del 2014 per il 45% degli enti la formalizzazione delle procedure di acquisto di beni e servizi ICT è molto bassa o
nulla e solo un ente su cinque
dispone di un software a supporto dei flussi documentali e
informativo a supporto dell’eProcurement.
In Italia l’adozione di piattaforme per beni e servizi è più diffusa rispetto a quella per la gestione di appalti di lavori, principalmente a causa della natura più complessa e meno standardizzabile di questi ultimi. È
possibile osservare due differenti approcci: sviluppo interno di piattaforme da parte di
operatori pubblici e sviluppo
esterno affidato ad operatori privati. Nel primo caso, sebbene vi siano alcuni esempi di
piattaforme di eProcurement
(come quella sviluppata da Regione Liguria e dall’Emilia Romagna), attualmente solo Regione Lombardia è in grado di
gestire appalti di beni, servizi
e lavori. Il secondo approccio,
invece, vede regioni e province avvalersi di soluzioni proposte da operatori privati, sempre nel rispetto della normativa vigente. Regione Piemonte
è dotata di una piattaforma di
eProcurement per beni e servizi realizzata da CSI Piemonte e
gestita da BravoSolution. iFa-
ber, invece, gestisce le piattaforme di eProcurement di Regione Toscana e Provincia Autonoma di Bolzano, permettendo
lo svolgimento non solo di gare
per beni e servizi, ma anche per
appalti di lavori. Appare chiaro
che nel nostro Paese la diffusione delle piattaforme di eProcurement a supporto degli appalti pubblici di lavori sia assai limitata e solo poche committenze
“illuminate” le stiano adottando. Al giorno d’oggi, infatti, le
indicazioni della Commissione
europea in materia di eProcurement non sono state pienamente recepite. Leopoldo Freyrie in
un articolo pubblicato sul Il Sole 24 Ore (4) ha affermato l’importanza di riformare il sistema
degli appalti italiano, non tanto tramite normative, bensì grazie ad uno sforzo di semplificazione e innovazione. Un “unico luogo di gara virtuale e perfettamente trasparente” sarebbe, infatti, la soluzione da intraprendere per migliorare la gestione degli appalti pubblici, come già accade in altri Paesi europei. La visione di Freyrie sembra essere utopistica se paragonata alla situazione attuale, tuttavia rappresenta la strada da
percorrere per attuare le linee
guida europee dell’Agenda Digitale. Una piattaforma unica
per il territorio nazionale dovrebbe, inoltre, essere integrata con quella europea (Open ePRIOR) e con gli standard sviluppati da PEPPOL per favorire appalti pubblici transfrontalieri.
Grazie alla nuova direttiva europea sugli appalti pubblici, il
Building Information Modelling
(BIM) viene ufficializzato per la
prima volta. È quindi possibile
che in futuro sempre più gare
verranno svolte mediante un
approccio BIM. Sebbene in Italia nessuna piattaforma di eProcurement supporti un approccio di questo tipo, alcuni paesi,
come il Regno Unito e Portogallo stanno sviluppando delle soluzioni innovative in questa direzione. All’interno del
progetto INnovazioni TEcnologiche per una Gestione RAzionale del Tessuto Edilizio (INTEGRATE), accordo quadro CNRRegione Lombardia, anche ITCCNR si sta occupando di queste
tematiche sviluppando uno studio di fattibilità sull’implementazione del BIM nelle piattaforme di eProcurement. È auspicabile che in tempi brevi il nostro Paese riconosca l’importanza di adottare un’unica piattaforma per la gestione degli appalti elettronici integrando un
approccio BIM-based. In questo
modo chi lavora nel settore delle costruzioni avrebbe la possibilità di allinearsi al panorama
europeo ed essere veramente
competitivo.
Note
1. Commissione Europea, Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al
Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, Una strategia per gli appalti elettronici. Bruxelles, 20 aprile 2012.
COM(2012) 179 final, 2012.
2. Agenzia per L’Italia Digitale,
La strategia italiana per l’agenda digitale, 7 aprile 2014.
3. Osservatorio eGoverment,
eGoverment: non solo moda.
Politecnico di Milano. Dipartimento di Ingegneria Gestionale. Roma, 3 luglio 2014.
4. FREYRIE L., Innovazione e trasparenza per concorsi e appalti,
ne “Il Sole 24 Ore”, 25 giugno
2014, n. 172, p. 13.
*Ingegnere,
Assegnista di Ricerca,
ITC-CNR San Giuliano Milanese
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014
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> RECENSIONI
Calcolo strutturale: il prontuario ragionato per gli ingegneri
Uno strumento indispensabile per l’esame di Stato e per il professionista
di Enrico Patti
“Nell’epoca della tecnologia e
dei calcoli al computer, è impossibile reperire in rete o in
bibliografia un prontuario ragionato per l’Esame di Stato
degli Ingegneri, che consenta
di affrontarlo nel rispetto delle attuali Normative del calcolo strutturale semplificato senza tuttavia perdere in affidabilità e in precisione”. A dirlo è
l’ing. Claudio Mirarchi autore,
insieme al collega Carlo Marini, del nuovo Prontuario ragionato di calcolo strutturale per
opere in c.a. e acciaio, presto in
tutte le librerie specializzate,
ma già disponibile sullo store
online Maggioli Editore: maggiolieditore.it.
Il prontuario, infatti, prende
spunto proprio dal periodo trascorso dagli autori a preparare l’Esame di Stato per l’abilitazione alla professione di Ingegnere.
“Allo stato attuale delle cose,
infatti, – prosegue l’ing. Marini
– in rete ed in bibliografia si trovano informazioni frammentarie, non univoche e spesso frutto di “copia e incolla” di vecchie
lezioni sul calcolo strutturale di
professori universitari (spesso
non aggiornate alla normativa vigente)”.
Esame di Stato per gli ingegneri 2015
Questo prontuario servirà ai
giovani ingegneri neolaureati
per affrontare le prove riguardanti i calcoli strutturali?
“Certamente”, assicura Mirarchi, “l’idea alla base del pron-
tuario per il calcolo strutturale è proprio quella di creare
uno strumento che permetta
di prendere (o riprendere) confidenza con i procedimenti ed i
calcoli da svolgere, con le azioni
che entrano in gioco, con le unità di misura e gli ordini di grandezza propri di una realizzazione di medio-piccole dimensioni;
uno strumento snello, intuitivo
e facile da consultare”.
Quindi un manuale dedicato solo agli studenti di ingegneria?
“No, affatto – dice l’ing. Carlo
Marini – “pur rimanendo indirizzato principalmente agli studenti che si cimentano nell’Esame di Stato nella sezione Ingegneri Civili-Ambientali, sotto forma di guida per svolgere passo passo la prova pratica,
il testo può risultare veramente utile anche per professionisti che desiderano avere sotto
mano uno strumento semplice
e snello che sia di ausilio nella
progettazione, permettendo
con alcuni semplici calcoli di effettuare verifiche «mirate» volte a stabilire se i risultati forniti dai programmi di calcolo corrispondano, almeno come ordine di grandezza, a quelli ricavati a mano”.
gramma di cui non si conoscono
a fondo i procedimenti (a meno
di non approfondire nel dettaglio le tematiche della Meccanica Computazionale), e in cui
è sempre possibile il verificarsi di un errore umano nella fase di inserimento dei dati e dei
parametri”.
Da dove nasce l’esigenza di scrivere un prontuario ragionato
per il calcolo strutturale?
“Entrambi (l’ing. Marini e l’ing.
Mirarchi, n.d.r.) ci consideriamo
ex studenti prima ancora che
professionisti, ricordando distintamente la difficoltà di assimilare concetti tanto importanti quanto poco familiari per chi
In che senso “verifiche mirate”?
“L’utilizzo di sofisticati programmi di calcolo non è infatti in sé garanzia di buona progettazione; principalmente perché le pratiche di buona progettazione (oltre che il comune buon senso) suggeriscono
di non accettare passivamente,
senza una breve verifica, risultati di calcoli svolti da un pro-
> SISTEMI DI FISSAGGIO
Nuove Certificazioni CE
per le viti a legno Tecfi
Le novità alla luce della revisione delle NTC
Recentemente è stata approvata dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici una revisione delle Norme Tecniche
per le Costruzioni, al vaglio
del Ministero delle infrastrutture al momento della stesura
del presente articolo. Il testo
licenziato dal C.S.LL.PP. presenta diverse novità in molti settori della progettazione; per il paragrafo 4.4, relativo alle strutture in legno, è
stata proposta una sostanziale modifica dei coefficienti di
sicurezza: tali modifiche avvicinano i valori dei coefficienti di sicurezza a quelli previsti
dall’Eurocodice 5.
Per i connettori di forma cilindrica come chiodi, viti, cambrette, spinotti e bulloni, il coefficiente di sicurezza proposto è pari a 1,35, circa il 10%
più basso rispetto al valore di
1,5 attualmente in vigore per
questo tipo di connessioni.
Tale modifica dei coefficienti di sicurezza, se approvata
in fase finale, permetterebbe
al progettista di dimensionare le strutture in modo più efficiente, riducendo il numero
di connettori da adoperare rispetto alla versione precedente del testo delle Nuove NTC.
Tecfi s.p.a., azienda specializzata nel settore dei fissaggi e delle connessioni strutturali, ha recentemente ampliato la propria
gamma di viti certificate per ancoraggi strutturali su costruzio-
ni in legno. Il forte interesse di
progettisti e committenti verso
le strutture lignee è dovuto soprattutto ad una crescente sensibilità del modo delle costruzioni alle tematiche della sostenibilità delle strutture, caratteristica intrinseca del legno e dei
suoi derivati.
Per affiancare il progettista
nel dimensionamento e la verifica delle connessioni ed offrire la più ampia gamma possibile di soluzioni nel settore degli ancoraggi per le costruzioni di legno, la Tecfi ha
sottoposto ai severi test previsti della Normativa Europea EN14592:2008+A1:2012 le
gamme di viti per legno: TT,
FT, FJ, TK, TJ, TM, BA01, AG,
GX, KX, GL.
La normativa di riferimento
specifica i requisiti e i metodi
di prova per materiali, geometria, resistenza, rigidezza e durabilità degli elementi di collegamento di forma cilindrica da utilizzare nelle strutture lignee. I prodotti Tecfi sottoposti a valutazione secondo la EN 14592:2008+A1:2012
hanno soddisfatto tutti i criteri di valutazione proposti dalla normativa europea e, per
questo motivo, hanno conseguito la marcatura CE in accordo al regolamento sui prodotti da costruzione UE 305/2011.
Tra le viti Tecfi marcate CE, oltre a quelle classiche zincate,
ci sono quelle in acciaio inox
e con trattamenti superficiali
speciali che consentono di eseguire connessioni legno-legno
o acciaio-legno anche in luoghi esposti ad agenti atmosferici o condizioni ambientali aggressive.
Sul sito tecfi.it sono già disponibili le Dichiarazioni di Prestazione (DoP) degli articoli
in oggetto, conformemente
a quanto previsto dalle norme vigenti.
Tecfi
www.tecfi.it
si approccia per la prima volta
alla Tecnica delle Costruzioni”.
“Abbiamo avvertito la necessità di fornire un supporto complementare ai testi tradizionali, – continuano gli autori – più
snello e meno formale, che di
pari passo con la teoria illustri
sommariamente le applicazioni pratiche di quanto appreso,
e consenta di fornire un ordine
di grandezza verosimile, esplicitando gli innumerevoli coefficienti che entrano in gioco,
spiegando quali sono importanti e quali invece si possono
approssimare senza grosse ripercussioni sul risultato finale,
sempre rifacendosi a riferimenti teorici”.
A proposito di riferimenti teorici, quali sono le fonti su cui si
basa il prontuario?
“Avendo come scopo la redazione di un progetto strutturale, nel testo sono continui i riferimenti alla Normativa attualmente vigente in Italia, ovvero basicamente al decreto sulle Nuove Norme Tecniche per
le Costruzioni (NTC 2008). Sono presenti svariati riferimenti ad altre normative complementari quali per esempio gli
Eurocodici, la Circolare n. 617
del 2 febbraio 2009 relativa alle NTC, il Testo Unico per l’Edilizia ed alcuni documenti tecnici del Consiglio Nazionale delle
Ricerche, anche se il riferimento
ultimo, in quanto norma cogente, rimangono sempre le NTC”
(si rilevano in dettaglio i Riferimenti normativi a fine volume, n.d.r.).
Insomma, questo nuovissimo
prontuario ragionato per il
calcolo strutturale per opere
in c.a. e acciaio è decisamente utile sia per il neolaureato
che si accinge ad affrontare la
prova pratica per il superamento del prossimo Esame di Stato Ingegneri nel 2015, sia per
il professionista già affermato,
quale valido aiuto per la verifica dei calcoli.
Per informazioni
www.maggiolieditore.it
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014
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SPECIALE
EFFICIENZA ENERGETICA
KLIMAHOUSE 2015
> SMART CITIES
Città intelligenti e sostenibili: una sfida aperta
Come dovrebbero investire le città per il benessere economico e ambientale futuro
di Carlo Leone*
Le città sono la forza trainante dell’economia – secondo
McKinsey, solo 600 città contribuiscono al 60% del PIL mondiale – e si prevede che il numero di persone che vive in città aumenterà da 3,6 miliardi nel
2010 a 6,3 miliardi nel 2050. In
Italia, le prime 3 città – Milano,
Roma e Venezia – rappresentano, da sole, oltre il 30% del PIL.
Quali strategie devono adottare le città per pianificare, costruire e mantenersi al centro
dell’innovazione e della crescita economica?
I trend della progettazione per
le città del futuro
Prima di discutere le strategie di
investimento, vale la pena capire i motivi per cui le città sono
cresciute nel corso degli ultimi
5.000 anni. In breve, è successo perché hanno adottato un
modello economico incredibilmente produttivo e duraturo. Il
passaggio alla vita urbana permette di aumentare i redditi e
il potere di acquisto di milioni
di persone in tutto il mondo.
Le infrastrutture sono fondamentali per il successo di una
città perché forniscono elettricità, acqua, trasporti, gestione
dei rifiuti e accesso a beni alimentari e manufatti.
Vitali per il benessere delle città, le infrastrutture supportano
molto di più di quelle che sono
le esigenze base; favoriscono
l’interazione, semplificano la
comunicazione e la condivisone
delle idee, i principi fondamentali dell’innovazione e della crescita economica futura.
Oggi le persone si spostano verso le città per diverse ragioni,
tra cui un miglior accesso al lavoro, alle scuole, ai servizi e alla cultura. Come sarà la città del
futuro? La qualità della vita sarà ancora più importante negli
anni a venire e fattori come la
sostenibilità, l’efficienza energetica, la qualità delle case e
delle scuole, la sicurezza e anche la serenità saranno requisiti
fondamentali. Le città dovranno essere adattive, collaborative, percorribili e chiunque dovrà avere accesso ai servizi e ai
trasporti pubblici.
I trend della progettazione indicano più verde per gli edifici
con giardini pensili e coltivazioni verticali. L’urbanistica si sta
muovendo verso l’utilizzo misto
della zonizzazione che fornirà
uffici e spazi condivisi ideali per
la collaborazione. La connettività sociale e imprenditoriale sta
coraggiare la citata strategia di
sviluppo dell’“accesso mediante la prossimità”.
diventando ubiqua, sostenendo un aumento della mobilità
e del lavoro autonomo. Una città prospera è facilmente percorribile e il trasporto intelligente permette a chiunque di spostarsi da un punto all’altro velocemente e un basso consumo
energetico. Le città sostengono
“l’accesso mediante la vicinanza” rispetto all’“accesso mediante la mobilità” come modo per trarre pieno beneficio
economico e ambientale inclusi
l’incremento del gettito fiscale,
cittadini più sani, miglior utilizzo delle infrastrutture esistenti
e una minor domanda di combustibili fossili.
Gli investimenti in infrastrutture da sostenere per il benessere urbano
In realtà, le città del futuro dipendono dalle decisioni di oggi. La priorità data agli investimenti nelle infrastrutture è il riflesso dei valori sociali, economici e ambientali. La questione
per gli urbanisti è come favorire l’attività economica in modo
da ottimizzare i benefici per la
comunità.
La tecnologia può aiutare le cit-
tà fornendo diverse possibilità
di progettazione a favore della
sostenibilità, con benefici economici e una miglior qualità
della vita. Per raggiungere tali obiettivi, gli investimenti tecnologici da effettuare nelle infrastrutture sono:
- Edifici: gli edifici costruiti decine di anni fa staranno ancora in piedi perché fatti di acciaio ma con i progressi ottenuti
nella potenza di calcolo oggi è
possibile valutare velocemente
i sistemi edilizi e dare priorità
a retrofit efficienti dal punto
di vista energetico per un maggior impatto.
modo che possano essere velocemente riparate. In particolare, le città costiere hanno bisogno di fornire strategie affidabili a fronte dell’innalzamento
del livello del mare, dell’aumento delle tempeste, di terremoti o semplicemente il peso della crescente pressione dell’urbanizzazione. La simulazione abilitata dalla potenza del cloud
computing permette ai pianificatori e ai progettisti di esplorare alternative innovative e meno costose e la visualizzazione
di tali approcci in contesti futuri grazie a simulazioni basate sul tempo.
- Acqua: l’aggiunta di parchi e
corridoi verdi nelle città può
aiutare a gestire le acque piovane, a ridurre i costi di manutenzione delle infrastrutture
sopra il livello del suolo e sotto terra, e a creare un ambiente più bello e più sano. I sensori
nei tubi possono tracciare l’utilizzo e soprattutto le perdite in
- Trasporti: le autorità di regolazione dei trasporti stanno beneficiando della potenza di calcolo virtualmente infinita e di
moderni strumenti di progettazione per esplorare rapidamente le opzioni di trasporto per ridurrei tempi di viaggio, la congestione del traffico, diminuire le emissioni di carbonio e in-
- Energia: oltre a emissioni di
gas serra inferiori e a costi energetici più stabili, la generazione di fonti rinnovabili all’interno della città, come ad esempio
l’energia solare e eolica, può ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia, e contribuire a migliorare la resilienza
urbana di fronte alla fluttuazione dei prezzi delle materie prime e dei disastri naturali.
Big Data, tecnologia e persone
Tuttavia, sono le persone e non
la tecnologia che determinano
una città. Un pubblico informato è fondamentale per l’approvazione di progetti nuovi
o di riqualifica per migliorare
la competitività economica di
una città. La tecnologia di oggi supporta i big data; le città
e le imprese commerciali possono utilizzare i dati per creare e
presentare proposte per nuovi progetti visualizzati nel loro ambiente o condurre analisi
per la crescita della popolazione, l’impatto meteo e molti altri
fattori. Permettere alle persone
di accedere ai dati può facilitare la comunicazione e il processo di approvazione.
La sfida più grande è stabilire
come dovrà essere il nostro futuro; solo avendo le idee chiare si possono perseguire gli obbiettivi. L’informazione è im-
portante perché quando arriva il momento di razionalizzare la spesa di risorse limitate,
dobbiamo poter farlo sulla base di fattori sociali e ambientali, oltre che economici.
Le tecnologie avanzate di simulazione, visualizzazione e analisi sono ampiamente utilizzate nel settore manifatturiero e
l’adozione sta crescendo rapidamente anche in quello delle
infrastrutture e edile per comprendere al meglio i progetti.
Questi strumenti utilizzano modelli 3D intelligenti per valutare rapidamente diverse opzioni di progettazione e per prevedere le prestazioni fisiche e
funzionali del progetto finito in
diverse condizioni. Conosciuto
dai progettisti, dagli ingegneri,
dagli architetti e dagli appaltatori come BIM (Building Information Modeling), tale processo permette inoltre di ottenere
miglioramenti significativi della
produttività.
Con l’aumento dei big data
e la disponibilità di tecnologie avanzate di modeling, oggi è possibile pianificare e dare
priorità agli investimenti nello
sviluppo urbano con maggiore
lungimiranza, miglior comunicazione dei possibili risultati e
ottenere esiti migliori.
Ancora più importante, queste
tecnologie insieme alle piattaforme sociali e mobile, permettono di coinvolgere tutte le parti interessate di un progetto –
dai cittadini ai professionisti –
prima e durante l’intero processo in modo estremamente
comprensibile.
In definitiva, ciò che conta sono le persone che lavorano nelle città. Le tecnologie big data e di simulazione aiutano le
persone a progettare e a effettuare gli investimenti infrastrutturali di cui hanno bisogno le città per un futuro di
rinnovata vitalità ambientale
e economica.
*AEC Sales Manager
Italia Iberia & Med
di Autodesk
10
SPECIALE
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014
EFFICIENZA ENERGETICA
> IN DETTAGLIO
a cura di Fulvio Re Cecconi
Progettazione esecutiva di involucri in legno
Studio di componenti edilizi con struttura in legno ed assemblaggio con tecnologia
costruttiva stratificata a secco
di Matteo Antonini*, Andrea
Giovanni Mainini**, Matteo
Saibeni***
L’articolo della rubrica In dettaglio del presente numero è
dedicato alla progettazione
di componenti edilizi realizzati con struttura in legno ed assemblaggio con tecnologia costruttiva stratificata a secco. L’utilizzo del legno come materiale
strutturale ha notevoli vantaggi, fra i quali quelli prettamente
strutturali collegati alla leggerezza delle strutture ed al comportamento sismico delle stesse, fino alla riduzione dei ponti termici viste le migliori proprietà di isolamento ed infine
un impatto ambientale molto
più ridotto rispetto alle tecnologie costruttive tradizionali.
Il dettaglio analizzato riguarda
il colmo di una copertura ventilata con struttura in legno.
L’orditura principale è realizzata con travi in legno lamellare sulle quali sono posizionati i travetti dell’orditura secondaria. Sull’orditura secondaria risulta posato assito in
legno d’abete (spessore 2 cm).
La finitura interna a vista è realizzata con una lastra di cartongesso applicata su appositi
profili metallici fissati sul tavolato in legno d’abete. Sul tavolato in legno è applicato un foglio in alluminio con funzione
di barriera al vapore al fine di
evitare la formazione di condensa interstiziale. Al di sopra
della barriera al vapore è posizionato lo strato di isolamento
termico realizzato con doppio
pannello di fibra di legno per
uno spessore complessivo di 12
cm. Al di sopra dell’isolamento termico è applicato un tavolato in legno d’abete (spessore 2,5 cm) posato su un’orditura di listelli in legno inseriti nello spessore dell’isolante,
che, date le limitate dimensioni e la bassa conducibilità termica del legno, non pregiudicano la continuità dello strato
isolante. Tale secondo tavolato in legno d’abete ha la funzione di chiusura.
Sul tavolato in legno è stata posizionata una membrana traspirante sottotegola,
avente la funzione di garantire l’impermeabilità della copertura (così come previsto da
UNI 9460:2008), al di sopra della quale è stata realizzata una
doppia orditura di listelli in legno avente la funzione di creare un’intercapedine d’aria ventilata e di costituire il supporto
Figura 1 – Colmo di copertura in legno
per il manto di tenuta discontinuo realizzato in tegole.
La soluzione tecnica adottata si
presta ad essere adattata a diversi contesti climatici semplicemente dimensionando lo spessore dell’isolamento termico in
funzione dei requisiti progettuali prefissati.
Analisi termiche agli elementi finiti
Il nodo costruttivo è realizzato
secondo i migliori canoni della
regola dell’arte. Resta da verificare se il contributo dell’isolamento continuo in corrispondenza della copertura sia efficace per la tenuta termica globale della copertura.
Il nodo costruttivo dovrà essere
sottoposto a un’analisi termica
bidimensionale agli elementi finiti che possa mettere in risalto
l’entità dei flussi termici e lo sviluppo delle temperature all’interno del modello. Le condizioni al contorno per cui viene eseguita l’analisi sono:
- Tset Int: 20 °C (Temperatura interna di progetto per la stagione invernale)
- Tprog out: -5 °C (Temperature di
progetto dell’aria esterna per
la città di Milano – Stagione
invernale)
I risultati della modellazione,
sintetizzati nelle immagini seguenti, permettono in aggiunta di apprezzare i profili di temperatura superficiale, fornendo
la possibilità di definire considerazioni indicative riguardo alla possibilità di formazione di
condensa sulle superfici interne della chiusura.
Grazie all’immagine in falsi co-
Figura 2 – Colmo di copertura in legno ventilata con strato di tenuta in tegole e controsoffitto in cartongesso: rappresentazione tramite isoterme dello sviluppo delle temperature all’interno della sezione
lori, oltre che da rilevazioni localizzate sui risultati del modello, si può notare come le temperature si mantengano all’interno di un intervallo di valori compreso tra i 18.5 e i 19.5
°C. Temperature inferiori sono
raggiunte nelle intercapedini
debolmente ventilate ottenute in corrispondenza della trave di colmo della copertura. La
temperatura superficiale raggiunge, in questo caso, un minimo di 14 °C.
Questo intervallo di temperature superficiali permette di affermare con certezza che non vi
sia la possibilità di formazione
di condensa, nemmeno nei casi in cui la temperatura dell’aria esterna sia particolarmente severa, come nel caso in esame. La problematica si potreb-
be presentare solo in corrispondenza di valori di U.R. superiore all’85%.
È utile spendere qualche istante per fornire al progettista uno strumento di controllo dell’entità delle dispersioni
localizzate in corrispondenza
del colmo del tetto. Per quanto la soluzione costruttiva sia
in grado di controllare efficacemente i trasferimenti di calore
dall’ambiente interno all’ambiente esterno, si è in presenza di un ponte termico in corrispondenza del colmo del tetto. Tale fenomeno è fisiologico
e causato dalla variabilità geometrica della sezione e dalla
presenza di materiali con caratteristiche termiche differenti che s’interfacciano tra loro.
Si vuole verificare se tale fenomeno possa essere considerato
trascurabile ai fini del computo
dello stesso nel bilancio energetico dell’edificio.
La norma UNI TS/11300-1 (e precedenti), prevede che il contributo dei ponti termici relativamente all’incremento delle dispersioni globali dell’involucro
edilizio sia:
- dipendente dalla tipologia di
nodo analizzato e da un coefficiente di dispersione Ψ [W/mK]
ad esso associato
- direttamente proporzionale alla lunghezza dell’interfaccia in grado di creare il ponte termico
La norma UNI EN ISO 14683:2008
propone un abaco aggiornato
di soluzioni tipiche per la risoluzione dei differenti nodi costruttivi, e per ognuno di essi
fornisce il valore corrispondente di Ψ. Il nodo presentato non
Figura 3 – Colmo di copertura in legno ventilata con strato di tenuta in tegole e controsoffitto in
cartongesso: rappresentazione in falsi colori dello sviluppo delle temperature all’interno della sezione
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014
SPECIALE
EFFICIENZA ENERGETICA
Calore
densità
Spessore Conducibilità perm. vap.
specifico
[kg/mPa 10-12]
[Kg/m3]
[m]
[W/m2K]
[J/kg]
Nome
Pannello in cartongesso
Camera d’aria non ventilata
Tavolato in legno d’abete
Barriera al vapore in foglio di alluminio
Isolamento termico in fibra di legno
Tavolato in legno d’abete
Membrana traspirante sottotegola
Intercapedine di ventilazione mediante doppia
orditura di listelli portategola
Manto di tenuta in tegole portoghesi
Tabella 1 – Caratteristiche degli strati costituenti la copertura
0.0125
0.05
0.02
0.001
0.11
0.025
0.004
0.21
0.25
0.12
209
0.037
0.12
0.16
14
193
5
0.00026
30
5
40
1090
1213
1380
890
2100
1380
1170
900
1.3
450
2700
160
450
180
0.07
0.02
1.875
0.63
193
18
1213
840
1.3
1800
Caratteristiche
Modulo
Sfasamento [h]
Ammittanza termica Y11 (lato 1) [W/(m2 K)]
1.823
3.391
2
1.631
3.849
Ammittanza termica Y22 (lato 2) [W/(m K)]
0.133
-8.311
Termotrasmittanza periodica Y12 [W/(m2 K)]
26906.8
Capacità termica aerea lato 1 [J/(m2 K)]
24267.09
Capacità termica aerea lato 2 [J/(m2 K)]
Fattore di decremento
0.5008
Tabella 2 – Principali caratteristiche termiche in regime dinamico della parete (report ISO 13786)
è compreso tra le scelte possibili fornite dall’abaco della norma e necessita una simulazione termica bidimensionale agli
elementi finiti. Grazie all’analisi
condotta è stato possibile calcolare puntualmente il valore di Ψ
in corrispondenza dell’interfaccia tra le due falde di copertura.
Nel caso specifico tale valore è
pari a: 0.20 W/mK per una trasmittanza media della copertura pari a 0.238 W/m2 K.
Basandosi sulle ipotesi di condizioni al contorno elencate e
salvo errori grossolani di posa
in opera, la soluzione tecnica
esaminata mantiene un comportamento mediamente uniforme riguardo al controllo delle dispersioni per trasmissione
e al controllo della formazione di condensazione distribuita
lungo le superfici interne della
chiusura. Il valore di Ψ ottenuto
non è comunque trascurabile,
considerando soprattutto il valore di trasmittanza termica medio della soluzione considerata.
Analisi delle caratteristiche
igro-termiche in regime stazionario della copertura
L’analisi viene svolta utilizzando il metodo grafico di Glaser
con i dati di input riportati in
tabella 1, per il computo della
Figura 4 – Diagramma di Glaser della copertura
trasmittanza e per disegnare il
diagramma di Glaser si tiene
conto del contributo di tutti gli
strati, dal controsoffitto alle tegole, compresa l’intercapedine
d’aria sotto le tegole che è parzialmente ventilata. Un approccio più conservativo può essere
quello di trascurare del tutto il
contributo degli strati più esterni della copertura fermandosi al
tavolato in legno. La termotrasmittanza della copertura, utilizzando i valori 0.04 e 0.10 per
le resistenze liminari interna ed
esterna, risulta essere circa 0.26
W/m2K, adatta all’impiego in
tutte le zone climatiche previste dal d.lgs. 311/2006.
Le condizioni al contorno utilizzate per l’analisi sono le seguenti:
- temperatura interna 20°C,
U.R. interna 55%
- temperatura esterna -5°C, U.R.
esterna 70%
La copertura, nelle condizioni
sopra esposte, è esente da fenomeni di condensazione sia
interstiziale, figura 4, sia superficiale risultando fRsi = 0.973
> fRsi,min = 0.763 (si confronti la
UNI EN ISO 13788).
Analisi delle caratteristiche termiche in regime dinamico della copertura
Le caratteristiche termiche in
regime dinamico influenzano
il comfort all’interno degli ambienti confinati in tutti i periodi in cui la sollecitazione termica dall’esterno o dall’interno non è costante. Si pensi, ad
esempio, al periodo estivo in
cui l’irraggiamento è una componente importante dell’energia che investe il componente
di chiusura. In questi casi il calcolo della trasmittanza in regime statico non è più sufficiente a fornire informazioni circa
le capacità del componente di
rispondere alle sollecitazioni
cui è soggetto ma è necessario utilizzare procedimenti di
calcolo in regime dinamico che
tengano conto della variabilità
nel tempo delle sollecitazioni.
Quando le sollecitazioni esterne, temperatura e flusso termico, variano in regime sinusoidale allora è possibile utilizzare la norma UNI ISO 13786 per
calcolare temperatura e flusso
termico interni attraverso la
matrice di trasferimento che è
una matrice quadrata di ordine 2 i cui termini sono numeri
complessi e che lega temperatura e flusso termico su di un
lato del componente con quelli sull’altro lato.
I dati necessari per l’analisi in
regime dinamico del componente sono riassunti nella Tabella 1; in questo caso è possibile trascurare gli strati più
esterni della copertura anche
perché il modello di calcolo
della UNI ISO 13786 non fornisce risultati validi nel caso
di intercapedini ventilate dove gran parte dell’energia per
irraggiamento è dissipata per
effetto camino.
Le principali caratteristiche in
regime termico dinamico del
componente, calcolate secondo UNI ISO 13786 sono riportate nella tabella 2. Si osservi,
in particolare, che la trasmittanza periodica è superiore al
valore limite di 0.12 W/m2K imposto in alcune regioni italiane ma ciò non preoccupa poiché, come detto, il contributo
dell’intercapedine ventilata è
significativo, ancorché non pienamente colto dal modello di
calcolo della norma e qui non
considerato.
*Ingegnere,
libero professionista
**Ingegnere,
Dipartimento ABC,
Politecnico di Milano
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14
SPECIALE
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014
EFFICIENZA ENERGETICA
> SOSTENIBILITA'
Le case in legno Qbo
Costruire sostenibile
Secondo una definizione data
da Gro Harlem Brundtland nel
lontano 1987 lo sviluppo si definisce sostenibile quando soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità
delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni. Costruire è l’attività umana a più alto
impatto ambientale e la più antica. Non si può smettere di costruire, ma lo si deve fare meglio ed in modo sostenibile. Ciò
significa garantire ai nostri figli quantomeno risorse ed ambiente ricevuti dai nostri genitori. È una questione di cultura e di formazione per le nuove generazioni che si concretizza nel concetto di costruire senza sprecare o distruggere le risorse naturali.
Costruire per la Qbo s.r.l. significa curare nei minimi particolari
gli aspetti ecologici e biologici,
per conservare al meglio territorio e ambiente e proteggere
così, con una casa sana, anche la
salute di chi la vive. Ogni casa in
legno è caratterizzata da soluzioni tecniche finalizzate ad un
elevato risparmio energetico.
Oggi più che mai l’attenzione
è rivolta a contenere i consumi attraverso nuove soluzioni
costruttive.
Semplici accorgimenti nella
scelta dell’unità di riscaldamento spesso portano, in termini
economici, notevoli risparmi.
Non vi è limite alle fonti di approvvigionamento di energia
naturale, basta saperle sfruttare ed avere la giusta mentalità
per installarle nella propria abitazione. Ad esempio una pompa di calore di ultima generazione, una piastra ad induzione per cucinare e un impianto
fotovoltaico debitamente proporzionato permettono di staccarsi definitivamente dalla rete del gas-metano; cucinerete,
vi scalderete e godrete del raffrescamento estivo a costo zero.
Forse non tutti sanno che una
casa in legno possiede elevate
prestazioni meccaniche, superiori a qualsiasi abitazione costruita in edilizia tradizionale,
sia in caso di sisma che in caso
di incendio.
Approfonditi studi del Consiglio Nazionale delle Ricerche
(CNR) hanno dimostrato che
un edificio di sette piani completamente in pannelli di legno
ad assi incrociati resiste alle più
violente scosse sismiche (Magnitudo 7,2 della scala Richter),
senza subire collassi tali da mettere in pericolo di vita gli occupanti. Molti altri test condotti da enti specializzati hanno
dimostrato anche la notevole resistenza al fuoco delle case in legno.
Oltre a resistere a incendi prolungati, garantiscono l’incolumità delle persone negli ambienti circostanti alle fiamme,
poiché la temperatura interna non subisce variazioni significative.
Le case in legno Qbo sono realizzate con materiali di assoluta qualità ad iniziare dalle pareti portanti, comunemente dette X-LAM, di produzione nordeuropea.
Per informazioni
www.qbosrl.com
> FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI
Impianti di produzione di energia rinnovabili e screening
Verifica di assoggettabilità a VIA anche nell’autorizzazione unica
a cura di Massimo Busà* e
Paolo Costantino*
La sentenza T.A.R. Toscana n.
952/14 affronta il rapporto tra
l’autorizzazione unica ex art.
12, d.lgs. 387/2003 sulle rinnovabili e la VIA, con particolare
attenzione all’eventualità in cui
il progetto esaminato non abbia un immediato e sicuro impatto potenziale e, pertanto,
debba essere sottoposto a verifica di assoggettabilità a VIA,
c.d. screening.
Oggi questa ipotesi è contemplata dalla normativa di riferimento, anche perché il rapporto
tra autorizzazione unica (valida,
cioè, per la realizzazione e gestione dell’impianto energetico
alimentato con fonti rinnovabili) e VIA è stato codificato: secondo l’attuale versione dell’art. 12
cit. (risultante dalle ultime modifiche introdotte grazie al d.lgs.
28/2011), infatti, il termine massimo per la conclusione del procedimento autorizzativo finalizzato al rilascio dell’autorizzazione unica è di 90 giorni “al netto
dei tempi previsti dall’articolo
26 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, per il provvedimento di
valutazione di impatto ambientale”. Tutto questo, poi, facendo espressamente salvo “il previo espletamento, qualora prevista, della verifica di assoggettabilità sul progetto prelimina-
re, di cui all’articolo 20 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.
152, e successive modificazioni”.
Questa chiarezza normativa,
però, al momento del presente
contenzioso, non c’era (così risulta dagli atti di causa, sebbene le nuove norme menzionate
già esistessero quando il ricorso
è stato presentato, anzi quando i provvedimenti impugnati
erano stati emanati); ed è così
che i giudici, chiamati a decidere circa la correttezza di una sospensione dell’iter autorizzativo
per l’autorizzazione unica a causa della necessità di sottoporre
a screening il progetto da autorizzare, ed in particolare verso la
censura di parte ricorrente che
riteneva, in quel modo, mortificata la fissata “unicità” del procedimento (l’autorità competente dall’autorizzazione unica
era la provincia ma lo screening
competeva alla regione) hanno
dovuto chiarire che la previsione
normativa di “un procedimento
unico per l’autorizzazione degli
impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili … non significa che viene meno la necessità di espletare, precedentemente, la verifica di assoggettabilità a VIA (c.d. screening) o la stessa VIA”.
*Avvocato,
esperto in temi
ambientali
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014
SPECIALE
EFFICIENZA ENERGETICA
> ISOLAMENTO TERMICO
Tra Francia e Austria va in scena il Grigio sostenibile
Il Neopor® di BASF protagonista in Europa
Neopor® è il polistirene espandibile di nuova generazione,
creato e prodotto da BASF, in
grado di offrire elevate prestazioni isolanti grazie alle particelle di grafite presenti al suo
interno. I prodotti isolanti in
questo materiale rappresentano la soluzione ideale per ridurre le perdite di calore attraverso
pareti, solai e coperture dell’edificio; sono inoltre efficaci per
tutti gli impieghi in cui è necessario intervenire con spessori li-
mitati, sia si tratti di nuove costruzioni che di ristrutturazioni
di edifici esistenti.
Fra le molte possibili applicazioni, le lastre in Neopor® sono ideali per la realizzazione di
sistemi a cappotto, la migliore
soluzione per l’isolamento termico di edifici nuovi ed edifici
in ristrutturazione.
Tra Francia e Austria ecco alcune applicazioni di pregio in cui
il Neopor® di BASF ha rivestito
un ruolo da protagonista.
Progetto Quintessenza Foto di Sergio Grazia, Studio architettura
“Périphérique Architectes”
Neopor® per il primo edificio
di social housing in Francia
ad alta efficienza energetica
Il progetto di social housing
La Clairière, nel comune di Bètheny, in Francia, dimostra che
le abitazioni ad alta efficienza
energetica non sono privilegio
esclusivo di soggetti con molte risorse economiche. BASF e
Le Foyer Rémois, società di social housing, hanno attivamente
collaborato per la realizzazione
del primo edificio eco-sostenibile di edilizia residenziale pubblica in Francia nei pressi di Reims.
Si tratta di un edificio residenziale di 13 unità abitative, dotato di un sistema di ventilazione meccanica con recupero del
calore e un impianto solare termico per la produzione di acqua
calda sanitaria. L’involucro ha un
sistema di isolamento termico a
cappotto per le chiusure verticali, un taglio termico in corrispondenza delle fondazioni con lastre coibenti, entrambi Made of
Neopor® e serramenti con triplo
vetro. In questo modo sono drasticamente ridotte le dispersioni
di calore, abbattendo di conseguenza i consumi energetici per
il riscaldamento: il fabbisogno è
di solo 15 kWh per m2 all’anno.
Il cappotto in Neopor®
nel cuore del quartiere
eco-sostenibile di Parigi
Situato nella zona di sviluppo urbano, “ZAC” Clichy-Batignolles,
il progetto Quintessence è un
esempio di architettura moderna ed “ecosostenibile”. Questo
Il complesso Wälderhaus. Foto di Stephan Falk
edificio residenziale di 10 piani,
inaugurato nel luglio del 2012,
dopo due anni di costruzione,
contiene 96 unità abitative di cui
20 destinate al social housing, per
una superficie totale di 7.500m2.
Per raggiungere gli ambiziosi
requisiti di comfort, prestazione energetica e controllo dei
costi, lo studio Périphériques
Architectes Jumeau + Marin +
Trottin ha pensato ad un edificio monolitico, innovativo nella
forma, design e funzioni.
Le caratteristiche economiche,
termiche e meccaniche del materiale, combinate con le soluzioni tecniche del sistema a
cappotto, sono state in grado
di unire estetica, performance
e resistenza con un approccio
perfettamente eco-sostenibile.
Wälderhaus di Amburgo: la
soluzione in Neopor® per il
tetto verde
L’ente tedesco per la tutela delle foreste, Schutzgemeinschaft
Deutscher Wald, ha portato il
verde nella città di Amburgo,
con la struttura Wälderhaus,
emblema del perfetto connubio tra edificio, ambiente e sostenibilità. In copertura è stato realizzato uno spazio verde, con 9.000 arbusti e 500 alberi. L’edificio, di cinque piani
e 6.000 m2, ha un fabbisogno
energetico bassissimo, pari al
50% del limite standard (fissa-
to nel 2009 dalla Direttiva sul
Rendimento Energetico degli
Edifici), grazie alle ridotte perdite di calore per trasmissione (30% al di sotto dello standard). Neopor® di BASF è stato utilizzato nell’edificio per l’isolamento della copertura verde: i pannelli opportunamente sagomati, garantiscono, oltre all’efficace isolamento termico, un’idonea pendenza al
tetto piano.
Le lastre in Neopor® hanno un
bassissimo coefficiente di assorbimento d’acqua e, anche
in caso di danneggiamento dello strato impermeabile, mantengono inalterate le proprietà isolanti.
> ISOLAMENTO ACUSTICO
Intonaco fonoassorbente a base di
calce e sughero
DIATHONITE ACOUSTIX
Il Diathonite Acoustix
Intonaco premiscelato a base sughero
per fonoassorbimento e
Diathonite Acoustix è un intonaco premiscelato a base di sughero e calce NHL 3.5, caratterizzato da spiccate proprietà fonoassorbenti.
Si utilizza per la realizzazione
di rivestimenti fonoassorbenti su pareti e soffitti di qualsiasi geometria, grazie alla possibilità di applicarlo mediante le
tradizionali pompe intonaca-
trici. Oltre che per le proprietà fonoassorbenti, Diathonite Acoustix si caratterizza per:
resistenza al fuoco, capacità di
isolamento termico, traspirabilità e capacità igroscopica, che
lo rendono la soluzione ideale per la correzione acustica in
ambienti umide, come piscine
o palestre. Diathonite Acoustix
è inoltre meccanicamente resi-
stente, e a differenza dei tradizionali sistemi fonoassorbenti realizzati in pannelli o sistemi a secco si applica in maniera semplice e rapida. Diathonite Acoustix è un prodotto marcato CE secondo la norma UNI
EN 998-1:2010.
MARCATO CE
UNI-EN 998-1
RESISTENTE AL FUOCO
Per informazioni
www.diasen.com
TRASPIRANTE
ECO-COMPATIBILE
APPLICAZIONE A PARETE
APPLICAZIONE A SOFFITTO
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• AUMENTA IL CONFORT INDOOR
• RESISTENTE ALL’UMIDITA’
FONOASSORBIMENTO:
0,60
RESISTENZA AL FUOCO:
TRASPIRABILITÁ:
EUROCLASSE A1
Grafico del fonoassorbimento di Diathonite Acoustix
N.R.C:
α = 70%
μ=4
RESISTENZA MECCANICA:
3 N/mm2
CONDUCIBILITÀ TERMICA:
λ = 0,083 W/m°K
15
EDIFICI A ENERGIA
QUASI ZERO VERSO IL 2020
IL ROADSHOW PER L’EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI EDIFICI
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ENERGETICA IN AREA MEDITERRANEA
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27 MARZO 2015
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20 NOVEMBRE 2015
FIRENZE
19 GIUGNO 2015
L’AQUILA
23 OTTOBRE 2015
LE TAPPE
DEL TOUR 2015
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INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014
17
> MATERIALI
Vetro, ultima frontiera: le travi vitree per architetture ambiziose sono
realtà
Intervista al prof. Maurizio Froli, inventore delle TVT: travi in vetro strutturale
precompresso e acciaio con luce di 12 m
a cura di Mauro Ferrarini
Si chiamano Travi Vitree Tensegrity (TVT) e rappresentano l’ultima frontiera nel campo della
ingegneria strutturale italiana:
travi di vetro strutturale per architetture ambiziose, utilizzabili anche in zona sismica, caratterizzate da elevate capacità portanti, grandi luci e dalla capacità di sostituire eventuali porzioni danneggiate senza eliminare l’intero manufatto.
A seguito del grande successo ottenuto dalle TVT all’ultimo Glasstec, il salone internazionale del vetro di Düsseldorf, lo scorso ottobre, abbiamo incontrato l’ideatore di
questo brevetto, il prof. Maurizio Froli del dipartimento di
Ingegneria dell’Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni dell’Università di Pisa,
presidente onorario e socio della start-up innovativa TVT srl.
Mauro Ferrarini. Professor Froli,
le travi in vetro esistono già da
tempo, in cosa consiste la novità delle Travi Vitree Tensegrity?
Maurizio Froli. Le TVT vogliono essere la risposta ingegneristica alla richiesta di un’ideale
smaterializzazione degli edifici
proveniente in misura crescente
dalla architettura contemporanea. L’idea alla base della creazione delle TVT è consistita nel
passaggio da un concetto di travi formate da lastre monolitiche
a un approccio diametralmente opposto. Il percorso di ricer-
ca culminato nel brevetto delle TVT parte 10 anni fa, in occasione di un congresso organizzato all’Università di Pisa, a
cui parteciparono esponenti di
spicco nel campo della progettazione del vetro, nazionali e
internazionali. Tramite alcuni
finanziamenti pubblici, arrivai
nel 2006 a definire il concetto
di una nuova tecnologia per la
realizzazione delle travi in vetro strutturale.
Mauro Ferrarini. In che modo?
Maurizio Froli. Fino a oggi, questo tipo di manufatti vengono
assemblati tramite l’incollaggio
in parallelo di una serie di lastre di vetro per sopperire alla
fragilità del materiale. In questo modo le travi sono utilizzate per facciate continue e per
elementi orizzontali come passerelle e solai. Il problema principale è rappresentato dal fatto
che i quadri fessurativi che possono presentarsi, pur non compromettendo la sicurezza strutturale, richiedono la sostituzione integrale dell’oggetto, che si
trasforma in un rifiuto speciale
soggetto a particolari procedure onerose sia da un punto di vista burocratico che economico.
Come ho detto, l’idea alla base delle TVT è quello di pensare alle travi in vetro strutturale
precompresso e acciaio non più
come una struttura monolitica,
ma di anticipare la fessurazione del vetro pilotandola a proprio piacimento. In altri termini, al posto di lastre tutte di un
pezzo, la struttura vitrea è co-
stituita da triangoli equilateri,
ciascuno dei quali formato da
due lastre accoppiate per stratificazione. Il primo prototipo,
denominato TVT α, prevedeva
triangoli con un lato di 33 cm
che consentivano la realizzazione di travi con una luce di
circa 2 metri.
Le prove sul prototipo hanno
prodotto risultati confortanti,
anche grazie al sistema di interfaccia monolaterale tra vetro e
acciaio: vetro e acciaio possono scambiarsi compressioni ma
non trazioni. Il vetro, che viene
compresso nello spessore può
sviluppare resistenze elevatissime che si avvicinano a 10.000
dN/cm2. Le forze di trazione, invece, sono assorbite dall’acciaio. In definitiva è stata ottenuta una trave di vetro, materiale tipicamente fragile, con una
forte duttilità di assieme.
Inoltre gli elementi in vetro che
subiscono eventualmente fessurazioni accidentali possono
essere facilmente sostituiti detensionando la struttura, effettuando la sostituzione e ricomprimendo nuovamente l’intero
manufatto.
Mauro Ferrarini. E come si è
evoluto il sistema?
Maurizio Froli. Proseguendo negli studi, la TVT è stata ulteriormente migliorata. Si è passati a
luci di oltre 3 metri (prototipo
TVT β) fino alle attuali travi da
12 metri (prototipo TVT γ), di
sicuro interesse per il mercato
delle costruzioni. Anche le successive prove sperimentali in la-
boratorio hanno dato risultati
molto soddisfacenti.
Nel 2009 con la TVT β sono risultato primo classificato nel
settore Ricerca del Premio Vespucci. Nel 2010 le TVT sono state inserite nell’Almanacco Winning Italy della eccellenza italiana curato dal Ministero degli Esteri e nel 2012 le TVT sono state selezionate dal Catalogo Christmust tra i 100 prodotti
più innovativi del Made in Italy
accanto a marchi come Ducati,
Frau, Kartell, ecc.
Mauro Ferrarini. Con quali risorse avete potuto finanziare la ricerca delle TVT?
Maurizio Froli. Come dicevo
poc’anzi, i finanziamenti sono
stati reperiti con molta fatica
attraverso la partecipazione a
bandi pubblici, l’ultimo dei quali ottenuto come PRIN (Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale) del Ministero della Ricerca
e dell’Università. Nel frattempo, la nostra attività ha attirato l’interesse di alcune aziende
che si sono offerte di sostenerci tramite una co-sponsorizzazione (esecuzione di lavorazioni particolari, fornitura dei materiali, ecc.).
Mauro Ferrarini. E arriviamo
al 2014 con la creazione della
TVT srl …
Maurizio Froli. Esattamente.
Quest’anno, a seguito dell’interesse ottenuto, è stato creato uno spin-off con le caratteristiche di start-up innovativa per la produzione, lo svilup-
po e la commercializzazione di
questo prodotto per l’architettura. Sempre quest’anno la TVT
srl, di cui fanno parte, oltre al
sottoscritto, anche lo Studio di
Ingegneria INTRE di Lucca e la
Vitarelli Vito spa, è stata premiata tra le prime tre migliori iniziative industriali della Regione Toscana nell’ambito della Start Cup Toscana, che valorizza le iniziative imprenditoriali ad elevato contenuto tecnologico provenienti dal mondo della ricerca.
Lo scorso ottobre una trave TVT
da 12 metri è stata trasportata
intera da Pisa a Düsseldorf e ritorno senza che subisse il minimo danno ed esposta al Glassteci, la principale manifestazione mondiale dedicata al settore del vetro, suscitando un una-
> ISOLAMENTO TERMICO
Isolamento termico per coperture e facciate non ventilate
Da Brianza Plastica il sistema Isotec Linea
Isotec Linea è un sistema di isolamento termico in poliuretano espanso rigido progettato
per isolare coperture e facciate
non ventilate rivestite con materiali metallici o altro genere
di lastre a secco (ad esempio,
in cemento rinforzato), adatto sia per il recupero di costruzioni già esistenti che per nuove costruzioni.
Il pannello, rivestito su entrambe le superfici di alluminio goffrato, è strutturale e portante
grazie al profilo metallico in
Aluzinc di cui è dotato, integrato e perforato, che ne semplifica le operazioni di fissaggio.
I pannelli Isotec Linea, in sequenza di posa, realizzano così, in modo rapido, un impalcato portante, continuo, termoisolante, impermeabile alle infiltrazioni accidentali, che costituisce una base perfetta per
il manto di copertura in metallo
o per i rivestimenti di facciata.
Questo sistema richiede il rispetto di semplici regole di in-
stallazione ed è disponibile
negli spessori di 80, 100 e 120
mm. Conduttività termica dichiarata λD di 0,023 W/(mK),
secondo la normativa UNI EN
13165:2013.
I vantaggi
- Profilo metallico in acciaio integrato nel pannello, per un veloce e semplice fissaggio delle clip di ancoraggio del rivestimento.
- Grande versatilità di applicazione: si posa in abbinamento a
svariate tipologie di rivestimenti per le coperture e le facciate.
- Leggerezza, rapidità ed economia di posa. Isotec Linea è
leggero e facilmente maneggevole.
- Sfrido ridotto al minimo.
- Isolamento termico. La sua
anima interna è in poliuretano
espanso, attualmente tra i migliori isolanti termici esistenti.
- Assenza di ponti termici per
continuità di posa.
- Seconda impermeabilizzazio-
ne. Il sistema Isotec Linea, se posato correttamente, risulta essere un’ottima seconda impermeabilizzazione contro le infiltrazioni accidentali. Il prodotto è mappato e classificato secondo i criteri LEED® (Leadership in Energy and Environmental Design).
Per informazioni
www.brianzaplastica.it
Da gennaio
disponibile il
nuovo spessore
di 160 mm
nime entusiasmo e attenzione
da parte del mondo industriale e dei media tedeschi.
Oggi oltre al brevetto delle TVT
γ (terza e ultima evoluzione
del prototipo iniziale), abbiamo esteso la ricerca creando il
sistema costruttivo SVT grazie
al quale è possibile realizzare
un numero grandissimo di solidi spaziali formati da triangoli di vetro strutturale compressi
nel loro piano medio da tiranti di acciaio. Altre idee innovative sono già in cantiere. Oggi
Il maggiore ostacolo che ci resta da superare in Patria è la nostra burocrazia miope, dispotica
e caotica allo stesso tempo ma
come sono riuscito a rendere
duttile il vetro così non dispero
di venire a capo anche di questo problema.
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014
18
> INTERVISTA
Mercato del calcestruzzo: preoccupa il mancato rispetto delle regole
Silvio Sarno, presidente Atecap, lancia l’allarme su crisi e poca trasparenza
a cura di Mauro Ferrarini
e Fulvio Re Cecconi
Non è solo la crisi a mordere il
settore del calcestruzzo, ma anche un aspetto forse meno noto
ma altrettanto preoccupante: il
mancato rispetto delle regole e
la scarsa tutela per gli operatori che svolgono il proprio lavoro con correttezza.
Lo dice, preoccupato, Silvio Sarno, presidente di Atecap, intervistato in esclusiva per commentare una serie di rilevazioni realizzate dal Politecnico di Milano
e basate sui dati di produzione
resi noti dall’ISTAT.
Domanda. Gli ultimi dati disponibili sulla produzione di calcestruzzo sono ancora una volta
caratterizzati dal segno meno.
Neppure l’Expo riesce a frenare il calo di produzione.
Silvio Sarno. Sette anni di crisi
hanno minato profondamente
il nostro settore che, come noto,
è per le sue peculiarità tra quelli
maggiormente interessati dagli
effetti negativi della recessione.
L’impossibilità di stoccaggio del
calcestruzzo unitamente all’assenza di domanda, ad esempio,
ne determina l’immediata oltre
che inevitabile interruzione della
produzione. Le previsioni di mercato poi non ci inducono certo ad
immaginare che il fortissimo eccesso di capacità produttiva che
siamo costretti a registrare sia destinato a ridursi sensibilmente.
Domanda. Una situazione preoccupante …
Silvio Sarno. Aspetti economici a parte, ciò che preoccupa la
nostra categoria è, di certo, l’acuirsi delle problematicità inerenti al mancato rispetto delle
regole, fenomeno fortemente legato proprio al rapporto
sovradimensionato del doppio
tra operatori e richiesta interna.
Per l’Associazione è più che mai
urgente affrontare il nodo della
“selezione del mercato” al fine
di tutelare e salvaguardare gli
operatori che rispettano i principi di qualità e correttezza e
che allo stato sono svantaggiati nei confronti di chi individua
la propria forza concorrenziale nel non rispetto delle regole.
Domanda. Ma allora, cosa può
fare e sta facendo l’Atecap per
sostenere il comparto?
Silvi Sarno. Abbiano messo in
essere numerose iniziative per
promuovere in tutte le sedi e a
ogni livello controlli efficaci. Riuscire a garantire il rispetto rigoroso delle norme in vigore sarebbe, infatti, già un considerevole traguardo utile a preservare sul mercato le imprese realmente virtuose e meritevoli, indipendentemente dalla loro dimensione aziendale.
L’azione associativa in tal senso si concretizza principalmente nella ricerca di sempre nuove
sinergie con le istituzioni.
Domanda. Qualche caso concreto?
Silvio Sarno. Uno degli esempi più noti è l’Osservatorio sul
calcestruzzo e sul calcestruzzo
armato che, nato nel 2011 presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, ha il merito di aver
riunito intorno a un tavolo tutte
le istituzioni coinvolte nei processi di controllo delle costruzioni in calcestruzzo e calcestruzzo
armato. Consapevole delle potenzialità di una simile iniziativa
l’Associazione si è sin da subito
schierata al fianco del Consiglio
Superiore dei Lavori Pubblici.
Recentemente poi, l’Atecap si
è fatta promotrice, coinvolgendo le rappresentanze maggiormente qualificate del settore, di
una richiesta indirizzata al Ministro Lupi volta alla istituzionalizzazione dell’Osservatorio.
Andamento della produzione di Cemento + Aglomerati su base trimestrale
10.000.000
9.000.000
8.000.000
7.000.000
6.000.000
5.000.000
4.000.000
3.000.000
2.000.000
1.000.000
0
gen-11
giu-11
dic-11
giu-12
dic-12
giu-13
dic-13
giu-14
Questo, unitamente al riconoscimento formale della validità dell’iniziativa, conferirebbe
all’organismo un ruolo sostanziale oltre che strategico per i
controlli nel settore.
È pure ovvio che il comparto imprenditoriale non possa rimanere un semplice spettatore in attesa che le istituzioni risolvano i
problemi. L’attività dell’Associazione è quindi rivolta anche alla valorizzazione del settore così
come della sua capacità di contribuire positivamente in tutti
quei processi che introducono
innovazione e nuova sostenibilità alle costruzioni. Da qui, il via
a una serie di iniziative rivolte al
grande pubblico per la promozione delle enormi potenzialità,
spesso sottovalutate, del calcestruzzo, che vanno ben oltre le
riconosciute caratteristiche di
solidità e durabilità.
Domanda. A proposito di iniziative che dovrebbero aiutare la filiera delle costruzioni, lo
Sblocca Italia punta a dare un
impulso al settore. Voi non siete stati molto soddisfatti del decreto. Perché?
Silvio Sarno. Le attese dell’industria sulla capacità del decreto Sblocca Italia di risollevare
le sorti del mercato erano alte.
Tuttavia, all’indomani della sua
emanazione, il sentimento diffuso, al quale si associa anche il
settore del calcestruzzo preconfezionato, è stato di non piena
condivisione.
Domanda. Allora ci dica cosa
le piace e cosa non dello Sblocca Italia.
Silvio Sarno. L’Atecap ritiene
apprezzabile che il Governo,
con questo provvedimento, abbia finalmente dato attenzione
ad un comparto, come quello
delle costruzioni, centrale per
l’economia italiana ma, pur essendo lodevole il tentativo di
sbloccare investimenti pubblici, le soluzioni individuate sono inadeguate alla gravità della
situazione. Appare, infatti, evidente che i 3,9 miliardi di euro
previsti dal decreto non saranno sufficienti a far ripartire il
settore e a far uscire le nostre
imprese dalla spirale economica negativa in cui si ritrovano.
Il mercato del calcestruzzo è
fermo poi perché lo è la filiera
dell’edilizia.
Per stimolare la ripresa edilizia,
oltre allo stanziamento di fondi
per grandi opere che partiranno non prima del 2018, sarebbe stato necessario puntare su
interventi urgenti e immediatamente tangibili in termini di
crescita occupazionale e sviluppo economico locale quali opere per la riqualificazione urbana, la manutenzione delle scuole e per la prevenzione del dissesto del territorio.
L’Atecap ritiene, ad esempio,
che vada colta con decisione
l’occasione offerta dallo Sblocca Italia per avviare immediatamente un piano di interventi
contro il dissesto idrogeologico. La recente alluvione di Genova è un nuovo drammatico richiamo sulle urgenze di questo
Paese. L’Associazione fa ciò che
è in suo potere per promuovere il confronto con interlocutori pubblici e privati nell’intento
di approfondire il ruolo che le
opere in calcestruzzo giocano
nella difesa del territorio.
Consideriamo essenziale il dialogo con le istituzioni quale
strumento fondamentale per
portare all’attenzione dei decisori politici le criticità del nostro
settore e ottenere così provvedimenti normativi maggiormente efficaci.
Domanda. Dopo la presentazione del decreto Sblocca Italia
quest’estate, sui mezzi d’informazione di settore è comparso
un acceso dibattito sulla mancata introduzione di un riferimento all’uso del BIM nei progetti
pubblici. Voi partecipate al progetto INNOVAnce, il più grande progetto di ricerca sul BIM
in Italia. Cosa pensate del BIM
negli appalti pubblici in Italia?
Vi soddisfa il richiamo presente nella nuova Direttiva Appalti o servirebbero altre misure?
Silvio Sarno. Il settore delle costruzioni continua a essere caratterizzato da un radicale processo di transizione industriale
e imprenditoriale. La principale causa si rintraccia indubbiamente nella crisi economica ma
è bene tener conto di molti altri
fattori non sempre negativi. L’innovazione tecnologica dei prodotti edilizi trascina, ad esem-
pio, il mercato verso una necessaria riconfigurazione che, ad
oggi, non può che passare per
l’informatizzazione dei processi.
L’Atecap è da sempre convinta
poi che tra i presupposti funzionali allo sviluppo del settore e alla risoluzione dei problemi che lo affliggono vi siano il
confronto costruttivo fra tutti gli attori della filiera e l’efficace scambio di informazioni.
È, infatti, con questo obiettivo
che l’Associazione ha promosso
molte iniziative interassociative
e, con lo stesso spirito, ha contribuito al progetto INNOVAnce che coniuga perfettamente
i due concetti di innovazione e
integrazione della filiera.
Il BIM, scelto dai partner INNOVAnce come strumento principe
per la realizzazione del progetto, nasce proprio con il fine ultimo di ottimizzare la gestione
del processo di filiera nella sua
complessità, partendo dalla scelta dei materiali, passando per la
progettazione e giungendo alla costruzione, il tutto con una
nuova modalità di interoperabilità. I vantaggi attesi sono molteplici, sia in termini di tempi di
realizzazione dei processi sia in
termini di economicità e sostenibilità dei singoli progetti.
Senza dubbio, è questa una direzione verso cui il mondo delle costruzioni si sta orientando spontaneamente ma che, al
contempo, richiede tempi fisiologici affinché il cambiamento
si affermi in via definitiva.
Domanda. Quindi niente BIM
imposto per legge?
Silvio Sarno. Rifuggiamo da accelerazioni imposte per il tramite di atti normativi, così come
immaginato all’interno dello
Sblocca Italia. Innescare nuove
“corse all’adeguamento”, come
nel passato, non farà altro che
svuotare di validità strumenti intrinsecamente qualificanti.
Non possiamo smettere di credere nelle competenze e rifugiarci nelle imposizioni dall’alto. Se è vero, infatti, che per ottenere del calcestruzzo di qualità debbano essere imposti (e
controllati) obiettivi e prestazioni, è altrettanto vero che un
operatore attento sa ben scegliere gli strumenti giusti per
il raggiungimento dei risultati.
> ANTISISMICA
Lettera Aperta al CNR
La morte dell’Ingegneria sostituita dalla (finta) Statistica
di Paolo Rugarli*
Stiamo raccogliendo le firme.
Il CNR ha emesso un documento che si autoproclama “di livello superiore”, il riferimento per gli edifici di maggior valore, e prevedibilmente e augurabilmente giovevole per le
future normative: ma è infondato. E perciò pericoloso. Alla
lettera stanno aderendo geofisici, geologi, sismologi, ingegneri, architetti.
Secondo il documento “CNR
DT 212/2013”, “Istruzioni per la
Valutazione Affidabilistica della Sicurezza Sismica degli Edifici Esistenti”, per valutare se un
edificio è sismicamente sicuro
dovreste usare le distribuzioni
di probabilità e il teorema delle probabilità totali. L’ipercubo
nello spazio delle variabili aleatorie… et similia.
Il vostro unico edificio, dovreste
valutarlo come se fosse uno tra
milioni simili, con le probabili-
tà dell’ISTAT. Ma gli edifici veri non sono così simili tra loro.
Ognuno è diverso e spesso risulta dalla sovrapposizione di interventi diversi in tempi diversi. Soprattutto in un Paese con
27 secoli di storia! La realtà italiana non si fa forzare nei modelli del CNR.
Queste probabilità, poi, sono
artefatti. Sgorgano da ipotesi
di certo non verificate. Astrazioni. Il terremoto farmacistico di
questo documento è una idealità di (brutta) matematica, non
è certo quello, ignoto, che arriva per davvero. Conviene allora
usare una stima del peggior sisma credibile (come fa NDSHA),
invece di prevedere dopo quanti anni ci sarà questo o quello e
con che probabilità. Con bilancino e metronomo. Ché tanto
si sbaglia.
La “probabilità” di normativa,
già una tortuosa invenzione,
viene ora ulteriormente complicata. Quasi fosse validata:
ma non lo è…
Il “formato probabilistico”
consente di indicare sismi diversissimi tra loro. Basta variare la probabilità (10%, 5%, …),
ed il tempo di vita “nominale” di riferimento (30, 50, 100
anni…). Per probabilità piccole davvero andate fuori scala:
sismi fisicamente impossibili.
Il metodo, detto PSHA (Probabilistic Seismic Hazard Assessment), lo hanno importato
dagli americani (ma L’Aquila,
grazie a Dio, non è Los Angeles!). Fa ipotesi geofisiche errate: che la probabilità di sisma non cambi di anno in anno (per secoli); che la sorgente sismica sia un punto su una
mappa; che il terremoto “ritorni” “in media” con la stessa severità dopo lo stesso numero di anni (475, 1424, fate
la media), ecc.
PSHA usa “alberi logici” che pesano alla grossa ipotesi diverse, con pesi come 60 e 40, 50 e
50…. ma miracolosamente determina risultati con tre o quat-
tro cifre dopo la virgola!
Con questo CNR DT 212 muore
l’ingegneria, soppiantata dalla
(finta) statistica, e scompaiono
gli ingegneri, sostituiti dai professori universitari esperti in
“probabilistica” e dai loro resistibili seguaci.
Amen? Sta a voi...
Approfondimenti:
http://goo.gl/x5I8CX
Adesioni:
[email protected]
* Ingegnere strutturista,
software developer
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014
19
> AMBIENTE
Paesaggio e conflitto: esperienze e luoghi di frontiera
A febbraio 2015 le giornate internazionali di studio sul paesaggio, XI edizione
La Fondazione Benetton Studi Ricerche organizza, giovedì
12 e venerdì 13 febbraio 2015,
negli spazi Bomben di Treviso, l’undicesima edizione delle
giornate internazionali di studio sul paesaggio, incontro seminariale annuale, con cui promuove un aggiornamento critico e un confronto di idee su
temi legati alle linee di ricerca
della Fondazione.
Il tema di quest’anno 2015, paesaggio e conflitto, emerge dalla
volontà di studiare e ricavare da
luoghi che si trovano in questa
condizione gli indizi, i segni di
speranza, i processi di trasforma-
zione in attesa o in atto che proprio da uno stato di conflittualità
si muovono in direzione di una
trasformazione che appartiene
alla nostra visione di paesaggio.
Nel corso delle giornate si confronteranno esperienze di natura diversa e riflessioni appartenenti a differenti campi disciplinari. Dalle scienze naturali e
agrarie, che da sempre studiano
questi temi, al punto di vista geografico e paesaggistico sui territori stessi sino agli studi e alle
testimonianze che emergono da
realtà urbane che per la loro natura di terreno di frontiera, o di
confine, appartengono al mon-
do delle periferie e delle molte contraddizioni sociali in atto.
Il tema appena affrontato nel
2014, Curare la terra, prosegue
dunque esplorando temi attraverso i quali il senso di appartenenza e il desiderio di adesione a un luogo si misurano con
territori di frontiera, nei quali si
avverte il desiderio di tener vivo
il ruolo e il senso che il paesaggio assume in tale condizione.
Le giornate
Le giornate di studio saranno
articolate in quattro sessioni di
lavoro dedicate rispettivamente ai conflitti di natura ambien-
tale e ecologica; alle realtà urbane, in particolar modo quelle
periferiche e le nuove forme di
segregazione interna; alle questioni territoriali e ai temi “trasversali”; a casi provenienti da
ambiti geografici vicini.
È prevista la traduzione simultanea in italiano e in inglese. Le
giornate saranno disponibili in
diretta streaming nel sito della
Fondazione: www.fbsr.it.
Le giornate di studio sono progettate dal Comitato scientifico della Fondazione Benetton
Studi Ricerche, in particolare da
Luigi Latini (presidente) e Simonetta Zanon.
Fanno parte del Comitato scientifico: Giuseppe Barbera, Hervé
Brunon, Paolo Bürgi, Luigi Latini (presidente), Monique Mosser, Joan Nogué, Lionello Puppi,
José Tito Rojo, Massimo Venturi Ferriolo; partecipano ai lavori
del Comitato scientifico: Patrizia Boschiero, Francesca Ghersetti, Massimo Rossi, Marco Tamaro, Simonetta Zanon.
Informazioni
La partecipazione alle giornate
è libera, fino a esaurimento dei
posti disponibili.
Per ragioni organizzative si prega ugualmente di comunicare
la propria adesione tramite email all’indirizzo [email protected]
oppure telefonicamente al numero 0422/5121 (lunedì-venerdì
ore 9-13,14-18) o anche via fax
al numero 0422/579483.
Per informazioni
www.fbsr.it
> FIERE
top sponsor
ForumPiscine: sapere e saper fare
A Bologna dal 19 al 21 febbraio 2015
Torna sul palcoscenico della Fiera di Bologna il Salone internazionale delle piscine e delle Spa
che, edizione dopo edizione, si
è conquistato un posto di primo piano tra gli appuntamenti internazionali del settore. La
settima edizione di ForumPiscine accoglierà aziende e professionisti provenienti dall’Italia e
dal bacino del Mediterraneo,
dai mercati dall’estremo oriente e di oltreoceano, in un’unica
area espositiva in concomitanza con ForumClub, l’evento b2b
da 16 anni riferimento in Italia
e in Europa per i settori fitness
e wellness. Con 18.000 nuove
piscine private all’anno e oltre
6 milioni di praticanti nuoto e
attività in acqua, il mercato italiano della piscina offre un im-
portante potenziale di crescita: la ricca offerta merceologica con tecnologie, prodotti, servizi e accessori per piscine pubbliche e private, centri benessere e termali, impianti sportivi e strutture ricettive, favorirà
l’incontro tra gli oltre 160 espositori attesi e un pubblico qualificato di progettisti, architetti, buyer, installatori, gestori e
privati interessati. A ForumPiscine torna anche SPATECH, il percorso espositivo dedicato all’allestimento di una perfetta area
wellness.
Al Palazzo dei Congressi, ForumPiscine presenterà un rinnovato calendario di incontri su
aquatic management, progettazione, normative e sicurezza,
da abbinare ai tanti workshop
aperti gratuitamente agli operatori, organizzati da aziende e
associazioni di categoria, a cominciare da Assopiscine.
Quinta edizione dell’Italian Pool Award: i riconoscimenti nelle
categorie Commerciale (Indoor
e Outdoor), Residenziale (Indoor e Outdoor in forma geometrica e libera), Biopiscine e Speciale Facebook saranno consegnati venerdì 20 febbraio durante ForumPiscine.
Per informazioni
www.forumpiscine.it
19-20-21
Scarica l'App ForumPiscine
da iTunes e PlayStore
Febbraio 2015 - Fiera di Bologna
UNISCITI ALLA FESTA
International business
www.forumpiscine.it
La fiera italiana delle piscine e delle Spa vi aspetta per un’edizione
da record. In un mondo ipertecnologico ForumPiscine offre
all’industria globale del settore un’importante occasione d’incontro
e di crescita. Innovazione, formazione e business per essere
protagonisti sui mercati internazionali.
ForumPiscine: chi c’è, si vede.
è un progetto
con il patrocinio
in collaborazione con
th
7 Pool & Spa Expo
and International Congress
in concomitanza con
seguici su
facebook
Vendita stand e segreteria scientifica: EDITRICE IL CAMPO Srl - tel +39 051 255544 - fax +39 051 255360 - [email protected]
Segreteria organizzativa e ufficio stampa: ABSOLUT eventi&comunicazione - tel. +39 051 272523 - fax +39 051 272508
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INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014
20
> MATERIALI
La marcatura CE dei componenti strutturali in acciaio e alluminio
secondo la norma EN 1090-1
di Matteo Sbisà *
Il presente articolo illustra brevemente i criteri di qualificazione dei materiali strutturali secondo le Norme Tecniche
per le Costruzioni, i contenuti del regolamento europeo n.
305/2011, relativo ai prodotti
da costruzioni, che ha sostituto la direttiva prodotti da Costruzione 89/106/CEE e infine
descrive in dettaglio la norma
armonizzata EN 1090-1, secondo cui marcare CE i componenti strutturali in acciaio e alluminio, immessi sul mercato come
prodotti da costruzione.
Le norme tecniche
per le costruzioni
Il capitolo undici delle Norme Tecniche per le Costruzioni
(NTC08) [1] definisce le regole
per un corretto controllo in accettazione dei materiali strutturali e le responsabilità dei Direttori dei Lavori, delle imprese esecutrici e dei Collaudatori. In particolare al § 11.1, i materiali strutturali sono raggruppati in tre gruppi (A, B e C). Nel
gruppo A ricadono i prodotti e
materiali per uso strutturale rientranti nel Regolamento Prodotti da Costruzione N.305/2011
(CPR), per i quali esiste una norma tecnica armonizzata (ambito
cogente europeo). Nel gruppo
B, invece, rientrano i materiali e
prodotti per uso strutturale per i
quali non è disponibile una norma europea armonizzata ovvero la stessa ricada nel periodo di
coesistenza. Per questi ultimi è,
invece, prevista la qualificazione
con i modi e le procedure indicate nel NTC08 (ambito cogente italiano). Il gruppo C riguarda i prodotti e materiali per uso
strutturale non ricadenti in una
delle tipologie A o B, per i quali è possibile pervenire alla marcatura CE in conformità alla Valutazione Tecnica Europea o di
un Certificato di idoneità Tecnica rilasciato dal Servizio Tecnico
Centrale [2] [3].
La marcatura CE secondo
il regolamento europeo
n. 305/2011
Dopo oltre venti anni dall’emanazione della Direttiva Prodotti da Costruzione [4], dal 1° luglio 2013 è entrato completamente in vigore il Regolamento europeo n. 305/2011 [5] [6],
per la distribuzione, la vendita
e l’utilizzo dei prodotti da costruzione da impiegarsi in modo permanente in opere da costruzione, caratterizzate dai seguenti requisiti di base:
a) resistenza meccanica e stabilità,
b) sicurezza in caso d’incendio,
c) igiene, salute e ambiente,
d) sicurezza e accessibilità
nell’uso,
e) protezione contro il rumore,
f) risparmio energetico e ritenzione del calore,
g) uso sostenibile delle risorse naturali.
Un prodotto è ritenuto idoneo all’impiego se rispetta le
caratteristiche essenziali stabilite nelle norme armonizzate
che rappresentano le specifiche tecniche adottate dagli organismi europei di normazione
(CEN, CENELEC, ETSI), su mandato della Commissione europea, allo scopo di essere utilizzate dagli Stati membri per la
valutazione della conformità
delle prestazioni dei prodotti, propedeutica all’immissione
degli stessi sul mercato. Le norme armonizzate generalmente
non forniscono valori di soglia
delle caratteristiche essenziali
ma si limitano a definire i criteri di valutazione delle stesse,
per la caratterizzazione tecnica
del prodotto, e le relative classi
prestazionali (1). Ciascuno stato
membro può stabilire i limiti di
soglia applicabili alle caratteristiche essenziali richieste per il
prodotto.
Le norme armonizzate presentano i seguenti contenuti tipici:
a) Scopo e campo di applicazione;
b) Riferimenti normativi;
c) Termini e definizioni;
d) Valutazione della conformità delle prestazioni;
e) Designazione e classificazione;
f) Appendice ZA.
Lo Scopo e campo di applicazione identifica il prodotto, stabilisce le limitazioni di applicazione e dichiara i contenuti della
norma. I paragrafi Riferimenti
normativi, Termini e definizioni richiamano le norme, cui la
norma armonizzata rimanda, e
sono fornite le definizioni dei
termini utilizzati.
Nel paragrafo Valutazione della Conformità sono stabiliti i requisiti, i metodi e le apparecchiature di prova per la caratterizzazione tecnica dei prodotti, comprese le prove iniziali e
quelle in produzione. Nel paragrafo Designazione e classificazione, sono definiti i criteri
d’identificazione del prodotto
in relazione alle caratteristiche
tecniche e classi di prestazioni.
L’appendice ZA, invece, indica
quali elementi della norma sono fondamentali per la marcatura CE dei prodotti da costruzione, le caratteristiche essenziali che devono essere valutate, il sistema di valutazione
e verifica della prestazione e i
contenuti tipici della marcatura
CE. In taluni casi, infatti, il regolamento europeo n. 305/2011
prevede la possibilità di immettere sul mercato prodotti senza
aver dichiarato le prestazioni di
alcune caratteristiche, ricorrendo all’opzione NPD (No Performance Determined). Ogni Stato membro può definire quali
caratteristiche essenziali, contenute nell’appendice ZA, siano obbligatoriamente applicabili ed eventualmente quali siano i valori di soglia delle caratteristiche essenziali.
Al fine di marcare CE un prodotto, il fabbricante deve istituire
ed attuare il sistema del controllo di fabbrica (FPC) e valutare la costanza delle prestazioni del prodotto utilizzando un
sistema di valutazione stabilito
dalla norma armonizzata all’ap-
pendice ZA. In particolare sono
cinque i possibili sistemi di valutazione e verifica (1+,1, 2+,3
e 4) come descritti in dettaglio
nell’allegato V del regolamento 305/2011. Secondo i sistemi
1 e 1+ l’ente notificato certifica la costanza delle prestazioni del prodotto, mentre secondo il sistema 2+ certifica la conformità del sistema di controllo della produzione di fabbrica.
Secondo il sistema 3, invece, il
laboratorio di prova notificato
esegue soltanto le prove iniziali
di tipo; mentre il sistema 4 non
prevede alcuna attività da parte di un ente terzo notificato.
Il produttore dopo aver istituito e attuato il sistema di controllo di fabbrica, aver eseguito
le prove iniziali e avere valutato la costanza delle prestazioni
del prodotto, redige la dichiarazione di prestazione [7], conformemente agli artt. 4 e 6 e all’allegato III del regolamento europeo n. 305/2011 come modificato dal regolamento delegato n. 574/2014 della Commissione europea [8]. Una copia della dichiarazione di prestazione deve essere fornita dal produttore in forma cartacea o su
supporto elettronico, o in forma cartacea se esplicitamente
richiesta in tale forma dal cliente. Il produttore, in deroga alle
succitate modalità di consegna
della dichiarazione di prestazione, potrà anche rendere disponibile sul sito web le dichiarazioni fatti salvi gli obblighi di
cui al regolamento delegato n.
157/2014 [9]. Dopo avere redatto la dichiarazione di prestazione del prodotto-tipo e valutato
la costanza delle prestazioni del
prodotto, quest’ultimo sarà immesso sul mercato dotato della marcatura CE apposta in modo visibile, leggibile e indelebile sul prodotto da costruzione o
su un’etichetta a esso applicata.
Se ciò fosse impossibile a causa
della natura del prodotto, essa è apposta sull’imballaggio o
sui documenti di accompagnamento. La marcatura CE, intesa
come conformità del prodotto
alle prestazioni dichiarate dal
produttore, deve essere redatta
in conformità a quanto definito
dall’art. 9 del R.E. n. 305/2011 e
dalla norma armonizzata applicabile (appendice ZA).
La marcatura CE secondo
la norma EN 1090-1
Il 1° luglio 2014 è terminato il
periodo di coesistenza per l’applicazione della norma armonizzata UNI EN 1090-1 [10] che
prevede i requisiti per la marcatura CE, secondo il regolamento
europeo n. 305/2011, dei componenti strutturali e dei kit in
acciaio e alluminio immessi sul
mercato come prodotti da costruzione. Un elenco non esaustivo ma esplicativo di quali siano i componenti strutturali ai
quali si applica la norma UNI EN
1090-1 è riportato sul sito della Commissione europea [11].
Le norme UNI EN 1090-2 [13] e
UNI EN 1090-3 [14], richiamate
dalla norma UNI EN 1090-1, si occupano, rispettivamente, di stabilire i requisiti per l’esecuzione
delle strutture di acciaio e alluminio, indipendentemente dalla loro tipologia e forma. Non
essendo la norma UNI EN 10901 richiamata esplicitamente nelle Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC08) era in dubbio se la
marcatura CE, secondo la succitata norma armonizzata, dovesse essere l’unico modo di qualificazione dei componenti strutturali in acciaio e alluminio ovvero fosse obbligatorio applicare anche le regole di qualificazione secondo i §§ 11.3.4.10
e 11.3.1.7 delle NTC 08. Il Servizio Tecnico Centrale con nota
del 5 giugno 2014 [12] ha chiarito che risultano applicabili nella fattispecie, dopo il 1° luglio
2014, soltanto i criteri di cui al §
11.1 lettera A del d.m. 14/1/2008,
per cui è necessaria la sola marcatura CE e non la qualificazione da parte del Servizio Tecnico
Centrale. Si segnala, inoltre, che
nel corso della stesura del presente articolo il Consiglio Supe-
riore dei Lavori Pubblici ha approvato il nuovo testo di bozza
delle NTC [15], aggiornato a ottobre 2014, secondo cui al § 11.1
viene confermato quanto già riportato nella succitata circolare
del 5 giugno 2014. Si rileva, però, che il Servizio Tecnico Centrale nella circolare del 5.6.2014
nulla ha chiarito in merito all’applicabilità dei requisiti di cui al §
11.3.4.5 del d.m. 14/1/2008 relativo al processo di saldatura applicato alla produzione dei componenti strutturali, marcati CE
secondo la norma UNI EN 10901. Il succitato paragrafo pone a
carico dei centri di trasformazione l’obbligo di certificare i processi di saldatura, gli operatori
(saldatori e addetti ai controlli non distruttivi) e il sistema di
gestione dei processi di saldatura. A tal proposito anche la
bozza di ottobre 2014 delle NTC
sembra confermare la piena applicabilità dei requisiti di cui al
§ 11.3.4.5 delle NTC 08. Infatti,
in linea generale, laddove alcuni requisiti delle Norme Tecniche per le Costruzioni non sono
applicabili, la bozza delle NTC
di ottobre 2014 indica esplicitamente la non applicabilità, come
ad esempio le procedure di controllo in stabilimento e nei centri
di trasformazione (§ 11.3.4.11.1
e § 11.3.4.11.2) che non sono applicabili nel caso si utilizzino prodotti marcati CE. Agli operatori
del mondo della certificazione,
però, sarebbe sembrato ovvio la
non applicabilità del § 11.3.4.5
ai componenti e kit strutturali
soggetti a marcatura CE, secondo la norma UNI EN 1090-1, poiché la succitata norma già copre
anche il requisito di conformità
del sistema di gestione dei processi di saldatura alla norma UNI
EN ISO 3834 [16] e, inoltre, per
la libera circolazione delle merci nell’Unione europea, un costruttore che opera in Italia è libero di acquistare i componenti strutturali anche da un produttore di un altro Stato membro che ovviamente non è tenuto, nel suo paese, a rispettare il
Foto per gentile concessione Fondazione Promozione Acciaio
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014
21
Classe di importanza
Categoria di Servizio
Categoria di Prodotto
CC1
CC2
CC3
-
SC1
SC2
SC1
SC2
SC1
SC2
PC1
EXC1
EXC2
EXC2
EXC3
EXC3
EXC3
PC2
EXC2
EXC2
EXC2
EXC3
EXC3
EXC4
Tabella 1 – Classi di esecuzione – Appendice B – UNI EN 1090-2
Foto per gentile concessione Fondazione Promozione Acciaio
d.m. 14/1/2008. Altra questione è l’obbligo di certificazione
dei procedimenti, dei saldatori e degli operatori richiesta dal
§ 11.3.4.5 delle NTC 08 ed anche dalla bozza di ottobre 2014
delle NTC. In particolare col termine certificazione s’intende la
valutazione della conformità di
un procedimento o delle competenze del personale da parte
di un ente terzo indipendente,
mentre la norma UNI EN 10902, richiamata dalla norma UNI
EN 1090-1, al § 7, richiede la sola qualificazione delle procedure e del personale che segue la
saldatura. Ovviamente la certificazione di un ente terzo, essendo garanzia di valutazione
indipendente delle competenze del personale e della conformità dei procedimenti, è auspicabile e consigliata.
Al fine di immettere sul mercato un componente strutturale o
kit, il produttore dovrà istituire
il sistema di controllo della produzione di fabbrica (FPC) [2] [6]
conforme al § 6.3 della norma
UNI EN 1090-1, eseguire i calcoli iniziali di tipo ITC e le prove iniziali ITT in conformità al
§ 6.2 (2) della succitata norma
armonizzata e attuare il sistema FPC secondo le procedure
di gestione definite, quali ad
esempio le prove di produzione
(3) per valutare la costanza delle prestazioni dei componenti
marcati CE.
I calcoli iniziali di tipo ITC, nel
caso in cui il produttore abbia
la responsabilità della progettazione, hanno lo scopo di determinare le caratteristiche strutturali del componente elencate al 4.5 della norma UNI EN
1090-1 e potranno essere eseguiti in conformità agli Eurocodici, alla legislazione tecnica nazionale, quale ad esempio il d.m. 14 gennaio 2008, o
alle specifiche di progettazione imposte dal cliente, quali
ad esempio le specifiche di RFI
per i ponti ferroviari. Le prove
iniziali di tipo ITT hanno, invece, lo scopo di definire le prestazioni delle altre caratteristiche elencate ai §§ 4.2, 4.3, 4.4,
4.6, 4.7, 4.8 e 4.9 della norma
UNI EN 1090-1 e devono essere eseguite all’inizio della produzione di un nuovo componente, all’inizio di un metodo
di produzione nuovo o modificato e se la produzione passa a
una classe di esecuzione superiore. Non c’è dubbio che, nella “produzione di serie” di componenti strutturali, le prove iniziali di tipo ITT corrispondono
alle prove eseguite sul componente iniziale, prodotto e testato prima di dare avvio alla produzione. Per una “produzione
a commessa”, invece, le prove
iniziali di tipo ITT potrebbero
essere eseguite inizialmente e
indipendentemente dalla commessa per ogni processo di lavorazione (taglio, foratura, assemblaggio, ecc.), quale validazione dei processi produttivi, e successivamente in fase di
commessa potrebbero coincidere con le “prove di primo pezzo” che vengono eseguite sempre prima di avviare la produzione a commessa del singolo
componente strutturale.
La necessità di eseguire le prove iniziali di tipo ITT nasce anche al passaggio di una classe
di esecuzione superiore; in particolare l’attività produttiva è
realizzabile in quattro classi di
esecuzione: ECXC1, EXC2, EXC3,
EXC4. La norma UNI EN 1090-2
all’appendice B definisce i criteri di scelta della classe di esecuzione che dovrà essere definita
dal progettista e indicata negli
elaborati di progetto. Le classi di esecuzione sono funzione
di: a) classe d’importanza della
struttura definite al § B3.1 della norma EN 1990 [17], b) categoria di servizio della struttura
(cfr. prospetto B.1 della UNI EN
1090-1) e c) categoria di produzione (cfr. prospetto B.2 della
UNI EN 1090-1), come mostrato in tabella 1.
In funzione delle classi di esecuzione il produttore dovrà rispettare regole di produzione sempre più restrittive passando dalla classe EXC1 a EXC4.
Il sistema di controllo della produzione di fabbrica deve essere
certificato da un ente terzo no-
tificato [3] [6] in accordo al sistema di valutazione della costanza delle prestazioni 2+ come richiesto dalla norma UNI
EN 1090-1 al § ZA.2.1.
Ottenuta la certificazione del
sistema di controllo della produzione di fabbrica da parte
di un ente terzo notificato, il
produttore potrà produrre e
immettere sul mercato componenti strutturali e in acciaio e alluminio redigendo la dichiarazione di prestazione (cfr.
par. 2) e marcandoli CE secondo uno dei quattro metodi (1,
3a, 2 e 3b) previsti dalla norma
UNI EN 1090-1. Il metodo 1 riguarda i produttori che immettono sul mercato componenti strutturali corredati di tutte
le informazioni geometriche
e sul materiale affinché l’acquirente possa, attraverso un
proprio progettista, eseguire
i calcoli strutturali. Ad esempio potrebbero essere marcati
con questo metodo i prodotti realizzati in serie, quali travi
IPE per solai, per i quali il produttore dichiara le caratteristiche geometriche e del materiale e l’acquirente, attraverso
un proprio progettista, progetta il solaio utilizzando tali travi e assumendosi la responsabilità della capacità di portanza del carico, in funzione della
normativa tecnica applicabile e
delle caratteristiche geometriche e del materiale dichiarate
dal produttore; ovvero il progettista eseguirà il calcolo e il
committente sceglierà a catalogo le travi previste in progetto.
Nel metodo 3a il cliente fornirà
il progetto dei componenti e il
produttore dovrà realizzarli in
conformità al progetto e alle
norme UNI EN 1090-2/3 (strutture in acciaio o alluminio) e
dovrà dichiarare le caratteristiche prestazionali determinate, quali ad esempio tolleranze, saldabilità, reazione al fuoco, resistenza all’urto e durabilità; mentre per quelle strutturali rimanderà al progetto del
cliente, quali ad esempio capacità di portanza del carico,
resistenza a fatica, al fuoco e
deformazione allo stato limite di esercizio. Con il metodo
2 il produttore ha la responsabilità della progettazione secondo gli Eurocodici e dell’esecuzione conformemente al
progetto ed alle nome UNI EN
1090-2/3 (strutture in acciaio o
alluminio). Con il metodo 3b,
invece, il produttore ha la responsabilità della progettazio-
ne secondo la legislazione tecnica dello Stato membro, quale
ad esempio il d.m. 14/1/2008, o
alle specifiche di progettazione imposte dal cliente; inoltre
dovrà realizzare i componenti
strutturali conformemente al
progetto ed alle nome UNI EN
1090-2/3 (strutture in acciaio o
alluminio). L’appendice ZA della norma UNI EN 1090-1, alle figure ZA.1, ZA.4, ZA.3 e ZA.5, riporta esempi di marcature CE
di componenti marcati rispettivamente secondo i metodi di
prova 1, 3a, 2 e 3b.
In conclusione, quindi, il produttore potrà immettere sul
mercato componenti e kit strutturali in acciaio e alluminio, soltanto dopo aver: a) istituito, attuato e fatto certificare da un
ente terzo notificato il sistema
di controllo della produzione
di fabbrica (FPC), b) eseguito i
calcoli (se necessario) e le prove iniziali di tipo, d) eseguito le
prove di produzione per la valutazione della costanza delle
prestazioni del prodotto, e) redatto la dichiarazione di prestazione, f) marcato CE i componenti strutturali.
Bibliografia
[1] Decreto ministeriale 14 gennaio 2008, Norme Tecniche per
le Costruzioni
[2] SBISÀ M., Il controllo tecnico
delle opere di ingegneria civile,
Sistemi Editoriali, ISBN: 978-88513-0613-7, 2010.
[3] SBISÀ M., Il controllo in accettazione dei materiali e prodotti strutturali secondo le Norme tecniche per le Costruzioni in
“Progettazione sismica”, Vol. 2,
N.4, ISSN:1973-7432, 2013.
[4] Direttiva europea n. 89/106/
CEE del 1998, Ravvicinamento
delle disposizioni legislative,
regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti i prodotti da costruzione.
[5] Regolamento europeo n.
305/2011, Condizioni armonizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione.
[6] SBISÀ M., La marcatura
CE dei prodotti da costruzione secondo il nuovo Regolamento europeo n. 305/2011 in
“Ingegneri”, ISSN: 2035-8989.
Vol. 1/2014, 2014.
[7] http://ec.europa.eu/enterprise/sectors/construction.
[8] Regolamento delegato n.
574/2014 che modifica l’allegato III del regolamento (UE) n.
305/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio concernente il modello da usare per redi-
gere una dichiarazione di prestazione relativa ai prodotti.
[9] Regolamento delegato n.
157/2014 relativo alle condizioni per rendere disponibile su un
sito web una dichiarazione di
prestazione per i prodotti da
costruzione.
[10] UNI EN 1090-1:2012 - Esecuzione di strutture di acciaio
e di alluminio- Parte 1 -Requisiti
per la valutazione di conformità dei componenti strutturali.
[11] http://ec.europa.eu/DocsRoom/documents/5744.
[12] Servizio Tecnico Centrale,
Chiarimenti in merito all’applicazione della norma europea
armonizzata EN 1090-1 per i
materiali e prodotti in carpenteria metallica ad uso strutturale ed interazione con la normativa tecnica per le costruzioni di
cui al d.m. 14 gennaio 2008 del
5 giugno 2014.
[13] UNI EN 1090-2:2011 – Esecuzione di strutture di acciaio e
di alluminio – Parte 2 -Requisiti
tecnici per strutture di acciaio.
[14] UNI EN 1090-3:2008 – Esecuzione di strutture di acciaio e di alluminio – Parte 2 -Requisiti tecnici per strutture di
alluminio.
[15] http://www.edilportale.
com/news/2014/11/progettazione/via-libera-alle-nuove-norme-tecniche-per-le-costruzioni_42568_17.html.
[16] UNI EN ISO 3834: 2006 –
Requisiti per la saldatura per
fusione dei materiali metallici.
[17] UNI EN 1990:2006 Eurocodice - Criteri generali di progettazione strutturale.
Note
1. In alcuni casi la Commissione stabilisce nei relativi mandati che gli organismi di normazione definiscano anche (nelle
norme armonizzate) livelli di
soglia in relazione alle caratteristiche essenziali (art. 27, c. 3,
Reg.305/2011).
2. Cfr. prospetto 1 UNI EN
1090-1.
3. Cfr. prospetto 2 UNI EN
1090-1.
* Ingegnere, PhD,
Professore a contratto,
di Costruzioni in Acciaio,
Università del Molise
Foto per gentile concessione Fondazione Promozione Acciaio
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014
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> INFO AZIENDE E PRODOTTI
Intonaco premiscelato Poromin®
iP7
Drenante, fonoassorbente e
sostenibile
Una formula innovativa dalle prestazioni
eccezionali
Tre plus per Drainbeton di Betonrossi
In linea con i più severi requisiti richiesti dalla bioedilizia, Poromin iP7 di Harobau è l’intonaco premiscelato a base di caseina modificata e stabilizzata che grazie alla sua formulazione naturale e biologica apre
nuove prospettive alla qualità e
al comfort abitativo.
Il principale punto di forza di
Poromin iP7 è l’elevato potere
deumidificante, traspirante e
impermeabilizzante che si attiva durante la preparazione
della malta. La particolare reazione di ventilazione, infatti,
inizia proprio con l’idratazione dell’intonaco, che crea un
aumento di volume del 25%
determinando così un alleggerimento del peso specifico
della massa. Tale processo non
solo consente di ottenere una
maggiore leggerezza strutturale, con un minor apporto di
materiale e un conseguente risparmio in termini di costi di
manodopera e trasporto, ma
consente anche di incrementare le capacità di isolamento termico ed acustico. L’intero edificio potrà quindi gode-
re dell’assenza di condense,
ponti termici o altri fenomeni
relativi alla presenza di umidità all’interno della costruzione, migliorando così la salubrità dei locali e il benessere abitativo.
Perfetto per gli interventi di ristrutturazione, costruzione e
risanamento di vecchi o nuovi
edifici, l’intonaco premiscelato
Poromin iP7 garantisce straordinarie applicazioni, raggiungendo performance notevoli
anche nel restauro di opere di
pregio artistico.
I tempi di presa e di asciugatura ridotti e l’assenza di attrezzature specifiche per la stesura conferiscono a Poromin
iP7 una grande praticità d’impiego. Grazie all’elevata resistenza alle basse temperature e agli agenti corrosivi salini,
inoltre, Poromin iP7 non solo è
adatto all’impermeabilizzazione di muri, cantine, pavimenti, solette, terrazze e pensiline
(senza l’uso di guaine protettive), ma si rivela perfetto anche
per proteggere strutture in cemento armato.
Drenante, fonoassorbente, altamente performante e di facile lavorabilità: è l’innovativo
Drainbeton di Betonrossi, un
prodotto con caratteristiche
estetiche e prestazionali uniche, che lo rendono ideale per
un ampio spettro di applicazioni, quali: parcheggi, piazzali di
sosta e piazze pedonali; piste ciclabili; pavimentazioni stradali;
percorsi per impianti sportivi e
campi da golf; strade secondarie e, in generale, in tutti i casi
in cui vi sia l’esigenza di regolarizzare efficacemente il deflusso delle acque piovane. Un
obiettivo che Drainbeton garantisce grazie a una matrice
a elevata percentuale di vuoti interconnessi, che consente
di drenare fino a 40 l/mq di acqua ogni secondo, senza comprometterne i valori di resistenza a compressione, che raggiungono valori superiori a 25 MPa
a 28 giorni.
Drainbeton è anche un prodotto che semplifica la vita di cantiere, garantendo una facile e
rapida lavorazione e una sensibile riduzione dei costi di messa in opera. La sua particolare
composizione, infatti, conferisce alla miscela tempi di presa e indurimento molto rapidi,
che raggiunge elevati valori di
portanza già dopo soli 2 giorni
dalla stesa.
Poi, per quanto riguarda la posa
in opera, va anche sottolineato
che Drainbeton è caratterizzato
da una buona lavorabilità della miscela cementizia, che può
essere stesa con grande rapidità mediante finitrice stradale,
quindi con tempi e costi di lavorazione molto ridotti. E anche
la compattazione del materiale
è interamente affidata al banco della finitrice e non richiede rullatura, con conseguenti
vantaggi in termini di tempi e
oneri di esecuzione per l’impresa. Mentre nel caso di superfici
ridotte, Drainbeton può anche
essere steso e compattato mediante semplice staggia e/o piastra vibrante.
Betonrossi
www.betonrossi.it
Harobau
www.poromin.it
Fotovoltaico: senza profili,
niente da assemblare,
zero fori in copertura
Sun Ballast: la soluzione per la posa
dei pannelli solari su coperture piane
Catturare il sole adesso è facile,
veloce, sicuro ed ecologico, con
Sun Ballast, un innovativo sistema per semplificare la posa di
pannelli fotovoltaici su superfici piane o inclinate sino al 10°.
Si tratta di un cuneo di cemento che svolge una doppia funzione: è un supporto facilmente
adattabile a qualsiasi pannello
in commercio e fa anche da zavorra al pannello stesso. La posa
è semplice e veloce, e può essere fatta in contemporanea con
quella dei pannelli.
Basic srl, azienda Italiana in forte espansione nel settore della produzione di accessori per
il fotovoltaico, in questi anni si
è fatta spazio offrendo una valida alternativa ai leader storici
presenti sul mercato, presentando un prodotto innovativo Sun
Ballast struttura per moduli su
copertura piana. I prodotti della gamma Sun Ballast sono il risultato di anni di esperienza diretta degli stessi ideatori, che,
scontrandosi con le problematiche reali di installazione e assistenza, furono spinti alla ricerca di soluzioni nuove, ponendosi
come prerogativa quella di creare un sistema capace di unire sicurezza e praticità, allo scopo di
agevolare e mettere in sintonia
Progettisti Installatori e Manutentori. Basic srl fornisce a piccole e grandi imprese coprendo
tutto il territorio nazionale in
tempi di consegna brevissimi a
costi contenuti; inoltre è in grado di dare assistenza in fase di
progettazione e Sun Ballast permette l’installazione di pannelli
fotovoltaici in pochi minuti: basta appoggiarli e fissarli agli appositi supporti. Sono realmente
necessari solo due attrezzi: una
chiave a brugola e un metro,
niente trapani, avvitatori o altri
strumenti elettrici.
Sun Ballast è un sistema modulabile sia in termini di gradi di
inclinazione che di peso ,grazie
ai 7 modelli della gamma Sun
Ballast: 0°,3°,8°,11°,15°,20°,30°
che permettono di posare i moduli nelle varie combinazioni
possibili orizzontale, verticale,
est, ovest.
La modulazione del peso viene fatta grazie alla possibilità
di inserire zavorre supplementari nelle zone più opportune,
solitamente quelle perimetrali, soggette a maggiore esposizione e spinta vento; in questo
modo si ottiene una maggiore tenuta con carichi moderati.
Basic srl
www.sunballast.it
Il caldo silenzio del cappotto
Echoray, lastra per isolamento termico
ed acustico delle facciate
Echoray è una lastra per isolamento termico ed acustico delle facciate per il sistema cosiddetto a “cappotto”. Echoray coniuga in un solo prodotto ottime performance termiche ed
acustiche.
Infatti, oltre a vantare una conducibilità termica λD di 0,031
W/mK ponendosi nell’eccellenza dei prodotti per l’isolamento termico, grazie ad un particolare processo produttivo,
Echoray aggiunge ottime prestazioni acustiche permettendo così di soddisfare tutte le
esigenze di comfort interno alla costruzione nel rispetto del
risparmio energetico e del benessere abitativo.
Le caratteristiche di isolamento
acustico derivano da un processo di elasticizzazione controllata che permette di ottenere eccellenti valori di rigidità dinamica, requisito fondamentale per
avere ottime prestazioni acustiche nell’applicazione.
Le proprietà elastiche di Echoray risultano idonee a ridurre
la propagazione delle vibrazioni per via solida (bassa rigidità
dinamica s’). Pertanto si verrà a
creare un sistema composto da
tre elementi distinti:
- La muratura di supporto considerata rigida e continua, di
massa molto più elevata degli
altri due strati.
- L’isolante che funge da molla,
ovvero rappresenta il materiale
che deve smorzare l’onda d’urto del rumore.
- L’intonaco esterno che rappre-
senta l’elemento rigido ripartitore dell’energia meccanica che
l’onda sonora provoca sulla superficie d’impatto.
La superficie esterna della lastra
Echoray presenta una speciale
zigrinatura di 6 mm. di profondità: un accorgimento che permette di applicare, senza diversi
passaggi da parte del posatore,
almeno 10 kg/m2 di rasante e finitura, indispensabili per il funzionamento del sistema. Questo fattore garantisce un’alta
facilità di posa di Echoray.
L’Isolante
www.lisolante.it
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2014
23
> VETRINA
> MATERIALI
> MATERIALI
Drainbeton conquista la fiducia di progettisti e imprese
I tre gioielli Danesi per l’isolamento
A poco più di un anno dal suo
lancio sul mercato, Drainbeton,
il calcestruzzo drenante e fonoassorbente di Betonrossi, registra un successo davvero straordinario e un altissimo apprezzamento da parte dei progettisti e
delle imprese che l’hanno scelto
per un ampio spettro di applicazioni: dalle strade alle piste ciclabili, dai piazzali di sosta alle
pavimentazioni di aree pedonali, dai parcheggi ai percorsi per
impianti sportivi.
Si tratta di un prodotto con caratteristiche estetiche e prestazionali uniche, che lo rendono ideale in
tutti i casi in cui vi sia l’esigenza
di regolarizzare efficacemente il
deflusso delle acque piovane. Un
obiettivo che Drainbeton garantisce grazie a una matrice a elevata percentuale di vuoti interconnessi, che consente di drenare fino a 40 l/mq di acqua ogni secondo, senza comprometterne i valori di resistenza a compressione,
Danesi ha tre gioielli: tre blocchi isolanti adatti per ogni esigenza progettuale grazie ai
quali l’azienda lombarda può
dire di avere “isolato la perfezione”. Stiamo parlando di Poroton Plan TS8, Normablok Più
e Thermokappa.
Poroton Plan TS8 è l’innovativo sistema rettificato che, unico sul mercato, coniuga ai ben
noti vantaggi del sistema rettificato le prestazioni isolanti del
polistirene espanso additivato
di grafite, generando quindi un
sistema costruttivo dalle eccellenti performance.
Normablok Più (nella foto) è
un sistema costruttivo completo brevettato, dalle alte prestazioni termoacustiche e meccaniche, in grado di coniugare praticità, efficienza, economia e velocità di messa in opera.
Le elevate prestazioni termiche
sono garantite dall’iniezione di
polistirene espanso caricato con
che raggiungono valori superiori a 25 MPa a 28 giorni.
Per quanto riguarda la posa
in opera, va sottolineato che
Drainbeton è caratterizzato da
una buona lavorabilità della miscela cementizia, che può essere stesa con grande rapidità mediante finitrice stradale, quindi
con tempi e costi di lavorazione
molto ridotti. E anche la compattazione del materiale è interamente affidata al banco della
finitrice e non richiede rullatura, con conseguenti vantaggi in
termini di tempi e oneri di esecuzione per l’impresa.
Betonrossi
www.betonrossi.it
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grafite. La linea Normablok Più
è composta, oltre che da elementi base, anche da una serie di elementi speciali di completamento.
Thermokappa è la linea di prodotti in laterizio ad alto contenuto tecnologico. THERMOK30
e THERMOK24 sono blocchi in
laterizio porizzato nati per realizzare eccezionali pareti di
tamponamento ad elevatissi-
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PREFA al Klimahouse 2015
Le novità Xella al Klimahouse 2015
PREFA, l’azienda di riferimento nel settore delle coperture
e dei rivestimenti per facciate
in alluminio, sarà presente alla fiera Klimahouse 2015 che
si svolgerà a Bolzano dal 29
gennaio al 1° febbraio prossimi, per presentare insieme alla sua ricca gamma di sistemi
di rivestimento in alluminio,
una interessante novità per
tutti coloro che sono sempre
alla ricerca di soluzioni originali in grado di abbinare l’affidabilità tecnica a design innovativi.
PREFA Italia vi aspetta allo
stand A03/14 - Settore AB con
i suoi tecnici specializzati e i
suoi consulenti per presentarvi
le ultime novità fra cui il nuovo pluviale quadro PREFA, un
innovativo sistema di smaltimento acque pensato per l’architettura moderna, ideale per
completare i progetti di copertura realizzati con i sistemi in
alluminio PREFA.
Xella Italia, azienda del Gruppo Xella, leader mondiale nella produzione e commercializzazione di elementi in calcestruzzo cellulare, sarà lieta di
presentare le proprie soluzioni per l’edilizia alla fiera Klimahouse che si svolgerà a Bolzano dal 29 gennaio al 1° febbraio 2015 e vi aspetta presso
lo stand B06/30.
I prodotti della gamma Ytong
in calcestruzzo aerato autoclavato e i pannelli isolanti minerali della gamma Multipor sono
sinonimo di eccellenza e trovano applicazione sia per la realizzazione di nuove costruzioni che per la riqualificazione
energetica e ampliamento di
edifici esistenti, con prestazioni
energetiche di assoluto rilievo.
In occasione dell’appuntamento di Bolzano sarà presentato
al pubblico Ytong Academy, il
nuovo centro di formazione
permanente ubicato a Pontenure (Piacenza) in cui si terranno a partire da febbraio 2015
corsi di posa e seminari tecnici
rivolti agli operatori del settore, applicatori, imprese e progettisti, con l’obiettivo di condividere le conoscenze specialistiche maturate in decen-
PREFA
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> IDROTERMOSANITARIO
bonio non legato, materiale n.
1.0308, con zincatura-nichelatura esterna galvanica.
Ogni raccordo è dotato di una
guarnizioni profilata speciale di
materiale sintetico EPDM. Abbinata ad una ghiera dentata, essa
garantisce una perfetta tenuta
e una ineccepibile coesione con
ni di esperienza e approfondire le principali tematiche teoriche e pratiche inerenti al risparmio energetico, all’acustica, alla sostenibilità, all’efficacia della corretta posa in opera.
Xella vi aspetta a Klimahouse anche per presentare, fra le
soluzioni costruttive per l’edilizia sostenibile, il nuovo pannello MULTIPOR 042, una soluzione con migliorate prestazioni di isolamento termico e
bassa permeabilità al vapore. Il
pannello isolante Multipor 042,
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Il comfort a portata di mano con RotoComfort i8
La tecnica a pressare Viega per tutti
Unicamente per i tubi d’acciaio secondo UNI EN 10220/10255
e UNI EN ISO 6708, la tecnica a
pressare finora non ha trovato
applicazione. Ora Viega ha sviluppato una soluzione adeguata e presenta Megapress, un sistema di raccordi a pressare ricavati da tubo di acciaio al car-
me prestazioni rispondenti alle normative, con standard qualitativi d’eccellenza. La loro caratteristica geometria presenta
appositi fori nei quali, come ultima fase di un processo produttivo qualitativamente garantito, vengono posizionati inserti in Neopor®.
le superfici talvolta irregolari dei
tubi di acciaio nero, zincato, preverniciati industriali o rivestiti a
polveri epossidiche secondo UNI
EN 10255 e UNI EN 10220.
Grazie all’assenza di fiamme e
alla facilità e pulizia del montaggio, Megapress si fa apprezzare
anche negli interventi di riparazione o ampliamento, soprattutto se eseguiti in ambienti vincolati in termini di spazio e regolamenti antincendio.
Con l’introduzione nel mercato europeo, Megapress è stato dotato di attestazioni quali TÜV per il riscaldamento, raffrescamento, per gli impianti di
aria compressa e dei gas tecnici
oltre che per impianti industriali fino a 16 bar e 110°C. Ulteriori certificazioni riguardano il settore delle costruzioni navali, gli
impianti sprinkler e antincendio
ad acqua o a secco.
Viega
www.viega.it
RotoComfort i8 è la prima finestra per tetti a compasso a
doppia apertura con sistema di
movimentazione elettrico automatico integrato nel telaio:
la vista è completamente libera, la movimentazione confortevole e l’uso eccezionalmente pratico.
Un’idea semplice ha mosso la
progettazione di RotoComfort
i8: facilità di utilizzo. Oltre alle
caratteristiche tipiche della produzione Roto che si sintetizzano nel noto concetto di Designo
(sistema finestra integrato), RotoComfort i8 utilizza una meccanica brevettata di grande pregio ed estremamente evoluta:
un meccanismo di soft opening
& closing direttamente integrato nei bracci laterali dell’anta.
L’anta può essere sganciata facilmente per le operazioni di
manutenzione e pulizia ed un
sistema automatico di riaggancio la riporta nella posizione iniziale di apertura.
La caratteristica principale che
contraddistingue la linea RotoComfort i8 è rappresentata dalle grandi dimensioni, che offrono un ampio affaccio e soprattutto un grande utilizzo della
luce fino a 1,6 m di altezza nelle varianti vetro 8A (doppio vetro), 9G e 9P (triplo vetro).
Il materiale utilizzato è il PVC
che viene fornito nella finitura standard in colore bianco.
È possibile avere su richiesta
lo stesso prodotto con finitura
speciale “effetto legno”.
RotoComfort i8 viene fornito
pre-montato: pronto per essere inserito nel foro predisposto
e con una pulsantiera già integrata sul telaio.
La centralina consente in ogni
caso una connessione sia con il
telecomando che con pulsantiere a parete, sistemi wireless
& domotica.
Roto
www.roto-frank.it
caratterizzato da uno spessore
ridotto è specificatamente studiato per l’isolamento interno,
permettendo di migliorare ulteriormente l’efficienza energetica dell’edificio. Inoltre grazie alla sua leggerezza è facile
da applicare e permette una migliore movimentazione nell’utilizzo per interno.
Xella Italia
www.ytong.it
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