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Inserimento della pressa a scarpa in MC1
XIX corso di Tecnologia per Tecnici Cartari edizione 2011/2012 Inserimento della pressa a scarpa in MC1 di Giorgessi Giovanni Scuola Interregionale di tecnologia per tecnici Cartari Istituto Salesiano «San Zeno» - Via Don Minzoni, 50 - 37138 Verona www.scuolagraficasanzeno.com - [email protected] INDICE 1. PREMESSA 2. PARAMETRI DELLA PRESSATURA 2.1. Impulso di pressione 2.2. Temperatura 2.3. Scolantezza 2.4. Feltri e loro condizionamento 3. PROBLEMATICHE DELLA SEZIONE PRESSE 3.1. Tiri liberi 3.2. Riumidificazione del foglio 3.3. Svolazzamento del foglio 4. PRESSA TEM-SEC 4.1. caratteristiche e funzionamento 5. SHOE-PRESS 5.1. caratteristiche e funzionamento 6. PARAMETRI DI GESTIONE DEI GRUPPI PRESSE A CONFRONTO 6.1. carico del gruppo presse e tempo di permanenza del foglio nel nip 6.2. temperature 6.3. contenuto d’acqua in ingresso e in uscita della sezione presse 6.4. proprietà del foglio, confronto fra tem-sec e shoe-press 6.5. caratteristiche dei feltri e loro condizionamento 6.6. consumi energetici totali rilevati 6.7. manutenzione 7. CONCLUSIONI BIBLIOGRAFIA Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 1 Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 2 1. PREMESSA: Nella cartiera Reno de Medici Ovaro Spa, stabilimento di Ovaro, durante la pausa estiva del 2011 è stata modificata parte della sezione presse della MC1 montando una pressa a scarpa (ANDRITZ Prime-PressX) seguita da una pressa lisciante off-set. Fino ad allora era presente una pressa Tem-sec. La produzione dello stabilimento di Ovaro è costituita esclusivamente da cartone ricavato da macero, con grammature che variano da 290 gr/m2 a 2400 gr/m2 e spessori compresi fra 0,48 mm e 4,0 mm. Carte “flow controlled” dunque, si è vista la necessità di adeguare la sezione presse di una continua al tipo di carta prodotta. Grazie alle sue caratteristiche tecniche, la pressa a scarpa è stata installata per conseguire notevoli vantaggi in termini di: • aumento della produttività • miglioramento della qualità del supporto • riduzione dei costi specifici d’energia. L’aumento della produttività è correlato all’aumento di secco all’uscita delle presse. Il miglioramento della qualità del supporto è dato dalle performance di questo tipo di presse, che aumentano l’accuratezza dei profili di grammatura e umidità. La riduzione dei costi energetici, è invece data dal minore consumo di vapore in seccheria, a cui vi si aggiunge la spalmatura dei costi fissi sull’incremento di produzione. Il proposito di questa tesi è di analizzare il funzionamento dei 2 tipi di presse e mettere a confronto il loro lavoro svolto sullo stesso tipo di fibra. Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 3 2. CONCETTI FONDAMENTALI NELLA FASE DI PRESSATURA AD UMIDO 2.1 IMPULSO DI PRESSIONE Lo scopo principale di una sezione presse è quello di rimuovere l’acqua con mezzi meccanici ed il parametro che determina la quantità d’acqua rimossa è l’impulso di pressione. L’impulso di pressione viene definito come il prodotto della pressione superficiale (Kg/cm2) per il tempo in cui essa agisce all’interno del nip, oppure anche come rapporto tra la pressione lineare (kg/m o KN/m) e la velocità della macchina. In definitiva: l’impulso di pressione è una pressione per un tempo determinato IMPULSO = P(kg/cm2) * t(millisec) Quindi se vogliamo aumentare il grado di secco dopo la pressa occorre aumentare uno dei due parametri che compongono l’impulso, cioè la pressione specifica e/o il tempo per cui essa è applicata. Negli anni si è cercato di distinguere i vari tipi di carta e di suddividerli in due gruppi distinti: - carte “pressure controlled”, nelle quali il drenaggio è regolato dalla pressione che si manifesta entro il nip. Fanno parte di questo gruppo le carte a grammatura leggera e a basso grado di raffinazione (come carte giornale e carte fini) nelle quali si ha la possibilità di impartire un impulso molto breve ma di forte pressione senza rovinare la struttura del foglio. Questo si ottiene con rulli duri e di piccolo diametro. - carte “flow controlled”, in cui l’impulso viene regolato dal tempo, poiché il drenaggio è fortemente legato alla resistenza che trova il flusso dell’acqua a muoversi entro il foglio e che si manifesta soprattutto nella zona superficiale densificata a contatto con il feltro. Fanno parte di questo gruppo le carte ad alta grammatura e/o altamente raffinate (cartoncici, cartone, glassine). Si cercherà quindi di avere pressioni basse ma elevato tempo di permanenza nel nip. Questo impulso si ottiene con rulli di grande diametro e rivestimenti morbidi, o con presse scarpa. Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 4 2.2 TEMPERATURA L’aumento della temperatura sul foglio di carta porta a due conseguenze: - diminuisce la viscosità dell’acqua, riducendo quindi la resistenza che trova il flusso dell’acqua entro il foglio - genera un ammorbidimento della parte legnosa delle fibre, portando quindi ad un minor ritorno elastico del foglio e ad una diminuzione dello spessore all’uscita della pressa. Quantificando grossolanamente si può dire che con l’aumento di 10 °C della temperatura del foglio di carta si ha un aumento di un punto percentuale per quanto riguarda il grado di secco. Il modo più pratico per innalzare la temperatura della carta è l’applicazione di una cassa vapore nella sezione presse. Comportamento dell'impasto 2.3 SCOLANTEZZA Un’altra caratteristica importante in relazione alla pressatura è la scolantezza intesa come la facilità di perdere l’acqua. Nelle cartiere si intende la scolantezza con il grado di raffinazione dell’impasto (espresso in °SR). Quanto più una fibra viene raffinata tanto meno acqua viene allontanata in fase di pressatura. Un esempio di cosa accade nel nip in base al grado di raffinazione di una pasta è rappresentato indicativamente nel grafico sottostante. drenaggio ritenzione d'acqua 20 30 40 50 60 Grado di raffinazione °SR Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 5 2.4 FELTRI E LORO CONDIZIONAMENTO I feltri utilizzati ed il loro condizionamento svolgono una funzione importante nell’ottimizzazione della rimozione dell’acqua e dei contaminanti presenti nell’impasto che durante la fase di pressatura rimangono intrappolati nel feltro. Il feltro deve avere un volume di vuoto adeguato al volume d’acqua che dovrà essere in grado di asportare dal supporto fibroso. Il condizionamento è importante, perché garantisce durante la vita del feltro l’integrità delle sue caratteristiche e un minore decadimento nell’arco di tempo delle prestazioni per cui è stato progettato. Per questo motivo un corretto corredo di spruzzi ad alta pressione oscillanti, spruzzi a ventaglio per la lubrificazione del feltro prima del suo ingresso nelle casse aspiranti e lavaggi mirati alla rimozione delle impurità ma anche alla conservazione del feltro sono quanto necessario per garantire la durata del feltro, la durata delle sue prestazioni e aumentare la produttività. Non è raro vedere feltri con strisce di colore diverso a causa di ugelli ad alta pressione otturati, rovinati dall’usura nell’inserto in ceramica che garantisce l’uniformità dei getti nel tempo o anche per errata velocità di oscillazione. Può anche capitare di falsare il profilo di grammatura e umidità, basta avere un getto a ventaglio mal posizionato ed effettuare un lavaggio, la striscia di feltro che è stata colpita dal getto in modo minore porterà avanti una quantità d’acqua maggiore del resto del feltro. Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 6 3. PROBLEMATICHE SEZIONE PRESSE 3.1 TIRI LIBERI Il tiro libero del foglio di carta si ha tutte le volte in cui il foglio deve autosupportarsi nel trasferimento da una sezione all’altra (es. dalla tela di formazione ad una sezione presse, fra le varie sezioni presse, o fra la pressa e la seccheria, ecc.). In questa condizione la tensione del foglio deve essere tale da evitare anse eccessive o essere troppo tesa. Inoltre la carta umida presenta resistenze meccaniche molto inferiori rispetto alla carta finita, questo comporta una struttura fragile e soggetta a rotture. Quando abbiamo lo stacco di un foglio di carta da una tela, da un feltro, o da un cilindro, la formula della tensione a cui viene sottoposto il foglio di carta è la seguente: T = L/(1 – cosα) + mv2 Dove: T = tensione del foglio L = lavoro per unità di superficie necessario per vincere l’aderenza del foglio α = è l’angolo di stacco v = velocità del foglio m = massa del foglio (grammatura) Analizzando la formula si possono fare le seguenti considerazioni: - per staccare la carta si deve compiere un certo lavoro, essa reagisce con un allungamento indipendente dalla lunghezza del tiro libero. - la tensione è tanto più elevata quanto maggiore è l’angolo di stacco e ciò dipende dalle caratteristiche di adesione fra carta e rullo/tela/feltro. - la velocità della macchina influenza molto il tiro, che figura nella formula con esponente quadrato. La presenza dei tiri liberi è un limite notevole per l’efficienza complessiva degli impianti e per questo motivo la tendenza è quella di evitare tiri liberi non solo fino all’ingresso della seccheria, ma lungo tutta la macchina continua. Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 7 3.2 RIUMIDIFICAZIONE DEL FOGLIO All’uscita del nip si ha una riumidificazione del nastro di carta, essa è determinata sia dalla riespansione del foglio, la quale genera una depressione all’interno della struttura e riassorbe l’acqua, dalla ridistribuzione capillare del velo d’acqua presente tra il foglio ed il feltro. Questo fenomeno dipende dal rapporto tra i diametri delle fibre di carta e quelle del feltro, infatti le forze capillari hanno intensità inversamente proporzionali al diametro dei capillari. Uno dei sistemi per limitarlo è quello di usare feltri con delle fibre finissime in superficie, cioè con diametri non di molto superiori a quelle delle fibre della carta (normalmente è da 50 a 100 volte minore rispetto alle fibre del feltro). 3.3 SVOLAZZAMENTO DEL FOGLIO In teoria l’ingresso al nip della carta e del feltro dovrebbe essere separato, ma questo non è possibile per le alte velocità delle macchine e per il tiro libero che si creerebbe, quindi il foglio di carta entra nel nip dopo essere già stato portato a contatto con il feltro. Quando le due strutture vengono compresse sotto il nip, espandono la totalità dell’aria contenuta sia tra di loro che al loro interno. A parte le presse aspiranti dove una parte dell’aria viene aspirata, per gli altri tipi quest’aria può trovare spazio fra la carta ed il feltro, arrivando anche a sollevare la carta, formando in questo modo una bolla d’aria che se viene schiacciata sotto il nip forma delle pieghe. Per andare incontro a questo problema si possono usare dei feltri con una struttura più chiusa, applicare delle cassette aspiranti il più vicino al nip, montare dei rulli guidafeltro aspiranti dove la carta si adagia sul feltro. Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 8 4. PRESSA TEM-SEC 4.1 CARATTERISTICHE E FUNZIONAMENTO: Negli anni ’90 l’industria della carta stava cercando un modo efficiente per rimuovere acqua dal supporto prima dell’ingresso in seccheria. Un grado di secco guadagnato in zona presse corrisponde ad una riduzione del consumo di vapore pari al 4-5%. Ridurre lo stesso contenuto di acqua in seccheria piuttosto che in zona presse costa 20 volte di più. Grande attenzione è dunque rivolta a ciò che avviene nel nip. La pressa tem-sec è il risultato di lunghe ricerche e prove relative a calore e pressione, volte ad aumentare l’efficienza di rimozione dell’acqua. Il risultato di queste prove era allora un prodotto che rispetto alle presse convenzionali aumentava la rimozione dell’acqua e nello stesso tempo migliorava le qualità del supporto. La pressatura a caldo ha costituito una parte significativa di tali ricerche, la tecnica era stata perfezionata per dare risultati fino ad allora impensabili. La ricerca aveva dimostrato che in condizioni di funzionamento costanti come: tipo di feltro, peso del foglio, velocità della macchina, ecc… l' acqua che veniva rimossa nella sezione presse variava in funzione di: - pressione applicata - larghezza del nip - viscosità dell’acqua Aumentando la pressione applicata, aumenta il grado di rimozione dell'acqua. Questo avviene fino ad un certo punto, poiché oltre non si ha più un rapporto lineare tra aumento della pressione applicata e aumento del grado di rimozione dell’acqua. Inoltre aumenti di questo tipo influiscono negativamente sulle caratteristiche della carta e sulla durata dei feltri. Si è stabilito che aumentando la larghezza del nip migliora il grado di rimozione dell’acqua. Ciò ha permesso di ottenere maggiori aumenti di rimozione dell’acqua senza influire sulle caratteristiche del supporto e sulla durata dei feltri. Anche in questo caso però, dopo un certo valore, il rapporto tra aumento della larghezza del nip e il grado di rimozione dell’acqua non è più lineare e si ottengono modesti aumenti di disidratazione del supporto. Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 9 Dirigendo le ricerche verso la viscosità dell'acqua si è dimostrato che, al diminuire della stessa si riscontrano i seguenti vantaggi: • si riducono i carichi idraulici • diminuisce la tensione superficiale dell’acqua, riducendo le forze di capillarità. • le fibre sono più morbide e ciò implica: - un aumento della compressibilità del supporto favorito dalla riduzione della pressione strutturale - una diminuizione del ritorno elastico del supporto, riducendo il rewetting. Nonostante tutto diminuzioni significative della viscosità dell'acqua con l’aumento della temperatura, avvengono fino a 80 °C circa (fig.1). Figura 1 Riscaldando il foglio oltre questa temperatura i benefit di rimozione dell'acqua sono trascurabili. Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 10 La progettazione della pressa TEM-SEC è fondamentalmente molto semplice, consiste essenzialmente in una grande cilindro (da 1,5 m a 3,0 m) riscaldato internamente mediante iniezione di vapore (solitamente fino a 3 bar). Il cilindro funziona di solito ad una temperatura compresa solitamente tra 80 °C e 100 °C, ed è rivestito con una speciale lega che crea una superficie antiaderente. Agiscono su questo cilindro i cilindri satellite (rivestiti in gomma 10-15 P & J), che possono essere forati, ciechi oppure scanalati. Questi cilindri satellite applicano carichi di 80-200 Kg/cm al cilindro centrale riscaldato attraverso due o più nip attorno allo stesso in base alla tipologia di pressa. Il riscaldamento del supporto avviene nel nip in modo istantaneo. Questo favorisce l’efficienza di questo sistema di pressatura e lo differenzia da tutti gli altri sistemi di pressatura. La configurazione della TEM-SEC, cioè il cilindro grande centrale rispetto ai cilindri satellite, promuove il suo utilizzo anche con assenza di calore. Nella figura 2 si può vedere che la larghezza del nip della TEM-SEC si avvicina a quelle ottenibili usando una pressa ad alta intensità, però con pressioni specifiche molto inferiori. Pressioni più basse sui feltri e sui rivestimenti dei cilindri allungano la loro durata, con un riscontro positivo anche su efficienza operativa e costi di funzionamento. Figura 2 Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 11 La pressa TEM-SEC ha al suo attivo i seguenti vantaggi: • l’ingresso del supporto in seccheria ad una temperatura superiore, ciò consente di mantenere la temperatura dei primi cilindri essiccatori più alta, aumentando notevolmente la produzione. • supporto con un più alto grado di secco, significa una diminuzione della possibilità di rottura dello stesso, con conseguente aumento dell’efficienza produttiva. Da prove di laboratorio effettuate da industrie del settore si è appurato che le proprietà meccaniche sono migliorate sotto i seguenti aspetti: • aumentata la resistenza alla delaminazione. • aumento della resistenza allo scoppio. • mantenimento della porosità, rigidità, resistenza e permeabilità. • liscio bendtsen aumentato. In termini generali, le proprietà del supporto sono migliorate dal 5% al 15% in quasi tutti gli impianti che hanno adottato il sistema pressa TEM-SEC (fig.3). Figura 3 In sintesi la pressa TEM-SEC si era affermata come una pressa in grado di ridurre i costi energetici e aumentare la produzione, con gradi di secco in uscita zona presse compresi tra il 50% e il 56%. Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 12 Alla base dei principi di progettazione: • aumenti moderati larghezza del contatto • pressioni e temperature compatibili con gli standard dei feltri ed i tipi di rivestimento del cilindro centrale riscaldato. • riscaldamento del supporto per ridurre la viscosità dell'acqua. Nella MC1 dello stabilimento di Ovaro la pressa Tem-sec lavorava con il cilindro da 2500 mm riscaldato a vapore con temperatura del mantello a ca. 40 °C. Il mantello era a contatto della copertina per dare una prima lisciatura al foglio. Due presse satellite da 1000 mm (feltrate) pressavano il foglio di carta contro il mantello riscaldato. La scelta di montare una pressa a caldo era stata fatta negli anni 90 con l’obiettivo di riscaldare il supporto fino a 60 °. Purtroppo non si è mai raggiunto tale obiettivo a causa di spellature in copertina provocate dalla temperatura del mantello e dalla qualità di materia prima usata. Il nip si estendeva per ca. 20 mm. La pressione d’esercizio delle presse satellite variava da 50 a 90 kN/cm. Oltre questa pressione le caratteristiche fisiche del prodotto finito erano abbattute. I secchi che si ottenevano all’uscita della pressa, variavano da 47% fino al 51% (secondo il tipo e della grammatura di cartone prodotto e conseguente materia prima utilizzata). In entrata si aveva ca. 44/46% di secco. Una problematica frequente era dovuta al formarsi di bolle d’aria tra mantello e carta, all’entrata del 2° nip, difetto molto migliorato con la motorizzazione del 1° rullo satellite. Non si era riscontrato alcun miglioramento motorizzando il 2° rullo satellite. Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 13 Figura 4 Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 14 5. PRESSA A SCARPA (SHOE PRESS) Figura 5 Il continuo aumento delle velocità di esercizio delle MC ha portato ad un notevole aumento dell’acqua che deve essere rimossa nella sezione presse nell’unità di tempo. A tal fine, si è dovuto scegliere tra due opzioni: • lavorare con pressioni più elevate • lavorare con nip più larghi La pressa a scarpa utilizza la seconda opzione ed ha portato ad una vera evoluzione rispetto alle presse tradizionali. Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 15 Nella pressa a scarpa uno dei due cilindri è sostituito da una calza in poliuretano (chiamata “belt”) rinforzata e mantenuta in forma circolare da una gabbia metallica e da un sistema ad aria immessa grazie ad un ventilatore. Quest'ultima ha anche il compito di favorire il flusso dell’olio di lubrificazione della scarpa nel condotto di ritorno. All’interno del belt è inserita una trave che sopporta la spinta della pressa, spingendo il belt verso il cilindro convenzionale. La parte della trave a contatto con il belt è sagomata (fig. 6) in modo da copiare la forma del cilindro convenzionale. Si crea così un’impronta maggiore, rispetto alle altre tipologie di presse, che determina l’aumento del tempo di sosta del supporto all’interno del nip. Questa parte detta scarpa esercita una pressione che arriva solitamente fino a 1000 kN/m con un nip che usualmente è di 250 mm. La pressa a scarpa ha una pressione media di 40 bar, costante su tutta l’impronta senza picchi. Agendo opportunamente sull’inclinazione dei dispositivi di carico (ove previsti), la scarpa può esercitare un diagramma di forma trapezoidale, variabile con continuità e gradualità da un minimo ad un massimo, pur mantenendo il valore medio di 40 bar (es: da 20 a 60 bar). Risulta importante tale regolazione perché la massima efficienza di rimozione dell’acqua si ha applicando una pressione crescente al crescere del grado di secco. Utilizzando opportunamente il suddetto dispositivo è realizzabile una curva di pressione che cresce man mano che si procede nel nip. Avendo il massimo del carico poco prima della fine del nip, si attenua il fenomeno della riumidificazione del foglio di carta. Figura 6 Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 16 Un gran vantaggio che offre la pressa a scarpa, è dato dal limite minimo e massimo del carico lineare che si può applicare al nip (es: da 400 a 1000 kN/m), si ha così modo di variare il diagramma di pressione entro ampi limiti. I vantaggi offerti dall’utilizzo della pressa a scarpa sono stati inizialmente utilizzati per carte “flow-controlled”, applicazioni su alte grammature, carte con bassa scolantezza (es: macero), carte con richiesta di elevato spessore,. ecc… In questi casi vi era un utilizzo delle presse doppio-feltrate. Ad oggi, complice l’aumento delle velocità si è ridotta la differenza fra carte “flowcontrolled” e carte “pressure controlled”. Vi sono delle applicazioni di pressa a scarpa che prevedono l’utilizzo con un feltro solo ed un cilindro convenzionale con un elevato grado di durezza e liscio. Un altro parametro che ha favorito la diffusione dell’utilizzo della pressa a scarpa è stata la crescente richiesta da parte del mercato di carte con elevato spessore (bulk), che ad oggi si utilizza non solo nei cartoni ma anche su carte da stampa. La pressa a scarpa, grazie alla sua impronta estesa, consente di ottenere lo stesso grado di secco con pressioni molto più basse, ma applicate molto a lungo, si ha così uno spessore finale sensibilmente più elevato. Attualmente alcune applicazioni di pressa a scarpa hanno un cilindro superiore a bombè controllato, permettendo di variare trasversalmente le condizioni di carico al nip. I rulli a bombè variabile sono costituiti da un robustissimo albero centrale su cui ruota la camicia. Tra albero e camicia sono montati dei conponenti meccanici caratteristici di ogni costruttore, che esercitano una spinta tra albero e camicia riuscendo a dare la curvatura desiderata. Le soluzioni tipiche utilizzate sono: • Olio immesso in una camera in pressione. • Pistoncini che premono la camicia all’interno con interposta un’intercapedine d’olio. • Un pattino che preme la camicia dall’interno con interposta un’intercapedine d’olio. • Albero interno riscaldato solo su un lato da resistenze elettriche, così da flettersi per dilatazione termica differenziale ed esercitare la corretta spinta contro la camicia. Nel caso della “Prime-press x” vi è un sistema di correzione lato comandi ed uno lato servizio che possono essere regolati per premere fino al 25% in meno rispetto al centro in base alle esigenze del momento. Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 17 La “Prime-press x” offre anche un sistema all’interno dei supporti cilindro, sia per il cilindro “Primeroll x” che per il cilindro convenzionale, che compensa l’inflessione dell’asse del cilindro (fig.7-8). Figura 7 Figura 8 Questa tipologia di pressa ha preso piede negli ultimi anni, sono sempre più le cartiere che scelgono di avvalersi dei vantaggi che offre: • grado di secco in uscita sezione presse più alto (fino a 5 punti %). • maggior rispetto del supporto (spessore) Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 18 6. PARAMETRI DI GESTIONE DEI GRUPPI PRESSE A CONFRONTO 6.1 CARICO DEL GRUPPO PRESSE E TEMPO DI PERMANENZA DEL FOGLIO NEL NIP PRESSA TEM-SEC Velocità m/min. Larghezza nip mm. Tempo in pressione ms Carico lineare kN/m Pressione specifica kPa Valore d'impulso bar/s SHOE-PRESS 150 40 16 90 2250 0,36 150 250 100 1000 4000 4 Appare evidente come l’impulso di pressione della pressa a scarpa sia molto maggiore rispetto alla Tem-sec, confrontato in una situazione ideale che possiamo trovare in MC1. 6.2 TEMPERATURE T°SUPPORTO INGRESSO PRESSA T°MANTELLO PRESSA T°SUPPORTO USCITA PRESSA 31 39,5 35 TEM‐SEC 25 26 25 SHOE‐PRESS Nel grafico, le temperature a confronto fra i 2 sistemi di pressatura, la tem-sec garantiva una temperatura in uscita più alta di 10°, favorendo quindi l’eliminazione dell’acqua grazie alla ridotta viscosità. 6.3 CONTENUTO D’ACQUA IN INGRESSO E IN USCITA DELLA SEZIONE PRESSE ° SECCO % ENTRATA SEZIONE PRESSE 44‐46 41‐43 °SECCO% USCITA SEZIONE PRESSE 47‐51 52‐54 TEM‐SEC SHOE‐PRESS Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 19 6.4 PROPRIETÀ DEL FOGLIO, CONFRONTO FRA TEM-SEC E SHOE-PRESS GRADO DI LISCIO SPESSORE 100 100 100 RIGIDITA' 100 95 98 100 TEM‐SEC % 95 MIN. SHOE‐PRESS % 97 MAX. SHOE‐PRESS % Dal grafico si può notare che la shoe-press ha lasciato invariato il grado di liscio ma ha determinato una sensibile riduzione dello spessore e della rigidità della carta. Tale riduzione è più tangibile sui tipi di cartone non monolucidati. 6.5 CARATTERISTICHE DEI FELTRI E LORO CONDIZIONAMENTO TEM‐SEC 1400‐1500 gr/m2 3 m SHOE‐PRESS 1700‐2000 gr/m2 4‐5 m GRAMMATURA FELTRI COLONNA H2O PER CONDIZIONAMENTO Come descritto in tabella, la pressa Tem-sec utilizzava dei feltri per pressa tradizionale da 1400-1500 gr/m2 mentre la Shoe-press utilizza feltri specifici da 1700-2000 gr/m2. L’aumento dell’acqua rimossa ha determinato l’impiego di una colonna d’acqua maggiore per il condizionamento dei feltri della Shoe-press. Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 20 6.6 CONSUMI ENERGETICI TOTALI RILEVATI Nel grafico sottostante è illustrato il consumo di energia elettrica della MC1, considerato 100% il consumo del 2010, vi sono gli scostamenti mese per mese, dei seguenti anni, 2011 e 2012. Si nota una lieve impennata a partire dal mese di settembre 2011, cioè da quando è entrate a regime la shoe-press. CONSUMO ENERGIA ELETTRICA MC1 (kW/h) 120 100 80 60 2010 40 2011 20 2012 o ag os to se tte m br e ot to br e no ve m br e di ce m br e gli lu gn o giu e m ag gio ap ril aio fe bb ra io m ar zo 0 ge nn Scostamento % dalla media 2010 140 Nel grafico che segue, il consumo specifico della MC1 per ogni tonnellata prodotta. Da settembre 2011, tranne qualche mese, si ha un leggero aumento che deriva dal consumo più elevato della pressa installata. Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 21 110 105 100 2010 95 2011 90 2012 na i fe o bb ra io m ar zo ap ri l e m ag gio giu gn o lu gli o ag o se sto tte m br e ot to n o b re ve m br e di ce m br e 85 ge n Scostamento % dalla media 2010 CONSUMO SPECIFICO kWh/t Il prossimo grafico indica il consumo di vapore relativo alla MC1. Si può notare come sia diminuito gli ultimi 2 anni. Questo grafico illustra il consumo di vapore confrontato con la produzione. Escludendo i dati del mese di Agosto, che non sono attendibili in quanto la durata della fermata può variare in base alle esigenze del momento, dall’installazione della shoe-press i consumi specifici di vapore sono sensibilmente diminuiti. Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 22 Il grafico sottostante illustra le variazioni di tonnellate prodotte mese per mese negli ultimi 3 anni. Non troviamo variazioni sensibili fino agli ultimi 4 mesi del 2012. Questo perché è solo dopo l’Agosto dello stesso che si è potuto sfruttare le potenzialità della pressa a scarpa. Prima la MC1 era limitata a 160 m/min, a causa del monoalbero a cinghie e pulegge della seccheria. Ora la seccheria è dotata di comandi sezionali e si è raggiunta la velocità di 205 m/min, tale incremento ha permesso l’aumento di produzione che si nota nel grafico. Scostamento % dalla media 2010 PRODUZIONE MC1 140 120 100 80 2010 60 40 2011 20 2012 0 Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 23 Questo grafico è il riepilogo dei precedenti. Risulta ben visibile come e dove l’utilizzo della pressa a scarpa abbia portato benefici in termini di consumi e di produzione. Scostamento % media 2010 RAPPORTI E CONSUMI ANNUALI MC1 105 100 95 90 85 80 % PRODUZIONE % CONSUMO Kw/h % RAPPORTO Kwh/t % CONSUMO VAPORE % RAPPORTO kg VAP/t 2010 100 100 100 100 100 2011 99 100,3 101,1 88,5 89,4 2012 102,2 102 99,7 90,7 88,8 6.7 MANUTENZIONE La recente data di installazione della Shoe-press, non permette di avere alle spalle una storia tale da poter determinare costi e tempi di manutenzione della stessa. Il cambio dei feltri della Shoe-press richiede 4 ore, a fronte delle 3 ore scarse che venivano impiegate per la sostituzione dei feltri della Tem-sec. Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 24 7. CONCLUSIONI A quasi 2 anni dall’installazione della Shoe-press, si possono fare le seguenti considerazioni: • La shoe-press ha permesso un aumento della produttività. • La shoe-press ha permesso una riduzione dei costi specifici d’energia utilizzata. • La shoe-press non ha permesso di migliorare le qualità del supporto, anzi come visto in precedenza alcune di queste sono addirittura peggiorate. • Per riportare la qualità del supporto attuale allo stesso livello di prima, i costi da sostenere in materie prime annullerebbero i benefici dati dal minor consumo di vapore e dall’aumento produttivo. Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 25 BIBLIOGRAFIA • XI corso di tecnologia per tecnici cartari (EDIZIONE 2003-2004) PRESSE UMIDE AD IMPULSO ELEVATO) - Ruscito Claudio • Manuale uso e manutenzione Prime-press X (Andritz PULP&PAPER) • Introduzione alla fabbricazione della carta AA.VV. ATICELCA • Appunti 19° corso di tecnologia cartari (edizione 2011-2012) Paolo Zaninelli • La sezione presse della macchina continua (- Marcello Pinto - Burgo Group technology & investments) • Tappi proceedings 90/161-162-163-164 • XVIII corso di Tecnologia per Tecnici Cartari (EDIZIONE 2010/2011) (LA DISIDRATAZIONE MECCANICA DEL NASTRO DI CARTA NELLA SEZIONE PRESSE) - Collavo Ivan • Informazioni raccolte in stabilimento Giorgessi Giovanni – Inserimento della pressa a scarpa in MC - 26