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Gestione della classe - IIS Savoia Benincasa

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Gestione della classe - IIS Savoia Benincasa
La fiducia in se stessi non assicura il successo, ma la
mancanza di fiducia origina sicuramente il fallimento
Albert Bandura “ Il senso di autoefficacia” (1995)
Dott.ssa Francesca Pastore 2016
GESTIONE DELLA CLASSE
Sempre più spesso i docenti si trovano a
dover svolgere il proprio ruolo in classi molto
numerose, multietniche e multiproblematiche
che, a volte, rendono difficile la gestione degli
apprendimenti, delle regole e delle relazioni.
Tutto ciò comporta necessariamente delle ricadute
sul clima della classe.
 La classe si configura come un fondamentale
spazio di crescita in cui lo studente sperimenta le
proprie competenze e sviluppa la propria identità, in
un continuo scambio con i pari e gli insegnanti, nel
quale i processi emotivi e relazionali assumono un
ruolo centrale.
 Lo spazio classe è vissuto dagli studenti come
luogo di appartenenza e di sperimentazione del
sé nel rapporto con i pari e gli adulti;

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
COS’È LA GESTIONE DELLA CLASSE
Include tutte le strategie che l’insegnante mette in
atto per promuovere l’interesse e la partecipazione
dell’allievo nei confronti delle attività di classe e per
stabilire un produttivo ambiente di lavoro

Per gestire correttamente la classe il docente
dovrebbe mirare alla conduzione dei rapporti
interpersonali e di gruppo volti a promuovere negli
alunni un atteggiamento positivo verso la proposta
educativa ed in generale verso l’apprendimento
Dott.ssa Francesca Pastore 2016

NON SOLO..
Gestire la classe non significa solamente mantenere la
disciplina

Riprendere il singolo allievo per i suoi atteggiamenti
inopportuni; ammonire il comportamento maleducato;
rimproverare i ragazzi che chiacchierano; richiamare chi
si muove in aula senza permesso; condannare l’atto
irresponsabile; punire l’alunno offensivo; richiamare
l’intera classe per ristabilire l’ordine; pregar gli allievi
perché abbiano una condotta civile; criticare gli
atteggiamenti demotivati;minacciare la convocazione dei
genitori o l’intervento del Dirigente scolastico.
Dott.ssa Francesca Pastore 2016

MA…

Gestire la classe significa:
Effettuare scelte educative e didattiche ( ambiente,
contesto, materiali, modalità di comunicazione..)

Saper motivare gli alunni e promuoverne l’interesse

Saper coinvolgere gli alunni all’interno dell’attività svolta

Saper riconoscere lo stile comunicativo e cognitivo
degli allievi ed adottare le strategie di insegnamento più
adeguate
Dott.ssa Francesca Pastore 2016


Conoscere gli elementi che influiscono sulla gestione della
classe :
capacità attentive,
 possibili significati dei comportamenti,
 Multidimensionalità – prestare attenzione alle dimensioni
comunicative e comportamentali
 Simultaneità- cercare di tenere sott’occhio
 Immediatezza- intervenire nell’immediato alla situazione
 Imprevedibilità- data dalla variabilità delle situazioni
 Dominio pubblico- quello che si dice in classe viene sentito da
tutti
 Storicità- storia della classe

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
AREE DELL’APPRENDIMENTO:
Cognitiva e metacognitiva
 Relazionale
 Motivazionale
 Emotiva-affettiva

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
“Consapevolezza del proprio pensiero, monitoraggio
e regolazione in rapporto agli obbiettivi”
(Flavell,1970)
COGNITIVO/METACOGNITIVO
Livello cognitivo: conoscenza che il soggetto ha del
mondo, obiettivi e strategie d’uso della conoscenza
in questione
 Livello meta-cognitivo: contiene un modello
dinamico del livello cognitivo ed implica la
comprensione, il controllo, il monitoraggio della
conoscenza, degli obiettivi, delle strategie.

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
Dunque come “conoscenza e cognizione dei
fenomeni cognitivi, la cui caratteristica è quella di
essere potenzialmente “verbalizzabile”.Come
esperienza riflessiva
RELAZIONALE

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
Il proprio mondo interno può influire nell’incontro
con l’altro, e risente dell’influenza delle interazioni
tra individuo e ambiente e variabili dello sviluppo
umano
EMOTIVO AFFETTIVO

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
Ogni apprendimento fa parte di un sistema che
include bisogni, desideri,emozioni,affetti, pregiudizi,
ostacoli, risorse
MOTIVAZIONE
Motivazione come stimolazione dell’interesse degli
alunni.
 Motivazione come disponibilità alla facilitazione
dell’apprendimento degli alunni.

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
IN CLASSE..
La variabilità interna di una classe è molto alta, ma
ognuno di questi esempi non è una caratteristica
intrinseca del bambini/ragazzo ma una categoria
semantica convenzionale che non descrive
l’alunno. Essere maleducato è la risposta ad uno
stile educativo appreso con poche regole e confini
normativi; “difficili” potrebbe celare una condizione
di disagio psicologico che si traduce in una difficoltà
dell’alunno a stare in relazione in modo efficace ecc
Dott.ssa Francesca Pastore 2016

Di fondamentale importanza è il riconoscimento del
problema: l’insegnante è in una posizione privilegiata
per l’osservazione, dato che trascorre molte ore con
gli alunni e può confrontare direttamente
comportamenti e ritmi d’apprendimento, può rilevare
gli scostamenti nel gruppo classe e ha la capacità di
non lasciarsi sviare da pregiudizi come le categorie
della svogliatezza –pigrizia etc.
 Di fronte ad un bambino/ragazzo che non apprende
si potrebbe attribuire facilmente la causa ad una
serie di condizioni (fattori sociali e culturali, problemi
intercorrenti,immaturità) il cui ruolo eziologico non si
può mai né dimostrare né smentire. La pigrizia non è
una spiegazione del problema, ne è piuttosto un
sintomo.

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
EVITAMENTO / RABBIA
L’insuccesso nell’apprendimento porta a vissuti di
sfiducia, calo dell’autostima, convinzione di essere
poco intelligenti, incapaci, o pigri e svogliati.
 In assenza di una diagnosi e di una corretta
spiegazione, questi bambini tendono ad accettare
queste interpretazioni,come riflesso
dell’atteggiamento degli adulti. E’ chiaro che
l’ambiente scolastico(insegnanti e compagni) hanno
un ruolo fondamentale nel cristallizzare (o nel
contrastare) queste interpretazioni sbagliate.

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
EVITAMENTO/RABBIA

Dott.ssa Francesca Pastore 2016

Le manifestazioni psicologiche del disagio assumono
aspetti talora opposti: da un lato il bambino può
presentare un comportamento ritirato, chiuso in se
stesso,con la tendenza a evitare il confronto (per es.
vuole stare nell’ultimo banco), parla poco.
dall’altro lato può presentare sentimenti di rabbia che
portano a comportamenti disturbanti, talora opposizione
e aggressività, diventando un problema nella classe.
Non è raro che lo stesso ragazzo possa presentare i
due diversi tipi di comportamento in momenti diversi.
Bisogna evitare che queste reazioni comportamentali
alimentino un circolo vizioso in cui le conseguenze
psicologiche del disturbo aggravano la posizione del
ragazzo nella classe,
PER L’INSEGNANTE…
Cerchiamo di distinguere le situazioni in cui è lo
studente ad avere un problema
 Facciamo caso ai meta messaggi che mandiamo
 Cerchiamo di decodificare i messaggi che gli
studenti mandano, domandandoci: “qual è il
sentimento sottostante?”
 Pratichiamo l’ascolto attivo in classe e in altre
situazioni e osserviamo gli effetti che ha su di noi e
sull’ interlocutore

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
Dott.ssa Francesca Pastore 2016
Thomas Gordon, uno psicologo statunitense che si è
occupato di comunicazione in vari ambiti (insegnanti,
genitori, operatori sociali, manager) suggerisce di
migliorare la nostra capacità di ascolto attivo in 4 fasi:
 1) Ascolto passivo: inizialmente è importante ascoltare
l’altro restando in silenzio e senza interromperlo. In
questo modo stiamo comunicando attenzione nei suoi
riguardi e disponibilità all’ascolto. Prestiamo attenzione
anche alla comunicazione non verbale, quindi “tendersi”
verso l’altro guardandolo negli occhi senza chiudersi (es.
braccia conserte).
 2) Messaggi di comprensione: restare in ascolto
comunicando messaggi verbali e non verbali che
evidenzino il nostro interesse e l’atteggiamento di ascolto.
Ad esempio: “Capisco…Ti ascolto… Sto cercando di
capire…” e fare cenni con il capo, sorridere, mantenere lo
sguardo.
 3) Messaggi di incoraggiamento: sono dei messaggi
che incoraggiano calorosamente l’altro ad approfondire
ciò che sta dicendo: “Continua pure… Dimmi… Spiegami
pure…”.

4) Ascolto attivo: in questa fase è opportuno riflettere il
contenuto del messaggio dell’altro restituendoglielo con
parole diverse. Questo consente a chi ascolta di verificare
se il messaggio è stato compreso e all’altro di sentirsi
ascoltato con attenzione. Per fare ciò possiamo utilizzare 3
strategie:
Parafrasare: consiste nel riformulare i concetti dell’altro
utilizzando parole diverse. Ad esempio: “Quindi mi stai dicendo
che… Dal tuo punto di vista… Mi pare di capire che…”.
 Riflettere i sentimenti dell’altro: “Deve essere stato brutto… Ti
sarai sentito male… “. Questo consente all’altro di sentirsi
compreso e ascoltato in modo empatico, con partecipazione
emotiva.
 Riepilogare: riassumere ogni tanto ciò che il nostro
interlocutore ci sta dicendo.

L’ascolto attivo è una forma di comunicazione completa,
che ci rende disponibili nei confronti dell’altro e che
coinvolge aspetti comunicativi verbali e non verbali
associati all’attenzione e alla comprensione, quasi ad
avvolgere in modo accogliente l’altro, senza invadere, per
facilitare la costruzione di una buona relazione.
Dott.ssa Francesca Pastore 2016

GORDON
Dott.ssa Francesca Pastore 2016
3 le tecniche fondamentali che il metodo di Gordon
propone per modificare i comportamenti inadeguati:
 1.l’ascolto attivo;
 2.il messaggio in prima persona;
 3.la risoluzione dei conflitti con il metodo del
problem solving.
IN CHE MODO SI ATTUA L’ASCOLTO ATTIVO



Dott.ssa Francesca Pastore 2016

Espressioni facilitanti + Cenni di attenzione: “Vorresti
dirmi qualcosa di più su questo problema?”, “Che ne
diresti di parlarne?”, “C’è qualcosa che non va?”, “Mi
interessa, continua”
Rispecchiamento verbale/Feedback: restituire
verbalmente all’allievo i contenuti e i sentimenti che ha
espresso e attendere una conferma o una rettifica
(opzionale) Domande aperte e ‘neutre’ di ascolto e
comprensione
es.“Come ti fa sentire?” “Cosa te lo fa pensare?”
Ascoltare con l’unica intenzione di comprendere,
ascoltando non solo ciò che viene detto, ma anche il
‘non detto’ (i sentimenti inespressi), con totale
sospensione del giudizio
IL MESSAGGIO-IO
Quando l’insegnante si trova di fronte ad un
ragazzo che con il suo comportamento
indisciplinato gli crea un problema, gli rende difficile
o impossibile svolgere tranquillamente il proprio
lavoro, può ricorrere al messaggio-Io.
 Con tale tecnica, chiamata di “confronto”,
l’insegnante mette a confronto i propri sentimenti e
bisogni con i comportamenti disturbanti del
ragazzo. E’ attraverso la corretta espressione di ciò
che l’adulto prova, quando il ragazzo agisce un
comportamento inaccettabile, che l’allievo si rende
conto delle conseguenze del proprio agire e delle
reazioni che ciò determina negli altri.

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
COMUNICAZIONE POSITIVA

Es :
A. ascoltami un attimo: nelle ultime settimane a volte sei
stato attento alle lezioni, ma oggi stai chiacchierando
troppo
 A. ascoltami un attimo: nelle ultime settimane sei stato
attento alle lezioni, lo ho molto apprezzato e sono
convinto che dopo queste mie parole tornerai a
comportarti in maniera corretta

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
OSSERVANDO E APPREZZANDO LE QUALITÀ DEGLI
STUDENTI LE FACCIAMO CRESCERE
Notare le qualità negli studenti ed esprimere
apprezzamento per i loro comportamenti virtuosi
(piuttosto che criticare i comportamenti
disfunzionali)
 Esprimere i messaggi in positivo, senza utilizzare
‘non’e ‘ma’.
 Quando qualcosa ci infastidisce osservare la
propria reazione e cosa la innesca
 Se il comportamento di uno studente causa
qualche problema esprimere un messaggio in
‘prima persona’ se/quando tu.….effetto tangibile
…….mio sentimento…

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
COMUNICAZIONE POSITIVA

Il cervello non distingue le negazioni (parola ‘non’)
 Le parole hanno una notevole influenza sul nostro
inconscio e sul nostro comportamento


2. Elogiare è molto più efficace che rimproverare: in
una classe è molto meglio osservare, apprezzare e
rinforzare i comportamenti ‘virtuosi’ piuttosto che
criticare e rimproverare i comportamenti
disfunzionali
Dott.ssa Francesca Pastore 2016
1. Nel comunicare regole e principi è molto meglio
dire ‘cosa va fatto’ piuttosto che ‘cosa non va fatto’.
Meglio utilizzare un vocabolario positivo,con
affermazioni positive
INSEGNANTE
Non gestisce solo la relazione con l’alunno, ma si
inserisce in un contesto organizzato di relazioni
significative dove la relazione insegnante alunno si pone
in una complessità relazionale, che deve tenere conto di
altri fattori che a diverso titolo partecipano al
funzionamento dell’organizzazione scolastica

Nel contesto scolastico la relazione educativa è
connessa all’apprendimento, l’insegnante gestisce delle
relazioni che si fondano su relazioni asimmetriche o per
ruolo o per conoscenza. La mente dell’insegnate è lo
strumento psicologico di lavoro, intesa non solo in
termini cognitivi ma emotivo-affettivi
In una relazione noi possiamo pensare solo quando
siamo i n contatto con le nostre emozioni

Dott.ssa Francesca Pastore 2016

INTELLIGENZA EMOTIVA
E’ ciò che permette di comprendere il messaggio
dell’altro nella sua integrità di contenuto cognitivo e
relazionale
 Preserva l’unità del messaggio e ci aiuta ad
individuare l’essenza dell’argomento che l’altro
vuole comunicarci
 Si esercita con l’ascolto attivo : richiede la
riformulazione dei messaggi offre la garanzia di una
ricezione corretta dei messaggi

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
IL PROBLEM SOLVING
Le sei fasi sono:
 1.Esporre in modo chiaro i termini del problema.
 2.Proporre le possibili soluzioni.
 3.Considerare le varie soluzioni (aspetti negativi e
positivi di ogni proposta).
 4.Eliminare le soluzioni valutate non appropriate ed
individuare le più adatte a risolvere la situazione).
 5.Definire le modalità per attuare la soluzione
prescelta.
 6.Verificare che la soluzione individuata abbia
effettivamente risolto il problema.

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
Caratteristica di tale metodo è che il conflitto viene
stimato come un problema da risolvere, pertanto se
ne ricercano attivamente le soluzioni.
 I conflitti sono perciò considerati come normali
avvenimenti, non pericolosi o distruttivi, bensì
naturali e positivi. Il conflitto e la sua risoluzione
concorrono ad un consolidamento e rafforzamento
del rapporto tra docente e discenti.

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
Dott.ssa Francesca Pastore 2016
CONFLITTI
IL COOPERATIVE LEARNING
E’ un metodo per migliorare l’acquisizione di abilita’
cognitive negli studenti e la gestione e conflittualita’
del gruppo classe
Si basa su 5 principi:
 Positiva interdipendenza (i membri del gruppo
devono fare affidamento gli uni sugli altri per
raggiungere lo scopo – se uno non fa la propria
parte anche il gruppo ne subisce le conseguenze);
 Responsabilita’ individuale (tutti devono partecipare
e rendere conto di quanto appreso – nessuno può
delegare il proprio lavoro agli altri);

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
IL COOPERATIVE LEARNING
Interazione faccia a faccia (i membri devono
lavorare in modo interattivo; gli studenti si
insegnano e si verificano a vicenda);
o
Apprendimento delle abilita’ sociali (i membri
acquisiscono abilita’ sociali utili poi nella vita e nel
mondo del lavoro);
o
Valutazione del proprio lavoro (i membri imparano
ad autovalutarsi).
Dott.ssa Francesca Pastore 2016
o
IL COOPERATIVE LEARNING NELLA
GESTIONE DEI CONFLITTI





.
Dott.ssa Francesca Pastore 2016

Il cooperative learning prepara alla capacità di risolvere
positivamente i conflitti educando alla capacità di negoziare il
conflitto. Educa alla pace nel contesto scolastico.
La negoziazione è la strategia più efficace di risoluzione dei
problemi. Essa richiede:
- un clima di cooperazione (e non di competizione);
- la comprensione reciproca (e non una soluzione
individualistica ed egoistica);
- la capacità di manifestare i propri bisogni profondi , di
rispettarsi a vicenda, senza etichettarsi o giudicarsi;
- la capacità di cogliere i sentimenti dell’altro.
IL COOPERATIVE LEARNING E
L’APPRENDIMENTO DELLE ABILITA’ SOCIALI
Il cooperative learning educa all’interazione e alla
vita di società e fa apprendere abilità sociali quali:
 La capacità di negoziare, di risolvere i conflitti nel
rispetto dell’altro;
 La capacità di prendere decisioni, proporre le
proprie idee e di difenderle;
 La capacità di comunicare in pubblico e sviluppare
la fiducia nelle proprie potenzialità;

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
(Per Dewey la scuola è una comunità sociale dove si può
fare esperienza di democrazia e cooperazione, dove si impara
a vivere in relazione con gli altri, per migliorare la società)
RELAZIONE EDUCATIVA E LA GESTIONE DEI CONFLITTI
Dott.ssa Francesca Pastore 2016
Azioni che possono trasformare il conflitto in una soluzione
arricchita del problema:
 Accettare positivamente le divergenze entro il gruppo (il
conflitto è una componente fisiologica della comunicazione;
senza conflitto non vi è relazione o cambiamento);
 Praticare l’ascolto empatico e non quello critico (ascoltare con
comprensione invece di valutare e giudicare);
 Chiarire la natura del conflitto (i conflitti possono essere sui
fatti, sui metodi, sugli obiettivi: in questi casi è sempre
possibile negoziare; se la divergenza è sui valori è difficile
trovare un accordo: bisogna descriverli in termini operativi e
di obiettivi);
 Riconoscere ed accettare i sentimenti degli individui coinvolti
(saper esprimere le proprie emozioni e poterle gestire e
comprendere le emozioni ed i bisogni degli altri);
 Rivolgere sempre l’attenzione al mantenimento dei rapporti fra
le parti discordi.
Dott.ssa Francesca Pastore 2016
LA RELAZIONE
EMPATIA
possibilità di fornire supporto sia cognitivo che
emotivo all’altro.
 comprendere, capire e assumere responsabilità
all’interno della relazione.
sentire e essere presenti nella relazione, ricevere,
accogliere e contenere, nel saper entrare in
contatto con
l’altro, comprenderne le richieste e i bisogni.
 Si tratta di gestire la complessità interpersonale che
coinvolge il rapporto tra insegnante e alunno, tra
insegnanti e genitori, tra operatori e utenti, rapporti
che possono favorire o ostacolare il processo di
crescita e di apprendimento.

Dott.ssa Francesca Pastore 2016


Dott.ssa Francesca Pastore 2016

Il gruppo classe deve essere inteso come gruppo di
apprendimento in cui gli aspetti relazionali vanno
adeguatamente gestiti, in quanto la
relazione è essa stessa elemento fondamentale, che
veicola e stimola gli apprendimenti.
Un mancato riconoscimento delle relazioni e dei bisogni
che gli alunni manifestano
può portare a un’integrazione problematica del gruppo
classe, incidendo, di conseguenza, anche sul successo
negli apprendimenti.
la classe presenta una storia unica e singolare, è un
sistema aperto con caratteristiche sue proprie non
riconducibili a quelle dei suoi membri presi isolatamente:
ha regole implicite valide solo al proprio interno e cresce
nutrendosi delle interazioni e relazioni tra i suoi membri
(ciascuno influenza ed è influenzato dai comportamenti,
verbali e no, degli altri).
La qualità del contesto classe, quindi, risulta essere
condizionata dalle caratteristiche individuali di
studenti e insegnanti, dalle loro percezioni.
 il clima classe è il risultato della creazione di una
rete relazionale, all’interno della quale ritroviamo
aspetti affettivi, motivazionali e di co-costruzione di
obiettivi cognitivi.
 la percezione collettiva che alunni e insegnanti
hanno del loro stare dentro la classe, può
influenzare la loro motivazione e il loro impegno
nonché l’insieme degli atteggiamenti, dei
comportamenti e delle relazioni che si instaurano in
quel peculiare contesto.

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
L’unione fa la forza
Dott.ssa Francesca Pastore 2016
INSEGNANTI E GENITORI
LA COMUNICAZIONE COMPETENTE:


Dott.ssa Francesca Pastore 2016

l’insegnante nella relazione con il genitore condivide
una lettura del percorso scolastico in funzione di obiettivi
di apprendimento e di relazione, utilizzando strumenti
tecnici ed empatici.
attraverso la comprensione emotiva e la competenza
didattica, aiuta il genitore nella promozione delle
potenzialità del figlio, al fine di rendere la relazione
educativa il più funzionale possibile al raggiungimento di
obiettivi condivisi.
Il genitore può essere una risorsa e un problema. La
dimensione dovrebbe essere collaborativa in quanto il
genitore può essere un aiuto nelle questioni educative,
ma bisogna rispettarne l’autonomia decisionale che
rientra nella competenza genitoriale.
GENITORI



Dott.ssa Francesca Pastore 2016

Alcuni genitori possono fare fatica a riconoscere l’autorità
dell’insegnante.
Vissuti di scarsa autostima, svalutazione e ansia possono
caratterizzare questi genitori, che attribuiscono alle
comunicazioni degli insegnanti un disvalore o un attacco.
L’obbiettivo dev’essere non raccogliere la sfida e tentare la
proposta di una dimensione relazionale accogliente della
sofferenza di questi genitori. Una strategia può consistere nel
sottolineare le risorse dell’ alunno
Spesso questi genitori hanno avuto una storia scolastica
simile a quella del figlio problematico e ritengono di non
avere avuto quasi nulla dall’esperienza nella scuola. Molte
volte la scuola del figlio rappresenta un luogo di riscatto e di
possibile affermazione e di conferma delle proprie capacità
attraverso l’eventuale successo del figlio.
Dott.ssa Francesca Pastore 2016
Altri genitori entrano in una relazione di dipendenza
dalla figura dell’autorità. Però questa sottomissione
può essere l’espressione di un passività delegante
al docente la responsabilità educativa dell’alunno,
“non mostrando di avere” risorse a cui appellarsi.
 L’insegnante non dovrebbe accettare nessun tipo di
delega ma dovrebbe lavorare per promuovere le
competenze genitoriali, cercando di attivare la
risorse possibili. Le insicurezze di questi genitori
concorrono a cercare nella scuola un luogo di
accudimento, inteso come delega del ruolo
educativo agli insegnanti.

livello socio-culturale,
 sofferenza psichica e/o fisica,
 difficoltà economiche.



In alcuni casi i motivi sono di tipo pratico, in altri casi
possono risiedere in fattori psicologici legati
all’attribuzione di valore che questi genitori fanno
dell’esperienza scolastica in generale.
Manca la condivisione di un obiettivo con gli insegnanti.
Dott.ssa Francesca Pastore 2016

Altri genitori non si vedono quasi mai a scuola. Spesso
sono proprio i genitori degli alunni che presentano
difficoltà nell’apprendimento e nel comportamento di
notevole rilievo.
I motivi di queste assenze risiedono in vari fattori:
Se i genitori comunicano disinteresse profondo nei
confronti dell’istituzione scuola. La vita nella scuola
di questi bambini e ragazzi non trova uno spazio
nella mente dei loro genitori, che per vari motivi non
se ne interessano.

Questo è fondamentale considerarlo nella lettura
dei comportamenti del ragazzo
Dott.ssa Francesca Pastore 2016

La maggior parte sono genitori che si pongono con
modalità collaborative, attente e interessate alla
scuola, al lavoro dell’insegnante e ai progressi del
alunno, costituisce un modello auspicabile.
 Questi genitori sono persone che mostrano una
discreta sicurezza e ritengono di potersi confrontare
con gli insegnanti anche su questioni di
apprendimento, riconoscendo i propri
limiti e ponendosi in una dimensione di ascolto.
 Non temono il giudizio e la valutazione e sono in
grado di affrontare i momenti delicati con equilibrio
e rispetto della professionalità.

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
Questi genitori possono anche trovarsi a
fronteggiare situazioni problematiche per l'alunno e
vivere momenti di incertezza, di difficoltà e di crisi,
ma difficilmente entrano in un rapporto di sfida con
gli insegnanti, piuttosto ne cercano l’aiuto.
 La scuola è vista come un luogo di crescita per il
proprio figlio. Questi genitori possono essere una
risorsa per la scuola stessa come motori per la
realizzazione di reti di sostegno e di aiuto anche
per i genitori portatori di maggiori difficoltà.

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
SPUNTI NEL RAPPORTO CON LA FAMIGLIA
DECISION MAKING cioè includere nelle decisioni
scolastiche i genitori rendendoli corresponsabili
 PARENTING cioè aiutare i genitori ad incrementare
se non addirittura a creare una autonomia nei figli
 COMMUNICATING cioè trovare e definire dei
canali e dei modi per comunicare tra scuola e
famiglia e viceversa riguardo i programmi, i
progressi ,il comportamento e l’atteggiamento
scolastico dei figli

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
LEARNING AT HOME cioè fornire informazioni e
fare proposte alle famiglie su come supportare gli
studenti a casa con i compiti o con altre attività
 COLLABORATING WITH THE COMMUNITY cioè
reperire servizi e risorse per rinforzare la
programmazione scolastica,l’apprendimento degli
studenti ma soprattutto le pratiche della famiglia.
 VOLUNTEERING cioè trovare un aiuto per i
genitori ed organizzarlo

Dott.ssa Francesca Pastore 2016
Suggerimenti e spunti di riflessione
Dott.ssa Francesca Pastore 2016
STRATEGIE OPERATIVE
STRATEGIE RELAZIONALI
NELLA GESTIONE DELLA CLASSE
PRESENZA EFFICACE
 CONTROLLO PROSSIMALE E CONTATTO
OCULARE
 EFFETTO ONDA
 COMUNICAZIONE NON VERBALE
 VOCE
 USO INCENTIVO E PREMIO, POTENZIARE GLI
ALUNNI

Tutti questi spunti possono essere utili ai fini della
gestione della classe solo se calibrati.
Dott.ssa Francesca Pastore 2016

GESTIRE LE DINAMICHE DI CLASSE



Dott.ssa Francesca Pastore 2016

Presenza Efficace: essere “dentro” le situazioni del gruppo e
le situazioni personali degli alunni frena i comportamenti
disturbanti perché gli alunni percepiscono che l’insegnante sa
esattamente ciò che sta succedendo nel gruppo ed è in grado
di cogliere in tempo azioni inopportune
I’insegnante riesce ad avere una fotografia mentale della sua
classe e dei suoi singoli, ha dunque una visione sia globale
che particolare
Ha “in mente” la propria classe e quindi da la sicurezza agli
alunni di avere davanti una sponda relazionale attenta e
responsiva
Per essere presente in modo efficace l’insegnate deve tanto
essere capace di identificare con precisione l’allievo
responsabile di un comportamento inadeguato quanto agire
tempestivamente quando si manifesta ,mantenendo un
atteggiamento disteso







Orientare il proprio corpo verso l’allievo
Camminare verso di lui
Mettergli una mano sul banco
Toccare o rimuovere l’oggetto che ha causato distrazione
Toccare il ragazzo sulla spalla o sul braccio
Le tipologie di intervento vanno calibrate a seconda
dell’età e delle caratteristiche dell’allievo e della
situazione. Es Con un adolescente può essere d’aiuto
avvicinarsi a lui dando un segnale non verbale che inviti
all’ascolto attivo.
Dott.ssa Francesca Pastore 2016

Controllo Prossimale: avvicinarsi fisicamente ed
intenzionalmente all’allievo che sta disturbando la
lezione è spesso sufficiente a contenere la situazione ed
evitare che degeneri.
Può essere esercitato in 5 modi:
Effetto onda: riprendere un allievo di fronte alla
classe allo scopo di fornire un insegnamento alla
classe.
 Anche in questo caso bisogna fare attenzione a
mantenere il controllo sul proprio stato emotivo (
per quanto si possa essere irritati) allo scopo di
mandare un messaggio efficace ma non
aggressivo. La comunicazione deve essere chiara,
ferma e finalizzata a ridefinire ruoli e contesto in cui
ci si trova.
 Non è utile aggiungere valutazioni di merito
sull’alunno in quanto risulterebbero esclusivamente
umilianti. Es. forse sei sordo ma ti ho detto che…/
proprio non capisci che…
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Dott.ssa Francesca Pastore 2016
non è utile riprendere l’alunno in modo eccessivo,
meglio sottolineare il comportamento poco
adeguato evidenziando come si stia violando una
regola della classe ( che devono essere chiare e
condivise a inizio anno)
 In caso in cui l’allievo continui ad agire tale
comportamento
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Dott.ssa Francesca Pastore 2016
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Dott.ssa Francesca Pastore 2016
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Comunicazione didattica: comunicare in modo chiaro e
preciso cosicché gli alunni non siano chiamati ad
interpretazioni che potrebbero permettere loro di trovare
margini di libertà e disimpegno.
Gradualmente segnalare all’alunno la conseguenza
dell’inadeguatezza del comportamento, dapprima
offrendo alternative funzionali, poi segnalare le
conseguenze e solo dopo applicarle.
E’ importante che eventuali misure disciplinari siano
sempre proporzionate ai comportamenti, comunicandole
eventualmente anche ai colleghi delle ore successive
Rimandare l’idea di una coesione tra il corpo docenti
evita che l’alunno possa spostare la causa della misura
disciplinare dal comportamento ad una particolare
disposizione del docente nei suoi confronti.
Dominanza: è importante che l’insegnante si mostri
sicuro, autorevole, determinato, affidabile, coerente
con ciò che dice ed in grado di esercitare autorità
nel sanzionare i comportamenti negativi
dimostrandosi però sempre disponibile.
 Comunicazione non verbale: si basa sull’uso del
corpo come mediatore di messaggi. Faccia ,
postura, sguardo e movimento rappresentano una
fonte di info sull’altro, sulle sue intenzioni e sulle
sue emozioni. Comunicare efficacemente con il
corpo darà forza al messaggio vocale, viceversa
una non sincronia tra il verbale e il non verbale
produrrà confusione con automatica prevalenza del
non verbale sul verbale.
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Dott.ssa Francesca Pastore 2016
Voce: essere chiari e verificare che gli alunni stiano
ascoltando ed usare un tono di voce sicuro e fermo
 Potenziale degli alunni: valorizzare i pregi e i comportamenti
positivi di ogni alunno e sfruttare il sistema dei rinforzi positivi.
RISPONDERE AI COMPORTAMENTI ADEGUATI (elogio dei
comportamenti positivi che fornisce indicazioni rispetto alle
aspettative, rinforzi positivi rivolti al gruppo, premi-punteggi
per i comportamenti ok.
„ RISPONDERE AI COMPORTAMENTI INADEGUATI
(rimprovero pacato con descrizione del comportamento che
andrebbe assunto, riflessione sull’evoluzione dei
comportamenti positivi, ignorare in modo programmato i
comportamenti negativi, negando l’attenzione cercata.
„ PER UNA BUONA GESTIONE DELLA CLASSE I
RIMPROVERI NON DEVONO SUPERARE I RINFORZI DEI
COMPORTAMENTI POSITIVI!!!
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Dott.ssa Francesca Pastore 2016
ALCUNE IDEE..
OTTIMIZZARE LO SPAZIO, scegliere la
disposizione dei banchi nello spazio; incentivare la
“costruzione” della propria classe ( inserire nell’aula
i lavori di classe- superiori- o il materiale didatticoprimaria- disegni ecc) come spazio psicologico e
fisico unico.
 „PRESENTARE E CONDIVIDERE LE REGOLE in
modo chiaro, scriverle è molto utile nei primi gradi
di scuola, inoltre il rinforzo positivo per gli
atteggiamenti conformi alle aspettative motiva,
coinvolge e favorisce la partecipazione.
 Con gli adolescenti il rinforzo verbale incentiva il
comportamento positivo ed inoltre rimanda un forte
senso di efficacia
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Dott.ssa Francesca Pastore 2016
LA DISPOSIZIONE DELLA CLASSE
MOTIVAZIONI:
-maggiori
condivisione e
confronto tra gli alunni;
-poter
ruotare e usare
all’occorrenza le zone
centrali per momenti di
recupero o rinforzo
creando gruppi di livello.
Dott.ssa Francesca Pastore 2016
DISEGNO
LE REGOLE
„ RIMA PRESENTATE (enunciate ,condivise , motivate)
P
 „RAGIONEVOLI E NECESSARIE
 „CHIARE E FACILMENTE COMPRENSIBILI
Non si corre nei corridoi:nei corridoi cammino lentamente
Aspettare il proprio turno per intervenire prima di parlare:
alzo la mano e aspetto che l’insegnante mi chiami
 „IN NUMERO NON ECCESSIVO
 „FUNZIONALI CON GLI OBIETTIVI
DELL’INSEGNAMENTO
 „
CALIBRATE ALLE ABILITA’ DEGLI STUDENTI
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Dott.ssa Francesca Pastore 2016
BIBLIOGRAFIA
Albanese Ottavia, Doudin P.A. e Martin Daniel (a
cura di) “Metacognizione ed educazione” -ediz.
FrancoAngeli,
 Gordon Thomas “Insegnanti efficaci” - edizioni
Giunti,
 Mariani Luciano “La motivazione a scuola” ediz.Carocci Faber
 Luigi D’alonzo “ come fare per gestire la classe
nella pratica didattica” Giunti scuola
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Dott.ssa Francesca Pastore 2016
FILM CONSIGLIATI
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Dott.ssa Francesca Pastore 2016
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La classe - Entre les murs, di Laurent Cantet con François Bégaudeau, Nassim Amrabt,
Laura Baquela, Cherif Bounaïdja Rachedi, Juliette Demaille, 128’, Francia 2008, Mikado
Film Prezioso diario di viaggio, dal sapore documentaristico, attraverso un anno scolastico.
L'esperienza di un giovane professore di francese in una difficile scuola di periferia,
"complicata" dalla sua personale ricerca: quella di mantenere un atteggiamento "neutrale" ma
fermo nei confronti dei ragazzi, cercando di istruirli senza addomesticarli e sforzandosi di
portarli di fronte ai loro limiti per far loro prendere coscienza di essi e motivarli ad andare oltre.
Ti va di ballare?, (Take the lead), di Liz Friedlander con Antonio Banderas, Rob Brown,
Dante Basco,
Alfre Woodard, Yaya DaCosta, 108’, USA 2006, Eagle Pictures Il titolo originale Take the
lead, letteralmente "prendi la guida", "guidami", aveva sicuramente un impatto più immediato
dell'italiano "ti va di ballare", perché la storia vera di Mr. Dulaine, insegnante di standards (i balli
classici come il Waltzer, il Fox Trot, il Tango) impegnato a coinvolgere un gruppo di giovani
avviatisi su una cattiva strada, è un vero esempio di leadership, al punto da poter essere
utilizzato nelle scuole di management.
L'attimo fuggente, (Dead Poets Society), di Peter Weir con Robin Williams, Ethan Hawke,
123’,USA 1989, Touchstone Home Video Anni '50, Stati Uniti. In un severissimo collegio
maschile è chiamato un nuovo docente: John Keating. Questo professore inizia a sovvertire
l'ordine di insegnamento tradizionale (nella sua prima lezione farà strappare delle pagine di un
libro ritenute superflue) suscitando l'ovvio stupore degli studenti, fin troppo abituati ad un
ambiente asfittico, e gli scetticismi degli insigni professori dell'accademia. Ma soprattutto
Keating si fa portatore del celebre messaggio oraziano sintetizzato nella formula "carpe diem"
ovvero saper cogliere l'attimo delle cose,non farci sfuggire niente nel continuo fluire delle
contingenze.
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