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2012
FONDAZIONE TEATRO REGIO
DIREZIONE AREA ARTISTICA
LA SCUOLA ALL’OPERA
Attività didattica del Teatro Regio Torino
in collaborazione con Città di Torino, Regione Piemonte, Agiscuola,
Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica – nucleo regionale ex I.R.R.E. Piemonte
DIREZIONE AREA ARTISTICA
Direttore
Coordinatore Area Artistica
Coordinatore didattico-organizzativo
Segreteria
Pinocchio
Testi
Alessandro Galoppini
Marina Pantano
Elisabetta Lipeti
Andreina Fanan
Nausicaa Bosio, Marco Bricco, Erica Cagliano, Lucia Carella,
Elisabetta Lipeti, Giovanna Piga, Sabrina Saccomani, Pompeo Vagliani,
Luca Valentino
Illustrazioni originali
Elena La Rovere (e Lucia Carella per Giochi con la scenografia)
Le attività della Scuola all’Opera 2011-2012
sono realizzate in collaborazione con la Fondazione Cosso
Pubblicazione a cura della
Direzione Comunicazione e Pubbliche Relazioni
Ufficio Attività Editoriali
© Fondazione Teatro Regio di Torino
www.teatroregio.torino.it
SOMMARIO
Presentazione
C’era una volta........................................................................................................................ p. 3
L’epoca di Pinocchio...............................................................................................................
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La vita di Carlo Collodi.......................................................................................................... 7
Pinocchio!................................................................................................................................. 8
Gli autori e il loro Pinocchio ................................................................................................
10
Un burattino a misura di bambino......................................................................................
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La trama...................................................................................................................................
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Pinocchio in musica: una storia lunga come un naso.......................................................
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Lo spettacolo
Il libretto................................................................................................................................
Gli spartiti...............................................................................................................................
Il disco.....................................................................................................................................
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Proposte operative
Laboratorio teatrale Pinocchio: bambino o burattino ?.................................................
Giochiamo con Pinocchio.......................................................................................................
Giochi musicali........................................................................................................................
Giochiamo al teatro!..............................................................................................................
Dialogo tra il Gatto, la Volpe, Pinocchio e la Fata Turchina........................................
Giochi con la danza................................................................................................................
Giochi con la scenografia......................................................................................................
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TAVOLA 1
presentazione
a cura di Elisabetta Lipeti
C’ERA UNA VOLTA…
… Un re! – diranno i miei piccoli lettori.
No ragazzi, avete sbagliato: c’era una volta un pezzo di legno.
Uno dei più celebri incipit della storia della letteratura italiana è quello della fiaba di
Pinocchio, il bambino-burattino disubbidiente e monello che ha animato le fantasie di
diverse generazioni di piccoli e grandi lettori fin dal lontano 1881 quando Carlo Collodi, al
secolo Carlo Lorenzini, cominciò a pubblicare Le avventure di un burattino sottoforma di
romanzo a puntate sul fiorentino «Giornale per i bambini».
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti. L’Italia contemporanea sembra lontana
anni luce da quella dell’era umbertina descritta da Collodi (ma a guardare bene forse
non è proprio così…). I bambini di oggi, ipertecnologizzati e globalizzati, avranno ancora
voglia di mettersi in gioco e forse rispecchiarsi nelle marachelle irriverenti di un burattino nato centotrenta anni fa? È la sfida che Pierangelo Valtinoni e Paolo Madron hanno raccolto,
presentandoci una nuova versione della fiaba, seguendo le orme di tanti autori prima di loro. Infatti, traduzioni a parte (una fonte dell’UNESCO
ne ha contate oltre duecentoquaranta, il che fa
di Pinocchio il libro più diffuso della letteratura
italiana), sono innumerevoli le trasposizioni teatrali, cinematografiche e musicali, per non parlare dei diversi illustratori che hanno scelto il
piccolo eroe di legno come protagonista, il che
conferma una popolarità mai tramontata.
Quale sarà il segreto di tanto successo? Forse si
trova nel perfetto equilibrio tra lo stile fiabesco
e quello realistico, equilibrio rappresentato dalla
strana famiglia di Pinocchio, composta da una
mamma-fata, per giunta con i capelli turchini, e
un babbo umile artigiano. Il fascino emana anche
dalla simpatia che l’Autore lascia trapelare nei
confronti degli atteggiamenti “ribelli” (oggi
diremmo “trasgressivi”) del protagonista, che non Il primo “ritratto” di Pinocchio a opera di
riesce proprio ad accettare le regole del mondo Enrico Mazzanti (1883).
adulto, rappresentate dalla scuola. O forse sarà
proprio quel finale dal sapore agrodolce in cui assistiamo alla metamorfosi dell’eroe,
ineccepibile sul piano morale, ma che significa anche la sua morte, a indurci ancora una
volta a rileggere Pinocchio, emozionandoci, ridendo e piangendo per le pazze avventure
di un pezzo di legno.
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L’EPOCA DI «PINOCCHIO»
Il contesto storico e culturale
Nel 1881 lo scrittore fiorentino Carlo Lorenzini comincia a pubblicare a puntate il suo
romanzo Le avventure di un burattino sul periodico «Giornale per i bambini»; due anni
dopo verrà pubblicato in volume.
Così come Pinocchio è un bambino che muove a stento i primi passi, commettendo anche
un sacco di errori, il giovane Stato italiano, nato da soli vent’anni, si dibatte in gravi
difficoltà. Vittorio Emanuele II, il “Padre della patria”, il primo re d’Italia, muore nel 1878
lasciando al figlio Umberto I il difficile compito di gestire una realtà politica, sociale ed
economica davvero complessa, in un momento in cui gli entusiasmi risorgimentali si sono
ormai spenti. Ad assillare il sovrano, e non solo, sono il divario tra Nord e Sud e tra
città e campagna, la nascita del proletariato urbano (tardiva rispetto alle grandi nazioni
europee), la spinosa “questione romana”, la collocazione politica dell’Italia nel panorama
internazionale e una crisi economica endemica che indurrà milioni di italiani a emigrare
oltreoceano. L’atteggiamento conservatore del re e del governo induce il malcontento
popolare a sfociare in grandi manifestazioni di piazza, disgraziatamente sedate con
la forza; l’età umbertina passerà tristemente alla storia come epoca di difficilissima
transizione, conclusa tragicamente dall’attentato del 29 luglio 1900, che risulterà fatale
allo stesso sovrano.
Un’importante riforma sociale, che trova eco nella narrazione di Collodi, è data
dall’emanazione della Legge Coppino (1877), che rende gratuita e obbligatoria la
frequenza dei bambini alle prime tre classi elementari, benché la sua attuazione si areni
per molti decenni a causa della mancanza di fondi. I dati statistici relativi al grado di
alfabetizzazione rivelano che, nel 1861, il 75% degli italiani è analfabeta e che ancora
negli anni Ottanta solo otto su mille parlano correttamente la lingua nazionale.
In Europa la cosiddetta Seconda rivoluzione industriale sta rafforzando l’economia delle
grandi potenze, impegnate in una vigorosa espansione coloniale che favorisce lo sviluppo
di odiosi modelli militaristi e nazionalisti, ma anche la conoscenza di culture lontane e
diverse, con la conseguente moda dell’esotismo nell’arte e nel costume.
Lo sviluppo straordinario della scienza e delle sue applicazioni produce un veloce progresso
nelle comunicazioni e nei trasporti, con conseguente miglioramento del tenore di vita
quotidiano delle classi borghesi; l’ottimismo che ne deriva induce un senso di fiducia
incondizionata nelle capacità del metodo scientifico e nelle sue possibilità di applicazione
alla sfera sociale; tale movimento intellettuale prende il nome di positivismo, mentre
l’intero periodo storico, soprattutto nella sua fase finale, verrà definito belle époque.
D’altra parte, però, serpeggia anche un senso di inquietudine e scetticismo percepito
dagli intellettuali più sensibili, che mettono in discussione le regole sociali e artistiche in
favore di atteggiamenti trasgressivi e provocatori, spesso accompagnati da introspezione
e senso di distacco dalla realtà: nasce dunque la corrente del decadentismo, che fa
presagire la fine di un’epoca.
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La capitale culturale europea è Parigi; nella città francese confluiscono centinaia di
intellettuali provenienti da tutto il mondo, a dare vita ad una frenetica attività artistica
nonché a quasi tutte le principali nuove correnti di fine Ottocento: il naturalismo,
l’impressionismo e il simbolismo.
Il naturalismo nasce come reazione al gusto romantico, che tendeva a presentare
una realtà idealizzata e fantastica; gli artisti naturalisti, invece, sono interessati
alla realtà oggettiva, soprattutto quella che riguarda i diseredati e i “perdenti” della
società. Lo scrittore, affermano, deve uscire in mezzo alla gente, sperimentare le
stesse situazioni, studiare gli ambienti e poi riportarli sulle pagine del romanzo, senza
aggiungere giudizi personali, esattamente come si comporta lo scienziato nei confronti
del suo oggetto di studi.
In contrapposizione ai naturalisti, gli impressionisti, che sono principalmente pittori,
rivendicano la soggettività dell’artista il quale, grazie all’uso del colore piuttosto che al
disegno definito, deve fissare sulla tela le sue emozioni personali. La tecnica adottata,
piuttosto rapida, è la pittura en plein air, per poter catturare con immediatezza
le impressioni suscitate dal paesaggio. Sugli impressionisti eserciterà anche una
potente influenza l’arte dei pittori giapponesi presentata a Parigi nel 1867 nel corso
dell’Esposizione Universale.
Il simbolismo è un movimento artistico molto ampio e complesso che interessa non solo
la pittura, ma anche la letteratura e la musica. I suoi principi possono essere riassunti
nel concetto secondo il quale la realtà che vediamo e percepiamo con i nostri sensi
non è altro che un simbolo di qualcosa di più profondo e misterioso, che solo l’artista
sa leggere per mezzo dell’intuizione, a scapito della razionalità. Gli artisti simbolisti
prendono spesso in considerazione il sogno e l’inconscio, e i loro soggetti sono basati su
leggende, miti o fiabe.
La letteratura in Italia alla fine dell’Ottocento
Conclusa la stagione romantica, negli anni Ottanta si sta esaurendo anche il movimento
della scapigliatura, che aveva animato la vita culturale milanese a partire dagli anni
Sessanta del secolo. Gli scapigliati avevano tratto la loro curiosa denominazione ispirandosi
liberamente al termine francese bohémien (letteralmente “zingaro”), che indicava la vita
disordinata e ribelle dei giovani artisti poveri nella Parigi di metà Ottocento. Come loro,
anche gli scapigliati erano animati da uno spirito di ribellione nei confronti della cultura
tradizionale e del buonsenso borghese.
Sul modello del naturalismo francese, si sviluppa a fine Ottocento il verismo, una corrente
letteraria che promuove l’adesione dell’artista alla realtà sociale dei più deboli; mentre il
naturalismo ambienta le vicende nei bassifondi cittadini, i veristi Luigi Capuana e Giovanni
Verga rivolgono l’attenzione agli ambienti contadini del Sud Italia, narrandone non solo le
tradizioni, ma anche le dolorose condizioni di vita. Lo stile adottato comprende l’uso di
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forme dialettali nell’intento di conseguire una maggiore adesione alla realtà descritta.
La personalità più rilevante sullo scorcio del secolo è comunque Giosuè Carducci, il
“poeta vate” (come gli antichi definivano colui che “guida” il popolo attraverso la sua
arte), fautore di un ritorno al classicismo, ma anche sostenitore di una forte concezione
patriottica della poesia.
Su un piano completamente diverso, ma storicamente molto importante, si collocano
infine i due romanzi “educativi” quasi contemporanei: Pinocchio di Carlo Collodi e Cuore
(1886) di Edmondo De Amicis. Ambientato nella Torino post-unitaria, non più capitale
ma luogo simbolico dei mutamenti sociali di fine Ottocento, Cuore racconta le vicende
degli scolari di una classe di terza elementare nell’arco di un intero anno scolastico. Il
protagonista, Enrico, si confronta sia con coetanei appartenenti a diverse classi sociali
e provenienti da diverse regioni d’Italia, sia con il mondo degli adulti (principalmente
il padre e il maestro) in un intenso percorso di formazione fatto di sentimenti, valori
morali, conoscenza e slancio ottimistico verso il futuro della giovane nazione italiana.
La musica alla fine dell’Ottocento in Europa
Anche nell’ambito musicale la fine del secolo è un’epoca di grandi trasformazioni nelle
forme e nei contenuti: già da tempo compositori come Franz Liszt e Richard Wagner
hanno gettato le fondamenta della “musica dell’avvenire”; alla morte del compositore
tedesco, nel 1883, l’incendio wagneriano ha infiammato l’Europa, inducendo schiere di
giovani intellettuali a dedicarsi con devozione alla nuova estetica filosofico-artistica,
che contrappone il moderno dramma musicale alla “vetusta” opera lirica della tradizione
italiana.
Frattanto, diverse nazioni considerate precedentemente limitrofe dal punto di vista
della produzione musicale, come la Russia, la Spagna, l’Ungheria e la Boemia, rivendicano il
diritto di visibilità nei confronti del loro patrimonio popolare, che associano al linguaggio
della tradizione “colta” europea, cui apportano un enorme rinnovamento; è il momento
delle Scuole Nazionali.
Altre novità provengono, ovviamente, da Parigi, dove nel 1875 viene proposto a un pubblico
scettico e perfino scandalizzato la sconvolgente vicenda dell’affascinante zingara
Carmen, eroina “verista” di nuova generazione rispetto alla lunga serie di principesse,
damigelle e fanciulle tenere e fragili cui era avvezzo il pubblico ottocentesco. Su un
piano più tradizionale, invece, sulle scene francesi fiorisce un nuovo genere detto opéra
lyrique, nel quale agiscono i personaggi cari alla grande letteratura europea come Romeo
e Giulietta, Faust, Amleto, ecc. Ma altri radicali cambiamenti sono prossimi: in una classe
del Conservatorio di Parigi uno studente prodigio e insofferente sta scardinando le basi
dell’insegnamento accademico provocando nei dotti insegnanti stupore, ammirazione o
sdegno. Il genio di Claude Debussy sta sorgendo, il Novecento è alle porte.
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… e in Italia
Il panorama musicale è dominato fino alla fine del secolo dalla produzione melodrammatica:
per il pubblico italiano dire Musica è dire Opera. E dire Opera è dire Verdi. La geniale
produzione del “grande vecchio” domina i teatri italiani e internazionali benché ormai,
all’inizio degli anni Ottanta, la sua vena creativa sembri essersi esaurita: l’ultima
opera, Aida, risale al 1871 e da allora Verdi ha composto, sì, il grande capolavoro del
Requiem e un Quartetto per archi, ma nulla per il teatro, a parte il rifacimento di Simon
Boccanegra, «cui raddrizza le gambe» (sono sue parole) con l’aiuto di un nuovo librettista,
il poeta e scrittore Arrigo Boito, ex-scapigliato, ma orgoglioso ormai di collaborare
con il massimo compositore vivente. In realtà i giovani scapigliati degli anni Sessanta
erano stati tutt’altro che teneri nei confronti del melodramma tradizionale: ammaliati
(manco a dirlo) dalle novità wagneriane, i giovani poeti e musicisti avevano lanciato strali
avvelenati contro gli artisti della vecchia guardia, concentrando le loro invettive su Verdi
e Manzoni. Vent’anni dopo, però, raffreddati gli ardori rivoluzionari, sarà proprio Arrigo
Boito a desiderare una collaborazione con Verdi, il quale, convinto dall’editore Ricordi,
accetterà. Prima, a mo’ di esperimento, arriverà la riscrittura di Simon Boccanegra, poi i
capolavori assoluti Otello (1887) e Falstaff (1893), grazie ai quali Verdi suggellerà la sua
lunga parabola teatrale, lasciando alle generazioni successive una ponderosa eredità. Il
decennio 1890–1900 vedrà sbocciare le novità del verismo, con i musicisti della “Giovane
Scuola” (Pietro Mascagni, Ruggero Leoncavallo e Umberto Giordano) e il grande astro di
Giacomo Puccini, che proprio nel 1893, l’anno dell’addio alle scene verdiano, si affermerà
con il suo primo capolavoro, Manon Lescaut (Torino, Teatro Regio, 1 febbraio).
In realtà, dopo più di un secolo di predominio del melodramma, una nuova generazione
di compositori italiani ritorna come in passato a rivolgere l’attenzione alla produzione
strumentale: nessuna pagina di Giuseppe Martucci o Giovanni Sgambati raggiungerà la
fama assoluta, ma si tratta di un buon avvio per il movimento di sprovincializzazione del
mondo musicale italiano, un gesto di apertura europea che, nel giro di decenni, indurrà
anche il pubblico ad amare il repertorio sinfonico o cameristico e a frequentare le sale
da concerto, oltre ai teatri d’opera.
La vita di Carlo Collodi (1826–1890)
Carlo Lorenzini, noto con lo pseudonimo di Collodi dal nome dell’amato paese natale della
madre, nasce a Firenze il 24 novembre 1826, in una famiglia che lavora al servizio degli
industriali Ginori, benché la madre sia maestra diplomata. Primogenito di una “nidiata” di
dieci fratellini, Carlo assisterà però alla tragica scomparsa di ben sei di loro in tenera
età.
Dopo le scuole elementari frequentate a Collodi, Carlo è avviato agli studi in seminario,
ma in seguito intraprende la carriera di impiegato e giornalista. Di ideologia mazziniana,
nel 1848 si arruola come volontario nella Prima Guerra d’Indipendenza; tornato a Firenze,
fonda il quotidiano di satira politica «Il lampione», subito sospeso dalle autorità del
Granducato e poi riaperto in occasione dell’annessione della Toscana al Piemonte (1860).
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Contemporaneamente Collodi fonda e dirige «Scaramuccia», giornale di critica teatrale,
e in seguito collaborerà con diverse testate tra cui «La Nazione», ancora oggi il principale
quotidiano fiorentino.
La vena letteraria dell’autore si esprime pienamente in una ricca produzione di romanzi,
guide turistiche semiserie, biografie, traduzioni, drammi teatrali e libri per ragazzi. Tra
gli ultimi, spicca il lungo ciclo dedicato al personaggio di Giannettino, bambino curioso
e grande viaggiatore, che con brio e fantasia descrive ai piccoli lettori le bellezze
e le particolarità delle regioni italiane, all’epoca quasi del tutto sconosciute a livello
nazionale. A proposito di Giannettino, Collodi scrive a un amico: «Questo libro non è fatto
né per i ruminanti di notizie storico-artistico-vegetali, né per quei sapientissimi, che
son nati apposta per dar sapore al sale e odore all’ammoniaca. Il mio libro è un libro, per
intendersi, fatto modestamente per dare ai ragazzi una mezza idea di quell’Italia, che è
la loro nuova e gloriosa patria, e che “per conseguenza” non ne sanno nulla di nulla».
Probabilmente, però, Carlo Collodi non sarebbe uscito dalla cerchia dei bravi scrittori
quasi dimenticati, se non avesse dato vita a…
Pinocchio!
Come abbiamo già visto, la creazione del romanzo italiano per bambini più famoso e amato
di tutti i tempi si avvia quasi in sordina, dapprima come racconto a puntate pubblicato
nel 1881 su un giornale per l’infanzia; conclusi i primi 15 capitoli con la morte per impiccagione del discolo protagonista, Collodi termina bruscamente la sua opera. Il successo
di pubblico, però, induce l’editore a richiedere a Collodi la prosecuzione della fiaba, cosa
che gli suggerisce l’idea di attribuire a Le avventure di un burattino una connotazione
educativa più marcata, con relativo lieto fine e metamorfosi del protagonista in bambino
vero. Nel 1883, infine, il romanzo viene pubblicato integralmente dalla casa editrice Paggi
(la futura Bemporad) di Firenze con il titolo definitivo Le avventure di Pinocchio.
Accolto con iniziali perplessità dalla critica e con entusiasmo dai lettori, Pinocchio rappresenta con realismo l’ambiente popolare della provincia italiana fornendo anche, grazie
ai simbolismi della fiaba, suggestioni profonde legate al mondo interiore dei bambini,
fatto di timori, ribellioni e relazioni affettive. Lo stile utilizzato nel capolavoro collodiano unisce, in uno splendido italiano-toscano, il linguaggio colloquiale a quello descrittivo,
senza trascurare elementi tratti dal teatro popolare e dalla Commedia dell’Arte con
preciso riferimento al personaggio di Stenterello, la maschera toscana per eccellenza,
abilissima nella battuta a bruciapelo apertamente umoristica: «Dunque me ne andavo pei
fatti miei in cerca di quelli degli altri, quando ad uno svolto di cantonata mi trovo un cane,
caro te, tra’ piedi. Io, che vuoi, de’ cani a quattro gambe ho meno paura di quelli a due,
cioè viceversa…» (Stenterello fanatico per farsi bastonare, atto I); «A mio credere il
burattino è bell’e morto; ma se per disgrazia non fosse morto, allora sarebbe sicuro che
è sempre vivo» (Pinocchio, cap. 16).
A prima vista i personaggi che circondano il protagonista si possono suddividere in due
categorie principali: personaggi realistici e personaggi fantastici. Alla prima categoria
appartengono Geppetto, splendida figura di padre, umile artigiano, affettuoso benché
improvvisato e incapace di gestire un figlio così speciale; il burbero Mangiafuoco, lo sfa-
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ticato Lucignolo, malinconica figura di ragazzo perduto, il viscido Omino di Burro e poi
ancora Mastro Ciliegia, i Carabinieri, i compagni di scuola e il padrone del Circo. Gli aspetti
fiabeschi, invece, riguardano principalmente la Fata Turchina, presente nella prima parte
del romanzo come Bella Bambina, quasi una sorellina di Pinocchio che nella seconda parte
della storia si trasfigura in mamma, educatrice e promotrice della sua rinascita. A ben
guardare, però, la lunga lista di animali parlanti appartiene a una categoria intermedia
composta da personaggi fiabeschi, ma rappresentativi di caratteristiche estremamente
umane: su tutti il Grillo Parlante, la voce della coscienza, seguito dalla ditta di mascalzoni
patentati Gatto & Volpe, dalle infide faine, odiosi camorristi ante litteram; vengono poi il
Tonno e la Colomba, salvatori in extremis, il Gorilla-giudice che applica con lucida pedanteria le regole dell’ingiustizia assoluta, il Corvo e la Civetta medici, i Conigli becchini, i cani
Medoro e Alidoro, la snervante Lumaca, che mette a dura prova la pazienza di Pinocchio
(ma non si tratterà per caso di una delle tante trasformazioni della Fata?).Vediamo più in
dettaglio quali situazioni paradossali sono diventate nel tempo espressioni proverbiali:
− «Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito! Perché ve ne sono di due specie: vi
sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo: la tua per
l’appunto è di quelle che hanno il naso lungo».
− Il Paese dei Balocchi, versione collodiana del paese di Bengodi o paese di Cuccagna,
dove non si lavora e ci si diverte soltanto, salvo dolorosi risvegli.
− Ridere “a crepapelle”, altra definizione coniata da Collodi per descrivere la letterale
morte dal ridere dell’enorme serpente che impedisce il passaggio a Pinocchio.
Un’ultima questione sull’identità di Pinocchio: da dove deriva il suo nome? E, soprattutto,
non sarebbe più corretto definirlo “marionetta” piuttosto che “burattino”?
Il curioso, celeberrimo nome potrebbe derivare da una sorgente omonima, situata a Colle
Val d’Elsa, in Toscana, località in cui Collodi aveva studiato come seminarista; un’altra e
più probabile spiegazione è data dal significato del termine “pinocchio” come sinonimo di
“pinolo”, o frutto del pino, o addirittura “piccolo pino”, cioè pezzetto di legno, nella lingua
toscana dell’Ottocento.
Circa la seconda questione va detto che, sebbene Pinocchio sia chiamato “burattino”,
in realtà dovrebbe essere definito “marionetta”, benché prodigiosamente senza fili:
come una marionetta, infatti, è di legno ed è tutto snodato. Collodi, però, preferisce il
termine “burattino” in omaggio all’omonimo personaggio della Commedia dell’Arte, che
“abburattava”, ossia setacciava la farina, con gesti scomposti e legnosi.
Foto di scena dell’operina Pinocchio
musicata da Paolo Malfetti
su testo di Urbano Saint-Pierre
(Firenze, Teatro Alfieri, 1908).
9
Gli autori e il loro «Pinocchio»
Pierangelo Valtinoni è nato a Vicenza ed
è compositore, direttore d’orchestra,
organista e insegnante. Ha composto
Pinocchio insieme all’amico Paolo Madron,
giornalista specializzato in economia, ma
con una grande passione per il cinema, la
poesia e la musica.
Le avventure del “loro” Pinocchio hanno
inizio nel 2000, anno in cui il Teatro
Olimpico di Vicenza commissiona un’opera
ispirata al celebre libro di Collodi,
dedicata ad un pubblico di giovani e con la
partecipazione diretta di alcuni ragazzi in
veste di strumentisti e cantanti.
La prima versione dell’opera, dal
titolo Pinocchio, burattino di talento,
rappresentata a Vicenza nel 2001, era
in un unico atto della durata di circa
50 minuti. L’opera è stata in seguito richiesta e rappresentata nel 2006 con grande
successo alla Komische Oper di Berlino, poi seguita dalla Staatsoper di Amburgo. Per
le rappresentazioni in Germania è stata realizzata una seconda versione in due atti,
assai più fedele alla fiaba di Collodi, la stessa che il Teatro Regio oggi propone ai suoi
giovanissimi spettatori-cantori.
Il successo ottenuto da Pinocchio e la grande intesa di scrittura instauratasi tra i due
autori li hanno indotti a dare vita a una nuova fiaba musicale, La Regina delle nevi, nel
cartellone della Komische Oper di Berlino dal 24 ottobre 2010 e in quello della Staatsoper
di Amburgo dal 6 febbraio 2011.
Pinocchio di Valtinoni e Madron è un’opera brillante e divertente in due atti, che utilizza
sia voci di cantanti adulti, sia voci bianche.
La vicenda è tratta dall’originale di Collodi, benché semplificato e ridotto nel numero dei
personaggi e nella varietà degli episodi; la musica utilizza spesso ritmi da ballo, come il
valzer, il can-can, il ragtime, ecc., e in questo ricorda un po’ il musical, genere teatrale
nel quale artisti estremamente versatili devono essere capaci di sostenere non solo parti
cantate e recitate, ma anche movimenti di danza.
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UN BURATTINO A MISURA DI BAMBINO
Quando il Teatro Regio mi ha proposto questa regia, ho subito pensato: “Pinocchio
dev’essere davvero un burattino!". Solo un pupazzo infatti può rendere credibili le
avventure di questo eroe, che disubbidisce persino alle leggi della gravità e della fisica:
corre e salta senza mai stancarsi, può volare su un piccione, diventare ciuchino, essere
smontato e rimontato e soprattutto ha un naso che può crescere!
E così ho interpellato uno dei più bravi "geppetti" del mondo: Claudio Cinelli, con cui
avevamo già fatto al Regio altri spettacoli pieni di figure animate, come L’Histoire du
soldat, La nave a tre piani e Ciottolino, da sempre convinti che pupazzi e teatro lirico
vadano molto d’accordo. Anche questa volta Claudio è stato il costruttore e uno degli
animatori del nostro protagonista, mosso con la tecnica giapponese del bunraku, che
prevede tre burattinai vestiti di nero per ogni pupazzo, più – in questo caso – la cantante
che gli dà la voce.
A partire da questa premessa ho cercato di sviluppare al massimo tutti gli aspetti
fantastici del libretto di Paolo Madron e soprattutto della musica di Pierangelo Valtinoni:
per esempio, ascoltando le prime note di presentazione della Fata, ho deciso che
avrebbe volato sul palcoscenico; e alla fine – sempre in sintonia con la musica – l’ho anche
trasformata in sirena che nuota nel fondo del mare circondata da pesci fluorescenti.
Poi c'era Geppetto, che è il personaggio più "reale" di tutta la vicenda: volevo che il
pubblico seguisse tutta la sua storia alla ricerca di Pinocchio, facendolo comparire in più
punti del palcoscenico e anche nella sala. Ma alla fine sono riuscito a far volare anche
lui, quando Pinocchio lo libera dal ventre della balena, quasi ridandogli la vita così come
Geppetto aveva fatto con lui all'inizio.
E in questo senso fantastico e teatrale con Claudio abbiamo pensato anche tutti gli altri
personaggi e naturalmente la scena, che doveva trasformarsi continuamente, sempre
lasciando al pubblico la massima libertà di immaginazione.
In questo percorso ci hanno aiutato con grande entusiasmo sia l’Orchestra e i cantanti,
sia tutte le persone che lavorano dietro le quinte del Teatro Regio, dagli uffici al
palcoscenico, che si sono divertite a ricreare con sapienza artigianale questo mondo
prodigioso – voglio ricordare almeno Laura Viglione, che ha inventato costumi davvero da
favola. E soprattutto hanno collaborato con noi sia i ragazzi del Coro di voci bianche, che
hanno impersonato moltissimi personaggi dell’opera – grilli, burattini, pagliacci, pesci…
cambiando almeno tre costumi a testa! – sia le centinaia di bambini del pubblico, che
hanno imparato alcuni brani e partecipato allo spettacolo con luci colorate, nasi finti
e soprattutto con enorme entusiasmo. Lo stesso che hanno dimostrato i giovanissimi
partecipanti al laboratorio curato dall’Osservatorio dell’Immaginario Giovanile della
Compagnia Stilema/Unoteatro: le loro riflessioni e le loro emozioni sono state per me
essenziali nell’inventare un Pinocchio-burattino davvero a misura di bambino.
Luca Valentino
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La trama
Ciao, sono certo che mi conosci già! Io sono il celebre Pinocchio, burattino-bambino un
po’ discolo e molto disubbidiente, ma anche buono e sensibile. La storia della mia nascita
è un po’ particolare: un bel giorno il mio babbo, il falegname Geppetto, mentre intagliava
un pezzo di legno, sentì una vocina impertinente che si lamentava del solletico: ero io! Nel
Prologo dell’opera che vedrai, però, sarò presentato nientemeno che dalla primadonna
della fiaba: la Fata dai capelli turchini, la mia meravigliosa “mamma”. Assieme a lei
vedrai anche quei due furboni del Gatto e la Volpe, il Grillo Parlante e il mio compagno
Lucignolo.
Atto I
Quella sera Geppetto era alle prese con i miei proverbiali capricci: avevo una fame da
lupo e non potevo certo accontentarmi di un po’ di pane e formaggio, no? E per andare
a scuola, di cosa c’era bisogno? Di un libro, naturalmente! Povero Geppetto, era così
spiantato che dovette vendere il suo logoro cappotto per poterlo comprare! Ma io, degno
della mia fama di monello, vendetti il libro per comprare un biglietto per il teatro. E che
teatro! Il vecchio Mangiafuoco era proprio un grande burattinaio; inoltre lì trovai due
autentiche celebrità: Arlecchino e Pulcinella. Finalmente ero tra gente del mio rango,
dei veri artisti. Peccato che Mangiafuoco fosse un tipo così irascibile, ma grazie alla
mia bella parlantina, lo convinsi a darmi
ben cinque monete in cambio di un
nuovo spettacolo… sulle avventure di
Pinocchio!
Tutto contento del mio successo me ne
andai canticchiando; incontrai allora il
Gatto e la Volpe, i due famosi furfanti
in cerca di un “pollo” da spennare.
Inutile dire che quel pollo ero io.
Quei simpaticoni mi fecero ubriacare
all’Osteria del Gambero Rosso e,
neanche a dirlo, in men che non si dica
mi rubarono le cinque monete; l’Oste
non volle sentire le mie scuse e chiamò
i Gendarmi per gettarmi in gattabuia.
Scappai a perdifiato e riuscii a far
perdere le mie tracce grazie a un
gentile piccione che mi portò via sulle
sue ali. Atterrai infine davanti alla casa
della Fata Turchina: faceva un freddo!
Bussai alla porta e mi rispose una
Lumaca, che si precipitò ad aprirmi…
dopo tre settimane.
Le avventure di Pinocchio narrate su disco (1932).
12
Atto II
Le mie tristi avventure mi avevano portato
allo sfinimento: mi trovavo lì, come morto,
nella casa della Fata, circondato da dottori
di dubbie capacità. Al mio risveglio la Fata
mi diede una medicina così amara, ma
così amara, che solo a guardarla faceva
spavento; feci finta di berla sperando che
nessuno se ne accorgesse. Fu così che
scoprii con grandissimo cruccio una mia
imbarazzante caratteristica: ogni volta
che dico una bugia il naso mi si alluuunga
in modo impressionante. Che vergogna! A
voi non succede? Comunque, solo l’arrivo
dei Conigli-becchini mi convinse a bere la
medicina, grazie alla quale fui pronto in
un soffio a saltare e giocare come prima.
Come? Dite che finalmente sarei andato
a scuola? Beh, non proprio… Sapete, il
mio amico Lucignolo mi aveva convinto ad
andare nel Paese dei Balocchi, un bellissimo
luogo dove non si lavora, non si studia e il
tempo trascorre tra giochi, divertimenti
e risate. È così che si cresce e si diventa
grandi… asinelli! Lunghe orecchie, lunga
coda, invece di parlare e cantare, ragli
spaventosi.
Ahiuuuto!
Ahiiiuto!
Ero
L’opera di Ferrari Trecate del 1948 ispirata
diventato un ciuchino anch’io! Come se non
a Pinocchio.
bastasse, fui venduto per quattro soldi al
padrone di un circo che mi obbligò a danzare, danzare... finché mi ruppi le zampe. Mezzo
morto mi gettarono in mare. Fortuna che un Tonno premuroso chiamò i suoi amici pesci
e mi fece ripulire dalle caratteristiche asinine. Finalmente potevo pensare al mio povero
babbo; sapete dove era capitato? Nella pancia di un enorme pesce: Squalo o Balena, non
so, ma dovevo assolutamente salvare mio padre dalle sue fauci. Vi assicuro che entrare
nella bocca di un mostro, brrr, fa una paura! Ma lì vicino trovai la Fata che mi indicò il
mio caro babbo. Che bello, ero di nuovo tra le sue braccia! Il coraggio mi tornò in un
baleno: presi il babbo sulle spalle e riuscii a saltar fuori dalla bocca del pesce. Tutti gli
amici mi aspettavano: la loro ansia si tramutò in gioia! Non vi dico la mia sorpresa e la
mia felicità quando mi guardai le mani, i piedi, mi toccai il naso e il viso tutto intero…
ero un bambino vero! La mia buona Fata aveva premiato l’azione generosa e anch’io avevo
imparato finalmente a comportarmi come si deve. E voi?
13
PinocchiO In musica: UNA STORIA LUNGA COME UN NASO
a cura della Fondazione Tancredi Barolo
La fiaba musicale per l’infanzia trae le sue origini dal teatro per ragazzi e dei ragazzi, e si
sviluppa tra Otto e Novecento grazie all’interesse crescente di musicisti, artisti e autori
che riconoscono progressivamente in essa una forma espressiva specifica, con valenza
non solo educativa o di intrattenimento. Scarsamente presente nell’ambito scolastico o
nel teatro amatoriale, si afferma in Italia in ambienti particolarmente sensibili alle novità
artistiche, in stretto collegamento con i personaggi e le storie dei libri per l’infanzia.
In questo contesto, Pinocchio diventa rapidamente uno dei protagonisti di versioni
musicali liberamente tratte dalla storia di Collodi, e l’editoria specializzata propone nei
primi anni del Novecento spartiti per esecuzioni al pianoforte caratterizzati da scopi
didattici e da copertine illustrate con la figura del burattino, come ad esempio Pinocchio.
Avventure di un burattino. Album ricreativo musicale nell’estensione delle 5 note a 2 e
a 4 mani di Ernesto Becucci, oppure una serie di spartiti di Walter Graziani, ispirati alla
vita di Pinocchio,
La prima operina vera e propria con protagonista Pinocchio risulta essere quella musicata
dal Maestro Paolo Malfetti su testo di Urbano Saint-Pierre, libretto pubblicato nel 1914
a Firenze da Paggi (ved. figura a lato). Malfetti,
nato a Firenze nel 1856 e attivo fino agli anni
Trenta del Novecento, oltre a essere organista
titolare presso la basilica di Santa Croce, fu
maestro di musica per i novizi e soprattutto
insegnò in collegi e istituti religiosi fiorentini.
Proprio da questa attività nasce probabilmente
l’idea di produrre una vera e propria “Pinocchiooperetta” destinata ad un pubblico infantile. La
prima rappresentazione è comunque effettuata
qualche anno prima della pubblicazione a stampa
del libretto e dello spartito musicale, nel 1908 a
Firenze, al Teatro Alfieri, un teatro “popolare”
dall’ottima acustica, vero e proprio trampolino
di lancio e banco di prova per molti cantanti.
L’evento è ricordato sul «Giornalino della
Domenica» di Vamba in un articolo di Giuseppe
Fanciulli, uno specialista di letteratura per
l’infanzia e collaboratore strettissimo della
rivista con lo pseudonimo di Mastro Sapone.
L’articolo è quanto mai interessante in quanto
documenta la prima versione musicale di Pinocchio eseguita sulle scene, con gustose
fotografie e i nomi degli interpreti, e testimonia il successo dell’operina che ebbe «4
repliche a teatro gremito» (ved. figura a pagina 9).
14
«Il maestro Malfetti, già noto per molte altre composizioni in gran parte eseguite dai
piccoli artisti dell’Istituto Pallavicini, ha saputo trovare un tipo di musica che veramente
si adatta all’insieme e alle parti varie del libretto. La massima semplicità e chiarezza,
come deve essere in ogni lavoro dedicato ai ragazzi: il motivo quasi sempre vivace ed
elegante, talvolta patetico, dove la frase lo richiede. E l’insieme, la fusione tra parole e
musica, completa, armonica − veramente elegante.
Il maestro Malfetti, la signorina Irene Katufà, che ebbe la direzione drammatica, e il
conte di Saint-Pierre possono essere giustamente lieti di questo bel successo − lieti
anche di aver contribuito a diffondere maggiormente, se è possibile, il nome glorioso di
uno degli eroi più cari ai nostri ragazzi». («Giornalino della Domenica», anno III, n. 21,
Firenze, Bemporad, 24 maggio 1908).
Il libretto, sebbene piuttosto stiracchiato, ebbe comunque un discreto successo nel
tempo, tanto è vero che ancora vent’anni dopo destò l’attenzione della maestra Giulia
Rondelli, diplomata al Liceo Musicale di Torino e insegnante di musica negli istituti
magistrali di Susa, Torino e Aosta. La maestra fece studiare per sei mesi agli allievi
del locale istituto L’avventura di Pinocchio, che andò in scena al Politeama Giacosa il 19
maggio 1929 sotto la sua direzione ed ebbe numerose repliche in tutta la Val d’Aosta.
Nel frattempo un prestigioso Pinocchio in musica era stato allestito dal mitico Teatro
dei Piccoli delle marionette di Podrecca, ridotto per le scene in 4 atti e 10 quadri da G.
Gatteschi ed E. Guidotti, con la messa in scena di Dino Vannucci e intermezzi e commenti
musicali del maestro Giovanni Giannetti (prima rappresentazione: Roma, Teatro dei
Piccoli, 19 gennaio 1917).
Il Pinocchio illustrato da Attilio Mussino, pubblicato in volume da Bemporad di Firenze
nel 1911 e premiato con medaglia d’oro all’Esposizione di Torino dello stesso anno, è forse
l’icona che più ha condizionato, in Italia e all’estero, le innumerevoli riedizioni della storia
di Collodi, anche per le versioni musicali.
Esempio significativo è La commedia di Pinocchio, proposta dall’editore Bemporad nel
1926 in un prezioso volumetto che raccoglie anche la partitura dell’operina. La riduzione
teatrale di Arpalice Cuman Pertile si distingue per la freschezza e l’originalità del testo
che si integra perfettamente con le musiche concertate con maestria dalla sempre
attiva Elisabetta Oddone e con le figure di Attilio, curatissime nei particolari e attente
a esprimere una certa grazia femminile propria della riduzione.
Negli anni Trenta i nuovi media, dal fonografo alla radio, spingono case discografiche
e case editrici a produrre dischi e soprattutto libri/dischi, cofanetti in cui testi della
fiaba, immagini e musica possono essere integrati.
Il connubio tra la storia, le immagini di Mussino e il commento musicale si fa ancora
più stretto con la produzione, nel 1932 da parte della Durium, di un cofanetto con Le
avventure di Pinocchio narrate in 18 dischi, con scene e figure da ritagliare, che stimolano
un approccio totale “multimediale” e interattivo alla storia narrata. Le musiche sono
eseguite da strumentisti della Scala di Milano (ved. figura a pagina 12).
La raccolta viene pubblicizzata dall’editore come «il primo libro sonoro di testo per le
scuole italiane», mettendo in evidenza la valenza educativa come «metodo didattico −
ricreativo di eccezionale importanza».
15
Dal 1937 la Radio entra nelle scuole e negli istituti post elementari con uno specifico
programma e con proprie realizzazioni.
«La Radio nella Scuola», supplemento mensile del «Radiocorriere», settimanale dell’Eiar,
riporta i programmi dettagliati delle trasmissioni divisi per fasce scolastiche: inni e
canti patriottici, profili di musicisti, brani famosi e nozioni di storia della musica sono
ampiamente elaborati per le classi superiori. Nel 1942, per scuole materne ed elementari,
segnala la messa in onda delle Nuove avventure e disavventure di Pinocchio, adattamento
radiofonico in otto puntate di Mario Padovani con le musiche di Luigi Astore, un altro
segno della vitalità persistente del burattino anche in quei difficili momenti.
Le operine di Pinocchio si susseguono negli anni Quaranta con Pinocchio e il mago, di
Memo Martinetti (Roma, Ave) e Buricchio. Avventure di un monello (ved. figura a pagina
13), tre atti e un epilogo, di Elio Anceschi con musica di Luigi Ferrari Trecate (1948), uno
specialista di questo genere di produzioni, che aveva già musicato con successo la fiaba
Ciottolino su libretto di Giovacchino Forzano.
Tra le produzioni straniere, si ricorda l’operetta in tre atti con musica di Harvey Gaul
pubblicata negli Usa nel 1932, di gusto e sensibilità molto “americana”, liberamente
tratta dalla storia originale.
La pubblicazione è comunque segnale dello straordinario successo del libro di Collodi
in America, in cui era ben noto fin dal 1892, molto prima della versione disneyana. Le
famosissime musiche delle canzoni del film di Disney di Irving Berlin (1940) furono
riproposte in innumerevoli arrangiamenti e riduzioni in tutto il mondo.
Veramente difficile sarebbe in questo breve excursus ricordare le numerosissime versioni
musicali della storia collodiana che si sono succedute dal dopoguerra ai giorni nostri.
Accenniamo alla versione del Pinocchio televisivo di Luigi Comencini (1972) con le sognanti
musiche di Fiorenzo Carpi che contrappuntavano le scene salienti di uno dei capolavori
della televisione italiana nei tempi d’oro.
Degli anni Ottanta è il Pinocchio di Marco Tutino, su libretto di Linda Brunetto, opera
prima dell’autore (esordio al Teatro Margherita di Genova nel 1985).
In tempi più recenti il Pinocchio musicato da Gaetano Panariello con coreografia e
sceneggiatura di Anna Razzi (Napoli, San Carlo, 1998), Le avventure di Pinocchio su testi
di Mario Restagno, coreografie di Mariachiara Raviola e musiche di Walter Orsanigo
(1999), le musiche di Nicola Piovani per il Pinocchio cinematografico di Roberto Benigni
(2002) e nel 2003 il musical italiano firmato da Saverio Marconi e prodotto dalla
Compagnia della Rancia con le musiche dei Pooh, fino al Pinocchio, favola musicale di Elena
Ballario, eseguita all’Auditorium Parco della Musica di Roma nel 2006.
Una bella storia che continua a crescere come il naso impertinente ma vitalissimo di
Pinocchio.
16
[TAvola 2]
lo spettacolo
IL LIBRETTO
Pinocchio
Opera in due atti
Libretto di Paolo Madron
liberamente tratto da Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi
Musica di Pierangelo Valtinoni
Personaggi
Pinocchio
soprano
Geppetto
baritono
La Fata
Il Gatto
mezzosoprano
La Volpe
tenore
Mangiafuoco
Lucignolo
Arlecchino
Pulcinella
Dottor Gufo
tenore
Dottor Corvo
tenore
La Lumaca
Il Tonno
L’Oste
Due Gendarmi
voce bianca
Quattro Conigli
voce bianca
Il Grillo Parlante
soprano
basso
soprano
soprano
mezzosoprano
voce bianca
baritono
tenore
coro di voci bianche
In questa versione dell'opera
le parti incorniciate sono cantate anche dal pubblico.
18
ATTO I
Prologo
Personaggi: la Fata, il Grillo Parlante, il
Gatto, la Volpe, Lucignolo.
Dietro un telo, l’ombra di Geppetto che
forgia il pezzo di legno. Molto lentamente
il burattino prende forma, rizza la schiena,
muove le braccia tenendole rigide, come se
fosse privo di articolazione. A quel punto il
telo si alza e sullo sfondo si vedono Geppetto
e Pinocchio. Il proscenio si illumina e appare
la Fata che inizia a cantare.
La Fata
Questa è la storia di un burattino testardo,
lesto il passo aveva da ghepardo.
Non era cattivo, teneva un gran cuore:
si chiama Pinocchio, è un dono d’amore.
Sogni, speranze e patimenti:
per arrivare alla vita agognata
seguitene qui i suoi mille portenti.
Mentre la Fata canta, sulla scena appaiono
gli altri personaggi: il Grillo Parlante (Coro),
Arlecchino e Pulcinella, il Gatto, la Volpe,
Lucignolo; spossato per il lungo lavoro di
creazione cui lo ha sottoposto Geppetto,
il pezzo di legno, diventato Pinocchio, si
addormenta. La Fata, Arlecchino e Pulcinella,
il Gatto, la Volpe e Lucignolo sono i personaggi
che agitano i suoi sonni.
Il Grillo Parlante
Cri. Cri. Cri. Sega Geppetto, prendi la pialla,
taglia quel legno, non fare un pastrocchio.
Cri. Cri. Cri. Ecco un piede, spunta la spalla,
prima la bocca, or tocca l’occhio.
Cri. Cri. Cri. Liscia le guance come una palla,
soffia la vita dentro a Pinocchio.
Il Gatto
Con quei cinque zecchini
già sarei un gran signore:
non lische di pesce
ma manicaretti.
Facciamoci furbi,
teniamolo d’occhio
e prendiamogli i soldi
all’ingenuo Pinocchio.
Il Grillo Parlante
Cri. Cri. Cri. Sega Geppetto, prendi la pialla,
taglia quel legno, non fare un pastrocchio.
Cri. Cri. Cri. Ecco un piede, spunta la spalla,
prima la bocca, or tocca l’occhio.
Cri. Cri. Cri. Liscia le guance come una palla,
soffia la vita dentro a Pinocchio.
La Volpe
Con cinque monete
sfiziose cenette:
caviale e champagne,
ed un sacco di doni.
Facciamoci furbi,
teniamolo d’occhio
e prendiamogli i soldi
all’ingenuo Pinocchio.
Il Grillo Parlante
Cri. Cri. Cri. Sega Geppetto, prendi la pialla,
taglia quel legno, non fare un pastrocchio.
Cri. Cri. Cri. Ecco un piede, spunta la spalla,
prima la bocca, or tocca l’occhio.
Cri. Cri. Cri. Liscia le guance come una palla,
soffia la vita dentro a Pinocchio.
Lucignolo
Ohi me misero ciuchino,
sempre insieme per la pelle.
Ne abbiamo fatte proprio tante,
combinate delle belle.
Ma che orribile destino!
Nel Paese dei Balocchi
stavo libero e beato,
fin che asino son diventato.
Pinocchio comincia a muovere i primi passi.
Geppetto lo accompagna sostenendolo.
Il Grillo Parlante
Cri. Cri. Cri. Noi siamo il grillo e la fatina,
Or la sua favola può iniziare.
Cri. Cri. Cri. Porta fiero per mare e per terra
la sua gran voglia di fantasticare.
19
Cri. Cri. Cri. Rischia di grosso quel birbante
ma non conosce altro modo di fare.
Pinocchio, non più sostenuto da Geppetto, si
riaddormenta. Geppetto esce.
La Fata
Questa è la storia di un burattino di legno,
che a dire bugie non aveva ritegno.
Lui del pericolo non aveva sentore,
davvero ignorava cosa fosse il pudore.
Furbo, curioso, assai birichino:
sempre mi tocca di tenerlo d’occhio.
Ma se fosse diverso,
non sarebbe Pinocchio.
Tutti i personaggi escono lasciando in scena
solo l’inerme Pinocchio.
Scena I
Geppetto esulta
Personaggi: Geppetto, Pinocchio.
Rientra in scena Geppetto visibilmente
soddisfatto per il suo lavoro.
Geppetto
Ma che grande portento!
Era un pezzo di legno,
voglio esser sincero.
Ma con tanto talento
l’ho fatto davvero
più vero del vero.
Un passato di stenti,
l’esistenza assai grama.
Ora cambia la vita,
ora il cielo mi ama.
Sì, io ci ho messo il mio cuore
e del prodigio io sono l’autore.
Oh che sogno divino
se potessi parlare,
se fossi un bambino.
Corri e salta sicuro,
ama sempre tuo padre
quale sia il tuo futuro.
Parla, ride, si muove
la sua voce è squillante.
Il suo corpo da inerte
20
cerca nuove scoperte.
Hai il mondo davanti,
non sprecare un istante.
Pinocchio
Padre mio, padre mio!
Una vita esaltante
in compagnia della Fata
e del Grillo Parlante.
Babbo caro, babbo caro!
Con il Gatto e la Volpe
noi faremo denaro.
Papà bello, papà bello!
Ci saranno i burattini
e un circo di asinelli.
Scena II
I capricci di un burattino
Personaggi: Pinocchio, Geppetto, il Grillo
Parlante, la Fata.
Pinocchio
Or che son nato mi voglio divertire,
star fermo non posso mi va di gioire.
Salto di qua, poi salto di là:
piego un braccio, fletto la gamba,
prendo la vita a ritmo di samba.
Mentre Pinocchio canta il Grillo Parlante
rientra silenziosamente in scena.
Geppetto
Calmati aspetta,
sei appena un bambino.
Ricordati di ieri
che eri un burattino.
Pinocchio
Ho fame, ho sete,
vorrei da mangiare.
Geppetto
Ti ho messo da parte
un po’ di formaggio.
Pinocchio (rovistando nel piatto)
Un pezzo di pane,
due croste di grana.
Con questo cibo
che vita grama!
Il Grillo Parlante
Ehi tu signorino,
che cosa vorresti?
Pinocchio
Una bella insalata,
una crêpe gratinata.
Con un po’ di brasato
sarei certo appagato.
Agnello al forno
se ancora c’è posto,
patate arrosto
come contorno.
E per finire…
Il Grillo Parlante, Geppetto
E per finire?
Dai fai in fretta
che ci par di svenire.
Pinocchio
Fatina del ciel,
fammi apparire
un bel crème caramel.
Con faccia delusa rovistando nel piatto.
Povera mia bocca!
Guarda invece
che cosa ti tocca.
Il Grillo Parlante
Altro acquistare non ha potuto,
persino il grembiule si è venduto.
Sempre indossa lo stesso vestiario
per comperarti l’abecedario.
Geppetto
La scuola del resto
è più importante.
Pinocchio
Con la pancia piena
è meno straziante.
Geppetto
A far di conto
dovrai esser destro.
Pinocchio
Io non c’entro,
dillo al maestro.
Geppetto
Tante materie
tu devi imparare.
Pinocchio
Ma quanto tempo
avrò per giocare?
Il Grillo Parlante
Date e battaglie
conoscer a memoria.
Pinocchio
Uffa non voglio
studiare la storia.
Geppetto
L’erba voglio
non è di questo mondo.
Il Grillo Parlante
Accetta il destino
fino in fondo.
Pinocchio (preparandosi la cartella)
Penne, matite,
quaderno e diario.
Libro di lettura
e abecedario.
Il Grillo Parlante e Geppetto
Penne, matite,
quaderno diario.
Libro di lettura
e abecedario.
Pinocchio
Squadra, compasso,
colori, righello.
Nero d’inchiostro
per scrivere in bello.
21
Il Grillo Parlante e Geppetto
Squadra, compasso,
colori, righello.
Nero d’inchiostro
per scrivere in bello.
La Fata
Povero Geppetto
che non ha da campare!
Persino il cappotto
ha dovuto impegnare.
Il Grillo Parlante
Geppetto che trema
al freddo si immola,
doveva comprargli
il libro di scuola.
La Fata
Il libro era nuovo,
l’idea da birbante.
Pinocchio la traduce
in moneta sonante.
Il Grillo Parlante
Poi senza vergogna
il triste baratto.
Se pensa qualcosa
la mette già in atto.
La Fata
Alla cassa del teatro
tra tanti bambinetti
si presenta Pinocchio
per comprare i biglietti.
Il Grillo Parlante
Burattino screanzato,
tu ti devi vergognare…
La Fata
… se Geppetto vive al gelo
per poterti aiutare.
Il Grillo Parlante
Burattino senza cuore,
ti sei fatto sbugiardare.
22
La Fata
E Geppetto poveretto
lui non ha di che mangiare.
Pinocchio (parlato)
Che noia Grillo,
sempre a metterci becco.
Or ti faccio tacere
con un bel colpo secco.
Pinocchio colpisce il Grillo Parlante.
Scena III
A teatro con Mangiafuoco
Personaggi: Mangiafuoco, Pinocchio, Coro
di burattini, Due Gendarmi, Arlecchino e
Pulcinella
Entra la “Banda del teatro dei burattini” suonando una marcia e si sistema; Mangiafuoco
è il solo già in scena; segue l’intervento musicale dell’”Orchestra dei burattini” che deve
essere già in posizione strategica prima che
la banda termini di suonare; riprende la marcia iniziale. Mangiafuoco, costretto a raccontare sempre le solite storie, comincia.
Mangiafuoco
Da cinquant’anni
sono qui a muovere fili.
Ormai di ogni storia
so le parti a memoria.
Due Gendarmi
Suvvia eccellenza,
che ci vuole pazienza!
Arlecchino e Pulcinella
Uffa che noia,
il tempo va via.
Quello che resta
è monotonia.
Mangiafuoco (muovendo un burattino)
Uffa che solfa,
uffa che barba.
Qui dal tedio
niente ci salva.
Cappuccetto che porta
il cibo alla nonna:
ma il lupo è nascosto
sotto la gonna.
(passando ad un altro burattino)
Pollicino ogni volta
la strada smarriva:
finché le sue tasche
di pane riempiva.
Coro del pubblico
Uffa che solfa,
uffa che barba.
Qui dal tedio
niente ci salva.
Arlecchino
Signore padrone,
ma questa è una mania!
Sempre noi a pagare
la tua poca fantasia.
Mangiafuoco
Villanzone prepotente.
Fingiam per una volta
che l’orecchio mio non sente.
Ma tu non eri un tipo mansueto…
Arlecchino
Eccellenza, signore:
se vuole mi ripeto.
È un problema di testa.
Anche noi siamo stufi:
s’inventi qualcosa
e vedrà che gran festa.
Pulcinella (parlato)
Sei pazzo Arlecchino,
non lo devi contraddire!
Te la farà pagare
fino a farti morire.
Mangiafuoco (cantato)
Vieni qui o maledetto,
non fare il codardo.
Altro che festa,
nel fuoco ti ardo.
Mangiafuoco si avventa su Arlecchino. In
quel momento entra con passo irruente e
baldanzoso Pinocchio.
Pinocchio
Oh buongiorno signore…
Che cosa vuol fare?
Ma questo burattino
è da salvare…
Coro di burattini
Evviva che bello!
È venuto per salvare
il nostro fratello.
Mangiafuoco
Spiacente fantoccio,
il teatro ha già chiuso.
Gendarmi accorrete,
arrestate l’intruso!
Pinocchio
Ma che modi son questi
di trattare gli onesti?
Mangiafuoco
Su sparisci moccioso,
che divento scontroso.
Due Gendarmi
Del caro Pinocchio
facciamone pezzetti.
Non proverai dolore,
or che il fuoco ti riduce
ad un mucchio di ossetti.
Pinocchio
Orrore, ribrezzo!
Voglio uscire di qua
ancora un sol pezzo.
Mangiafuoco
La testa ti stacco
e ti spezzo la gamba.
La fiamma ravvivo,
altro che samba!
Gli brucio anche un braccio
a quel monellaccio.
23
Pinocchio
Eccellenza, la prego:
lei vuole scherzare.
Arlecchino e Pulcinella
Dice sul serio,
lo vuole bruciare?
Mangiafuoco
E perché mai
non lo dovrei fare?
Pinocchio (parlato)
Perché un’altra storia
potrai raccontare.
Arlecchino e Pulcinella
Quella di un burattino
e le sue mille avventure.
Arlecchino e Pulcinella, Coro di burattini
Amico Pinocchio,
non farci aspettare!
Grandi imprese
tu potrai raccontar.
Pinocchio
Venite fratelli,
abbracciamoci pure.
Mi aspetta una vita
di grandi avventure.
Addio!
Mangiafuoco, Arlecchino, Pulcinella, i Due
Gendarmi
Addio!
Coro di burattini
Addio!
Coro di burattini
Eccellenza, si convinca.
Qui abbiam toccato il fondo:
lasci che Pinocchio
ci racconti il suo mondo.
La banda dei burattini abbandona il teatro
suonando la marcia iniziale. Tutti i personaggi
escono lentamente a mo’ di corteo.
Arlecchino e Pulcinella (di nuovo cantato)
Suvvia eccellenza,
che qui è un mortorio!
Con l’idea del fantoccio
allarghiam il repertorio.
All’Osteria del Gambero Rosso
Due Gendarmi
Campion di coraggio,
che niente spaventa.
Tutti
Questa a Broadway
si rappresenta.
Mangiafuoco
Mi avete convinto,
l’idea già mi tenta.
Ecco i soldi,
vediam che s’inventa.
Pinocchio (andando verso l’uscita)
La ringrazio signore
per il suo buon cuore.
24
Scena IV
Personaggi: Pinocchio, il Grillo Parlante, il
Gatto, la Volpe, l’Oste, Due Gendarmi, La
Lumaca.
Pinocchio cammina solo. Canticchia una
melodia (il motivo del Teatro dei burattini).
Recitato
Pinocchio (vantandosi)
Adesso sì che son ricco!
Ecco cinque monete.
Geppetto non soffrirà più
la fame e la sete.
Il Grillo Parlante
Sono tornato,
eccomi qua!
Pinocchio
Oddio, un fantasma!
Che paura…
Il Grillo Parlante
Torna a casa, Pinocchio,
non farti traviare!
In giro c’è gente cattiva
che ti vuole ingannare.
Pinocchio tira fuori dalla tasca le cinque
monete e le lascia cadere lentamente una
alla volta sul bancone dell’Oste (la musica
descrive la scena). Poi le raccoglie e se le
rimette in tasca.
Il Gatto e la Volpe
(Entrano dal buio dopo aver seguito tutta la
scena. Ballonzolano intorno a Pinocchio
cantando una canzoncina da cabaret.)
L’Oste, il Gatto, la Volpe e il Grillo
Parlante
Ohhhhhhhh…
Lo sai che…
cinque monete
non valgono niente,
ma chi ce le dà,
giammai si pente.
Noi del denaro
facciamo scintille.
Le cinque che hai
diventano mille.
Pinocchio va con loro e s’imbatte nell’Osteria
del Gambero Rosso. Entra e trova l’Oste. Il
Grillo Parlante, la sua coscienza, è un personaggio che lui non vede. Pinocchio incomincia
a cantare.
Pinocchio
Son stanco, ho fame.
Non mi reggo in piedi.
L’Oste
A dire il vero
siam qui per servire.
Menù della casa,
si può anche dormire.
Purché…
Pinocchio
Purché?
Il Gatto
Purché paghi in contante.
La Volpe
Qui non si fa credito
Il Gatto e la Volpe
a nessun mendicante.
Il Gatto e la Volpe si buttano sulle pietanze.
Pinocchio li guarda incredulo!
Il Grillo Parlante (non visto)
Pinocchio non farlo,
perderai una fortuna!
Pinocchio mangia con ancor più avidità.
Il Grillo Parlante
Al povero Geppetto
ne basterebbe anche una.
Pinocchio non si scompone e addenta una
coscia di pollo.
Il Grillo Parlante
Ti cerca ovunque,
non fargli un dispetto.
Pinocchio alza il bicchiere nel segno del
brindisi e poi beve.
Il Grillo Parlante
È un grave peccato
non portargli rispetto.
Pinocchio, stanco, abbassa la testa sul tavolo
e si addormenta.
Allora il Gatto e la Volpe, che avevano assistito
alla scena, si alzano. Afferrano Pinocchio per
le braccia e i piedi e lo portano su un giaciglio
preparato poco distante. Una volta posatolo
sul letto la Volpe gli fruga nelle tasche e tira
fuori le monete. Ad una ad una le fa cadere da
una mano all’altra. (La scena è soltanto drammatizzata; la musica interviene solamente per
descrivere il tintinnio delle monete.)
Pinocchio, dopo un po’, si sveglia e inizia a
cantare.
25
Pinocchio
Che ore sono?
Lasciatemi dormire.
L’Oste
Ora di pagare.
Toglietevi di torno,
che è già mezzogiorno.
Pinocchio
(frugandosi in tasca senza trovare niente.)
Le mie monete, le mie monete!
Oste: mi han derubato.
La scena, all’improvviso, si fa frenetica.
Il Grillo Parlante
Pinocchio, Pinocchio,
dovrai pagare tutto.
Pinocchio, Pinocchio,
ingenuo e screanzato.
Pinocchio, Pinocchio,
ti hanno derubato.
Oooooh! Misfatto! Misfatto!
L’Oste (cantato)
Gendarmi accorrete,
il ragazzo fa il furbo.
Frugatelo bene:
era pien di monete.
Entrano i due Gendarmi.
Gendarme uno
Che mi venga uno sturbo!
ma allora insistete.
Gendarme due
(estraendo un paio di manette)
L’hai scampata ieri sera
ma ora fili in galera.
sulle tue ali
lasciami salire.
Su, fammi volare:
più alto del sole
io voglio arrivare.
Lasciare i pensieri,
sentirsi leggeri
come tanti aquiloni.
Corriamo veloci
cerchiamo emozioni.
Più forte del vento,
che neanche le sento
le grida, le voci.
Oh terra lontana!
Se ti guardo da qui
mi sembri un po’ vana.
Un punto sperduto
di questo infinito
a me sconosciuto.
In qualche tua parte
si trova Geppetto,
malato, negletto.
A regola d’arte
m’aveva scolpito.
E ora mi piange
come figlio smarrito.
Il piccione lascia Pinocchio davanti alla porta
di una minuscola casa.
Sulla porta una piccola targa con scritto:
Casa della Fata Turchina. Il burattino si
guarda intorno poi decide di bussare, anche
perché, là fuori, fa molto freddo: si apre la
finestra e si affaccia una lumaca.
La Lumaca
Chi bussa a quest’ora?
Pinocchio
Sono io, Pinocchio,
e ho la faccia gelata.
Ma prima che i Gendarmi riescano ad afferrarlo Pinocchio se la dà a gambe infilando la porta.
Al riaccendersi delle luci Pinocchio, trafelato,
si rivolge a un piccione.
La Lumaca
Ora apro la porta.
Mi ci vuole del tempo,
quel che serve a girare la mandata.
Pinocchio
Piccione ti prego
io devo fuggire:
Pinocchio
Fammi entrare lumaca,
che resisto pochino.
26
La Lumaca
E dai, resisti un attimino.
Pinocchio
Capisci, è davvero
questione di vita!
La Lumaca
A fare più in fretta,
mi par di svenire.
ATTO II
Scena I
L’amara medicina
Personaggi: la Fata, il Grillo Parlante,
Dottor Corvo, Dottor Gufo, Pinocchio,
Quattro Conigli.
La Fata (parlato)
Dopo tre settimane
la lumaca gli ha aperto.
Il Grillo Parlante
Ma il poveretto è morto,
così sembra per certo.
La Fata
Ti prego Pinocchio,
dai segno di vita.
Muovi la mano,
se puoi apri l’occhio.
Pinocchio non reagisce.
La Fata (cantato)
Questi bravi dottori
ho chiamato a consulto.
Non sarà mica morto
questo giovin virgulto?
Dottor Corvo
O mia bella signora,
col cuore addolorato
mi duole annunciarvi:
il vostro marmocchio
è bello che andato.
Ma se muove le ciglia
magari vita ripiglia.
Dottor Gufo
O mia bella signora,
col cuore affannato
mi pregio annunciarvi:
il vostro marmocchio
è soltanto malato.
Ma se non dice parola
lui all’inferno già vola.
Il Grillo Parlante
Burattino petulante,
che ne ha combinate
davvero un po’ tante.
Miei cari dottori,
se c’è uno che muore
questo è suo padre:
soffre di crepacuore.
A questo punto Pinocchio si mette a piangere.
Dottor Corvo (parlato)
Quando il morto piange…
Dottor Gufo
… vuol dire che guarisce.
La Fata (cantato)
Ecco qui la medicina:
berla dovrai d’un fiato.
E vedrai che starai meglio
dalla sera alla mattina.
La Fata
Piccolo amore,
non darmi dolore.
Scaccia il timore
dal fondo del cuore.
Dolce tesoro,
più caro dell’oro,
nel tuo cammino
con te io sarò.
Di te mio bambino
son guida sicura.
Guarda al destino
con anima pura.
Di te, vita mia,
son stella polare,
27
che mostra la via
e mai non scompare.
Dolce tesoro,
più caro dell’oro,
nel tuo cammino
con te io sarò.
La Fata scioglie una polverina in un
bicchiere e dà la medicina a Pinocchio.
Pinocchio (parlato)
Iiih… che schifo… è orribile.
La Fata dà a Pinocchio una zolletta di
zucchero.
La Fata (cantato)
Un poco di zucchero
e sarà più digeribile…
Pinocchio fa finta di bere.
Pinocchio
Ma che buono l’intruglio,
l’ho bevuto d’un fiato.
Anche se nella pancia
sento tutto un subbuglio.
Il naso di Pinocchio comincia a crescere.
La Fata si mette a ridere.
La Fata
Se vuoi fare il candido
non sei certo più credibile…
Pinocchio
Ma sì che l’ho bevuto
senza tanto soffrire:
e già ora mi sento
le forze rifiorire…
Il naso continua a crescere.
La Fata
Davvero la vita
ti par rinvenire?
Pinocchio
Il naso s’allunga,
ma dove andrà a finire?
Il naso si allunga sempre più.
28
La Fata
Le bugie Pinocchio
hanno le gambe corte.
Ma se allungano il naso
son presagio di morte…
(La Fata diventa seria.)
Volontà marmocchio,
impariamo ad imporci.
Sempre tu voglia
che il naso si accorci.
Da lontano si sente la musica di un corteo
funebre che si sta avvicinando.
Il Grillo Parlante
Bevila!
Pinocchio (parlato)
Non la berrò
mai e poi mai.
La Fata
Attento figliolo,
te ne pentirai!
Il Grillo Parlante
Bevila!
Pinocchio
Non me ne importa!…
La Fata
Su, bevila fino in fondo.
Se vuoi che questa febbre
non ti mandi all’altro mondo!…
Il Grillo Parlante
Bevila!
Pinocchio
Non me ne importa!…
La Fata
Sfidare la sorte
porta alla morte.
Il Grillo Parlante
Bevila!
Pinocchio
La morte è nefanda,
ma rifiuto la bevanda.
Il Grillo Parlante
Bevila!
Il corteo funebre compare sulla scena.
Pinocchio (cantato)
Chi sono costoro?
E cos’è questo coso?
Quattro Conigli
Siam qui per portarti
all’eterno riposo…
Pinocchio
Mia dolce fatina,
la vita è cosa rara.
Val più di una medicina
per quanto sia amara.
Pinocchio beve la medicina tutto d’un fiato.
Il corteo funebre si allontana e i Quattro
Conigli mormorano scontenti.
Quattro Conigli
Già sembrava ormai morente
ma è perso il cliente.
Quanto tempo abbiam sprecato
per un morto che non c’è…
Pinocchio, solo sulla scena, si alza dal letto.
Pinocchio
Miracolo fatina!
Son tornate le forze.
Evviva che bello,
sono pronto a diventare
uno studente modello.
Scena II
Il Paese dei Balocchi
Personaggi: Lucignolo, Pinocchio, Coro di
bambini, la Fata.
A piccoli intervalli entrano in scena bambini
con in mano una borsa o uno zaino sulle spalle.
Grande è la gioia quando tra il gruppetto
Pinocchio riconosce il suo amico Lucignolo.
Lucignolo
Che fortuna Pinocchio
ora ti ho ritrovato!
Pinocchio
Che ci fai in questo posto,
io mi sento spaesato.
Lucignolo
È da qui che si parte
per un luogo fatato.
Pinocchio (guardandosi intorno)
E questi chi mai sono
che avanzano svelti?
Lucignolo (con tono solenne)
Sono loro i prescelti,
vanno tutti a Bengodi.
Anche tu puoi venire,
sol che vuoi favorire.
Da lontano si sente la voce della Fata che
chiama Pinocchio.
Pinocchio
Ma questa è la Fata,
la sento che mi chiama!
Lucignolo
Tappa le orecchie,
vedrai che non l’odi.
Pinocchio (parlato)
Fai presto tu, e poi?
(di nuovo cantato)
Lucignolo
(indicando una parte del palcoscenico che si
illumina)
Spalanca i tuoi occhi!
E comparire vedrai
il Paese dei Balocchi.
29
Lucignolo e Pinocchio
È la terra promessa
che abbiamo cercato,
dove non si lavora,
non ci s’alza di buon ora.
Che vacanza infinita
dove ognun se la spassa:
nel paese incantato
solo questo è l’andazzo.
Lucignolo
La scuola è bandita
per tutta la vita:
la giornata si passa
in sublime sollazzo.
Nessuno che comanda,
nessuno che rampogna,
nessuno che ti chiede
di provare vergogna.
La Fata
Torna a casa Pinocchio
non farti ingannare…
il povero Geppetto
ti continua a cercare!
Pinocchio, sciagurato,
bambino senza cuore,
proprio non te ne importa
di tuo padre che muore?
Lucignolo
Ci diceva il maestro
che dobbiamo faticare,
imparare un lavoro
per il nostro decoro.
Ma che serve studiare,
ci fa solo sudare.
Qui si apre ogni porta,
qui nuotiamo nell’oro.
Lucignolo e Pinocchio
Com’è bello far niente
o dover non pensare.
Basta chiudere gli occhi
nel Paese dei Balocchi.
Quello che hai in mente
qui non deve aspettare.
Ecco qua per magia
che d’incanto ci appare.
30
La scena si trasforma in un Circo. Il direttore
del Circo fa schioccare la frusta istigando
gli asini a ballare. Al termine del balletto
Pinocchio, disperato, si getta nel mare.
Scena III
Nel mare profondo
Personaggi: Pinocchio, il Tonno, Coro dei
Pesci.
Pinocchio (cantato)
Che senso ha vivere?
Meglio lasciarsi andare
morire sommerso
dalle onde del mare.
Il Tonno (recitato)
Oh che strano burattino!
Chissà, si sarà perso.
Ma che buffe orecchie,
mi sembra assai assai diverso.
Pinocchio (cantato)
Che stupido son stato:
se davo retta al babbo
di certo un ciuchino
non sarei diventato.
Il Tonno
Su, fatti coraggio,
non lasciarti andare.
Risalire la china
non è un miraggio.
Adesso che ci penso,
dai lasciami provare,
forse una mano
te la possiamo dare.
Pinocchio (recitato)
Magari signor pesce,
ma da qui non se ne esce.
(entra il Coro dei Pesci)
Il Tonno (cantato)
Amici accorrete,
che c’è proprio un bel daffare.
Togliamogli la pelle
così per cominciare.
Su bravi or venite
che lui sta per affogare.
Togliamogli la pelle
così per cominciare.
Pinocchio
Mi sento così stretto,
non riesco a respirare.
Coro dei Pesci
Togliamogli la pelle
così per cominciare.
Il Tonno
Dalle insidie del mare
ti abbiamo salvato.
Ora altri desideri
possiamo soddisfare.
Pinocchio
Vorrei liberarmi
di ciò che ero ieri.
Non sono più un inetto
e dal profondo del cuore
rivoglio il mio Geppetto.
(da lontano si sente un rumore sinistro)
Il Tonno (recitato)
Amici ascoltate,
cos’è questo suono?
Arriva dal fondo
un rumore di tuono.
(gridato) Lo Squalo!!!
Coro dei Pesci
Lo Squalo è tornato,
non si era saziato.
Aprendo la bocca
Geppetto ha mangiato.
Ti cercava disperato
naufragando in mare aperto.
Della tua lontananza
lui ne ha tanto sofferto.
Il Tonno e tutti i pesci scappano terrorizzati
lasciando solo il povero Pinocchio.
Pinocchio
No, no, non è finita
entro anch’io nella Balena
per salvargli la vita.
Il terribile e gigantesco Pescecane ingoia, in
un sol boccone, il disperato burattino.
Scena IV e Finale
Nel ventre del Pescecane
Personaggi: Pinocchio, la Fata, Geppetto, il
Grillo Parlante, Mangiafuoco, Arlecchino e
Pulcinella, il Gatto, la Volpe, Lucignolo, Dottor Corvo, Dottor Gufo, Quattro Conigli, il
Tonno, Due Gendarmi, l’Oste, la Lumaca.
Pinocchio si trova solo e impaurito dentro la
grande bocca spalancata.
Pinocchio
Non sento più nulla,
ho tanta paura.
Non ho mai visto
caverna più scura.
Ancora uno sforzo,
non devo temere.
Ho vinto da solo
le prove più nere.
E all'improvviso si accorge che la persona
intravista sul fondo è suo padre Geppetto.
Pinocchio (sorpreso)
Babbo tu qui
che cosa ci fai?
Geppetto
Ma dove sei stato,
a seminare guai?
Pinocchio
Oh padre sapeste
cosa m’è capitato!
Geppetto
Di tutti i colori,
me l’hanno raccontato.
31
Pinocchio
Io che ti cercavo…
Un nero che sembra
la fine del mondo.
Geppetto (con dolcezza)
Io che t’aspettavo...
Pinocchio e Geppetto muovono alcuni passi a
tentoni. Poi improvvisamente si accende una
luce.
Pinocchio e Geppetto
Io che ti cercavo,
io che t’aspettavo.
Di giorno e di notte
uno solo il pensiero.
Pinocchio
Ritrovare Geppetto.
Geppetto
Ritrovare Pinocchio.
Pinocchio e Geppetto
Io che ti cercavo,
io che t’aspettavo.
Di giorno e di notte
uno solo il pensiero.
Pinocchio
Ritrovare Geppetto.
Geppetto
Ritrovare Pinocchio.
Pinocchio e Geppetto (abbracciandosi)
Ritrovarci davvero!
I due stanno abbracciati in silenzio. Si
sciolgono dall’abbraccio. Geppetto prende
per mano Pinocchio.
Pinocchio
Lo vedo, lo vedo!
Il sole che splende.
Geppetto
Ecco il traguardo
di chi non si arrende.
Però sono stanco,
un poco mi siedo.
Pinocchio (con grande tenerezza)
Non darti per vinto
reagisci agli affanni.
Me lo carico io
il peso degli anni.
Pinocchio prende Geppetto sulle sue spalle.
I due escono dall’enorme bocca e ritrovano
tutti i personaggi della storia e si mescolano
in mezzo a loro.
La Fata
Dopo mille avventure
è arrivato tutto intero.
Lo chiamavano Pinocchio,
ora è un uomo, un uomo vero.
Geppetto
Vieni bambino
la vita ti aspetta.
Usciamo alla luce
muoviamoci in fretta.
Il Grillo Parlante
Ecco, voilà
parole non ho.
Chi certo è senza fiato a questo punto
fuor di dubbio capirà.
Qui in questa favola
la verità trionferà per sempre.
Che vera grande meraviglia!
Pinocchio (aprendo lui la strada)
Ti faccio da guida
nel buio profondo.
Pinocchio
Babbo per te
la vita darei.
32
Geppetto
Oh figlio diletto,
non devi dirlo mai.
Dottor Corvo
Lui stava nel letto ed era malato.
Avresti mai detto che fosse ancor qua?
Pinocchio
Oh padre amato,
già troppo ho sbagliato!
Dottor Gufo
Lui stava nel letto ed era malato.
Ci avrei scommesso: di certo vivrà.
Geppetto
Le tante avventure
non ti hanno traviato.
Due Conigli
Sì, meglio lui vivo…
Il Grillo Parlante
Cri. Cri. Cri. Caro Pinocchio, eri un monello
e nel pericolo hai visto la morte.
Cri. Cri. Cri. Ora sei un bambino modello,
debole eri, ora sei forte.
Cri. Cri. Cri. Su applaudiamo con vero trasporto,
figlio diletto, adorato Pinocchio.
Mangiafuoco
Gli diedi denari per fare scintille.
N’è valsa la pena: un trionfo sarà.
Due Conigli…
… che quasi morente...
Quattro Conigli
… che tanto un giorno morire dovrà.
Tutti i personaggi
Cri. Cri. Cri. La nostra fiaba è ormai finita,
ora comincia una nuova vita.
Cri. Cri. Cri. Il burattino già passa alla storia,
restano l’uomo e i suoi sogni di gloria.
Cri. Cri. Cri. È un racconto appassionato
che i lettori lascerà senza fiato.
Arlecchino
Lo si era capito…
Pulcinella
… il grande talento,
Arlecchino e Pulcinella
… ma questo racconto era solo a metà.
Il Gatto
Noi siamo contenti di averlo incontrato,
di certo denaro a palate farà.
La Volpe
Noi siamo già ricchi al solo pensiero,
a men che l’ingrato scordarci potrà.
Lucignolo
Mi frulla in testa un triste presagio:
mio caro Pinocchio che vita sarà?
33
GLI spartiti
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Atto I, prologo
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Penne, matite, quaderno diario
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Atto I, scena II - I capricci di un burattino
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Uffa che solfa, uffa che barba
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Atto I, scena III - A teatro con Mangiafuoco
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43
Pinocchio, Pinocchio
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Atto I, scena IV - All’Osteria del Gambero Rosso
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Il disco
Antologia
1. «Cri. Cri. Cri.»
2. «Or che son nato mi voglio divertire» – «Una bella insalata»
3. «Penne, matite, quaderno e diario»
4. Orchestra di burattini
5. A teatro con Mangiafuoco – «Uffa che noia»
6. «Adesso sì che son ricco» - «Lo sai che…»
7. «Le mie monete, le mie monete!» - «Pinocchio, Pinocchio»
8. «Chi bussa a quest’ora?»
9. «È la terra promessa»
10. Can-can degli asinelli
11. «Lo squalo è tornato»
Pinocchio a passo di danza
12. Samba da I capricci di un burattino
13. Valzer da A teatro con Mangiafuoco
14. Ragtime da All’Osteria del Gambero Rosso
15. Beguine da La Lumaca
16. Bolero da L’amara medicina
17. Can-can degli asinelli
Basi cantate
18. «Cri. Cri. Cri.» - Prologo
19. «Penne, matite, quaderno e diario»
20.«Uffa che solfa»
21. «Pinocchio, Pinocchio»
22.«Piccolo amore»
23.«È la terra promessa»
24.«Cri. Cri. Cri.» - Finale
Basi strumentali
25.«Cri. Cri. Cri.» - Prologo
26.«Penne, matite, quaderno e diario»
27.«Uffa che solfa»
28.« Pinocchio, Pinocchio»
29.«Piccolo amore»
30.«È la terra promessa»
31. «Cri. Cri. Cri.» - Finale
57
[TAVOLA 3]
proposte operative
laboratorio teatrale
«PINOCCHIO: BAMBINO O BURATTINO?»
Crescere tra il rispetto e la trasgressione di regole e buoni consigli
Come tutti ben sappiamo, Pinocchio riesce finalmente a diventare bambino dopo un
lungo percorso di prove, errori e conquiste. Ogni volta che non rispetta le regole ed i
buoni consigli, ogni volta che disubbidisce, compie dei passi indietro nel suo percorso di
crescita e resta quel particolarissimo pezzo di legno che è. Quando, invece, si dimostra
più maturo e ubbidiente, procede speditamente verso la meta: diventare un bambino in
carne ed ossa.
La metafora, da tutti ben conosciuta, è chiara ed evidente: solo se ci si comporta bene e
non ci si allontana dalla retta via, si cresce senza mettersi nei guai e si ottiene qualcosa
di veramente importante nella vita.
Rispetto dei valori morali o semplice moralismo fuori moda? Si possono dire molte cose,
ma è indubbio che l’eterno dilemma tra la forza del bene ed il fascino del male attraversa
l’intera esistenza di ciascuno di noi.
Il bambino, così come l’adulto, è per mille ragioni continuamente immerso in un altalenante
ondeggiare tra ciò che si deve e non si deve fare, tra comportamenti corretti − spesso
assai più faticosi da seguire − e scorretti, magari anche più attraenti e divertenti.
È lecito allora chiedersi come si comporterebbe un bambino di oggi, di fronte a una scelta
di questo tipo: vorrebbe diventare bambino o, piuttosto, restare burattino? E che cosa
penserebbe di perdere e di guadagnare, scegliendo l’una o l’altra strada? Domande, queste,
che si portano dietro molte riflessioni sul senso di stabilire e di seguire regole condivise,
sull’importanza del rispetto reciproco, sulle conseguenze dei propri comportamenti e, più
in generale, sui valori della convivenza civile.
Partendo dagli argomenti trattati nell’opera, proprio questi saranno i temi proposti
dal laboratorio Pinocchio: bambino o burattino?, naturalmente adattati all’età dei
partecipanti.
Marco Bricco
Compagnia Stilema/Unoteatro
59
GIOCHIAMO CON PINOCCHIO
a cura di Sabrina Saccomani e Lucia Carella
Le 1000 immagini di Pinocchio
Pinocchio nel tempo attraverso i suoi illustratori
Com’è Pinocchio, che volto ha?
Ognuno di noi quando legge la storia di Pinocchio immagina il
proprio fantoccio dal naso lungo. Oggi siamo molto influenzati
dalle immagini più diffuse che tra foto, libri, pupazzetti, ecc.
hanno creato una vera e propria “icona”.
L’immagine di Pinocchio, però, nasce lentamente e subisce
continue trasformazioni, dato che ogni illustratore lo ha
immaginato e disegnato in modo diverso. Il primo si chiamava
Enrico Mazzanti: nel 1883 disegnò Pinocchio con le mani sui
fianchi e con una giubba da clown bianco. Il suo è l’unico disegno
realizzato durante la vita di Collodi, la prima immagine di una
lunghissima serie. (cfr. pag. 3)
Tra i disegnatori più importanti si ricordano Carlo Chiostri,
Attilio Mussino e Sergio
Tofano (anche autore del
famosissimo Signor Bonaventura) tra la fine dell’OtAttilio Mussino
tocento e i primissimi del
Novecento. Nell’illustrare la storia, alcuni autori si
soffermarono sul protagonista mettendo in secondo piano gli altri
personaggi, altri
curarono
ogni
dettaglio
come
Walt Disney
Luigi e Maria
Augusta Cavalieri e Fiorenzo Faorzi, artisti molto
attenti alle ambientazioni.
Alcuni illustratori si rivolgevano a un pubblico di bambini, come avviene con i cartoon di Giorgio Mannini e
Piero Bernardini; altri, come Corrado Sarri e il tenebroso Gianbattista Galizzi, pensavano a un pubblico
di adulti.
Negli anni Cinquanta si crea l’immagine di Pinocchio
che ogni bambino ricorda, grazie all’immancabile
Walt Disney, a Giovanni Manca (disegnatore del
famoso «Corriere dei Piccoli»), Vsevolod Nicouline,
Giovanni Mosca e al famosissimo e simpaticissimo Benito Jacovitti
60
Benito Jacovitti con il suo primo Pinocchio anticipatore
del “fumetto”, in cui testo e immagini si affiancano.
Negli anni Sessanta e Settanta troviamo Vittorio Accornero con un Pinocchio romantico e scenografico,
Roland Topor con una visione più angosciosa, e Attilio
Cassinelli, autore di un Pinocchio molto moderno, concepito come un gioco di costruzioni da assemblare.
Dopo aver osservato
i tanti e diversissimi
ritratti di Pinocchio,
crea il tuo e disegnalo su un bel foglio di
carta. Puoi anche provare a raffigurarlo a
fumetti, all’interno di
qualcuna delle sue avVittorio Accornero
venture più celebri.
Successivamente potrai confrontare il tuo disegno con
quello dei tuoi compagni, scoprendo così tanti altri Pinocchietti.
Buon divertimento!
Attilio Casinelli
Disegna a fumetti l’incontro di Pinocchio con il Gatto e la Volpe.
61
Disegna a fumetti l’incontro con la Fata dai capelli turchini.
Disegna a fumetti l’incontro con Geppetto nella pancia dello Squalo-Balena.
62
Il Paese dei Balocchi
Il racconto di Pinocchio ha fornito molti spunti al mondo dello spettacolo, del cinema e
della musica. Diverse sono le canzoni o addirittura gli album i cui testi fanno riferimento
a questa favola, da Lettera a Pinocchio di Johnny Dorelli (1961) all’omonimo musical dei
Pooh (2002). Tra gli autori che hanno tratto maggiormente ispirazione dalle vicende
del nostro burattino c’è senza dubbio il cantautore Edoardo Bennato che nel 1977 gli
ha dedicato addirittura il titolo di un intero album (Burattino senza fili) oltre ad alcuni
brani singoli. Tra questi, vi sono due canzoni che prendono spunto dall’episodio del Paese
dei Balocchi, attualizzandolo in modi diversi: il primo, scritto nel 1976, fa riferimento
alla città di Berlino e al muro che separava la parte Est da quella Ovest fino al 1989; il
secondo accenna invece ironicamente alle problematiche dell’immigrazione.
Dopo avere letto in classe i testi di questi due brani (che trovi qui di seguito) e averne
discusso con l’insegnante e i compagni, prova a metterti nei panni del nostro Pinocchio,
esprimendo che cosa rappresenta per te oggi il Paese dei Balocchi.
Franz è il mio nome
(Edoardo Bennato, 1976)
Franz è il mio nome e vendo la libertà
a chi vuol passare dall’altra parte della città
compra il biglietto e non ti pentirai
per quello che ti do non costa assai.
Senti che suoni, c’è musica dall’altra parte
e nelle strade la gente che si diverte
è sempre festa, l’altra città ti aspetta
non perder tempo, compra il biglietto in fretta.
Domani è il giorno, domani si partirà
con una carrozza per l’altra parte della città
e come Pinocchio non crederai ai tuoi occhi
quando vedrai il paese dei balocchi.
Lì tutto è permesso, lì tutto si può comprare
e ti conviene spendere senza pensare
e se non avrai più i soldi una mattina
ti troverai dall’altra parte della vetrina.
West Berlino splendente ti apparirà
e nella notte la luce ti abbaglierà
e nelle vetrine aperte ai desideri
i sogni tuoi proibiti fino a ieri.
È come un gioco, e ognuno ha la sua parte
e quando alla fine avrai giocato tutte le tue carte
non ci pensare non aver paura
che nella vetrina farai la tua figura.
63
Il Paese dei Balocchi
(Edoardo Bennato, 1992)
Dopo un lungo viaggio di paure e di stenti
siete arrivati felici e contenti
qui nel paese dei balocchi.
Dalle vostre case ve ne siete scappati
ma non vi preoccupate siete i benvenuti
qui nel paese dei balocchi - paese dei balocchi.
Il cielo è sempre azzurro e c’è sempre il sole
va tutto a gonfie vele e vi troverete bene
qui nel paese dei balocchi.
Giù - giù - giù dai fratelli al sud
mah mah mah forse è meglio al nord
chissà!… Siamo uniti e affiatati noi
qui il razzismo non ha attecchito mai!
Tutti quanti gli altri vi hanno chiuso le porte
ma noi siamo buoni vi accogliamo a braccia aperte
qui nel paese dei balocchi.
Bene arrivati siamo molto contenti
siete i benvenuti anche se già siamo in tanti
qui nel paese dei balocchi - paese dei balocchi.
64
Giù - giù - giù dai fratelli al sud
ba - ba - baci i fratelli al nord
e già!… Siamo uniti e affiatati noi
qui il razzismo non ha attecchito mai!
Appena arriverete all’ufficio smistamento
riceverete un premio di incoraggiamento
chiedete lo scontrino, firmate ricevuta
la festa è cominciata
sì è appena cominciata!
Attenzione attenzione
tutti quelli che stanno a destra
si spostino a sinistra!
Ora tutti quelli che stavano a sinistra
si spostino a destra!
Seguire il ritmo, di corsa di corsa!
Dopo un lungo viaggio di paure e di stenti
siete arrivati felici e contenti
qui nel paese dei balocchi.
GIOCHI MUSICALI
a cura di Giovanna Piga
Giunto a questo punto del fascicolo sarai diventato un esperto di opera lirica: trama,
libretto e cantanti saranno ormai diventati termini familiari. Per fortuna Pinocchio ci
fornisce ulteriori spunti di approfondimento: in particolare vorrei ascoltare insieme a te
qualche brano musicale e farti conoscere alcuni strumenti dell’orchestra, intervallando
il tutto con dei giochi.
L‘amico misterioso
Completa lo schema secondo le definizioni verticali: sono tutte inerenti a Pinocchio, quindi
dovrai leggere bene questo fascicolo prima di poter rispondere. Una volta risolto il gioco
apparirà nelle caselle colorate il nome di un amico di Pinocchio.
1
2
3
4
5
6
7
8
9
Definizioni verticali
1.Apre la porta lentamente.
2.Lo dicono i burattini di
Mangiafuoco.
3. Sono in quattro.
4. È quello ”parlante“.
■
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■
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5.Cercano di arrestare
Pinocchio.
6. Cresce con le bugie.
7.Dove Pinocchio viene
derubato.
8. Il ”fine“ di Pinocchio.
9. Quelle degli asinelli sono
lunghe.
1. Lumaca 2. Uffa 3. Conigli 4. Il Grillo 5. Gendarmi 6. Naso 7. Osteria 8. Lieto 9. Orecchie. L’amico
misterioso è: LUCIGNOLO.
Soluzioni
65
Suoniamo Pinocchio (traccia n° 5)
Qui di seguito troverai, in versione ridotta, una partitura tratta da Pinocchio che potrai
provare a suonare con i tuoi compagni di classe. Sono certa che riconoscerai questo
brano perché è inserito nel nostro cd di ascolti.
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con Mangiafuoco
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67
Gli strumenti dell’orchestra
Il giorno dello spettacolo potrai affacciarti alla buca dell’orchestra per dare un’occhiata
agli strumenti: troverai la famiglia degli archi al gran completo (violini, viole, violoncelli e
contrabbassi), quella dei legni (flauto traverso, oboe, clarinetto e fagotto), qualche ottone
(corni e tromba) e persino il pianoforte (che raramente è inserito in orchestra); sono tutti
strumenti bellissimi, ma anche abbastanza conosciuti, per cui potrai trovare facilmente
da solo notizie che li riguardino. E poi… manca ancora la famiglia delle percussioni! Il
nostro compositore ne ha usato una grandissima varietà: scopriamole insieme.
Timpano: è formato da un bacino semisferico, solitamente di
rame, chiamato “caldaia”, sul quale viene tesa una membrana
di pelle o di materiale sintetico. Tramite un sistema di tiranti
si può modificare la tensione della membrana, cambiando così
l’altezza del suono. Si suona percuotendolo con dei battenti,
generalmente a punta morbida. In orchestra è presente in
coppia o in set comprendenti tre, quattro o più strumenti.
Grancassa: è uno strumento di grandi dimensioni il cui corpo
cilindrico ha entrambe le facce rivestite di pelle tesa o
membrana. In genere si suona con una sola mazza e ha una voce
profonda e grave; per ottenere altri effetti (il “tremolo”, ad
esempio) si usano due mazze o una sola a due teste. Tramite
appositi attacchi si possono anche fissare dei piatti.
Tamburo militare: ha una forma cilindrica ed entrambe le
facce rivestite di membrana, anche se viene percossa solo
quella superiore; su quella inferiore, invece, troviamo due corde
di metallo che vibrano “per simpatia” insieme alla membrana
superiore, dando allo strumento un suono secco e rullante.
Casse claire: si tratta del rullante che viene utilizzato in ambito
orchestrale (infatti, è chiamato anche “tamburo d’orchestra”).
È costituito da un “fusto” e da due pelli, dette “battente” e
“risonante”, che vengono messe in tensione da due cerchi. Sotto
la pelle risonante si trova una “cordiera” (una specie di spirale
metallica), attivata e disattivata da un dispositivo chiamato
“macchinetta”.
Tamburo basco: è di dimensioni variabili e ha una sola faccia
rivestita di membrana. Intorno all’armatura circolare ha dei
sonagli metallici che ne arricchiscono la sonorità con il loro
tintinnìo. Si adopera percuotendo o strofinando la pelle con le
dita e agitandolo. È diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo,
in particolare nelle regioni centro-meridionali dell’Italia.
68
Tom-tom: è un tamburo di forma cilindrica con una o due
membrane risonanti. Solitamente ha il fusto in legno, ma ne
esistono anche alcune versioni in acrilico. Si crede abbia avuto
origine dai nativi americani o dalle culture asiatiche.
Bongos: è un tamburo doppio di origine cubana, diffusosi poi in
tutta l’America latina e nel resto del mondo. È costituito da due
tamburi a forma di tronco di cono, uniti fra loro da un “ponte”
di legno. Essi sono l’uno un po’ più piccolo dell’altro per ottenere
due suoni ben distinti: il più grande ha un suono grave (ed è
chiamato “femmina”), mentre quello piccolo ha un suono acuto
(ed è chiamato “maschio”). Si suonano percuotendoli con una o
più dita, a seconda del volume di suono che si vuole ottenere.
Congas: strumento usato nella musica afro-cubana, è un tamburo
alto e stretto che, in origine, si ricavava da un tronco svuotato,
al quale veniva legata o cucita una pelle bovina ed era usato nelle
cerimonie religiose. Prende nomi diversi a seconda del diametro
della pelle (ad esempio il più piccolo si chiama “ricardo” e il più
grosso “supertumba”). Il “congaro” (colui che suona le congas)
ne usa da due fino a quattro per volta e le suona con le dita e i
palmi delle mani.
Piatto sospeso e coppia di piatti: il primo è un disco metallico
sospeso tramite un supporto e si suona con diversi tipi di
battenti. Inoltre, può essere usato in coppia (senza supporto)
tenendo un piatto in ogni mano e percuotendoli l’uno contro
l’altro.
Hi-hat: è chiamato anche charleston ed è composto da una coppia
di piatti montati in orizzontale su un supporto metallico dotato
di pedale. Si può suonare utilizzando semplicemente il pedale,
che permette all’esecutore di separare il piatto superiore da
quello inferiore, oppure con le bacchette e le spazzole tenendo
i piatti in posizione chiusa, semichiusa o aperta.
Glockenspiel: il suo nome vuol dire ”suono delle campane“ ed
è uno strumento formato da lamine di metallo intonate (vuol
dire che ciascuna di esse produce una delle sette note musicali)
disposte in ordine di grandezza su una base di appoggio. Per
suonare il glockenspiel si devono usare dei battenti in legno
ottenendo un suono limpido e molto acuto.
69
Metallofono: è simile al glockenspiel perché è formato anch’esso
da lamine di metallo intonate disposte sopra ad una base di
appoggio; la differenza consiste nell’estensione: il metallofono
può suonare le note gravi che il glockenspiel non possiede.
Esistono 3 diversi ”tagli“ di metallofoni: basso, contralto e
soprano a seconda dell’altezza dei suoni che possono produrre.
Campane tubolari: hanno una forma “a tubo” per occupare uno
spazio minore rispetto alle campane vere e proprie. Sono di
varia lunghezza (ormai avrai capito che più sono corte più il
suono è acuto e viceversa), rimangono sospese a un telaio e
si suonano percuotendole con un mazzuolo di legno. Spesso, in
orchestra, vengono montate sul telaio solo le campane richieste
dal brano che si deve suonare.
Campanelle a vento: vengono chiamate anche wind-chimes e sono
delle piccole campane tubolari intonate disposte in verticale su
un sostegno. Si suonano facendo scorrere fra di loro una piccola
asta metallica e producono un suono estremamente delicato.
Puoi trovarne una versione “casalinga” nelle campanelle a vento
che si appendono sui balconi.
Campanaccio (da mucca): buffo, vero? Eppure è anch’esso uno
strumento musicale, a suono indeterminato. Si usa senza il
batacchio (la parte interna della campana) percuotendolo con
bacchette di legno o di metallo ed è uno strumento tipico della
musica caraibica e brasiliana. Nel nostro Pinocchio è previsto l’uso
di un campanaccio da mucca, come quello della foto accanto.
Triangolo: è formato da una barra di metallo, solitamente
acciaio, piegata a forma di triangolo. Uno degli angoli rimane
aperto, quindi le estremità della barra non si toccano: questo
dà allo strumento un’intonazione non ben definita. Di solito si
lascia sospeso a un filo affinché la vibrazione possa diffondersi
nell’aria e si suona percuotendolo con un battente metallico.
Raganella: nasce come strumento della tradizione popolare.
Quelle di grandi dimensioni venivano addirittura suonate nei
campanili delle chiese nelle giornate della Settimana Santa
(questo fino al Concilio Vaticano II). È uno strumento “a
raschiamento” fatto di legno che produce suoni secchi e brevi.
È formato da un manico sul quale viene montata una ruota
“dentata”: il suono è prodotto da una lamina flessibile che viene
raschiata dalla ruota.
70
Claves (o legnetti): sono costituite da due barre, generalmente
di legno pieno, che producono un suono abbastanza brillante
quando vengono percosse fra loro. La forma è cilindrica oppure
scavata al centro per amplificare il suono. Le claves sono
molto importanti nella musica afro-cubana (ogni danza ha un
proprio ritmo che si ripete sempre uguale per tutto il brano, il
cosiddetto “ostinato”). Quando l’esecutore non ha la possibilità
di suonarle con entrambe le mani può legarne una con una
cordicella e percuoterla con l’altra o con un battente (in questo
caso è detta clave sospesa).
Frusta: è uno strumento costituito da due assi di legno unite
tramite una cerniera posta alle estremità. Quando le due assi
vengono “riunite” velocemente producono un suono particolare,
che ricorda proprio quello della frusta usata dai domatori di
animali. In Pinocchio puoi sentirla nel Can-can degli asinelli,
quando, appunto, il domatore sta addestrando i nuovi ciuchini.
Wood-block: il suo nome, tradotto, vuol dire “blocco di legno”
e si ricava proprio da un singolo pezzo di legno in cui viene
intagliata una fessura longitudinale. Si suona percuotendolo
con un solo battente. Nella tradizione orientale esistono woodblocks di dimensioni diverse: da quelli più piccoli, che si possono
tenere in mano, a quelli enormi dei templi, che possono essere
suonati solo facendo oscillare un grosso tronco contro di essi.
Güiro: ecco un altro strumento della tradizione cubana,
conosciuto anche con altri nomi come calabazo, guayo e
ralladera. Tradizionalmente si ricava dai frutti svuotati della
güira (da cui il nome) e si suona sfregando un bastoncino di
legno contro la scanalatura dello strumento, producendo suoni
brevi e secchi.
Maracas: di origine sudamericana, si costruivano utilizzando
delle zucche cave riempite di sassolini o altro materiale e munite
di impugnatura. Scuotendole, i sassolini picchiavano fra di loro
e contro la parete interna, producendo il tipico suono. Modelli
perfezionati di maracas si sono poi diffusi nelle orchestre di
musica leggera, jazz e colta.
71
GIOCHIAMO AL TEATRO!
a cura di Nausicaa Bosio
Provate a realizzare un piccolo spettacolo in classe, ispirato all’opera Pinocchio, utilizzando
alcune parti del libretto originale e due canti che avete imparato. Non vi preoccupate, non
dovrete cantare tutto come nello spettacolo che sarà messo in scena al Teatro Regio! Basterà
recitare “parlando” le battute dei vari personaggi, come nel teatro di prosa, e cantare gli
ormai conosciuti «Cri. Cri. Cri.» e «È la terra promessa»; aggiungere appropriati movimenti e
gesti scenici e condire il tutto con i costumi teatrali (il trovarobato andrà benissimo).
Prima azione teatrale
Prologo: da un pezzo di legno nasce un burattino.
Personaggi:
La Fata
Un coro di Grilli (canta il brano
«Cri. Cri. Cri.»)
Il Gatto
Un coro “Gatto” e un coro "Volpe"
(eseguono il coro parlato «Facciamoci
furbi»)
La Volpe
Geppetto (mima le azioni suggerite dal
canto)
Facciamoci furbi
«Pinocchio – pezzo di legno» (mima le azioni
suggerite dal canto)
Coro parlato «Facciamoci furbi»
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sol - di
Con l’aiuto degli adulti procuratevi i “costumi” necessari, scegliete due o tre bambini che
abbiano voglia di cimentarsi con la regia e… buon divertimento!
La Fata
(recitato)
72
Questa è la storia di un burattino testardo,
lesto il passo aveva da ghepardo.
Non era cattivo, teneva un gran cuore:
si chiama Pinocchio, è un dono d’amore.
Il Grillo Parlante
(cantato)
Cri. Cri. Cri. Sega Geppetto, prendi la pialla,
taglia quel legno, non fare un pastrocchio.
Cri. Cri. Cri. Ecco un piede, spunta la spalla,
prima la bocca, or tocca l’occhio.
Cri. Cri. Cri. Liscia le guance come una palla,
soffia la vita dentro a Pinocchio.
Il Gatto
(recitato)
Con quei cinque zecchini
già sarei un gran signore:
non lische di pesce,
ma manicaretti.
(coro parlato)
Facciamoci furbi
teniamolo d’occhio
e prendiamogli i soldi
all‘ingenuo Pinocchio.
Il Grillo Parlante
(cantato)
Cri. Cri. Cri. Sega Geppetto, prendi la pialla,
taglia quel legno, non fare un pastrocchio.
Cri. Cri. Cri. Ecco un piede, spunta la spalla,
prima la bocca, or tocca l’occhio.
Cri. Cri. Cri. Liscia le guance come una palla,
soffia la vita dentro a Pinocchio.
La Volpe
(recitato)
Con cinque monete
sfiziose cenette:
caviale e champagne,
ed un sacco di doni.
(coro parlato)
Facciamoci furbi
teniamolo d’occhio
e prendiamogli i soldi
all’ingenuo Pinocchio.
Il Grillo Parlante
(cantato)
Cri. Cri. Cri. Sega Geppetto, prendi la pialla,
taglia quel legno, non fare un pastrocchio.
Cri. Cri. Cri. Ecco un piede, spunta la spalla,
prima la bocca, or tocca l’occhio.
Cri. Cri. Cri. Liscia le guance come una palla,
soffia la vita dentro a Pinocchio.
La Fata
(recitato)
Questa è la storia di un burattino di legno,
che a dire bugie non aveva ritegno.
Furbo, curioso, assai birichino:
sempre mi tocca di tenerlo d’occhio.
Ma se fosse diverso,
non sarebbe Pinocchio.
73
Seconda azione teatrale - Il Paese dei Balocchi
… dove Pinocchio incontra il suo amico Lucignolo che lo invita ad andare con lui nel Paese di
Bengodi dove è sempre vacanza. La Fata cerca di dissuaderlo, ma Pinocchio non l’ascolta.
Personaggi:
Lucignolo
Pinocchio
La Fata
La Fata narratrice
Tre Bambini narratori
Un coro di bambini, Lucignoli e Pinocchi
(esegue il canto «È la terra promessa»)
Arricchite la messa in scena ideando una semplice coreografia da eseguire durante
il canto, ad esempio un girotondo in senso orario per i primi quattro versi e in senso
antiorario per la seconda quartina.
Anche per questa seconda azione teatrale chiedete aiuto agli adulti per la ricerca dei
“costumi” necessari e scegliete due o tre bambini per la regia. Buon divertimento!
Lucignolo
Che fortuna Pinocchio
ora ti ho ritrovato!
Pinocchio
Che ci fai in questo posto,
io mi sento spaesato.
Lucignolo
È da qui che si parte
per un luogo fatato.
Pinocchio
E questi chi sono
che avanzano svelti?
Lucignolo
Sono loro i prescelti,
vanno tutti a Bengodi.
Anche tu puoi venire,
sol che vuoi favorire.
Bambini,
Lucignolo
e Pinocchio
(cantato)
È la terra promessa
che abbiamo cercato,
dove non si lavora,
non ci s’alza di buon ora.
Che vacanza infinita
dove ognun se la spassa:
nel paese incantato
solo questo è l’andazzo.
Lucignolo
La scuola è bandita
per tutta la vita:
la giornata si passa
in sublime sollazzo.
Nessuno che comanda,
nessuno che rampogna,
nessuno che ti chiede
di provare vergogna.
74
La Fata
Torna a casa Pinocchio
non farti ingannare…
Lucignolo
Ci diceva il maestro
che dobbiamo faticare,
imparare un lavoro
per il nostro decoro.
Ma a che serve studiare,
ci fa solo sudare.
Bambini,
Lucignolo
e Pinocchio
(cantato)
Com’è bello far niente
o dover non pensare.
Basta chiudere gli occhi
nel Paese dei Balocchi.
Quello che hai in mente
qui non deve aspettare.
Ecco qua per magia
che d’incanto ci appare.
La Fata narratrice I bambini a turno si trasformano in asinelli:
ballano in circolo ragliando,
istigati dal Direttore del Circo
che fa schioccare la frusta.
Pinocchio, disperato, si getta in mare.
I Bambino
Nel mare profondo
il Tonno aiuta Pinocchio
a togliersi di dosso la pelle d’asino.
II Bambino
All’improvviso arriva lo Squalo
che aveva già mangiato Geppetto.
III Bambino
Pinocchio, dimostrando grande coraggio,
per salvare il padre si lascia ingoiare dal
terribile Pescecane.
75
Terza azione teatrale - Nel ventre del Pescecane e Finale
… dove Pinocchio, ritrovato Geppetto nella bocca dello Squalo, riesce a scappare insieme
al padre e diventa un bambino modello, acclamato da tutti i personaggi della storia.
Personaggi:
Pinocchio
La Fata
Geppetto
Mangiafuoco
Arlecchino
Pulcinella
Il Gatto
La Volpe
Lucignolo
Dottor Corvo
Dottor Gufo
Quattro Conigli
Un coro di Grilli (esegue il canto
«Cri. Cri. Cri.)
Per rappresentare la pancia del pescecane potreste stendere un telo nero delle dimensioni
di un lenzuolo su cui Pinocchio e Geppetto si muovano con trepidazione dal fondo verso
“l’uscita”.
Pinocchio
Non sento più nulla,
ho tanta paura.
Non ho mai visto
caverna più scura.
La Fata
Suvvia Pinocchio,
non devi temere.
Affronta da solo
le prove più nere.
La Fata indica a Pinocchio il babbo Geppetto sul fondo della bocca spalancata del Pescecane.
Pinocchio entra nella bocca del Pescecane (sale sul telo su cui è già Geppetto).
Pinocchio
Babbo tu qui!
Che cosa ci fai?
Geppetto
Ma dove sei stato,
a seminare guai?
Pinocchio
Oh padre, sapeste
cosa m’è capitato!
Geppetto
Di tutti i colori,
me l’hanno raccontato.
(Geppetto prende Pinocchio per mano)
Vieni bambino,
la vita ti aspetta.
Usciamo alla luce,
muoviamoci in fretta.
Pinocchio
Ti faccio da guida
nel buio profondo.
76
Un nero che sembra
la fine del mondo.
Lo vedo, lo vedo!
Il sole che splende.
Il Grillo Parlante
(cantato)
Cri. Cri. Cri. Caro Pinocchio, eri un monello e
nel pericolo hai visto la morte.
Cri. Cri. Cri. Ora sei un bambino modello,
debole eri, ora sei forte.
Cri. Cri. Cri. Su applaudiamo con vero trasporto,
figlio diletto, adorato Pinocchio.
Mangiafuoco
Gli diedi denari per fare scintille.
N’è valsa la pena, un trionfo sarà.
Arlecchino
Lo si era capito il grande talento…
Pulcinella
... ma questo racconto era solo a metà.
Il Gatto
Noi siamo contenti di averlo incontrato,
di certo denaro a palate farà.
La Volpe
Noi siamo già ricchi al solo pensiero,
a men che l’ingrato scordarci potrà.
Lucignolo
Mi frulla in testa un triste presagio:
mio caro Pinocchio, che vita sarà?
Dottor Corvo
Lui stava nel letto ed era malato
avresti mai detto che era ancor qua?
Dottor Gufo
Lui stava nel letto ed era malato,
ci avrei scommesso: di certo vivrà.
Quattro Conigli
Sì, meglio lui vivo
che quasi morente:
che tanto un giorno
morire dovrà.
Il Grillo Parlante
(cantato)
Cri. Cri. Cri. Caro Pinocchio, eri un monello
e nel pericolo hai visto la morte.
Cri. Cri. Cri. Ora sei un bambino modello,
debole eri, ora sei forte.
Cri. Cri. Cri. Su applaudiamo con vero trasporto,
figlio diletto, adorato Pinocchio.
77
DIALOGO TRA IL GATTO, LA VOLPE,
PINOCCHIO e LA FATA TURCHINA
ovvero… l’opera, il canto lirico e le voci bianche
Il Gatto
La Volpe
Pinocchio
Il Gatto
La Volpe
Il Gatto
La Volpe
Il Gatto
La Volpe
Il Gatto
La Volpe
Il Gatto
La Volpe
Il Gatto
La Volpe
Il Gatto
La Volpe
Pinocchio
Miao! Lo sai, Pinocchio, che siamo in teatro?
Oh sì! Finalmente ci frutterai un bel po’ di monete!
Ma non cambiate mai voi due? Siete sempre impegnati
a imbrogliare la gente?
Miao! È vero questa volta!
Ti hanno messo in un’opera.
Oh sì, e hanno messo anche noi.
Certo, senza di noi la tua storia non vale niente!
Miao! Che bellezza! Siamo in un’opera lirica.
Sì, siamo finalmente usciti dal vecchio libro illustrato…
… dal solito cartone animato…
… dalla canzone pop…
… e anche dal film.
Sì, finalmente siamo entrati nell’opera!
Bel canto…
… bei teatri con ricchi arredi da sgraffignare…
… belle cantanti…
… bella gente ovvero tanti portamonete da derubare!
Un’opera lirica… Ho letto nell’abbecedario che i cantanti lirici
cantano in modo particolare, con una voce molto bella e potente.
Il GattoSciocchezze.
La Volpe
Sciocchezze.
Il Gatto Delle anatre starnazzanti…
La Volpe
… delle galline strozzate.
Pinocchio
Ma come? Se…
Il Gatto
… finché naturalmente non interveniamo noi!
Pinocchio
Voi?
La Volpe
Certo piccolo, hai di fronte a te i più valenti Maestri di canto
della storia.
Il Gatto
Mi presento, il Gatto, tenore.
La Volpe
La Volpe, soprano drammatico, per servirla.
Pinocchio
Ma figuriamoci, vi conosco bene per cascarci un’altra volta.
Il Gatto
E va bene, con te non funziona più!
La Volpe
Ma troveremo di sicuro in questa avventura operistica qualche pivello da spennare…
Il Gatto
… qualche aspirante cantante da sedurre con complimenti,
lusinghe e promesse…
La Volpe
… e poi imbrogliare!
78
Pinocchio
Siete proprio incorreggibili! Con voi non parlo più. Chiederò
alla Fata Turchina come cantano i cantanti lirici.
Il Gatto
Tsè, la Fata Turchina!
La Volpe
Mh! La Fata Turchina!
La Fata
Qualcuno mi chiama?
Pinocchio
Io cara fatina! Questi due loschi individui pretendono
di saper cantare!
La FataSentiamo, dite un po’: quale tecnica utilizzate?
Il Gatto
Beh, per cantare…
La Volpe
… per cantare bene…
Il Gatto
… per cantare in teatro…
La Volpe
… bisogna cantare forte!
Il Gatto
Forte, forte, forte.
La Volpe
Così che si senta in tutto il teatro!
Il Gatto
Anzi, meglio gridare…
La Volpe
… con tutto il fiato che si ha.
Il Gatto
Anzi, meglio prendere un grande fiato…
La Volpe
… grandissimo!
Il Gatto
Irrigidire tutto il corpo…
La Volpe
… dalla punta del naso fino alla punta del mignolo…
Il Gatto
… alzando bene alte alte le spalle…
La Volpe
… e poi soffiare fuori tutta l’aria, così! Fuuuu!
Il Gatto
(Ma quello non era il lupo dei tre porcellini?)
La Volpe
(Non importa, loro non lo sanno!)
La Fata(ride di gusto) Non credo, Pinocchio, che si canti così!
Pinocchio
Meno male, mi sembrava molto faticoso. Poveri cantanti lirici!
La FataMa no, i cantanti lirici, così come tutte le persone che vogliono
cantare, non devono irrigidirsi, anzi devono essere rilassati.
Pinocchio
Anche i bambini?
La FataCerto, soprattutto i bambini non devono sforzare la voce.
Pinocchio
E come si chiamano i cantanti lirici?
La FataHanno molti nomi curiosi: gli uomini si chiamano tenore, baritono e basso, cominciando dalla voce più acuta e chiara e scendendo alla più grave e scura.
Pinocchio
Tenore, come il Gatto! Allora aveva ragione.
La FataNo Pinocchio! Non farti imbrogliare da qualche parola buttata lì. Sono sicura che il Gatto e la Volpe non siano veri cantanti, ma i soliti due imbroglioni!
Il Gatto Ehi, dico, un po’ di rispetto!
Pinocchio
Hai ragione fatina. E come si chiamano le voci femminili?
La Volpe
Guarda che lo sappiamo anche noi, saputella! Soprano, mezzosoprano e contralto dall’alto in basso.
79
Il Gatto E contralto, mezzosoprano e soprano dal basso all’alto. Lo so anche al contrario, tiè!
La Fata
Avete ragione, i nomi sono giusti, ma non basta conoscerli per essere Maestri di canto, impostori!
Pinocchio
E i bambini allora non possono cantare?
La FataCerto, Pinocchio, che i bambini possono cantare! È bellissimo sentire cantare i bambini!
Pinocchio
E come devono cantare i bambini?
La FataCon naturalezza, senza sforzare la voce, senza gridare, giocando con gioia.
Pinocchio
Ma io intendevo in teatro: i bambini possono cantare in teatro, nelle opere?
La FataSì, se fanno parte del coro di voci bianche. In quel caso si devono
esercitare bene seguendo gli insegnamenti di un Maestro.
Il Gatto
Voci bianche!?
La Volpe
Voci bianche!???
Il Gatto
Ah, ah, ah!
La Volpe
Ah, ah, ah! Voci bianche! E perché non rosse o gialle!
Il Gatto
Ah, ah, ah! E perché non turchine!!!
La Volpe
Ah, ah, ah! Sei proprio spiritoso!
La FataChe sciocchi! Pinocchio, presta loro il tuo libro così che possano toccare con mano la loro ignoranza!
Il Gatto
Voci bianche… è vero, è proprio scritto così…
La Volpe
«… sono le voci dei bambini fino all’adolescenza, con corde vocali corte che producono suoni acuti e leggeri…».
Il Gatto
È ovvio che Noi, grandi Maestri, non ci interessiamo di marmocchi!
La Volpe
Ci mancherebbe altro!
Il Gatto
Tsè, andiamocene!
La Volpe
Tsè, sì, andiamocene!
La FataPinocchio, vieni, ti faccio ascoltare un bel brano corale cantato da un coro di voci bianche.
Pinocchio
Come si intitola?
La FataInizia così: «Cri. Cri. Cri.».
80
GIOCHI CON LA DANZA
a cura di Erica Cagliano e Giovanna Piga
Cari bambini,
prima di poter giocare con la danza di Pinocchio, occorre sapere qualcosa di più su…
Il ruolo della danza nell’opera lirica e nel musical
Quando si parla di danza spesso la nostra mente vola alle famose immagini ottocentesche
che ritraggono le ballerine in tutù bianco.
In realtà questo termine fa parte di un mondo molto più ampio e complesso che è il
balletto, un genere teatrale nel quale convivono tre elementi indivisibili: la danza, la
musica e il décor, ovvero le scenografie e i costumi. La danza è il più importante perché
ne rappresenta il linguaggio espressivo: un linguaggio che utilizza il corpo umano al posto
della voce.
Quest’arte ha avuto origini particolari, essendo stata per molto tempo utilizzata come
forma di intrattenimento e di divertimento sia per i nobili sia per il popolo, anche se in
forme diverse.
Il balletto come genere teatrale autonomo nasce in Italia all’inizio del Quattrocento,
anche se il primo esempio di azione coreografica è il ballo di corte di Bergonzio Botta,
creato in occasione delle nozze tra Galeazzo Sforza e Isabella d’Aragona svoltesi a
Tortona nel 1489.
Il balletto, passatempo dei nobili presso le principali corti italiane, in Francia fu introdotto
dalla regina Caterina De’ Medici nel 1500 e fu chiamato divertissement. Da allora, fino ai
giorni nostri, tutti i termini che riguardano la tecnica del balletto classico conserveranno
la nomenclatura francese.
Questa forma artistica incontrerà molte difficoltà prima di diventare un genere
teatrale indipendente e per molti anni ancora verrà utilizzato come semplice intermezzo
per intrattenere il pubblico tra un atto e l’altro della tragedia, della commedia e del
melodramma, ben noto antenato dell’opera lirica.
Il ballerino, nell’opera lirica, non ha la stessa possibilità di esprimersi che ha invece
nel balletto classico: è limitato nello spazio (dalle scenografie) e nel tempo, poiché gli
inserti musicali composti per essere danzati sono brevi e non sempre di grande rilievo
artistico. Il danzatore diventa in questo caso anche attore e mimo, cioè un artista dalle
mille qualità in grado di confrontarsi ogni giorno con difficoltà diverse. Molto spesso
questo tipo di artista si trova ad interagire e a “giocare” con gli elementi di scenografia
per rendere più interessante il proprio movimento sul palcoscenico ed è qui che inizia una
grande somiglianza con i ballerini del musical, il genere di spettacolo a cui stilisticamente
facciamo spesso riferimento in questa versione di Pinocchio.
Nel musical la caratteristica principale di tutti gli artisti è quella di saper recitare,
cantare e danzare; il corpo di ballo si definisce chorus perché con la sua versatile
competenza sostiene in tutto e per tutto l’azione dello spettacolo. I personaggi principali
devono avere voci strepitose per impressionare il pubblico con le loro capacità canore,
81
ma anche grande personalità e abilità nel movimento per poter sostenere le difficoltà
teatrali e coreografiche comprese nei loro ruoli.
Spesso, nel nostro Pinocchio, i personaggi cantano accompagnati da musiche dai ritmi
travolgenti e, se prendessimo in mano lo spartito, in quei punti troveremmo indicati
termini particolari quali valzer, samba, bolero e altri ancora. Sicuramente avrete capito
che sono tutti nomi di danze, ma sapete anche quali sono le loro origini? Approfondiamo
insieme…
Samba (traccia n° 12): è una danza originaria del Brasile, in particolare di Salvador de
Bahia, il porto dove venivano sbarcati gli schiavi provenienti dall’Africa occidentale. Il
samba è quindi il frutto della mescolanza di tradizioni religiose e ritmi musicali di varie
etnie africane che vivevano emarginate nelle favelas ; diventò il termine ufficiale per
definire un tipo di musica solo nel 1917, anno in cui venne inciso il primo disco di samba.
Oggi è considerata la danza ufficiale brasiliana del carnevale (ogni anno nel Sambodromo
di Rio de Janeiro si esibiscono per l’occasione tutte le scuole di samba della città).
Valzer (traccia n° 13): nasce alla fine del Settecento come evoluzione di un altro
ballo, il Ländler, una danza di coppia tipica delle regioni settentrionali dell’Austria.
Inizialmente si diffuse in Francia e in Germania, poi conquistò gran parte dell’Europa
ed ebbe nell’Ottocento il momento di massimo splendore grazie all’opera di compositori
come Johann Strauss padre e Johann Strauss figlio. Fra i motivi di tanto successo non
dimentichiamo che, per la prima volta, le coppie di ballerini danzavano abbracciate.
Ragtime (traccia n° 14): rappresenta il più importante fenomeno musicale del Nord
America e ha contribuito alla formazione della musica jazz. Il termine ragtime significa
“tempo stracciato, a brandelli” e comparve per la prima volta nel 1897: si trattava di
musica di intrattenimento suonata da pianisti di colore in alcuni locali del Middle West e,
con l’andare del tempo, generò diverse danze, tra cui il cakewalk e il fox trot.
Beguine (traccia n° 15): è un ballo di coppia di velocità moderata che si diffonde a partire
dal 1930, in particolare nelle isole Martinica e Guadalupe. In Italia la beguine è un ballo
di sala molto diffuso, anche se non trova spazio fra le discipline ufficiali.
Bolero (traccia n° 16): è una danza popolare spagnola che risale alla metà del Settecento
e ci riporta ad un passato di nobile eleganza. Con il suo ritmo calmo ed elegante affascinò
diversi compositori e come danza popolare subì continue metamorfosi, al punto che non
si ricorda più la sua forma originaria (lo stesso Bolero di Ravel, il più noto, ne conserva
solo lo spirito spagnoleggiante, ma non la forma e il ritmo).
Can-can (traccia n° 17): il nome di questa danza deriva, probabilmente, dalla storpiatura
della parola francese scandal e, anche se le sue origini sono piuttosto incerte, con esso si
indicava un ballo eseguito dalle danzatrici nei cabaret della belle époque. Era considerato
un ballo “scandaloso” perché le ballerine, schierate in fila l’una accanto all’altra, alzavano
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le gambe a tempo di musica, scoprendole e mostrando gonne e sottogonne in uso all’epoca,
suscitando così l’entusiasmo degli spettatori!
Ecco invece una serie di giochi adatti a voi e alla vostra classe da eseguire con l’aiuto
dell’insegnante.
Gioco n. 1
Unite due file parallele costituite da un numero pari di bambine e bambini che camminano
gli uni verso gli altri; se al momento dell’incontro alzeranno le braccia vedrete formarsi
un ponte.
Queste figure devono essere eseguite in maniera molto precisa se volete che abbiano
l’effetto desiderato. In questo caso, se i bambini non mantengono rigorosamente dritte
le file durante lo spostamento, invece di vedere un ponte vedrete un “serpente”.
PRENDIAMOCI TUTTI PER MANO... ALZIAMO LE BRACCIA E...
... CI SAREMO TRASFORMATI IN UN PONTE!
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Gioco n. 2
Questa volta partite invece da due file in cui le bambine e i bambini si tengono per mano,
chiedendo ai 4 bambini che si trovano alle estremità delle file di unire anche le loro mani
e facendo tutti insieme alcuni passi indietro, si formerà un cerchio.
PRENDIAMOCI PER MANO...
FACCIAMO DEI PASSI
INDIETRO...
... ED ECCO CHE
ABBIAMO FORMATO
UN CERCHIO!
Vi sono infinite possibilità di composizione coreografica; potrete continuare a inventarle
voi stessi in classe.
Gioco n. 3
Una volta formato il cerchio le possibilità di divertimento diventeranno molte. Per
esempio, se le bambine si staccano dal cerchio grande per recarsi al centro di esso,
possono formare un altro cerchio concentrico al primo. Facendo ruotare i due cerchi
rispettivamente verso destra e verso sinistra, apparirà una girandola.
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Gioco n. 4
Adesso è il momento di imparare a correre con eleganza e precisione, per rendere più
facile la realizzazione dei disegni descritti nei giochi precedenti.
Provate a mettere le mani sui fianchi con i gomiti tenuti perfettamente di lato al
corpo, sollevatevi sulle mezze punte tenendo le ginocchia tese e cominciate a spostarvi
eseguendo dei passi piccolissimi e molto veloci, senza staccare mai del tutto i piedi dal
pavimento.
Avrete la sensazione di scivolare in avanti o indietro, come pattinando sul ghiaccio.
Per rendere più fluida questa corsetta cercate di allungarvi sempre molto bene verso l’alto
e abbiate cura di piegare e stendere le ginocchia in modo alternato e quasi impercettibile
per tutta la durata degli spostamenti.
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GIOCHI CON LA SCENOGRAFIA
a cura di Lucia Carella
Le fasi di realizzazione di una scenografia
1. Conoscenza dell’opera e delle intenzioni del regista
Generalmente ogni rappresentazione teatrale, oltre a raccontare una storia, vuole
trasmettere un messaggio. Anche la scenografia con i suoi colori e le sue forme deve
aiutare a ottenere diverse sensazioni. Ad esempio:
•
•
Scena scura e opprimente: situazione drammatica
Scena chiara e ordinata: situazione serena
2. Lettura e analisi del libretto con individuazione degli ambienti e degli oggetti citati
Naturalmente la cosa più importante è conoscere la storia, chi l’ha scritta e in quale
epoca. Tutte queste informazioni sono contenute nelle prime pagine di questo libretto.
Dopo aver letto la storia di Pinocchio, ricerca tutte le informazioni relative agli ambienti
e inizia ad immaginare come potrebbero essere.
Le scene principali della nostra storia sono:
• La bottega del falegname Geppetto
• Strade e piazze del paese
• Il teatro di marionette di Mangiafuoco
• L’ Osteria del Gambero Rosso
• L’esterno della casa della Fata Turchina
• L’interno della casa della Fata Turchina (la camera da letto)
• Il Paese dei Balocchi
• Il Circo
• La pancia della Balena
3.Progettazione e realizzazione grafica di un bozzetto scenografico
Ogni rappresentazione teatrale può avere più scene intercambiabili o un’unica scena fissa,
ciò dipenderà dal numero degli ambienti previsti nel libretto o dalla scelta registica.
Per ogni scena occorrerà realizzare un bozzetto e la fondamentale pianta in scala.
Ovviamente per la realizzazione del bozzetto sarà opportuno seguire le regole della
prospettiva, che può essere frontale, accidentale ed aerea.
Il tipo di prospettiva più comune usata in teatro è la prospettiva frontale a punto di vista
centrale.
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Esempio. Disegno prospettico con relativa costruzione:
le linee di fuga sono le linee
che definiscono la profondità:
sono oblique e convergono nel
punto di fugA (p.f.)
linea di terra
puoi decidere tu dove collocare il punto di fuga! al
centro è più semplice
le linee che definiscono
le parti frontali sono
parallele alla linea di terra
... ecco la spiaggia!
Costruiamo gli elementi mobili della nostra scenografia: il teatro di Mangiafuoco, le
marionette, i burattini e la Balena
La scenografia, come abbiamo appena detto, non è solo un semplice fondale dipinto.
Spesso vi sono “elementi mobili”, cioè parti di scenografia che entrano ed escono dalla
scena solo in alcuni momenti, come nel nostro caso accade al teatro di Mangiafuoco, alle
marionette e alla Balena.
Naturalmente per realizzare queste parti di scenografia utilizzeremo solo materiali di
recupero come scatole, cartoni, carte varie e colorate, ecc.
Iniziamo con il teatrino di Mangiafuoco
Prima di iniziare la costruzione dell’intero impianto scenico gli scenografi realizzano un
modellino in scala ridotta del proprio progetto. Se vogliamo divertirci ancora di più,
possiamo trasformare il modellino in un vero teatrino dei burattini o di marionette a
filo.
Proviamo a costruirlo insieme nel modo più semplice.
Il materiale che ci occorre è: cartone ondulato, stoffa per tendine per il sipario,
cartoncini colorati per le decorazioni, nastro adesivo, colla vinilica, forbici.
Ovviamente il risultato sarà determinato dalla fantasia!
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piega le parti
laterali, il
tuo teatrino
rimarrà in
piedi da solo!
50
40
75
Taglia via
il boccascena!
piegare
decora SECONDO la tua
fantasia con i
cartoncini colorati e
aggiungi le tendine...
il teatrino è pronto!
per muoverlo
dovrai infilare la
mano nel vestito,
infilare il dito indice
nella testa e
il pollice e il medio
nelle due mani!
In alternativa al teatro di cartoncino si può realizzare il teatrino utilizzando un semplice
telo sul quale dipingere il boccascena del teatro o meglio ancora le varie scenografie.
Infatti, appendendo la tela ad un filo teso da parte a parte, potrai manovrare le marionette
dall’alto verso il basso salendo su un tavolo nascosto dietro la tela.
… e ora realizziamo le marionette e i burattini
Ma Pinocchio è una marionetta o un burattino?
Come abbiamo già visto, il nostro amico Carlo Collodi ci ha confuso un po’ le idee, perché
usò il termine burattino e non marionetta come avrebbe dovuto. Naturalmente non si
trattò di un errore, ma di una scelta letteraria. Forse Collodi preferì utilizzare il termine
“burattino” perché più diffuso tra la gente semplice: infatti, il teatro dei burattini ha
origini popolari e ai tempi di Collodi viveva nelle piazze dei paesi, a differenza delle
marionette che prendevano vita preferibilmente negli ambienti borghesi.
Quindi qual è la differenza tra le marionette e i burattini?
• Il burattino è un fantoccio che viene animato dal basso verso l’alto per mezzo dei
movimenti della mano dell’uomo inserita all’interno del costume-guanto. Gli elementi
che lo costituiscono sono: la testa (forata all’interno per infilare un dito), il costume
e due mani di legno.
• La marionetta ha il corpo interamente articolato e viene manovrata dall’alto verso il
basso per mezzo di fili fissati sul bilancino di comando.
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Pinocchio è dunque una marionetta, perché ha tutto il corpo in legno; gli mancano i fili,
è vero, ma semplicemente perché Geppetto non ha fatto in tempo a metterli e la magia
della Fata Turchina ha fatto sì che si muovesse da solo!
A questo punto dobbiamo individuare i personaggi della nostra storia, che in questo caso
sono:
Personaggi umani:
Pinocchio
La Fata Turchina
Geppetto
Mangiafuoco
Lucignolo
L’Oste
Due Carabinieri
Arlecchino
Pulcinella
Personaggi animali:
Il Grillo Parlante
Il Gatto
La Volpe
La Lumaca
Il Dottor Corvo
Il Dottor Gufo
Quattro Conigli becchini
Il Tonno
La Balena
La seconda fase del lavoro consiste nel fare il disegno. Ognuno sceglierà quale personaggio
vuole costruire, farà il disegno e lo colorerà.
I burattini possono essere realizzati in vari modi: interamente in stoffa con la testa
modellata in cartapesta o in Das, oppure più semplicemente decorando una pallina da pingpong. Ognuno può scegliere la propria tecnica preferita e caratterizzare i personaggi
decorandoli con fili di lana o residui di pelliccia per realizzare i capelli o la barba e baffi,
utilizzando piccole palline o bottoni per creare nasi e occhi.
In alternativa ai burattini si possono realizzare le marionette a filo.
La parte più impegnativa è la realizzazione della testa, che può essere fatta di cartapesta
o più semplicemente decorando una palla di polistirolo, dipingendo il volto e incollandovi
cappelli di cartone e parrucche di lana. Il corpo può essere realizzato in stoffa imbottita,
le mani e i piedi in legno o qualsiasi altro materiale più pesante. Oppure si può utilizzare
un uovo o una sfera di polistirolo per il busto, cannucce per braccia e gambe, tappi
di sughero per i piedi, cartoncino ritagliato e colorato per le mani. Il vestito è molto
importante e si può creare con un semplice pezzo di stoffa indossato come una tunica o
un poncio.
Per realizzare il bilancino di comando occorrerà cercare piccole bacchette di legno o
utilizzare i legnetti dei ghiaccioli o gli stuzzicadenti per gli spiedini; ne incolleremo due
a croce e attaccheremo i fili o meglio ancora i cordoncini, che ci serviranno per muovere
la testa, le mani e le braccia.
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altezza marionetta
fili scorrevoli
nell’anello
filo della
testa
fisso
filo della testa fisso
fili delle gambe
scorrevoli
fili delle
braccia fissI
fili delle
gambe fissi
fili delle braccia
scorrevoli
In alternativa si possono realizzare marionette di cartoncino, disegnando la sagoma della
testa, del corpo, delle braccia e delle gambe su un cartoncino, ritagliandole, unendole
con dei ferma campioni e legando le singole parti a una cordicella seguendo lo schema
del disegno. Tirando verso il basso il cordino, la nostra marionetta si muoverà aprendo e
chiudendo le braccia e le gambe!
... tirando il cordino
verso il basso si
alzano e si
abbassano le
braccia e le gambe
... streghetta napoletana!
testa con
pallina
di polistirolo
decorata
attacco cordino
fermacampioni
cono di
cartoncino
nero...
... cannuccia di
plastica dei
palloncini...
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E per finire realizziamo la Balena… o il Pescecane?
Balena o Pescecane? Anche qui c’è un po’ di incertezza; Collodi in alcuni momenti della sua
storia chiama questo «terribile mostro» in un modo o in un altro: «[…] Pinocchio viene
mangiato da un terribile pescecane (…)» e subito dopo «[…] Pinocchio si ritrova nella
pancia della balena (…)». In realtà l’Autore vuole rendere l’idea di un mostro enorme e
spaventoso («lo chiamavano l’Attila dei pesci e dei pescatori»).
Per la scena in cui Pinocchio si ritrova a nuotare nel mare in burrasca e viene
improvvisamente sorpreso e mangiato dal grosso pesce, possiamo realizzare un’enorme
sagoma di cartone, con la bocca articolata.
Occorrerà disegnare su un grosso cartone ondulato la sagoma del pescecane, ritagliarla,
dipingerla o decorarla con la tecnica del collage (magari utilizzando tanti pezzettini di
carte colorate e argentate, per riprodurre l’effetto delle squame) e articolargli la bocca
ritagliandone a parte la sagoma e fissandola con i fermacampione, in maniera da poter
aprire e chiudere la bocca stessa.
Successivamente per la scena della pancia o della bocca della balena si può realizzare un
vero e proprio elemento scenico, utilizzando un enorme scatolone di cartone ondulato (o
più di uno uniti insieme) per ricreare l’ambiente interno, applicando sulla parte frontale
una specie di boccascena (sempre in cartone) sul quale disegnare la sagoma della bocca
e soprattutto dei lunghissimi denti affilati. Anche in questo caso si può dipingere o
decorare con la tecnica del collage.
Più lo scatolone è grosso, più può contenere bambini, ma nel caso del teatrino delle
marionette basterà anche una scatola più piccolina.
SAGOMA IN CARTONE
ONDULATO SPESSO
INTERNO SCATOLA DI
CARTONE ONDULATO
LA BOCCA DELLA BALENA
PROFILO SAGOMA
DEL MARE
PROFILO SAGOMA
DELLA BALENA
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PARETI LATERALI NERE
PARETE DI FONDO SCATOLA
LINGUETTE IN CARTONE PER
SOSTEGNO SAGOMA MARE
SAGOMA MARE IN CARTONE
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Annotazioni
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Annotazioni
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Annotazioni
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Finito di stampare nel mese di novembre 2011
presso la tipografia Stargrafica srl - San Mauro (TO)
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FONDAZIONE COSSO E TEATRO REGIO
Attiva dal 2008, la Fondazione Cosso opera per lo sviluppo
del territorio, delle sue risorse e dei suoi talenti attraverso
concreti strumenti di valorizzazione, facendo luce su quanto
già esistente e favorendo la riscoperta di aspetti meno noti
o dimenticati. La sua offerta culturale è ampia e risponde
a interessi diversi, proponendo mostre, concerti, convegni,
attività didattiche e formative sia allÊinterno del Castello di
Miradolo sia presso gli enti con cui collabora.
Il Castello, già menzionato in documenti del XVII e XVIII secolo, è attualmente oggetto di un programma di restauro che
ha lÊobiettivo di renderlo nel tempo pienamente accessibile al
pubblico e restituirgli la sua originaria funzione di laboratorio di idee del territorio.
La Fondazione Cosso, che desidera collaborare con istituzioni che abbiano le sue stesse finalità e dedichino la propria
attività alla valorizzazione della cultura, si è accordata con
la Fondazione Teatro Regio di Torino per sostenere, anche
nella stagione 2011-2012, i progetti della Scuola allÊOpera.
Il rapporto tra i due enti porterà sul territorio laboratori di
educazione musicale dedicati alle famiglie, grazie al percorso Opera...ndo con mamma e papà, pensato appositamente
per avvicinare i più piccoli e le loro famiglie allÊopera, tramite attività di approfondimento.
La collaborazione tra le due realtà permette dunque di mantenere adeguata la qualità dellÊofferta culturale e risponde
allÊesigenza di destinare al territorio piemontese iniziative di
alto livello.
tel. 0121.376545
mail: [email protected]
www.fondazionecosso.it
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