Sviluppo di un modello matematico per le piene del fiume Arno
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Sviluppo di un modello matematico per le piene del fiume Arno
UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI FIRENZE FACOLTA' DI INGEGNERIA Corso di Laurea in Ingegneria per l'Ambiente e Territorio CORSO DI TEORIA DEI SISTEMI A.A. 2000/2001 OGGETTO : Sviluppo di un modello matematico per le piene del fiume Arno Docente: Prof. Alessandro Casavola Allievi : Francesco Criscione, Nicola Monami, Sofia Morandi, Francesca Repeti Modello A.R.M.A Indice INDICE I – Introduzione ____________________________________________ 1 1 – L’Arno ed il suo Corso____________________________________ 2 1.1 – Descrizione del bacino del fiume ____________________________________ 2 1.2 – Inquadramento climatico __________________________________________ 6 1.3 – Interventi strutturali sull’Arno _______________________________________ 9 1.4 – Interventi realizzati dopo il 1966_____________________________________ 9 1.5 – Interventi per la riduzione del rischio idraulico ________________________ 11 1.6 – Manutenzione ordinaria e straordinaria dell’Arno e dei suoi affluenti _______ 12 2 – Modello matematico del fiume Arno _______________________ 13 2.1 – Il modello dell’Arno ______________________________________________ 13 2.2 – Descrizione del modello A.R.M.A___________________________________ 13 2.3 – Costruzione del modello di stato ( i / s / u ) ___________________________ 25 3 – Simulazione ___________________________________________ 29 3.1 – Simulazione del modello _________________________________________ 29 3.2 – Verifica del modello _____________________________________________ 35 4 – Ricostruzione dell’ingresso ______________________________ 39 4.1 – Ricostruzione dell’ingresso : eventi di notevole intensità_________________ 40 4.2 – Ricostruzione degli ingressi : eventi di piccola intensità _________________ 44 Conclusioni_______________________________________________ 47 Bibliografia _______________________________________________ 48 Modello A.R.M.A Indice INTRODUZIONE L’obiettivo che ci siamo proposti di raggiungere con il presente lavoro, è stata la realizzazione di un modello idraulico in grado di simulare il comportamento del fiume Arno a seguito di eventi di piena prodotti da precipitazioni meteoriche sia di notevole che di piccola intensità, proprio per questo motivo il nostro studio ha preso in considerazione due periodi dall’anno tra loro diversi. I modelli da noi realizzati permettono di prevedere, a partire da valori noti di portate orarie affluenti all’Arno dai quattro bacini principali che si trovano a monte della Valdarno Superiore, Sieve ) e di precipitazioni meteoriche relative agli stessi sottobacini attraversati dal fiume, i valori di portata oraria del nostro corso d’acqua alle porte di Firenze, seppur con approssimazione. Inizialmente , sulla base di dati noti relativi alle portate orarie misurate in corrispondenza delle sezioni di chiusura di ognuno dei sottobacini presi in considerazione e, di quelli relativi agli afflussi meteorici, abbiamo costruito un modello A.R.M.A e in una fase successiva il corrispondente modello di stato. Dopo la determinazione del modello abbiamo effettuato una simulazione tramite cui ci siamo riproposti di determinare i valori delle portate orarie misurate a Firenze in occasione di eventi rilevanti verificatesi nei mesi di Novembre ed Aprile del 1999. Nella fase immediatamente seguente abbiamo proposto una verifica del modello, tarato sulla base dei dati noti di portate e precipitazioni meteoriche relative ai mesi di Aprile e Novembre del 1960, tarando il modello sui dati del 1999 ( dati utilizzati in precedenza per la simulazione ) ed effettuando una simulazione volta in questo caso a considerare però soltanto due dei sottobacini considerati. Successivamente abbiamo affrontato il problema di ricostruzione dell’ingresso, limitandoci anche in questo caso a considerare due soli sottobacini ( Casentino e Valdarno Superiore ). Tutti i calcoli necessari sono stati effettuati con l’ausilio dei programmi MATLAB ed EXCEL , quest’ultimo è stato utilizzato anche per la realizzazione di tutti i grafici riportati nel nostro lavoro. Modello A.R.M.A Indice 1 – L’ARNO ED IL SUO CORSO 1.1 – Descrizione del bacino del fiume Il corso del fiume inizia a 1358 m di quota alle pendici del Monte Falterona e dopo aver attraversato tutta la Toscana centro-settentrionale, sfocia nel Mar Tirreno con un piccolo delta, presso Marina di Pisa. Modello A.R.M.A Indice La valle dell’Arno ha rappresentato da sempre un polo di attrazione-repulsione per le popolazioni che storicamente l’hanno abitata. Attrazione per i terreni resi fertili dai depositi alluvionali che permettevano messi abbondanti, repulsione per le improvvise piene devastatrici. La portata dell’Arno può passare infatti, da 4 mc/s a 2500 mc/s, come è avvenuto nell’alluvione del 1966, dati che sottolineano il regime a carattere torrentizio del maggior fiume toscano. Figura 2 : L’Arno a Pratovecchio Il suo bacino, che raccoglie le acque di tutti i maggiori corsi toscani ad eccezione del Serchio e dell’Ombrone grossetano, fa parte di quelli che i geologi definiscono Modello A.R.M.A Indice “trasversali”, poiché racchiusi tra catene di ordine inferiore rispetto alla dorsale appenninica principale. Questa è una caratteristica che produce nel corso del fiume un susseguirsi di conche e di ripiani che l’Arno ha dovuto superare per aprirsi lo sbocco al mare. Il Casentino , la prima delle sei conche in cui può essere suddivisa la valle dell’Arno, è abitato da epoca remota. La valle, che ha asse nord-ovest/sud-est, è chiusa a nord dalla dorsale appenninica che si unisce attraverso la Consuma al massiccio del Pratomagno; quest’ultimo delimita ad ovest la vallata casentinese e con le sue propaggini ostacola il corso del fiume fino a Pontassieve, alla chiusura del secondo bacino del Valdarno di Sopra. L’Arno in questo primo bacino perde 1000 m di quota, scendendo a circa 300 m sul livello del mare, e ha l’aspetto proprio di un torrente con fondale roccioso e correnti veloci. Il corso del fiume diviene più calmo già nel basso Casentino, dove il letto si allarga e l’Arno riceve le acque dei suoi primi immissari. Il secondo bacino del fiume è costituito dalla Piana di Arezzo , l’Arno entra in questa zona dopo aver superato le rive alte e rocciose tra Subbiano e Capolona e dopo aver ricevuto le acque del torrente Chiassa ; appena dentro la Piana di Arezzo l’Arno volge verso Firenze mutando una direzione che pareva puntare in linea retta su Arezzo e verso il Tevere che scorre più a sud. La Piana di Arezzo ha assunto l’attuale aspetto idraulico dopo secoli di studi operativi e di regimazioni non solo dell’Arno ma soprattutto della Chiana, attuale maggiore tributario del bacino. I confini geografici del secondo bacino risultano meno definiti di quelli casentinese. A nord vi sono infatti le pendici del Pratomagno, ad ovest la dorsale appenninica, mentre a sud, per l’inversione della Chiana, il bacino è molto largo ed arriva fino al Lago di Montepulciano e ad est vi sono i Monti del Chianti. Il Valdarno Superiore, al contrario della Piana di Arezzo, è una classica valle solcata dal corso fluviale principale. Paralleli al fiume, sulla destra le pendici del Pratomagno e sulla sinistra i Monti del Chianti delimitano il bacino. L’unico tributario di rilievo della zona è il fiume Ambra, che getta le sue acque in Arno proprio all’inizio della vallata. Dopo Rignano il fiume riceve la acque della Sieve, il più importante affluente dell’intero bacino e, aumentando notevolmente la propria portata si immette nella Conca di Firenze. Modello A.R.M.A Indice Figura 3 : Arno nel centro urbano di Firenze all’altezza di Ponte S.Niccolò. Passata la città, il maggior centro attraversato dal fiume è Signa, posto a ridosso della Gonfolina, alla confluenza dell’Arno col Bisenzio, uno dei maggiori affluenti insieme al Pesa, alla Greve e all’Ombrone pistoiese. L’Arno ha già percorso 150 km, portandosi ad una quota di circa 25 m s.l.m., quando si trova a superare l’ultimo grande ostacolo posto alla sua corsa verso il mare: la dorsale del Montalbano, che tagliando la pianura da nord a sud sbarra il corso del fiume. Questo tratto di alveo non vanta un’individualità geografica ben definita potendosi dilatare verso nord fino ad includere la Piana di Lucca e la Val di Nievole e verso sud fino ai confini della Val d’Era e della Val d’Elsa. I maggiori affluenti di questo bacino sono appunto l’Era e l’Elsa. Il Valdarno Inferiore è caratterizzato oggi da numerosi centri di antica origine ma di moderno sviluppo topografico, che si susseguono nel fondovalle sia a sud che a Modello A.R.M.A Indice nord del corso del fiume; anche se geograficamente non si può identificare un confine ben delineato dal Monte Pisano fino al mare ugualmente si è soliti dividere con una certa arbitrarietà il Valdarno Inferiore dalla Piana di Pisa. Figura 4 : Arno in località San Giovanni alla Vena nel comune di Pisa. In quest’ultimo tratto l’Arno scorre lentamente attraverso la piana generata dai detriti alluvionali che il fiume ha depositato durante il corso dei secoli. 1.2 – INQUADRAMENTO CLIMATICO La temperatura media annua nel bacino dell’Arno diminuisce progressivamente procedendo dal mare verso l’interno, con una escursione annua variabile in funzione dell’altitudine e della vicinanza al mare.Le temperature minime si registrano in genere nel mese di gennaio o febbraio, mentre le massime in luglio o agosto.Il clima è in genere temperato, variabile fra temperato fresco, sulle catene del Pratomagno e del M. Falterona, fino a temperato con periodo arido estivo nella pianura di Pisa.Le precipitazioni medie annue presentano valori relativamente variabili nelle varie porzioni del bacino, mostrando una stretta influenza da parte del rilievo. Nel Valdarno Superiore e su un’ampia zona allungata e parallela del crinale appenninico, le precipitazioni non scendono mai al di sotto sei 1000 mm. I valori Modello A.R.M.A Indice massimi si registrano sull’Appennino Pistoiese e nell’alto bacino del Bisenzio, dove superano i 1900 mm, mentre valori compresi fra 1400 e 1800 mm sono raggiunti sul M. Falterona e valori intorno ai 1600 mm sul Pratomagno.Valori nettamente inferiori caratterizzano la porzione meridionale del bacino, con minimi fino a 800 mm nella Val di Chiana, nell’alto bacino dell’Elsa e nella zona costiera. I valori medi mensili delle precipitazioni evidenziano per gran parte delle stazioni un minimo estivo (Luglio) ed un massimo autunnale (Ottobre o Novembre), talora seguito da un massimo relativo tardo invernale o primaverile. Dall’analisi delle variazioni pluviometriche dell’ultimo secolo, emerge una generale tendenza alla diminuzione delle precipitazioni medie annue, fenomeno osservato anche per altre regioni italiane, che si protrae fino al 1989, mentre dall’anno successivo sembra riscontrarsi un nuovo incremento delle precipitazioni. Per quanto riguarda le portate il regime ideologico del fiume è caratterizzato da accentuate differenze fra valori minimi e massimi. A portate di magra estremamente ridotte si contrappongono portate massime eccezionali in grado di provocare disastrose inondazioni.Per quanto riguarda le piene dell’Arno verificatesi in epoche storiche è stata ricostruita la successione di quelle che hanno inondato Firenze a partire dal 1177, distinguendo tre categorie: MEDIE , INTENSE , ECCEZIONALI. Fra l’eccezionali si annoverano quelle del 1844 e del 1966. Riportiamo di seguito una breve testimonianza fotografica dell’evento eccezionale che si è verificato nel 1966. Modello A.R.M.A Indice Figura 5 : Firenze. Vista dall’alto Figura 6 : Firenze. L’Arno ha ormai invaso le strade Modello A.R.M.A Indice Figura 7: Firenze. Ponte Vecchio. 1.3 – INTERVENTI STRUTTURALI SULL’ARNO In generale occorre proseguire nella realizzazione di interventi organici di difesa dalle piene per dare continuità e completezza alle poche opere realizzate ( scolmatore di Pontedera, ampliamenti dell’alveo a monte di Firenze, stabilizzazione dell’alveo tra Firenze e Fucecchio etc. ), Per una maggiore chiarezza sulla situazione analizziamo in maniera più dettagliata le opere fino ad oggi compiute e successivamente indicheremo una serie di interventi necessari per diminuire il rischio idraulico ancora troppo elevato. 1.4 – INTERVENTI REALIZZATI DOPO IL 1966 A seguito del disastroso evento di piena del 1966 fu istituita la Commissione Internazionale per lo studio della sistemazione idraulica e della Difesa del Suolo, nota anche come Commissione De Marchi, con la finalità di individuare le strategie di difesa degli eventi alluvionali per tutto il territorio nazionale. Modello A.R.M.A Indice Le numerose proposte, gli studi e i progetti che si sono succeduti nel tempo solo in piccolissima parte si sono a tutt'oggi concretizzati in interventi strutturali effettivi per la difesa dalle piene. Tra quelli realizzati dopo l'evento del1966 si ricordano per la loro importanza: 1. Il completamento dello Scolmatore d'Arno a Pontedera, concepito e iniziato prima dell'alluvione del 1966, in grado di smaltire una portata massima nominale di 1400 mc/sec, oggi utilizzata per circa 1000 mc/sec. 2. L'abbassamento delle platee di Ponte Vecchio e Ponte alle Grazie a Firenze e l'innalzamento delle spallette del Lungarno, tali da incrementare la portata massima limitatamente a quel tratto urbano della città portandola da 2500 mc/sec (1966) a 3100-3400 mc/sec senza franco. 3. La risagomatura del tratto fluviale a monte di Firenze, fino alla zona dell'Albereta. 4. La stabilizzazione del fondo mediante la realizzazione di quattro traverse nel tratto tra Montelupo e Pontedera. 5. La realizzazione dell'invaso di Bilancino sul fiume Sieve per circa 80 milioni di metri cubi di acqua (oggi in fase di completamento), a uso multiplo efficace per raggiungere la portata minima "vitale" nell'Arno durante il periodo estivo e con volume riservato alla laminazione delle piene per circa 15 milioni di metri cubi. 6. Il diversivo di Castelfiorentino sul fiume Elsa. C'è pero' da osservare che negli ultimi decenni le trasformazioni socioeconomiche hanno radicalmente mutato il livello di sviluppo italiano in generale e del bacino dell'Arno in particolare. In generale l'aggravamento del rischio idraulico nel bacino, dopo l'evento catastrofico del 1966, è molto aumentato a causa dei fenomeni antropici più recenti che hanno preso impulso soprattutto negli ultimi 30-40 anni e che hanno spesso devastato i caratteri di naturalità di gran parte del territorio. Il motivo principale di aggravamento del rischio è certamente dovuto allo sviluppo dell'edificazione in aree di pertinenza fluviale o ad elevato rischio idraulico sia lungo l'Arno sia sugli affluenti. Modello A.R.M.A Figura 8 : Così si presentavano i Lungarni la mattina del 4 Novembre 1966 Indice Modello A.R.M.A Indice Figura 9 : Il centro della città ormai invaso dalle acque. 1.5 – INTERVENTI PER LA RIDUZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO • Riduzione del dissesto idrogeologico Per contenere il rischio idraulico nel bacino dell’Arno è innanzitutto necessario intervenire per contenere il dissesto idrogeologico, dando immediato inizio a interventi di sistemazione idraulico-forestale nei bacini montani e di riduzione del dissesto dei versanti: essi tuttavia potranno dare risultati apprezzabili non prima di diversi anni,forse di un ventennio. Queste opere di estrema necessità coincidono in parte con quelle indicate dalla Regione Toscana in occasione degli eventi alluvionali dell’Ottobre-Novembre 1992. • Sospensione delle costruzioni nelle aree di pertinenza fluviale Modello A.R.M.A Indice Contestualmente è necessario sospendere le costruzioni nelle aree di pertinenza fluviale o comunque a rischio idraulico, sia lungo l’Arno, sia lungo gli affluenti, sia nelle aree parzialmente edificate della bassa pianura, dove è fortemente in crisi anche il reticolo idraulico minore. 1.6 – MANUTENZIONE ORDINARIA E STRAORDINARIA DELL’ARNO E DEI SUOI AFFLUENTI. Gli interventi devono essere finalizzati alla eliminazione di situazioni di pericolo per i centri abitati e per le infrastrutture in conseguenza di eventi critici di deflusso e riguardare la manutenzione e il ripristino delle opere idrauliche esistenti, il consolidamento delle sponde e degli argini, la risagomatura delle sezioni ostruite dell’alveo e la rimozione delle piante spezzate, sradicate o adagiate nel fiume, che rappresentano in certi casi un pericolo per la creazione di sbarramenti temporanei in corrispondenza di ponti, interventi di potatura della vegetazione sulle sponde con tagli autorizzati è controllato dal Corpo Forestale. Ove possibile, gli interventi dovrebbero prendere in considerazione la rinaturalizzazione delle sponde, intesa come protezione delle sponde dissestate o friabili e l’utilizzazione nel fiume di tecnologie di ingegneria ambientale. Modello A.R.M.A Indice 2 – Modello matematico del fiume arno 2.1 – Il modello dell’Arno Il modello che ci apprestiamo a descrivere si propone di simulare il comportamento del fiume Arno nel tratto che va dal Monte Falterona dove il fiume nasce fino alla città di Firenze. Per la verità vengono costruiti due modelli per poter simulare il comportamento del fiume in conseguenza di eventi pluviometrici di notevole intensità ma anche di bassa intensità e ottenere così i valori delle portate orarie del fiume, partendo da valori noti delle distribuzioni spaziali e temporali delle precipitazioni nonché delle portate che affluiscono al corso principale del fiume da parte dei bacini che si trovano a monte. Tutto questo permette di valutare il valore della portata oraria in prossimità di Firenze. Il modello è stato costruito in base a rilievi topografici dell’alveo effettuati dall’Ufficio Idrografico e Mareografico di Pisa [ 4 ]. Per la sua taratura sono state adoperate osservazioni idrologiche relative agli eventi di piena verificatisi nel Novembre del 1960 e in corrispondenza di eventi pluviometrici di bassa intensità verificatisi nell’Aprile dello stesso anno. 2.2 – Descrizione del modello A.R.M.A Sulla base di valori di portate orarie e piogge orarie riguardanti eventi storici e contenuti negli annali idrologici pubblicati dall’Istituto Idrologico e Mareografico di Pisa, abbiamo costruito un modello A.R.M.A descritto dalla seguente espressione: y ( t ) + a1 y ( t - 1 ) +…….+ an y ( t – n ) = b0 u ( t ) + b1 u ( t – 1 ) + …..+ bn u ( t – n ) Come detto in precedenza, seguendo la suddivisione classica, che in parte si rifà all’origine delle conche lacustri dell’Appennino Centrale, si suole suddividere il bacino Modello A.R.M.A Indice dell’Arno in cinque sottobacini, quelli da noi considerati sono: il Casentino, la Chiana, il Valdarno Superiore, la Sieve. Per ognuno dei bacini considerati, sono stati stimati i parametri a1 , a2 , … , an e, b0 , b1 , … , bn . I dati relativi agli eventi utilizzati per la stima dei parametri sono riportati nei files taraCas60.txt, taraChi60.txt, taraVal60.txt, taraSiev60.txt. Per la stima di tali parametri si possono adottare in linea di principio , tre metodi diversi : il metodo dei momenti, il metodo della massima verosimiglianza, il metodo dei minimi quadrati. Per la stima dei parametri ci siamo serviti proprio del METODO DEI MINIMI QUADRATI tramite cui è stato possibile, partendo da misure ingresso uscita realizzate nell’intervallo i-N-1 ≤ t ≤ i , stimare i parametri minimizzando l’indice di prestazione quadratico dato da : n n min ∑ y(t ) − ∑ a j y (t − j ) − ∑ b j u (t − j ) j a j bj t = i − N +1 j =1 j =1 i 2 Come detto nel nostro studio abbiamo preso in considerazione sia eventi legati a piogge di notevole intensità che di bassa intensità considerando due periodi ben distinti Per il periodo invernale abbiamo considerato un evento verificatosi nel mese di Novembre, in seguito alla stima dei parametri abbiamo ottenuto i quattro modelli relativi ai bacini considerati e abbiamo costruito il modello A.R.M.A complessivo; lo stesso è stato poi fatto per il periodo estivo. Nei due modelli di seguito riportati abbiamo indicato con u le PIOGGE che costituiscono gli “ingressi” del nostro sistema e che vengono riportate in mc/sec. ( considerando pertanto gli effetti che le precipitazioni hanno sulla portata del fiume nei diversi sottobacini). Modello A.R.M.A Indice Occorre infatti sottolineare come per la costruzione del modello siano state considerate precipitazioni indipendenti per Casentino, Chiana, Sieve, Valdarno Superiore. Le PORTATE sono invece indicate con Q, esse costituiscono le “uscite” del sistema e vengono indicate in mc/sec. I ritardi massimi sono stati assunti pari al Tempo di corrivazione determinati grazie ad alcune delle principali caratteristiche geografiche dei sottobacini del fiume da noi presi in considerazione e riportate nella tabella sottostante. S [Km2] SUPERFICIE DEL SOTTOBACINO im [%] qm [m slm] T [ORE] PENDENZA MEDIA QUOTA MEDIA TEMPO DI DELL'ASTA PRINCIPALE DEL SOTTOBACINO CORRIVAZIONE CASENTINO 895 0.75 441 4 CHIANA 1362 0.57 296 6 VALDARNO 997 1.1 126 3 SIEVE 846 1.51 193 3 Tabella 1. Nella tabella abbiamo considerato, indicandolo con T il Tempo di corrivazione, come il tempo necessario affinchè una goccia d’acqua raggiunga dai punti più lontani del bacino la sezione di chiusura. Poiché il tempo di corrivazione di un bacino dipende dalla sua estensione, dalla sua morfologia, dal suo profilo altimetrico ed anche, sebbene in misura minore, dalla vegetazione presente e dalla velocità di infiltrazione dell’acqua, non esiste un’unica formula per calcolarlo, ma abbiamo a disposizione varie formule empiriche proposte da diversi autori: KIRPICH : VENTURA: T = 0,066 L0,77[ 1000L /( qmax - qm)] T = 0,1272 w S / im Modello A.R.M.A Indice In base a quanto appena detto i ritardi risultano diversi per ciascuno dei bacini considerati. Occorre peraltro aggiungere che i valori di portata relativi a quelle che si considerano come sezioni di chiusura per i sottobacini di Casentino, Chiana, Sieve vengono considerati come indipendenti l’uno dall’altro, mentre una dipendenza ( evidenziata tramite termini posti fuori dalla diagonale ) di tali valori da quelli uscenti dai bacini di monte, si ha per il sottobacino del Valdarno Superiore. Modello A.R.M.A complessivo: . 0 0 0 0 0 Qcas ( t) 0975 0 0 0 0.9116 0 Qchi ( t ) 0 Q ( t ) = 0.0046 0.0209 0.0087 00120 . 0 0.05 val 0 0 0 0 0 Qsiev ( t ) 0 Qcas ( t − 1) Qcas ( t − 2 ) Q ( t − 3) cas Qcas ( t − 4 ) Q ( t − 1) chi Qchi ( t − 2) Q ( t − 3) 0.0046 0.0209 chi 0 Qchi ( t − 4) 0 . + 0 ( ) 0 Q t − 5 chi Qchi ( t − 6) 0 0 ( ) Q t − 1 val Qval ( t − 2) Qval ( t − 3) Q (t − 1) siev Q siev ( t − 2) Q ( t − 3) siev 0.0087 0 0 0 0.0120 0 0 0 0 0 0 0.004 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 07499 . 0 0.2 0 0 0 0 0 0 0.4261 0.2322 0 0 0 0 0.0013 0 0.043 0 0 0 0 0.0064 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 . 0 0 ucas ( t − 1) ucas ( t − 2 ) u ( t − 3) cas ucas ( t − 4 ) u ( t − 1) chi u chi ( t − 2) 0 0 uchi ( t − 3) 0 0 u chi ( t − 4) . 0 0 uchi ( t − 5) 0.1973 0.1673 uchi ( t − 6) u val ( t − 1) u ( t − 2) val uval ( t − 3) u ( t − 1) siev usiev ( t − 2 ) u siev ( t − 3) Di seguito sono riportati i grafici relativi alla simulazione dei dati utilizzati per la taratura dei modelli e anche quelli relativi agli errori commessi nella stima. Vengono considerati dati relativi al mese di Novembre ricavati dalla consultazione degli Annali Modello A.R.M.A Indice idrologici conservati presso l’Ufficio Idrografico e Mareografico di Pisa [ 4 ]. ( I dati relativi a ciascuno dei bacini considerati si trovano nei files taraCas60 .txt , taraChi60.txt , taraSiev60.txt , taraVal60 ). Andamento delle portate orarie per il Casentino (Taratura del modello) 150 90 Dati Reali Modello 60 30 0 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 Tempo (ore) Errore di taratura per il Casentino 100 80 60 40 Errore (mc/s) Portata (mc/s) 120 20 0 -20 0 Errore 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 -40 -60 -80 -100 Tempo (ore) Modello A.R.M.A Indice Figura 10 : Occorre sottolineare che il valore 1 sull’asse delle ascisse è da leggersi come le ore 7 del 12 Novembre del 1960. Andamento delle portate orarie per la Chiana (Taratura del modello) 180 Portate (mc/s) 150 Dati reali Modello 120 90 60 30 0 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 Tempo (ore) Errore di taratura per la Chiana 80 60 Errore (mc/s) 40 20 0 -20 Errore 0 2 4 6 8 -40 -60 -80 Tempo (ore) 10 12 14 Modello A.R.M.A Indice Figura 11 : Occorre sottolineare che il valore 1 sull’asse delle ascisse è da leggersi come le ore 7 del 12 Novembre del 1960. Andamento delle portate orarie per il Valdarno (Taratura del modello) 80 Portata (mc/s) 60 Dati reali Modello 40 20 0 0 2 4 6 8 10 12 Tempo (ore) 14 16 18 20 Modello A.R.M.A Indice Errore di taratura per il Valdarno 10 8 6 Errore (mc/s) 4 2 Errore 0 -2 0 2 4 6 8 10 12 14 16 -4 -6 -8 -10 Tempo (ore) Figura 12 : Occorre sottolineare che il valore 1 sull’asse delle ascisse è da leggersi come le ore 7 del 12 Novembre del 1960. Andamento delle portate orarie per la Sieve (Taratura del modello) 300 270 Portata (mc/s) 240 210 Dati reali Modello 180 150 120 90 60 30 0 0 2 4 6 8 10 12 Tempo (ore) 14 16 18 20 Modello A.R.M.A Indice Errore di taratura per la Sieve 90 Errore (mc/s) 70 50 30 Errore 10 -10 0 2 4 6 8 10 12 14 16 -30 -50 Tempo (ore) Figura 13 : Occorre sottolineare che il valore 1 sull’asse delle ascisse è da leggersi come le ore 7 del 12 Novembre del 1960. I grafici inseriti nelle pagine precedenti si riferiscono alla taratura di un modello A.R.M.A per eventi legati a precipitazioni di notevole intensità. Quelli riportati di seguito si riferiscono ad un modello dello stesso tipo ma ricavato a partire da dati di portata e di pioggia ottenuti in seguito ad osservazioni eseguite nel periodo in cui le precipitazioni sono molto meno frequenti. Più precisamente vengono considerati dati relativi al mese di Aprile ricavati dalla consultazione degli Annali idrologici conservati presso l’Ufficio Idrografico e Mareografico di Pisa [4]. ( I dati relativi a ciascuno dei bacini considerati si trovano nei files taraCas(AP)60 .txt , taraChi(AP)60.txt , taraSiev(AP)60.txt , taraVal(AP)60 ). Modello A.R.M.A Indice Andamento delle portate orarie per il Casentino (Taratura del modello) 50 Portate (mc/s) 40 30 Dati reali Modello 20 10 0 0 2 4 6 8 10 12 Tempo (ore) 14 16 18 20 Modello A.R.M.A Indice Errore di taratura per il Casentino 1.5 Errore (mc/s) 1 0.5 Errore 0 0 5 10 15 -0.5 -1 -1.5 Tempo (ore) Figura 14 : Occorre sottolineare che il valore 1 sull’asse delle ascisse è da leggersi come le ore 7 del 4 Aprile del 1960. Andamento delle portate orarie per la Chiana (Taratura del modello) 25 Portate (mc/s) 20 Dati reali Modello 15 10 5 0 0 2 4 6 8 10 12 Tempo (ore) 14 16 18 20 Modello A.R.M.A Indice Errore di taratura per la Chiana 1 0.8 Errore (mc/s) 0.6 0.4 0.2 Errore 0 -0.2 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 -0.4 -0.6 -0.8 -1 Tempo (ore) Figura 15 : Occorre sottolineare che il valore 1 sull’asse delle ascisse è da leggersi come le ore 7 del 4 Aprile del 1960. Portate (mc/s) Andamento delle portate orarie della Sieve (Taratura del modello) 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Dati reali Modello 0 2 4 6 8 10 12 Tempo (ore) 14 16 18 20 Modello A.R.M.A Indice Errore (mc/s) Errore di taratura per la Sieve 20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 -2 0 -4 -6 -8 -10 Errore 2 4 6 8 10 12 14 16 Tempo (ore) Figura 16 : Occorre sottolineare che il valore 1 sull’asse delle ascisse è da leggersi come le ore 7 del 4 Aprile del 1960. Andamento delle portate orarie per il Valdarno (Taratura del modello) 280 Portate (mc/s) 240 200 Dati reali Modello 160 120 80 40 0 0 2 4 6 8 10 12 14 Tempo (ore) 16 18 20 22 24 Modello A.R.M.A Indice Errore di taratura per il Valdarno 50 40 Errore (mc/s) 30 20 Errore 10 0 0 2 4 6 8 10 12 14 16 -10 -20 Tempo (ore) Figura 17 : Occorre sottolineare che il valore 1 sull’asse delle ascisse è da leggersi come le ore 7 del 4 Aprile del 1960. 2.3 – Costruzione del modello di stato ( i / s / u ) • Dalla teoria sappiamo che un sistema lineare Σ a TD è un sistema con t (tempo) intero in cui : x ( t + 1 ) = A x( t ) + B u( t ) y ( t ) = C x( t ) + D u( t ) dove A, B, C, D sono matrici reali di dimensioni n x n, n x m, p x n, p x m. Il sistema dinamico lineare Σ può essere definito anche così: y ( t ) + a1 y ( t – 1 ) + ….. + an y ( t – n ) = b0 u ( t ) + b1 u ( t – 1 ) + ….. + bn u ( t – n ) che risolto rispetto alla y ( t ) fornisce la seguente relazione : Modello A.R.M.A Indice y ( t ) = - a1 y ( t – 1 ) - ….. - an y ( t – n ) + b0 u ( t ) + b1 u ( t – 1 ) + ….. + bn u ( t – n ) ♠ quest’ ultima afferma che in ogni istante di tempo t l’uscita y di un sistema lineare è la somma di una combinazione lineare degli ultimi n + 1 ingressi. Poiché la prima di queste due combinazioni rappresenta in statistica un termine autoregressivo e la seconda una media mobile il modello ♠ è spesso chiamato modello autoregressivo a media mobile o modello A.R.M.A . • Nella pratica per poter studiare il modello di stato ( i / s / u ) abbiamo convertito il modello A.R.M.A in un sistema TD x ( t + 1 ) = A x( t ) + B u( t ) y ( t ) = C x( t ) + D u( t ) dove abbiamo scelto di utilizzare la rappresentazione canonica di raggiungibilità 1 ( RCR1) per scrivere le quattro matrici A, B, C, D : 0 .A= − an Poi I n −1 − an −1.....− a1 abbiamo ricavato 0 . . B= . 0 1 un C = (b n . . . b1 ) modello di stato per ogni successivamente il modello di stato complessivo : Q( t + 1 ) = A Q( t ) + B u( t ) y ( t ) = C Q( t ) con D = 0 D = b0 sottobacino e Modello A.R.M.A Indice dove : Qcas ( t − 2) Qcas ( t − 1) Qcas ( t ) Qcas ( t + 1) Q ( t − 4) chi Qchi ( t − 3) Qcas ( t + 1) Qchi ( t − 2) Qchi ( t + 1) Qchi ( t − 1) Q( t + 1) = = Qval ( t + 1) Qchi ( t ) Qsiev ( t + 1) Qchi ( t + 1) Qval ( t − 1) Q (t) val Q val ( t + 1) Q ( t − 1) siev Qsiev ( t ) Qsiev ( t + 1) 1 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 1 0 0 − 0.9775 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 A= 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0.012 0.0087 0.0209 0.0046 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Qcas ( t ) Qchi ( t ) Q( t ) = Q (t) val Qsiev ( t ) Qcas ( t − 3) Qcas ( t − 2) Qcas ( t − 1) Qcas ( t) Q ( t − 5) chi Qchi ( t − 4) Q ( t 3) chi − Qchi ( t − 2) = Qchi ( t − 1) Qchi ( t ) Qval ( t − 2) Qval ( t − 1) Qval ( t ) Q ( t − 2 ) siev Qsiev ( t − 1) Qsiev ( t ) 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 − 0.9116 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 − 0.2 0 − 0.7499 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0.05 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 − 0.2322 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 − 0.4261 0 0 0 Modello A.R.M.A 0 0 0 1 0 0 0 0 B= 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 Indice 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 ucas ( t ) uchi ( t ) u( t ) = u (t) val usiev ( t ) ucas ( t − 3) ucas ( t − 2 ) ucas ( t − 1) ucas ( t ) u ( t − 5) chi uchi ( t − 4) u ( t 3) chi − uchi ( t − 2) = uchi ( t − 1) uchi ( t ) uval ( t − 2) uval ( t − 1) uval ( t ) u ( t − 2) siev usiev ( t − 1) usiev (t ) 3 – SIMULAZIONE 3.1 – Simulazione del modello In generale per provare la rispondenza e l’attendibilità di un modello creato vengono simulati eventi verificatesi in passato ( o che si verificheranno in futuro ), per i quali sono disponibili le relative osservazioni di natura idrologica. Nel nostro caso i parametri utilizzati nella simulazione sono stati ricavati dalla costruzione del modello A.R.M.A tarato sulla base di osservazioni e dati riportati negli annali idrologici e riguardanti i periodi di Novembre ed Aprile del 1960 mentre gli eventi sperimentati si riferiscono ai mesi di Novembre ed Aprile del 1999. I dati relativi agli eventi simulati riguardano la quantità di pioggia e i valori di portata oraria relativi a ciascun sottobacino del fiume Arno. Tali valori sono stati ricavati dalle registrazioni dei pluviometri e dei misuratori di portata situati nei vari bacini: per il Casentino abbiamo considerato la stazione di Subbiano, per la Chiana la stazione di Ponte Ferrovia, per il Valdarno Nave di Rosano, per la Sieve Fornacina. Di seguito riportiamo alcune delle principali caratteristiche delle stazioni considerate. Modello A.R.M.A Indice • SUBBIANO: bacino di dominio 895 Kmq, altitudine media 720 m.s.m.,distanza dalla confluenza con il Canale della Chiana 13.5 Km ( a monte ), inizio osservazioni 1/10/1929. • PONTE FERROVIA: bacino di dominio 1362 Kmq, altitudine media 409 m.s.m. distanza dalla confluenza con l’Arno 5.75 Km, inizio delle osservazioni 1/1/1911. • NAVE DI ROSANO : bacino di dominio 997 Kmq, altitudine media 450 m.s.m. , distanza dalla confluenza con il fiume Greve 22 Km inizio delle osservazioni 1/12/1920. • FORNACINA: bacino di dominio 846 Kmq, altitudine media 490 m.s.m. , distanza dalla foce circa 4.25 Km, inizio delle osservazioni 1/1/1921. Di seguito riportiamo i grafici relativi all’andamento delle portate orarie registrate per i 4 sottobacini insieme a quelle ottenute servendoci del modello costruito. Occorre ricordare che in tutti i grafici il valore 1 sull’asse delle ascisse deve essere letto come le ore 7 del mattino. Andamento delle portate orarie per il Casentino 50.00 Portate (mc/s) 40.00 30.00 Dati reali Modello 20.00 10.00 0.00 0 2 4 6 8 10 12 Tempo (ore) 14 16 18 20 Modello A.R.M.A Indice Andamento delle portate orarie per la Chiana 50.00 Portate (mc/s) 40.00 30.00 Dati reali Modello 20.00 10.00 0.00 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 Tempo (ore) Andamento delle portate orarie per il Valdarno 80.00 70.00 Portate (mc/s) 60.00 50.00 40.00 Dati reali 30.00 Modello 20.00 10.00 0.00 -10.00 0 2 4 6 8 10 12 -20.00 Tempo (ore) 14 16 18 20 Modello A.R.M.A Indice Andamento delle portate orarie per la Sieve 100.00 Portate (mc/s) 70.00 Dati reali Modello 40.00 10.00 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 -20.00 Tempo (ore) Figura 9 : Simulazione di eventi di piena verificatesi nel mese di Novembre del 1999. Andamento delle portate a Firenze 70.00 Portate (mc/s) 60.00 50.00 40.00 Dati reali Modello 30.00 20.00 10.00 0.00 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 Tempo (ore) L’analisi dei grafici sopra riportati sottolinea come sia piuttosto evidente una certa somiglianza tra quello che è l’andamento delle portate orarie reali registrate in Modello A.R.M.A Indice corrispondenza delle sezioni di chiusura dei sottobacini considerati, e quello delle portate orarie ricostruite con l’ausilio del nostro modello. Quanto detto evidenzia come, quantomeno da un punto di vista qualitativo il modello da noi costruito, sia in grado di simulare seppur con qualche approssimazione la realtà del fenomeno fisico analizzato. I grafici riportati tuttavia evidenziano anche un altro fatto piuttosto interessante : i valori di portata ricostruiti con il modello risultano, seppur con qualche eccezione sempre sensibilmente superiori a quelli reali; ciò è in parte giustificato anche dal fatto che, in seguito storica alluvione del 1966, sono stati eseguiti tutta una serie di lavori volti a produrre la messa in sicurezza del fiume, proprio per evitare il ripetersi di eventi tanto disastrosi. Andamento delle portate per il Casentino 50.00 Portate (mc/s) 40.00 30.00 Dati reali 20.00 Modello 10.00 0.00 0 2 4 6 8 10 12 Tempo (ore) 14 16 18 20 Modello A.R.M.A Indice Andamento delle portate orarie per la Chiana 25.00 Portate (mc/s) 20.00 15.00 Dati reali Modello 10.00 5.00 0.00 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 Tempo (ore) Andamento delle portate orarie del Valdarno 200.00 180.00 Portate (mc/s) 160.00 140.00 120.00 100.00 Dati reali 80.00 Modello 60.00 40.00 20.00 0.00 0 2 4 6 8 10 12 Tempo (ore) 14 16 18 20 Modello A.R.M.A Indice Andamento delle portate orarie per la Sieve 100.00 90.00 Portate (mc/s) 80.00 70.00 60.00 50.00 Dati reali 40.00 Modello 30.00 20.00 10.00 0.00 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 Tempo (ore) Figura 20 : Simulazione di eventi di piena verificatesi nel mese Aprile del 1999. Andamento delle portate orarie a Firenze 300.00 Portata (mc/s) 250.00 200.00 Dati reali Modello 150.00 100.00 50.00 0.00 0 5 10 Tempo (ore) 15 20 Modello A.R.M.A Indice Anche in questo caso l’osservazione dei grafici sopra riportati sottolinea una certa somiglianza tra l’andamento delle portate orarie reali e quello delle portate orarie ricostruite tramite il nostro modello . 3.2 – Verifica del modello Per rendere ancor più completo il nostro studio abbiamo effettuato un’ulteriore verifica provando a costruire un nuovo modello A.R.M.A tarato in questo caso sui dati di portate orarie ed afflussi meteorici nei mesi di Aprile e Novembre del 1999. Una volta costruito il modello abbiamo provato ad effettuare una simulazione cercando in particolare di ricostruire in questo caso i valori di portata oraria registrati in corrispondenza della sezione dei sottobacini da noi considerati, in occasione di eventi verificatesi negli stessi mesi del 1960. Quanto fatto ha sostanzialmente lo scopo di verificare quanto i modelli tarati nel 1999 e nel 1960 e utilizzati per effettuare simulazioni rispettivamente nel 1960 e nel 1999 sono tra loro “interscambia Di seguito sono riportati i grafici ottenuti con l’ausilio del programma Excel facendo riferimento solo a due dei bacini considerati: quello del Casentino e quello della Chiana ( dati utilizzati per la taratura dei due modelli sono riportati nei files : taraCas99.txt e taraChi99.txt ) Andamento delle portate orarie per il Casentino ( Taratura del modello ) 50.00 Portate (mc/s) 40.00 30.00 Dati reali Modello 20.00 10.00 0.00 0 2 4 6 8 10 12 Tempo (ore) 14 16 18 20 Modello A.R.M.A Indice Errore di taratura per il Casentino 5.00 4.00 Portate (mc/s) 3.00 2.00 1.00 Errore 0.00 -1.00 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 -2.00 -3.00 -4.00 -5.00 Tempo (ore) Figura 11 : Taratura del modello sulla base dei dati relativi al mese di Ottobre del 1999 Andamento delle portate per il Casentino 50.00 Portate (mc/s) 40.00 30.00 Dati reali 20.00 Modello 10.00 0.00 0 2 4 6 8 10 12 Tempo (ore) 14 16 18 20 Modello A.R.M.A Indice Figura 12 : Simulazione di un evento di piena verificatesi nel mese di Novembre del 1960. Andamento delle portate orarie per la Chiana (Taratura del modello) 50.00 Portate (mc/s) 40.00 Dati reali Modello 30.00 20.00 10.00 0.00 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 Tempo (ore) Errore di taratura per la Chiana 10 8 Errore (mc/s) 6 4 2 0 -2 0 Errore 2 4 6 8 -4 -6 -8 -10 Tempo (ore) 10 12 14 Modello A.R.M.A Indice Figura 13 : Taratura del modello sulla base dei dati relativi ad un evento verificatesi nel mese di novembre del 1999. Andamento delle portate orarie per la Chiana Portate (mc/s) 180 150 Dati reali 120 Modello 90 60 30 0 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 Tempo (ore) Figura 14 : Simulazione di un evento di piena verificatesi nel mese di Novembre del 1960. 4 – RICOSTRUZIONE DELL’INGRESSO In questo capitolo ci proponiamo di esaminare il problema della ricostruzione ∧ degli ingressi che ha come scopo la determinazione di una stima u(.) dell’ingresso u( . ) che viene applicato ad un sistema in un intervallo di tempo [ 0 , t ], partendo dal rilevamento dell’uscita y( . ) nello stesso intervallo di tempo. Nel nostro caso dalla conoscenza delle portate orarie che si hanno in uscita da ciascuno dei quattro sottobacini presi in considerazione, vogliamo determinare i valori delle quantità di pioggia che devono cadere in ogni bacino per avere il valore noto di portata in corrispondenza della sezione di chiusura. Modello A.R.M.A Indice Dalla teoria [ 1 ] sappiamo che tale problema nasce in tutte quelle situazioni in cui viene misurata una grandezza mediante uno strumento che, avendo una sua dinamica fornisce come misura di u ( t ) una seconda grandezza y( t ) ≠ u( t ); in questi casi occorre chiedersi se è possibile manipolare la misura ( y ) così da ottenere una stima migliore della grandezza da misurare ( u ). ∧ Nel nostro studio abbiamo supposto che l’ingresso ricostruito u( . ) sia ammissibile ovvero in grado di generare un’uscita y( . ) per almeno uno stato iniziale. Da un punto di vista matematico ci proponiamo di calcolare l’ingresso u( . ) che determina l’uscita y( . ) per un dato sistema ( A , B , C, D ). ∧ Avendo indicato con u ( . ) la stima della variabile di ingresso e assumendo e( t ) pari all’errore di stima cioè ∧ e( t ) = u ( t ) − u( t ) chiameremo esatto il ricostruttore nel caso in cui e( t ) è identicamente nullo e asintotico quando e( t ) → 0. Affinché sia possibile determinare un ricostruttore dell’ingresso occorre che la funzione di trasferimento del sistema abbia zeri stabili ( modulo < 1 ) ciò determina il carattere evanescente degli ingressi nascosti. Nel nostro caso abbiamo considerato i valori di pioggia e portata relativi ad eventi verificatesi nei mesi di Aprile e Novembre del 1999 [ 3 ], ricostruendo i valori delle precipitazioni nei suddetti periodi. In particolare abbiamo effettuato una ricostruzione degli ingressi per i bacini di Casentino e Valdarno Superiore, rispettivamente per i mesi di Novembre ed Aprile, dal momento che tali sottobacini verificano le suddette condizioni di esistenza di un ricostruttore dell’ingresso. 4.1 – Ricostruzione dell’ingresso : eventi di notev Per ognuno dei quattro sottobacini da noi considerato sono state calcolate le funzioni di trasferimento con i relativi zeri : Modello A.R.M.A Indice ∧ W ( z) = B( z) A( z ) CASENTINO: 0.0012 z − 1.001 z 3 − 0.0002 z 2 4 Nessuno zero Poli: [ 0 ; 0 ; 0.0002 ; -1.0017 ] CHIANA: 0.0094 z 5 + 0.0034 z 4 + 0.0007 z 3 − 1305 . e −017 z 2 + 0.0023 z + 0.003 z 6 + 0.945 z 5 Zeri: [ 0.5942 ± 0.5479 i ; -0.4072 ± 0.7059 i ; -0.7356 ] Poli: [ 0 ; 0 ; 0 ; 0 ; 0 ; -0.9450 ] VALDARNO: 0.0102 z 2 − 3.735 e −019 z + 0.0344 z 3 + 3.331 e − 016 z 2 + 0.4678 z + 0.3676 Zeri: [ 0 ± 1.8365 i ] Poli: [ -0.5071 ; 0.2535 ± 0.8128 i ] SIEVE: 0.0023 z − 3.99 e −021 z 3 + 0.4896 z + 0.0115 Modello A.R.M.A Indice Zeri: [ 1.7347e-018 ] Poli: [ -0.0240 ; -0.2328 ± 0.6513 i ] Le funzioni di trasferimento di Chiana, Valdarno e Sieve hanno tutte zeri sia stabili che instabili : ammettono dunque nel caso di zeri stabili l’esistenza di un ricostruttore asintotico; quella del Casentino non presenta alcuno zero, questo implica l’esistenza di un ricostruttore esatto. Per semplicità abbiamo considerato proprio il bacino del Casentino, per il quale è possibile determinare il valore degli ingressi sfruttando le portate orarie ( note ), mediante la seguente relazione: ∧ u( t ) = A ' ( z ) ⋅ y ( t ) dove A’ ( z ) è ricavata dividendo A ( z ) per il fattore comune tra numeratore e ∧ denominatore, mentre y indica il valore noto delle portate e da ricostruire. u( . ) quello della pioggia Partendo da tale relazione abbiamo ricostruito il valore degli ingressi (valori riportati nel file: Ricostr_NOV.txt ) ed in seguito riportato su grafico i valori degli errori commessi. Modello A.R.M.A Indice Errore di ricostruzione degli ingressi per il Casentino 0.9000 0.8000 Errore (mc/s) 0.7000 0.6000 0.5000 Errore 0.4000 0.3000 0.2000 0.1000 0.0000 -0.1000 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 Tempo (ore) Dall’osservazione del grafico si nota come nella realtà il ricostruttore non risulta esatto ( e ( t ) = 0 ) ma la sua correttezza è comunque garantita dal fatto che già dopo ero ( il calcolo dell’errore di ricostruzione è stato effettuato nel file di Excel CasN60-99 ). Per maggiore completezza abbiamo provato a ricostruire l’ingresso anche per il bacino del Valdarno, la cui funzione di trasferimento presenta uno zero instabile ( lo zero ha infatti un modulo maggiore di uno ). VALDARNO: 0.0102 z 2 − 3.735 e −019 z + 0.0344 z 3 + 3.331 e − 016 z 2 + 0.4678 z + 0.3676 Zeri: [ 0 ± 1.8365 i ] Poli: [ -0.5071 ; 0.2535 ± 0.8128 i ] Modello A.R.M.A Indice Considerando la relazione: y( t ) = N u( t ) D u( t ) = D y( t ) N ricaviamo il nostro ingresso: Dal momento che la funzione di trasferimento ammette zeri instabili occorre scomporne il numeratore nel seguente modo: N = N+ N − dove: N+ costituisce un polinomio le cui radici presentano un modulo minore di uno N- costituisce un polinomio le cui radici presentano un modulo maggiore o uguale a uno. Il rapporto tra denominatore e numeratore può essere visto come segue: D A B = + N + N− N + N− e quindi: N− A + N+ B = D riprendendo la formula iniziale otteniamo: A B u( t ) = + y( t ) N + N− Applicando tale procedimento siamo giunti,nel nostro caso, alla seguente relazione: z 3 + 0.4678 z + 0.3676 0.0102 z 3 + 0.0344 Modello A.R.M.A Indice Moltiplicando e dividendo per z-3 ed operando un opportuno cambio di variabile otteniamo : y( t + 3 ) + 0.46 y ( t + 1 ) + 0.36 y( t ) − 0.01 u( t + 2 ) = 0.03 u( t ) Di seguito riportiamo il grafico relativo alla ricostruzione dell’ingresso per il bacino del Valdarno ( i calcoli sono effettuati nel file di Excel ValA60-99 ). Errore di ricostruzione degli ingressi per il Valdarno 0.2000 0.1500 Errore (mc/s) 0.1000 0.0500 0.0000 -0.0500 Errore 0 5 10 15 20 -0.1000 -0.1500 -0.2000 Tempo (ore) la correttezza del ricostruttore è garantita dal fatto che già dopo poche ore l’errore tende a zero. 4.2 – Ricostruzione dell’ingresso : eventi di piccola intensità. Modello A.R.M.A Indice Anche in questo caso abbiamo effettuato tutte le operazioni descritte nel paragrafo precedente a partire dal calcolo delle funzioni di trasferimento per i quattro sottobacini: CASENTINO: 0.084 z + 1035 . z3 4 Nessuno zero Poli: [ 0 ; 0 ; 0 ; -1.0348 ] CHIANA: 0.0004 z 3 + 0.0003 z 2 + 0.0003 z + 0.0003 z 6 + 0.6406 z 5 − 111 . e − 016 z 4 + 1665 . e −016 z 3 + 0.3392 z 2 Zeri : [ 0.0619 ± 0.9243 i ; -0.8739 ] Poli : [ 0 ; 0 ; - 0.7337 ± 0.4875 i ; 0.4134 ± 0.5160 i ] VALDARNO: 0.3451 z + 1031 . z2 3 Nessuno zero Poli: [ 0 ; 0 ; -1.0306 ] Modello A.R.M.A Indice SIEVE: 0.3468 z + 0.9248 z 2 3 Nessuno zero Poli: [ 0 ; 0 ; -0.9248 ] Per semplicità abbiamo considerato in questo caso il sottobacino del Valdarno, ricostruendone gli ingressi ( i valori sono riportati nel file Ricostr_APR.txt ) e valutandone gli errori di ricostruzione di seguito graficati. Errore di ricostruzione degli ingressi per il Valdarno 0.3000 Errore (mc/s) 0.2000 0.1000 0.0000 Errore 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 -0.1000 -0.2000 -0.3000 Tempo (ore) Anche in questo caso la correttezza del ricostruttore è garantita dal fatto che già dopo poche ore l’errore tende a zero ( il calcolo dell’errore di ricostruzione è stato effettuato nel file di Excel ValA60-99 ). Modello A.R.M.A Indice CONCLUSIONI L’obiettivo che ci siamo proposti di raggiungere con il presente lavoro, e stata la realizzazione di un modello idraulico in grado di simulare il comportamento del fiume Arno a seguito di eventi di piena prodotti da precipitazioni meteoriche sia di notevole che di piccola intensità, proprio per questo motivo il nostro studio ha preso in considerazione due periodi dall’anno tra loro diversi. Dall’osservazione dei risultati ottenuti e, in particolare da quella dei grafici contenuti nel lavoro è possibile concludere che per quanto riguarda la fase di taratura del modello, gli errori commessi non sono di particolare rilevanza,soprattutto in considerazione delle portate che caratterizzano il corso del fiume nei sottobacini considerati. La fase di simulazione ha permesso di determinare i valori delle portate orarie misurate a Firenze in occasione di eventi rilevanti verificatesi nei mesi di Novembre ed Aprile del 1999, con una buona approssimazione. Questo grazie ad una evidente somiglianza tra quello che è l’andamento delle portate orarie reali, in corrispondenza delle sezioni di chiusura dei sottobacini considerati, e quello delle portate orarie ricostruite con l’ausilio del nostro modello. La verifica del modello tarato sui dati del 1960 con quello tarato sui dati del 1999 ha evidenziato una certa interscambiabilità tra i due. Anche la fase di ricostruzione dell’ingresso ha portato a concludere come nella realtà non esista in nessuno dei casi considerati un ricostruttore esatto, tuttavia gli errori di ricostruzione mostrano un andamento asintotico a zero piuttosto rapido , ciò a testimonianza della correttezza del ricostruttore. Modello A.R.M.A Indice Bibliografia “Appunti di idrologia - Le piene fluviali ”, U. Maione 1985, Pavia, La goliardica Pavese. [ 1 ] “ I sistemi lineari : teoria, modelli, applicazioni” , Rinaldi S. Piccardi C. , Città Studi Edizioni 1997. [ 2 ] “ Modello matematico delle piene dell’Arno “ Vol. I , II. AA.VV., IBM Italia – Centro Scientifico di Pisa, Pisa, 1978. Casentino: Evento del 12 / 11 / 1960 dalle ore 7 : 00 alle ore 24 : 00 Chiana : Evento del 12 / 11 / 1960 dalle ore 7 : 00 alle ore 24 : 00 Valdarno: Evento del 12 / 11 / 1960 dalle ore 7 : 00 alle ore 24 : 00 Sieve : Evento del 12 / 11 / 1960 dalle ore 7 : 00 alle ore 24 : 00 [ 3 ] “ Modello matematico delle piene dell’Arno “ Vol. I , II. AA.VV., IBM Italia – Centro Scientifico di Pisa, Pisa, 1978. Casentino: Evento del 04 /04 / 1960 dalle ore 7 : 00 alle ore 24 : 00 Chiana : Evento del 04 / 04 / 1960 dalle ore 7 : 00 alle ore 24 : 00 Valdarno: Evento del 04 / 04 / 1960 dalle ore 7 : 00 alle ore 24 : 00 Sieve : Evento del 04 / 04 / 1960 dalle ore 7 : 00 alle ore 24 : 00 [ 4 ]“Ufficio Idrografico e Mareografico di Pisa” , Lungarno Pacinotti, Annali Idrologici. “L’Arno : trent’anni dall’alluvione” Pacini - 1997 “Studi e ricerche per la simulazione dei fenomeni di formazione e propagazione delle onde di piena per il bacino dell’Arno”, Gallanti M. , IBM – Centro Scientifico di Pisa, Pisa. "Il diluvio su Firenze”, Eugenio Pucci, Bonechi Editore. "I Ponti sull’Arno dal Falterona al mare”, Gurrieri F. , Bracci L. , Pedreschi C., Edizioni Polistampa Firenze, 1998 Modello A.R.M.A Indice