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Carlo Scarpa
Il giardino delle Sculture, Padiglione Italia, Venezia, (1952) Carlo Scarpa Grandi Maestri Testo e Foto Luca Marzi Disegni Luca Marzi e Marco Bondioli Nel 1887, il re d’Italia Umberto I di Savoia, in periodo fascista, arriva Carlo Scarpa, il Paludo di Sant’Antonio. Di forma occasione delle nozze d’argento con la regina coadiuvato da Mario Deluigi, come allestitore rettangolare, è uno spazio di transito, nel Margherita, inaugura l’area del complesso delle opere dello scultore, nonchè grande percorso museale, pensato dallo stesso espositivo della mostra artistica nazionale di amico e compagno di vita, Arturo Martini. Scarpa per l’esposizione del 1952. Aperto su Venezia. È di pochi anni dopo, nel 1894, la Dal 1948 inizia la diretta collaborazione di due lati non contrapposti, si presenta come realizzazione, su commissione della Carlo Scarpa con l'ente biennale di Venezia. una corte chiusa, impermeabile dall’esterno, municipalità veneziana, dell’edificio che Rapporto che, a diverse scale d’intervento, delimitata da alti parapetti che precludono diverrà, attraverso numerose addizioni e ha generato memorabili progetti e ogni contatto con gli ambienti limitrofi. Carlo trasformazioni, l’odierno Padiglione Italia. realizzazioni, lasciando, attraverso un raro Scarpa interpreta il tema del piccolo cortile Nelle articolate vicende del palazzo equilibrio fra l’immagine e la forma costruita, con tutta la sapienza compositiva che lo espositivo, che ha ospitato 150 anni della una copiosa testimonianza dell’excursus caratterizza, delineando un ambiente vicenda artistica mondiale, si ritrovano i nomi progettuale del Grande Maestro, architetto e perfettamente misurabile, composto da una dei più illustri protagonisti dell’architettura designer veneziano. serie di “attori” che svolgono funzioni ben italiana, prima, ed internazionale, in seguito. Tra questi progetti, con i primi studi che definite in un unico linguaggio espressivo. Dal progetto del già Palazzo delle Esposizioni, risalgano al 1950, vi sono i lavori per la L’uso del mattone non è usuale in Scarpa, a cui partecipò un giovane Giovanni D’Aronco risistemazione del Padiglione Italia e, in abituato, da abile artigiano, ad utilizzare che, a fianco dell’Ing. Enrico Trevisano, ne particolare, di uno dei suoi cortili, denominato materie plasmabili come ferro, calcestruzzo e curerà la realizzazione, attraverso numerose “giardino delle sculture”, inaugurato nel 1952 vetro. Ma, in questa realizzazione, il Maestro trasformazioni, l’edificio ospiterà interventi, in occasione della XXVI Biennale. veneto porta il laterizio ad essere assoluto tra gli altri, di Ernesto Basile, Giò Ponti e Il cortile si trova sul lato sinistro, rispetto protagonista, elemento che detta la Galileo Chini, diventando Padiglione Italia, nel all’ingresso principale del Padiglione Italia: il grammatica compositiva del progetto. 1932, con il disegno dell’attuale facciata di primo di una serie di quattro ambienti chiusi, Le quattro pareti pre-esistenti del cortile sono Duilio Torres. A dieci anni di distanza, nel sostanzialmente della medesima dimensione, interamente rivestite da una fitta tessitura di 1942, in occasione dell’ultima biennale del che delimitano il margine della Biennale lungo mattoni faccia a vista. L’architetto, grande 68 CIL 118 Viste assonometriche: lato C e A. Nella pagina a fianco: vista dell’ingresso. 69 GRANDI MAESTRI trasformatore di spazi, movimenta i piani questo senso, il cortile assume la valenza di delle facciate con delle striature “cromatiche” giardino, ovvero diviene luogo di sosta e di realizzate con trattamenti salini, a richiamo relax, di riposo dallo “stress comunicativo” dei segni lasciati dall’altalenarsi delle maree dei limitrofi ambienti espositivi. lungo le pareti di mattoni che formano il La capacità di espressione e nell’uso dei tessuto urbano, attraversato dai canali, di giochi creati con l’acqua fa parte del Venezia. Il risultato è una superficie “tremula” repertorio di Scarpa. Alla conferenza per che si stacca sul filo del cielo, nascondendo l’apertura dell’Anno Accademico del 1964, ogni intromissione con elementi esterni. presso lo IUAV, affermerà: “A me piace molto Accanto a questo effetto pittorico, Scarpa l'acqua, forse perché sono veneziano”. introduce elementi “chiaroscurali” come La semplicità dell’affermazione trova piccole nicchie a basso rilievo o tagli a conferma nella chiarezza compositiva delle feritoia. Il piano verticale delle pareti tre vasche, ricavate dentro la tessitura del perimetrali si ricollega a quello orizzontale modulo che compone l’impianto planimetrico. della pavimentazione in lastre di calcestruzzo Queste, analogamente alla pavimentazione, lavato con la mediazione di una linea di verde, sono realizzate a quote differenti, che si interrompe per ospitare le paraste sviluppando, di conseguenza, effetti cromatici aggettanti delle due porte di collegamento del diversi. Carlo Scarpa, interessato a stimolare percorso espositivo. L’area di transito più aspetti del patrimonio percettivo del all’aperto, percorsa dal fruitore, è protetta da fruitore, fa accogliere la ricaduta degli spruzzi un “monolite in calcestruzzo”, ricavato dalla delle fontanelle su piatti metallici, provocano sottrazione di tre archi di cerchio dalla un naturale sottofondo sonoro. proiezione della pianta della corte. La soletta Commenterà nella sopra citata conferenza: nervata, alleggerita da tre ritagli che fungono “Se l'architettura è buona, chi la ascolta da gocciolatoi, si appoggia su tre pilastri a e la guarda ne sente i benefici senza forma di “mandorla”. accorgersene”. ¶ Nelle opere di Scarpa la cura del dettaglio si è sempre tradotta in occasione per confrontarsi con soluzioni e materiali differenti. L’intradosso della copertura lascia 1 4 trapelare brani di laterizio, mentre il nodo di passaggio, tra la struttura orizzontale e quella 3 verticale, diviene una composizione formata 3 da una sfera metallica appoggiata in un “pulvino” di calcestruzzo. I tre pilastri sottostanti sono rivestiti 6 naturale, lascia traspirare l’umidità delle 3 2 2 5 fioriere atte alla raccolta delle acque piovane 3 d’intonaco grezzo che, come un elemento della copertura. L’intonaco grezzo diviene così un elemento quasi naturale. Al riguardo Scarpa dichiarerà “… l'arte moderna ci ha 1 2 permesso di vedere con occhi nuovi alcuni fenomeni della materia … possiamo ammirare la corteccia e gli alberi senza impacci, non più vincolati dall'eloquenza della tradizione…”. Alla base dei pilastri è disposta una serie di parallelepipedi. Questi, formati dalla composizione di elementi in laterizio lasciati faccia a vista, contengono lo spazio per fioriere o divengono sedute ed appoggi. In 70 CIL 118 6 2 1 3 3 2 6 Nella pagina a fianco: dettaglio dell’ingresso. Planimetria del Padiglione Italia, con lo schema di fruizione degli ambienti. Particolare della lavorazione del rivestimento murario. Legenda: 1. ingresso 2. vasche d’acqua 3. sedute 4. pensilina in vetro 5. copertura 6. pavimentazione in blocchi di cls lavato Vista del “trattamento” del rivestimento murario. La vasca principale. Pianta. 71 GRANDI MAESTRI Principali opere d’architettura, presso la Biennale di Venezia • 1948, Biennale, Internazionale d’Arte di Venezia XXIV edizione: cura diversi allestimenti, tra i quali quello della retrospettiva di Paul Klee. • 1950: progetta, ai Giardini di Castello, il Padiglione del Libro. Cura l’allestimento di varie sale alla XXV Biennale di Venezia e delle mostre “I manifesti della Biennale” e “Il lavoro”. • 1952: per la XXVI Biennale di Venezia progetta la biglietteria, il nuovo ingresso e il cortile interno detto “giardino delle sculture”. • 1953: progetta il padiglione del Venezuela presso i Giardini di Castello. • 1960: per la XXX Biennale di Venezia allestisce le sale del Padiglione Italia. • 1962: cura gli allestimenti alla XXXI Biennale di Venezia e progetta la facciata del Padiglione Italia. • 1962-63: primo progetto per il rinnovo del Padiglione Italia della Biennale. • 1964: allestisce varie sale nel Padiglione Italia in occasione della XXXII Biennale di Venezia. Ordina la mostra “Giacomo Manzù”. • 1964-65: secondo progetto di rinnovo del Padiglione Italia. • 1966: in occasione della XXXIII Biennale di Venezia, cura l’allestimento dell’esposizione al Padiglione Italia “Aspetti del primo astrattismo italiano, Milano-Como 1930-1940”. • 1968: esegue nuovi interventi nel Padiglione Italia e cura l’allestimento della mostra “Linee della ricerca contemporanea: dall’informale alle nuove strutture”. • 1972: per l’ultima volta cura gli allestimenti della Biennale di Venezia, XXXVI edizione. Bibliografia • F. Guerra, Rilevare Carlo Scarpa, in “Carlo Scarpa: l’opera e la sua conservazione”, giornate di studio alla Fondazione Querini Stampalia, a cura di Maura Manzelle, Venezia, Cicero, 2003. • Architetti italiani del 900, a cura di Cesare De Seta, Editori Laterza 1987. • Carlo Scarpa. Opera Completa, a cura di Francesco Dal Co e Giuseppe Mazzariol, Edizioni Electa 1984. • Carlo Scarpa. L’opera e la sua conservazione, giornate di studio alla Fondazione Querini Stampalia, a cura di Maura Manzelle, 2004. • G. Mazzariol, La XXVIa Biennale di Venezia, in “Sale Arte”, 1952, pp. 1-27. • G. D. Romanelli,Opere di Carlo Scarpa, in “L’architettura. Cronache e storia”, n.3, settembre-ottobre, 1955, pp. 342-343, 348. • Per mettersi in mostra: la Biennale di Venezia e i suoi allestitori, in “Rassegna”, n.10, 1982, pp. 14-18. • F. Dal Co, G. Mazzariol, Carlo Scarpa, a cura di A. F. Marcianò, Bologna 1984, pp. 42-43. • M. Mulazzani, Carlo Scarpa 1906-1978, Milano 1984, p. 112. • B. Albertini, S. Bagnoli, La storia del Padiglione Italia, in “Casabella”, 551, 1988, pp. 10-14. • A. de Eccher, G. Del Zotto, Scarpa. I musei e le esposizioni, Milano 1992, p. 253, tav. 148. • G. Romanelli, Venezia e il Veneto. L'opera di Carlo Scarpa, Milano 1994, p. 47. • Rilievo e rappresentazione del giardino delle sculture di Carlo Scarpa a Venezia, a cura di Caterina Balletti, Marco Gnesutta, Francesco Guerra.