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Smettiamola di litigare come i capponi di Renzo
8 VARIA LA PAGINA • 11 APRILE 2012 Corsi di lingua e cultura Rubrica a cura dell'Avvocato Dominique Calcò Labbruzzo Inizia oggi la collaborazione dell'Avv. Dominique Calcò Labbruzzo con il nostro settimanale. I lettori possono rivolgere le loro domande per iscritto o telefonicamente (in basso i recapiti) Oggi vi spiego quali passi un creditore deve intraprendere se deve incassare un credito basato su un contratto scritto. Infatti, parliamo della procedura esecutiva (Betreibungsverfahren) e dei suoi vantaggi per il creditore. Ho preparato un breve esempio tramite il quale chiarirò termini come precetto esecutivo (Zahlungsbefehl), opposizione (Rechtsvorschlag), rigetto dell'opposizione (Rechtsöffnung) ed attestato di carenza beni (Verlustschein). CASO: VINO VENDUTO E FATTURA NON PAGATA Un fornitore di vini di Basilea fornisce ad un ristorante di Zurigo 40 bottiglie di vino per il prezzo di Fr. 3'000, come da ordine scritto. Tuttavia, il fornitore non riceve, nonostante un richiamo, il pagamento richiesto. Che possibilità ha il fornitore di incassare la propria fattura? Se un debito monetario resta inevaso nonostante i solleciti, il diritto svizzero offre al creditore la possibilità di rivendicare questo debito nell’ambito della cosiddetta Procedura Esecutiva. La legge federale sull’esecuzione e fallimento (LEF) che regola questo procedimento descrive in modo dettagliato le singole fasi e le norme di riscossione del debito con l’ausilio degli uffici esecuzioni e fallimenti. Nel caso in esame, dal momento che vi è un ordine scritto e firmato dal proprietario del ristorante, il fornitore decide di mandare un precetto esecutivo ed avviare così una procedura esecutiva. Di seguito verranno discussi i passi che il fornitore deve intraprendere. DOMANDA D'ESECUZIONE Innanzitutto, il fornitore deve riempire il formulario concernente la domanda di esecuzione (Betreibungsbegehren) e spedirlo all'ufficio esecuzioni (Betreibungsamt). L'ufficio esecuzioni competente è quello del domicilio del debitore, quindi a Zurigo. Il formulario si può anche scaricare da internet sui siti degli uffici esecuzioni. Il fornitore deve inoltre anticipare i costi (che variano in base all'ammontare del credito), in questo caso Fr. 73. PRECETTO ESECUTIVO L'ufficio esecuzioni non esamina se la domanda d'esecuzione sia giustificata o meno, ma controlla che i dati forniti dal debitore siano corretti. A questo punto l'ufficio esecuzioni invia un precetto esecutivo al proprietario del ristorante, il quale ha 20 giorni di tempo per pagare oppure 10 giorni per fare opposizione per iscritto o verbalmente. OPPOSIZIONE AL PRECETTO ESECUTIVO Nel caso in cui il debitore faccia opposizione, l'Esecuzione viene sospesa e il fornitore deve richiedere il rigetto dell'opposizione per proseguire l'esecuzione. RICONOSCIMENTO DI DEBITO Il rigetto dell'opposizione può essere chiesto se il creditore ha un riconoscimento di debito (Schuldanerkennung). La nozione di riconoscimento di debito implica necessariamente il riconoscimento tramite firma da parte dell'escusso di un'obbligazione in relazione ad una somma di denaro determinata o facilmente determinabile. Il fornitore ha per fortuna un ordine scritto per le 40 bottiglie di vino, dove vi è scritto non solo l'importo di Fr. 3'000 ma lo stesso è anche firmato dal ristoratore. Avendo pertanto un riconoscimento di debito in mano, il fornitore potrà chiedere il rigetto provvisorio dell‘opposizione. Il rigetto definitivo, invece, si può chiedere solo se si hanno documenti quali ad esempio una sentenza passata in giudicato o una decisione amministrativa. RIGETTO PROVVISORIO DELL‘OPPOSIZIONE Il rigetto dell’opposizione può essere richiesto non prima di 20 giorni dalla notifica del precetto esecutivo ma entro un anno dalla notifica. Il rigetto dell’opposizione deve essere richiesto al Giudice di pace (Friedensrichter), se il credito è inferiore a Fr. 5'000, negli altri casi la competenza è del Pretore (Einzelrichter). PIGNORAMENTO O ATTESTATO CARENZA BENI Se il ristoratore non paga, il fornitore dovrà proseguire l'esecuzione, compilando il relativo formulario (Fortsetzungsbegehren). La procedura prevede poi il pignoramento (Pfändung) dei beni del ristoratore, mentre se quest‘ultimo non ha beni pignorabili il fornitore riceverà un attestato di carenza beni. L'attestato di carenza di beni è un documento che viene rilasciato al creditore ed indica la perdita subita in una procedura esecutiva. Questo atto esecutivo costituisce un riconoscimento di debito nei confronti del debitore e si prescrive in venti anni. VANTAGGI Il vantaggio per il creditore con in mano un riconoscimento di debito scritto è quello di poter scegliere la via della procedura esecutiva, semplice e poco costosa. Se, invece, la sua pretesa non è fondata su alcun documento di questo tipo, il creditore deve farla valere con un'istanza di riconoscimento, procedura complessa e costosa. PER LE VOSTRE DOMANDE, SCRIVETE O TELEFONATEMI: Avv. Dipl.-Jur. Dominique Calcò Labbruzzo Art & Law by Calcò - Löwenstr. 20, 8001 Zurigo Te. 078-876 82 43 Mail:<[email protected] Smettiamola di litigare come i capponi di Renzo Quando insegno nei corsi mi trovo di fronte a gruppi di ragazzi che hanno età diverse, vengono da strutture scolastiche diverse, seguono programmi con velocità logiche diverse a seconda del loro processo di crescita e a seconda dei livelli in cui sono stati smistati dopo la sesta. Davanti a tali classi mi domando: “Cosa posso insegnare a questi ragazzi? Quale italiano? Cosa posso fare affinché ognuno di loro lasci l’aula dopo due ore di lezione con la sensazione di aver scoperto qualcosa di sé che non conosceva? Di essere migliorato un po’? Non è facile e non sempre ci riesco, ogni lezione è una scommessa, un continuo mettersi in gioco per non tradire il loro bisogno di punti di riferimento, di risposte. Risposte che a volte neanche noi adulti abbiamo. Ma una certezza ce l’ho: l’opportunità d’imparare, di capire come migliorarsi, di confrontarsi con la propria italianità o col proprio bilinguismo deve essere offerta a tutti indipendentemente da qualsiasi differenza, anche dalle differenze di competenza linguistica. La risposta dei ragazzi non è sempre la stessa perché accettare tale opportunità significa profondere impegno e un pizzico di sacrificio. Senza impegno, sacrificio e passione non si costruisce nessun futuro e questo indipendentemente da qualsiasi differenza di classe sociale e di qualità personali. Sì, è vero, la scuola deve essere pubblica, perché lo Stato è tenuto al controllo e alla vigilanza, perché lo Stato è l’unico in grado di garantire gli interessi dei più deboli, dei bambini, dei ragazzi e di tutelarli da pseudo sensi di giustizia al servizio del proprio piccolo ego o al servizio dei propri comodi. La scuola deve essere pubblica perché lavorare per lo Stato darebbe dignità agli insegnanti assunti in loco che avrebbero la possibilità di essere valorizzati per la loro esperienza e professionalità. Il privato, anche se gestito da bravissime persone e col buon senso del padre di famiglia, è sempre a rischio di arbitrii e favoritismi. La scuola deve essere pubblica, ma troppo spesso il pubblico e lo Stato deludono. Accanto a dirigenti e colleghi statali che ottemperano al loro mandato con entusiasmo, passione, estrema competenza e generosità, la comunità italiana fa l’esperienza e vive la frustrazione di un pubblico che si comporta come una setta, che è ostaggio dei sindacati, che dà sconcertanti esempi di degrado istituzionale, che sperpera risorse, che è inefficace e inefficiente. Negli ultimi mesi siamo tutti preoccupati per i tagli che il Ministero farà alla scuola e alla cultura, ma questo è un falso problema: se si considera nel complesso, la somma che l’Italia investe e che ha investito per diffondere la lingua Italiana presso i figli dei suoi connazionali all’estero e in Svizzera è congrua. Il vero problema è la distribuzione delle risorse, dei finanziamenti e dei contributi. Sono mesi , anni, decenni, che litighiamo come i capponi di Renzo e invece dovremmo trovare tutti (insegnanti dei corsi assunti in loco, insegnanti statali, politici, sindacati, amministratori degli enti) il coraggio di fare davvero un passo indietro . Un passo indietro per poi sedersi , sempre tutti, intorno a un tavolo e provare a inventare un nuovo modello di pubblico che risponda alle esigenze delle idee, dei valori da difendere. Abbiamo bisogno di un nuovo modello di scuola pubblica che distribuisca in modo efficace ed efficiente le risorse del Ministero e che valorizzi quanto di buono è stato fatto nel passato, eliminando tutto quello che nell’amministrazione statale è zavorra. L’energia creativa e l’esperienza per compiere un tale passo ce l’abbiamo, in questi anni ho conosciuto tante intelligenze, tanti talenti tra politici di destra e di sinistra, tra colleghi assunti in loco e colleghi del MAE, tra sindacalisti e amministratori degli enti, tra genitori e funzionari statali, ciò che manca è il coraggio. La vera paura non è quella dei tagli o della crisi, la vera paura è quella del cambiamento, la paura di cambiare un sistema pubblico che si fonda su idee e valori giusti, ma che si è sclerotizzato col passare del tempo e che ormai, così com`è, non funziona più. Paola Frezza (Insegnante corsi lingua e cultura)