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Valsalice e la tomba di Don Bosco
Valsalice e la tomba di Don Bosco Le origini Tra il 1857 e il 1861, i Fratelli delle Scuole Cristiane di Torino costruirono un ampio fabbricato nella Valle dei Salici, sulle pendici della collina torinese, come centro di villeggiatura per i nobili allievi del loro collegio di San Primitivo. Nel 1863, in seguito alla legislazione sugli ordini religiosi, i Fratelli dovettero abbandonare il collegio e l’edificio di Valsalice venne rilevato da una Società di Sacerdoti Torinesi che, nell’ottobre dello stesso anno vi aprì una scuola denominata “Collegio Valsalici,“ per allevare i giovani delle classi agiate e di civile condizione alla religione, alle scienze ed alle carriere civili, militari e commerciali. Vi erano corsi elementari, tecnici, ginnasiali, liceali e l'istituto tecnico preparatorio all'Accademia militare. Tuttavia, per scarsità di allievi e difficoltà economiche la scuola degradò, sicché mons. Lorenzo Gastaldi fece pressioni su Don Bosco perché ne assumesse la gestione. I Salesiani a Valsalice Il Santo e i suoi primi collaboratori, di fronte alle insistenze dell’Arcivescovo, con molte perplessità, accettarono il collegio nel marzo 1872 e presero in affitto lo stabile per cinque anni. Sotto la direzione dei Salesiani la situazione non migliorò subito, tanto che il problema Valsalice si ripresentò allo scadere dell'affitto quinquennale. Ma Don Bosco, sperando che da questa scuola potessero scaturire anche delle vocazioni sacerdotali, decise l’acquisto dell’edificio nel 1879. Nello stesso anno vi inaugurò un Museo ornitologico con la ricca collezione del canonico Giambattista Giordano di Rivalta. Ben presto la casa assunse un’importanza particolare tra le opere salesiane. Per la sua ubicazione nel verde della collina, appena fuori città Don Bosco la scelse come luogo di riposo e di convalescenza nelle malattie degli ultimi anni e come sede degli esercizi spirituali dei confratelli. Vi radunò anche alcuni dei primi Capitoli Generali della giovane Congregazione. Nel 1887, per suo esplicito desiderio, l'opera subì una radicale trasformazione: da liceo per giovani studenti diventò casa di formazione per i chierici, sotto il nome di Seminario delle Missioni Estere. Qui vennero formati numerosi Salesiani delle prime generazioni, che hanno portato nel mondo un’originale impronta di cultura e di metodo educativo e pastorale. Tra essi vanno ricordati i Santi Martiri mons. Luigi Versilia (1873-1930), e Don Callisto Caravario(1903-1930), missionari in Cina, il beato Don Luigi Vararia (1875-1923), apostolo tra i lebbrosi in Colombia, il beato Don Augusto Czartoryski (1858-1893), Don Andrea Beltrami (1870-1897), Don Vincenzo Cimatti (1879-1965), fondatore dell’opera Salesiana in Giappone. La sepoltura di Don Bosco a Valsalice Nel 1888 Valsalice accolse la salma di Don Bosco. Secondo un testimone egli stesso lo avrebbe previsto dopo una riunione del Capitolo Superiore, avvenuta a Valsalice in data 13 settembre 1887: “Erasi deliberato di cambiare destinazione al collegio di Valsalice, sostituendo ai nobili convittori i chierici studenti di filosofia. Tolta la seduta capitolare, Don Barberis, rimasto solo con lui, gli domandò con tutta confidenza come mai, dopo essere stato sempre contrario a quel mutamento, avesse poi cambiato parere. Rispose: — D'ora in avanti starò io qui alla custodia di questa casa. — Così dicendo teneva sempre gli occhi rivolti allo scalone, che mette dal giardinetto superiore al porticato del grande cortile inferiore. Dopo un istante soggiunse: — Fa' preparare il disegno.— Poiché il collegio non era interamente costruito, Don Barberis credette che volesse far terminare l'edificio; quindi gli rispose: — Bene, lo farò preparare; quest'inverno glielo presenterò. — Ma egli: — Non quest'inverno, ma la prossima primavera; non a me, ma al Capitolo presenterai il disegno. — Continuava intanto a guardare verso lo scalone. Solo cinque mesi dopo Don Barberis cominciò a comprendere il pensiero del Santo, quando cioè lo vide sepolto a Valsalice e precisamente nel punto centrale di quello scalone; lo comprese finalmente del tutto quando, preparato il progetto del monumento da erigersi sulla sua tomba, fu nella primavera presentato senza che egli avesse mai ancora detto nulla della conversazione di settembre”. Con la morte del Santo si impose con urgenza immediata il problema di una degna sepoltura. Non possedendo ancora i Salesiani una propria tomba nel cimitero cittadino e non avendo ottenuto il permesso di seppellire il Fondatore nella chiesa di Maria Ausiliatrice, la salma sembrava destinata al campo comune. Ma su suggerimento della stessa autorità civile, si fece strada l'idea della tumulazione a Valsalice, ancora considerato fuori dei confini cittadini, non soggetto quindi alle normative di polizia cimiteriale. Dopo i solenni funerali del 2 febbraio, il feretro fu qui trasportato il giorno 4, e il 6 poté essere collocato nella tomba, costruita in tutta fretta. Alcuni mesi dopo, sul loculo venne edificato un mausoleo-cappella ideato dall'architetto Carlo Maurizio Vigna. La costruzione è incastonata al centro del porticato che delimita due cortili, di diverso livello, antistanti l'edificio principale del collegio. Sfruttando la disposizione dei cortili, la tomba-cappella è disposta su due piani. Un'ampia scala dal portico del cortile inferiore conduce ad una nicchia che racchiude la tomba. Un bassorilievo raffigura Don Bosco in abiti sacerdotali così come venne deposto nella cassa. Su una epigrafe, poi rimossa, si leggeva: “Hic compositus est in pace Christi — Joannes Bosco Sacerdos — orphanorum pater — natus Castrinovi apud Astenses XVIII kal. sept. MDCCCXV — obiit Aug. Taurin. pridie kal. febr. - MDCCCDOOXIII” (Qui è stato composto nella pace di Cristo il sacerdote Giovanni Bosco, padre degli orfani, nato a Castelnuovo presso Asti il 16 agosto 1815. Mori a Torino il 31 gennaio 1888). Ai lati della tomba, due rampe di scale conducono al piano del terrazzo che limita il fronte del cortile superiore. Qui si innalza una cappella di linee gotiche che sovrasta esattamente la sepoltura. L'affresco absidale che domina l'altare marmoreo rappresenta una Pietà su sfondo dorato, opera del Rollini. Accanto al complesso funerario, nel decennale della morte di Don Bosco, i suoi figli spirituali edificarono una grandiosa cappella dedicata a San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti cattolici e dei Salesiani, costruita con le offerte dei Cooperatori e delle Ispettorie d’Europa e d’America. Progettata dall’architetto salesiano Don Ernesto Vespignani (1861-1925), venne dedicata al culto dal Cardinale Agostino Richelmy il 12 aprile 1901. Si tornò a lavorare intorno alla tomba del grande educatore nel 1907, data di inizio della causa di beatificazione canonizzazione. In quella circostanza si vollero ornare cripta e cappella con la decorazione che è visibile ancora oggi. Sul frontone della cappella, un affresco malandato venne sostituito da un mosaico con la scritta: “Ave Crux, spes unica” (Ti saluto o Croce, unica speranza). Fu rifatto anche il terrazzo che chiude il cortile superiore, arricchendolo di una nuova balaustrata. Nella cripta, su fondi d'oro, vennero incisi ad encausto motivi geometrici, intrecci di viti ed altri simboli religiosi a colori vivaci, sulla base di un progetto del prof. Francesco Chiapasco. Particolarmente curato fu l'abbellimento del portico che fa ala allo scalone d'accesso alla tomba, studiato dall'ing. Stefano Molli (1858-1917). Le volte, gli arconi e le pareti si presentano ornati di fini graffiti, dovuti al prof. Francesco Barberis. Nelle otto lunette, sono delineati altrettanti edifici che ricordano i momenti più salienti della vita di Don Bosco: la Casetta dei Becchi; la facciata della chiesa di S. Francesco d'Assisi, ove 1'8 dicembre 1841 iniziava l'opera dell'Oratorio; la casa Pinardi, prima sede stabile dell'Opera salesiana; la Basilica di Maria Ausiliatrice, consacrata nel 1868; la casa di Mornese che ricorda la fondazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice il 1872; il collegio di S. Filippo Neri a Lanzo Torinese, dove il Santo istituì l'Associazione dei Cooperatori Salesiani; l'Istituto di Viedma, fondato il 24 maggio 1879, che ricorda gli inizi delle missioni salesiane; infine l'edificio delle Camerette di Valdocco ove Don Bosco mori la mattina del 31 gennaio 1888. Un portone ed una cancellata in ferro battuto furono collocati per delimitare rispettivamente la scala che porta al sepolcro e tutto il porticato. Il complesso così decorato divenne meta di continui pellegrinaggi. Accolse il corpo di Don Bosco fino al 1929, anno della beatificazione. In quell'occasione, precisamente il 9 giugno, la salma, composta nell'aspetto che ancora oggi vediamo, fu trasportata con un solenne corteo fino alla Basilica di Maria Ausiliatrice, al canto del noto inno Giù dai colli, musicato per l'occasione dal salesiano Don Michele Gregorio su parole di Don Secondo Rastello. A Valsalice furono sepolti anche Don Rua e Don Albera, successivamente traslati. Valsalice oggi I Salesiani conservano con venerazione quella che è stata per oltre quarant'anni la tomba del loro Fondatore. Il mausoleo, specialmente nella parte ornamentale, e la chiesa sono stati restaurati negli anni 1986-1987. La casa, progressivamente ingrandita (costruzione di un terzo piano tra 1898-1901; (edificazione del palazzo ad ovest nel 1930-1931 e sua sopraelevazione nel 1956), col trasferimento dello Studentato filosofico a Foglizzo (19251926), è tornata ad esercitare la sua primitiva funzione di scuola. L’istituto ha svolto così un ruolo molto importante in città e nel territorio, preparando migliaia di allievi per l’universita (nel 1905 si era conseguito il “pareggiamento” del Liceo Classico e negli anni 1952-1957 si ottiene il riconoscimento legale del Liceo Scientifico). Nel solco di questa tradizione oggi ospita scuole medie inferiori e superiori di indirizzo classico e scientifico e il pregevole Museo di Storia Naturale Don Bosco; sviluppato a partire dalla raccolta ornitologica acquistata da don Bosco stesso nel 1879; la collezione mineralogicopetrografica, con i suoi circa 5000 pezzi, è una delle maggiori del Piemonte. Tratto da: Aldo Giraudo, Giuseppe Biancardi - “Qui è vissuto Don Bosco” - elledici 2004