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Timbro, canto, spazio Gridare il silenzio
ESZnews 65 ottobre2014 Edizioni Suvini Zerboni - Notiziario quadrimestrale Gridare il silenzio Quattro le novità di Stefano Gervasoni nel secondo Stefano Gervasoni semestre del 2014. Le Sale Apollinee del Teatro La Fenice hanno ospitato l’11 luglio, nell’ambito del Festival “Lo spirito della musica di Venezia”, la prima esecuzione assoluta di Prédicatif per pianoforte solo, nell’interpretazione di Aldo Orvieto. In questi termini l’Autore presenta il nuovo pezzo: «Prédicatif è il quindicesimo di un ciclo di brevi pezzi pianistici d’ispirazione infantile intitolato Prés (piccoli preludi all’aria aperta) organizzato in tre quaderni di sei brani ciascuno. Questo ciclo vuole iscriversi nella tradizione delle composizioni per bambini cui ogni compositore si è dedicato (da Bach a Kurtág, attraverso Schumann, Debussy, Ravel, Čajkovskij, Bartók…), volendo concentrare in una pagina d’album i misteri e i fantasmi del proprio io, riannodare il filo con la tradizione e nello stesso tempo con il passato rimosso e i sogni perduti dell’infanzia, sperimentare nel laboratorio della piccola forma nuove idee compositive, e, infine, portare un contributo creativo allo sviluppo della pedagogia e alla conoscenza del repertorio. Prédicatif fa parte di un trittico ispirato alle tre principali declinazioni temporali, il passato (Préterit), il presente (Pressenti) e il futuro (Prédicatif, appunto). In ognuno di essi la freccia temporale non è mai univocamente direzionale: i tre tempi si coniugano in una dimensione temporale complessa nella quale lo sguardo in avanti è al tempo stesso retrospettivo. L’atteggiamento puramente percettivo-funzionale, più che postulare la conquista del presente, diventa intuizione di ciò che potrà un giorno avvenire, quasi utopico slancio a modificare l’esistente quando quest’ultimo è sentito come ingiusto o inadatto o insufficiente; un atteggiamento sostenuto dal desiderio di “conservare per trasformare” ciò che del passato è sentito come valore, patrimonio e guida per la conoscenza, e diventa insostituibile alimento per la scoperta. Prédicatif è un omaggio a Nono, mentre i due che lo precedono nel trittico dei tempi sono ispirati alla sua musica e alla sua figura: il Nono della lontananza nostalgica, utopica, futura. Sono grato a Aldo Orvieto che con la sua amicizia e la sua arte interpretativa mantiene vivo in me lo spirito veneziano del Nono che fu, nel lontano 1980, il mio iniziatore alla composizione». Il 21 settembre Luigi Gaggero ha presentato alla MariaHilf-Kirche di Kronburg, nel quadro del Klangspuren Schwaz, Tirol New Music Festival, Pas perdu per cimbalom solo. Spiega Gervasoni: «Un passo perduto è l’inizio di un nuovo cammino, come implicitamente suggerisce la lingua francese, nella quale il passo e la negazione si scrivono e suonano allo stesso modo: “pas”. In altre parole: lo smarrimento non è (solo) perdita di orientamento, ma possibilità di individuare una nuova via, di stabilire un nuovo punto di vista. Per questo il mio omaggio a Luigi Gaggero può essere considerato l’inizio di una suite per cimbalom solo, strumento a me caro e più volte impiegato nei miei pezzi, oppure, debitamente accompagnato, uno dei futuri movimenti del mio work in progress Gramigna, concerto per cimbalon e ensemble, di cui è già stata presentata al pubblico una versione in quattro movimenti». L’Exaudi Vocal Ensemble diretto da James Weeks propone in prima esecuzione assoluta Di dolci aspre catene, tre madrigali a cinque voci su testi di Torquato Tasso il 18 ottobre nel Great Hall del Bishopsgate Institute di Londra, il 19 ottobre alla St. Bartholomew Church di Corsham, Wiltshire, e il 29 novembre alla Durham University. Racconta il Timbro, canto, spazio Valerio Sannicandro Insignito del premio di composizione “Claudio Abbado”, Aquae per otto strumenti è in cartellone, in prima esecuzione assoluta, il 9 novembre al Kammermusiksaal della Philharmonie di Berlino. Dirigerà l’Akademie der Berliner Philharmoniker Duncan Ward. In questi termini Valerio Sannicandro presenta il nuovo lavoro: «Contemplativo, fondato su un flusso quasi incessante di suoni e sull’apparire e scomparire di un’idée fixe melodica… In Aquae il timbro è associato a un’idea di distanza, e la strumentazione a una mise en place delle sonorità secondo criteri legati allo spazio. Ascoltare il suono e le sue dinamiche, soprattutto in relazione al grado di avvicinamento o allontanamento rispetto a un ascoltatore (ideale), si traduce in un’esasperata differenziazione timbrica (sordine, suoni aperti e chiusi, per il corno, suoni proiettati nella cassa di risonanza del pianoforte, etc.). L’immagine dell’acqua, che tutto avvolge, rimanda anche a diversi stati quasi tattili del suono: una massa che si muove compatta con innumerevoli nuances, il ribollire di suoni violenti, quasi primitivi, la sottigliezza di qualcosa di sospeso tra aria e terra. Aquae continua (e forse conclude) una serie di composizioni per ensemble ispirate all’acqua o al mare: Odi di Levante (2008) e Lasco (2010)». Quello stesso 9 Quattro prime cameristiche, tasselli di progetti di ampio respiro, approfondisco in diverse direzioni la ricerca espressiva del compositore continua a pag. 2 novembre vede un’ulteriore prima esecuzione assoluta, ospitata da un’altra città tedesca. Sarà infatti presentato al KIT di Düsseldorf Burial Songs per violino solo, affidato al solista Paul Rosner. Si chiede l’Autore: «Cos`è il canto? Perché cantare? Quando? Cosa avviene, durante il canto in noi condizionando la percezione temporale? È ogni forma di rito la quintessenza del canto? Forse è un dialogo, se non tra due esseri umani, tra due aspetti del nostro essere? Quindi una specie di specchio? O piuttosto un momento in cui sprofondare nell’abisso dell’adesso? Sospendendo o accelerando il normale flusso del tempo?». Un mese più tardi, il 9 dicembre, A Book of Forms per cinque strumenti in movimento e un percussionista verrà proposto in prima esecuzione assoluta a La Coruña, nell’interpretazione del Vertixe Sonora Ensemble, con l’Autore stesso alla regia del suono. Cinque le parole chiave scelte dal compositore per presentare questa novità: «Non musica, ma suono. Non è stato seguito un percorso retorico basato sulla melodia o sull’espressione in senso tradizionale, bensì soltanto fattori legati al suono, elementi e azioni al limite dell’astrazione: suono organizzato. Installazione composta. Il lavoro va collocato al confine tra il pezzo da concerto e continua a pag. 3 Tre prime esecuzioni assolute si aprono con la presentazione, alla Philarmonie di Berlino, del lavoro premiato al concorso “Claudio Abbado” Festival Traiettore e Fondation Royaumont offrono altrettante occasioni di ricerca sugli archetipi sonori Aureliano Cattaneo Double per ensemble è stato eseguito il 19 settembre alla National Philharmonic di Varsavia, per la rassegna Warsaw Autumn, dall’Ensemble musikFabrik diretto da Stefan Asbury. Canto per ensemble è in cartellone il 10 ottobre al Teatro alle Tese di Venezia per il Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale, interprete il Divertimento Ensemble diretto da Sandro Gorli. Seeds per ensemble viene proposto in prima esecuzione italiana il 22 novembre all’Aula Magna del Polo Culturale Diocesano di Brescia, per la rassegna Sulle Ali del Novecento, da Vittorio Parisi alla testa del Dèdalo Ensemble. Il Trio IV per clarinetto, violoncello e pianoforte è in programma il 20 dicembre a Berlino, Halle Tanzbühne, con l’Ensemble Mosaik e il 25 gennaio all’Aquarium de la Cartoucherie de Vincennes di Parigi, affidato all’Ensemble Aleph. 2 Jean-Luc Hervé Il processo del tempo Due prime esecuzioni assolute nel mese di settembre per Jean-Luc Hervé. La Casa della Musica di Parma ha ospitato il 20 settembre, nel quadro del Festival Traiettorie, Au dehors per clarinetto, violino, violoncello e pianoforte, nell’interpretazione dell’Ensemble Courtcircuit. Spiega l’Autore: «Non vi è materiale base in Au dehors. Non gesto, non armonia, non ritmo. Soltanto alcuni archetipi sonori: la ripetizione, la concatenazione cromatica d’un suono con un altro. È lo sviluppo nel tempo che produce materiali e forme, tramite l’interazione naturale ricorsiva degli elementi con se stessi. Come avviene con la colonizzazione dei luoghi desertici da parte delle piante: sulla pietra nuda compaiono in un primo tempo licheni discreti, poi muschi e piante piccole e grandi. In qualche modo è il processo musicale temporale che fa la musica. Questo processo attraversa più stadi e raggiunge il suo termine: finché la musica non esce all’esterno, Au dehors, e conquista la propria autonomia da ciò che la produce: lo strumento». Una settimana più tardi, il 27 settembre, è stato il Refettorio dei Monaci dell’Abbaye de Royaumont a ospitare, nella stagione della Fondation Royaumont, Upon “Here the Deities” per ensemble, nell’esecuzione dell’Ensemble Recherche. La prima ha avuto luogo nel contesto d’un concerto ispirato al ground di Henry segue da pag. 1 (Gervasoni:Traiettorie nel tempo e nel silenzio) compositore: «Di dolci aspre catene (per cinque voci) rappresenta il quarto capitolo di una personale esplorazione della vocalità madrigalistica cominciata con Dir - In dir (per sei voci e sei archi), cui hanno fatto seguito Horrido (per sette voci) e Se taccio, il duol s’avanza (per violino e dodici voci) con cui i nuovi madrigali condividono la fonte poetica, le Rime di Torquato Tasso. Il percorso continuerà con una nuova serie di madrigali su testi di poeti inglesi dell’età elisabettiana. Caratteristica comune di questi lavori, oltre al ricorso a una lingua “antica”, è l’utilizzo della retorica – alla base della teoria degli affetti che spinse così in avanti la ricerca musicale nell’epoca d’oro del madrigale – in funzione strutturale e espressiva. Le tecniche vocali contemporanee, di cui ho fatto uso approfondito nei miei cicli vocali a voce sola e a cui non rinuncio neanche in questo caso (sebbene le impieghi in maniera più moderata) sono piegate ai valori linguistici, strutturali e concettuali di questi testi, celeberrimi anche perché, prima di me, musicati da illustri musicisti contemporanei del Tasso: testi così impregnati degli artifizi della parola, resi estremi, sfuggenti e polisemici, dalle sottigliezze dell’amor cortese. La forma, il decorso armonico, l’architettura generale dei brani e il loro rapporto si fanno valori più importanti dei singoli momenti, tesi a “illustrare” in maniera madrigalistica (modernamente intesa, cioè mai al primo grado) le parole e le loro ripercussioni emotive, e l’insufficienza (o la potenza?) del linguaggio simbolico». È infine affidato al Quatuor Diotima il battesimo di Clamour, terzo quartetto per archi, in prima esecuzione assoluta il 21 novembre per i Bludenzer Tage zeitgemäßer Musik, committenti dell’opera, con riprese previste il 14 marzo 2015 al Théâtre d’Orléans e il 15 giugno 2015 al Théâtre des Bouffes du Nord di Parigi. In questi termini l’Autore presenta il nuovo lavoro: «A voce alta. In modo franco, libero, senza rimorsi: dire tutto con forza senza essere chiacchieroni. Avendo di fronte la sintesi, l’essenziale, il cuore delle cose, l’ellissi. Dire conservando le parole. Dire il silenzio, la sua potenza, e farlo senza ricorrere a mezzi di silenzio. Dire in modo paradossalmente contrario. Esprimere il suo mistero e la sua giustezza, la sua dimensione ineffabile, proclamandola apertamente. Ritrovare il silenzio come un abisso in un’onda sonora che non è possibile arrestare e che si spande in tutta la sua esuberanza. Gridare il silenzio. Scavare il silenzio nel suono che ci circonda in tutta la sua eloquenza. Un silenzio che non si produce soffocando la materia sonora, che non è assenza di Purcell Here the Deities Approve, inno all’arte musicale, attorno al quale è stata commissionata una “ghirlanda musicale” a dieci compositori contemporanei legati per ragioni personali a Royaumont, a celebrazione della missione dell’istituzione. In questi termini Hervé presenta il nuovo lavoro: «Upon “Here the Deities” riprende due principi dell’opera di Purcell: la stabilità armonica (Mi minore) e la ripetizione ciclica, principio formale del ground. Questi due principi sono stati ridotti alle loro idee essenziali e riletti attraverso dei riferimenti specifici del mio linguaggio musicale. Una sola nota, il Mi, è ripetuta in orchestrazioni che spaziano dal timbro armonico al rumore e in un’iterazione “prospettica” realizzata tramite un’accelerazione. Il pezzo è dedicato all’Ensemble Recherche». Di Jean-luc Hervé è stato ripreso il 18 settembre al Centre de Documentation de la Musique Contemporaine (CDMC) di Parigi Amplitude per violoncello solo, nell’interpretazione di Askar Ishangaliyev. Il 21 ottobre un seminario che il compositore è stato invitato a tenere all’Università di Montréal sarà il contesto per la ripresa di Ralentir/situer per sei percussionisti, in programma alla Salle Claude Champagne dell’Université de Montréal, nell’esecuzione dell’Ensemble à Percussion Sixtrum. vibrazione, bensì spazio cavo e risonante – radura, deserto, linea dell’orizzonte, cima di montagna, grotta inaccessibile, eremitaggio, zona liminale raggiunta nella più grande ricchezza e magniloquenza d’un evento sonoro. Non è ciò che si ascolta – la sua evidenza, la sua apparenza – bensì la sua interiorità, la sua inesistenza possibile, il suo laconismo. Nel mio primo quartetto, Strada non presa (2001), lavoravo sulla dimensione microscopica del suono e sulla multidirezionalità d’una forma concepita in termini psico-acustici, permettendo all’ascoltatore di organizzare il proprio cammino di scoperta e appropriazione dell’opera. Nel secondo quartetto, Six lettres à l’obscurité (und zwei Nachrichten) (2006), mi confrontavo con un’espressività intimista, segreta, d’un lirismo ai limiti dell’ermetismo (e dunque inespressivo o intimamente espressivo). Ecco invece ora un quartetto in cui lavoro sul bisogno di dire tutto apertamente e intensamente, affermando una dimensione emotiva e semantica che è il contrario della magniloquenza o del “voyeurismo”: il mistero, la calma, la serenità, la litote, raggiunte per vie diametralmente opposte». Questo autunno è possibile ascoltare musica di Gervasoni anche al Museo Nazionale del Bargello, nell’ambito del Flame, Firenze Suona Contemporanea, il 13 settembre, quando il Quartetto Prometeo è stato impegnato nel Recercar cromaticho post il Credo per quartetto d’archi; il 21 e 27 settembre allo Space Hangar di Detmold, per il 5° Hörfest neue Musik, in cui Sviete Tihi, “Capriccio dopo la Fantasia” per due pianoforti e due percussionisti è stato proposto dall’Artwork Ensemble; il 1° ottobre al Teatro Massimo di Palermo per il Festival PalerModerno 2014, “Settimana di nuova musica”, che ospita l’interpretazione della Sonatinexpressive per violino e pianoforte nell’interpretazione dei solisti dell’Ex Novo Ensemble. Il 13 ottobre, ancora alle Sale Apollinee del Teatro La Fenice, saranno affidate ad Aldo Orvieto, nel quadro della rassegna “Ex Novo Musica”, tre pagine dal Libro II di Prés: Précieux e, in prima esecuzione assoluta, Prétentieux e Pernicieux. Il 18 ottobre al parigino Théâtre Adyar Franco Venturini eseguirà, per Les Concerts Cantabile, sempre dal Libro II di Prés, Pré épuré, Pré carré e Pré paré, e dal Libro III Préterit, Pressenti e Prédicatif. Il 19 novembre il Quatuor Tana interpreterà a Bruxelles Six lettres à l’obscurité (und Zwei Nachrichten) per quartetto d’archi. Infine, sempre nel mese di novembre, il Festival Gaida ospiterà a Vilnius la ripresa di Un leggero ritorno di cielo per ventidue archi. Luis de Pablo Sfumature di grigio Novità di Luis de Pablo il 18 ottobre alla Rassegna Microludi organizzata dall’Associazione Culturale Ricercare, presso la Villa Isacchi di Cislago (Varese). Antonella Moretti e Mauro Ravelli interpretano in prima esecuzione assoluta Nublo per due pianoforti. Racconta l’Autore: «Nublo è nato su richiesta di Antonella Moretti e Mauro Ravelli, cui è dedicato. È stato composto tra il 2011 e il 2012. Consta di due parti: “Gris” e “Fusco”. Sia il titolo del lavoro che quello delle due parti che lo compongono danno un’idea della sua atmosfera scura. Non saprei dirne il perché: il lavoro è nato così e così l’ho lasciato. La scrittura è senza dubbio estremamente virtuosistica (ho tenuto conto dei due eccellenti destinatari), circostanza che sembrerebbe contraddittoria rispetto alla potenziale oscurità del pezzo. Ho composto la prima parte in giorni non troppo piacevoli, in una clinica. Mi auguro che queste vicende non intristiscano l’ascolto, ma al contempo mi piacerebbe che il pezzo ne conservi il mistero e Ennio Morricone l’atmosfera pensosa». Di Luis de Pablo è possibile ascoltare in queste settimane JH per clarinetto e violoncello, in cartellone il 4 settembre alla Fondation Maeght di Saint-Paul de Vence nell’interpretazione di Hervé Cligniez e Valérie Dulac, solisti dell’Ensemble Orchestral Contemporain, e, il 9 ottobre, Frondoso misterio per violoncello e orchestra, in prima esecuzione italiana al Teatro alle Tese di Venezia per il Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale. Ne saranno interpreti Asier Polo e l’Orquesta Sinfónica de Euskadi diretta da José Ramón Encinar. Infine il Grupo de Percusión y Cuerdas della Joven Orquesta Nacional de España (JONDE) dedica a Luis De Pablo un Cd monografico (Verso VRS 2151) che include la prima registrazione mondiale di Vielleicht per sei percussionisti e di Fiesta nelle due versioni per percussioni sole e per sei percussionisti e orchestra d’archi. Dal grande schermo alla scena Due omaggi a Ennio Morricone sono in programma questo autunno. Il 35° Festival Nuovi Spazi Musicali di Ascoli Piceno, diretto da Ada Gentile, ospita il 16 ottobre un concerto monografico dal titolo Absolutely Omaggio a Ennio Morricone, affidato a Gilda Buttà, pianoforte, e Luca Pincini, violoncello. Il duo, familiare con l’opera del compositore, ne proporrà una selezione tratta sia dalle colonne sonore che dal catalogo della sua “musica assoluta”. L’Opera di Firenze ha invece messo in cartellone al Teatro Goldoni Punto d’azione, un omaggio in danza a Ennio Morricone. La serata prevede un balletto diviso in tre parti. Aperto dal Quarto Concerto per organo, due trombe, due tromboni, due oboi, due fagotti, due corni e archi, impiega come seconda parte una serie di celebri colonne sonore che si succedono mentre i danzatori si muovono ispirandosi alle scene dei film C’era una volta in America e The Mission. La terza parte è dedicata al genere western, ovvero ai capolavori nati dal rapporto tra Sergio Leone e Ennio Morricone, come le colonne sonore della Trilogia del Dollaro (Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più e Il buono, il brutto e il cattivo). Alla testa dell’Orchestra da camera I Nostri Tempi sarà Edoardo Rosadini, flauto solista Paolo Zampini, responsabile di coreografia, scene, costumi e video Matteo Levaggi, delle luci Gianni Paolo Mirenda, il corpo di ballo è costituito da Firenze Danza by Mag.Da, compagnia residente dell’Opera di Firenze. Alla prima rappresentazione del 25 novembre, seguiranno sei repliche dal 26 al 30 novembre. Braevissimo I, II, III per contrabbasso e archi è in programma l’8 ottobre a Kiev con la Symphony Orchestra della National Philharmonic of Ukraine. Il 24 ottobre Gabriele Pieranunzi e Roberto Prosseda eseguiranno Scherzo per violino e pianoforte al Klub Kultury Saska Kepa di Varsavia, in un concerto in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura nell’ambito del progetto Suono Italiano promosso dal Cidim. l’installazione sonora; il suono vi è concepito come una scultura: tridimensionale, poiché cambia mentre gli esecutori si muovono. Il pubblico può ascoltare immobile o muovendosi in silenzio per percepire prospettive diverse e sfumature d’una simile scultura sonora. Spazio dinamico. Non solo il suono ma anche le sue qualità spaziali sono i veri protagonisti di questa composizione: ad esempio quegli effetti acustici e quelle sfumature sonore prodotte da una proiezione sonora variabile (gli strumentisti modificano nella dinamica l’orientamento dei loro strumenti mentre suonano, secondo le indicazioni in partitura), così da produrre, all’interno d’uno spazio risonante, un aggregato sonoro spesso: suono organizzato dallo spazio. Musica/documento. Seguendo alcuni testi dell’artista americano Richard Serra (Verb List), il suono è inoltre concepito per corrispondere a idee astratte di forme o movimenti. Tali parole chiave (“scorrere”, “ruotare”, ecc.) sono proiettate tramite altoparlanti (suoni preregistrati) all’interno dello spazio performativo, secondo un assunto estetico preciso. Questo lavoro intende mostrare alcuni aspetti inerenti a se stesso (dimensione metamusicale) ma anche tentare di superare i propri confini (dimensione tattile). Ascolta! Infine, la parola chiave tratta dal Prometeo di Luigi Nono diventa la chiave per comprendere – meglio ancora: una bussola per attraversare – questo lavoro musicale, uno studio su e per l’ascolto, una serie di haiku sonori, una raccolta di stati della materia, sostanza musicale il più possibile effimera». In questi ultimi mesi del 2014 sono in cartellone, di Valerio Sannicandro, Songs of Anxiety per flauto il 25 agosto allo Hauptbahnhof di Berlino, per la rassegna “Ankunft: Neue Musik”, nell’interpretazione del solista Klaus Schoepp; Odi di levante per sei strumenti, il 14 settembre, al Konserthuset di Stoccolma, nell’esecuzione del Norrbotten NEO Ensemble diretto da Pierre-André Valade; Scripta per ensemble, il 20 settembre, alla Musikhochschule di Francoforte, con ripresa il 27 settembre allo ZKM di Karlsruhe, affidato a Elena Schwarz, alla testa dell’International Ensemble Modern Academy. Silvae per sette strumenti sarà invece proposto dall’Ensemble Horizonte, sotto la direzione dello stesso Autore, l’11 ottobre all’Espace Senghor di Bruxelles, il 12 ottobre a Parigi, nell’Église de Saint-Merri, il 14 novembre a Treviso e infine il 15 novembre alla Scuola Grande di San Rocco a Venezia. IRradio per cinque strumenti è in programma il 16 ottobre a Bordeaux nell’interpretazione dell’E-mex Neue Musik Ensemble diretto da Christoph Maria Wagner; A Book of Waves per theremin, ondes Martenot e live electronics il 16 novembre a Tokyo, con Tomomi Kubo, ondes Martenot, Eriko Sakurai, theremin e Sumihisa Arima, live electronics; infine, Odi di Levante sarà ripreso il 29 novembre al Konzerthaus di Berlino dal Modern Art Ensemble. Valerio Sannicandro è rappresentato dai Trois Chants Noh per voce Noh e flauto nel Cd, fresco d’uscita, Noh X Contemporary Music (ALM Records ALCD-98): la cantante Noh Ryoko Aoki l’interpreta insieme al flautista Kazushi Saito. segue da pag. 1 (Sannicandro: Timbro, canto, spazio) Una pagina per due pianoforti riflette un momento di introspezione della biografia del compositore Un concerto monografico e un balletto attingono tanto alle colonne sonore che al catalogo di musica assoluta Carlos Roqué Alsina Voie avec voix per quartetto d’archi è stato eseguito il 27 settembre dal Cuarteto de Cuerdas Unitref al Museo de Arte Hispanoamericano Isaac Fernandez Blanco di Buenos Aires. 3 Cd monografico della Wergo e nuova versione della pagina cameristica in memoria di Fukushima Christophe Bertrand Dikha per clarinetto e elettronica è in cartellone l’8 ottobre alla Salle de la Bourse di Strasburgo per il Festival Musica, nell’interpretazione del solista Armand Angster. Una commissione di Milano Musica offre l’occasione di sperimentare sul campo le ricerche oggetto d’un libro recente, ora pubblicato anche nella versione inglese 4 Malika Kishino Ritratto discografico Due prime assolute per Malika Kishino. Lamento II per violino e viola, su una canzone popolare di Fukushima è stato eseguito il 28 settembre, nell’interpretazione dell’Ensemble Horizonte, al Weserrenaissance-Museum Schloß Brake di Lemgo (Germania), nel quadro dell’Hörfest Neue Musik Detmold. Così l’Autrice presenta il nuovo lavoro: «Lamento è stato scritto per il Cd di beneficenza Symbiosis, realizzato in occasione del terremoto e maremoto di Tÿhoku del 2011, prodotto a Londra da LOE Ltd. e interpretato dal Duo Retorica (cfr. ESZ News 63). Lamento II ne è una nuova versione per violino e viola. Il Giappone è stato da sempre benedetto da una natura meravigliosa, dalla bellezza del paesaggio e da quattro stagioni, ma ha anche dovuto convivere con minacce naturali come tifoni, terremoti e vulcani, ecc. Questo pensiero mi ha ispirato il concetto di simbiosi, che costituisce il tema principale del Cd. Ho composto il mio pezzo basandomi sul concetto di “simbiosi” tra natura ed essere umano. L’impulso del mondo fisico è rappresentato dal “pizzicato dei violini”. Il flusso dell’energia è realizzato dall’impiego dei violini “col legno”. Per contrasto, per il motivo che rappresenta l’umanità ho citato una canzone popolare di Fukushima, Sohma Nagareyama. Questa canzone popolare esprime il desiderio della patria e lo scorrere del tempo; nelle mie intenzioni rappresenta il paesaggio del cuore che ciascuno porta con sé e può costituire un’àncora per il cuore stesso. Questo motivo verrà suonato dagli armonici dei violini, che per me evocano il color seppia. Tuttavia, lavorando al pezzo mi è venuto in mente un ulteriore elemento, con cui l’uomo non può mai coesistere pacificamente: il disastro di Fukushima e l’esistenza dell’energia nucleare. Dagli anni Cinquanta noi giapponesi abbiamo fatto sempre più affidamento sull’energia nucleare come fonte d’energia. Ci siamo concentrati sui suoi vantaggi e benefici, ma la maggioranza ha finto di non notarne i rischi finché non è accaduto l’incidente. Data la lunga esperienza del Giovanni Verrando Giappone con un’attività sismica che nei secoli ha spesso portato a degli tsunami, avremmo dovuto pensare ai rischi di costruire e mettere in opera delle centrali nucleari. Abbiamo realizzato, traendone vantaggio, ciò che il genere umano non è in grado di controllare completamente. Con l’incidente il prezzo che abbiamo pagato è stato troppo alto e troppo doloroso. Quando ci penso, il cuore mi si gonfia di sofferenza. Dedico Lamento II a tutti coloro che soffrono per il terremoto-tsunami e per l’incidente nucleare di Fukushima». Una novità per nove esecutori, commissione dell’Ensemble Aventure, sarà presentata dal complesso committente il 12 gennaio alla Tonhalle di Düsseldorf e riproposta il 16 gennaio all’Elisabeth Schneider Stiftung di Freiburg im Breisgau. Monochromer Garten V per un esecutore di koto è in cartellone il 17 ottobre al Sumida Triphony di Tokyo, nell’interpretazione di Shoko Otani, e l’11 novembre al De Link di Tilburg (Olanda), affidato a Makiko Goto. Il 23 dicembre Dialogue invisible per nove voci femminili è in programma al Jt Art Hall Affinis di Tokyo, nell’interpretazione del Female Choir Akatsuki diretto da Ryuta Nishikawa. A Malika Kishino dedica un Cd monografico l’etichetta Wergo: Irisation (WER 64112), importante silloge della produzione della compositrice. Nel dettaglio il Cd include Rayons crépusculaires per grancassa, grande orchestra divisa in tre gruppi e live electronics a otto canali (interpretato dall’Ensemble Musikfabrik diretto da Daniel Kawka e con Max Bruckert alla regia del suono), Monochromer Garten II per clarinetto basso, saxofono baritono e trombone (Parkhaus Trio), Sensitive Chaos per chitarra elettrica, tromba, trombone, due percussionisti, pianoforte e violoncello (Ensemble Ascolta diretto da Michael Alber), Prayer/Inori per coro misto a cappella (Tokyo Philharmonic Chorus diretto da Chifuru Matsubara) e Du Firmament per orchestra (Hr-Sinfonieorchester diretta da Lucas Vis). Percorsi di nuova liuteria Il Festival di Milano Musica propone il 15 novembre al Piccolo Teatro Studio Melato la prima esecuzione assoluta di Krummholz per trio d’archi con e senza corde, percussioni e elettronica, affidato all’interpretazione di RepertorioZero, con la realizzazione elettronica di Camille Giuglaris del CIRM Nice e Paolo Brandi alla regia del suono, commissione del Festival nel quadro del progetto “Triptych - Tribute to Fausto Romitelli”, con la partecipazione della Ernst von Siemens Musikstiftung e della Fondazione Cariplo. Spiega Verrando: «Krummholz è l’albero che, esposto a condizioni climatiche estreme, cresce deforme, essiccato, al livello delle radici. È una forma di vita che trova un proprio equilibrio in circostanze speciali, tali da mostrarne un aspetto imbizzarrito, inusuale, eppure vitalissimo, capace di resistere al contesto. L’uso degli archi spogliati delle corde, suonati con ditali da cucito, resi inarmonici dalla tecnica e dalla scordatura, trasforma ogni singolo strumento in un Krummholz, modificandone suono, identità, destino. Krummholz è il risultato di molti mesi di ricerca e lavoro sugli strumenti: i materiali con i quali preparare gli strumenti ad arco, la tecnica per eseguirli, i suoni prodotti da controllare uno a uno, la relativa notazione hanno occupato il tempo di composizione del brano, e il rimodellamento degli archi mi ha inevitabilmente condotto a eseguire tutte le parti del brano per verificarne il suono, il dettaglio singolo e d’insieme. È questa una conseguenza della ricerca sulla nuova liuteria: un percorso circolare che nella prima fase va dall’immaginario agli strumenti, per verificare la bontà delle idee e scoprire come reagiscono gli strumenti stessi, e nella seconda fase torna all’immaginario, alla partitura, per stabilizzare definitivamente i gesti, il suono e la forma». La composizione verrà presentata il 14 novembre con una lezione concerto nella stessa sede dell’esecuzione. Il 27 settembre è stato invece ripreso, alla Chiesa di S. Francesco di Losanna, First Born Unicorn (Remind me what we’re fighting for) per flauto amplificato, interprete Paolo Vignaroli. Giovanni Verrando sta attendendo alla composizione di un nuovo lavoro per strumenti “inventati”, commissione di Productions Totem Contemporain di Montréal. Il brano, che verrà presentato nel 2015, è destinato a tre strati strumentali: gli strumenti progettati e inventati da JeanFrançois Laporte (direttore artistico di Productions Totem Contemporain), una strumentazione inventata e fornita dallo stesso autore, e l’elettronica. Si tratta di un’ulteriore tappa del percorso di ricerca del compositore sulla nuova liuteria e sulla grammatica dell’inarmonico. Verrando è stato invitato come visiting professor, nel corso dell’anno accademico 2014/15 dalla Sibelius Academy di Helsinki. È uscita la versione inglese del manuale di nuova liuteria col titolo New Lutherie. Orchestration, Grammar, Aesthetics, nella traduzione di Laura Davey e con la prefazione di Pierre Albert Castanet. Il libro è realizzato dalle ESZ in collaborazione con la Divisione Ricerca e Sviluppo del Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano. È stato infine pubblicato nel volume Have Your Trip. Introduzione alla musica di Fausto Romitelli, curato da Vincenzo Santarcangelo per le Auditorium Edizioni di Milano, il saggio di Giovanni Verrando Il grado zero dell’immaginario musicale. Ivan Fedele Genetica sonora P rime esecuzioni assolute per due nuove versioni di altrettanti lavori di Ivan Fedele. Il Rachmaninov Hall del Conservatorio “Pëtr Il’ič Čajkovskij” di Mosca ha ospitato il 17 settembre la versione per corno di bassetto di High “in Memoriam Miles Davis”, affidata al solista Michele Marelli. Si tratta della quarta versione del brano, dopo l’originale per tromba e quelle per clarinetto e saxofono contralto, curate rispettivamente da Armand Angster e David Brutti. L’attuale versione è stata realizzata dallo stesso Marelli in collaborazione con l’Autore. Fedele partecipa al Festival di Nuova Consonanza, il 27 novembre alla Sala Casella della Filarmonica Romana, con un doppio appuntamento. Nel pomeriggio avrà luogo un incontro col compositore, introdotto da Fausto Sebastiani e Antonio Rostagno, quest’ultimo docente dell’Università La Sapienza, istituzione coinvolta nell’evento; Ivan Fedele dialogherà poi con il compositore Daniele Mastrangelo e il violinista Francesco D’Orazio. Alla sera D’Orazio, coadiuvato da Francesco Abbrescia e Massimo De Feo alla regia del suono, interpreterà la Suite francese VI b, versione per violino elettrico a cinque corde e elettronica realizzata dal solista stesso in collaborazione con l’Autore, di Ritrovari (Suite francese VI), concepito originariamente per la viola. Un’ulteriore prima esecuzione assoluta è in cartellone il 27 gennaio 2015 al Teatro Comunale di Bologna. Commissione della Real Accademia Filarmonica di Bologna, Syntax per orchestra sarà interpretato da Michel Tabachnik alla testa dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Spiega Fedele: «Syntax è un ciclo di tre composizioni idealmente ispirato ai tre massimi compositori del classicismo: Haydn, Mozart e Beethoven. Di questi autori ho preso in considerazione aspetti del comporre che ne caratterizzano lo stile e ne descrivono, appunto, la sintassi. Li ho considerati come metafore assolute della creatività, “archetipi” di strumenti e opzioni estetiche che possono dar luogo, in ogni epoca, a nuove forme e poetiche musicali. In Syntax non c’è alcun riferimento testuale a opere dei suddetti autori, ma solo un’attenzione alle opzioni concettuali degli stessi. Riguardo a Syntax 0.1 ([email protected]) ho considerato le istanze più significative dell’ultimo periodo del compositore austriaco: estrema sintesi degli elementi musicali, il concetto moderno di “proliferazione” degli stessi e infine un’attenzione massima al timbro orchestrale. In Syntax 0.2 ([email protected]) gli elementi che ho messo in evidenza riguardano la brillantezza dell’articolazione e del timbro, in poche parole un aspetto vivacemente virtuosistico (soprattutto nella prima parte) della scrittura orchestrale. Gli altri elementi considerati sono la trasparenza delle armonie nonché il concetto di iterazione dei pattern ritmico-melodici con o senza variazione degli stessi. Nell’ultima parte ho indagato le possibilità di un Adagio disteso e profondo al tempo stesso. In Syntax 0.3 ([email protected]) gli spunti salienti della composizione fanno riferimento a un tratto peculiare e in qualche modo rivoluzionario della musica di Beethoven, ovvero la manipolazione del materiale Martino Traversa musicale come un codice genetico, una sorta di DNA che produca figure musicali anche molto diverse tra di loro, ma tutte, comunque, riconducibili a una mappa di gesti estremamente semplici e identificabili che, per moltiplicazione, producono organismi di natura estremamente varia. Il tributo alla concezione rivoluzionaria della musica di Beethoven si realizza anche attraverso l’utilizzo di suoni di sintesi gestiti da un sintetizzatore che, alla fine del ciclo, introduce elementi timbrici nuovi in seno all’orchestra, in un clima di slancio e tensione che fa espressamente riferimento alla temperie dello Sturm und Drang di cui l’autore fu grande interprete». Di Ivan Fedele è possibile ascoltare nell’ultimo terzo del 2014 Immagini da Escher per ensemble, in cartellone il 14 settembre al Konserthuset di Stoccolma, interpretato da Pierre-André Valade alla testa del Norrbotten NEO Ensemble; “Aptenodytes”, “Platea di Weddell” e “Tierra del fuego” da Études australes per pianoforte, eseguiti il 19 settembre al Museo Nazionale del Bargello di Firenze da Ciro Longobardi nell’ambito della rassegna “Firenze Suona Contemporanea”; Txalaparta (Folkdance 2) per txalaparta e orchestra, il 10 ottobre al Teatro alle Tese di Venezia, per il Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale, affidato ai solisti Harkaitz Martinez e Mikel Ugarte e all’Orquesta Sinfónica de Euskadi diretta da José Ramón Encinar; Apostrofe per flauto solo il 17 ottobre per Ischiamusica nella Villa Arbusto Gingerò di Lacco Ameno, sull’isola d’Ischia, nell’interpretazione di Federica Lotti. Il 27 e 28 ottobre il Conservatorio “N. Paganini” di Genova organizza una serie di laboratori con a tema “il tempo”, durante i quali alcuni docenti e studenti lavoreranno sulla Suite francese per clavicembalo di Ivan Fedele. Il lavoro seminariale culminerà il 28 ottobre con un incontro pubblico sul medesimo tema a Palazzo Ducale, nell’ambito del Festival della Scienza, in cui il compositore dialogherà con Claudio Proietti, direttore del Conservatorio. L’8 novembre la rassegna Ex Novo Musica ospita al Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia i pianisti Aldo Orvieto e Maria Grazia Bellocchio, coadiuvati dal SaMPL - Sound and Music Processing Lab di Padova, da Alvise Vidolin alla regia sonora e Luca Richelli al live electronics, in Pulse and Light per due pianoforti e elettronica. Il soprano Ljuba Bergamelli e Vittorio Parisi alla testa del Dèdalo Ensemble proporranno infine il 15 novembre all’Aula Magna del Polo Culturale Diocesano di Brescia, per la manifestazione Sulle Ali del Novecento, Morolòja kè erotikà per soprano e quartetto d’archi, su testi tratti da “Canti di pianto e d’amore dell’antico Salento”. Morolòja kè erotikà è incluso nel Cd/Dvd monografico Palimpsest, appena pubblicato dall’etichetta Limen - Classic & Contemporary. Il Quartetto Prometeo e il soprano Valentina Coladonato vi interpretano tre importanti lavori cameristici di Ivan Fedele: Palimpsest. Quarto quartetto d’archi (2006), Paroles y Palabras, quattro pezzi per soprano e violoncello (2000) e appunto Morolòja kè erotikà. Quel vento di sopravvivenza Martino Traversa ha partecipato al Festival “Lo spirito della musica di Venezia” con Di altri cieli per soprano, flauto basso, clarinetto basso, vibrafono, pianoforte, violino e violoncello su un frammento di Friedrich Hölderlin, presentato in prima esecuzione assoluta l’11 luglio alle Sale Apollinee del Teatro La Fenice nell’interpretazione del soprano Sonia Visentin e dell’Ex Novo Ensemble. Spiega il compositore: «Alla pagina 26, sezione 41, del quartetto Fragmente-Stille, an Diotima di Luigi Nono, quell’accordo di Sol minore che affiora alla fine, su un valore di metronomo di 30 alla semiminima, mi ha sempre profondamente emozionato. Quattro semplici battute, nella prima delle quali il verso “Schatten stummes Reich” di Friedrich Hölderlin sembra svelare nell’ombra tutta l’umana fragilità, e da qui, quel vento di sopravvivenza così caro a Nono. Mi ci sono voluti oltre venticinque anni per riscrivere quelle quattro battute in questo Di altri cieli». Nell’autunno 2014 sarà possibile ascoltare di Martino Traversa le Sei Annotazioni per pianoforte, eseguite in prima esecuzione in Francia il 17 ottobre alla Fondation Maeght di Saint-Paul de Vence da Ciro Longobardi, e Red per violino solo, che Irvine Arditti interpreterà il 2 novembre alla Casa della Musica di Parma per il Festival Traiettorie. Nuove versioni di lavori solistici, una novità sinfonica ispirata alla sintassi dei classici viennesi e un Cd/Dvd monografico Luigi Dallapiccola I Due studi per violino e pianoforte sono in cartellone il 29 ottobre alla Casa della Musica di Parma, per il Festival Traiettorie, interpreti i solisti dell’Ensemble Recherche Melise Mellinger e Jean-Pierre Collot, e l’11 novembre al Wigmore Hall di Londra con i solisti dell’Ensemble Intercontemporain. Omaggio a Nono nella novità su testo di Hölderlin in prima alla Fenice 5 Alessandro Solbiati Due novità cameristiche, numerose riprese e progetti discografici d’uscita imminente Franco Donatoni Etwas ruhiger im Ausdruck per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte è in cartellone il 1° ottobre al Teatro Massimo di Palermo, per il Festival PalerModerno 2014, “Settimana di nuova musica”, nell’interpretazione dell’Ex Novo Ensemble. Lumen per sei strumenti sarà eseguito il 18 ottobre al Konzerthaus di Vienna dall’Österreichisches Ensemble für Neue Musik. Duo pour Bruno (1974/75) per orchestra è stato scelto come pezzo conclusivo del Cd monografico Neos (Neos 11410) dedicato dalla Tokyo Philharmonic Orchestra, diretta da Yoichi Sugiyama, alla musica orchestrale di Donatoni. Novità cameristica al Festival “Lo spirito della musica di Venezia” 6 Le vertigini del canto Heinz Holliger e il soprano Sarah Wegener sono i protagonisti della prima novità di Alessandro Solbiati per questo autunno: Gesang ist Dasein per soprano e corno inglese, su testi di Rainer Maria Rilke e Emily Dickinson, in prima esecuzione assoluta il 15 ottobre a Basilea, con riprese il 16 ottobre a Ginevra, il 17 ottobre a Zurigo e il 18 ottobre a Lugano. In questi termini l’Autore racconta genesi e significato del brano: «Nel 2013, durante lo stesso concerto in cui Heinz Holliger ha eseguito per la prima volta il mio Epos, per oboe e trio d’archi, ho conosciuto e sentito cantare lo straordinario soprano anglo-tedesco Sarah Wegener. La profonda emozione generata in me da questi due splendidi interpreti, nonché l’amicizia e la sintonia con entrambi, mi ha condotto a proporre loro un brano che li riunisse nell’insolita formazione di soprano e corno inglese. Il testo scelto, in parte in tedesco (da Rilke) e in parte in inglese (da Emily Dickinson), è profondamente emozionante. Bastino a dimostrarlo il titolo, Il canto è esistenza, e il primo verso della pagina della Dickinson: “La Bellezza non ha causa: esiste”. Ho cercato di fondere voce e strumento in un unico suono, o meglio nelle due facce di uno stesso suono che potessero incarnare e dare vita musicale a versi che mi rappresentano molto profondamente: si tratta di un lavoro quasi “privato”, che considero uno dei miei più importanti». Prima esecuzione assoluta anche per A tEma per flauto, violino, violoncello e pianoforte: commissione della Città di Karlsruhe con il sostegno della Ernst von Siemens Musikstiftung, la novità viene presentata il 25 ottobre nel quadro di “ZeitGenuss, Karlsruher Festival für Musik unserer Zeit”, al Wolfgang-Rihm-Forum della città tedesca, nell’interpretazione dell’Ensemble Tema. Lo stesso concerto offrirà anche l’esecuzione dei Quattro pezzi per pianoforte e percussione. Spiega Solbiati: «Il titolo contiene una doppia allusione a mia moglie Emanuela e all’Ensemble Tema che, sostenuto dalla Fondazione Siemens, mi ha commissionato il brano. L’Ensemble Tema di Karlsruhe ha come anima la giovane flautista Eve Cambreling, che ha riunito alcuni musicisti altrettanto giovani ed entusiasti con cui ho avuto modo di collaborare già in altre occasioni. Questo bellissimo rapporto viene suggellato da una commissione da parte della Fondazione Siemens per un brano dedicato a Eve e all’Ensemble. Due stati musicali opposti più che contrastanti, l’uno scintillante e cristallino, con l’ottavino al centro, e l’altro oscuro e magmatico (il flauto in sol nel suo registro più grave ne è Michele dall’Ongaro protagonista), vengono dapprima contrapposti e poi sviluppati, precipitando infine nel centro del registro dal quale finalmente emerge il flauto in Do, con un canto in cui strumento e voce della strumentista si fondono insieme. Questo conduce a un nuovo abisso, alla coesistenza dell’estremo acuto e dell’estremo grave, ma questa volta con la dolcezza di un canto pericolosamente appoggiato al vuoto, somma, declinazione e sublimazione dei due stati iniziali». Nella seconda parte di questo 2014 è possibile ascoltare, di Alessandro Solbiati, Le sei corde di Nicolò per chitarra, eseguito da Luigi Attademo l’11 agosto nel Convento di San Francesco di Padula (Salerno) per il Festival della Chitarra di Lagonegro, con ripresa il 16 novembre a Roma per il Festival di Nuova Consonanza; i Dodici Lieder per violino e viola dalla Winterreise di Franz Schubert, il 4 settembre al Grand Hotel Palazzo di Livorno, nel quadro del Livorno Music Festival, interpretati da Dejan Bogdanovic e Pierre-Henri Xuereb; una selezione da Quaderno d’immagini, otto pezzi per cimbalom solo, il 21 settembre alla Maria-Hilf-Kirche di Kronburg per il Klangspuren Schwaz, Tirol New Music Festival, nell’interpretazione di Luigi Gaggero; Notturno secondo per violino, violoncello e pianoforte, il 25 settembre alla Società dei Concerti di Piacenza, con il Trio Magritte; il 30 settembre Fête e Quattro interludi per pianoforte, interpretati da Emanuela Piemonti all’Istituto Italiano di cultura di Parigi; il 14 novembre Dies per clarinetto e pianoforte, trasmesso in diretta radiofonica nell’ambito della trasmissione La stanza della musica, interpreti Selene Framarin e Alfonso Alberti; il 28 novembre Pour Ph.B. per clarinetto, violino, violoncello e pianoforte per l’Associazione Chromas, nell’ambito del Festival Trieste Prima; infine a Firenze, sempre nel mese di novembre, i Quattro studi per chitarra, affidati a Vincenzo Saldarelli. Diverse le produzioni video-discografiche in corso. È in uscita per EMA Records il Cd Vola alta, parola!, in cui Les Six Voix Solistes e la pianista Ancuza Aprodu interpretano di Alessandro Solbiati Durissimo silenzio, madrigale per sei voci femminili e pianoforte. Fête sarà invece proposto da Alfonso Alberti in un Dvd Limen. Infine, entro la conclusione del 2014 uscirà il Cd monografico di EMA Records contenente Crescendo, otto brevi brani in forma di studio per orchestra da camera (interprete l’orchestra I Piccoli Pomeriggi Musicali), Ianus, due pezzi per orchestra d’archi (con gli archi dei Pomeriggi Musicali) e Raggio per orchestra da camera (I Pomeriggi Musicali), sempre sotto la direzione di Daniele Parziani. Musica della memoria L e Sale Apollinee del Teatro La Fenice hanno ospitato l’11 luglio la prima esecuzione assoluta di Notturno veneziano per violino, violoncello e pianoforte, proposto nell’ambito del Festival “Lo spirito della musica di Venezia” dall’Ex Novo Ensemble. Spiega dall’Ongaro: «Una volta, tantissimo tempo fa, ero con un amico veneziano, stupefacente compositore e uomo assolutamente speciale. Stavamo tornando a casa insieme alla sua famiglia dopo una cenetta alla Giudecca: vino, chiacchiere, buon umore e amicizia. Notte alta. Venezia al suo meglio, come quando si sforza di non avere né tempo né luogo. Arrivati alla porta di casa ho l’impressione di sentire dei suoni, forse voci, lontani. Guardo il mio amico e gli chiedo se sente anche lui qualcosa. Dopo qualche momento (rammento benissimo il silenzio “pieno” di quei momenti) risponde “ma guarda che sono nella tua testa, cerca di ricordarli”. Lui non c’è più e io da circa 35 anni ci provo, a ricordarli. Forse somigliavano a quelli che state per ascoltare, o forse no, ma non credo abbia importanza». Quest’autunno è possibile ascoltare di Michele dall’Ongaro Zero per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte il 1° ottobre al Teatro Massimo di Palermo, nell’ambito del Festival PalerModerno 2014, “Settimana di Nuova Musica”, nell’interpretazione dell’Ex Novo Ensemble. La musica di E.Z. per violino solo è invece in cartellone il 27 novembre a Roma, al Festival di Nuova Consonanza, solista Francesco D’Orazio. Lo stesso musicista sarà protagonista con Michele dall’Ongaro delle masterclasses 2014, rispettivamente per il violino e per la composizione, organizzate nell’ambito della X edizione del Festival UrtiCanti di Bari dal 12 al 15 novembre presso la Chiesa di Santa Teresa dei Maschi. Le masterclasses si concluderanno col concerto finale degli allievi. Del Festival UrtiCanti, organizzato dall’Associazione Diapason a partire dal 23 ottobre, Michele dall’Ongaro è il compositore invitato: gli sarà pertanto dedicato un concerto monografico che vedrà la partecipazione, fra gli altri, sempre di Francesco D’Orazio. Javier Torres Maldonado Immateriali paesaggi sonori È imminente la prima rappresentazione assoluta di Viaje, azione drammatica musicale in otto scene per quattro cantanti, quattro strumentisti e sistema elettroacustico, su un libretto tratto dal testo originale di Cristina Rivera-Garza Prometerlo todo. Lo spettacolo è in cartellone il 22 ottobre al Teatro Juárez di Guanajuato (Messico), nel quadro del Festival Internacional Cervantino, con una ripresa il 24 ottobre al Teatro “Maria Greever” di León, sempre in Messico. Ne saranno interpreti Sevan Manoukian, soprano (La Donna), Baltazar Zuñiga, tenore (L’Uomo), Camille Royer, mezzosoprano (Tajeew), Alberto Albarán, baritono (Il Poliziotto), l’Ensemble Sillages (Stéphane Sordet, saxofono, Gilles Deliège, viola, Vincent Leterme, pianoforte, Hélène Colombotti, percussione) sotto la direzione di Nicolas Chesneau. La regia è affidata a Christine Dormoy, la realizzazione informatica musicale a Daniele Amidani, mentre sound engineer è Nicolas Déflache. In questi termini Javier Torres Maldonado presenta il nuovo lavoro: «Dal realismo fantastico dei suoni concreti, immaginati a partire dal testo espressamente creato per questa opera da Cristina Rivera Garza intitolato Prometerlo todo, fino all’elaborazione dei processi compositivi che formano l’edificio sonoro di Viaje, un’idea transcontestuale si traduce in elementi il cui significato acquista un carattere di vero e proprio segnale formale nella struttura musicale e drammatica di questa opera: la citazione sonora immaginaria. Questo concetto, implicito in forma descrittiva oppure concepito a partire dalla “messa in musica” del libretto, si rifà ad alcuni luoghi del mitico romanzo di Juan Rulfo Pedro Páramo, in cui si allude a suoni concreti, paesaggi sonori e “voci immateriali” (tradotti in personaggi invisibili che fluttuano nello spazio). Inoltre, analogamente a ciò che accade nel libretto, vengono impiegate immagini sonore concepite a partire da eventi realmente accaduti, come la Primera Carrera Panamericana. L’intreccio tra immagini sonore concrete e fantastiche fa sì che i livelli del tessuto musicale includano soluzioni che influenzano il tipo di vocalità che caratterizza i personaggi del dramma musicale, i quali compiono le proprie azioni integrandole in un continuo che conduce non soltanto dal dramma musicale alla musica pura, ma anche dagli oggetti sonori “reali” (concreti) all’astrazione più pura d’una figura musicale». Così la librettista Cristina Rivera Garza introduce il proprio testo: «In una delle ultime stazioni di servizio di Ciudad Juárez un uomo apre la portiera della propria auto e offre un passaggio a una donna. Non dovrebbe viaggiare da sola, le dice. Neanche lei, ribatte la donna. L’uomo ha progettato di compiere lo stesso viaggio di Juan Rulfo da Ciudad Juárez, alla frontiera Nord del Messico, fino all’Ocotal, alla frontiera Sud, ad appena un mese dal termine della Primera Carrera Panamericana, nel giugno 1950. Lei intende recarsi a Santa Rosa, il paese del Guanajuato che aveva accolto dei profughi polacchi nel corso della seconda guerra mondiale. Sovrapponendo i tempi e impiegando espressioni dall’opera di Juan Rulfo, senza tuttavia riportarle letteralmente, questa road story registra le conversazioni tra l’uomo e la donna mentre la coppia attraversa le numerose frontiere interne del Paese. Strutturata in otto grandi dialoghi che corrispondono alle otto tratte della Carrera Panamericana (da Ciudad Juárez a Chihuahua, da Chihuahua a Durango, da Durango a León, da León a Città del Messico, da Città del Messico a Puebla, da Puebla a Oaxaca, da Oaxaca a Tuxtla Gutiérrez, da Tuxtla Gutiérrez all’Ocotal), Prometerlo Todo segue da vicino il bisogno d’appartenenza di una nipote di questi profughi polacchi passati attraverso la Siberia, l’Iran e l’India prima d’imbarcarsi per Los Angeles e poi raggiungere in treno Santa Rosa. Durante una tappa, una donna che cercava del cibo per suo figlio scese dal treno e non vi risalì più. La nipote, come Juan Preciado, benché cresciuta a Chicago, non ebbe difficoltà a promettere tutto quando seppe che doveva trovare le tracce dell’emigrazione originaria. E promettere tutto è ciò che aveva fatto anche l’uomo che aveva preso la macchina una mattina con l’intenzione di riprodurre, forse di rendere reale, un viaggio fantasmatico. Chi promette tutto lo sa: dev’essere pronto a dare tutto. O a perdere tutto». Viaje è coprodotto dal Festival Internacional Cervantino, dall’Ensemble Sillages, dalla Compagnie Le Grain e dal Théâtre de la Voix col sostegno dell’Institut Français e della Région Bretagne, e col contributo del CIRM, Centre National de Création Musicale de Nice, dello Studio Théâtre de la Voix di Bordeaux e dell’Estudio de Opera de Bellas Artes de Mexico. La realizzazione della parte elettronica è stata effettuata durante due residenze di Maldonado, rispettivamente al CIRM dal 16 al 21 giugno 2014, e agli SCRIME (Studios de Création et de Recherche en Informatique et Musique Electroacoustique), Bordeaux, dal 1° al 6 settembre 2014. Il 13 novembre avrà luogo al Colegio Nacional di Città del Messico la prima esecuzione messicana di Masih per quartetto di saxofoni, commissione del Sigma Project Quartet, che interpreterà il lavoro; la composizione verrà ripresa sempre nel mese di novembre al Festival G.A.M.O. di Firenze. Una via, una strada: questo è il luogo che rende possibile l’incontro tra un uomo e una donna, entrambi fotografi, impegnati in una ricerca personale che li condurrà lungo la celebre Carrera Panamericana negli anni Cinquanta. Raggiunti da una donna terrorizzata, arrivano nel loro percorso alla periferia d’un villaggio devastato dalla violenza, sul quale alla fine un poliziotto farà rapporto. Da Ciudad Juarez, città sul confine col Texas, fino all’Ocotal, vicino al Guatemala. Otto stazioni danno il ritmo dalle sequenze dell’opera di Javier Torres Maldonado. L’immaginazione e la realtà oscillano al cuore degli scenari musicali del compositore. Come vedette in terra d’ombre, quattro musicisti e voci invisibili danno il ritmo a uno spazio strutturato da una strada in cui appaiono proiezioni mentali o storiche. Tra le fotografie patinate in bianco e nero di Juan Rulfo del 1950 e i colori vivaci dell’odierna, imperante violenza, lo spettacolo Viaje offre una visione a cavallo tra due epoche. “Viaje”: Sinossi Pasquale Corrado Sfila la battaglia Pasquale Corrado sta lavorando, durante una residenza a Schloss Leuk, col percussionista e compositore Pascal Viglino e i musicisti-attori dell’Ensemble Klangbox a un progetto che prevede l’esecuzione d’una novità, Interference per due percussionisti/performer, nel contesto d’una sfilata (musical-teatrale) di moda in programma per le celebrazioni del V centenario della battaglia di Marignano (1515: l’esercito svizzero, comandato dal cardinale Mathieu Schiner, signore di Schloss Leuk, fu sconfitto e l’evento segnò l’inizio della storica neutralità della Confederazione elvetica). Il progetto, che si avvale della collaborazione dell’Accademia di Brera, coinvolge anche il designer Philippe Bestenheider, che realizzerà nuovi strumenti, oltre ai costumi che riprodurranno dei suoni e si “accorderanno” alla musica composta per l’occasione. Il lavoro verrà presentato il 21, 22, 23, 24 e 25 gennaio all’Oh! Festival Valais-Wallis a Monthey (Svizzera) e ripreso al padiglione elvetico di Expo Milano 2015. Va in scena in Messico l’azione drammatica ispirata a un’opera letteraria contemporanea dal suggestivo realismo magico Bruno Maderna Improvvisazione n. 2 per orchestra è programmata il 4 ottobre al Teatro Universidad de Concepción (Cile) nell’interpretazione dell’Orquesta Sinfónica Universidad de Concepción diretta da Doron Solomon. Il Concerto per pianoforte ed orchestra del 1942, la Composizione n. 2 per orchestra, il “Blues” da Il mio cuore è nel Sud, radiodramma su testo di Giuseppe Patroni Griffi, Musica su due dimensioni per flauto e nastro magnetico e “La plus de plus” da Odecathon, orchestrazione di Bruno Maderna, costituiscono il programma del concerto monografico in cartellone il 13 gennaio all’Auditorium di Milano, interpreti la pianista Viviana Lasarcina e l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi diretta da Francesco Bossaglia. Progetto di musica e design, in Svizzera e all’Expo, per il V centenario della Battaglia di Marignano 7 Giorgio Gaslini La scomparsa del grande musicista lascia un ricco catalogo che attraversa felice generi e linguaggi della musica del Novecento e oltre Goffredo Petrassi Dialogo angelico per due flauti e Romanzetta per flauto e pianoforte sono stati eseguiti il 22 settembre alla Sala Carnelutti della Fondazione Giorgio Cini di Venezia da Federica Lotti e Caterina Stocchi, flauti, e Massimo Somenzi, pianoforte. Souffle per un flautista è invece in programma il 16 novembre al Festival di Nuova Consonanza di Roma, interprete Paolo Vignaroli. Due novità per solo e per ensemble proposte in altrettanti Festival italiani 8 Un’epica musicale Il 29 luglio scorso, per i postumi di una caduta, è mancato a Borgo Val di Taro (Parma), all’età di 84 anni, Giorgio Gaslini. La lunga carriera del musicista è stata caratterizzata da una prodigiosa e fino all’ultimo indefessa attività di concertista e compositore, unita alla rara capacità di abitare contemporaneamente regioni tradizionalmente distinte del mondo musicale, il mondo del jazz, la musica per il cinema e quella d’arte. Il mondo creativo di Gaslini si è infatti espresso con altrettanta naturalezza e vasti consensi sul palcoscenico della Scala, di fronte alle platee del grande schermo, così come sulla scena internazionale del jazz, alla cui affermazione italiana tanto ha contribuito. Particolarmente significativo l’impegno profuso negli ultimi anni nel campo di quel settore del proprio catalogo che Gaslini chiamava la “musica totale”, ossia la musica d’arte contemporanea. Offre uno sguardo d’insieme sul catalogo del musicista, nato a Milano il 22 ottobre 1929, Maria Giovanna Barletta, la studiosa che lo stesso Gaslini aveva chiamato a curare la catalogazione critica sistematica delle sue musiche: «Nel corso dei millenni gli addetti ai lavori si sono sforzati di formulare una grammatica del linguaggio musicale. I raga indiani sono suddivisi in categorie di hasya (gioia), karuna (tristezza), raudra (rabbia) e shanta (pace). Nella musica dell’Europa occidentale, i pezzi in tonalità maggiore sono considerati allegri, quelli in chiave minore tristi. Certo è che tali distinzioni si rivelano il più delle volte confuse e incerte a un’analisi musicale approfondita, anche se gli psicologi hanno scoperto che gli ascoltatori europei sono quasi sempre in grado di cogliere il messaggio di un brano musicale che non ci è familiare. Allo stesso modo, i Mafa del Camerun, che vivono nelle regioni dei monti Mandara, non hanno incontrato difficoltà con un esercizio simile, in cui venivano sottoposti loro esempi di musiche occidentali. Il compositore ungherese Béla Bartók, appassionato di musica folk, uno dei primi etnomusicologi, si dedicò personalmente a raccogliere e trascrivere accuratamente una vasta collezione di canti popolari. Come Bartók, per motivi diversi, anche Gaslini si è confrontato con il canto popolare bagnandolo non soltanto nell’idioma compositivo del jazz, ma avvicinandolo a suggestioni attinte da armonie che guardano a oriente, o alla musica contemporanea nata dalla scuola di Vienna: si pensi, ad esempio, al Trittico Popolare, alla Myanmar Suite e al Big Bang Poema che completano l’ampio catalogo delle sue partiture classiche pubblicate dalle Edizioni Suvini Zerboni. Comprendendo le cento canzoni che Gilberto Bosco completano i quattro volumi del Songbook, il catalogo Suvini Zerboni vanta circa centosettanta partiture e rappresenta la sostanza di un percorso artistico, un’epica musicale che è nata da pochi compositori in Europa (tra i quali anche Kurt Weill) e che nell’opera compositiva di Gaslini continua, senza dubbio alcuno, ad avere un senso storico. Sinfonie, sonate, quartetti, brani sacri, balletti, confermano un lavoro di ricerca importante e unitario, composto in sessant’anni di carriera. Certo, pensando a tutta la produzione di Gaslini, coesistono l’anima musicale del jazz e quella della musica contemporanea, linguaggi armonici mai fusi, ma liberati dal genio dell’artista e compositore in un eterno confronto. Anche la figura dell’interprete brilla di luce propria nell’esecuzione del repertorio scritto. Il sodalizio artistico nato con Alfonso Alberti ad esempio, uno dei suoi esecutori di riferimento, rivela un pianista capace di restituire anche l’estetica delle composizioni interpretate: lo spettro, la densità o la rarefazione della materia musicale nell’interpretazione di Alberti dei brani composti da Gaslini (da Piano Sonata Décollage sino al recente disco inciso da Alberti per Stradivarius intitolato Gaslini Piano Works) mantiene una perfetta sintonia con il pensiero compositivo, rendendolo vivo e di una luminosità straordinaria. È cosa nota, ormai, che il mercato musicale e l’industria culturale tendono a proteggersi con l’imitazione e con l’adeguamento allo stile. L’identità dell’opera musicale trae invece una solida ragione di esistere anche al di fuori del mercato. È un aspetto centrale, questo, di tutte le partiture che completano il catalogo Suvini Zerboni. Nell’idioma compositivo di Gaslini si riconoscono, senza dubbio alcuno, i neoclassicismi di Busoni, Hindemith e Stravinsky o la serialità di Schönberg, mentre l’impianto melodico mai dimentica il mondo della canzone europea e americana. Mai si creano conflitti elementari e inconciliabili, ma prende forma una coesistenza dialettica fra gesti musicali diversi. Probabilmente è da questa consapevolezza che nasceva in Gaslini l’idea di un libro in cui analizzare tutta la sua produzione musicale, non soltanto jazzistica, e che potesse coinvolgere i critici, gli studiosi, i musicologi e gli appassionati. Un’idea che era nell’aria e che mi vede coinvolta insieme a Davide Ielmini. Spero possa realizzarsi». Dal catalogo di Giorgio Gaslini, il Recital Songbook, sedici canzoni su testi dell’autore per voce femminile e sei strumenti, è in cartellone il 18 ottobre al Teatro Sancarlino di Brescia, per la rassegna Sulle Ali del Novecento, nell’interpretazione di Silvia Regazzo e del Dèdalo Ensemble diretto da Vittorio Parisi. L’emozione del ricordo Il chitarrista Andrea Monarda ha dato la prima esecuzione del brano a lui dedicato, Fantasia (alla Passacaglia) per chitarra sola, il 24 luglio, nel contesto del XV Festival Duni, alla Chiesa Santa Maria De Armenis di Matera, con replica il 2 agosto a Martina Franca, nell’ambito del Festival della Valle d’Itria. Su questo lavoro dice l’Autore: «Scrivere vuol dire confrontarsi con qualcosa: con la storia, con la storia di uno strumento, con le sue caratteristiche, con la letteratura che per quello strumento è stata prodotta. È anche uno specchio, un gioco della memoria: cosa è rimasto, nelle dita di chi scrive, di una scheggia di storia, quali suggerimenti ed emozioni sono passate dalle pagine ingiallite ai fogli intonsi del nuovo lavoro, cosa suona ancora, insieme nuovo ed antico, sulle corde dello strumento? Ecco questa Passacaglia: un sistema di note, una fantasia su una piccola cellula, un ricordo. Chiede molto alla bravura e alla sensibilità dell’interprete: una scommessa per chi esegue e per chi ha scritto, prima ancora che per chi ascolta». Pochi mesi fa, a Firenze per il Festival Play It!, l’Ensemble dell’ORT diretto da Francesco Lanzillotta ha eseguito per la prima volta Dal deserto; il brano, cui è stata riservata un’accoglienza straordinaria da parte del pubblico e degli esecutori, ha ottenuto il premio che l’orchestra assegna ogni anno alla migliore composizione per ensemble, e sarà presto replicato, con gli stessi esecutori, al Teatro Verdi di Firenze il 5 novembre. Riprendiamo il testo che Gilberto Bosco ha scritto per la recente prima esecuzione: «Alcuni frammenti, quasi dei “paesaggi musicali”, si susseguono senza soluzione di continuità. La lontananza temporale dal viaggio qui forse ripercorso, la suggestione di una serie di opere pittoriche e di immagini fotografiche sovrapposte ai ricordi, provocano un’operazione che vuole collegare insieme astrazione e realtà, esperienza vissuta e finzione». Riccardo Malipiero Attraverso un secolo Un importante, articolato programma di manifestazioni è promosso da NoMus/Museo del Novecento per celebrare il centenario della nascita di Riccardo Malipiero. Musicista e testimone riconosciuto del rapido trasformarsi della cultura italiana nel XX secolo, Malipiero è stato compositore, critico musicale, saggista, docente, promotore all’estero della musica italiana. Ha vissuto il Novecento con sguardo disincantato, polemico e anticonformista, rigoroso e attento all’eredità da consegnare alle generazioni successive. Il programma ha preso avvio col concerto inaugurale del 25 giugno nella Sala Arte Povera del Museo del Novecento di Milano, in cui Bruno Canino ha interpretato una serie di pagine pianistiche: Le Rondini di Alessandro (1971), Le Invenzioni nn. 1, 3, 4, 7 (1949) e Costellazioni (1965). Nel corso del concerto sono stati letti dalla nipote del maestro, Benedetta Cesqui Malipiero, testi di Gavazzeni, Buzzati, Rebora e Dorfles. In quell’occasione ha avuto luogo l’inaugurazione della mostra “Omaggio a Malipiero: 100 anni che attraversano un secolo”, allestita in collaborazione con l’Archivio del Teatro alla Scala, Mariuccia Rognoni, la Fondazione Corrente Archivio Treccani, le Teche Rai, e con il sostegno di Paolo Franci, grazie ai quali sono stati esposti fino al 30 settembre otto bozzetti originali di Franco Rognoni per La donna è mobile (Teatro alla Scala, 1954) e otto tavole di Accettura (1987-1990), opera nata dalla collaborazione di Ernesto Treccani con Malipiero. Nel corso della mostra è stato proiettato un documentario realizzato da NoMus sulla vita e le opere del maestro. Il 2 luglio il duo di violoncellisti Camillo Lepido e Rustem Smagulov ha proposto nella medesima sede un programma comprendente il Konzerstück per violoncello solo. Il 10 settembre il Riccardo Panfili Nel margine Settembre di prime per Riccardo Panfili. Commissione della Fondazione Henze, è andata in scena al Rittersaal der Kaiserburg di Norimberga il 12 settembre, nell’ambito dell’Internationales Kammermusikfestival Nürnberg, Januskopf per quartetto d’archi, nell’interpretazione di Benjamin Nabarro e Fiona McCapra, violini, Judith Busbridge, viola, e Gemma Rosefield, violoncello. Spiega l’Autore: «Nei primi giorni invernali di quest’anno, mentre cominciavo a mettere a fuoco le prime idee per il quartetto, ero immerso nella lettura di un bel volume dedicato a Ernst Ludwig Kirchner, pittore che mi ha sempre inquietato e commosso. Ad attrarmi erano soprattutto le ultime opere, in cui lo stridore tagliente della fase espressionista cede il passo a una disperata dolcezza, e un pastoso dolore invade i paesaggi montani. Tra queste opere l’ultimo autoritratto mi tornava di continuo in mente: una figura umana divisa, scissa, in cui la parte sinistra del viso è letteralmente inghiottita dall’ombra, come fosse cancellata. Janus bifrons: la realtà è sempre conflittuale, contraddittoria. Il mito di una verità unica, di un senso unico della vita e della storia ha generato, da sempre, i mostri della violenza e dell’intolleranza. È la vita stessa ad avere non un senso, ma infiniti sensi. Ripensavo alle chiacchierate fatte con il Maestro Henze, vicino al camino della Leprara: agli attacchi che aveva subito per non essersi piegato alla logica totalitaria della Verità, dello Stile Unico e delle “magnifiche sorti e progressive” di cui si faceva beffa Leopardi. Il titolo Januskopf, tratto da un film del 1920 di Murnau, mi sembrava perfetto per il nuovo pezzo cui stavo lavorando: un omaggio alla contraddittorietà del reale, all’infinita ricchezza di sensi della vita. Un unico movimento racchiude, come in un labirintico gioco di scatole cinesi, frammenti di forme eterogenee che ritornano variate e sviluppate. Nove sezioni, incorniciate pianista Simeone Pozzini ha tenuto, sempre nella Sala Arte Povera del Museo del Novecento, una lezioneconcerto, durante la quale ha eseguito le Invenzioni per pianoforte di Malipiero. Il 16 settembre la Fondazione Corrente ha ospitato la proiezione di Battono alla porta, opera televisiva commissionata a Malipiero dalla Rai e messa in onda nel 1962, con la partecipazione di Maurizio Corbella. Il 30 Settembre si è svolta, nella Sala Conferenze del Museo del Novecento, una giornata di studio in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e l’Università di Genova, al fine di analizzare la figura di Malipiero compositore e ricordare il suo impegno politico, educativo e di divulgazione della cultura italiana nel mondo. Aperta da Filippo Del Corno, assessore alla cultura del Comune di Milano, la sessione del mattino, intitolata La drammaturgia musicale tra teatro e video e coordinata da Emilio Sala, docente dell’Università degli Studi di Milano, ha visto interventi di Nicola Scaldaferri, Barbara Babic, Benedetta Zucconi e Alessandro Turba; a quella pomeridiana, La stupefazione della musica. Riccardo Malipiero nello sguardo degli altri, coordinata da Raffaele Mellace, docente dell’Università di Genova, hanno preso parte Quirino Principe, Giacomo Manzoni, Luigi Pestalozza, Gillo Dorfles e Paolo Franci. A chiusura della giornata di studi si è tenuto nella Sala Arte Povera del Museo del Novecento un concerto del Milano ’808 Ensemble con Sonia Turchetta, soprano, Giovanna Polacco, violino, e Maria Grazia Bellocchio, pianoforte. In programma, di Riccardo Malipiero, Piccola musica per pianoforte, Tre Frammenti per voce e pianoforte su testi di Vittorio Sereni, la Sonata per violino e pianoforte e di Luigi Dallapiccola i Cinque Frammenti di Saffo per voce e pianoforte. da un Introito e un Epilogo: Introito; 1. Tanz (omaggio al I tempo della Settima Sinfonia di Henze); 2. Thema (come un I tema di forma sonata); 3. Scherzo; 4. Elegie; 5. Scherzo II; 6. Thema II; 7. Scherzo III; 8. Ein Traum (omaggio all’ultimo movimento della Decima Sinfonia di Henze); 9. Thema und Variationen (tema con quattro variazioni); Epilogo (che riprende il tempo lento e desolato dell’Introito). Nove sezioni il cui materiale tematico deriva interamente dalle meste melopee dell’Introito. Un flusso continuo, unitario, che si rifrange nella molteplicità delle forme. Perché l’Unico non è altro che la sconfinata distesa del Molteplice». Il 19 e 20 settembre è stato invece il Teatro Lirico di Cagliari, committente dell’opera, a proporre con la solista Ivana Mauri e la propria orchestra diretta da Alessio Allegrini Inside per clarinetto, percussioni e orchestra d’archi. In questi termini Panfili introduce questa novità: «“Inside”: dentro, all’interno. Scomposto in “in-side”, con un po’ di fantasia e quel tanto di etimologia maccheronica che non guasta, possiamo pensarlo come “nel lato”, o meglio “sul lato”. Forzando ancora: “nel margine”. Mi ha sempre affascinato (ossessionato?) la dialettica tra margine e adattamento, tra centro e periferia rizomatica. Da una parte le monolitiche narrazioni della Storia (muri senza crepe, levigati come idoli posticci); dall’altra i disadorni deserti abitati dai proscritti, quelli che la Storia ha estromesso. In bilico sul crinale scosceso del “margine”, dove anche la mobilitazione totale del lavoro risuona come una ridicola litania. Sottratti alle catene del senso, e alla vita compressa nelle condotte forzate degli “obiettivi di produzione” e nel martellio monotono scandito dal tempo fer(i)ale. Ci sarebbe da chiedersi, come nel Lorenzaccio beniano: “Neghi forse la storia del mondo intero?” – “No, non nego la storia, ma io non c’ero.”». Nel centenario della nascita, una giornata di studi, diversi concerti e una mostra mettono a tema il ruolo storico del compositore milanese Giorgio Federico Ghedini Il Concerto dell’albatro per violino, violoncello, pianoforte, voce recitante e orchestra è in cartellone il 24 gennaio all’Auditorium di Milano, nell’interpretazione del Trio Magritte e dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi diretta da Giuseppe Grazioli. Due novità riflettono con mezzi sonori diversi una Weltanschauung coerente e unitaria 9 Una novità pianistica indaga l’immobilità del mezzogiorno Sándor Veress Threnos (In memoriam Bela Bartók) per orchestra è stato interpretato il 25 settembre al Symphony Hall di Osaka da Heinz Holliger alla testa della Japan Century Symphony Orchestra. Palazzeschi e il Vangelo secondo Matteo ispirano due novità di musica cameristica e sinfonica 10 Giorgio Colombo Taccani Tempo dilatato Il 23 novembre vedrà la prima esecuzione di un nuovo lavoro pianistico di Giorgio Colombo Taccani: si tratta di Controra per pianoforte, scritto per Francesco Prode e programmato presso l’Auditorium di Foligno nell’ambito della stagione degli Amici della Musica. Spiega il compositore: «Da tempo intendevo misurarmi con un brano pianistico di dimensioni abbastanza ampie: l’invito arrivato da Francesco Prode ha finalmente offerto l’opportunità di realizzare questo mio desiderio. La sua richiesta si è subito e quasi inevitabilmente collegata a un’immagine che da sempre mi affascina e che ha già dato spunto ad alcuni altri miei lavori: il momento di sospensione attonita che nelle culture mediterranee accompagna le ore più calde della giornata, la parte assolata del primo pomeriggio in cui è cosa saggia interrompere ogni lavoro e ritirarsi in meditazione o semplicemente (ma sarebbe limitante ritenerlo l’aspetto principale) in riposo. Divinità ostili si potrebbero addirittura aggirare per i campi, non meno insidiose di quelle notturne, trasformando l’immobilità abbacinata in vero e proprio “timor panico”. Nella parte centro-meridionale dell’Italia è appunto “controra” il termine utilizzato per denominare tale parte del giorno, aggiungendo al significato ulteriori spinte evocative dovute all’idea di sovversione alternativa dello scorrere del tempo che la parola stessa propone. Tutto questo rimane suggestione emotiva per l’ideazione del pezzo, che, pur non proponendosi alcun descrittivismo puntuale, presenta tuttavia una tripartizione secondo cui alle due parti estreme, costruite in maniera analoga attorno a un elemento simile a un canto sommesso, si contrappone l’improvvisa rarefazione della zona centrale. Qui un accordo, che riassume le componenti armonico-strutturali sulle quali è fondato il brano, si cristallizza in una subitanea dilatazione del tempo. Dettagli sempre più riposti vengono svelati, in un movimento cronologico che si fa circolare, bloccando apparentemente ogni sviluppo in una continua ripetizione di cellule simili appena variate. Ogni aspetto compositivo di Controra risulta inflessibilmente derivato, Andrea Mannucci come mia abitudine, da un brevissimo spunto generatore. Sarebbe tuttavia inutile se non addirittura fuorviante per l’ascolto del pezzo esporre anche solo parzialmente i procedimenti deduttivi secondo i quali si opera tale costruzione. È invece importante sottolineare come sia sempre privilegiato il legame fra materiale effettivamente percepibile rispetto alla parentela puramente elaborativa e astratta. Al tempo stesso i gesti strumentali cercano una pronta riconoscibilità, non temendo frequenti ripetizioni letterali. Anche se spesso rimane un’intenzione tradita, vi è infine la volontà da parte mia, già presente da qualche tempo in alcuni lavori recenti, di abbassare almeno un poco la soglia di difficoltà esecutiva di quanto scrivo. Ciò non sempre riesce e mai la semplificazione è comunque legata a sfiducia nei confronti dei meravigliosi strumentisti con i quali, come anche in questa occasione, ho spesso la fortuna di lavorare». Segnaliamo inoltre che Croce di ghiaccio per flauto, violino, viola e violoncello è stato eseguito dal quartetto DuepiùDue fra il 20 e il 22 agosto in tre diverse sedi nell’ambito del Festival “Le Altre Note” di Bormio. Il mare immobile, nella versione originaria per tre flauti dolci bassi, è stato ripreso dal Trio NordicBlock il 7 settembre alla Svenska Margaretakyrkan di Oslo. A Perfect Beat Of per due chitarre verrà riproposto l’8 novembre al Guitar Festival di Shizuoka (Giappone) ad opera di Norio Sato e Kazuya Okamoto. Kypris per voce sola su tre epigrammi di Asclepiade sarà invece ripresentata da Akiko Kozato il 21 dicembre alla Nanko Sunset Hall di Osaka. Il 16 gennaio sarà Watcher per sei strumenti a essere nuovamente eseguito dall’ensemble dedicatario, i Sentieri Selvaggi diretti da Carlo Boccadoro, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, Sala Sinopoli, nell’ambito della Stagione da Camera dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Il pianista Moritz Ernst ha appena inciso di Colombo Taccani, nel Cd dell’etichetta Stan Music Bird in Space (LC22898), I muri bianchi di Endenich per pianoforte solo. Musica della parola P rima cameristica per Andrea Mannucci il 10 novembre al Teatro Dal Verme di Milano, dove il duo Raffaello Negri e Raffaella Stirpe eseguirà Movimento per violino e viola, che l’Autore presenta con queste parole: «Con Movimento proseguo il mio percorso compositivo in cui la scrittura musicale si lega e s’ispira all’opera poetica utilizzando versi come spunto e lasciando che la suggestione letteraria eserciti la sua influenza sulla musica. I testi sono tratti dalla raccolta Via delle cento stelle del poeta Aldo Palazzeschi; la loro cifra stilistica si muove tra il fiabesco-infantile e surreale, e vi prevalgono i motivi del sonno, della vecchiaia, dei gesti ripetuti uguali all’infinito, tutti elementi che lasciano trapelare affinità e sinergie con la rappresentazione sonora del duetto». Matteo 26 per orchestra sinfonica è invece la commissione dalla Fondazione Arena di Verona in programma il 10 e l’11 gennaio presso il Teatro Filarmonico con l’orchestra della Fondazione Arena di Verona diretta da Robert Tuohy. Racconta Mannucci: «Il lavoro è frutto di una profonda riflessione personale sui fatti del Vangelo giunti fino a noi, fatti che sfidano il nostro quotidiano, con l’intento di calarvisi, poiché la nostra vita non è fatta solo di parole, bensì sostanzialmente di fatti. Siamo immersi oltre misura nelle parole ma com’è il comportamento umano? Spesso si mette in evidenza il caso di Pietro che si è comportato (ha scelto d’agire) in modo diverso rispetto alle parole che proferisce. Personalmente, leggendo il passo evangelico, ero sollecitato a pensare: se mi calo in quei fatti, io come mi sarei comportato? Da qui anche la possibilità di accettarsi per ciò che siamo, di tendere la mano all’innocente che sta andando al processo, seguirlo, difenderlo... oppure negarci e negarlo, anche semplicemente ascoltando le parole di quel processo, di quella serva che ci ha riconosciuto, rispondendole con altrettante parole più o meno vere (in Pietro per tre volte false). Da un lato queste parole. Dall’altro lato, il nostro comportamento (il fatto) a fronte del comportamento (il fatto) di Cristo. Pietro guarda Gesù. L’ultimo sguardo e poi... non gli resta che la morte del disperato. Gesù guarda Pietro. Uno sguardo dolce: un profondo abbraccio accogliente. Non l’aveva mai sperimentato come questa notte. Gesù gli butta le braccia al collo... a lui, a Pietro, il traditore per paura. Gli sguardi s’incrociano rapidissimi. Non c’è tempo neppure per una parola. Non riesce a gridare neppure “Gesù!”. I soldati lo trascinano via, a strattoni e a spinte, da qui il pianto di Pietro. Il motivo del tradimento fornisce l’archetipo formale e viene utilizzato per rappresentare una doppia drammaturgia, musicale e scenica, attraverso l’architettura della parola che genera suoni, campi armonici, cambi di registro, di timbro, di intensità sonora, di agglomerati ritmici e soluzioni formali. Lo schema ternario (il tradimento di Giuda, dei discepoli dormienti, di Pietro che si ripete nel triplice rinnegamento dello stesso discepolo) ci parla di qualcosa di fatale, ci dice che il tradimento è essenziale alla dinamica della storia di Gesù e che perciò il tradimento è nel cuore del mistero cristiano». Maurilio Cacciatore Spazi Sonori L’autunno 2014 vede due novità di Maurilio Cacciatore. Il 1° novembre è il Seoul Computer Music Festival a ospitare presso lo Yaju Theatre del Seoul Art Center IV Anfibio / b per flauto amplificato e live electronics, nell’interpretazione di Byung Chul Oh. Spiega il compositore: «La prima versione del IV Anfibio è per solo flauto amplificato. Normalmente sono restìo ad aggiungere l’elettronica a un pezzo se questa non è pensata direttamente all’interno della scrittura. Sotto invito del Seoul Art Center ho deciso di provare una nuova sfida: fare un trattamento in tempo reale della sorgente acustica così sottile da perdersi all’interno del gioco strumentale. Molto spesso si associa all’elettronica in tempo reale una sua presenza massiccia sia in termini di attrezzatura sia in riferimento alla quantità di suono diffuso in sala. In questo lavoro, invece, l’elettronica non è mai invasiva; soggiace alla presenza del solista e esalta le particolarità vocali e strumentali del brano. Come tutti i miei Anfibi, questo pezzo è da intendersi come una “musica vocale per strumentisti”; ecco allora che l’elettronica può essere un aiuto valido a completare un mondo sonoro che intriga già per la natura della sua sorgente acustica. Mentre la versione acustica di questo brano ha una versione maschile e una femminile (data la presenza della voce del solista), questa con live electronics tende a bilanciare la sorgente acustica con la sua trasformazione in tempo reale. Un passo più in là sulla strada della ricerca di un ibrido tra strumentale e vocale, adesso tra acustico ed elettroacustico, che è alla base di questo ciclo di lavori». È intanto terminata la residenza di Maulilio Cacciatore presso lo ZKM di Karlsruhe per la produzione di So Loud, un nuovo brano per saxofono basso, pianoforte e live electronics. Così l’autore ci descrive questo lavoro: «So Loud è un progetto sviluppato allo ZKM - IMA di Karlsruhe che prevede l’utilizzo della tecnologia software e hardware di questo centro di ricerca. Il Kubus, cioè la sala da concerti principale, è dotato di un impianto di quarantatré altoparlanti governabili tramite Zirkonium, un software ad hoc basato sulla sintassi di Max che consente la spazializzazione di una o più sorgenti coordinate tra loro secondo movimenti preregistrati o pilotati in tempo reale. Le sorgenti sono diffuse sui cinque anelli di altoparlanti in base ad algoritmi prescelti (vector-based amplitude panning, ambisonic) e modulabili a piacimento dal compositore. Dal punto di Daniela Terranova Prime veneziane Due le prime esecuzioni assolute nell’estate di Daniela Terranova. L’11 luglio le Sale Apollinee del Teatro La Fenice hanno proposto, nell’ambito del Festival “Lo spirito della musica di Venezia”, Inner per violino e violoncello, nell’interpretazione di Carlo Lazari e Carlo Teodoro, solisti dell’Ex Novo Ensemble. Così l’Autrice sul nuovo pezzo: «Come un unico strato sonoro, cangiante nel doppio timbrico, violino e violoncello s’intrecciano e si fondono seguendo una stessa direzione, animati da una tensione costante e sottile che, in alcuni momenti, resta sospesa, cristallizzando le linee orizzontali in blocchi sonori sottratti allo scorrere del tempo». Il 14 settembre la medesima sede prestigiosa ha ospitato, per la rassegna Ex Novo Musica e sempre tramite l’Ex Novo Ensemble, committente del nuovo lavoro, la prima di Filigrana per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte. Spiega la compositrice: «Il primo significato del termine Filigrana è legato alla lavorazione orafa di sottili filamenti metallici (d’oro e d’argento), curvati e intrecciati per riprodurre eleganti arabeschi che si dipanano partendo da pochi punti di contatto e saldatura. Ma la Filigrana è anche il disegno che affiora vista tecnico, il mio brano è un tentativo di costituire un ponte tra alcune tecnologie dell’Ircam che ho avuto la fortuna di sviluppare in lavori precedenti (soprattutto la versione Catart+Spat realizzata due anni fa per Tamonontamo) e quelle del centro tedesco. Dopo vari anni, torno a scrivere per saxofono, questa volta per saxofono basso, strumento che negli ultimi anni prende sempre più piede come standard nel setup dei saxofonisti. Il titolo può far pensare a un pezzo che suoni sempre “molto forte”; d’altronde, con un numero di altoparlanti così elevato, è lecito aspirare a raggiungere volumi di suoni importanti. Ma l’anima del pezzo muove in senso diametralmente opposto: gesti che sarebbero inudibili tanto essi sono fragili, minuti, trovano uno spazio fisico percepibile per mezzo dell’amplificazione e una dimensione spaziale per mezzo del movimento delle sorgenti che creo. Nel brano non mancano momenti di grande impatto sonoro ma questi sono ridotti all’essere contrasto a un tessuto etereo, paradossale nella sua artificiale fisicità tanto il volume riesce a cambiare la connotazione di un mondo fatto di suoni minuti. Immaginare uno spazio da scolpire e poterlo fare in maniera così percepibile, quasi tattile, mi ha portato a pormi una domanda: dove ha origine tutto il suono che si genera? Un altoparlante a vibrazione sistemato all’interno del pianoforte genera i primi suoni dell’elettronica, alcuni modelli fisici e dei trattamenti-ponte tra suono reale e strumentale danno l’impressione che l’aura del pianoforte conquisti lo spazio poco a poco, o che lo spazio entri nella cassa del pianoforte, secondo i momenti del brano. Il tubo imponente del saxofono basso è cassa di risonanza per la voce del saxofonista e laboratorio di suoni al di là della denotazione dello strumento: amplificato dal dentro, cerco uno spazio dentro allo strumento prima di costruire uno spazio fuori». Lo Studio n. 2 dai Due studi per pianoforte è stato ripreso dalla pianista Trami N’Guyen l’8 luglio al Palais du Rhein di Strasburgo e il 9 agosto al Castello di Frontenay. Refrain in extenso per violino, viola, violoncello e pianoforte è in programma il 31 ottobre al Museo Revoltella di Trieste per il Festival Trieste Prima promosso dall’Associazione Chromas, interprete lo Joseph Suk Piano Quartet. Infine, Solo in eco per clarinetto basso concertante, viola, violoncello, contrabbasso e percussioni sarà proposto dall’Ensemble Aleph il 25 gennaio all’Aquarium de la Cartoucherie de Vincennes di Parigi. in trasparenza nello spessore del foglio di carte pregiate. Questa duplice accezione si rispecchia nelle immagini sonore, disegnate in partitura come figure che germogliano facendo ombra a una trama dai contorni sfumati, che ricompone a poco a poco la propria forma nella memoria dell’ascoltatore». Asleep Landscape per soprano, saxofono contralto e orchestra d’archi, presentato in prima assoluta nel mese di luglio al Tallinn Chamber Festival e già ripreso al Festival della Valle d’Itria, viene riproposto il 5 ottobre al Dora Stoutzker Hall del Royal Welsh College of Music and Drama di Cardiff, con repliche l’8 ottobre al Konserthuset Musikaliska di Stoccolma e l’11 ottobre alla Lofta Church di Kalmar (Svezia), sempre nell’interpretazione del soprano Amy Corkery, di Virgo Veldi, saxofono, e della Camerata Nordica diretta da Terje Tønnesen. Lying Down on the Horizon per danzatori e ensemble, già proposto a Milano e in Finlandia nell’ambito del progetto “Ulysses Network”, viene ripreso il 21 ottobre al Budapest Music Center con la coreografia di Ariella Vidach e col Divertimento Ensemble diretto da Sandro Gorli. Importante ricerca timbrica, tra suono reale e amplificato, nelle due novità dell’autunno Aldo Clementi La Serenata per chitarra e quattro strumenti è proposta il 3 ottobre a Oslo da Donato Di Candia, coadiuvato dagli studenti della Norges Musikkhogskole. L’integrale dei Quartetti per archi viene inciso dal 28 al 31 ottobre a Radio Bremen dal Quatuor Bozzini. Due novità alle Sale Apollinee del Teatro la Fenice con l’Ex Novo Ensemble 11 Maurizio Azzan Variazioni su aspetti contigui del medesimo tema nelle tre novità in cartellone Roberto Fabbriciani Henri Pousseur L’etichetta Stradivarius pubblica il Cd monografico Zeus joueur de flûtes (STR 33971) dedicato a Roberto Fabbriciani e Henri Pousseur, e interpretato da Fabbriciani stesso al flauto e da Alvise Vidolin al live electronics e alla regia del suono. Nel programma compaiono di Fabbriciani Suoni per Gigi per flauto e nastro magnetico, Motion Capture II per flauto iperbasso e live electronics e, di Pousseur-Fabbriciani, Zeus joueur de flûtes per flauto, nastro magnetico e live electronics. Roland Kayn Cybernetics I per nastro magnetico è stato proposto il 27 settembre alla Casa del Suono di Parma per il Festival Traiettorie. Soglie, superfici, profondità Tre le prime, e tutte in sedi prestigiose, per Maurizio Azzan nella seconda parte del 2014. Ha aperto la serie Crystallography_solo per due danzatori, violoncello e live electronics, presentato il 24 agosto alla Fondation Royaumont di Asnières-sur-Oise nell’ambito della manifestazione “Prototype I: les espaces propices à l’apparition du chorégraphique”, interpreti Marie Ythier, violoncello, l’autore stesso alla regia del suono, le danzatrici Léa Thomen e Claire Lavernhe, con la coreografia di K Goldstein. Spiega il compositore: «Un corpo fra due specchi si osserva. Nelle centuplicazioni che si smarriscono nel vuoto, fronte e schiena si confondono, si perdono e si sovrappongono. Il tutt’uno dagli incerti contorni che si muove in un imperfetto unisono col reale sconcerta nella sua autonoma verità: un’identità altra dal sé che, pur escludendolo, ne racchiude ogni possibile deformazione. Il contatto tra l’al di qua e l’al di là delle superfici specchianti diventa allora qualcosa di inaspettatamente problematico, di ipercomplesso. La divaricazione spaziale dell’altro nell’infinito virtuale oltre la sottile linea di confine suggerisce una nuova quanto inattesa geografia mobile, un territorio da esplorare nei suoi sommovimenti costanti. Ogni piega, ogni minima variazione della superficie si riverbera fin nelle più nascoste profondità, da cui a tratti emergono inaspettatamente nuovi dettagli che a loro volta si moltiplicano allargandosi a dismisura, aggiungendo così ulteriori elementi a quello che sembra ormai sempre più un improbabile cristallo dai contorni inafferrabili. Se si immagina poi di aggiungere uno strumento fra questi due specchi contrapposti, l’esplorazione reciproca fra i due corpi a contatto e i loro innumerevoli altri acquisisce un’instabilità ancora maggiore: si fa esplorazione di esplorazioni. Al suono immaginario collocato sulla frontiera fra di essi e i loro infiniti possibili è dedicato questo lavoro, scritto per Marie Ythier e le stupefacenti intuizioni coreografiche di K Goldstein». In limine per violino, violoncello e pianoforte è stato invece tenuto a battesimo il 17 settembre al Museo Nazionale del Bargello nell’ambito della rassegna Flame, Firenze Suona Contemporanea, eseguito dal Microensemble: Lorenzo Derinni, violino, Martina Rudic, violoncello, e Alba Gentili-Tedeschi, pianoforte. Azzan riflette in questi termini sul suo lavoro: «Una delle caratteristiche peculiari della società occidentale di questi anni è senza dubbio l’eccesso e la rapidità d’informazione. La sovrapposizione continua di codici e messaggi satura l’ambiente in cui ci muoviamo ogni giorno, rendendo così sempre più difficile apprezzare le differenze collocate sui piani sottostanti alla superficie caotica ed effimera che fa da sfondo al quotidiano. Ecco allora che, quando non si limita a una parentesi riempitiva tutto sommato trascurabile, l’isolamento anacronistico in cui si calano la scrittura musicale e l’interpretazione può diventare lo spazio bianco da cui partire per ridisegnare una mappa potenziale dell’esistente, facendo idealmente tabula rasa del superfluo alla ricerca di quelle radici di senso sempre più difficili da riportare alla luce. Proprio questo desiderio di svuotamento, quasi un’utopia di essenzialità, sta alla base di questo lavoro collocato precariamente sulla soglia di montaliana memoria richiamata dal titolo, In limine, oltre la quale si trova soltanto ciò che ormai, oltre al superfluo, ha perduto anche la propria identità più profonda. Fra l’eco armonica di una pagina maderniana di cui si è persa la concretezza originaria e lo scheletro destrutturato di un’articolazione formale che della storia non ha altro che il respiro, s’intrecciano in modo sconnesso percorsi paralleli di presenze contrastanti e fra loro in rapporto di reciproca sottrazione, costrette a convivere là dove la materia si sfibra e i contorni si fanno incerti sfumando nell’ombra». Infine, è il Festival di Milano Musica, in collaborazione con San Fedele Musica, a proporre il 27 ottobre all’Auditorium San Fedele di Milano Oltre. Stati di materia per clarinetto, violoncello e pianoforte, interpretato dai solisti dell’Ensemble Intercontemporain Pierre Strauch, violoncello, Jérôme Comte, clarinetto, e Hidéki Nagano, pianoforte, coadiuvati da Pierluigi Vienna, video. Così l’Autore presenta il nuovo pezzo: «Esistono momenti in cui la percezione, perdendosi nel dettaglio più minuto, arriva a smarrire la dimensione complessiva. In alcuni casi fortuiti, questo processo è talmente destabilizzante da spostare il punto di vista dall’esterno dell’oggetto osservato fin quasi al suo interno più profondo, ed è qui che, oltrepassata l’apparenza generalizzante ed approssimativa del quotidiano, si giungono a sfiorare le radici più profonde degli infiniti microcosmi che, ignorati, popolano le nostre vite. Certe scabre superfici rocciose, il resto di una corteccia staccatasi anzitempo dal tronco, perfino – o forse soprattutto – la carcassa di un elettrodomestico possono assumere le proporzioni e l’aspetto di improbabili città o organismi, se visti nella giusta prospettiva. Questo inquieto scrutare la topografia antropomorfa di quella che appare sempre più come una terra incognita procede per strati, si addentra in profondità, e poco a poco cerca di farsi strada fra le sue intricate conformazioni geologiche. Relazioni implicite, campi di forza invisibili e imprevedibili consequenzialità cominciano allora a palesarsi e a rivelare una vitalità arcaica e brutale nel sottosuolo della materia. La sua instabilità costante provoca espansioni e contrazioni, stati in atto e potenzialità frustrate, mentre l’iniziale esperienza di osservazione già si trasforma in esplorazione tattile di superfici subconscie, vorticando lentamente in un labirinto di cui solo a stento alla fine troverà una possibile uscita». Umano(dis)umano per due danzatori, ensemble e elettronica verrà ripreso, dopo le esecuzioni a Milano e in Finlandia (cfr. lo scorso numero di ESZ News) nell’ambito del progetto Ulysses Network, il 21 ottobre al Budapest Music Center dal Divertimento Ensemble diretto da Sandro Gorli con la coreografia Ariella Vidach. È disponibile on line il nuovo catalogo generale 2014 delle Edizioni Suvini Zerboni. Tutte le opere da noi pubblicate sono consultabili all’indirizzo www.esz.it. Un potente, completo e efficace motore di ricerca permetterà di consultare il nostro catalogo e di fare ricerche per strumento, organici, titolo, autore. Inoltre si potrà accedere a utili informazioni come le biografie degli autori, notizie sulle composizioni, prime esecuzioni, novità editoriali. 12 Accursio Cortese Teatrino del potere Nuovo autore nella scuderia ESZ. Accursio Antonio Cortese (1980) si è diplomato in pianoforte con Onorato Buogo e in composizione con Marco Betta presso il Conservatorio di Palermo, e perfezionato con Ivan Fedele presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Ha seguito i corsi di composizione di Luis Bacalov e Giorgio Battistelli presso l’Accademia Musicale Chigiana, affiancandovi lo studio della composizione e del pianoforte jazz. Al suo attivo ha un nutrito catalogo di composizioni che comprende musica sinfonica, cameristica, sacra, lirica e per il cinema. La sua musica è stata eseguita in diversi teatri italiani e stagioni da camera e sinfoniche, in sedi prestigiose come l’Auditorium della Rai, l’Auditorium Parco della Musica, la Biennale di Venezia. Il 13 giugno l’Ensemble Novecento diretto da Carlo Rizzari ha presentato in prima esecuzione assoluta alla Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica Sedna per ensemble. In questi termini l’Autore presenta questa novità: «Sedna è un corpo celeste transnettuniano di grandi dimensioni che prende il nome dalla dea Inuit del mare, che si crede viva nelle gelide profondità dell’Oceano Artico. Gira attorno al sole su un’orbita particolarmente eccentrica ed estremamente ellittica che lo porta ad avvicinarsi al sistema esterno in prossimità del perielio e ad allontanarsi fino a oltre cinque giorni luce dal sole quando si approssima all’afelio. Si tratta di un freddo planetoide scoperto il 14 novembre 2003 da Michael Brown, Chad Trujillo e David Rabinowiz. Sedna appartiene alla nube di Oort interna, una regione relativamente poco spessa situata sul piano dell’eclittica ed estesa dalla fascia di Kuiper alla nube di Oort esterna di forma sferica. La composizione prende spunto da tale scoperta, descrivendo in un percorso immaginario un arco temporale che dall’ignoto attraversa la nube di Oort fino ad arrivare alla materializzazione dell’oggetto in questione evidenziandone la natura fredda e distante e descrivendone i parametri orbitali». Il 4 ottobre sarà invece il Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale a ospitare, al Teatro Piccolo Arsenale di Venezia, la prima rappresentazione assoluta di O-X-A, opera da camera per soprano, Nicola Sani Spazio liquido L’ Ex Novo Ensemble interpreta in prima esecuzione assoluta, l’8 novembre al Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia nel contesto della rassegna Ex Novo Musica, con replica il 10 dicembre all’Auditorium Pollini di Padova, Seascape VII - “Venice” 2 nd View per flauto, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte, suoni digitali e live electronics. La produzione si avvale dell’apporto di SaMPL - Sound and Music Processing Lab, Padova, di Alvise Vidolin alla regia sonora e di Luca Richelli al live electronics. Così l’Autore colloca il nuovo pezzo all’interno della propria produzione: «Seascapes è una serie di “immagini sonore” che sto componendo in questi ultimi anni, ispirate all’omonima serie di immagini fotografiche dell’artista giapponese Hiroshi Sugimoto. Sono visioni di luoghi in cui osservazione, meditazione e memoria si uniscono e proiettano la loro prospettiva nelle dilatazioni sonore che inquadrano ogni composizione. Ogni Seascapes ha una propria figura, una propria “voce”, in cui risuonano le diverse densità visive e percettive. 2 nd View amplifica e dilata la visione del precedente frammento dedicato a Venezia. L’acqua e l’aria definiscono zone di colore, nella gradazione dei grigi e del bianco e nero, che si confondono e a volte sono in profondo contrasto. Le superfici timbriche dei suoni strumentali si rispecchiano tra loro per affinità e contrapposizione. L’elaborazione basso, performer, ensemble e elettronica su libretto di Antonio Di Marca, che ne cura anche la regia. Le scene e i costumi sono di Isabella Terruso, gli interpreti vocali Anna Piroli, soprano, Alessandro Tirotta, basso, insieme a Paolo Cutuli, performer e all’Ex Novo Ensemble diretto da Filippo Perocco. Spiega Cortese: «Il titolo dell’opera rimanda a uno degli elementi scenografici: l’uso della lettera X (che richiama il “gergo giovanile” usato negli sms per rappresentare il “per”) rappresenta la “croce” in legno che il puparo utilizza per muovere i fili che governano i pupi. Le lettere O e A richiamano le iniziali dei due protagonisti dell’opera, Orlando e Angelica. Il Puparo, sulla scena un performer, rappresenta in chiave farsesca il “potere” capace di condizionare a proprio piacimento il destino del popolo come un puparo fa con i suoi pupi. I due pupi protagonisti dell’opera, un uomo e una donna, hanno le fattezze di Orlando e Angelica, personaggi per eccellenza delle storie narrate dalla tradizione dei pupi siciliani. Questi, in contrapposizione con l’imposizione del loro destino/puparo, lottano per raggiungere ciascuno il proprio scopo: Orlando spera nella conquista di Angelica, verso la quale prova un amore che presto lo condurrà alla follia; Angelica fugge alla ricerca della propria soddisfazione. Il Puparo insegnerà loro una lezione: per raggiungere uno scopo si deve servire il potere: strapperà di dosso gli abiti cavallereschi del pupo Orlando, svelando, sotto l’armatura, altri abiti, e trasformandolo in Arlecchino. L’Arlecchino di goldoniana memoria è la maschera che, servendo contemporaneamente due differenti padroni, riesce a perseguire i propri intenti. Tale condizione, però, non durerà a lungo, perché Arlecchino comincia a manifestare il suo malcontento che lo indurrà a ribellarsi a un potere che non vuole più servire. Una ribellione manifestata attraverso una metamorfosi di Arlecchino che da maschera diventa essere umano capace di conquistare il potere, decretando così la sconfitta del puparo. A questo punto rientra in scena Angelica, non più pupo, ma donna ammaliata dal suo potere che tornerà tra le braccia di quello stesso uomo dal quale precedentemente, in altra condizione, era fuggita». elettronica penetra nei suoni, li avvolge, li trasforma e ne definisce intersezioni timbriche e spaziali. Questo lavoro approfondisce e sviluppa la mia collaborazione con l’Ex Novo Ensemble, a cui è dedicato. Particolarmente interessante è la trasfigurazione degli strumenti nella dimensione dell’elaborazione elettronica. In questo aspetto l’acqua gioca un ulteriore ruolo deformante, filtrando il timbro strumentale nella visione speculare dello spazio “liquido” che lo circonda. La dimensione del live electronics aggiunge a questa visione l’elemento determinante della spazialità visiva, la mobilità dei piani, che trasportano le sonorità da zone indistinte di rumore verso rilievi di trasparente luminosità». Francesco Gesualdi porta in tournée Al di là dei miei uragani per fisarmonica e elettronica il 2 ottobre allo ZKM di Karlsruhe, con repliche nel mese di novembre al Festival G.A.M.O. di Firenze, il 19 novembre al Festival di Nuova Consonanza di Roma e il 23 novembre al Festival UrtiCanti di Bari. Il 13, 14 e 18 gennaio Al folle volo per orchestra è in cartellone nella stagione sinfonica del Theater Münster, con la Sinfonieorchester Münster diretta da Fabrizio Ventura. Nicola Sani è stato insignito della XLI edizione del Premio Scanno, categoria “musica”, riconoscimento prestigioso che annovera nel proprio albo d’oro Saul Bellow, John Kenneth Galbraith e Franco Modigliani. Un nuovo autore ESZ esordisce con un’opera da camera alla Biennale Eric Maestri Il 10 novembre Emanuele Torquati propone Natura degli affetti per pianoforte all’Istituto Italiano di Cultura di Addis Abeba (Etiopia). Prosegue la serie di “immagini sonore” ispirata agli scatti di Hiroshi Sugimoto 13 Gabriele Cosmi Prima rappresentazione assoluta alla Biennale per un nuovo autore ESZ Paolo Castaldi Si apre con Grid per pianoforte il Cd monografico dedicato alla musica pianistica di Paolo Castaldi pubblicato da Bottega Discantica e interpretato dal duo pianistico Antonella Moretti e Mauro Ravelli. Pocket opera Gabriele Cosmi, classe 1988, è un nuovo autore ESZ. Formatosi dapprima con Daniele Bravi al Conservatorio di Cagliari, ha proseguito gli studi di composizione al Conservatorio di Milano con Alessandro Solbiati, per perfezionarsi con Ivan Fedele all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, affiancando al percorso principale studi di musica elettronica e masterclasses tra gli altri con Giacomo Manzoni e Stefano Gervasoni. Vincitore o finalista in vari concorsi internazionali, recentemente è risultato tra i vincitori del Feeding Music International Composition Competition, manifestazione collegata all’Expo di Milano 2015, che nel mese di luglio dedicherà a Gabriele Cosmi un concerto monografico. Suoi lavori sono stati eseguiti in sedi prestigiose da artisti e complessi di primo piano e trasmessi da diverse reti europee. Il 4 ottobre avrà luogo al Teatro Piccolo Arsenale di Venezia, prodotta dal Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale, la prima rappresentazione assoluta dell’opera da camera Magen Zeit Opera per tre voci, ensemble e elettronica su libretto di Michelangelo Zeno. Ne saranno interpreti Giulia Beatini, soprano, Stefano De Salve e Marcos Keovoulou, baritoni, e l’Ex Novo ensemble diretto da Filippo Perocco. La regia è affidata ad Alberto Oliva, le scene e i costumi sono di Marco Ferrara. Spiega l’Autore: «Magen Zeit Opera è un lavoro di teatro musicale, una pocket opera per tre voci ensemble e elettronica. Al centro del lavoro vi è un rapporto distorto e malato tra una madre (Miss Magen) e una figlia (Ellie). La madre è una gigantesca installazione, totalmente avvolta in un costumeragnatela che avvinghia tutto quello che le sta intorno, ma in cui anche lei stessa è prigioniera. È una sorta di Luigi Manfrin Novità per il Festival Aperto di Reggio Emilia esplora le analogie tra tempo musicale e processi della materia 14 Tempo distorto E mbodying Surfaces è il titolo della novità per chitarra elettrica e percussione che Luigi Manfrin presenta il 26 ottobre al Festival Aperto 2014 di Reggio Emilia in un evento intitolato “Sincronie Spettrali”. L’eseguiranno al Teatro Ariosto Flavio Virzì e Simone Beneventi. Così l’Autore presenta il suo pezzo: «Embodying Surfaces è essenzialmente un lavoro sulle deformazioni del tempo musicale. La composizione, infatti, è stata ideata come una sorta di montaggio costituito da immagini sonore costantemente sottoposte a processi di distorsione e d’aberrazione. Le deformazioni temporali, tuttavia, procedono da una scrittura musicale fatta di ripetizioni ossessive. Quasi tutte le sezioni della prima parte, ad esempio, sono contraddistinte da uno specifico loop, divenendo all’ascolto un polo di riferimento percettivo stabile. La costanza del loop, pertanto, alimenta per contrasto il senso della distorsione temporale inerente alle figurazioni musicali in divenire. Queste distorsioni coesistono con le risonanze timbriche che si stabiliscono tra gli strumenti. Trattasi di echi che nascono dalle dissomiglianze, paragonabili ai raccordi tra armoniche lontane. Embodying Surfaces, nel complesso, somiglia a un dispositivo sofisticato, programmato sul gioco reiterato delle ripetizioni variate e concatenate tra loro. Vi è però uno strato più primitivo, relativo all’organizzazione temporale affidata al gioco calcolato degli energetici impulsi ritmici. Tali pulsazioni costituiscono e simboleggiano l’evento primordiale della composizione, una sorta di esplosione che sembra reiterarsi e dividersi a oltranza. Gli impulsi ripetuti generano, nella fase iniziale del brano, dei brevi aggregati ritmico-timbrici separati da piccole pause. ragno immenso che tutto divora, crescendo a dismisura, ma senza nessuna prospettiva di futuro e senza ambizione. È una pulsione autodistruttiva destinata solo all’esplosione. È una donna affetta da una bulimia grottesca che la porta a divorare qualsiasi cosa, ma che la costringe anche a sopportare un continuo e lancinante mal di stomaco. La figlia Ellie, magra e deperita, vive con lei facendole da serva e subendone passivamente la presenza senza cercare una via di fuga da una condizione di vita deprimente. Attorno a questa coppia – assurdamente giusta vista la complementarietà sia fisica che psicologica dei personaggi – ruota la vicenda. Per puro caso irrompe un terzo personaggio (la generazione di mezzo), il Dottor Barbaculo che non porta con sé soluzioni bensì diventa l’oggetto di sfogo delle frustrazioni delle due donne. Tutti nella centrifuga di una storia dove ognuno cerca la salvezza personale, l’interesse particolare, a discapito degli altri. Ogni possibilità di redenzione sarà vanificata dall’egoismo. In ogni tentativo di fuga è già insito il fallimento. Le differenti componenti caratteriali si esprimono nel suono con differenti scritture vocali. Ciascun personaggio si esprime con una vocalità ben distinta che risulta essere in qualche maniera l’una complementare all’altra, come in un contrappunto. Se la scrittura vocale incarna l’intima natura dei personaggi, la scrittura strumentale dell’ensemble ne diviene il respiro. L’ensemble non accompagna le voci bensì ne è parte integrante, amplificandole, analizzandole, riportando alla luce le componenti più profonde. L’elettronica s’inserisce con lo stesso obiettivo, offrendo un ulteriore livello di percezione e proiettando queste relazioni in uno spazio sonoro più complesso e definito». Tutto ciò richiama in parte la suggestiva idea del tempo come “scintillanza quantica” impiegata da Bachelard nella Dialectique de la durée. Ciononostante, questi impulsi ritmici sono più simili a dei proiettili o a dei lanci che, come germi cristallini, incarnano virtualmente il tempo dell’opera. La periodicità di Embodying Surfaces risente in talune fasi dell’animazione esplosiva degli impulsi ritmici che la fomentano internamente. Vi sono, però, altre fasi in cui la scrittura musicale si fa invece meno compulsiva, più fluida e più simile alle forme d’onda del suono: prevalgono le figurazioni scalari del vibrafono, amalgamate ai glissandi della chitarra, a improntare le immagini del suono nelle sezioni implicate. Due fasi centrali, poi, sono più prossime al noise, dove le pulsazioni lasciano spazio alla durata del suono. In tutti e tre i casi si tratta, comunque, di immagini sonore predominanti che non soverchiano mai totalmente le altre. Più che fasi, bisognerebbe chiamarle mesofasi, in analogia con i processi relativi ai cristalli liquidi. Com’è noto, nel cristallo liquido coesistono insieme il regolare e l’irregolare, che condividono alcune proprietà dei fluidi e altre dei solidi. In effetti, Embodying Surfaces è una composizione concepita in analogia con la paradossalità degli stati mesomorfi dei cristalli liquidi: le sue immagini sonore sono state ideate come delle cristallizzazioni provvisorie e contingenti del tempo musicale. Ma queste cristallizzazioni portano in sé la traccia della carne sonora dalla quale provengono, ossia il gioco violento delle torsioni e delle aberrazioni alle quali esse sono asservite, facendole sussistere in quanto tali». Admir Shkurtaj Acqua e ruggine L e ESZ collaborano per la prima volta con Admir Shkurtaj. Nato nel 1969 a Tirana, dopo gli studi in patria si è trasferito al conservatorio “Tito Schipa” di Lecce, per seguire in seguito corsi di perfezionamento con Sandro Gorli e Alessandro Solbiati e conseguire infine il diploma in musica elettronica nel 2009. Strumentista improvvisatore, compone musica da camera e sinfonica, per il cinema e teatro musicale. Proprio nel segno d’un lavoro scenico avviene la collaborazione con le ESZ. Il 12 ottobre viene infatti proposta in prima rappresentazione assoluta alla Biennale di Venezia Katër i radës. Il naufragio, opera da camera su libretto di Alessandro Leogrande dal romanzo-reportage Il naufragio. Lo spettacolo, che va in scena alle Corderie dell’Arsenale, è interpretato da Simona Gubello, soprano, Marzia Marzo, mezzosoprano, Stefano Luigi Mangia, tenore, Alessia Tondo, voce popolare, Admir Shkurtaj, fisarmonica e oscillatori analogici, Marco Ignoti, clarinetto, Giorgio Distante, tromba, Jacopo Conoci, violoncello, Vanessa Sotgiu, pianoforte, Pino Basile, percussioni, e dal Coro polifonico Violinat e Lapardhase. La direzione musicale è affidata a Pasquale Corrado, la regia a Salvatore Tramacere. Lo spettacolo è realizzato in collaborazione con i Cantieri Teatrali Koreja. Spiega l’Autore: «Opera da camera in albanese e italiano, tratta della storia del naufragio di una nave carica di uomini, donne e bambini affondata nel canale d’Otranto nel marzo del 1997. D’acqua, sale e ruggine è composta l’opera. Elementi arcaici si depositano nel tessuto strumentale come la ruggine sul metallo della nave: canti polifonici (risalenti secondo alcuni ai tempi di Omero), lingua albanese (lingua illirica), suono della cupa-cupa. Le tracce elettroniche rielaborano riprese di suoni d’acqua e metallo e riecheggiano in tutta l’opera, come la polifonia tipica dell’Albania del Sud, antico canto da tre a quattro voci in cui vi è una voce che espone il canto, la seconda e la terza che le si contrappongono e più voci in bordone. La parte strumentale fa un uso frequente di suoni rumorosi, ha una propria autonomia e si serve di una scrittura gestuale che segue una sua traccia narrativa in parallelo a quella cantata. La scena Marco Quagliarini si apre nell’Albania del 1997, in piena guerra civile: spari, urla, paura, disordine, caos, anarchia per le strade di un paese disorientato; si vuole fuggire a ogni costo; nel porto di Valona è pronta un’imbarcazione per l’Italia. La musica racconta questi tre momenti: la guerra civile, la fuga verso il porto, il momento dell’imbarco sulla Katër. Qui si fa uso del dialetto del Sud-Ovest, quello di Vlora (Valona), che è anche il luogo d’origine della maggior parte delle vittime. Le parole con l’inflessione tipica di quel dialetto vengono utilizzate come suoni, sono base del tessuto melodico; le quattro voci le ripetono in un susseguirsi caotico di richiami, esortazioni, e queste si sovrappongono, si moltiplicano, diventano folla. Inizia il viaggio. La narrazione si distende, è un momento di quiete: si racconta la traversata di Pirro, re dell’Epiro; il sogno italiano nato dalla televisione, l’amore per la musica e per il jazz in particolare. In questi momenti solistici si riprendono filtrate e trasformate tecniche vocali utilizzate nei canti polifonici albanesi, formule ritmiche derivate dai tempi dispari e materiale armonico di derivazione tradizionale. Il malessere e il disagio claustrofobico di tutti i viaggiatori della nave emerge nel momento musicale di Blerina. Dalla Katër inseguita si leva il coro delle donne che implora i militari italiani: “Non un’arma sola rechiamo con noi, ma solo figli, muti di freddo.” La tensione del coro cresce e prepara il momento della collisione e affondamento della nave. Attraverso il racconto dell’unico sopravvissuto, Ermal, si esprime il dolore per la tragedia, lo svanire del “sogno italiano”. Il coro dei naufraghi allude con le voci al movimento nell’acqua dei corpi senza vita e prelude al canto finale affidato al coro polifonico di Lapardha. Sulla scena ci saranno quattro cantanti: prima madre, Zonja (soprano leggero) e figlia, Blerina (voce popolare), seconda madre (mezzosoprano) e figlio, Ermal (voce sperimentale); tre attori: una madre e la sua bambina e il marinaio italiano della Marina Militare; il coro polifonico (a cinque voci) Violinat e Lapardhase; sei strumentisti: percussioni, pianoforte, violoncello, clarinetto basso, tromba e elettronica, fisarmonica e scatola con oscillatori analogici». Interstizi di negazione M arco Quagliarini propone il 15 novembre all’Aula Magna del Polo Culturale Diocesano di Brescia, nell’ambito della rassegna Sulle Ali del Novecento, la prima esecuzione assoluta delle Cinque Poesie di Emily Dickinson nella versione per soprano e ensemble, interpreti Ljuba Bergamelli e il Dèdalo Ensemble diretto da Vittorio Parisi. Con queste parole il compositore presenta il suo lavoro: «Quando lessi, un po’ di anni fa, le poesie della Dickinson rimasi folgorato ma non capii il perché. Successivamente, quando decisi di musicarne alcune, mi chiesi perché queste già mi suggerivano naturalmente una musica. Le risposte a questi interrogativi vennero in parte alla fine della composizione e dopo mesi di approfondimento di un’autrice la cui complessità intellettuale è, per molti versi, sorprendente. Una delle parole chiave per entrare nel mondo della Dickinson è “segreto”. Nella sua poesia nulla è come sembra e ogni parola rimanda ad altro fuori da sé, tutto questo senza mai utilizzare metafore o simboli. Le sue sono vere e proprie visioni, fragili e spesso difficilmente comprensibili, e per questo richiamano diverse interpretazioni. L’atto del nascondere e del nascondersi al mondo (la sua biografia in questo è illuminante) è il filo conduttore della sua arte; ella, infatti, raggiunge risultati straordinari per mezzo della “sottrazione” (altra parola chiave). Sottrazione dei nomi, contrazioni ed elisioni che destabilizzano le normali logiche di causa ed effetto, e soprattutto ossimori di straordinaria immaginazione poetica fanno sì che la sua poesia sia sempre la descrizione di un vuoto, di una negazione, la messa in scena di una “mancanza” (altra parola chiave). Come Arianna ci invita a seguire il filo nel suo labirinto (in questo c’è un profondo erotismo) e ci porta fino alle soglie della mancanza delle mancanze, ossia alla temuta e rispettata “morte”, onnipresente in tutte le sue opere. A mio parere quella creata dalla Dickinson è la dimensione ideale dentro la quale la musica si espande. È in questo interstizio di negazione del senso (che non è un “non senso” ma caso mai, per dirla alla Barthes, “un fuori senso”) che la musica trova il suo spazio naturale. Essa, infatti, naturalmente si insinua in questi vuoti, non colmandoli ma, prendendo un termine biblico caro alla Dickinson, “sigillandoli”. In conclusione voglio citare un verso bellissimo di una delle sue poesie: “il suggello è l’angoscia”. Mi piacerebbe che la mia musica si ponesse discretamente a suggello di quest’angoscia». Prima esecuzione assoluta d’una pagina strumentale il giorno successivo, 16 novembre, all’Accademia Americana di Villa Aurelia, in Roma, per il Festival di Nuova Consonanza, quando Alessandro Viale interpreterà Movimento per pianoforte solo. Spiega l’Autore: «Sono due le suggestioni alla base di Movimento per pianoforte: la struttura come colore e il movimento come curva. Curvare e intagliare il colore come le gouaches découpées di Matisse. Archi progressivamente più ampi, fino ad estinguersi». Un’opera da camera fa rivivere alla Biennale una tragedia dell’immigrazione Bruno Zanolini Paola Fre, flauto, Sergio Delmastro, clarinetto, Andrea Pecolo, violino, Massimiliano Tisseran, violoncello, e Barbara Tolomelli, pianoforte, hanno eseguito il 14 settembre al Centro Intergenerazionale di Gorgonzola Una storia lombarda per voce recitante e cinque strumenti. Ciclo di poesie di Emily Dickinson rivela una singolare vocazione musicale 15 Rossella Spinosa Nuova collaborazione con un’autrice specializzata in musica da film Luca Lombardi È uscito in questi mesi, nella prestigiosa collana “MusikKonzepte” (n. 164/165), un volume monografico a cura di Ulrich Tadday dedicato a Luca Lombardi. Otto autori, tra cui gli italiani Enrico Fubini e Federico Vizzaccaro, discutono in 193 pagine il complesso della produzione del compositore, il suo percorso ideologico ed estetico, la vocazione filosofica e letteraria, la poetica. Dialoghi di suoni e trasparenze L e ESZ presentano per la prima volta lavori di Rossella Spinosa, pianista e compositrice. Diplomata in pianoforte, clavicembalo, composizione, laureata in legge e musicologia, si è perfezionata tra gli altri con Azio Corghi, Giacomo Manzoni e Luis Bacalov, e diplomata all’Accademia Pianistica di Imola. Docente di Conservatorio, ha meritato numerose onorificenze in Italia e all’estero. Accanto alla carriera concertistica, ha composto per numerose istituzioni concertistiche. Attiva anche come compositrice per la musica da film, ha una particolare specializzazione nella sonorizzazione di pellicole del cinema muto. Recentissima è la composizione di Un chien andalou, musiche per l’omonimo film di Luis Buñuel per ensemble, eseguite dall’Icarus Ensemble diretto da Alessandro Calcagnile il 20 giugno allo Spazio Icarus di Reggio Emilia, il 21 giugno al Chiostro di Palazzo Santa Margherita di Modena, per gli Amici della Musica, il 25 giugno alla Biblioteca Comunale di Bellagio per il Festival di Bellagio e del Lago di Como; la composizione è infine in cartellone in novembre al Teatro Dal Verme per il Milano Italian Composers Forum 2014. Spiega l’Autrice: «Le musiche per il film muto di Luis Buñuel sono state realizzate secondo le indicazioni del regista per la prima sonorizzazione del 1929. Come suggerito dallo stesso Buñuel, la partitura prevede l’alternanza di citazioni e musiche in stile. La composizione richiede l’esecuzione in sincrono con la proiezione. La musica non riveste semplice funzione di commento, ma vuole porsi come strumento di dialogo tra immagine e universo sonoro, del quale l’interprete diviene regista». Un’ulteriore prima esecuzione assoluta è avvenuta il 4 giugno per il Palaces Festival a San Pietroburgo, dove la Konstantinovsky Symphony Orchestra diretta da Alessandro Calcagnile ha presentato Riflessione I per pianoforte e orchestra d’archi. La composizione verrà ripresa il 29 ottobre al Festival “Contemporanea... mente” di Avellino, nell’interpretazione dell’Ensemble Zenit 2000, sempre Vittorio Montalti Tre le novità proposte nel corso dell’estate Lara Morciano Il Foro Austriaco di Cultura ospita a Roma il 4 dicembre, nell’ambito del Festival di Nuova Consonanza, Origine seconda per pianoforte, nell’interpretazione di Alexander Vavtar, solista del Trio 3.0 Salzburg. 16 Studi da camera T re le prime esecuzioni assolute nel mese di luglio per Vittorio Montalti. L’Ambasciata d’Italia a Parigi ha ospitato il 2 luglio la pianista Gloria Campaner in Berceuse per pianoforte solo. Spiega l’Autore: «Berceuse è un breve brano per pianoforte scritto per Gloria Campaner. Il brano è stato composto pensando alle peculiarità di Gloria: dialogando con lei ho capito quali aspetti mettere in risalto del suo pianismo, componendo così un brano notturno basato su un’armonia continuamente cangiante e dinamiche ai limiti del pianissimo». L’8 luglio è stato invece il Centro Culturale Italiano di Strasburgo a proporre Diffractions n. 2 per clarinetto basso, violoncello e pianoforte, nell’interpretazione dell’Ensemble Artefact. Così Montalti sul nuovo pezzo: «Si tratta di una sorta di trascrizione dello Studio op.10 n. 6 di Chopin. Alla struttura formale originaria se ne sovrappone un’altra di mia invenzione. Una serie di processi si susseguono in un gioco di straniamento del materiale originale, modificandone i parametri; come una rilettura attraverso una lente deformante. Il pezzo si ispira al lavoro compiuto da Francis Bacon sul ritratto di sotto la direzione di Alessandro Calcagnile. Questa l’idea chiave del lavoro, nelle parole dell’Autrice: «In una concezione neoplatonica, si potrebbe concordare sulla possibilità che l’intelletto ha di riflettere su se stesso, assumendo questa operazione come segno della propria struttura spirituale, come espressione delle proprie idee che agiscono e si esplicano negli atti mentali del dubitare, del credere, del ragionare, dell’avere emozioni. Da Locke a Hume a Fichte si parla della riflessione come origine delle idee, una sorta di risonanza più o meno forte e incisiva, condizionata dal grado di intensità delle impressioni rispetto alle quali le idee appaiono con minore validità conoscitiva. In questa visione Riflessione I per pianoforte e archi si riflette, in questo arco di ricerca si muove, in un’evoluzione/involuzione di suoni e trasparenze». Le ESZ hanno già avviato una collaborazione con Rossella Spinosa in occasione del progetto Enarmonia Mundi, che prevede più serie di produzioni dedicate ai compositori del catalogo editoriale della C.A.M. (Creazioni Artistiche Musicali), acquisito dal Gruppo SugarMusic, al fine di consentire una conoscenza a tutto tondo della musica dei più grandi maestri del cinema italiano e internazionale (da Ennio Morricone a Luis Bacalov, da Nino Rota a Fiorenzo Carpi, tra altri), con partiture originali o trascrizioni strumentali. Una proposta musicale che mira a far conoscere la doppia “anima” di compositori che hanno lasciato una traccia indelebile nell’immaginario collettivo, a volte conosciuti al grande pubblico solo per le musiche che hanno accompagnato celebri pellicole cinematografiche, ma che hanno anche scritto opere da camera e sinfoniche destinate alle sale da concerto. Rossella Spinosa ha avuto il compito di elaborare i programmi musicali e presentare le musiche in concerto, anche realizzando nuove trascrizioni. La serie dei concerti prosegue il 12 settembre per lo SlowFluteFestival alle Terme Berzieri di Salsomaggiore Terme e il 6 ottobre nella Sala Primo Levi della Biblioteca Archimede di Settimo Torinese, sempre nell’interpretazione del New Made Ensemble. Innocenzo X di Velázquez: la figura resta riconoscibile ma i contorni divengono sfumati. Diffractions n. 2 fa parte di un ciclo di trascrizioni». Infine, Little Puzzle per violoncello solo è stato presentato da Carlo Teodoro l’11 luglio nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice nell’ambito del Festival “Lo spirito della musica di Venezia”. In questi termini il compositore descrive il lavoro: «Little Puzzle è un breve brano per violoncello solo in cui differenti figure musicali si susseguono. Si tratta di una sorta di messa in scena in cui più personaggi si alternano e le cui fisionomie si completano a vicenda, come fossero i pezzi di un puzzle». Don’t Shoot the Piano Players per pianoforte è stato eseguito dal solista Franco Venturini il 28 settembre nella Sala delle Capriate di Palazzo Steri a Palermo, nell’ambito del Festival PalerModerno 2014, “Settimana di nuova musica”. Unnamed Machineries per orchestra è in cartellone il 9 novembre al Konzerthaus di Dortmund, affidato al Sinfonieorchester Orchesterzentrum/NRW diretto da John Axelrod. Infine, i Tage für Neue Musik Zürich propongono il 13 novembre Labyrinthes per flauto basso e elettronica nell’interpretazione di Paolo Vignaroli. Michele Tadini Geometrie metafisiche Nomos Ensemble de Violoncelle, sotto la direzione di Michel Pozmanter, ha proposto il 12 luglio al Théâtre des Arts di Cluny, per il Festival D’Aujourd’hui à Demain, la prima esecuzione assoluta della Commande d’État Architecture en espace ouvert per dodici violoncelli e elettronica. Spiega l’Autore: «L’idea generatrice, formale e morfologica di questo pezzo è legata a una geometria semplice, archetipica, dei legami relazionali tra gli strumenti. Il violoncello solista è al vertice d’un tetraedro che genera dinamicamente la sua stessa forma in una serie di propagazioni del gesto originale, innanzitutto nell’elettronica e poi nelle iterazioni, nelle moltiplicazioni e nei contrappunti degli altri strumenti acustici. Una passacaglia (una serie di dodici accordi) mette a disposizione, con le sue proprietà, tutte le quantità per gli sviluppi successivi. Su più scale e dimensioni la forma e la direzione dei gesti sonori dell’ensemble sono costruite attraverso calcoli di tensione e di forza, come controllando delle arcate che si formano, anche graficamente, sulla partitura. Un’architettura si forma e si distrugge più volte con una cadenza temporale diversificata, costruendo, tramite le ripetizioni variate di questa passacaglia, la struttura globale del pezzo. Benché non vi sia legame diretto con la pittura di Giorgio De Chirico, l’immagine dei suoi quadri, con le sue architetture e i suoi personaggi, è vicina in qualche modo alla natura della materia sonora immaginata. Il violoncello solista con le sue propagazioni, benché i suoi gesti costituiscano in realtà la base d’una costruzione geometrica rigorosa, potrebbe essere immaginato come certi personaggi che popolano le tele del maestro italiano, reminiscenza umana in uno spazio architettonico metafisico, aperto». Di Michele Tadini sarà possibile ascoltare Hands per chitarra il 16 novembre a Roma per il Festival di Nuova Consonanza, nell’interpretazione del solista Luigi Attademo. Carmine Emanuele Cella Tempo disgregato L’Ex Novo Ensemble presenta in prima esecuzione assoluta, l’8 novembre al Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia nell’ambito della rassegna Ex Novo Musica, con replica il 10 dicembre all’Auditorium Pollini di Padova, When the Light Thickens per clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e elettronica in tempo reale. La produzione si avvale dell’apporto di SaMPL - Sound and Music Processing Lab, Padova, di Alvise Vidolin alla regia sonora e di Luca Richelli al live electronics. Così l’Autore presenta il nuovo pezzo: «Il lavoro prende le mosse da un passo del III atto, scena II, del Macbeth di Shakespeare: “Light thickens; and the crow / Makes wing to the rooky wood: / Good things of day begin to droop and drowse; / While night’s black agents to their preys do rouse” (“Già s’ottenebra il giorno / e il corvo dirige la sua ala / verso il bosco già fumido di brume, / mentre cedono al sonno e al riposo / stanche, le miti creature del giorno, / e i tenebrosi agenti della notte / si levano a ghermir le loro prede”). L’intero lavoro, dunque, racconta di un passaggio: Federico Gardella quello dalla luce all’oscurità. L’aspetto “materico” in questo caso è essenziale: la scrittura non si inscrive in un tempo lineare, ma nell’istante e nell’infinito. Il tempo è allungato, supera la forma e diviene il presente. Le continue piccole variazioni distruggono la memoria e disattendono la previsione. Senza memoria e senza previsione il tempo si disgrega per divenire il solo momento in cui tutto è stato, è, e sarà. L’elettronica si rivela come mezzo privilegiato per questo modo di sentire la musica e si rende tramite essenziale per realizzarlo. Nuove tecniche di trasformazione permettono di raggiungere uno spazio irreale in cui le distanze sono interiori e le relazioni immaginarie. Gli strumenti e l’elettronica creano un’immagine sonora indissolubile, senza gerarchie, priorità e tempo». Un’esecuzione di Improvviso statico per saxofono contralto e live electronics è stata presentata durante l’International Computer Music Conference che si è svolta ad Atene dal 14 al 20 settembre. Architetture vocali Federico Gardella ha partecipato al Festival Internazionale di Musica di Takefu (Giappone) con una prima assoluta e un’altra esecuzione. Il 14 settembre The Hilliard Ensemble ha tenuto a battesimo Miniature per un bestiario anonimo per quattro voci. Questo, nelle parole dell’Autore, il contesto del nuovo lavoro: «La cultura medievale ci ha tramandato una serie di testi miniati in cui la descrizione delle caratteristiche degli animali è associata alla definizione dei vizi e delle virtù degli uomini. Alcune descrizioni riguardano animali immaginari (sirene, unicorni, draghi), altre si riferiscono ad animali reali spesso rappresentati in modo paradossale. Queste Miniature per un bestiario anonimo riprendono alcuni testi presenti in un bestiario toscano della fine del XIII secolo relativi a cinque animali del mondo delle cose “visibili”: l’ape, la donnola, la balena, il riccio e il gallo. A ogni animale corrisponde una “miniatura” caratterizzata da una differente architettura vocale: si tratta, dunque, d’un breve polittico articolato in cinque momenti in cui la definizione delle caratteristiche dei diversi animali avviene attraverso la costruzione di un microcosmo sonoro». Il 13 settembre Ryoko Aoki e Mario Caroli avevano ripreso, sempre a Takefu, Voice of Wind per voce femminile (Utai) e flauto basso. La medesima interprete vocale riproporrà il lavoro, insieme a un solista del Plural Ensemble, il 7 ottobre alla Fundación BBVA di Bilbao e l’8 ottobre a quella di Madrid. La composizione è stata inoltre appena incisa, sempre dalla Aoki e dal flautista Kazushi Saito, ad apertura del Cd Noh x Contemporary Music (ALM Records ALCD-98). Di Federico Gardella è infine possibile ascoltare, il 22 novembre all’Aula Magna del Polo Culturale Diocesano di Brescia, per la rassegna Sulle Ali del Novecento, Architetture del canto e del silenzio per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte, nell’interpretazione del Dèdalo Ensemble diretto da Vittorio Parisi. Novità per l’insolita compagine di 12 violoncelli realizza un’architettura sonora analoga al mondo visivo di De Chirico Un folgorante passo del Macbeth ispira una riflessione sulla natura della percezione del tempo Doppia presenza al Festival di Takefu all’insegna della vocalità e un’incisione per voce Noh 17 Una prima cameristica ispirata a Ovidio e la rivisitazione di un balletto di Čajkovskij esaltano il potenziale della narrativa fantastica Luca Antignani Magia del racconto Quattro le prime esecuzioni per Luca Antignani nell’ultima porzione del 2014. Il 16 settembre l’Institution des Chartreux di Lione ha proposto Un regard dans l’onde, un racconto e tre metamorfosi per soprano, flauti e fisarmonica su testo liberamente tratto dalle Metamorfosi di Ovidio, prima esecuzione della versione ampliata e definitiva, nell’interpretazione del Trio Alter Echo. Azulejos per arpa, pezzo d’obbligo per la finale del Concours de Harpe Lily Laskine, sarà presentato a Parigi il 27 ottobre. Il 25 novembre avrà luogo ad Annecy la prima di Trio del sogno e del gabbiano per violino, violoncello e pianoforte, affidata al Trio Quintes et Sens. Infine, sarà eseguito il 20 dicembre all’Opéra de Lyon, con replica il 26 dicembre all’Opéra Comique di Parigi, Casse-noisette, racconto musicale dal balletto di Pëtr Il’ič Čajkovskij, adattamento di Luca Antignani per voce recitante, quintetto di fiati e arpa con testi di Agnès Desarthe. Ne saranno interpreti Nathalie Dessay e l’Ensemble Agora; la scenografia è Andrea Manzoli curata da Jean Lacornerie, le luci da Philippe Andrieux, i disegni da Bastien Vivès. Spiega il compositore: «Una sera di Natale Clara riceve dal suo stravagante padrino Drosslmeyer uno schiaccianoci. La notte che segue è tra le più fantastiche: i giocattoli si animano, lo Schiaccianoci affronta la Regina dei topi e si trasforma in Principe. Senza danza, ma grazie all’intimità della narrazione e del disegno, piccoli e grandi sono invitati a riscoprire le bellezze del racconto di Hoffmann e della partitura di Čajkovskij». Il Festival Rencontres Contemporaines di Lione riprende il 5 ottobre Nix et nox per flauto, clarinetto, violino e violoncello, così come Étude sur “la vie” per cimbalom, flauto, clarinetto, violino, viola e violoncello, nell’interpretazione dell’Ensemble Les Temps Modernes. Étude sur “la vie” sarà eseguito anche il 26 ottobre al Tonhalle di Düsseldorf da Luigi Gaggero al cimbalom e dal Notabu Ensemble diretto da Mark-Andreas Schlingensiepen. La vertigine delle prospettive T Prime all’Aquila, alla Fenice e a Vicenza, un lungometraggio con musica originale alla Biennale Riproposto per la prima volta a Venezia un inedito cameristico custodito alla Fondazione Cini 18 re prime esecuzioni assolute nell’autunno di Andrea Manzoli. La Stagione dei Concerti dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese ospita il 25 ottobre, presso il Teatro Comunale dell’Aquila, Blow per fiati, viola,violoncello e contrabbasso, con replica il 26 ottobre all’Auditorium del Conservatorio “L. D’Annunzio” di Pescara. L’Orchestra Sinfonica Abruzzese sarà diretta da Patrick de Ritis. The Eggs in the Water per bayan e violoncello è il lavoro che sarà proposto da Germano Scurti e Carlo Teodoro il 15 novembre alle Sale Apollinee del Teatro La Fenice per il Festival Ex Novo Musica. Spiega l’Autore: «Una voce continua, che nel suo fluire nel tempo e nello spazio subisce improvvise e continue sollecitazioni, crea intorno a sé un percorso drammatico di forte e mutevole impatto. In The Eggs in the Water il fulcro centrale è rappresentato da una cellula melodica, per l’appunto una voce, che viene sottoposta in maniera vertiginosa a cambi di prospettiva acustica. Il suono sorge e si rifrange, s’intreccia in un fitto dialogo fra gli strumenti; Camillo Togni l’ondeggiante presenza di linee melodiche viene accompagnata da processi di accumulazione e rarefazione delle stesse. Ritmo e gesto strumentale sono posti in continua relazione dialettica attraverso passaggi virtuosistici fra il bayan e il violoncello; i gesti strumentali, inoltre, sono giustapposti tra loro secondo un criterio paratattico e la gestione del tempo, subordinata a tale procedimento, è votata a produrre smarrimento». Sarà eseguito dall’Ensemble Musagète il 30 novembre a Palazzo Leoni Montanari di Vicenza, per la rassegna Pomeriggio tra le Muse, Crosswinds per quintetto di fiati. La Biennale di Venezia presenta infine dal 3 al 12 ottobre nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian, il lungometraggio con musiche originali di Manzoli Mancanza - Inferno di Stefano Odoardi. La musica originale, dal titolo Wordless per voce femminile e accompagnamento di percussioni, è interpretata dal soprano Valentina Coladonato. Giovanissimo talento È in programma il 1° novembre a Venezia, al Teatrino di Palazzo Grassi, nell’ambito della rassegna Ex Novo Musica, la prima esecuzione assoluta di Invenzione per quattro clarinetti, affidata ai solisti dell’Ex Novo Ensemble: Davide Teodoro, Laura Micelli, Filippo Barbagallo e Maria Benedetti. In questi termini il catalogo della stagione concertistica presenta questa composizione giovanile, la cui prima riproposta in tempi moderni rientra nell’operazione di recupero e valorizzazione degli inediti di Togni custoditi presso la Fondazione Cini: «Scritta quando il compositore aveva appena diciassette anni, prima di aderire al metodo dodecafonico, l’Invenzione per quattro clarinetti è una densa pagina di musica cameristica. La cellula sulla quale si costruisce il brano è tanto breve quanto ricca e varia al suo interno. È esposta all’inizio dal quarto clarinetto e ripresa in senso ascendente dagli altri in struttura canonica, ma mai in maniera pedissequa o scolastica: non sono rispettati gli intervalli abitualmente utilizzati per i canoni preferendo l’adozione di procedure intervallari inusuali; la cellula stessa, pur mantenendo la sua organicità, subisce continue manipolazioni cromatiche che ne alterano la fisionomia intervallare. Dopo le prime esposizioni le voci si ravvicinano, contendendosi il tema o esponendolo a coppie; fanno il loro ingresso decorative figurazioni di semicrome che si trasformano poi in elemento tematico. Un lungo trillo fa presagire un’esplosione, che si farà però attendere a lungo. Inventiva ritmica, audaci fusioni timbriche, sommessi ripiegamenti conducono alla riapparizione della cellula iniziale, mai uguale a se stessa, che placidamente conclude il brano». Il 15 novembre presso l’Aula Magna del Polo Culturale Diocesano di Brescia, per la rassegna Sulle Ali del Novecento, la solista del Dèdalo Ensemble Elena Pasotti eseguirà la Partita corale, trascrizione per pianoforte di Camillo Togni da cinque Corali per organo di Johann Sebastian Bach. Giovanni Sgambati Civiltà strumentale italiana Esce in edizione critica per le ESZ la Sinfonia n. 2 in Mi bemolle (1883) per orchestra di Giovanni Sgambati (1841-1914), che sarà possibile ascoltare in prima esecuzione già il 6 dicembre all’Auditorium di Milano nell’interpretazione dell’Orchestra Sinfonica di Milano diretta dallo stesso curatore dell’edizione critica, Francesco Attardi. Ricostruita, in mancanza della partitura, dalle parti manoscritte, caratterizzate da interventi autografi di Sgambati, la Sinfonia n. 2, nei canonici quattro tempi, rappresenta uno dei più importanti e ambiziosi contributi dello strumentalismo italiano alla stagione del tardo romanticismo europeo. Espressione d’una temperie culturale che rivendicava la vitalità dell’illustre tradizione strumentale nazionale, surclassata nell’Ottocento dalla popolarità e dall’immagine internazionale del melodramma, la Sinfonia venne eseguita nell’acclamata prima romana del 1885, due anni dopo al Tonkünstlerfest des Allgemeinen Deutschen Musikvereins a Colonia e nel 1915 in occasione del concerto commemorativo del compositore, scomparso il 14 dicembre 1914. Allievo, Giovan Battista Martini dal 1861 al 1770, di Franz Liszt a Roma e apprezzato da Wagner, Sgambati fu figura influente, profondamente innovativa nella concezione della vita musicale e della stessa missione del compositore. La presente edizione si propone di sostituire, per accuratezza filologica e scrupolo documentario, i precedenti, poco felici tentativi editoriali. Prelude all’edizione della partitura un’ampia Introduzione suddivisa in varie sezioni, che propone rispettivamente la ricostruzione storica della crisi della musica strumentale in Italia, di cui si scandalizzava Mendelssohn nel suo soggiorno romano, la presentazione della figura di Sgambati, padre del sinfonismo italiano, e della sua opera, le necessarie note storiche e analitiche sulla Sinfonia, di cui si documentano le esecuzioni accertate, concludendo con un’analisi dettagliata della partitura. L’apparato critico descrive le fonti impiegate, elenca le varianti nelle parti orchestrali manoscritte e segnala errori evidenti e integrazioni indispensabili. Concerto bolognese Esce in edizione critica per le ESZ la Sinfonia con violoncello e violino obbligato (HH 27 n. 3) in Re maggiore di Giovanni Battista Martini. A cura di Federico Ferri e Daniele Proni, l’edizione appartiene alla collana dedicata all’opera strumentale del compositore, teorico e storico bolognese, di cui sono usciti già tre titoli: la Sinfonia a 4 strumenti (HH. 27 n. 8), la Sinfonia a 4 con corni da caccia (HH. 30 n. 1) e la Sinfonia con violino e cembalo obbligati (HH. 32 n. 10). Il lavoro fresco di stampa, destinato all’organico di violoncello, violino obbligato, due trombe, archi e basso continuo, risale al 1748 ed è custodito manoscritto presso il Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna. Interessante l’indicazione, sulla fonte stessa, delle feste liturgiche in occasione delle quali la composizione venne ripresa, nel 1749 e ancora nel 1752. Si tratta di fatto di un concerto per violoncello e violino solisti, articolato, secondo il modello veneziano dominante, in tre tempi: Allegro, Andante e un terzo tempo veloce privo d’indicazione agogica, che i curatori suggeriscono d’eseguire, in analogia con altri lavori martini ani, come Vivace. L’edizione è corredata, come di consueto, di un essenziale, accurato apparato critico. Ritorna in edizione critica e in sala da concerto uno dei lavori cardini del sinfonismo italiano dell’Ottocento Prosegue col quarto titolo la collana dedicata alla sconosciuta produzione strumentale del grande musicista e intellettuale Johann Sebastian Bach Armonia e contrappunto Esce, nella collana “La Lira d’Orfeo” dedicata alle musiche per liuto e per chitarra, il quarto volume delle Opere scelte trascritte per chitarra di Johann Sebastian Bach, a cura di Paolo Cherici. Le opere prescelte sono questa volta le sei Suites per violoncello solo BWV 1007-1012. Spiega bene lo spirito, la natura e le implicazioni di questo lavoro il curatore: «Dedicarsi alla trascrizione delle Suites per violoncello di Bach pone non pochi problemi in ragione delle difficoltà che affiorano nel tentativo di redigere una nuova versione che preservi la coerenza dell’originale nel rapporto tra scrittura e strumento. Un primo approccio ci porterebbe a prendere in considerazione la possibilità di predisporre un’armonizzazione, procedimento questo che troverebbe una sua legittimazione in riferimento alla concezione musicale del Settecento che fa del basso e dell’armonia che da esso si origina gli elementi fondanti della struttura compositiva. Tuttavia, relativamente allo stile di Bach, una trascrizione che consideri le sole implicazioni armoniche della scrittura rischia un esito riduttivo. Le architetture bachiane risultano infatti ben più complesse e, pur inglobando in maniera esemplare la teoria armonica settecentesca, la dispiegano all’interno di una visione dove la componente contrappuntistica diviene l’elemento costitutivo di un linguaggio che non rigetta l’eredità musicale delle epoche precedenti. Questo è tanto vero che, anche nei Soli per violino e violoncello, Bach non rinuncia a imprimere una marcata impronta contrappuntistica a opere dove la scelta stessa dello strumento per cui sono concepite, con i suoi limiti oggettivi, avrebbe piuttosto suggerito una scrittura affrancata da pretese polifoniche. […] Ne risulta un organismo musicale estremamente articolato e complesso, in cui una nuda melodia si muove con rapide virate in registri diversi allo scopo di richiamare parti tra loro correlate e dialoganti come in un contrappunto reale. […] Ritengo che sia lecito provare ad affrontare la trascrizione di queste opere proponendo interventi mirati in relazione al carattere del brano, ovviamente facendo riferimento costantemente alla ricca e articolata grammatica musicale bachiana, strettamente ancorata, pur nella precisa definizione delle funzioni tonali, a una concezione che mette il contrappunto a fondamento della struttura compositiva. In questo caso però si tratterà di un contrappunto orientato a una elaborazione della parte aggiunta nello stile del “basso diminuito (passeggiato)”, luogo tipico di molta produzione settecentesca e assunto anche da Bach come norma per imprimere al basso una marcata valenza melodica ponendolo in maggiore evidenza nel dialogo con la voce superiore». La vocazione bachiana al contrappunto guida la trascrizione per chitarra del vertice della letteratura per violoncello 19 Prime esecuzioni Prime esecuzioni as Prime esecuzioni assoluteassolute OTTOBRE Accursio Cortese O-X-A Opera da camera per soprano, basso, performer, ensemble e elettronica Libretto di Antonio Di Marca Venezia, La Biennale, Festival Internazionale di Musica Contemporanea, Teatro Piccolo Arsenale, 4 ottobre Orlando Di Marca, libretto e regia Isabella Terruso, scene e costumi Anna Piroli, soprano Alessandro Tirotta, basso Paolo Cutuli, performer Ex Novo Ensemble dir.: Filippo Perocco Gabriele Cosmi MAGEN ZEIT OPERA per tre voci, ensemble e elettronica Libretto di Michelangelo Zeno Venezia, La Biennale, Festival Internazionale di Musica Contemporanea, Teatro Piccolo Arsenale, 4 ottobre Alberto Oliva, regia Marco Ferrara, scene e costumi Giulia Beatini, soprano Stefano De Salve, baritono Marcos Keovoulou, baritono Ex Novo ensemble dir.: Filippo Perocco Admir Shkurtaj KATËR I RADËS. IL NAUFRAGIO Opera da camera Libretto di Alessandro Leogrande dal romanzo-reportage “Il naufragio” Venezia, La Biennale, Festival Internazionale di Musica Contemporanea, Corderie dell’Arsenale, 12 ottobre Simona Gubello, soprano Marzia Marzo, mezzosoprano Stefano Luigi Mangia, tenore Alessia Tondo, voce popolare Marco Ignoti, clarinetto Giorgio Distante, tromba Jacopo Conoci, violoncello Vanessa Sotgiu, pianoforte Admir Shkurtaj, fisarmonica e oscillatori analogici Pino Basile, percussioni Coro polifonico Violinat e Lapardhase dir.: Pasquale Corrado regia: Salvatore Tramacere in collaborazione con i Cantieri Teatrali Koreja Alessandro Solbiati GESANG IST DASEIN per soprano e corno inglese su testi di Rainer Maria Rilke e Emily Dickinson Basilea, 15 ottobre Sarah Wegener, soprano Heinz Holliger, corno inglese Stefano Gervasoni DI DOLCI ASPRE CATENE Tre Madrigali a cinque voci su testi di Torquato Tasso London, Bishopsgate Institute, Great Hall, 18 ottobre Exaudi Vocal Ensemble dir.: James Weeks Luis de Pablo NUBLO per due pianoforti Cislago (Varese), Associazione Culturale Ricercare, Rassegna Microludi, Villa Isacchi, 18 ottobre Antonella Moretti e Mauro Ravelli, pianoforti Javier Torres Maldonado VIAJE Azione drammatica musicale in otto scene per quattro cantanti, quattro strumentisti e sistema elettroacustico Libretto tratto dal testo originale di Cristina Rivera Garza “Prometerlo todo” Guanajuato (Messico), Festival Internacional Cervantino, Teatro Juárez, 22 ottobre Sevan Manoukian, soprano Baltazar Zuñiga, tenore Camille Royer, mezzosoprano Alberto Albarán, baritono Ensemble Sillages dir.: Nicolas Chesneau regia: Christine Dormoy sound engineer: Nicolas Déflache informatica musicale: Daniele Amidani Alessandro Solbiati A tEma per flauto, violino, violoncello e pianoforte (Commissione della Città di Karlsruhe con il sostegno della Ernst von Siemens Musikstiftung) Karlsruhe, ZeitGenuss, Karlsruher Festival für Musik unserer Zeit, WolfgangRihm-Forum, 25 ottobre Ensemble Tema Andrea Manzoli BLOW per fiati, viola, violoncello e contabbasso L’Aquila, Teatro Comunale, 25 ottobre Istituzione Sinfonica Abruzzese dir.: Patrick de Ritis Luigi Manfrin EMBODYING SURFACES per chitarra elettrica e percussione Reggio Emilia, Festival Aperto 2014, Sincronie Spettrali, Teatro Ariosto, 26 ottobre Flavio Virzi, chitarra elettrica Simone Beneventi, percussione Maurizio Azzan OLTRE. STATI DI MATERIA per clarinetto, violoncello e pianoforte Milano, Festival di Milano Musica - San Fedele Musica, Auditorium San Fedele, 27 ottobre Pierluigi Vienna, video Solisti dell’Ensemble Intercontemporain: Pierre Strauch, violoncello Jérôme Comte, clarinetto Hidéki Nagano, pianoforte Luca Antignani AZULEJOS per arpa Paris, Concours de Harpe Lily Laskine, 27 ottobre NOVEMBRE Maurilio Cacciatore IV ANFIBIO / b per flauto amplificato e live electronics Seoul, Seoul Computer Music Festival, Seoul Art Center, Yaju Theatre, 1 novembre Byung Chul Oh, flauto Camillo Togni INVENZIONE per quattro clarinetti Venezia, Ex Novo Musica, Teatrino di Palazzo Grassi, 1 novembre Ex Novo Ensemble Carmine Emanuele Cella WHEN THE LIGHT THICKENS per clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e elettronica in tempo reale (Commissione Ex Novo Musica) Venezia, Ex Novo Musica, Conservatorio “Benedetto Marcello”, 8 novembre Ex Novo Ensemble SaMPL - Sound and Music Processing Lab, Padova Alvise Vidolin, regia sonora Luca Richelli, live electronics Nicola Sani SEASCAPE VII - “Venice” 2nd View per flauto, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte, suoni digitali e live electronics (Commissione Ex Novo Musica) Venezia, Ex Novo Musica, Conservatorio “Benedetto Marcello”, 8 novembre Ex Novo Ensemble SaMPL - Sound and Music Processing Lab, Padova Alvise Vidolin, regia sonora Luca Richelli, live electronics Prime esecuzioni Prime esecuzioni as Prime esecuzioni assoluteassolute Valerio Sannicandro BURIAL SONGS per violino solo Düsseldorf, KIT, 9 novembre Paul Rosner, violino Valerio Sannicandro AQUAE per otto strumenti (Award of Claudio-AbbadoKompositionspreis ) Berlin, Philharmonie, Kammermusiksaal, 9 novembre Akademie der Berliner Philharmoniker dir.: Duncan Ward Andrea Mannucci MOVIMENTO per violino e viola Milano, Teatro Dal Verme, 10 novembre Raffaello Negri, violino Raffaella Stirpe, viola Giovanni Verrando KRUMMHOLZ per trio d’archi con e senza corde, percussioni e elettronica Milano, Festival di Milano Musica, Piccolo Teatro Studio Melato, 15 novembre RepertorioZero Camille Giuglaris - Cirm Nice, realizzazione elettronica Paolo Brandi, regia del suono Andrea Manzoli THE EGGS IN THE WATER per bayan e violoncello Venezia, Ex Novo Musica, Teatro La Fenice, Sale Apollinee, 15 novembre Germano Scurti, bayan Carlo Teodoro, violoncello Marco Quagliarini CINQUE POESIE DI EMILY DICKINSON Versione per soprano e ensemble Brescia, Sulle Ali del Novecento, Polo Culturale Diocesano, Aula Magna, 15 novembre Ljuba Bergamelli, soprano Dèdalo Ensemble dir.: Vittorio Parisi Marco Quagliarini MOVIMENTO per pianoforte Roma, Festival di Nuova Consonanza, Villa Aurelia (Accademia Americana), 16 novembre Alessandro Viale, pianoforte ESZ Stefano Gervasoni CLAMOUR Terzo quartetto per archi Bludenz, Bludenzer Tage zeitgemäßer Musik, 21 novembre Quatuor Diotima Pëtr Il’ič Čajkovskij/Luca Antignani CASSE-NOISETTE Racconto musicale dal balletto di Pëtr Il’ič Čajkovskij Adattamento di Luca Antignani per voce recitante, quintetto di fiati e arpa Testi di Agnès Desarthe Lyon, Opéra de Lyon, 20 dicembre Nathalie Dessay, voce recitante Ensemble Agora Luca Antignani TRIO DEL SOGNO E DEL GABBIANO per violino, violoncello e pianoforte Annecy, 25 novembre Trio Quintes et Sens GENNAIO Giorgio Colombo Taccani CONTRORA per pianoforte Foligno, Amici della Musica, Auditorium San Domenico, 23 novembre Francesco Prode, pianoforte Ivan Fedele SUITE FRANCESE VI b Versione per violino elettrico a cinque corde e elettronica Roma, Festival di Nuova Consonanza, Accademia Filarmonica, Sala Casella, 27 novembre Francesco D’Orazio, violino Francesco Abbrescia e Massimo De Feo, regia del suono Andrea Manzoli CROSSWINDS per quintetto di fiati Vicenza, “Pomeriggio tra le Muse”, Palazzo Leoni Montanari, 30 novembre Ensemble Musagète DICEMBRE Giovanni Sgambati SINFONIA N. 2 in Mi bemolle per orchestra Edizione critica a cura di Francesco Attardi Milano, Auditorium di Milano, 6 dicembre Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi dir.: Francesco Attardi Valerio Sannicandro A BOOK OF FORMS per cinque strumenti in movimento e un percussionista La Coruña, 9 dicembre Vertixe Sonora Ensemble Valerio Sannicandro, regia del suono news EDIZIONI SUVINI ZERBONI Andrea Mannucci MATTEO 26 per orchestra Verona, Teatro Filarmonico, 10 gennaio Orchestra della Fondazione Arena di Verona dir.: Robert Tuohy Malika Kishino NOVITÀ per nove strumenti (Commissione Ensemble Aventure) Düsseldorf, Tonhalle, 12 gennaio Ensemble Aventure Pasquale Corrado INTERFERENCE per due percussionisti/performer Monthey (Svizzera), “Oh! Festival ValaisWallis”, 21 gennaio Ensemble Klangbox Ivan Fedele SYNTAX per orchestra (Commissione della R. Accademia Filarmonica di Bologna) Bologna, Teatro Comunale, 27 gennaio Orchestra del Teatro Comunale di Bologna dir.: Michel Tabachnik Il calendario completo delle esecuzioni, costantemente aggiornato, può essere consultato all’indirizzo internet: www.esz.it Editore: Sugarmusic S.p.A. Galleria del Corso, 4 - 20122 Milano Tel. 02 - 770701 - E-mail: [email protected] - www.esz.it Direttore responsabile: Maria Novella Viganò - Responsabile del Settore Classica: Alessandro Savasta Redazione: Raffaele Mellace - Coordinamento di redazione: Gabriele Bonomo - Progetto e realizzazione grafica: Paolo Lungo - Traduzioni: Mike Webb Aut. del Tribunale di Milano n. 718 del 25-10-1991