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CARTA DI CLAN CLAN DESTINO (ZOGNO 1°) Perdido en el corazon De la grande Babylon Me dicen el clandestino Por no llevar papel (Manu Chao) EPISTOLA AL LETTORE Noi che ci apprestiamo a mettere per iscritto i nostri valori e i motivi che guidano il nostro agire scout e che ci hanno spinti a intraprendere questo cammino, vogliamo prima brevemente riflettere e far riflettere sul valore che può avere questa carta di clan. Lo scopo che ci prefiggiamo vuol essere quello di costituire una solida base che ci guidi nel nostro cammino, rammentandoci in ogni istante i principi fondamentali che ci uniscono. Questo documento non deve essere solo astratto ma calarsi nella realtà pratica: i principi divengano regole di vita, progetti e aspettative da realizzare, non solo nella vita scout, ma anche nella quotidianità. Vogliamo quindi qui esporre sia questi ideali, sia idee concrete che permetteranno al nostro clan di proseguire il suo percorso senza tradire ciò da cui è partito. COMUNITÀ È chiaro che la nostra è una società eterogenea, ma tutti noi sappiamo che possiamo fare di questa diversità la nostra forza. Il nostro obiettivo comune è raggiungere un’unità, in accordo con i valori che fanno parte della nostra cultura. Tutti noi siamo spinti ad agire nell'interesse della collettività e del bene comune (Thabo Mbeki) La comunità siamo noi: è quella cosa che ci accompagna in qualunque momento della nostra vita scout, ci porta a star bene insieme nel condividere esperienze, gioie e fatiche. Il rapporto che nasce tra scout è un'amicizia diversa: una condivisione d’idee di fondo ed una confidenza familiare nata dallo spendere momenti insieme. Va rilevato come nel clan ognuno si debba assumere le proprie responsabilità nel prendere decisioni comuni e diventi dunque protagonista. Un rapporto questo, diverso anche da quello che si crea in altre comunità. Il clan infatti è un gruppo “alternativo”, che, non essendo basato su una frequentazione continua, risulta meno opprimente e da una parte crea gioia ed attesa, dall’altra porta a considerare il resto del mondo quasi con distacco, posizione che permette di vedere ogni situazione da un altro punto di vista e quindi interagire con le altre comunità con una prospettiva privilegiata. La comunità va vissuta quindi non come un ostacolo, bensì come un modo naturale e non forzato di interagire con gli altri. Partecipare è fondamentale per l’esistenza stessa della comunità, quindi è necessario impegnarsi in maniera democratica. STRADA Abbiamo girato insieme e ascoltato le voci dei matti incontrato la gente più strana e imbarcato compagni di viaggio qualcuno è rimasto qualcuno è andato e non s'è più sentito un giorno anche tu hai deciso un abbraccio e poi sei partito. Buon viaggio hermano querido e buon cammino ovunque tu vada forse un giorno potremo incontrarci di nuovo lungo la strada. (Modena City Ramblers) Signore, insegnami la Route: l’attenzione alle piccole cose al passo di chi cammina con me per non fare più lungo il mio; alla parola ascoltata perché non sia un dono che cade nel vuoto; agli occhi di chi mi sta vicino per indovinare la gioia e dividerla; per indovinare la tristezza e avvicinarmi in punta di piedi; per cercare insieme la nuova gioia, la strada su cui si cammina insieme nella semplicità di essere quello che si è. La strada è una prova che va superata insieme, faticando ed impegnandosi per raggiungere un obiettivo, e costituisce un'esperienza comune. Nel compiere questo percorso bisogna essere organizzati e responsabili, specie nello scegliere la strada. Partire convinti attrezzati, carichi di buona volontà senza pensare alla difficoltà del percorso quanto alla propria motivazione, pronti ad affrontare ogni avversità. Il viaggio però diviene allo stesso tempo un percorso di maturazione, individuale e collettiva: un'opportunità per conoscere meglio se stessi e gli altri. Per quanto si possa presentare un'iniziale incertezza, essa si affievolisce con lo scorrere del tempo e la progressiva acquisizione di esperienze. In questo percorso s’impara anche a valorizzare ciò che spesso si dà scontato, dalle piccole abitudini della nostra quotidianità. Preparando ad intraprendere un cammino si è pervasi da una sorta di euforia determinata dalla voglia di partire, di mettersi alla prova e di provare nuove esperienze; a tutto questo tuttavia si aggiunge una moltitudine di domande sulla strada da affrontare. Quando poi si sta vivendo l’esperienza, l’attesa diviene quella dell’agognato arrivo, che è però intrisa dello spirito di avventura e sorpresa, superando ogni avversità. Spesso ci si domanda se non si tratti di una follia e non sia meglio rinunciare, ma quando si arriva la soddisfazione del traguardo raggiunto ripaga ampiamente lo sforzo compiuto e fa godere appieno ciò che è stato raggiunto. La stanchezza mentale e fisica si unisce alla soddisfazione e subentra uno stato di abbandono nella consapevolezza di essere arrivati, rigenerati nello spirito ed un poco cresciuti. SERVIZIO Dormivo e sognavo che la vita era gioia. Mi svegliai e vidi che la vita era servizio. Volli servire e vidi che servire era gioia. (Rabindranath Tagore) La libertà, nella sua più alta espressione consiste nel dare tutto e nel servire gli altri (Fëdor Dostoevskij) Il servizio è uscire dal proprio egoismo, condividere se stessi aiutando gli altri. In questo modo ci impegniamo a donare il nostro tempo e a condividere noi stessi, creando quindi un legame reciproco. L'aiutare gli altri ci spinge ad assumerci responsabilità, portandoci quindi a maturare. Ma perché lo facciamo? Cosa ci spinge? Innanzitutto la ricerca di sfida, la curiosità per nuove esperienze: la volontà di mettersi in gioco attraverso il servizio nei confronti di chi ne ha bisogno. Il servizio ha una doppia natura: nasce da un bisogno insito nell'uomo che lo porta a compiere del bene nei confronti degli altri e rappresenta un'occasione di crescita interiore ed appagamento personale. NOI E IL SERVIZIO Parliamo delle nostre esperienze di servizio, esperienze che ci hanno segnato e hanno avuto una grande importanza nel nostro percorso di scout. Queste hanno comportato un nostro impegno sia fisico sia emotivo e prima di ogni esperienza molti sono i sentimenti che si provano, ma uno è sempre presente: la paura di non essere all'altezza di un’attività che ci porta in realtà con cui non abbiamo mai avuto contatti diretti e che avevamo conosciuto solamente per sentito dire, generando in noi degli stereotipi che distorcevano la nostra visione della realtà. Fortunatamente a servizio compiuto queste aspettative si dimostrano infondate, la nostra visione della realtà in cui abbiamo operato è mutata, con l'ampliamento delle nostre prospettive ed una grande crescita personale. Ognuno di noi ha vissuto esperienze individuali di servizio messe in pratica con la mediazione di enti come la parrocchia e le associazioni no profit presenti in valle: fare l'animatore al CRE, assistere i disabili, trascorrere pomeriggi con gli anziani al ricovero, ecc. Come clan invece abbiamo preso parte a due attività che ci hanno particolarmente segnato. La prima è il servizio che prestiamo in branco e reparto come aiuti, attività strettamente scout atta a garantire la continuità nel gruppo, seguendo l'esempio dei nostri stessi capi che ci hanno guidato negli anni, e trasmettendo lo scoutismo alle generazioni future. La seconda invece ci ha visti protagonisti di una trasferta a Sarajevo, in una terra in cui la guerra è stata per lungo tempo unico attore e protagonista. Venendo a contatto con i bambini e le famiglie locali, abbiamo avuto l'occasione di aprirci verso culture ed usanze molto diverse dalle nostre e abbiamo potuto avere un'esperienza diretta, senza alcuna mediazione, di come nell'odio e nell'indifferenza tra i popoli stiano i germi dei conflitti. FEDE Dopo una lunga riflessione (e discussione) sul significato della fede all’interno del nostro clan ci siamo accorti della difficoltà di trovare un accordo per i modi molto diversi in cui i membri del nostro gruppo la intendono, ragione per cui abbiamo deciso di riportare alcune diverse posizioni senza commentarle. Fede, spiritualità, etica… possono essere sinonimi, contrari o semplicemente tre vocaboli diversi. Nel nostro clan sono un collante, una via interiore più o meno definita che ognuno di noi segue. Può essere fonte di discussioni ma è proprio il discutere che mantiene viva la comunità. Posizioni dei credenti La “fede” è un presente in tutti i 3 pilastri del clan: La fede è un percorso interiore, una grande strada verso Dio che tutti, credenti o non, in un modo o nell’altro, compiono. Ogni passo è maturazione come cristiani e uomini. La fede si basa anche sulla comunità: Gesù non era un eremita, stava tra la gente, e noi quando preghiamo sentiamo una comunanza di intenti e idee, fratelli in quanto figli di Dio. La vita del cristiano è vita di comunità Nel fare servizio verso gli altri ci basiamo, a volte inconsapevolmente, sull’etica cristiana presente anche nella Bibbia e cioè quella di “aiutare il prossimo come Lui ha amato noi”. Il servire è forse l’essenza stessa dell’essere cristiani, il fine ultimo e più difficile da realizzare La fede fa da collante per gli altri aspetti, dando coerenza e senso all’insieme di quelli che non sono altro che manifestazioni concrete della fede. Anche chi non crede partecipa in realtà di essa, ma la vive non come atto teologico ma filosofico, declinandola nella prassi. Se dovessimo partecipare ad una maratona, la fede, fortissimo motore dell’anima e del corpo, sarebbe rappresentata da gambe forti, grande caratteristica di ogni vero scout. Infatti, la fede, che ha una funzione di guida, riunisce in sé i tre principi fondamentali dello scoutismo: strada, servizio e comunità. La fede non deve essere solamente interpretata e riservata a Dio, la fede si trova tutti i giorni, dalla famiglia agli amici, allo scoutismo... un pizzico di fede si trova in tutte le persone che incontriamo ogni giorno. La fede è la forza che permette di andare avanti, di superare gli ostacoli della vita e di intraprendere nuove strade, ma deve essere anche un momento di riflessione per tutto il gruppo che porta al miglioramento del proprio vivere con gli altri. Una parola di sole quattro lettere che racchiude in sé una moltitudine di significati e per la quale si muovono migliaia di uomini. La fede, essendo un percorso interiore, può avere una partenza comune ma spesso diversi arrivi. Nel nostro clan siamo piuttosto eterogenei: abbiamo credenti, credenti meno convinti e non credenti. Questo però non rappresenta un limite, anzi permette un dialogo, un crossing-over di idee che arricchisce la comunità. Essa si esprime soprattutto nei momenti di preghiera, che, seppur spesso accolti poco favorevolmente, sono momenti in cui si sta assieme, condividendo letture e silenzi. Posizione dei non credenti La fede, quando è presente, non può non condizionare la condotta di una persona che la vive appieno, e questo si traduce nell'avere punti di riferimento etici ben precisi e cercare di raggiungere una sorta di maturazione spirituale, anche nell'agire scout. Chi invece adotta una prospettiva laica, cerca di costruirsi un'etica a partire dalle sue esperienze di vita e da un processo di introspezione e maturazione personale. La mancanza di fede dunque non preclude affatto al godere appieno dell'esperienza scout, in sé e come percorso di formazione, ma al contrario permette un approccio diverso ma non per questo meno valido, che a partire da premesse differenti fa nascere una morale, a volte lontana da quella cristiana ma comunque compatibile con lo scoutismo stesso. OBIETTIVI PER IL FUTURO PER LA NOSTRA COMUNITÀ (CLAN) • • • • Partecipare ed essere sempre protagonisti Nuova settimana di convivenza Servizio nelle branche Pensare e sviluppare un capitolo PER APRIRCI ALLE ALTRE COMUNITÀ • • • • • Aprire contatti con associazioni ed enti locali Esperienze di servizio Gemellaggio con altri gruppi Aiutare a segnare sentieri Aderire a iniziative di volontariato o anche piccole azioni concrete