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Laboratorio 3 "Infanzia e senso religioso. La paternità” Aggiornamento insegnanti Scuole materne (4-5-6 luglio 2012) Janusz Korczak (Varsavia, 22 luglio 1878 - Campo di sterminio di Treblinka, agosto 1942) Che vivano liberi e felici… Passi scelti Parole chiave / immagini Un bambino è una pergamena fittamente ricoperta di minuti geroglifici, dei quali riuscirai a decifrare soltanto una parte […] (Come amare il bambino, p. 21). In ognuno c’è una scintilla peculiare, che può accendere falò di felicità e di verità […] (Come amare il bambino, p. 74). Una farfalla sopra il torrente spumeggiante della vita. Come rendere resistente il suo volo senza appesantirlo, come temprare le sue ali senza affaticarle? (Come amare il bambino, p. 22). Il problema si può risolvere solo caso per caso e momento per momento, è necessario comunque conquistarsi la fiducia del bambino e far sì che il bambino meriti la nostra (Come amare il bambino, p. 140). [...] Ma che sia sempre consapevole di potersi sbagliare. Nessun parere deve diventare una convinzione assoluta o una convinzione per sempre. Che la giornata di oggi sia sempre e soltanto un passaggio dalla somma di esperienze di ieri a quella certamente più grande di domani. […]. Solo a queste condizioni il lavoro dell’educatore non sarà né monotono né privo di senso. Ogni giorno gli porterà qualcosa di nuovo […]. Il lato straordinario o raro di una lagnanza, una menzogna, una richiesta, una manifestazione di 1 disobbedienza, di falsità, di eroismo saranno per lui preziosi come per un collezionista una moneta rara, un fossile, una pianta o una certa posizione delle stelle in cielo. E solo allora egli amerà ogni bambino di un saggio amore, si interesserà della sua vita spirituale, dei suoi bisogni, del suo destino. Più si avvicinerà al bambino, più si accorgerà di caratteristiche degne di attenzione. Nella ricerca troverà sia la ricompensa sia lo stimolo per ulteriori ricerche, per ulteriori sforzi (Come amare il bambino, pp. 237-238). Sii te stesso ─ cerca la tua strada. Cerca di conoscere te stesso prima di voler conoscere i bambini (Come amare il bambino, p. 167). Ci sono degli errori che commetterai sempre, perché sei un uomo e non una macchina (Come amare il bambino, p. 189). Un cattivo educatore attribuisce ai bambini la colpa dei propri sbagli. Un buon educatore sa che vale la pena di riflettere su un episodio minimo, perché dietro a esso si nasconde un problema; per questo non lo disprezza (Come amare il bambino, p. 192). Un educatore che non schiaccia ma libera, non trascina ma innalza, non opprime ma forma, non impone ma insegna, non esige ma chiede […] (Come amare il bambino, p. 114). Permetti ai bambini di sbagliare e di provare con gioia a migliorarsi. I bambini vogliono ridere, correre, ruzzare. Educatore, se per te la vita è un cimitero permetti loro di vederla come un prato (Come amare il bambino, p. 215). La gioia più grande riguarda il superamento di una difficoltà, il raggiungimento di uno scopo, la scoperta di un segreto (Come amare il bambino, p. 64). Che vivano liberi e felici… (Il diritto del bambino al rispetto, p. 41). […] Lasciarli correre e vivere avventure felici, in un’atmosfera di fratellanza, in cui, attorno a un fuoco o sotto un cielo stellato, si discuta di una vita più onesta (Il diritto del bambino al rispetto, p. 71). La legge dell’antitesi si basa sulla forza di contrastare le suggestioni educative […]. Si tratta di un meccanismo di resistenza, di autodifesa [del bambino] […] fornisce il chiarimento di molte reazioni paradossali ai pungoli educativi e consiglia di astenersi da suggestioni troppo numerose, troppo frequenti e troppo forti pur se andassero nella direzione più auspicabile (Come amare il bambino, pp. 80-81). 2 “Sei un impulsivo” dico a un ragazzo. “Va bene picchia pure, ma non troppo forte, arrabbiati, ma una sola volta al giorno”. Se volete conoscere l’essenziale del mio metodo educativo, ecco, l’ho riassunto in questa frase (Come amare il bambino, p. 73). Il bambino ha diritto di esigere rispetto per i suoi dispiaceri anche se si tratta della perdita di un sassolino, rispetto per i suoi desideri […] rispetto per la domanda apparentemente senza senso (Come amare il bambino, p. 190). Rispetto per i minuti del presente. Come saprà sbrigarsela domani se gli impediamo di vivere oggi una vita responsabile? […] lasciar vivere senza scoraggiare né strapazzare né far fretta. Rispetto per ogni minuto che passa […]. Lasciamo che il bambino si abbeveri fiducioso nell’allegria del mattino. È quello che vuole. Un racconto, una conversazione con il cane, una partita a pallone, non sono per lui tempo perduto; quando guarda un’immagine o ricopia una lettera, non si affretta. Fa tutto con incantevole semplicità. Ha ragione lui (Il diritto del bambino al rispetto, pp. 59-60). L’indomani, durante una chiacchierata nel bosco, non avevo parlato ai bambini, ma con i bambini, non avevo parlato di quello che volevo che fossero, ma di quello che volevano e potevano essere. Allora forse per la prima volta mi sono convinto che si può imparare molto dai bambini […] (Come amare il bambino, p. 256). […] non esiste educazione senza partecipazione del bambino […] (Come amare il bambino, p. 25). […] se conoscessimo le primavere e gli autunni dello sviluppo del bambino (Come amare il bambino, p. 235). Mancano cento giorni alla stagione primaverile. Non c’è ancora né uno stelo d’erba, né una gemma, ma nella terra e nelle radici è già presente la direttiva della primavera, che in segreto attende, vibra, si cela, urge sotto la neve, nei rami nudi, nel vento gelido, per esplodere infine con la fioritura improvvisa. È da osservatori superficiali vedere solo disordine nel tempo variabile di una giornata di marzo; lì, nelle profondità c’è qualcosa che matura momento dopo momento secondo una logica […] (Come amare il bambino, p. 139). Tutto ciò che è giovane ha un piccolo valore commerciale: solo di fronte alla legge e a Dio, il fiore di melo e il grano in erba valgono quanto una mela e un campo di grano maturo (Il diritto del bambino al rispetto, p. 33). 3 Dite: È faticoso frequentare i bambini. Avete ragione. Poi aggiungete: Perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli. Ora avete torto. Non è questo che più stanca. È piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti. Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi. Per non ferirli. (Quando ridiventerò bambino, p. 7) Esperienza biografica e/o professionale A cura della prof.ssa Emanuela Toffano e di Elettra Maggiolo Riferimenti bibliografici J. Korczak, Il diritto del bambino al rispetto, Luni Editrice, Milano 1994. J. Korczak, Quando ridiventerò bambino, Luni Editrice, Milano 1995. J. Korczak, Come amare il bambino, Luni Editrice, Milano 1996. 4