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sorridi alla vita che ti sorriderà
15_Ottobre 2009
SORRIDI ALLA VITA CHE TI SORRIDERÀ
Finché c’è ottimismo c’è speranza!
Quando si parla di psicologia spesso si associa a essa un’idea di malattia mentale,
un affare ben difficile da trattare. In realtà non tutti sanno che esiste una branca di
tale disciplina che si occupa dello studio delle condizioni e dei processi che contribuiscono allo stato mentale di un individuo in termini di benessere. Si tratta della
psicologia POSITIVA interessata alle varie forme del vivere bene che avvia una serie
di ricerche pronte a dimostrare che ci sono forze umane (effetto buffer1) contro la
patologia mentale, come il coraggio, la spensieratezza, l’ottimismo, le capacità interpersonali, la fede, l’uso della moralità, la speranza, l’onestà, e la perseveranza.
Tra questi l’ottimismo è uno degli argomenti più discussi in questo momento e fornisce un contributo non indifferente al benessere fisico e psicologico di un individuo.
Definire in maniera univoca l’ottimismo può essere un compito arduo, ma per capirne il senso basta pensare a personaggi classici come il Dottor Panglos del Candido
di Voltaire che credeva di vivere “nel migliore dei mondi possibili” o ancora più facilmente alla famosissima reclame televisiva che recita: “l’ottimismo è il profumo
della vita”. Paolo Meazzini nel suo Ottimismo e Felicità (2007) propone alcune
tipologie di ottimismo: l’INGENUO crede nella bontà del mondo, proprio
come il Dottor Panglos che non vede niente di negativo nelle cose che
ci circondano. Il limite di questa forma di ottimismo è sicuramente la mancanza di realismo e nell’accettazione passiva di qualsiasi evento, positivo o negativo che esso sia. Invece l’ottimista PASSIVO è convinto che il risultato delle sue azioni sia
determinato da fattori esterni alla propria capacità di
intervento, è un fatalista ingenuo anch’esso privo di
realismo. L’ottimista DOGMATICO è quella persona
che volutamente preferisce non prestare attenzione
ai segnali negativi che provengono dalla realtà.
Esiste infine quello IRRAZIONALE che è convinto
che ogni evento andrà per il meglio ed evita ogni
forma di prudenza, mancando di valutare i rischi
che accompagnano la loro vita.
In senso generale essere ottimisti può significare
prevedere le migliori riuscite possibili per gli eventi
futuri, o vedere il mondo in un’ottica “tinta di rosa”, o
semplicemente il non essere pessimisti. A prescindere dalla definizione che si vuole attribuire, risultano
indiscussi gli effetti che esso ha sulla salute umana.
Effetto buffer = effetto “cuscinetto”: fattore di protezione che influisce
positivamente sul benessere dell’individuo
1
Le ultime ricerche in merito suggeriscono che l’essere ottimisti previene dalla
depressione e dall’ansia e promuove, allo stesso tempo, un alto senso di autostima
e di soddisfazione di vita. Non solo, a quanto sembra chi è ottimista ha una prospettiva di vita più lunga e domina meglio le condizioni stressanti quali ad esempio il
fronteggiare una malattia. Sembra, inoltre, che ci sia una relazione tra l’essere l’ottimista e un miglior funzionamento del sistema immunitario… insomma l’ottimismo
fa bene al corpo e alla mente!
Il vantaggio riguarda anche quando si deve affrontare un compito di cui non si conosce l’esito. L’effetto sarà positivo, a prescindere dal risultato atteso o ottenuto, se la
modalità con cui si gestisce la situazione è caratterizzata dall’ottimismo. Ancora tra
gli effetti favorevoli ritroviamo una migliore capacità di instaurare e/o mantenere i
rapporti interpersonali, infatti, l’ottimismo incide in maniera positiva sulle nostre
abilità sociali.
Si nasce o si diventa ottimisti? L’essere o meno ottimisti dipende soprattutto dalle
modalità e dall’ambiente culturale in cui si è cresciuti, anche se non bisogna escludere l’esistenza di un tratto innato di disposizione all’ottimismo. Diventare ottimisti
comunque è possibile secondo Martin Seligman (1996), con delle tecniche (le cosiddette ABC) che aiutano a predisporre l’individuo a una visione più ottimistica della
vita. Quello che propone nello specifico l’autore è riuscire ad avere una visione di vita
con un ottimismo flessibile (aspettarsi il meglio passando per il realismo) e provvedere all’abbattimento delle nostre rigidità mentali.
Ancora non è chiaro se è l’essere ottimisti che conduce a sperimentare più esperienze positive o sono gli eventi che conducono ad una visione più ottimistica, ma su una
cosa si è assolutamente certi: se c’è ottimismo, il benessere è assicurato!
LETTURE CONSIGLIATE
- Meazzini Paolo (2007). Ottimismo e Felicità. Giunti Editore
- Martin Seligman (2005). Imparare l’ottimismo. Come cambiare la vita cambiando il pensiero. Firenze
- Martin Seligman (2007). Crescere un bambino ottimista. Sperling & Kupfer Editore
DOTT.SSA MARTINA PERIS
PSICOLOGA
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