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5. tutti voi infatti siete figli di dio mediante la fede in

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5. tutti voi infatti siete figli di dio mediante la fede in
5.
che lo rende capace di amare con lo stesso cuore di Dio. “Ama e fa ciò che vuoi”, diceva S.
Agostino. L’amore però non può essere un semplice “comandamento” nel senso comune
che diamo a questa parola. Per essere capaci di amare bisogna prima lasciarsi amare, lasciarsi
riempire, trasformare dall’amore di Dio, dire il sì della fede all’annuncio sconvolgente
di questo amore ed allora amare diventerà l’esigenza più impellente, irrinunciabile, un
comandamento non da eseguire, ma che non possiamo non vivere perchè l’amore è
diventato tutta la nostra vita.
3. Tutti siamo figli di Dio: Se il discriminante dai nostri meriti si sposta sull’opera della Grazia e
sulla nostra decisione di affidarci ad essa, noi ritroviamo il senso di una comune dignità che ci
unisce al di la di ogni differenza.Tutti siamo peccatori, tutti siamo salvati grazie a Gesù. La logica
del merito finisce sempre per farci distinguere tra buoni e cattivi, vicini e lontani. Entrare nella
logica della grazia e della fede che la riconosce e l’accoglie significa riuscire a trovare finalmente
ciò che ci accomuna e che ci pone tutti quanti sullo stesso livello. Nessuno può considerarsi
migliore, più bravo, perchè la qualità della nostra vita cristiana non è sospesa alle nostre doti,
capacità, istruzione, censo, condizione sociale, conto in banca, ma all’amore del Signore che si
riversa su tutti volendo che tutti siano salvi, che tutti tornino a casa, che siano figli prodighi che
se ne sono andati sbattendo la porta, che siano figli primogeniti che senza uscire di casa hanno
sempre vissuto in essa come schiavi.
CONDIVISIONE
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Che prospettiva dà alla vita cristiana il primato della Grazia e quello della fede?
Che significato possiamo dare all’espressione: “Il giusto di fede vivrà”?
Come rileggere l’impegno morale alla luce della salvezza che ci è donata da Cristo
mediante il dono dello Spirito?
Che senso ha parlare ancora di merito, di premio, di conquista del Paradiso?
Come la fede può farci uno in Cristo Gesù?
PREGHIERA
Senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, Cristo resta nel passato, il Vangelo è lettera morta, la Chiesa
una semplice organizzazione, l’autorità un potere, la missione una propaganda, il culto un arcaismo,
un’evocazione, l’agire cristiano una morale da schiavi, un moralismo.
Ma nello Spirito Santo e nell’inscindibile sinergìa, il cosmo è nobilitato e geme
nel parto per la rigenerazione del Regno, l’uomo è in lotta contro la ‘carne’, il
Cristo risorto si fa presente, il Vangelo si fa potenza di vita, la Chiesa realizza
la comunione trinitaria, l’autorità si trasforma in servìzio liberatore, la missione
è una pentecoste, la liturgia è memoriale e anticipazione, l’agire umano viene
deificato.
(Patriarca Atenagora)
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TUTTI VOI INFATTI SIETE FIGLI DI DIO
MEDIANTE LA FEDE IN CRISTO GESÙ
Gl 3,1-29
PREGHIERA INIZIALE
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen!
Chiediamo insieme al Signore la capacità di comprendere la sua Parola, di accoglierla nel
nostro cuore, di saperla condividere tra di noi per aiutarci vicendevolmente a vivere nella
consapevolezza del suo amore e da veri Figli di Dio.
(qualche istante di Silenzio)
Signore spegni in noi ogni distrazione,
liberaci da tutto quello che ci allontana da te
e ci impedisce di accogliere questa tua Parola
come dono del tuo amore per noi.
Dai ad essa la forza di entrare nel profondo,
di scuotere la coscienza,
di chiederci la conversione.
Fa, o Signore, che viviamo questo incontro con la convinzione
che tu sei qui in mezzo a noi,
ci parli e ci ascolti,
ci inviti a rimanere con te e a camminare nella tua luce.
Donaci l’umiltà dell’accoglienza,
la pazienza dell’ascolto,
il coraggio della testimonianza,
la volontà di fare tesoro di tutto quello che ci aiuterai
a comprendere.
Rendici capaci di rispondere con la fede
al mistero che ancora una volta ci riveli.
Amen.
1
Dalla lettera di S. Paolo ai Galati
1
O stolti Gàlati, chi vi ha incantati? Proprio voi, agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù
Cristo crocifisso! 2Questo solo vorrei sapere da voi: è per le opere della Legge che avete ricevuto lo
Spirito o per aver ascoltato la parola della fede? 3Siete così privi d’intelligenza che, dopo aver cominciato nel segno dello Spirito, ora volete finire nel segno della carne? 4Avete tanto sofferto invano? Se
almeno fosse invano! 5Colui dunque che vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa
grazie alle opere della Legge o perché avete ascoltato la parola della fede?
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Come Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia, 7riconoscete dunque che figli di
Abramo sono quelli che vengono dalla fede. 8E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i
pagani per la fede, preannunciò ad Abramo: In te saranno benedette tutte le nazioni. 9Di conseguenza, quelli che vengono dalla fede sono benedetti insieme ad Abramo, che credette. 10Quelli invece
che si richiamano alle opere della Legge stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: Maledetto
chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della Legge per metterle in pratica. 11E
che nessuno sia giustificato davanti a Dio per la Legge risulta dal fatto che il giusto per fede vivrà.
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Ma la Legge non si basa sulla fede; al contrario dice: Chi metterà in pratica queste cose, vivrà grazie ad esse. 13Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione
per noi, poiché sta scritto: Maledetto chi è appeso al legno, 14perché in Cristo Gesù la benedizione di
Abramo passasse ai pagani e noi, mediante la fede, ricevessimo la promessa dello Spirito. 15Fratelli,
ecco, vi parlo da uomo: un testamento legittimo, pur essendo solo un atto umano, nessuno lo dichiara
nullo o vi aggiunge qualche cosa. 16Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furono
fatte le promesse. Non dice la Scrittura: “E ai discendenti”, come se si trattasse di molti, ma: E alla
tua discendenza, come a uno solo, cioè Cristo. 17Ora io dico: un testamento stabilito in precedenza
da Dio stesso, non può dichiararlo nullo una Legge che è venuta quattrocentotrenta anni dopo,
annullando così la promessa. 18Se infatti l’eredità si ottenesse in base alla Legge, non sarebbe più in
base alla promessa; Dio invece ha fatto grazia ad Abramo mediante la promessa. 19Perché allora la
Legge? Essa fu aggiunta a motivo delle trasgressioni, fino alla venuta della discendenza per la quale
era stata fatta la promessa, e fu promulgata per mezzo di angeli attraverso un mediatore. 20Ma non
si dà mediatore per una sola persona: ora, Dio è uno solo. 21La Legge è dunque contro le promesse
di Dio? Impossibile! Se infatti fosse stata data una Legge capace di dare la vita, la giustizia verrebbe
davvero dalla Legge; 22la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché la promessa
venisse data ai credenti mediante la fede in Gesù Cristo. 23Ma prima che venisse la fede, noi eravamo custoditi e rinchiusi sotto la Legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. 24Così la Legge
è stata per noi un pedagogo, fino a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede. 25Sopraggiunta la
fede, non siamo più sotto un pedagogo. 26Tutti voi infatti siete figli di Dio mediante la fede in Cristo
Gesù, 27poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. 28Non c’è Giudeo né
Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi
siete uno in Cristo Gesù. 29Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza
di Abramo, eredi secondo la promessa.
MEDITAZIONE DEL TESTO
Non è un testo facile come in genere i testi paolini, proviamo a mettere
a fuoco alcuni elementi che possono orientare la sua attualizzazione ed
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il confronto.
1. Il primato della fede: Per Paolo l’esperienza cristiana si fonda e si sostanzia nella salvezza
che Dio ci dona mediante la Pasqua di Cristo Gesù a cui deve corrispondere l’adesione della
nostra fede. Alla domanda quale sia l’opera di Dio, cioè l’opera che Dio si attende da noi, Gesù
risponde: “Questa è l’opera di Dio che voi crediate in colui che egli ha mandato” (Gv 6,29).
Perdere la gratuità della promessa che Dio ha realizzato mediante suo Figlio che è venuto
nel mondo ed è morto per noi, significa smarrire il senso stesso del “Vangelo” come “buona
notizia”. Meglio sminuire il valore della legge e della sua osservanza che rinunciare a credere
che siamo salvati non per i nostri meriti, ma per l’amore misericordioso del Signore. Questo
ci chiede di vincere la logica di chi confida nella carne piuttosto che nello spirito. La logica
del “merito” permane in noi più forte di quel che crediamo e pensiamo. Emerge in modo
particolare quando qualche guaio bussa alla nostra porta. Subito diciamo: “Cosa ho fatto di
male?”. Questo pensiero sottintende precisamente che chi fa il bene merita fortuna nella vita e
chi fa il male di essere punito o comunque di non ricevere favori perchè, appunto, non li merita.
Una salvezza che fosse frutto dell’osservanza della legge oltre a rivelarsi incapace di salvare
qualcuno perchè in qualche misura tutti siamo peccatori, vanifica l’evento cristiano. Permane
forte l’idea di un cristianesimo “faticoso” che rischia di far dimenticare l’annuncio gioioso che
siamo stati redenti dalla Grazia sino a ridurre il cristianesimo ad una morale da schiavi.
2. Il significato della legge: La legge non ha il potere di liberarci dal peccato e di renderci figli di
Dio. Questi doni che poggiano sulla promessa di Dio fatta ad Abramo e alla sua discendenza,
sono offerti gratuitamente in Cristo Gesù, ci sono elargiti mediante il dono dello Spirito e dei
Sacramenti in cui egli opera. La vita dei figli è una vita da uomini liberi, una libertà che tuttavia
non è da intendere come assenza di regole. Nell’esperienza cristiana trova il suo posto anche
l’impegno morale, il riferimento ad una legge che ci aiuta a discernere tra il bene e il male.
Tutto questo però è secondario, è un atto secondo che deve essere preceduto dall’atto della
fede che accoglie il dono della Grazia. Per il vero, anche se per i motivi detti prima Paolo tende
a distinguere, quasi ad opporre legge e fede, in realtà il senso della legge già nell’esperienza
di Israele è strettamente legata al dono dell’alleanza. Se il fariseismo decade sino ad una
osservanza legalistica, formale, esteriore della legge che conduce all’ipocrisia tanto osteggiata
da Gesù stesso, questo non significa che l’essere in comunione con Dio non comporti anche
essere santi come lui è santo. Gesù ha chiaramente detto che egli non è venuto per abolire la
legge, bensì per portarla a compimento. Essa ha valore unicamente nella misura in cui esprime
e anela alla comunione con Dio che non è il frutto delle nostre opere, ma è dono del suo
libero amore. La legge senza questo può solo renderci consapevoli del nostro peccato quando
non arriva addirittura ad istigarlo. Nel momento in cui Dio pone un limite
ecco che l’uomo vuole misurarsi con esso, ne diviene irresistibilmente
attratto fino a cadere. La legge non ha avuto il potere di rendere Israele
migliore degli altri popoli e il racconto biblico è costretto a registrare la
sua continua ribellione nei confronti del Signore. La storia della salvezza
procede solo per la fedeltà di Dio alla sua promessa. L’esperienza legata
alla legge a valore nella misura in cui ci conduce alla fede e diventa una
regola scritta non più su tavole di pietra, ma nel cuore, ossia segno di una
trasformazione che è opera dello Spirito, la nuova legge del Cristiano
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