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11 2012 FONDAZIONE TEATRO REGIO DIREZIONE AREA ARTISTICA LA SCUOLA ALL’OPERA Attività didattica del Teatro Regio Torino in collaborazione con Città di Torino, Regione Piemonte, Agiscuola, Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica – nucleo regionale ex I.R.R.E. Piemonte DIREZIONE AREA ARTISTICA Direttore Coordinatore Area Artistica Coordinatore didattico-organizzativo Segreteria Pinocchio Testi Alessandro Galoppini Marina Pantano Elisabetta Lipeti Andreina Fanan Nausicaa Bosio, Marco Bricco, Erica Cagliano, Lucia Carella, Elisabetta Lipeti, Giovanna Piga, Sabrina Saccomani, Pompeo Vagliani, Luca Valentino Illustrazioni originali Elena La Rovere (e Lucia Carella per Giochi con la scenografia) Le attività della Scuola all’Opera 2011-2012 sono realizzate in collaborazione con la Fondazione Cosso Pubblicazione a cura della Direzione Comunicazione e Pubbliche Relazioni Ufficio Attività Editoriali © Fondazione Teatro Regio di Torino www.teatroregio.torino.it SOMMARIO Presentazione C’era una volta........................................................................................................................ p. 3 L’epoca di Pinocchio............................................................................................................... 4 La vita di Carlo Collodi.......................................................................................................... 7 Pinocchio!................................................................................................................................. 8 Gli autori e il loro Pinocchio ................................................................................................ 10 Un burattino a misura di bambino...................................................................................... 11 La trama................................................................................................................................... 12 Pinocchio in musica: una storia lunga come un naso....................................................... 14 Lo spettacolo Il libretto................................................................................................................................ Gli spartiti............................................................................................................................... Il disco..................................................................................................................................... 18 34 57 Proposte operative Laboratorio teatrale Pinocchio: bambino o burattino ?................................................. Giochiamo con Pinocchio....................................................................................................... Giochi musicali........................................................................................................................ Giochiamo al teatro!.............................................................................................................. Dialogo tra il Gatto, la Volpe, Pinocchio e la Fata Turchina........................................ Giochi con la danza................................................................................................................ Giochi con la scenografia...................................................................................................... 59 60 65 72 78 81 86 TAVOLA 1 presentazione a cura di Elisabetta Lipeti C’ERA UNA VOLTA… … Un re! – diranno i miei piccoli lettori. No ragazzi, avete sbagliato: c’era una volta un pezzo di legno. Uno dei più celebri incipit della storia della letteratura italiana è quello della fiaba di Pinocchio, il bambino-burattino disubbidiente e monello che ha animato le fantasie di diverse generazioni di piccoli e grandi lettori fin dal lontano 1881 quando Carlo Collodi, al secolo Carlo Lorenzini, cominciò a pubblicare Le avventure di un burattino sottoforma di romanzo a puntate sul fiorentino «Giornale per i bambini». Da allora molta acqua è passata sotto i ponti. L’Italia contemporanea sembra lontana anni luce da quella dell’era umbertina descritta da Collodi (ma a guardare bene forse non è proprio così…). I bambini di oggi, ipertecnologizzati e globalizzati, avranno ancora voglia di mettersi in gioco e forse rispecchiarsi nelle marachelle irriverenti di un burattino nato centotrenta anni fa? È la sfida che Pierangelo Valtinoni e Paolo Madron hanno raccolto, presentandoci una nuova versione della fiaba, seguendo le orme di tanti autori prima di loro. Infatti, traduzioni a parte (una fonte dell’UNESCO ne ha contate oltre duecentoquaranta, il che fa di Pinocchio il libro più diffuso della letteratura italiana), sono innumerevoli le trasposizioni teatrali, cinematografiche e musicali, per non parlare dei diversi illustratori che hanno scelto il piccolo eroe di legno come protagonista, il che conferma una popolarità mai tramontata. Quale sarà il segreto di tanto successo? Forse si trova nel perfetto equilibrio tra lo stile fiabesco e quello realistico, equilibrio rappresentato dalla strana famiglia di Pinocchio, composta da una mamma-fata, per giunta con i capelli turchini, e un babbo umile artigiano. Il fascino emana anche dalla simpatia che l’Autore lascia trapelare nei confronti degli atteggiamenti “ribelli” (oggi diremmo “trasgressivi”) del protagonista, che non Il primo “ritratto” di Pinocchio a opera di riesce proprio ad accettare le regole del mondo Enrico Mazzanti (1883). adulto, rappresentate dalla scuola. O forse sarà proprio quel finale dal sapore agrodolce in cui assistiamo alla metamorfosi dell’eroe, ineccepibile sul piano morale, ma che significa anche la sua morte, a indurci ancora una volta a rileggere Pinocchio, emozionandoci, ridendo e piangendo per le pazze avventure di un pezzo di legno. 3 L’EPOCA DI «PINOCCHIO» Il contesto storico e culturale Nel 1881 lo scrittore fiorentino Carlo Lorenzini comincia a pubblicare a puntate il suo romanzo Le avventure di un burattino sul periodico «Giornale per i bambini»; due anni dopo verrà pubblicato in volume. Così come Pinocchio è un bambino che muove a stento i primi passi, commettendo anche un sacco di errori, il giovane Stato italiano, nato da soli vent’anni, si dibatte in gravi difficoltà. Vittorio Emanuele II, il “Padre della patria”, il primo re d’Italia, muore nel 1878 lasciando al figlio Umberto I il difficile compito di gestire una realtà politica, sociale ed economica davvero complessa, in un momento in cui gli entusiasmi risorgimentali si sono ormai spenti. Ad assillare il sovrano, e non solo, sono il divario tra Nord e Sud e tra città e campagna, la nascita del proletariato urbano (tardiva rispetto alle grandi nazioni europee), la spinosa “questione romana”, la collocazione politica dell’Italia nel panorama internazionale e una crisi economica endemica che indurrà milioni di italiani a emigrare oltreoceano. L’atteggiamento conservatore del re e del governo induce il malcontento popolare a sfociare in grandi manifestazioni di piazza, disgraziatamente sedate con la forza; l’età umbertina passerà tristemente alla storia come epoca di difficilissima transizione, conclusa tragicamente dall’attentato del 29 luglio 1900, che risulterà fatale allo stesso sovrano. Un’importante riforma sociale, che trova eco nella narrazione di Collodi, è data dall’emanazione della Legge Coppino (1877), che rende gratuita e obbligatoria la frequenza dei bambini alle prime tre classi elementari, benché la sua attuazione si areni per molti decenni a causa della mancanza di fondi. I dati statistici relativi al grado di alfabetizzazione rivelano che, nel 1861, il 75% degli italiani è analfabeta e che ancora negli anni Ottanta solo otto su mille parlano correttamente la lingua nazionale. In Europa la cosiddetta Seconda rivoluzione industriale sta rafforzando l’economia delle grandi potenze, impegnate in una vigorosa espansione coloniale che favorisce lo sviluppo di odiosi modelli militaristi e nazionalisti, ma anche la conoscenza di culture lontane e diverse, con la conseguente moda dell’esotismo nell’arte e nel costume. Lo sviluppo straordinario della scienza e delle sue applicazioni produce un veloce progresso nelle comunicazioni e nei trasporti, con conseguente miglioramento del tenore di vita quotidiano delle classi borghesi; l’ottimismo che ne deriva induce un senso di fiducia incondizionata nelle capacità del metodo scientifico e nelle sue possibilità di applicazione alla sfera sociale; tale movimento intellettuale prende il nome di positivismo, mentre l’intero periodo storico, soprattutto nella sua fase finale, verrà definito belle époque. D’altra parte, però, serpeggia anche un senso di inquietudine e scetticismo percepito dagli intellettuali più sensibili, che mettono in discussione le regole sociali e artistiche in favore di atteggiamenti trasgressivi e provocatori, spesso accompagnati da introspezione e senso di distacco dalla realtà: nasce dunque la corrente del decadentismo, che fa presagire la fine di un’epoca. 4 La capitale culturale europea è Parigi; nella città francese confluiscono centinaia di intellettuali provenienti da tutto il mondo, a dare vita ad una frenetica attività artistica nonché a quasi tutte le principali nuove correnti di fine Ottocento: il naturalismo, l’impressionismo e il simbolismo. Il naturalismo nasce come reazione al gusto romantico, che tendeva a presentare una realtà idealizzata e fantastica; gli artisti naturalisti, invece, sono interessati alla realtà oggettiva, soprattutto quella che riguarda i diseredati e i “perdenti” della società. Lo scrittore, affermano, deve uscire in mezzo alla gente, sperimentare le stesse situazioni, studiare gli ambienti e poi riportarli sulle pagine del romanzo, senza aggiungere giudizi personali, esattamente come si comporta lo scienziato nei confronti del suo oggetto di studi. In contrapposizione ai naturalisti, gli impressionisti, che sono principalmente pittori, rivendicano la soggettività dell’artista il quale, grazie all’uso del colore piuttosto che al disegno definito, deve fissare sulla tela le sue emozioni personali. La tecnica adottata, piuttosto rapida, è la pittura en plein air, per poter catturare con immediatezza le impressioni suscitate dal paesaggio. Sugli impressionisti eserciterà anche una potente influenza l’arte dei pittori giapponesi presentata a Parigi nel 1867 nel corso dell’Esposizione Universale. Il simbolismo è un movimento artistico molto ampio e complesso che interessa non solo la pittura, ma anche la letteratura e la musica. I suoi principi possono essere riassunti nel concetto secondo il quale la realtà che vediamo e percepiamo con i nostri sensi non è altro che un simbolo di qualcosa di più profondo e misterioso, che solo l’artista sa leggere per mezzo dell’intuizione, a scapito della razionalità. Gli artisti simbolisti prendono spesso in considerazione il sogno e l’inconscio, e i loro soggetti sono basati su leggende, miti o fiabe. La letteratura in Italia alla fine dell’Ottocento Conclusa la stagione romantica, negli anni Ottanta si sta esaurendo anche il movimento della scapigliatura, che aveva animato la vita culturale milanese a partire dagli anni Sessanta del secolo. Gli scapigliati avevano tratto la loro curiosa denominazione ispirandosi liberamente al termine francese bohémien (letteralmente “zingaro”), che indicava la vita disordinata e ribelle dei giovani artisti poveri nella Parigi di metà Ottocento. Come loro, anche gli scapigliati erano animati da uno spirito di ribellione nei confronti della cultura tradizionale e del buonsenso borghese. Sul modello del naturalismo francese, si sviluppa a fine Ottocento il verismo, una corrente letteraria che promuove l’adesione dell’artista alla realtà sociale dei più deboli; mentre il naturalismo ambienta le vicende nei bassifondi cittadini, i veristi Luigi Capuana e Giovanni Verga rivolgono l’attenzione agli ambienti contadini del Sud Italia, narrandone non solo le tradizioni, ma anche le dolorose condizioni di vita. Lo stile adottato comprende l’uso di 5 forme dialettali nell’intento di conseguire una maggiore adesione alla realtà descritta. La personalità più rilevante sullo scorcio del secolo è comunque Giosuè Carducci, il “poeta vate” (come gli antichi definivano colui che “guida” il popolo attraverso la sua arte), fautore di un ritorno al classicismo, ma anche sostenitore di una forte concezione patriottica della poesia. Su un piano completamente diverso, ma storicamente molto importante, si collocano infine i due romanzi “educativi” quasi contemporanei: Pinocchio di Carlo Collodi e Cuore (1886) di Edmondo De Amicis. Ambientato nella Torino post-unitaria, non più capitale ma luogo simbolico dei mutamenti sociali di fine Ottocento, Cuore racconta le vicende degli scolari di una classe di terza elementare nell’arco di un intero anno scolastico. Il protagonista, Enrico, si confronta sia con coetanei appartenenti a diverse classi sociali e provenienti da diverse regioni d’Italia, sia con il mondo degli adulti (principalmente il padre e il maestro) in un intenso percorso di formazione fatto di sentimenti, valori morali, conoscenza e slancio ottimistico verso il futuro della giovane nazione italiana. La musica alla fine dell’Ottocento in Europa Anche nell’ambito musicale la fine del secolo è un’epoca di grandi trasformazioni nelle forme e nei contenuti: già da tempo compositori come Franz Liszt e Richard Wagner hanno gettato le fondamenta della “musica dell’avvenire”; alla morte del compositore tedesco, nel 1883, l’incendio wagneriano ha infiammato l’Europa, inducendo schiere di giovani intellettuali a dedicarsi con devozione alla nuova estetica filosofico-artistica, che contrappone il moderno dramma musicale alla “vetusta” opera lirica della tradizione italiana. Frattanto, diverse nazioni considerate precedentemente limitrofe dal punto di vista della produzione musicale, come la Russia, la Spagna, l’Ungheria e la Boemia, rivendicano il diritto di visibilità nei confronti del loro patrimonio popolare, che associano al linguaggio della tradizione “colta” europea, cui apportano un enorme rinnovamento; è il momento delle Scuole Nazionali. Altre novità provengono, ovviamente, da Parigi, dove nel 1875 viene proposto a un pubblico scettico e perfino scandalizzato la sconvolgente vicenda dell’affascinante zingara Carmen, eroina “verista” di nuova generazione rispetto alla lunga serie di principesse, damigelle e fanciulle tenere e fragili cui era avvezzo il pubblico ottocentesco. Su un piano più tradizionale, invece, sulle scene francesi fiorisce un nuovo genere detto opéra lyrique, nel quale agiscono i personaggi cari alla grande letteratura europea come Romeo e Giulietta, Faust, Amleto, ecc. Ma altri radicali cambiamenti sono prossimi: in una classe del Conservatorio di Parigi uno studente prodigio e insofferente sta scardinando le basi dell’insegnamento accademico provocando nei dotti insegnanti stupore, ammirazione o sdegno. Il genio di Claude Debussy sta sorgendo, il Novecento è alle porte. 6 … e in Italia Il panorama musicale è dominato fino alla fine del secolo dalla produzione melodrammatica: per il pubblico italiano dire Musica è dire Opera. E dire Opera è dire Verdi. La geniale produzione del “grande vecchio” domina i teatri italiani e internazionali benché ormai, all’inizio degli anni Ottanta, la sua vena creativa sembri essersi esaurita: l’ultima opera, Aida, risale al 1871 e da allora Verdi ha composto, sì, il grande capolavoro del Requiem e un Quartetto per archi, ma nulla per il teatro, a parte il rifacimento di Simon Boccanegra, «cui raddrizza le gambe» (sono sue parole) con l’aiuto di un nuovo librettista, il poeta e scrittore Arrigo Boito, ex-scapigliato, ma orgoglioso ormai di collaborare con il massimo compositore vivente. In realtà i giovani scapigliati degli anni Sessanta erano stati tutt’altro che teneri nei confronti del melodramma tradizionale: ammaliati (manco a dirlo) dalle novità wagneriane, i giovani poeti e musicisti avevano lanciato strali avvelenati contro gli artisti della vecchia guardia, concentrando le loro invettive su Verdi e Manzoni. Vent’anni dopo, però, raffreddati gli ardori rivoluzionari, sarà proprio Arrigo Boito a desiderare una collaborazione con Verdi, il quale, convinto dall’editore Ricordi, accetterà. Prima, a mo’ di esperimento, arriverà la riscrittura di Simon Boccanegra, poi i capolavori assoluti Otello (1887) e Falstaff (1893), grazie ai quali Verdi suggellerà la sua lunga parabola teatrale, lasciando alle generazioni successive una ponderosa eredità. Il decennio 1890–1900 vedrà sbocciare le novità del verismo, con i musicisti della “Giovane Scuola” (Pietro Mascagni, Ruggero Leoncavallo e Umberto Giordano) e il grande astro di Giacomo Puccini, che proprio nel 1893, l’anno dell’addio alle scene verdiano, si affermerà con il suo primo capolavoro, Manon Lescaut (Torino, Teatro Regio, 1 febbraio). In realtà, dopo più di un secolo di predominio del melodramma, una nuova generazione di compositori italiani ritorna come in passato a rivolgere l’attenzione alla produzione strumentale: nessuna pagina di Giuseppe Martucci o Giovanni Sgambati raggiungerà la fama assoluta, ma si tratta di un buon avvio per il movimento di sprovincializzazione del mondo musicale italiano, un gesto di apertura europea che, nel giro di decenni, indurrà anche il pubblico ad amare il repertorio sinfonico o cameristico e a frequentare le sale da concerto, oltre ai teatri d’opera. La vita di Carlo Collodi (1826–1890) Carlo Lorenzini, noto con lo pseudonimo di Collodi dal nome dell’amato paese natale della madre, nasce a Firenze il 24 novembre 1826, in una famiglia che lavora al servizio degli industriali Ginori, benché la madre sia maestra diplomata. Primogenito di una “nidiata” di dieci fratellini, Carlo assisterà però alla tragica scomparsa di ben sei di loro in tenera età. Dopo le scuole elementari frequentate a Collodi, Carlo è avviato agli studi in seminario, ma in seguito intraprende la carriera di impiegato e giornalista. Di ideologia mazziniana, nel 1848 si arruola come volontario nella Prima Guerra d’Indipendenza; tornato a Firenze, fonda il quotidiano di satira politica «Il lampione», subito sospeso dalle autorità del Granducato e poi riaperto in occasione dell’annessione della Toscana al Piemonte (1860). 7 Contemporaneamente Collodi fonda e dirige «Scaramuccia», giornale di critica teatrale, e in seguito collaborerà con diverse testate tra cui «La Nazione», ancora oggi il principale quotidiano fiorentino. La vena letteraria dell’autore si esprime pienamente in una ricca produzione di romanzi, guide turistiche semiserie, biografie, traduzioni, drammi teatrali e libri per ragazzi. Tra gli ultimi, spicca il lungo ciclo dedicato al personaggio di Giannettino, bambino curioso e grande viaggiatore, che con brio e fantasia descrive ai piccoli lettori le bellezze e le particolarità delle regioni italiane, all’epoca quasi del tutto sconosciute a livello nazionale. A proposito di Giannettino, Collodi scrive a un amico: «Questo libro non è fatto né per i ruminanti di notizie storico-artistico-vegetali, né per quei sapientissimi, che son nati apposta per dar sapore al sale e odore all’ammoniaca. Il mio libro è un libro, per intendersi, fatto modestamente per dare ai ragazzi una mezza idea di quell’Italia, che è la loro nuova e gloriosa patria, e che “per conseguenza” non ne sanno nulla di nulla». Probabilmente, però, Carlo Collodi non sarebbe uscito dalla cerchia dei bravi scrittori quasi dimenticati, se non avesse dato vita a… Pinocchio! Come abbiamo già visto, la creazione del romanzo italiano per bambini più famoso e amato di tutti i tempi si avvia quasi in sordina, dapprima come racconto a puntate pubblicato nel 1881 su un giornale per l’infanzia; conclusi i primi 15 capitoli con la morte per impiccagione del discolo protagonista, Collodi termina bruscamente la sua opera. Il successo di pubblico, però, induce l’editore a richiedere a Collodi la prosecuzione della fiaba, cosa che gli suggerisce l’idea di attribuire a Le avventure di un burattino una connotazione educativa più marcata, con relativo lieto fine e metamorfosi del protagonista in bambino vero. Nel 1883, infine, il romanzo viene pubblicato integralmente dalla casa editrice Paggi (la futura Bemporad) di Firenze con il titolo definitivo Le avventure di Pinocchio. Accolto con iniziali perplessità dalla critica e con entusiasmo dai lettori, Pinocchio rappresenta con realismo l’ambiente popolare della provincia italiana fornendo anche, grazie ai simbolismi della fiaba, suggestioni profonde legate al mondo interiore dei bambini, fatto di timori, ribellioni e relazioni affettive. Lo stile utilizzato nel capolavoro collodiano unisce, in uno splendido italiano-toscano, il linguaggio colloquiale a quello descrittivo, senza trascurare elementi tratti dal teatro popolare e dalla Commedia dell’Arte con preciso riferimento al personaggio di Stenterello, la maschera toscana per eccellenza, abilissima nella battuta a bruciapelo apertamente umoristica: «Dunque me ne andavo pei fatti miei in cerca di quelli degli altri, quando ad uno svolto di cantonata mi trovo un cane, caro te, tra’ piedi. Io, che vuoi, de’ cani a quattro gambe ho meno paura di quelli a due, cioè viceversa…» (Stenterello fanatico per farsi bastonare, atto I); «A mio credere il burattino è bell’e morto; ma se per disgrazia non fosse morto, allora sarebbe sicuro che è sempre vivo» (Pinocchio, cap. 16). A prima vista i personaggi che circondano il protagonista si possono suddividere in due categorie principali: personaggi realistici e personaggi fantastici. Alla prima categoria appartengono Geppetto, splendida figura di padre, umile artigiano, affettuoso benché improvvisato e incapace di gestire un figlio così speciale; il burbero Mangiafuoco, lo sfa- 8 ticato Lucignolo, malinconica figura di ragazzo perduto, il viscido Omino di Burro e poi ancora Mastro Ciliegia, i Carabinieri, i compagni di scuola e il padrone del Circo. Gli aspetti fiabeschi, invece, riguardano principalmente la Fata Turchina, presente nella prima parte del romanzo come Bella Bambina, quasi una sorellina di Pinocchio che nella seconda parte della storia si trasfigura in mamma, educatrice e promotrice della sua rinascita. A ben guardare, però, la lunga lista di animali parlanti appartiene a una categoria intermedia composta da personaggi fiabeschi, ma rappresentativi di caratteristiche estremamente umane: su tutti il Grillo Parlante, la voce della coscienza, seguito dalla ditta di mascalzoni patentati Gatto & Volpe, dalle infide faine, odiosi camorristi ante litteram; vengono poi il Tonno e la Colomba, salvatori in extremis, il Gorilla-giudice che applica con lucida pedanteria le regole dell’ingiustizia assoluta, il Corvo e la Civetta medici, i Conigli becchini, i cani Medoro e Alidoro, la snervante Lumaca, che mette a dura prova la pazienza di Pinocchio (ma non si tratterà per caso di una delle tante trasformazioni della Fata?).Vediamo più in dettaglio quali situazioni paradossali sono diventate nel tempo espressioni proverbiali: − «Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito! Perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo: la tua per l’appunto è di quelle che hanno il naso lungo». − Il Paese dei Balocchi, versione collodiana del paese di Bengodi o paese di Cuccagna, dove non si lavora e ci si diverte soltanto, salvo dolorosi risvegli. − Ridere “a crepapelle”, altra definizione coniata da Collodi per descrivere la letterale morte dal ridere dell’enorme serpente che impedisce il passaggio a Pinocchio. Un’ultima questione sull’identità di Pinocchio: da dove deriva il suo nome? E, soprattutto, non sarebbe più corretto definirlo “marionetta” piuttosto che “burattino”? Il curioso, celeberrimo nome potrebbe derivare da una sorgente omonima, situata a Colle Val d’Elsa, in Toscana, località in cui Collodi aveva studiato come seminarista; un’altra e più probabile spiegazione è data dal significato del termine “pinocchio” come sinonimo di “pinolo”, o frutto del pino, o addirittura “piccolo pino”, cioè pezzetto di legno, nella lingua toscana dell’Ottocento. Circa la seconda questione va detto che, sebbene Pinocchio sia chiamato “burattino”, in realtà dovrebbe essere definito “marionetta”, benché prodigiosamente senza fili: come una marionetta, infatti, è di legno ed è tutto snodato. Collodi, però, preferisce il termine “burattino” in omaggio all’omonimo personaggio della Commedia dell’Arte, che “abburattava”, ossia setacciava la farina, con gesti scomposti e legnosi. Foto di scena dell’operina Pinocchio musicata da Paolo Malfetti su testo di Urbano Saint-Pierre (Firenze, Teatro Alfieri, 1908). 9 Gli autori e il loro «Pinocchio» Pierangelo Valtinoni è nato a Vicenza ed è compositore, direttore d’orchestra, organista e insegnante. Ha composto Pinocchio insieme all’amico Paolo Madron, giornalista specializzato in economia, ma con una grande passione per il cinema, la poesia e la musica. Le avventure del “loro” Pinocchio hanno inizio nel 2000, anno in cui il Teatro Olimpico di Vicenza commissiona un’opera ispirata al celebre libro di Collodi, dedicata ad un pubblico di giovani e con la partecipazione diretta di alcuni ragazzi in veste di strumentisti e cantanti. La prima versione dell’opera, dal titolo Pinocchio, burattino di talento, rappresentata a Vicenza nel 2001, era in un unico atto della durata di circa 50 minuti. L’opera è stata in seguito richiesta e rappresentata nel 2006 con grande successo alla Komische Oper di Berlino, poi seguita dalla Staatsoper di Amburgo. Per le rappresentazioni in Germania è stata realizzata una seconda versione in due atti, assai più fedele alla fiaba di Collodi, la stessa che il Teatro Regio oggi propone ai suoi giovanissimi spettatori-cantori. Il successo ottenuto da Pinocchio e la grande intesa di scrittura instauratasi tra i due autori li hanno indotti a dare vita a una nuova fiaba musicale, La Regina delle nevi, nel cartellone della Komische Oper di Berlino dal 24 ottobre 2010 e in quello della Staatsoper di Amburgo dal 6 febbraio 2011. Pinocchio di Valtinoni e Madron è un’opera brillante e divertente in due atti, che utilizza sia voci di cantanti adulti, sia voci bianche. La vicenda è tratta dall’originale di Collodi, benché semplificato e ridotto nel numero dei personaggi e nella varietà degli episodi; la musica utilizza spesso ritmi da ballo, come il valzer, il can-can, il ragtime, ecc., e in questo ricorda un po’ il musical, genere teatrale nel quale artisti estremamente versatili devono essere capaci di sostenere non solo parti cantate e recitate, ma anche movimenti di danza. 10 UN BURATTINO A MISURA DI BAMBINO Quando il Teatro Regio mi ha proposto questa regia, ho subito pensato: “Pinocchio dev’essere davvero un burattino!". Solo un pupazzo infatti può rendere credibili le avventure di questo eroe, che disubbidisce persino alle leggi della gravità e della fisica: corre e salta senza mai stancarsi, può volare su un piccione, diventare ciuchino, essere smontato e rimontato e soprattutto ha un naso che può crescere! E così ho interpellato uno dei più bravi "geppetti" del mondo: Claudio Cinelli, con cui avevamo già fatto al Regio altri spettacoli pieni di figure animate, come L’Histoire du soldat, La nave a tre piani e Ciottolino, da sempre convinti che pupazzi e teatro lirico vadano molto d’accordo. Anche questa volta Claudio è stato il costruttore e uno degli animatori del nostro protagonista, mosso con la tecnica giapponese del bunraku, che prevede tre burattinai vestiti di nero per ogni pupazzo, più – in questo caso – la cantante che gli dà la voce. A partire da questa premessa ho cercato di sviluppare al massimo tutti gli aspetti fantastici del libretto di Paolo Madron e soprattutto della musica di Pierangelo Valtinoni: per esempio, ascoltando le prime note di presentazione della Fata, ho deciso che avrebbe volato sul palcoscenico; e alla fine – sempre in sintonia con la musica – l’ho anche trasformata in sirena che nuota nel fondo del mare circondata da pesci fluorescenti. Poi c'era Geppetto, che è il personaggio più "reale" di tutta la vicenda: volevo che il pubblico seguisse tutta la sua storia alla ricerca di Pinocchio, facendolo comparire in più punti del palcoscenico e anche nella sala. Ma alla fine sono riuscito a far volare anche lui, quando Pinocchio lo libera dal ventre della balena, quasi ridandogli la vita così come Geppetto aveva fatto con lui all'inizio. E in questo senso fantastico e teatrale con Claudio abbiamo pensato anche tutti gli altri personaggi e naturalmente la scena, che doveva trasformarsi continuamente, sempre lasciando al pubblico la massima libertà di immaginazione. In questo percorso ci hanno aiutato con grande entusiasmo sia l’Orchestra e i cantanti, sia tutte le persone che lavorano dietro le quinte del Teatro Regio, dagli uffici al palcoscenico, che si sono divertite a ricreare con sapienza artigianale questo mondo prodigioso – voglio ricordare almeno Laura Viglione, che ha inventato costumi davvero da favola. E soprattutto hanno collaborato con noi sia i ragazzi del Coro di voci bianche, che hanno impersonato moltissimi personaggi dell’opera – grilli, burattini, pagliacci, pesci… cambiando almeno tre costumi a testa! – sia le centinaia di bambini del pubblico, che hanno imparato alcuni brani e partecipato allo spettacolo con luci colorate, nasi finti e soprattutto con enorme entusiasmo. Lo stesso che hanno dimostrato i giovanissimi partecipanti al laboratorio curato dall’Osservatorio dell’Immaginario Giovanile della Compagnia Stilema/Unoteatro: le loro riflessioni e le loro emozioni sono state per me essenziali nell’inventare un Pinocchio-burattino davvero a misura di bambino. Luca Valentino 11 La trama Ciao, sono certo che mi conosci già! Io sono il celebre Pinocchio, burattino-bambino un po’ discolo e molto disubbidiente, ma anche buono e sensibile. La storia della mia nascita è un po’ particolare: un bel giorno il mio babbo, il falegname Geppetto, mentre intagliava un pezzo di legno, sentì una vocina impertinente che si lamentava del solletico: ero io! Nel Prologo dell’opera che vedrai, però, sarò presentato nientemeno che dalla primadonna della fiaba: la Fata dai capelli turchini, la mia meravigliosa “mamma”. Assieme a lei vedrai anche quei due furboni del Gatto e la Volpe, il Grillo Parlante e il mio compagno Lucignolo. Atto I Quella sera Geppetto era alle prese con i miei proverbiali capricci: avevo una fame da lupo e non potevo certo accontentarmi di un po’ di pane e formaggio, no? E per andare a scuola, di cosa c’era bisogno? Di un libro, naturalmente! Povero Geppetto, era così spiantato che dovette vendere il suo logoro cappotto per poterlo comprare! Ma io, degno della mia fama di monello, vendetti il libro per comprare un biglietto per il teatro. E che teatro! Il vecchio Mangiafuoco era proprio un grande burattinaio; inoltre lì trovai due autentiche celebrità: Arlecchino e Pulcinella. Finalmente ero tra gente del mio rango, dei veri artisti. Peccato che Mangiafuoco fosse un tipo così irascibile, ma grazie alla mia bella parlantina, lo convinsi a darmi ben cinque monete in cambio di un nuovo spettacolo… sulle avventure di Pinocchio! Tutto contento del mio successo me ne andai canticchiando; incontrai allora il Gatto e la Volpe, i due famosi furfanti in cerca di un “pollo” da spennare. Inutile dire che quel pollo ero io. Quei simpaticoni mi fecero ubriacare all’Osteria del Gambero Rosso e, neanche a dirlo, in men che non si dica mi rubarono le cinque monete; l’Oste non volle sentire le mie scuse e chiamò i Gendarmi per gettarmi in gattabuia. Scappai a perdifiato e riuscii a far perdere le mie tracce grazie a un gentile piccione che mi portò via sulle sue ali. Atterrai infine davanti alla casa della Fata Turchina: faceva un freddo! Bussai alla porta e mi rispose una Lumaca, che si precipitò ad aprirmi… dopo tre settimane. Le avventure di Pinocchio narrate su disco (1932). 12 Atto II Le mie tristi avventure mi avevano portato allo sfinimento: mi trovavo lì, come morto, nella casa della Fata, circondato da dottori di dubbie capacità. Al mio risveglio la Fata mi diede una medicina così amara, ma così amara, che solo a guardarla faceva spavento; feci finta di berla sperando che nessuno se ne accorgesse. Fu così che scoprii con grandissimo cruccio una mia imbarazzante caratteristica: ogni volta che dico una bugia il naso mi si alluuunga in modo impressionante. Che vergogna! A voi non succede? Comunque, solo l’arrivo dei Conigli-becchini mi convinse a bere la medicina, grazie alla quale fui pronto in un soffio a saltare e giocare come prima. Come? Dite che finalmente sarei andato a scuola? Beh, non proprio… Sapete, il mio amico Lucignolo mi aveva convinto ad andare nel Paese dei Balocchi, un bellissimo luogo dove non si lavora, non si studia e il tempo trascorre tra giochi, divertimenti e risate. È così che si cresce e si diventa grandi… asinelli! Lunghe orecchie, lunga coda, invece di parlare e cantare, ragli spaventosi. Ahiuuuto! Ahiiiuto! Ero L’opera di Ferrari Trecate del 1948 ispirata diventato un ciuchino anch’io! Come se non a Pinocchio. bastasse, fui venduto per quattro soldi al padrone di un circo che mi obbligò a danzare, danzare... finché mi ruppi le zampe. Mezzo morto mi gettarono in mare. Fortuna che un Tonno premuroso chiamò i suoi amici pesci e mi fece ripulire dalle caratteristiche asinine. Finalmente potevo pensare al mio povero babbo; sapete dove era capitato? Nella pancia di un enorme pesce: Squalo o Balena, non so, ma dovevo assolutamente salvare mio padre dalle sue fauci. Vi assicuro che entrare nella bocca di un mostro, brrr, fa una paura! Ma lì vicino trovai la Fata che mi indicò il mio caro babbo. Che bello, ero di nuovo tra le sue braccia! Il coraggio mi tornò in un baleno: presi il babbo sulle spalle e riuscii a saltar fuori dalla bocca del pesce. Tutti gli amici mi aspettavano: la loro ansia si tramutò in gioia! Non vi dico la mia sorpresa e la mia felicità quando mi guardai le mani, i piedi, mi toccai il naso e il viso tutto intero… ero un bambino vero! La mia buona Fata aveva premiato l’azione generosa e anch’io avevo imparato finalmente a comportarmi come si deve. E voi? 13 PinocchiO In musica: UNA STORIA LUNGA COME UN NASO a cura della Fondazione Tancredi Barolo La fiaba musicale per l’infanzia trae le sue origini dal teatro per ragazzi e dei ragazzi, e si sviluppa tra Otto e Novecento grazie all’interesse crescente di musicisti, artisti e autori che riconoscono progressivamente in essa una forma espressiva specifica, con valenza non solo educativa o di intrattenimento. Scarsamente presente nell’ambito scolastico o nel teatro amatoriale, si afferma in Italia in ambienti particolarmente sensibili alle novità artistiche, in stretto collegamento con i personaggi e le storie dei libri per l’infanzia. In questo contesto, Pinocchio diventa rapidamente uno dei protagonisti di versioni musicali liberamente tratte dalla storia di Collodi, e l’editoria specializzata propone nei primi anni del Novecento spartiti per esecuzioni al pianoforte caratterizzati da scopi didattici e da copertine illustrate con la figura del burattino, come ad esempio Pinocchio. Avventure di un burattino. Album ricreativo musicale nell’estensione delle 5 note a 2 e a 4 mani di Ernesto Becucci, oppure una serie di spartiti di Walter Graziani, ispirati alla vita di Pinocchio, La prima operina vera e propria con protagonista Pinocchio risulta essere quella musicata dal Maestro Paolo Malfetti su testo di Urbano Saint-Pierre, libretto pubblicato nel 1914 a Firenze da Paggi (ved. figura a lato). Malfetti, nato a Firenze nel 1856 e attivo fino agli anni Trenta del Novecento, oltre a essere organista titolare presso la basilica di Santa Croce, fu maestro di musica per i novizi e soprattutto insegnò in collegi e istituti religiosi fiorentini. Proprio da questa attività nasce probabilmente l’idea di produrre una vera e propria “Pinocchiooperetta” destinata ad un pubblico infantile. La prima rappresentazione è comunque effettuata qualche anno prima della pubblicazione a stampa del libretto e dello spartito musicale, nel 1908 a Firenze, al Teatro Alfieri, un teatro “popolare” dall’ottima acustica, vero e proprio trampolino di lancio e banco di prova per molti cantanti. L’evento è ricordato sul «Giornalino della Domenica» di Vamba in un articolo di Giuseppe Fanciulli, uno specialista di letteratura per l’infanzia e collaboratore strettissimo della rivista con lo pseudonimo di Mastro Sapone. L’articolo è quanto mai interessante in quanto documenta la prima versione musicale di Pinocchio eseguita sulle scene, con gustose fotografie e i nomi degli interpreti, e testimonia il successo dell’operina che ebbe «4 repliche a teatro gremito» (ved. figura a pagina 9). 14 «Il maestro Malfetti, già noto per molte altre composizioni in gran parte eseguite dai piccoli artisti dell’Istituto Pallavicini, ha saputo trovare un tipo di musica che veramente si adatta all’insieme e alle parti varie del libretto. La massima semplicità e chiarezza, come deve essere in ogni lavoro dedicato ai ragazzi: il motivo quasi sempre vivace ed elegante, talvolta patetico, dove la frase lo richiede. E l’insieme, la fusione tra parole e musica, completa, armonica − veramente elegante. Il maestro Malfetti, la signorina Irene Katufà, che ebbe la direzione drammatica, e il conte di Saint-Pierre possono essere giustamente lieti di questo bel successo − lieti anche di aver contribuito a diffondere maggiormente, se è possibile, il nome glorioso di uno degli eroi più cari ai nostri ragazzi». («Giornalino della Domenica», anno III, n. 21, Firenze, Bemporad, 24 maggio 1908). Il libretto, sebbene piuttosto stiracchiato, ebbe comunque un discreto successo nel tempo, tanto è vero che ancora vent’anni dopo destò l’attenzione della maestra Giulia Rondelli, diplomata al Liceo Musicale di Torino e insegnante di musica negli istituti magistrali di Susa, Torino e Aosta. La maestra fece studiare per sei mesi agli allievi del locale istituto L’avventura di Pinocchio, che andò in scena al Politeama Giacosa il 19 maggio 1929 sotto la sua direzione ed ebbe numerose repliche in tutta la Val d’Aosta. Nel frattempo un prestigioso Pinocchio in musica era stato allestito dal mitico Teatro dei Piccoli delle marionette di Podrecca, ridotto per le scene in 4 atti e 10 quadri da G. Gatteschi ed E. Guidotti, con la messa in scena di Dino Vannucci e intermezzi e commenti musicali del maestro Giovanni Giannetti (prima rappresentazione: Roma, Teatro dei Piccoli, 19 gennaio 1917). Il Pinocchio illustrato da Attilio Mussino, pubblicato in volume da Bemporad di Firenze nel 1911 e premiato con medaglia d’oro all’Esposizione di Torino dello stesso anno, è forse l’icona che più ha condizionato, in Italia e all’estero, le innumerevoli riedizioni della storia di Collodi, anche per le versioni musicali. Esempio significativo è La commedia di Pinocchio, proposta dall’editore Bemporad nel 1926 in un prezioso volumetto che raccoglie anche la partitura dell’operina. La riduzione teatrale di Arpalice Cuman Pertile si distingue per la freschezza e l’originalità del testo che si integra perfettamente con le musiche concertate con maestria dalla sempre attiva Elisabetta Oddone e con le figure di Attilio, curatissime nei particolari e attente a esprimere una certa grazia femminile propria della riduzione. Negli anni Trenta i nuovi media, dal fonografo alla radio, spingono case discografiche e case editrici a produrre dischi e soprattutto libri/dischi, cofanetti in cui testi della fiaba, immagini e musica possono essere integrati. Il connubio tra la storia, le immagini di Mussino e il commento musicale si fa ancora più stretto con la produzione, nel 1932 da parte della Durium, di un cofanetto con Le avventure di Pinocchio narrate in 18 dischi, con scene e figure da ritagliare, che stimolano un approccio totale “multimediale” e interattivo alla storia narrata. Le musiche sono eseguite da strumentisti della Scala di Milano (ved. figura a pagina 12). La raccolta viene pubblicizzata dall’editore come «il primo libro sonoro di testo per le scuole italiane», mettendo in evidenza la valenza educativa come «metodo didattico − ricreativo di eccezionale importanza». 15 Dal 1937 la Radio entra nelle scuole e negli istituti post elementari con uno specifico programma e con proprie realizzazioni. «La Radio nella Scuola», supplemento mensile del «Radiocorriere», settimanale dell’Eiar, riporta i programmi dettagliati delle trasmissioni divisi per fasce scolastiche: inni e canti patriottici, profili di musicisti, brani famosi e nozioni di storia della musica sono ampiamente elaborati per le classi superiori. Nel 1942, per scuole materne ed elementari, segnala la messa in onda delle Nuove avventure e disavventure di Pinocchio, adattamento radiofonico in otto puntate di Mario Padovani con le musiche di Luigi Astore, un altro segno della vitalità persistente del burattino anche in quei difficili momenti. Le operine di Pinocchio si susseguono negli anni Quaranta con Pinocchio e il mago, di Memo Martinetti (Roma, Ave) e Buricchio. Avventure di un monello (ved. figura a pagina 13), tre atti e un epilogo, di Elio Anceschi con musica di Luigi Ferrari Trecate (1948), uno specialista di questo genere di produzioni, che aveva già musicato con successo la fiaba Ciottolino su libretto di Giovacchino Forzano. Tra le produzioni straniere, si ricorda l’operetta in tre atti con musica di Harvey Gaul pubblicata negli Usa nel 1932, di gusto e sensibilità molto “americana”, liberamente tratta dalla storia originale. La pubblicazione è comunque segnale dello straordinario successo del libro di Collodi in America, in cui era ben noto fin dal 1892, molto prima della versione disneyana. Le famosissime musiche delle canzoni del film di Disney di Irving Berlin (1940) furono riproposte in innumerevoli arrangiamenti e riduzioni in tutto il mondo. Veramente difficile sarebbe in questo breve excursus ricordare le numerosissime versioni musicali della storia collodiana che si sono succedute dal dopoguerra ai giorni nostri. Accenniamo alla versione del Pinocchio televisivo di Luigi Comencini (1972) con le sognanti musiche di Fiorenzo Carpi che contrappuntavano le scene salienti di uno dei capolavori della televisione italiana nei tempi d’oro. Degli anni Ottanta è il Pinocchio di Marco Tutino, su libretto di Linda Brunetto, opera prima dell’autore (esordio al Teatro Margherita di Genova nel 1985). In tempi più recenti il Pinocchio musicato da Gaetano Panariello con coreografia e sceneggiatura di Anna Razzi (Napoli, San Carlo, 1998), Le avventure di Pinocchio su testi di Mario Restagno, coreografie di Mariachiara Raviola e musiche di Walter Orsanigo (1999), le musiche di Nicola Piovani per il Pinocchio cinematografico di Roberto Benigni (2002) e nel 2003 il musical italiano firmato da Saverio Marconi e prodotto dalla Compagnia della Rancia con le musiche dei Pooh, fino al Pinocchio, favola musicale di Elena Ballario, eseguita all’Auditorium Parco della Musica di Roma nel 2006. Una bella storia che continua a crescere come il naso impertinente ma vitalissimo di Pinocchio. 16 [TAvola 2] lo spettacolo IL LIBRETTO Pinocchio Opera in due atti Libretto di Paolo Madron liberamente tratto da Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi Musica di Pierangelo Valtinoni Personaggi Pinocchio soprano Geppetto baritono La Fata Il Gatto mezzosoprano La Volpe tenore Mangiafuoco Lucignolo Arlecchino Pulcinella Dottor Gufo tenore Dottor Corvo tenore La Lumaca Il Tonno L’Oste Due Gendarmi voce bianca Quattro Conigli voce bianca Il Grillo Parlante soprano basso soprano soprano mezzosoprano voce bianca baritono tenore coro di voci bianche In questa versione dell'opera le parti incorniciate sono cantate anche dal pubblico. 18 ATTO I Prologo Personaggi: la Fata, il Grillo Parlante, il Gatto, la Volpe, Lucignolo. Dietro un telo, l’ombra di Geppetto che forgia il pezzo di legno. Molto lentamente il burattino prende forma, rizza la schiena, muove le braccia tenendole rigide, come se fosse privo di articolazione. A quel punto il telo si alza e sullo sfondo si vedono Geppetto e Pinocchio. Il proscenio si illumina e appare la Fata che inizia a cantare. La Fata Questa è la storia di un burattino testardo, lesto il passo aveva da ghepardo. Non era cattivo, teneva un gran cuore: si chiama Pinocchio, è un dono d’amore. Sogni, speranze e patimenti: per arrivare alla vita agognata seguitene qui i suoi mille portenti. Mentre la Fata canta, sulla scena appaiono gli altri personaggi: il Grillo Parlante (Coro), Arlecchino e Pulcinella, il Gatto, la Volpe, Lucignolo; spossato per il lungo lavoro di creazione cui lo ha sottoposto Geppetto, il pezzo di legno, diventato Pinocchio, si addormenta. La Fata, Arlecchino e Pulcinella, il Gatto, la Volpe e Lucignolo sono i personaggi che agitano i suoi sonni. Il Grillo Parlante Cri. Cri. Cri. Sega Geppetto, prendi la pialla, taglia quel legno, non fare un pastrocchio. Cri. Cri. Cri. Ecco un piede, spunta la spalla, prima la bocca, or tocca l’occhio. Cri. Cri. Cri. Liscia le guance come una palla, soffia la vita dentro a Pinocchio. Il Gatto Con quei cinque zecchini già sarei un gran signore: non lische di pesce ma manicaretti. Facciamoci furbi, teniamolo d’occhio e prendiamogli i soldi all’ingenuo Pinocchio. Il Grillo Parlante Cri. Cri. Cri. Sega Geppetto, prendi la pialla, taglia quel legno, non fare un pastrocchio. Cri. Cri. Cri. Ecco un piede, spunta la spalla, prima la bocca, or tocca l’occhio. Cri. Cri. Cri. Liscia le guance come una palla, soffia la vita dentro a Pinocchio. La Volpe Con cinque monete sfiziose cenette: caviale e champagne, ed un sacco di doni. Facciamoci furbi, teniamolo d’occhio e prendiamogli i soldi all’ingenuo Pinocchio. Il Grillo Parlante Cri. Cri. Cri. Sega Geppetto, prendi la pialla, taglia quel legno, non fare un pastrocchio. Cri. Cri. Cri. Ecco un piede, spunta la spalla, prima la bocca, or tocca l’occhio. Cri. Cri. Cri. Liscia le guance come una palla, soffia la vita dentro a Pinocchio. Lucignolo Ohi me misero ciuchino, sempre insieme per la pelle. Ne abbiamo fatte proprio tante, combinate delle belle. Ma che orribile destino! Nel Paese dei Balocchi stavo libero e beato, fin che asino son diventato. Pinocchio comincia a muovere i primi passi. Geppetto lo accompagna sostenendolo. Il Grillo Parlante Cri. Cri. Cri. Noi siamo il grillo e la fatina, Or la sua favola può iniziare. Cri. Cri. Cri. Porta fiero per mare e per terra la sua gran voglia di fantasticare. 19 Cri. Cri. Cri. Rischia di grosso quel birbante ma non conosce altro modo di fare. Pinocchio, non più sostenuto da Geppetto, si riaddormenta. Geppetto esce. La Fata Questa è la storia di un burattino di legno, che a dire bugie non aveva ritegno. Lui del pericolo non aveva sentore, davvero ignorava cosa fosse il pudore. Furbo, curioso, assai birichino: sempre mi tocca di tenerlo d’occhio. Ma se fosse diverso, non sarebbe Pinocchio. Tutti i personaggi escono lasciando in scena solo l’inerme Pinocchio. Scena I Geppetto esulta Personaggi: Geppetto, Pinocchio. Rientra in scena Geppetto visibilmente soddisfatto per il suo lavoro. Geppetto Ma che grande portento! Era un pezzo di legno, voglio esser sincero. Ma con tanto talento l’ho fatto davvero più vero del vero. Un passato di stenti, l’esistenza assai grama. Ora cambia la vita, ora il cielo mi ama. Sì, io ci ho messo il mio cuore e del prodigio io sono l’autore. Oh che sogno divino se potessi parlare, se fossi un bambino. Corri e salta sicuro, ama sempre tuo padre quale sia il tuo futuro. Parla, ride, si muove la sua voce è squillante. Il suo corpo da inerte 20 cerca nuove scoperte. Hai il mondo davanti, non sprecare un istante. Pinocchio Padre mio, padre mio! Una vita esaltante in compagnia della Fata e del Grillo Parlante. Babbo caro, babbo caro! Con il Gatto e la Volpe noi faremo denaro. Papà bello, papà bello! Ci saranno i burattini e un circo di asinelli. Scena II I capricci di un burattino Personaggi: Pinocchio, Geppetto, il Grillo Parlante, la Fata. Pinocchio Or che son nato mi voglio divertire, star fermo non posso mi va di gioire. Salto di qua, poi salto di là: piego un braccio, fletto la gamba, prendo la vita a ritmo di samba. Mentre Pinocchio canta il Grillo Parlante rientra silenziosamente in scena. Geppetto Calmati aspetta, sei appena un bambino. Ricordati di ieri che eri un burattino. Pinocchio Ho fame, ho sete, vorrei da mangiare. Geppetto Ti ho messo da parte un po’ di formaggio. Pinocchio (rovistando nel piatto) Un pezzo di pane, due croste di grana. Con questo cibo che vita grama! Il Grillo Parlante Ehi tu signorino, che cosa vorresti? Pinocchio Una bella insalata, una crêpe gratinata. Con un po’ di brasato sarei certo appagato. Agnello al forno se ancora c’è posto, patate arrosto come contorno. E per finire… Il Grillo Parlante, Geppetto E per finire? Dai fai in fretta che ci par di svenire. Pinocchio Fatina del ciel, fammi apparire un bel crème caramel. Con faccia delusa rovistando nel piatto. Povera mia bocca! Guarda invece che cosa ti tocca. Il Grillo Parlante Altro acquistare non ha potuto, persino il grembiule si è venduto. Sempre indossa lo stesso vestiario per comperarti l’abecedario. Geppetto La scuola del resto è più importante. Pinocchio Con la pancia piena è meno straziante. Geppetto A far di conto dovrai esser destro. Pinocchio Io non c’entro, dillo al maestro. Geppetto Tante materie tu devi imparare. Pinocchio Ma quanto tempo avrò per giocare? Il Grillo Parlante Date e battaglie conoscer a memoria. Pinocchio Uffa non voglio studiare la storia. Geppetto L’erba voglio non è di questo mondo. Il Grillo Parlante Accetta il destino fino in fondo. Pinocchio (preparandosi la cartella) Penne, matite, quaderno e diario. Libro di lettura e abecedario. Il Grillo Parlante e Geppetto Penne, matite, quaderno diario. Libro di lettura e abecedario. Pinocchio Squadra, compasso, colori, righello. Nero d’inchiostro per scrivere in bello. 21 Il Grillo Parlante e Geppetto Squadra, compasso, colori, righello. Nero d’inchiostro per scrivere in bello. La Fata Povero Geppetto che non ha da campare! Persino il cappotto ha dovuto impegnare. Il Grillo Parlante Geppetto che trema al freddo si immola, doveva comprargli il libro di scuola. La Fata Il libro era nuovo, l’idea da birbante. Pinocchio la traduce in moneta sonante. Il Grillo Parlante Poi senza vergogna il triste baratto. Se pensa qualcosa la mette già in atto. La Fata Alla cassa del teatro tra tanti bambinetti si presenta Pinocchio per comprare i biglietti. Il Grillo Parlante Burattino screanzato, tu ti devi vergognare… La Fata … se Geppetto vive al gelo per poterti aiutare. Il Grillo Parlante Burattino senza cuore, ti sei fatto sbugiardare. 22 La Fata E Geppetto poveretto lui non ha di che mangiare. Pinocchio (parlato) Che noia Grillo, sempre a metterci becco. Or ti faccio tacere con un bel colpo secco. Pinocchio colpisce il Grillo Parlante. Scena III A teatro con Mangiafuoco Personaggi: Mangiafuoco, Pinocchio, Coro di burattini, Due Gendarmi, Arlecchino e Pulcinella Entra la “Banda del teatro dei burattini” suonando una marcia e si sistema; Mangiafuoco è il solo già in scena; segue l’intervento musicale dell’”Orchestra dei burattini” che deve essere già in posizione strategica prima che la banda termini di suonare; riprende la marcia iniziale. Mangiafuoco, costretto a raccontare sempre le solite storie, comincia. Mangiafuoco Da cinquant’anni sono qui a muovere fili. Ormai di ogni storia so le parti a memoria. Due Gendarmi Suvvia eccellenza, che ci vuole pazienza! Arlecchino e Pulcinella Uffa che noia, il tempo va via. Quello che resta è monotonia. Mangiafuoco (muovendo un burattino) Uffa che solfa, uffa che barba. Qui dal tedio niente ci salva. Cappuccetto che porta il cibo alla nonna: ma il lupo è nascosto sotto la gonna. (passando ad un altro burattino) Pollicino ogni volta la strada smarriva: finché le sue tasche di pane riempiva. Coro del pubblico Uffa che solfa, uffa che barba. Qui dal tedio niente ci salva. Arlecchino Signore padrone, ma questa è una mania! Sempre noi a pagare la tua poca fantasia. Mangiafuoco Villanzone prepotente. Fingiam per una volta che l’orecchio mio non sente. Ma tu non eri un tipo mansueto… Arlecchino Eccellenza, signore: se vuole mi ripeto. È un problema di testa. Anche noi siamo stufi: s’inventi qualcosa e vedrà che gran festa. Pulcinella (parlato) Sei pazzo Arlecchino, non lo devi contraddire! Te la farà pagare fino a farti morire. Mangiafuoco (cantato) Vieni qui o maledetto, non fare il codardo. Altro che festa, nel fuoco ti ardo. Mangiafuoco si avventa su Arlecchino. In quel momento entra con passo irruente e baldanzoso Pinocchio. Pinocchio Oh buongiorno signore… Che cosa vuol fare? Ma questo burattino è da salvare… Coro di burattini Evviva che bello! È venuto per salvare il nostro fratello. Mangiafuoco Spiacente fantoccio, il teatro ha già chiuso. Gendarmi accorrete, arrestate l’intruso! Pinocchio Ma che modi son questi di trattare gli onesti? Mangiafuoco Su sparisci moccioso, che divento scontroso. Due Gendarmi Del caro Pinocchio facciamone pezzetti. Non proverai dolore, or che il fuoco ti riduce ad un mucchio di ossetti. Pinocchio Orrore, ribrezzo! Voglio uscire di qua ancora un sol pezzo. Mangiafuoco La testa ti stacco e ti spezzo la gamba. La fiamma ravvivo, altro che samba! Gli brucio anche un braccio a quel monellaccio. 23 Pinocchio Eccellenza, la prego: lei vuole scherzare. Arlecchino e Pulcinella Dice sul serio, lo vuole bruciare? Mangiafuoco E perché mai non lo dovrei fare? Pinocchio (parlato) Perché un’altra storia potrai raccontare. Arlecchino e Pulcinella Quella di un burattino e le sue mille avventure. Arlecchino e Pulcinella, Coro di burattini Amico Pinocchio, non farci aspettare! Grandi imprese tu potrai raccontar. Pinocchio Venite fratelli, abbracciamoci pure. Mi aspetta una vita di grandi avventure. Addio! Mangiafuoco, Arlecchino, Pulcinella, i Due Gendarmi Addio! Coro di burattini Addio! Coro di burattini Eccellenza, si convinca. Qui abbiam toccato il fondo: lasci che Pinocchio ci racconti il suo mondo. La banda dei burattini abbandona il teatro suonando la marcia iniziale. Tutti i personaggi escono lentamente a mo’ di corteo. Arlecchino e Pulcinella (di nuovo cantato) Suvvia eccellenza, che qui è un mortorio! Con l’idea del fantoccio allarghiam il repertorio. All’Osteria del Gambero Rosso Due Gendarmi Campion di coraggio, che niente spaventa. Tutti Questa a Broadway si rappresenta. Mangiafuoco Mi avete convinto, l’idea già mi tenta. Ecco i soldi, vediam che s’inventa. Pinocchio (andando verso l’uscita) La ringrazio signore per il suo buon cuore. 24 Scena IV Personaggi: Pinocchio, il Grillo Parlante, il Gatto, la Volpe, l’Oste, Due Gendarmi, La Lumaca. Pinocchio cammina solo. Canticchia una melodia (il motivo del Teatro dei burattini). Recitato Pinocchio (vantandosi) Adesso sì che son ricco! Ecco cinque monete. Geppetto non soffrirà più la fame e la sete. Il Grillo Parlante Sono tornato, eccomi qua! Pinocchio Oddio, un fantasma! Che paura… Il Grillo Parlante Torna a casa, Pinocchio, non farti traviare! In giro c’è gente cattiva che ti vuole ingannare. Pinocchio tira fuori dalla tasca le cinque monete e le lascia cadere lentamente una alla volta sul bancone dell’Oste (la musica descrive la scena). Poi le raccoglie e se le rimette in tasca. Il Gatto e la Volpe (Entrano dal buio dopo aver seguito tutta la scena. Ballonzolano intorno a Pinocchio cantando una canzoncina da cabaret.) L’Oste, il Gatto, la Volpe e il Grillo Parlante Ohhhhhhhh… Lo sai che… cinque monete non valgono niente, ma chi ce le dà, giammai si pente. Noi del denaro facciamo scintille. Le cinque che hai diventano mille. Pinocchio va con loro e s’imbatte nell’Osteria del Gambero Rosso. Entra e trova l’Oste. Il Grillo Parlante, la sua coscienza, è un personaggio che lui non vede. Pinocchio incomincia a cantare. Pinocchio Son stanco, ho fame. Non mi reggo in piedi. L’Oste A dire il vero siam qui per servire. Menù della casa, si può anche dormire. Purché… Pinocchio Purché? Il Gatto Purché paghi in contante. La Volpe Qui non si fa credito Il Gatto e la Volpe a nessun mendicante. Il Gatto e la Volpe si buttano sulle pietanze. Pinocchio li guarda incredulo! Il Grillo Parlante (non visto) Pinocchio non farlo, perderai una fortuna! Pinocchio mangia con ancor più avidità. Il Grillo Parlante Al povero Geppetto ne basterebbe anche una. Pinocchio non si scompone e addenta una coscia di pollo. Il Grillo Parlante Ti cerca ovunque, non fargli un dispetto. Pinocchio alza il bicchiere nel segno del brindisi e poi beve. Il Grillo Parlante È un grave peccato non portargli rispetto. Pinocchio, stanco, abbassa la testa sul tavolo e si addormenta. Allora il Gatto e la Volpe, che avevano assistito alla scena, si alzano. Afferrano Pinocchio per le braccia e i piedi e lo portano su un giaciglio preparato poco distante. Una volta posatolo sul letto la Volpe gli fruga nelle tasche e tira fuori le monete. Ad una ad una le fa cadere da una mano all’altra. (La scena è soltanto drammatizzata; la musica interviene solamente per descrivere il tintinnio delle monete.) Pinocchio, dopo un po’, si sveglia e inizia a cantare. 25 Pinocchio Che ore sono? Lasciatemi dormire. L’Oste Ora di pagare. Toglietevi di torno, che è già mezzogiorno. Pinocchio (frugandosi in tasca senza trovare niente.) Le mie monete, le mie monete! Oste: mi han derubato. La scena, all’improvviso, si fa frenetica. Il Grillo Parlante Pinocchio, Pinocchio, dovrai pagare tutto. Pinocchio, Pinocchio, ingenuo e screanzato. Pinocchio, Pinocchio, ti hanno derubato. Oooooh! Misfatto! Misfatto! L’Oste (cantato) Gendarmi accorrete, il ragazzo fa il furbo. Frugatelo bene: era pien di monete. Entrano i due Gendarmi. Gendarme uno Che mi venga uno sturbo! ma allora insistete. Gendarme due (estraendo un paio di manette) L’hai scampata ieri sera ma ora fili in galera. sulle tue ali lasciami salire. Su, fammi volare: più alto del sole io voglio arrivare. Lasciare i pensieri, sentirsi leggeri come tanti aquiloni. Corriamo veloci cerchiamo emozioni. Più forte del vento, che neanche le sento le grida, le voci. Oh terra lontana! Se ti guardo da qui mi sembri un po’ vana. Un punto sperduto di questo infinito a me sconosciuto. In qualche tua parte si trova Geppetto, malato, negletto. A regola d’arte m’aveva scolpito. E ora mi piange come figlio smarrito. Il piccione lascia Pinocchio davanti alla porta di una minuscola casa. Sulla porta una piccola targa con scritto: Casa della Fata Turchina. Il burattino si guarda intorno poi decide di bussare, anche perché, là fuori, fa molto freddo: si apre la finestra e si affaccia una lumaca. La Lumaca Chi bussa a quest’ora? Pinocchio Sono io, Pinocchio, e ho la faccia gelata. Ma prima che i Gendarmi riescano ad afferrarlo Pinocchio se la dà a gambe infilando la porta. Al riaccendersi delle luci Pinocchio, trafelato, si rivolge a un piccione. La Lumaca Ora apro la porta. Mi ci vuole del tempo, quel che serve a girare la mandata. Pinocchio Piccione ti prego io devo fuggire: Pinocchio Fammi entrare lumaca, che resisto pochino. 26 La Lumaca E dai, resisti un attimino. Pinocchio Capisci, è davvero questione di vita! La Lumaca A fare più in fretta, mi par di svenire. ATTO II Scena I L’amara medicina Personaggi: la Fata, il Grillo Parlante, Dottor Corvo, Dottor Gufo, Pinocchio, Quattro Conigli. La Fata (parlato) Dopo tre settimane la lumaca gli ha aperto. Il Grillo Parlante Ma il poveretto è morto, così sembra per certo. La Fata Ti prego Pinocchio, dai segno di vita. Muovi la mano, se puoi apri l’occhio. Pinocchio non reagisce. La Fata (cantato) Questi bravi dottori ho chiamato a consulto. Non sarà mica morto questo giovin virgulto? Dottor Corvo O mia bella signora, col cuore addolorato mi duole annunciarvi: il vostro marmocchio è bello che andato. Ma se muove le ciglia magari vita ripiglia. Dottor Gufo O mia bella signora, col cuore affannato mi pregio annunciarvi: il vostro marmocchio è soltanto malato. Ma se non dice parola lui all’inferno già vola. Il Grillo Parlante Burattino petulante, che ne ha combinate davvero un po’ tante. Miei cari dottori, se c’è uno che muore questo è suo padre: soffre di crepacuore. A questo punto Pinocchio si mette a piangere. Dottor Corvo (parlato) Quando il morto piange… Dottor Gufo … vuol dire che guarisce. La Fata (cantato) Ecco qui la medicina: berla dovrai d’un fiato. E vedrai che starai meglio dalla sera alla mattina. La Fata Piccolo amore, non darmi dolore. Scaccia il timore dal fondo del cuore. Dolce tesoro, più caro dell’oro, nel tuo cammino con te io sarò. Di te mio bambino son guida sicura. Guarda al destino con anima pura. Di te, vita mia, son stella polare, 27 che mostra la via e mai non scompare. Dolce tesoro, più caro dell’oro, nel tuo cammino con te io sarò. La Fata scioglie una polverina in un bicchiere e dà la medicina a Pinocchio. Pinocchio (parlato) Iiih… che schifo… è orribile. La Fata dà a Pinocchio una zolletta di zucchero. La Fata (cantato) Un poco di zucchero e sarà più digeribile… Pinocchio fa finta di bere. Pinocchio Ma che buono l’intruglio, l’ho bevuto d’un fiato. Anche se nella pancia sento tutto un subbuglio. Il naso di Pinocchio comincia a crescere. La Fata si mette a ridere. La Fata Se vuoi fare il candido non sei certo più credibile… Pinocchio Ma sì che l’ho bevuto senza tanto soffrire: e già ora mi sento le forze rifiorire… Il naso continua a crescere. La Fata Davvero la vita ti par rinvenire? Pinocchio Il naso s’allunga, ma dove andrà a finire? Il naso si allunga sempre più. 28 La Fata Le bugie Pinocchio hanno le gambe corte. Ma se allungano il naso son presagio di morte… (La Fata diventa seria.) Volontà marmocchio, impariamo ad imporci. Sempre tu voglia che il naso si accorci. Da lontano si sente la musica di un corteo funebre che si sta avvicinando. Il Grillo Parlante Bevila! Pinocchio (parlato) Non la berrò mai e poi mai. La Fata Attento figliolo, te ne pentirai! Il Grillo Parlante Bevila! Pinocchio Non me ne importa!… La Fata Su, bevila fino in fondo. Se vuoi che questa febbre non ti mandi all’altro mondo!… Il Grillo Parlante Bevila! Pinocchio Non me ne importa!… La Fata Sfidare la sorte porta alla morte. Il Grillo Parlante Bevila! Pinocchio La morte è nefanda, ma rifiuto la bevanda. Il Grillo Parlante Bevila! Il corteo funebre compare sulla scena. Pinocchio (cantato) Chi sono costoro? E cos’è questo coso? Quattro Conigli Siam qui per portarti all’eterno riposo… Pinocchio Mia dolce fatina, la vita è cosa rara. Val più di una medicina per quanto sia amara. Pinocchio beve la medicina tutto d’un fiato. Il corteo funebre si allontana e i Quattro Conigli mormorano scontenti. Quattro Conigli Già sembrava ormai morente ma è perso il cliente. Quanto tempo abbiam sprecato per un morto che non c’è… Pinocchio, solo sulla scena, si alza dal letto. Pinocchio Miracolo fatina! Son tornate le forze. Evviva che bello, sono pronto a diventare uno studente modello. Scena II Il Paese dei Balocchi Personaggi: Lucignolo, Pinocchio, Coro di bambini, la Fata. A piccoli intervalli entrano in scena bambini con in mano una borsa o uno zaino sulle spalle. Grande è la gioia quando tra il gruppetto Pinocchio riconosce il suo amico Lucignolo. Lucignolo Che fortuna Pinocchio ora ti ho ritrovato! Pinocchio Che ci fai in questo posto, io mi sento spaesato. Lucignolo È da qui che si parte per un luogo fatato. Pinocchio (guardandosi intorno) E questi chi mai sono che avanzano svelti? Lucignolo (con tono solenne) Sono loro i prescelti, vanno tutti a Bengodi. Anche tu puoi venire, sol che vuoi favorire. Da lontano si sente la voce della Fata che chiama Pinocchio. Pinocchio Ma questa è la Fata, la sento che mi chiama! Lucignolo Tappa le orecchie, vedrai che non l’odi. Pinocchio (parlato) Fai presto tu, e poi? (di nuovo cantato) Lucignolo (indicando una parte del palcoscenico che si illumina) Spalanca i tuoi occhi! E comparire vedrai il Paese dei Balocchi. 29 Lucignolo e Pinocchio È la terra promessa che abbiamo cercato, dove non si lavora, non ci s’alza di buon ora. Che vacanza infinita dove ognun se la spassa: nel paese incantato solo questo è l’andazzo. Lucignolo La scuola è bandita per tutta la vita: la giornata si passa in sublime sollazzo. Nessuno che comanda, nessuno che rampogna, nessuno che ti chiede di provare vergogna. La Fata Torna a casa Pinocchio non farti ingannare… il povero Geppetto ti continua a cercare! Pinocchio, sciagurato, bambino senza cuore, proprio non te ne importa di tuo padre che muore? Lucignolo Ci diceva il maestro che dobbiamo faticare, imparare un lavoro per il nostro decoro. Ma che serve studiare, ci fa solo sudare. Qui si apre ogni porta, qui nuotiamo nell’oro. Lucignolo e Pinocchio Com’è bello far niente o dover non pensare. Basta chiudere gli occhi nel Paese dei Balocchi. Quello che hai in mente qui non deve aspettare. Ecco qua per magia che d’incanto ci appare. 30 La scena si trasforma in un Circo. Il direttore del Circo fa schioccare la frusta istigando gli asini a ballare. Al termine del balletto Pinocchio, disperato, si getta nel mare. Scena III Nel mare profondo Personaggi: Pinocchio, il Tonno, Coro dei Pesci. Pinocchio (cantato) Che senso ha vivere? Meglio lasciarsi andare morire sommerso dalle onde del mare. Il Tonno (recitato) Oh che strano burattino! Chissà, si sarà perso. Ma che buffe orecchie, mi sembra assai assai diverso. Pinocchio (cantato) Che stupido son stato: se davo retta al babbo di certo un ciuchino non sarei diventato. Il Tonno Su, fatti coraggio, non lasciarti andare. Risalire la china non è un miraggio. Adesso che ci penso, dai lasciami provare, forse una mano te la possiamo dare. Pinocchio (recitato) Magari signor pesce, ma da qui non se ne esce. (entra il Coro dei Pesci) Il Tonno (cantato) Amici accorrete, che c’è proprio un bel daffare. Togliamogli la pelle così per cominciare. Su bravi or venite che lui sta per affogare. Togliamogli la pelle così per cominciare. Pinocchio Mi sento così stretto, non riesco a respirare. Coro dei Pesci Togliamogli la pelle così per cominciare. Il Tonno Dalle insidie del mare ti abbiamo salvato. Ora altri desideri possiamo soddisfare. Pinocchio Vorrei liberarmi di ciò che ero ieri. Non sono più un inetto e dal profondo del cuore rivoglio il mio Geppetto. (da lontano si sente un rumore sinistro) Il Tonno (recitato) Amici ascoltate, cos’è questo suono? Arriva dal fondo un rumore di tuono. (gridato) Lo Squalo!!! Coro dei Pesci Lo Squalo è tornato, non si era saziato. Aprendo la bocca Geppetto ha mangiato. Ti cercava disperato naufragando in mare aperto. Della tua lontananza lui ne ha tanto sofferto. Il Tonno e tutti i pesci scappano terrorizzati lasciando solo il povero Pinocchio. Pinocchio No, no, non è finita entro anch’io nella Balena per salvargli la vita. Il terribile e gigantesco Pescecane ingoia, in un sol boccone, il disperato burattino. Scena IV e Finale Nel ventre del Pescecane Personaggi: Pinocchio, la Fata, Geppetto, il Grillo Parlante, Mangiafuoco, Arlecchino e Pulcinella, il Gatto, la Volpe, Lucignolo, Dottor Corvo, Dottor Gufo, Quattro Conigli, il Tonno, Due Gendarmi, l’Oste, la Lumaca. Pinocchio si trova solo e impaurito dentro la grande bocca spalancata. Pinocchio Non sento più nulla, ho tanta paura. Non ho mai visto caverna più scura. Ancora uno sforzo, non devo temere. Ho vinto da solo le prove più nere. E all'improvviso si accorge che la persona intravista sul fondo è suo padre Geppetto. Pinocchio (sorpreso) Babbo tu qui che cosa ci fai? Geppetto Ma dove sei stato, a seminare guai? Pinocchio Oh padre sapeste cosa m’è capitato! Geppetto Di tutti i colori, me l’hanno raccontato. 31 Pinocchio Io che ti cercavo… Un nero che sembra la fine del mondo. Geppetto (con dolcezza) Io che t’aspettavo... Pinocchio e Geppetto muovono alcuni passi a tentoni. Poi improvvisamente si accende una luce. Pinocchio e Geppetto Io che ti cercavo, io che t’aspettavo. Di giorno e di notte uno solo il pensiero. Pinocchio Ritrovare Geppetto. Geppetto Ritrovare Pinocchio. Pinocchio e Geppetto Io che ti cercavo, io che t’aspettavo. Di giorno e di notte uno solo il pensiero. Pinocchio Ritrovare Geppetto. Geppetto Ritrovare Pinocchio. Pinocchio e Geppetto (abbracciandosi) Ritrovarci davvero! I due stanno abbracciati in silenzio. Si sciolgono dall’abbraccio. Geppetto prende per mano Pinocchio. Pinocchio Lo vedo, lo vedo! Il sole che splende. Geppetto Ecco il traguardo di chi non si arrende. Però sono stanco, un poco mi siedo. Pinocchio (con grande tenerezza) Non darti per vinto reagisci agli affanni. Me lo carico io il peso degli anni. Pinocchio prende Geppetto sulle sue spalle. I due escono dall’enorme bocca e ritrovano tutti i personaggi della storia e si mescolano in mezzo a loro. La Fata Dopo mille avventure è arrivato tutto intero. Lo chiamavano Pinocchio, ora è un uomo, un uomo vero. Geppetto Vieni bambino la vita ti aspetta. Usciamo alla luce muoviamoci in fretta. Il Grillo Parlante Ecco, voilà parole non ho. Chi certo è senza fiato a questo punto fuor di dubbio capirà. Qui in questa favola la verità trionferà per sempre. Che vera grande meraviglia! Pinocchio (aprendo lui la strada) Ti faccio da guida nel buio profondo. Pinocchio Babbo per te la vita darei. 32 Geppetto Oh figlio diletto, non devi dirlo mai. Dottor Corvo Lui stava nel letto ed era malato. Avresti mai detto che fosse ancor qua? Pinocchio Oh padre amato, già troppo ho sbagliato! Dottor Gufo Lui stava nel letto ed era malato. Ci avrei scommesso: di certo vivrà. Geppetto Le tante avventure non ti hanno traviato. Due Conigli Sì, meglio lui vivo… Il Grillo Parlante Cri. Cri. Cri. Caro Pinocchio, eri un monello e nel pericolo hai visto la morte. Cri. Cri. Cri. Ora sei un bambino modello, debole eri, ora sei forte. Cri. Cri. Cri. Su applaudiamo con vero trasporto, figlio diletto, adorato Pinocchio. Mangiafuoco Gli diedi denari per fare scintille. N’è valsa la pena: un trionfo sarà. Due Conigli… … che quasi morente... Quattro Conigli … che tanto un giorno morire dovrà. Tutti i personaggi Cri. Cri. Cri. La nostra fiaba è ormai finita, ora comincia una nuova vita. Cri. Cri. Cri. Il burattino già passa alla storia, restano l’uomo e i suoi sogni di gloria. Cri. Cri. Cri. È un racconto appassionato che i lettori lascerà senza fiato. Arlecchino Lo si era capito… Pulcinella … il grande talento, Arlecchino e Pulcinella … ma questo racconto era solo a metà. Il Gatto Noi siamo contenti di averlo incontrato, di certo denaro a palate farà. La Volpe Noi siamo già ricchi al solo pensiero, a men che l’ingrato scordarci potrà. Lucignolo Mi frulla in testa un triste presagio: mio caro Pinocchio che vita sarà? 33 GLI spartiti Cri. Cri. Cri. Atto I, prologo 12 & 8 & 128 ? 128 œ ∑ ∑ œ > b œœ œ ‰ ‰ b œœ ‰ ‰ œœœ ... 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Œ n œ ˙ œ. œ œ 2 4 ∑ Œ J . . 4 4 n œ. bœ ‰ œJ œ ‰ . Piccolo amore, non darmi dolore Atto II, scena I - L’amara medicina j̊ j̊ j̊ j̊ 4 & 4 ‰ œ œ œ œ b œJ œ j j ‰ j̊ j̊ j j j b œ J œ œ œ œ b œ œ œ J œ & 44 wẇ p ?4 ˙ 4 ˙ & 34 & 34 ? 34 ˙ ˙ q»ª™ j œ œ. œ œ œ. j œ œ œ. P Ó œ ˙ ˙ œ ˙˙ Œ b ˙˙ p ˙˙ . ˙˙ . . . & œ bœ œ ˙ & Œ b ˙˙ ? b˙ . œ œ œ ˙ Œ ˙˙ ˙ œ b˙ ˙ Œ ˙ œœ n˙ œ œ œœ Œ ˙. Œ j œ œ ˙ œœ b œœ ˙ œ ˙. œ Œ b œœœ œœ . ˙ Œ̇ ˙˙ ˙ œ. œ ˙. . ˙ Œ̇ ˙˙ ˙˙ .. œ œ œ bœ . ˙. Œ Œ Ó p bœ bœ ˙˙ . . U Ó. œ ˙ bœ bœ œ bw bw b ww nw b˙ ∑ œ j œ œ œ œ. ˙ œ ˙˙ Œ b˙ ˙. ˙. Œ ˙˙ 34 3 4 j œ ˙. j œ œ 3 4 œ. n˙ . ˙ Œ ˙˙ j œ ˙˙ . . 47 & ˙ œ & œŒ œœœ b œœœ ? b˙ . b˙ . 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Atto II, scena IV - Nel ventre del Pescecane & 128 ∑ b œœœ. b b œ b œ b b œ bœ bœ bœ œ bœ ≈ b b œœ b b œœ. & 128 b œ œ b œ b œ œ b œ b œ b œ b œ bœ bœ bœ ƒ œ. œ œ. . œœœ œœœ. b œœ œœ œœ . b b œœœ œ œ ? 128 b b b œœœ. bœ œ œ bœ bœ ≈ ≈ ≈ œœ œœ bœ œ bœ ƒ & b œJ ‰ ‰ œJ ‰ ‰ œ . > j œ ‰ ‰ j j œ œ b ‰ ‰ œ ‰ ‰ œœ .. & œœ bœ >œ . j ? œj ‰ ‰ b œ ‰ ‰ œ . b bœ œ b >œ . & j œœœ ‰ ‰ œœ b ‰œ J F j œ œ ‰ ‰ bœ ‰ J œ j j j j j j œj œ b œJ Jœ œ œ œ œ bœ œ j j j œ bœ œ œ & œ œ bœ œ œ Ó. œ ? b b œœœ ‰ ‰ œœ ‰ J J j j j œ b œJ œ œ œ j œ œœ œ b œœ œ ‰ J ‰ ‰ J ‰ j j ‰ œœ ‰ ‰ b œœ ‰ œ b œœœ ‰ J ‰ j œ b œJ ‰ ‰ Jœ ‰ ‰ >œ . j j b œj ‰ ‰ œœ ‰ ‰ œœ œ œœ .. bœ >œ . f j œ j œ ‰ ‰ bœ ‰ ‰ bœ . ‰ n œœ ‰ ‰ œ ≈ œ œ œ. œ. œ. bœ J œ b >œ . œ b œœ œ œ b œœ . J ‰ ‰ b œ. j œ j œ ‰ ‰ j œ ‰ œ ‰ j œ ‰ ‰ j œœœ œœœ œœœ . . 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J F b >œ bœ œ b œœ ‰ ‰ b œœ ‰‰ œ . b œ ‰ ‰n œ ‰ ‰ J J J J Il disco Antologia 1. «Cri. Cri. Cri.» 2. «Or che son nato mi voglio divertire» – «Una bella insalata» 3. «Penne, matite, quaderno e diario» 4. Orchestra di burattini 5. A teatro con Mangiafuoco – «Uffa che noia» 6. «Adesso sì che son ricco» - «Lo sai che…» 7. «Le mie monete, le mie monete!» - «Pinocchio, Pinocchio» 8. «Chi bussa a quest’ora?» 9. «È la terra promessa» 10. Can-can degli asinelli 11. «Lo squalo è tornato» Pinocchio a passo di danza 12. Samba da I capricci di un burattino 13. Valzer da A teatro con Mangiafuoco 14. Ragtime da All’Osteria del Gambero Rosso 15. Beguine da La Lumaca 16. Bolero da L’amara medicina 17. Can-can degli asinelli Basi cantate 18. «Cri. Cri. Cri.» - Prologo 19. «Penne, matite, quaderno e diario» 20.«Uffa che solfa» 21. «Pinocchio, Pinocchio» 22.«Piccolo amore» 23.«È la terra promessa» 24.«Cri. Cri. Cri.» - Finale Basi strumentali 25.«Cri. Cri. Cri.» - Prologo 26.«Penne, matite, quaderno e diario» 27.«Uffa che solfa» 28.« Pinocchio, Pinocchio» 29.«Piccolo amore» 30.«È la terra promessa» 31. «Cri. Cri. Cri.» - Finale 57 [TAVOLA 3] proposte operative laboratorio teatrale «PINOCCHIO: BAMBINO O BURATTINO?» Crescere tra il rispetto e la trasgressione di regole e buoni consigli Come tutti ben sappiamo, Pinocchio riesce finalmente a diventare bambino dopo un lungo percorso di prove, errori e conquiste. Ogni volta che non rispetta le regole ed i buoni consigli, ogni volta che disubbidisce, compie dei passi indietro nel suo percorso di crescita e resta quel particolarissimo pezzo di legno che è. Quando, invece, si dimostra più maturo e ubbidiente, procede speditamente verso la meta: diventare un bambino in carne ed ossa. La metafora, da tutti ben conosciuta, è chiara ed evidente: solo se ci si comporta bene e non ci si allontana dalla retta via, si cresce senza mettersi nei guai e si ottiene qualcosa di veramente importante nella vita. Rispetto dei valori morali o semplice moralismo fuori moda? Si possono dire molte cose, ma è indubbio che l’eterno dilemma tra la forza del bene ed il fascino del male attraversa l’intera esistenza di ciascuno di noi. Il bambino, così come l’adulto, è per mille ragioni continuamente immerso in un altalenante ondeggiare tra ciò che si deve e non si deve fare, tra comportamenti corretti − spesso assai più faticosi da seguire − e scorretti, magari anche più attraenti e divertenti. È lecito allora chiedersi come si comporterebbe un bambino di oggi, di fronte a una scelta di questo tipo: vorrebbe diventare bambino o, piuttosto, restare burattino? E che cosa penserebbe di perdere e di guadagnare, scegliendo l’una o l’altra strada? Domande, queste, che si portano dietro molte riflessioni sul senso di stabilire e di seguire regole condivise, sull’importanza del rispetto reciproco, sulle conseguenze dei propri comportamenti e, più in generale, sui valori della convivenza civile. Partendo dagli argomenti trattati nell’opera, proprio questi saranno i temi proposti dal laboratorio Pinocchio: bambino o burattino?, naturalmente adattati all’età dei partecipanti. Marco Bricco Compagnia Stilema/Unoteatro 59 GIOCHIAMO CON PINOCCHIO a cura di Sabrina Saccomani e Lucia Carella Le 1000 immagini di Pinocchio Pinocchio nel tempo attraverso i suoi illustratori Com’è Pinocchio, che volto ha? Ognuno di noi quando legge la storia di Pinocchio immagina il proprio fantoccio dal naso lungo. Oggi siamo molto influenzati dalle immagini più diffuse che tra foto, libri, pupazzetti, ecc. hanno creato una vera e propria “icona”. L’immagine di Pinocchio, però, nasce lentamente e subisce continue trasformazioni, dato che ogni illustratore lo ha immaginato e disegnato in modo diverso. Il primo si chiamava Enrico Mazzanti: nel 1883 disegnò Pinocchio con le mani sui fianchi e con una giubba da clown bianco. Il suo è l’unico disegno realizzato durante la vita di Collodi, la prima immagine di una lunghissima serie. (cfr. pag. 3) Tra i disegnatori più importanti si ricordano Carlo Chiostri, Attilio Mussino e Sergio Tofano (anche autore del famosissimo Signor Bonaventura) tra la fine dell’OtAttilio Mussino tocento e i primissimi del Novecento. Nell’illustrare la storia, alcuni autori si soffermarono sul protagonista mettendo in secondo piano gli altri personaggi, altri curarono ogni dettaglio come Walt Disney Luigi e Maria Augusta Cavalieri e Fiorenzo Faorzi, artisti molto attenti alle ambientazioni. Alcuni illustratori si rivolgevano a un pubblico di bambini, come avviene con i cartoon di Giorgio Mannini e Piero Bernardini; altri, come Corrado Sarri e il tenebroso Gianbattista Galizzi, pensavano a un pubblico di adulti. Negli anni Cinquanta si crea l’immagine di Pinocchio che ogni bambino ricorda, grazie all’immancabile Walt Disney, a Giovanni Manca (disegnatore del famoso «Corriere dei Piccoli»), Vsevolod Nicouline, Giovanni Mosca e al famosissimo e simpaticissimo Benito Jacovitti 60 Benito Jacovitti con il suo primo Pinocchio anticipatore del “fumetto”, in cui testo e immagini si affiancano. Negli anni Sessanta e Settanta troviamo Vittorio Accornero con un Pinocchio romantico e scenografico, Roland Topor con una visione più angosciosa, e Attilio Cassinelli, autore di un Pinocchio molto moderno, concepito come un gioco di costruzioni da assemblare. Dopo aver osservato i tanti e diversissimi ritratti di Pinocchio, crea il tuo e disegnalo su un bel foglio di carta. Puoi anche provare a raffigurarlo a fumetti, all’interno di qualcuna delle sue avVittorio Accornero venture più celebri. Successivamente potrai confrontare il tuo disegno con quello dei tuoi compagni, scoprendo così tanti altri Pinocchietti. Buon divertimento! Attilio Casinelli Disegna a fumetti l’incontro di Pinocchio con il Gatto e la Volpe. 61 Disegna a fumetti l’incontro con la Fata dai capelli turchini. Disegna a fumetti l’incontro con Geppetto nella pancia dello Squalo-Balena. 62 Il Paese dei Balocchi Il racconto di Pinocchio ha fornito molti spunti al mondo dello spettacolo, del cinema e della musica. Diverse sono le canzoni o addirittura gli album i cui testi fanno riferimento a questa favola, da Lettera a Pinocchio di Johnny Dorelli (1961) all’omonimo musical dei Pooh (2002). Tra gli autori che hanno tratto maggiormente ispirazione dalle vicende del nostro burattino c’è senza dubbio il cantautore Edoardo Bennato che nel 1977 gli ha dedicato addirittura il titolo di un intero album (Burattino senza fili) oltre ad alcuni brani singoli. Tra questi, vi sono due canzoni che prendono spunto dall’episodio del Paese dei Balocchi, attualizzandolo in modi diversi: il primo, scritto nel 1976, fa riferimento alla città di Berlino e al muro che separava la parte Est da quella Ovest fino al 1989; il secondo accenna invece ironicamente alle problematiche dell’immigrazione. Dopo avere letto in classe i testi di questi due brani (che trovi qui di seguito) e averne discusso con l’insegnante e i compagni, prova a metterti nei panni del nostro Pinocchio, esprimendo che cosa rappresenta per te oggi il Paese dei Balocchi. Franz è il mio nome (Edoardo Bennato, 1976) Franz è il mio nome e vendo la libertà a chi vuol passare dall’altra parte della città compra il biglietto e non ti pentirai per quello che ti do non costa assai. Senti che suoni, c’è musica dall’altra parte e nelle strade la gente che si diverte è sempre festa, l’altra città ti aspetta non perder tempo, compra il biglietto in fretta. Domani è il giorno, domani si partirà con una carrozza per l’altra parte della città e come Pinocchio non crederai ai tuoi occhi quando vedrai il paese dei balocchi. Lì tutto è permesso, lì tutto si può comprare e ti conviene spendere senza pensare e se non avrai più i soldi una mattina ti troverai dall’altra parte della vetrina. West Berlino splendente ti apparirà e nella notte la luce ti abbaglierà e nelle vetrine aperte ai desideri i sogni tuoi proibiti fino a ieri. È come un gioco, e ognuno ha la sua parte e quando alla fine avrai giocato tutte le tue carte non ci pensare non aver paura che nella vetrina farai la tua figura. 63 Il Paese dei Balocchi (Edoardo Bennato, 1992) Dopo un lungo viaggio di paure e di stenti siete arrivati felici e contenti qui nel paese dei balocchi. Dalle vostre case ve ne siete scappati ma non vi preoccupate siete i benvenuti qui nel paese dei balocchi - paese dei balocchi. Il cielo è sempre azzurro e c’è sempre il sole va tutto a gonfie vele e vi troverete bene qui nel paese dei balocchi. Giù - giù - giù dai fratelli al sud mah mah mah forse è meglio al nord chissà!… Siamo uniti e affiatati noi qui il razzismo non ha attecchito mai! Tutti quanti gli altri vi hanno chiuso le porte ma noi siamo buoni vi accogliamo a braccia aperte qui nel paese dei balocchi. Bene arrivati siamo molto contenti siete i benvenuti anche se già siamo in tanti qui nel paese dei balocchi - paese dei balocchi. 64 Giù - giù - giù dai fratelli al sud ba - ba - baci i fratelli al nord e già!… Siamo uniti e affiatati noi qui il razzismo non ha attecchito mai! Appena arriverete all’ufficio smistamento riceverete un premio di incoraggiamento chiedete lo scontrino, firmate ricevuta la festa è cominciata sì è appena cominciata! Attenzione attenzione tutti quelli che stanno a destra si spostino a sinistra! Ora tutti quelli che stavano a sinistra si spostino a destra! Seguire il ritmo, di corsa di corsa! Dopo un lungo viaggio di paure e di stenti siete arrivati felici e contenti qui nel paese dei balocchi. GIOCHI MUSICALI a cura di Giovanna Piga Giunto a questo punto del fascicolo sarai diventato un esperto di opera lirica: trama, libretto e cantanti saranno ormai diventati termini familiari. Per fortuna Pinocchio ci fornisce ulteriori spunti di approfondimento: in particolare vorrei ascoltare insieme a te qualche brano musicale e farti conoscere alcuni strumenti dell’orchestra, intervallando il tutto con dei giochi. L‘amico misterioso Completa lo schema secondo le definizioni verticali: sono tutte inerenti a Pinocchio, quindi dovrai leggere bene questo fascicolo prima di poter rispondere. Una volta risolto il gioco apparirà nelle caselle colorate il nome di un amico di Pinocchio. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Definizioni verticali 1.Apre la porta lentamente. 2.Lo dicono i burattini di Mangiafuoco. 3. Sono in quattro. 4. È quello ”parlante“. ■ ■ ■■ ■■■ ■ ■ ■ ■ ■ ■■■ 5.Cercano di arrestare Pinocchio. 6. Cresce con le bugie. 7.Dove Pinocchio viene derubato. 8. Il ”fine“ di Pinocchio. 9. Quelle degli asinelli sono lunghe. 1. Lumaca 2. Uffa 3. Conigli 4. Il Grillo 5. Gendarmi 6. Naso 7. Osteria 8. Lieto 9. Orecchie. L’amico misterioso è: LUCIGNOLO. Soluzioni 65 Suoniamo Pinocchio (traccia n° 5) Qui di seguito troverai, in versione ridotta, una partitura tratta da Pinocchio che potrai provare a suonare con i tuoi compagni di classe. Sono certa che riconoscerai questo brano perché è inserito nel nostro cd di ascolti. A Ateatro con Mangiafuoco teatro con Mangiafuoco Orchestra didi burattini Orchestra burattini 6 &8 Piastre Basse & 68 Triangolo 6 ã 8 œ. œ. œ. Œ. Œ. œ. Marcia Piatti Legnetti Tamburo 8 Met. 8 Tr. 8 6 ã 8 œ. œ. œ. Œ. 6 ã 8 Œ. œ œ œ 6 ã 8 œ œJ œ œJ œ . Œ . & Œ . œ b Jœ # œ & œ. Œ. P. B. 66 œ Jœ b œ œj œ . j ‰ ‰ œ Metallofono Œ. œ bœ #. J œ œ œ œ œ. Œ. J J œ œ œ œ Jœ b œ J J œ b. J œ. Œ. Œ. bœ. œ œ œ œ. œ. ã Œ . œ œ œ Jœ ‰ ‰ Œ . Pt. ã Legn. ã Œ. œ. Tamb. ã œ. Œ. œ. Œ. œ. œ. œ. œ. Œ. Œ. œ ‰ ‰ Œ. J œ. ƒ Œ. œ œ œ œ ‰ ‰ Œ. J œ. Œ. œ. Œ. bœ. œ. œ. œ. Œ. œ. œ. Œ. œ ‰ bœ œ b. J Œ. bœ. œ. œ. Œ. œ. . bœ. bœ œ. œ. œ. œ. Met. bœ nœ. œ. & b œ Jœ œ J œ‰‰ j J œ œ bœ. œ. P. B. & bœ. bœ. 14 Œ. Œ. ã œ. 14 Tr. 14 Pt. ã Legn. ã œ. Œ. Tamb. ã œ. Œ. bœ. bœ. œ. œ. p Œ. Œ. œ. œ. Œ. # œ œJ b œ œj . Œ. œ. Œ. Œ. œ. œ. Œ. œ. œ. œ. œ œ œ œ ‰ ‰ Œ. J œ. Œ. Œ. œ. Œ. œ. Œ. œ. Œ. Œ. œ. œ. Œ. œ. Œ. œ. Œ. 67 Gli strumenti dell’orchestra Il giorno dello spettacolo potrai affacciarti alla buca dell’orchestra per dare un’occhiata agli strumenti: troverai la famiglia degli archi al gran completo (violini, viole, violoncelli e contrabbassi), quella dei legni (flauto traverso, oboe, clarinetto e fagotto), qualche ottone (corni e tromba) e persino il pianoforte (che raramente è inserito in orchestra); sono tutti strumenti bellissimi, ma anche abbastanza conosciuti, per cui potrai trovare facilmente da solo notizie che li riguardino. E poi… manca ancora la famiglia delle percussioni! Il nostro compositore ne ha usato una grandissima varietà: scopriamole insieme. Timpano: è formato da un bacino semisferico, solitamente di rame, chiamato “caldaia”, sul quale viene tesa una membrana di pelle o di materiale sintetico. Tramite un sistema di tiranti si può modificare la tensione della membrana, cambiando così l’altezza del suono. Si suona percuotendolo con dei battenti, generalmente a punta morbida. In orchestra è presente in coppia o in set comprendenti tre, quattro o più strumenti. Grancassa: è uno strumento di grandi dimensioni il cui corpo cilindrico ha entrambe le facce rivestite di pelle tesa o membrana. In genere si suona con una sola mazza e ha una voce profonda e grave; per ottenere altri effetti (il “tremolo”, ad esempio) si usano due mazze o una sola a due teste. Tramite appositi attacchi si possono anche fissare dei piatti. Tamburo militare: ha una forma cilindrica ed entrambe le facce rivestite di membrana, anche se viene percossa solo quella superiore; su quella inferiore, invece, troviamo due corde di metallo che vibrano “per simpatia” insieme alla membrana superiore, dando allo strumento un suono secco e rullante. Casse claire: si tratta del rullante che viene utilizzato in ambito orchestrale (infatti, è chiamato anche “tamburo d’orchestra”). È costituito da un “fusto” e da due pelli, dette “battente” e “risonante”, che vengono messe in tensione da due cerchi. Sotto la pelle risonante si trova una “cordiera” (una specie di spirale metallica), attivata e disattivata da un dispositivo chiamato “macchinetta”. Tamburo basco: è di dimensioni variabili e ha una sola faccia rivestita di membrana. Intorno all’armatura circolare ha dei sonagli metallici che ne arricchiscono la sonorità con il loro tintinnìo. Si adopera percuotendo o strofinando la pelle con le dita e agitandolo. È diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo, in particolare nelle regioni centro-meridionali dell’Italia. 68 Tom-tom: è un tamburo di forma cilindrica con una o due membrane risonanti. Solitamente ha il fusto in legno, ma ne esistono anche alcune versioni in acrilico. Si crede abbia avuto origine dai nativi americani o dalle culture asiatiche. Bongos: è un tamburo doppio di origine cubana, diffusosi poi in tutta l’America latina e nel resto del mondo. È costituito da due tamburi a forma di tronco di cono, uniti fra loro da un “ponte” di legno. Essi sono l’uno un po’ più piccolo dell’altro per ottenere due suoni ben distinti: il più grande ha un suono grave (ed è chiamato “femmina”), mentre quello piccolo ha un suono acuto (ed è chiamato “maschio”). Si suonano percuotendoli con una o più dita, a seconda del volume di suono che si vuole ottenere. Congas: strumento usato nella musica afro-cubana, è un tamburo alto e stretto che, in origine, si ricavava da un tronco svuotato, al quale veniva legata o cucita una pelle bovina ed era usato nelle cerimonie religiose. Prende nomi diversi a seconda del diametro della pelle (ad esempio il più piccolo si chiama “ricardo” e il più grosso “supertumba”). Il “congaro” (colui che suona le congas) ne usa da due fino a quattro per volta e le suona con le dita e i palmi delle mani. Piatto sospeso e coppia di piatti: il primo è un disco metallico sospeso tramite un supporto e si suona con diversi tipi di battenti. Inoltre, può essere usato in coppia (senza supporto) tenendo un piatto in ogni mano e percuotendoli l’uno contro l’altro. Hi-hat: è chiamato anche charleston ed è composto da una coppia di piatti montati in orizzontale su un supporto metallico dotato di pedale. Si può suonare utilizzando semplicemente il pedale, che permette all’esecutore di separare il piatto superiore da quello inferiore, oppure con le bacchette e le spazzole tenendo i piatti in posizione chiusa, semichiusa o aperta. Glockenspiel: il suo nome vuol dire ”suono delle campane“ ed è uno strumento formato da lamine di metallo intonate (vuol dire che ciascuna di esse produce una delle sette note musicali) disposte in ordine di grandezza su una base di appoggio. Per suonare il glockenspiel si devono usare dei battenti in legno ottenendo un suono limpido e molto acuto. 69 Metallofono: è simile al glockenspiel perché è formato anch’esso da lamine di metallo intonate disposte sopra ad una base di appoggio; la differenza consiste nell’estensione: il metallofono può suonare le note gravi che il glockenspiel non possiede. Esistono 3 diversi ”tagli“ di metallofoni: basso, contralto e soprano a seconda dell’altezza dei suoni che possono produrre. Campane tubolari: hanno una forma “a tubo” per occupare uno spazio minore rispetto alle campane vere e proprie. Sono di varia lunghezza (ormai avrai capito che più sono corte più il suono è acuto e viceversa), rimangono sospese a un telaio e si suonano percuotendole con un mazzuolo di legno. Spesso, in orchestra, vengono montate sul telaio solo le campane richieste dal brano che si deve suonare. Campanelle a vento: vengono chiamate anche wind-chimes e sono delle piccole campane tubolari intonate disposte in verticale su un sostegno. Si suonano facendo scorrere fra di loro una piccola asta metallica e producono un suono estremamente delicato. Puoi trovarne una versione “casalinga” nelle campanelle a vento che si appendono sui balconi. Campanaccio (da mucca): buffo, vero? Eppure è anch’esso uno strumento musicale, a suono indeterminato. Si usa senza il batacchio (la parte interna della campana) percuotendolo con bacchette di legno o di metallo ed è uno strumento tipico della musica caraibica e brasiliana. Nel nostro Pinocchio è previsto l’uso di un campanaccio da mucca, come quello della foto accanto. Triangolo: è formato da una barra di metallo, solitamente acciaio, piegata a forma di triangolo. Uno degli angoli rimane aperto, quindi le estremità della barra non si toccano: questo dà allo strumento un’intonazione non ben definita. Di solito si lascia sospeso a un filo affinché la vibrazione possa diffondersi nell’aria e si suona percuotendolo con un battente metallico. Raganella: nasce come strumento della tradizione popolare. Quelle di grandi dimensioni venivano addirittura suonate nei campanili delle chiese nelle giornate della Settimana Santa (questo fino al Concilio Vaticano II). È uno strumento “a raschiamento” fatto di legno che produce suoni secchi e brevi. È formato da un manico sul quale viene montata una ruota “dentata”: il suono è prodotto da una lamina flessibile che viene raschiata dalla ruota. 70 Claves (o legnetti): sono costituite da due barre, generalmente di legno pieno, che producono un suono abbastanza brillante quando vengono percosse fra loro. La forma è cilindrica oppure scavata al centro per amplificare il suono. Le claves sono molto importanti nella musica afro-cubana (ogni danza ha un proprio ritmo che si ripete sempre uguale per tutto il brano, il cosiddetto “ostinato”). Quando l’esecutore non ha la possibilità di suonarle con entrambe le mani può legarne una con una cordicella e percuoterla con l’altra o con un battente (in questo caso è detta clave sospesa). Frusta: è uno strumento costituito da due assi di legno unite tramite una cerniera posta alle estremità. Quando le due assi vengono “riunite” velocemente producono un suono particolare, che ricorda proprio quello della frusta usata dai domatori di animali. In Pinocchio puoi sentirla nel Can-can degli asinelli, quando, appunto, il domatore sta addestrando i nuovi ciuchini. Wood-block: il suo nome, tradotto, vuol dire “blocco di legno” e si ricava proprio da un singolo pezzo di legno in cui viene intagliata una fessura longitudinale. Si suona percuotendolo con un solo battente. Nella tradizione orientale esistono woodblocks di dimensioni diverse: da quelli più piccoli, che si possono tenere in mano, a quelli enormi dei templi, che possono essere suonati solo facendo oscillare un grosso tronco contro di essi. Güiro: ecco un altro strumento della tradizione cubana, conosciuto anche con altri nomi come calabazo, guayo e ralladera. Tradizionalmente si ricava dai frutti svuotati della güira (da cui il nome) e si suona sfregando un bastoncino di legno contro la scanalatura dello strumento, producendo suoni brevi e secchi. Maracas: di origine sudamericana, si costruivano utilizzando delle zucche cave riempite di sassolini o altro materiale e munite di impugnatura. Scuotendole, i sassolini picchiavano fra di loro e contro la parete interna, producendo il tipico suono. Modelli perfezionati di maracas si sono poi diffusi nelle orchestre di musica leggera, jazz e colta. 71 GIOCHIAMO AL TEATRO! a cura di Nausicaa Bosio Provate a realizzare un piccolo spettacolo in classe, ispirato all’opera Pinocchio, utilizzando alcune parti del libretto originale e due canti che avete imparato. Non vi preoccupate, non dovrete cantare tutto come nello spettacolo che sarà messo in scena al Teatro Regio! Basterà recitare “parlando” le battute dei vari personaggi, come nel teatro di prosa, e cantare gli ormai conosciuti «Cri. Cri. Cri.» e «È la terra promessa»; aggiungere appropriati movimenti e gesti scenici e condire il tutto con i costumi teatrali (il trovarobato andrà benissimo). Prima azione teatrale Prologo: da un pezzo di legno nasce un burattino. Personaggi: La Fata Un coro di Grilli (canta il brano «Cri. Cri. Cri.») Il Gatto Un coro “Gatto” e un coro "Volpe" (eseguono il coro parlato «Facciamoci furbi») La Volpe Geppetto (mima le azioni suggerite dal canto) Facciamoci furbi «Pinocchio – pezzo di legno» (mima le azioni suggerite dal canto) Coro parlato «Facciamoci furbi» A B C ã 44 ‰ . Rœ Jœ œJ Jœ .. œJ Jœ ã 44 Œ ã 44 Œ 3 Fac - cia-mo-ci Œ fur - bi ‰ . œ .. œ œ œ Œ R J JJ 3 Te - nia-mo-lo >œ œ .. Œ J J Sol - di œœŒ JJ œœŒ JJ fur-bi fur-bi >œ Œ d'oc >œ œ Œ JJ sol-di - chio >œ œ Œ JJ sol-di ‰ . œ œ œ œ .. R J JJ 3 Œ >œ œ Œ JJ sol-di Fac-cia-mo-ci ‰ . œ .. R Te >œ œ .. J J sol - di Con l’aiuto degli adulti procuratevi i “costumi” necessari, scegliete due o tre bambini che abbiano voglia di cimentarsi con la regia e… buon divertimento! La Fata (recitato) 72 Questa è la storia di un burattino testardo, lesto il passo aveva da ghepardo. Non era cattivo, teneva un gran cuore: si chiama Pinocchio, è un dono d’amore. Il Grillo Parlante (cantato) Cri. Cri. Cri. Sega Geppetto, prendi la pialla, taglia quel legno, non fare un pastrocchio. Cri. Cri. Cri. Ecco un piede, spunta la spalla, prima la bocca, or tocca l’occhio. Cri. Cri. Cri. Liscia le guance come una palla, soffia la vita dentro a Pinocchio. Il Gatto (recitato) Con quei cinque zecchini già sarei un gran signore: non lische di pesce, ma manicaretti. (coro parlato) Facciamoci furbi teniamolo d’occhio e prendiamogli i soldi all‘ingenuo Pinocchio. Il Grillo Parlante (cantato) Cri. Cri. Cri. Sega Geppetto, prendi la pialla, taglia quel legno, non fare un pastrocchio. Cri. Cri. Cri. Ecco un piede, spunta la spalla, prima la bocca, or tocca l’occhio. Cri. Cri. Cri. Liscia le guance come una palla, soffia la vita dentro a Pinocchio. La Volpe (recitato) Con cinque monete sfiziose cenette: caviale e champagne, ed un sacco di doni. (coro parlato) Facciamoci furbi teniamolo d’occhio e prendiamogli i soldi all’ingenuo Pinocchio. Il Grillo Parlante (cantato) Cri. Cri. Cri. Sega Geppetto, prendi la pialla, taglia quel legno, non fare un pastrocchio. Cri. Cri. Cri. Ecco un piede, spunta la spalla, prima la bocca, or tocca l’occhio. Cri. Cri. Cri. Liscia le guance come una palla, soffia la vita dentro a Pinocchio. La Fata (recitato) Questa è la storia di un burattino di legno, che a dire bugie non aveva ritegno. Furbo, curioso, assai birichino: sempre mi tocca di tenerlo d’occhio. Ma se fosse diverso, non sarebbe Pinocchio. 73 Seconda azione teatrale - Il Paese dei Balocchi … dove Pinocchio incontra il suo amico Lucignolo che lo invita ad andare con lui nel Paese di Bengodi dove è sempre vacanza. La Fata cerca di dissuaderlo, ma Pinocchio non l’ascolta. Personaggi: Lucignolo Pinocchio La Fata La Fata narratrice Tre Bambini narratori Un coro di bambini, Lucignoli e Pinocchi (esegue il canto «È la terra promessa») Arricchite la messa in scena ideando una semplice coreografia da eseguire durante il canto, ad esempio un girotondo in senso orario per i primi quattro versi e in senso antiorario per la seconda quartina. Anche per questa seconda azione teatrale chiedete aiuto agli adulti per la ricerca dei “costumi” necessari e scegliete due o tre bambini per la regia. Buon divertimento! Lucignolo Che fortuna Pinocchio ora ti ho ritrovato! Pinocchio Che ci fai in questo posto, io mi sento spaesato. Lucignolo È da qui che si parte per un luogo fatato. Pinocchio E questi chi sono che avanzano svelti? Lucignolo Sono loro i prescelti, vanno tutti a Bengodi. Anche tu puoi venire, sol che vuoi favorire. Bambini, Lucignolo e Pinocchio (cantato) È la terra promessa che abbiamo cercato, dove non si lavora, non ci s’alza di buon ora. Che vacanza infinita dove ognun se la spassa: nel paese incantato solo questo è l’andazzo. Lucignolo La scuola è bandita per tutta la vita: la giornata si passa in sublime sollazzo. Nessuno che comanda, nessuno che rampogna, nessuno che ti chiede di provare vergogna. 74 La Fata Torna a casa Pinocchio non farti ingannare… Lucignolo Ci diceva il maestro che dobbiamo faticare, imparare un lavoro per il nostro decoro. Ma a che serve studiare, ci fa solo sudare. Bambini, Lucignolo e Pinocchio (cantato) Com’è bello far niente o dover non pensare. Basta chiudere gli occhi nel Paese dei Balocchi. Quello che hai in mente qui non deve aspettare. Ecco qua per magia che d’incanto ci appare. La Fata narratrice I bambini a turno si trasformano in asinelli: ballano in circolo ragliando, istigati dal Direttore del Circo che fa schioccare la frusta. Pinocchio, disperato, si getta in mare. I Bambino Nel mare profondo il Tonno aiuta Pinocchio a togliersi di dosso la pelle d’asino. II Bambino All’improvviso arriva lo Squalo che aveva già mangiato Geppetto. III Bambino Pinocchio, dimostrando grande coraggio, per salvare il padre si lascia ingoiare dal terribile Pescecane. 75 Terza azione teatrale - Nel ventre del Pescecane e Finale … dove Pinocchio, ritrovato Geppetto nella bocca dello Squalo, riesce a scappare insieme al padre e diventa un bambino modello, acclamato da tutti i personaggi della storia. Personaggi: Pinocchio La Fata Geppetto Mangiafuoco Arlecchino Pulcinella Il Gatto La Volpe Lucignolo Dottor Corvo Dottor Gufo Quattro Conigli Un coro di Grilli (esegue il canto «Cri. Cri. Cri.) Per rappresentare la pancia del pescecane potreste stendere un telo nero delle dimensioni di un lenzuolo su cui Pinocchio e Geppetto si muovano con trepidazione dal fondo verso “l’uscita”. Pinocchio Non sento più nulla, ho tanta paura. Non ho mai visto caverna più scura. La Fata Suvvia Pinocchio, non devi temere. Affronta da solo le prove più nere. La Fata indica a Pinocchio il babbo Geppetto sul fondo della bocca spalancata del Pescecane. Pinocchio entra nella bocca del Pescecane (sale sul telo su cui è già Geppetto). Pinocchio Babbo tu qui! Che cosa ci fai? Geppetto Ma dove sei stato, a seminare guai? Pinocchio Oh padre, sapeste cosa m’è capitato! Geppetto Di tutti i colori, me l’hanno raccontato. (Geppetto prende Pinocchio per mano) Vieni bambino, la vita ti aspetta. Usciamo alla luce, muoviamoci in fretta. Pinocchio Ti faccio da guida nel buio profondo. 76 Un nero che sembra la fine del mondo. Lo vedo, lo vedo! Il sole che splende. Il Grillo Parlante (cantato) Cri. Cri. Cri. Caro Pinocchio, eri un monello e nel pericolo hai visto la morte. Cri. Cri. Cri. Ora sei un bambino modello, debole eri, ora sei forte. Cri. Cri. Cri. Su applaudiamo con vero trasporto, figlio diletto, adorato Pinocchio. Mangiafuoco Gli diedi denari per fare scintille. N’è valsa la pena, un trionfo sarà. Arlecchino Lo si era capito il grande talento… Pulcinella ... ma questo racconto era solo a metà. Il Gatto Noi siamo contenti di averlo incontrato, di certo denaro a palate farà. La Volpe Noi siamo già ricchi al solo pensiero, a men che l’ingrato scordarci potrà. Lucignolo Mi frulla in testa un triste presagio: mio caro Pinocchio, che vita sarà? Dottor Corvo Lui stava nel letto ed era malato avresti mai detto che era ancor qua? Dottor Gufo Lui stava nel letto ed era malato, ci avrei scommesso: di certo vivrà. Quattro Conigli Sì, meglio lui vivo che quasi morente: che tanto un giorno morire dovrà. Il Grillo Parlante (cantato) Cri. Cri. Cri. Caro Pinocchio, eri un monello e nel pericolo hai visto la morte. Cri. Cri. Cri. Ora sei un bambino modello, debole eri, ora sei forte. Cri. Cri. Cri. Su applaudiamo con vero trasporto, figlio diletto, adorato Pinocchio. 77 DIALOGO TRA IL GATTO, LA VOLPE, PINOCCHIO e LA FATA TURCHINA ovvero… l’opera, il canto lirico e le voci bianche Il Gatto La Volpe Pinocchio Il Gatto La Volpe Il Gatto La Volpe Il Gatto La Volpe Il Gatto La Volpe Il Gatto La Volpe Il Gatto La Volpe Il Gatto La Volpe Pinocchio Miao! Lo sai, Pinocchio, che siamo in teatro? Oh sì! Finalmente ci frutterai un bel po’ di monete! Ma non cambiate mai voi due? Siete sempre impegnati a imbrogliare la gente? Miao! È vero questa volta! Ti hanno messo in un’opera. Oh sì, e hanno messo anche noi. Certo, senza di noi la tua storia non vale niente! Miao! Che bellezza! Siamo in un’opera lirica. Sì, siamo finalmente usciti dal vecchio libro illustrato… … dal solito cartone animato… … dalla canzone pop… … e anche dal film. Sì, finalmente siamo entrati nell’opera! Bel canto… … bei teatri con ricchi arredi da sgraffignare… … belle cantanti… … bella gente ovvero tanti portamonete da derubare! Un’opera lirica… Ho letto nell’abbecedario che i cantanti lirici cantano in modo particolare, con una voce molto bella e potente. Il GattoSciocchezze. La Volpe Sciocchezze. Il Gatto Delle anatre starnazzanti… La Volpe … delle galline strozzate. Pinocchio Ma come? Se… Il Gatto … finché naturalmente non interveniamo noi! Pinocchio Voi? La Volpe Certo piccolo, hai di fronte a te i più valenti Maestri di canto della storia. Il Gatto Mi presento, il Gatto, tenore. La Volpe La Volpe, soprano drammatico, per servirla. Pinocchio Ma figuriamoci, vi conosco bene per cascarci un’altra volta. Il Gatto E va bene, con te non funziona più! La Volpe Ma troveremo di sicuro in questa avventura operistica qualche pivello da spennare… Il Gatto … qualche aspirante cantante da sedurre con complimenti, lusinghe e promesse… La Volpe … e poi imbrogliare! 78 Pinocchio Siete proprio incorreggibili! Con voi non parlo più. Chiederò alla Fata Turchina come cantano i cantanti lirici. Il Gatto Tsè, la Fata Turchina! La Volpe Mh! La Fata Turchina! La Fata Qualcuno mi chiama? Pinocchio Io cara fatina! Questi due loschi individui pretendono di saper cantare! La FataSentiamo, dite un po’: quale tecnica utilizzate? Il Gatto Beh, per cantare… La Volpe … per cantare bene… Il Gatto … per cantare in teatro… La Volpe … bisogna cantare forte! Il Gatto Forte, forte, forte. La Volpe Così che si senta in tutto il teatro! Il Gatto Anzi, meglio gridare… La Volpe … con tutto il fiato che si ha. Il Gatto Anzi, meglio prendere un grande fiato… La Volpe … grandissimo! Il Gatto Irrigidire tutto il corpo… La Volpe … dalla punta del naso fino alla punta del mignolo… Il Gatto … alzando bene alte alte le spalle… La Volpe … e poi soffiare fuori tutta l’aria, così! Fuuuu! Il Gatto (Ma quello non era il lupo dei tre porcellini?) La Volpe (Non importa, loro non lo sanno!) La Fata(ride di gusto) Non credo, Pinocchio, che si canti così! Pinocchio Meno male, mi sembrava molto faticoso. Poveri cantanti lirici! La FataMa no, i cantanti lirici, così come tutte le persone che vogliono cantare, non devono irrigidirsi, anzi devono essere rilassati. Pinocchio Anche i bambini? La FataCerto, soprattutto i bambini non devono sforzare la voce. Pinocchio E come si chiamano i cantanti lirici? La FataHanno molti nomi curiosi: gli uomini si chiamano tenore, baritono e basso, cominciando dalla voce più acuta e chiara e scendendo alla più grave e scura. Pinocchio Tenore, come il Gatto! Allora aveva ragione. La FataNo Pinocchio! Non farti imbrogliare da qualche parola buttata lì. Sono sicura che il Gatto e la Volpe non siano veri cantanti, ma i soliti due imbroglioni! Il Gatto Ehi, dico, un po’ di rispetto! Pinocchio Hai ragione fatina. E come si chiamano le voci femminili? La Volpe Guarda che lo sappiamo anche noi, saputella! Soprano, mezzosoprano e contralto dall’alto in basso. 79 Il Gatto E contralto, mezzosoprano e soprano dal basso all’alto. Lo so anche al contrario, tiè! La Fata Avete ragione, i nomi sono giusti, ma non basta conoscerli per essere Maestri di canto, impostori! Pinocchio E i bambini allora non possono cantare? La FataCerto, Pinocchio, che i bambini possono cantare! È bellissimo sentire cantare i bambini! Pinocchio E come devono cantare i bambini? La FataCon naturalezza, senza sforzare la voce, senza gridare, giocando con gioia. Pinocchio Ma io intendevo in teatro: i bambini possono cantare in teatro, nelle opere? La FataSì, se fanno parte del coro di voci bianche. In quel caso si devono esercitare bene seguendo gli insegnamenti di un Maestro. Il Gatto Voci bianche!? La Volpe Voci bianche!??? Il Gatto Ah, ah, ah! La Volpe Ah, ah, ah! Voci bianche! E perché non rosse o gialle! Il Gatto Ah, ah, ah! E perché non turchine!!! La Volpe Ah, ah, ah! Sei proprio spiritoso! La FataChe sciocchi! Pinocchio, presta loro il tuo libro così che possano toccare con mano la loro ignoranza! Il Gatto Voci bianche… è vero, è proprio scritto così… La Volpe «… sono le voci dei bambini fino all’adolescenza, con corde vocali corte che producono suoni acuti e leggeri…». Il Gatto È ovvio che Noi, grandi Maestri, non ci interessiamo di marmocchi! La Volpe Ci mancherebbe altro! Il Gatto Tsè, andiamocene! La Volpe Tsè, sì, andiamocene! La FataPinocchio, vieni, ti faccio ascoltare un bel brano corale cantato da un coro di voci bianche. Pinocchio Come si intitola? La FataInizia così: «Cri. Cri. Cri.». 80 GIOCHI CON LA DANZA a cura di Erica Cagliano e Giovanna Piga Cari bambini, prima di poter giocare con la danza di Pinocchio, occorre sapere qualcosa di più su… Il ruolo della danza nell’opera lirica e nel musical Quando si parla di danza spesso la nostra mente vola alle famose immagini ottocentesche che ritraggono le ballerine in tutù bianco. In realtà questo termine fa parte di un mondo molto più ampio e complesso che è il balletto, un genere teatrale nel quale convivono tre elementi indivisibili: la danza, la musica e il décor, ovvero le scenografie e i costumi. La danza è il più importante perché ne rappresenta il linguaggio espressivo: un linguaggio che utilizza il corpo umano al posto della voce. Quest’arte ha avuto origini particolari, essendo stata per molto tempo utilizzata come forma di intrattenimento e di divertimento sia per i nobili sia per il popolo, anche se in forme diverse. Il balletto come genere teatrale autonomo nasce in Italia all’inizio del Quattrocento, anche se il primo esempio di azione coreografica è il ballo di corte di Bergonzio Botta, creato in occasione delle nozze tra Galeazzo Sforza e Isabella d’Aragona svoltesi a Tortona nel 1489. Il balletto, passatempo dei nobili presso le principali corti italiane, in Francia fu introdotto dalla regina Caterina De’ Medici nel 1500 e fu chiamato divertissement. Da allora, fino ai giorni nostri, tutti i termini che riguardano la tecnica del balletto classico conserveranno la nomenclatura francese. Questa forma artistica incontrerà molte difficoltà prima di diventare un genere teatrale indipendente e per molti anni ancora verrà utilizzato come semplice intermezzo per intrattenere il pubblico tra un atto e l’altro della tragedia, della commedia e del melodramma, ben noto antenato dell’opera lirica. Il ballerino, nell’opera lirica, non ha la stessa possibilità di esprimersi che ha invece nel balletto classico: è limitato nello spazio (dalle scenografie) e nel tempo, poiché gli inserti musicali composti per essere danzati sono brevi e non sempre di grande rilievo artistico. Il danzatore diventa in questo caso anche attore e mimo, cioè un artista dalle mille qualità in grado di confrontarsi ogni giorno con difficoltà diverse. Molto spesso questo tipo di artista si trova ad interagire e a “giocare” con gli elementi di scenografia per rendere più interessante il proprio movimento sul palcoscenico ed è qui che inizia una grande somiglianza con i ballerini del musical, il genere di spettacolo a cui stilisticamente facciamo spesso riferimento in questa versione di Pinocchio. Nel musical la caratteristica principale di tutti gli artisti è quella di saper recitare, cantare e danzare; il corpo di ballo si definisce chorus perché con la sua versatile competenza sostiene in tutto e per tutto l’azione dello spettacolo. I personaggi principali devono avere voci strepitose per impressionare il pubblico con le loro capacità canore, 81 ma anche grande personalità e abilità nel movimento per poter sostenere le difficoltà teatrali e coreografiche comprese nei loro ruoli. Spesso, nel nostro Pinocchio, i personaggi cantano accompagnati da musiche dai ritmi travolgenti e, se prendessimo in mano lo spartito, in quei punti troveremmo indicati termini particolari quali valzer, samba, bolero e altri ancora. Sicuramente avrete capito che sono tutti nomi di danze, ma sapete anche quali sono le loro origini? Approfondiamo insieme… Samba (traccia n° 12): è una danza originaria del Brasile, in particolare di Salvador de Bahia, il porto dove venivano sbarcati gli schiavi provenienti dall’Africa occidentale. Il samba è quindi il frutto della mescolanza di tradizioni religiose e ritmi musicali di varie etnie africane che vivevano emarginate nelle favelas ; diventò il termine ufficiale per definire un tipo di musica solo nel 1917, anno in cui venne inciso il primo disco di samba. Oggi è considerata la danza ufficiale brasiliana del carnevale (ogni anno nel Sambodromo di Rio de Janeiro si esibiscono per l’occasione tutte le scuole di samba della città). Valzer (traccia n° 13): nasce alla fine del Settecento come evoluzione di un altro ballo, il Ländler, una danza di coppia tipica delle regioni settentrionali dell’Austria. Inizialmente si diffuse in Francia e in Germania, poi conquistò gran parte dell’Europa ed ebbe nell’Ottocento il momento di massimo splendore grazie all’opera di compositori come Johann Strauss padre e Johann Strauss figlio. Fra i motivi di tanto successo non dimentichiamo che, per la prima volta, le coppie di ballerini danzavano abbracciate. Ragtime (traccia n° 14): rappresenta il più importante fenomeno musicale del Nord America e ha contribuito alla formazione della musica jazz. Il termine ragtime significa “tempo stracciato, a brandelli” e comparve per la prima volta nel 1897: si trattava di musica di intrattenimento suonata da pianisti di colore in alcuni locali del Middle West e, con l’andare del tempo, generò diverse danze, tra cui il cakewalk e il fox trot. Beguine (traccia n° 15): è un ballo di coppia di velocità moderata che si diffonde a partire dal 1930, in particolare nelle isole Martinica e Guadalupe. In Italia la beguine è un ballo di sala molto diffuso, anche se non trova spazio fra le discipline ufficiali. Bolero (traccia n° 16): è una danza popolare spagnola che risale alla metà del Settecento e ci riporta ad un passato di nobile eleganza. Con il suo ritmo calmo ed elegante affascinò diversi compositori e come danza popolare subì continue metamorfosi, al punto che non si ricorda più la sua forma originaria (lo stesso Bolero di Ravel, il più noto, ne conserva solo lo spirito spagnoleggiante, ma non la forma e il ritmo). Can-can (traccia n° 17): il nome di questa danza deriva, probabilmente, dalla storpiatura della parola francese scandal e, anche se le sue origini sono piuttosto incerte, con esso si indicava un ballo eseguito dalle danzatrici nei cabaret della belle époque. Era considerato un ballo “scandaloso” perché le ballerine, schierate in fila l’una accanto all’altra, alzavano 82 le gambe a tempo di musica, scoprendole e mostrando gonne e sottogonne in uso all’epoca, suscitando così l’entusiasmo degli spettatori! Ecco invece una serie di giochi adatti a voi e alla vostra classe da eseguire con l’aiuto dell’insegnante. Gioco n. 1 Unite due file parallele costituite da un numero pari di bambine e bambini che camminano gli uni verso gli altri; se al momento dell’incontro alzeranno le braccia vedrete formarsi un ponte. Queste figure devono essere eseguite in maniera molto precisa se volete che abbiano l’effetto desiderato. In questo caso, se i bambini non mantengono rigorosamente dritte le file durante lo spostamento, invece di vedere un ponte vedrete un “serpente”. PRENDIAMOCI TUTTI PER MANO... ALZIAMO LE BRACCIA E... ... CI SAREMO TRASFORMATI IN UN PONTE! 83 Gioco n. 2 Questa volta partite invece da due file in cui le bambine e i bambini si tengono per mano, chiedendo ai 4 bambini che si trovano alle estremità delle file di unire anche le loro mani e facendo tutti insieme alcuni passi indietro, si formerà un cerchio. PRENDIAMOCI PER MANO... FACCIAMO DEI PASSI INDIETRO... ... ED ECCO CHE ABBIAMO FORMATO UN CERCHIO! Vi sono infinite possibilità di composizione coreografica; potrete continuare a inventarle voi stessi in classe. Gioco n. 3 Una volta formato il cerchio le possibilità di divertimento diventeranno molte. Per esempio, se le bambine si staccano dal cerchio grande per recarsi al centro di esso, possono formare un altro cerchio concentrico al primo. Facendo ruotare i due cerchi rispettivamente verso destra e verso sinistra, apparirà una girandola. 84 Gioco n. 4 Adesso è il momento di imparare a correre con eleganza e precisione, per rendere più facile la realizzazione dei disegni descritti nei giochi precedenti. Provate a mettere le mani sui fianchi con i gomiti tenuti perfettamente di lato al corpo, sollevatevi sulle mezze punte tenendo le ginocchia tese e cominciate a spostarvi eseguendo dei passi piccolissimi e molto veloci, senza staccare mai del tutto i piedi dal pavimento. Avrete la sensazione di scivolare in avanti o indietro, come pattinando sul ghiaccio. Per rendere più fluida questa corsetta cercate di allungarvi sempre molto bene verso l’alto e abbiate cura di piegare e stendere le ginocchia in modo alternato e quasi impercettibile per tutta la durata degli spostamenti. 85 GIOCHI CON LA SCENOGRAFIA a cura di Lucia Carella Le fasi di realizzazione di una scenografia 1. Conoscenza dell’opera e delle intenzioni del regista Generalmente ogni rappresentazione teatrale, oltre a raccontare una storia, vuole trasmettere un messaggio. Anche la scenografia con i suoi colori e le sue forme deve aiutare a ottenere diverse sensazioni. Ad esempio: • • Scena scura e opprimente: situazione drammatica Scena chiara e ordinata: situazione serena 2. Lettura e analisi del libretto con individuazione degli ambienti e degli oggetti citati Naturalmente la cosa più importante è conoscere la storia, chi l’ha scritta e in quale epoca. Tutte queste informazioni sono contenute nelle prime pagine di questo libretto. Dopo aver letto la storia di Pinocchio, ricerca tutte le informazioni relative agli ambienti e inizia ad immaginare come potrebbero essere. Le scene principali della nostra storia sono: • La bottega del falegname Geppetto • Strade e piazze del paese • Il teatro di marionette di Mangiafuoco • L’ Osteria del Gambero Rosso • L’esterno della casa della Fata Turchina • L’interno della casa della Fata Turchina (la camera da letto) • Il Paese dei Balocchi • Il Circo • La pancia della Balena 3.Progettazione e realizzazione grafica di un bozzetto scenografico Ogni rappresentazione teatrale può avere più scene intercambiabili o un’unica scena fissa, ciò dipenderà dal numero degli ambienti previsti nel libretto o dalla scelta registica. Per ogni scena occorrerà realizzare un bozzetto e la fondamentale pianta in scala. Ovviamente per la realizzazione del bozzetto sarà opportuno seguire le regole della prospettiva, che può essere frontale, accidentale ed aerea. Il tipo di prospettiva più comune usata in teatro è la prospettiva frontale a punto di vista centrale. 86 Esempio. Disegno prospettico con relativa costruzione: le linee di fuga sono le linee che definiscono la profondità: sono oblique e convergono nel punto di fugA (p.f.) linea di terra puoi decidere tu dove collocare il punto di fuga! al centro è più semplice le linee che definiscono le parti frontali sono parallele alla linea di terra ... ecco la spiaggia! Costruiamo gli elementi mobili della nostra scenografia: il teatro di Mangiafuoco, le marionette, i burattini e la Balena La scenografia, come abbiamo appena detto, non è solo un semplice fondale dipinto. Spesso vi sono “elementi mobili”, cioè parti di scenografia che entrano ed escono dalla scena solo in alcuni momenti, come nel nostro caso accade al teatro di Mangiafuoco, alle marionette e alla Balena. Naturalmente per realizzare queste parti di scenografia utilizzeremo solo materiali di recupero come scatole, cartoni, carte varie e colorate, ecc. Iniziamo con il teatrino di Mangiafuoco Prima di iniziare la costruzione dell’intero impianto scenico gli scenografi realizzano un modellino in scala ridotta del proprio progetto. Se vogliamo divertirci ancora di più, possiamo trasformare il modellino in un vero teatrino dei burattini o di marionette a filo. Proviamo a costruirlo insieme nel modo più semplice. Il materiale che ci occorre è: cartone ondulato, stoffa per tendine per il sipario, cartoncini colorati per le decorazioni, nastro adesivo, colla vinilica, forbici. Ovviamente il risultato sarà determinato dalla fantasia! 87 piega le parti laterali, il tuo teatrino rimarrà in piedi da solo! 50 40 75 Taglia via il boccascena! piegare decora SECONDO la tua fantasia con i cartoncini colorati e aggiungi le tendine... il teatrino è pronto! per muoverlo dovrai infilare la mano nel vestito, infilare il dito indice nella testa e il pollice e il medio nelle due mani! In alternativa al teatro di cartoncino si può realizzare il teatrino utilizzando un semplice telo sul quale dipingere il boccascena del teatro o meglio ancora le varie scenografie. Infatti, appendendo la tela ad un filo teso da parte a parte, potrai manovrare le marionette dall’alto verso il basso salendo su un tavolo nascosto dietro la tela. … e ora realizziamo le marionette e i burattini Ma Pinocchio è una marionetta o un burattino? Come abbiamo già visto, il nostro amico Carlo Collodi ci ha confuso un po’ le idee, perché usò il termine burattino e non marionetta come avrebbe dovuto. Naturalmente non si trattò di un errore, ma di una scelta letteraria. Forse Collodi preferì utilizzare il termine “burattino” perché più diffuso tra la gente semplice: infatti, il teatro dei burattini ha origini popolari e ai tempi di Collodi viveva nelle piazze dei paesi, a differenza delle marionette che prendevano vita preferibilmente negli ambienti borghesi. Quindi qual è la differenza tra le marionette e i burattini? • Il burattino è un fantoccio che viene animato dal basso verso l’alto per mezzo dei movimenti della mano dell’uomo inserita all’interno del costume-guanto. Gli elementi che lo costituiscono sono: la testa (forata all’interno per infilare un dito), il costume e due mani di legno. • La marionetta ha il corpo interamente articolato e viene manovrata dall’alto verso il basso per mezzo di fili fissati sul bilancino di comando. 88 Pinocchio è dunque una marionetta, perché ha tutto il corpo in legno; gli mancano i fili, è vero, ma semplicemente perché Geppetto non ha fatto in tempo a metterli e la magia della Fata Turchina ha fatto sì che si muovesse da solo! A questo punto dobbiamo individuare i personaggi della nostra storia, che in questo caso sono: Personaggi umani: Pinocchio La Fata Turchina Geppetto Mangiafuoco Lucignolo L’Oste Due Carabinieri Arlecchino Pulcinella Personaggi animali: Il Grillo Parlante Il Gatto La Volpe La Lumaca Il Dottor Corvo Il Dottor Gufo Quattro Conigli becchini Il Tonno La Balena La seconda fase del lavoro consiste nel fare il disegno. Ognuno sceglierà quale personaggio vuole costruire, farà il disegno e lo colorerà. I burattini possono essere realizzati in vari modi: interamente in stoffa con la testa modellata in cartapesta o in Das, oppure più semplicemente decorando una pallina da pingpong. Ognuno può scegliere la propria tecnica preferita e caratterizzare i personaggi decorandoli con fili di lana o residui di pelliccia per realizzare i capelli o la barba e baffi, utilizzando piccole palline o bottoni per creare nasi e occhi. In alternativa ai burattini si possono realizzare le marionette a filo. La parte più impegnativa è la realizzazione della testa, che può essere fatta di cartapesta o più semplicemente decorando una palla di polistirolo, dipingendo il volto e incollandovi cappelli di cartone e parrucche di lana. Il corpo può essere realizzato in stoffa imbottita, le mani e i piedi in legno o qualsiasi altro materiale più pesante. Oppure si può utilizzare un uovo o una sfera di polistirolo per il busto, cannucce per braccia e gambe, tappi di sughero per i piedi, cartoncino ritagliato e colorato per le mani. Il vestito è molto importante e si può creare con un semplice pezzo di stoffa indossato come una tunica o un poncio. Per realizzare il bilancino di comando occorrerà cercare piccole bacchette di legno o utilizzare i legnetti dei ghiaccioli o gli stuzzicadenti per gli spiedini; ne incolleremo due a croce e attaccheremo i fili o meglio ancora i cordoncini, che ci serviranno per muovere la testa, le mani e le braccia. 89 altezza marionetta fili scorrevoli nell’anello filo della testa fisso filo della testa fisso fili delle gambe scorrevoli fili delle braccia fissI fili delle gambe fissi fili delle braccia scorrevoli In alternativa si possono realizzare marionette di cartoncino, disegnando la sagoma della testa, del corpo, delle braccia e delle gambe su un cartoncino, ritagliandole, unendole con dei ferma campioni e legando le singole parti a una cordicella seguendo lo schema del disegno. Tirando verso il basso il cordino, la nostra marionetta si muoverà aprendo e chiudendo le braccia e le gambe! ... tirando il cordino verso il basso si alzano e si abbassano le braccia e le gambe ... streghetta napoletana! testa con pallina di polistirolo decorata attacco cordino fermacampioni cono di cartoncino nero... ... cannuccia di plastica dei palloncini... 90 E per finire realizziamo la Balena… o il Pescecane? Balena o Pescecane? Anche qui c’è un po’ di incertezza; Collodi in alcuni momenti della sua storia chiama questo «terribile mostro» in un modo o in un altro: «[…] Pinocchio viene mangiato da un terribile pescecane (…)» e subito dopo «[…] Pinocchio si ritrova nella pancia della balena (…)». In realtà l’Autore vuole rendere l’idea di un mostro enorme e spaventoso («lo chiamavano l’Attila dei pesci e dei pescatori»). Per la scena in cui Pinocchio si ritrova a nuotare nel mare in burrasca e viene improvvisamente sorpreso e mangiato dal grosso pesce, possiamo realizzare un’enorme sagoma di cartone, con la bocca articolata. Occorrerà disegnare su un grosso cartone ondulato la sagoma del pescecane, ritagliarla, dipingerla o decorarla con la tecnica del collage (magari utilizzando tanti pezzettini di carte colorate e argentate, per riprodurre l’effetto delle squame) e articolargli la bocca ritagliandone a parte la sagoma e fissandola con i fermacampione, in maniera da poter aprire e chiudere la bocca stessa. Successivamente per la scena della pancia o della bocca della balena si può realizzare un vero e proprio elemento scenico, utilizzando un enorme scatolone di cartone ondulato (o più di uno uniti insieme) per ricreare l’ambiente interno, applicando sulla parte frontale una specie di boccascena (sempre in cartone) sul quale disegnare la sagoma della bocca e soprattutto dei lunghissimi denti affilati. Anche in questo caso si può dipingere o decorare con la tecnica del collage. Più lo scatolone è grosso, più può contenere bambini, ma nel caso del teatrino delle marionette basterà anche una scatola più piccolina. SAGOMA IN CARTONE ONDULATO SPESSO INTERNO SCATOLA DI CARTONE ONDULATO LA BOCCA DELLA BALENA PROFILO SAGOMA DEL MARE PROFILO SAGOMA DELLA BALENA 91 PARETI LATERALI NERE PARETE DI FONDO SCATOLA LINGUETTE IN CARTONE PER SOSTEGNO SAGOMA MARE SAGOMA MARE IN CARTONE 92 Annotazioni _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ 93 Annotazioni _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ 94 Annotazioni _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ 95 Finito di stampare nel mese di novembre 2011 presso la tipografia Stargrafica srl - San Mauro (TO) 96 FONDAZIONE COSSO E TEATRO REGIO Attiva dal 2008, la Fondazione Cosso opera per lo sviluppo del territorio, delle sue risorse e dei suoi talenti attraverso concreti strumenti di valorizzazione, facendo luce su quanto già esistente e favorendo la riscoperta di aspetti meno noti o dimenticati. La sua offerta culturale è ampia e risponde a interessi diversi, proponendo mostre, concerti, convegni, attività didattiche e formative sia allÊinterno del Castello di Miradolo sia presso gli enti con cui collabora. Il Castello, già menzionato in documenti del XVII e XVIII secolo, è attualmente oggetto di un programma di restauro che ha lÊobiettivo di renderlo nel tempo pienamente accessibile al pubblico e restituirgli la sua originaria funzione di laboratorio di idee del territorio. La Fondazione Cosso, che desidera collaborare con istituzioni che abbiano le sue stesse finalità e dedichino la propria attività alla valorizzazione della cultura, si è accordata con la Fondazione Teatro Regio di Torino per sostenere, anche nella stagione 2011-2012, i progetti della Scuola allÊOpera. Il rapporto tra i due enti porterà sul territorio laboratori di educazione musicale dedicati alle famiglie, grazie al percorso Opera...ndo con mamma e papà, pensato appositamente per avvicinare i più piccoli e le loro famiglie allÊopera, tramite attività di approfondimento. La collaborazione tra le due realtà permette dunque di mantenere adeguata la qualità dellÊofferta culturale e risponde allÊesigenza di destinare al territorio piemontese iniziative di alto livello. tel. 0121.376545 mail: [email protected] www.fondazionecosso.it